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Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) alle Università: il Miur stanzia 6,9 miliardi maggio 9th, 2016 PRIMO PIANO Contributi statali alle università ancora fermi – Il Miur ha inviato il decreto contenete la ripartizione del Fondo di Finanziamento ordinario (FFO) per il 2016: 6,921 miliardi di euro da distribuire alle 85 università pubbliche e private, in leggerissimo calo (2 milioni di euro) rispetto al 2015. Ma le associazioni studentesche rilanciano: “Dal 2009, il FFO è calato di 800 milioni”. Il decreto con i criteri di ripartizione è stato inviato alla Conferenza dei Rettori (CRUI), al Consiglio Universitario Nazionale (CUN), al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) e all’Agenzia di valutazione del sistema universitario (ANVUR) per il previsto parere. Rispetto al 2015, aumentano gli stanziamenti – da 122,9 milioni a oltre 135 – per i dottorati e le borse post lauream. In particolare, il 60% del budget dovrà essere utilizzato dagli atenei nel rispetto delle priorità del PNR. Così come, sempre in linea con il PNR, il 10% dei 59 milioni del Fondo Giovani dovrà servire ad incentivare la mobilità internazionale dei dottorandi. Sono confermati i 5 milioni per il bando Montalcini, destinato al rientro di studiosi dall’estero. Viene poi rinnovato un significativo cofinanziamento (10 milioni di euro) per chiamate dirette, nuovi ricercatori di tipo B e incentivi alla mobilità dei docenti. Insieme al decreto sul Fondo 2016 il Ministro Stefania Giannini ha inviato per i pareri di rito anche la nuova Programmazione triennale del sistema universitario – con le linee di indirizzo per il triennio 2016-2018 – che contiene tre importanti novità. La prima: dal 2017 il 20% della quota premiale del Fondo per le università sarà ripartito in base a indicatori scelti dagli stessi atenei

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Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) alle Università: il Miur stanzia 6,9 miliardi maggio 9th, 2016

PRIMO PIANO

Contributi statali alle università ancora fermi – Il Miur ha inviato il decreto contenete la ripartizione del Fondo di Finanziamento ordinario (FFO) per il 2016: 6,921 miliardi di euro da distribuire alle 85 università pubbliche e private, in leggerissimo calo (2 milioni di euro) rispetto al 2015. Ma le associazioni studentesche rilanciano: “Dal 2009, il FFO è calato di 800 milioni”.

Il decreto con i criteri di ripartizione è stato inviato alla Conferenza dei Rettori (CRUI), al Consiglio Universitario Nazionale (CUN), al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) e all’Agenzia di valutazione del sistema universitario (ANVUR) per il previsto parere.

Rispetto al 2015, aumentano gli stanziamenti – da 122,9 milioni a oltre 135 – per i dottorati e le borse post lauream. In particolare, il 60% del budget dovrà essere utilizzato dagli atenei nel rispetto delle priorità del PNR. Così come, sempre in linea con il PNR, il 10% dei 59 milioni del Fondo Giovani dovrà servire ad incentivare la mobilità internazionale dei dottorandi. Sono confermati i 5 milioni per il bando Montalcini, destinato al rientro di studiosi dall’estero. Viene poi rinnovato un significativo cofinanziamento (10 milioni di euro) per chiamate dirette, nuovi ricercatori di tipo B e incentivi alla mobilità dei docenti.

Insieme al decreto sul Fondo 2016 il Ministro Stefania Giannini ha inviato per i pareri di rito anche la nuova Programmazione triennale del sistema universitario – con le linee di indirizzo per il triennio 2016-2018 – che contiene tre importanti novità. La prima: dal 2017 il 20% della quota premiale del Fondo per le università sarà ripartito in base a indicatori scelti dagli stessi atenei

tra quelli forniti dal Miur, in modo che ciascuno di essi possa scommettere sulle proprie strategie di sviluppo.

La seconda: nel decreto sulla Programmazione triennale si rafforzano e si semplificano le possibilità di reclutamento dei vincitori di programmi ERC, che potranno essere chiamati dalle università sia come ricercatori che come professori universitari.

La terza: agli atenei viene concessa finalmente una maggiore flessibilità nella costruzione dei percorsi di laurea, dando loro la possibilità di rendere i corsi più innovativi e vicini al mondo del lavoro.

“La valorizzazione dell’autonomia degli atenei, la maggiore flessibilità e la semplificazione della progettazione didattica, gli incentivi per la mobilità del personale e la promozione della ricerca sono al centro del piano di sviluppo delle università per il prossimo triennio. Piano che recepisce immediatamente, così come il decreto di ripartizione dei fondi statali agli atenei, gli obiettivi e le strategie del Programma Nazionale per la Ricerca che abbiamo presentato lunedì scorso”, sottolinea il Ministro Stefania Giannini. “Stiamo dando al sistema accademico strumenti innovativi per essere più competitivo e per rispondere meglio alle esigenze di chi studia”.

Per quanto riguarda la programmazione triennale, ovvero le Linee di sviluppo che consentono agli atenei di adottare un loro piano strategico sulla base degli obiettivi di sistema previsti per i prossimi tre anni, fra le priorità, il miglioramento dei risultati conseguiti nella programmazione 2013-2015 su azioni come l’orientamento in ingresso e in itinere degli studenti e l’internazionalizzazione dell’offerta formativa. Ma anche la modernizzazione degli ambienti di studio e ricerca e l’innovazione delle metodologie didattiche.

Altra novità è la combinazione tra specializzazione dell’ateneo e quota premiale del Fondo Ordinario. Ciascuna università potrà farsi valutare in relazione alla propria strategia di sviluppo: a partire dal 2017 il 20% della quota premiale dell’FFO verrà ripartita sulla base di indicatori individuati dalle stesse università, da scegliere in un paniere proposto dal Ministero che include indicatori per la ricerca, la didattica e l’internazionalizzazione. A ciascun ateneo sarà richiesto, entro la fine del 2016, di identificare i propri indicatori. Gli atenei saranno poi misurati sia sui risultati acquisiti in ciascun ambito strategico, sia sui miglioramenti ottenuti con cadenza annuale.

Infine, per rafforzare la dimensione internazionale dell’offerta, l’occupabilità degli studenti e la sperimentazione didattica, il decreto rende più flessibile l’organizzazione dell’offerta formativa consentendo alle Università di caratterizzare maggiormente i percorsi di studio.

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di Giovanni Caprara

proprio vero che il «Bel Paese» non attrae ricer-catori stranieri? Forse oggi si possono dare rispo-ste diverse capaci di superare lo stereotipo che«qui tutto va male e che è meglio fuggire». Certo,le indagini talvolta non incoraggiano quando mi-surano una realtà che spesso offre esempi con-tradditori, ostacoli assurdi.

Nelle scorse settimane una ricerca pubblicatastilla rivista britannica Nature ha analizzato qualisono oggi i paesi europei più bravi e capaci nelrichiamare e trattenere scienziati da altre nazio-ni. L'indagine è di due ricercatori del Diparti-mento di Computer Engineering and Mathema-tics dell'Università spagnola di Tarragona, vicinoa Barcellona: Alea Arenas e Manlio de Domenico,fisico italiano arrivato nella cittadina patrimonioUnesco quattro anni fa. Esaminando i dati del-l'Unione Europea tra il 2007 e il 2014 riguardantila mobilità e legati ai fondi messi a disposizionedal Settimo Programma Quadro, è emerso che ilpunteggio più alto era conquistato dalla Svizzerae dalla Gran Bretagna. Nel gruppo di coda dellaclassifica si colloca l'Italia; una posizione segna-lata come un caso perché - si fa notare - neisette anni del piano il nostro Paese ha contempo-raneamente perso scienziati e non è stato in gra-do di attrarne in modo significativo. L'analisi di-mostra che il livello di fondi dedicati alla ricercain una nazione è tanto importante quanto l'abili-tà del governo a creare meccanismi di richiamo(ad esempio, salari competitivi), oppure, per evi-tare la fuga, varare provvedimenti per assicurareun futuro alla loro ricerca.

Se le difficoltà nella Penisola esistono è anchtvero che negli ultimi anni si sono manifestate re-altà e iniziative in grado di funzionare da attratto-ri. Lo dimostra il campione di alcuni centri ricer-ca uscito da una ricognizione nelle varie Regiontra il Nord e il Sud. Con dei record significativi;come l'Istituto Italiano di tecnologia (lit) dovequasi la metà dei sui 1.100 ricercatori arrivano &una cinquantina di nazioni. Pure altri centri pos-sono vantare percentuali ragguardevoli (in me-dia da un quarto ad un terzo del numero com-plessivo). Proprio le cifre e la produttività scienti-fica di questi gruppi rivelano che, nonostantetutto, c'è qualcosa che cambia e che esiste unispinta a modificare la situazione in meglio bergovernata da coloro che sono alla guida dei centrconsiderati.

«Dobbiamo essere attrattivi - afferma deciscAlberto Mantovani docente alla Humanitas Uni-versity e direttore del Centro di ricerca Humani-tas -. La corsa all'oro grigio, ai cervelli, è in attetra tutti i Paesi e l'Italia non è ancora molto parte-cipe a causa dei problemi del nostro sistema: dal-le difficoltà dei visti alle regole non adatte al re-clutamento degli stranieri. In tale contesto noi epochi altri rappresentiamo un'eccezione che co-munque esiste. Ci salvano in particolare le Chari-ties come Airc perché sono uno sportello affida-

istudiosiTanti sono i ricercatoriitaliani e stranieri chelavorano negli ateneistatali e non stataliin Italia. Il numeropiù alto di personesi riscontra nell'areascientifico-disciplinaredell'Ingegneriaindustriale edell'informazione,dove studiano 5.266ricercatori, mentrequello più bassosi trova a Scienzedella Terra, dove l'orogrigio, cioè i «cervelli»,sono appena 819

percentola quotadei ricercatoristranieripresente all'litdi Genova, lametà di 1.100

12nazioni : quelleda cui provienela quota distranieri chelavora al centro«Humanitas»di Milano

Il canaleIl «Bellodell'Italia» èanche online,all'indirizzowww.corriere.itlbello-italia

II partnerII progetto èuna iniziativadei «Corriere»con FondazioneItalia Patriadella Bellezza

bile nei finanziamenti adottando un criterio me-ritocratico. Io sono ottimista anche perché vivoin un'area del Paese che attrae cervelli, trovando-ne qui altri in grado di battersi alla pari in conte-sti di intelligenza spesso fuori dal comune».

«Abbiamo co-finanziato 6o% due program-mi per borse di studio dell'Unione Europea per2,5 milioni di euro - nota Pier Giuseppe Torra-ni, presidente Airc - destinati a favorire la mobi-lità dei ricercatori in Europa. Ciò ha permesso difar giungere diversi scienziati che giudicano la ri-cerca oncologica nel nostro Paese di alto livello edotata di strumentazioni d'avanguardia. All'Isti-tuto Firc di oncologia molecolare Ifom di Milanoci sono studiosi provenienti dall'India al Giappo-ne e noi stessi abbiamo creato da loro dei nostrilaboratori. Ora siamo in trattative con altre Chari-ties americane e britanniche per realizzare dellejoint venture finalizzate ad accrescere proprio gliscambi».

