Fuga dei medici da Adria La protesta del Comitato

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12/01/2018 Il Gazzettino (ed. Rovigo) pagina 36 Fuga dei medici da Adria La protesta del Comitato `L' ortopedico Francesco Melan lascerà l' ospedale: è l' ultimo di una lunga serie `Per Enrico Naccari è colpa dell' ignavia di buona parte della classe politica locale ADRIA L' ospedale di Adria continua a perdere il suo potere di attrazione verso la classe medica che conta. Prosegue la diaspora delle eccellenze della sanità adriese verso altre realtà. «L' ultimo in ordine di tempo è il dottor Francesco Melan che, dopo aver tanto contribuito alla giusta fama di efficienza del nostro reparto di ortopedia, ci lascerà a breve per prestare la sua opera in altri lidi» commenta Enrico Naccari, presidente del Comitato cittadino a salvaguardia dell' ospedale di Adria e dei suoi servizi sociosanitari. DIRITTO PRIMARIO Secondo Naccari gli utenti del Basso Polesine continuano a fare i conti giorno dopo giorno con un diritto alla sanità leso nei suoi principi costituzionali. Nonostante tutto il Comitato non si arrende. «È una questione di coscienza, di amore per il nostro territorio, prima che di un approccio etico e di diritto al problema della sanità - specifica Naccari -. C' è soprattutto il rifiuto di essere tacciati di ignavia, il rigetto di una vita vissuta senza infamia e senza lode». Un' ignavia che Naccari vede nella classe politica locale: «L' ignavia è una malattia dell' anima di cui sono vittime o colpevoli, molti di coloro che governano, in questo periodo storico, il nostro territorio - puntalizza -. Costoro si qualificano per una mancanza di volontà che li paralizza in una posizione politicamente confortevole, per una neutralità che sfocia nella pigrizia comoda e vantaggiosa, per un' inerzia convinta che non agire sia conveniente». CLASSE POLITICA INDIFFERENTE Dalla convenienza alla connivenza, per Naccari, il passo è breve. «La maggior parte dei nostri sindaci, assessori, consiglieri comunali, politici provinciali e regionali a cui abbiamo scritto, chiedendo di intervenire a salvaguardia dei nostri servizi sanitari e sociosanitari e ai quali abbiamo anche suggerito un' ipotesi di sanità giusta per il Basso Polesine, ha deciso di non fare alcunché, tradendo il mandato conferito loro da chi li ha eletti e abbandonando i cittadini che dovrebbero rappresentare alle scelte dissennate di un governo regionale, che toglie primari agli ospedali e riempie di dirigenti quel mostro chiamato Azienda Zero - sottolinea Naccari -. Hanno abdicato al loro ruolo di rappresentanti eletti per lasciarci alle pulsioni da tagliatore di teste di un direttore generale che ha sconvolto la nostra sanità, facendola precipitare nel periodo più buio che memoria di polesano possa ricordare». Solo una sparuta pattuglia di consiglieri e politici avrebbe dato loro solidarietà: «Se è vero che, in quanto uomini, siamo esseri sociali, non riteniamo degno di considerazione chi si sottrae ai suoi doveri verso la società. E ce ne ricorderemo quando andremo a votare» conclude il presidente del Comitato. Guido Fraccon. GUIDO FRACCON

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12/01/2018 Il Gazzettino (ed. Rovigo) pagina 36

Fuga dei medici da Adria La protesta del Comitato

`L' ortopedico Francesco Melan lascerà l' ospedale: è l' ultimo di una lunga

serie `Per Enrico Naccari è colpa dell' ignavia di buona parte della classe

politica locale

ADRIA L' ospedale di Adria continua a perdere il suo potere di attrazione verso la classe medica che conta. Prosegue la diaspora delle eccellenze della sanità adriese verso altre realtà. «L' ultimo in ordine di tempo è il dottor Francesco Melan che, dopo aver tanto contribuito alla giusta fama di efficienza del nostro reparto di ortopedia, ci lascerà a breve per prestare la sua opera in altri lidi» commenta Enrico Naccari, presidente del Comitato cittadino a salvaguardia dell' ospedale di Adria e dei suoi servizi sociosanitari. DIRITTO PRIMARIO Secondo Naccari gli utenti del Basso Polesine continuano a fare i conti giorno dopo giorno con un diritto alla sanità leso nei suoi principi costituzionali. Nonostante tutto il Comitato non si arrende. «È una questione di coscienza, di amore per il nostro territorio, prima che di un approccio etico e di diritto al problema della sanità - specifica Naccari -. C' è soprattutto il rifiuto di essere tacciati di ignavia, il rigetto di una vita vissuta senza infamia e senza lode». Un' ignavia che Naccari vede nella classe politica locale: «L' ignavia è una malattia dell' anima di cui sono vittime o colpevoli, molti di coloro che governano, in questo periodo storico, il nostro territorio - puntalizza -. Costoro si qualificano per una mancanza di volontà che li paralizza in una posizione politicamente confortevole, per una neutralità che sfocia nella pigrizia comoda e vantaggiosa, per un' inerzia convinta che non agire sia conveniente». CLASSE POLITICA INDIFFERENTE Dalla convenienza alla connivenza, per Naccari, il passo è breve. «La maggior parte dei nostri sindaci, assessori, consiglieri comunali, politici provinciali e regionali a cui abbiamo scritto, chiedendo di intervenire a salvaguardia dei nostri servizi sanitari e sociosanitari e ai quali abbiamo anche suggerito un' ipotesi di sanità giusta per il Basso Polesine, ha deciso di non fare alcunché, tradendo il mandato conferito loro da chi li ha eletti e abbandonando i cittadini che dovrebbero rappresentare alle scelte dissennate di un governo regionale, che toglie primari agli ospedali e riempie di dirigenti quel mostro chiamato Azienda Zero - sottolinea Naccari -. Hanno abdicato al loro ruolo di rappresentanti eletti per lasciarci alle pulsioni da tagliatore di teste di un direttore generale che ha sconvolto la nostra sanità, facendola precipitare nel periodo più buio che memoria di polesano possa ricordare». Solo una sparuta pattuglia di consiglieri e politici avrebbe dato loro solidarietà: «Se è vero che, in quanto uomini, siamo esseri sociali, non riteniamo degno di considerazione chi si sottrae ai suoi doveri verso la società. E ce ne ricorderemo quando andremo a votare» conclude il presidente del Comitato. Guido Fraccon.

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12/01/2018 Corriere del Veneto pagina 7

Il colosso delle mense sotto la lente di Cantone

Sanità, Dussmann contro Serenissima sulla super-gara

Venezia Un appalto da 303 milioni di euro per 7 anni di contratto e una gara in cui, ancora una volta, la vicentina Serenissima Ristorazione si è aggiudicata praticamente tutto. Sei maxi-lotti su sei, per la precisione, arrivando a coprire il 95% dei servizi di ristorazione della sanità in Veneto. L' esito della gara indetta dall' Azienda Zero è, ora, oggetto di un articolato esposto all' Autorità nazionale anti corruzione (Anac) di Raffaele Cantone da parte di una società concorrente, la Dussmann Service di Milano, fra i principali player del settore che, nelle 18 pagine recapitate all' Anac pochi giorni prima di Natale, parla di «risultato pressoché scontato della gara», «allarmanti anomalie», aggiungendo che «appare alquanto strano che sia sempre e solo un' unica società a meritare il massimo del punteggio nell' offerta nonostante i molteplici e specifici requisiti richiesti dal disciplinare di gara». Il colosso berico delle mense, che conta su 7000 dipendenti e che può vantare commesse di tutto rispetto a partire dal policlinico Gemelli di Roma, è noto anche per una querelle giudiziaria sul cofinanziamento del centro di cottura di Boara Pisani, in Polesine, da parte della Regione, anche se la struttura è poi rimasta in capo all' azienda. Inoltre, la Serenissima è balzata agli onori delle cronache pure per il suo patron, quel Mario Putin che fu fra i principali sponsor dell' allora governatore Giancarlo Galan. Una società potente che finisce, ora, sotto la lente di Cantone. Fra gli elementi contestati dalla Dussmann c' è il mancato rispetto della normativa in codice di appalti e direttive europee per favorire l' accesso a questo tipo di mercato da parte di micro, piccole e medie imprese. In questo senso, la suddivisione di appalti così consistenti in lotti dovrebbe effettivamente agevolare la partecipazione di società più piccole. Non è questo il caso visto che i lotti individuati erano comunque «maxi», da un minimo di 31 a un massimo di 67 milioni scarsi. I numerosi richiami dell' esposto sono al Codice dei contratti pubblici del 2016 e alla direttiva Ue 24 del 2014. Quest' ultima considera gli appalti pubblici «un importante motore di crescita dell' economia europea attraverso l' ampliamento della partecipazione delle piccole e medie imprese». In buona sostanza, sempre secondo la Dussmann, i principi della libera concorrenza sarebbero stati sistematicamente violati e il bando sarebbe stato, di fatto, tailor made , tagliato su misura per l' azienda vicentina; al punto che, rileva l' esposto, molti «big» del settore non hanno ritenuto di partecipare dando la battaglia per persa in partenza. Dussmann specifica che la stazione appaltante, infatti, ha facoltà di limitare il numero massimo di lotti che possono essere aggiudicati a un solo offerente. Anche se è pur vero che l' unico altro gruppo, fra gli otto partecipanti, ad aver corso per tutti e sei i lotti è stato proprio Dussmann.

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12/01/2018 Corriere del Veneto (ed. Padova) pagina 13

Epidemia di influenza ospedali sotto stress

L' appello dell' Usl: «Correte a vaccinarvi»

ROVIGO L' epidemia influenzale in corso è così dura da aver indotto il direttore generale dell' Usl 5 Antonio Compostella a creare, ieri, un gruppo di lavoro per affrontare quelli che fino a metà febbraio saranno gli attacchi della sindrome influenzale 2018. Sono già iniziati i ricoveri per i sintomi particolarmente aggressivi dell' influenza (e i lunghi strascichi) in tutti gli ospedali pubblici e nelle strutture convenzionate ci sono attese nei Pronto soccorso ed in qualche caso anche nel reparto di Pediatria. Compostella ha riunito medici di famiglia, specialisti ospedalieri e non oltre ai medici della prevenzione per comporre la task force. I tre ospedali di Rovigo, Adria e Trecenta, spiega Compostella, «stanno comunque reggendo bene l' urto». Quest' anno le prime proiezioni in Polesine sono più preoccupanti rispetto a dodici mesi fa. «Se arriverà un momento ancora più duro - spiega Compostella - limiteremo o fermeremo i ricoveri programmati nelle strutture ospedaliere per agevolare e accogliere i ricoveri da sindrome influenzale». Dall' Usl 5 l' appello è quello «di correre, per chi non ha ancora i sintomi, a vaccinarsi contro l' influenza». In Veneto, l' ultima stagione influenzale 2016-2017 ha registrato il picco di intensità nel mese di gennaio e nelle prime due settimane di febbraio. Lo scorso anno a livello regionale ha colpito circa 380.000 residenti e ha causato 55 casi gravi, che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva, ed 8 decessi. (a.a.)

