Gramsci e Labriola. Saggio

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Cercare Il materialismo storico di Federico Engels di Mondolfo in cui c’è un attacco al «materialismo ingenuo» di Labriola, influenzato dalla nefasta influenza di Engels, e inserirlo qui nell’argomentazione. Dividi il testo in § Gramsci e Labriola Teoria della storia e filosofia politica in Gramsci attraverso un confronto col marxismo di Antonio Labriola Ogniqualvolta si parli di Gramsci non si può dimenticare la natura letteraria particolarissima dei Quaderni del carcere, il loro carattere aperto, di riflessioni e annotazioni intorno a dei progetti di ricerca, in cui sono definite e precisate, a partire dal 1929 nel corso degli anni in carcere, le nozioni portanti del pensiero maturo del politico sardo. Si viene a costituire in questo modo un insieme complesso di teorie, forse non in tutto armonizzabili a sistema, nonostante esse si richiamino e siano quasi aspetti l’una dell’altra (egemonia, società civile, blocco storico, guerra di posizione ecc.) nel tentativo di raggiungere una concezione unitaria della realtà storica e sociale fino a definire una specifica filosofia politica, la filosofia della praxis. Esclusa la maldisposta osservazione crociana che i Quaderni costituiscano solo una congerie di abbozzi, interrogativi, congetture spesso infondate, prive di pensiero sintetico 1 , resta aperta la discussione se queste teorie non permettano sempre una risposta univoca 2 , oppure se la «breve nota», l’«appunto rapido» rimandino «di continuo a una fondamentale unità d’orientamento» 3 , resta vero che, per comprendere meglio la teoria gramsciana della società e 1 Cfr. B. Croce, titolo, «Quaderni della Critica» 10 (1948), pp. 78-79. 2 È la posizione di Perry Anderson, che ha sostenuto che i Quaderni del carcere contengono «una teoria non univoca, frammentaria, che per intrinseche ragioni dava adito a discrepanze e incoerenze» (P. Anderson, Ambiguità di Gramsci [ma il titolo originale è The Antinomies of Antonio Gramsci ], tr. it. di I. Pedroni, Bari, Laterza, 1978, pp. 134-135). Per la sua evidente acrimonia, non è il caso di accostare a questo giudizio di Anderson quello della recensione crociana a Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce sui «Quaderni della ‘Critica’» (10, marzo 1948), tutto centrato sulla sconclusionatezza dei Quaderni del carcere. 3 Cfr. E. Garin, Gramsci nella cultura italiana, in AA.VV., Studi gramsciani. Atti del convegno tenuto a Roma nei giorni 11-12 gennaio 1958, Roma, Editori Riuniti, 1958, p. 401. Cfr. anche Id., Gramsci nella cultura italiana. Appunti , ivi, pp. 5-6, in cui si osserva la «costanza evidente di temi» di un’opera frammentaria nella forma espressiva, ma singolarmente unitaria nella costanza delle precise domande e nell’approfondimento delle risposte. 1

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In apertura di un suo saggio su Labriola e Gramsci Nicola Badaloni scriveva che la comprensione del capitalismo, il motivo fondamentale nei fondatori del materialismo storico, sarebbe passata in secondo piano con Labriola e Gramsci, verso la prospettiva

Cercare Il materialismo storico di Federico Engels di Mondolfo in cui c un attacco al materialismo ingenuo di Labriola, influenzato dalla nefasta influenza di Engels, e inserirlo qui nellargomentazione.Dividi il testo in Gramsci e Labriola

Teoria della storia e filosofia politica in Gramsci attraverso un confronto col marxismo di Antonio Labriola

Ogniqualvolta si parli di Gramsci non si pu dimenticare la natura letteraria particolarissima dei Quaderni del carcere, il loro carattere aperto, di riflessioni e annotazioni intorno a dei progetti di ricerca, in cui sono definite e precisate, a partire dal 1929 nel corso degli anni in carcere, le nozioni portanti del pensiero maturo del politico sardo. Si viene a costituire in questo modo un insieme complesso di teorie, forse non in tutto armonizzabili a sistema, nonostante esse si richiamino e siano quasi aspetti luna dellaltra (egemonia, societ civile, blocco storico, guerra di posizione ecc.) nel tentativo di raggiungere una concezione unitaria della realt storica e sociale fino a definire una specifica filosofia politica, la filosofia della praxis. Esclusa la maldisposta osservazione crociana che i Quaderni costituiscano solo una congerie di abbozzi, interrogativi, congetture spesso infondate, prive di pensiero sintetico, resta aperta la discussione se queste teorie non permettano sempre una risposta univoca, oppure se la breve nota, lappunto rapido rimandino di continuo a una fondamentale unit dorientamento, resta vero che, per comprendere meglio la teoria gramsciana della societ e della storia, necessario risalire anche agli scritti precedenti il carcere e fare riferimento agli elementi della formazione intellettuale gramsciana. Nella sua forma matura, infatti, il pensiero di Gramsci conserva decisivi aspetti di continuit con la produzione giovanile degli anni del Grido del Popolo, dellAvanti! e dellOrdine Nuovo.

Trattare di Labriola e Gramsci richiederebbe preliminarmente la messa a fuoco del ruolo svolto da Croce e Gentile, la valutazione della loro mediazione nellappropriazione o nellassimilazione, o, meglio ancora, nella riproposizione, del pensiero di Labriola da parte di Gramsci nei Quaderni del carcere. E molto pi di questo, andrebbe valutata ancora la natura dellinfluenza esercitata dal pensiero dei due neoidealisti italiani (congiuntamente a quello di altre posizioni idealistiche, specialmente quelle di Sorel, Bergson e del pragmatismo) nella genesi della concezione gramsciana della storia e della sua specifica appropriazione della teoria della storia marxista. Non si pu dimenticare che, per quanto riguarda innanzitutto Croce, pur con tutte le critiche rivolte da Gramsci alla filosofia crociana per il suo carattere ed il suo intento reazionario e che si collocano fondamentalmente nel contesto della teoria gramsciana degli intellettuali e tenuto conto anche del netto giudizio dei Quaderni sullazione crociana volta allo smantellamento e allaccomodamento del materialismo storico al fine di renderlo inoffensivo, Gramsci riterr sempre che con la filosofia di Benedetto Croce: stato mutato lindirizzo e il metodo del pensiero, stata costruita una nuova concezione del mondo che ha superato il cattolicismo e ogni altra religione mitologica, e con questa di Croce non potendoci essere una Riforma religiosa di massa, per le condizioni moderne della civilt, si verificata la sola Riforma storicamente possibile. Croce sar allora considerato come colui che pi di tutti gli altri intellettuali del suo tempo si assunto lonere di completare legemonia culturale risorgimentale in una nuova e non meno critica fase storica. E nei Quaderni del carcere si argomenter che la filosofia della praxis deve per ci stesso costituirsi attraverso la critica-superamento del crocianesimo, com accaduto per il marxismo rispetto a Hegel, e, inoltre, che il momento etico-politico crociano nella storia deve essere mantenuto per quanto, in s insufficiente, esso debba essere integrato. Se si leggono i testi del giovane Gramsci, ancor prima dei Quaderni del carcere, non si pu non comprendere che stata proprio la liquidazione crociana del materialismo storico come scienza, e con ci stesso come concezione integrale della realt, una delle premesse assimilate e mantenute da Gramsci, che proprio su questa base e non su una rilettura di Marx tenter la ricostruzione di una concezione integrale della realt. certo che Gramsci interpreta le categorie neoidealistiche con cui leggeva Marx come effetti del marxismo che reagiscono positivamente sulla fonte, schiodando Marx dal Pantheon positivista e riformista in cui la cultura socialista lo aveva collocato. Per diventava poi difficile per Gramsci rispogliare Marx dalle complesse e articolate sovrapposizioni idealistiche per poi rileggerlo senza il filtro delle nozioni di coscienza, volont, vita ecc., nonostante la genuinit del tentativo di riappropriarsi del pensiero di Marx svolto soprattutto in carcere.Per quanto riguarda Gentile, il filosofo italiano che pi in questi ultimi anni abbia prodotto nel campo del pensiero, non si pu dimenticare lattualismo marxista del giovane Gramsci, la cui presenza anche nei Quaderni del carcere devessere presa seriamente in considerazione, come si vedr pi avanti. Per quanto riguarda, infine, Sorel, com noto, una variante della tesi coscienzialista dellimmediata efficacia politica del mito sociale come creazione immaginaria centrale in molti passi di grande peso teorico dei Quaderni; e, seppure riformulata secondo delle diverse esigenze teorico-pratiche, anche in Gramsci, sulla scorta del francese, la nozione di corso storico diventa eminentemente soggettiva, sottoposta alle esigenze della pratica. Tanto che Croce, Gentile, e anche Sorel, non potranno essere lasciati da parte neanche qui, ove si discute dei marxismi di Labriola e Gramsci, se vero che Gramsci sarebbe da includersi, come suggeriva Sebastiano Timpanaro, tra i marxisti (con lui il giovane Lukcs e Korsch) che si erano illusi che la rinascita idealistica potesse agire da tonico rivoluzionario contro il gradualismo e il parlamentarismo della Seconda Internazionale, tra quelli che vissero con alta temperatura morale questa illusione, che solo Lenin in quellepoca non condivise.

Del resto, non solo il marxismo di Gramsci passato attraverso Croce e Gentile, ma tutto il marxismo italiano passato attraverso il neoidealismo, che ne ha determinato lo specifico carattere nazionale, almeno per buona parte del secolo scorso. Gramsci accetta del resto come acquisito questo nuovo carattere idealistico del comunismo: Il comunismo critico non ha niente di comune col positivismo filosofico, metafisica e mistica dellEvoluzione e della Natura. Il marxismo si fonda sullidealismo filosofico []. Lidealismo filosofico una dottrina dellessere e della conoscenza, secondo la quale questi due concetti si identificano e la realt ci che si conosce teoricamente, il nostro io stesso. Che Marx abbia introdotto nelle sue opere elementi positivistici non meraviglia e si spiega: Marx non era un filosofo di professione, e qualche volta dormicchiava anchegli. Il certo che lessenziale della sua dottrina in dipendenza dellidealismo filosofico e che nello sviluppo ulteriore di questa filosofia la corrente ideale in cui il movimento proletario e socialista confluisce in aderenza storica. Si pensi del resto alluso grande che i socialisti fanno della parola coscienza, coscienza di classe, coscienza socialista e proletaria; implicita in questo linguaggio la concezione filosofica che si solo quando si conosce, si ha coscienza del proprio essere: un operaio proletario quando sa di essere tale e opera e pensa secondo questo suo sapere; e daltro lato mostra di avere consapevolezza della mediazione compiuta dalla filosofia idealista: Il marxismo stato un momento della cultura moderna: in una certa misura ne ha determinato e fecondato alcune correnti [] esso ha avuto per tramite la filosofia idealista, ci che ai marxisti legati essenzialmente alla particolare corrente di cultura dellultimo quarto del secolo scorso (positivismo, scientismo) pare un controsenso. Nella seconda versione di questo brano, che del 1933-1934, oltre a sostituire allespressione marxismo lespressione filosofia della praxis, Gramsci scrive che la combinazione filosofica pi rilevante avvenuta tra la filosofia della praxis e diverse tendenze idealistiche, e questo gli ortodossi legati al positivismo e allo scientismo di fine Ottocento non potevano comprenderlo.

