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f ARTURO GALANTI FONDAZIONE ISTITUTO GRAMSCI BIBLIOTECA L'ALBA IA nei suoi rapporti rnn la storia e con la ci viltà d'Italia Estratto dalla Rassegna Storica .!e! Risorgimento Anno III - Maggio - Ago.»to 1916. CITTÀ DI CASTELLO CASA EDITRICE S. LAPI ' I 9 1 6

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ARTURO GALANTI

FONDAZIONE ISTITUTO GRAMSCI

BIBLIOTECA

L'ALBA IA nei suoi rapporti rnn la storia e con la ci viltà d'Italia

Estratto dalla Rassegna Storica .!e! Risorgimento Anno III - Maggio - Ago.»to 1916.

CITTÀ DI CASTELLO

CASA EDITRICE S. LAPI

' I 9 1 6

Colotn~ e

L'ALBANIA nei suoi rapporti con la storia e con la civiltà d'Italia 1

L'Albania non può gloriarsi, come le altre regioni adriatiche, <li aver conservato insigni monumenti artistici di civiltà tramon­tate, quantunque anche iu Albania Greci, Romani e Veneziani abbiano lasciate le impronte della civiltà e della cultura, di cui erano apportatori. Se non che dai primi secoli del Medio Evo in poi barbare genti fecero nelle contrade albanesi troppo lunga dimora, perchè dell'arte veneziana, romana e greca potessero rima­nervi vestigia veramente notevoli.

Nè d'altronde il progresso civile quivi raggiunsP., fatta ecce­zione per le città della costa o prossime alla costa, un alto grado, a causa della posizione e della configurazione geografica della. regione albanese, le quali invece hanno fatto sì che quivi potesse conservarsi in condizioni sociali, civili ed economiche quasi primi· ti ve un piccolo popolo di appena un milione e mezzo d'individui, ch'è oggi l'unico avanzo, specialmente dal punto di vista linguistico, di una vasta famiglia della stirpe indo-europea: la famiglia t>·aco­illirioa., che negli antichi tempi era diffusa sopra una gran parte della penisola oggi detta balcanica, e su ambedue le sponde del mare Adriatico, popolate più specialmente da genti del ramo illirico.

Infatti l'Albania occupa un punto appartato di codesta. peni­l:!Ola, fuori delle grandi vie fluviali e marittime d'Elll'opa, quan­tunque assai vicina, all'opposta riva dell'Italia. meridionale attra· verso al Oanale di Otranto.

In ogni sua parte linee e anelli di montagne, notevoli soprat­tutto per Ja moltiplicità, talora anche per l'altezza, dalJe eccelse

1 Da una Conferenza. tenuta in Roma il 4 maggio 1916.

'

P in parte ancora i11l'..;pJoratP Alpi allnrnc.~i settentrionali alle superbe

l'Ìrne dcl To111or, dal Tornor ai <'<rntrafforti :;ettt>utriouali <lei Pindo

e alle <.:a tene c:o;;ti('l'O <lc•ll' I•; piro. - J>iHorcs<'hi, ma clowiriati a11-

<'11'essi <lai monti c.;irco:Hanti, i ba1·i11i lacustri (ili Scutari, di 0<'ri<la,

<li Presha l'd altri 1lli11ori). .\11g11ste le v;illi nl'll' i11t<·r110: piìt ap<·rt1i v<•rso l' .\driatico,

spec:ialmente uùll' Alb:rnia cc•11tr;ill', 111a spesso inondate e d1wastate ila rapidi fiumi di piì1 o meno lircn• corso, e iu piìt luoglii palu·

<los1• e malarichl', co11 fn·qu1•11t1 :::ta~11i l' lagune. Xon i11freq111•11ti

d'altra parte i golti, Il' liaje, IP radt~: doude il fatto dw, s<'. un <JnalclH· raggio d' incivili1111•11to giunse ili tratto in tratto iu Albama,

esso venne :wmpn• dal rnan'. Dall' intl'l'llO ginnSl'l'O -;oltanto i bar­

bari 1lcva..;tatori. E dal 11iaH• tr.te origine altresì In rng'io1w per

cui, in ogni t1•t11po, 1:hi ehlw inten•ssi Jl(•Jl'Adriatieo do\'<'tte prima

o poi l'i\·olgt>rP la propria attrnzione ..;ugli S<'Hli alba11esi e sulla

adiaer11te i~ola di Corfìt. So11 lù In porte· 1h•ll' .\driatieo.

B 'I ui io potrPi i 11 ustra n· " c•o111111en tan· quanto ho :·wmpli<'<'

meutl' nffemwto, co111i11c·ia11do dal 1;i1lo1:lie la famiglia tn1co-ilffriN1

era antie:iment" rapp1·e:-;c•11lata nella n·gio111• nlliaiwse d:illl' harharu tribù illil'ic!te propria1111.mte 1kl11· (,\Ila .Alhania) e <lallc harhare

tl'iùtt e11irote (Epir·o o l>a:-58H .\lha11ia).

Potrei 1li111o~trarc· C'hP a11<:lrl' oggi gli ,l/lJ11,1csi (nome v<.•nuto in us<> lll'll'epoca hiza n ti ua) o S/, ipcta ,·i ( denon11 nazioue nazwna le) o

Àl'11<!1tti, Cllltlé li C:hJnlllallO i 'l'nrdii, :-.Ono divisi iu cluc gruppi

etnic·i: i (iftcyhi nell'alta, i 'J'o11chi 11Plla bassa Albania, r111elli a S(:'ttrntrione, questi a lll<'ZZ<Hl1 <l<'l fiume Sku111l1i: l' spiC'gan• c·onH'

e perchè si suol far<' rlisti11zio11e fra 1111a pie-cola .lllu111ia. tutta popo·

lata di soli allia1wi-;i, e 11mt yrn111fr .Lllw11ia. 11i Jù, <lai confini della

piccola, dove i villag~i e le fallliglie alba1wi-;i si tro\':tDO ac1·auto

e1l in:,;iem1· a, famiglie o \'illa:u~i <li naziornililù sC'rlia. bulgara, grPca t~ valaca, os:;ia rnmcna.

Potrei pure trat;l<~nPrmi Hnlle odierne triliìt alballl"·;i e piì1 spe·

cialmente sui maljsol'i o montanari (dalla parola 11111U. elle vuol dire montagna) dL·ll' Alùania :;ettentriouale: 11omo identico nel signi· ffrato a qnello nazionale ili skìpetari, deriv,tto 1lalla parola ski]I,. che :;ignitka roeeia.

Potrei ùescTivere le varie e J)ittorc·i·whe foggie di vc::-tirc, e le istituzioni; le usanze, le commetuclini addirittura primonliali degli

L'Albania nei suoi rapporti ('011 la storia, 1•c1·. 3

Skipetari, quali nel esempio la divisio11e in tribù cou uomì dinrsi, la vendetta del :-;angue trasmessa di generazione iu generazione, la legge consuet nclinaria detta Legge del/ci monta[Jnrt, at triùuita : un legislatore di nome Dukadgin, e i1 costume di andare <·o-.;tf "·

temente armati; e ragionare <lella mancanza di unità religi<·sa iu Albania, dominando in codesto paese tre diYeriw confessioni: la ?naoinettwia o musulmana. introdotta dalla conqui:-;ta turca, prcva

lente così nell'alta come nella bassa Alùania e in alcuni distretti

diffusa con carattere rli setta speciale, detta dei Bektasci j la cat· tolioa-l'ouw;ui, che risale ai primi secoli del Cristianesimo, ed è specialmente professata nel vilajet o proYincia di Scutari <lni fa.

mosi Jfirditi e clalla maggior parte ùelle tribù maljsore, e la greca­ortodo.~sa. che rimonta all'epoca bizantina per lo :-;cisma <l'Oriente, ed ha largo seguito nella bassa .Albania. tenendovi il :-;econùo posto.

E potrei in!ine discorrere clelle ricchezze naturali dell' .\.lùnnia, tatt:altro che trascurabili, se fossero abilmente sfruttate, mentre 1' indn:-;tria pastorale migrante è ancora ogr;i. come nei tempi prei storici, la risorsa economica fondamentale dell'Albania.

Ma su tutti questi argomenti non posso rlilungarmi, percbè mi preme di venire all'argomPnto essenziale di qw~sto mio scritto.

.A. tal fine cleubo piuttosto trattenermi lire,·emente. passando ,\Ha parte 1:>torica, sull'età antica e sulla medievale. Questi breYi cenni -;ono necessari pl'l' intendere sin dalle origini le ragioni per

cui, ai giorni nostri, si appuntano snll' A.lùania non 'iOltanto gli sguardi dell' Au1:>tria e delF Italia, ma anclw quelli delht Serbia, del )lontenegro, della Bulgaria e <lella Grecia.

