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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XIX n° 2 - 14.1.18 - II ord. In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330 A Firenze la diocesi vende un terre- no ai musulmani per costruire una moschea Il 22 dicembre scorso è stato sooscrio un Pro- tocollo dintesa tra il Comune di Sesto Fiorenno, lArcidiocesi di Firenze, lUniversità degli Studi di Firenze e lAssociazione per la Moschea di Firenze per la realizzazione di una moschea a Sesto Fio- renno. A sooscrivere il Protocollo sono sta il Sindaco di Sesto Fiorenno, Lorenzo Falchi, l Arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, il Reore dellUniversità degli Studi di Firenze, Luigi Dei, e il Presidente dellAssociazione per la Moschea di Fi- renze, limam Izzedin Elzir. Invitata dal Comune, lArcidiocesi, proprietaria di unarea nel territorio comunale, si è resa disponi- bile a venderla alla Comunità musulmana oe- nendo contestualmente, a tolo oneroso, un altro terreno di proprietà dellUniversità di Firenze do- ve poter edificare delle struure a caraere reli- gioso a servizio della Comunità caolica. Eminenza, può spiegare come nasce la decisione di cedere il terreno di proprietà della diocesi alla comunità musulmana per la realizzazione di una moschea? La diocesi di Firenze ha risposto voleneri ad una esigenza, una richiesta manifestata dalla società civile tramite il sindaco di Sesto Fiorenno: la di- sponibilità di uno spazio perché la comunità mu- sulmana potesse esercitare la libertà di culto in un luogo degno e dignitoso. Grande e bella novità per la nostra parrocchia: È stato destinato a Monigo il dott. Gino Donadi di professione commercialista, residente a S. Bona, per svolgere il servizio di diacono permanente. Inizierà il suo servizio domenica 21 gen- naio. Ringraziamo il Signore e il vescovo per questo dono.

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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XIX n° 2 - 14.1.18 - II ord.

In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330

A Firenze la diocesi vende un terre-

no ai musulmani per costruire una

moschea

Il 22 dicembre scorso è stato sottoscritto un Pro-tocollo d’intesa tra il Comune di Sesto Fiorentino, l’Arcidiocesi di Firenze, l’Università degli Studi di Firenze e l’Associazione per la Moschea di Firenze per la realizzazione di una moschea a Sesto Fio-rentino. A sottoscrivere il Protocollo sono stati il Sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, l’Arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, il Rettore dell’Università degli Studi di Firenze, Luigi Dei, e il Presidente dell’Associazione per la Moschea di Fi-renze, l’imam Izzedin Elzir.

Invitata dal Comune, l’Arcidiocesi, proprietaria di un’area nel territorio comunale, si è resa disponi-bile a venderla alla Comunità musulmana otte-nendo contestualmente, a titolo oneroso, un altro terreno di proprietà dell’Università di Firenze do-ve poter edificare delle strutture a carattere reli-

gioso a servizio della Comunità cattolica.

Eminenza, può spiegare come nasce la decisione di cedere il terreno di proprietà della diocesi alla comunità musulmana per la realizzazione di una moschea? “La diocesi di Firenze ha risposto volentieri ad una esigenza, una richiesta manifestata dalla società civile tramite il sindaco di Sesto Fiorentino: la di-sponibilità di uno spazio perché la comunità mu-sulmana potesse esercitare la libertà di culto in un luogo degno e dignitoso.

Grande e bella novità per la nostra

parrocchia:

È stato destinato a Monigo il dott.

Gino Donadi

di professione commercialista, residente a

S. Bona, per svolgere il servizio di

diacono permanente.

Inizierà il suo servizio domenica 21 gen-

naio. Ringraziamo il Signore e il vescovo

per questo dono.

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La libertà religiosa è diritto inviolabile della perso-na umana, San Giovanni Paolo II sosteneva che è il primo dei diritti dell’uomo e fondamento di ogni accettabile schema di diritti. E la libertà di culto, il suo possibile esercizio è elemento integrante del-la libertà religiosa. La Chiesa fiorentina con la fir-ma di questo protocollo ha dato concretezza all’affermazione del principio di libertà religiosa promosso soprattutto a partire dal Concilio Vati-cano II e ribadito continuamente dal magistero pontificio.

Anche recentemente, nel suo discorso alla Curia romana per gli auguri di Natale, Papa Francesco ha sottolineato con forza l’importanza del dialogo fra religioni da realizzare, ha detto, “perché l’uni-ca alternativa alla civiltà dell’incontro è l’inciviltà dello scontro”. Un dialogo, ha aggiunto il Papa, che deve essere caratterizzato da identità, alterità e sincerità.

