Gramsci Il Materialismo Storico

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QUADERNI DEL CARCERE 1.

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La teoría de Gramsci

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QUADERNI DEL CARCERE

QUADERNI DEL CARCERE1.COPYRIGHT 1948 BY GIULIO EINAUDI EDITOREOTTAVA EDIZIONEANTONIO GRAMSCIIL MATERIALISMO STORICOE LA FILOSOFIA DI BENEDETTO CROCE1966GIULIO EINAUDI EDITOREPREFAZIONE

Ha inizio, con questo volume, la pubblicazione degli appunti,delle note e dei saggi che Antonio Gramsci scrisse in carcere tra il1929 e il 1935. In successivi volumi di questa stessa collana, vedranno jra breve la luce altre note e altri saggi sulla storia e la funzione degli intellettuali, sul Risorgimento, sul Machiavelli e il partito politico della classe operaia, sulla letteratura popolare, ecc, tuttiproblemi ai quali Gramsci accenna ripetutamente anche nelle letterealla cognata Tatiana Schuchtx e che costituiscono la materia deitrentadue quaderni del carcere : quasi tremila pagine ricoperte diuna scrittura fitta e minuta, corrispondenti a circa quattromila pagine dattilografate.Fin dai primi mesi di prigionia, prima ancora del processo e dellacondanna, Gramsci si preoccupa di organizzare la sua vita di carcerato in modo da poter studiare e lavorare, si che il tempo nonpassi perduto e in una lettera dal carcere di Milano in data 19marzo 1927, egli scrive alla cognata: ... sono assillato... da questaidea: che bisognerebbe fare qualcosa fr evvig... Insomma, vorrei, secondo un piano prestabilito, occuparmi intensamente e sistematicamente di qualche soggetto, che mi assorbisse e centralizzasse la miavita interiore 2. E aggiunge che ha pensato a quattro soggetti: Una ricerca sulla formazione dello spirito pubblico d'Italia nel secolo scorso, in altre parole, una ricerca sugli intellettuali italiani, leloro origini, i loro raggruppamenti secondo le correnti della cultura,' loro diversi modi di pensare, ecc. ecc... Uno studio di linguisticacomparata... uno studio sul teatro di Pirandello e sulla trasforma-1Antonio Gramsci, Lettere dal carcere, Einaudi, 19.37.2Loc. cit., p. 27.XIIIzione del gusto teatrale italiano che il Pirandello ha rappresentato eha contribuito a determinare... Un saggio sui romanzi d'appendicet il gusto popolare in letteratura... In fondo... tra questi quattroargomenti esiste omogeneit: lo spirito popolare creativo nelle suediverse fasi e gradi di sviluppo, alla base di essi in misura eguale '. Ma il carcere preventivo, nella continua attesa del trasferimento a Roma per il processo, non offre le condizioni migliori perlo studio. Un vero e proprio studio credo che mi sia impossibileper tante ragioni, non solo psicologiche ma anche tecniche; mi molto difficile abbandonarmi completamente ad un argomento o aduna materia e sprofondarmi solo in essa, proprio come si fa quandosi studia sul serio... , scrive Gramsci il 23 maggio 1927. Edegli occupa questi mesi a migliorare la sua conoscenza delle linguee specialmente del tedesco, senza tuttavia lasciar cadere nell'oblio gliargomenti che precedentemente aveva progettato di svolgere e anzirimeditando il suo piano di lavoro, precisandolo e completandolo,finch, dopo la condanna e il trasferimento alla Casa penale di Turidi Bari, e dopo un periodo di adattamento alle nuove condizioni divita, pu mettersi al lavoro. Nella prima pagina del primo quadernoscritto in carcere, si pu leggere un programma di studi molto piricco e particolareggiato di quello comunicato alla cognata quasi dueanni prima. Eccolo: Primo quaderno (8 febbraio 1929) Notee appunti Argomenti principali 1) Teoria della storia e dellastoriografia; 2) Sviluppo della borghesia italiana fino al i8yo; 3)Formazione dei gruppi intellettuali italiani: svolgimento, atteggiamenti; 4) La letteratura popolare dei romanzi d'appendice e leragioni della sua