Laccostamento che si tenta qui tra Labriola e Gramsci vorrebbe servire non ad una caratterizzazione esteriore della presenza dei temi del primo nel secondo, ma ad indicare delle possibili differenti impostazioni teoriche di fondo, volte, soprattutto, ad illustrare alcuni elementi della genesi intellettuale della teoria politica e del marxismo gramsciani.

I passi pi interessanti di Gramsci su Labriola si trovano nei Quaderni del carcere. Negli scritti precedenti scarseggiano dei riferimenti significativi. Limpressione che si ha, leggendo i Quaderni del carcere, che Gramsci senta lesigenza di rileggere i Saggi di Labriola, ritenendo che su alcuni punti potrebbe trovare delle indicazioni importanti. A parte infatti Da un secolo allaltro, Labriola non ha con s i Saggi e li deve ricordare a memoria. Vi sono critiche a Labriola e anche giudizi estremamente positivi. Nel giudizio di Gramsci sul marxismo della sua epoca, vi una lucida comprensione della peculiarit, anzi delleccezionalit della posizione di Labriola. Nel 1930 e questo giudizio ripetuto in una seconda versione nel 1932-1933 a Labriola viene riconosciuto il merito di essere stato il solo che abbia cercato di dare una base scientifica al materialismo storico, affermando che la filosofia del marxismo contenuta nel marxismo stesso. Labriola cio estraneo alle due correnti della tradizione dominante, che sono: 1) quella rappresentata da Plekhanov, il materialismo volgare, caratterizzata dal metodo positivistico classico e da scarso valore speculativo; 2) quella opposta, creata dallesistenza della prima, e cio il collegamento del marxismo col kantismo; nella seconda versione del brano, questa tendenza chiamata ortodossa, ed consistita nel collegare la filosofia della prassi al kantismo o ad altre tendenze filosofiche non positivistiche e materialistiche.

Questo giudizio sembrerebbe rivelare in Gramsci lesigenza o leffettiva vicinanza teorica rispetto a Labriola. Certo rivela in Gramsci una visione lucida e corretta della peculiare collocazione labriolana allepoca della crisi del marxismo. Infatti, a cavallo tra i due secoli, Labriola occupa una posizione del tutto particolare ed isolata tra i teorici marxisti, mentre le correnti dominanti sono appunto quella ortodossa del Partito socialdemocratico con Kautsky e del materialismo monistico di Plekhanov, a cui si contrappongono i teorici della crisi del marxismo, che si valgono in effetti del neokantismo, e, pi in generale, dellidealismo posto come sostegno filosofico esterno al marxismo stesso. Quindi, Gramsci vede con chiarezza lesistenza di queste due opposte tendenze marxiste come prevalenti, e la strada autonoma e solitaria battuta da Labriola.

In un altro passo, allargato il quadro interpretativo in cui viene collocata la posizione labriolana da rimettere in circolazione, perch si considera il marxismo come fenomeno culturale e non solo come forma teorica, nella dialettica tra cultura popolare e cultura alta, e cos enunciato il proposito di studiare la doppia revisione a cui andato soggetto il marxismo: e cio, da un lato, la presenza esplicita ed implicita del materialismo storico nelle filosofie idealistiche (Croce, Sorel, Bergson, i pragmatisti), e, dallaltro, la revisione operata dal marxismo ufficiale, con la sua ricerca di una filosofia che contenga il marxismo, sia questa cercata nelle derivazioni moderne del materialismo filosofico o in correnti idealistiche come il kantismo. Si pu notare come qui Gramsci ritenga entrambi i tipi di marxismo, sia quello ufficiale che quello della crisi, come rifacentesi ad una filosofia esterna, esplicitando, per il marxismo ufficiale, ci che nel brano precedente era indicato soltanto come adozione di un metodo positivistico, privo di capacit speculativa. Rispetto a questo quadro, comunque, del tutto autonoma appare la posizione di Labriola, per il quale il marxismo una filosofia indipendente e originale, che va continuata e sviluppata.

Gramsci si pone anche quella che poi diventer la vexata quaestio della scarsa fortuna della teoria di Labriola nella pubblicistica socialdemocratica, e ricollega ci al carattere non popolare della filosofia della praxis di Labriola; risponde cio alludendo a quel passo di Rosa Luxemburg da Ristagno e progresso nel marxismo, in cui si osservava che se il terzo volume del Capitale completava la critica marxiana al capitalismo dal punto di vista teorico, esso non serviva, tuttavia, dal punto di vista della pratica politica della classe operaia, a cui bastava il primo volume, che spiega scientificamente il sorgere del plusvalore, cio lo sfruttamento, e la tendenza alla trasformazione della societ in senso socialista attraverso la socializzazione del processo di produzione. In fasi pi avanzate, scriveva la Luxemburg, occorre tornare, in quanto movimento di lotta socialista, ad attingere alla riserva concettuale marxiana.

Questa fase storica pi avanzata sembra qui ormai sopraggiunta per Gramsci, se vero che, dopo un iniziale periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, in cui tutto linteresse si concentra immediatamente sui problemi di tattica politica, occorre passare ad elaborare le concezioni pi generali, le armi pi raffinate e decisive. Questo perch esiste un nuovo tipo di Stato e allora occorre pensare il problema di una nuova civilt; nella seconda versione: Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente lesigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cio un nuovo tipo di societ e quindi lesigenza di elaborare i concetti pi universali, le armi ideologiche pi raffinate e decisive. Ed qui che Gramsci ripete che Labriola deve essere rimesso in circolazione, e la sua impostazione del problema filosofico deve essere fatta predominare. Questa una lotta per la cultura superiore, la parte positiva della lotta culturale per e verso il nuovo tipo di Stato, che, nella seconda versione, chiamata una forma moderna e attuale [data] allumanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato.

Questi i contesti fondamentali in cui compare lesigenza della ripresa di Labriola nei Quaderni del carcere. Tuttavia, con lacutezza del giudizio di Gramsci, e con la sua indicazione della necessit di rifarsi a Labriola e alla sua nozione di filosofia della praxis (che Gramsci ritiene per evidentemente essere in Labriola teoria ancora lacunosa e quindi da svilupparsi e perfezionarsi), la questione della valutazione della reale sintonia delle posizioni di Labriola e Gramsci, anche su punti specifici, resta aperta. Gli accostamenti fatti generalmente dai commentatori tra le posizioni di Gramsci e quelle di Labriola hanno comunemente un carattere assai generico e vago, e si fondano sulla ripresa da parte del politico sardo dellidea labriolana di unautonomia della filosofia marxista, oppure sul compito, che sarebbe ad essi comune (o per il quale Gramsci trarrebbe ispirazione da Labriola), di applicare e adattare il marxismo allinterno della cultura italiana. Va ricordato che il pensiero di Labriola non sembra essere stato presente nella formazione intellettuale di Gramsci: negli scritti anteriori al 1926 sembra ignorarlo del tutto e quando lo menziona (due o tre volte), come se non lo avesse neppure sfogliato.Appare certa, in via preliminare, una considerazione di Cesare Luporini, condotta tenendo a mente la specificit del percorso teorico-politico di Gramsci e delle problematiche teoriche presenti nei Quaderni del carcere: difficile distinguere quanto ci fu di derivazione diretta da Labriola (probabilmente non molto); quanto di successivo recupero, a partire da esperienze compiute nella lotta politica e ideale (e dunque, fatalmente, nei limiti di queste esperienze), e quanto di un riaffioramento oggettivo, in circostanze storiche profondamente mutate, di irrisolti problemi della societ italiana e delle classi lavoratrici in essa. In qualunque modo possa essere definito il rapporto Labriola-Gramsci, esso presuppone una discontinuit e una interruzione. Luporini si esprimeva contro la continuit della pretesa linea Spaventa-De Sanctis-Labriola-Gramsci, caratteristica di tutto un dibattito aperto con larticolo del 1954 di Togliatti, Per una giusta comprensione del pensiero di Labriola che tendeva ad avvicinare Gramsci a Labriola presentando e costruendo unimmagine di Gramsci come erede e coronamento della tradizione intellettuale progressista nazionale. Linea, questa da Spaventa a Gramsci via Labriola, definita improbabile e la cui origine da considerarsi senzaltro pi politica che filosofica. in effetti in questa discontinuit ed interruzione cui accenna Luporini che avviene lappropriazione gramsciana del marxismo, e dello stesso concetto di filosofia della praxis, diffuso anche da Gentile un filosofo la cui influenza sulla generazione di Gramsci certo immensamente maggiore di quella di Labriola con la sua opera su Marx del 1899. Si pu certo convenire che una frattura tra Gramsci e Labriola avvenga grazie alla ripresa gramsciana della teoria dellimperialismo di matrice leniniana, che fa superare a Gramsci il punto morto cui era giunta, allinizio del secolo, lindagine politica di Antonio Labriola, per in Gramsci la teoria leninista si innest sulle premesse di ascendenza revisionistica e idealistica in cui si form il suo pensiero.Dal momento che motivo centrale della critica gramsciana al marxismo (anche a quello di Marx) quello di essersi legato al positivismo e al naturalismo, laddove solo nellidealismo esso avrebbe la sua genesi (Hegel) e la sua vera cifra filosofica, opportuno vedere in primo luogo la questione del materialismo. Si tratta di una critica storico-filosofica, che in Gramsci avr dei potenti effetti sullanalisi politica, come si vedr. Si detto in questo senso che il marxismo italiano (almeno fino a Della Volpe, e includendo in questo giudizio Labriola, Mondolfo, Gramsci) accomunato da un carattere negativo, ma importante per la sua ricorrenza: il marxismo italiano stato impegnato in una lotta serrata e ininterrotta contro lo spettro del materialismo. Lo stesso Mondolfo richiama la filosofia della prassi di Labriola come una concezione originale e autonoma della realt e della storia, che respingerebbe sia la metafisica materialista sia quella dellidealismo. Salvo poi non accettare frasi come lautocritica delle cose stesse, bollando loggettivismo labrioliano come fatalismo deterministico. Come si pone dunque la questione del materialismo del marxismo nei Saggi sul materialismo storico? In una frase sovente citata, Labriola scrive che la filosofia della praxis il midollo del materialismo storico. Questa la filosofia immanente alle cose su cui filosofeggia. Essa la fine tanto di ogni forma di idealismo quanto del materialismo naturalistico. E non, si badi bene, del materialismo tout court. Ma la ragione che Labriola d della fine del materialismo naturalistico nella filosofia della praxis che esso non considera il carattere storico della stessa natura fisica, una posizione che ricorda quella marxiana delle Tesi su Feuerbach e dellIdeologia tedesca, in quella parte del primo capitolo in cui criticato Feuerbach. Il materialismo storico filosofia della prassi come nuova scienza, in continuit con la scienza borghese, non identificabile con la scientificit positivistica ed evoluzionistica, che per non negata in quanto tale, come nella epistemologia idealistica di Croce, ma semplicemente considerata come non applicabile direttamente alla storia.