A Trento è sbarcato persino il colosso america-no Microsoft creando in collaborazione conl'Università il centro Cosbi (Centre for Computa-tional and Systems Biologo) dove la ricerca infor-matica è rivolta alle scienze della vita. «La parte-cipazione tra i fondatori è paritaria - nota il pre-sidente Corrado Priami -. Gli obiettivi rivolti airisultati applicabili e le regole private nella ge-stione favoriscono sia l'arrivo dei ricercatori stra-

r

nieri sia quello dei capitali con i quali finanziamoil 90% delle nostre attività. Ciò che serve è flessi-bilità e niente burocrazia. L'esperienza dimostrache se si vuole si possono fare cose buone».

Un altro caso particolare è rappresentato dal-l'hlternational Centre for Genetic Engineeringand Biotechnology dell'Unido, a Trieste, organi-smo delle Nazioni Unite nato per aiutare i Paesiin via di sviluppo nello sviluppo dell'ingegneriagenetica e delle biotecnologie nel quale si incon-trano anche cinesi, russi, americani ed europei.«Riceviamo centinaia di richieste all'anno - no-ta il direttore generale Mauro Giacca - a dimo-strazione che i laboratori dove si lavora con effi-cacia suscitano l'interesse degli stranieri. Anzi ilfatto di essere in Italia diventa un bonus ulterioreper venirci. Anche da noi esistono realtà nella ri-cerca che nulla hanno da invidiare ai centri di al-tri Paesi».

È interessante notare come le competenze simanifestino in un panorama molto ampio ed'avanguardia attraendo cervelli che qui trovanoterreno favorevole per il lavoro e la loro crescita.A Napoli la Stazione zoologica «Anton Dohrn»affacciata sul lungomare del golfo è uno dei luo-ghi-riferimento internazionale per lo studio del-la biologia marina. La sua tradizione è di lungadata tanto che il fondatore e primo direttore An-ton Dohrn nella seconda metà dell'Ottocento ar-rivava da Stettino e nei suoi studi si confrontavacon Charles Darcvin. «Abbiamo decine di scien-ziati da dodici nazioni - precisa il presidenteRoberto Danovaro -. Bisogna far capire che laloro presenza è importante per il nostro Paese

anche perché, oltre a portare modelli di lavoropreziosi, aumentano le opportunità di avere fon-di dall'Unione Europea. Per favorire l'afflusso ènecessario creare cattedre speciali con stipendialtrettanto speciali necessari a sostenere la con-correnza. Aspettiamo con ansia l'approvazionedella legge delega del ministro Madia che rendepiù flessibili i meccanismi di ingresso nei centridi ricerca pubblici togliendo alcuni aspetti para-dossali: come la conoscenza della lingua italia-na».

Negli anni Novanta a Firenze il fisico MassimoInguscio e il chimico Salvatore Califano dell'Uni-versità di Firenze fondavano il laboratorio inter-disciplinare Lens (European Laboratory for NonLinear Spectroscopy) diventato un'istituzione eu-ropea di primo piano nel campo della fotonica edelle neuro scienze. Qui il simbolo dell'attrattivitàè rappresentato da Diederik Wiersma. «Mi occu-pavo di Laser all'Università di Amsterdam - rac-conta - ma cercavo un centro di eccellenza in-ternazionale. Scoprii il Lens riuscendo ad entrar-ci grazie al Cnr». E da ricercatore poi è diventato ildirettore. «Ho ricevuto una buona offerta dal-l'Università di Utrecht ma ho rifiutato- dice -: illaboratorio fiorentino è una bellissima realtà diricerca».

Adesso che prospettive si aprono per il futuro?Sarà possibile passare da sparse realtà a centridove gli stranieri sono numerosi e di casa comein altri Paesi ? «Il nuovo piano nazionale della ri-

cerca appena varato rende questa prospettiva piùpraticabile creando delle condizioni prima inesi-stenti - afferma Massimo Inguscio, presidentedel Consiglio Nazionale delle Ricerche -. E nellastessa direzione si muove il piano triennale delCnr ormai definito nel quale si prevede la chia-mata diretta degli stranieri. Si attueranno soprat-tutto dei provvedimenti capaci di fornire un aiutoadeguato a chi arriva garantendo possibilità disviluppo».

Ma, tornando al record di stranieri segnatodall'Iit di Genova, quali possono essere le ragionidi un flusso tanto elevato? «Ci sono tre motivi -spiega il direttore scientifico Roberto Cingolani-. Il primo è che trovano una grande strutturaanaloga ad altre internazionali; il secondo è unmeccanismo di reclutamento di tipo omogeneo aquello esistente in altre nazioni nel quale si rico-noscono facilmente; il terzo è l'autonomia di bu-dget e di ricerca poi rigorosamente valutata. Sia-mo una Fondazione di diritto privato di proprietàdello Stato e quindi i controlli e la trasparenza so-no eguali agli altri enti statali. Per gli stranieri ve-nire da noi è un buon investimento e con i metodiadottati l'Istituto diventa attrattore perché credi-bile. Siamo il Paese più bello del mondo, tutto stanell'offrire buone condizioni. I problemi esistonoanche altrove ma noi abbiamo la tendenza a ingi-gantirli. Gli stranieri vanno dove sanno di trovarebuoni cervelli e in Italia ce ne sono in abbondan-za».

© RIPRODUZIONE RI$F,RVATA

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Caccia ai "cervelli . in fuga"La strategia dell'UniversitàCollegio Carlo Alberto e 11uLyef si impeLynano a finanziare professori e ricercatori

Università dà la cacciaLai cervelli in fuga. E il

senso dell'accordo si-glato ieri con il Collegio CarloAlberto e Hugef (Human Ge-netic Foundation), creati dal-l'ateneo e dalla Compagnia diSan Paolo. Il primo è specia-lizzato nell'economia, nellescienze politiche e nel diritto,il secondo nella genetica, ge-nomica e proteomica umana.

L'accordoLa convenzione prevede che idue enti possano finanziare perchi è andato all'estero posti dadocenti all'interno dell'Univer-sità, in modo da fornire conti-nuità alla loro carriera inseren-doli nell'organigramma accade-mico. Per ora non ci sono fondiappositi per questo capitolo,«ma verranno impegnati, divolta in volta, i fondi di cui glienti già dispongono», spiega ilrettore Gianmaria Ajani. Giàtre i "rientri" programmati nel-le prossime settimane e mesi,due da Londra e uno da Cani-bridge. Obiettivo: invertire unatendenza. Nel 2010 su sette stu-denti usciti dal Collegio sei sonoandati a fare ricerca all'estero.

L'obiettivo«Ci impegniamo ad attuarestrategie per attrarre e mante-nere docenti»: è uno dei passag-gi della convenzione, il rientro dichi per la ricerca universitariadeve andare all'estero diventauna linea d'indirizzo. Anche ilPolitecnico ha avviato, grazie achiamate dirette attraversofondi propri, una "campagnaacquisti" di cervelli in fuga.

Ma le difficoltà non manca-no e non le nasconde AlbertoPiazza, presidente di Hugef:«Molti ricercatori, quandoproponiamo loro un contratto,si informano sugli asili, i tra-sporti, l'accoglienza. Su questosiamo ancora deboli, l'ho dettoanche al sindaco Fassino. Inol-tre i nostri centri di ricerca so-no dispersi sul territorio e nonsempre ben collegati».

Vantaggi e punti deboliIn questo senso, dovrebbero es-sere di aiuto le novità più "strut-turali". Il collegio Carlo Alberto,oggi a Moncalieri, si trasferiràin piazza Arbarello a inizio 2017,mentre a breve si inaugurerà ilraddoppio di biotecnologie invia Nizza. «Così aumenterà l'in-terazione e potremo fare anco-ra di più massa critica per atti-

3rie rientri

I docentiche a brevetorneranno

da Londraa Cambridge

studentiI ragazzi

che studianoal Collegio

Carlo Alberto

rare le aziende e i progetti euro-pei», aggiunge Ajani.

Il Collegio Carlo Aberto ha uncentinaio di studenti, tra mastere percorso quinquennale «ac-cettati nei più importanti dotto-rati in ogni parte del mondo -spiega il presidente Pietro Ter-na - ma bisogna anche permet-tere a chi lo desidera di tornarein Italia». Il Collegio ha un'atten-zione particolare per i giovani.Ha istituito, ad esempio un pre-mio per gli under 40: l'anno

scorso lo ricevette Guido Men-zio, matematico che insegna al-l'università della Pennsylvaniascambiato per sbaglio per terro-rista sull'aereo nei giorni scorsi.

A Hugef lavorano 64 ricerca-tori, in cinque linee di ricerca. Lacollaborazione coni due enti nonè l'unico modo per far rientrare icervelli. Negli ultimi anni, l'Uni-versità ha riportato a casa, con ilprogramma Rita Levi Montalci-ni, cinque docenti universitari.

O BYNC NDALCUNI DIRITTI NSERVATI

Molti docenti chiedono garanzie anche su asili, trasporti e accoglienza

«Ho nostalgia,continuerò

a Torinole mie ricerche»

iG. Mastrobuoni

economista

Giovanni Mastrobuoni, 42 an-ni, lascerà l'università londi-nese di Essex per tornare aTorino, da settembre, comeprofessore del Collegio CarloAlberto. Si occupa di econo-mia, dal punto di vista del si-stema pensionistico, ma an-che dell'economia del crimine.

Perché torna in Italia?«Lavoravo già a Torino nel

2013, al Collegio, ma allora mifu prospettato un contratto atempo indeterminato a Lon-dra. Accettai e in due anni so-no diventatoprofessoreordinario.Un bel risul-tato, ma honostalgia dicasa. Comequasi tutti.Nel mio di-partimento aLondra gli italiani sono lamaggioranza. Inoltre, la miafidanzata fa la ricercatrice aTorino».

Cosa manca all ' Italia?«I posti per ricerca e do-

cenza sono pochi, il sistemadell'università è ingessato, po-che realtà permettono di ac-cedere ai fondi, organizzareconferenze, seminari. Le mo-dalità per i concorsi spessosono complicate e perverse».

Di cosa si occuperà a Torino?«Continuerò le ricerche e

cercherò di aiutare il Collegioad attrarre "cervelli in fuga".Tornare può essere costosodal punto di vista accademico,lo è meno se realtà come ilCollegio offrono condizionivantaggiose e un contestoaperto alla ricerca».

«Qui ci sonopossibilità

ma bisognacercarsele»

jMatteoCereda

Matteo Cereda, 35 anni, inge-gnere biomedico, un dottora-to in genomica, esperto nel se-quenziamento dei tumori, la-scerà il prestigioso King's Col-lege di Londra e da luglio lavo-rerà alla Hugef di Torino.