Primi a1l ambire il predominio politico e commerciale snlle due opposte rive del Uanale di Otranto, alr ingre:,;::;o 1lell' Adriatico, furono nell'antichità per lo appnnto i Greci o Elle11i, clw fonda­rono sulle spiaggie 1lell' Italia meridionale, detta perciò .;llagnci Gl'eoici, numerose colonie marittime e sull'opposta sponda dell'Epiro e dell' Illirio fin 1lal YII sec. avanti Cristo altre e liorenti colonie: .A.mbraoia (oggi Arta) sul golfo tlello stesso nome al sucl clell'Epiro, Pando.~ia, Orioon, .Appollonia (d.on<le il nome della medi1•valc .A l'lona, oggi Valona, cbo non è sul posto dell'm1tica), Rpi<lauwo o Dyrra· chion, oggi Durazzo, e Antibarium (oggi Antii•r1ri) di fronte a Bari, donde il :;uo nome.

Prevalsero dapprima i Corinzi, fondatori altre~ì ùi Corcìra

4. A rtiun a a la 11 ti

(oggi Corfù) . Poi fu la volta dci Siracusani, propaggine d<'i Corinzi,

e infine dei 'rarentini, ln·op;iggiue degli Spartani. Con 'l'aranto \'en Hero a conflitto i H.omaui dopo lt· guerre sanniticlie, all'epoca <lei

Diadochi o 1:1ucccs1:1ori di Alessmulro, e in aiuto di 'raranto accorse Pirro, re dell'Epiro, un a11tico allnwuse, Il più famoso venturiero

dell'auticll ità, che mva110 spero cli clomi11aro di là e cli qua da,! Oanale di Otranto.

Vincitori di Pirro, i Ho111a11i aspirarono con maggior fortuna al dominio delle clue co1:1te adrwticl1c. Difatti, in i;eguito ad una

lunga e feroce guena fra Horna o i pirati illirici, ehe specialmento

si annidavano nelle i:-;ole e nei porti d(•lla frastagliata costiera dalmata, ma a vevauo a uche una de I le loro maggiori re1:1ide11ze a t>codra (oggi :-:lc:utari}, r Illirio B l'Epiro, vinti e soggiogati, fttl'OIIO

ndotti a provincie romane. nnl tem110 stesso in cui 1H·r le o-ue1Tc • I"'

mace1loniche era ri1lotta a provincia romana la )fae{'donia (a. l G8

a. C.). Da quel momento I' Adriatfro fil marn romano (11w1 e nostrn111), e colonie latine furono dt>dotte uell' I llirio e 11f'll'Bpiro, così come nella regione veneta, nel!' Istria l' nella Dalmazia. - A Brindisi

metteva cavo la famosa Via A71pia. Hulla sponda opposta ebbe principio per opera <ki Homalli la gra11d<· Via J<Jr11wtia, via mili· tare e legionaria anzitutto, ma :111<'hc c:ornweicialc. che mm·euclo da Apollonia e da Dinac:hio per <luP mmi che a ~lll certo punto si congiungevano, t-0ecaw lo iSca111 pa (oggi JiJlbwm111) ~ J.,ycn irlu {oggi Oorida),- 1·ontinua.v: virtualmente la via Appia attrnver:o.o hL :'llace· doni<! siuo a 'la8salonica (oggi Salonicco) :mll'Eg-eo, e attravrrso la 'l'nwia tino e Bisanzio (pi Ìt t arri i Costantinopoli) :;11 I Bo:; loro.

PrPsso il g-olfo <li Amuracia, in vista <lei promontorio cli Azio, testimone della grande battaglia navale vinta su Antonio l' Oleopatra da U. Gi 11lio Uesare Ottavi a 110, quc;;t i fondo. a }ll'q1t•tuo ricordo del glorioso fatto, nna colonia romana, Xicopoli (la cdtù della Yitto1·ia).

Dei teatri, delle tPrmc, delle COl'>trnz1oni marmoreP eh(' adorna· t·ono N"icopoli, oggi non rimaHgono che informi rovine. come cli

altre fiorent i città cpirote (Byllfa, Amantia, ecc.), Numer0se del reHto, ma incomplt~te e monche e sovente addi ­

rittura frammentarie 1->ono in Albania le reliquie dell'arte romana e della greca, con prevalcnz<L <lelle greclie nella bassa e delle romane nell'alta Alùania. 11 l\In;;co di propriel<l della famigJia Vlora a Valona non e gran cosa..

L'Albania lll'Ì !<UOt rappol'li con fo i;foria, ecc. 5

X ulla v'è in tutta F Albania che pos:sa anche lontanamente reg· gere al pa.ragone dell'Anfiteatro, del tempio cl' Augusto, dell' ÀrC'O <lei Sergi e rlolla Porta gemina di Pola, dei resti del palazzo di Diocleziano a Spalato, dei tesori raccolti nei mnsei di Trieste e

cl' Aquileia. Caduto l' Impero d'Occidente, l'Adriatico rimase dominio del·

l'Impero d'Oriente e fu mare bizantino, fi.nchè non sorse la potenza

di \enezia. Per altro di arte bizantina, salvo le cadenti mura di alcune

città e una ehiesuola trasformata in moschea dai 1'urchi a Valona.

non v'è traccia che meriti considerazione in .\..lbania. I primi irreparauili 1lanni alle costruzioni bizantirn·: come a

quelle dei Greci e dei Romani, recarono nella regione albanese dal VII secolo 1lell'E. Y. in poi le iucnrsioni dl•i Serhi e ùei Bul­

gari, 1011 ancora ci vili in quei tempi. Gli Zar Bulgari dominarono nella media e nella bassa ~\..lbania

durante i secoli IX e X. e Ocrida, ~ml lago omonimo, fn sede di una loro dinastia e tli un esarcato ortodosso; ma al principio del secolo Xl l'imperatore bizHutino Bai-lilio II: detto il B11lr1<woctono, ossia lo sterminatore dt~i Bulgari, abbattè r impero ili queg-li Zar e !'..Albania fn per esHi perrluta.

Più a lung·o signoreggiarono i Serbi uel\" .\lta Albania, e Scu­tari e Anti,·ari ad essi appartennero per molto tempo. Scutari fn pure setle talora di sovrani Serbi. L'Impero bizautiuo volg1~va intanto rapidanienfe alla decadenza e <:ii) indusse i re Xormanni di Sicilia, signori da poco tempo delr Italia meridionale, a spin­gere ~ml dediuare del st><:olo XI lo sguardo desioso <li lù dal <'.<lllale <li Otranto; ma in aiuto della deboli~ e vacillante signoria bizantina eoutro gli ass;ilti normanni vennero i Yeneziaui, allora ~?;ià padroni <lei porti istriani e da Imati. .\i ,~ eneziaui non poteva g·arbarc che una genk audace e pratica del mare, qual'era la nor· manna. riunisse sotto la, propria dominazione ](' opposte sponde dell'Albania e llclle Puglie, e l'impresa tentata e ritentata da i re Normanni cli 8idlia nei secoli XI e XII andò sempre a Yuoto.

All'incontro i Veneziani riuscirono finalmente a !)Orre il piede in .'.1.lbania e nelra<liacente bola di Corfì:l al i)rincipio del seeolo XIII, ìn conseguenza della I\~ Crociata; ma vennero spogliati pochi anni

dopo dei loro nuovi possessi albanesi <la un principe greco: despota,

(i Arturo Uf1la11ti

~--·------

ossia signore, di Ji}piro. Era questa nna signoria sorta aneh'essa per effetto delln IV Urncbta. - Piì1 tar<li, 1:1ucceduta in Sicilia alla signoria Normanna la Sveva, il bio11r70 e bello e di gentile aspetto .M:anfrédi ottenne dal <lespota del I' IOpiro ì\lichPle II la mano della figlia di lui Elena, e in clotc moltP cittù e terre albane::;i, tra cni Valona, Durazzo e nPll' interno TIPrnt .. mm l'anno 1 ~59. Le due Aponde del C'Hna le~ cli Olranto torna vano così aucora una volta sotto una sola signoria, che aveva Hecle i11 Ttnlia. Dagli Sv<·vi i 1wssessi albanesi passarono col n·ame di ~icilia agli Angioini, ai quali quasi tutti li tolse nel secolo successivo 1111 pote111e re serbo, già signor<' dell'Alta Albania, Stefano l>uscirrn il forte (1:~:3(; .1337), la cui sede

preforita era Pri::rend: una c:ittù della Orancl" Albania. Agli Angioini rimase per qualthe tempo la sola 1 >urazzo. da cui tr<lSSP il titolo un ramo <li C'Odesta clinastia. rim·lla cl( i I>ntlti <li IJnrazzo. c:he poi sedette sul trono cli "Xapoli al priucipio <1<·1 se<:. XY. L'ambizioso re faHlislao assunse persino in qnalc:l1c• <liploma il vano titolo cli « Re.e .tllbaniae ».

Intanto alla morte cli Stefano Dnscian avvenuta nel 1:357, l'in1-pero serbo si era spezza Lo iu molte i:;ig11orie; e signorie cliversC', <li origine albanese, sorsero pnre in Alhania, indipendenti da qualsiasi supremo dominio.