Questa scelta è stata motivata dunque dalla fede, ma come cittadino è giustificata anche dalla no-stra Costituzione, in cui si trovano i fondamenti del diritto alla libertà di culto. Su queste basi di carattere religioso, civile e sociale si giustifica quindi l’offerta del terreno di proprietà della dio-cesi alla comunità musulmana.

Questo progetto dimostra come il dialogo e il con-fronto costruttivo fra realtà diverse possa portare a soluzioni condivise nel reciproco rispetto e a fa-vore di tutta la comunità civile”.

Papa Francesco in Cile e Perù

Tutto quasi pronto. Il Cile si appresta ad accoglie-re Papa Francesco che arriverà a Santiago il 15 gennaio e ripartirà il 18 alla volta del Perù, se-conda tappa di questo viaggio papale in America Latina.

Nonostante la complessità delle “sfide” che attra-versa oggi il Paese e la sua Chiesa, i numeri della partecipazione sono importanti e lasciano preve-dere fin da ora un’accoglienza calda, da parte di questa parte del pianeta, terra di Bergoglio. Si attendono, infatti, oltre 1.200.000 persone, pro-venienti non solo dal Cile, ma anche da Argentina,

Bolivia e Brasile.

Dopo Santiago, il Papa farà tappa a Iquique (nell’estremo Nord del Paese, quasi a confine con il Perù) e a Temuco (nel Sud, terra dei mapuche), percorrendo in tre giorni una distanza record di 5mila chilometri in questo stretto lembo di terra che si affaccia sul Pacifico.

Migliaia sono le persone – per lo più giovani – che hanno dato la loro disponibilità a lavorare nel die-tro-le-quinta dei grandi eventi. Sabato 13 gennaio, circa 8mila “volontari” parte-ciperanno alla “Messa d’invio” celebrata alla Mo-vistar Arena dal cardinale Ricardo Ezzati, arcive-scovo di Santiago. Qui i volontari riceveranno l’ac-credito ufficiale e il “kit” dove troveranno pettori-na, zaino, manuale e crema solare.

Stesso clima di attesa si sta vivendo anche a Te-muco e Iquique dove sono previsti altri due ap-puntamenti per i volontari: a Iquique sempre sa-bato 12 gennaio presso l’Università di Arturo Prat, dove la liturgia sarà celebrata da monsignor Guil-lermo Vera Soto, e a Temuco con una messa lune-dì 15 gennaio, presso la Scuola La Salle. Uno staff invece di 14 persone, tutti giovanissi-mi, sta curando la comu-nicazione per gli oltre 1.500 giornalisti accredi-tati a seguire il viaggio papale. A coordinarli c’è padre Felipe Herrera, di-rettore dell’area comunicazione della Commis-sione nazionale della visita. Lo abbiamo intervi-stato. Padre Herrera, che clima si sta respirando a San-tiago in queste ore di vigilia? Non solo a Santiago, ma in tutto il Cile c’è una gioia grandissima per l’arrivo del Santo Padre. Ab-biamo vissuto qui, negli ultimi 5 anni, una situa-zione progressiva di divisione sociale, a causa di una cultura sempre più individualistica e uno svi-luppo economico che ha lasciato molte persone agli “scarti” della società, come dice Papa France-sco. Abbiamo sempre detto che il Papa non viene soltanto per la Chiesa ma per tutto il Cile. Sarà qui

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per aiutarci a rinnovare questa società ferita per la divisione, rinsaldando un nuovo patto di coe-sione. Per questo lo attendiamo non solo con gioia ma anche con una grande speranza.

Uno studio realizzato da “Latinobarometro” ha in-dicato che solo il 36% dei cileni ha ancora fiducia nella Chiesa cattolica, registrando un abbassa-mento di 43 punti percentuali rispetto al 2010. Il Papa troverà ad accoglierlo un Cile freddo nono-stante sia lì piena estate?