È contento di tornare in Italia?«Felicissimo: non vedo perchécon le competenze che ho rag-giunto devo lavorare per unPaese che non è il mio. Poi pre-ferisco lo stile di vita italiano».

Eppure dal suo Paese è dovutoandar via...

«Non è tuttofacile, è vero,ma per espe-rienza riten-

go non sia

vero che inItalia non cisiano in as-soluto possi-bilità.Magarisono più nascoste, ma sonoconvinto che anche qui ci siameritocrazia».

Ma gli stipendi e le prospettivenon sono del tutto diverse?

«Dipende. Gli stipendi sonopiù alti, ma a Londra lo è an-che il costo della vita. Il mio ri-torno è condizionato al fattoche mi è stata data una pro-spettiva di stabilità lavorati-va, ma anche di indipendenzanella ricerca. E poi Hugef èuna realtà dinamica, con tec-nologie all'avanguardia».

Cosa dovrebbe fare l'Italia peressere più attrattiva?

«Spesso la ricerca è un po'emarginata, non si capiscel'importanza che può avereper la società, ad esempio nelmio campo che è lo studio deitumori». [ F. ASS.]

O BYNC NDALCUNI DIRITTI NSERVATI 1 O BYNC NDALCUNI DIRITTI NSERVATI

Ir(_ _ Invertire una tendenza

un alleanza per far rientrare i cervelli della ricercaSi rafforzala collaborazione

traUniversitàdegli Studi e Com-pagnia di San Paolo per lo svi-luppo della cultura e della scien-za. Un'attività che, da oggi, puòcontare su un nuovo strumen-to attraverso il quale sipotràraf-forzare la ricerca d'eccellenza edare impulso al rientro di «cer-velli» italiani già scappati all'e-stero per cercare migliori spazie fortuna. Ë questo infatti l'o-biettivo dellanuovaconvenzio-ne che regola epromuove la col-laborazione fra le istituzioni,grazie alla quale il Collegio Car-lo Alberto e lo Hugef (due entistrumentali della Compagnia)potranno avvalersi dell'attivitàdei docenti dell'Università diTorino per sviluppare progettiin comune, accedendo a finan-

11,ZMr,

ziamenti competitivi in ambitoeuropeo. Sarà inoltre possibilecostruire percorsi preferenzia-li per il rientro dall ' estero di ri-cercatori eccellenti , chepotran-no sviluppare le loro ricercheproprio presso l'ateneo torine-se e gli stessi Collegio Carlo Al-berto e Hugef. Ciascuno ovvia-

w

mente con le proprie peculiari-tà,visto che il Collegio promuo-ve l'eccellenza nel campo dellaricerca e della formazione ineconomia, scienze politiche esociali, diritto. Mentre Hugef,originariamente costituito conil fine di sviluppare la ricerca dieccellenza e la formazione

avanzatanelcampo dellagene-tica, genomica e proteomicaumana in una prospettiva mul-tidisciplinare, sta estendendo isuoi obiettivi ai più modernicampi della ricerca con ricadu-te in ambito medico quali l'epi-genomica e la medicina di pre-cisione. «Siamo particolarmen-te orgogliosi di questa conven-zione-hadetto GianmariaAja-ni, rettore dell'Università di To-rino - che conferma gli obiettivicomuni con la Compagnia diSan Paolo per la promozionedelle eccellenze in campo eco-nomico-giuridico e medico.Queste attività si integrano pie-namente con le molteplici ini-ziativeinatto, chevedonolano-stra Università impegnata conla Compagnia di San Paolo».

Riparte 'acceleratore del Ce : «Verso una nuova fisica»La macchina è spinta a un livello superiore rispetto al passato: collisioni record tra le particelle

Si riaccende la corsa versonuove scoperte che il super-acceleratore Lhc del Cern diGinevra promette di conqui-stare.l fisici sono tornati da ie-ri al lavoro dopo aver messo apunto la macchina riavviata il25 marzo scorso una voltacompletata la normale fase dimanutenzione. E subito si cer-cherà di capire che cosa na-sconda l'eccesso di fotoni regi-strati in dicembre ad un'ener-gia di 75o GeV (miliardi dielettronvolt). Si tratta di unasemplice anomalia statisticacome talvolta accade o esistequalche particella imprevista?

Uno degli obiettivi principa-le è la caccia al gravitone, cioèla particella che darebbe unvolto alla forza di gravità. Tro-varla sarebbe un altro eventoepocale perla scienza. Ma tan-te altre mete sono in lista d'at-

tesa nel più importante centrodi ricerca fisica diretto ora daFabiola Gianotti («i dati - di-ce la scienziata - ci permette-ranno di guardare a una nuovafisica»). C'è l'inseguimentodelle particelle supersimme-triche che dovrebbero confer-mare o smentire una teoria alungo inseguita, c'è la caccia atrovare la natura della materiaoscura che riempie il 25 % delnostro universo, c'è il sogno discoprire altre dimensioni.

L'entusiasmo per le nuoveprospettive cresce come aitempi dell'inseguimento albosone di Higgs perché l'acce-leratore sarà spinto a livelli su-periori a quelli raggiunti l'an-

no scorso con 13 TeV (13 milamiliardi di elettronvolt) . Inol-tre è aumentata l'intensità deifasci di protoni che si scontra-no nel tunnel sotterraneo di 27chilometri, come ha ricordatoil presidente dell'Infn Fernan-do Ferroni sottolineando lenuove opportunità che ciòprospetta. Ora si scontrano300 pacchetti di particelle maper la fine dell'anno si intendearrivare a 2.800 e maggiori so-no gli impatti più elevata è lapossibilità di scovare qualcosadi nuovo che appartiene al-l'universo una frazione di se-condo dopo la sua nascita.

Giovanni Caprara

Che cos'è

© RIPRODUZIONE DDERVA'A

Il LargeHadron Collider(Lhc) è, finora,il più grandeacceleratoredi particelleesistente

Si trova alCern di Gine-vra, 100 metrisottoterra

Premiata una prof italianafu lei a inventare l'ErasmusPaola Del Vecchio

MADRID. «Vale la pena divive-re per ricevere dalle mani delre Felipe di Spagna un pre-mio finora concesso ai padridell'edificazione europea. Ame hanno riconosciuto il con-tributo dato alla costruzionedell'Europa dei cittadini». E'con emozione e la grinta checonserva intatta ai suoi 82 an-ni che la professoressa SofiaCorradi, l'alma mater del pro-gramma Erasmus di mobilitàfra studenti degli atenei, ha ri-cevuto ieri il prestigioso pre-mio Carlo V, in una cerimo-nia al monastero di Yuste, inEstremadura, presieduta dalre Felipe e alla presenza delpresidente del Parlamentoeuropeo, Martin Schulz. Nelricevere il riconoscimento,«mamma Erasmus» - il so-prannome col quale è stata ri-battezzata per aver propizia-to l'European Action for theMob ilityof UniversitySuden-ts, al quale dal 1987 hannopartecipato 4 milioni di stu-denti - ha evidenziato la suasoddisfazione perché «nonsia un privilegio di pochi, maun'opportunità per molti».Giovanissimi «che tornanocon un bagaglio di esperien-

za, europeisti convinti, trova-no lavoro nella metà del tem-po e hanno maggiori occasio-ni di carriera». E questo gra-zie alla sua battaglia per arri-vare alla creazione dell'Era-smus, intrapresa nel 1958,quando, da studentessa diun Master alla ColumbiaUni-versity diNewYork, Sofia Cor-radi vide rigettata la sua ri-chiesta di convalida in Italiadegli esami sostenuti all'este-ro.

«E' una grande festa euro-pea e per l'Italia questo rico-noscimento assegnato per laprimavolta alla società civile,a una donna italiana, che hareso possibile la mobilità permilioni di giovani universita-ri, che sono i portatori sanidella cittadinanza europea»,ha dichiarato il ministrodell'istruzione, dell'universi-tà Giannini, che ha partecipa-to alla cerimonia. «Non si fal'Europa senza un popolo eu-ropeo». La cerimonia è stataaperta dal ricordo delle 13 stu-dentesse dell'Erasmus, fracui 7 italiane, morte del tragi-co incidente dell'autobus del-lo scorso 20 marzo in Spagna,a Tarragona.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

11«Mamma Erasmus» Sofia Corradi,82 anni, la prof. premiatada Felipe di Spagna durante la cerimonia con la Giannini

La generazione Erasmus è arrivata al potereSandroGozi

Erasmus è la più geniale intuizioneavuta dall'Unione europeaper costruire il proprio futuro.Realizzare una rete di scambi, studi,esperienze clic coinvolgesse quantipiù studenti possibile è stata una

magninca idea, che ha contribuito a spalancare leporte dei nostri Paesi e delle nostre università.

l: Furopa e l'Erasmus,l'Erasmus e l'Europa. Dovesta la novità, in un programma cheva avanti da quasitrent'anni? La novità, se guardiamo a tutto quello cheè successo in questi ultimi mesi, èche in Europa nonsolo si è a ffaccia ta, ma è a rrivata i n ri levanti posizionipolitiche ed economiche 1 a generazione che conl'Erasmus è cresciuta e si è formata: la mia generazione.Questo significa che non solo il Programma Erasmus èstato un utile strumento per aumentare le conoscenzee leesperienzedi tanti giovani europei, ma soprattuttoche moli idi questi ragazzi che hanno fatto la valigia esono partiti per sei mesi o un anno, nel frattempo sonocresciuti fino aessere oggi la nuova classe dirigenteeuropea. Dico «europea» non a caso: l'ambizione dellaCommissione guid ata d a Jacques Delors al momentodi lanciare il Programma Erasmus(aproposto, l'hainventato un ottimo funzionario italiano, DomenicoLenarduzzi) non infatti era semplicemente quella diplasmare una nuova generazione di italiani, francesi,tedeschi, inglesi o portoghesi. L'ambizione, che a mioparere si è realizzata, era quella di pl asma re nuovieuropei, capaci di st udia re ovunque, di lavorareovunque, di vivere ovunque nell'Unione e anche digovernare il proprio Paese con la consapevolezzadella nuova dimensione europea della politica edelle società. It tutto si basava su un'intuizionefondamentale: chi ha viaggiato e «vissuto» l'Europa,non potrà non amarla. E oggi c'è unageneraz ione dipolitici, economisti, tecnici, intellettuali disposta acredere nell'Europa, e che in Europa vive e lavora.

Le nuove generazioni al potere non sono chiaro atesolo agovernare l'Europa, come se fosse un eserciziodi ordinaria amministrazione. Di fronte ai grandicambiamenti, agli strappi, alle incertezze del futuro, noiabbiamo il dovere di cambiare il corso dell'Europa. Checosasignifica tutto questo? Da unaparte che tocca a noi,e quindi dobbiamo avere il coraggio di accettare la sfidae la responsabilità che questo comporta. Ma dall'altrasappiamo anche che, se falliremo, la colpa sarà soltantonostra: e comunque vada, non avremo più scuse. Nonci sarà più nessuno contro cui prendersela, nessunoda accusare pergli errori che potremo commettere.