persistente fortuna; 5) Cavalcante Cavalcanti: lasua posizione nella struttura e nell'arte della Divina Commedia;6) Origini e svolgimento dell'Azione Cattolica in Italia e in Europa;7) 11 concetto di folclore; 8) Esperienze della vita in carcere; 9) La quistione meridionale e la quistione delle isole; io) Osservazionisulla popolazione italiana: sua composizione, funzione dell'emigrazione; 11) Americanismo e fordismo; 12) La quistione della linguain Italia: Manzoni e G. I. Ascoli; 13) Il senso comune ; 14) Riviste tipo: teorica, critico-storica, di cultura generale (divulgazione);15 ) Neo-grammatici e neo-linguisti (a questa tavola rotonda quadrata); 16) I nipotini di padre Bresciani.1 bid., pp. 27-28.1 Ibid., p. 39.XIVSi noter che in questo elenco manca ogni accenno alla filosofiadi Benedetto Croce, e cos pure al materialismo storico, come sequesti argomenti fossero estranei allo schema che Gramsci si eratracciato. Ma gi in uno dei primissimi quaderni, scritto tra il 1929e il 1930, troviamo e non a caso una prima e parziale stesuradelle Note critiche su un tentativo di saggio popolare di sociologia che costituiscono la terza parte del presente volume, nonchla prima stesura di alcune note sulla filosofia di Benedetto Croce,sul materialismo storico e su altri problemi di filosofia, note che,negli anni seguenti, vennero ritoccate o rielaborate e trascritte, assieme ad altre, in altri quaderni. Infatti, se si tiene presente il puntodi vista dal quale Gramsci considerava il problema degli intellettuali, si capisce che egli non poteva evitare di riprendere in esamei problemi pi spiccatamente filosofici del marxismo e, in connessione con questo esame, di tentare una critica delle concezioni diBenedetto Croce e della sua impostazione dei problemi pratici, ciopolitici. Quando Gramsci asserisce, nella lettera sopra citata, che esiste omogeneit tra i quattro argomenti che si propone di studiare in quanto alla base di essi lo spirito popolare creativo, eglinon dice tutto, anche perch deve continuamente fare i conti conla censura ed evitare ogni sospetto che si tradurrebbe immediatamente nella impossibilit di ricevere i libri e il materiale occorrenteper studiare e lavorare '. Ci che pi profondamente interessa e appassiona Gramsci e il problema della creazione di un nuovo Stato,dello Stato operaio, il problema dell'egemonia della classe operaianella societ moderna e della funzione degli intellettuali e della cultura in questo nuovo Stato e in questa societ. Egli scrive: ... dalmomento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomoed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamentel'esigenza di costituire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioun nuovo tipo d societ e quindi l'esigenza di elaborare concettipi universali, le armi ideologiche pi raffinate e decisive *. Eancora: ... occorre rifare per la concezione filosofica del Croce la1 Tuttavia, nella stessa lettera, si trova una indicazione assai pi significativa dei suoi intenti: Ricordi il rapidissimo e superficialissimo mio scrittosull'Italia meridionale e sull'importanza di B. Croce? Ebbene vorrei svolgereampiamente la tesi che avevo allora abbozzato... (Loc. cit., p. 27). (Loscritto sulla Quistione Meridionale stato ripubblicato in Rinascita , anno II,n- 2, febbraio 19-15).J Si veda a pp. 80-81 del presente volume.XVstessa riduzione che i primi teorici della filosofia della prassi hannofatto per la concezione hegeliana. questo il solo modo storicamente fecondo d determinare una ripresa adeguata della filosofiadella prassi, di sollevare questa concezione che si venuta, per lenecessit della vita pratica immediata, volgarizzando , all'altezzache deve raggiungere per la soluzione dei compiti pi complessi chelo svolgimento attuale della lotta propone, cio alla creazione di unanuova cultura integrale... 