Dunque, una svalutazione del concetto di materia per il materialismo storico, oltre che in Croce, Gramsci laveva certo trovata nei Saggi sul materialismo storico, ove Labriola dice che la parola materia segno o ricordo di metafisica escogitazione o espressione dellultimo sostrato ipotetico della esperienza naturalistica, ed essa non spiega perci nulla del mondo storico e sociale, che non pi fisica, chimica o biologia, ma un altro terreno, che ha altre leggi, il terreno artificiale formatosi prima di essa sul quale la storia comincia. Labriola nega che il materialismo storico sia semplicemente il materialismo filosofico + la storia, e riconosce invece la natura del materialismo storico attraverso la sua genesi, ponendo la formazione del pensiero marxiano allinterno come suo coronamento della linea genetica del pensiero socialista. Infatti, la nuova dottrina nata nel campo di battaglia del comunismo [] suppone lapparizione del proletariato moderno su larena politica; e poi: se piace di andar cercando le premesse della creazione dottrinale di Marx e di Engels, non baster di fermarsi a quelli che diconsi precursori del socialismo fino a Saint-Simon e pi in l, n ai filosofi e segnatamente ad Hegel, n agli economisti, che avean dichiarata la anatomia della societ che produce le merci: bisogna risalire a dirittura a tutta la formazione della societ moderna, e poi da ultimo trionfalmente dichiarare, che la teoria un plagio delle cose che spiega. Perch, in verit, i precursori effettivi della nuova dottrina furono i fatti della storia moderna, che diventata cos perspicua e rivelatrice di se stessa, da che si oper in Inghilterra la grande rivoluzione industriale della fine del secolo scorso, e in Francia avvenne quella gran dilacerazione sociale che tutti sanno; le quali cose, mutatis mutandis, si son poi andate riproducendo, in varia combinazione e in forme pi miti, in tutto il mondo civile. E che altro , in fondo, il pensiero, se non il cosciente e sistematico completamento dellesperienza. In ci si palesa un oggettivismo della teoria, mai abbandonato, quello del metodo genetico che affonda e vincola le ideazioni, ideologiche e scientifiche, alle condizioni storiche. Qui Labriola pone in secondo piano la spiegazione intra-culturale, cio le determinazioni disciplinari (del pensiero filosofico ed economico) che stanno allorigine della teoria di Marx, per considerare invece questultima come il risultato perspicuo dello stesso movimento storico, in cui la filosofia della praxis appare come lesito necessario di un processo che si fa finalmente chiaro a se stesso, si trasforma in conoscenza oggettiva e scientifica, nella misura in cui si prepara nella misura in cui nella stessa formazione sociale capitalista maturano le condizioni ad un rivolgimento socialista. Almeno nei primi due Saggi le cose si presentano in generale in questi termini. Escluso il materialismo come riferimento metafisico necessario distanziamento dal marxismo positivistico della Seconda Internazionale, il cui esponente pi caratteristico Plekhanov , resta il rimando ad una concezione genetica in cui la centralit delleconomico non significhi il suo isolamento come fattore economico a s e attraverso cui si debba pensare lunit della storia. Labriola si rif direttamente per spiegare e chiarire alla concezione marxiana ed engelsiana, di cui pure avverte la perfettibilit, sia nel senso di una sua applicazione ai vari campi del sapere (ed in primis a quello storico), in larga misura inedita e intentata, sia nel senso della riformulazione di alcuni concetti generali della teoria (si veda, per esempio, lesigenza di spiegazione, al di l delle formulazioni datene da Marx ed Engels, delle nozioni di struttura e sovrastruttura).

In Labriola la polemica contro il materialismo volgare e linsistenza sulla seconda natura o terreno artificiale non escludono ma riaffermano pi propriamente la continua determinazione naturale da parte delluomo. Siamo perci lontani da quella considerazione tutta culturalista che si presenta sovente nei Quaderni del carcere, secondo cui il materialismo bassa concezione popolare, la questione ontologica intorno al materialismo posta come inattingibile, e lesigenza oggettivistica ad essa connessa relativizzata nel divenire del fare umano. Si pu ipotizzare che lapparente agnosticismo di Gramsci in merito alla questione ontologica sia, naturalmente, esso stesso una scelta ontologica, di cui si trova la radice nel pensiero giovanile: Nella storia una verit non vale tanto in se stessa, quanto per gli effetti che provoca, e per gli uomini o le associazioni di uomini che la propagano. La sua efficienza condizionata dal modo di produzione della ricchezza e dalla concretezza di pensiero degli uomini. Unideologia si afferma o cade nelloblio, ma proporzionalmente al suo valore filosofico e umano, ma proporzionalmente alla ricettivit delle condizioni storiche del tempo in cui lideologia venne concepita e diffusa. Questo storicismo risente di echi pragmatistici, la questione della verit risolta sic et simpliciter in quella della sua efficacia. un relativismo storicista che fa tuttuno con la negazione di qualsiasi vincolo oggettivo della verit. Si veda anche, in questo senso, la negazione di qualsiasi oggettivismo delle leggi naturali: Queste leggi [le cos dette leggi che ne [dellazione politica] governano lo svolgimento] non hanno niente di comune con le leggi naturali, sebbene anche queste non siano obiettivi dati di fatto, ma solo costruzioni del nostro pensiero, schemi utili praticamente per comodit di studio e di insegnamento. Si tratta quasi di un calco di un noto precetto crociano, ovvero della ripresa da parte di Croce della teoria di Ernst Mach sulla funzione solo economica, pratica, dei concetti scientifici, e della incorporazione di essa nel suo sistema di filosofia dello spirito: gli pseudo-concetti di cui fanno uso le scienze naturali e le scienze esatte sono privi di carattere logico-teoretico, ma la loro cifra quella della mera utilit, e dunque hanno carattere economico (rientrano cio nella terza categoria dello spirito).Com stato giustamente notato, contrariamente a Gramsci, Labriola ha rotto con ogni forma di idealismo filosofico prima di conoscere Marx [] ha considerato sempre le scienze specializzate un supporto indispensabile del materialismo storico. Di qui la tendenza a misurare il marxismo con i filoni pi vivi del pensiero europeo e a intendere la nuova dottrina, pi che come storicismo assoluto, come teoria scientifica del lavoro. Diversamente da Labriola, in Gramsci, dunque, la svalutazione del materialismo volgare fa tuttuno con la svalutazione del positivismo, e, ci che pi conta, della stessa idea di scienza, e ancora una volta non pu sfuggire lascendenza crociana di questa posizione. Un giudizio di sintesi a riguardo stato formulato da Sebastiano Timpanaro: Accade quindi che Gramsci, in quelloperazione di recupero del marxismo dalla strumentalizzazione che ne avevano fatto Croce e Gentile, finisca proprio col dare la preminenza proprio a quegli aspetti del marxismo (primato della prassi, lotta contro il materialismo volgare ecc.) che erano stati gi selezionati e isolati, e per ci stesso interpretati in modo tendenzioso dal neoidealismo. Lesistenza del mondo esterno, indipendentemente dal soggetto conoscente e agente, considerata da Gramsci come un pregiudizio popolare derivato dalla religione cristiana: sembra che lalternativa sia soltanto fra teocentrismo e antropocentrismo, fra un mondo oggettivo perch creato da Dio e un mondo che esiste in quanto conosciuto e trasformato dalluomo. Una volta ammesso il sofismo degli idealisti, per cui il materialismo e le religioni positive sono ugualmente trascendenza e metafisica (un sofisma che Lenin aveva decisamente respinto), era inevitabile diventare in qualche misura compartecipi di quellassorbimento del marxismo nellidealismo che pur si voleva combattere. Qualche altra volta Gramsci accenna ad una diversa giustificazione del materialismo (e del determinismo) popolare: si tratterebbe non pi di un residuo di educazione cattolica, pre-borghese, ma di unideologia adeguata ad una prima fase, ancora prevalentemente ribellistica e non organizzata, della lotta del proletariato come di ogni precedente classe oppressa per la propria emancipazione. Il materialismo sarebbe, se ci lecito parafrasare cos Gramsci, la malattia dinfanzia del comunismo. Nello stesso buon senso popolare vi sarebbe qualcosa di salvabile, cio una sorta di embrionale sperimentalismo, di avvio ad una concezione scientifica e smitizzata della realt. Ma Gramsci si affretta ad aggiungere che si tratta di atteggiamenti da superare, e non nel senso di un materialismo pi rigoroso, ma nel senso della filosofia della praxis. Oltre a ci va poi fatto un accenno alla questione del positivismo. Se Gramsci cresce in un clima antipositivistico, e ne raccoglie e persegue la reazione soggettivistica, di Labriola certo si ricorda sempre la polemica antipositivistica, dimenticando per spesso di rilevare che in lui ci non significava per nulla rinuncia alloggettivismo scientifico, ma piuttosto rifiuto delle semplificazioni nella teorizzazione della storia, e delle facili teleologie e filosofie della storia che pretendono di racchiudere la storia in un concetto, di comprenderla tutta nel suo svolgimento. Con le parole di Eugenio Garin: Se, infatti, positivista Labriola senza dubbio non fu, n si disse mai, ma anzi dei positivisti fu acerrimo e impietoso avversario, della validit delle istanze positivistiche non solo si rese conto, ma le speriment egli stesso, e mentre riconobbe il valore delle ricerche scientifiche particolari e dei loro metodi, proclam sempre alto il diritto del sapere scientifico positivo, e scienza in senso forte consider la concezione materialistica della storia, e la sua stessa maniera dintendere la ricerca di Marx e Engels []. Va detto di pi: Labriola rifiuta il positivismo proprio in nome di quelle esigenze stesse che il positivismo aveva avanzato: rigorosa scientificit del filosofare; ricerca specifica della logica delle cose stesse; condanna dei sistemi, delle concezioni totali, delle metafisiche surrettiziamente reintrodotte come sintesi scientifiche.Si tratta ancora di vedere, per, se lassimilazione del marxismo attraverso il neoidealismo italiano sia la parola conclusiva sul marxismo di Gramsci, valida anche per i Quaderni del carcere, o se invece tale indubbia determinazione abbia subito una continua riformulazione, fin dai tempi dellOrdine Nuovo, in virt del fatto che attraverso listanza della lotta di classe e attraverso lesigenza della trasformazione sociale ad opera delle forze proletarie che Gramsci sintetizza i concetti di una teoria politica comunista, e tempera nella critica la fascinazione (che resta) per le categorie storico-politiche neoidealistiche. Ritorneremo su questo punto il marxismo di Gramsci, nonostante o con il suo idealismo , che certo laspetto fondamentale dellintera questione.

Dunque, Gramsci riprende da Labriola lespressione filosofia della praxis, come filosofia immanente alle cose di cui filosofa, come filosofia interna al marxismo, come unione di ideale e reale e superamento della loro opposizione, ma non riprende da Labriola la limitazione critica del significato del materialismo nel materialismo storico con la presa di distanza dal materialismo metafisico, dal materialismo volgare e dal vecchio materialismo gnoseologico. Questo rifiuto del materialismo ha altra origine.

