Forlì InMagazine 06/2011

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Forlì ® Anno XIV - N. 6 - DICEMBRE 2011 www.inmagazine.it Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n. 27 - E 3,00 Antonio Monti Postazione di regia Franco Mescolini Prova d’attore San Paolo in Alpe La montagna della storia La casa passiva Sotto un tetto da Gold +

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Anno XIV - N. 6 - dIcembre 2011

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AntonioMontiPostazione di regia

Franco Mescolini Prova d’attore

San Paolo in Alpe La montagna della storia

La casa passiva Sotto un tetto da Gold +

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Forme diverse dell’espressione ar-tistica per raccontare se stessi e la realtà. È la storia di Antonio Mon-ti, regista forlivese de “Le Iene”, e della troupe di giovani guidata da Riccardo Salvetti, che ha fissato in pellicola la toccante storia di Gabanì. Dal set cinematografico al teatro con l’attore cesenate Franco Mescolini per passare poi in rassegna le scuo-le di musica del territorio, fucine di nuovi talenti. La poesia declamata sui palchi e su YouTube è invece l’ar-ma espressiva di Roberto Mercadini, la fotografia fissata in seducenti au-toscatti quella di Giada Paolini. Un creativo era anche Pellegrino Artusi, scrittore-gastronomo di cui ricorre

quest’anno il centenario della mor-te, a cui s’ispira la cucina tipica lo-cale. San Paolo in Alpe è invece la destinazione scelta per un itinerario pieno di fascino in una natura selvag-gia popolata da lupi e cinghiali, men-tre la rubrica dedicata alla casa ci riporta verso valle, a Fiumana di Pre-dappio, dove Leonardo Ugolini ha costruito la propria casa passiva, oggi certificata Gold +. Si prosegue con i libri per Natale e con la biblioteca dedicata alla musica meccanica inau-gurata a Villa Silvia di Cesena; poi la Scuola dello Spettatore nel foyer del teatro “Diego Fabbri” e il premio fair play, consegnato dal Panathlon Club di Forlì alla ciclista Giulia Nanni.

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Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU)

Direttore Responsabile:

Andrea Masotti

Redazione centrale:

Roberta Brunazzi, Francesca Ricci

Progetto grafico: Lisa Tagliaferri

Impaginazione: Sabrina Montefiori

Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli

Ufficio commerciale: Gianluca Braga, Ilaria Marianini

Collaboratori: Annalisa Balzoni, Barbara Baronio, Elide Giordani, Roberta Giurioli, Sabrina Marin, Matteo Ranucci, Francesca Renzi, Giorgio Sabatini, Alessandra Segreto, Gabriele Zelli, Roberto Zoli

Chiuso per la stampa il 07/12/2011

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Edizioni IN MAGAZINE S.R.L.

Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47100 Forlì tel. 0543.798463 - fax 0543.774044

[email protected]

| EDITORIALE di Andrea Masotti |

Sommario

4 Annotare Brevi IN16 Essere Antonio Monti22 Filmare Gabanì24 Recitare Franco Mescolini32 Suonare Scuole di musica36 Declamare Roberto Mercadini40 Fotografare Giada Paolini

50 Ricordare Pellegrino Artusi54 Produrre Piadina romagnola58 Visitare San Paolo in Alpe64 Abitare La casa passiva72 Leggere Libri per Natale76 Ricercare Biblioteca a Villa Silvia78 Applaudire Scuola dello spettatore80 Vincere Giulia Nanni

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Elfiaccende Bologna

Bologna - Elfi spa, azienda leader per le elettroforniture in Romagna e Marche, si prepara a divenire il punto di riferimento anche in Emilia con la nuova filiale di Bologna, in via del Tappezziere 1, inaugurata lo scorso 19 novembre alla presenza delle au-torità, dei clienti e dei collaboratori. Al taglio del nastro sono seguite sor-prese e uno spettacolo comico con il cabarettista Pizzocchi. L’espansione e la proattività dell’azienda forlive-

se, soprattutto in un questo periodo di crisi del mercato, testimonia la volontà di andare con forza contro-corrente, senza subire passivamente il cambiamento ma tramutandolo in opportunità. Questo importante mo-mento di espansione s’inserisce nella fase di rinnovamento dell’azienda, inaugurata in occasione del recente anniversario di Elfi festeggiato con un grande evento che ha illuminato la città di Forlì.

Il melograno di Romagna in Quirinale

Roma - Nel 2011, “Anno Internazio-nale delle Foreste” voluto dall’Onu, il Ministero dell’Ambiente, in colla-borazione con Arpa Emilia Roma-gna e la Sezione di Forlì Cesena, in occasione della “Giornata Nazionale dell’Albero” ha promosso una serie di iniziative che si sono concretiz-zate nella piantumazione di pianti-ne di essenze autoctone e di alcuni alberi monumentali fra i più signi-ficativi d’Italia in varie regioni. Il 21 novembre scorso, a Roma, nella Sala dei Corazzieri del Quirinale, si

è tenuta un’importante cerimonia di consegna al Presidente Giorgio Napolitano di una piantina di melo-grano di Romagna, considerato fin dagli antichi come il frutto del buon augurio, donata al Presidente da Sergio Guidi e Gabriele Piazzoli di Arpa-Forlì. Durante quest’occasione il Capo dello Stato ha consegnato anche la Medaglia d’oro alla memo-ria di Sandro Usai, alla moglie del giovane volontario della Protezione civile che perse la vita a Monterosso lo scorso 25 ottobre.

Scribo, scrittura e ceramica

Cesenatico - Fino all’8 gennaio Casa Moretti ospita la personale

dell’artista Angeliki Drossaki (nella foto) dal titolo “Scribo”,

originale commistione di segno grafico e produzione ceramica. Nelle

opere dell’artista di origine greca, infatti, l’arte della scrittura s’incontra

con la scrittura nell’arte ceramica, generando forme e figure nuove.

La mostra è aperta sabato, domenica e festivi, dalle ore 15,30 alle 18,30.

www.casamoretti.it

Il Natale da Noà

Forlì - Grandi promozioni da Noà, il negozio di calzature di Giancarlo

Galimi che a dicembre offre ai clienti la possibilità di effettuare due

acquisti e di avere il 50% di sconto su quello meno costoso. Nei negozi

di Forlì, in corso Garibaldi 71 e in via Fratti 8, e in quello di Forlimpopoli,

in via Matteotti 16, Noà propone una scelta di calzature uomo e donna di

alto livello e molti accessori tra borse per lei e cinture per lui. Vic Matie,

Giancarlo Paoli, Luca Stefani e molte altre firme per le calzature da donna;

Paul Smith, Ducal e tante altre per quelle da uomo, prodotti di alto livello e in gran parte made in Italy. I negozi

di calzature Noà di Forlì, in occasione delle festività, saranno aperti tutti i

giorni nel mese di dicembre, inclusi i giovedì pomeriggio e le domeniche.

Ph. Roberta Giurioli

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Annotare | Brevi IN

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C M Y CM MY CY CMY K

il regalo è l’idea

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Scarpe di talento, in stile Melting

San Mauro Pascoli - È nel segno del “Melting”, della contaminazione

e dello scambio la dodicesima edizione del concorso internazionale

per giovani stilisti “Un Talento per la Scarpa”. A promuoverlo è

Sammauroindustria, associazione che unisce i principali imprenditori della scarpa di San Mauro Pascoli

(Casadei, Pollini, Sergio Rossi, Vicini), che offre l’opportunità di

un periodo formativo di tre mesi e mezzo alla Scuola internazionale di

Calzature, il Cercal, e sei mesi in una delle quattro aziende calzaturiere

associate a Sammauroindustria, con un rimborso spese per il vincitore

di 6 mila euro. Per partecipare è necessario realizzare un bozzetto di scarpa, ricerche stilistiche, collage di immagini o quant’altro ispirati al

tema “Melting Shoes, contaminazioni interculturali”. La partecipazione è gratuita, riservata a giovani nati

dopo il 31 dicembre 1980 (di qualsiasi età, invece, per coloro che sono

iscritti alle scuole di design, d’arte o di moda). La domanda scade il

29 febbraio 2012. www.cercal.org; www.sammauroindustria.com

Premio europeo per progetto di anestesia

Forlì - Premio europeo ad un progetto dell’U.O. di Anestesia e

Rianimazione dell’Ausl di Forlì. Il riconoscimento è arrivato per la

migliore comunicazione scientifica al 17° congresso Esra (European

Society of Regional Anesthesia) Italian Chapter, tenuto a Roma a

fine novembre. L’elaborato forlivese riguarda interventi di anestesia per

chirurgia ortopedica pediatrica, avviati in occasione di due missioni

umanitarie in Saharawi. Il lavoro premiato reca le firme del dottor Emanuele Piraccini, e dei dottori

Annalisa Novi, Raffaella Albarello, Chiara Biagini, Vanni Agnoletti, oltre

a quella del dott Giorgio Gambale, direttore dell’U.O. forlivese. (F.Ri.)

Un anno tra musica e Filosofia

Forlì - Torna anche quest’anno l’A-genda Filosofica di Edizioni IN Ma-gazine a cura di Rocco Ronchi che, per il suo quarto anno, sceglie di parlare del Mondo dei Filosofi, l’o-rizzonte ultimo di ogni cosa. L’affa-scinante tematica del “Mondo” viene sviluppata attraverso 52 estratti dai massimi pensatori dell’Occidente, selezionati e commentati da Ronchi per ogni settimana dell’anno. Novità editoriale per il 2012 creata da Edi-zioni IN Magazine è invece l’Agen-da Musicale, a cura di Martina Pini. Si tratta di un diario che concilia la funzione di agenda con una selezione settimanale di aneddoti, storie, curio-sità e ricorrenze legate ai grandi della

musica rock e pop internazionale, ac-compagnati da preziosi “consigli per l’ascolto”. Le Agende sono acquistabi-li nelle migliori librerie e on-line, sul sito www.inmagazine.it

Corniolo, “Le vie dei presepi”

Corniolo - Per il secondo anno con-secutivo la Pro Loco Corniolo Cam-pigna ripropone “Le vie dei presepi”, rassegna dedicata alle natività alle-stite in ogni angolo del paese. Dall’8 dicembre fino al 15 gennaio nel sug-gestivo borgo di Corniolo trovano posto decine di presepi, nati dalla fantasia di tutti gli abitanti del paese ma anche dalle mani di artisti: statue di ogni dimensione dipinte sui sassi

o sul vetro, figure intagliate nel le-gno, sagome illuminate danno vita a piccole e grandi natività. Dal sagrato della chiesa di San Pietro alle vetrine dei negozi, dalla chiesetta della Ma-donna alla discesa del borgo e fino a Campigna, ogni cortile e ogni giar-dino ospiterà un presepe. Nei giorni festivi la Pro Loco offrirà degusta-zioni di prodotti tipici, caldarroste, cioccolata in tazza e vin brulè. (F.R.)

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Dragoni, nuova Stagione

Meldola - Nuova stagione firmata da

Accademia Perduta/Romagna Teatri

per il Dragoni di Meldola. Il cartellone

di Prosa alterna commedie a registri

drammatici, autori contemporanei e

classici, portati in scena da protago-

nisti dei palcoscenici nazionali. Non

mancano le tradizionali rassegne di

Teatro dialettale, Teatro Ragazzi e “A

Teatro in Famiglia”. Il sipario sulla sta-

gione di prosa si è aperto il 5 dicembre

con Anna Maria Guarnieri nei panni

di Eleonora Duse. A seguire Francesco

Tesei con “Mind Juggler” (14 dicem-bre). Emilio Solfrizzi e Lunetta Savino saranno poi protagonisti della comme-dia sulle dinamiche di coppia “Due di noi” (3 gennaio 2012), per poi lasciare il palco a “C’è una certa Annalisa per te”, commedia degli equivoci con En-nio Coltorti e Francesca Draghetti (23 gennaio). In chiusura arrivano Pamela Villoresi e David Sebasti, protagonisti di “Medea” (12 febbraio) e Massimo Dapporto, Maurizio Donadoni e Lucia Lavia nell’”Otello” di Shakespeare (19 marzo). www.accademiaperduta.it

Cavaliere presidente della Spige

Forlì - Il dottor Davide Cavaliere è il nuovo presidente della Società Polispecialistica Italiana dei Giova-ni Chirurghi (SPIGC), associazione scientifica di medici under 40 con varie specializzazioni chirurgiche. La nomina del dott. Cavaliere, dell’U.O.

di Chirurgia e Terapie Oncologiche Avanzate dell’Ausl di Forlì diretta dal prof. Giorgio Maria Verdecchia, è avvenuta in occasione del congresso annuale della società, tenuto a Napoli (a sinistra Cavaliere e Verdecchia, a destra Cavaliere). (F.Ri.)Opere e musica

ad Art&Mercato

Cesena - Gran finale per Art&Mercato il 17 dicembre, dalle ore 15 in poi, nel giardino pubblico

di corso Garibaldi. Qui si tiene la manifestazione nata per promuovere

i lavori manuali, con esposizione e vendita delle creazioni di artisti

e di giovani stilisti. Qui si possono trovare oggetti vintage, artigianato

artistico, prodotti eno-gastronomici accompagnati da degustazioni,

prodotti eco-sostenibili e di riciclo. Nel chiostro centrale si

alterneranno musica con dj e gruppi dal vivo, balli e laboratori di danze popolari, presentazione di libri ed

esposizioni pittoriche. (F.Ri.)

Infinito e indefinito a Santa Sofia

Santa Sofia - “Infinito e indefinito”, mostra inaugurata il 27 novembre

alla Galleria “Stoppioni” di Santa Sofia, presenta 40 opere provenienti

dalla Collezione del Premio Campigna prendendo spunto dalla mostra

“In-finitum”, presentata a Palazzo Fortuny di Venezia nel 2009. I quadri

raccolti alla Stoppioni indagano il tema dell’infinito e dell’indefinito, con opere in cui sono protagonisti i segni

pittorici, risalenti al periodo Informale di Moreni, Ruggeri e Mandelli.

A descrivere l’indefinito entrano in scena invece tutti i paesaggi e gli oggetti sfumati, i non definiti,

realizzati ad esempio dalla scuola cesenate, come quelli di Piraccini o del primo Sughi. La mostra rimane

aperta per tutto il mese di dicembre, sabato e domenica dalle 9,30 alle

12.30 e dalle 15 alle 18. (F.Ri.)

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Ciak si Mangia

Forlimpopoli - Al Cinema Verdi di Forlimpopoli torna la saporita rassegna cinematografica “Ciak si mangia”, gustoso connubio tra pellicole a tema e spuntini finali. Tre gli appuntamenti del mese di dicembre, sempre alle ore 21: il cartellone si apre lunedì 5 con “Senza arte né parte” di Giovanni Albanese, seguito da una degusta-zione di vini e prodotti dell’azienda agro-biologica “La Ginestra” di Civitella di Romagna. Martedì 13 è invece la volta di “Mozzarella Stories” di Edoardo De Angelis, con degustazione finale di una ricetta presentata dagli allievi dell’Istituto Alberghiero di Forlimpopoli. Una ricetta a sorpresa degli chef in erba dell’Alberghiero seguirà anche l’ultima proiezione, in programma martedì 20, del film “Bar Sport”, tratto dal best-seller di Stefano Benni.

Meno cesarei con Agopuntura e MoxaForlì - Dalla medicina cinese un’opportunità in più per ridurre il numero di tagli cesarei. Nel caso di feto in posi-zione podalica, l’U.O. di Ginecologia-Ostetricia dell’Ausl di Forlì diretta dal dott. Claudio Celestino Bertellini con-sente, infatti, alle proprie pazienti di ricorrere alla stimo-lazione con agopuntura e moxibustione, antica tecnica orientale. L’iniziativa, partita a settembre, rientra nel progetto regionale “Giù la testa”, promosso dall’Emilia-Romagna nel quadro del II° programma sperimentale “Medicine non convenzionali”, avviato col coinvolgimen-to di 47 fra ospedali e Consultori della Regione, compreso il centro forlivese. Le gestanti che desiderano prendere appuntamento possono chiamare allo 0543 731226, dal lunedì al venerdì, dalle ore 11 alle 13 (nella foto il Gruppo di Ostetricia che segue il progetto “Giù la testa”).

Piazza della Libertà 10 | Bertinoro (FC) | Tel. 0543 444435Chiuso il mercoledì | [email protected] | www.cadebe.it

...la romagna, nei cibi e nei vini...