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12/01/2018 Corriere del Veneto (ed. Vicenza) pagina 13

Ingegnere morto in ospedale «Ucciso dal batterio killer»

La procura: «È klebsiella». Gli ispettori regionali esaminano la cartella

BASSANO Che Domenico Zarpellon, ingegnere bassanese di settant' anni, sia morto a causa di una vasta infezione dovuta al batterio Klebsiella Pneumoniae sembra certo. I primi esiti dell' autopsia non lasciano spazio a dubbi e la conferma arriva anche dalla procura che sul decesso del pensionato avvenuto il 5 gennaio al San Bassiano ha aperto un' inchiesta per omicidio colposo indagando il primario di gastroenterologia, il dottor Gaetano Mastropaolo. Stesso reparto e stesso batterio killer che tra il gennaio e il febbraio 2012 aveva stroncato tre pazienti oncologici, sempre al San Bassiano. Coincidenze per molti versi inquietanti. Circostanze sulle quali il sostituto procuratore Hans Roderich Blattner vuole andare a fondo, motivo per cui potrebbe disporre accertamenti anche sulla gestione amministrativa dell' ospedale, per valutare ulteriori, eventuali responsabilità. E non è escluso che, ottenuti gli esiti dell' autopsia - il deposito tra sessanta giorni - deleghi inoltre altri approfondimenti e riscontri medici. L' obiettivo è capire se Zarpellon poteva essere salvato, e pure, sul fonte della prevenzione, se sia stato fatto quanto previsto per scongiurare il proliferare del batterio, se la sorveglianza sia stata continua così come l' osservanza dei protocolli assistenziali. Parallelamente alla procura si sta muovendo la commissione di ispettori nominata dal direttore generale della Sanità regionale, Domenico Mantoan, su mandato del governatore del Veneto Luca Zaia. Ieri alle 9 erano già all' ospedale di Bassano. Il professor Claudio Cordiano, chirurgo in pensione ora componente del Nucleo regionale di controllo, la dottoressa Milvia Marchiori, igienista a capo del Nac (il nucleo aziendale di controllo), e il dottor Matteo Corradini, medico legale responsabile del rischio clinico, ieri mattina hanno acquisito la cartella clinica del paziente morto nel reparto di gastroenterologia (dove era ricoverato dal 7 dicembre) e ora la stanno esaminando. Nei prossimi giorni parleranno con il personale del reparto e poi inizieranno ad analizzare la documentazione relativa ai decessi degli ultimi cinque anni. Sentiranno inoltre il dottor Gaetano Mastropaolo, primario dal 2000, ora iscritto sul registro degli indagati. Un lavoro che durerà tre mesi circa. Se da questo emergeranno responsabilità penali verranno segnalate in tempo reale alla procura, se verranno invece accertati errori nelle procedure l' Usl 7 potrebbe adottare provvedimenti disciplinari a carico dei sanitari cui saranno ricondotti. Per le morti precedenti, del 2012, dei tre pazienti oncologici che avevano contratto la Klebsiella durante un intervento di termoablazione, la procura aveva indagato due medici e due ex manager dell' azienda sanitaria. Ma l' inchiesta era andata prescritta: impossibile individuare le responsabilità.

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12/01/2018 Corriere del Veneto pagina 6

Dai Pfas ai vaccini duello Lorenzin-Zaia

VENEZIA Entra nella campagna elettorale lo scontro infinito tra il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e la Regione. L' ultimo atto della guerra in atto da due anni ritira in ballo l' obbligo vaccinale - che ha visto il Veneto perdere il ricorso alla Consulta - e la plasmaferesi. Trattamento per ripulire il sangue dai Pfas (sostanze perfluoro alchiliche che hanno inquinato l' acqua di 21 Comuni tra Vicenza, Verona e Padova) lo scorso ottobre avviato su 106 residenti dell' area rossa e sospeso da Palazzo Balbi il 15 dicembre in seguito all' ispezione dei Nas inviati a Venezia dalla stessa Lorenzin. Che ora rivela: «Abbiamo avviato un forte dialogo con la Regione Veneto, consigliando alcuni passaggi necessari ad avviare una vera sperimentazione sulla plasmaferesi. Dobbiamo essere certi che non ci siano effetti negativi. A Brescia il metodo Stamina entrò in ospedale senza un protocollo, in Veneto c' è il tema molto grave dell' inquinamento da Pfas. E' il secondo caso al mondo, ma non esiste alcuna prova che la plasmaferesi elimini quelle sostanze e non abbiamo idea degli effetti sull' organismo a medio termine. Si sarebbe dovuta adottare una procedura di sperimentazione con un comitato bioetico, perché non ci sono precedenti». Nella sua relazione al Parlamento, sempre il mese scorso, il ministro aveva rilevato: «La plasmaferesi è fortemente sconsigliata e invasiva». Ma dalla Regione assicurano che non c' è stato alcun contatto con il ministero per la stesura congiunta di un protocollo di sperimentazione. Nessuno si sarebbe fatto vivo, nemmeno dall' Istituto superiore di Sanità, il cui presidente Walter Ricciardi aveva avvertito: «La plasmaferesi è un intervento invasivo che non ha evidenze scientifiche. Sottoporvi le persone espone anche a rischi medico-legali». Serafico il governatore Luca Zaia: «Non vedo l' ora che arrivi il 4 marzo», riferendosi alla data delle prossime elezioni. Qualche ora prima, a Radio 24, la Lorenzin era tornata anche sul tema dei vaccini, puntando il dito sulla promessa del leader leghista Matteo Salvini di abolire l' obbligo da lei introdotto qualora andasse al governo. «La posizione di Salvini e della Lega è chiaramente no-vax - ha detto il ministro -. Dichiarare, come fa Salvini, di essere a favore dei vaccini e poi parlare contro l' obbligo è una furbata, è la posizione tipica dei no vax. Lo è lui e lo sono i compagni di partito che al Senato hanno sostenuto le peggiori tesi antiscientifiche, portando dei falsi dati. E non è vero che il Veneto, togliendo l' obbligo, ha avuto ottimi risultati. Ha emanato una propria normativa, ha speso risorse in campagne per le vaccinazioni ma in realtà era sotto la soglia di sicurezza per esavalente, anti-morbillo e anti-rosolia. Ricordo che la Lega appoggiò Stamina, ha continuato a proporre in Senato emendamenti per utilizzare quel metodo in Veneto quando era già emerso che Davide Vannoni (l' ideatore, ndr) era un truffatore». «È iniziata la campagna elettorale», replica Zaia. «Nessuno è contro i vaccini, tantomeno la Lega - ha dichiarato su Sky Tg24 Luca Coletto, assessore alla Sanità -. Siamo favorevoli a un sistema non obbligatorio ma basato su una vaccinazione consapevole. Se si fa corretta informazione, il genitore vaccina sicuramente il figlio e infatti la copertura in Veneto dal 2014 è in ripresa e supera il 93% ».

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12/01/2018 Corriere delle Alpi pagina 21

C' è penuria di infermieri bando a Villa San Giuseppe

LIVINALLONGO Crescono i servizi, Villa San Giuseppe cerca infermieri. La direttrice Mara Case: «Facciamo fatica a trovare personale specializzato». La struttura, di proprietà comunale, dal 2016 è gestita dall' Azienda Speciale Fodom Servizi. Un cambio che ha permesso una gestione più snella ed efficiente. L' ampliamento dei servizi ha richiesto di conseguenza l' assunzione di nuovi addetti che sono aumentati negli ultimi anni da 46 a 51. Le assunzioni operate nel corso del 2017 si sono rese necessarie principalmente per coprire lunghe assenze di personale titolare del posto. Dallo scorso settembre sono state modificate le turnazioni in modo da assicurare la presenza di un infermiere h 24 all' interno della struttura. «Un grande traguardo per noi - spiega la direttrice Mara Case - in quanto la tipologia di utenti che noi assistiamo richiede di personale infermieristico durante tutto l' arco della giornata. Molti pazienti geriatrici, durante la fase acuta, vengono ricoverati in ospedale, ma una volta dimessi, entrano in casa di riposo». Prosegue intanto per stralci il progetto di ampliamento e ristrutturazione che ha preso il via ormai 8 anni fa. Di recente sono stati appaltati i lavori per il completamento del primo piano, gli spogliatoi, la palestra e nuovi spazi a disposizione del personale per un importo di 514 mila 500 euro, in parte finanziato con un contributo della Fondazione Cariverona «che si è dimostrata sempre sensibile e generosa nei nostri confronti» commenta ancora la direttrice. Lavori che permetteranno presto di avere a disposizione 6 posti letto nel corso dell' anno e 12 a lavori ultimati. I posti letto convenzionati passeranno da 24 a 40 e ciò permetterà di ottenere ulteriori trasferimenti dall' Usl. Da qualche mese è partito anche il servizio "Psicologi del Territorio" con l' attivazione di due ambulatori: uno alla farmacia di Caprile e l' altro nella casa di riposo Villa San Giuseppe. Progetto che - spiega - ha ottenuto buoni risultati in quanto intercetta persone che "sfuggono" ai canali istituzionali. Ma le iniziative non finiscono qui, si sta lavorando per avviare un progetto destinato all' inserimento al lavoro delle persone con disabilità. Funzionano invece già a pieno ritmo due servizi già attivi da qualche tempo. Il primo è quello che fornisce i pasti a domicilio. Nel 2017 ne sono stati consegnati ben 2381 per 6 giorni su 7 alla settimana (7 su 7 nel comune di Livinallongo). Per il diurno invece sono state messe a disposizione 6 posti letto, 3 per autosufficienti e 3 per non autosufficienti. «Questo servizio - spiega ancora la Case - porta un notevole sollievo alle famiglie che pagano una retta giornaliera ma al tempo stesso permettono all' anziano la permanenza serale nel suo domicilio». Servizi ed alto livello di assistenza che fanno di Villa San Giuseppe una delle case di riposo più "gettonate". Dalle statistiche del Piano di Zona dell' Usl risulta infatti che la struttura ha il più alto tasso di occupazione del posto letto. «La nostra casa di riposo è molto richiesta, anche se siamo decentrati. Purtroppo facciamo fatica a trovare personale, in particolare quello sanitario specializzato». Tutte le informazioni ed il bando per la selezione del personale sono state pubblicate sul sito del comune nella "Area Azienda Speciale Fodom Servizi". Le domande devono essere presentate entro il 26 gennaio alle ore 12.Lorenzo Soratroi.