È questo nella storia rli C'o<les!a nar.ione un vero e proprio periodo ili anarchia fondale, eh<• durò quasi nn sec:olo " mezzo. Himonta a qnell'e1ioea la tristissima eouclizione in cui 'ivono tut­tora gli scarsi coltivatori <lei <:ampi nei latifondi albanesi (GUfik), cui oggi si clebbono aggiung·ero i Vacuf <l<•lle comnnita religiose musnlnrnne e i Bairak 1lelh· c•.omuuità montanare.

Ed ecco verso la flrn· 1lel S(wolo XT\T irn·ombere snlFAllrnnia la minaccia dei Turchi Ottomani~ c11P dall'Asia :Jiinore <·rano pas­sati in Europa e nel 1:~89 avevauo fhwcata irrevocabilmente la potenza. dei Serbi colla terrillile disfatta di Kossovo.

Alcuni dinasti alhanesi 1:1ollecitarono allora In protezione della Dominant<i, ossia di Venezia, che volgeY<t di nuovo le sue mire verso il littorale albanese per porvi 1>iecle 8tabilmente prima che i Turchi gingessero a impa<lronirsene; <'la Dominante accolse senza indugio la propizia offerta c·onc:edernloai sio·nori albanesi onori doni e M )

pensioni, stringendo tra le famiglie veneziane e albane:-;i matrimoni e parentadi, e ottenendo in <.'Ompenso cessioni di città e territori,

L'Albania nei sufJi rapporti con la storia. ecc. 7

Per siffatte cessioni V" enPzia entrò in possesso fra hL seconda metà clel Trecento e i primi anni del Quattrocento delle città cli Soutari, 1\.ntivari, Alessio, Durazzo, Valona e Preve~a .

Ma nonostante l'avve<lnt<>zza politica. la mo1lerazione e la sag­gezza del Governo Veneto, i Turchi finirono col prevalere in Albania, perchè erano milita,rmente i più forti e perchè a Venezia mancò linvocato !';Occorso dei principi cristiani d'Europa.

Dal canto suo la nazione albanese ebbe prima di soccombere nn invitto <'roe, Giorgio Castriota detto Scanderbeg, dinasta alba­nese, signore cli Croja.

Xon è qui il caso <li narrare le gesta eroiche del Oastriota, messo dagli altri dinasti a capo di una loro lega contro gli Otto­mani, iscritto dal Senato Veneto nel libro d'oro della nobiltà vene­ziana, vmcitore dei Tnrclii e dei loro sultani l\Iurad II e :L\Iaometto II in più <li trenta battaglie, in venticinque anni di guerra. fra il 1443 e il 1467.

Ricorderò soltanto chP la Serenissima, i papi Pio II e Paolo II, Alfonso il :L\Iagnanin.o e Ferdinando d'Aragona, re cli Napoli, lo eolmarono <li cloni e gli fornirono in diverse circostanze provvi­gioni e danari; che Paolo II l'accolse con grandi onori in una sua visita a H.oma: e che re Ferdinando lo chiamò con fortunato esito in soccorso contro il suo emulo Giovanni cl' Angiò e contro il celebrato capitano di ventura Giacomo Piccinino.

)Jorto Scanclerbeg il 17 gennaio 1467, :Jiaometto II, il conqui­statore di Costantinopoli, si accinse pure alla conquista delle città albanesi, tenute <lai Veneziani, che accennavano a voler raccogliere reredità del Castriota, e Alessio, Croja e Scutari catldero l'una dopo l'altra in potere dei Tnrchi. Scutari anzi sostenne due assedi; l'uno nel 147-!, l'altro nel 1418, e la prima e vittoriosa difesa per Antonio Lore<lan nell'anno 147 4 fn consacrata all'ammirazione dei posteri dal pennello di Paolo Veronese nel dipinto che adorna insieme all'1lpoteosi cli Yenezia. il ::;offitto della sala del Gran Con­

siglio nel palazzo dei dogi. Nel 1501 i Turchi assalirono e presero Durazzo; nel 1571 Anti­

vari e Dukigno. Valona fu perduta dalla Serenissima nel J 690. 1\Ia ciò nondimeno Venezia conservò costantemente il dominio rlel-1' Adriatico, perchè teneva solidamente l'Istria e la Dalmazia tino alle bocche cli Cattaro, perchè era tuttora in possesso di Corfa e

<\elle Isole ,Jouie e per meglio prolcgg-erlo aveva occupato nella bassa "\lbania liu dal seeolo XV But.rinto e Parga . .Xel 1668 s'im­possPssò anche tli Arta; e qtwsto sue <'Onquiste mantenne sino al fatale 'l'ratt.ato di Carnpoformw, :·w11za ehe la Spagna <lapprima uè poscia i Borboni di Napoli !'H~lla costa occiclentale, o i 'l'urchi Hnlla. costei orientale del lAdria tico si atteni assero mai a con trap· porle una valida concorTc·n;r,a politica o commerciale.

Oggidì della <lominazioue ,.<'net.a esistono in .Alhania numerose vestigia, ma non par·ng-onabili 11epp11n1 l'Sl'll' a quelle clell' Istria e della Dalmazia. Il v1·11eto leone s<:ol pit<1 sul!' ingresso principale 1lel Uastello Ro.~11/i1 di Smitari, ogg-i in rovina: traccie di strade o.~gi 1livennte mnlattierP, ro,·ine <li castelli e fortificazioni a1l Ale:;sio. a Valona, a Pn·vesa, ad .\rta: una torre di vedetta presso Blbassa n; avanzi <li altre costmzioni, di :·wnlture, <F iscrLdoui, e <li stemmi in parec1:lii lnog'hi; pi<'tole chiese trasformate tlai 'l'nrchi in mosdwt·, 11011 cl1e 1m po11te sul t<H'l'l'llt<' Kiri prm;so Sc11· tari, che talnni uc~.11to essere wmeziano, c1l 11110 ::ml fiumieello Arta i>resso Arta.

Del Hiinasci111ento 11css1111a traecia in .Albrmia: percbè pro1>rio nell'epoca <lei Hina-;cimcmto Hop1·a,·vt1 11111·1·0 1 'l'urchi. Un artista alhanes0: Antlrea A.lessi <la Durazzo. rlisccpolo tlello scultore dal-111ata Giorgio <la St•henico, ahharnlonì> per la presi>1tZ<! .!1•i 'l'nrchi il suo pae:::;c e laYorì> fuori cli !'.;:,;o i11 I>al111azia. a Sebenico. a :::3pa· lato, a<l Arb1'. a 'l'rau fra il 11-15 1• il 1 HiS. ' '

Bd orn. torniamo alla c:onqn1sta otto111a11a. Essa ebbe clnc inune­cliate conseguenze. Anzitutto la n 1 ligio1H' di ::\[aometto acquisto tra gli Albauesi allo stesso modo l'ltc tra i Serbi <lPlht Bosnia. nnmerosi proseliti. ~i con \"•~rti rono :i 1 F isln mismo spetia 1111Pnte i be!' o <linasti, e eonsegnentcmc11te i loro 'al'isalli, 1wr eonser\'Ul'l' sotto la prote;r,ione del ~nltano i l><'ni e i.1 potenza.

Altra conseguenza, fu l'esodo <li una parte degli Albanesi, .cominciato fin dal secolo X V, ìn Grecia e in Ctalia. .:\[a. imlle colonie albanesi del!' Italia meridionale<' della ~icilia (drca 70 vii· Jaggi) io non mi trattengo, pcl'chè oramai non v1è italiano colto d1e ne ignori l'esistenza <> I' in1portanza per le relazioni fra l'Italia (' lAlbania.

Quanto al regime politico e amministrativo elle i Sultani appli­carono iu Albania basti osservare, che i Sultani si contentarono

L'Albrrnia 11ei suoi rapporti cou la stona. ecc. 9

<li trarre da cocle:::1to paese quel tanto che le sue traùizioni canto­nali e feudali e la sua persistente tendenza all'autonomia permet­tevano cli trarne, sia con le imposte e coi balzelli, sia col senizi< militare. Questo venne limitato ai musulmani e alla difesa del p<lY:-;{.

con facoltà ai cristiani di liberarsene pagando una tassa di esenzione. Gli albenesi musulmani furono anche chiamati nella prima

metà del ::;ecolo XIX a costituire· Ja Guardia Imperiale, che fu detta perciò albcinese, dopo l'abolizione dei Giannizzeri; il che spianò a molti Skipetari la via per giungere agli uffici della Corte, alle alte cariche del Governo e agli alti gradi dell'Esercito.

Uontinuò inoltre in Albania quel regime feudale che i Turchi vi avevano trovato, giacchè i Sultani non credettero conveniente dare agli Skipetari un solo signore, che li reggesse a nome del Padiscià,, nrn preferirono affidare il governo delle quattro provincie o vilajet albanesi (&iaari, Uslrnb o Cossovo, Janirw e Jfonastir o Bitolici) e 1lelle loro circoscrizioni (Scingi<wctiti e J(azù) a bey o pasciù nazionali, anche ereditari, purchè musulmani.