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Fondazione Ruffilli, nuova sede

Forlì - Inaugurata lo scorso 28 novembre la nuova sede della

Fondazione Roberto Ruffilli, a Forlì in corso Diaz 116, nell’appartamento in

cui il senatore forlivese abitava e in cui venne ucciso nel 1988. Acquistato

e messo a disposizione da Ser.In.Ar, quel luogo della memoria torna così alla città di Forlì, ospitando la sede

della Fondazione intitolata a suo nome oggi guidata da Pierangelo Schiera, antico amico di Ruffilli e professore

emerito dell’Università di Trento. La Fondazione è stata in questi anni non solo strumento di memoria ma anche di promozione di importanti

iniziative, studi e ricerche su rilevanti temi della vita pubblica. (F.Ri.)

Slow Food al Mercato coperto

Forlì - Dopo il successo della scorsa edizione, sabato 10 dicembre è tornata al mercato coperto di Forlì la festa del

“Cibo Buono, Pulito e Giusto”. L’evento, a cura della Condotta Slow

Food di Forlì e con il patrocinio del Comune di Forlì, ha preso il via

alle ore 7 di mattina con un ricco programma dedicato ai grandi

(come il laboratorio gastronomico tenuto dallo chef stellato Pier Giorgio

Parini dell’Osteria il Povero Diavolo di Torrian, Rimini), e i laboratori educativi per i più piccoli. Dalle

11,30 in poi i volontari di Slow Food hanno cucianto una gustosa zuppa di Cicerchia (presidio Slow Food). Il

ricavato della giornata è stato devoluto interamente al progetto nazionale

Slow Food 1000 orti in Africa.

Wildt al San Domenico

Forlì - Nuovo appuntamento al San Domenico di Forlì con la mostra “Wildt. L’anima e le forme tra Miche-langelo e Klimt”. La sua opera sarà al centro dell’esposizione che, dal 28 gennaio al 17 giugno 2012, animerà le sale dei musei civici San Domenico di Forlì, dove sarà posta a confronto con capolavori dei grandi maestri del passato, da Fidia a Cosmè Tura, da Antonello a Canova, oltre che con i moderni con cui si è confrontato lui stesso, tra cui Previati, Mazzocutelli, Rodin, Klimt, De Chirico, Morandi, Casorati, Fontana, Melotti e tanti al-tri. L’iniziativa è promossa dalla Fon-dazione Cassa dei Risparmi di Forlì, dedicata ad uno degli artisti più sofi-sticati e colti del Novecento. www.studioesseci.net (F.Ri.)

SO.F.TER. si Estende

Forlì - Il Gruppo forlivese SO.F.TER., leader nella produzione di leghe po-limeriche per l’industria (fatturato 2010: 150 milioni, +63%; Ebitda: 10 milioni), prosegue l’attuazione della

sua politica di crescita a 360 gradi, espandendo il suo raggio d’azione tanto in patria quanto all’estero. A fine ottobre, attraverso Polymia Srl, ha completato l’acquisizione del-la Nylco, storica azienda ferrarese specializzata in resine poliestere e copoliestere, da tempo in difficoltà. Nel frattempo ha avviato un piano d’investimento di 5 milioni di dol-lari per l’ampliamento del suo sta-bilimento in Messico, in vista di un raddoppio del fatturato in tale inse-diamento. Lo stanziamento servirà per allargare la gamma delle lavora-zioni ad un’ulteriore linea di tecno-polimeri, che consentirà al Gruppo forlivese guidato dal presidente Ita-lo Carfagnini (nella foto) di fare il suo ingresso in due nuovi mercati in area NAFTA: auto ed elettrodome-stico bianco. (F.Ri.)

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Storie raccontate all’ Artista Caffè

Forlì - Nuovi Appuntamenti all’Artista Caffè animano il fo-yer del Teatro Fabbri di Forlì fino a marzo, con incontri in programma da giovedì a sabato nei pomeriggi delle settima-ne di prosa. “Raccontare storie” è il tema scelto quest’anno da Silvia Brecciaroli e Paola Cimatti, presidente e vicepresi-dente della cooperativa Tre Civette, come filo conduttore delle rassegne declinato nelle sue varie forme tra immagini e musica, letteratura e teatro. Sono una trentina le date in programma, tutte ad ingresso gratuito. Novità di quest’anno è “Il Circolo dei Lettori dell’Artista Caffè”, nato in collabo-razione con la Libera Università per Adulti di Forlì, che tra-sforma il foyer in uno spazio per leggere, ascoltare e condi-videre la passione per i libri. Tra i primi ospiti della rassegna anche Gian Luca Favetto, che ha presentato la trilogia de “I nostri antenati” di Italo Calvino. Il programma completo su www.cooptrecivette.com

Luci, vino e laboratori di Natale

Forlì - Con le luminarie natalizie a cura di Forlì nel Cuore, dal 26 novembre il centro città accoglie forlivesi e visitato-ri in una calda atmosfera di festa. Sono oltre 160 i corpi luminosi collocati nelle vie e piazze del centro, circa una ventina le aree interessate dai fili luminosi, mentre in piazza Cavour e piazza XX Settembre gli alberi sono decorati con suggestive luci blu. In piazza Saffi, invece, le decorazioni luminose corrono sotto i portici. Oltre alle luci, il centro si colorerà in dicembre grazie a vari eventi natalizi, con i negozi che saranno fulcro dell’animazione grazie al dono a tutti i clienti, del Vino del Natale, in collaborazione con Caviro. In programma anche degustazioni ed assaggi a cura di AIS Romagna Associazione Italiana Sommeliers, labora-tori e spettacoli. Il cuore degli eventi sarà la Casina di Babbo Natale, al centro di piazza Saffi.

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Pomeriggi del Bicchiere

Bertinoro - Torna sul colle bertinorese la rassegna “I pomeriggi del bicchiere”, consolidato cartellone

di incontri domenicali nel palazzo comunale dal 4 dicembre 2011 al 19

febbraio 2012. Gli incontri, al via alle ore 15,30, sono tradizionalmente

strutturati in tre parti: la prima prevede la presentazione di un libro con l’autore (tra gli ospiti presenti in

questa edizione Arrigo Casamurata e Sergio Spada, Maurizio Ricci e

Paolo Gagliardi), la seconda un intervento musicale e la terza

una degustazione di prodotti tipici. La rassegna, organizzata

dall’assessorato alla cultura del Comune di Bertinoro, fa parte del circuito provinciale “Autojtinera”.

Nuova sede per il Collegio Ipasvi Forlì-Cesena

Forlì - Inaugurata lo scorso 26 novembre la nuova sede del

Collegio Ipasvi Forlì-Cesena. L’Ordine degli infermieri ha, infatti, lasciato i locali di piazzale Falcone e Borsellino per trasferirsi nel più ampio spazio di viale Bolognesi 19.

Tante le autorità intervenute alla cerimonia, dal vescovo della diocesi

di Forlì-Bertinoro monsignor Lino Pizzi all’assessore comunale alle

politiche di welfare Davide Drei, dal direttore generale dell’Ausl di Forlì

Licia Petropulacos al presidente del Corso di laurea in Infermieristica

dell’Università di Bologna, Gianandrea Pasquinelli. A fare gli onori di casa è stato il presidente del Collegio Ipasvi

Forlì-Cesena Franco Gatta, affiancato dal presidente del Collegio nazionale

Ipasvi Annalisa Silvestro.

Predappio, città del Novecento

Predappio - La casa natale di Benito Mussolini ospita fino al 29 gennaio la mostra fotografico-documentaria “Predappio. Città del Novecento”. Il progetto espositivo ha come ogget-to la vicenda storica e culturale di Predappio nel Novecento. L’espo-

sizione s’inserisce in un percorso che ha avuto origine nel 2007 con il documentario di Marco Bertozzi e la mostra fotografica “Predappio in luce”. Da segnalare l’importante collaborazione con l’Archivio Stori-co dell’Istituto Luce, che ha messo a disposizione alcuni materiali d’e-poca girati a Predappio. In partico-lare, sarà possibile vedere in mostra il documentario girato da Luciano Emmer nel 1941 dal titolo “La sua terra”, prezioso documento che ap-partiene agli inizi dell’attività del ci-neasta italiano. In occasione di que-sta nuova esposizione è stata allestita anche una ricostruzione del letto na-tale di Benito Mussolini. (F.Ri.)

Le Vele uniscono le Arti

Cesenatico - Il Museo della Marine-ria di Cesenatico è stato degna corni-ce di un evento culturale che ha uni-to poesia, pittura e fotografia. Con “Int e’ borg dal vàili” il poeta Danie-le Casadei, il pittore Berico (Enrico Bartolini) e il fotografo per passione Mauro Mainati hanno proposto una rivisitazione del mondo che ha visto protagoniste, nel tempo, le vele al terzo della marineria cesenaticense. Ognuno, con tecniche espressive di-verse, legate agli strumenti narrativi utilizzati, poesia, pittura e fotogra-fia, ha offerto uno spaccato di vita, richiamando alla mente momenti di un “ieri” che non possono essere di-menticati. Inoltre Daniele Casadei, autore del volume “Int e’ borg dal vài-li” che ha dato il nome alla mostra, ha presentato una rassegna di poesie in dialetto. Nelle pagine del libro si ritrovano le storie dei pescatori, del mare e della gente comune. Venendo

alla mostra di quadri e foto di Berico e Mainati non si può che sottolineare come l’effetto cromatico delle tele e degli scatti si combinino in un armo-nico tutt’uno. (R.Z.)

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HLab, laboratorio per le Energie green

Forlì - Nasce a Forlì il centro ricerche regionale per le energie green. Sono partiti, infatti, i lavori di costruzio-ne di HLab, il laboratorio del Gruppo Hera situato nella sede di via Balzella, in cui si effettuerà ricerca applicata sulle energie rinnovabili. Operativo entro il 2012, sarà suddiviso in due sezioni, una per il fotovoltaico e una per l’idrogeno. HLab verificherà i rendimenti effettivi dei diversi sistemi installati, osservando come evolvono nel tempo e come possono influire su essi alcuni fattori am-bientali. Tra i diversi ambiti di ricerca vi sarà il confronto fra le varie tecnologie esistenti per il fotovoltaico, sia di pannelli piani sia di sistemi a concentrazione. HLab sarà inoltre una delle pochissime strutture in Italia ad ospitare una filiera completa per l’idrogeno, costituita da produzione da fonte rinnovabile (fotovoltaica), stoc-caggio a diverse pressioni e utilizzo finale cogenerativo mediante celle a combustibile (fuel cells).

Novello, premiati Nerio Alessandri e Chiara Guidi

Cesena - Consegnato lo scorso 19 novembre alla Biblio-teca Malatestiana di Cesena il Premio Novello 2011, pre-stigioso riconoscimento istituito nel 2007 e assegnato quest’anno a due personalità che hanno contribuito a portare alto nel mondo il nome di Cesena. I premiati di quest’anno sono l’imprenditore Nerio Alessandri, patron di Technogym, e l’autrice e regista teatrale Chiara Guidi nella foto assieme al Sindaco Paolo Lucchi.

Ph. Gianmaria Zanotti

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Luca Pagliari racconta Vassallo

Forlì - Nell’ambito delle iniziative organizzate in occasione della

“Settimana della cultura d’Impresa” di Confindustria nazionale,

Confindustria Forlì-Cesena ha realizzato uno spettacolo teatrale

dal titolo “Angelo Vassallo, Storia di un uomo coraggioso”, con toccanti riflessioni sulla nostra realtà e sul

futuro. Lo scorso 28 novembre il Teatro Diego Fabbri ha ospitato

lo spettacolo di Luca Pagliari, che ha portato il giornalismo sul

palcoscenico raccontando una straordinaria storia italiana, quella Angelo Vassallo, sindaco di Pollica,

ucciso il 5 settembre 2010 da assassini che non hanno ancora un

volto. Presente alla serata anche Dario Vassallo, presidente della

fondazione “Angelo Vassallo. Il sindaco pescatore”. (F.Ri.)

L’Archivio Ottavi donato alla Biblioteca “Saffi”

Forlì - Donato alla Biblioteca comunale “Aurelio Saffi” di Forlì

l’archivio Luigi Ottavi, raccolta di lettere di Carlo Piancastelli

conservata dal collezionista Ottavi nella sua casa di Maiano di Fusignano, già depositato in Biblioteca in diverse riprese a

partire dal 2005 e già in gran parte inserito nel database informatizzato.

L’ archivio, di grande rilevanza per le Raccolte Piancastelli, viene

donato quale naturale conclusione del rapporto di collaborazione fra

l’Istituzione e il collezionista, che ha individuato nella Biblioteca

di Forlì la sede più idonea cui destinare i documenti per

completare ed integrare il carteggio di Carlo Piancastelli.

La cerimonia di consegna si è svolta il 1° dicembre alla presenza di

Luigi Ottavi, dell’assessore comunale John Patrick Leech, di Giuseppe Bellosi, Renata Penni e

Antonella Imolesi Pozzi.

Premio all’impresa al Femminile

Bertinoro - Raffaella Mambelli, re-sponsabile dell’area commerciale, amministrativa e risorse umane del Caseificio Mambelli di Santa Maria Nuova di Bertinoro, è una delle im-prenditrici premiate da CNA Emilia-Romagna, scelte tra 19 imprese gui-date da donne che hanno adottato pratiche manageriali innovative. Per questo state inserite nel Repertorio Regionale delle Imprese Femmini-

li Eccellenti, progetto cofinanziato dall’Unione Europea e curato da CNA Emilia-Romagna col patrocinio della Regione Emilia-Romagna e del Ministero del Lavoro. La cerimonia di premiazione si è svolta il 3 dicembre al Teatro Valli di Reggio Emilia. Raf-faella Mambelli (nella foto, la settima da sinistra) è anche legale rappresentante del rinomato caseificio, che vanta una storia di oltre mezzo secolo di attività.

I 10 anni di Ravenna IN Magazine

Ravenna - Trecento persone riunite al ristorante Alexander lo scorso 24 novembre hanno salutato l’uscita del numero speciale di Ravenna IN Magazine, realizzato in occasione del decennale della rivista. Ospiti della serata sono stati tanti amici,

collaboratori, sponsor, sostenitori e lettori della rivista, tra cui tanti protagonisti delle copertine di Ra-venna IN (nella foto il maestro Paolo Olmi). La rivista è in distribuzione nei principali punti d’aggregazione di Ravenna e Faenza.

Ph. Massimo Fiorentini

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La passione per il cinema fin da giovanissimo, i primi lungometraggi, gli studi negli States, la gavetta. E oggi il programma Tv “Le Iene”. Un crescendo per il regista Antonio Monti, che ora sogna di girare un film tutto suo.

testo Roberto Zoli

Postazionedi Regia

Essere | Antonio Monti

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“A Forlì stavo proprio bene e, se non fossi stato spinto da motivazioni im-portanti, mai avrei lasciato la mia città”. È piuttosto insolito ascoltare una così sentita professione d’a-more per il luogo d’origine in un giovane di 34 anni, che per motivi professionali ha conosciuto città importanti, italiane e straniere. Ep-pure Antonio Monti, regista di belle speranze, con alle spalle produzioni di successo e un avvenire da vivere a perdifiato, non fa mistero di esse-

re legato alla sua città. “Non posso dire di essere forlivese di nascita, perchè ho aperto gli occhi sul mon-do in quel di Imola, poiché all’e-poca c’era l’abitudine di seguire il medico ostetrico anche se veniva trasferito, ma i primi vent’anni del-la mia vita sono trascorsi all’ombra di San Mercuriale”. Antonio Monti, figlio del titolare della più rinomata cartolibreria della città, secondo di tre fratelli, dimostra una propensio-ne per il cinema fin da giovanissimo,

tanto da costituire con un gruppo di amici una “troupe” ante litteram in grado di affrontare produzioni amatoriali, a volte surreali e impro-babili, ma sempre elaborate con gusto, intelligenza e un pizzico di ironia. “Io e mio fratello Matteo - ri-corda Antonio - assieme agli amici Davide Zagnoli, Luca Tozzi, Gianluca Gavelli, Andrea Melli, Andrea Zoli, Marco Giovannini costituimmo l’as-sociazione culturale ‘Gli Amici del Cinema’. Eravamo alla fine degli anni ‘90 e fu un periodo di gran-de soddisfazione e divertimento. Girammo due lungometraggi: “La Piadina Assassina” e un paio di anni dopo “Karnaza”, autofinanziando-ci e sacrificando le vacanze estive”. Per Monti la strada è ormai segnata. Dopo aver conseguito la maturità classica s’iscrive al DAMS di Bolo-gna, indirizzo regia cinematografi-ca e fotografia, dove resta due anni, sostiene gli esami che maggiormen-te lo interessano e poi abbandona,

per un profondo senso di insod-disfazione verso gli insegnamen ti, i docenti e lo stesso ambiente. Attraversa un anno sabbatico nel corso del quale riordina le idee. Al termine decide di partire alla volta degli Stati Uniti, dove frequenta la “Los Angeles Film School”. “È stata un’esperienza esaltante”, ricorda. “Finalmente alla teoria si univa la pratica sul campo, con possibilità di confrontarsi con i materiali più vari e tecnologie all’avanguardia. Tutto

questo fino ad arrivare alla realiz-zazione del ‘film di tesi’, che viene costruito con un gruppo di studenti da te scelti, impegnati nelle altre specializzazioni, sceneggiatura, fo-tografia, fonico, montatore, ecc”.Per il personaggio principale del “film di tesi” Antonio Monti pensa all’attore Gianni Fantoni, che aveva conosciuto tempo prima durante un festival del cinema in Italia. Lo chiama al telefono senza molta spe-ranza, ma il progetto entusiasma Fantoni che prende l’areo e vola a Los Angeles, dove partecipa alla re-alizzazione del film. Si consolida l’a-micizia ed al ritorno di Antonio in Italia sarà proprio l’attore ferrarese a presentarlo a Beppe Caschetto della ITC, che gli propone un con-tratto per tre film che, purtroppo, non hanno mai visto la luce. Monti, non poco deluso, si trasferisce al-lora a Roma, dove lavora per La 7. L’ambiente però non lo soddisfa e dopo circa un anno ritorna a Mila-