1Non per nulla, la serie delle note sulla storia degli intellettuali edella cultura culmina in uno studio sul Machiavelli e sul modernoprincipe che il partito politico del proletariato. Gli scritti contenuti nel presente volume sono dunque, in un certo senso, il coronamento di tutte le ricerche condotte da Gramsci negli anni del carcere, la giustificazione teorica, filosofica della impostazione data alproblema degli intellettuali e della cultura, che in sostanza il problema dei loro rapporti con il popolo-nazione, il problema della lorofunzione nella creazione di un nuovo tipo di Stato. Questi scritti diGramsci non potrebbero essere compresi e valutati nel loro giustosignificato se non s dessero per acquisiti i progressi compiuti dallaconcezione marxista nei primi tre decenni di questo secolo, grazieall'attivit teorica e pratica di Lenin e di Stalin. Il marxismo diGramsci marxismo-leninismo, come egli stesso afferma in una notaparticolarmente significativa a questo riguardo: ... la fondazione diuna classe dirigente (cio di uno Stato) equivale alla creazione diuna Weltanschauung. L'espressione che il proletariato tedesco l'erede della filosofia classica tedesca, come deve essere intesa? Nonvoleva indicare Marx l'ufficio storico della sua filosofia divenuta teoria di una classe che sarebbe diventata Stato? Per Ilic2 questo erealmente avvenuto in un territorio determinato. Ho accennato altrove all'importanza filosofica del concetto e del fatto di egemonia,dovuto a Ilic. L'egemonia realizzata significa la critica reale diuna filosofia, e la sua reale dialettica... Fare un parallelo tra Marxe Ilic per giungere a una gerarchia stolto e ozioso: esprimonodue fasi: scienza-azione che sono omogenee e eterogenee nello stessotempo. Cos storicamente sarebbe assurdo un parallelo tra Cristo esan Paolo: Cristo-Weltanschauung e san Paolo-organizzazione, azione,1Ibid., p. 199.2Lenin.

XVIespansione della Weltanschauung : essi sono ambedue necessari nellastessa misura e per sono della stessa statura storica. Il Cristianesimopotrebbe chiamarsi storicamente: cristianesimo-paolinismo e sarebbel'espressione pi esatta (solo la credenza nella divinit di Cristo haimpedito un caso di questo genere; ma questa credenza anch'essasolo un elemento storico e non teorico) '.Gramsci era un capo, un grande capo della classe operaia e talerimane anche nella sua attivit pi specificamente filosofica e culturale, anche quando si propone uno studio disinteressato, fur evvig,e questi suoi quaderni del carcere sono un nuovo contributo e,in sede teorica, il pi alto contributo della classe operaia italianaalla cultura italiana e universale. Anche nel carcere Gramsci ha continuato a far lavorare il suo cervello per questa classe, per rafforzarla,per farla progredire, per darle nuovi strumenti di lotta e nuovearmi. Ci non significa certo che egli sia venuto meno all'esigenzadella obbiettivit, della probit e seriet scientifica e della ricercadisinteressata della verit. Egli senti sempre fortissimamente quest'esigenza, e non per nulla il primo numero del quotidiano OrdineNuovo , da lui diretto, recava in manchette il motto: Dire la verit rivoluzionario . E in una delle sue prime note sui problemitrattati in questo volume, egli scrive: ... non bisogna concepire ladiscussione scientifica come un processo giudiziario, in cui c' un imputato e c' un procuratore che, per obbligo d'ufficio, deve dimostrareche l'imputato colpevole e degno di essere tolto dalla circolazione.Nella discussione scientifica, poich si suppone che l'interesse siala ricerca della verit e il progresso della scienza, si dimostra pi" avanzato " chi si pone" dal punto di vista che l'avversario pu esprimere un'esigenza che deve essere incorporata, sia pure come elemento subordinato, nella propria costruzione. Comprendere e valutare realisticamente le ragioni dell'avversario (e talvolta avversariotutto il pensiero passato) significa porsi da un punto di vista "critico ", l'unico fecondo nella ricerca scientifica 2.Ogni progresso scientifico, ogni feconda conquista della culturasono un progresso e una conquista della classe operaia e AntonioGramsci non ha, in verit, nulla di comune con quegli intellettualiche credono di essere gli arbitri del processo storico e ritengono che1 V. pp. 75-76 del presente volume.