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12/01/2018 Corriere delle Alpi pagina 12

«Ignorata la nostra idea per le mense ospedaliere»

Massaro: «Bastava unire il servizio dato al san Martino con quello di Sersa ma

la Regione non ha accettato. Seguita la logica del risparmio. E la qualità?»

di Alessia ForzinwBELLUNODispiaciuti e molto preoccupati. Per i dipendenti, per gli utenti, per un servizio che oggi spicca per qualità e che, domani, non si sa come sarà. La notizia dell' appalto del servizio di ristorazione degli ospedali di Belluno e Agordo alla Serenissima spa (sono in corso le verifiche tecniche) lascia una profonda amarezza in Jacopo Massaro, sindaco di Belluno e presidente del comitato dei sindaci Distretto di Belluno, e in Sisto Da Roit, primo cittadino di Agordo e vicepresidente del comitato. «Sono sempre stato contrario, fin da quando si è iniziato a parlare del bando regionale», attacca Da Roit. «Temo sia una pessima scelta, si rischia il deterioramento di un servizio offerto a persone che si trovano in un momento di debolezza e difficoltà, visto che parliamo di pazienti di un ospedale». «La qualità del servizio offerto dal nostro ospedale è nota, così come l' elevata professionalità dei lavoratori», rincara Massaro. «È un peccato sia stata presa questa decisione».Anche perché, aggiunge il sindaco del capoluogo, Belluno aveva lanciato una proposta per evitare il bando che esternalizza il servizio. «Avevamo fatto una proposta all' azienda sanitaria, per mettere insieme il servizio di cucina dell' ospedale di Belluno con quello della Sersa», spiega Massaro. «Le cucine dell' ospedale sono moderne e funzionali, ma soffrono un problema di organico. Al contrario quelle della Sersa avrebbero bisogno di essere ammodernate, ma il personale non è un problema. La nostra proposta era di unire i due servizi, in modo da ottimizzare le risorse infrastrutturali e il personale, garantendo al contempo scambio di conoscenze e know how. Avevamo trovato una soluzione per proseguire il servizio di ristorazione senza che ci fosse la necessità di andare a gara, ma la Regione non ha accolto la nostra proposta».La gara centralizzata, inoltre, «fa poco ben sperare dal punto di vista della qualità. È nota quella offerta dalla mensa del nostro ospedale, mentre sappiamo che questi standard di qualità difficilmente vengono misurati dove sono in essere appalti. Capiamo», ammette Massaro, «che la logica seguita dalla Regione sia quella del risparmio, ma così le eccellenze esistenti vengono soppresse, ed è un vero peccato».Anche se ogni servizio va testato sul campo, Massaro non nasconde la sua preoccupazione per quello che sarà servito ai pazienti dell' ospedale. «Bisognerebbe continuare a preparare i pasti nelle nostre cucine», attacca. Non sarà così, perché il sistema sarà quello del "cook&chill": le pietanze saranno preparate nella sede della Serenissima di Boara Pisani (Padova), attraverso degli abbattitori saranno portate a una temperatura utile per conservarle in modo che possano essere trasportate ad Agordo e Belluno, riscaldate con un forno particolare e poi somministrate a pazienti e personale.«Terremo alta l' attenzione e la vigilanza sulla qualità del servizio», annuncia Massaro. Non si può fare molto di più, perché la decisione era regionale ed è ormai stata presa. «Siamo anche molto preoccupati per il personale», conclude il sindaco. «Il Comune di Belluno, quando ha fatto l' appalto per il servizio di ristorazione scolastica, ha scelto di mandare il personale in comando presso la ditta che ha vinto la gara. Mi auguro che la ditta appaltataria per il servizio in ospedale abbia la medesima attenzione verso il territorio».

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12/01/2018 Corriere delle Alpi pagina 16

Sos in carcere: «Chiudere la sezione Salute mentale»

La Cisl Fns denuncia aggressioni, tentativi di incendio e distruzioni «La casa

circondariale di Baldenich è inadeguata a ospitare queste persone»

BELLUNO«Aggressioni, tentativi di incendi e distruzione dei mobili: gli agenti di polizia penitenziaria a rischio». L' allarme è lanciato da Robert Da Re della segreteria territoriale Cisl Fns, preoccupato della situazione in cui versa la "Sezione Articolazione Salute Mentale" del carcere di Belluno. «Nella casa penitenziale di Baldenich», sottolinea, «è a rischio l' incolumità di poliziotti e operatori penitenziari, costretti a operare in una struttura non idonea a ospitare i detenuti affetti da patologie psichiatriche e a colmare le lacune lasciate dal Servizio Sanitario Nazionale. Per questo motivo chiediamo la chiusura immediata della sezione». Una situazione critica quella dei poliziotti e degli operatori che lavorano nella sezione del carcere di Belluno, che ospita quattro detenuti con problemi psichiatrici, provenienti dall' ex ospedale psichiatrico giudiziario, chiuso per legge due anni fa. «Nel 2016», spiega da Re, «con l' apertura della sezione Articolazione per la tutela della salute mentale nell' ex sezione femminile del carcere bellunese, è iniziato un calvario per poliziotti e operatori penitenziari, ma anche per gli stessi detenuti. L' inadeguatezza della struttura e le poche risorse messe a disposizione dall' Usl locale hanno generato un susseguirsi di eventi critici, anche molto gravi, dove talvolta l' incolumità dei poliziotti penitenziari è stata lesa, costringendoli a cure mediche, anche di lunga durata».Sotto accusa la struttura carceraria: «I locali in cui sono ospitati sono fatiscenti, piccoli e inadeguati e i detenuti soffrono di gravi patologie psichiatriche che necessitano di assistenza h24, cosa che la struttura non riesce assolutamente a garantire».Dopo diverse richieste da parte delle organizzazioni sindacali, a ottobre c' è stato un incontro con il provveditore dell' Amministrazione penitenziaria di Padova, durante il quale i dati esposti hanno legittimato quanto denunciato dal sindacato e il provveditore ha preso coscienza dell' insostenibile situazione creatasi a causa di un' affrettata scelta: «Nonostante tutto», sottolinea Da Re, «nulla da quel giorno è cambiato, la struttura non ha avuto modifiche e l' Usl non si è adoperata per recuperare il gap riscontrato. Il personale in questi giorni sta facendo fronte a una nuova ondata di gravi episodi: aggressioni, tentativi di incendi, distruzione dei mobili. Se non si è fatto male nessuno è solo grazie alla professionalità dei poliziotti e degli operatori penitenziari e a una grossa dose buona sorte: la struttura, così com' è, va chiusa».

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12/01/2018 Il Gazzettino (ed. Belluno) pagina 30

Danni, aggressioni, incendi: «Basta detenuti psichiatrici»

`Cisl Fns denuncia la grave situazione: poliziotti e operatori non ce la fanno

più `«Struttura inadeguata e poche risorse con pazienti che hanno bisogno di

cure»

IL SINDACATO BELLUNO Via gli psichiatrici da Baldenich. Aggressioni, tentativi di incendi, distruzione di mobili: poliziotti e operatori non ce la fanno più. La situazione all' interno della sezione Articolazione Salute Mentale del penitenziario cittadino è al collasso. I quattro detenuti con problemi psichiatrici sembra stiano rendendo difficili e pericolose le giornate del personale che, a rotazione, si occupa della sorveglianza. Cisl Fns, oggi, ne chiede la chiusura. Gli ultimi gravi episodi risalgono a pochi giorni fa, ma sembra siano solo gli ultimi di una lunga serie che, nei mesi, ha profondamente scosso operatori e agenti arrivando anche a ferire fisicamente qualcuno. «Nel 2016 spiega Robert Da Re della segreteria Cisl Fns -, con l' apertura della sezione Articolazione per la tutela della salute mentale nell' ex sezione femminile del carcere bellunese, è iniziato un calvario per poliziotti e operatori penitenziari, ma anche per gli stessi detenuti. L' inadeguatezza della struttura e le poche risorse messe a disposizione dall' Usl locale hanno generato un susseguirsi di eventi critici, anche molto gravi, dove talvolta l' incolumità dei poliziotti penitenziari è stata lesa costringendoli a cure mediche, anche di lunga durata. I locali in cui sono ospitati sono fatiscenti, piccoli e inadeguati e i detenuti soffrono di gravi patologie psichiatriche che necessitano di assistenza h 24, cosa che la struttura non riesce assolutamente a garantire». I quattro ospiti sono arrivati a Belluno dall' ex ospedale psichiatrico giudiziario chiuso per legge due anni fa, sono originari di diverse province del Veneto e una parte arriva da fuori regione. Dopo diverse richieste da parte delle organizzazioni sindacali, nell' ottobre scorso c' è stato un incontro con il Provveditore dell' Amministrazione Penitenziaria di Padova, durante il quale i dati esposti hanno legittimato quanto denunciato dalla sigla e il Provveditore ha preso coscienza dell' insostenibile situazione creatasi a causa di un' affrettata scelta da parte dell' amministrazione. Ma niente di più. Anche con la direttrice della struttura di Baldenich i sindacati hanno avuto modo di confrontarsi più di una volta, senza tuttavia arrivare mai ad una soluzione. Per Cisl Fns il piano b ci sarebbe ed è drastico. «Nonostante l' incontro - sottolinea Da Re - nulla da quel giorno è cambiato, la struttura non ha avuto modifiche e l' azienda sanitaria non si è adoperata per recuperare il gap riscontrato. Il personale in questi giorni sta facendo fronte ad una nuova ondata di gravi episodi: aggressioni, tentativi di incendi, distruzione dei mobili. Se non si è fatto male nessuno è solo grazie alla professionalità dei poliziotti e degli operatori penitenziari e a una grossa dose buona sorte: la struttura, così com' è, va chiusa». Alessia Trentin.