Il Cile ha vissuto negli ultimi due anni una crisi ge-neralizzata e progressiva di disaffezione verso tutte le istituzioni, e questo calo di credibilità non lo ha subito quindi solo la Chiesa. Anche la Chiesa cattolica però ha vissuto la sua crisi in seguito agli scandali sessuali che l’ha coinvolta e ai vescovi che non hanno saputo rispondere appropriata-mente. Quindi sì, c’è una disaffezione, c’è un calo di credibilità. Il Cile è un Paese cresciuto in un for-te laicismo, talvolta anche molto aggressivo. Ma nello stesso tempo, vediamo che la gente è alla ricerca di un rinnovamento profondo. Per rispon-dere a questa sete di rinnovamento il Papa ci sta chiedendo di essere fedeli al Vangelo e di uscire e non lo sta chiedendo per crescere numericamen-te ma per facilitare il rapporto tra Dio e le perso-ne. Certo, è un dolore vedere che la gente non va più in chiesa. Ma questo dolore, lo possiamo vive-re o come una catastrofe o come una grande op-portunità. Non ci interessa il successo dei numeri ma ci interessa che la gente possa incontrare Dio. La domanda, allora, è come essere un ponte tra il Signore e la gente, soprattutto tra coloro che sono stati maggioramene feriti dalla Chiesa. Per noi è una sfida, è la grandissima opportunità che ci sta dando la visita di Francesco.

Altro punto delicato della visita è la popolazione indigena, i mapuche. Ci sono state anche delle manifestazioni molto violente da parte loro per rivendicazioni che non sono state mai prese in se-ria considerazione. Il Papa cosa dirà?

Lo Stato e la società cilena hanno un grande debi-to con tutti i popoli indigeni e con il popolo mapu-che. La Chiesa ha sempre lottato per la loro digni-tà e il loro riconoscimento come popolo diverso ma anche integrato nella società cilena. E in que-

sto siamo sempre stati all’avanguardia. Una mino-ranza, ridotta, di questo popolo ha scelto la via della violenza per far valere le proprie rivendica-zioni. Ma il popolo mapuche è un popolo bello. Che cosa ci aspettiamo dal Papa? Francesco non è un negoziatore. Non viene qui per dare indicazio-ni su cosa si deve o non si deve fare. Il Papa viene come messaggero di Cristo, porta una Parola. Nel-la Laudato si’ parla tantissimo dei popoli indigeni e, quindi, noi attendiamo la sua parola che, senz’altro, ci aiuterà ad accogliere la loro diversità e la loro ricchezza e a sostenere i popoli indigeni nel loro riconoscimento. Di sicuro – ribadisco – non saranno parole politiche. Il Papa parlerà, co-me sempre, di fede; ora, però, una fede che non si vive socialmente, non è reale. Quindi ci propor-rà delle strade per avere una giustizia e una pacifi-cazione. La responsabilità di quello che dirà il Pa-pa, alla fine ricadrà su di noi e sul modo in cui ac-

Possibilità dei testi biblici nelle varie traduzioni e nelle lingue antiche:

http://www.bibbiaedu.it/

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0Giorno Ore Intenzioni S. Messe defunti

Sabato 13 18.30 ALESSANDRO GATTI; Bucciol Giuseppe e Carniato Eufemia; Albino, Cle-lia e def. Buso;

Domenica

14

8.00 S. Anna Cendron Andrea, Anastasia, Angelo e Caterina;

9.00 def. via Antoniutti; Stradiotto Romildo;

11.00 Renosto Mario; Guerra Antonio e Anna;

Lunedì 15 Messa sospesa

Martedì 16 9.00 Gobbetto Marcello;

Mercoledì 17 18.30 Raffaele Bucciol (caduto in guerra 1917), Fortunato Bucciol, Carmela Lucchetta, Angelo Grava, Marcello Pozzobon, Antonia Pozzobon;

Giovedì 18 18.30

Venerdì 19 9.00

Sabato 20 18.30 Pillon Francesca e Mario;

Domenica

21

8.00 S. Anna Giosuè, Vittoria, Evaristo e Maria Rosa Sartori;

9.00

11.00 Renosto Mario;

AVVISI

Vendita arance Mato grosso

venerdì 19 consiglio pastorale

Sabato 20 gruppo famiglie

Domenica 21 incontro per genitori e bambini

4° elementare

coglieremo la sua parola affinché porti frutti con-creti.

Che messaggio si attende il Cile da Francesco?

Come dice il motto di questo viaggio apostolico: “Vi do la mia pace”. È ciò di cui abbiamo bisogno: una pace profonda per il Cile, per lenire tutte le di-visioni. Ma questa pace verrà solo se c’è la giusti-zia. Papa Francesco può illuminare le strade per

Festa della comunità 2018

Riscoprire la parrocchia come famiglia e sentirsi parte di essa

come di una seconda famiglia

Sabato 27 gennaio dalle 16.30 in poi

in capannone

Presentazione dei gruppi operanti in parroc-chia

Messa 18.30 cena condivisa (ognuno porta qualcosa) canti e balli fino ad esaurimento partecipanti

Tutti sono invitati