* bid., p. 21.XVIIsia loro compito e loro missione mettere come egli dice lebrache al mondo . Egli non un marxista, un comunista, se cos sipu dire, per partito preso, ma proprio perch ogni metafisica, siaessa idealistica. positivistica o materialistica, gli estranea. Ognunadelle pagine di questo volume una testimonianza del profondo sensostorico che anima tutta la sua ricerca e che d vigore e concretezzaincomparabili alla sua critica del meccanicismo, del fatalismo, del revisionismo crociano o neo-kantiano.A questo scrupolo costante di seriet scientifica si deve se moltesue note hanno un carattere di frammentariet e non di saggi organici; a questo si deve se egli, nel corso del suo lavoro, per insufficienzadi documentazione, ha abbandonato alcuni punti del programma chesi era proposto e che, nel 1932, aveva precisato in questo modo dopoaver scritto gi buona parte delle sue note e dei suoi appunti:1) Carattere provvisorio di pro-memoria di tali note eappunti; 2) da essi potranno risultare dei saggi indipendenti, non unlavoro organico d'insieme; 3) non pu esserci ancora una distinzionetra la parte principale e quelle secondarie dell'esposizione, tra ciche sarebbe il " testo " e ci che dovrebbero essere le " note "; 4) sitratta spesso di affermazioni non controllate, che potrebbero dirsi di" prima approssimazione "; qualcuno di esse, nelle ulteriori ricerchepotrebbe essere abbandonata e magari l'affermazione opposta potrebbe dimostrarsi quella esatta; 5) non deve fare una cattiva impressione la vastit e l'incertezza di limiti del tema, per le cose sopradette; non ho affatto l'intenzione di compilare uno zibaldone farraginoso sugli intellettuali, una compilazione enciclopedica che vogliacolmar tutte le " lacune " possibili e immaginabili. Saggi principali - Introduzione generale Sviluppo degli intellettuali ital. fino al 1890: diversi perodi: La letteratura popol.dei romanzi d'appendice Folclore e senso comune La quistionedella lingua letteraria e dei dialetti / nipotini di padre Bresciani Riforma e Rinascimento Machiavelli La scuola e l'educazione nazionale La posizione di B. Croce nella cultura italianafino alla guerra mondiale Il Risorgimento e il partito d'Azione Ugo Foscolo nella formazione della retorica nazionale Il teatro italiano Storia dell' Azione Cattolica Cattolici integrali, gesuiti, modernisti Il comune medioevale, fase economico-corporativa dello Stato Funzione cosmopoltica degli intellettuali italianifino al secolo XVIII Reazione all'assenza di un carattere popolare-XVIIInazionale della cultura in Italia: i futuristi La scuola unica e cosaessa significhi per tutta l'organizz. della cultura nazionale Il" lorianismo " come uno dei caratteri degli intellett. italiani L'assenza di " giacobinismo " nel Risorgimento italiano Machiavellicome tecnico della politica e come politico integrale o in atto.a Raggruppamenti di materia: i" Intellettuali - Quistioni scolastiche;2 Machiavelli; j Nozioni enciclopediche e argomenti di cultura;40 Introduzione allo studio della filosofia e note critiche ad un Saggiopopolare di sociologia; 50 Storia dell' Azione Cattolica - Cattolici integrali, gesuiti, modernisti; 6 Miscellanea di note varie di erudizione.