Nè i bey, occupati soltanto ad allargare il più cù.e fos:;e pos­sibile i propri po15:::1essi, nè il Governo ottomano si curarono ma.i di cre<lre a vanta,ggio dell'Albania scnole, strade, ferrovie, istituzioni civili ed economiche di qualsiasi specie. - .llo.sehee, Ba.zar, Cimi­teri : ecco i :::>egni della presenza dei Tnrchi in AJbauia, i:;enza. vernna impronta di arte originale.

Fra i bey ereditari più ambiziosi quelli che salirono a maggior rinomanza furono nel secolo XVIII i Busciatli di Scutari e tra la fine del secolo X\III e i primi decenni del Xl.X: l'astuto e crudele Alì di Tepelcn, pascià di Janina, ricordato da Giorgio Byron nel Pelle­grinaggio del giovine Aroldo, ed ora amico: ora nemico della Fraucia e di Napoleone Bonaparte ai tempi del Direttorio e dell'Impero.

Eccoci così giunti all'epoca in cui il grantle Corso, dopo avere col trattato di Campoformio abbattuta la Hepubblica di Venezia e resa per breve tempo l'Austria padrona dell'Adriatico. divenuto Imperatore, si accorl$e dell'errore commesso e spogliò pei succes­sivi trattati la debellata casa d' Absburgo di quell'ambito possesso, e con la creazione del H.egno italico e del Governo delle Provincie Illiriche, dipendenti dall'Impero. e con l'insediamento ili re fran­cesi ~ul trono di ~apoli fece dell'Adriatico un dominio ;1ssolnta­mente italo-francetie: o per meglio dire lo rifece latino.

10 A l'/11ro <J11/c111li

---------ì\Ia fu breve o inellìcace dominio: perchè, caduto )I apoleone.

il Trattato di Vienna del 18l!'i restituiva a.li' .<l..ustria la signoria

dell'Adriatico da VenPzia alle Bocche cli Uattaro, e alla '11 urchìa assegnava il possesso d1 tut!~L la co::ita. alhanese. V JnghiltPrra si

contentò del Protettorato di Uorfo e clelle Isole .Jonie, occ:upate nel 181~. L'Austria vi si a(•contiu, percl1è qnello che aveva otte­

nuto era quanto ùi meglio potesse <lesiclerare: e perchè riguardo all' .Albania iwi 'l'rattati di Pas,.;arovitz: <li Belgrado e di Sistova, in seguito alle guet'l'l' cumbat.tule c:oi 'l'urclti nel secolo XVIII,

era riusci la a ottenere q nel prof ett ora lo dei cattolici nella regione albane:5e, che poi tauto lr- gio,·ù per eontrapporrc alla secolare

infiltrazione italiana la propria. Ah di Tepelen è pnre famoso per aver ::;uscitata e incoraggiata

la rivoluzione gTeca <lcl 18~1. Uelebruta è del pari la. generosa

partecipazione degli ~\.lhancHi del!' Epirn e della Grecia alle epiche lotLe per la greca iudipe11<lenza, altrettanto degna d' ricordo quanto

hL imrtecipazione <li non pochi italo-allrnnesi alle lotte per F indi­pendenza italiana. J'l: questo un I itolo di più che gli Ski1ietari pm;souo vautarc per il 1liritto alla propria indipendenza uel vro­JH'io p;1ese.

Do\eva infatti il l'.l<>eolo XIX: sacro alla prodamaziom· dcl J>rincipio <li ua.zionalitù, V<'der HorgPre nella penii-;ola balcanica, insieme alle altre questio11i nazionali, la g:rec:a. la rume11a, la. i;erha, la lrnlgara, anelie la questione albanese, e <loYevu sill:atla questione e..;8ere pres<L a cuore dall' ltalrn, risorta a nazione iu \'irtù <li quello ::itcs8o principio, e non dimentica dei suoi tradizionali intere:;:-;i nell'Adriatfro, creclitati <la lfonw e da Venezia.

Xon ere<lo nel'e!:i~mrio intrattenermi sulla trngica fine di Ali iii 'fepelen uel 1822 e sulle parziali inHnrrezioni albanesi tra il 18:30

e il 1860 contro il Goveruo ottomano, alcune delle quali in odio ai Ges1iiti, in:sediatiHi in Alliauia e specialmente a Scutari col favore de1l' Am;tria, accanto ai frances<·ani per la massima parte i tali<rni.

Siamo arrivati così a,J l81H e alla proclamazione del Hegno d'Italia. Se non che I' Halia non potè subito rivolgere la propria attenzione i;ulla "l'Onda orientalo <lell'.Aclriatico e sull'Albania, priva com'era persino di Venezia. .

Xel lSGù avemmo \renczia dalFAustria; ma la sventura di

L' Alba11irt 11ei suoi rapporti con la storia, ecc. l!

Lissa e la manc~Lta conquista delle co~te istriane e dalmate ritar­

darono per una lunga ::;erie di anni la speranza cli contrapporre efficacemente alla pol 1 tica adriatic~L dell' .Austria e persino della Grecia, cui l' Ing'hilterra aveva consegnate nel 18Gl le isole Jonie,

una politica italiana. :S el 18 7 5 scoppia va l' insurrezione cl ella Bosuia e dell' Erzego­

vina, e i maljsori albane8i stettero per la Turchia, percliè il prin­

cipe ~icola 1lel MontenegTo voleva sin <l'allora impadronirsi di Scutari, veccliia aspirazione dei guerrieri della Zernagora, in nome

del diritto storico rlella nazione serba. cli cui i montenegrini sono propaggine.

Xel 1877 ebbe principio una nnova guerra tra la Hussia, protet­

trice dei pop9li slavi, e la Turchia: e gli Skipetari sempre per ti­more delle aspirazioni serbe, dalla Russia favorite. combatterono ancora una \'Olta per il Sultano.

Qnesto atteggiamento fn necessariamente dannoso all' indipen­demm albanese, p•!rchè, essendo l'Albania rimasta fedele ai Turchi, venne sagrificata nel Trattato di Berlino dcl 1878, e brandelli di territorio albane8e furono destinati ad arrotondare il l\Iontenegro e la Serbia, nonchè la Grecia. La perdita più gra\'e per l'Albania fn quella dei porti di Antivari e cli Dulcigno e della città interna di Podgol'itza assegnate fra il primo e il secondo <'ongresso di Berlino (1878-1880) al ~Ionteneg;ro.

All'Au::;tri<L. merce il diritto riconosciutole di occupare e ammi­nistrare la Bosnia e la Erzegovina, di porre guarnigione, occ:orrendo, nel Sangiaccato cli Xovibazar, e di esercitare la polizia marittima sulla ra<la di Anti vari, dominata dalla nota vosizione di Spizza, venne aperta una nuova na facile e sicura per il trionfo della sua politica di penetrazione in Albania.

A questo punto si ridestò fieramente il sentimento nazionale degli Albanesi, CO'iÌ tra i Gheghi come fra i Tosehi, cosi tra i cri­stiani cattolici e ortodossi come tra i musulmani, così fra le tribù della montagna come tra gli abitanti delle città e della costa; e con straordinario entusiasmo. messi da parte i dissen:si e le riva­lità secolari, fo proclamata a Prizrend una Lega albanese per op­porsi con le armi alla consegua dei distretti albanesi. Allora, nono­stante il Memorandum diretto dalla Lega in data 13 giugno 1878 a Lord Heaconsfield, ministro e rappresentante di S. :\I. ht Regina.

Arturo Ualanti

Vittoria al Congresso, la Pol'ta otto11mna venne ohl>ligata dalla

Diplomazia europea a i11tervPnin• 11 a ridurre gli Albanesi all'oh·

1Je1lionza. A porre in rilievo quali foHst~ro fi n 1l'allora i sentimenti degli

Skipetari illuminati bastino 1111 articolo <lello Statuto 1lella I1{'ga e cl ne pantgrnfì del .lfeuw1·11.nrl 1wi a I1orù Bea<'onsfield.