Questastoria ha l'ambizione di rivolgersi all'Europa,poiché io sono da sempre convinto di appartenere

a una generazione europea, capace di trascendere icon fini Ma quando si parla di nuove generazioni a lgoverno, non posso fare a nienodi riguardare unafotografia. Siamo nell'aprile del2009 aPiombino: ungruppo di trenta-quarantenni italiani si riunisce percercare di capire che fare. Siamo solo «relativamente»giovani, t ranne alcune eccezioni, eppure ness uno d inoi ha incarichi di governo o amministrativi di uncerto livello: tutt'al più, ci sono alcuni parlamentarie qualche sindaco. Ma soprattutto: abbiamo vogliadi cambiare le carte in tavola, guardando all'italiaea l l'Europa, e non abbiamo paura di prenderci le nostreresponsabilità. Una riunione nata, pervaso, dopo unforum organizzato a l'Unità subito dopo le dimissionidi Walter Veltroni da segretario del Pd. Nella sede del'Lrnità, dopo un dilattitolungo u n intero pomeriggio,ci guardammo in faccia e pensammo: ma perché nonproviamo vera niente a essere il cambiamento chevogliamo per l'Italia? Dove ci vediamo? La scelta caddesu Piombino per caso. Fu una scelta tipo vacanze lastmi rute: ragazzi, c'è una buona offerta di residencesulla costa tirrenica, andiamo? Ma il nostro incontronon fu casuale. Esprimeva il fortissimo bisogno di unforte cambiamento: in un Paese in cui cambiavanosempre i simboli dei partiti mai dirigenti rimanevanosempre gli stessi, noi eravamo molto orgogliosi delnost rosi mbolo ma volevano cambiare chi ci dirigeva.E per questo, la spinta europea era fortissima: perchéle esperienze di altri Paesi dimostravano che atrentacinque o quarant'anni puoi guidare anche ungrande Paese. Perché tanti nostri coeta nei esercitavanogià allora funzioni di responsabilità nazionale edeuropea. Ma in fondo non era, e none, una questionedi età. Fai la differenza se hai un progetto, se collochila tua proposta e azione politica nelle dimensione

giusta, quella t ransnazionale. Se ti Liberi dei vincolireali e delle regole non scritte del microcosmo politico,romanooparigino che sia..., se pensi europeo eagisci nella scala giusta, che sia latra cittào la nostraUnione, rispetto al problema chevuoi risolvere.

Gu armando quella foto di gruppo, a sei amai didistanza, la prima scommessaèstala vinta. Che cosafanno oggi i «piombini», come qualcuno ironicamenteci definì? Marianna Madiaè ministro della FunzionePubblica. Ivan Scaltàrotro è vicemi nistro allo SviluppoEconomico. Debora Serracchiani è presidente dellaRegione Friuli e vicepresidente del Pd, il più grandepartito italiano. Andrea Romano, IreneTinagli, PippoCivati sono diventati parlamentari, Anna Paola Concialo era già. Andrea Orlando, ora ministro della Giustizia,passò nella giornata iniziale. Chi nella foto di gruppofinale era assente, ma solo perché si fermò mezzagiornata a Piombino, era il futuro leader, Matteo Renzi:la rottamazione, le primarie. il partito, l'emergeredi nuovi dirigenti come Maria Elena Boschi e LucaLumi i poi la sfida più grande, i 1 governo del Paese, ilcambiamento dell'Italia e la nostra spinta a cambiarel'Europa. Senza la sua leadership non avremmovinto quella scommessa. Ora dobbiamo affrontareinsieme le altre scommesse che vogliamo vincere.

In meno di cinque anni quel gruppo e altri trentenni,equarantenni sono andati al potere in Italia, grazieinnanzitutto al coraggio, alla determinazione allaforza di Matteo Renzi. L'hanno fatto in manieraimprovvisa, nell'unico modo che potesse funzionare:rompendo con i l passato. tst ato un cambiamentopiù brusco dei normale solo perché nel nostro Paesenon siamo abituati ai ricambi: si naviga all'ombradi qualcun altro, fino al momento dell'investitura.D'altra parte, se in Italia abbiamo 13mila ordinari e

di questi solo sei - sei! - hanno meno di quarant'anni,qualcosa vorrà pur dire. In Europa non funzionacosì,e non è un caso che in giro per il continente le classidirigenti si avvicendino più o meno regolarmente,in tutti i campi: dalla politica all'amministrazione,dall'economia alle imprese, all'universit à e così via.

Discorsi che abbiamo già sentito, certamente. Però,c'è un però: questa volta è accaduto davvero. Unagenerazione in Italia ha preso il toro per le corna e hascelto di affrontare la sfida del governo. O, se vogliamousare una parola più forte, la sfida del potere.

«Potere» è una parola difficile. La reazioneimmediata è quella di averne timore, di considerarlopericoloso. In Italia, poi, abbiamo sempre associatoil potere o all'esercizio arbitrario o a una gestioneoscura e opaca. Tutto ciò è sbagliato. Non abbiamopaura di misurarci con il potere: perché l'idea che ciguida è quella di impegnarci per migliorare la societàin cui viviamo, il nostro Paese e la nostra Europa.È per questo che abbiamo studiato, che abbiamogirato l'Europa e siamo tornati. È per questo cheognuno di noi non vive di politica ma fa politica inuna parte della nostra vita. Ho sempre amato moltouna frase che pronunciò Dag Hammarskjöld, storicosegretario generale dell'Onu: «È degno di poteresolo colui che lo giustifica giorno dopo giorno».

Soprattutto, la sinistra non deve avere paura dipronunciare la parola potere. Questa è la chiave con cuileggere le trasformazioni che stiamo portando avanti,in Italia come in Europa. Se una nuova generazione dileader si sta affermando è anche perché è assolutamentedeterminata a cambiare radicalmente la societàeuropea di oggi. Per poterlo fare, la sfida del governoè, prima di tutto, una questione di responsabilità.

Troppe volte, in Italia - e non solo, la Franciaè forseun altro buon esempio... - la sinistra si è dimostrataincapace di reggere la sfida del governo e ha preferitotrincerarsi dietro schemi di irresponsabilità,abbandonando il governo (in Francia) o facendoloproprio cadere (in Italia) per lasciare poi il Paese nellemani delle destre. Meglio perdere che perdersi, o cosedel genere. Ma tutto ciò non può funzionare. Nonriusciremo mai ad applicare le idee che abbiamo, ainventarne di nuove e a metterle in pratica se nonsiamo capaci di metterci in gioco. Di rischiare in primapersona. Di rilanciare, parlando di temi innovativi ecoraggiosi. La sinistra che rifiuta la prova del governo,e quindi del potere, rinuncia a cambiare la società, edunque non è più se stessa. Dobbiamo accettare questasfida, sapendo che nulla è per sempre. Che dobbiamofare il massimo per il cambiamento quando abbiamola possibilità di farlo, senza mai temere il giorno in cuiquella possibilità non l'avremo più. Perché, come hascritto Aung San Suu Kyi, «Non è il potere che corrompe,mala paura. Il timore di perdere il potere corrompechi lo detiene». Ecco perché, sempre folti delle nostreconvinzioni, non dobbiamo mai avere paura...

(tratto dal libro "Generazione Erasmusalpotere-Ilcoraggiodella responsabilità"

diSandroGozi, Università Bocconi editore)

Al Lem eccellenze med/ LIVORNO

Livorno e le eccellenze medi-che. L'elite del mondo accade-mico nazionale si riunisce dagiovedì al Lem, per l'ottavo con-gresso nazionale della Societàitaliana di nefrocardiologia(Sincar), che termineranno sa-bato 14 maggio. Sotto la lente lepatologie renali e cardiovasco-lari. «Oltre all'interesse per glioperatori del settore medico, ilcongresso è anche un' impor-tante occasione per la crescitaculturale della nostra città e perdar prova concreta di quanto Li-vorno sia capace di ospitare

eventi di risonanza nazionale»,sottolineano gli organizzatori.La scelta di Livorno come sedecongressuale è stata fortemen-te sostenuta dal professorGiampaolo Bemini, noto acca-demico livornese che lavora all'Università di Pisa, nel diparti-mento di Medicina Clinica eSperimentale ed uno dei massi-mi esperti nel campo dell' iper-tensioni secondarie. In totalesono 56 gli specialisti che arriva-no da tutta Itali a, che esporran-no le loro relazioni mediche apartire dal primo pomeriggio digiovedì (alle 14): a fare gli onoridi casa, per dare il via ufficiale al

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convegno, ci saranno l'ammira-glio Pierpaolo Ribuffo, coman-dante dell'Accademia Navale eil sindaco Filippo Nogarin. Nelcorso del convegno si avvicen-deranno sul palco ricercatorinoti a livello internazionale pro-venienti dalle maggiori Univer-sità Italiane che affronterannoproblemi inerenti le patologierenali e cardiovascolari che,nell'insieme, rappresentano laprincipale causa di morte e di-sabilità. Tra i protagonisti il re-sponsabile Nefrologia e Dialisidell'ospedale di Livorno, Rober-to Bigazzi e Stefano Bianchi,dell'area medica indirizzo spe-

II docente universitario livornese Giampaolo Bernini

cialistico Cardionefrodiabetolo-gico . Numerosi anche i profes-sionisti dell'Aoup - aziendaospedaliero universitaria pisa-na - che parteciperanno, a co-minciare dal professor Giampa-olo Bemini. Presenteranno rela-zioni anche la professoressa An-na Solini , il professor StefanoTaddei e la dottoressa Rosa Ma-ria Bruno dell'unità operativaMedicina Interna l; la professo-ressa Maria Francesca Egidi e ildottor Massimiliano Barsottidell'unità operativa Nefrologia;il professor Francesco Meni-chetti dell ' unità operativa Ma-lattie infettive . Trai moderatoriil professor Lorenzo Ghiadoni(unità operativa Medicina d'ur-genza), il professor AgostinoVordis (unità operativa Medici-na interna 1) e il professor Stefa-no Del Prato (unità operativaDiabetologia). (f. s.)