(Passato e presente); 7 Risorgimento italiano (nel senso dell'et delRisorgimento italiano dell'Omodeo, ma insistendo sui motivi pistrettamente italiani); 8" 1 nipotini di padre Bresciani - La letteraturapopolare - (Note di letteratura); 90 Lorianismo; io" Appunti sulgiornalismo .Le condizioni della vita carceraria rappresentavano un ostacolospesso insormontabile a uno studio cos vasto e complesso e, in ognicaso, richiedevano una lotta continua e ostinata.Un primo, grave ostacolo era la censura e il controllo che l'amministrazione carceraria esercitava o poteva esercitare in qualunque momento, su tutti ' gli scritti. Bisognava allontanare il sospetto che iquaderni servissero per scritti politici, di partito, evitare il pi possibile, particolarmente nei primi quaderni e nei primi fogli di ogniquaderno, di parlare di proletariato, di comunismo, di bolscevismo, diMarx, di Engels, d Lenn, di Stalin, del Partito; abbandonare la terminologia tradizionale dei marxisti, i termini di rivoluzione proletaria,dittatura del proletariato, societ socialista, partito della classe operaia;rinunciare a citare i titoli di alcune opere fondamentali dei granditeorici del marxismo e persino adattarsi a parafrasare, anzich citareletteralmente, brani di Marx e di Engels.Ecco un passo caratteristico da questo punto di vista:Che ci1 non sia "futile" dimostrato dal fatto che... il pigrande teorico moderno [Lenin] della filosofia della prassi [del marxismo] ...ha in opposizione alle diverse tendenze " economiche" rivalutato il fronte della lotta culturale e costruito la dottrina dell'egemonia [dell'egemonia del proletariato cio delle alleanze della classe1 L'importanza dei fatti di cultura e la funzione dei grandi intellettualinello sviluppo storico.XIXoperaia] come complemento della teoria dello Stato-forza [della dittatura del proletariato] e come forma attuale della dottrina quarantottesca [cio la dottrina di Marx e non la falsificazione fattane daTrotzski] della " rivoluzione permanente " '.Gramsci super brillantemente questo ostacolo e trov sempre formulazioni che non lasciano dubbi e che non hanno nulla di ermeticoper chi abbia qualche conoscenza della letteratura marxista. Non sarebbe difficile tradurre nel linguaggio usuale dei marxisti tutte questenote ma non abbiamo voluto, in nessun caso, neanche quando l'interprelazione meno evidente, portare modificazioni al testo, limitandoci, nei punti che possono presentare difficolt o incertezze di interpretazione, a dare qualche rara nota esplicativa a pie di pagina.Un altro grave ostacolo era rappresentato dall'impossibilit di farericerche di biblioteca e dalla difficolt di ricevere tempestivamente ilmateriale bibliografico indispensabile. Gramsci dovette condurre unalotta continua per essere autorizzato a ricevere libri e riviste, e neisuoi quaderni si trovano le bozze di varie istanze all'amministrazionecarceraria, all'autorit giudiziaria e persino al capo del governo perprotestare contro il sequestro di libri o riviste. In una istanza, in datasettembre 1930, al capo del governo, si legge: Si tratta per me, chedevo ancora scontare quindici anni di reclusione, di una importantequistione di principio: sapere con esattezza quali libri possa leggere .Questa discontinuit nell'afflusso del materiale ebbe come prima conseguenza che ogni singolo argomento venne sviluppato in note staccate,scritte a distanza, di tempo l'una dall'altra, senza un ordine prestabilito, e sparse nei vari quaderni. " stato compito nostro ordinare eraggruppare queste note per argomento. Inoltre, nell'impossibilit diconsultare i testi dei teorici marxisti, Gramsci dovette spesso citare amemoria e, in alcuni casi, come nell'esame delle critiche del Crocealla dottrina economica di Marx, adattarsi a servirsi soltanto delle citazioni scelte dal Croce stesso, cio mantenere la discussione sul terreno scelto dal filosofo napoletano e nei limiti da lui fissati.Non annoveriamo tra le difficolt le dolorose condizioni di salutedell'Autore, le sue inenarrabili sofferenze fisiche e morali, la progressiva decadenza del suo organismo, accompagnata da crisi che preannunciavano il collasso e la fine, perch