Adria ago2013a n108

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Periodico d’informazione locale. Anno XX n. 108 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD www.lapiazzaweb.it di Adria I NOSTRI ARREDATORI sono specializzati e ti possono consigliare al meglio anche sul d.L. 463/2013 che, in caso di ristrutturazione, per l’acqui- sti dei tuoi mobili, prevede la detrazione del 50% della spesa sostenuta. ABBIAMO RINNOVATO TUTTA LA NOSTRA ESPOSIZIONE con i prodotti più innovativi del mercato VIENI A TROVARCI… e se farai un preventivo, senza impegno per l’acquisto, riceverai un simpatico OMAGGIO. DA NOI LE SORPRESE NON FINISCONO MAI!!! non puoi accedere all’incentivo statale perche’ non hai alcuna ristrutturazione in corso? L’INCENTIVO TE LO DIAMO NOI.. e te lo detraiamo subito dal prezzo di acquisto PORTO VIRO (RO) S.S. ROMEA KM. 68 FERRARA VIA MODENA 250 ARREDA LA TUA CASA www.patio.it messaggio pubblicitario

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Il ministro Kyenge, tra storie di razzismo e integrazione

Società

pag. 4-5 e 6

Via l’Imu arriverà la “Service tax”. Comuni preoccupati

I conti in tasca

pag. 8

ulss 19. Visite ed esami in orario serale e nei festiVi

Polesine, terra di cinema e da cinema. Ossia, terra che ha prodotto cineasti di

ottimo livello, ma anche terra in grado di offrire location affascinanti come poche. E’ questa la duplice idea alla base della pre-senza di una rappresentanza rodigina alla

70esima mostra del cinema di Venezia

pag. 9Polesine film commission

al festiVal di Venezia

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e consentire ai cittadini di accedere ai servizi sanitari senza più doversi

assentare dal lavoro

pag. 27

Associazioni, sfide e impegni per il futuro

Volontariato

pag. 15

pag. 12

Tribunale: a Rovigo cancelleria e archivio ma non c’è postoNei giorni che precedono l’inizio dell’attività, il futuro è ancora un rebus

Chiuso, senza possibilità di ripensamenti. E senza possibilità di appello, pare pro-prio il caso di dire, dal momento che si

sta parlando di un tribunale. Quello di Adria, sezione distaccata del palazzo di giustizia di Rovigo. Un tribunale piccolo, ma che ha con-tribuito a scrivere pagine importanti, per la storia, non solo giudiziaria, della nostra provin-cia. E’ qui, infatti, che sono stati celebrati vari, importanti processi, soprattutto ambientali. Una storia gloriosa, insomma, arrivata, però, al capolinea. “Colpa” - ammesso che di colpe

si possa parlare - della legge che, un anno fa, aveva previsto la revisione dei distretti giudi-ziari. Cancellando l’attività delle sedi distac-cate, in un’ottica di spending review. In molti avevano pensato che, come spesso accade in Italia, ci sarebbe stato spazio per deroghe, rinvii e quant’altro. Non questa volta. Così, quest’anno, i lavori non riprenderanno. No-nostante il tentativo, in extremis, della presi-dente del tribunale di Rovigo Adalgisa Fraccon che, con una accorata lettera al ministero della Giustizia, aveva domandato una proroga, in

modo da potere tenere aperto il tribunale del-la città etrusca per almeno un’altra stagione. “Impossibile” è stata la risposta di Roma. Il risparmio che deriverebbe dalla chiusura è già stato messo nero su bianco e questo, nella capitale della burocrazia, equivale a una sentenza di morte. Discorso chiuso, insomma. Le udienze che erano state già messe in ca-lendario sono quindi state trasferite a Rovigo. E la stessa sorte toccherà anche al personale, cancellieri e impiegati. Ed è qui che sorge un problema

Periodico d’informazione locale. Anno XX n. 108 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD www.lapiazzaweb.it

di Adria

L’intervento

Digiuno per la madre terradi Don Albino Bizzotto*

Perché partire con un digiuno a sola acqua a tempo prolungato la sera

di ferragosto? È stata la do-manda più ricorrente. Per due motivi principalmente: ad agosto sono ferme le attività produttive e istituzionali ma anche dei comitati. Un’azione personale non intralciava e non si metteva in concorrenza con nessun’altra iniziativa in corso. Ad agosto ci sono poche in-formazioni “appetitose” per i mezzi di comuni-cazione. Un’iniziativa un po’ choc può trovare accoglienza. E così è stato, grazie anche a una mobilitazione spontanea di riconoscimento della validità delle motivazioni e di condivisione dell’e-sperienza. Da subito non mi sono trovato isola-to. È stato un crescendo, come si fosse levato il tappo di una bottiglia. Sono molte le persone in Italia che ritengono importante un cambio di rotta culturale e pratica rispetto al consumo di suolo (cemento, asfalto, abbandono) e alla cura e custodia della terra, accettando il punto di vista della natura, imparando anche la sua “gramma-tica”. Sono molte le persone che soffrono per le speculazioni e le distruzioni ambientali calate dall’alto con megaprogetti voluti da un’impren-ditoria collusa molto spesso con or-ganizzazioni malavitose, comunque corrotta e bulimica finan-ziariamente. * fondatore dell’associazione

“Beati i Costruttori di Pace”continua a pag. 3

continua a pag. 17

L’editoriale

Negli anni ’90 i veneti hanno iniziato a conoscere il feno-meno chiamato immigrazione. In pre-cedenza avevano conosciuto solo il

suo opposto, ossia l’emigrazione.

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egli anni ’90 i veneti hanno iniziato a conoscere il fenomeno chiamato immigrazione. In pre

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Gli anni ’90, anni dell’immigrazione e della politica semplificata

di Mauro Gambin*

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Appartamento trilocale al piano 2°, completamente arredato, composto da ingresso, soggiorno, cucina, 2 letti, bagno e garage. Classe energetica non defi nita

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Page 6: Adria ago2013a n108
Page 7: Adria ago2013a n108

Attività extradidattiche attiVamente, c’è temPo fino al 4/10

C’è tempo fino al prossimo 4 ottobre per iscriversi ad “Attivamente”, il programma di attività extradidattiche che la Fondazio-ne Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo offre gratuitamente alle scuole di ogni ordine e grado delle province di Padova e Rovigo. Da quest’anno il programma si arricchisce di nuove proposte per orientare i ragazzi nella scelta del percorso formativo e aiutarli a migliorare il metodo di studio, oltre a progetti che favoriscono la comprensione dell’economia e della finanza e l’approfondimento della storia. “Attivamente” include anche uno “Specia-le Mostre” pensato per aiutare i ragazzi ad avvicinarsi all’arte e alla cultura.

Canalbiancodue incidenti

da bonificare

La Regione Veneto attraverso il dirigente del servizio Ispettorato di porto ha segnalato due incidenti accaduti nei giorni scorsi nel

Canalbianco. A Canda è stato sversato del materiale inquinante da parte dello

spintore Tanzania. Le operazioni di bonifica dovrebbero durare ancora qualche giorno.

In località Schiappette, ad Adria, invece è franato parte dell’argine. Si tratta di un tratto di sponda di circa trecento metri di lunghezza che verrà consolidato con un

intervento che richiederà di circa 100 giorni.

Museo di Adria tornerà “la Voce delle cose”

In virtù del grande successo ottenuto di recente dal Museo archeologico nazionale di Adria con “La voce delle cose”, ossia una serie di incontri in cui alcuni reperti del museo hanno raccontato la propria storia tra musica e letture di brani letterari, l’ini-ziativa verrà riproposta nei prossimi mesi. I due appuntamenti estivi hanno richiamato un vasto pubblico che ha superato le cento presenze.

Via Badinidisagi Per i laVori

Si è registrato qualche disagio alla viabilità in via Badini nei giorni trascorsi a causa del

cantiere che si è occupato dell’asfaltatura del nastro stradale e della sistemazione dei marciapiedi. I lavori tuttavia dovreb-bero compiersi in un periodo di tempo

molto breve e quindi anche la circolazione delle auto, così come pure la sosta degli

automezzi nell’area interessata, dovrebbe rientrare al più presto alla normalità.

Sfidegiro d’italia in bici

elettrica

E’ transitato anche dal Delta, Marco

Invernizzi, per com-piere in solitaria il suo Giro d’Italia a cavallo di una bici elettrica a pedalata assistita. Partito il 10 agosto da

Milano l’intrepido ciclista ha scelto di inserire anche l’argine del Po di Venezia nel suo

percorso su due ruote nato dalla volontà di far riflettere il Belpaese sulla necessità di

rispettare le sue eccellenze paesaggistiche ed insieme di farle conoscere. Il Giro d’Italia di Marco, infatti, è fatto di tappe rivolte alla riscoperta della tipicità italiana, dei costumi, delle tradizioni, della cultura locale. Si tratta

comunque di una sorta di allenamento in previsione del prossimo anno, quando a primavera partirà per il giro del mondo

sempre a cavallo di una bici elettrica

Gianni Berengo Gardinultimi giorni Per la mostra sul Polesine

Ultimi giorni per poter assistere alla mostra fotografica ospitata a Villa Badoer del famoso fotografo italiano Gianni Berengo Gardin. “Polesine”, è il titolo della rassegna fotografica, un centinaio di stampe che ritraggono la provincia di Rovigo nel 1971. Considera-to il Cartier Bresson italiano Gardin ha ricevuto riconoscimenti mondiali per le sue fotografie di reportage e documen-tarie, ha lavorato a stretto contatto con l’architetto Carlo Scarpa. Le opere saranno esposte fino al prossimo 29 settembre.

È un periodico formato da 14 edizioni locali mensilmente recapitato a oltre 250.000 famiglie del Veneto.Questa edizione raggiunge le zone di Adria, Petorazza e Papozze per un numero complessivo di 8.177 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 22120

è un marchio registrato di proprietà

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REDAZIONE:Direttore responsabileMauro GaMbin [email protected] Jovane [email protected] in redazione il 29 agosto 2013Centro Stampa: rotopreSS InternatIonalloreto, vIa breCCIa (an)

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

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VeneziaPadovaRovigo Treviso

Adria Provincia RegioneProvincia Regionesalute

pag. 11

Dopo la pausa estiva torna “Caffé Alzheimer”

caccia

pag. 17

Il Wwf chiede alla Provincia di vigilare sui capanni

L’intervento

Digiuno per la madre terraI due motivi principali che mi hanno spinto al gesto sono state: situazioni di emergenza del pianeta e del Veneto e la sordità e l’ottusità politica spesso

con illegalità dei governanti rispetto alla ragionevolezza delle proteste e delle proposte dei vari comitati. Da due anni sto seguendo i dati della impossibilità per il pianeta di stare al passo con la pressione dei consumi umani. Quest’anno il 20 agosto è stato il giorno discrimine. Il pianeta è proprio esausto. Il fatto che nessuno se ne preoccupi, perché il problema è di tutti e quindi praticamente di nessuno, non rende meno grave la situazione reale; non si parla di opinioni, ma di dati allarmanti. Il Veneto è la Regione più cementificata d’Italia e da 20 anni procede a un consumo di suolo alla velocità di 38 ettari al giorno sottratti all’uso agricolo del territorio. Il Veneto con la pianura padana è una delle regioni più inquinate e più inquinanti d’Europa. La cementificazione riguarda anche i terreni più fertili in una pianura che è tutta un’unica città diffusa con il territorio agricolo tutto frantumato. Anche l’acqua che è la risorsa più preziosa rimane un bene precario per l’incuria e per le opere che mettono a rischio le stesse falde. Siamo ormai a una emergenza così vasta e devastante che la Regione stessa avverte la necessità di un maggior rispetto e tutela del territorio. Il guaio però sta nel fatto che già è stata approvata una quantità tale di progetti cemento – asfalto da far rabbrividire. 30 progetti di strade – autostrade, 7 progetti di ospedali o nuovi o rinnovati, 3 progetti marittimi. Tutti in project financing, cioè opere pubbliche con capitale privato. Significa indebitare tutta la popolazione, compresi i bambini che ancora devono nascere, per oltre trent’anni solo per pagare gli interessi degli investitori privati. Siamo all’assurdo. A questo vanno aggiunti i mega progetti esclusivamente privati come Motor city, Veneto city, Tessera city, Città della moda. La distruzione ambientale è assicurata. È stata chiesta una moratoria ai responsabili politici. Impossi-bile. “Non si può ritornare sulle decisioni prese” è stato risposto. Il Veneto concorre in prima fila all’emergenza del pianeta. Da anni seguo le vicende e il lavoro dei comitati. Sono le sentinelle e i parafulmini della popolazione. In questi anni hanno sviluppato competenze straordinarie anche in campo tecnico e giuridico. Accanto ai no alle grandi opere, decise con le scelte più impattanti, perché più redditizie, hanno sempre offerto soluzioni alternative ragionevoli. Hanno combattuto sempre l’illegalità e soprattutto non sono mai stati portatori di interessi privati o particolari. Oggi c’è un’effervescenza straordinaria di comitati. Il digiuno intrapreso ha suscitato una vivace partecipazione, perché tutti hanno compreso che non riguardava il protagonismo della mia persona, ma il motivo serio per cui tutti erano impegnati. Ne è nata una duplice iniziativa. Da una parte anche persone delle istituzioni (come la sindaco e la giunta di Marano Vicentino) hanno assunto il digiuno come modalità forte anche per le loro priorità politiche in campo ambientale. Dall’altra mai mi sarei sognato di chiedere agli altri di digiunare, come gesto comunitario lotta. È venuto avanti spontaneamente come scelta delle persone più impegnate dei comitati. Per me una sorpresa commovente. Così ci troveremo un settembre con digiuni puntuali nelle località con particolari problemi ambientali e l’ultimo weekend, 28-29 settembre, con un digiuno generalizzato regionale. Per concludere tutti insieme il 9 ottobre a Palazzo Balbi a Venezia, sede della Giunta regionale, per chiedere a gran voce “moratoria” alla colata di cemento e asfalto programmata.

segue da pag. 1

economia

pag. 25

“Nella mobilità delle merci il futuro del Polesine””

torna musiké

pag. 27

Concerti nei conservatori di Adria, Rovigo

▶ SPURGO POZZI NERI E CONDENSE GRASSI

▶ STASAMENTO TUBAZIONI▶ PULIZIE IDRODINAMICHE

A PRESSIONE▶ VIDEO ISPEZIONI

A COLORI

Cell. 347 7734718 Alberto GiorioTel. 0426 300363 - Fax 0426 311799

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Essebi Ecologia s.r.l. - Via Maestri del Lavoro, 10 - CAVARZERE (VE) per urgenze servizio 24 H su 24 H

Periodico fondato nel 1994 da Giuseppe Bergantin

territorio

pagg. 30-31

Un piano nazionale contro lo smog in Valpadana

Vendemmia 2013

pag. 32

Il vigneto veneto tiene le posizioni, qualità discreta

Page 8: Adria ago2013a n108

4 Argomento del mese44 Argomento del mese

lo sPort, sPecchio della società

Nel calcio, dai cori razzisti negli stadi agli esempi d’integrazione con la nazionale

Il contrasto al razzismo è uno dei temi che caratterizzerà in Italia la stagione calcistica e il cam-pionato appena iniziato, dai dilettanti alla massima serie. Lo ha assicurato il presidente Figc, Giancarlo Abete, determinato ad allontanare dagli stadi chi, con cori razzisti e insulti offensivi,

punta ad attaccare i giocatori di colore, con la finalità di provocarli e indurli ad allontanarsi dal campo di gioco, come del resto hanno fatto già Boateng e Constant. Quest’anno però le dure norme, quelle volute da Michel Platini, sono in vigore anche in Italia e i provvedimenti sono temuti: i cori razzisti avranno come prima conseguenza la chiusura di un settore dello stadio e, se si dovessero ripetere, si procederà ad interdire tutto lo stadio ai tifosi, oltre ad una multa di 50mila euro. A farsi parte attiva di questa battaglia anche il ministro Cècile Kyenge che, insieme con la Lega calcio e gli altri organi di governo dello sport, ha avviato la sua campagna di sensibi-lizzazione e di iniziative culturali contro il razzismo negli stadi. All’atteso esordio del campionato di serie A, il 24 agosto scorso, con il primo incontro ad alto rischio di cori razzisti Verona-Milan per via della presenza di Mario Balotelli non proprio “amato” dai tifosi veronesi, il ministro ha lanciato i suoi primi appelli perché “tutti gli attori coinvolti, in campo e fuori, facciano squadra per debellare questo cancro”. Dal calcio tuttavia possono venire anche esempi d’integrazione, come accade per la nostra nazionale, elogiata dalla stessa Kyenge a Torino l’8 settembre scorso dove gli azzurri di Prandelli si trovavano in ritiro per preparare la sfida contro la Repubblica Ceca. Il ministro li ha definiti “modello di quello che dovrebbe essere l’Italia di domani” .

O.J.

“Se proprio dobbiamo trovare qualcosa di stupefacente nella nomina di Cècile Kyenge a ministro della Repubblica italiana, allora possiamo chie-derci perché non sia stata scelta per la Sanità, considerata la sua lunga

esperienza professionale nel settore”.L’osservazione è della professoressa Leila El Houssi, storica dei paesi islamici

e già docente di sociologia dei diritti Umani all’Università di Padova e coordinatrice organizzativa del Master Mediterranean studies presso la Facoltà di Scienze Politiche di Firenze, che abbiamo intervistato sui temi dell’immigrazione, razzismo e integra-zione in Italia. Di fronte alle reazioni di sdegno e rifiuto suscitate dalla presenza di un ministro di colore nel governo italiano delle larghe intese, Leila El Houssi, nata in Italia da padre tunisino e madre italiana, invita a considerare la situazione con maggiore serenità e a ricondurla nella normalità dei fatti che possono accadere ad un popolo che si avvia, inevitabilmente, ad avere sempre più una composizione multietnica.

Sono passati più di 4 mesi dalla investitura di questo governo e, fra le tante que-stioni che esso ha sollevato, c’è appunto quella legata alla presenza di un ministro, Cècile Kyenge, che non ha un nome italiano e per lo più ha la pelle nera, chiamata peraltro ad occuparsi di integrazione. Una scelta che ha scatenato, soprattutto in una certa parte politica, aspre reazioni da parte di singoli parlamentari, dirigenti, amministratori, consiglieri locali e nazionali. Reazioni anche razziste con linguaggi e atteggiamenti non di rado violenti ed eccessivi.