Dice un articolo dt>llo Rt~Ltuto « f1a Lega albanese è cm;Lituita per la difosa e la riventlicazioni: tlt1I territorio nazionale ». Dico110 i cl ue articoli : « L' .All>auia, 1111 i ca nazione per razza, I ing-na, trad i·

zioue, 8toria e per tutti gli t'IPmenti costitutivi della icleulitcì nazionale, ha diritto tli Ps1-1en· costi! 11ita. cprnl'l·, come unico coq)11i e org«mizzata in forma 11nital'ia s11tto unic·o g-oYerno » . «Questo

governo cleve essere nazionale, sorgere dalle viscere sksse ile·! pae:se ed es8ere ::iottoposto a 1rna dinastia 11azio11ale ».

l°ìJ noto d'altronde che <lai t)ong-resso cli Bcrlillo i11 poi g-li A lba,nesi HOUo stati 111 eontinno <lttrito col govt>rno tureo, non ostante i favori, g·li onori e le lnHing·he ch<' il Sultano Jlabrlul­

Hamid prodigò a parec:cl11 di essi. Frequenti le minaece e µ;li -;coppi cli parziali insurrezioni. Fre­

cineuti i J[emoranr/11111 diretti al Sultano e purtroppo rima:;ti iua­l'!Coltati, mentre ::;i moltipliea\ano ì Comitati e le Socida per l'idea o pel' la cultura nazionale, soprattutto foOl'i del!' ~\llmnia, tra gli Albane:si sparsi pel mondo, P pnhhli<'<tzioni patriottiche e giornali, anche in lingua albanese, usciva110 a Costantinopoli, a :-:>olia, a 'l'rh· · ste. a Homa, a ~apoli, a B11karest. a Bruxelles, in Francia: in Inghilterra, iu Amenea, clovunqtw insomma allmnesi intellettuali si preoc·cnpa\·ano d<>i clirit ti della nazioue :;kipetara e chiede\'ano scuole albanesi, ::1tra1h•, f't•1Tovie e iniziative economi1·he in ..:\lba­nia. t~ :,,i adopernva110 con s11('<:t>ssn a l'l'eare f1negli eletìienti di nazionalità che faceYano ancora diretto, quali nna lingua letterHria, una grammatica e Ulla scrittura comuni ai Gheg11i e ai Toschi, :ii mnsulmani e ai cristia 1i <'attoli<·i e ortodossi, nonchè una ll'tl1·· ratura nlbanese di carattere non P~clnsivament<J popolare, qual'el'a 1llwlla dei molti e bellissimi eant i nazionali, g·iù da tempo co11osci11ti e raccolti.

Intanto 1lelle infolici condizioni doll' Albania approti tta va I' Au· stria per la 8lla politica cli <·spansione verso Oriente in compeni-:o dei roves<'i snbìti in Occidente, moltiplicando in Albania snorl' l

J f

f.,' Albania nei xuoi rapporti con la .~loria, ccc.

preti in buona parte reclutati nella Croazia e a Zagabria, prebende

a vescovi e a. parroci, scuole elementari e tecniche, e istituendo, specialmente nell'alta Albania, borse di studio per gl' istituti mecli e per le Universit<'t della Cisleitana, ospedali, uffici eonsolari e po­

stali, agenzie commerciali, linee cli navigazione e versino istituti

bancari. Altrettanto tentava la Grecia nell'Epiro eoi mezzi ad essa con­

sentiti: con::iolati e vicecon::iolati; vescovati ortoclossi con preti pro­pri, scuole e chiese ortodosse.

Sorgevano pure in Albania scuole serbe e bulgare e persino

rumene. Di siffatto lavorio: e specialmente delle manovre dell'Austria

non poteva rimanere inconsapevole e noncurante rrtalia; ma bi­sogna giungere per quanto riguarda l'azione governativa a Fran­cesco Urispi, perchè s'inizi il tentativo di contrapporre alla propa­ganda austriaca ed ellenica in Albania una efficace operosita italiana, quivi imlnbbiamente favorita da secolari tradizioni di cultura e di civiltù,. ~on era, com'è ancora la lingua italiana tra le lingue letterarie d'Europa la più conosciuta in quei paesi? ::N'on doveva lAustria usare la lingua italiana per l'insegnamento nelle sue scuole?

FranceR<'O Crispi. di ciò non ignaro. anche perchè egli era un italo-albanese tli Sicilia e vagheggiava larghi disegni di grandezza italica, fondant in .Albania negli anni 1888-89 le scuole italiane cli Scutari. Durazzo, Yalona e Prevesa, purtroppo ristrette, nel 1891, dopo la prima caduta 1lel Crispi: alla sola Scutari llal Governo di Antonio Di Hudinì.

)la la bufera Hu1liniana ebbe un termine: le scuole elementari di Valona e di Durazzo vennero più tardi riaperte e a partire dal 189G, per il matrimonio del principe di Napoli Vittorio Ema­nuele con la prineipessa Elenn, del ì\Iontenegro parve che l'Italia meditasse di penetrare pacificamente in .Albania attraverso la Mon­tagna nera. Donde, ma non prima per altro del 1906, la creazione della Compa[Jnia. di Antivari, la costruzione e l'nso 1lel nuovo porto di codesta cittù e della fetTOYia Antivari-Virl>azar sul lago di Scu­ta1·i, l'impresa <li navigazione del lago e la Rcgìa dei tabacchi

affidata agli italiani. Se non che questa vi<l indiretta non ri81ùtava così rapida e

11 ..Jl"/11ro f)ala11t1

va11tagg-iosa, co1110 si i:nt spel'ato. Oncl'è che a qualche nomo po­litico italiano parve oppo1·tmw nwditare altre vie.

I 11lanto fin <lai rn!l'i, tlopo la g·ucrra greco-turca del I SH6, era

stato con chi nso u11 accordo fra ht H11ssia e l'Austria per le que-

1:1! ioni al bancse e nrnecdone. O<·co1TO\'a q uill(li dare a/li da mente agi' Hai i ani, elle i nia 11Pggi d(•ll' A ustl'ia non miravano a crea.rn iu Allmni<t tali condizioni politiche, da togliere all'It~tlia qualsiasi <liiitto di rinnovare o rafforzare iu quei luoghi le sue trarlizioni ili opei·usitù int1·llettuale etl eco110111il'a.

(~nesto allidamcmto lo diede per la prima rolta nel 1900 al Parlamento italiauo il .\Iinistro Emilio Viscontl-~eno/:ita, nelle se­<lnta 1lel 1 o dicernure: co111uniea11c10 che il GoYerno anstro-unga­rko e l'ìtaliauo anwauo giù avuta oecasioue di considerare i loro l'l'l'Ìproci interessi sulle coste ottomaue dell'Aclriatico, e di rico-11oscere elie tali interessi avevano la propria tutela nel rispetto e llt'lla c1111servazione 1lello slatu quo.

l:3ognirono a u1·e\'e tlit;tanza di tem1io i viaggi iu AllJania o gli arti<'oli del deputato eonLe Francesco Uuicciardini uella Nuova .Antologia ( LHOl) e clel d('putaLo marchese Antonino Di ~:mgiu­

liano nel Giornale d'Italia (HHI~). (~trni <luo valentuomini procla­marono con saggia tlist:rezìone nella pubblica, stampa il diritto na­zi male clegli Alba1rnsi, la loro g;iusta a:spirazione all'autonomi;t e il clon•re clell'ltalia di non permettere mai, che una forte potenza marittinrn s'insediasse sugli scali albanesi e specialmente a Valona, clPlla eui importanza strategica e navale oggi non Y'è italiauo ebe non sia persuaso. Al Di Hau Uinliauo parve altresì opportuuo af­ft•rmare, elle codesto programma potesse e dovesse eonciliarsi con un leale ateordo tra l'Italia e lAustria Ungheria, e pitt tanli. sa­i i to al potere, a questa iclea conformò. come tra poeo vedremo, i propri atti.

Intanto cli nna copio~a letteratura irnll'All.>ania aveva, gia comin-1·iato ad arricchin;i anclie il nostro paese, a imitazione di qnanto sin da,l principio clel see. Xl X, dopo il Pouqneville, messo da 'Na­poleone Bonaparte ai fianchi di 4\lì di Tepelen, venivano faeentlo consoli, \"ia~·gi~Ltori, o serittori frauccsi, inglesi, te1leschi, austriaci, serbi e greci.

Gli studi italiani crebbero continnameute ili numero e <l'impor­tanza dal 1900 in poi.

/;'Albania nei s11oi rnpp11réi co11 la .~furia. li<'c. 15

.Nel 1!)01 scri::;i:;i io pure un modestissimo libro sull'Albania/ e mi permetto cli ricordarlo, percllè lo composi per incarico del Mi­nistero degli Esteri, essendo ::\-Iinistro Giulio Prinetti, ad uso degli AlbaneHi elle avessero studiata la lingua italiana nelle nostre scuole d'Albania, alle quali allora si volgevano nuovamente le cure del Governo italiano e della Direzione Generale delle Scuole all'estero, affidata al prof. Angelo Scalabrini.

E proprio <li HJOl appartiene un'altra importante discussione, svoltasi in akunc• sedute del Parlamento italiano nd mei:ie di giu­gno sulla <1nestione albanese. Parlarono intorno a code8tO argomento parecchi autorevoli deputati. Rispose il }Iinistro Prinetti riferendo le parole pronunciate tlal visconti-Venosta nella seduta del 18 di­cembre 1900 e confermanclo i concetti in esse contenuti.

Lo stesso anno, nel XII Congresso della Dante Alighieri. a Verona. veniva approvato all'unanimità un savio e patriottico or­dine del giorno sni doveri del Governo italiano in Albania, pro­posto con apposita relazione a nome del Consiglio Centrale della Dante dal conte Douato Sanminiatelli.

X e~ maggio dell'anno appresso ( l902) la discussione tornò in campo alla Uamera e il )Iinistro Prinetti diede nuove a1::1sicurazioni.