questa lunga agonia nonoffusc mai la lucidit mentale e il vigore intellettuale di Antonio1 Vedi a pp. 201-202 del presente volume.XXGramsci. Scorrendo le pagine dei quaderni del carcere, cos precise,profonde e cos piene di forza, si sarebbe tentati di credere che lasofferenza perdesse ogni potere nel momento in cui Gramsci si accingeva al lavoro. Se nelle lettere egli si abbandona talvlta a parlaredelle sue miserie, dei suoi malanni, a confidare le sue sofferenze e lesue torture, nei quaderni non c' pi traccia dell'inferno carcerario,delle insonnie allucinanti, della tisi, della sclerosi, della stanchezzamortale, di tutto ci che distruggeva inesorabilmente le sue forze diresistenza, tranne la forza della volont, ma c' soltanto il frutto diun pensiero geniale, l'impronta di una indomita volont di lotta e diuna mirabile forza di carattere. Questo contrasto tra la forza e la lucidit dell'intelletto e lo sfacelo dell'organismo, trova una testimonianzanegli ultimi quaderni (scritti all'inizio del 1935) dove la scrittura,che nei primi quaderni era nitida, regolarissima, diviene incerta e saltellante, mentre inalterati rimangono il vigore e la precisione del pensiero e dell'espressione.Affinch il lettore abbia sempre presente e non perda mai di vistale condizioni in cui sono state scritte queste pagine, le difficolt chel'Autore dovette superare, lo sforzo che dovette richiedere alla suamemoria per l'impossibilit di consultare i testi, le ragioni del carattere astratto di alcune note e della mancanza di riferimenti esplicitiai fatti che accadevano in Italia e fuori in quel periodo, la redazioneha evitato anche quei ritocchi al testo che in altri casi sarebbero parsiconsigliabili e utili, limitandosi ai mutamenti strettamente indispensabili e cio:1) A raggruppare le note per argomento, anzich presentarlenell'ordine cronologico -in cui sono state scritte, come specificatonell'indice del volume. La prima parte ("Avviamento allo studio dellafilosofa e del materialismo storico contiene note provenienti daiquaderni XVIII (1933-34), M (i933"34). VII (1930-31), Il (1933),XXVII (1934), IV (1933), IX (1929-30), XX (1929-30), XVI (1929-30) .Le note della seconda parte (Alcuni problemi per lo studio della filosofia della prassi) oltre che dai quaderni VII, XVIII, Il e III gi citatiprovengono dal quaderno XXII (1933). Le note della terza parte(Note critiche su un tentativo di Saggio popolare di sociologia^,ad eccezione di una proveniente dal quaderno IV, provengono tutte1 I quaderni vennero numerati da Tatiana Schucht, non appena ne vennein possesso dopo la morte di Gramsci, senza tener conto dell'ordine in cui eranotati scritti.XXIdal quaderno XVIII. Le note della terza parte (La filosofia di B.Croce) provengono tutte dal quaderno III. Infine le Noterelle di economia e le note contenute nell'appendice provengono tutte dai quaderni gi citati. Va ricordato che delle Note critiche sul Saggio popolare , come pure di alcune note sul Materialismo storico e sullafilosofia di Benedetto Croce, esiste una prima stesura nel quadernoXIII del 1929-30.2) Ad apporre i titoli alle note e alle parti in cui diviso il volume. I titoli delle varie parti sono presi dai titoli di rubrica dei qualisi serviva Gramsci per indicare l'argomento delle varie note. I titolidelle singole note sono stati formulati dalla redazione quando si sonodovuti sostituire i titoli ricorrenti del manoscritto o per evitare ripetizioni o dare un titolo alle note che nel manoscritto ne sono prive.3) A completare le numerose parole abbreviate, a correggerequalche lapsus evidente, qualche sconcordanza di verbi e simili, ognivolta che non potevano sorgere dubbi sulla legittimit della correzione.4) A eliminare qualche ripetizione dovuta esclusivamente alfatto che l'Autore, riprendendo a scrivere su un dato argomento adistanza di tempo, si richiamava ad altra nota scritta precedentemente.5) A portare a pie di pagina le note che nel manoscritto sonoinserite nel testo, generalmente tra parentesi quadre.Le note a pie di pagina, salvo indicazione in contrario, sono dell'Autore.Gennaio 1948XXII