L’integrazione è un tema impegnativo e difficile ma davvero così “indi-gesto” agli italiani? E perché tanta insofferenza verso il ministro Kyenge, di origine congolese con cittadinanza italiana? Siamo un popolo razzista?

“Distinguerei tra politica e società - è la risposta della professoressa El Houssi - E’ vero che ci sono dei movimenti politici che si pongono contro l’immigrazione e fanno di questa ostilità una bandiera ideologica per acquisire consensi, ma la società italiana è un’altra cosa. Non è, secondo me, razzista. E come potrebbe esserlo se storicamente è stata una società di emigranti. In particolar modo i veneti che, attin-gendo dal vissuto della propria famiglia, più o meno tutti hanno almeno una storia di emigrazione da raccontare”. “Basterebbe soltanto voltarsi in dietro - prosegue la docente - e ripercorrere quella pagina del proprio recente passato per comprendere con maggior chiarezza quella che è la realtà dei migranti di oggi. Basterebbe cioè che la politica trovasse le modalità per far sì che il fenomeno dell’immigrazione fosse chiaro in tutta la sua complessità. Occorre smetterla, come sostiene il presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, di banalizzare strumentalmente l’immi-grazione riducendola semplicisticamente ad una questione legata alla sicurezza e alla clandestinità”. “L’integrazione - prosegue - è un processo assai complesso e dai molteplici risvolti: culturale, giuridico, sociale... E’ sul piano culturale che va proposta la ricchezza della “contaminazione” che produce risultati interessanti e arricchisce. Spesso, invece, prevale la cultura della paura e del sospetto nei confronti dell’altro. Soprattutto in una fase di crisi economica come quella che stiamo attraversando l’altro può spaventare. La reazione impulsiva è quella di arroccarsi nei propri costu-mi, nella propria cultura e difenderli temendo che la condivisione con l’altro possa contribuire a far perdere qualcosa di sè”.

Da dove cominciare allora per allontanare la paura?“Dalla cultura e quindi dalle scuole, a partire da quelle dell’infanzia. Il tema

dell’integrazione dovrebbe essere affrontato con maggiore insistenza e convinzione. Del resto è proprio a scuola che il processo di integrazione può avvenire con mag-giore spontaneità. I bambini pur parlando lingue diverse, o provenendo da culture diverse, sono in grado di stabilire con facilità canali di comunicazione e di condivisione di esperienze attraverso il gioco”.

A che punto è il processo di integrazione in Italia?“L’integrazione è un processo inesorabile che è in atto nella nostra quotidianità,

anche in Italia, dove la società sta profondamente cambiando. Certo in Italia il pro-cesso è più lento rispetto ad altri Paesi, siamo alla seconda generazione. Lo possiamo definire un processo spontaneo che si realizza dal basso, verso il quale la classe politica, a prescindere dagli orientamenti, fino ad oggi è stata latitante. La scelta di Cècile Kyenge quale ministro dell’Integrazione è dunque un segnale importante della politica perché fa capire che l’Italia non è un Paese chiuso, al contrario aperto e dentro la multiculturalità. Intendiamoci non è solo un simbolo di forte impatto media-tico, ma una donna di lunga esperienza che da anni opera nelle associazioni contro il razzismo. Non mancano tuttavia le voci di dissenso, espressione di quella parte che vorrebbe continuare a portare avanti una politica di chiusura e timore dell’altro, ma l’Italia sta cambiando”.

Come?“Ci sono gli immigrati di seconda generazione. E’ fondamentale sensibilizzare

gli italiani al tema del Ius Soli: quanti bambini nascono in questo paese e non posso-no essere cittadini italiani?

“Sta per piovere” è un film di un giovane regista Haider Rashid, nato in Italia

di Ornella Jovane

SocietàOltre quattro mesi di insulti e reazioni

di tipo razzista indirizzati al ministro dell’Integrazione Kyenge: si tratta

di un attacco personale all’esponente del governo di origine congolese con

cittadinanza italiana o è il tema dell’integrazione che crea disagio?

L’Italia è un Paese razzista? A che punto è il processo d’integrazione?

E come si comporta il Veneto? Storie di avvenuta integrazione L’Italia fra storie di integrazione ed episodi di razzismo

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555Argomento del mese

In alto il ministro Cècile Kyengepiù in basso la professoressa Leila El Houssi

Razzismo

Le reazioni politiche “Ora è tempo di integrazione” Razzismo, un male oscuro che attraversa le società, la storia e le popolazioni.

Anche in Veneto fino a qualche decennio fa (e ora purtroppo di nuovo) terra di emigrazione, il fenomeno si è presentato con episodi davvero preoccupanti

soprattutto contro gli immigrati che da qualche anno arrivano, qui per lavorare, ma che spesso sono anche protagonisti di brutti episodi di criminalità. Con questo “mo-stro” che nel secolo scorso, nelle sue forme più estreme ha dato origine a ideologie terrificanti come quella nazista, bisogna confrontarsi, e lo fanno anche i politici ed esponenti della società del nostro territorio. Il primo ad intervenire nelle scorse settimane dopo le offese al ministro Kyenge è stato il sindaco di Verona Flavio Tosi. Insulti che erano arrivati via facebook proprio da esponenti di rilievo della Lega Nord (Roberto Calderoli e Daniele Stival). “Le porgo le mie scuse - ha detto Tosi in un incontro con la Kyenge proprio a Verona - se qualcuno della mia parte politica l’ha offesa e se qualcuno non le ha fatte, fermo restando che in democrazia si possono avere idee diverse, ma il rispetto come ministro e soprattutto come persona e come donna è una cosa dovuta”. Il sindaco ha poi auspicato che il confronto “vada fatto sui contenuti per evitare polemiche inutili che tanto non servono a nulla né agli italiani, né agli stranieri, né al Paese”. Il governatore del Veneto, il trevigiano Luca Zaia poi era intervenuto chiedendo “d’ora in poi l’espulsione dalla Lega Nord per chi insulta gli avversari politici con frasi razziste”.

Non manca l’impegno degli esponenti della chiesa per avvicinare culture diverse . A Jesolo nel veneziano in piena stagione turistica ad esempio la festa di chiusura del Ramadan si è aperta con il saluto del patriarca di Venezia Francesco Moraglia e del direttore della Caritas Don Dino Pistolato. “Si tratta – ha detto Don Dino - di dare segnali importanti di volontà di accoglienza ed integrazione, in tutte le realtà del Veneto, soprattutto quelle in cui la presenza di culture diverse e immigrati è più forte e cioè Padova, Vicenza Treviso e Venezia”. Anche a Treviso il nuovo sindaco Giovanni Manildo del Partito Democratico ha spiegato che in città “l’aria è cam-biata. Le politiche dello sceriffo Gentilini che sparava battute truci sugli immigrati sono finite. Ora è il tempo dell’accoglienza e dell’integrazione ovviamente nel pieno rispetto delle leggi e delle regole”.

A Mestre nei mesi scorsi infine si è tenuta la riunione della Consulta provinciale per l’Immigrazione. Sono stati affrontati i temi fondamentali per l’accordo di integra-zione. Il primo riguarda i contratti di affitto, il secondo tema ha riguardato l’obbligo scolastico e i corsi di italiano e il terzo tema il diritto alla salute. Per l’assessore Giacomo Grandolfo della Lega Nord: “Questi progetti vanno promossi per creare le basi per l’avvio di un lavoro di rete tra immigrati e istituzioni. Il corso, nato da un’i-dea delle associazioni di immigrati, ha avuto lo scopo di rafforzare le conoscenze e le competenze dei referenti delle associazioni di immigrati, perché possano svolgere un ruolo di “facilitatori” presso i propri associati, nonché creare occasioni di dialogo tra associazioni, enti ed istituzioni. Il tutto allo scopo di favorire positivi processi di integrazione”.

Alessandro Abbadir

L’Italia fra storie di integrazione ed episodi di razzismo

istituzioni

L’incontro preannunciato fra il governatore del Veneto Luca Zaia e il ministro per l’integrazione Cecile Kyenge alla fine non c’è stato, nè alla festa della Lega nè alla festa del Pd. Il governatore Zaia

tuttavia ha avuto modo di intervenire in più occasioni sul tema dell’inte-grazione, in un confronto col ministro Kyenge, che si è tenuto a distan-za. Egli ha ribadito la necessità di un intervento Ue per gestire i flussi di clandestini diretti anche verso la nostra regione. Zaia, chiarisce il suo pensiero dopo che nelle scorse settimane il ministro aveva affermato che l’Europa non può lasciare sola l’Italia a gestire i flussi di immigra-zione. “Vorrei poter dire al Ministro Kyenge - dice Zaia - benvenuta fra noi. Si è accorta che l’immigrazione clandestina, che sta scaricando ogni giorno centinaia di disperati e nuovi schiavi sulle coste italiane, è un

problema di tutta l’Europa”. “Il ministro ha compreso- ribadisce- dunque qual è il problema: quello di una Unione Europea in cui i paesi cosiddetti forti compiono e hanno compiuto (la Francia non più tardi di tre anni fa) strage di diritto e di legalità chiudendo le frontiere e sospendendo Schen-gen a seconda delle convenienze. Il commissario europeo Malmstrom, risponda della latitanza dell’Europa”. “Il ministro Kyenge dice di essere per la mediazione e l’incontro, per risolvere i problemi – conclude Zaia . Piuttosto che lanciare proclami, come quello sullo ius soli, ci dica dunque quali sono le linee del suo ministero. E piuttosto che perdere tempo ali-mentando guerre ideologiche, vada a Bruxelles a protestare con vigore. Capiremo come desidera muoversi e soprattutto di cosa vuole discutere. Noi siamo sempre pronti a farlo”.

“kyenge chieda l’aiuto dell’euroPa”Interviene il governatore Zaia sul problema clandestini

da padre iracheno e madre italiana, che racconta la vicenda di un ragazzo, nato e cresciuto in Italia, da genitori algerini che, a seguito di una serie di disavventure che colpiscono il padre rimasto senza lavoro e per questo senza permesso di soggiorno, è costretto a ripensare alla propria esistenza. Cosa fare? Rimanere da clandestino nella “sua” Italia o seguire i genitori in Algeria, una terra a lui sconosciuta, per aiutare la sua famiglia a ricostruirsi, un’altra volta, una dimensione in cui vivere? Un tema che l’Italia deve

affrontare”.Cosa ne pensa del Veneto?“In Veneto c’è una grande solidarietà a livello sociale. Esistono nume-

rose associazioni e realtà di volontariato che sono in grado di esprimere una solidarietà più profonda e radicata rispetto ad altre regioni, magari politica-mente orientate verso scelte di accoglienza più marcate. La società veneta è in grado benissimo di accogliere gli immigrati”.

A.A.

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6 Approfondimento66 Approfondimento

Capita spesso, nel nostro paese, che temi legati alla presenza degli stranieri o a questioni di credo religioso aprano al

rimbalzare di commenti a dir poco fuori luogo. E’ capitato di recente con gli insulti rivolti dall’e-sponente del Carroccio, Roberto Calderoli, al ministro dell’integrazione di origine congolese, Cécile Kyenge, che hanno trovato eco tra gli esponenti dello stesso partito e non. La preci-sazione “e non” è d’obbligo perché se da una parte, sui social network, è stato qualche attivi-sta del Carroccio a postare le immagini e i com-menti più offensivi nei confronti del ministro, d’altra parte sono scattati con così insolita tem-pestività i distinguo e gli “j’accuse” da parte dei partiti antagonisti alla Lega che non si è potuto certo fare a meno di ritenere che, infondo, il tema del razzismo sia un cavallo che si può cavalcare in due opposte direzioni. Insomma, se di norma è difficile trovare tanta solerzia di

replica sui temi della politica corrente, quando in ballo c’è il colore della pelle, lo smarcamen-to è totale e chiunque sente la necessità di spiegare da che parte sta, come se la società italiana fosse divisa tra razzisti e antirazzisti. Il tema, vien da pensare, fa presa sugli italiani e chi parla di razzismo o di antirazzismo sa che troverà il proprio elettorato pronto ad ascoltarlo. E davvero così?

“Ne’ in Italia, ne’ tanto meno in Veneto si può parlare di razzismo – spiega l’Onorevo-le Diego Crivellari – e nemmeno la Lega è un partito razzista, lo può essere qualche suo esponente o sostenitore ma più che di razzismo

sarebbe giusto parlare di paura o pregiudizio, di problema culturale anche perché effettivamen-te l’immigrazione è un fenomeno recente e tra l’altro gestito male. Negli altri paesi europei, pensiamo alla Francia, all’Inghilterra o alla stessa Germania, la convivenza tra bianchi e neri è iniziata con il colonialismo. Da noi i primi stranieri hanno iniziato ad arrivare una ventina di anni fa richiamati dalle opportunità occupa-zionali offerte dalle aziende artigianali per lavo-ri che noi, tra l’altro, non volevamo fare più”.

Poi secondo lei che cosa è successo?La crisi da una parte ha messo in discus-

sione il loro ruolo ma è vero anche che l’inte-grazione è un fenomeno complesso e lungo. La nostra storia di migranti ci insegna che un vero e proprio inserimento nelle nuove società di residenza inizia con le seconde e terze gene-razioni ed è per questo che ora bisognerebbe abbandonare le politiche della sicurezza nei co-

di Mauro Gambin

Secondo il deputato del Pd, Diego Crivellari, il tema del razzismo non si pone, tuttavia il paese deve ammodernarsi. “Con la legge sull’omofobia si è aperta la stagione dell’estensione dei diritti”

Sociale Il continuo attacco di parte della politica al ministro Cécile Kyenge

“Le paure del diverso appartengono al passato”

Quando si parla d’immigrati il ruolo dell’inquisitore spetta alla Lega. Il partito del Carroccio,

infatti, è il più severo nei confronti dell’immigrazione e appare il meno disposto ad aprire su riforme che riguardano tanto la legge sull’immigrazione tanto quanto su quella del diritto di cittadinanza. La senatrice polesana della Lega Nord, Emanuela Mune-rato (nella foto), infatti, in recenti passaggi ha sempre anteposto alla discussione delle riforme, in materia di immigrazione, il tema del lavoro. Una facile leva che comunque non nasconde l’ideologia della Lega, da sempre attestata su una priorità da riconoscere a chi non è un immi-grato. “La discussione sullo ius soli – ha dichia-rato qualche tempo fa la sentrice lendinarese - è davvero sterile se paragonata alla sofferenza dei lavoratori. Chi ha lavoro non arriva alla fine del mese e chi non ce l’ha piange, arrivando nei casi più drammatici a togliersi la vita”. Il tema lavoro-immigrazione è stato oggetto anche di un più recente intervento della senatrice polesa-na che ha risposto in merito alla dichiarazione

del ministro Cécile Kyenge secondo cui, come risulta dai dati dell’Inps, “gli immigrati producono più di quanto consumano”. “Negli anni ho potuto constatare che i dati dell’Inps possono

essere interpretati a seconda delle convenienze e dunque ho seri dubbi che quelli che fornisce oggi il ministro Kyenge rispecchino la realtà del nostro Paese”. Anche sulle accuse rivolte al mi-nistro, la Munerato ha fatto le sue precisazioni rivendicando il diritto di critica del suo partito nei confronti dell’operato del ministro. “Anche Gio-vanni Sartori sul Corriere della Sera ha asserito che il ministro Kyenge non avrebbe le compe-tenze per ricoprire il ruolo che ha all’interno del Governo ma nessuno, giustamente, l’ha accu-sato di razzismo per quest’articolo. L’articolo di Sartori è la dimostrazione che le criticità che noi prima di tutti abbiamo sollevato risultano ogget-tive”. Il punto sta che Sartori si riferiva al fatto che la ministro Kyenge essendo medico avrebbe magari potuto ricoprire un incarico legato alla Sanità, mentre dal Carroccio non sono state rivolte solo critiche ma anche pesanti offese.

LA LEGA IL pARTITO pIù SEVERO NEI CONfRONTI DELL’IMMIGRAZIONE

In Italia il fenomeno dell’immigrazione è recente e tra l’altro gestito male

Una delle tan-te scritte che si trovano sui muri delle cit-tà, segno che nei confronti degli immigrati esistono forme di intolleranza

Gli esponenti del Carroccio sono i più intransigenti nei confronti dell’immigrazione e i meno disposti ad aprire su riforme che riguardano tanto la legge sull’immigrazione tanto quanto la legge sul diritto di cittadinanza

muni, a volte portate avanti con fini meramen-te di convenienza politica, cavalcando paure e diffidenze diffuse, per aprire ad una stagione che porti all’estensione dei diritti”.

Immagino si riferisca al tema della cit-tadinanza italiana. Quindi secondo lei è ar-rivato il tempo dello “Ius soli” per l’Italia?.

“A meno ché non si voglia tenere inne-scato il conflitto tra etnie è evidente che lo Ius sanguinis, ossia l’acquisizione della stessa cittadinanza del padre, è superato. Io credo che chi nasce in Italia, studia in Italia e parla italiano sia italiano molto di più di quanto non lo sia il nipote o il bisnipote di immigrato italiano, che vive in Brasile o in Argentina, non conosce una parola di italiano e non versa un soldo nelle casse del nostro paese, al quale, invece, lo Ius sanguinis riconosce la cittadinanza italiana. E’ arrivato il tempo di guardare le cose come stan-no: siamo un paese in difficoltà, con una popo-lazione sempre più vecchia e con la necessità di metterci al passo con gli altri paesi europei”.

Quindi concludo che se non apriamo l’I-talia agli stranieri c’è il rischio che gli italiani

comunque si estinguano? Al di là della battu-ta, lei crede che anche oltre alla legge sulla cit-tadinanza sarebbe opportuno rivedere anche quella sull’immigrazione? Anche perché la Bossi-Fini subordina il permesso di soggiorno alla dimostrazione di svolgere un lavoro... e lavoro in Italia non ce n’è mica tanto.