Per farla breve la questione albanese fu dibattuta frequente­mente aneli<.· negli anni successivi fino al 1911 nel Parlamento italiano, o i ministri del tempo, Tommaso Tittoni e Antonino Di San Giuliano, ripetutamente affermarono. elle l'Austria e l'Italia si erano messe e rimanevano d'accordo per conservare lo statu quo

Albania e riconoseere reciprocamente gl'interes~i elle in essa l'una e l'altra avevauo.

Forte di questi diritti. ribaditi dalla intesa diretta fra l'Italia e la H.nssia a Racconigi (ottobre 1909): il Governo italiano è .-enuto facendo effettivamente per l'Albania e nell'Albania del 1900 al 1911 qualche cosa di pratico e di utile: riordinamento del Collegio italo albanese di San Demetrio a Corone in Calabria e dell'Isti­tuto orientale di Napoli, scuole diverse in Albania, governative e su s1::1idia te, borse di studio, istituti cli beneficenza, uffici consolari e post~1li, frequenti relazioni di Consoli al }linistero degli Affari Esteri, servizi marittimi, agenzie commerciali, istituti di credito, aumento degli scambi.

1 L' ..:1.lba11ia. Notizie geografiche, etnografiche e storiche. Roma. Società

Editrice Dante Aliglieri, 1901.

lii A r/11ro Oalor1!1

Dal cauto loro gl'italo·alhauesi continuavano la propaganih~

letteraria e politica da molto tempo iniziata a favore <lei fratelli

dell'altra sponda, e fra il 190:3, !:' il 1901 costituivano il Vonsi!Jlio Al­banese eol noto programma « U. 1 lbanin agli illlHuiesi » atliclundone la presiclonza, al gern1ralt~ RiceioW OaribaMi, il quale ebbe a dire « L<i

Musa de[Jli Albanesi è lci nostra» cosl coL11<~ il padre suo a ve va <ll'tto, rispondendo nel JK66 a una lettera della Principessa rnme110-alba­nese Elena Ghika (JJoru rl' Istria). « l1a causa degli Albanesi è la mia».

Proprio dentro qtwll'epoca. ucg·Ji anni 1H03 e 1904; il Sultano Habclul Ilamid ::;'induceva a 1mpo1Te agli ~\lbanesi un progetto ili

riforma pt-r la :i\Ian·<lonia e per I' Alùania, uato ii11 dal l 90:! per

un nnovo accordo anstrn·rnsso, l'ornllario •li qnello sopra ricordato del 18~7.

){a ag-li . \.Jbancsi quel progetto UOll viae<1ue, percliè le rifonue per l' .Alùania non dovevano seeoudo loro essere identicl1e a quelle per la )faePclonia, e pereltè i vilnjet alùanesi erano ridotti a chw soltanto (Scutari e Janina), eo11siderando quelli di ::\Iouastir e ili

Uskuh come parti integrali della :\Iacedonia. Gli Skipetari vole­vano la Oranrle Skiperia oi:;sin la Crande _\llrnnia e in questa com­

pren<l<:>vano i vilajet cli ì\Iouastir e di Ui:;lrnb C' pen;ino nna parte del vilajet di Salonicco.

Di qui le insnnezioni del pPriodo 1!}03- l!lo.;, che vennero sof­focate nel saugue . . i\Ia le riforme 11011 fnrono applicate.

E tanto meno piacqtH•ro agli .\lbanesi le riforme iileate dal nuovo Governo dei Gioocuti Turchi, al cui trionfo gli ::)kipetarì ave\a110 eilicaeemente courriùuito daudo il primo impulso alla ri­voluzione del J 908 con una lorn insurrezione, allord1è ebbero visto che quel Governo e il Comitato Un io11e e Progresso, elle lo ispi­rava, miravano uou a fa,vorire le HillJOle nazionalità: nrn a Hotto­ruetterlo tutte all'assoluta egemonia della nazionalità ottomana ..

Di qui nuove insurrez ioni nel periodo 1909-1911, elle nel J !H 1 vennero J>LU' sem pre duramente represse, mentre iu quello st.esi:;o anno a vea priuci pio la nostra guerra con la Turchia per 'l'ri poli.

Ogni no:-;trn relazione con l' Al ha uia s'intèrruppe per quella guena. Si. chiusero le scuole e gli •ullìci coni;olari e postali. Ces­sarono gli scambi intellettnal i e mercm1tili; e ognuno ricorda eo­m'ebbe termine per il minaccioso iute1Tento del la diplomazia austriaca l'ardita impresa navale meditata dal Duca tlcgli Abruzzi

...

J).A//,a11ia •1ci suoi rapporti con la storia, i:r,.. 17

contro lo navi tnrche ancorate a Prue.rn; sulla costa albanese

(29 settembre l 911). .A.Ila lor volta gli Skipetari. pur essendo istati sopraffatti

nol 1911, erano riusciti nell'agosto <lel 1912, in seguito a un loro vittorioso ingresso in Uskub, a strappare al Governo dei Gio>ani

Tnrcbi la promessa cli speciali conces·iioni. quando a troncare ogni speranza rli prnuta esecuzione delle concessioni merlesime HOprag­.,.i nnse nell'ottobre clel 1912 la guerra tra la Turchia e la Qna-i:i

drnplice Balcauic:a (~erhia, ì\IontenegTo, Hrecia e Unlgaria), proprio nel momento in cui l' ltalia~ iu seguito alla Pace di Losanna (18 ot­tobre 1 D l~), riaprint in .Albania le sue scuole e aecingevasi a riallacciare con la reg-ionc albaaese nuovi e piit salcli rapporti in­tt-llettnali e1l economici. i~ qui opportuno ricordare chP nel marzo

J !H 2 fu pure rinnova t-0 anticipatamente il 'l'ra tt:ito <le! la 'fri plice Alleanza; di ~·nisa ehe per l'accordo fra l'Italia e l"Austria si potè

poi giungere persino a stabilire, che in qualunque impresa di pub­hlica utilità 1lall'uno dei 1lue Stati iniziata in Albania l'altro avesse

dil'itto agli utili 1wlla misura del 50 °,'0 •

Scoppiava intanto, come ho già detto. la guerra tra la Lega

ùalcanie~i e la 'f'urchia, e a proposito 1lella Lega balcanica si è rimprovC'rato agli Albanesi di non averla favorita. :'Ila gli Alba­Hesi in verita llOll ::;i ÌJatterOUO <]Uesta volta per hl 'l'urel11a con

molta devozione. 1 :\Ill'fliti e i )Ialj.:'ori fraternizzarono dapprin­cipio coi .\Iontenegrini, climcntic.mrlo i \'Cechi rancori. e nella bat­

t.iglia ili Kmnauovo (·ontro i Serbi ahl>.m1lonarono le posizioni loro affidate. ~Intarono atteggiamento: e1l era (la aspettarl:lelo, per Fa~­se<lio posto cla1 :'lfontenegrini a Scntari. che Xicola Petrovich; prochrnrn tosi re nèl Hll O. voleva, com(' nel 1~7 5: ri\·endkare alla

nazione serba. Come pot.t1va uo d'n ltron<le gli 8ki petari f'a vori t'e la L(•ga, se il

vero proposito di ciascuno degli alleati em <]nello <li vestirsi deUe spoglie tlell'.Albania e di annullare per sempre la nazione albanese·}

I Serbi occuparono infatti i vil~jet di Monastir e di Uskub e la vera e propria Albania sino ai porti <li S. Giovanni di )Jcdua e cli Duraz:r,o salutando con entusiastiche grida il mare agognato. I :Jiontenegrini espugnarono Scntari e inv<lsero altri distretti alba­nesi. I Greci assediarono e pre::1Pro Janina e di lù ;:;i a rnnzarono tino acl Elbassan e a Berat minacciando Valona.

1~ À/'/uro Oa/anfi

He non che ~trbitre ilello sorti e dell'assetto definitivo dcli' Al­bania dovevano essero le potenze che avevano firmato il Trattato ili Berlino, e l'An::;tria <' l'Italia infcr<•s:-mte o risolute, l'una a escln­cl<'ro i Serbi e i ì\fonteueg-rini cla Scutari e dall'alta Albania, l'altra i Greci da Valona e clall'Epiro settonLrionale, trornnclosi, come si i~

viF1to, <l'accordo anche su altl'i punti, facilmente R'intesero per ill­clurre le altre grandi Pot<'nzo <'lll'Opce a non permettere l'ingiusto smembramento e a crn·tr<' pini.tosto 1111 principato albanese indi­pendente, nel quale l'atti\1 ità c~ommcreiale e politica dei <lne Stati potesse svolg·ersi cli conserva e con c~g11nli \'antaggi.

E questo <~ ciò che avvenne prr la pace di Bukarest (10 ago­sto 1913) e por la Conferemrn di IJ01ulra tra il 191;3 e il HIH, dopo elle la Serbia o la Grecia si furono accapigliate fieramente con la Bulgaria per la spartizione delle spoglie, rialz~mdo con le loro discordie le fìorti dell'Impero ottomano e ponendo le Grandi Potenze <l'Bnropa in condizione <li assidersi arhi tre asso] u to fra i contendenti.