GLOSSARIETTO

(Alcuni pseudonimi ed espressioni usate da Gramsci in sostituzione di nomi termini che potevano insospettire la censura).Il caposcuola della filosofia della prassiIl fondatore della filosofia della prassiL'autore della economia critica

MarxIl primo e il secondo dei fondatoridella filosofia della prassiMarx ed EngelsIl Capitale di MarxIl materialismo storico,il marxismoCritica dell'economia politicaLa filosofia della prassiIlicIlici

LeninViliciIl pi grande teorico moderno dellafilosofa della prassiI.AVVIAMENTO ALLO STUDIO DELLA FILOSOFIA E DEL MATERIALISMO STORICOALCUNI PUNTI PRELIMINARI DI RIFERIMENTO

Occorre distruggere il pregiudizio molto diffuso che la filosofiasia un alcunch di molto difficile per il fatto che essa l'attivitintellettuale propria di una determinata categoria di scienziati specialisti o di filosofi professionali e sistematici. Occorre pertanto dimostrare preliminarmente che tutti gli uomini sono filosofi , definendo i limiti e i caratteri di questa filosofia spontanea , propriadi tutto il mondo, e cio della filosofia che contenuta: i) nellinguaggio stesso, che un insieme di nozioni e di concetti determinati e non gi e solo di parole grammaticalmente vuote di contenuto; 2) nel senso comune e buon senso; 3) nella religione popolaree anche quindi in tutto il sistema di credenze, superstizioni, opinioni, modi di vedere e di operare che si affasciano in quello chegeneralmente si chiama folclore .Avendo dimostrato che tutti sono filosofi, sia pure a modo loro,inconsapevolmente, perch anche solo nella minima manifestazionedi una qualsiasi attivit intellettuale, il linguaggio , contenutauna determinata concezione del mondo, si passa al secondo momento, al momento della critica e della consapevolezza, cio allaquistione : preferibile pensare senza averne consapevolezzacritica, in modo disgregato e occasionale, cio partecipare a unaconcezione del mondo imposta meccanicamente dall'ambienteesterno, e cio da uno dei tanti gruppi sociali nei quali ognuno automaticamente coinvolto fin dalla sua entrata nel mondo cosciente(e che pu essere il proprio villaggio o la provincia, pu avere origine nella parrocchia e nell' attivit intellettuale del curato o delvecchione patriarcale la cui saggezza detta legge, nella donnettache ha ereditato la sapienza delle streghe o nel piccolo intellettualeinacidito nella propria stupidaggine e impotenza a operare) o

3preferibile elaborare la propria concezione del mondo consapevolmente e criticamente e quindi, in connessione con tale lavorio delproprio cervello, scegliere la propria sfera di attivit, partecipare attivamente alla produzione della storia del mondo, essere guida di sestessi e non gi accettare passivamente e supinamente dall'esternol'impronta alla propria personalit?Nota I. Per la propria concezione del mondo si appartiene sempre a undeterminato aggruppamene, e precisamente a quello di tutti gli elementi socialiche condividono uno stesso modo di pensare e di operare. Si conformisti di unqualche conformismo, si sempre uomini-massa o uomini-collettivi. La quistione questa: di che tipo storico il conformismo, l'uomo-massa di cui si fa parte?Quando la concezione del mondo non critica e coerente ma occasionale e disgregata, si appartiene simultaneamente a una molteplicit di uomini-massa, lapropria personalit composita in modo bizzarro: si trovano in essa elementi dell'uomo delle caverne e principi della scienza pi moderna e progredita, pregiudizidi tutte !e fasi storiche passate grettamente localistiche e intuizioni di una filosofiaavvenire quale sar propria del genere umano unificato mondialmente. Criticarela propria concezione