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12/01/2018 Il Gazzettino (ed. Padova) pagina 51

Per 110 sanitari ferie scaglionate per coprire i turni all' ospedale d'

Etiopia

CAMPOSAMPIERO Un vero e proprio colpo di fulmine. L' incontro nel 2007 tra Giampaolo Fasolo, ex primario del pronto soccorso a Camposampiero e suor Laura Girotto, fondatrice della missione in Etiopia ad Adua, hastravolto la vita del medico padovano, del collegaWalter Sovegni e di tutta la comunità africana. Domenica prossima al ristorante Papillon a Rustega oltre centodieci volontari, medici e paramedici provenienti in gran parte dagli ospedali di Camposampiero e Cittadella, si riuniranno per confrontarsi sulla situazione del nuovo ospedale costruito anche grazie agli aiuti raccolti in Italia e per stilare il calendario delle disponibilità da parte di ognuno per assistere la popolazione etiope. Nella missione fondata da suor Laura, tuttora direttrice, c' è una scuolacon più di millealunni, dalla materna fino alle soglie dell' Università; inoltre vi operano un laboratorio di sartoria e maglieria, una coltura di alga Spirulina ad alto contenuto energetico per trattare la denutrizione, serre e stalle per il fabbisogno alimentare. A sostenere economicamente la missione c' è una onlus di Cento (Ferrara) denominata Amici di Adwa che raccoglie fondi con le adozioni a distanza. «Il nuovo ospedale è giunto a una fase della sua costruzione che permette il trasferimento, in una parte del suo interno, dell' attività medica e chirurgica svolta finora in strutture provvisorie. Il tutto dovrebbe avere inizio da maggio 2018 - spiega orgoglioso dei risultati finora raggiunti Giampaolo Fasolo -. La fondamentale differenza sta nell' avere la dotazione di una trentina di posti letto e nella necessità di dare una assistenza in maniera continua. Per questo abbiamo pensatoal grande incontro organizzativo di domenica prossima. Quasi tutti le centinaia di operatori hanno già prestato attività di volontariato ad Adua: molti altri hanno dato la loro disponibilità a svolgere la stessa opera. E' necessario, quindi, che ci si ritrovi tutti allo scopo di conoscerci e stilare il calendario delle disponibilità di ognuno, a partire dal prossimo maggio». Il progetto dei medici del Camposampierese e dell' Alta è nato dall' incontro, fondamentale, con suor Laura nel 2007. Fasolo e Sovegni hanno potuto constatare di personail drammatico quadro della sanità della regione, dove esistono alcuni ospedali fatiscenti e assolutamente inadeguati a far fronte alle malattie di una popolazione poverissima e bisognosa di tutto. Dall' anno successivo ai due medici se ne sono aggiunti altri ed è cominciato un lavoro di soccorso sanitario. E' stata fondata la onlus Aspos (Associazione solidale padovana operatori sanitari) alla quale hanno cominciato ad aderire altri medici e paramedici, provenienti in gran parte dagli ospedali di Camposampiero e Cittadella. Due o tre volte l' anno questi volontari si sono recati ad Adua, lavorando in una struttura provvisoria ricavata all' interno della missione. L' attività, mancando i posti letto, è stata limitata a day surgery e day hospital. All' incontro di domenica parteciperanno anche suor Laura, i dirigenti sanitari e amministrativi dell' ospedale di Adua, il Ceo di Humanitas di Rozzano Milanese, volontari medici e paramedici di varie specialità mediche. Luca Marin © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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12/01/2018 Il Gazzettino (ed. Rovigo) pagina 35

Il picco sta per arrivare in questi giorni. L' Ulss ha predisposto una

task force per le emergenze

L' ONDATA PREVISTA NON DOVREBBE PERÒ SUPERARE QUANTO

AVVENUTO NEGLI INVERNI 2005 E 2010. NEL 2015 40 DECESSI IN

VENETO I sintomi sono pesanti e il decorso più lungo Medici e strutture

chiamati a un super-lavoro Il picco sta per arrivare in questi giorni. L' Ulss ha

predisposto una task force per le emergenze

L' EMERGENZA ROVIGO Il picco dell' influenza nel comprensorio locale non sembra ancora raggiunto, ma visto il quadro che si sta prospettando l' Ulss Polesana ha attivato le contromosse creando una vera e propria task-force. «È pronto un gruppo di lavoro per affrontare quelli che, da questi giorni a metà febbraio, saranno gli attacchi della sindrome influenzale 2018» spiega l' azienda sanitaria in una nota in cui mette tutti in pre allarme illustrando l' evoluzione particolarmente fastidiosa che potrebbe avere l' influenza che nei prossimi giorni attaccherà un numero sempre maggiore di persone. SINTOMI E DECORSO «Dura, difficile, con vomito febbre alta, tosse: sintomi pesanti e strascichi lunghi» spiega l' Ulss. Se a livello nazionale l' onda lunga del contagio ha già superato il 13%, in Veneto siamo ancora sotto il 6% ma proprio in questi giorni è prevista una vera e propria esplosione, che in Polesine sembra essere già avvenuta: «La grande onda è alle porte spiega l' Ulss -. La malattia è lunga e dolorosa con ricoveri in tutti gli ospedali pubblici e nelle strutture convenzionate, attese nelle divisioni di Pronto soccorso, letti bis nei reparti cardine di Medicina, Geriatria e lungodegenza, e qualche ricovero per influenza anche nel reparto dei più piccoli a Pediatria. I tre ospedali di Rovigo, Adria e Trecenta stanno reggendo bene l' urto con una rodata regia di entrata nei pronto soccorso e ricovero nelle divisioni dedicate, quando se ne riscontra la necessità, dopo l' osservazione breve». SUMMIT OPERATIVO Tuttavia, in previsione del picco in arrivo, proprio ieri il direttore generale dell' Ulss 5 Antonio Compostella ha riunito medici di famiglia, specialisti territoriali, ospedalieri e medici della prevenzione che siederanno nella cabina di regia appositamente pensata per gestire al meglio gli effetti della diffusione dell' influenza. «Ringrazio le strutture private con noi convenzionate per il supporto in queste ore difficili per tutti sottolinea Compostella -. Se necessario in caso di picchi ancora più duri, limiteremo o fermeremo i ricoveri programmati nelle strutture ospedaliere per agevolare e accogliere i ricoveri da sindrome influenzale». MASSIMA ATTENZIONE Le prime proiezioni in Polesine sono più preoccupanti rispetto al passato. È anche per questo motivo che l' attenzione è massima. In Veneto, l' ultima stagione influenzale del 2016/2017, che ha registrato il picco di intensità nel mese di gennaio e nelle prime due settimane di febbraio, ha colpito circa 380 mila persone, con 55 casi gravi che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva. Otto in totale i decessi. Anche l' Istituto superiore di Sanità conferma che la stagione influenzale in corso presenta effettivamente una diffusione maggiore rispetto a quelle passate: i dati Influnet mostrano che alla prima settimana del 2018 il livello dell' incidenza è paragonabile a quello osservato nelle stagioni 2004/2005 e 2009/2010, anni in cui si sono osservati i picchi epidemici più elevati. Anche se in termini di casi gravi e decessi, da influenza confermata, le stagioni 2009/2010,

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2010/2011 e 2014/2015 sono state molto più severe». In Veneto nel 2014/2015 i morti furono addirittura 40. Francesco Campi.

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12/01/2018 Il Gazzettino (ed. Treviso) pagina 44

Benazzi incontra la direttrice dello Iov: «Finiamo i lavori»

CASTELFRANCO Il direttore dell' Usl Francesco Benazzi incontra oggi la direttrice dello Iov Patrizia Simionato al San Giacomo: «Faremo il punto sulle tempistiche della gara per l' affidamento dei lavori da sei milioni e mezzo che consentiranno di completare gli ultimi piani dell' ospedale, attualmente al grezzo» spiega Benazzi. I TEMPI In base al cronoprogramma, la succursale Iov dovrebbe entrare a regime tra la fine del 2018 e gli inizi del 2019. «Entro le tempistiche previste contiamo di garantire il nuovo assetto», ha confermato Benazzi. Dopo l' apertura dei laboratori di prevenzione oncologica, attivi dal 9 ottobre al secondo piano con visite specializzate in oncogenetica predittiva, per sondare la possibile insorgenza di tumori alla mammella ed ovaio in persone selezionate sulla storia familiare, ma anche con visite a pazienti a cui è stata diagnosticata una patologia neoplastica e controlli a lungo termine per pazienti oncologici guariti, il prossimo step sarà l' apertura della prima unità di degenza di degenza, la chirurgia dell' esofago e delle vie digestive ( 20 posti letto). NUOVI ARRIVI Il primario che avrà il compito di organizzare, avviare e guidare il reparto, nominato nei giorni scorsi, è il dottor Pierluigi Pilati, attualmente direttore del dipartimento chirurgico dell' Usl 6 e della struttura complessa Chirurgia del Sant' Antonio. «Confidiamo di aprire il reparto tra fine febbraio e inizio marzo», spiega il dg Benazzi. Il secondo reparto che sarà aperto sarà quello di oncoginecologia (20 posti letto): «Ci siamo già attivati per aprire entro i termini anche il secondo reparto», conferma la Simionato. Tra i cinque i reparti di chirurgia oncologica che apriranno al San Giacomo, ci sarà poi la chirurgia toracica, (20 posti letto), l' endocrinochirurgia, ( 5 posti letto) e l' urologia oncologica, (20 posti letto). POSTI LETTO I piani che saranno occupati dallo Iov saranno, oltre al secondo, il decimo, undicesimo e dodicesimo piano. I posti letto previsti in totale sono 138 a cui se ne aggiungono 25 per pazienti extraregione. Nel 2019 dovrebbe aprire anche la Radioterapia. I costi complessivi per l' attivazione della sede distaccata sarà di circa 20 milioni di euro, di cui 6 milioni e mezzo circa per il completamento dei piani decimo e undicesimo. La sinergia tra lo Iov e l' Usl sarà disciplinata da convenzioni, che consentiranno la stretta collaborazione tra i due enti. «Grazie allo Iov porteremo al San Giacomo tecnologie all' avanguardia che attualmente in Veneto non ci sono», sottolinea Benazzi. M.C.P.