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Rettorato, corsa per catturare gli ind%a da ohecisiPalacongressi pieno al via ufficiale della campagna elettorale per il dopo-Augello: eccole ricette dei quattro candidati

di Mario Neri1 PISA

riconoscimento del merito» eoggi l'ateneo è «in declina». Per«invertire la rotta» il rettore «do-vrà uscire dal palazzo e costrui-re ponti con la ricerca nel mon-do». Ma anche, sottolinea Fin-gegnere nucleare Donato

Incontri e dibattiti,tour de forcefino alle elezioni

Incontri, dibattiti, faccia a fac-cia ne avevano già sostenuti,ma ufficialmente è partita ierila campagna elettorale per lacorsa alla carica di prossimorettore dell'Università di Pisa. Iquattro candidati si sono pre-sentati di fronte al «corpo elet-torale» convocato dal decanoGiuseppe Volpe al Palacongres-si. Venticinque minuti a testaper esporre i propri programmia un pubblico di oltre trecentopersone fra docenti, ammini-strativi e studenti dell'ateneo.Un test per convincere gli inde-cisi. Ecco alcune delle propo-ste.Ricerca e didattica. Sono i frontiche forse distanziano di più icandidati. Paolo Mancarella,ex prorettore alla didattica, neè convinto: «Non possiamo ab-bandonare la vocazione di unateneo generalista. Dobbiamopuntare sulle eccellenze di en-trambe». Per questo manterràil fondo per la ricerca di ateneoe ne creerà uno ad hoc per la di-dattica, che premi chi ne fa tan-ta e buona sulla base di un«ranking» dell'insegnamento.Una risposta all'ingegnere elet-tronico Giuseppe lannaccone,che ha fatto della ricerca unmust del suo programma. Isuoi modelli sono Oxford, Cam-bridge, ma anche Heidelbergin Germania o Leuven in Bel-gio. «Pisa può diventare così»,dice. Una piccola realtà «capa-ce di valorizzare i talenti e affer-marsi come grande centro di ri-cerca nel Paese» e non farsi su-perare da Milano, Pavia o Bolo-gna. Ma bisogna «raddoppiarela capacità di rastrellare risorsedall'Ue e dai privati - dice - fa-cendole passare rispettivamen-te dal'1,5% del budget al 3%, edal 3,5% al 7%», e poi risalire leclassifiche internazionali.Poteri e risorse. Il «rilancio dellaricerca è fondamentale» ancheper il grecista Mauro Tulli. Peril direttore di Filologia con lagestione di Massimo Augello«abbiamo assistito a una distri-buzione delle risorse senza un

Aquaro, «restituire più autono-mia e potere di reclutamentodei docenti ai dipartimenti, fa-cendo seguire il processo dauna valutazione ex post dei ri-sultati per premiare chi ha fattobene».Le ricette. lannaccone proponedi costruire 6 nuovi laboratoricondivisi fra settori affini, poi 3laboratori destinati alle areedelle scienze e delle tecnologiee 3 osservatori per gli umanistie i ricercatori delle scienze so-ciali ma gestiti sia dal pubblicoche dal privato. Mancarella ri-lancia l'idea di istituire la figuradello studente parziale, per da-re riconoscimento ai giovaniche studiano e lavorano, facen-do pagare loro meno tasse afronte di meno esami. «Dobbia-mo ridurre drasticamente i fuo-ricorso, altrimenti il Miur ci ri-durrà i finanziamenti», diceTulli.La visione politica. «No ai procla-mi della politica», dice Manca-rella. Ma il suo è il discorso for-se più politico. Dice infatti chenon sarà «un uomo solo al co-mando», di «non voler azzeraretutto» e di essere un «candidatoin continuità, ma con me stes-so e la tradizione dell'ateneo»per rispondere a chi lo defini-sce l'erede di Augello. «Discon-tinuità», «rottura», «rinnova-mento» sono le parole d'ordineinvece di lannaccone, giovaneprof ordinario a Ingegneria, edi Tulli e Aquaro, due docenticon esperienze di gestione allespalle ma decisi a «cambiarerotta» all'Università.

il primo turno è fissato dal 6 al9 giugno , e da adesso in poiscatterà un tour de force diincontri e dibattiti fino alvoto. Già oggi i candidati siriuniscono a Matematica (ore15), domani al PoloCarmignani in un confrontoall'americana organizzatodagli studenti di Sinistra per, idottorandi e la Flc -Cgil (ore 15,piazza Cavalieri); giovedì alle15 di nuovo al Polo Fibonaccicon docenti , ricercatori estudenti dell'area di Scienze;venerdì mattina infine faccia afaccia a Ingegneria (ore 11,Largo Lucio Lazzarino).

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La platea del Palacongressi durante il primo incontro ufficiale dei quattro candidati al posto di Rettore dell 'Università di Pisa

Gli sfidanti hanno illustrato il loro programma: alcune delle proposte

GIUSEPPEIANNACCONE

Pisa puòdiventare comeCambridge, creerò nuovilaboratori e raddoppieròla capacità di rastrellarefondi per la ricerca

PAOLOMANCARELLA

Istituirò unfondo per premiarela didattica di qualità,dico no a chi vuoleazzerare tutto, non saròun uomo solo al comando

MAUROrULLI

L'ateneoè indeclino, va invertita larotta, stop alladistribuzione delle risorseai dipartimenti senza uncriterio di merito

DONATOAQUARO

Dobbiamorestituire più poteredecisionale e fondiai dipartimenti, poi livaluteremo per premiarei virtuosi

«AUGELLO E I CONTII)EL RETTORETROPPO TECNICO»

uanto affermato dal Ret-tore Augello, nell'artico-lo del 6 maggio scorso, è

un c _. centrato di tutto ciò chenon dovrebbe dire o fare chi èstato chiamato a guidare unodei più antichi atenei del Paese.E rappresenta ciò che non vor-remmo che dica o faccia mai chiha l'ambizione di assumere alsuo posto questa carica. In po-che righe , Augello si autoprocla-ma un «amministratore di quali-tà», in particolare annunciandocon enfasi la prossima ondata diassunzioni e progressioni di car-riera: che - sembrerebbe - sonopossibili oggi (e solo oggi, si badibene), perché in cinque anni dimandato ha risparmiato.

Tralasciamo che certi rispar-mi sono una perdita secca. Il ca-so delle progressioni di carrieraè significativo : il blocco delturn-over e dei concorsi ha in-terrotto le carriere di molti stu-diosi meritevoli . E forse favorireprima l ' avanzamento delle car-riere di molti non solo avrebbesvelenito il clima nei diparti-

II rettore Massimo Augello

menti, ma avrebbe anche com-portato un guadagno in terminidi ore di didattica, a fronte di unesborso minimo (in più dellapietà dei casi 100-200 euro almese apersonainmedia).

I ricercatori promossi ad asso-ciato avrebbero garantito trevoltele ore che (volontariamen-te per altro) fanno ora. Augelloaccusagli avversari di non saperleggere i bilanci, ma forse luinon sa far di conto. Non pago, eincurante di tutto il disagioemerso in ateneo in occasionedella recente VQR (valutazionedella qualità della ricerca), affer-ma anche che le assunzioni sa-ranno possibili perché non sidovranno pagare gli arretrati

per gli scatti di anzianità (giovaricordare che, nel pubblico im-piego, solo docenti e ricercatorisi sono visti cancellare con untratto di penna cinque anni dianzianità, senza neppure il rico-noscimento del periodo ai finipensionistici). Augello sa benis-simo che nessuno si aspettava(o chiedeva) di ricevere arretra-ti. I docenti chiedevano (e conti-nuano a chiedere) solo di esseretrattati come tutti, e che i cinqueanni di anzianità vengano rico-nosciuti. I soldi con i quali il Ret-tore dice di poter fare le assun-zioni (che in verità poteva fareanche prima, come è successo aBologna ad esempio) sono i sol-di che derivano in buona parte

dalla diminuzione di stipendiodei docenti (perché gli scattinon sono aumenti di stipendio,sono previsti dal contratto cheognuno di noi ha firmato quan-do è stato assunto). Quindi Au-gello dovrebbe intanto dire gra-zie ai docenti dell'Università diPisa, che avendo perso in mediain cinque anni il 10% del loro po-tere d'acquisto, gli consentonooggi, a ridosso dalla cessazionedel suo mandato, di promuove-re o assumere.

Non una parola spende que-sto Rettore sulle istanze dei do-centi, sull'isolamento politicodegli atenei, sul disinteresse neiconfronti della ricerca che si fanelle università. È chiaro chenon gli interessano. Sa leggere ibilanci. Peccato che un Rettore,e soprattutto il Rettore di un ate-neo non marginale, dovrebbeavere anche una visione politi caampia e lungimirante. I "gover-ni di tecnici" hanno già causatoabbastanza danni al Paese. Orane causano anche alla nostrauniversità.

Gli autori sono i docenti e i ri-cercatori del coordinamento pi-sano del Movimento per la Di-gnità della Docenza Universita-ria

©RIPRODNZIONE RISERVATA

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La procedura di votazioneDue " poi fl báoM00

Si vota Il primo turno elettorale è fissato per il 16giugno,il secondo il 22, il terzo il 28

SIENALe date sono note: si vota per il rinnovo delrettore nelle tre tornate elettorali del 16, 22,28 giugno.Tre turni sono necessari per arrivare all'ele-zione della guida dell'ateneo. Per passareal primo turno di votazione è necessarioraggiungere la maggioranza assoluta degliaventi diritto al voto. Impresa possibile madifficile da raggiungere.Al secondo turno occorrono consensi parialla maggioranza assoluta dei votanti. Alterzo turno, ed è molto probabile che siarrivi a questo terzo appuntamento con leurne, si svolge il ballottaggio fra i due piùvotati del secondo turno.A questo punto verrà proclamato il nuovorettore che però, di fatto, entrerà in carica anovembre con l'inaugurazione del prossi-mo anno accademico. L'attuale MagnificoRiccaboni resterà in attività di fatto fino anovembre quando poi passerà definitiva-mente il testimone al suo successore.

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Università Tre candidati alla guida dell'ateneo. Chi sarà il successore di Riccaboni? Frati, Rossi o Petraglia?

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I candidati alla guida dell Università per i prossimi sei anni sono trema il braccio destro di Riccaboni al momento sembra il pià forte

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Campagnaelettorale

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di Sonia Maggi

SIENA Tre candidati ma il Ma-gnifico sarà uno solo, dopo tre turnidi consultazione accademica.Il più papabile, inutile nasconderlo,è Francesco Frati, pro-rettore percinque anni.Elui il più esperto. Non ha bisognodi studiare da rettore, il mestiere loha già in tasca. In quest'ambito tut-tavia le incognite restano, il passatoci regala una geografia del poteredelle facoltà, con una ripartizionelegata al prestigio e al ruolo stessodella specializzazione di turno.Quindi gli equilibri potrebbero mo-strare anche clamorose sorprese. Ibaroni di Medicina in passato han-no contato eccome, in 35 annidi sto-ria universitaria sono stati ben tre iMagnifici di Medicina e chirurgia:Mauro Barrii, Alberto Grossi e Pie-ro Tosi. Ma l'esperienza Focardi pri-ma e l'era Riccaboni poi, hannospazzato via le vecchie logiche. Lacrisi universitaria, e che crisi, ha ri-modellato l'ateneo su premesse e esi-genze diverse.Ma è anche vero che le vecchie logi-che spartitorie sono dure a morire.Ad esempio, su tre candidati, duesono di Medicina. Perché? Evidente-mente i due papabili rettori hannopunti di vista contrastanti.Ci sarà battaglia. Eprobabile. MaFrancesco Frati, dinamico ordina-rio di Zoologia del dipartimento diScienze della vita, resta colui cherappresenta la continuità del grosso

sforzo di Angelo Riccaboni che luitraghettato l'ateneo da acque tempe-stose ad un laghetto tranquillo.Frati è diventato protettore nel mag-gio del 2011, i primi sei mesi dellanuova stagione Riccaboni, da no-vembre 2010 a maggio 2011, è statodelegato alla didattica."Da maggio 2011 sono stato pro-rettore fino al 29 febbraio 2016. Poiho dato le dimissioni per correttez-za visto che avrei affrontato la cam-pagna elettorale".Chi è il pro-rettore vicario?"E' a tutti gli effetti un vice rettore,sostituisce il Magnifico in tutte le oc-casioni in cui si richiede la sua parte-cipazione. Per questo ritengo diaver preso parte a tutto tondo allagestione di questo mandato a fian-co di Riccaboni".Lei ha partecipato al risanamento,se dovesse diventare rettore seguiràlo spirito della continuità?"No. Non ci sarà continuità, perchéper ovvi motivi non ci può essere. Ilprossimo sarà gioco forza un man-dato diverso dal precedente, e menomale. Il passato ha riguardato il risa-namento, il futuro finalmente si con-centrerà su crescita e investimenti".Continuità in senso pratico.