I Montenegrini vennero allora obbligati a rinunziare a Scutari pur conserva,rnlo lpek1 Dia,cova, Prizrend e altri (lisi-retti allmnN;i : i Rerbi ad abbandonare S. Giovanni cli \Ieclna e Durazzo pur con ~ servando Prhlltina, U sknb. Ocrida e Monastir; i Greci a ritirari-d ùall'Epiro settentrionale pur conservando .Janina. Fnrouo riser­bati a una Commissione speciale gli studi per una clelimitazione <lefinitiva <h,i confini clell' Albania mel'idionale. Scutari venne o<:­cupata clalll' milizit:' <li cinc1ue grandi Potenze. Si astenne <lell' iu­tervento soltanto la Russia, secolare protettrice <lel mondo slavo.

. È necess;trio aggiungere che l'Italia e l' .Austria nel loro atteg­giamento, che servi di norma alle altre Potenze, non erano egual mente lea.li. L'Italia rimaneva fedele alla sua politica trndizional<•, tantoche li San Giuliano potè m·eclere di a vere assicurato il trionfo delle ideo già. adombrate ~nl Giornale cl' Italia nel 1902. L' .Austria invcsce, co1:1tantemcnte a.vversa, ~~ll'a.utononiia albanese, ne era cli­veunta fantrice, vedremo trn 11oco con quanta lealtà, sohmiente allorcbè si fu annesHe la Bosnia e l'Erzegovina rinunziando ai diritti di esercitare la polizia marittima, sulla rada di Antivari e di occupare in caso di necossit~ì il Sangiaccato di Novihazar (ottohre. 1908), e piì:t che mai allorchè i Serbi e i Greci ebbero battuti i B ul­gari nella secon<la fase della g-nerra balcanica (giugno-agosto 191;;

1

[,'Albania nei suoi rapporti con la storia, ecc. 19

A questo punto la vastità <lella materia non mi consente di approfondire le cause di siffatti ayvenimenti e di aggiungere a quanto ho sin qui raccontato la minuta narrazione di tanti epi­sodi, gli uni pilt ina.rtesi degli altri, che in que::;ti ultimi anni, a partire dal 1914, si sono succeduti in Albania con rapidità, turbi­nosa. Non po;;so c~he mpidamente accennarli, non essendo ancora in assoluto e documentato dominio della storia.

La costitnzione <li un Governo provvisorio a Valona, di cui fu messo a capo durante la Conferenza di Londra Jsmail Kemal bey, governatore nominale clella bassa Albania; la proclamazione di un Governo autonomo in Argirocastro e Coritza e la formazione nel­rEpiro settentrionale di batta{llioni saori1 favorita dalla Grecia in conflitto con i veri Albanesi; il contegno amichevole che assunse verso le deliberazioni delle Potenze europe<> Essaà pasci<Ì Toptani, bey di Tirana, lo strenuo <lifensore di Scutari contro i :Montenegrini, arbitro <lell' ..Albania centrale; il movimento favorevole a Prenk Bib Dada, principe dei :'\Iinliti. nel!' Albani a settentrionale: i sei mesi di regno; dal marzo al settembre 1914, cli Gnglielmo Principe di vVied, capitano degli Ulani del Kaiser, nepote della regina Eli­sabetta <li Rnmania (Carmen Sylva), scelto dalla cliplomazia europea, su propm-;ta <lello zio Carlo di Hohenzollern re dci Rumeni d'ac­cordo con la Germania, nel solito inesamibile monclo dinastico te­desco, e invitato in ..i.lbania da una Commissione di Skipetari, sottomessi alla Yolontà 1lelle grandi Potenze, recatasi apposta a Nellwier7, a\·en1lo a capo Essad pascià, il 22 febbraio HH.J:; l'arrivo a Durazzo e la proclamazione del nuovo Principe (Jlbrct ) dello Stato albanese (7 1:3 marzo), assistito dai rappresentanti della <lnplice influenza austriaca e italiana, console Bnrcllherger e capitano Ca­stoldi, e dalla Oo11wii.ssione di controllo, ente tutorio internazionale, e protetto da una Gendarmeria indigena comandata da ufficiali olandesi, ligi all'Austria; l'inaspettato bombardamento della casa di Essa,d pascià, Uinistro della guerra. per suggestione degli agenti austriaci (19 maggio), strnmenti di una politica slenl<.1, cbe tale era sempre stata nascostamente e fale ora apertamente si frrn­lava; lei coragg;io~;a condotta del :Jiinistro d' lbtlia barone .Aliotti e degli altri italiani per la S<llvezza di Essad; il Princip<~ assediato nella sna capitale dai ribelli albanesi musnlmani ('.?3 maggio) e costretto a rifngiarsi sulla nostra mffe Jiisurata. rwr avere mala-

~o .4. r/11ro (J11[a11ll

men te inaugurato il SLlO governo piegando dapprima ver:;o i mmml· man i, poi verso i cattolici a1lescati e ra~girat i dall'Austria subdola e infida, e sopratutto per avere pen uesso che ::;i attentasse alla vita di Essad; la re::;ipisce11za e il ritol'llo del princ_•1pe al Konak j i l lic<'nziamento del nostrn <·ap. Oastol<li; l'arresto dell'italo-a.lba· Hesl' colonnello Municchio, ingi11:-1tamente accmmto cl i fellonht (C> giu· 0110) e le fallite trnttati\'e cl i paee coi ribelli: la seeoncla fuga l'"' ~

(:{ ::;ett. 19H) e il clefinitivo Ì!nbareo sulla no:->tra nave Mis11rnta ciel principe Guglielmo I e della stia <·onsorle ~olia, abbanrlonatì 1lal· l' Au~tria, responsabili' <lella loro balorda politi('a.

Di poco anteriore •~ra ~tata la trag«~<lia di SerajeYo, o:-.~ia l'Pc· cidio 1lt•Ila Coppia arci<l1wale erede clell' Impero austnHrngal'ico (:.!13 giugno 191-1), donlle I' irn111nnc conflitto europeo, provocato dagli l mperi el'ntrnli e iniziato dall'Austria 1;011 la 11ichiarazione di guerra alla Serbia (:!9 lug-lio 1!11·1).

Seguono 11ello stl'sso anno Ul 1-1, per immccliato effetto della nuova gt11•1Ta, la oc1:upazio11c di Spizza da parto dci i\lontenegTi11i, il b~n11· h<mlc1111e11to della cittù e dcl porto l' eons<'guentemen1c 1legli .:;ta­hili111e11ti italiani <li ... \nti\•ari <·0111piuto da 1rn\·i austriaf'l1<·, la fuga sovra1·1·!m11aUl del l'rinci pc cli \Vierl. il ritorno cl Pi Berhi vi tt orio:-ii ndl'alta AlhaHia, tlei 7llo11l1·11egTi11i ~111 1'arabosd1 P<l a ~1·11tari,

ahharnlon:1t .• 1 1lallP milizie i11tPrnazionali tin <lai prineipio delle osti· lìtù, dei Gret:i 1wll'I~piro sette11trio11.11l', e di eonsPguenza, per sa\·ia preoccupazione. lo sbarco rlcf/li Itriliani 11 \Taluna.

X1· la fontasmagoria qui si arresta, giacehe dopo l'e11trat:1 in guerra dell' Italia (:.!-! maggio 1 !115), 1lopo l'aclesionc dei Bulgari alla. lega tede:-;co-anstro-tun·a, 1lopo la 1lid1iarazione ili gm'tTa delJ.1 Bulgaria <llla berbia (ottohre l!ll.)), :ibl>iamo tra la tinc dt>l lfll.') e i iirimi mesi <lc•l 19lli i Bulgari a :'lfoua:;tir, a Ocricla, a Blua:ssan. a Berat e qtrn8i in \'ista cli Valona. gli AustTiaci alla, rioccupazione cl i Spizza o alla eonquista <lella S1,ruia, del T1ovcen, tli Oettigne, di Scutari, di Alessio, cli Oroia, <li Timna c> 11i Dn· razzo : Dnrnzzo, dove Essa<! pasci<ì era tornato con 8000 armati e1l ern stato proclamato capo <lei Governo pron·h·wrio dal ~enato albanese nell'ottoùre <lel l!H l; Durazzo, <love gl' Italiani si cou­giunsero aù Bssacl nel 1915 per salvare dall'accerchiamento le re­lic1uie delFesercito serbo e proteggerne l' imbarco alla volta di Corfù.

Oggi Essad ha dov nto al>han<l onare la patria, per il ritiro de·

L ' ..t1 lbania nei suoi rapporl i con la storia, ccc. 21

gl' Italiani da Durazzo e il loro concentramento a Valona, e per gl' intrigb i dell'Austria e della Turchia, che riuscirono ad aizzargli contro momentaneament<' con false accuse anche una parte dei mu·

snlmani albanesi, mentre l'esercito serbo. ricostituito e rinsanguato, è riuscito per opera della marina anglo-francese e italiana a tra· sfer irsi da Uorflt a Salonicco in attesa della riscossa.