La filosofia della praxis definita da Gramsci come riforma popolare moderna, cio corrisponde al nesso Riforma protestante + Rivoluzione francese: una filosofia che anche una politica e una politica che anche una filosofia. Mentre Labriola ricostruisce la genesi della filosofia della praxis dalla storia del socialismo, inteso a sua volta quale effetto di tutta la formazione della societ moderna, Gramsci la ricollega al movimento di riforma intellettuale e morale che vede dominante nella storia dellEuropa moderna, come il coronamento delle ideologie nazional-popolari dellEuropa moderna: La filosofia della praxis presuppone tutto questo passato culturale, la Rinascita e la Riforma, la filosofia tedesca e la rivoluzione francese, il calvinismo e la economia classica inglese, il liberalismo laico e lo storicismo che alla base di tutta la concezione moderna della vita. La filosofia della praxis il coronamento di tutto questo movimento di riforma intellettuale e morale, dialettizzato nel contrasto tra cultura popolare e alta cultura. La filosofia della praxis come riforma popolare dunque. Il modo di costituzione delle culture popolari come mezzo di trasformazione e rigenerazione sociale, posto storicamente e criticamente allinterno della lotta di classe, il motivo determinato e determinante della teoria politica gramsciana, che si pone come tema quello della storia culturale in quanto aspetto principale di comprensione della direzione egemonica della societ.

La questione che si pone se questo rilievo dato alla cultura, sia pure sullo sfondo o allinterno di una filosofia della praxis, anche laddove viene indicata la necessit di una contemporanea riforma economica, dipenda da una sopravvalutazione del mezzo egemonico culturale, retaggio di unoriginaria e mai abbandonata ascendenza idealistica con la preminenza data al fare umano nella storia. Come interpretare per esempio questa relativizzazione culturale del sapere e della verit, ben nota agli studiosi dellopera gramsciana: Si pu perfino giungere ad affermare che mentre tutto il sistema della filosofia della prassi pu diventare caduco in un mondo unificato, molte concezioni idealistiche, o almeno alcuni aspetti di esse, che sono utopistiche durante il regno della necessit, potrebbero diventare verit dopo il passaggio ecc. Non si pu parlare di Spirito quando la societ raggruppata, senza necessariamente concludere che si tratti di spirito di corpo [] ma se ne potr parlare quando sar avvenuta lunificazione ecc.?

Ora, gi da quanto si visto finora, evidente lo scarto di problematica rispetto a Labriola, per il quale, da un lato, il marxismo si presenta come concezione scientifica della storia in grado di esprimere lunit del processo storico, che pu ricostruire geneticamente, nel suo complesso, tutta la formazione della societ moderna (la teoria un plagio delle cose che spiega), che si rende palese agli strumenti critici del conoscere gi prima delle formulazioni del materialismo storico, che riprendono e portano a perfezione le cognizioni della scienza borghese (e per fanno anche compiere un salto al sistema del sapere, conducendolo a ridefinizione ed a rinnovata unit, ad un maggiore realismo e ad una compiuta visione del complesso sociale e delle relazioni gerarchiche tra i diversi fattori che lo compongono); daltro lato, limpostazione genetica delle formazioni sociali comporta un vincolamento forte pur al di fuori di ogni meccanico continuismo e anzi nella teorizzazione dei tempi molteplici, pi che della storia, delle storie delle diverse formazioni sociali ai condizionamenti che legano la struttura economica e lazione politica, allaccettazione piena, soprattutto negli ultimissimi anni, degli impedimenti al socialismo, delle contraddizioni reali che costituiscono la struttura della formazione sociale capitalistica. Il marxismo per Labriola coincideva in toto con quel richiamo alloggettivit, alle cose stesse, continuamente ripetuto nei Saggi sul materialismo storico.

Nella ricostruzione storica latteggiamento di Labriola tutto improntato ad una tradizione di realismo storiografico che intende anzitutto rendere ragione dei fatti, e questa attitudine storiografica trover il proprio criterio veritativo grazie alla conoscenza del materialismo storico, che rende possibile la ricostruzione delloggettiva complessit di un fenomeno o di unepoca storica. Altro il lavoro di Gramsci sulla storia, il cui asse consiste nel vedere come le soggettivit sociali (i ceti dominanti e i gruppi subalterni) abbiano fatto la storia e possano farla ancora, come non si sia data una storia degli strati subalterni e come essa possa darsi. La valorizzazione di questo aspetto soggettivo prende rilievo nel ripensare la storia e la pratica politica in Gramsci e assume un ruolo dominante sulla complessit dellintero storico. A questo riguardo accetterebbe Gramsci la recisa affermazione di Labriola, impegnato nella lettera IX a Sorel a discutere il metodo di studio del cristianesimo primitivo alla luce del materialismo storico, che si debba considerare le idee come il prodotto e non come la causa di una determinata struttura sociale? questo al fine di mettersi allo studio obiettivo della formazione e dello sviluppo dellassociazione cristiana, per fare un passo innanzi nella obiettivit della ricerca. proprio la formazione culturale di Gramsci a spiegare il suo atteggiamento verso la filosofia e la storia, verso la storia come sapere. Tronti osservava come un grande merito di Gramsci fosse quello di avere colto la socialit del sapere, e tuttavia per Gramsci il sapere per eccellenza resta la filosofia, mentre per la scienza mantiene un distaccato sospetto, e, seguendo lindicazione di Croce, Gramsci arriva a identificare filosofia e storia, mentre dovrebbe arrivare, seguendo lidentificazione di Marx, allidentificazione di scienza e storia, come invece aveva fatto Labriola, sia pure attraverso una riflessione e un ripensamento tormentato e prolungato.

Lespressione filosofia della praxis vuole allora dire, in Labriola e in Gramsci, la medesima cosa? questa unione di ideale e reale, in cui consiste la praxis, la stessa? Ora, se lespressione filosofia della prassi evoca una comune interpretazione dellunit della storia nelle sue componenti strutturali e sovrastrutturali in Labriola e Gramsci, alcune osservazioni sulla loro concezione del processo storico, e segnatamente del carattere dello sviluppo del movimento operaio, sembrano allontanarli. Per Labriola, lo si accennato, la filosofia della praxis innanzitutto la concezione oggettiva e oggettivistica della storia. In Gramsci, invece, hanno agito da sempre altre influenze che han fatto s che da lui, lettore dei Saggi sul materialismo storico, sostanzialmente non sia stata recepita n raccolta la portata di questo oggettivismo labriolano. E rispetto a ci, il motivo dellimmanenza non appare sufficiente a determinare una comunanza, anche perch le filosofie idealistiche moderne, da Hegel in avanti, e le neoidealistiche italiane in particolare, sono tutte eminentemente filosofie dellimmanenza. La grande distanza che separa Gramsci e Labriola pu essere misurata nel momento stesso dellelogio, quando Gramsci dice che grande merito, attribuibile unicamente a Labriola, aver capito che la filosofia della praxis una filosofia indipendente e originale, nel senso che, scrive Gramsci, ha in se stessa gli elementi di un ulteriore sviluppo per diventare da interpretazione della storia filosofia generale; quando, per Labriola, luna cosa era possibile solo in virt dellaltra: in tale unit consisteva appunto la novit epistemologica del marxismo. Non a caso, come modello del sistema delle scienze, Labriola cita un passo dellAntidhring, in cui si afferma che, nella concezione materialistica della storia, la filosofia si trasforma, da un lato, nella dottrina del pensiero e delle sue leggi, nella logica formale e la dialettica: ci che resta quando tutto il resto si risolve nelle scienze positive della natura e della storia. ignorato dunque da Gramsci loggettivismo storiografico labriolano, inteso quale aspetto del marxismo correlato allazione politica del proletariato, e viene seguita invece una concezione integralmente attivistica del sapere, con una conseguente idea di filosofia come soggetto e come formatrice del mondo sociale. cos abbandonata, nella concezione gramsciana della praxis, lidentificazione labriolana col lavoro, perch i risultati di questultimo sono costantemente rielaborati nel processo catartico che latto storico di formazione di una volont collettiva.

Troviamo confermata, dopo questa analisi, la discontinuit tra Labriola e Gramsci cui accennava Luporini: Il Gramsci in questo senso su di unaltra linea, non viene dal Labriola, lo ha molto dietro le spalle [], nonostante lavviso contrario del Gramsci stesso, listanza fondamentale dellautonomia e indipendenza del marxismo non uno sviluppo, non uno sviluppo diretto del tentativo del Labriola, vale contro la storia signora di noi uomini tutti, non meno che contro lo spirito (del Croce e del Gentile) e la materia (del Bucharin). La critica delloggettivismo rimanda in Gramsci a decisive influenze gentiliane e soreliane (e, in queste, bergsoniane). Fin dallo scoppio della prima guerra mondiale, per Gramsci la storia concepita, dai rivoluzionari, come creazione del proprio spirito, fatta di una serie ininterrotta di strappi operati sulle altre forze attive e passive della societ. In un testo del febbraio 1917, scrive: stato detto: il socialismo morto nel momento stesso in cui stato dimostrato che la societ futura che i socialisti dicevano di star creando era solo un mito buono per le folle. Anchio credo che il mito si sia dissolto nel nulla. Ma la sua dissoluzione era necessaria. Il mito si era venuto formando quando era ancor viva la superstizione scientifica, quando si aveva una fede cieca in tutto ci che era accompagnato dallattributo scientifico. Il raggiungimento di questa societ modello era un postulato del positivismo filosofico, della filosofia scientifica. Ma questa concezione non era scientifica, era solo meccanica, aridamente meccanica []. Era questa una visione libresca, cartacea della vita; si vede lunit, leffetto, non si vede il molteplice, luomo di cui lunit la sintesi. La vita per costoro come ununit che si osserva da lontano, nella sua irresistibile caduta. Posso io fermarla?, si domanda lhomunculus: no, dunque essa non segue una volont. Perch la valanga umana obbedisce ad una logica che caso per caso pu non essere la mia individuale, ed io individuo non ho la forza di fermarla o di farla deviare, mi convinco che essa non ha una logica interiore, ma ubbidisce a delle leggi naturali infrangibili avvenuta la dbcle della scienza, o per meglio dire, la scienza si limitata ad assolvere il solo compito che le era concesso; si perduta la cieca fiducia nelle sue deduzioni ed quindi tramontato il mito che essa aveva contribuito potentemente a suscitare. Ma il proletariato si rinnovato []. avvenuto un processo di interiorizzamento: si trasportato dallesterno allinterno il fattore della storia: a un periodo di espansione ne succede sempre uno di intensificazione. Alla legge naturale, al fatale andare delle cose degli pseudo-scienziati stata sostituita: la volont tenace delluomo. Il socialismo non morto, perch non sono morti per esso gli uomini di buona volont []. Accelerare lavvenire. Questo il bisogno pi sentito nella massa socialista. Ma cos lavvenire? Esiste esso come qualcosa di veramente concreto? Lavvenire non che un prospettare nel futuro la volont delloggi come gi avente modificato lambiente sociale. Pertanto accelerare lavvenire significa due cose. Essere riusciti a far estendere questa volont a un numero tale di uomini quanto si presume sia necessaria per far diventare fruttuosa la volont stessa. E questo sarebbe un progresso quantitativo. Oppure: essere riusciti a far diventare questa volont talmente intensa nella minoranza attuale, che sia possibile lequazione 1 = 1.000.000. E questo sarebbe un progresso qualitativo. Questo volontarismo del giovane Gramsci, col suo fondo irrazionalistico, si confermer attraverso la lezione politica costituita dalla rivoluzione russa. Infatti, la sua formazione filosofica, lopzione sulla natura della storia e della rivoluzione proletaria fatta da militante comunista negli anni duri della guerra e del crollo anche della Seconda Internazionale, non viene cancellata, ma resta componente fondante della sua riflessione nei Quaderni.