"Quella certamente, rispetto ad nuo-vo rettore avrei meno cose da impa-rare".Quale è la "sua" università del futu-ro immediato?"Una università internazionale, dae per il mondo. Un ateneo moder-no, innovativo nelle pratiche per es-sere più attrattivi, inoltre puntereisul rilancio della ricerca che va asso-lutamente potenziata. L'investimen-to nella ricerca è il più importante".L'ateneo senese ha diminuito le im-matricolazioni , non pensa che si deb-ba fare qualcosa di più per interessa-re gli studenti?"Di scuro. Uno dei punti forti delmio programma elettorale è il po-tenziamento dei sei vizi agli studen-ti, su cui converrà investire per conti-nuare ad essere sempre più attrattivie riportare Siena sui livelli del passa-to".Cosa è cambiato in cinque anni?"L'università è molto cambiata inquesti cinque anni. L'ateneo seneseera in forte crisi e noi siamo riuscitiad emergere dalle sabbie mobili, delresto è cambiato anche tutto il siste-ma universitario nazionale che dal2008 ad oggi ha perso il 20 per cen-to dei docenti. Ora Siena è allineataa tutti gli altri atenei italiani, ma pos-siamo dire di aver superato gli osta-coli, certo non senza sofferenze econ il sacrificio di tutti. Però ora sia-mo arrivati al tempo della semina edegli investimenti che non può chesegnare un salto di qualità in avanti.Ne sono convinto, forti anche dell'esperienza del passato, che ci ha per-messo di affrontare qualcosa che so-lo cinque anni fa sembrava impresaimpossibile".

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"Se fossi elettonon rappresenteròla continuitàperché le cosesono cambiateora è tempodi semina"

Angelo RiccaboniLattuale rettore al fianco delpro-rettore Francesco Fratiche per cinque anni è stato

' il suo vice

Felice Petraglia, secondo aspirante alla guida dell ateneo

" Il dipartimento di Medicinava riorganizzato e i nostri ragazzidevono formarsi nel mondo "

SIENAI candidati del dipartimento di Medicina al ruolo di Magnifico retto-re sono due: Alessandro Rossi e Felice Petraglia, attuale direttore deldipartimento Materno Infantile delle Scotte nonché della Unitàoperativa di Ginecologia e ostetricia.Petraglia ha 59 anni. Ha avuto la fortuna di lavorare in quattroatenei, a Siena, Modena, Pisa e Udine dove ha rivestito il ruolo dimembro del senato accademico."A Siena sono stato direttore del dipartimento universitario, deldipartimento assistenziale, coordinatore del dottorato, oltre che del-la scuola di specializzazione. Sono qua dal 2000" informa Petraglia.Dunque è arrivato in tempo per assistere alle tribolazioni universitarie."Si, rna il mio è stato un ritorno perché ho studiato nella città delPalio. Mi sono iscritto a Siena nel'74 con Barrai rettore e mi sonolaureato con Grossi magnifico. C'era Tosi quando sono tornato,quindi mi sono perso solo la stagione di Berliguer".Essendo un candidato di Medicina , e non l 'unico, viene da pensare chea queste elezioni si cerchi di restituire potere a questo settore."Si tratta di una coincidenza, potevano anche esserci docenti di altrediscipline. Ma certamente nell'ambito di quest'area c'è l'esigenza dirinnovare qualcosa. Questo segmento dell'accademia ha effettiva-mente bisogno di una riorganizzazione. Sono andati in pensionetanti docenti c'è stato un ampliamento, cambiamenti e dunque forseè emerso un autentico anelito ad aiutare la causa, da più parti.Quest'area ha patito sofferenza perché non c'è stato tura over. E'inutile nascondere che esiste l'esigenza di riorganizzare l'ambito sani-tario in veste universitaria, quanto meno iniziare una discussioneper porre maggiore attenzione ad un'area che è molto delicata eimplica problemi complessi. Qui da noi, se manca un professore,rischia di mancare un reparto intero, quindi la successione diventapiù complicata rispetto ad altre aree. Eppoi Siena nasce da unatradizione in cui il primario era universitario....".La componente universitaria rispetto a quella ospedaliera è venutameno?"Questo è sicuro, i medici sono dimezzati. Nessuno vuole tornare alpassato ma dobbiamo riorganizzare il corso di Medicina per nonperdere una valore importante".Il rettore però deve essere rettore di tutti."Naturalmente, non deve certo passare il messaggio che io vogliofare il rettore per salvare Medicina, ci mancherebbe. Ho rispostoalla sua domanda perchè fra i problemi c'è anche questo. Poi si sa, ilMagnifico deve volare in alto in tutti gli ambiti accademici".Perché ha scelto di candidarsi?"Per offrire un servizio a questa comunità che mi ha fatto laureare eche mi ha fatto lavorare in questi anni maturando una bella esperien-za, anche in America. Dunque, ora voglio mettere al servizio dellacittà questo mio bagaglio".L'università dell'immediato futuro?"Ho messo al centro del mio programma far entrare Siena nelleclassifiche delle università europee. Aumentare di livello nel mondo.

Internazionalizzazione al primo posto e per questo dovremmo lavo-rare con un metodo che prevede una alleanza fra docenti e la partetecnico amministrativa, creare tutte le infrastrutture adeguate perentrare in questo mondo europeo, fare in modo di attrarre gli stu-denti. Vogliamo aumentare il numero delle iscrizioni, accogliendostudenti stranieri, ma per essere più attrattivi dobbiamo spingerci inEuropa. Solo così si può pensare di tornare alle vecchie cifre e all'an-tico prestigio dell'ateneo senese. La nostra università deve tornaread essere un centro formativo forte e che garantisce grandi collega-menti col mondo del lavoro".E' una sfida difficile."E vero ma anche i finanziamenti per la ricerca dovranno arrivareda altri soggetti, dobbiamo bussare alle fondazioni europee, allaComunità europea, non solo soldi dal ministero o dalle tasse deglistudenti, dobbiamo innovare il sistema. In questi armi ho avutomolti contatti internazionali e ho visto che negli atenei stranieri ci sidà molto da fare per allargare la visione. Sarà importante attrarrema anche far girare i nostri ragazzier ampliare la loro idea del mon-do e giungere alla fine anche ad una formazione più nuova e moder-na".

S. M.

T

«Un'etica per l'innovazione»Prodi: «Prestare attenzione alle implicazioni economiche della tecnologia»

di Giorgio Costa

randi potenzialità di compierefunzioni di straordinaria utilità,enormi rischi per la imprevedi-bilità delle conseguenze prati-

che e delle disuguaglianze sociali e di red-dito che l'innovazione porta con sé. E an-che per il fatto che in Cina non c'è alcun li-mite alle sperimentazioni sulDnaumano.

Sono proprio questi i grandi poli tra iquali oscilla l'innovazione e che l'econo-mista ed ex premier Romano Prodi hamesso in luce ieri sera presso la Bolognabusiness school consegnando a due gio-vani ricercatori iraniani attivi in Italia ilpremio speciale messo in campo dallaMitTechnology Review Italia, la "sezione"italiana delle rivista della prestigiosa uni-versità americana (oggi verranno pre-miati dieci ricercatori italiani; si veda lascheda a fianco).

Amin Boroomand e Sogol Sheydaeihanno, rispettivamente, messo a puntoun database degli errori che sono staticausa del fallimento di alcune invenzioniallo scopo di creare unluogovirtuale di di-scussione e confronto che consenta dievitare ad altri ricercatori gli stessi fataliinciampi e una app per Android, Overco-me, che attraverso un questionario inizia-le, permetterebbe di attivare rapporti in-terpersonali con alta "affidabilitànel tem-po" prevedendo dinamiche emozionalisu dati verificabili ma anche inviando aiclienti opportuni consigli e suggerendoanche contatti con centri di consulenzapsicologia collegati destinata a chi vogliasuperare il trauma di un legame senti-mentale finito.

«Le nuove tecnologie, per le quali illavoro dei giovani è fondamentale-ha ribadito Romano Prodi - ci im-pongono di prestare molta attenzio-ne alle implicazioni economico-so-

ciali da una parte ed etiche dall'altra».Sotto il primo aspetto, infatti, ha ricor-

dato Prodi le innovazioni stanno portan-do aunapericolosa divaricazione trared-dito e ricchezzadelmondo ed èper questaragione «che l'innovazione va guidataverso nuove strade che tengano contodella ripartizione della ricchezza». Masenza che gli aspetti etici vengano per se-condi. Anzi.Apreoccupare Romano Pro-die lacornunitàscientificainternazionaleè il fatto che i Paesi più sviluppati al mon-do abbiamo posto unfreno allamanipola-zione delDna quando essavenga applica-ta agli esseri umani. «Un divieto - ha sot-tolineato Prodi -che però non esiste in C i-nae questo apre arischi di grande portata,

Nel pomeriggio di ieri Prodi edEnrico Letta hanno ricordatoBeniamino Andreatta. A lui èdedicata la ri`ristaArel, con unaselezione dei suoi scritti politici

naturalmente senza sottovalutare legrandi potenzialità della ricerca sotto ilprofilo delle cure alle patologie più com-plesse». Ma, spiega Prodi, se la manipola-zione del Dna avvenisse per cambiare abassissimo costole caratteristiche fisichedegli esseri umani utilizzando il Crispr(acronimo che indica il nome attribuito asegmenti di Dna contenenti brevi se-quenze ripetute) il rischio sarebbe enor-me perla specie umana.

Così come occorre fare molta attenzio-ne al deep learning, cioè alle sperimenta-zioni nel campo di ricerca dell'apprendi-mento automatico e dell'intelligenzaarti-ficiale che, di fatto, consentono ai robot disvolgere funzioni sempre più complesse.