“Certo la Bossi-Fini andrebbe rivista, al di là del lavoro che è necessario per ottenere la possibilità di entrare in Italia, oggi il nostro paese possiede quegli strumenti per gestire il fenomeno migratorio in modo sicuramente meno ideologico di quanto non lo faccia l’at-tuale legge. E’ giusto riconoscere che nel nostro paese esiste una maturità superiore alle paure che stanno a fondamento della Bossi-Fini. Non possiamo più continuare sulla strada della chiusura, della paura, della crisi. E’ arrivata la stagione dell’estensione dei diritti.

E quando dovrebbe iniziare questa nuova stagione? Sarà questo governo a farsene carico?

“E’ già iniziata, con la legge sull’omofo-bia”.

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8 Adria88 Adria

Non è dei più posi-tivi il commento dell’assessore al

bilancio Federico Simoni in materia di Imu. Pesa so-prattutto il fatto che, come al solito, il carico di ogni manovra viene assegnato ai Comuni.

“Che i cittadini venga-no sollevati dal pagamen-to di un’imposta non può essere certamente un male ma non possono sempre essere i comuni a farsene carico.

I bilanci sono diventati una vera e propria incognita, dalle previsioni stiamo passando alle divinazioni, alle profezie. Per il momento sappiamo che parte dell’Imu è stata tolta, sappiamo che il mancato introito da parte del comune verrà coperto da trasferimenti statali ma non sappiamo ancora quale ne sarà l’entità. Spero coprirà il 100% delle risorse incamerate dal comune lo scorso anno, nel caso contrario si tratterà dell’ennesimo taglio agli enti locali”.

Nessun commento, invece, dell’assessore per l’ap-provanda service tax, che entrerà in vigore dal prossimo gennaio.

“In tal senso va specificato che il decreto non parla di service tax, la sua entità ed applicazione verrà decisa con la legge di stabilità, quindi per ora è prematuro qual-siasi commento”.

in breVe

Il commento dell’assessore al bilanciosimoni: “il Peso dei tagli non Può essere semPre scaricato sui comuni”

Ma.Ga.

Federico Simoni

Tanto tuonò che piovve. Un aforisma che potrebbe essere preso a prestito dal campo della meteoro-logia per spiegare le ultime scelte del Governo in

campo d’imposte. Contro l’Imu, infatti, il Pdl aveva iniziato a tuonare fin dalla campagna elettorale che portò alle elezioni dello scorso febbraio e dopo aver trovato un posto nella “strana maggioranza” guidata dal premier Enrico Letta è riuscito ad insaccare un primo slittamento della rata a giugno e di recente la cassazio-ne dell’Imposta municipale unica su prime case, sugli immobili deputati all’attività agricola e su quelli inven-duti. Rimarrà attiva, invece, per tutte le altre categorie. Un risultato, a detta di molti opinionisti, figlio di un forcing del partito di Berlusconi che, malgrado l’equi-librio dell’esecutivo si regga su un complicato sistema di pesi e contro-pesi, è andato a segno. Almeno questa è l’impressione che se ne è ricevuta osservando l’esultanza del popolo azzurro. Esultanza, tuttavia, ridimen-sionata dalla selva di critiche e di preoccupazioni che come un polverone hanno iniziato ad alzarsi il giorno dopo. A grattarsi il capo sono stati soprattutto i primi cittadini, visto che l’Imu, insieme all’addizionale Irpef, costituisce l’unica sostanziosa entrata nelle casse dei municipi e non si è ancora capito da dove lo stato rica-verà i denari per rimpiazzare gli introiti che verranno a mancare nei bilanci comunali per il 2013. Sarà la legge di stabilità, da approvare a ottobre, infatti, a definire dove trovare le coperture per gli esercizi finanziari in corso perché, di fatto, per l’anno prossimo pare sia già

pronta una nuova imposta: la “Service Tax”. Così se da una parte c’è chi crede che le risorse per quest’an-no verranno in parte trovate con l’aumento dell’Iva, dall’altra c’è chi già combatte l’imposta che andrà a re-gime il prossimo anno, per entrambe le posizioni resta comunque valida la convinzione che con il taglio dell’I-mu non si è fatto altro che il solito maquillage politico (per non definirlo trucco) per far credere ai cittadini che è stata tolta una tassa mentre ben presto si troveranno a fare i conti con un nuovo balzello.

Per fare chiarezza in questo bosco di “se e ma” abbiamo intervistato l’Onorevole del Pd, Diego Cri-vellari, che dal suo scranno a Montecitorio ha potuto seguire molto da vicino le fasi che hanno portato al

taglio dell’imposta comunale.“L’Imu andava abolita – ha

spiegato il deputato, confermando che il taglio dell’imposta era tra le convinzioni anche del suo partito – perché del tutto centralista. Era lo stato a riscuoterla per ridistribuirla

poi ai comuni e questo è contrario all’idea di federa-lismo, ossia all’autonomia per quanto riguarda gli enti locali”.

Nel taglio dell’Imu però è andata a perdersi una certa progressività del prelievo fiscale, nel senso che l’I-mu veniva calcolata sulla rendita catastale dell’immo-bile e quindi in ragione del valore del bene immobiliare mentre con la tassa che prenderà il suo posto il prelie-vo sarà anche sui servizi, cioè verrà pagata da tutti in egual misura. Nella “Service tax”, infatti, compaiono voci che riguarderanno ancora le abitazioni ma anche

l’asporto rifiuti e i servizi indivisibili comunali come l’il-luminazione pubblica o lo sfalcio del verde e quindi si annuncia come una tassa a dir poco iniqua. Lei che ne pensa? “Il calcolo dell’importo sui valori della rendita catastale, con un catasto che andrebbe riformato, for-se non garantiva quell’equità che nella sua domanda apparirebbe, invece, di fatto. Quindi l’aspetto dell’Imu andava rivisto se non altro anche per questo motivo perché la necessità di una progressività nella tassazio-ne è un punto fermo ineludibile nelle intenzioni del Governo Letta. Per quanto riguarda la “service tax”, questa è sicuramente una forma di prelievo più simile a quelle in uso negli altri paesi della comunità europea e quali saranno le forme della sua applicazione sono ancora da decidere. E’ indubbio che la via da seguire sarà quella di permettere ai comuni di avere le risorse di cui necessitano e attuare un prelievo che non vada a mettere in difficoltà le famiglie e i redditi medio-bassi”.

di Mauro Gambin

Prelievo fiscale Per il 2013 non ci sarà alcuna tassa sulla prima casa

Via l’Imu arriverà la “Service tax” Il nuovo balzello che entrerà in vigore da gennaio divide, soprattutto perché si annuncia meno progressivo dell’imposta sugli immobili

Preoccupati i sindaci, l’Imu era l’entrata principale dei loro bilanci

Dal 1° di gennaio entrerà in vigore service tax, in poche parole la sostituzione ma anche la somma di Imu e Tares che ha già fatto scatenare diverse

preoccupazioni, soprattutto tra i contribuenti: timorosi che il prelievo sia più pesante di quanto non lo sia stato quello sugli immobili e sull’asporto dei rifiuti. Comunque sia l’im-posta sarà federalista, ossia saranno i Comuni a decidere come e quanto si pagherà. Grazie al tetto che il governo imporrà alle aliquote, il peso sulle tasche dei cittadini non dovrebbe superare quello dell’attuale tassazione sulla

casa, ma molto resta ancora da definire. Il lavoro andrà avanti fino alla legge di stabilità dove saranno inseriti tutti i dettagli. Il governo ha comunque spiegato che la service tax si baserà su due componenti. La prima – Tari – è di fatto quella che sostituisce la Tares. Sarà dovuta da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree suscettibili di pro-durre rifiuti urbani. Le aliquote, calcolate in base ai metri quadrati, saranno parametrate dal Comune a propria di-screzionalità ma nel rispetto del principio comunitario “chi inquina paga”. La seconda componente – Tasi - sarà, ha

specificato il governo, a carico di chi occupa fabbricati e sarà il corrispettivo pagato per i cosiddetti servizi indivisi-bili, come l’illuminazione o lo stato dello strada. Anche in questo caso sarà il Comune ad avere la massima flessibilità potendo scegliere come base imponibile o la superficie o la rendita catastale. La seconda parte della service tax sarà a carico sia del proprietario (in quanto i beni e servizi pub-blici locali concorrono a determinare il valore commerciale dell’immobile) che dell’occupante (in quanto fruisce dei beni e servizi locali).

neWs Sulle stradecon la nuoVa tassa Paga anche chi ha la casa in affitto

Nella foto piccola il deputato polesano Diego Crivellari

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11111111Adria

L’annuncio delle aperture serali di alcuni ambulatori degli ospedali del Veneto era stato diffuso dalla Regione qualche

settimana fa, e i primi nosocomi hanno ini-ziato ad adeguarsi alle nuove disposizioni. All’Ulss 19 di Adria, ad esempio, dal 1° settembre, Tac, risonanze magnetiche, mammografie ed ecografie verranno rego-larmente effettuate in orario serale il lunedì ed il mercoledì dalle 20 alle 24, il sabato dalle 14 alle 18 e la domenica dalle 9 alle 13.

Si tratta di extra-time, in aggiunta a quelli giornalieri consueti, che rimarrà attivo in via sperimentale fino al 31 dicembre per accorciare le liste d’attesa ma anche per consentire ai cittadini la possibilità di acce-dere ai servizi sanitari senza più doversi as-sentare dal lavoro, consumare inutilmente giorni di ferie e permessi o dover ricorrere, quando si lavora entrambi e si hanno bimbi piccoli, all’aiuto di nonni e baby sitter. “Dal 1° settembre si potrà usufruire di un ap-puntamento più comodo - ha spiegato il

direttore Girardi -, in base ai propri impegni personali e lavorativi, scegliendo tra l’orario serale, il sabato pomeriggio o addirittura la domenica mattina”.

Oltre che all’ospedale Santa Maria Re-gina degli Angeli di Adria, alcune prestazio-ni potranno essere effettuate anche presso la casa di cura di Porto Viro”.

Per le prenotazioni in queste fasce ora-rie occorre rivolgersi al Cup con numero te-lefonico verde gratuito oppure direttamente agli sportelli Cup di Adria, Taglio di Po, Porto Tolle e Porto Viro.

In questi orari l’ingresso al servizio di Radiologia sarà possibile solo tramite la portineria del monoblocco ospedaliero: la radiologia si trova al piano terra. Nelle fasce serali, per agevolare l’accesso alla struttura, si potrà anche accedere al posteggio interno dell’ospedale.

Dal 1° settembre, Tac, risonanze magnetiche, mammografie ed ecografie verranno regolarmente effettuate anche in orari extra. Il tempo allungato rimarrà attivo in via sperimentale fino al 31 dicembre per accorciare le liste d’attesa ma anche per consentire ai cittadini di accedere ai servizi sanitari senza più doversi assentare dal lavoro

Ulss 19 Estensione del servizio al Santa Maria Regina degli Angeli

Visite ed esami sia in orario serale che nei giorni festivi

Alcune prestazioni potranno essere effettuate anche a Porto Viro

Dopo la pausa estiva, tornano le pre-ziose iniziative di “Caffé Alzheimer”, il servizio di informazione e assisten-

za dell’Ulss 19 di Adria che, attraverso un ciclo di incontri con i malati, chi li assiste e le loro famiglie, si propone di limitare al massimo, per quanto possibile, l’impatto della malattia, attraverso una assistenza psicologica diretta non solo verso la perso-na che soffre, ma anche verso chi è contat-to quotidiano con lei e le sta vicino.

Per questa stagione, gli appuntamen-ti sono stati estesi non solo ad Adria, ma anche a tutto il Basso Polesine. Dopo il primo appuntamento di lunedì 9 settembre a Porto Tolle, il progetto prosegue con ca-denza mensile, toccando, di volta in volta, Adria, Porto Viro e Rosolina. Il 27 settem-bre, poi, un importante appuntamento: un convegno dedicato proprio a questo tema, che sarà organizzato al Centro congressi di Rosolina Mare. Ospiti e protagonisti dei vari incontri in calendario saranno specialisti dell’azienda sanitaria territoriale di Adria e del Basso Polesine. Non solo medici, ma anche persone che, per la propria profes-sionalità, sono in grado di fornite consigli importanti per convivere con questa malat-tia e per fare in modo che, per quanto pe-sante, non vada a minare alle fondamenta la stabilità del nucleo familiare.

Per tutte le informazioni sul proget-to è possibile fare riferimento diretta-mente agli uffici dell’Ulss 19, contattan-do il centro per il decadimento cognitivo dell’azienda sanitaria bassopolesana al numero di telefono 0426/940408.

neWs

SalutedoPo la Pausa estiVa torna “caffè alzheimer”

Lo.Zo.

Le visite saranno possibili in orario serale il lunedì ed il mercoledì dalle 20 alle 24, il sabato dalle 14 alle 18 e la domenica dalle 9 alle 13

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12 Adria 121212 Adria

Adria, dal prossimo 13 settembre, non perde solo il tribunale vero e proprio, un servizio essenziale per la città.

Perde anche l’ufficio del giudice di pace. E, anche in questo caso, non è cosa da poco. Dal momento che era proprio a questa fi-gura, un magistrato a tutti gli effetti, che gli adriesi si rivolgevano per tante incom-benze: dalle contestazioni delle contravven-zioni al Codice della strada, agli strascichi degli incidenti stradali meno gravi, sino alle liti che, purtroppo, pure queste costitu-iscono un aspetto della vita quotidiana. Un riferimento, insomma, se non imprescindi-bile comunque molto importante, per una comunità. E che pure questo, come detto, non ci sarà più. Perso anche questo ufficio

La legge, in realtà, aveva lasciato aperto uno spiraglio: aveva consentito ai Comuni del bacino d’utenza dell’ufficio di raggiungere un accordo per fornire copertura economica al servizio, in modo di tenerlo in piedi. E, in Basso Pole-sine, più di una municipalità aveva risposto “Presente!”. Non altrettanto, purtroppo, ha fatto Porto Viro, il cui peso economico è stato sufficiente a fare sì che la defezione

abbia fatto tramontare il progetto.Niente più giudice di pace in città, al-

lora. Il magistrato in servizio ad Adria an-drà a Rovigo. Assieme al personale. Già, ma dove? Il ritornello è sempre quello: niente spazi per il trasferi-

mento del tribunale, niente spazi neppure per quello di questo importante ufficio. In realtà, una ipotesi era circolata: l’adatta-mento di parte dell’Area Tosi, a Rovigo. Un’idea che, però, non ha avuto seguito. Così, accade che, nei giorni immediatamen-te precedenti l’inizio dell’attività, il futuro sia ancora un rebus.

GIuDICE DI pACE pERSO ANChE quESTO uffICIO

Lo.Zo.

Nei giorni che precedono l’inizio dell’attività, il futuro è ancora un rebus

Chiuso, senza possibilità di ripensamen-ti. E senza possibilità di appello, pare proprio il caso di dire, dal momento

che si sta parlando di un tribunale. Quello di Adria, sezione distaccata del palazzo di giustizia di Rovigo. Un tribunale piccolo, ma che ha contribuito a scrivere pagine im-portanti, per la storia, non solo giudiziaria, della nostra provincia. E’ qui, infatti, che sono stati celebrati vari, importanti processi, soprattutto ambientali.

Una storia gloriosa, insomma, arrivata, però, al capolinea. “Colpa” - ammesso che di colpe si possa parlare - della legge che, un anno fa, aveva previsto la revisione dei distretti giudiziari. Cancellando l’attività del-le sedi distaccate, in un’ottica di spending review. In molti avevano pensato che, come spesso accade in Italia, ci sarebbe stato spazio per deroghe, rinvii e quant’altro. Non questa volta.

Così, quest’anno, i lavori non riprende-

ranno. Nonostante il tentativo, in extremis, della presidente del tribunale di Rovigo Adal-gisa Fraccon che, con una accorata lettera al ministero della Giustizia, aveva domandato una proroga, in modo da potere tenere aper-to il tribunale della città etrusca per almeno un’altra stagione. “Impossibile” è stata la risposta di Roma. Il risparmio che derivereb-be dalla chiusura è già stato messo nero su bianco e questo, nella capitale della burocra-zia, equivale a una sentenza di morte.

Discorso chiuso, insomma. Le udienze che erano state già messe in calendario sono quindi state trasferite a Rovigo. E la stessa sorte toccherà anche al personale, cancellieri e impiegati. Ed è qui che sorge

un problema che, allo stato, appare davvero increscioso. Perché, a Rovigo, dove dovreb-bero trovare sistemazione i dipendenti del ministero della Giustizia, di spazi non ce ne sono. Se ne è parlato proprio nei giorni scorsi, con i magistrati rodigini che hanno lanciato una durissima accusa ai danni del sindaco del capoluogo, accusato di non ave-re fatto nulla, assieme alla sua giunta, per trovare nuovi spazi da destinare proprio a questa incombenza.

E le questioni sul tavolo, allo stato apparentemente irresolubili, non finiscono qui. Perché, a Rovigo, non c’è spazio nep-pure per accogliere l’archivio del tribunale di Adria. Qualcosa come 1400 fascicoli. Molti dei quali, tra l’altro, facenti riferimen-to a procedimenti ancora in corso e che le parti, quindi, avrebbero la necessità di po-tere consultare liberamente. Non potranno. Perché, visto che a Rovigo non c’è posto, quella montagna di carta resterà ad Adria.

Chiusa a doppia mandata dentro un palazzo di giustizia fantasma. E chi ne ha bisogno, si arrangi.

Infine, la più semplice, banale e vitale delle questioni. Che, chiaramente, il ministe-ro neppure ha preso in considerazione, dal

momento che mal si presta a rappresentare una priorità, in un periodo di austerità estre-ma come quello attuale: gli adriesi perdono un pezzetto della loro storia. E un servizio essenziale, per una città.