Si veda il celebre scritto del 1917, La rivoluzione contro il Capitale, immediatamente successivo alla rivoluzione russa: La rivoluzione dei bolsceviki materiata di ideologie pi che di fatti (Perci, in fondo, poco ci importa sapere pi di quanto sappiamo). Essa la rivoluzione contro il Capitale di Carlo Marx []. I fatti hanno superato le ideologie. I fatti hanno fatto scoppiare gli schemi critici entro i quali la storia della Russia avrebbe dovuto svolgersi secondo i canoni del materialismo storico. I bolsceviki rinnegano Carlo Marx []. Vivono il pensiero marxista, quello che non muore mai, che la continuazione del pensiero idealistico italiano e tedesco, e che in Marx si era contaminato di incrostazioni positivistiche e naturalistiche. E questo pensiero pone sempre come massimo fattore di storia non i fatti economici, bruti, ma luomo, ma le societ degli uomini, degli uomini che si accostano fra di loro, si intendono fra di loro, sviluppano attraverso questi contatti (civilt) una volont sociale, collettiva, e comprendono i fatti economici, e li giudicano, e li adeguano alla loro volont, finch questa diventa la motrice delleconomia, la plasmatrice della realt oggettiva, che vive, e si muove, e acquista carattere di materia tellurica in ebullizione, che pu essere incanalata dove alla volont piace, come alla volont piace []. La predicazione socialista ha messo il popolo russo a contatto con le esperienze degli altri proletari. La predicazione socialista fa vivere drammaticamente in un istante la storia del proletariato, le sue lotte contro il capitalismo, la lunga serie degli sforzi che deve fare per emanciparsi idealmente dai vincoli del servilismo che lo rendevano abietto, per diventare coscienza nuova, testimonio attuale di un mondo da venire. La predicazione socialista ha creato la volont sociale del popolo russo. Perch dovrebbe egli aspettare che la storia dellInghilterra si rinnovi in Russia, che in Russia si formi una borghesia, che la lotta di classe sia suscitata, perch nasca la coscienza di classe e avvenga finalmente la catastrofe del mondo capitalistico? Il popolo russo passato attraverso queste esperienze col pensiero, e sia pure col pensiero di una minoranza. Ha superato queste esperienze. Se ne serve per affermarsi ora, come si servir delle esperienze capitalistiche occidentali per mettersi in breve tempo allaltezza di produzione del mondo occidentale. LAmerica del Nord capitalisticamente pi progredita dellInghilterra, perch nellAmerica del Nord gli anglosassoni hanno cominciato di un colpo dallo stadio cui lInghilterra era arrivata dopo lunga evoluzione. Il proletariato russo, educato socialisticamente, incomincer la sua storia dallo stadio massimo di produzione cui arrivata lInghilterra doggi, perch dovendo incominciare, incomincer dal gi perfetto altrove, e da questo perfetto ricever limpulso a raggiungere quella maturit economica che secondo Marx condizione necessaria del collettivismo. I rivoluzionari creeranno essi stessi le condizioni necessarie per la realizzazione completa e piena del loro ideale. Le creeranno in meno tempo di quanto avrebbe fatto il capitalismo. Si tratta di uno scritto dai tratti nettamente gentiliani, in cui Gramsci interpreta attraverso lattualismo la rivoluzione leninista. Vi qui la negazione di qualsiasi spontaneismo (spontaneismo qui inteso nel senso di storia non intenzionale, non regolata a disegno) dello sviluppo sociale, che Gramsci confonde col determinismo e colleconomicismo, mostrando con ci di aderire completamente alla reazione contro leconomicismo propria di molti esponenti della Seconda Internazionale e che, collatto stesso di rifiutare il determinismo economicistico anchesso, peraltro, elaborato da esponenti della Seconda Internazionale , rinuncia anche allidea di oggettivismo storico. Ha potuto il suo [Lenin] pensiero convertirlo in forza operante nella storia []. Egli i suoi compagni bolsceviki sono persuasi che sia possibile in ogni momento realizzare il socialismo. Sono nutriti di pensiero marxista. Sono rivoluzionari, non evoluzionisti. E il pensiero rivoluzionario nega il tempo come fattore di progresso. Nega che tutte le esperienze intermedie tra la concezione del socialismo e la sua realizzazione debbano avere nel tempo e nello spazio una riprova assoluta e integrale. Queste esperienze basta che si attuino nel pensiero perch siano attuate e si possa procedere oltre. C qui un volontarismo rivoluzionario, associato alla strategia leninista dellavanguardia proletaria, che simpone sulle condizioni oggettive che sembrano incatenare gli uomini alla dinamica storica inscritta nei rapporti di produzione che determinano la natura della loro azione sociale. Le condizioni storiche valgono solo come terreno di preparazione delle volont, com successo con gli effetti terribili provocati dalla guerra, che, con la sua miseria e distruzione, ha costituito la premessa propizia allesercitarsi della propaganda bolscevica. E, tuttavia, Lenin e i bolscevichi sono persuasi che sia possibile in ogni momento realizzare il socialismo. Non la libert la forza immanente della storia, che fa scoppiare ogni schema prestabilito? Cos come la storia sviluppo libero di energie libere, che nascono e si integrano liberamente diverso dallevoluzione naturale, come luomo e le associazioni umane sono diversi dalle molecole e dagli aggregati di molecole?. E ancora un passo che sintetizza vitalismo bergsoniano ed attualismo gentiliano: Nessun atto rimane senza risultati nella vita, e il credere in una piuttosto che in unaltra teoria ha i suoi particolari riflessi sullazione: anche lerrore lascia tracce di s, in quanto divulgato e accettato pu ritardare (non certo impedire) il raggiungimento di un fine. questa una prova che non la struttura economica determina direttamente lazione politica, ma linterpretazione che si d di essa e delle cos dette leggi che ne governano lo svolgimento. Libert positiva dellatto storico che sarebbe ereditata, secondo Andr Tosel, dai Quaderni del carcere nella teoria dellunit delle strutture e delle soprastrutture, cio nella teoria del blocco storico.Sulla base di quanto illustrato, riteniamo che non si possa sopravvalutare, dal punto di vista storico-filosofico, la ricerca, contro leconomicismo, di una concezione integrale della realt come motivo comune ai due autori. Quando Gramsci dice che le struttura e le superstrutture formano un blocco storico e Labriola breve passo Labriola sulla storia tuttintera, ci troviamo di fronte ad unesigenza analoga posta tuttavia allinterno di un discorso teorico affatto diverso, in cui affatto diverso il ruolo comunque attivo che si cerca di attribuire alle ideologie, come diversa la rivalutazione da entrambi promossa delle superstrutture. Lansia per la ricerca storica come ricerca della storia integrale un motivo specificamente labriolano, non disgiungibile dalloggettivismo storiografico cui si fatto cenno.Diversamente da Labriola, quello che sembra quindi mancare in Gramsci un tentativo di ridefinizione della relazione tra forze produttive e rapporti di produzione, cio un tentativo di riforma teorica del concetto di modo di produzione, nella misura in cui loggettivit del processo storico-economico che simponga o che sia anche, in certa misura ed a seconda delle congiunture storiche, determinata dalle volont individuali e dei gruppi ridotta allo stereotipo delleconomicismo pi vieto, con luso della metafora dello sviluppo meccanico, macchinistico. Ed allora tutto al versante delle volont individuali e dei gruppi che Gramsci si volge, come effetto dellabbandono, col concetto di modo di produzione, di una nozione di prassi vincolata ad una concezione oggettivistica della storia. Non sembra qui lasciato cadere, insomma, il presupposto idealistico delluomo libero facitore del proprio mondo storico.

Con le parole adoperate da Nicola Badaloni a proposito di Labriola, si pu dire che in Gramsci non sia presente, o non sia presente in modo dominante o coerente, quella concezione filosofica in cui gli sviluppi sono intesi nella loro necessit a partire dalle condizioni introdotte dalla genesi. Se lesigenza gramsciana di determinare la filosofia della praxis come filosofia del marxismo ripresa da Labriola, non lo allora la teoria della storia, che pure in Labriola parte integrante della concezione della filosofia immanente alle cose di cui filosofa. assegnato invece da Gramsci, com noto (sebbene in modo critico, prendendo e rifiutando al tempo stesso), grande valore alla necessit, allinterno della filosofia della prassi, di una riappropriazione della storia etico-politica di Croce (in quanto storia del momento dellegemonia), la quale, sebbene sia ritenuta, da sola, insufficiente, e debba essere integrata col momento della lotta, sembra restare, nei Quaderni del carcere, listanza principale, soverchiante lo stesso momento della lotta politico-economica. Non sono forse quegli stessi strumenti che Croce aveva messo a disposizione della classe borghese che Gramsci vuole affidare al proletariato, specificando la mediazione della cultura come strumento proletario attraverso la disciplina del partito? Il punto che costituisce infatti il fondamentale aggancio del marxismo in Gramsci e che lo allontana dalla storia etico-politica di Croce appunto la concezione che la produzione umana con cui Gramsci fa coincidere la storia si dia allinterno della lotta di classe. Lo si vede gi, ancora, da un passo giovanile: La storia produzione umana, dellumanit che si scinde in classi e ceti, dei quali volta a volta uno predominante e dirige la societ ai suoi fini, combattuto dallaltra parte che tende ad affermarsi e a sostituirsi nella direzione; non evoluzione, quindi, ma sostituzione della quale mezzo necessario la forza consapevole e disciplinata. Si ritrova qui il momento idealistico filosofico allinterno di una concezione politica marxista. Ed in ci consiste il carattere specifico della sintesi gramsciana.