«Ne esce - ha spiegato Prodi - un'intelli-genza artificiale che non è più solo unostrumento per eseguire ordini pre-pro-grammati ma che è in grado di costruirerisposte deducendole dalle osservazionidei segnali provenienti dall'ambienteesterno». A questo punto, ha conclusoProdi, deve essere lapolitica adetermina-re i limiti della sperimentazioni possibiliper contrastare l'imprevedibilità delleconseguenze».

Un messaggio che si salda idealmente,e non solo, con quello che poco prima ilprofessore aveva lanciato, sempre daBo-logna, ricordando la figura di BeniaminoAndreatta,presentando, insieme aEnricoLetta, il numero speciale della rivista«Arel» che raggruppa un'ampia e accura-ta selezione deidiscorsi e degli scrittipoli-tici dell'economista scomparso nel 2007-E se Lettahasottolineatolalungimiramzadi Andreatta quando sosteneva che lapo-litica «non può e non deve rincorrere l'ef-fimero», Prodi ha ribadito la validità delmetodo Andreatta «che ha sempre postoampi e documentati studi allabase del suoagire politico e istituzionale».

E oggi, tornando alla Mit TechnologyReview Italia, saranno premiati i dieci in-novatori italiani under 35.I campi di inte-resse dei giovani innovatori italiani van-no dalla biotecnologia ai nuovi materiali,dall'hardware all'energia, dalla mobilitàalla comunicazione digitale. L'aspettooriginale della manifestazione di que-st'anno, è stato l'aver offerto ai io giovaniinnovatori, una possibilità di dialogo conaziende(Datalogic, Ducati, Electrolux,Worgas Group,Accenture, Digital Maps,Engineering, Vera Sistemi, Horsa, HspiChiesi Farmaceutici, Gambro Dasco -Gruppo Baxter, Technogym, Amplifon,Kedrion) selezionate dalla Bolognabusi-ness school come nursing companies.

A Bologna da ieri va in scena ilfuturoconl'assegnazione dell'annuale premio "GiovaniInnovatori Italia 2016"a 10 giovaniricercatori italiani. L'iniziativa promossa eorganizzata dalla MITTechnology ReviewItalia èstretta mente connessa con InnovatorsUnder35della MITTechnology Review USA.L'Italia è stato i l pri mo Paese, dopo gli StatiUniti, a realizzare questa iniziativa presenteoggi in 12 Paesi del mondo. L'edizione 2016siarricchisce di un premiospeciale,il MitTechnology Review Under 35 Iran, che6statoconsegnato ieri dal professor Romano Prodiad Amin Boroomand e SogolSheydaei.

Itpremiospeciateadue iranianiAmin Boroomand,27anni,è un ricercatore

iranianoche lavora a Bologna.Ilsuo progettoè dedicato alla messa i n Rete degli erroricommessi dai ricercatori e causa delfallimento delle invenzioni. Scopo delprogetto é cercare di evitare che altri studiosiincorrano negli stessi inciampi. La giovanericercatrice i raniana di 25 an ni, SogolSheydaei,chevivea Roma, ha messoa puntoOvercome, app perAndroid destinata acambiare la vita delle persone chevoglianoaccelerare i l processo di separazione e"guarigione"dopo un rapportofallito.

Ilpremioagli italianiOggi alle12.30,semprenellasededella

Bologna Business School la premiazione dei10giovani innovatori italiani.I premiati sono,in ordinealfabetico:Andrea Carcano(32anni,di Varese), Giorgio Dell'Erba (29, Bari), CarloGiorgi (34, Milano), Manuele Francesco Lupo(34,Agrate Brianza), Kristen Martinelli (28,Bologna), Francesco Rieppi (29, Milano),Domenico Schillaci (33, Pa fermo), AlessandraSciutti (34, Genova), Iri na Vetere (26,Piacenza), BrunoZamborlin (32,Vicenza).

La proposta delle regioni per la riforma delle scuole nell'ainbito del Patto per la salute

Specializzazioni a doppia viaCami c i b ianchi formati dagli ospedali per dne anni

DI BEATRICE MIGLIORINI

er gli aspiranti medicispecialisti percorso diformazione a doppiavia. Ad affiancare l'at-

tuale iter pluriennale tuttonelle mani delle università po-trebbe, infatti, essere introdot-to un percorso parallelo la cuiscelta spetterebbe agli specia-lizzandi. La seconda via pre-vederebbe lo svolgimento degliultimi due anni, o dell'ultimoanno, di scuola di specializza-zione all'interno degli organi-ci delle strutture ospedaliere.Fermo restando, poi, il neces-sario superamento degli esamifinali, organizzati nuovamentedalle università, per ottenereil titolo di specialista. La pro-posta arriva direttamentedalle regioni che, nell'ambitodel Patto per la salute, hannoespresso a chiare lettere laloro strategia per agevolarel'ingresso dei giovani medicinel mondo del lavoro. I camicibianchi, infatti, nel caso in cuiil programma degli enti terri-tor.-iali dovesse concretizzarsi,per quanto ancora privi del

titolo di specialisti potrebberoiniziare a lavorare nei repartidi competenza, se pur con uninquadramento contrattualedifferente, ovvero quello ge-nerico che spetta al personalesanitario. Le assunzioni di ri-sorse mediche, infatti, pressole strutture ospedaliere sonoammesse solo nei confrontidi professionisti specializza-ti. Al termine del percorso,poi, le strade di tutti gli spe-cializzandi tornerebbero adincrociarsi nel momento degliesami finali, salvo poi divider-si nuovamente. Per coloro cheavessero optato per il percorsostandard, senza il passaggiodell'assunzione da parte dellestrutture ospedaliere, si apri-rebbe la classica possibilitàdi accesso ai concorsi pubbliciper l'assunzione negli ospedali.Per coloro che, invece, avesserooptato per la strada interna lapossibilità sarebbe quella diuna corsia preferenziale di ac-cesso all'interno delle strutturepresso cui hanno già svolto al-meno un anno di attività. Unaproposta di riforma che, perquanto ancora in divenire, non

ha lasciato indifferenti le partiinteressate. E se da un lato leregioni sostengono la necessitàdella strategia per conciliare leesigenze di accesso al mondo dellavoro dei giovani medici da unlato e le esigenze di personale acosti contenuti dall'altro, l'Uni-versità e i ministeri competentisi sono mostrati in disaccordo.Un «no» deciso è arrivato inparticolare dalla Crui (Confe-renza dei rettori delle univer-sità italiane). «La proposta», hadichiarato il professor Giusep-pe Novelli vicepresidente dellaCrui e delegato alla Sanità, «èin palese contraddizione conla normativa vigente. In temadi formazione, infatti, proponeuno scenario incomprensibile,con un doppio binario formativoche penalizza coloro che percor-rono l'iter formativo ordinario,ovvero quello universitariocompleto, rispetto ad altri cheentrano direttamente nel si-stema in assenza del requisito,indirizzati su un binario incertoin condizioni operative di veroe proprio demansionamentosostanziale».

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Medice, via il vecchio testper ottenere l'abilitazione

Università, rivoluzione in vista: Ministero I1 corso di laurea dovrebbe comprendereal lavoro per far partire presto la riforma il tirocinio formativo e il successivo esame

R 0 MA Una rivoluzione che potreb-be tagliare, non poco, il corso distudi per diventare medico: i tec-nici del ministero dell'Istruzionestanno valutando la laurea abili-tante che, ogni anno, potrebbe ri-durre la carriera universitaria de-gli aspiranti camici bianchi dai 6ai 12 mesi. E ora si punta ad acce-lerare i tempi e arrivare così conla riforma in vigore già a partiredal 2018. Un primo tavolo tecni-co, convocato dal Miur, ha fattoincontrare le proposte del Consi-glio nazionale universitario e dal-la Federazione degli ordini deimedici e degli odontoiatri. So-stanzialmente in linea con le ri-chieste avanzate anche dai sinda-cati e dalle associazioni del setto-re al ministero della salute, chepuntano dritto a far rientrare nelcorso di laurea il tirocinio forma-tivo e il relativo esame abilitante.Con cui poi si accede alla specia-lizzazione o alla scuola di medici-na generale.

SERIE LUNGHISSIMA DI PROVEIl tirocinio rischia di far trascor-rere troppi mesi dalla laurea all'accesso del corso di studi succes-sivo. Si tratta infatti di tre mesi datrascorrere rispettivamente inuna clinica medica, in una clinicachirurgica e presso un medico dibase. A quel punto arriva il testper ottenere l'abilitazione. La pro-va ha cadenza semestrale, orien-tativamente a febbraio e a luglio.Poi ci si iscrive all'ordine dei me-dici e si tenta l'ingresso alla spe-

cializzazione. Una serie lunghissi-ma di test, che inizia con il conte-stato numero programmato permedicina, che dalla laurea in poirischia di impantanare il percor-so di studi. I tempi, per circa 7mi-la medici ogni anno, si allunganoe l'età media dei camici bianchialla prima esperienza si alza ine-vitabilmente. «Siamo tutti d'ac-cordo - assicura Massimo Cozza,responsabile di Cgil sanità - chesia necessario quanto prima ac-corciare i tempi tra la formazionee il lavoro. Se lavoriamo tutti, pos-siamo mettere in atto la riformagià dal 2018».

LANCIATA UN PETIZIONELa discussione ora è aperta su co-me far svolgere il tirocinio, inglo-bandolo nel quinto o sesto annodi laurea: la Fnomceo pensa anuovi strumenti di valutazione,anche tramite la discussione dicasi clinici seguiti durante il tiro-cinio, con un presidente dellacommissione per gli esami di Sta-to che entrerebbe a far parte dellacommissione per gli esami di lau-rea. Sulla necessità del tirocinio,sono tutti d'accordo: «Resta asso-lutamente indispensabile - spie-ga Maja Fedeli, portavoce del Co-ordinamento Mondo Medico -ma sarebbe un'enorme conquistafarlo svolgere durante il corso dilaurea, durante il quinto o sestoanno. Si riuscirebbe infatti a snel-lire la procedura di almeno 6 me-si, se non di più. Chiediamo an-

I SINDACATI:TUTTI D'ACCORDO»INTANTO LA LORENZININVIA I NAS NELLEMENSE SCOLASTICHEPER CIBO E DIETE

che di abolire il test a crocette:non ha senso valutare un tiroci-nio con un test simile. Al riguar-do stiamo lanciando una petizio-ne per la laurea abilitante».