Giustizia Dal 13 di settembre gli uffici della giustizia verranno trasferiti

Tribunale a Rovigo. Sì, ma dove?Nel Capoluogo gli spazi a disposizione dei magistrati adriesi e dell’archivio non ci sono ancora stati predispostidi Lorenzo Zoli

Il sindaco Piva accusato di non avere fatto nulla, assieme alla sua giunta

Nella foto la sede della sezione distaccata del palazzo di giustizia

Per mantenere il servizio i comuni del bacino di utenza avrebbero dovuto sostenere un costo. Determinate il no di Porto Viro

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Trenta associazioni unite nella consulta del volontariato sociale e ben altre 120 attive nel territorio comunale. E’ con questi dati,

importanti e lusinghieri, che il sindaco di Adria, Massimo Barbujani, ha aperto, sabato 31 agosto scorso, la 19esima festa del volontariato adriese. Che non è stata unicamente un momento di cele-brazione, ma anche e soprattutto una occasione di riflessione, per i rappresentanti di numerose, importanti realtà locali.

Un momento in cui fare il punto sul futuro del volontariato, in una congiuntura sicuramente non fa-cile come quella attuale ma, altrettanto sicuramente, ricca di nuove sfide che, se vinte, porteranno senza dubbio a un arricchimento della comunità. Una vera e propria “battaglia” cultura-le, è stato, non a caso, detto nel corso dei lavori. Una gara per andare a incidere nell’immaginario culturale e improntare di sé il futuro.

Lo ha affermato chiaramente Luca Dall’Ara, di-rettore del Csv, il Centro servizi per il volontariato. “Al-

cune sfide - ha spiegato - sono state vinte. Se oggi c’è maggiore sensibilità sui temi dell’ambiente è merito in gran parte del volontariato. Altre sfide, invece, sono state perse. Se non riusciamo a incidere sull’imma-ginario culturale nel suo complesso, tutto quello che potremo fare sarà riparare i danni provocati da altri”.

Il presidente del Csv Remo Agnoletto ha invece posto l’accento su una necessità sempre fondamen-tale, per garantire la continuità di una associazione. “Dobbiamo essere in grado - ha infatti ribadito - di realizzare e mettere in campo proposte e progetti che siano capaci di coinvolgere i giovani”. Importante anche il concetto sul quale ha puntato Marco Pas-

serella, rappresentante della protezione civile, secondo il quale l’associazione di vo-lontariato deve essere “una famiglia, non solo un posto dove si vengono a passare alcune ore”.

Toccante, infine, l’intervento di Sandra Bedetti, rappresentante di Aido, che ha invitato tutti a ritrovare “il coraggio delle origini, quello che contraddistingue-va chi faceva volontariato decenni fa”. In particolare,

entrando nel merito dell’attività della sua associa-zione, ha ricordato che, quando è nata, ancora non esisteva una legge che consentisse i trapianti e che è stata proprio una importante opera di sensibilizzazio-ne a renderla possibile.

Poi, un premio a un grande padre del volontaria-to adriese: Gigi Passadore.

di Lorenzo Zoli

L’impegno civile dei cittadini sta diventando un argomento strategico nell’Italia della crisi

Associazioni Lo scorso 31 agosto si sono incontrati i gruppi del territorio

Volontariato, sfide ed impegni per il futuro

Il sindaco Massimo Barbujani

L’allarme dell’influenza aviaria, per fortuna, al momento non ha avuto

ripercussioni sul territorio di Adria e le zone limitrofe. E non è un dato scontato, dal momento che, in aree anche molto vicine, purtrop-po i responsi dei controlli non sono stati altrettanto benevoli. A Ostellato, nel Ferrarese, infatti, il centro di Padova che si occupa delle analisi su tutti i campioni prelevati ha isolato un ceppo ad alta virulenza del tipo H7, che corrisponde ai prelievi effettuati in un allevamento di galline ovaiole. Una situazione della quale ha fatto le spese anche il Polesine, nella zona di Rovigo, in particolare a Occhiobello.

Qui, infatti, per quanto a scopo cautelativo, in una grossa azienda del settore è stato disposto l’abbattimento preventivo di oltre 200mila volatili.

Ad Adria e in Basso Polesine, invece, per fortuna, tutti gli accer-tamenti disposti dalla Ulss competente e scattati tra Ferragosto e fine agosto hanno dato esito del tutto negativo. Il che non significa che la guardia possa essere ora abbassata, dal momento che l’allarme permane e, di conseguenza, il monitoraggio proseguirà nelle prossime settimane, con i modi e i tempi che il personale dell’azienda sanitaria riterrà opportuni. I risultati delle analisi dei campionamenti, comunque, per il momento hanno consentito a tutti - allevatori adriesi in primis - di tirare un bel sospiro di sollievo.

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Allarme negli allevamenti avicoli influenza aViaria, nessun rischio ad adria

Lo.Zo.

Sono 30 le associazioni della consulta del volontariato sociale, ben 120 quelle attive nel territorio

Passerella: “L’associazione deve essere una famiglia, non solo un posto dove si vengono a passare alcune ore”

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Eventi LiveSabato 21 settembreGUNS ROSES, AC-DC E LED

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Sabato 28 settembreFIGLI DI UN CANE(Tributo a Ligabue)

Sabato 5 ottobreLIKE A TRAIN(American and soothern rock)

Venerdì 11 ottobre2°COmLEANNO “L A DISTILLERIA”

Sabato 12 ottobreREBL ATTA(Pop music)

Sabato 19 ottobreSHOWGUN(Cartoni animati)

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Serata di apertura al pubblico con presentazione del progetto presenziato dalle Autorità locali e dalla Stampa.

28/09 orE 18.30

INAUGUrAZIoNE IN VILLA ANGELI

Elisa Bertaglia/Gabriele Grones/Elisa Rossi Evento nell’ambito della 9° Giornata Nazionale del Contemporaneo con accompagnamento musicale

05/10 orE 18.00

PrEsENtAZIoNE “sEDIMEtAZIoNI”

Accompagnamento musicale

12/10 orE 18.00

sErAtA DEsIGN & ArchItEttUrA

Concerto del Conservatorio di musica di Adria “A. Buzzolla”

19/10 orE 18.00

sErAtA MUsIcA cLAssIcA

“Poesia per chele e carapace”con Danilo Trombin e Musiche di Simone Piva e Raffaella Mori

29/09 orE 18.00

rEM DI DoMENIcA INcoNtrI LEttErArI

“Vento e l’ingegnere - Toni Cibotto e Gianfranco Scarpari, scrittori veneti”con Sandro Marchioro. Musiche a cura del Conservatorio di musica di Adria “A. Buzzolla”

06/10 orE 18.00rEM DI DoMENIcA INcoNtrI LEttErArI

“Tracce di viaggiatori in Polesine da Dante a Herbert” Antonio Lodo dialoga con Sergio Garbato. Musiche a cura del Conservatorio di musica di Adria “A. Buzzolla”

13/10 orE 18.00

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“Adria prima di Adria: dalle prime ricerche alle più recenti novità”conversazione presieduta dalla Direttrice del Museo Archeologico di Adria dott.ssa Giovanna Gambacurta

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Lo scorso 15 settembre le doppiette sono tornate a sparare e le polemiche, di chi è contro la caccia, a farsi sentire. In merito è stato il Wwf provinciale a ri-

chiamare l’attenzione della Provincia sul problema degli appostamenti fissi. Il tema non è nuovo, anzi sulla que-stione lo scorso 13 giugno la Suprema Corte ha dichia-rato l’incostituzionalità della Legge regionale veneta con la quale veniva autorizzata la realizzazione di apposta-menti fissi per l’attività venatoria (altane, capanni, ecc.) in assenza di titolo abilitativo urbanistico-edilizio qualora gli appostamenti ricadessero in aree tutelate con vincolo ambientale, in assenza di autorizzazione paesaggistica. La Giunta regionale del Veneto, poi con un’altra delibera ha in parte fatto rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta, sfruttando il fatto che gli appostamenti fissi

del Delta del Po sono disciplinati da una legge regionale diversa da quella cassata dalla Corte costituzionale. Per la Giunta, dunque, gli appostamenti possono essere co-struiti anche in assenza di titolo abilitativo edilizio. “Si è voluto per questa via sanare una situazione che sanabile non è – spiega Massimo Benà del Wwf polesano - per chi conosce la materia e il territorio del Delta è infatti del tutto evidente che gli appostamenti fissi per la caccia al colombaccio e agli ungulati (quelli cassati dalla Corte) sono strutture del tutto simili a quelli utilizzati nelle no-stre lagune per la caccia agli anatidi (quelli consentiti dalla delibera di Giunta). Sempre di strutture rigidamen-te ancorate al suolo a forma di palafitte si tratta. Uniche differenze, non sostanziali, sono l’altezza e, talvolta, i materiali utilizzati. Del tutto priva di fondamento è poi la

premessa alla delibera. Nel documento si legge, infatti, che ai fini del rispetto dell’ordinamento in materia di abilitazione edilizia gli appostamenti sono considerati di natura precaria in quanto stagionalmente allestiti e stagionalmente rimossi. Ciò non corrisponde affatto alla realtà, queste strutture una volta costruite non vengono rimosse. Vengono spostate solo se con la nuova stagio-ne di caccia il luogo del capanno non viene più ritenuto idoneo. A volte viene ricostruito a distanza di qualche decina o, centinaia di metri dal sito originario. E, in que-sto caso, il titolare della struttura dovrebbe presentare una nuova richiesta di titolo edilizio a costruire, prassi che è tenuto a seguire qualunque comune cittadino che, ad esempio, intenda costruirsi una tettoia davanti casa. Sulla questione – conclude Benà – abbiamo attivato i

nostri legali”. Comunque sia la delibera di Giunta stabi-lisce anche che gli appostamenti fissi del Delta del Po debbano “essere rimossi entro e non oltre il 28 febbra-io” e il Wwf ha chiesto Provincia, titolare degli apposta-menti fissi di caccia, che tale termine venga rispettato.

Licenze e permessi per gli appostamenti. La Regione contraddice quanto dichiarato dalla Suprema Corte

Ambiente Riaperta la caccia e anche le polemiche

Un appostamento nelle valli del Delta del Po

Il Wwf chiede alla Provincia di vigilare sui capanni

17171717Sguardo al Delta

Finisce dritto in Parlamento il caso dei predoni dell’Est che infestano il grande fiume, in particolare da Papozze sino alla zona del Delta vero e proprio. Una attività, la loro,

che, come più volte segnalato in primo luogo dai pescaspor-tivi del nostro Polesine, oltre a essere espressamente vietata dalla legge, pone anche e soprattutto problemi ambientali. Perché, come è stato accertato dal personale della polizia provinciale, che in varie occasioni, pur con le limitate risorse

pesca di frodo in pointerrogazione in Parlamento sui Predoni dell’est

Lo.Zo.

segue da pag. 1

Gli anni ’90 sono stati anche gli anni del benessere, gli anni del “fenomeno del Nord Est”, gli anni del Veneto locomotiva d’Italia e magnete di quanti furono attratti qui dalla possibilità di trovare lavoro. Gli anni Novanta sono stati anche quelli della cosiddetta “seconda repubblica”, gli anni del sistema bipolare, della semplificazione politica divisa in soli due schieramenti: noi e loro, contrapposti e intimamente divisi anche dai retaggi di Tangentopoli, per ipotetiche figliazioni o continuità con i partiti delle “mazzette”. Cinquant’anni di storia d’Italia erano andati in soffitta, qualcuno dei suoi protagonisti in carcere oppure ad Hammamet. Gli anni ‘90 sono stati uno spar-tiacque dove chi voleva cavalcare l’onda, doveva farsi largo mettendo più distanza possibile tra ciò che era stato prima e quello che ci sarebbe dovuto essere dopo, magari solo a parole. Ecco, anche le parole iniziarono ad avere la loro importanza in questo periodo, la semplificazione passò pure attraverso i nuovi concetti travestiti da slogan. Anche per il nuovo fenomeno dell’immigrazione, che i due blocchi proprio in quegli anni iniziarono a governare, vennero create delle parole d’ordine. La prima, interpretata da un blocco, complessa e razionale, tesa a spiegare che l’immigrazione era legata alla struttura economico-sociale del paese che a causa di un precoce invecchiamento del Paese, in virtù di un saldo demografico negativo, si trovava, di conseguenza, nella necessità di iniettare manodopera nella propria economia, la seconda nel mondo per il manifatturiero. L’altra, interpretata dal secondo blocco, più direttamente spiegava che sarebbe stato a dir poco impru-dente aprire totalmente le porte a chi non si conosceva. Insomma, il diverso, quello che “viene da fuori” poteva anche portare a qualche forma di pericolo, soprattutto sociale ma anche civico e pure economico, particolarmente quando le cose hanno iniziato ad andar male anche in Veneto. Creata l’identità del diverso, non è c’è voluto molto a creare l’identità dell’uguale, uguale ad altri accumunati dalla stessa cittadinanza, dallo stesso credo religioso, dalla stessa area geografica...via via sempre più uguali fin nel dettaglio del dialetto. Si iniziò persino a promettere precedenze su base geografica. “Prima i Veneti”, oppure “Paroni a casa nostra”. Slogan travestiti da concetti che sono diventati i cardini di un pensiero semplificato, e per questo rassicurante, che ha contrapposto il locale, ossia il conosciuto, il noto, il domestico, a tutto il resto. Una semplificazione che funziona in mondo piccolo come un bar, magari dove ci sta anche la battuta pesante a sfondo razziale ma che continua a non spiegare e anzi a mortificare le ragioni di fondo di un fenomeno dalle dimensioni mondiali come l’immigrazione.

*[email protected]

L’editoriale

di Mauro Gambin*

Gli anni ’90, anni dell’immigrazione e della politica semplificata

a disposizione, ha portato a termine importanti operazioni di polizia giudiziaria tese a sgominare questo fenomeno, la presenza di questi veri e propri razziatori provoca devastanti danni da un punto di vista naturalistico. Le zone in cui viene praticata questa tipologia di pesca, infatti, restano depaupera-

te in maniera impressionante delle proprie risorse faunistiche. In alcuni tratti che sono stati visitati da queste bande, in parti-colare, è stato riscontrato un calo di pesci e altre forme di vita animale calcolabile nell’ordine del 70%. Questo perché, da questi personaggi, la pesca viene praticata con metodi tanto

proibiti quanto devastanti: dall’impiego della corrente elettri-ca, a quello di cavi, lunghi decine e decine di metri, nei quali vengono innescate centinaia e migliaia di ami, in modo da catturare tutto il catturabile. Poi, quando si ritira il cavo, si prendono tutti i pesci che erano rimasti impigliati in questa trappola. E’ questa la situazione che il parlamentare polesa-no Diego Crivellari ha voluto denunciare in Parlamento, con una propria interrogazione.

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VIAGGIO IN PROVINCIAROVIGO

Lo scorso mese di Agosto la Giunta regionale con l’approvazione di due delibere presentate dall’assessore alla sanità, Luca Co-letto, ha chiuso il bilancio 2012 e tracciato una previsione per

l’anno in corso. Con somma soddisfazione il presidente Luca Zaia ci ha tenuto ad evidenziare che, progressivamente, i conti della Sanità veneta stanno tornando apposto. Il risultato emerge da una nota emessa dalla Regione stessa, dove viene indicato che nel 2005 il defi cit complessivo delle Ulss venete era di 700 milioni, nel 2009 era di 522 milioni e ora è calato addirittura a 210 milioni su un trasferimento di circa otto miliardi e mezzo di euro che arrivano da Roma.

Un buco che viene poi coperto nel bilancio consolidato con la cassa centrale regionale, il 2012, infatti, è stato chiuso con un ri-sultato economico complessivo per le Ulss venete pari a 42 milioni in positivo. Questo non signifi ca che tutte le Ulss sono in attivo, anzi, solo la metà hanno i conti apposto. Ad esempio le Aziende sanitarie veneziane, la 12 in testa con 55 milioni di defi cit, è pro-fondo rosso, quelle veronesi (Verona 20,4 milioni di euro di defi cit e Legnago 5,5 milioni) non risplendono di luce propria e quelle rodigine (28 milioni e mezzo di defi cit per la 18 di Rovigo e 5 milioni e mezzo per Adria) non brillano certo molto di più. Solo per Feltre, l’Ovest Vicentino, Mirano e l’Alta Padovana la ricetta a base di costi e dotazioni standard sembra aver funzionato, queste infatti si sono aggiunte alle altre 8 aziende con i bilanci in regola (Bassa-no, Alto Vicentino, Pieve di Soligo, Asolo, Treviso, Este, Bussolengo e lo Iov), per tutto il resto lo stesso Zaia ha annunciato cure da

cavallo. La dichiarazione del presidente del veneto, però, non ha del tutto convinto l’assessore provinciale Guglielmo Brusco, propenso invece ad imputare alla stessa amministrazione regionale le colpe dei dissesti. “Prima di guardare le Ulss in rosso – ha spiegato - la Giunta Regionale dovrebbe fare anche una verifi ca almeno su come in queste ultime due legislature, sono stati usati tanti soldi pubblici. Ad esempio per quanto riguarda la copertura del defi cit della Sanità, questa sarebbe stato possibile colmare quasi per intero della cifra assegnata dal 2007 al 2010 alle cliniche private del Veneto. Io credo che i maggiori responsabili di quanto successo, non siano stati e non siano i Direttori Generali, è ora di fi nirla di dare la colpa agli altri. Esiste una delibera, la 4449/2006 per il periodo 2007-2009, nella quale su iniziativa di Flavio Tosi e con Luca Zaia a presiedere la seduta per quella delibera, viene indicato ai Direttori Generali delle Ulss di destinare un mare di soldi alle cliniche private che avessero ridotto il numero dei ricoveri ospedalieri. Tale indirizzo è stato poi confermato anche per il 2010.