La sintesi di Gramsci, che sintesi originalissima e innovatrice, la si pu infatti capire solo tenendo presente la sua appartenenza alla mediazione idealistica subita dal marxismo a inizio Novecento. Anche perch loperazione egemonica della presentazione e della liquidazione del materialismo storico era stata condotta dal neoidealismo italiano. Questo Gramsci laveva capito benissimo, anche se ci non toglie che di questo materialismo storico presentato dal neoidealismo Gramsci si sia nutrito in giovent secondo unesperienza che sarebbe rimasta indelebile. Ha scritto Mario Tronti: Dopo che il pensiero di Marx passato attraverso le maglie della cultura idealistica, che cosa ne rimasto? Croce ha negato che esistesse un Marx filosofo; Gentile lo ha concesso, ma lo ha considerato contraddittorio e quindi improponibile; Mondolfo lo ha definito un filosofo della prassi. Ebbene, questultima da considerarsi la conclusione logica che scaturisce da quelle premesse. Il marxismo come filosofia della prassi ci che rimane del marxismo, dopo che stato liquidato dallinterpretazione idealistica. Rimane cio una teoria dellazione, una filosofia della volont, una guida per il comportamento sociale, una tecnica per il processo rivoluzionario, lidentit di conoscere e fare, di pensiero e prassi; un vichianesimo corretto dal moderno pragmatismo. Gramsci ha dietro di s tutto questo passato. E senza capire tutto questo passato, non possiamo capire Gramsci; tanto meno il marxismo di Gramsci. E allora Tronti allontana le posizioni di Gramsci e Labriola rispetto allesigenza che li accomuna (e che, come si visto al principio di questo testo, per Gramsci era da riprendere e da rimettere in circolazione) di far reggere il marxismo sulle proprie gambe, senza fare ricorso ad unaltra filosofia, perch ci che in questultimo [Labriola] era gi compiuto e pienamente espresso nellopera di Marx e di Engels, diventa in Gramsci un risultato che ancora da raggiungere, una posizione che ancora da conquistare, un obiettivo a cui bisogna tendere. La grandezza di Gramsci starebbe allora, per Tronti, nel fatto di aver colto la natura specifica del marxismo italiano, il suo essere intimamente legato allidealismo, il suo limite nel volerla ritrovare allinterno di un rapporto dialettico con lidealismo stesso, da cui non pu staccarsi. Ed in effetti Gramsci accetta la rottura dellunit del pensiero marxista, operata dalla crisi del marxismo e di certa parte del pensiero marxista ed antimarxista dellepoca della Seconda Internazionale (Croce, Gentile, ancora, e poi Sorel, Bernstein ecc.). Nel gennaio 1918, polemizzando contro Claudio Treves ed il suo socialismo al tempo stesso fatalista e riformista, Gramsci scrive: La nuova generazione pare voglia ritornare alla genuina dottrina di Marx, per la quale luomo e la realt, lo strumento di lavoro e la volont, non sono dissaldati, ma si identificano nellatto storico. Credono, pertanto, che i canoni del materialismo storico valgano solo post factum, per studiare e comprendere gli avvenimenti del passato, e non debbano diventare ipoteca sul presente e sul futuro. Credono non gi che la guerra abbia distrutto il materialismo storico, ma solo che la guerra abbia modificato le condizioni dellambiente storico normale, per cui la volont sociale, collettiva degli uomini abbia acquistato una importanza che normalmente non aveva. Queste nuove condizioni sono anchesse fatti economici, hanno dato ai sistemi di produzione un carattere che prima non avevano: leducazione del proletariato si ad essi adeguata necessariamente, ed ha in Russia portato alla dittatura. In questo passo, si pu registrare la doppia presenza di Croce di cui ripresa lidea del materialismo storico [che] vale come semplice canone dinterpretazione, qualcosa che non importa nessuna anticipazione di risultati, ma solamente un aiuto a cercarli, e che di origine affatto empirica e dellattualismo di Gentile, di cui pure ripresa lidea centrale dellinterpretazione filosofica del pensiero di Marx.

Il pensiero politico comunista di Gramsci, sulla base di questa concezione della storia tanto debitrice al neoidealismo italiano, considera per la coesione sociale come leffetto o la risultante della lotta tra classi (o, per usare il termine che Gramsci finir per prediligere, tra gruppi) e delle strategie messe in atto dai gruppi dominanti per trasferire il dissenso fuori del terreno della lotta e controllarlo o trasformarlo addirittura in consenso. Viene attribuita cos preminenza ai caratteri sovrastrutturali, culturali, del conflitto che costituisce il fondamento societario. Gramsci sviluppa cio tutta unindagine sulla lotta non tanto per il potere tout-court, ma per il controllo dei ruoli ideologici e delle prerogative costruiti e detenuti nelle istituzioni della societ civile indagine che non era mai stata sviluppata cos attentamente nel pensiero marxista. Il vizio filosofico di fondo (la lacuna in teoria marxista, si potrebbe dire) del pensiero gramsciano si tramuta cos nel punto di forza e di indiscutibile originalit ed acutezza del suo pensiero socio-politico. Anzi, secondo alcuni, pi del suo pensiero storico-culturale che non del suo contributo politico specifico; sempre legato per allelaborazione di un programma politico.Alla filosofia della praxis pu essere dunque riconosciuto il carattere di una sintesi innovatrice, che pi che correggere il pensiero marxiano il ritorno a Marx, che Gramsci non compie, resterebbe a tal fine fondamentale aggiunge nuovi elementi di teoria politica, alla comprensione della societ civile come societ politica, indagando soprattutto questioni che i fondatori del materialismo storico non avevano trattato specificamente, le forme complementari alla presa e gestione del potere, il rapporto tra potere e forme di cultura. Fondamentale in questa sintesi lelemento politico realistico, la fortissima esigenza di pensare la strategia rivoluzionaria per lItalia dopo la rivoluzione leninista, e di sviluppare quindi delle note di una ricerca sulla funzione degli intellettuali nella storia italiana. E questa ricerca si radica nella convinzione gramsciana del primato della coscienza, della cultura come critica e dellideologia come atto culturale che prepara e rende possibile la rivoluzione politica. Ora, tale primato della cultura e della coscienza viene a Gramsci dalla filosofia neoidealistica, ed appunto questa opzione idealistica di fondo che gli permette di cogliere degli aspetti contemporanei della gestione del potere attraverso elementi attivi della societ civile non direttamente organizzati come apparato repressivo (e in questo senso lanalisi di Gramsci estremamente pi realistica, complessa e convincente di quella di Foucault, che disperde e dissolve il concetto di potere al di fuori della lotta di classe).

Lestensione gramsciana, attraverso la nozione di blocco storico, del concetto di societ civile, come quella in cui la classe dominante dispone degli strumenti del potere ideologico, degli apparati ideologici di Stato, e la sua inclusione di questa, insieme alla societ politica, nel concetto di Stato il motivo di originalit in cui si deve cercare la grandezza ed originalit del pensiero gramsciano. E questo accettando la tesi di chi vede in Gramsci soprattutto il momento della coscienza: qui risiede loriginalit di Gramsci. Certo la presenza del momento strutturale condiziona tutta la ricerca, ma le sue elaborazioni originali vertono sul momento della prassi cosciente. Collegata al concetto gramsciano di societ civile infatti la teoria dellegemonia, che nasce dal riconoscimento che il potere liberale governa pi col consenso che con la coercizione. Come intendere per questo Gramsci teorico delle soprastrutture? Com noto, cos interpretava Bobbio lestensione gramsciana del concetto di societ civile al convegno di Cagliari del 1967: tale concetto sarebbe ascrivibile a Hegel: in Marx, invece, le ideologie vengono sempre dopo le istituzioni, quasi come un momento riflesso nellambito dello stesso momento riflesso, in quanto vengono considerate nel loro aspetto di giustificazioni postume e mistificate-mistificanti del dominio di classe. Labriola aveva dato linterpretazione canonica della concezione marxiana: Date le condizioni di sviluppo del lavoro, e dei suoi appropriati e congrui istrumenti, la struttura economica della societ, ossia la forma della produzione dei mezzi immediati della vita, determina sopra un terreno artificiale, in primo luogo e per diretto, tutta la rimanente attivit pratica dei consociati, e il variare di tale attivit nel processo che chiamiamo storia, e cio: la formazione, lattrito, le lotte e la erosione delle classi ; lo svolgimento corrispettivo dei rapporti regolativi, cos del diritto, come della morale; e le ragioni e i modi di subordinazione e di soggezione, degli uomini verso gli uomini, col rispondente esercizio del dominio e dellautorit, ci, insomma, in cui da ultimo si origina e consiste lo stato: e determina in secondo luogo lindirizzo, e in buona parte, e per indiretto, gli obietti della fantasia e del pensiero, nella produzione dellarte, della religione e della scienza. Invece, in Gramsci il rapporto tra istituzioni e ideologie, pur nello schema di unazione reciproca, invertito: le ideologie diventano il momento primario della storia, le istituzioni il momento secondario. Una volta considerato il momento della societ civile come il momento attraverso cui si realizza il passaggio dalla necessit alla libert, le ideologie, di cui la societ civile la sede storica, sono viste non pi soltanto come giustificazione postuma di un potere la cui formazione storica dipende dalle condizioni materiali, ma come forze formatrici e creatrici di nuova storia, collaboratrici nella formazione di un potere che si va costituendo pi che non giustificatrici di un potere gi costituito. La tesi di Bobbio cos si completa: rispetto alla tradizione marxista, Gramsci opererebbe quindi due inversioni: la prima consiste nel privilegiamento della sovrastruttura rispetto alla struttura, la seconda consiste nel privilegiamento, nellambito della sovrastruttura, del momento ideologico rispetto a quello istituzionale. Allinterno cio del primato del momento egemonico cultural-politico, che caratterizzerebbe per Bobbio la posizione gramsciana, il primato andrebbe al motivo culturalistico su quello politico-istituzionale. Di qui limportanza accordata da Gramsci alla storia etico-politica di Croce e la tesi secondo la quale lo specifico del pensiero dei Quaderni del carcere consisterebbe nel privilegiamento del motivo culturalista. Del resto, ci corrisponde alla natura delloriginario interessamento di Gramsci per lo stesso marxismo, determinato dalla volont di rendersi conto del processo formativo della cultura agli scopi della rivoluzione. Difende Gramsci Salvadori, oservando che il primato del momento soggettivo o sovrastrutturale non di natura astratta, ma definito dal criterio di giudizio della pratica. Il primato del momento soggettivo sarebbe cio da ricercarsi nella struttura dellazione. E tuttavia una tale soluzione essa stessa troppo pragmatica, ch la questione non cessa di essere teorica, sia pure impostata sulla questione dellazione politica del movimento operaio, contro il determinismo dei socialisti e ladattamento dei revisionisti.In Labriola la questione della crisi del marxismo si pone schematicamente in questi termini: la teoria marxista necessaria per lazione proletaria; ma la teoria c, c cio una concezione nuova e oggettiva, scientifica, di intendere la storia, la politica e lazione proletaria, una nuova concezione per cui questi aspetti sono unificati; la situazione di crisi dipende da una mancata diffusione della teoria, a tutti i livelli. Ora, la mancata diffusione della teoria per al tempo stesso da intendersi anche come stato primitivo della teoria, perch, se nelle nostre file c da per tutto scarsezza di forze intellettuali []. Non c dunque da inarcar le ciglia, se il materialismo storico sia cos poco progredito dalle prime e generali enunciazioni [] nella somma di tutto ci che se n scritto di serio, di congruo e di corretto, non c ancora linsieme di una dottrina uscita gi dallo stadio della prima formazione. Labriola pensava lazione proletaria verso il socialismo nel senso di un incivilimento che, pur costituendo una rottura col mondo capitalista, nella misura in cui occorre superare lanarchia della produzione che lo caratterizza, mantenesse comunque una continuit col mondo borghese, inteso come formazione sociale a cui il socialismo moderno (non accostabile ai precedenti socialismi) deve la propria genesi e di cui conserva le acquisizioni di civilt. La crisi del marxismo pu allora essere intesa come crisi del movimento storico. , in effetti, il passaggio logico, la conclusione cui perviene Labriola. Era allora necessario che si sviluppassero le borghesie nazionali. Va vista in questottica la famosa intervista del 1902 a favore della colonizzazione della Libia, in cui Labriola sosteneva gli interessi nazionali italiani.

Gramsci, invece, nelle sue ricostruzioni storiche, sembra lasciare spazio, allinterno s di una teoria dellincivilimento, alla discontinuit storica determinata dallimporsi di una forma della cultura, espressione s di una classe e dei suoi interessi, ma che nellatto, o meglio nel processo, dellimporsi sembra possedere una potenza specifica che le deriva da unopzione di autonomia conferita allistanza della lotta culturale. Essa vista da Gramsci pi nei termini della sostituzione di una Weltanschauung ad unaltra che nei termini continuistici propri delloggettivismo storico labriolano.