Da Forlì a Los Angeles

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Sopra, Antonio Monti e Gianni Fantoni nei camerini. Nella pagina precedente, Monti sul set del film horror “Monkey Boy”.

no. Qui trova un mondo più aperto e disponibile; le occasioni giuste fi-nalmente si presentano, lavora tan-to e si prende grandi soddisfazioni personali. Oggi è il regista di studio delle “Iene”, il programma in onda su Italia Uno che in questa edizione 2011 vede protagonisti Luca Argen-tero ed Enrico Brignano. Impegno adrenalinico che deve fare i conti con la diretta e non ammette sbava-ture o errori, ma di grande appaga-mento professionale.“Ciò che mi soddisfa in modo par-ticolare nella regia del programma - sottolinea - è la presenza del capo progetto Davide Parenti, a cui devo molto anche in termini di prepara-zione. È sua l’idea di realizzare il format, prendendo spunto da un programma argentino e di titolar-lo ‘Le Iene’ in omaggio al film di Quentin Tarantino del 1992, dove i protagonisti erano vestiti di nero come i conduttori italiani”.Grande amante del cinema e divo-

ratore di film (chi poteva dubita-re!) Monti vive anche una sua vita privata da giovane trentaquattren-ne di successo e dagli ampi oriz-zonti. È molto sportivo, grande appassionato di mountain bike, e non rinuncia alla bici neppure in una città dal traffico caotico come Milano. “Ho una bicicletta a scatto fisso con la quale mi reco spesso al lavoro. La bici a scatto fisso è in os-sequio ad una moda nata un paio di anni fa. Fa parte della gamma che io ed un mio amico realizzia-mo col marchio ‘Meccanica Chan-go’, dove chango significa scimmia in messicano”. Per chi non lo sapes-se Monti produce la linea di bici con l’amico e appassionato biker Simone Fabbri, titolare di “Tartana Bike”, un negozio di Forlimpopo-li. Da qui l’idea di dar vita ad una produzione di due ruote tutta nuo-va, la Meccanica Chango.È questa anche l’occasione per par-lare della sua ultima fatica cinema-

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tografica, “Monkey Boy” (Ragazzo Scimmia), produzione di genere horror del 2009, oggi pratica-mente introvabile. Un film, come sottolinea la critica, che parla il linguaggio del cinema fantastico; una moderna fiaba nera sul tema dell’incomunicabilità. Un’esperien-za che Monti ricorda con grande af-fetto e che ha visto collaborare alla stesura della sceneggiatura anche Davide Zagnoli e Chiara Parodi, men-tre, come protagonisti, il regista for-livese si è avvalso della presenza di attori del calibro di Andrea Melli, Giampiero Bartolini, Giovanna Gar-delli, Gianni Fantoni e del forlivese Massimiliano Bolcioni. La scimmia sembra, dunque, essere sovente parte dell’immaginario di Monti. E a questo proposito cita un aneddo-to: “Mentre stavo preparando il mio ‘film di tesi’ a Los Angeles mi ero scelto come collaboratore e diretto-re della fotografia Alfonso Aguilar, un ragazzo messicano, carissimo amico, che mi prendeva in giro rife-rendosi al mio modo di operare. So-steneva, infatti, che fossi in grado di far scattare la scintilla della geniali-tà anche per cose difficili e altret-

tanto capace di smarrirmi a fronte di banalità assurde. Di qui il suo lapidario giudizio ‘Antonio Monti, a volte un genio, a volte una scim-mia’ giocando anche sulla rima che Monti fa con Monkey in inglese”.Ma chi è Monti al di fuori dell’am-biente di lavoro? Un giovane a cui piace sciare, camminare con le cia-spole, fare roccia, passeggiare con Chiara, la sua ragazza, e, ovviamen-te, percorrere i sentieri in mountain bike, senza con questo disdegnare il mare. Quello romagnolo che, seppure non sempre bello alla vi-

sta, offre una miriade di servizi. Infine, prima di concludere il nostro incontro, Monti offre una piccola esclusiva. “Mi piace molto il lavoro che sto facendo come re-gista televisivo, ma è tutt’altra cosa rispetto alla regia cinematografica per cui ho studiato. Per questo non mi rassegno. Vedo il mio futuro nel cinema e sto scrivendo due soggetti, uno è una commedia, l’altro un thril-ler. È ciò che voglio fare, e per re-alizzare questo mio obiettivo sono disposto a spostarmi ancora, anche all’estero”. IN

A fianco, il regista Monti impartisce istruzioni ad un attore prima del ciak.

Chi è Antonio Monti

Antonio Monti è nato il 28 maggio 1977, “casualmente” a Imola, poiché la madre aveva incondizionata fiducia nel ginecologo di quell’ospedale. Ha sempre vissuto a Forlì fino ai vent’anni, quando la sua passione per la regia lo ha portato a Los Angeles. Nel suo curriculum di studi sono presenti la maturità classica e due anni al Dams di Bologna, indirizzo regia cinematografica. Risalgono ad allora le prime esperienze nel mondo dell’arte visiva. Nel 1998, in collaborazione con il gruppo che aveva dato vita all’associazione culturale “Gli amici del cinema”, Monti realizza il primo lungometraggio “La Piadina assassina” (con sottotitolo “e il sangue scorreva come fosse sangiovese”). Un thriller “col sorriso” costato un paio di milioni di vecchie lire, completamente autofinanziato e girato da giovani filmaker con attrezzature tutt’altro che professionali. Due anni dopo, nel 2000, il gruppo si ripete con il film “Karnaza”, horror dialettale girato, sempre sotto la regia di Monti, con mezzi amatoriali. A queste prime esperienze seguono gli studi a Los Angeles, gli anni di impegno a La 7, varie produzioni a Roma e Milano e un film nel 2009, “Monkey Boy”. Oggi Monti è regista di studio nel celebre programma “Le Iene”, in onda su Italia uno.

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La storia di Gabanì diventa un docufiction toccante e di successo. Girato in tempi record da una troupe di giovani forlivesi, diretta dal regista Riccardo Salvetti.

Chi lo conosce come Arnaldo, chi come Gabanì. Due nomi per un personaggio amato da tutti, inevita-bilmente divenuto “due volte cam-pione”. Così s’intitola il documen-tario in stile fiction che il Comune di Bertinoro ha voluto dedicare al grande Arnaldo Pambianco, vincito-re 50 anni fa del Giro d’Italia. Per ce-lebrare quella speciale maglia rosa è nata l’idea di raccontare su pelli-cola la storia di Gabanì, raccolta e concretizzata da Flavio Dell’Amore e affidata ad uno staff di giovani fil-maker forlivesi riuscito, nel giro di tre mesi, a realizzare un film impor-

tante, prodotto da Horizon Studio. Un mediometraggio di 51 minuti che si concentra in 22 nella versione corta per i festival, capace di strap-pare consensi e premi. Il primo, il più importante, la commozione di un intero paese l’11 giugno scorso, quando a Bertinoro è stato proiet-tato per la prima volta in occasione del 50° anniversario della vittoria al Giro. “Una partecipazione straor-dinaria”, ricorda il regista del film, Riccardo Salvetti. “I bertinoresi - dice il regista - hanno preso parte al film come comparse con grande prontezza, ci hanno dato una mano

dietro la macchina da presa, hanno dimostrato che Bertinoro è davvero la città dell’ospitalità”.Poi i due premi vinti al Sedicicorto Film Festival di Forlì, come miglior film FEDIC e come film più votato dal pubblico. “Una grande soddi-sfazione - prosegue - soprattutto perché il premio del pubblico era intitolato al giornalista Enrico Za-valloni. Scrisse alcuni articoli sui miei primi lavori e lo ricordo con grande affetto”. Articoli che rac-contavano di un giovane forlivese davvero alle primissime armi visto che oggi di anni ne ha 25, con espe-

testo Roberta Brunazzi - foto Paolo Vallicelli

Il campione in Pellicola

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Filmare | Gabanì

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rienze maturate in varie produzioni, tra cui l’ultimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo. Ma torniamo a Gabanì. La sua storia viene raccontata come atleta e come uomo attraverso l’emozionante storia d’amore con Fabiola, la ragazza del paese che diventerà sua moglie. Il film racconta le fatiche, le rinunce ma soprattutto l’amore per la bicicletta, compa-gna di vita. A firmare il docufiction è un gruppo di lavoro tutto forlivese (eccetto il montatore, Matteo Santi, cesenate), capitanato da Riccardo Salvetti, regista e sceneggiatore, classe 1986. Al suo fianco l’insostituibile aiutoregista, sce-neggiatore e coprotagonista (nel film fa la parte di Adel-mo Pambianco) Gianfranco Boattini. Assistente alla regia è Chiara Lelli, le musiche originali sono di Ugo Casadio, la Produzione e Service Video di Massimo Gardini, il trucco di Apollonia Tolo, i costumi di Manuela Camprini, le foto di Pa-olo Vallicelli. L’attore protagonista nei panni di Pambianco è Matteo Ruocco, l’attrice che interpreta Fabiola è Francesca Fantini, anche sceneggiatrice. Le prossime proiezioni sono in programma a gennaio 2012 alla Fabbrica delle Candele di Forlì e a febbraio a Faenza. Da non perdere. IN

Sopra, Gabanì e la moglie assieme aglia attori che li interpretano, Francesca Fantini e Matteo Ruocco. Sotto, il gruppo che ha partecipato alla realizzazione del film. In apertura, il regista Salvetti con Pambianco.

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Recitare | Franco Mescolini

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Teatro, cinema, Tv, recitando al fianco di personaggi come Banderas, Favino, Gassman. La carriera di Franco Mescolini oggi al servizio delle giovani leve, riunite nella sua bottega.

testo Roberta Giurioli - foto Gianmaria Zanotti

Prova d’ Attore

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Gli elogi più belli durante la sua carriera li riceve da Tullio Kezich, critico cinematografico del Corrie-re della Sera: ‘Franco Mescolini, il vitellone giocatore di carte di Sabato Italiano, se ce lo vedono ad Hollywo-od ce lo portano via subito’. “Peccato non sapessi l’inglese - commenta lui - perché avrei lavorato molto in teatro e nel cinema anglosassone”. Il physique du rôle meditteraneo, i lineamenti vagamente mediorien-tali con i riccioli neri dovuti al non-no ebreo e alla bisnonna egiziana, una dignitaria alla corte del Re Farouk, secondo alcuni avrebbero fatto la differenza per l’attor gio-vane Franco Mescolini, l’interprete perfetto per molti ruoli.

All’aspetto esteriore si sono ag-giunte poi le sue doti artistiche, che gli hanno dato l’opportunità di lavorare fra gli altri anche con il regista Jonathan Miller (neurologo e psichiatra, amico dell’autore del film ‘Risvegli’) in ‘Measure for Me-asure’ di Shakespeare. Forse il nome e le sembianze di Franco Mescolini non sono noti ai più, ma la sua voce e il suo modo di essere risultano familiari per-ché lui ci accompagna da sempre ‘sotto mentite spoglie’. Ha dato la voce a moltissimi personaggi degli sceneggiati alla Radio e alla Rai, nelle pubblicità (era un perfetto Cavour nello spot dello spumante Barbero e dell’Amaro del Frate),

già presente fin dal primo sceneg-giato a colori in Tv. Lavora con registi come Memè Perlini, Gian-carlo Cobelli, Gigi Proietti, Maurizio Scaparro, Dante Guardamagna, Ida Bassignano, Ugo Gregoretti, Mario Monicelli…“Ho mosso i miei primi passi - ci dice - in un periodo fortunato, in cui lavoravano grandi attori che venivano dal neorealismo e che avevano interpretato ruoli impor-tanti con registi del calibro di De Sica. Ne ho conosciuti tanti di ar-tisti... Un incontro particolarmen-te felice, anche dal punto di vista umano, è stato quello con Anto-nio Banderas durante le riprese del film Tv ‘Il giovane Mussolini’,

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a Praga nel 2003. Con lui è nata un’amicizia veramente bella. Un altro episodio che ricordo volen-tieri si è svolto durante una cena a Caserta dopo le riprese del film ‘Pugili’, nel 1995. Io interpretavo il ruolo di un manager, e ad un giovanissimo Pierfrancesco Favi-no chiesi da quanto tempo facesse il pugile. Lui mi rispose che era un attore… si era immedesimato

a tal punto nella parte che mi ave-va convinto anche fuori dal set. In ‘Piccolo mondo antico’ di Antonio Fogazzaro, poi, ero un prete ami-co della marchesa interpretata da Virna Lisi, nel cast c’era anche un giovane Alessandro Gassman. Mi disse che veniva spesso a vedermi a teatro, e questo ovviamente mi fece molto piacere”.Il fiume dei ricordi non si arresta: “Sono stato diretto anche da Fran-

ca Valeri, nella versione teatrale de ‘L’appartamento’ di Billy Wilder. La stimavo così tanto da non essere capace di darle del tu, per me era sempre la ‘Signora Valeri’. E poi il lavoro con Massimo Girotti, Giulio Brogi, Piera degli Esposti...”. Attore, regista e drammaturgo dal-la lunga e importante carriera alla radio, in Tv, a teatro, al cinema e nelle piazze, Franco Mescolini na-

sce a Cesena il 26 Luglio di 67 anni fa. La mamma, insegnante elemen-tare, sua prima grande ispiratrice e formatrice, è una donna buona e mite che l’ha sempre spronato a leggere, raccontare e lavorare con la fantasia. La mamma-maestra decide di parlare solo in italiano anche in casa, per evitare al figlio le difficoltà con cui vedeva misu-rarsi i suoi scolari. Come se non bastasse, durante le lezioni, la sua maestra, che di quando in quan-do si assentava per lavorare a ma-glia in corridoio, chiede al piccolo Franco di intrattenere i compagni con storie raccontate a braccio dalla cattedra, stimolando così la sua dimensione affabulatoria. Se la mamma parla italiano la non-na Fanny invece, romagnola pura, gli parla in dialetto, fornendogli le basi per raccontare anche ‘storie’ in vernacolo, come ‘Shakespeare in dialet’ in cui, usando un esca-motage, mette Amleto, Romeo e Giulietta e Otello in una stalla,

A fianco e nella pagina precedente, Mescolini durante un incontro con gli allevi del laboratorio “La Bottega del teatro”.

Un sogno? Interpretare Jago

Chi è Franco Mescolini

Nato a Cesena nel 1944, dal 1973 è un attore professionista. Ha lavorato con registi italiani tra i più significativi come Memè Perlini, Giancarlo Cobelli,

Gigi Proietti, Maurizio Scaparro, Dante Guadamagna, Ida Bassignano, Ugo Gregoretti, e con l’inglese Jonathan Miller in “Misura per Misura” di

Shakespeare. Attore prevalentemente teatrale, ha preso parte anche a varie trasmissioni televisive e film. Tra le pellicole per il grande schermo a cui ha

partecipato ci sono “Sabato italiano” di Luciano Manuzzi; “L’amore è dopo” di Tilio Concari; “Delitti imperfetti “di Mariano Laurenti; “Le mille bolle blu” di Leone Pompucci; “Il Mostro” e “La vita è bella” di Roberto Benigni; “Ogni

volta che te ne vai” di Davide Cocchi. Mescolini è anche animatore di laboratori teatrali, palestra di molti giovani attori, e autore di varie pièces di cui ha curato

anche la regia. Per il teatro dei ragazzi ha scritto e rappresentato “Quegli irresistibili, favolosi, fratelli Grimm”, di cui esiste anche una versione televisiva.

Insieme al disegnatore Ugo Bertotti ha scritto una storia del teatro a fumetti.