Sono loro, insieme a Giancarlo Galan e agli altri assessori alla sanità Martini, Sandri, Coletto i maggiori responsabili di quanto suc-cesso. E sono loro che dovrebbero consentirci il recupero di quei soldi dati in modo così sorprendente. Per quanto riguarda l’Ulss 18, in quei 4 anni succitati, il direttore generale di allora Adriano Marcolongo aveva più volte segnalato la possibilità per l’Ulss 18, di risparmiare in 4 anni, tagliando i trasferimenti ai privati, più di 39 milioni d euro. Di questi quasi 14 solo nel 2012. E ora si vorrebbe procedere a colpi di tagli?”.

di fortunato Marinata

Secondo l’assessore Brusco le colpe del defi cit non sono imputabili ai direttori generali ma agli amministratori di palazzo Balbi

Sanità I conti della Sanità veneta

Nella foto l’assessore provinciale alla Salute, Guglielmo Brusco

Da gennaio ad agosto la Guardia di fi nanza di Rovigo ha scovato ben 44 evasori fi scali. Secondo i numeri

diffusi dalle Fiamme gialle, negli otto mesi intercorsi dall’inizio dell’anno, alle casse dell’erario sono stati nascosti ben 50,5 milioni di euro ai quali vanno aggiunti altri 8 milioni e mezzo di Iva non versata. Cifre importanti che subito sono state messe in relazione allo stato di crisi degli ultimi anni, anche perché, il fenomeno dell’eva-sione è risultato essere in aumento rispetto al passato ma il comandante provinciale della Guardia di fi nanza di Rovigo, Roberto Di Tullio (ora trasferito), ha smentito que-sta ipotesi, in quanto le cifre contestate non sono in nessuno dei 44 casi rilevati ricondu-cibili a episodi di bancarotta fraudolenta. Tra le persone segnalate fi gurano imprenditori, commercianti, impresari nel settore fotovoltaico con importi di diversa entità ma non sono mancati anche casi di evasori totali, ossia persone che non hanno mai dichiarato nulla al fi sco. Nella rete delle fi amme gialle sono fi niti anche dei contraffattori, ai quali sono stati sequestrati più di quattro mila colli, soprattutto abbigliamento, bigiotteria e cosmetici, e i lavoratori in nero con ben 15 datori di lavoro scoperti con maestranze prive di qualsiasi contratto.

Guardia di finanza

nascosti al fisco Quasi 60 milioni di euro

Nei primi di agosto è stato licenziato dal Con-siglio dei ministri il decreto legge in materia di sicurezza e per il contrasto soprattutto al

fenomeno della violenza sulle donne, il cosiddetto “femminicidio”.

Un’iniziativa importante che ha trovato una sponda anche in Polesine. Più o meno negli stessi giorni, infatti, la fondazione Cariparo ha stanziato un fi nanziamento di 15 mila euro per le case di accoglienza mentre da palazzo Celio è stato inviata

una mozione ai presidenti di Camera e Senato per rendere obbligatorio nelle scuole lo studio della car-ta dei diritti umani ed il rispetto delle donne. Non sono mancate note di biasimo al documento varato da Palazzo Chigi ritenuto, dall’assessore Guglielmo Brusco e dalla presidente della commissione Pari Opportunità Maria Grazia Avezzù, certo meritevole per aver posto sotto i rifl ettori il tema drammatico del femminicidio ma lacunoso nel suo impianto.

“L’inasprimento delle pene – è stato scritto –

non porta necessariamente benefi ci, occorre inve-ce certezza e velocità della pena; per le varie fasi necessita una preparazione di tutti gli operatori; è necessario un sostegno psicologico, legale ed econo-mico alle donne, il decreto legge non sembra essere affi ancato da fi nanziamenti”. “Rovigo e Padova – hanno detto Brusco e Avezzù – sono le uniche due città del Veneto ad avere una casa di accoglienza dove effettivamente la donna possa ritrovarsi in un ambiente accogliente e protetto”.

DECRETO LEGGE SuLLA SICuREZZA IL pOLESINE SENSIBILE AL “fEMMINICIDIO”

Le Ulss rodigine sono in rosso

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Sequestrati più di quattro mila colli: abbigliamento, bigiotteria e cosmetici

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23Spazi aperti

Ha toccato anche il Polesine l’allarme di contagio da infl uenza “aviaria” riscon-trata in tre allevamenti di Ferrara e

Bologna, in Emilia Romagna. Infatti, benché abbiano dato esito negativo le indagini siero-logiche e virologiche svolte dall’azienda Ulss 18 nell’allevamento della società Agricola Morgante di Lionello e C di Occhiobello e non sia stato evidenziato alcun sospetto di malattia, né la presenza di mortalità anomale, da lunedì 26 agosto sono iniziate le operazioni di abbatti-mento delle galline ovaiole. “Si tratta di misure cautelative – ha spiegato Laura Andreotti, vicesindaco del comune rivierasco al Po che ha fi rmato lo scorso 23 agosto l’ordinanza per il sequestro e l’abbattimento di volatili - ci tengo a sottolineare inoltre che non c’è pericolo per l’uomo, tuttavia, le direttive del ministero del-la Salute e della Regione Veneto dispongono l’abbattimento in via precauzionale”. Si tratta di ben 220 mila capi che sono stati eliminati secondo i protocolli e le normative comunitarie seguiti per le medesime operazioni avvenute negli allevamenti della provincia di Ferrara e Bologna. Le carcasse degli animali sono state trasferite, in regime di sicurezza, e incenerite a cura di una ditta specializzata individuata dall’a-zienda Ulss 18. La distruzione ha riguardato an-che tutte le uova dell’allevamento. Il protocollo prevedeva poi la pulizia e disinfezione dei locali adibiti all’allevamento dei volatili, delle zone cir-costanti, dei veicoli utilizzati per il trasporto e di tutto il materiale potenzialmente contaminato, passaggi questi svolti sempre alla presenza di personale del servizio veterinario dell’azienda Ulss 18.

Immediato anche l’intervento della Regio-ne, preoccupata che il contagio potesse esten-dersi e assumere le dimensioni dell’emergenza aviaria di una decina di anni fa, con pesantis-simi danni economici diretti e indiretti. Franco Manzato, assessore all’agricoltura del Veneto, assieme al collega alla sanità, Luca Coletto, dal quale dipendono i Servizi Veterinari regionali e sul territorio, ha fatto il punto della situazione. “Dobbiamo evitare ulteriori pesanti contraccolpi economici al sistema produttivo, tenuto conto che l’Italia è anche paese esportatore di prodot-ti avicoli e che il Veneto, dove peraltro è cam-biata la strutturazione stessa degli allevamenti rispetto ad una quindicina d’anni fa, è regione leader nelle produzioni avicole di carni e uova”. A Roma intanto la questione è arrivata sui banchi del Parlamento grazie ad una interpel-lanza presentata dall’onorevole del Carroccio Emanuela Munerato, preoccupata che l’abbat-timento dei capi possa tradursi nell’ennesima batosta per un Polesine già martoriato dalla crisi e dalle recenti avversità atmosferiche. Tuttavia da quanto viene confermato dal Vicesindaco di Occhiobello pare che l’ingente perdita di anima-li da parte dell’azienda Morgante non abbia creato problemi occupazionali per i dipendenti assunti nell’allevamento. “Siamo in stretto con-tatto con la proprietà – ha ribadito Laura An-dreotti - la quale assicura e garantisce che non sono a rischio i posti di lavoro”. In tal proposito è risultata rassicurante anche la dichiarazione del dirigente veterinario dell’Ulss 18 di Rovigo, Francesco Monge, che ha confermato il totale indennizzo da parte dell’Unione europea e del ministero dei capi abbattuti.

ALLARME AVIARIA 220 MILA pOLLI ABBATTuTI

Fo.Ma.

Maltempo Il 14 agosto un violento temporale ha causato perdite per 100 milioni alle colture

L’estate sembra aver perso le mezze misure e a farne le spese è soprattutto l’agricoltura. Un anno fa è stata la siccità a mietere le colture, lo scorso mese la grandine

insieme ad una tromba d’aria che ha battuto in lungo ed in largo una fetta di terra larga 10 chilometri tra Baruchella e Canaro con epicentro a San Bellino. Un fortunale talmente violento che anche dove non ha “battuto” ha messo paura. Grande, infatti, lo spavento patito da una famiglia di Baru-chella, dove madre e fi glia sono rimaste ferite dai vetri delle loro fi nestre infrante dalle tegole delle casa vicina. La stessa cosa è successa anche ad una donna a Villa d’Adige di Ba-dia Polesine, colpita anche lei dagli effetti dell’uragano che ha sferzato con inedita forza l’Alpolesine, sradicando alberi, scoperchiando case e infl iggendo gravi perdite alle colture. Sui campi la conta dei danni ha raggiunto le cifre più eleva-te, con perdite della produzione tra il 60 e 100%, toccando stime che si aggirano attorno ai 100 milioni di euro. Pere, mele, kiwi e noci ormai prossime alla raccolta sono andate defi nitivamente perdute. Mais, soia, bietole e pomodoro non raggiungeranno mai i mercati rendendo diffi cile il manteni-mento degli impegni commerciali assunti dalle cooperative.

Immediatamente è partita dall’uffi cio della Provincia, Tiziana Virgili, la richiesta per il riconoscimento dello stato di calamità naturale ma con la stessa tempestività dalla Regione sono state ridimensionate le speranze di veder indennizzate le perdite in tempi brevi. Il vicepresidente della commissione re-gionale Agricoltura, Graziano Azzalin, in un incontro a Badia Polesine, partecipato anche dai sindaci del territorio, non ha girato molto intorno alla questione: “Soldi non ce ne sono” ha spiegato e seppur con tutte le frasi di rito e i richiami agli impegni che alla Regione competono in questi casi, è stato franco spiegando che lo Stato ha stanziato 18 milioni di euro per i danni all’agricoltura in tutta Italia, e al Veneto ne spetta appena uno. “Dal punto di vista amministrativo – ha ribadito - la Regione può innanzitutto intervenire per accelerare le pro-cedure e permettere una rapida rifusione dei danni. Il tutto, essendo consapevoli che il fondo nazionale dedicato allo sta-to di calamità naturale è limitato e che, quindi, dovrà essere trovata una soluzione nonostante il clima generalizzato di riduzione di risorse”. E’ stato lo stesso consigliere ad indicare quale potrebbe essere la strada da percorrere per gli opera-tori del primario. “Simili accadimenti - ha chiosato Azzalin

– sono sempre più frequenti e per questo vanno considerate le azioni che mettano al riparo gli agricoltori da simili rovesci, penso, in particolare, ai nuovi strumenti previsti dalla futura Pac per l’assicurazione del reddito, che che coprono non solo i rischi derivanti da fatti calamitosi, ma anche quelli derivanti dalle oscillazioni dei prezzi. Bisogna essere chiari, la strada degli indennizzi è sempre più stretta ed in futuro bisognerà rimboccarsi le maniche per trovare altri canali di sostegno. Le opportunità maggiori le offre il “Programma di sviluppo rurale” che, come è avvenuto per la siccità, può innanzitutto operare sul credito agevolato alle imprese danneggiate”. Non ha alimentato aspettative nemmeno Fabrizio Stella direttore di Avepa, l’Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agricoltura, affi ancato nella stessa occasione da Fabio Ortolan Ortolan, vicepresidente della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha manifestato la disponibilità dell’Istituto da lui rappre-sentato nell’offrire soluzioni agevolate agli agricoltori colpiti dal fortunale. Presenti all’assemblea tenutasi in municipio di Badia Polesine anche il consigliere regionale del Carroccio Cristiano Corazzari l’onorevole Manuela Munerato, prima fi r-mataria di un’interrogazione presentata in Parlamento.

L’Altopolesine piegato dalla tromba d’aria

Stato di calamità ma anche “costituzione di un fondo straordinario a supporto degli ingentissimi danni subiti dalle aziende agricole, durante l’evento meteorologi-

co del 14 agosto”. E’ quanto chiedono la presidente della Provincia Tiziana Virgili e l’assessore all’Agricoltura Laura Negri con una lettera al governatore del Veneto Luca Zaia, all’assessore regionale all’Agricoltura Franco Manzato e Fabrizio Stella direttore generale Avepa: “Tanto si chiede – precisa la nota partita da palazzo Celio - in relazione alle situazioni critiche evidenziate dalle imprese e cooperative agricole che denunciano la perdita completa del raccolto, con conseguente venir meno del reddito e, talvolta, l’impos-sibilità ad onorare le commesse”. Il testo inviato in copia anche alle associazioni polesane della Coldiretti, Confagri-coltura, Cia e Eurocoltivatori ricorda come “tale situazione comporterà nell’immediato futuro pesanti ripercussioni sull’occupazione agricola in un settore economico strategico per l’economia polesana”. “Quanto richiesto – conclude la lettera di richiesta - riveste, naturalmente, carattere d’urgen-za essendo indispensabili interventi rapidi di ripristino degli impianti e delle colture”.

Stato di calamità per l’agricoltura

LA pROVINCIA ChIEDE uN fONDO STRAORDINARIO

Chiesto lo stato di calamità naturale ma il Veneto può contare su un solo milione di euro per i danni all’agricoltura

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25Mondo scuola

Dopo cinque anni di crisi oltre ad un generale impoverimento del paese è andata diffon-dendosi anche la consapevolezza che il

modello di sviluppo che ha reso ricco il Veneto è superato. Il tempo del “piccolo è bello” è fi nito, i mercati emergenti sono lontani dai capannoni sotto casa e comunque sia il settore manifattu-riero, ora, è passato in mano ad altri paesi. Il superamento della crisi, dunque, passa necessa-riamente attraverso una rifl essione che porti all’in-dividuazione di nuovi orizzonti per l’economia veneta. “Il Polesine ha pagato più di tutti questa crisi – spiega il presidente del Consvipo, Angelo Zanellato – perché la sua struttura economica era subordinata ad altre zone. Le nostre imprese, quasi sempre famigliari, piccole, poco strutturate e sottocapitalizzate (l’investimento di utili nell’im-presa non è mai stato una priorità) non hanno retto. Meno peggio è andata, invece alle aziende molto specializzate come la metalmeccanica, la cantieristica o il settore edile che sono sul mercato mondiale da anni. malgrado la disorganizzazione

delle aree produttive, sorte un po’ a casaccio e rimaste per lo più senza infrastrutture. Per fortu-na il territorio polesano è meno compromesso di altri e l’agricoltura non è stata sopraffatta dal cemento”.

Su cosa può fattivamente puntare quin-di il Polesine?

“Può contare soprattutto sulle 5-6 macro aree artigianali sulle quali occorre concentrare le aziende, servendole di infrastrutture con alta tecnologia e soprattutto di una rete per i trasporti che permetta di abbatte costi e tempi di consegna. Il Polesine potrebbe candidarsi a vincere questa sfi da”.

Potrebbe? “Potrebbe, se venisse realizzato il porto off-

shore per le grandi navi”Ma a quanto pare sembra verrà realizza-

to a Venezia, perché l’unica ad avere dei fon-dali idonei al pescaggio delle imbarcazioni.

“Venezia non ha nulla, quando il Mose sarà attivo potrà contare al massimo su 12 metri d’acqua davanti al suo porto, per trovare i 25-26 metri necessari, invece, dovrà spostarsi mol-to più vicina a Chioggia, ossia in una posizione molto più funzionale anche per il Delta del Po. Inoltre è in via di strutturazione anche una retta ferroviaria con lo scartamento compatibile con la linea russa che ricalca la direttrice dell’antica “via dell’ambra”, durante l’età del bronzo questa via permetteva al prezioso materiale di raggiungere dal Mediterraneo al Baltico. Forse anche chi non conosce nel dettaglio la storia antica, saprà che tale via attraversava anche il Polesine e anche se fosse Venezia la destinazione del terminal, sareb-be comunque sempre il porto off-shore il punto di riferimento dell’intera rete. Ora, non è diffi cile immaginare che quando tutto questo verrà realiz-

di Mauro Gambin

La realizzazione di diverse infrastrutture posizionerà la provincia di Rovigo al centro di un importante snodo viario

Sviluppo Intervista al presidente del Consvipo Angelo Zanellato

“La mobilità delle merci, il futuro del Polesine”

Attraverso la via dell’ambra le merci raggiungeranno la Russia in 3 giorni, oggi ne servono 10

zato il Polesine si troverà al centro di importanti assi viari rivolti verso economie crescenti come Russia e Cina, oggi ci voglio 10 giorni alle merci per raggingere Mosca e 25-26 per la Cina, con la via dell’ambra appena 3, e per quanto riguarda i grandi carichi immaginiamo l’importanza della via navigabile Fissero-Tartaro-Canalbianco-Po di Levante, ma anche la Nogara-mare, il cui proget-to è arrivato alla fase defi nitiva, e la Valdastico Sud che verrà ultima entro l’anno. Il futuro del Polesine a mio avviso non può che essere sulla mobilità delle merci”.

Quindi per il Polesine è più conveniente entrare a far parte della Pa.Tre.Ve o della Vi.Ve.Ro?

Senza dubbio della Vi.Ve.Ro, al Polesine non conviene essere la periferia di Venezia, con-viene molto di più diventare lo sbocco a mare di Verona e Vicenza e poter contare sulla città scaligera come un ponte con la Lombardia”.

Ma tutto questo traffi co in mare non an-drà ad infastidire un settore strategico, per il

Delta, come la pesca o il turismo di Rosolina, già ora con l’ipotesi della riconversione a carbone della centrale di Polesine Camerini gli animi paiono essere alquanto esacerbati?

“La piattaforma off-shore posizionata al lar-go di Chioggia potrebbe risolvere anche questo problema. Se la situazione rimanesse com’è le imbarcazioni per il rifornimento di carbone della centrale entrerebbero dal canale di Porto di Le-vante, che tra l’altro ogni sei mesi deve essere scavato, mentre se la piattaforma fosse Chiog-gia potrebbero arrivare a Porto Tolle attraverso una via d’acqua nell’entroterra risalendo il Po di Brondolo, fi no alla Conca di Volta, poi via Adige e Canalbianco ridiscendere lungo il Po fi no a alla Centrale. Pesca, turismo e ambiente verrebbero così risparmiati”.

Ci sono progetti per questa nuova via d’ac-qua?

No, per il momento non c’è ancora niente ma il Consvipo farà il possibile per poterla tra-sformare in realtà”.

Nella foto piccola il presidente Angelo Zanellato

25252525Economia

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luoghi segretidelle terme*

Autunno a loipersdorfin autunno la regione si presenta con il suo lato più bello! Le temperature sono miti, l‘aria è limpida e fresca e il paesaggio vestito di tanti caldi colori. Una combinazione di attività salutari, delizie culinarie e relax per riequilibrare corpo, mente e anima anche nelle fresche giornate autunnali. Accanto al quotidiano programma Active inspirato a Lasciarsi andare, sperimentare e rinvigorirsi, le terme offrono anche attività all‘aperto,: corsa, ciclismo e passeggiate. Portate un cestino da picnic ed esplorate i dintorni, per scoprire luoghi nascosti e godere della meravigliosa vista sulle terme.