Si pu dire che Gramsci dia seguito, grazie alla sua indagine della cultura come egemonia ed alla sua ricerca sugli intellettuali e le loro funzioni storico-sociali, alla questione della non diffusione del marxismo, che Labriola si trova a risolvere nei termini dello scarso sviluppo del sistema capitalistico, dellimmaturit di molti contesti capitalistici nazionali e dei loro rispettivi movimenti operai: la continuazione della sua teoria genetica, che ha degli aspetti continuisti, e per la quale, se il movimento operaio un prodotto del mondo capitalistico, il suo sviluppo continua a darsi allinterno di questo. Gramsci offre unanalisi diversa di tale questione proprio nella misura in cui si concentra sulla relazione tra egemonia politica e cultura. E tuttavia lesercizio dellegemonia non senza condizioni. Scrive cos nei Quaderni che il problema della debolezza degli intellettuali marxisti sta nel fatto che la filosofia della praxis attraversa ancora la sua fase popolaresca: suscitare un gruppo di intellettuali indipendenti non cosa facile, domanda un lungo processo, e richiede anzitutto uno sviluppo organico dato fondamentalmente da un certo controllo dello Stato (il problema dello sviluppo disorganico dellintellettualit che sempre al di qua dal possesso dello Stato): lesercizio reale dellegemonia su lintera societ che solo permette un certo equilibrio organico nello sviluppo del gruppo intellettuale. Come la Riforma protestante era stato il movimento del popolo tedesco e non degli intellettuali, che si erano piegati dinanzi alle persecuzioni, e la Riforma solo pi tardi aveva selezionato una propria intellettualit nella filosofia classica tedesca, allo stesso modo, osserva Gramsci, i grandi intellettuali formatisi sul terreno della filosofia della praxis non erano nati dal popolo, ma erano lespressione di classi intermedie tradizionali, alle quali ritornavano nei momenti critici, nelle svolte storiche; quelli che rimanevano legati al proletariato, sottoponevano la nuova concezione ad una sistematica revisione, bloccandone lo sviluppo autonomo. Si tratta ancora di una nuova cultura in incubazione che si svilupper con lo svilupparsi dei rapporti sociali. Lurgenza del problema si pone per effettivamente solo dopo aver realizzato la formazione statale, mentre prima lintellettuale marxista costretto ad una condotta critico-polemica. In un articolo dellOrdine Nuovo del 1920, Due Rivoluzioni, Gramsci aveva affermato la necessit che la rivoluzione fosse la liberazione di forze produttive proletarie e comuniste che erano venute elaborandosi nel seno stesso della societ dominata dalla classe capitalista, altrimenti essa pu giungere fino allo stabilirsi di un potere proletario e comunista che si esaurisce in ripetuti e disperati tentativi per suscitare dautorit le condizioni economiche del suo permanere e del suo rafforzarsi, e viene alla fine travolto dalla reazione capitalista. Insistendo su la rivoluzione come processo ricostruttivo in senso comunista, dentro cui deve sostanziarsi la rivoluzione come conquista del potere sociale da parte del proletariato, Gramsci non negava limportanza del primo momento della rivoluzione, la presa del potere: esso era necessario, ma insufficiente. In questi passi, la questione dellegemonia e quella del potere sembrano costituire due fasi diverse non nel senso cui sovente ci si riferisce della subalternit della presa del potere rispetto allesercizio di unegemonia, ma anzi nel senso contrario. Vi dunque piuttosto complementarit tra i due aspetti, poich attribuito al possesso dellapparato governativo-coercitivo un valore specifico e imprescindibile per lesercizio dellegemonia stessa. La direzione politica e culturale delle masse, la creazione di uno Stato nazional-popolare, integrano la teoria del potere, ma non invertono necessariamente i fattori tradizionali della priorit della presa del potere politico, condizione fondamentale di un esercizio organico della stessa lotta culturale e politica per legemonia. Inoltre, il riferimento dei Quaderni ad una nuova cultura in incubazione che si svilupper con lo svilupparsi dei rapporti sociali contiene elementi di una concezione sviluppistica non volontaristica, e quindi, anzich indicare un primato astratto del momento egemonico cultural-politico, rimanda sullo sfondo allesistenza di un processo sociale da considerare tutto intero nellimmanenza che considerata nella filosofia della praxis. E proprio ci confermerebbe che linteresse tematico specifico di buona parte della riflessione dei Quaderni appunto, il momento culturale come sistema dellegemonia politica costituisce il contributo specifico della teoria politica gramsciana e non una riformulazione generale del marxismo. Cos la volont si eleva sulla determinatezza della contraddizione socio-economica (che Gramsci non riformula teoreticamente, se non nella misura appunto in cui considera lideologia che in essa sinserisce). E per, in conclusione, resta proprio la concezione idealistica della storia e lappropriazione idealistica del marxismo a costituire il punto di partenza della stessa teoria politica dellegemonia. Ci implica lo spostamento dellindagine dal terreno economico in senso lato e non nel senso del mero fattore economico come inteso dalla Seconda Internazionale in avanti verso il terreno politico-culturale. Senza con ci disconoscere lesigenza di Gramsci di tenere tutto insieme il blocco storico , rimanendo allinterno della tradizione marxista. Ma il suo contributo a questa tradizione deve essere circoscritto proprio per potere essere appieno apprezzato. Il fondo di cultura idealistico e spiritualistico costituisce la base anche della riflessione dei Quaderni, con certo una maggiore complessit problematica, un diverso livello di cultura, ma con una coerenza logica e una direzione univoca che non si pu negare.A cavallo tra Ottocento e Novecento, c stata una crisi revisionista del marxismo, una crisi di una certa ampiezza, anche perch ad essa hanno partecipato anche intellettuali non marxisti, antimarxisti, solo temporaneamente marxisti, una crisi che ha prodotto nuovi orientamenti. Di questi orientamenti Gramsci, per quanto riguarda il lato marxista della formazione del suo pensiero (che, come si accennato, non certo lunico), erede, essi sono per lui risultati ormai acquisiti. Labriola invece si trova nellagone della crisi del marxismo, e assume una posizione propria, autonoma, equidistante dai revisionisti e dagli ortodossi. Una posizione che, per quanto non sia priva di limiti, ricca di spunti innovatori, che per sostanzialmente non saranno mai raccolti da altri autori, in modo tale che non mi sembra si possa tracciare, a partire da Labriola, alcuna linea di continuit significativa con altri pensatori marxisti.

Il confronto con Labriola il quale sta al di qua delloperazione di appropriazione idealistica del marxismo, anche se ne stato, suo malgrado e via Croce, strumento rende chiaro che leredit diretta che Gramsci raccoglie del marxismo idealistico determina un orientamento culturalista e volontarista, allinterno di una concezione marxista della lotta di classe e di una tensione verso il comunismo, che per smarrisce con la teoria economicistica dello sviluppo spontaneo anche lidea delloggettivit della storia. Questa, mi sembra, la ragione dellesigenza che sorge periodicamente allinterno degli studi gramsciani di comprendere lautentico contenuto marxista delle teorie dei Quaderni del carcere. Se la dicotomia tra unorigine filosofica e una politica della nozione di egemonia equivale alla doppia tendenza che, nel famoso convegno cagliaritano del 1967, Badaloni indicava come la tendenza a separare in Gramsci il momento teorico-filosofico da quello etico-politico, le due tendenze potevano in effetti dialettizzarsi solo riconoscendo gli elementi che facevano della teoria gramsciana della storia, al di l dei loro motivi idealistici, una teoria marxista: Badaloni indicava, per esempio, in questo senso come decisivo il compito che Gramsci attribuisce alla filosofia, quello cio di essere una critica delle ideologie, sulla base del carattere sociologico di tutte le ideologie e filosofie, che solo nel marxismo pieno, perch solo il marxismo ha la consapevolezza, ad un tempo, del proprio fondamento sociologico e di quello delle altre filosofie.

Cfr. B. Croce, titolo, Quaderni della Critica 10 (1948), pp. 78-79.

la posizione di Perry Anderson, che ha sostenuto che i Quaderni del carcere contengono una teoria non univoca, frammentaria, che per intrinseche ragioni dava adito a discrepanze e incoerenze (P. Anderson, Ambiguit di Gramsci [ma il titolo originale The Antinomies of Antonio Gramsci], tr. it. di I. Pedroni, Bari, Laterza, 1978, pp. 134-135). Per la sua evidente acrimonia, non il caso di accostare a questo giudizio di Anderson quello della recensione crociana a Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce sui Quaderni della Critica (10, marzo 1948), tutto centrato sulla sconclusionatezza dei Quaderni del carcere.

Cfr. E. Garin, Gramsci nella cultura italiana, in AA.VV., Studi gramsciani. Atti del convegno tenuto a Roma nei giorni 11-12 gennaio 1958, Roma, Editori Riuniti, 1958, p. 401. Cfr. anche Id., Gramsci nella cultura italiana. Appunti, ivi, pp. 5-6, in cui si osserva la costanza evidente di temi di unopera frammentaria nella forma espressiva, ma singolarmente unitaria nella costanza delle precise domande e nellapprofondimento delle risposte.

anche lopinione di Salvadori, che nota che lopera di Gramsci dagli scritti giovanili fino a quelli del carcere unitaria come pochissime altre []; Quaderni, in sintesi, non rappresentano una tematica qualitativamente nuova rispetto alle elaborazioni compiute fino al 1926 e riflettono sostanzialmente una sistemazione teorica dei problemi sorti nel periodo dellattivit direttamente politica; la straordinaria compattezza della tematica gramsciana che veramente coerente e ininterrotta dalle origini fino alle meditazioni del carcere (M.L. Salvadori, Gramsci e il problema storico della democrazia, Torino, Einaudi, 1973, pp. XXIII-XXIVe 53).

A. Gramsci, Alcuni temi della quistione meridionale, in Id., La questione meridionale, a cura di F. de Felice e V. Parlato, Roma, Editori Riuniti, 2005, p. 186.

Domenico Losurdo, riferendosi al contempo al contesto politico e culturale italiano, valuta la presa di posizione del giovane Gramsci per il pensiero liberale e per il neoidealismo italiano (che per lo stesso Losurdo rappresenta allepoca la pi avanzata cultura europea e mondiale), ivi incluso poi il motivo del necessario superamento di Croce (cio del passare attraverso Croce) come una presa di posizione a favore del moderno e, per quanto riguarda lItalia, a favore del Risorgimento che ha significato il rovesciamento dellantico regime, lavvento di un moderno Stato nazionale e la sconfitta di uno Stato della Chiesa chiaramente ancora premoderno []. Ma ci sta a significare il carattere sin dallinizio problematico del rapporto da Gramsci istituito coi due grandi intellettuali laici. Viene loro accreditato un credito per cos dire sub condicione: la lettura dei loro testi va alla ricerca di una risposta o di materiali per una risposta ad un problema reale [] la successiva evoluzione porter Gramsci a vedere nei due grandi intellettuali neoidealisti non gi gli alfieri della lotta per la difesa del moderno quanto i complici delloscurantismo anti-moderno di Pio X, impegnati, in nome della difesa dellordinamento sociale, a non intaccare linfluenza sulle masse popolari della cultura clericale pi reazionaria (D. Losurdo, Antonio Gramsci dal liberalismo al comunismo critico, Roma, Gamberetti, 1997, pp. 23-24 e 19-20).