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simulando una scena recitata da contadini nelle ore delle veglie. O come ‘Cronache dell’anno mille’ e ‘La Pasion sgonda me’, in cui si narra la passione di Cristo usando una specie di gramelot.Qual è la sua formazione scolastica?“Ho frequentato il DAMS a Bo-logna anche se il babbo non era d’accordo. Temeva che il mestie-re dell’attore mi rendesse la vita difficile e incerta. Anche quando vinsi un concorso per lavorare nel-la radiofonia o quando ormai ero diventato un attore di un certo suc-cesso non è mai venuto a vedermi recitare. Se però apparivo in Tv si vantava di me con amici e cono-scenti, ne andava orgoglioso. Io gli ho lasciato la libertà di dissentire, aveva tutti i diritti di dubitare di questa scelta e non ho mai chie-sto la sua conferma. Infatti mi tol-se il suo aiuto economico, ma la mia motivazione era forte e sono

andato avanti per la mia strada”. Come sono stati gli inizi come attore professionista?“Mentre studiavo all’Università un mio professore mi chiamò nel suo gruppo ‘Teatro Nuova Edizione’ di Bologna. Suo fratello regista e scrittore per Einaudi mi vide e mi chiese di fare un provino con dei funzionari RAI a Torino per reci-tare negli sceneggiati. Le selezioni erano serie ed ero molto emozio-nato perché non avevo mai studia-to dizione. Evidentemente avevo

un buon orecchio e il loro giudizio fu molto positivo. Negli anni ‘70-‘80 la radio era lo strumento car-dine in cui l’uso della voce era la ricchezza espressiva per eccellen-za. Successivamente mi coinvolsero altri attori che già lavoravano nel mondo dello spettacolo. Ho vissu-to trent’anni a Roma, sono felice della mia vita, ho fatto tutto quello che avrei voluto fare e sono pronto a tornare alla vita semplice e silen-ziosa della mia Cesena”. Non ha certo corso il rischio di fossilizzarsi in una parte Mescoli-ni, che ha interpretato veramente molti personaggi diversi come nei film di e con Roberto Benigni, fra tutti ricordiamo “Il Mostro” dove fa l’insegnante di cinese (il mo-stro, appunto).C’è un personaggio che avrebbe vo-luto ma che non ha avuto modo di interpretare?“Mi sarebbe piaciuto fare Jago nell’Otello, ma quando mi si è pre-sentata l’occasione o ero troppo gio-vane o troppo vecchio per la parte. La fine doppiezza della malvagità del personaggio che si trasforma in una bonaria amicizia, dal punto di vista attoriale, è un gioco di specchi che gratifica molto ogni attore”. IN

La bottega del teatro

Nel suo laboratorio “La bottega del teatro” Franco Mescolini, in qualità di direttore artistico e maestro, produce e diffonde il ‘mezzo’ teatrale. L’associazione culturale, nata nel 2005 a Cesena, si identifica infatti nell’idea di una “bottega di arti e mestieri teatrali che possa divenire base di produzione e diffusione del mezzo-Teatro”. La “bottega” si trova all’interno del complesso del palazzo Guidi di Cesena, in corso Comandini 7, e promuove laboratori e corsi di formazione per giovani e giovani attori, oltre a varie iniziative rivolte alla scuole.www.labottegadelteatro.com

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Suonare | Scuole di musica

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“La musica è la più poetica e la più precisa delle arti, vaga come un so-gno ed esatta come l’algebra”, diceva Guy de Maupassant. Per incantare le platee sono, infatti, indispen-sabili anni di studio e di esercizi.Di istruzione musicale parliamo con il Maestro Adriano Tumiatti, direttore del Conservatorio “Bru-no Maderna” di Cesena. In ambito musicale, l’istituzione cesenate è il fiore all’occhiello di tutta la pro-vincia: sono circa 300 gli allievi che, in questo Anno Accademico, ne frequentano le lezioni, suddivi-si tra corsi Preaccademici (con cir-ca 200 alunni) e corsi Accademici e Superiori (con un centinaio di studenti iscritti). I docenti, selezio-nati con bandi di concorso nazio-nali, provengono da realtà impor-tanti (tra cui l’Opera di Roma o il Maggio Musicale Fiorentino), e con loro gli allievi hanno la possi-bilità di frequentare una trentina di corsi strumentali oltre a nume-

rose materie accessorie, dalla sto-ria della musica alla drammatur-gia. Lo stesso direttore Tumiatti, insegnante di pianoforte e di corsi di Alta Formazione, svolge attività concertistica in Italia e all’estero, sia in qualità di solista sia in for-mazioni cameristiche. “Negli ultimi anni - afferma il Ma-estro Tumiatti - il Conservatorio di Cesena si è dedicato all’antico e al moderno, da un lato con l’istitu-zione dei corsi di violino e canto barocco, dall’altro con quelli de-dicati a canto e pianoforte jazz, partiti proprio nell’Anno Accade-mico 2011-2012”. Altra peculiarità del “Maderna” è l’insegnamento del canto. Da 16 anni qui si tiene un laboratorio di canto lirico, fi-nalizzato alla messa in scena di un’opera teatrale in collaborazio-ne con l’Accademia di Belle Arti di Bologna, che si occupa delle scenografie. I giovani cantanti vengono ammessi al laboratorio

Aggiungere al talento la tecnica, senza raffreddare la passione. È il delicato compito delle scuole di musica, che in provincia hanno nel Conservatorio di Cesena diretto da Adriano Tumiatti il punto d’eccellenza.

testo Francesca Renzi

Esercizi di stilesul Pentagramma

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in seguito a un concorso interna-zionale, e l’opera inaugura solita-mente la stagione del “Bonci” di Cesena.Grazie a questo tipo di iniziative e a varie collaborazioni, il Con-servatorio accoglie allievi prove-nienti non solo da tutta Italia, ma addirittura da tutto il mondo. “Sulla base del collegamento con le scuole di musica comunali di Forlì, Fusignano, Città di Castel-lo, Pistoia, Arezzo e San Marino, possiamo contare su una frequen-za che va ben oltre i confini pro-vinciali”, conferma Tumiatti. “Il

nostro Conservatorio ha anche convenzioni con istituzioni di per-fezionamento come l’Accademia Pianistica di Imola, e molti allievi arrivano dall’Europa dell’Est e dell’Estremo Oriente, Giappone e Corea, paesi che da sempre pre-stano molta attenzione alla cultu-ra musicale occidentale”.Diffondere la cultura musicale, in Italia e all’estero, è una finalità del “Maderna”, che svolge anche attività, in accordo con Comune e Provincia, e associazioni di volon-tariato. Così sono nati, ad esem-pio, i Concerti cameristici o Sinfo-

nici alla Biblioteca Malatestiana, o quelli al Conservatorio di Le Havre, in Francia. La promozione musicale procede poi di pari pas-so con l’avvicinamento alla musi-ca, attraverso corsi di propedeuti-ca nelle scuole primarie cesenati. C’è da sottolineare, a questo pun-to, che il Conservatorio è l’eccel-lenza provinciale, ma non è l’u-nica istituzione musicale. A Forlì è partito quest’anno il Liceo Musi-cale Statale e sul territorio sono disseminate tante scuole minori, più piccole ma non per questo meno importanti, che permetto-

A fianco, i giovanissimi musicisti dello stage “Musica Insieme”, che da 14 anni a questa parte si tiene a S.Sofia. Nella pagina a fianco, il direttore del conservatorio “Maderna” Adriano Tumiatti. In apertura, un’ensemble musicale nel cortile del Conservatorio.

A Forlì il primo Liceo Musicale Statale della regione

Lo scorso settembre a Forlì nella sede dell’Istituto Liceale d’Arte ha preso il via il liceo Musicale Statale, nato secondo i principi della cosiddetta “Riforma Gelmini”, il primo aperto in Emilia-Romagna. Oltre allo storico Istituto musicale intitolato ad Angelo Masini, i giovani forlivesi possono ora frequentare una scuola pubblica ad indirizzo musicale che rilascia, al termine dei

cinque anni di studio, un diploma di pari valore a quello delle altre scuole superiori, e che dà quindi accesso a tutte le facoltà universitarie. Per gli insegnamenti che richiedono aule ad hoc, con ricca dotazione di strumenti, sono intervenuti in soccorso

del nuovo Liceo Statale il Comune di Forlì e l’Istituto Musicale “Angelo Masini”, mettendo rispettivamente a disposizione Palazzo Sangiorgi (già sede del “Masini”) e gli strumenti di proprietà dell’Istituto Musicale. Palazzo Sangiorgi ospita così ora di

mattina le lezioni delle materie caratterizzanti del Liceo Musicale Statale (che, come detto, ha la sua sede principale all’Istituto Liceale d’Arte in viale Salinatore) e di pomeriggio le lezioni del “Masini”, che prosegue la sua attività didattica. Ad assicurare le risorse finanziarie necessarie per il funzionamento del nuovo liceo sono stati l’Amministrazione provinciale (che è competente

per l’istruzione secondaria), il conservatorio “B. Maderna” di Cesena (che ha la responsabilità scientifica sui contenuti degli insegnamenti), la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì (che si è impegnata a sostenere economicamente l’avvio dei corsi) e

l’Ufficio Scolastico Provinciale.

Ph. Roberto Nanni

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no a bambini e ragazzi di avviare un primo approccio al pentagramma. Si tratta delle scuole comunali e private, delle associazioni e dei corsi bandistici, diffusi in ma-niera capillare nel territorio di Forlì e Cesena. Da una ricerca svolta nel 2004 da AssonanzA (Associazione delle scuole di musica dell’Emilia-Romagna), risultano essere 36 le scuole di musica in provincia, e 9 di queste hanno ri-cevuto, nell’Anno Scolastico 2010-2011, il riconoscimento dalla Regione Emilia-Romagna. Sono l’Associazione Mu-sicale “Roveroni” di Santa Sofia, l’Associazione “Musica e Cultura” di Modigliana, l’Associazione Scuola Jazz Cesena, l’Istituto di Cultura “Corelli” di Cesena, l’Isituto Musicale “Masini” di Forlì, la Scuola di Musica “Rossini” di Castrocaro Terme-Terra del Sole, la Scuola di Musica Bandistica SMBC di Cesena, Cosascuola Music Academy di Forlì e la Scuola Musicale “Alighieri” di Bertinoro. Piccole e medie realtà che, assieme a tutte le altre scuole di musica, permettono a migliaia di ragazzi di compiere il primo passo verso le sette note. IN

Via Sapinia, 9/A - Forlì - Tel. 0543 703893DOMENICA APERTO

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“La poesia è, fra le forme della lette-ratura, di gran lunga la più veloce, acrobatica, azzardosa, spettacolare e, a mio parere, eccitante. È quella più breve e quindi ben si adegua al poco tempo che ogni giorno abbiamo”. È così che Roberto Mercadini, poeta parlan-te originario di Sala di Cesenatico, definisce la sua passione artistica.Mercadini, classe 1978, di mestiere fa l’informatico. Adora il suo lavo-ro di programmatore di software e i suoi colleghi: “Sopportano ogni giorno i miei eccessi d’euforia e d’ira, il mio bisogno compulsivo d’adrenalina continua, la mia pre-senza ingombrante, spesso esaspe-rante”, spiega. Da adolescente si è scoperto un divoratore di poesie e da lì è nata in lui l’intuizione che forse, oltre alla lettura, avrebbe po-tuto anche buttare sul foglio qual-che verso. “Mentre frequentavo il liceo mi sono accorto che leggevo in buona parte poesie. Alcune ad-dirittura le imparavo a memoria e mi ritrovavo a recitarle, come quan-do si canticchia una canzone. Poi, come tanti studenti appassionati di

musica tentano - ad un certo punto della loro formazione - di compor-re qualche brano, ho iniziato a fare lo stesso con la poesia. La mia pri-ma produzione è stata un’antologia di poeti inesistenti di cui ho ideato tutto. Mi sono immaginato i profili biografici di poeti, i loro ritratti, la loro bibliografia e poi ho com-posto le poesie. È stata un’attività divertente, ma solo a 20 anni posso dire di aver veramente iniziato a scrivere poesie. Sono convinto che quando si scrive quest’azione con-tenga un valore assoluto. Non esi-ste qualcosa come ‘una poesia ben fatta’, ‘una buona poesia’, scrivere poesie non è come fare il bricola-ge. Ogni poesia ha l’ambizione di oltrepassare la misura del canone, di essere inconcepibile”.Dal primo gesto, che è stato quello di scrivere, ha preso il via anche l’interesse di Mercadini per l’ora-lità e la ricerca di mezzi alternati-vi per la diffusione e la fruizione della poesia. “Ho sempre recitato le mie poesie, molto difficilmente le lascio recitare ad altri. Non sono

un attore. Non capisco però per-ché la maggior parte dei poeti non ami presentare le proprie opere. Eppure sono frutto di un lavoro di introspezione che solo l’autore stesso conosce completamente e quindi può rendere al meglio in una lettura pubblica!”.Invece di solito i poeti non parla-no, anzi, chiamati a recitare le loro poesie, lo fanno di malavoglia. La maggior parte di loro desidera solo vedere le loro opere stampate in eterno nero su bianco. Poi però si lamentano, perché nessuno si en-tusiasma per le loro poesie. Non si degnano di lanciare il sasso, ma si sbracciano pur di mostrare la mano”. In oltre dieci anni di atti-vità Mercadini non ha mai avuto come unico scopo la pubblicazio-ne, bensì la possibilità di avvici-nare il pubblico alle sue poesie, utilizzando i canali anche più in-consueti per questa forma d’arte. E così ha portato la sua poesia on line, in particolare su YouTube. Ha creato un video interattivo, che ha avuto oltre 2mila visualizzazioni,

Parole poetiche narrate solo dall’autore. Roberto Mercadini, informatico che programma la sua vita in versi, portando la poesia al tempo di YouTube.

testo Barbara Baronio

I madrigali del Poeta parlante

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Declamare | Roberto Mercadini

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I madrigali del Poeta parlante

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in cui lo spettatore può scegliere cosa sentire e vedere.All’inizio il contatto con il pubbli-co è avvenuto in luoghi e contesti ben poco istituzionali e canonici: il bar del paese, feste tra amici, pub, birrerie, discoteche, squats. “Ho subito pensato che fosse naturale che fossi io a proporre le mie ope-re. Non tutte le mie poesie però ve-dranno la luce. Alcune le ho scritte solo per me stesso o per la cerchia più intima degli affetti. Sono poe-sie, per così dire, ad uso privato”.Un autodidatta che ha avuto però maestri inconsapevoli di esserlo. “A 16 anni ho ascoltato grazie ad vinile che mi ha prestato Stefano Ronconi, gran pittore e amico di

famiglia, ‘La nuvola in pantaloni di Majakovskij’, recitata da Carmelo Bene e sono impazzito. Non ho smesso di riascoltarlo per tutto il giorno e ho capito cosa fosse per me la poesia. Decisivo nella mia formazione è stato proprio Stefa-no, che non solo mi ha iniziato alla lettura ma che ha sempre saputo stregarmi con il suo modo diretto, viscerale, fulminante di parlare di letteratura, musica, cinema, pittu-ra”. Oltre alla poesia Mercadini si è cimentato anche nel teatro civile e in quello di narrazione. Di recente ha pubblicato, per la casa editri-ce “Il Ponte Vecchio”, un volume contenente 41 poesie intitolato “Madrigali per surfisti estatici”.

“Questo libro contiene tutte le mie poesie - sottolinea Mercadini nel suo blog - o meglio, quelle, che se-condo me, si potevano pubblicare dal 2001 (circa) al 2011. Ma io, a dirla tutta, prima di tollerare il pensiero che le mie poesie fossero pubblicate ci ho messo del tempo. Ci ho messo del tempo prima di accettare l’idea che qualcuno a me invisibile, in mia assenza, fuori dal mio controllo, potesse leggersi le mie poesie da solo; e fosse libero, poi, di leggerle addirittura con fare distratto, di fraintenderle, di commentarle in malo modo. Sono abituato diversamente. Quando ci sono le mie poesie, di solito, ci sono anch’io. Lì”. IN

Sopra, Mercadini nello studio e a teatro, mentre declama le sue liriche.