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12/01/2018 Il Gazzettino (ed. Treviso) pagina 34

Buco di 20 milioni L' Usl lavora per il pareggio

`Bilancio preventivo in rosso: «Normale, i conti sono a posto»

IL CASO TREVISO Un buco da quasi 20 milioni di euro. È quello messo in conto dall' Usl della Marca nel bilancio di previsione per l' anno appena iniziato. «Il bilancio è stato predisposto osservando le direttive regionali si legge nella relazione di Francesco Benazzi, direttore generale dell' azienda sanitaria provinciale e si chiude con una perdita di esercizio di 19.946.768,35 euro». Come capitato negli ultimi anni, insomma, anche stavolta l' Usl dovrà impegnarsi in una ricorsa per riuscire a chiudere in pareggio. Ma Benazzi predica calma, specificando che si tratta di un rosso puramente teorico. «Abbiamo approvato il bilancio preventivo per il 2018 prefigurando la peggiore delle ipotesi spiega in realtà mancano ancora tanti tasselli. Nel conto non sono ancora stati inseriti i contributi e gli investimenti che arriveranno dalla Regione». Nonostante il buco, quindi l' obiettivo finale del pareggio tra entrate e uscire non appare come un miraggio. Non si tratta di una missione impossibile. Basti pensare che all' inizio dell' anno scorso, quando le tre ex Usl hanno unito i loro conti nel primo bilancio unico della nuova azienda sanitaria provinciale, si era partiti con un buco pari addirittura a 90 milioni di euro, pur calcolato senza il riparto regionale con la quota pro capite per abitante. Una perdita teorica iniziale che dodici mesi dopo viaggia verso l' azzeramento. «Il bilancio consuntivo del 2017 verrà chiuso verso marzo fa il punto il direttore generale e stando ai dati attuali, in linea di massima, andremo ad approvare il bilancio sostanzialmente in pareggio». Uno schema già visto, quindi: si parte con il fiatone e poi, nel corso dei mesi, si recupera fino ad azzerare il rosso. Fino ad oggi è sempre andata così. La speranza è che continui. Non che sia stato facile. Se da una parte l' Usl nel corso del 2017 ha iniziato a tirare la cinghia tratteggiando la riorganizzazione dei centri e dei reparti degli ospedali (che dovrebbe essere definita in modo ufficiale entro il prossimo giugno), dall' altra ha anche provato a riavviare gli investimenti per comperare nuovi macchinari, sempre più all' avanguardia. Negli anni precedenti, infatti, la corsa per la costruzione della nuova cittadella sanitaria del Ca' Foncello aveva fatto rallentare l' acquisizione di nuove attrezzature. E anche nel 2018 si dovrà continuare sulla stessa strada. «Lo stato delle attrezzature e dell' edilizia sottolineano dall' azienda sanitaria comporta la formulazione di un piano con interventi sul patrimonio mobiliare e immobiliare non più procrastinabili, alla luce delle prescrizioni della normativa vigente e della vetustà del patrimonio stesso». Per quest' anno, nel dettaglio, sono stati messi in conto 45,4 milioni di investimenti. Più un finanziamento in conto capitale autorizzato dalla Crite (la commissione regionale per gli investimenti tecnologici ed edilizi) nel corso del 2017 per 2 milioni di euro. Cioè quello relativo all' acquisizione del nuovo accelerometro per la Radioterapia di Treviso. Infine, nel bilancio si fa sentire il peso dei farmaci ad alto costo per l' Epatite C e di quelli oncologici. Il loro valore complessivo è di circa 12 milioni di euro. Mauro Favaro © RIPRODUZIONE RISERVATA.

MAURO FAVARO

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12/01/2018 Il Gazzettino pagina 36

Ulss4, nuovo servizio per celiaci e altri malati

CAVALLINO-TREPORTI Nuovo servizio al distretto sanitario di Ca' Savio. L' Ulss4 ha deciso di che da quest' anno i buoni annuali per poter ritirare nelle farmacie i prodotti privi di glutine per i pazienti affetti da celiachia e i prodotti aproteici per quelli affetti da insufficienza renale cronica possono essere ritirati rivolgendosi direttamente al centro Cure primarie della sede distrettuale. Il servizio sarà attivo tutte le mattine: gli utenti potranno accedere direttamente al servizio di assistenza domiciliare. Tutti gli interessati, infatti, verranno contattati direttamente per impedire loro il disagio di far code allo sportello o di recarsi come accadeva in passato all' ospedale del Lido di Venezia. Intanto va registrato che si terrà lunedì prossimo, l' incontro tra il direttore dell' UIss4 Carlo Bramezza e il capogruppo di Idea Comune Claudio Orazio. A sollecitare l' incontro era stato l' ex sindaco in modo da avviare un confronto sugli impegni presi per il mantenimento e il potenziamento dei servizi sanitari, quindi sulla questione legata alla sede distrettuale. Nella sua richiesta Orazio aveva evidenziato che il passaggio di Ulss è avvenuto senza il consenso della maggioranza dei cittadini e che gli stessi sono preoccupati per un eventuale riduzione dei servizi. Da ciò la scelta di rivolversi direttamente al massimo dirigente dell' Ulss4, sottolineando come ad oggi sia mancato il confronto, soprattutto a livello istituzionale. Orazio non ha risparmiato critiche nemmeno all' Amministrazione comunale contestando la mancata discussione in Consiglio comunale il mancato coinvolgimento della commissione bilancio, ribadendo che ai cittadini sono necessarie parole chiare, sincere e trasparenti. (g.bab.) © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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12/01/2018 Il Gazzettino pagina 36

Continuità pediatrica Raccolte già 300 firme

LIDO (L.M.) Supera quota 300 firme la petizione, lanciata dal gruppo Facebook Il nuovo Lido, per richiedere la continuità pediatrica al Lido e Pellestrina e, in generale, un potenziamento dei pediatri in isola. La raccolta firme non si è conclusa e continua: i ritardatari, insomma, possono ancora sottoscrivere l' appello. L' obiettivo è quello di consegnare poi le firme raccolte al presidente della municipalità del Lido e Pellestrina Danny Carella. Quest' ultimo, poi, si è reso disponibile per girare il dossier al direttore generale dell' Ulss 3, Giuseppe Dal Ben, che ha potere decisionale in materia. In questo modo l' istanza, attraverso il passaggio in municipalità, avrà una veste anche istituzionale, non solo popolare. Il bottino di 300 firme però non soddisfa i promotori che credevano in un coinvolgimento maggiore. Lo dice, a chiare lettere, la portavoce, e promotrice della raccolta, Nicoletta Grasselli che non molla, ma dichiara che ci si aspettava di più. «Per la richiesta di un servizio così importante - spiega Grasselli - mi aspettavo più partecipazione della gente e più firme. C' è stata poca collaborazione anche da parte degli altri gruppi social. E questo indubbiamente dispiace e ci lascia un po' l' amaro in bocca. Diciamo che l' argomento interessa soprattutto le mamme e le famiglie con figli piccoli. Se è vero che questa è la fascia coinvolta, è altrettanto evidente che un tema così importante e delicato, pensavo potesse suscitare l' interesse di tutta la cittadinanza, non solo della fetta di popolazione più coinvolta. Al Lido siamo in 17mila residenti, e 300 firme non sono molte. Tutti siamo stati bambini, perciò interessarsi alla loro migliore tutela sanitaria è un dovere civico di tutti». L' iniziativa comunque, non si ferma. «Continueremo - conclude la portavoce - e sono convinta che raggiungeremo il risultato che ci siamo proposti». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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12/01/2018 Il Gazzettino pagina 40

Ulss, sospiro di sollievo Vinta causa milionaria coi dirigenti non

medici

`Chiedevano il ricalcolo della parte variabile dello stipendio legata ai risultati

raggiunti. Ma la Cassazione li ha "gelati"

SCAMPATO PERICOLO MESTRE All' Ulss 3 Serenissima hanno tirato un bel sospiro di sollievo. Perché se la Cassazione avesse confermato le due precedenti sentenze sfavorevoli, si sarebbe vista costretta a pagare parecchi soldi a 48 dirigenti sanitari non medici che da più di dieci anni chiedevano il ricalcolo della parte variabile dello stipendio, legata ai risultati raggiunti. E siccome la sentenza avrebbe fatto anche da precedente per altre aziende, va da sé che il risparmio diventa ancora più considerevole se calcolato non solo in riferimento alla vecchia Ulss 12 veneziana, dov' era sorta la vertenza, ma a tutto il Veneto e pure a situazioni analoghe su scala nazionale. La pronuncia a Sezioni unite del massimo organo della giurisdizione, resa nota ieri dalla direzione generale, chiude così la questione che nei precedenti gradi di giudizio non si era affatto messa bene per l' azienda sanitaria. A ricorrere erano stati biologi, chimici, fisici, psicologi e farmacisti, ma mentre per le prime tre categorie era poi stato raggiunto un accordo, per le ultime due il contenzioso era andato avanti. «E' stato riconfermato il fondo di risultato determinato in applicazione dei contratti di lavoro in vigore spiegano dall' Ulss 3 Serenissima, patrocinata dagli avvocati Andrea Bortoluzzi e Irene Corso dello studio Mda - Accogliendo la nostra richiesta, la Cassazione ha sancito l' incongruità del ricalcolo della retribuzione di risultato che era stato preteso e ottenuto per più di un decennio dai dirigenti sanitari ricorrenti e che fin qui era stato giudicato con sentenze favorevoli da vari fori giudiziari, tanto che molte Ulss su tutto il territorio nazionale erano state indotte a transare, alcune anche per milioni di euro». RIBALTAMENTO Un ribaltamento quasi inaspettato dell' esito di primo grado e dell' appello, ma anche di un' ordinanza interlocutoria della sezione Lavoro della stessa Cassazione che aveva riconosciuto il diritto alla costituzione di fondi analoghi tra medici e categorie affini, nonostante i primi siano in numero complessivamente superiore e pertanto, nella suddivisione del premio, avrebbero diviso un importo minore. Ne è derivato, così, un risparmio che dalla sede di via don Tosatto viene quantificato in decine di milioni di euro, anche se una cifra esatta non c' è perché, respinto il ricorso, il ricalcolo non è mai stato fatto e se fosse avvenuto, avrebbe dovuto tenere conto del periodo di riferimento per ogni professionista e del numero dei beneficiari con tanto di effetto a cascata generato dal precedente giuridico. La chiusura della vertenza evita infatti un esborso considerevole per il Servizio sanitario che altrimenti avrebbe dovuto ripianare gli extra costi derivanti da una eventuale sentenza sfavorevole. «Anche se soccombente sia in primo che in secondo grado, l' Ulss veneziana ha sostenuto con pervicacia fino al successo le proprie ragioni», sottolinea soddisfatto il direttore generale Giuseppe Dal Ben. Alvise Sperandio © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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12/01/2018 Il Giornale Di Vicenza pagina 9

Pfas, Lorenzin su plasmaferesi «Avviato dialogo con il Veneto»

Coletto sorpreso: «Non abbiamo nulla di concreto Ma spero che questo sia l'

inizio della collaborazione»