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29Cultura provinciale

Polesine, terra di cinema e da cinema. Ossia, terra che ha prodotto cineasti di ottimo livello, ma an-che terra in grado di offrire location affascinanti

come poche. E’ questa la duplice idea alla base della presenza della Polesine fi lm commission alla 70esima mostra del cinema di Venezia. La realtà presieduta da Angelo Zanellato, infatti, sabato 31 agosto e domenica 1° settembre, è stata presente all’hotel Excelsior Lido di Venezia, nello stand della Regione del Veneto.

La due giorni è iniziata con una tavola rotonda, dal titolo “Il Polesine ed il cinema, registi a confronto”, che ha coinvolto cinque artisti della macchina da pre-sa che tutti hanno lavorato nella nostra provincia, con ottimi risul-tati: Christian Battiferro, Luigi Di Gianni, Salvatore Maira, Samad Zarmandili e Ivan Zuccon.

Proprio quest’ultimo, poi, ha raccontato la propria bella espe-rienza la domenica successiva: Zuccon, specialista in fi lm horror, ha infatti realizzato ben 35 pellicole, tradot-te in tantissimi paesi. L’ultima sua opera “Wrath of the crows”, girata proprio quest’anno, è stata interamente realizzata nella nostra provincia. Come, del resto, tutti gli altri lavori di questo prolifi co regista. Che, in questo fi lm, per il resto interamente affi dato a un cast stranie-ro, ha tuttavia inserito un altro artista polesano, vale a dire l’attore Matteo Tosi, rodigino.

Sempre nella stessa giornata di domenica, poi, è stata la volta di “Polesine, lo sguardo di un giovane regista”, con la proiezione del trailer, della durata di un

minuto e mezzo, del docufi lm realizzato dal giovane regista Ruben Garbellini, polesano, che ha in questa maniera fatto una vera e propria dichiarazione d’amore alla sua provincia. “E’ un’opera - ha spiegato - divisa in quattro parti, come quattro sono le stagioni. Un vero e proprio viaggio che ha il compito di fare conoscere la nostra terra, percorrendola dall’Alto al Basso Polesine”.

Infi ne, è stata la volta di una regista che ha scelto uno scorcio caratteristico di Adria, uno dei suoi vicoli, per un cortometraggio nel corso del quale, per tutti i 12 minuti che dura, non viene detta neppure una parola. In compenso, tuttavia, le 14 donne, italiane e straniere,

che ne sono protagoniste, alter-nandosi sulla scena, lanciano un messaggio molto, molto impor-tante, dal momento che prendo-no posizione contro la violenza di genere, della quale hanno fatto le spese sulla propria persona.

Questa, infatti, l’idea che sta alla base dell’opera pro-posta da Anita Gallimberti.

Insomma: due giorni vissuti intensamente. Nella speranza di dimostrare - e i risultati paiono avere dato alimento a questa speranza - che il Polesine è una terra che ha molto da dire, potendo contare su una schiera di artisti in grado di trasporre su pellicola emozioni e pensieri importanti. Ma, allo stesso tempo, il Polesine è anche una terra che può aiutare chi ha qualcosa da dire a farlo, offrendo le proprie meraviglie ai poeti del lungometraggio. E del cortometraggio.

di Lorenzo Zoli

Nello stand della Regione del Veneto sono stati presentati i registi che hanno lavorato nella nostra provincia e le loro opere

Arte e territorio Polesine fi lm commission alla mostra del cinema

Quando un territorio diventa pellicola

Il regista Ivan Zuccon e il set del suo fi lm interamente girato in provincia di Rovigo “Wrath of the crows”

Torna Musiké, la rassegna di musica, teatro e danza, organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e di Rovigo. Dopo il felice esito dei “bat-

tesimi del fuoco” introdotti nel 2012, l’attenzione di Musikè per i giovani musicisti quest’anno si concretizza nei concerti delle orchestre dei Conservatori di Adria, Rovigo e Padova.

Innovativa la formula che è stata ideata per le loro performance, dal momento che ognuno degli ensemble si esibirà, per così dire, “fuori casa”. Nel senso che il conservatorio di Padova si esibirà a Rovigo, quello di Rovigo a Padova, quello di Adria a Rovigo.

Prima di questo affascinante trittico, tuttavia, sarà il momento dell’atto primo, al quale sarà affi dato il compito di sollevare il sipario sull’edizione 2013 del-la rassegna. L’appuntamento, quindi, è fi ssato per lunedì 16 settembre a Padova, all’auditorium Pollini, dove Shlomo Mintz, uno dei maggiori violinisti viventi, accompagnerà cento giovani orchestrali dell’orchestra giovanile nazionale della Turchia. Ricco il programma di arie e melodie che allieterà la serata. E verdissima l’età degli artisti che saranno guidati nella performance dalla direzione del maestro Cem Mansur, che ha fondato il gruppo nel 2007: hanno tutti tra i 16 e i 22 anni al massimo. L’appuntamento successivo della rassegna, nel Padovano, sarà il 10 ottobre, a Cittadella, quando sarà di scena il trio Didier Laloy & S-tres.

musica classica

Lo.Zo.

Torna Musiké

E’ pronta a partire, a Rovigo, l’e-sperienza - una vera novità per la nostra città e provincia - della

scuola Palomar. Ossia la scuola di scrittura portata in Polesine dall’autore Mattia Signorini, che ha fatto ritorno alla propria terra d’origine dopo l’espe-rienza milanese. Una idea, quella della Palomar - che prende il nome dell’o-monimo romanzo di Italo Calvino - so-stenuta dall’Accademia dei Concordi, che tra l’altro ha fornito anche gli spazi, dalla Vicky Satlow Literary Agency e dal Sistema bibliotecario provinciale. In particolare, la seconda, importante agenzia letteraria, prenderà in carico i migliori talenti che usciranno dalla scuola, con l’impegno di proporli alle maggiori case editrici del nostro paese.

Tre le proposte della Palomar per l’anno in corso: in primo luogo, il master di narrazione, il cui scopo fondamentale è proprio quello di affi nare le tecniche narrative di ognuno. Le iscrizioni sono aperte sino al prossimo 30 settembre per la scuola di scrittura per la quale, tuttavia, i posti sono ormai esauriti. Le iscrizioni, quindi, si riapriranno a ottobre, con inizio delle nuove lezioni a gennaio 2014. Infi ne, il servizio di valutazione dei dattiloscritti, che è già attivo.

Come detto, la sede della scuola è all’Accademia dei Concordi e in-formazioni sulla sua attività possono essere richieste anche all’indirizzo di posta elettronica [email protected].

Letteratura

in breVe

Una rassegna tutta dedicata alla magia del pianoforte e collocata in una cornice che

più ideale proprio non potrebbe essere: villa Centanin ad Arquà Petrarca, sede proprio della Fonda-zione musicale Masiero e Centanin e del Museo di pianoforti antichi, che espone una collezione di pianoforti del XVIII e XIX secolo di famosi co-struttori tedeschi, inglesi, francesi ed italiani. E’ proprio qui, infatti che, per tutto il mese di settembre, si susseguiranno gli appuntamenti della kermesse “Concerti in villa Centanin”. Grandi protagoni-sti saranno, oltre che gli autori, i pianoforti stessi, veri e propri pezzi di storia, oltre che opere d’arte. Eccoli: Pleyel (1850), Erard (1856), Boisselot (1840), Bösendorfer (1847), Stein (1784), Walter (fi ne XIX sec), Muller (1820), Steinway (inizio XX sec). Pianisti Franco Angeleri e Micaela Mingardo. Per infor-mazioni, è possibile fare capo al numero di telefono 0498020656, oppure al sito www.fondazionemusicale.it. Di seguito, il programma della rassegna. Dopo l’inizio di sabato 7 e domenica 8 settembre, dal titolo “Il poeta e il pianoforte”, con i pianisti Franco Angeleri e Micaela Mingardo, il fi ne settimana successivo appuntamento sempre sabato e domenica, la prima giornata alle 16.30, la seconda alle 10.30 e alle 16.30. I protagonisti saranno sempre loro, Angeleri e Mingardo, che questa volta si esibiranno sul tema “All’ungherese”. Con musiche di Beethoven, Schubert e Brahms. Il terzo fi ne settimana del mese, stessi giorni e stessi orari, sarà la volta di “Pianoforti romantici”, mentre, l’ultimo weekend, con medesimi orari e modalità, toccherà a “I pianoforti di Mozart”.

una rassegna dedicata al pianoforte“concerti in Villa centanin”

Si conclude sabato 14 settembre la rassegna “Teatro

nelle corti… e su le piaz-ze e su le are, sui àrzari o sui campi, ne le osterie e soto le tori...”. Un ap-puntamento dedicato agli amanti della recitazione e che ci ha accompagnato per tutta l’estate. Per l’ulti-mo “su il sipario” è stata scelta la bella cornice del parco adiacente il mulino Pizzon di Fratta Polesine. Una delle componenti chia-ve dello spettacolo sarà proprio l’ambientazione: non a caso, prima dell’inizio della rappresentazione, il professor Raffaele Peretto sarà autore di un breve excursus proprio sulla corte. Protagonista della serata sarà la compagnia teatra-le “Mondonovo” di Spinea, che porterà in scena un classico della commedia, ossia il “Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare”. Per informazio-ni e prenotazioni, è possibile fare capo al numero di cellulare 3472579102. La commedia, una tra le migliori di Shakespeare, è stata scritta in occasione di una festività di nozze. La storia procede per quattro vicende parallele confl uen-ti a una felice conclusione: una storia di nozze principesche, uno spericolato groviglio di equivoci fra quattro giovani innamorati confusi nei loro reciproci sentimenti per opera di magia; un contrasto fra esseri fantastici sovrani degli elfi e delle fate, un canovaccio da commedia dell’arte che introduce nell’opera il motivo del teatro nel teatro.

Spettacoliultimo aPPuntamento con “teatro nelle corti…”

Lo.Zo. Lo.Zo.Lo.Zo.

Parte la scuola di scrittura Palomar

Ambientato ad Adria il cortometraggio Anita Gallimberti contro la violenza

Lo scrittore rodigino Mattia Signorini

27272727Cultura provinciale

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La stagione della verità. Quella in cui dire “scudetto”, non dovrebbe essere più un tabù, visti gli investimenti che sono sta-

ti fatti in casa rossoblù. Per i Bersaglieri del rugby, il prossimo campionato di Eccellenza - inizio il 21 settembre, in casa, con quelle Fiamme Oro Roma che si sono portate via l’ex enfant prodige Andrea Bacchetti - fornirà ben pochi alibi: se non si vince, o, almeno, non si convince appieno, ci sarà da mettersi attorno a un tavolo e domandarsi perché.

Questo, almeno, il sentire che si respira in città. Anche se, chi mastica di rugby da tempo, tende a non dare nulla per scontato. Perché, se è vero che molto si è investito, è altrettanto vero che molto è stato cambiato. E non sempre, nello sport, questo paga subi-to. E’ stato cambiato l’allenatore, con l’arrivo di coach Frati che, da Prato, dove guidava i Cavalieri, si è portato dietro un bel po’ di gio-catori di fi ducia. Per alcuni storici bersaglieri - Bacchetti, ma anche Reato, che ha scelto il ritiro - è arrivato il momento dell’addio.

Sul campo, il precampionato non ha dato indicazioni negative, anzi: la sconfi tta contro la Benetton Treviso, pesante nel pun-teggio, 43 a 0, è stata comunque vista come una buona prestazione dei rossoblù, dal pun-to di vista della grinta, dell’atteggiamento mentale e della tenuta fi sica. La seconda amichevole ha invece visto i ragazzi di Frati imporsi bene contro il Viadana, superato, tra le mura amiche del Battaglini, per 22 -5. In entrambi i match non ha ancora brillato Mirco Bergamasco, ma per lui ci sarà tempo, dal momento che prosegue sulla via del pieno

recupero dall’infortunio. Bene Mahoney, ca-pitano.

Insomma: una buona marcia verso la prima partita della stagione, in parte “mac-chiata”, tuttavia, da una pagina non bella, per quanto ancora tutta da chiarire. E che, sicuramente, non è nelle corde di una società come il Rovigo. Il riferimento è all’ospitata dei Bersaglieri, fi nita in rissa, di Ferragosto in uno stabilimento balneare dei Lidi, che ha avuto ampia eco sulle cronache.

La speranza di tutti, ora, è che si torni a parlare solo di mete. Fatte.

di Lorenzo Zoli

I rossoblù parlano di scudetto PallaVolo

La società ha incaricato il coach Ste-fano Ferrari e lui ha “girato” l’onore e l’onere della scelta allo spogliatoio,

che ha proceduto nella maniera più de-mocratica possibile: votando. E’ in questa maniera - forse la migliore - che, alla fi ne, è stato scelto il capitano che sarà la prima voce delle giallonere della Beng in questa stagione che, per le ragazze di patron Monesi, si annuncia davvero speciale. Dal momento che saranno impegnate nel campionato di serie A2: come dire, l’anti-camera del paradiso, pallavolisticamente e sportivamente parlando. La scelte delle atlete è caduta su Elisa Peluso, giovane veterana: palleggiatrice, 31 anni e alle spalle una carriera di assoluto livello, iniziata a 14 anni nelle fi la del Cus Siena, in cui ha militato per due stagioni disputando altrettanti tornei nel campionato di serie B1. Tra 1996 e 1998, due stagioni nella massima serie con la maglia di Despar Perugia. Già nel 1995, comunque, l’approdo alla Sestese, nel campionato di serie A2, le aveva spalancato le porte della nazionale. Poi, una lunga serie di squadre, tra le quali Forlì, Torino, Collecchio, Isernia, Carpi. Nominati, sempre con il medesimo meccanismo, anche i due vicecapitani: la banda Laura Crepaldi e la centrale Roberta Brusegan.

Ora, è davvero tutto pronto per iniziare la stagione forse più affascinante del progetto Beng che, sino ad ora, si è dimostrato senza dubbio vincente, solido e anche baciato dalla buona sorte, il che non guasta mai. Via alle danze il prossimo 20 ottobre, con la prima giornata del campionato di andata. Le giallonere saranno a San Casciano per affrontare la compagine Il Bisonte. Il sogno, è domarlo.

Votazioni Per la fascia di caPitano. eletta elisa Peluso

Lo.Zo.

Rugby Al via il campionato di Eccellenza il prossimo 21 settembre

LO SPORT in PRIMO PIANOin PRIMO PIANO

Elisa PelusoNella foto il capitano Luke Mahoney

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ISOLA DELLA SCALA (VR)

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7 NOVEMBRE1 DICEMBRE2013ISOLA DELLA SCALA (VR)

7 NOVEMBRE1 DICEMBRE2013

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12

IL VENETOin PRIMO PIANO

Il 2013 è stato denominato “anno eu-ropeo dell’aria”. Nel nostro caso però, “’anno europeo dello smog’ sarebbe

stato forse più realistico e appropriato viste le performance già segnalate nei primi mesi dell’anno delle città del Nord Italia in termi-ni di inquinamento atmosferico.

In buona sostanza quest’anno si sta attestando sui valori del 2012, quando in tutti i principali centri urbani sono stati superati i livelli di polveri fi ni (Pm10). Ben 51 città, tra le 95 monitorate da Legam-biente nell’ambito della classifi ca ‘PM10 ti tengo d’occhio’, hanno superato il bonus di 35 giorni di superamento del valore medio giornaliero di 50 microgrammi/metro cubo stabilito dalla legge.

Così, alla vigilia dell’autunno il Mini-stero dell’Ambiente ha radunato a Milano gli assessori di Veneto, Lombardia, Friuli Ve-nezia Giulia, Trentino Alto Adige, Valle d’A-osta ed Emilia Roma-gna, ossia le regioni della Pianura Padana, avvelenate dallo smog.

L’obiettivo era quello di fare un’analisi delle possibili strategie utili a risolvere il pro-blema dell’inquinamento atmosferico, per il quale la Commissione Europea ha aperto un procedimento contro l’Italia.

Ormai è chiaro a tutti che i blocchi del traffi co a spot non servono a nulla e che

è sempre più urgente, invece, individuare interventi su area vasta, mirati prioritaria-mente a contrastare effi cacemente lo smog e, quindi, a ridurre le emissioni da traffi co, causa prima dell’emergenza sanitaria e ambientale che interessa le nostre regioni.

“Il bacino padano – afferma l’assesso-re veneto Maurizio Conte - presenta valori di inquinamento atmosferico superiori ai limiti di legge, in quanto paga le sfavorevoli condizioni meteoclimatiche, che rendono meno effi caci le misure prese, nonostante l’impegno delle Regioni non sia mai man-cato. Ora è necessario un forte impegno centrale. Solo così sarà possibile evitare in futuro nuove sanzioni”.

E il Ministero pare averlo capito e quel-lo di inizio settembre è stato solo un primo

incontro.“Saremo a Roma

– riferisce l’assessore Conte – ad inizio Ot-tobre per la fi rma di un accordo di program-ma. Certo è che la na-

tura morfologica di questo territorio avrebbe bisogno di regole ad hoc, soprattutto Roma e Bruxelles dovrebbero tener conto del fat-to che qui abbiamo il maggior numero di industrie d’Italia. Certo non chiediamo l’ab-bassamento dei limiti ma non è pensabile che in un momento di crisi come questo si chieda alle aziende di fare ulteriori sacrifi ci. Perciò chiederemo la defi scalizzazione degli

di Germana urbani

Al via un piano nazionale contro lo smog che avvelena la ValpadanaSecondo Legambiente, per ripulire l’aria della Pianura Padana la ricetta c’è già, si chiama mobilità sostenibile

Tra le ipotesi sul tavolo l’introduzione della “vignetta” per l’uso delle autostrade

Il Ministro incontra gli assessori all’Ambiente delle regioni interessate

investimenti sostenuti dalle imprese che do-vranno abbassare le emissioni.