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Fotografie emozionali. È così che Giada Paolini definisce i suoi scat-ti artistici. Classe 1986, Giada è un personaggio poliedrico. Fotogra-fa, modella e fotomodella, realizza campagne pubblicitarie, siti web, composit. La sua vera peculiarità, però, è un’altra. È specializzata in autoritratti, autoscatti artistici di grande impatto, in cui dare spazio al proprio talento d’artista che usa il proprio corpo, il viso e le mani, per trasmettere stati emozionali intimi e introspettivi. “Uso me stessa e il mio corpo perché solo io posso rappresentare pienamente quello che voglio comunicare”, ci spiega la fotografa, forlivese d’ori-gine, che ha girato l’Europa cer-cando la sua strada. Strada che le si è rivelata a Berlino dove, duran-te la convivenza con una fotografa, ha scelto questo mezzo espressivo come quello giusto per esprimere se stessa. Giada frequenta poi un breve corso fotografico a Palma di Maiorca durante il quale acquisi-sce le tecniche basilari che sfrutta

poi nel 2010, quando viene assun-ta come fotografa da una ditta bolognese che le commissiona un catalogo in autoscatto, tecnica con la quale nasce da subito una forte sintonia. “Ho capito che attraverso l’autoscatto potevo trasmette me-glio i miei stati d’animo. Partendo da foto molto semplici sono arriva-ta ora all’esecuzione di autoscatti anche molto complicati sceno-graficamente”, prosegue. “Faccio tutto da sola, dal trucco alla scel-ta dei vestiti sino alla scenografia che mi fa da sfondo, e non ritocco le foto se non per la saturazione”. Pura arte insomma. Il passato da fotomodella ha aiutato molto Gia-da in questa esperienza che l’ha portata ad esporre in tutta Italia, dalla Galleria “Monserrato Arte 900” di Roma sino a Palazzo Pi-gorini a Parma, nell’ambito della 54esima edizione della Biennale di Venezia. Una tappa anche a Forlì con l’esposizione dal titolo “Io e l’Altra”, ospitata dal ristoran-te “Le Ombre”.

Fotografa, modella e fotomodella, Giada Paolini esprime se stessa attraverso suggestivi autoritratti artistici. Ora in mostra a Roma.

testo Francesca Ricci - foto Giada Paolini

L’Io interiore in un Autoscatto

Fotografare | Giada Paolini

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“Attualmente è in corso l’espo-sizione delle mie opere a Roma, nella galleria d’arte Margutta 51 che ospita una mia personale”, ci racconta, svelandoci anche il progetto, previsto per il 2012, di un libro fotografico in autoscatto dal titolo “Percorso introspetti-vo”, che proporrà circa 50 foto in un originale percorso in cui ogni scatto rappresenta un sentimen-to, in un passaggio dai più oscuri sino ai più sereni, su una strada verso la luce. La ricerca continua di comunicazione emerge forte dalle foto di Giada, che vuole trasmette-re allo spettatore un sentimento intimo e profondo, a volte anche oscuro, in cui trova comunque

spazio la speranza e la voglia di positività. “Le mio foto sono un tentativo di esteriorizzare un sen-timento negativo per esorcizzarlo; davanti all’obiettivo io cambio, è il mio vero essere che viene fuori. È l’esagerazione del mio Io che viene esteriorizzata”. Con un click. www.giadart.com IN

Sopra, la complessa tecnica scenografica utilizzata per uno scatto. Sotto, una foto artistica ambientata in un rudere; nella pagina precedente un originale nudo sotto una cascata di farina.

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Via Maestri del Lavoro, 35 - Forlì Tel. 0543.722613w w w . d f e l e t t r o t e c n i c a . i t

Le forme della luce.

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Far bene lo shopping fa bene al Made in ItalyCNA Federmoda Forlì-Cesena pubblica “I love (good) Shopping”, la guida al fashion consapevole

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La guida, un’utile pubblicazione dedicata agli amanti della moda e della qualità, raccoglie la

“sfida etica” dei consumatori al mercato, con particolare attenzione alla tutela del Made in Italy.

Con una raccolta di articoli e interviste che coinvolgono esperti della materia, CNA fornisce

informazioni e strumenti per scegliere la qualità senza farsi confondere dalle tante sirene che

oggi disorientano chi varca la soglia delle vetrine: prezzi troppo bassi (o troppo alti), etichette

non veritiere, merci contraffatte e altro ancora. Non solo, sfogliando la guida, troviamo anche

consigli di stile e scopriamo che nella nostra provincia molte imprese del settore moda hanno

scelto la responsabilità e che per vestirsi con gusto e qualità è vincente il “chilometro zero”. In

queste pagine vi proponiamo l’introduzione della guida e una sintesi dei suoi preziosi contenuti.

L’anima nell’armadioI jeans o le scarpe che indossiamo dicono molto di noi: del nostro gusto, del nostro carattere e anche del nostro stile di vita. Ma abbiamo mai letto con atten-zione l’etichetta dei capi che abbiamo scelto? Sappia-mo che i prodotti usati per certe tinture possono es-sere nocivi per la nostra salute? Oppure che i prodotti realizzati in alcuni paesi nascono molto probabilmen-te dallo sfruttamento dei lavoratori?I consumatori oggi vogliono essere sempre più attenti e consapevoli. Per rispondere alle loro curiosità, e anche per stimolarne di nuove, è nata questa pubbli-cazione, realizzata da CNA Federmoda di Forlì-Cesena. Un agile manuale pensato per presentare i valori rac-chiusi nel marchio “Made in Italy” e per far conoscere alcune eccellenze del nostro territorio. A fronte di una legislazione sul Made in Italy del tutto inefficace, riteniamo che una corretta informazione al consumatore sia una leva fondamentale sulla quale agi-re. Favorendo il binomio alta qualità del Made in Italy – diffusione di una cultura del consumo consapevole.Questo librettino ha, nella sua semplicità, l’ambizione di valorizzare il prodotto artigianale, fornendo al con-sumatore elementi conoscitivi, utili e indispensabili alla sua scelta d’acquisto.Guardare alla moda e al design anche per il loro

valore economico e sociale significa contribuire al cambiamento di un paradigma culturale; la moda si gioca completamente sul desiderio ma oggi esiste un filo che lega l’attrazione a una nuova consapevolezza. Vogliamo rendere più forte questo legame, fornendo le competenze per poter guardare dietro e oltre l’im-magine. Solo un’etichetta completa e trasparente, che davvero “racconta la storia del vestito”, può aiutarci in questo compito. È l’etichetta che contiene la tracciabilità circa l’origine dei luoghi di produzione, che consente di equiparare la sostanza e il prezzo del prodotto che ci apprestiamo ad acquistare, che ci fornisce tutte le informazioni necessarie per scegliere. Se il capo proviene dai paesi extraeuropei, ad esempio, il consu-matore ha il diritto di sapere che in quei luoghi sono assenti vincoli normativi che riguardano non solo la sicurezza dei lavoratori, ma anche il processo produt-tivo e l’utilizzo di sostanze nocive per la salute.

La diffusione dell’informazione e la trasparenza sono gli strumenti per promuovere la cultura della legalità, per porre un limite alle contraffazioni e per garantire una sana concorrenza fra le imprese.

Questa pubblicazione è sostenuta in particolare da alcuni imprenditori per sottolineare che, dietro alla moda, c’è il reale e concreto impegno di persone che lavorano con la testa, le mani e il cuore.

Roberta AlessandriPresidente CNA Federmoda Forlì-Cesena

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Questione di etichettaL’etichetta è il contenitore di alcune informazioni standard. Tuttavia può dire molte altre cose agli sguardi attenti perché esistono regole precise per la composizione dei suoi contenuti. Attenzione quindi: un’etichetta fatta male rivela un prodotto fatto male ed è anche molto probabile che non dica la verità. Nella guida potrete vedere le due principali etichette, quella di composizione e quella di manutenzione, analizzate nei contenuti per imparare a riconoscere le informazioni corrette e quelle non trasparenti.

Sulle tracce della qualitàIl sistema di tracciabilità di ITF (Italian Textile Fashion) nasce dalla volontà di qualificare e valorizzare il settore della moda, con la creazione di uno schema di certificazione volontaria. Aderendo al sistema un’azienda è in grado di garantire al consumatore la massima trasparenza rispetto ai luoghi di lavorazione dei propri prodotti. Per avere la certezza che un prodotto sia garantito ITF cercate il marchio nell’etichetta. Per scoprire tutti gli scrupolosi controlli della tracciabilità procuratevi una copia della guida!

La trama tessuta tra moda e saluteCon la completa liberalizzazione commerciale del settore tessile e abbigliamento, si è verificato un aumento incontrollato delle importazioni e, in alcuni casi, un processo di delocalizzazione selvaggia che ha introdotto sul nostro mercato merci prodotte senza il rispetto delle normative che tutelano anche la salute dei consumatori.Negli ultimi anni, CNA Federmoda si è dedicata a una intensa attività di controlli in collaborazione con il sistema delle Camere di Commercio, ITF (Italian Textile Fashion) e il Centro Tessile e Cotoniero di Busto Arsizio. I risultati sono sorprendenti: una grande quantità di prodotti contiene sostanze nocive, talvolta cancerogene. Con i controlli CNA contribuisce a prevenire, me per un consumatore è bene conoscere il problema ed evitare le merci sospette. Anche con l’aiuto della guida.

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Firme false, illusioni vereLa contraffazione è un fenomeno che sta aumentando progressivamente sia nelle dimensioni che nella sofisticatezza dei metodi utilizzati. Da una recente ricerca del Censis emerge chiaramente quanto siano pesanti i costi economici e sociali per il nostro paese. Nel 2008 il mercato del falso ha prodotto un fatturato di 7 miliardi e 107 milioni di euro. Che cosa si può fare per fermare un sistema illecito che crea danni così ingenti? Da un lato è necessario migliorare la legislazione con l’applicazione di pene più severe per chi produce merci contraffatte, coordinando maggiormente gli attori economici ed istituzionali coinvolti. Dall’altro è fondamentale comprimere la domanda di beni contraffatti, rendendo il consumatore consapevole dei danni economici e sociali che il fenomeno arreca al nostro paese e dei rischi per la salute cui si va incontro acquistando tali beni. Non ultimo un consiglio di stile: meglio essere originali con un buon capo non griffatoaddosso che indossare un “falso griffato”, no?

L’etica dello stileIn passato abbinare etica e moda sarebbe apparso a dir poco “strano” in quanto si pensava che tutto ciò che è fashion fosse in antitesi con la sfera dell’etica, il cui immaginario è sobrio grigiore. Oggi invece l’idea della sostenibilità ha contagiato anche la sfera dell’apparire. Ma che cosa significa per un abito o una scarpa essere ecosostenibile ed etica? In realtà molte cose. In primo luogo essere realizzati secondo norme di produzione che rispettano l’ambiente e i diritti delle persone impiegate per la produzione. Per scegliere un prodotto in linea con questi valori basterà evitare merci realizzate in paesi in cui i diritti non sono rispettati. Ma si può fare anche di più. Proprio nella nostra provincia, grazie alla collaborazione delle sue diverse componenti economiche e istituzionali, è nato il marchio Impresa Etica per distinguere quelle imprese che scelgono di produrre in maniera sostenibile e trasparente. Il marchio è rilasciato da CISE, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Forlì-Cesena, ed è soggetto a controlli periodici. Una merce contraddistinta da questo marchio ha un valore che vale veramente la pena desiderare.

Consigli per gli acquistiLa guida è arricchita da una intervista a Paola Frani. Un brillante dialogo in cui la stilista racconta e rivela “il metodo” che si nasconde dietro la naturalezza dell’eleganza. Dalla scelta dei capi basici agli accessori, cosa avere e cosa evitare, imparando a fidarsi del proprio istinto. Paola Frani inizia a disegnare abiti femminili in età giovanissima. È nata e vive nella terra della “dolce vita” di Fellini, la Romagna, dove esistono forti tradizioni imprenditoriali unite ad una energica vivacità culturale. Le sue collezioni sono ricche di citazioni, dal cinema all’arte contemporanea.

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Dalla famiglia agli affari, il percorso storico e umano

di Pellegrino Artusi. A cento anni dalla morte.

Nell’autobiografia Pellegrino Ar-tusi (Forlimpopoli 1820 - Firenze 1911) colloca la sua nascita al 20 agosto, in questo non in sintonia con l’atto parrocchiale che reca la data del 4 agosto 1820. In famiglia il nonno esercitava l’arte del mura-tore e quale capomastro “era il più capace di Forlimpopoli”; godeva di molta stima da parte dei suoi con-cittadini, e quando morì lasciò in eredità due case e parecchi quat-trini. Come scrive lo stesso Pellegri-no Artusi al mestiere di muratore “aveva iniziato mio padre Agostino, ma egli forse sentendosi nato per qualcosa di meglio, [...] giunto all’età di 18 anni

gettò da parte il martello e la cazzuola, che però conservò sempre come ricordo, e prese moglie. Avviò un’attività di com-mercio che ben presto si affermò”. Pos-siamo, quindi, sostenere che Pelle-grino Artusi sia nato in una famiglia caratterizzata da una certa agiatez-za economica. Era un adolescente quando nel 1831 scoppiarono i moti contro il governo ecclesiastico; moti che da Bologna si estesero ben presto in Romagna. Ricorda que-sti avvenimenti nell’autobiografia, dove annota gli spari e l’uccisione di due soldati papalini durante una sommossa a Forlimpopoli, l’esalta-zione dei cospiratori, l’arresto del

testo Gabriele Zelli

Il gastronomo tra Scienza e Arte

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Ricordare | Pellegrino Artusi

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nonno, uomo di incrollabile fede papista, l’intervento dei soldati au-striaci che, insieme con le guarni-gioni francesi, nel gennaio 1832, scesero in Romagna a riportare l’ordine costituito. Pellegrino rac-conta come la sua abitazione fosse stata occupata da soldati austriaci e ungheresi che si comportarono correttamente mentre l’intervento delle milizie d’occupazione di papa Gregorio XVI, a difesa del suo Stato, si mostrò brutale e sanguinoso. La formazione scolastica di Pellegri-no non fu lineare fino a quando non incontrò il forlivese Luigi Bu-scaroli, che gli aprì il mondo de-gli studi filosofici e letterari senza dimenticare la grammatica. Studi che Artusi saprà coltivare e che non lascerà più. Nel contempo matura una “scienza” per i commerci, atti-

vità verso la quale era stato avviato dalla famiglia, così come sviluppa il desiderio di far pratica mercantile in una città di mare. La scelta cade su Livorno, dove Artusi si reca nel 1841 e avvia un’esperienza destina-ta a cambiare la sua vita dal punto di vista economico.In anni cruciali per la storia del nostro paese (1849 - 1861) Pelle-grino si trova in Romagna dove un giovane Aurelio Saffi si sta affer-mando come leader nella lotta con-tro lo stato pontificio e per l’Unità d’Italia, tanto che durante la breve esperienza della Repubblica Ro-mana ricoprirà la carica di Triun-

viro e di Ministro degli Interni.Artusi invece, da buon conservatore, ubbidirà al richiamo del governo pa-pale ed entrerà nella guardia civica di Forlimpopoli. Non mancò di an-notare che il 1848, anno così denso di tensioni rivoluzionarie, paralizzò il commercio e il prezzo della seta registrò un tracollo tanto da indur-re il padre di Pellegrino, che fiutò l’affare, ad acquistare consistenti quantitativi a prezzo ribassato per rivenderli in tempi migliori. Sarà lo stesso Pellegrino a farlo trasferen-dosi a Firenze, anche per sottrarsi ad un clima di violenza diffusa che aveva pervaso le città romagnole. Quando rientrò a Forlimpopoli, in Romagna imperversava la prepo-tenza dell’esercito austriaco, che aveva imposto lo stato d’assedio e il disarmo generale, cosa che non

impedì il formarsi di compagnie di briganti. Ne ricorda una in parti-colare guidata da Stefano Pelloni, detto il Passatore, che aveva colpito diverse località della Romagna. No-nostante a Forlimpopoli si discutes-se se prendere provvedimenti per prevenire un colpo brigantesco, nel gennaio 1851 avvenne il famoso assalto al teatro comunale da parte della banda del Passatore, con le note conseguenze nei confronti del-le famiglie più danarose che furono spogliate dei propri averi, compresa quella di Artusi. Un ulteriore atto di violenza si consumò nei confronti di una sorella di Pellegrino. La fa-