VENEZIA Plasmafersi anti-Pfas, si va verso la sperimentazione. Lo ha dichiarato ieri il ministro della sanità, Beatrice Lorenzin: «Abbiamo avviato un forte dialogo con la Regione Veneto consigliando alcuni passaggi che permettano di fare una vera sperimentazione sulla plasmaferesi, perché dobbiamo essere certi che non ci siano effetti negativi da questa pratica». La dichiarazione è stata rilasciata a margine di un punto stampa a Roma dedicato ai vaccini. «Anche a Brescia entrò il metodo Stamina dentro l' ospedale senza che ci fosse un protocollo - ha ricordato Lorenzin -. In Veneto c' è un grave inquinamento da Pfas, è il secondo caso al mondo, ma non abbiamo nessuna prova che la plasmaferesi elimini la sostanza dal corpo dei contaminati e non abbiamo idea degli effetti sull' organismo a medio termine. In Veneto avrebbero dovuto avviare una procedura di sperimentazione con un comitato bioetico, perché non ci sono precedenti. Noi comunque ora abbiamo avviato un dialogo con la Regione, consigliando alcuni passaggi che permettano di fare una sperimentazione. Dobbiamo essere certi che non ci siano effetti negativi». Il lancio di agenzia è arrivato a Venezia come un fulmine a ciel sereno. Lo stesso assessore alla sanità, Luca Coletto, ammette: «Non so nulla di questo "forte dialogo". A metà dicembre, a seguito delle dichiarazioni rilasciate da Lorenzin sui rischi connessi alla plasmaferesi che la Regione aveva già in parte effettuato con risultati positivi, abbiamo bloccato la terapia. All' epoca avevo sentito telefonicamente il presidente dell' Iss, istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, al quale avevo chiesto indicazioni sul modo di procedere, i criteri con i quali avviare la sperimentazione sulla plasmaferesi. Se questo di Lorenzin è un messaggio ben venga, dunque. Noi attendiamo che ci arrivino delle direttive. Spero davvero che queste segnino l' apertura di un nuovo corso di rapporti tra Regione e Ministero».Il gelo istituzionale in effetti più volte è calato: prima sul tema dei vaccini, dove il braccio di ferro è stato lungo. Poi, a sorpresa, sulla questione dei Pfas. La plasmaferesi come terapia per riuscire a "ripulire" il sangue fortemente contaminato dai Pfas è stato presentato, a detta della Regione Veneto, al ministero in più occasioni e in modo formale. E per questa soluzione il Ministero avrebbe anche stanziato dei fondi alla Regione. A metà dicembre, però, è arrivato lo stop: Lorenzin boccia. L' ha fatto pubblicamente, durante una risposta ad una interrogazione parlamentare. Di fatto uno schiaffo istituzionale. La Regione ha incassato e subito dopo ha annunciato: «Basta plasmaferesi fino a nuovo ordine». Ma non è finita. Il giorno successivo - quando si stava svolgendo a Padova la programmata conferenza stampa di presentazione dei primi risultati (peraltro positivi secondo la Regione) - il ministero ha fatto inviare i Nas negli uffici veneziani della Direzione della sanità regionale per sequestrare tutta la documentazione sulla profilassi. Documentazione che si stava, appunto, illustrando alla stampa e che sarebbe stata messa on-line, come prassi, dopo poche ore. «Da allora - continua Coletto - non ho ricevuto alcuna indicazione. Ora attendiamo fiduciosi». Sulle dichiarazioni di Lorenzin, interpellato ieri a palazzo Balbi il governatore, Luca Zaia, ha tagliato corto con una battuta: «Non vedo l' ora che arrivi il 4 marzo».© RIPRODUZIONE RISERVATA CRI.GIA.© RIPRODUZIONE RISERVATA© RIPRODUZIONE RISERVATA.

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12/01/2018 Il Giornale Di Vicenza pagina 37

Morto in ospedale, paura batterio-killer

Al vaglio anche le procedure usate per evitare infezioni nel reparto

Francesca Cavedagna Ieri mattina gli ispettori della Regione si sono presentati al San Bassiano: lavoreranno in Gastroenterologia per tre mesi, esaminando cartelle cliniche e procedure con lo scopo di fare piena luce sulle cause che hanno portato alla morte di Domenico Zarpellon, l' ingegnere deceduto lo scorso 5 gennaio, ma anche sull' intero funzionamento del reparto. E intanto si affaccia la paura del ritorno del batterio-killer.Secondo i primi esiti dell' autopsia eseguita sul professionista lo scorso mercoledì da Dario Raniero, medico incaricato dalla Procura, sembra che il decesso possa essere stato causato anche dal batterio Klebsiella, lo stesso che sei anni fa avrebbe portato alla morte di altri tre pazienti tutti ricoverati nello stesso reparto. In ogni caso il pm Blattner, titolare dell' inchiesta per omicidio colposo che vede iscritto sul registro degli indagati il primario di gastroenterologia, Gaetano Mastropaolo, intende valutare le procedure adottate nel reparto, anche per capire se siano state prese tutte le precauzioni necessarie per bloccare il propagarsi del pericoloso batterio, capace di portare anche alla morte pazienti particolarmente debilitati.Quanto all' indagine della regione, il nucleo degli ispettori, inviati dal direttore generale alla Sanità Luca Mantoan su mandato del governatore Luca Zaia è composto dai dottori Claudio Cordiano, chirurgo in pensione, Milvia Marchiori, igienista a capo del Nac (Nucleo aziendale di controllo) e Matteo Corradini. In particolare verrà esaminata tutta la documentazione registrata nel reparto negli ultimi 5 anni. Se dal lavoro degli ispettori emergeranno responsabilità penali, verranno subito segnalate agli inquirenti. Nel caso dovessero emergere errori effettuati dai medici nelle procedure, potrebbero esserci provvedimenti disciplinari anche da parte dell' Ulss7.

FRANCESCA CAVEDAGNA

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12/01/2018 Il Mattino di Padova pagina 21

Il cantiere per il nuovo ospedale aprirà nella prima metà del 2019

Luciano Flor, direttore generale dell' Azienda, annuncia il cronoprogramma

per i lavori a Padova Est «Intanto continuiamo a investire nelle migliori

tecnologie in via Giustiniani, in futuro le sposteremo»

di Elisa Fais«Tra dieci giorni sarà definito il cronoprogramma per il nuovo ospedale a Padova Est». Lo ha annunciato ieri il direttore generale dell' Azienda ospedaliera, Luciano Flor, a margine di una conferenza stampa in via Giustiniani. Il manager ha voluto fare il punto sull' iter del nuovo ospedale e sull' avvio del lavori per la nuova Pediatria. «Ora stiamo facendo l' elenco di tutti gli adempimenti tecnico-amministrativi per elaborare un doppio piano di lavoro», spiega Flor, «per questo ospedale, che continuerà ad assistere per tanti altri anni gli ammalati, e per Padova Est. Oltre all' acquisizione dell' area, bisogna pensare al modello e al contenuto. Entro il mese chiariremo i modi e i tempi per arrivare al più presto al bando di gara per Padova Est. Siamo ottimisti: finalmente il punto d' arrivo è chiaro, quando si è tutti d' accordo è molto più facile». Secondo le stime dei tecnici, il cantiere aprirà solo nella prima metà del 2019. «Il bando per il nuovo ospedale sarà internazionale», aggiunge Flor, «esperti provenienti da qualunque Paese proporranno i progetti più innovativi. Ad esempio, sotto il profilo del consumo energetico l' ospedale punterà ad essere sostenibile con pannelli fotovoltaici e sonde geotermiche. Per ora ci accontentiamo di rimanere qui, in via Giustiniani, continuando a investire nelle migliori tecnologie disponibili. Le Tac, gli apparecchi diagnostici e gli arredi si possono sempre recuperare: nessuno ci vieta di spostarli da un posto all' altro in futuro». L' accordo con la Regione prevede un doppio polo sanitario, da 900 posti ciascuno. In via Giustiniani rimarrà l' ospedale dei padovani, ovvero l' attuale policlinico rinnovato. La nuova Pediatria (in attesa di realizzazione) diverrà l' ospedale della mamma e del bambino. In più nascerà una nuova torre delle emergenze, con Pronto soccorso, sale operatorie e piazzola per l' elisoccorso sul tetto. A Padova Est invece, nell' area dietro il Net Center e la Kione Arena, sorgerà il polo universitario dedicato all' alta specialità, ricerca e didattica. «I prossimi investimenti in Azienda ospedaliera guardano alla nuova Pediatria, a Patologia Neonatale e a nuove sale operatorie ad alta intensità tecnologica», sottolinea il dg. «Vogliamo riorganizzare l' area chirurgica al Policlinico per renderla più compatta perché ora sale operatorie e terapie intensive sono disperse». Entro cinque mesi lo studio degli architetti Striolo, Fochesato&Partners (insieme a Proger e a Manens Tifs) presenterà il progetto esecutivo per realizzare la nuova Pediatria. «Siamo sulla tabella di marcia», dichiara Flor. «Appena ci portano il progetto, pubblichiamo il bando per l' affidamento dei lavori. Siamo nei tempi, più veloce di così era difficile». Entro la fine dell' anno sarà installato anche il prefabbricato che ospiterà Patologia Neonatale. Da quest' estate il cantiere è bloccato dagli scavi archeologici.

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12/01/2018 Il Mattino di Padova pagina 13

Plasmaferesi contro i Pfas il governo apre al Veneto

VENEZIA«Abbiamo avviato un forte dialogo con la Regione Veneto consigliando alcuni passaggi che permettano di fare una vera sperimentazione sulla plasmaferesi, perché dobbiamo essere certi che non ci siano effetti negativi da questa pratica». Lo ha affermato ieri il ministro della Salute Beatrice Lorenzin intervenendo alla trasmissione "24mattino" su Radio24: «Anche a Brescia entrò il metodo Stamina dentro l' ospedale senza che ci fosse un protocollo», ha affermato Lorenzin, «In Veneto abbiamo un tema molto grave di inquinamento da Pfas, è il secondo caso al mondo, ma non abbiamo nessuna prova che la plasmaferesi elimini la sostanza, e non abbiamo idea degli effetti sull' organismo a medio termine. In Veneto avrebbero dovuto avviare una procedura di sperimentazione con un comitato bioetico, perché non ci sono precedenti. Noi comunque ora abbiamo avviato un forte dialogo con la Regione, consigliando alcuni passaggi che permettano di fare una sperimentazione prima, perché dobbiamo essere certi che non ci siano effetti negativi». In realtà, ieri mattina in Regione, cadevano dalle nuvole perché con il ministero non c' è stato alcuno scambio ufficiale di documenti. Gli ultimi contatti, spiega l' assessore alla Sanità Luca Coletto, risalgono al periodo natalizio, quando in un incontro con i referenti dell' Istituto Superiore della Sanità fu discussa l' opportunità «di avviare un protocollo finalizzato alla sperimentazione dei trattamenti di chi ha subito la contaminazione». Il presidente dell' Iss Walter Ricciardi si riservò di parlarne col ministro che ora ha evidentemente ritenuto praticabile tale strada. Nel frattempo, precisa Coletto, la plasmaferesi resta sospesa. Il ministro Lorenzin è intervenuta altresì sui vaccini, smentendo Matteo Salvini e sostenendo che il Veneto era sotto soglia per quanto riguardava la esavalente morbillo e rosolia. (s.t.)