Marx non certo un autore particolarmente influente nella formazione del pensiero gramsciano, e nei suoi scritti almeno sino al 1924-1925, secondo, tra gli altri, Francesca Izzo, che nota come in questo periodo Marx appaia a Gramsci quasi un ostacolo ad una visione attiva e spiritualmente consapevole del socialismo e alla corrispondente azione politica, sia per i modi in cui il pensiero marxiano stato trasmesso che per sbavature e cadute deterministico-positivistiche presenti anche nelloriginale. Sotto certi aspetti, il pensiero di Marx, cos come si offre nella tradizione socialista (ad eccezione di Labriola), gli appare inutilizzabile nella congiuntura storica che si aperta con la guerra e, per renderlo di nuovo fecondo, egli si affida ad un lavoro di ripulitura e di filtraggio improntato allopera di Sorel e soprattutto al neoidealismo). Nei Quaderni Gramsci opererebbe invece un vero e proprio ritorno a Marx, attraverso la critica del revisionismo idealistico e sotto la guida della lezione leniniana, cfr. F. Izzo, Marx dagli scritti giovanili ai Quaderni, in A. Di Bello (a cura di), Marx e Gramsci. Filologia, filosofia e politica allo specchio. Atti del convegno internazionale organizzato dal Dipartimento di Filosofia e Politica dellUniversit degli Studi di Napoli LOrientale con il patrocinio dellIstituto Fondazione Gramsci di Roma e dellAssociazione Italiana degli Storici delle Dottrine Politiche. Napoli, 4-5 dicembre 2008, Napoli, Liguori, 2011, pp. 81-82. Cfr. nello stesso volume: Il Gramsci critico degli interpreti di Marx, del socialismo positivista e delle letture deterministiche e meccanicistiche, non pare abbia avuto alcuna preoccupazione di carattere filologico o editoriale per gli scritti di Marx, n dai suoi interventi si ricava che abbia avvertito gi allora la necessit di rileggerne la biografia intellettuale e politica. Un rinnovato interesse di Gramsci per Marx emerse dopo il suo ritorno da Mosca: appare evidente che il suo rinnovato interesse sia collegato al lavoro di edizione, di interpretazione e di uso di Marx che prese corpo in quegli anni sotto gli auspici del Comintern, attraverso gli istituti culturali, le riviste e le case editrici russe. Appena giunto a Vienna, nel dicembre del 1923, G. svolse un intenso lavoro di programmazione editoriale, da cui si ricava unattenzione verso gli scritti di Marx e la letteratura marxista mai manifestatasi prima nella stessa misura (F. Giasi, Marx nella biblioteca di Gramsci, in ivi, p. 57). Sulla ricezione delle teorie economiche di Marx da parte del giovane Gramsci, cfr. L. Michelini, Marxismo, liberismo, rivoluzione: saggio sul giovane Gramsci. 1915-1920, Napoli, La Citt del Sole, 2011.

F. Izzo, Marx dagli scritti giovanili ai Quaderni cit., p. 83.

Il socialismo e la filosofia attuale 9 febbraio 1918, in A. Gramsci, La Citt futura, 1917-1918, a cura di Sergio Caprioglio, Einaudi, 1982, p. 650.

Cercare larticolo con gli elogi a Gentile Il socialismo e la filosofia attuale e La critica critica con Marx interpretato atrraverso il concetto di atto storico ne Il Grido del Popolo, rispettivamente 9 febbraio e 12 gennaio 1918, in A. Gramsci, La Citt futura, 1917-1918, a cura di Sergio Caprioglio, Einaudi, 1982, pp. 650 e 555-556.

S. Timpanaro, Sul materialismo, Milano, Unicopli, 19973, p. 97.

A. Gramsci, Misteri della cultura e della poesia, in Scritti giovanili. 1914-1918, Torino, Einaudi, 1958, pp. 327-328.

A. Gramsci, Quaderni del carcere, ed. critica a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, p. 421.

Cfr. ivi, p. 1854.

Si potrebbe ricordare la lettera di Gramsci da Vienna del 10 dicembre 1923 a Mauro Scoccimarro: Nel corso dei primi mesi vorrei preparare un numero unico dedicato ad Antonio Labriola e alla fortuna del marxismo in Italia (A. Gramsci, Lettere 1908-1926, a cura di A.A. Santucci, Torino, Einaudi, 1992, p. 138). Linteresse di Gramsci per Labriola si riferisce qui specificamente ad iniziative per la formazione culturale rivolte al proletariato italiano, nel contesto ormai dellaffermazione del fascismo; cfr. anche la lettera al comitato esecutivo del PCdI del 20 dicembre 1923 (ivi, p. 147); ma Labriola era stato assente da La Citt Futura, cos come dalle letture di un progetto di scuola socialista dellanno successivo, in cui Gramsci fa un elenco di autori da leggere, aggiungendo, o altro che per risenta del movimento idealistico attuale (Lettera a Giuseppe Lombardo Radice del marzo 1918, ivi, pp. 92-93).

A. Gramsci, Quaderni del carcere cit., p. 309. Nella seconda versione del brano: In realt il Labriola, affermando che la filosofia della prassi indipendente da ogni altra corrente filosofica, autosufficiente, il solo che abbia cercato di costruire scientificamente la filosofia della prassi (ivi, pp. 1507-1508).

Lesempio portato da Gramsci quello della conclusione opportunistica espressa da Otto Bauer nel suo recente volumetto Socialismo e Religione che il marxismo pu essere sostenuto o integrato da una qualsiasi filosofia, quindi anche dalla cosiddetta filosofia perenne della religione (ivi, p. 309), dal tomismo, nella seconda versione di questo brano (ivi, p. 1508).

Ibidem.

Nella seconda versione, aggiunto tra parentesi: non sempre sicura, a dire il vero, e a marxismo Gramsci sostituisce sistematicamente filosofia della praxis (ivi, p. 1855).

Ivi, pp. 421-422 sgg.

Riportato in ivi, pp. 2583-2584.

Ivi, pp. 309-310 e 1507-1509

E. Garin, Labriola nella storia della cultura e del movimento operaio, in Id., Tra due secoli. Socialismo e filosofia in Italia dopo lUnit, Bari, De Donato, 1983, p. 160.

C. Luporini, Autonomia del pensiero di Gramsci e di Togliatti, Rinascita 9 (1974), p. 33. Valentino Gerratana escludeva linfluenza di Labriola su Gramsci allepoca dellOrdine Nuovo, affermandone invece limportanza per i Quaderni, cfr. V. Gerratana, Sulla fortuna di Labriola [1963], in Id., Ricerche in storia del marxismo, Roma, Editori Riuniti, 1972, pp. 157-158. Cfr. anche Eugenio Garin, che si riferisce specificamente al giovane Gramsci del 1917-1918: Lo stesso richiamo a Labriola, a questo punto, accidentale, e probabilmente spesso mediato attraverso Croce o Mondolfo (E. Garin, Politica e cultura in Gramsci (il problema degli intellettuali), in Pietro Rossi (a cura di), Gramsci e la cultura contemporanea. Atti del Convegno internazionale di studi gramsciani tenuto a Cagliari il 23-27 aprile 1967, Roma, Editori Riuniti - Istituto Gramsci, 1970, vol. I, p. 51). Cfr. anche L. Dal Pane, Antonio Labriola nella politica e nella cultura italiana, Torino, Einaudi, 1975, pp. 463-464. La conclusione cui giungeva Garin sembra del resto essere confermata dal tardo incontro di Gramsci con lopera labriolana. Giuseppe Fiori riporta, nella sua biografia di Gramsci, il giudizio di Marcella e Maurizio Ferrata secondo cui, per Gramsci e Togliatti, labbandono del positivismo fu presto cosa definitiva []. Solo punto di riferimento sicuro rimaneva Antonio Labriola. E i suoi testi di spiegazione e approfondimento del marxismo [] erano letti, riletti, studiati e commentati. Corregge Fiori questo giudizio: Non allora, prima della guerra, probabilmente. inevitabile chiedersi se non si attribuiscano ai due giovani studenti letture dun tempo successivo; il dubbio discende da una constatazione obiettiva: in tutti gli scritti giovanili, Gramsci cita Labriola una sola volta (nel 1918!). Pi in generale, Fiori nota come la Citt Futura fosse ancora nel 1917 un giornale rivelatore dellancoraggio di Gramsci allidealismo storicista crociano. Di qua nasce limpressione di un acceleramento, in alcune testimonianze, della formazione marxista di Gramsci; duna retrodatazione di esperienze culturali che sono sicuramente del Gramsci maturo, o meno giovane (G. Fiori, Vita di Antonio Gramsci, Bari, Laterza, 1989 (1966), pp. 108 e 109). Cfr. anche Liguori, che ricorda la pubblicazione da parte di Gramsci sul Grido del Popolo, il 5 gennaio 1918, del terzo capitolo del secondo dei Saggi di Labriola, Del materialismo storico. Dilucidazione preliminare, col titolo Le ideologie nel divenire storico; tuttavia lo stesso Liguori ritiene che sullo stesso tema dellideologia sia azzardato stabilire una filiazione da Labriola, poich in Gramsci agirono molti altri influssi e la teoria gramsciana dellideologia sarebbe assai pi complessa di quella labriolana, che in fondo non aveva proceduto oltre le posizioni di Marx ed Engels, cfr. G. Liguori, Sentieri gramsciani, Roma, Carocci, 2006, pp. 113-123. Dimostra la poca rilevanza dal punto di vista politico di Labriola in Gramsci e negli altri membri del PCdI D. Bidussa, La questione della tradizione. Storia o ideologia? Il marxismo italiano degli anni 20 e il ritorno ad Antonio Labriola, in F. Sbarberi (a cura di), Antonio Labriola nella cultura europea dellOttocento, Manduria - Bari - Roma, Piero Lacaita editore, 1988, pp. 221-250.

P. Togliatti, Per una giusta comprensione del pensiero di Antonio Labriola [1954], in Id., La politica culturale, a cura di L. Gruppi, Roma, Editori Riuniti, 1974, pp. 307-371, ove Gramsci definito il pi grande allievo e continuatore del Labriola (ivi, p. 324);

Cfr. G. Cotroneo, Il giovane Labriola tra Hegel e Spaventa, in A. Burgio (a cura di), Antonio Labriola nella storia e nella cultura della nuova Italia, Macerata, Quodlibet, 2005, p. 200.

Lo stesso Badaloni, pur rinvenendo una linea di sviluppo Labriola-Gramsci (che quello che si contesta qui, intendendo che della frattura revisionistica che Gramsci erede, pur nello sforzo di riportare le tematiche revisionistiche e non quelle di Labriola su un versante di comprensione e trasformazione della lotta di classe e dellorganizzazione della classe lavoratrice, aspetto specifico di Gramsci e invece snaturato o negato nelle diverse facce del revisionismo), ammette che allinterno del nodo di problemi culturali