Dal commercio alla scrittura

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miglia decise allora di trasferirsi a Firenze. La madre si adattò al sog-giorno toscano mentre il padre, che pur conosceva la città, commentava così la sua nuova residenza: “Sono venuto in un paese dove non c’è modo di farsi un amico”. Pellegrino aggiunse che non si trattava dell’esternazione di una persona anziana e malinco-nica che rimpiangeva la Romagna, ma la constatazione di una profon-da diversità fra il modo di vivere le relazioni a Firenze rispetto a quello delle nostre zone. A Firenze la fami-glia Artusi vivrà il periodo in cui la città diventa capitale d’Italia. Scrive Pellegrino: “...Questa ardita impresa mise a soqquadro due delle principali città d’Italia. A Torino l’infausta notizia diede luogo a tumulti da spargimento di sangue e tutto fu spostato a Firenze che, non agognando a supremazia, se ne viveva economicamente tranquilla”. Firenze fu capitale del Regno d’Ita-lia dal 1° giugno 1865 al 3 febbraio 1871 e la città dovette subire una rivoluzione edilizia e architettonica. Per trovare alloggio, infatti, a tante persone, impiegati e funzionari dei ministeri e dei pubblici uffici, per collocare le sedi dei corpi diploma-tici e di ambasciate, il capoluogo

toscano dovette subire varie opere di ammodernamento e di espan-sione edilizia. Ne è testimone lo stesso Pellegrino, che con tutta la famiglia venne sfrattato dalla casa che occupava. Per le difficoltà di in-dividuare un idoneo appartamento dove collocare abitazione e il ban-co commerciale, dando ascolto ad una propria segreta “inclinazione”, deciderà di lasciare per sempre il commercio. Pellegrino era un si-gnore di 45 anni che si apprestava a viverne altrettanti senza lavorare, grazie alle risorse accumulate. Sa-prà invece impiegare il suo tempo in modo attivo e singolarmente pro-ficuo. Scrivendo, in particolare, “La scienza in cucina e l’arte di mangiare sano”, uno dei libri che nonostante il passare degli anni è ancora oggi tra i più venduti in Italia.Con le sue ricette “casalinghe” ci riporta agli interminabili pranzi tanto in voga nell’Ottocento e in gran parte del Novecento, quando sembrava che la settimana fosse vis-suta soltanto allo scopo d’aspettare la domenica per sedersi in com-pagnia attorno ad un tavolo ben imbandito, convinti e concordi sul fatto che a tavola non s’invecchia. IN

Artusi sbarca in Russia

Dal novembre 2011 Artusi parla anche in Russo. E apre una sede di rappresentanza a Mosca. Due iniziative importanti nate nell’ambito delle iniziative del Centenario Artusiano, grazie alla collaborazione di Casa Artusi con l’Accademia Internazionale Russa per il Turismo (RMAT). Il celebre manuale “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene” è, infatti, stato tradotto anche in cirillico. Sempre nell’ambito di questa collaborazione a Mosca è stata inaugurata una sede di rappresentanza di Casa Artusi, alla quale sarà affiancata in futuro anche una piccola scuola di cucina. La sede di rappresentanza è ospitata nel complesso Cremlino Ismailovo, dove si trova la sede della RMAT. All’interno di questo spazio saranno sempre disponibili materiali informativi su Casa Artusi e Forlimpopoli, sulle attrattive turistiche, sugli appuntamenti culturali e sulle eccellenze del territorio romagnolo. Uno spicchio di cultura gastronomica ispirata al moderno “cantore” delle gesta degli italiani ai fornelli. (Nella foto, Girolamo Conti, presidente di Casa Artusi, durante la presentazione della versione di cirillico dell’”Arte di mangiar bene”).

A fianco, scuola di cucina a Casa Artusi. Nella pagina precedente un ritratto d’epoca e la copertina del celebre manuale. In apertura, il cortile di Casa Artusi con al centro un attore in abiti artusiani.

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Produrre | Piadina romagnola

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Di pacioso in questo momento la piadina romagnola ha solo la fac-cia. Intorno alla sua produzione, infatti, si alzano i toni, e speriamo che non si arrivi ad alzare anche i mattarelli. Intanto c’è anche chi viene accusato di aver scatenato una “guerra santa”, nel senso del totalitarismo della posizione in di-fesa del prodotto tradizionale.Sulla diatriba a proposito del bollino IGP (Indicazione Geografica Protetta) da mettere sulla piadina si fa presto a fare del colore, ma non prendia-mola sottogamba. Sotto non c’è solo l’appassiona-ta difesa della tradizione - che dal Cardinale Anglico ad oggi (“farina, acqua, sale, latte e strutto”, siglava a memoria dei posteri nel 1371) non ne ha mai avuto bisogno - e c’è un business di almeno un milione di piadine precotte all’anno. Per inten-derci, sono quelle che escono dalle aziende, industriali o artigianali non fa differenza, poiché lo spartiacque tra chi lo vuole quel benedetto Igp e chi invece cerca di minarlo alla base, c’è una formula semplice come la ricetta della piadina: il beneamato vessillo della cucina romagnola deve

essere rigorosamente un prodotto fatto a mano, di giornata e deve uscire dalle strutture (chioschi e ristoranti) ubicate in Romagna. Altro che pro-dotto fatto a macchina, precotto, im-bustato, da consumare in un mese e fatto con ingredienti di provenienza incerta. Quella, secondo un nutrito gruppo di partigiani della tradizione (Jihadisti, sono stati ribattezzati) non è vera piadina romagnola. Casomai è un prodotto sostitutivo del pane che trova dignitosa collocazione nei banchi dei supermercati. Ma c’è di più: il disciplinare per l’IGP - che vuol dire tutela del prodotto ma an-che di una serie di interessi econo-mici -, nella famiglia delle sigle che evidenziano la tipicità, è tra i meno rigorosi e comporta scarsa garanzia a proposito della provenienza delle materie prime. Di contro, però, anche l’IGP rientra tra le leve a cui guardano le imprese, i loro organismi associativi e le isti-tuzioni pubbliche locali, per favorire la penetrazione su nuovi mercati e canali commerciali, nonché per man-tenere quote di mercato. E dato il crescente interesse dei consumatori verso i prodotti tipici…

Tradizione da difendere e necessità di un marchio forte e riconoscibile per conquistare nuovi mercati. Sull’Igp la piadina romagnola gioca il suo futuro. Scaldando gli animi.

testo Elide Giordani - foto Gianmaria Zanotti

Il bollino della Discordia

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Insomma, la contrapposizione tra la piadina industriale e quella fatta a mano è una vecchia guerra, ma l’Igp sta facendo da miccia per una nuova battaglia. Ben più radicale di quel-la, anche questa annosa, tra la pia-dina spessa e quella sottile. Ci si può anche accapigliare - come succede ogni qualvolta il confronto è troppo ravvicinato - disputando se la vera piadina romagnola è considerarsi quella dell’entroterra (Forlì, Cese-na, Ravenna e le rispettive vallate) più alta e croccante, o quella rimi-nese, sottile, morbida, succosa e un po’ più simile alla sfogliata. Se si tratta di un prodotto di giornata, fatto a mano con ingredienti locali, la pace si trova. Soprattutto se all’o-rizzonte c’è ben altro a minacciare l’identità della piadina. È proprio da Rimini che a metà ot-tobre hanno ripreso fuoco le polve-ri. Dopo un processo di lievitazione durato 10 anni sembrava che tutto fosse pronto per avviare l’iter (lun-go…) di ottenimento del disciplina-re dell’Igp davanti a due funzionari del Ministero delle Politiche agricole, che hanno dato convegno alla Ca-mera di Commercio a diversi sog-

getti (le tre Province romagnole, più Bologna e i Comuni a sud del Sillaro) con un processo di coin-volgimento degno delle Nazioni Unite. Tra i promotori Cna e Confar-tigianto. Che precisano come l’IGP sia un marchio di tutela territoriale attribuito dalla UE, che prevede ri-gide regole produttive stabilite nel

disciplinare di produzione, con un organismo di controllo a garanzia. “Con questo disciplinare - scrivono in una nota congiunta le due confe-derazioni - viene garantita anche la produzione di qualità dei chioschi artigiani, per i quali non cambierà nulla, e per le imprese della pro-duzione su larga scala vengono in-trodotti elementi innovativi. Il disci-plinare, inoltre, contiene un punto qualificante che consiste nell’aver eliminato la possibilità dell’utilizzo dei conservanti nella produzione della Piadina Romagnola IGP da parte delle imprese di maggiore di-mensione. Per essere chiari - riba-

discono - mentre prima la piadina romagnola veniva commercializza-ta con l’utilizzo di conservanti, ora grazie al disciplinare questo non potrà più avvenire. Inoltre, tutto questo impedirà alle imprese col-locate al di fuori del territorio defi-nito dal disciplinare di produrre e vendere un prodotto con la deno-

minazione ‘Piadina Romagnola’”.Sulla sponda opposta, agguerriti come non mai, Confesercenti (di Cesena, Forlì e Ravenna), l’Asso-ciazione per la valorizzazione della piadina, Slow Food e un esimio ga-stronomo come Graziano Pozzetto. Tra le armi dell’opposizione c’è di tutto: lettere raccomandate al Mi-nistero (anche da parte dei sindaci di Ravenna e Cesena), una raccolta di firme, prese di posizione altiso-nanti, conferenze stampa. “È un disciplinare cucito addosso alla pia-dina industriale, che non può esse-re equiparata a quella dei ristoran-ti e dei chioschi, questi si sentono

A fianco e nella pagina precedente alcune fasi della preparazione.

IGP: marchio di tutela o limite?

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strumentalizzati al solo vantaggio del prodotto industriale” sintetizza Giampiero Giordani, coordinatore dell’Associazio-ne per la valorizzazione della piadina, alfiere di decine di iniziative promozionali della vera piada romagnola. “L’Igp è un marchio che non garantisce quasi nulla - scandisce Giordani - ma il consumatore non sempre se ne rende conto. Una volta che lo trova sulla piadina sarà ben difficile spiegare che non è quello il vero prodotto romagnolo. È un metodo di promozione che infrange la prima regola nel rapporto tra cliente e marca: la sincerità. Porterà vantaggi solo agli industriali che, in tal modo, impediscono ad altri produttori, che operano in altre zone d’Italia, di sfornare un prodotto che di fatto può essere assolutamente uguale al loro, e magari anche migliore. Tra l’altro - rimarca Gior-dani - chi ha imbastito la pratica per l’IGP ha consegnato, all’incontro di Rimini, quell’improponibile disciplinare, che continueremo a combattere, e il volume di Graziano Pozzetto nel quale, ironia della situazione, si dice peste e corna della piadina industriale”. “La differenza tra ciò che è piadina romagnola e ciò che non lo è sta nella sua freschezza”, taglia corto il cultore del-la gastronomia della nostra terra. “La piadina è un prodotto che va consumato appena cotto - ripete Graziano Pozzett -. L’IGP, più che tutelare il prodotto tipico, rischia di sna-turare la tradizione. Se si continua così, tra 15 o 20 anni finiremo per avere solo piadina industriale e i sapori tipici, quelli veri, finiranno sacrificati alla conquista dei mercati della grande distribuzione. Ve bene tutelare il prodotto industriale ma non lo si deve confondere con quello tradi-zionale. Se proprio si vuole fare un prodotto di tale tipo, perché non chiamarlo con un altro nome?”. IN

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Tra i prati e il bosco si scorgono ancora le tracce di quel fatidico 1944, anno cruciale per San Paolo in Alpe. Oggi divenuto un altopiano disabitato, suggestivo habitat per daini, cinghiali e lupi.

testo Matteo Ranucci - foto Giorgio Sabatini

A mille metri di altitudine, nel cuo-re dell’Appennino Romagnolo, l’al-topiano di San Paolo in Alpe è uno dei luoghi più suggestivi del Parco Nazionale delle Foreste Casentine-si, Monte Falterona e Campigna. È isolato, oggi non abitato, sospeso tra le valli di due “bidenti”, quello di Campigna e quello di Ridraco-li. Siamo entro i confini ammini-strativi di Santa Sofia, Corniolo è il paese vicino più importante e dista poco più di sette chilometri, verso valle. Il patrimonio naturalistico è notevole e si mescola con una storia difficile di popoli che tentarono di abitare su queste montagne e con fatti e vicende cruciali della “resi-stenza”. San Paolo in Alpe è una eccezione, una “prateria” in questo tratto di Appennino dove selve, bo-schi e foreste ricoprono tutto o qua-si, escluse le ripe scoscese di marna e arenaria; una spianata tra coste ripide, montagne, vallate e fossi. I prati, bordati da una boscaglia mista di roverelle, carpini, querce, faggi, ontani, sono riparo e habitat ideale per una colonia di daini che su que-sta montagna stondata trascorrono

la primavera, l’estate e l’autunno. Anche cinghiali, caprioli vivono in questa area, così come il lupo, pre-datore simbolo del Parco Naziona-le, che caccia al margine del bosco. È esposto al sole San Paolo in Alpe, ma in novembre il clima muta velo-cemente. Il vento scivola dal crina-le alto e da nord e raffica il territo-rio esposto. Il bosco, trasformato dall’autunno in un miscuglio di colori caldi - rosso, giallo, arancio, misti alle tonalità di verde - diventa umido, freddo. Cadono i primi fioc-chi di neve e il paesaggio si trasfor-ma. La scala dei verdi lascia campo ad unica tinta, il bianco. Il luogo diviene una distesa di neve non calpestata su cui alberi, casolari e arbusti riflettono la propria sagoma grigio scura in un contrasto forte. I due grandi esemplari di pioppo sopportano questi inverni da più di cento anni. La neve contribuisce a creare un’atmosfera ovattata e am-plifica la sensazione di isolamento di questa “alpe”. Sul manto si inse-guono orme apparentemente sen-za una direzione precisa, zoccoli e polpastrelli che si seguono in cerca

La montagna della Storia

Visitare | San Paolo in Alpe

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di cibo e riparo in una migrazione verso valle. San Paolo in Alpe lo si può rag-giungere solo a piedi, su sentieri che risalgono da Ca Fiumari e dal versante opposto, quello di Ridra-coli, oppure sulla strada forestale che risale da Corniolo e percorre il crinale fino a monte di Biserno. Il colpo d’occhio da questo altipiano è magnifico. Riassume gran parte delle vette, crinali, dorsali più im-portanti dell’area protetta: ad est in direzione dell’alta valle del Savio, il Monte Coronaro ed il Fumaiolo, a sud le ripe scoscese di Sasso Fratino e Poggio Scali, volgendo lo sguardo verso ovest Poggio Sodo dei Conti e le sagome aguzze del Monte Falco e Monte Falterona. Sull’alpe per decine di anni ha vis-suto una comunità. Famiglie radu-nate in poche case e altre sparse in poderi su coste non troppo lonta-ne. Ci sono i resti delle abitazioni, si trovano sui prati, sulle coste, vicino

ai corsi d’acqua, si vedono a fatica muretti di sasso al margine di picco-li tratti di terra un tempo coltivati. Quelli più vicini e importanti erano Campodonato, Campodonatino, Ca Ristefani. Nel 1776 la parrocchia contava 229 anime. Le ultime fami-glie se ne andarono verso la metà del secolo scorso. Seguirono il flus-so migratorio che coinvolse ineso-rabile anche gran parte delle comu-nità vicine: Ridracoli, Strabatenza, Pietrapazza, Casanova dell’Alpe. La chiesa era intitolata a Sant’Agosti-no. Sorse pare sulle fondamenta e come seguito di un Eremo, scom-parso e attivo fino al XVI secolo. Dell’edificio religioso sono rimaste le cronache delle visite pastorali e la sagoma misteriosa accennata da cinta murarie cadenti e da un cam-panile a vela elegante che un tempo conteneva tre campane. Terremoti, saccheggi, incendi ed un clima ca-ratterizzato da inverni rigidi hanno avuto la meglio sull’edificio sostitui-

Sopra, daini e cervi popolano i boschi circostanti.

Come raggiungere San Benedetto in Alpe

Da Ridracoli, sentiero CAI 233 circa 6 Km di sentiero - dislivello circa

600 mt.;Da Corniolo, sentiero CAI 257 circa

5,5 km dislivello circa 600 mt.; Da Case Fiumari, sentiero CAI 255

circa 3 km - dislivello 350 mt.; Da Case Fiumari, in auto per strada Forestale fino a sbarra e poi Strada

Forestale di crinale per Biserno.Per informazioni: Sede della

Comunità del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi

Via Nefetti, 3 – S. Sofia (FC) tel. 0543/971375 - email: info@

parcoforestecasentinesi.it; www.comune.santa-sofia.fo.it;

www.parcoforestecasentinesi.it

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Il Sentiero della Libertà

Dall’Alpe di San Paolo transita una nuova rete di percorsi escursionistici chiamata il Sentiero della Libertà. Sono stati creati e tabellati per ricordare gli avvenimenti che, in particolare nell’aprile del 1944, videro protagonisti gli uomini della Resistenza Partigiana, che tra queste montagne avevano trovato rifugio e creato le basi logistiche del movimento armato. Il Sentiero della Libertà parte dal Biserno, dalla croce posta sulla strada secondaria verso Berleta, al bivio con la strada forestale, e transita da San Paolo in Alpe, luogo simbolo scelto per i lanci di rifornimenti e armi nell’aprile del 1944. La traccia prosegue poi verso Ca Fiumari, Sant’Agostino, Poderone, Pian del Grado e Celle, altro luogo storico di scontri feroci tra partigiani e tedeschi. Il percorso può essere affrontato a piedi oppure in Mountain bike. È illustrato in una Carta Escursionistica pubblicata dal Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna in collaborazione con l’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea della Provincia di Forlì-Cesena, intitolata “I Segni della Memoria e i Luoghi della Resistenza nel Parco”.