I Bulgari clal canto loro, incerti dell'avvenire, esitano ad avan· zarsi così verso Salonicco come verso Valona, 1 quantunque abbiano fatto trapelare, per quel che si buccinava alcuni mesi or sono, che avrebbero pronto un re di loro fiducia per lo stato cli Alba· nia, cioè il principe Cirillo, secondogenito dello zar Ferdinando di

Coburgo. La Grecia alla sua volta ha dovuto il 17 marzo 1916 rispon­

dere a un energico memoriale dei Governi ùella Quadruplice In­tesa e confermare che l'occupazione dcli' Epiro settentrionale ha carattere tempora.neo, come riferì al Parlamento italiano nel suo u ltimo discor~o il ministro Sonnino. Di annessione durevole non è

lecito parlare :'lenza il consenso 1lelle Potenze, e la Grecia nulla ha fatto sinora per ottenere siffatto consenso. Tutt'altro!

Infine la. nazione serba. che per l'invasione austro-bulgara ha perclnto non solo le sne conquiste in .Albania, ma anche i propri territori, li ria vrù. certamente e potrà pure ottenere su qualche punto <lelle ag·ognate rive dell'Adriatico e più specialmente V6rso l'interno <lella penisola balcanica il meritato compenso per i guai eroicamente sofferti; a spese per altro non dell'Albania, ma del· l'Austria, il tmi :-;og·uo ili prendersi 'lell'Albania ciò che le convenga e di restaurare sn quel che resti il governo del Principe di \Vied, deve andare e andr<ì sicuramente in fumo.

Oio posto, agli Skipetari che :fino a ieri erano rimasti quasi sbalorditi dal turbinio degli avvenimenti, sempre contrari alle loro legittime a.spirazioni, ogg·i debbono arridere nuove speranze, in quanto che i Governi della nostra Q.uaclruplice, illuminati dalla

' Questo io dissi nella mia conferenza lo scorso maggio. Oggi sappiamo che le ostilità sono incominci:tte a Salonicco e che la offensh·a iniziata dal· !"esercito degli Alleati al centro procede cou piò. efficacia dell'offensiva t enta.ta dai Bulgari alle ali invadendo in parte il territorio greco! Oggi sappiamo che i Bulgari hanno anche da pensare a far fronte a un nuovo nemico, la Rumenia. <.;i trovano oggi nel campo d'azione di Salonicco anche delle milizie italiane. Vi s i t r ova. Eesad pascià.

~I rl11ro 011/1111/i •

esperienza e liberi dalle perfiile pressioni au'>.tro-teileschc, s' iuclur­

ranno forMe <1 riconoscere <l't>ssern stati ingiusti verso l'Albania uella

Uoul"erenza di Louclrn tkl 1913-l ·1 nou meno che nel 'frattato di Berlino <ll'l 187S, e 1·i«ostit11iranno prolmhilme11te nel futul'o Uoa­

g-rei:;so lo Stato alhane:-;c entro pi ìt g-i 11st i confini, e conRPntira1mo

tl10 la rrnzione Skipctarn Hi scelga da· 1-:lC stA·Rsa il proprio gov<'rno,

cl1e potrù essere 'lllello ili nu prirl!'.ipe mui:;ttlmano o cristiano, pu1-cht~ albanese, qnantnnque iu vcritù i pretendenti più o meno pla­

tonici, piìt o meno albanesi, oltre il tedesco <:he fece così mesc:hhm

prov<t, sieuo stati finora anche trop11i; nè io mi curerò di ricordarli. \!tra cornliziow! necessaria per costituire un regno albanese,

dopo lct ~avia scelta 1lel prineipt·, sarebhe quella di ordinan· ti nuo\'o Stato ~rnlla hasl' di un larg-o <leet>ntramento amministrativo

1·on autonomie locali opport11natamente studiate e applicate.

Un 8iffatto or1lin:rn1euto risponrh·rl'bhe alle traùizioni auto110

miste, cantonali e f<•tulnli clcll'Alli<tuia e gioverebbe a conciliare più facilmente tra loro Ulteghi e '!'oschi, musulmani e cristiani 1·.attolici e ortodossi, hey e popolo: al>itnnti della roRta o <l<>lle mo11-

tag·110, i cui dissen"li furono malang'11rata111e11te rinfocolati <lai fittizi

accordi internazionali e <lall'insauo governo <lel Principi' cli \Vied.

Un siffatto ordimtmento potrebbe persino porre gli .\lhauesi nelht

1:on<lizione tli fare a meno di nu principe, ove non riuscissero a rnetter:;i <l'accordo sulla scelt '•: nel quel caso le Potenze 1lelF In­teRa, assn111e1Hlo la proti ;done <le!F Albania, potrebbero creare un

nuovo <·11fe tntorio in luogo <lolla OommisRione i11ternazio11ale di

controllo, seomparsa col Principe di \Vie11. Primo obbligo di codesto nuovo ente tutorio dovrebbe essere <]nello ili procurare agli Alba

nesi i mezzi di cui abhiHog-nano per avviarsi con sicura coscienza snl la stra1la 1lel progresHo economico, sociale e civile.

:Xon si dica ad ogni mo<lo che µ;li Alhanetii sono indegni delhL libertà e dell' indi peulleuza o i 1111na turi ver ottenerla e giovarsen<:, come altri popoli se ne giovarouo ottenenilola, quantunque non si llOtesserù dire asHolutamente preparati a tanto beneficio. Tutti coloro che llanno Rcritto libri ecl opuscoli snll' Albania in Italia e in Inghilterra, alcuni notissimi ::>crittori francesi. eome acl e::;. l'ex mi· nistrn Uanotaux, qualche tccle::;co e tutta l'Albania intellettuale

hanno prote::itato o pl'Otestano contro codesta ingiusta e ingenerosa. affernazioue.

,

U [/{11(11it1 •nei JillOi ropporli con lo storia, cc«. 23

Uome la peusi m proposito il nostro Governo trova.si chiara­

mente espresso iu queste memorabili paro!<·, pronunziate dal nostro

ministro clcgli e!'5teri Sidney Sonnino clinanzi al Parlamento italiano

nella seduta tlel 1° ùic. 1915: « Ha importanza grandissima per

l'Italia il mantenimento dell'indipendenza del popolo albanese, la

cni spitca,ta e antica nazionalità fu invano. per ~copi intE>ressati.

discussa e negata». Vil'e apprornzioni} aggiunge il testo utlieiale

,fol discorso. Occorre inliue per la salvezza 1lell' ~\lbania che gl' Imperi centrali

sieno umiliati: e~ la Qna<lrnplice consegna piena Yittol'ia. }fa <li ciò

ne:;8uno di noi può dubitare. Ce ne assicur.1 il n1Jore <lei combat­

t1·nti per la civiltà e per la libertù: per la giustizia, e per il 1tiritto.

Ce ne .issicura la concorclia che stringe alfine insieme indissolu­òilnwnte le nazioni a<li>renti al Patto di Londra. Ce ne assiennrno

le forze e le risorse sempre crescenti; di cui esse 1lispongono.

V'è pui una '>\><'l':t11za ehe sopra tutte Jp altre c·i sorri<le: la spe­

ranza che riponiamo sui nostri soldati trincerati a Vnlona. Essi,

come g-1' Ingle"ìi e i l"rancesi trincerati a Salonicco, stanno <li già al­l'avanguar11ia per la lotta. suprema che gli ~\lleat.i si accingono a

soi:;tenere insiemE> ai Serbi nella penisola baleanica per il suo de­

finitirn assetto politico. 1

In codesto assetto a noi debbono premere molto le sorti 4Jel-

1' ~\lbaui:1, e F.\.lbania !le\'e vivere iwr il proprio diritto. per la propria e per la nostra fortuna!

1 Qnesto io dissi nella mia Conferenza l•> scorso maggio. :\oJl maggio non erano ancora sbarcati a. Salonicco Russi e ltali:111i, nè erano co111inciate le osti­lità, nè era scesa in campo la Rmncnia, nè gl' Italiani anva.no valicato la Vojnssa, nè occupato Porto Palermo e la cima del Kalarat nella bassa Albania.. 1\Ia il voto cla me espresso nel maggio i·iceve da questi fatti preliminari singo­

l:n·e conferma, giacchè oggi non è da escludere che gl' Italiani da soli o col-1' appoggio <fogli Alleati possano con,·ergere verso l'Epiro settentrionale mo,·eudo contempornncauwnte <1a Salonicco e da. Valona. Se alla lor Yolta gli Alleati (Serhi, Francesi, Inglesi e Rnssi) Yorranno giungere a Belgrado, dovranno prima occu1iare ~Ionastir cd Uskub, e i Bulgari verranno così obbligati a riti­rarsi, e gli Austriaci saranno costretti ad abbandonare il 11onteneg-ro e l'Alta Albania, dove già si manifesta la tendenza alla insurrezione, per correre alla.

ùifesa delle loro vecchie frontiere e della Bo~nia.