Al PASSO CON L ' EUROPAE allora la discussione in corso,avviata dal tavolo tecnico e da in-contri precedenti nei due ministe-ri interessati, potrebbe coinvolge-re l'intero corso di laurea: «Perfar sì che questa riforma sia pie-namente compiuta - spiegal'Unione degli Universitari - rite-niamo che la laurea abilitantedebba essere solo un primo pas-so, nella direzione di una revisio-ne complessiva dell'intero percor-so di studi. Gli aspiranti medici fi-no a questo momento affrontano6 anni quasi esclusivamente di di-dattica frontale, con pochissimospazio dedicato all'esperienzapratica sul campo. Solo agendo inquesta direzione si andrà vera-mente verso una riforma al passocon il resto dell'Europa». Intantoparte una indagine dei Nas nellemense scolastiche: l'obiettivo èquello di capire se quanto i bam-bini consumano a scuola sia diqualità e adatto ai loro bisogni nu-trizionali. L'avvio dell'indagine èstato ordinato dal ministro dellasalute Beatrice Lorenzin: L'ali-mentazione nelle scuole è impor-tantissima, ho mandato i Nas perfare controlli a campione nellescuole italiane per verificare se laqualità dei cibi richiamati nellediete sia consono con la qualitàgarantita ai nostri bambini».

Lorena LoiaconoO RIPRODUZIONE RISERVATA

Le nuove fronfiere dei veteUn'associazione studia i problemi di medicina legale, bioetica e deontologia1 SASSARI zio Panichi, Annamaria Pas-

santino e Fabrizio Ruecadell'università di Perugia.

«Sempre più spesso - spie-ga l'ideatore e presidente Gio-vanni Cubeddu - il medico ve-terinario si trova nella condi-zione di dover esprimere ilproprio parere su temi ineren-ti alla medicina legale in occa-sione per esempio di numero-si contenziosi quali la stimadei danni provocati o subiti daanimali, il maltrattamento, lavalutazione del loro benesse-re, gli avvelenamenti, le con-traffazioni di prodotti lattiero- caseari e delle derrate ali-mentari (agropirateria), diatri-be sulle colpe professionali,problemati che di compraven-

dita, utilizzo degli animali percombattimenti e gare clande-stine, diatribe del mondoagro-pastorale con le istituzio-ni (vedi Lingua Blu). Il medicoveterinario deve quindi esserepronto a queste nuove sfideutili alla risoluzione di com-plessi e articolati casi giudizia-ri riguardanti la sfera anima-le».

«A fronte di un aumento del-le problematiche medico lega-li forensi - continua Cubeddu- i programmi accademici deicorsi di laurea universitari inMedicina Veterinaria si sonogradualmente impoveriti deinecessari approfondimentidella materia relegando la di-sciplina a poche ore di inse-

gnamento. Per fare un soloesempio nell'ambito della Me-dicina umana si è già organiz-zata da tempo una sezionedella Medicina legale forenseutile alle richieste sopra espo-ste ed ampliate alle analisi ge-netiche. Nel nostro settore in-vece vi è un ottuso ritardo nelcogliere queste attuali sfideprofessionali. Nell'intento didare risposta a queste crescen-ti necessità, abbiamo fondatoil Gruppo di studio. I compo-nenti del neonato gruppo, cul-tori e/o docenti delle materiemedico legali, sono a disposi-zione sia per pareri che percorsi di aggiornamento, an-che su temi di bioetica veteri -naria».

Una nuova associazione traprofessionisti, affiliata all'Ai-vpa che si occupa di medicinalegale e forense, bioetica e de-ontologia applicate alla pro-fessione veterinaria e a tutti itipi di animali: affezione, red-dito, sportivi, esotici, selvaticie sinantropi.

Il suo nome è MeLeFoVet,ed è nata dall'unione di setteveterinari guidati da GiovanniCubeddu, con professionistida tutta Italia: Giulia Biagidell'università di Pisa, RosarioFico, dello Zooprofilattico doLazio e Abruzzo, FerdinandoMeregaglia, medico legale ve-terinario di Torino come Mar-

Veterinari al lavoro

Nere metropolitana. il M'

PartnershipArmani/Silos si allea conil Politecnico di MilanoGli studenti della scuola del Design delPolitecnico di Milano potranno, d'ora in avan-ti, avere accesso agli spazi dell'ArmanilSilosdi via Bergognone 40 (nella foto) per visi-te e lezioni ad hoc. L'iniziativa è frutto dellapartnership siglata tra l'istituto milanese e ilgruppo Giorgio Armani nell'ottica di mette-re a disposizione dei ragazzi il ricco patrimoniodello spazio espositivo permanente voluto dal-lo stilista italiano. Agli appuntamenti potrannopartecipare, oltre agli studenti del Politecnico,gli allievi di scambi internazionali, gli iscritti aworkshop internazionali di formazione, gli stu-denti di corsi professionalizzanti e di masteruniversitari. In Politecnico è stato seleziona-to per l'accordo assieme alle cinesi Tsinghuauniversíty e Nest, alla cilena Università delDesarollo, al Fit-Fashion insitute of techno-logy di New York e all'indiana GD Goenka.La collaborazione tra Armani/Silos e la scuo-la di Design rafforza il legame esistente tra lostilista e il Politecnico di Milano, un rapportoculminato nel 2007 con la laurea honoris causain Disegno industriale a lui conferita. (riprodu-zione riservata) Chiara Bottoni

A Napoli seconda tappa del progetto della Fondazione Ricerca & Imprenditorialità

Il network nazionale delle start updi Vera Viola

na mano tesa verso le start upper aiutarle a crescere in siner-gia con la grande impresa. Anzi,è da quest'ultima che prende le

mos se laFondazione Ricerca&Imprendi-torialitàchetraisuoiprincipali sostenitoriannovera oggi Leonardo Finmeccanica,Tim e Intesa San Paolo. La Fondazione hadato il via aunprogetto che punta a crearetnnetworknazionale,"Italianlnnovationhub", che crei collegamenti tra grande in-dustria, giovane impresa innovativa, uni-versità e centri di ricerca, fondi di privateequity e istituzioni.

E per partire ha già avviato un progettopilota a Genova. Qui due bandi, chiusi afebbraio, hanno permesso di raccoglierele adesioni di circa 6o start up innovativeinteressate a dialogare con la FondazioneR&I e con le grandi imprese che haimoaderito, tra cui anche Ansaldo Energia,Ericsson, Fincantieri, Dappolonia e Sie-mens. Su una serie di temi tra cui materialiper aerospazio e per difesa, automazioneindustriale di processo, security, ict, stam-pantitridimensionali,energierinnovabili.Un terzo avviso pubblico hapoivisto ade-rire all'iniziativaço advisor disposti apar-

tecipare, molti dei quali animati dallo spi-rito del giving back. Alla fine della valuta-zione (ora in corso) ci saranno 5 start upche verranno premiate, ma tutte le altrepotranno collaborare nell'ambito delnetwork che ha fatto del trasferimento edella contaminazione tecnologica la pro-pria missione. In ballo c'è un budget di8omila euro, ma le parti contano molto di

un'intensa collaborazione. «Laricercade-ve riuscire a captare prima ibisogni ma an-che i sogni, altrimenti resterà un passo in-dietro-hadetto MauroMoretti, ad diLeo-nardo-Finmeccanica e presidente dellaFondazione R&I-. Ci ritireremo da molteiniziative universitarie e ci concentrere-mo su poche che abbiano basi serie e pro-getti in trasparenza. Saremo noi a decide-re. Diciamo "No" a una logica di sbriciola-mento di risorse che non dàvera sostanzaalle imprese».

Il progetto diR&Iparte daunapremes-sa chiara «L'Italia è in ritardo rispetto adaltri Paesi nello sviluppo di start up e spes-so queste restano troppo legate all'univer-sità o all'incubatore di origine. Oggi, inve-ce, c'è bisogno di un'accelerazione - haspiegatoRiccardo Varaldo,presidente delConsiglio digestione della Fondazione edeconomista della ScuolaSant'Anna diPisa-. Le start up per crescere devono dare ri-sposte alle esigenze dellagrande impresa.Quest'ultima può offrire assistenza, orga-nizzazione e mercato in cambio di quellacreatività e capacità innovativa che lemanca. Ma è necessario che le imprese in-novative siano aiutate a superare isola-mento e localismi». A Napoli, come a Ge-nova, la Fondazione R&I stringe alleanze

con gli stakeholder del territorio e prestopubblicherà i bandi. Si parte da Genova eNapoli poichè sono le città che hanno sof-ferto maggiormente della crisi ma sonodotate di un sistemaindustriale importan-te. Napoli e la Campania del resto vivonounafase di aspettative, inattesa degli inve-stimenti diApple che ad ottobre dovrebbetagliare il nastro nel campus universitariodi San Giovanni, di Cisco e con gli investi-menti significativi di GE Avio. «La Regio-ne Campania - ha detto l'assessore regio-nale alle Start up, Valeria Fascione - haprevisto sgravi fiscali e il finanziamento di2 milioni per 3o borse di ricerca in ambititecnologici prioritari».

Manonèfinitaqui: laFondazionepuntaa replicare le iniziative e a espandere ilnetwork "Italian Innovationhub" anche aMilano, Torino, Pisa e Firenze, Trento,Roma, Lecce e Bari, siglando alleanze ecoinvolgendo soggetti del calibro di Fon-dazione Cariplo, lit, Cnr,UniversitàdiRo-ma, Università di Lecce.

Diversigli attori che sono giàimpegnatinello sviluppo di startup che hanno porta-to le loro esperienze al summit napoleta-no. Tra questi Domenico Arcuri, ad di In-vitalia, Roberto Cingolani, direttorescientifico dell'Istitutoltaliano ditecnolo-gia, Massimo Inguscio, presidente delCnr, Innocenzo Cipolletta, presidente delFondo italiano d'investimento.

RIPRODD ZIO NE RISERVATA

Due bandi hanno permesso diraccogliere le adesioni di circa 60start up innovative interessate adialogare con la Fondazione R&Ie con le grandi imprese aderenti

più sulle collaborazioni e le forme di assi-stenzaatutto campo (brevetti,tutoraggio,promozione) da sviluppare.

Dopo Genovaparte una seconda tappaaNapoli: a ciò si deve lapresentazione delprogetto daparte dellaFondazione, avve-nuta ieri, con il convegno «Le start up in-novative: unarisorsa per il Paese», che si ètenuto nel centro congressi dell'Universi-ta Federico 11, l'ateneo con cui è già in atto

FARE SPESSO S PORTAIUTA ANCHI

LA SALUTE DEGL I OC IIIIhi dedica regolarmente deltempo all'attività fisica fa be-ne anche alla vista. Lo rivela

uno studio condotto dagli espertidell'Università di Pisa e pubblica-to sella rivista di ricerca scientificaCurrent Biology. Gli esperti hannobendato un occhio a venti pazienti epoi a dieci di loro hanno chiesto dipedalare per due ore sii una biciclet-ta fissa da palestra, Gli altri pazien-ti, invece, attendevano seduti. Dopodue ore, gli scienziati hanno scoper-to l'occhio dei pazienti bendati peresaminarne le reazioni; si sono co-si accorti che nei pazienti che aveva-no fatto attività fisica la risposta aglistimoli visivi presentati all'occhioche era rimasto bendato era moltopiù intensa rispetto ai pazienti clreerano rimasti seduti. In pratica, gliocchi di chi aveva fatto movimentoerano più allentati e più pronti. fE