ANTIQUARIATOe pRezIOsI

di Saura Sintoni

Forlì - C.so della Repubblica, 29Tel. 0543 25766 - Cell. 333 5314490

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to dalla nuova parrocchiale posta a valle nelle vicinanze di Case Fiuma-ri. Il profilo di Sant’Agostino sbuca da un bosco al centro del prato, in quello che era il piccolo agglome-rato di case abitate. A San Paolo in Alpe c’era anche una osteria, a pochi passi, dove si vendeva vino e pane. Anche di questa rimangono solo pietre in bilico che delineano solo in parte la forma dell’edificio attiguo alla chiesa. Rimangono un pozzo, una bella maestà, un grande casolare allungato che serve come malga per il pascolo, a qualche cen-tinaia di metri di distanza.Radio Londra trasmise il messag-gio in codice “Le ciliegie sono ma-ture”. Era il 1° aprile e quello era il segnale degli alleati. A San Paolo in Alpe nel 1944 era la sede del Co-mando Brigate Romagna. Fu scelto perché luogo ideale per gli aviolanci di armi e aiuti. Avvennero due lanci,

entrambi notturni: uno nella notte tra il 4 e 5 ed uno nella notte tra il 7 e 8. Mitragliatrici, pistole, bombe a mano, indumenti, cibo e soldi, tutto ciò che i partigiani avevano bisogno per sopravvivere. La mattina del 12 aprile San Paolo in Alpe fu attaccato da mortai tedeschi. L’assedio durò tutto il giorno. La resistenza si ritirò nel fitto della foresta. La chiesa e le abitazioni furono incendiate dai te-deschi. La natura selvatica e prezio-sa di prati e foreste s’intreccia qui in modo inseparabile ai ricordi e alle testimonianze della storia anti-ca e recente di questo territorio. Su questi prati isolati tra montagne e coste poco accessibili, dai paesaggi importanti, circondati da una vege-tazione densa, fitta e prominente, protetta oggi dallo statuto del Par-co Nazionale, venne scritta in quei giorni un capitolo importante della Seconda Guerra Mondiale. IN

Sopra, la montagna sotto la neve.

Bibliografia e cartografia

Carta escursionistica Parco Nazionale Foreste Casentinesi Monte Falterona Campigna - scala 1:25.000 - 4a Edizione – Selca – Firenze, 2005Carta della Resistenza, I Segni della Memoria e i Luoghi della Resistenza nel Parco - scala 1:60.000 - Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Il popolo di Ridracoli, a cura di Claudio Bignami, Stampa Nuova Grafica Santa Sofia, 1995;Viaggio per le Valli Bidentine, di Ercole Agnoletti, Tipografia Poggiali, Rufina (FI).

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Via San Ruff i l lo 1 Local i tà San Ruff i l lo 47013 Dovadola (FC) - t . +39 0543 934674 www.cortesanruffillo.it

Corte San RuffilloCountry resort

Il ristoranteLe cinque salette interne e l’ampio spazio esterno possono soddisfare sia chi abbia desiderio di una maggiore intimità sia gruppi più numerosi. Le ricercate proposte della nostra cucina assecondano le disponibilità del nostro orto e vi regalano le primizie del territorio, le migliori materie prime, in abbinamenti inconsueti. si propongono, inoltre, serate a tema, incontri enogastronomici e menù degustazione anche personalizzati, per esigenze particolari o per celebrare date speciali.

La cantinaLa parte più antica e suggestiva del complesso vi attende per aperitivi e dopocena pieni di atmosfera con la nostra selezione di etichette locali e prelibati taglieri di specialità dolci e salate. Il giardino antistante vi coccolerà nei vostri momenti di relax, facendovi sentire fuori dal mondo.

Le stanzeLa Corte può accogliere i suoi ospiti in camere doppie, l’una diversa dall’altra, con servizio di prima colazione incluso. Aromaterapia, Cromoterapia e Musicoterapia sono alcuni dei servizi che contribuiscono a rendere magico il soggiorno, tra antiche mura

di sasso a vista e soffitti a cassettone del settecento.

L’antico complesso di Corte San Ruffillo si trova nel cuore delle collineForlivesi, a pochi passi dal centro di Dovadola, nella Valle del Fiume Montone.

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Abitare | La casa passiva

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A Fiumana di Predappio lo scultore e architetto Leonardo Ugolini ha costruito il suo sogno. La casa passiva per sè e la sua famiglia, che consuma 16 volte in meno di una normale. E che ha ricevuto la certificazione Gold +.

testo Annalisa Balzoni - foto Giorgio Sabatini

Sotto un tetto da Gold +

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Siamo ospiti dello scultore e archi-tetto Leonardo Ugolini e della mo-glie, ingegner Azzurra Signorini, che ci hanno aperto le porte della loro casa “passiva” a basso consu-mo energetico, da loro realizzata nella frazione di Fiumana di Pre-dappio. Dopo un intenso studio sui sistemi di risparmio energetico, sulle forme della coibentazione, sulla termotecnica il proprietario, insieme al Perito Termotecnico Ga-briele Caroli, sono giunti a queste conclusioni: non esiste un modello unico di casa ecologica, ci sono an-cora pochi tecnici con conoscenze adeguate per realizzare edifici di questo tipo, mancano ancora idee chiare sulla forma che devono ave-re queste nuove costruzioni, per le quali è fondamentale che ci sia uniformità ed equilibrio ta l’invo-

lucro esterno dell’edificio e la par-te impiantistica. Un’ampia serie di problemi, dunque. Invece di far-si prendere dallo sconforto i due sono partiti con più slancio. Basan-dosi su tre parametri di base per costruire in bio architettura: chia-rezza, semplicità ed economicità. E l’obbiettivo, vale a dire realizzare una casa GOLD+ (certificazione tra l’altro ottenuta circa un mese fa da CasaClima di Bolzano), è stato raggiunto: finalmente un edificio che consuma meno di 10Kwh per metro quadrato all’anno, mentre il 90% delle case in Italia consuma circa 160Kwh/mq all’anno, 16 vol-te di più. Dopo due anni di studi e nove mesi di lavorazione ecco il risultato. Una villetta di 140 mq disposta su due livelli, piano terra e soppalcato aperto che si affaccia

Sopra, lo spazio soppalcato che si affaccia sul soggiorno, in cui si nota, sulla sinistra, l’albero in carta pesta all’interno del quale scorrono i cavi elettrici. In apertura, il soggiorno.

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Alberto Rossi, Amministratore Viaggi Fortuna

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filosoficamente mUsicaliLe nuove agende 2012 targate Edizioni IN Magazine

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sul soggiorno, arredata con gusto e semplicità, ove padroneggiano una bella pavimentazione in gress por-cellanato fornito da Sassi di Forlì, la pietra utilizzata come cornice delle porte (fornite da GM Infissi di Forlì) e le travi lignee lamella-ri in abete a vista del tetto, fornite dalla Ditta Castiglione Legnami di Castiglione di Ravenna. L’occhio dell’osservatore viene rapito dalla particolare soluzione adottata per l’adduzione al piano superiore dei cavi elettrici per evi-tare la formazione di tracce nella muratura: l’estro del proprietario si è concretizzato nella realizza-zione di un albero in carta pesta, all’interno dei cui rami scorrono i cavi elettrici. Simpatica la solu-zione studiata sopra i pensili del-la cucina per nascondere le casse dello stereo, sagome ritagliate che riprendono lo skyline della città di New York, il cui poster padro-neggia su una parete. Essendo un edificio uni familiare a pian ter-reno, ben si è prestato ad essere realizzato in muratura portante con cappotto esterno, tetto in le-gno ventilato e fondazione a pla-tea. Una soluzione molto semplice, relativamente economica. L’idea è stata quella di introdurre per gradi alcuni piccoli cambiamenti nella tecnica di realizzazione. I lateri-zi (i mattoni) sono stati montati con una speciale colla, la platea di fondazione coibentata, per non disperdere il calore verso il suolo, da una particolare ghiaia fatta con vetro riciclato; tutti gli architravi sono in legno lamellare e la casa è rivestita esternamente con pan-

nelli in lana di roccia, per evitare dispersione di calore. Le belle fi-nestre a triplo vetro e con gas iner-te, installate con alcuni speciali accorgimenti, completano l’invo-lucro della casa. Le spesse pareti perimetrali garantiscono anche una buona difesa dal caldo estivo. Sono stati utilizzati tutti materiali

ecologici o riciclati con una quasi totale assenza di materiali plastici. Altro parametro importante è sta-to l’orientamento della casa (Nord - Sud), in modo da poter usufruire degli apporti solari gratuiti estre-mamente preziosi per riscaldare la casa in inverno. La bassa trasmit-

tanza dell’involucro dell’edificio permette di realizzare un impianto di riscaldamento non tradizionale, a bassissimo consumo energetico, uno scambiatore termico con venti-lazione forzata dell’aria, che oltre a mantenere un’idonea temperatura interna dell’edificio e un ricambio dell’aria stantia garantisce anche

un corretto livello di umidità (non inferiore al 30%), e un utilizzo del-le tubazioni che convogliano l’aria all’interno delle singole stanze, ridotte al minimo grazie alla sem-plicità dell’impianto.Per l’impianto di riscaldamento troviamo una pompa di calore

Soluzioni semplici e ingegnose

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(aria/acqua) con riscaldamento a pannelli radianti, più pannelli so-lari per acs e pannelli fotovoltaici. Concludiamo questa descrizione con le parole dello stesso Ugolini: “La filosofia di questo progetto ha posto al primo punto la coibenta-zione dell’edificio con materiali naturali e al secondo punto l’im-piantistica, semplice e di facile rimozione o modifica. In questo modo si è garantito all’edificio di recepire tutte le innovazioni tec-nologiche future, visto che questo campo è in continua evoluzione. L’intera costruzione è stata messa nelle condizioni ottimali per usu-fruire di eventuali “apporti” tec-nologici, con un occhio aperto al fotovoltaico (3Kw)”. Accorgimenti

orientati al raggiungimento di una vera e propria autonomia energe-tica, con la possibilità di potersi affrancare dalla ”bolletta” dell’ac-qua, della luce e del gas. “Ho voluto realizzare una casa a basso consumo – prosegue Ugoli-ni - per potermi affrancare il più possibile dal gas e dal petrolio, per essere esposto il meno possi-bile alle speculazioni energetiche internazionali. Nel mio piccolo, senza avere la presunzione di sal-vare il mondo dall’inquinamen-to, ho cercato di concretizzare un esempio positivo. Sono assolu-tamente convinto che sia meglio spendere qualcosa in più per rea-lizzare un simile edificio per poi risparmiare notevolmente nel suo

mantenimento. Trovandomi nella fortunata condizione di essere sia il committente che il progettista ho avuto la passione e la voglia di approfondire ogni aspetto tecni-co, e di trovare le persone giuste per formare una squadra di lavo-ro. Ringrazio per questo la ditta Terzer, di Egna (Bolzano) per i ma-teriali da costruzione e coibenta-zione, la ditta appaltatrice Angelica Costruzioni di Mercato Saraceno, per l’impiantistica di riscaldamen-to Stiebel Eltron, per gli impianti idraulici la Termoidraulica Roma-gnola di Forlì, per quelli elettrici e fotovoltaici Antaridi Elettrotecnica di Predappio e, infine, per gli ele-menti di arredo in legno Alberto Farneti di Fiumana”. IN

Sotto, il padrone di casa, Leonardo Ugolini. Oltre alla sua attività di architetto, Ugolini è anche un campione internazionale di sculture di sabbia, vincitore di varie competizioni mondiali con i suoi mirabolanti castelli e i suoi presepi.

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Romagna Fiere nasce ufficialmente nel 2003 con l’obiettivo di dare unità al territorio romagnolo e forlivese e con la volon-tà di organizzare fiere ed eventi in modo professionale, forte della precedente esperienza di Coinè Eventi, che cominciò ad operare nel settore fieristico locale una ventina di anni fa. Il direttore di Romagna Fiere, Gilberto Tedaldi, sottoli-nea con orgoglio come questa società sia cresciuta nel tempo e senza ricevere contributi statali, essendo sia la società stessa che il fatturato totalmente privati, con patrocini ricevuti non onerosi. Il lavoro che svolge Romagna Fiere è un lavoro di organizzazione e di allestimento delle manifestazioni che sono frequentate ogni anno da più di 110 mila visitato-ri, provenienti dall’Emilia-Romagna e dalle regioni limitrofe. Oltre 2500 espositori trovano spazio all’interno delle quat-tordici manifestazioni che si susseguono nel corso di un anno fieristico, che va da settembre ad aprile. Espositori naziona-li che diventano anche internazionali in occasione di eventi come Contemporanea, Sapeur, Natural Expo e Vintage, che portano a Forlì stand da tutta Europa ma anche dal Canada e dall’Argentina. Novità di quest’anno è l’acquisi-zione dell’organizzazione e della gestione di due manifestazio-ni molto seguite come Babilonia e Romagna Antiquariato, che si aggiungono alle veterane Commercianti per un gior-

per vetrine d’eccellenzaIN CAlENdARIo quATToRdICI mANIFESTA-

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no (23°edizione), Contemporanea (16° edizione), Vernice Art Fair (10° edizione) e a tutte le altre, inoltre sono in preparazio-ne tanti nuovi eventi per il secondo semestre 2012 e per il primo semestre 2013. Romagna Fiere opera con la volontà di proporre, all’interno delle fiere, momenti di mercato e di crescita per l’espositore ma anche grandi even-ti collaterali di stampo culturale. I più importanti sono stati, in questi anni, quelli legati a Contemporanea, tra cui molte iniziative e aste di beneficenza e una mostra di Sironi, presentata in anteprima nazionale. Affinché tutto ciò sia or-ganizzato in modo efficiente e professionale Romagna Fiere si avvale di 16 dipendenti e collaboratori, ed è co-partecipe di una società di montaggio che aiuta nell’allestimento delle

manifestazioni per un totale di 31 persone im-piegate durante i periodi fieristici. L’azione di Romagna Fiere è presente anche al di fuori del territorio romagnolo e precisamente in Abruz-

zo, dove organizza ben cinque diverse Fiere della Sposa.

le prossime manifestazioni in calendarioSapeur, 9° Edizione (dal 27 al 30 gennaio)Babilonia (dal 10 al 12 febbraio)Commercianti per un giorno, 23° Edizione (19 febbraio)Natural Expo, 6° Edizione (dal 24 al 26 febbraio)Vintage! la moda che vive due volte (dal 16 al 18 marzo)Vernice, 10° Edizione (dal 23 al 25 marzo)Commercianti per un giorno, 24° Edizione (15 aprile)

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ogni anno accorrono agli ap-

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Romagna Fiere nasce ufficialmente nel 2003 con l’obiettivo di dare unità al territorio romagnolo e forlivese e con la volon-tà di organizzare fiere ed eventi in modo professionale, forte della precedente esperienza di Coinè Eventi, che cominciò ad operare nel settore fieristico locale una ventina di anni fa. Il direttore di Romagna Fiere, Gilberto Tedaldi, sottoli-nea con orgoglio come questa società sia cresciuta nel tempo e senza ricevere contributi statali, essendo sia la società stessa che il fatturato totalmente privati, con patrocini ricevuti non onerosi. Il lavoro che svolge Romagna Fiere è un lavoro di organizzazione e di allestimento delle manifestazioni che sono frequentate ogni anno da più di 110 mila visitato-ri, provenienti dall’Emilia-Romagna e dalle regioni limitrofe. Oltre 2500 espositori trovano spazio all’interno delle quat-tordici manifestazioni che si susseguono nel corso di un anno fieristico, che va da settembre ad aprile. Espositori naziona-li che diventano anche internazionali in occasione di eventi come Contemporanea, Sapeur, Natural Expo e Vintage, che portano a Forlì stand da tutta Europa ma anche dal Canada e dall’Argentina. Novità di quest’anno è l’acquisi-zione dell’organizzazione e della gestione di due manifestazio-ni molto seguite come Babilonia e Romagna Antiquariato, che si aggiungono alle veterane Commercianti per un gior-

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no (23°edizione), Contemporanea (16° edizione), Vernice Art Fair (10° edizione) e a tutte le altre, inoltre sono in preparazio-ne tanti nuovi eventi per il secondo semestre 2012 e per il primo semestre 2013. Romagna Fiere opera con la volontà di proporre, all’interno delle fiere, momenti di mercato e di crescita per l’espositore ma anche grandi even-ti collaterali di stampo culturale. I più importanti sono stati, in questi anni, quelli legati a Contemporanea, tra cui molte iniziative e aste di beneficenza e una mostra di Sironi, presentata in anteprima nazionale. Affinché tutto ciò sia or-ganizzato in modo efficiente e professionale Romagna Fiere si avvale di 16 dipendenti e collaboratori, ed è co-partecipe di una società di montaggio che aiuta nell’allestimento delle

manifestazioni per un totale di 31 persone im-piegate durante i periodi fieristici. L’azione di Romagna Fiere è presente anche al di fuori del territorio romagnolo e precisamente in Abruz-

zo, dove organizza ben cinque diverse Fiere della Sposa.

le prossime manifestazioni in calendarioSapeur, 9° Edizione (dal 27 al 30 gennaio)Babilonia (dal 10 al 12 febbraio)Commercianti per un giorno, 23° Edizione (19 febbraio)Natural Expo, 6° Edizione (dal 24 al 26 febbraio)Vintage! la moda che vive due volte (dal 16 al 18 marzo)Vernice, 10° Edizione (dal 23 al 25 marzo)Commercianti per un giorno, 24° Edizione (15 aprile)

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Page 74: Forlì InMagazine 06/2011

Di cucina o poliziesco? Noir o fantasy? Alcuni

suggerimenti per i libri per Natale da mettere

sotto l’albero. Cercando di soddisfare ogni

preferenza letteraria.