Il Veneto, come del resto le altre Re-gioni, è tra i più evoluti a livello europeo per quanto riguarda i fattori di emissione nell’industria, nei trasporti e nel riscalda-mento. Peraltro l’impegno delle Regioni è stato riconosciuto anche da parte della Commissione Europea, ma ora è più che mai indispensabile soprattutto quello dello Stato”.

Ma a creare molti problemi di inquina-mento alla “conca” padana è anche il traf-fi co di attraversamento, il secondo punto all’ordine del giorno della riunione al Pirel-lone. La macro regione è infatti attraversata da un intreccio fi ttissimo di autostrade e superstrade percorse da residenti ma anche

dai Tir che dall’Est Europa si dirigono verso l’Ovest.

“Una delle ipotesi allo studio – riferisce l’assessore veneto all’ambiente – è l’intro-duzione della “vignetta”, la stessa che si compra per circolare in Austria o Slovenia. L’incasso sarebbe funzionale a sostenere un fondo per le politiche di contrasto alle Pm10”.

Certo è che, se questa andasse a so-stituire gli attuali pedaggi, sarebbe inutile perchè comunque resterebbero da pagare le Concessionarie. Quanto a blocchi del traffi -co e domeniche ecologiche pare assodato che queste misure servono davvero a poco. Mentre le targhe alterne restano un’ipotesi valida, purché siano stabilite in modo coor-dinato in un’area vasta.

“Al di là delle azioni messe in campo fi nora dalle Regioni – conclude Conte – è, di fatto, la prima volta che, con l’impegno del Ministero, si cercheranno di individuare e mettere in pratica degli interventi struttu-rali per l’intero bacino padano. Attraverso questo tavolo delle Regioni della Pianura Padana saranno confrontati e discussi dati per studiare azioni congiunte. Nel frattempo noi in Veneto, a ulteriore supporto di quanto già intrapreso per migliorare la situazione generale, stiamo stanziando incentivi per ri-sparmiare energia, quindi emissioni nocive, che riguardano l’illuminazione pubblica, lo svecchiamento del parco autobus e favorire l’utilizzo della geotermia”.

Maurizio Conte

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13Il Veneto in primo piano

Guarda lontano Legambiente parlando di lotta allo smog e propone alla poli-tica di concordare insieme strategie di

mobilità sostenibile.“Per contrastare effi cacemente lo smog

servono interventi su area vasta, mirati a ridurre le emissioni da traffi co, causa prima dell’emergenza sanitaria e ambientale che interessa le nostre regioni Serve una capaci-ta’ politica nuova, che punti su un altro tipo di mobilita’ a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di effi cienza e soddisfazio-ne”.

A dirlo sono Gigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, Damiano Di Simo-ne presidente di Legambiente Lombardia, Fabio Dovana, presidente Legambiente Pie-monte e Valle d’Aosta, Lorenzo Frattini,

presidente del regionale Emilia Romagna, che si sono riuniti per concordare le loro strategie sulla mobilita’ proprio in vista del vertice convocato dal Ministro dell’ambien-te Andrea Orlando a Milano .

Secondo gli esponenti dell’associazio-ne ambientalista non si può prescindere dai controlli. “Gli enti locali – affermano i pre-sidenti di Legambiente - continuano, infatti, a fare poco o a procedere in ordine sparso perchè manca una pianifi cazione a livello centrale, c’è scarsa disponibilità di risorse ma anche poca lungimiranza e scarso senso di responsabilità”.

“Il 2012 si chiude con una conferma sugli elevati livelli di inquinamento atmo-sferico che respiriamo nelle città italiane e lo smog è destinato a caratterizzare anche

l’anno in corso. E a chiedere all’Italia mi-sure risolutive per ridurre l’inquinamento atmosferico a fi ne anno e’ stata pure l’Eu-ropa con una sentenza della Corte di giusti-zia nei confronti del nostro Paese- dice la direttrice generale di Legambiente Rossella Muroni- evidentemente, il problema dell’in-quinamento e delle città invase dal traffi co non può più essere affrontato in maniera parziale e limitata”.

L’anno europeo dell’aria vede l’Italia molto indietro nella raccolta dei dati. Anco-ra oggi sono disponibili i dati di poche città e tra quelle monitorate da Legambiente i valori del Pm2.5 sono fuori norma nel 50% delle città. Al primo posto ancora una volta le aree urbane dell’area padana: Torino, Pa-dova e Milano con un valore medio annuo

compreso tra 35 e 33 microgrammi/metro cubo.

“Se davvero il Ministro Orlando vuole cambiare registro - hanno concluso i presi-denti regionali di Legambiente -, chieda di concertare col ministro delle Infrastrutture e dei trasporti il piano delle autostrade pre-viste dalla legge Obiettivo nel Nord Italia, sottoponendo ogni grande progetto ad una revisione indipendente che ne valuti sosteni-bilità e rapporto costi-benefi ci, cancellando ogni fi nanziamento per i progetti che non superano il vaglio. Con le risorse risparmia-te potremmo fi nanziare uno dei sistemi di TPL interregionale più avanzati d’Europa, e ottenere una durevole riduzione delle per-correnze automobilistiche e commerciali a benefi cio della mobilità collettiva”.

di Germana urbani

Urgente uscire dall’emergenza sanitaria causata dal Pm10

Legambiente: contro lo smog investiamo su mobilità sostenibile

Finanziamo, invece che nuove strade, uno dei sistemi di TPL interregionale più avanzati d’Europa, per una riduzione del traffi co automobilistico e commerciale

focus

Secondo gli ambientalisti c’è bisogno di una profonda revisione della programmazione delle infrastrutture e dei servizi che attengono alla mobilità di un’area ad alta densità demografi -ca e ad altissimo livello di motorizzazione individuale, qual è la Pianura Padana. Continuare,

infatti, a realizzare le grandi infrastrutture stradali che sono in progetto o in via di esecuzione (si pensi all’inutile ramo di TI_BRE a Parma o al raddoppio del tunnel autostradale del Frejus o l’auto-strada Orte-Mestre) non va certo nella direzione di una mobilità più effi ciente e meno inquinante.

Lavoratori e cittadini del Nord Italia hanno bisogno di servizi di TPL urbano e regionale adeguati, più frequenti e affi dabili; del rilancio del trasporto ferroviario passeggeri, di scala regionale e interregionale; di una logistica integrata, sostenibile ed effi ciente per le merci che oggi viaggiano quasi solo su strada, e non di una mobilità fondata su faraoniche e impattanti infrastrutture come la Torino-Lione ma di una diversa politica degli incentivi che sappia premiare il trasporto ferroviario a scapito di quello su gomma, utilizzando ed ammodernando le linee ferroviarie già esistenti.

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32 Il Veneto in primo piano323232 Il Veneto in primo piano

Ogni anno a settembre il mondo agri-colo e tutto ciò che in Veneto gira in-torno alla viticoltura guardano con ap-

prensione alle previsioni per la vendemmia. Il “vigneto veneto” con i suoi 11 milioni di quintali d’uva e un giro d’affari di miliardi di euro è una delle eccellenze agroalimentari della nostra regione che vanta un ottimo successo all’estero e alimenta un mercato che finora non ha conosciuto crisi. Prosec-co e Amarone, ma anche Merlot, Cabernet, Moscato e tutte le principali varietà di vini bianchi e rossi che si fregiano di oltre una ventina di Doc e alcuen prestigiose Docg sono un patrimonio della nostra terra, la cui resa però deve fare i conti anche con l’an-damento climatico. Mai come quest’anno, confermano i tecnici di Veneto Agricoltura durante il consueto incontro nei giorni della vendemmia, il clima ha influito pesantemen-te in vigneto. Piogge torrenziali e freddo fino all’inizio dell’estate, poi caldo e siccità, compresa la grandine che ha letteralmente distrutto alcuni vigneti di pregio. In ogni caso

la produzione è salva e la qualità accettabi-le, aggiungono gli esperti, tanto che per le uve bianche la produzione 2013 dovrebbe attestarsi attorno al 5-10% in più rispetto allo scorso anno, mentre per le uve nere la quantità dovrebbe rimanere invariata. “Il dato è senz’altro positivo - spiega Giuseppe Nezzo, commissario di Veneto Agricoltura - se si considera com’era partita la stagione caratterizzata, fino quasi alla fine di giugno, da abbondanti precipitazioni e basse tem-perature che avevano creato forti preoccu-pazioni per vari problemi di ordine sanitario nei vigneti. Con l’arrivo del caldo estivo, nell’ultima decade di giugno la situazione si è fortunatamente raddrizzata, trascinando però fino alla vendemmia un ritardo nella maturazione delle uve di 10-15 giorni ri-spetto al 2012”. “In Veneto la produzione, sotto il profilo quantitativo, - aggiunge Diego Tomasi - si presenta a macchia di leopardo, con incrementi e cali delle rese rispetto allo scorso. In calo la produzione nel veneziano (-5/10%) con Merlot, Glera e Chardonnay

annunciate attorno al -5%. Nel rodigino, addirittura, si prevedono riduzioni anche del -20/30%, dovute a importanti estirpi e forti grandinate registrate nelle scorse settimane. Segno positivo invece per i Colli Euganei e il territorio provinciale, dove l’incremento dovrebbe attestarsi attorno al +10/12%. A Verona si attende un incremento delle uve Chardonnay (+5%), Garganega (+0-5%), Corvinone (+5/10%), Merlot (+5%), mentre un calo dovrebbe interessare le uve della varietà Corvina (-5%) e Rondinella (-15/20%). A Treviso è previsto un leggero incremento quantitativo delle uve bianche (+3/4%), mentre la produzione di uve nere dovrebbe rimanere invariata. Per la Glera (Prosecco) l’aumento dovrebbe raggiungere addirittura il +5/10% e per lo Chardonnay il +5%. Per il Merlot la produzione dovreb-be rimanere invariata. Ricordiamo che nel 2012 le due province di Treviso e Verona da sole avevano prodotto oltre 8 milioni e 400 mila quintali di uva, i tre quarti della produ-zione complessiva nel Veneto”. Intanto gli

addetti ai lavori cercano di fare sistema e l’assessore Franco Manzato lancia, un net-work per l’innovazione vitivinicola. Si tratta di una rete tra quanti operano nell’ambito di questo segmento, strategico per raggiun-gere nuovi traguardi di qualità, tipicità e di mercato, rispetto al quale la Regione sarà capofila e farà da coordinamento tra le at-tività. Il progetto si propone di ridefinire e riorganizzare i rapporti tra i diversi soggetti che già operano nelle aree della ricerca, spe-rimentazione e formazione realizzare una

maggiore efficienza operativa e migliorare la capacità di produrre innovazione applicata in enologia e viticoltura. “La dinamicità che ca-ratterizza il settore ed il livello professionale e imprenditoriale degli operatori – conclude Manzato – necessita di adeguate risposte, con riferimento al processo produttivo a par-tire dagli aspetti inerenti alla produzione viti-cola fino al condizionamento del prodotto in funzione della sua immissione al consumo. Il tutto entro un quadro di risorse che vanno ottimizzate”.

di Nicola Stievano

In aumento la quantità delle uve bianche, stabili i rossi. In calo Venezia e Rovigo, bene Padova e Treviso

Vendemmia 2013 Annata anomala, influenzata dal clima bizzarro con tanta pioggia e freddo fino alle porte dell’estate

Il vigneto Veneto tiene le posizioni, qualità discreta

Grandine & cinghiali: estate da dimen-ticare per centinaia di agricoltori del Veneto meridionale. In Polesine una

violenta grandinata qualche giorno prima di ferragosto ha messo in ginocchio la produ-zione agricola in buona parte della provincia, in particolare nell’Alto Polesine dove vigneti e coltivazioni a pieno campo, frutteti e orti sono andati completamente distrutti. Colpiti a macchia di leopardo anche alcuni territori della Bassa Padovana, in particolare a sud di Este e Montagnana, dove a fine agosto grandine e vento forte hanno colpito diverse colture. Sui Colli Euganei, intanto, imperver-sano i cinghiali, voraci di uva e di ogni gene-re di prodotto commestibile. Un fenomeno incontrollato che ha assunto dimensioni al-larmanti per gli agricoltori. Nell’Alto Polesine la gradine e la tromba d’aria hanno distrutto migliaia di ettari di terreno agricolo. Mauro Giuriolo, presidente provinciale di Coldiretti Rovigo, parla di “apocalisse nelle aziende agricole altopolesane”. “La produzione frut-ticola - spiega - è azzerata per quest’anno e per il prossimo: i frutteti sono distrutti e questo farà perdere anche il raccolto della prossima annata, perché la reazione degli alberi sfregiati nella corteccia sarà di di-schiudere le gemme che sarebbero servite il prossimo anno. Del mais è rimasto lo stelo, delle barbabietole solo le radici. Dove non è arrivata la grandine ci ha pensato il vento forte, anche sotto le reti e che si è portato via la tettoia di un impianto di biogas appe-

na costruita in un’azienda fra Lendinara e Canda; la bufera ha divelto e scoperchiato le serre e i tunnel. Le orticole in campo sono andate perdute. I danni appaiono molto più gravi di quanto ci eravamo prospettati, non solo alle produzione, ma anche alle struttu-re”. Sui Colli Euganei i cinghiali sono ormai un flagello. I danni ai vigneti sono notevoli, denunciano i viticoltori di tutta l’area euga-nea, da Vò ad Arquà, da Teolo a Cinto, da Este a Torreglia ma anche a Baone, Galzi-gnano, Rovolon. Quintali e quintali d’uva divorata dai cinghiali o danneggiata, una perdita di produzione che si annuncia ancor più grave dello scorso anno, quando decine di aziende avevano dovuto fare i conti con queste razzie. I produttori sono esasperati e impotenti, ogni mattina costretti a fare la conta dei danni e a scoprire vigneti distrutti. All’ordine del giorno le segnalazioni al Parco Colli Euganei e ai Comuni. Coldiretti Padova torna a chiedere l’immediata applicazione di un capillare piano di abbattimento.

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18 Cultura veneta

Si è conclusa la 70esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografi ca che si è tenuta nella storica sede a Lido di Venezia dal 28 agosto al 7 settembre. L’edizio-

ne di quest’anno è stata diretta da Alberto Barbera e la giuria è stata presieduta da Bernardo Bertolucci e composta da: Andrea Arnold, Renato Berta, Carrie Fisher, Martina Gedeck, Jiang Wen, Pablo Larraín, Virginie Ledoyen, Ryuichi Saka-moto; i fi lm in concorso erano venti. Le Giurie internazionali erano quattro e hanno assegneranno i premi uffi ciali: il Leo-ne d’oro per il miglior fi lm a Sacro Gra di Gianfranco Rosi (Italia, Francia); il Leone d’Argento per la migliore regia ad Alexandros Avranas per il fi lm Miss Violence (Grecia); il Gran Premio della Giuria a Jiaoyou di Tsai Ming-liang (Taipei cinese, Francia). Coppa Volpi migliore interpretazione maschile a Themis Panou nel fi lm Miss Violence di Alexandros Avranas e il premio migliore interpretazione femminile a Elena Cotta nel fi lm Via Castellana Bandiera di Emma Dante (Italia, Svizzera, Fran-cia). Il premio Marcello Mastroianni è stato assegnato a Tye Sheridan nel fi lm Joe di David Gordon Green (Usa) e il Pre-mio per la Miglior Sceneggiatura e Steve Coogan e Jeff Pope con il fi lm Philomena di Stephen Frears (Regno Unito). Il

Premio Speciale della Giuria è stato assegnato a Die Frau Des Polizisten di Philip Gröning (Germania). La Giuria Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima ha assegnato il Leone del Futuro a White Shadow di Noaz Deshe (Italia, Germania, Tanzania). La Giuria Orizzonti presieduta da Paul Schrader e composta di Catherine Corsini, Leonardo Di Costanzo, Golshifteh Farahani, Frédéric Fonteyne, Kseniya Rappoport, Amr Waked, dopo aver visionato i 31 fi lm in concorso, ha assegnato il Premio per il miglior fi lm a Eastern Boys di Robin Campillo (Francia) e il premio per la miglior Regia a Uberto Pasolini per Still Life (Regno Unito, Italia). Il Premio speciale è andato al fi lm Ruin di Michael Cody e Amiel Courtin-Wilson

(Australia) e quello per il Contenu-to Innovativo a Maho Gorbeh di Shahram Mokri (Iran); il Premio per il Miglior Cortometraggio è andato a Kush di Shubhashish Bhutiani (In-dia). I premi per la rassegna Venezia Classici sono stati stabiliti da una

Giuria di studenti laureandi di cinema provenienti da diverse Università che hanno deciso di assegnare i seguenti premi: Miglior Documentario sul Cinema a Double Play: James Ben-ning and Richard Linklater di Gabe Klinger (Usa, Portogallo, Francia); per il miglior fi lm restaurato a La Proprietà non è più

un furto di Elio Petri (Italia, Francia). L’European Short Film Award 2013 – Efa al fi lm: Houses Whit Small Windows di Bülent Öztürk (Belgio). Il Leone d’Oro alla Carriera a William Friedkin; il Jaeger-Lecoultre Glory To The Filmmaker a Ettore Scola; il Premio Persol ad Andrzej Wajda e il L’Orèal Paris per il cinema a Eugenia Costantini. Come a ogni edizione del Festival grande attenzione è andata ai vip internazionali che hanno percorso il red Carpenter seguitissimi dai fans e dai paparazzi. George Clooney è arrivato al Lido a bordo di un motoscafo guidando personalmente, durante la sua presen-za al Lido è stato smentito il fl irt con l’attrice Sandra Bullock; e le voci di una possibile rottura tra la coppia Luca Argentero e la moglie Myriam Catania.

di Roberta pasqualetto

A quindici anni da “Così ridevano” di Gianni Amelio l’Italia torna a trionfare a Venezia

Mostra del Cinema a Venezia Conclusa la Settantesima edizione

Leone d’oro a Sacro Gra di Gianfranco Rosi

Alcune immagini dell’e-dizione conclusasi recente-mente

Anche Padova ha il suo Festi-val del cinema, un festival particolarissimo dedicato

certo al cinema ma anche al viaggio. Si chiama Detour, ed è alla sua seconda edizione, quest’anno si svolgerà dal 15 al 20 ottobre. “Se lo scorso anno è stato segnato il percorso - ha spiegato Marco Segato, direttore artistico del festival - con la seconda si amplieran-no gli orizzonti verso nuove direzioni, soprattutto verso tutti quegli autori che affollano con le loro opere i grandi festival internazionali ma che quasi mai raggiungono le nostre sale e i nostri palinsesti. Saranno cinque giorni densi non solo di fi lm, ma anche di incontri, workshop e altri eventi per vivere un’esperienza unica. Per chi ci seguirà, l’idea di viaggiare al cinema, con il cinema, non potrà essere più concreta”. Il Concorso Internazionale, come lo scorso anno, presenterà, in un’unica sezione, lungometraggi di fi nzione e documen-tari, legati al tema del viaggio, fi lm che hanno partecipato a festival in Italia e all’estero, ma che non hanno ancora avuto una distribuzione uffi ciale nelle sale italiane. Saran-no, invece, tre i premi: Premio Miglior fi lm, Premio Speciale della Giuria e Premio del Pubblico. Viaggio in Italia, inoltre, sarà una nuova sezione che ospiterà fi lm italiani raccontano il nostro paese. Un’occasione per rivedere le opere di gran-di cineasti del passato e al tempo stesso scoprire i fi lm di registi esordienti. Sarà proprio Viaggio in Italia di Roberto Rossellini, restaurato dalla Cineteca di Bologna e presentato lo scorso anno a Cannes a tenere a battesimo questa nuova sezione.