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12/01/2018 Il Mattino di Padova pagina 14

di Carlo BellottowPADOVA«Anomalie nell' affidamento della gara

per i servizi di ristorazione ...

di Carlo BellottowPADOVA«Anomalie nell' affidamento della gara per i servizi di ristorazione ospedaliera della Regione Veneto. La gara, per un importo base di oltre 303 milioni, suddivisa in sei maxi lotti risulta, per quanto noto, provvisoriamente aggiudicata alla Serenissima spa, affidataria di tutti i lotti». È questa la segnalazione arrivata all' Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione) che ora si trova sul tavolo del presidente Raffaele Cantone chiamato a valutare eventuali irregolarità. Nell' atto sono state illustrate le anomalie relative alla suddivisione dell' affidamento in maxi lotti, comunque di importo elevato e senza alcuna previsione nel bando di "associazione "di "alcuni o tutti i lotti al medesimo offerente", nonché all' attribuzione del massimo punteggio a Serenissima spa in tutti i lotti, sia per l' offerta tecnica che per l' offerta economica. "La Serenissima spa detiene già il 90 per cento circa dei servizi di ristorazione ospedaliera nella Regione Veneto. Una situazione di sostanziale monopolio, assai peculiare, che pare tradire le ordinarie dinamiche di mercati aperti e competitivi. L' Anac ora procederà ai chiarimenti opportuni e necessari a garantire, nell' interesse generale, la piena correttezza della gara e l' efficiente funzionamento di mercati aperti" così recita l' esposto arrivato pure al nostro giornale. Il bando unico regionale (è del dicembre 2016) finito sotto la lente dell' Anticorruzione è di 7 anni (5 rinnovabili per ulteriori 2) e riguarda più lotti così specificati. 1) Ristorazione per le aziende Usl1 (Belluno), Usl 7 Pieve di Soligo, Usl 8 (Asolo) per 54, 3 milioni iva esclusa. 2) Ristorazione per le Usl 20 (Verona), 21 (Legnago), 22 (Bussolengo) per 52, 5 milioni, iva esclusa. 3) Usl 14 (Chioggia), 18 (Rovigo), 19 (Adria) per 31, 5 milioni, iva esclusa. 4) Azienda Ospedaliera di Padova e Iov, per un totale di 42, 7 milioni. 5) Usl5 Ovest Vicentino e 6 (Vicenza), per circa 55 milioni di euro. 6) Usl 13 Mirano, 15 Alta Padovana e 16 Padova, 66, 9 milioni di euro. Nel capitolato speciale della gara sono specificati anche alcuni menu particolari: quello del "nuovo entrato" per ricoveri non prevedibili con piatti del prontuario dietetico, quello "festivo" con ad esempio panettone e Natale e colomba a Pasqua. I problemi per Serenissima non sono mancati nell' ultimo periodo. Un anno fa il Tar Veneto aveva fatto saltare l' appalto da 17 milioni di euro all' ex Usl 10 di San Donà di Piave accogliendo il ricorso del secondo classificato - Dussmann srl- e disposto l' annullamento degli atti di gara. I giudici, puntarono il dito contro il sistema "cook &chill", la tecnica di preparazione degli alimenti basata sulla cottura e sul successivo raffreddamento rapido. Il Tar sosteneva che i pasti vengono serviti ai pazienti dopo sei giorni dalla preparazione, anziché dopo i 5 che è il termine massimo. L' azienda replicò garantendo il rispetto di tutte le regole. A Belluno a causa del mega appalto rischiano il posto 50 lavoratori della mensa ospedaliera.

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12/01/2018 Il Resto del Carlino (ed. Rovigo) pagina 35

«Siamo stremati, aggrediti sei infermieri su dieci»

LUOGHI di cura che troppo spesso diventano teatri di aggressioni. Ospedali, centri di cura, punti di prenotazioni cup. E in pronto soccorso, nei reparti, in psichiatria. Troppo spesso gli operatori sanitari sono vittima delle ire di chi pretende di essere visitato subito, o di chi, nel weekend, ha alzato troppo il gomito e al momento del ricovero se la prende con chi è in prima linea per aiutare. Nei primi quattro mesi del 2017 ci sono state circa il 75% in più di aggressioni al personale sanitario rispetto allo stesso periodo dell' anno prima. Il 60% di chi lavora in ospedale dichiara di aver subito episodi di questo tipo, che sono aumentati del 91% nei pronto soccorso. Ma l' aumento è generalizzato, e schizza a +83,9% in terapia intensiva e +76,3% negli ambulatori. Le aggressioni di tipo fisico sono un terzo del totale, e in 16 casi su 100 provocano lesioni. I dati raccolti dalla segreteria nazionale Nursind sul tema fanno paura e fotografano uno scenario sempre più preoccupante, dove la lotta alla malattia spesso diventa lotta e basta. «Una situazione molto pesante - commenta Antonella Rodigliano di Nursind - e una vera esasperazione per i colleghi». [QN11EVIBLU] Per trovare [/QN11EVIBLU]episodi di violenza non occorre andare troppo indietro nel tempo: giusto martedì scorso a Trecenta, nel Rodigino, un' infermiera del pronto soccorso è stata prima aggredita verbalmente e poi fisicamente, presa per un braccio con forza. A strattonarla un nordafricano 50enne, arrabbiato per l' attesa prima della visita, e che le ha causato lesioni guaribili in 10 giorni. Qualche settimana fa era successo all' ospedale Infermi di Rimini, vittima un' altra infermiera. In quel caso l' aggressore, un semplice paziente in attesa della visita, ha detto di essere un medico noto e dopo le minacce l' ha colpita al volto, e anche in questo caso la prognosi è di 10 giorni. E poi, ancora, Bologna, pronto soccorso dell' ospedale Sant' Orsola: un cittadino cinese ha dato in escandescenze, ha iniziato a discutere animatamente con gli infermieri e infine ha iniziato a dare segni di squilibrio, diventando sempre più aggressivo fino a colpire un medico e un vigilante, causando lesioni per una prognosi di 10 giorni. E SONO solo alcuni degli episodi verificatisi nel nostro territorio nelle ultime settimane. A dicembre del 2016, ad esempio, era successo a Parma, al punto bianco del pronto soccorso, tra le persone in fila per il Cup. In questo caso a scatenare il putiferio è una telefonata: una donna urla alla cornetta, qualcuno gli chiede di abbassare la voce e lei dà in escandescenze, non vuole saperne, urla e graffia. E poi ancora Pesaro, aprile 2017: un uomo entra al pronto soccorso dell' ospedale San Salvatore con una katana lunga 40 centimetri, alla ricerca dell' uomo con cui aveva litigato poco prima in un bar. Non solo panico, ma anche tre feriti: il portiere, un infermiere e un agente di polizia, con prognosi tra i 7 e i 15 giorni. Un' emergenza in quei luoghi che dovrebbero affrontare altri tipi di emergenza. Sara Servadei.

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12/01/2018 Il Resto del Carlino (ed. Rovigo) pagina 51

Morto in ospedale, la svolta Si indaga per omicidio colposo

Porto Viro, il pm ha sequestrato tutte le cartelle cliniche

- PORTO VIRO - DOPO DIECI GIORNI di attesa da parte dei familiari, la Procura di Rovigo ha aperto un procedimento penale per omicidio colposo a carico di ignoti sulla morte di Carletto Ortolan, 67 anni, di Taglio di Po deceduto il 30 dicembre nella casa di cura Madonna della Salute di Porto Viro, ospedale privato accreditato con il servizio sanitario nazionale. ORTOLAN, commerciante di automobili, il 28 dicembre si era svegliato con forti dolori addominali e nausea. E' rimasto a letto e ha assunto un medicinale per il vomito, ma inutilmente. A quel punto, la moglie e la figlia hanno deciso di chiamare il 118 e il paziente è stato trasportato in ambulanza al pronto soccorso del nosocomio di Porto Viro. Lì è stato visitato e quindi dimesso con la prescrizione di una terapia antibiotica, nonostante le insistenze da parte dei suoi familiari che ne sollecitavano il ricovero. L' indomani l' uomo non si reggeva in piedi e, verso sera, ha iniziato ad avere rossori diffusi su buona parte del corpo. I suoi congiunti hanno chiamato la guardia medica che gli ha consigliato di sospendere la cura prescritta al pronto soccorso e di assumere un diverso antibiotico. «Anche il cambio di medicine - spiegano gli avvocati della famiglia - tuttavia, non ha prodotto alcun effetto». La mattina del 30 dicembre, dopo aver consultato il medico di base, i familiari di Ortolan hanno chiamato ancora il 118. Giunto nuovamente al pronto soccorso della casa di cura Madonna della Salute, i medici hanno deciso di sottoporre il paziente ad accertamenti approfonditi. Dopo un paio d' ore è stato ricoverato d' urgenza in terapia intensiva. I sanitari hanno quindi avvisato i familiari che la situazione era molto grave. Alle 23,30 dello stesso giorno Carletto Ortolan è deceduto. Sconvolti dal dolore e non riuscendo a capacitarsi dell' improvvisa tragedia, i familiari, tramite il consulente personale Luigi Peron, si sono quindi rivolti a Studio 3A. Martedì 2 gennaio è stato presentato un esposto alla magistratura nella stazione dei carabinieri di Taglio di Po. Nel documento si chiedeva all' autorità giudiziaria di avviare gli opportuni accertamenti sul caso disponendo anche l' acquisizione della cartelle cliniche integrali e l' esame autoptico. La stessa direzione della Casa di Cura, peraltro, per vederci chiaro, ha già sottoposto la salma al riscontro diagnostico, un' autopsia interna, all' ospedale di Rovigo. Dopo una lunga attesa, i familiari non hanno ancora potuto fissare la data dei funerali di Ortolan. Adesso il pubblico ministero titolare del caso, Fabrizio Suriano, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti. IL PM HA FATTO sequestrare tutte le cartelle cliniche e disposto l' acquisizione del referto del riscontro diagnostico effettuato dalla casa di cura. Si è ancora in attesa di capire se il magistrato riterrà di disporre anche l' esame autoptico, incaricando un proprio consulente tecnico. Sulla vicenda, che ha destato profondo sconcerto, ha presentato un' interrogazione a risposta scritta anche la consigliera regionale Patrizia Bertelle, chiedendo che la Giunta regionale accerti se si sia trattato di un caso di mala sanità e se la struttura sanitaria in questione abbia applicato tutte le pratiche mediche previste. Subito dopo la tragedia erano intervenuti i vertici della struttura sanitaria di Porto Viro. «La Casa di Cura esprime ai familiari il proprio rincrescimento, ma non ritiene di rilasciare dichiarazioni sulla vicenda in quanto la stessa è già oggetto di approfondimenti condotti internamente alla struttura e di accertamenti da parte degli organi tutori».