Se anche voi appartenete alla ca-tegoria di quelli che più di una volta hanno esclamato “ma è già il 24 dicembre?” in preda ad un mix di ansia e reale stupore su quanto voli il tempo, il consiglio è quello di continuare a leggere questo ar-ticolo. Consiglio valido anche per chi, ben più organizzato e “sul pez-zo”, gioca d’anticipo sull’acquisto dei regali natalizi. Regalare un libro, infatti, permet-te, anche con un piccolo budget a disposizione, di calibrare il dono proprio sui gusti e le preferenze di coloro che lo riceveranno. Il mercato editoriale offre un’infi-nita serie di spunti e idee, venendo

incontro alle richieste di un pub-blico di lettori eterogeneo e sem-pre più esigente.Si va dall’ultimo libro di Bene-detta Parodi, I menù di Benedetta (Rizzoli, 15,90 euro), ideale per chi travolto dai mille impegni del quotidiano non vuole comunque rinunciare alla buona cucina, alla biografia postuma di Steve Jobs (Mondadori, 20 euro) in cui l’au-tore Isaacson Walter, attraverso colloqui personali e interviste ad amici, famigliari e collaboratori racconta la storia di un’icona dei nostri tempi. Tra gli scaffali si trovano alterna-tive sia se si cerca una lettura d’e-

testo Alessandra Segreto

Un regalo da Sfogliare

72 | IN Magazine

Leggere | Libri per Natale

Page 75: Forlì InMagazine 06/2011

vasione, come Le prime luci del mattino (Mondadori, 19 euro) di Fabio Volo, sia se si desidera un approfondimen-to, un momento di riflessione, ad esempio con l’ultima fatica del teologo Vito Mancuso Io e Dio. Una guida dei perplessi (Garzanti, 18,60 euro).Quest’anno avete deciso che tra i regali che farete dovrà essercene almeno uno da cui potrete trarre anche voi beneficio? Allora Chez Mamma. Il miglior ristorante del mondo, di Sergio Nigro (Foschi Editore, 14 euro) è quello che fa per voi. In un mondo dove la fanno da padroni la spettacolarizzazione del cibo e chef osannanti come no-velli messia, Sergio Nigro propone una raccolta di ricette della tradizione come le prepara la mamma, gustose ma semplici, a prova di cuoco inesperto. Impossibile sbagliare, anche grazie alle indicazioni che vanno dagli abbinamenti dei cibi con i vini giusti alle pentole più adatte alle diverse cotture.Ideale per salvare (e salvarvi) l’amico/a, fidanzato/a, fratel-lo/sorella da cene disastrose e pessime figure con gli invitati.Ne La scuola suonata. Maestronze e genitorazzi (Foschi

Editore, 12 euro), arricchito dalle illustrazioni di Sergio Staino e Giorgio Tura, Nini Giacomelli traccia una sorta di “bestiario” di insegnanti e genitori, attraverso il quale, con tenerezza e nostalgia per le figure del passato e pun-gente ironia per quelle attuali, compone un affresco vivo e quanto mai realistico del sistema educativo, com’era e come è diventato. Il destinatario del vostro regalo è un appassionato di po-lizieschi e tra i suoi film preferiti c’è “Il Cattivo tenente” (Abel Ferrara, 1992)? Potete incartargli a colpo sicuro Milano a mano armata (Foschi Editore, 16 euro), l’ultimo romanzo di Romano De Marco. L’autore, con una scrittura sicura, dal ritmo cinematografico, racconta la storia di un poliziotto corrotto che sa troppo. Teatro della nar-razione una Milano piena d’intrighi e lotte di potere, messa a ferro e fuoco dall’ndrangheta per assicurarsi il monopolio sul traffico della droga. Si fa ingresso invece in una dimensione poetica e inquie-

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Page 76: Forlì InMagazine 06/2011

tante con il fantasy I boschi dell’o-dio (Foschi Editore, 18 euro), di Sara Bovolenta. L’ambientazione in un mondo altro fornisce un pretesto per af-frontare problemi quanto mai at-tuali anche in questo nostro. La paura della diversità, lo scontro doloroso con i pregiudizi e l’omo-logazione, fisica e mentale, presen-tata come unica chance per la so-pravvivenza, anche se ambientati

all’interno dei boschi della città fantastica Ironville, spingono alla rif lessione sui meccanismi della società contemporanea.Infine, trasversale ad ogni gusto letterario, c’è l’idea regalo “The Music Diary“ (Edizioni In Magazi-ne, 10 euro), a cura di Martina Pini. Si tratta di un originale ibrido che unisce alla funzione pratica di agenda una serie di aneddoti, cu-riosità e ricorrenze legate ai pro-

tagonisti della musica rock e pop internazionale, con alcuni preziosi consigli d’ascolto.Consigliata come cadeau per tutti gli amanti della buona musica, è raccomandata agli esponenti del-la categoria a cui si accennava in apertura, per non perdere mai di vista il calendario. Perché, para-frasando il celebre “Love Story”, Natale significa non dover mai dire “mi dispiace…” IN

“L’Ultima Anguàna” fa il pieno di premi e vola in Germania

Per gli amanti del giallo, con un pizzico di mistero e soprannaturale, sotto l’albero potrebbe esserci L’ultima Anguàna (Foschi Editore, 16 euro) di Umberto Matino. Il romanzo, dopo il secondo posto al concorso letterario di Cortina d’Ampezzo, “Una montagna di libri”, si è aggiudicato il premio letterario Giallo Limone 2011. Reduce dal successo delle oltre 10mila copie vendute de La Valle dell’Orco, l’autore torna a esplorare le contrade di montagna più sperdute del nord Italia per raccontare una nuova storia intrisa della stessa atmosfera misteriosa e avvincente e svelare, forse, il segreto dell’ultima anguána, mitica e ambigua ninfa delle fonti. Presto L’ultima Anguàna arriverà anche in Germania: una casa editrice tedesca si è assicurata i diritti per la traduzione.

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Page 77: Forlì InMagazine 06/2011

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Page 78: Forlì InMagazine 06/2011

A Villa Silvia di Cesena nasce la più importante

biblioteca europea dedicata alla musica

meccanica, frutto della ricerca costante e

appassionata dei membri dell’Associazione Italiana

di Musica Meccanica e del suo presidente

Franco Severi.

Oltre 500 titoli fra monografie e periodici, con pubblicazioni, riviste e volumi specializzati che illustrano la storia di quell’affascinante uni-verso che è la musica meccanica.Dal 24 settembre Villa Silvia, in località Lizzano di Cesena, si ar-ricchisce con la Biblioteca dell’As-sociazione Italiana di Musica Mec-canica (AMMI), unica nel panorama italiano ed europeo poiché è la sola dedicata interamente alla musica meccanica e tra le poche bibliote-che a carattere musicale di proprie-tà di un ente privato.La Biblioteca è il frutto della co-stante e appassionata ricerca dei membri dell’AMMI, in particolare del presidente Franco Severi, che in tutti questi anni ha arricchito questo fondo con acquisti e dota-zioni provenienti da aste, mostre e musei. La collaborazione con le associazioni internazionali che si occupano di musica meccanica, inoltre, permette di avere a dispo-sizione degli associati e, ora, anche di tutti gli appassionati del settore, un’ampia gamma di riviste, direc-

tory, bollettini provenienti da tutto il mondo.La sezione Musica Mec contie-ne tutte le monografie, anche in più volumi. Al suo interno è stata suddivisa ulteriormente in sette parti, creando così raccolte per macro argomenti: la collocazione “Opere Generali” contiene biografie di musicisti o storie della musica. La collocazione “Musei” raccoglie pubblicazioni di musei e cataloghi mostre. In “Ditte” trovano posto i depliant e i cataloghi delle aziende produttrici. La collocazione “Gram-mofoni” raccoglie le pubblicazioni specifiche su questo strumento e sul fonografo; “Strumenti” raccoglie libri sui vari strumenti di musica meccanica. Nella sezione “Automi” sono collocati i libri su questo tema ed infine in “Restauro” sono presen-ti i testi sulla manutenzione, la ripa-razione ed i manuali di costruzione degli strumenti. Arricchisce la biblioteca una spe-cifica sezione Periodici e un ricco apparato Multimedia. www.ammi-italia.com IN

testo Sabrina Marin

Passione Meccanica

Gli echi del quotidiano

La Galleria d’Arte Contemporanea “Vero Stoppioni” di Santa Sofia

ha presentato fino al 6 novembre la mostra “Riccardo Biserni. gli

echi del quotidiano”, esposizione che raccoglie più di sessanta

opere dell’artista recentemente scomparso, a partire dagli

anni Ottanta fino ad arrivare al 2000. Le opere, create sull’onda

degli insegnamenti dell’artista forlivese Maceo Casadei, sono

tutte caratterizzate da una forte originalità emozionale e, pur prendendo spunto da oggetti

comuni e luoghi familiari come marine, calanchi, paesaggi

innevati e campi di grano, sono cariche di valenze emozionali.

76 | IN Magazine

Ricercare | Biblioteca a Villa Silvia

Page 79: Forlì InMagazine 06/2011
Page 80: Forlì InMagazine 06/2011

Se il teatro è un’esperienza collettiva oltre a buoni attori servono anche spettatori preparati. Nasce così l’idea di dar vita alla Scuola dello spettatore, iniziativa del Centro studi e degli Incontri internazionali Diego Fabbri.

Per gustare al meglio un’opera, artistica o teatrale che sia, un po’ di formazione di base non guasta. Nasce così l’idea di proporre incon-tri e iniziative volte alla formazione del pubblico, lanciata dal Centro di studi, ricerche e formazione sul teatro e i linguaggi dello spettacolo “Diego Fabbri” e dall’associazione culturale “Incontri Internazionali” intitolata sempre al drammaturgo forlivese. Insieme hanno dato vita ad una vera e propria “Scuola dello spettatore”, intenzionata a prepa-rare il pubblico ad una visione più consapevole e approfondita degli spettacoli inseriti nel cartellone di prosa del teatro comunale di Forlì. La Scuola ha preso il via il 7 no-vembre scorso con la conferenza di Paolo Rambelli su “Le bugie con le gambe lunghe” di Eduardo De Filip-po, per proseguire con altri incontri in programma fino a marzo 2012.“Il nostro paese - osservano i curato-

ri della nuova rassegna - è pieno di scuole di teatro per diventare atto-ri. Lo spettacolo teatrale è però un evento che si realizza solo in presen-za e nel confronto con il pubblico: allora vi dovrebbero essere altret-tante scuole per formare gli spetta-tori. Che invece non ci sono. È per questo - proseguono - che abbiamo deciso di dare vita insieme a questa ‘Scuola’, che si propone di mettere il pubblico in contatto diretto con i diversi aspetti della messa in scena, ricostruendo le storie che stanno dietro i testi, i personaggi e le lettu-re critiche e registiche che li hanno caratterizzati”.Ad ospitare gli incontri è il foyer del teatro Diego Fabbri (ingresso da via Dall’Aste 10). L’appuntamen-to di lunedì 12 dicembre, alle ore 17,30, con la presentazione di “Art” di di Yasmina Reza, a cura di Marie-Line Zucchiatti (SSIT – Università di Bologna) ha salutato il 2011.

“I Masnadieri” di Friedrich Schiller saranno invece illustrati da Giovan-ni Nadiani (SSIT – Università di Bo-logna) il 9 gennaio 2012, mentre il 23 gennaio Margherita de Michiel (SSIT – Università di Bologna) parlerà del testo teatrale “Quello che prende gli schiaffi” di Leonid NikolaeviČ Andreev.A Francesco Giardinazzo (SSIT – Università di Bologna) il 6 febbraio è affidata la disamina del capola-voro shakespeariano “Sogno di una notte di mezza estate”, mentre il 21 febbraio il giornalista e saggista Roberto Rossi presenta “Per non morire di mafia” di Pietro Grasso. Il 6 marzo sempre Giardinazzo pre-senta “Aladin - Il musical” di Stefano D’Orazio, mentre l’ultima lezione è fissata per lunedì 19 marzo, con Salvatore Cabras e Maggie Rose, traduttori di “The History Boys” di Alan Bennett. La partecipazione agli incontri è libera e gratuita. IN

Quando il pubblico è Professionista

78 | IN Magazine

Applaudire | Scuola dello spettatore

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Page 81: Forlì InMagazine 06/2011

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Il Premio Panathlon 2011 per il fair play va alla ciclista quindicenne Giulia Nanni. Che al Velodromo di Forlì rallentò per far vincere l’amica del cuore. Giocandosi la qualificazione ai Campionati italiani.

È luglio, siamo a Forlì. Il circuito del Velodromo “Glauco Servadei” ri-scaldato dalle gomme delle bici che sfrecciano, in questa corsa a punti della categoria Donne Esordienti. L’occasione è importante, i Campio-nati Regionali Emiliani su pista; chi vince stacca il biglietto per i Cam-pionati italiani. Giulia è la favorita. Ha 14 anni, abita a Predappio, ed è una grande promessa del ciclismo forlivese e non solo. È una delle “frecce rosse” della Viner Factory Team Espoirs e corre in pista così come la sorella maggiore Sara, che gareggia per una squadra lombar-da. Nelle fasi finali della gara regio-nale vede una compagna della sua stessa squadra lanciarsi in velocità verso la vittoria. È l’amica del cuore Alice. Giulia traccheggia, rallenta, aspetta che l’amica conquisti il giro di vantaggio.“Cosa sta facendo?” sussurrano tra i denti i responsabili del team dalle tribune mentre Giulia continua a tenere a freno l’energia, sceglien-do per se il secondo posto. “Così ti sei giocata i Nazionali!” le intima-no all’arrivo. “Ma lei è mia amica e voleva vincere. Per una volta...”, risponde. Una volta non da poco, che vale il titolo di Campionessa Re-gionale su Pista nella corsa a punti e l’accesso ai Campionati italiani.

Una stupidaggine? Un’ingiustizia? O una scelta nobile, guidata da una maturità difficile da ipotizzare in una ragazzina così giovane? La commissione di gara s’interroga, cercando una soluzione. Che alla fine arriva, trovata tra le pieghe del regolamento da persone capaci di intendere lo sport nella sua acce-zione più vera, profonda ed eleva-ta. Giulia Nanni viene ammessa ai campionati nazionali con eccezione, e si gioca questa opportunità piaz-zandosi al settimo posto assoluto.Una storia sportiva e umana che non passa inosservata al Panathlon Club di Forlì. A quella nobile frenata di Giulia Nanni il sodalizio decide di assegnare il premio fair play 2011, consegnato nelle sue mani il 3 di-cembre scorso nel corso della festa dell’Unione Veterani dello sport, al ristorante Peter Pan di Forlì. Un riconoscimento importante confe-rito ogni anno ad atleti che si sono distinti per la lealtà dimostrata, con un gesto che non segue una rego-la scritta ma un individuale codice d’onore. Tra i goleador che sbaglia-no apposta un rigore che non c’era, i motociclisti che lasciano il passo per non creare intoppi, i pugili che trattengono il colpo per non infie-rire adesso c’è anche lei, la ciclista capace di perdere per amicizia. IN

testo Roberta Brunazzi - foto Giorgio Sabatini

Quella nobile Frenata

Sopra, Giulia Nanni riceve il premio dal presidente del Panathlon Club

Forlì Giovanni Bucci.

80 | IN Magazine

Vincere | Giulia Nanni

Page 83: Forlì InMagazine 06/2011

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