PadoVaDetour, festival del cinema di viaggio

Rendez vous al Museo della Follia, sull’iso-

la di San Servolo, con il comfort food di Henry Hargreaves No Seconds, Comfort Food e Fotografi a: in programma la prima mondiale di un nuovo format cross-mediale dove chef, artisti e food blogger sono impegnati alla ricerca del “piatto della memoria”. Gli chef Pietro Leemann, Andy Luotto e Pier-christian Zanotto, insieme al fotografo Henry Hargreaves, saranno i prota-gonisti del progetto un viaggio nell’anima alla scoperta di quel profumo, quell’aroma, quel piatto perduto nell’Io più profondo eppure così caro da volerlo considerare il ”Piatto dell’Ultimo Desiderio”. La mostra è stata aper-ta lo scorso 6 settembre e sarà visitabile fi no al 24 novembre, si tratta della prima personale mai organizzata al di fuori degli Stati Uniti del fotografo neozelandese ma newyorkese d’adozione Henry Hargreaves si ispira alla serie fotografi ca No Seconds, dedicata all’ultimo pasto di alcuni condannati a morte americani. Ideatore e regista dell’evento è Mauro Zardetto, che con l’aiuto di Chiara Casarin, curatrice, e di Rosita Dorigo, food designer, ha scelto il Museo della Follia all’Isola di San Servolo, sede del vecchio manicomio maschile veneziano, come perfetto teatro per questa pièce ga-stronomica che vede protagonisti Pietro Leemann, lo chef svizzero che da anni si occupa dell’intima relazione esistente tra cibo, psiche e spirito, Andy Luotto e Pierchristian Zanotto, giovane esponente del Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana.

Venezia, Isola di San Servolo

in breVe

Ruolo sicuramente determinante nella consa-crazione della fortuna e nella diffusione della conoscenza dell’opera di Tiziano è quello svol-

to dalle opere a stampa e dalla riproduzione incisoria dei lavori del Vecellio che ha consentito nei secoli di diffonderne e consacrarne ulteriormente la fama nel mondo e tra i posteri. Risulta quanto mai importante e qualifi cante allora, proprio perché fonte e strumento indispensabile di informazioni e di conoscenza, l’ac-quisizione a fi ne giugno da parte del Centro Studi Tiziano e Cadore – grazie al sostegno fi nanziario di alcuni sensibili soci - di un nucleo notevolissimo di ben 150 stampe tizianesche, raccolte nel corso di un decennio da un collezionista e antiquario padovano. Un corpus di notevole entità e prestigio - con pezzi che vanno dalla fi ne del Cinquecento a tutto l’Ottocento coprendo un arco assai am-pio della fortuna iconografi ca del maestro - che giunge ad integrare in maniera massiccia il nucleo di incisioni tizianesche conservate presso la sede della Ma-gnifi ca Comunità cadorina confermando Pieve di Cadore come uno dei centri più importanti nella ricerca e nella divulgazione dell’arte di Tiziano. I materiali acqui-siti sono estremamente eterogenei e non mancano esemplari di notevole rarità come le due precoci riproduzioni cinquecentesche - l’una incisa da Martino Rota, l’altra edita dal Bertelli – dell’ “Uccisione di San Pietro Martire”, il capolavoro distrutto dal fuoco nella chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo a metà Ottocento o le due stampe di Valentin Lefebre dell’ “Omnia Vanitas”. Altre immagini uniscono alla rarità un problematico valore documentario così da costituire straordinarie occasioni di studio e di approfondimento. Valgano, al riguardo, l’incisione di I. Troyen per il “Theatrum Pictorium” di Joachim von Sandrart del bellissimo “Ecce Homo” di Tiziano ora a Sibiu o l’incisione di Joachim Jan Oortman del “Martirio di San Lorenzo” prima del taglio della parte inferiore. Ancora: la redazione della “Fuga in Egitto” perduta in naufragio, replica di quella oggi all’Escorial, di Nico-las Cochin la riproduzione di P. Boel del dipinto offerto da Tiziano nel 1568 a Massimiano II, “Il ratto di Europa”, poi perduto.

Arte Modernatiziano in 150 stamPe

Dal 26 ottobre 2013 al 31 maggio 2014 la Casa dei Carraresi di Trevi-so, dopo le quattro grandi mostre

dedicate alla Cina e lo straordinario suc-cesso dell’esposizione dedicata al Tibet, farà da cornice ai capolavori d’arte pro-venienti dalla millenaria cività indiana. La Mostra “Magie dell’India. Dal Tempio alla Corte, Capolavori d’Arte Indiana”, attraverso elementi architettonici, miniature, fotografi e d’epoca, oggetti di uso rituale e quotidiano, costumi, tessuti, gioielli, accanto a statue e bassorilievi provenienti da importanti collezioni museali e pri-vate italiane, si pone l’obiettivo di ricostruire le tappe salienti della civiltà indiana attraverso l’esposizione di opere dell’arte antica e moderna, dal II millennio a.C. all’epoca dei Maharaja, collocate in un adeguato contesto scenografi co che ne ricrei gli ambienti originari. Il comitato scientifi co - coordinato da Adriano Màdaro, già ideatore e curatore delle quattro mostre sul Celeste Impero e e della rassegna dedicata al Tibet appena conclusa che ha affascinato oltre 120 mila visitatori- composto da Marilia Albanese, indologa d’ampia formazione e l’esperto d’arte indiana Renzo Freschi, insieme agli architetti Marco Sala e Gio-vanna Colombo, ha studiato un particolare percorso espositivo articolato in due parti: “L’arte nell’India Classica” e “L’india dei Maharaja”. Due poli, quello del Tempio e quello della Corte, che sfuggono al dualismo tipicamente occidentale tra sacro e profano e che nella cultura indiana non sono in nessun modo in contraddizione. Il cerimoniale dei templi è simile a quello del palazzo e la fi gura del re è ammantata di sacralità tanto da renderla divina. La saggezza tradizio-nale indiana, affi nché l’esistenza umana sia signifi cativa e armonica, impone l’impegno etico, ma anche il perseguimento del piacere; sostiene la frugalità, ma non svalorizza la ricchezza; incita al distacco, ma legittima la conquista del potere. Benché il fi ne ultimo in buona parte della cultura indiana – ma non in tutta– sia la liberazione e il trascendimento del mondo doloroso e fi nito, la vita e i suoi istanti preziosi sono ampiamente celebrati, soprattutto nell’arte.

Mostracasa dei carraresi di treViso

henry hargreaVes no seconds, comfort food e fotografia

Leone d’Argento a Miss Violence, Premio della Giuria a Jiaoyou la Coppa Volpi a Themis Panou

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20 Cultura veneta

Alle ore 22.39 del 9 ottobre 1963 una frana di circa 270 milioni di m³ di roccia si staccò dal fi anco del monte Toc preci-

pitando nell’invaso creato artifi cialmente per trattenere le acque del torrente Vajont e ali-mentare le turbine di una centrale idroelettrica. Vajont, infatti, era il nome di un corso d’acqua e della valle che si era scavato nei millenni. Poi lo stesso nome venne esteso alla diga, forse per osmosi, e oggi per la maggior parte di chi lo ricorda, Vajont, è soprattutto il nome di un disastro. Come Frejus, come Ustica, come Piazza Fontana quando una catastrofe accade per mano umana, prende il nome di ciò che gli sta attorno, mai quello di chi l’ha provocata. Eppure i responsabili di questa tragedia venne-ro individuati. La colpa fu degli uomini di una società idroelettrica veneziana che non vollero arrendersi davanti al fallimento di un progetto e all’ipotesi di mandare in fumo investimenti per diversi miliardi di lire di allora. Vajont prima

di essere tragedia, infatti, era stato il fulgente sogno di un’Italia autarchica che immaginava il proprio futuro illuminato dalla corrente prodotta dalle centrali idroelettriche. Grande Vajont, per la precisione, sulle carte degli ingegneri della Società Adriatica di Elettricità, era una banca dell’acqua, un bacino che avrebbe dovuto raccogliere l’acqua scesa a valle attraverso il Vajont da altre sei centrali per alimentare le turbine della centrale nei periodi in cui i fi umi erano in secca o ghiacciati. Vajont era l’ultimo grande salto d’acqua prima che la fl uida forza cinetica raggiungesse il Piave e poi il mare. Quanta acqua? 168,715 milioni di metri cubi, momentaneamente trattenuti dalla diga più alta al mondo, il cui impiego avrebbe pro-dotto il 15% del fabbisogno elettrico di allora. Indubbiamente sarebbe stato un grande inve-stimento se l’impianto avesse funzionato, se il Toc, invece di un ghiaione marcio, fosse stato una sponda granitica solida indifferente al salire e allo scendere del livello d’acqua del bacino idrico. Non fu così ma per gli amministratori e per gli ingegneri della Sade l’impianto dovette rimanere come lo avevano immaginato: fun-zionante e soprattutto remunerativo. Cinismo e impudenza portarono addirittura alla vendita della fabbrica dell’energia all’Enel, malgrado

di Mauro Gambin

Fu il cinismo, l’impudenza, la speculazione a creare le proporzioni della tragedia. Un senso dell’affare sopravissuto alla tragedia e contro il quale don Albino Bizzotto ha protestato di recente

Commemorazioni Sono passati 50 anni dall’onda che uccise più di due mila personea

Vajont un disastro rimasto attuale

La foto della diga e in basso le operazioni di recupero dei cadaveri

da tempo i segni della frana che si sarebbe staccata erano più che evidenti. Solo alla cecità dello Stato, defi niamolo convinto e fi ducioso in quel progetto positivista, sfuggì che dietro si na-scondeva l’opportunità di un lucroso interesse. Le conseguenze della frana sarebbero potute essere differenti, il numero dei morti sarebbe potuto essere minore se Longarone fosse stata sgombrata la notte del disastro e infi ne se su tutto non avesse prevalso il senso dell’affare. Ecco il punto, quest’anno ricorrono i 50 anni dalla tragedia, attraverso un certo numero di iniziative verranno ricordati i pochi minuti che sono stati necessari all’onda, provocata dal-la frana, per distruggere una valle, la vita di duemila persone e di tutti gli altri che di quei duemila corpi erano abituati a ritenersi famiglia e a chiamare casa quella valle. Verrà ricordato tutto ciò che quell’acqua ha spazzato via ma sarà opportuno ricordare anche ciò che la stessa acqua non ha cancellato: quel cinismo cieco e quella politica dell’affare uscita intonsa dalla catastrofe del Vajont e arrivata tale e quale ai giorni mostri. Alle cerimonie saranno presenti probabilmente il capo del Governo, Enrico Let-ta. Se il suo esecutivo non fi nirà in crisi, il presi-dente del Consiglio sarà ai piedi della diga nei giorni immediatamente precedenti o successivi al 9 ottobre. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, probabilmente anche lui sa-lirà a Longarone. Ma un posto d’onore dovreb-be spettare a don Albino Bizzotto che proprio in questi giorni, attraverso una protesta fatta di un prolungato digiuno, ha fatto rifl ettere questa re-gione sul malaffare che spesso si cela dietro le cosiddette grandi opere. Il coraggioso sacerdote padovano fondatore dell’associazione “Beati costruttori di pace”, ha chiesto che la Terra non venga più trattata come semplice cantiere, cava e discarica per gli appetiti e interessi di chi continua a speculare, che la politica delle grandi opere non sia mero affare e distruzione del territorio che non porta benefi cio alcuno alle comunità locali. Parole che don Albino ha pronunciato per commentare quanto accade ai giorni nostri e per questo, credo, siano il modo migliore per ricordare soprattutto la tragedia di 50 anni fa.

La centrale avrebbe prodotto il 15% del fabbisogno elettrico di allora

37373737Cultura veneta

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Page 43: Adria ago2013a n108

quattro anziché due testimoni come in realtà avvenuto. Prima di rispondere al quesito relativo la validità del testamento pubblico prestato dal nonno del sig. M.S., ritengo opportuno delineare, seppur brevemente, le particolarità di tale forma testamentaria soffermandomi poi sul numero dei testimoni richiesti dalla legge per la valida formazione dell’atto. Il testamento è quell’atto con il quale un soggetto dispone delle proprie sostanze per il momento in cui avrà cessato di vivere. Il nostro codice civile contempla diverse forme di testamento e, precisamente, quelle ordinarie e quelle speciali. I testamenti ordinari sono rispettivamente, il testamento olografo e il testamento per atto di notaio. Quest’ultimo può essere pubblico o segreto.Dunque, il testamento pubblico è un testamento notarile o ancor più precisamente è un atto con il quale il notaio, che riceve la volontà testamentaria del testatore, provvede a dare forma scritta alle disposizioni del testatore dandone successivamente lettura allo stesso alla presenza dei testimoni. Segue poi la sottoscrizione dell’atto da parte del testatore, dei testimoni e del notaio.La forma del testamento pubblico presenta il duplice vantaggio di poter essere disposto da tutti (anche da chi non sa o non può leggere e/o scrivere) e di essere sottoposto all’accertamento dell’effettiva volontà del testatore. Presenta tuttavia lo svantaggio di un rigoroso formalismo, della mancanza di assoluta segretezza e della sua onerosità.Il processo di formazione del testamento pubblico si compone di molteplici passaggi, tra cui, ai fini del quesito in esame, assume rilievo proprio la presenza dei testimoni che ha quale scopo quello di garantire la fedele riproduzione delle volontà del testatore e l’assenza di una qualsivoglia influenza da parte del notaio. I testimoni devono essere maggiori d’età, pienamente capaci e non devono avere interessi nel redigendo atto. L’art. 603 del codice civile contempla la presenza dei testimoni nel numero di due. Tuttavia, in determinati casi, in cui l’esigenza di tutela della volontà testamentaria è particolarmente sensibile, il numero dei testimoni sale a quattro. Tale eventualità è espressamente prevista dal quarto comma dell’art. 603 c.c. che prescrive la presenza di quattro testimoni ove il testatore oltre che muto, sordo o sordomuto “sia incapace anche di leggere”. Tenuto conto delle informazioni fornite dal sig. M.S. e del dettato normativo al riguardo, si può con ragione ritenere che il numero di testimoni necessari per validamente formare il testamento pubblico del nonno era di due in quanto solo incapace di leggere e scrivere e non anche sordo e/o muto al momento della dichiarazione testamentaria. Ciò trova conferma anche nella migliore dottrina e nella giurisprudenza consolidata (Cass. Civ. Sez. II, 3.06.1983, n. 3939) che confermano quanto sopra ovvero che solo quando all’incapacità di udito e/o parola si aggiunga l’incapacità di leggere l’ordinamento impone una garanzia ancora maggiore cioè la presenza di quattro testimoni invece dei due normalmente richiesti.

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Testamento pubblico fatto da soggetto incapace di leggere e scrivere. Quanti i testimoni necessari a renderlo valido?

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Cari lettrici e lettori, con la ripresa dalla pausa estiva, che mi auguro abbiate trascorso nel modo migliore insieme alle persone a Voi più care, la rubrica viene interessata dal quesito propostomi da un lettore, che per motivi di riservatezza indicherò con le sole iniziali M.S., ed avente per oggetto la validità o meno di un testamento pubblico fatto dal nonno. Nello specifico il lettore, sig. M.S., evidenzia nel proprio scritto che il nonno, incapace di leggere e scrivere, si è recato presso un notaio per dichiarare, con testamento pubblico, la volontà di lasciare ai due figli maschi la propria abitazione e alle due figlie femmine una quota di legittima in denaro. Tuttavia, dopo due anni dalla pubblicazione del testamento, le figlie del testatore, ritenendo iniqua la ripartizione, si erano rivolte ad un avvocato il quale sosteneva la possibilità di annullare il testamento pubblico in quanto, considerato l’analfabetismo del padre - de cuius-, il notaio avrebbe dovuto redigere lo stesso alla presenza di

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ali con la Sua ecceSSiva puntiglioSità: molte le occaSioni per nuovi incontri salute un re-cupero di reSiStenza e fleSSibilità, con la poSSibilità di eventuali tera-pie mirate in caSo di piccoli diSturbi

aPrIcorno dal 22/12 al 20/01Fascino il conSi-

glio è di recuperare dialogo e di coltivare l’attitudine

all’intimità emotiva. ammorbidite il carattere · salute adottate un regime dietetico più leggero: ri-ducete i cibi proteici e aumentate acqua, frutta e verdura

acquarIo dal 21/01 al 19/02Fascino vi accorgerete

che la routine può riSer-vare anche qualche pi-

acevole SorpreSa: che lo facciate per neceS-

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PescI dal 20/02

al 20/03ascino un po’

Soffrirete per i malinteSi e un dia-logo non ottimale con il partner. poi però ci Sarà completezza amo-roSa · salute Settembre vi vedrà reattivi, dinamici e con il tono dell’umore che virerà verSo il bello Stabile. terapie dolci

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