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12/01/2018 La Nuova di Venezia e Mestre pagina 28

Stipendi, l' Usl 3 vince in Cassazione

Rigettate le pretese di psicologi e farmacisti: un risparmio di 10 milioni di euro

MESTRE Dieci milioni di euro: a tanto ammonta il risparmio per le casse della Usl 3 Serenissima, a seguito della sentenza legata alla richiesta di numerosi professionisti in merito al ricalcolo della retribuzione di risultato. Una vertenza decennale che ha contrapposto in Tribunale l' azienda a vari dirigenti sanitari non medici, a biologi, chimici, psicologi e farmacisti. La sentenza delle sezioni unite della Corte di Cassazione, pubblicata nel dicembre scorso, conclude una lunga controversia, e vengono riconosciute le ragioni sostenute dall' Usl veneziana. Sentenza oltretutto particolarmente importante, perché evita all' Usl 3 un esborso per milioni di euro, e perché costituisce un precedente di riferimento per le vertenze parallele aperte a livello regionale e nazionale. «Va riconosciuto alla nostra azienda il merito di aver caparbiamente inseguito quella che considerava la corretta interpretazione», commenta il direttore generale Giuseppe Dal Ben, «anche se soccombente sia in primo che in secondo grado, l' Usl veneziana ha sostenuto con pervicacia fino al successo le proprie ragioni». Raggiunto infatti un accordo con le prime tre categorie (non medici, biologi e chimici), l' azienda sanitaria veneziana ha proseguito sulla via del contenzioso quanto alle pretese di psicologi e farmacisti, ottenendo infine piena soddisfazione. Per effetto della sentenza della Cassazione, la numero 30222/17, viene così riconfermato il fondo di risultato determinato in applicazione dei contratti di lavoro in vigore. Accogliendo la richiesta dell' Usl, la Cassazione ha quindi sancito l' incongruità del ricalcolo della retribuzione di risultato, che era stato preteso e ottenuto per più di un decennio dai dirigenti ricorrenti, e che fin qui era stato giudicato con sentenze favorevoli da vari fori giudiziari, tanto che molte Usl su tutto il territorio nazionale erano state indotte a transare, alcune anche per milioni di euro, per evitare costi maggiori. La sentenza definitiva rivede l' orientamento precedentemente tenuto dalla Sezione Lavoro della Cassazione stessa. Le conclusioni, a dieci anni dall' inizio della causa, hanno dato ragione alle tesi dell' Usl 3, ottenute con l' assistenza di Mda-Studio legale, e in particolare dell' avvocato Andrea Bortoluzzi, responsabile dell' area lavoro e previdenza, e dall' avvocato Irene Corso. Simone Bianchi.

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12/01/2018 La Tribuna di Treviso pagina 29

Ostetricia all' avanguardia, ma senza vasca

il fiore all' occhiello

MONTEBELLUNA. Numeri sempre positivi alla ostetricia del San Valentino anche se da qualche mese è senza primario e da circa un anno senza vasca funzionante per il parto in acqua. Nel 2017 i parti sono stati infatti 1.146, tanto che l' ostetricia dell' ospedale di Montebelluna è stata seconda solo all' ospedale di Treviso in provincia. Un dato pressoché invariato rispetto all' anno precedente, con un 9,8% di parti con taglio cesareo. Uso di luce soffusa, rispetto del silenzio e riduzione dei rumori inutili, talvolta musica, presenza costante del compagno o persona di fiducia nel travaglio, Uso dell' acqua, tanta acqua... anche se la vasca è fuori uso da quasi un anno ma dovrebbe essere sostituita in tempi brevi da una nuova, l' adozione, sin dal 2012, del pelle a pelle per favorire il legame mamma bambino e allattamento, il clampaggio tardivo del cordone ombelicale oltre i tre minuti e per chi lo desidera durante tutto il periodo del pelle a pelle, il rooming-in per favorire l' allattamento al seno: tutte attenzioni che fanno del reparto di ostetricia montebellunese un punto di riferimento in tutto il territorio provinciale per chi deve partorire. Il desiderio di tutti gli operatori e ancor più delle mamme è di avere la possibilità di poter disporre della peridurale (l' anestesia epidurale o peridurale è una modalità di anestesia loco-regionale che prevede la somministrazione di farmaci anestetici attraverso un catetere posizionato nello spazio epidurale); in certe situazioni difficili, la dignità del parto e il benessere materno/fetale possono essere garantiti con l' implementazione di tale servizio che a tutt' oggi non è attivo. (e.f.)

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12/01/2018 La Tribuna di Treviso pagina 29

Ortopedia e cardiologia due anni senza i primari

Tempi lunghissimi per i concorsi, e intanto le guide dei reparti restano vacanti

Pd all' attacco: sono logiche politiche che vanno a scapito del servizio agli

utenti

MONTEBELLUNAPazienza la burocrazia farraginosa, ma due anni e mezzo per fare il concorso per il primario di ortopedia e due anni e tre mesi per quello di cardiologia sembrano un po' troppi. Solo tre mesi potrebbero invece essere sufficienti per quello di ginecologia-ostetricia, ma lì c' è la pecca della vasca per il parto in acqua, fuori uso da un anno. Sarebbe costato meno sostituirla per tempo anziché pagare la fattura alle altre Usl dove sono andate nel frattempo una trentina di donne che volevano partorire in acqua. I reparti hanno ovviamente continuato a funzionare con facenti funzioni, ma oltre due anni per avere un primario a coprire un posto vacante sono effettivamente un po' troppi.Solo la burocrazia è da ritenersi responsabile per i tempi così lunghi? O sotto sotto c' è anche dell' altro? «L' amministrazione non è stata molto sollecita e interessi di tipo politico non hanno fatto bene all' ospedale dei Montebelluna - c hiosa Silvio Tessari, Pd - Per prendere voti ovunque non sono stati fatti gli interessi dei cittadini da cui sono stati eletti».Un caso non raro quello dei primariati vacanti all' ospedale di Montebelluna. «Per il primario di cardiologia di Conegliano hanno impiegato due anni - fa notare l' ultimo primario di cardiologia che ha avuto l' ospedale di Montebelluna, Gianfilippo Neri, andato in pensione a ottobre 2015 e non ancora sostituito - per il primario di Cittadella addirittura quattro anni. Ma sui tempi che si sono allungati penso che abbia influito anche la fusione delle tre Usl trevigiane in una unica».Ma l' impressione è che non siano solo i tempi della burocrazia a rendere eccessivi quelli di sostituzione dei primari andati in pensione, ma ci sia anche un progetto non ancora ben definito di riduzione dei primariati e un "risiko" sui posti da occupare. Per intenderci Francesco Benazzi, direttore generale dell' Usl 2, a un incontro con gli Amici del Cuore ha affermato che si andrà verso un dimezzamento dei 71 primariati degli ospedali trevigiani. E qui entra in gioco il risiko per cardiologia: se Cernetti, primario a Castelfranco, andrà a occupare il primariato al Ca' Foncello, saranno due i posti di primario di cardiologia liberi tra Castelfranco e Montebelluna e a quel punto, anche se le schede ospedaliere della Regione ne prevedono due, potrebbe scattare il servizio unico. «Bisogna intendere se un primario ha funzioni professionali o deve occuparsi solo degli aspetti organizzativi - riflette Neri - se deve pensare a dirigere reparti ubicati in luoghi tra loro distanti tramonta l' idea del paziente di voler essere visitato dal primario perché è quello che gode di maggiore fiducia, perché il primario avrà essenzialmente funzioni organizzative. Però non è che eliminando dei primariati si risparmi granché, dal momento che il numero di medici non cambia. Si fanno risparmi significativi solo se si svuota un reparto, come è stato fatto con neurologia». E come le schede ospedaliere dicevano che doveva essere fatto per ostetricia ma non è avvenuto.Enzo Favero.

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12/01/2018 L'Arena pagina 29

Battaglia per l' Orlandi intervengono i 5 Stelle

Baietta: «Cadura avrebbe dovuto rendere pubblica la posizione che ha preso

alla riunione dei sindaci»

Chiede che il problema della riconversione dell' ospedale Orlandi sia portato in Consiglio comunale anche a Pescantina l' esponente locale del Movimento 5 stelle Samuele Baietta. «Siamo stupefatti», dice il consigliere comunale, «nel renderci conto che un sindaco, rappresentante di tutti i cittadini, non abbia nemmeno discusso in Consiglio quale avrebbe potuto essere la sua posizione durante la riunione del Comitato dei sindaci. Ci sorprende la sua decisione di firmare una modifica delle schede ospedaliere che toglie un ospedale per acuti situato nel paese a noi confinante». «Il M5S di Pescantina», continua Baietta, «dissente dalla posizione assunta dal sindaco Luigi Cadura riguardo alla richiesta di riorganizzazione dell' ospedale di Bussolengo, fino a pochissimo tempo fa eccellenza per la pneumologia, destinatario di due riconoscimenti dell' Unicef e a dicembre scorso di Onda. La proposta di modifica della scheda ospedaliera, che già lo penalizzava essendo costretto a dividere i primariati con Villafranca, apre le porte ad un depotenziamento imponente». Conclude Baietta: «Sto aspettando in Consiglio la discussione della mozione in cui chiedo che il sindaco Cadura si faccia portavoce in Regione Veneto affinché venga abbandonato l' attuale piano di riorganizzazione dell' Orlandi e venga avviato il percorso inverso con il conseguente ripristino dei reparti in via di dismissione». Risponde il sindaco Cadura: «La questione dell' Orlandi assume caratteri paradossali: i sindaci vengono messi sotto accusa, quando ogni decisione spetta alla Regione. I pentastellati, finti ingenui, vogliono farci credere che tutte le opzioni siano ancora sul tappeto, come se non fossero stati spesi 40 milioni di euro per la ricostruzione dell' ospedale di Villafranca, con una situazione bloccata da anni che sta indebolendo progressivamente la sanità pubblica nella nostra zona. Come qualsiasi sindaco, vorrei per i miei concittadini un ospedale sotto casa: quello che però non si può più tollerare è assistere inermi alla sistematica distruzione della sanità pubblica nella nostra zona, con enormi sprechi di denaro pubblico causati da una mancanza di programmazione».Intanto a Bussolengo si è costituito ufficialmente il comitato Salvaguardia ospedale Orlandi, registrando lo Statuto. «Questo passo», spiega la presidente Adriana Meneghini Frost, «si è reso necessario in quanto siamo venuti a conoscenza che la pagina Facebook che credevamo gestita solo da persone della nostra organizzazione, in realtà era stata aperta da un profilo non riconducibile ad alcuna persona identificabile. All' interno del pannello di amministrazione, inoltre, alla data in cui ne siamo venuti a conoscenza, abbiamo appurato che tra gli editor, cioè coloro che possono pubblicare post a nome della pagina, vi è un noto politico di Bussolengo. Nonostante abbiamo chiesto di cambiare gli amministratori della pagina, la situazione è rimasta la stessa». Da qui la decisione dei responsabili del Comitato di aprire un' altra pagina Facebook, la sola ad essere ufficiale e nella quale a scrivere sono la presidente Meneghini Frost e la vicepresidente Chiara Corsini. «È giusto i cittadini sappiano che la vecchia pagina non c' entra con il Comitato che vuole rimanere apartitico», conclude Meneghini. La pagina ufficiale è facebook.com/comitatosalvaguardiaorlandi. L.C.

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