del mondo significa dunque renderla unitaria e coerente einnalzarla fino al punto cui giunto il pensiero mondiale pi progredito. Significaquindi anche criticare tutta la filosofia finora esistita, in quanto essa ha lasciatostratificazioni consolidate nella filosofia popolare. L'inizio dell'elaborazione critica la coscienza di quello che si realmente, cio un conosci te stesso comeprodotto del processo storico finora svoltosi che ha lasciato in te stesso un'infinitdi tracce accolte senza beneficio d'inventario. Occorre fare inizialmente un tale inventario.Nota Il. Non si pu separare la filosofia dalla storia della filosofia e lacultura dalla storia della cultura. Nel senso pi immediato e aderente, non si puessere filosofi, cio avere una concezione del mondo criticamente coerente, senzala consapevolezza della sua storicit, della fase di sviluppo da essa rappresentatae del fatto che essa in contraddizione con altre concezioni o con elementi dialtre concezioni. La propria concezione del mondo risponde a determinati problemi posti dalla realt, che sono ben determinati e originali nella loro attualit. Come possibile pensare il presente e un ben determinato presente con unpensiero elaborato per problemi del passato spesso ben remoto e sorpassato? Se ciavviene, significa che si anacronistici nel proprio tempo, che si dei fossilie non esseri modernamente viventi. O per lo meno che si compositi bizzarramente. E infatti avviene che gruppi sociali che per certi aspetti esprimono lapi sviluppata modernit, per altri sono in arretrato con la loro posizione socialee pertanto sono incapaci di completa autonomia storica.Nota III. Se vero che ogni linguaggio contiene gli elementi di una concezione del mondo e di una cultura, sar anche vero che dal linguaggio di ognunosi pu giudicare la maggiore o minore complessit della sua concezione delmondo. Chi parla solo il dialetto o comprende la lingua nazionale in gradi diversi, partecipa necessariamente di una intuizione del mondo pi o meno ristretta

4e provinciale, fossilizzata, anacronistica in confronto delle grandi correnti di pensiero che dominano la storia mondiale. I suoi interessi saranno ristretti, pi omeno corporativi o economistici, non universali. Se non sempre possibile imparare pi lingue straniere per mettersi a contatto con vite culturali diverse, occorrealmeno imparare bene la lingua nazionale. Una grande cultura pu tradursi nellalingua di un'altra grande cultura, cio una grande lingua nazionale storicamentericca e complessa, pu tradurre qualsiasi altra grande cultura, cio essere unaespressione mondiale. Ma un dialetto non pu fare la stessa cosa.Nota IV. Creare una nuova cultura non significa solo fare individualmentedelle scoperte originali , significa anche e specialmente diffondere criticamentedelle verit gi scoperte, socializzarle per cos dire e pertanto farle diventarebase di azioni vitali, elemento di coordinamento e di ordine intellettuale e morale. Che una massa di uomini sia condotta a pensare coerentemente e in modounitario il reale presente fatto filosofico ben pi importante e originale che non sia il ritrovamento da parte di un genio filosofico di una nuovaverit che rimane patrimonio di piccoli gruppi intellettuali.Connessione tra il senso comune, la religione e la filosofia. Lafilosofia un ordine intellettuale, ci che non possono essere n lareligione n il senso comune. Vedere come, nella realt, neanchereligione e senso comune coincidono, ma la religione un elementodel disgregato senso comune. Del resto senso comune nomecollettivo, come religione : non esiste un solo senso comune, cheanche esso un prodotto e un divenire storico. La filosofia lacritica e il superamento della religione e del senso comune e intal senso coincide col buon senso che si contrappone al sensocomune.Relazioni tra scienza-religione-senso comune. La religione e ilsenso comune non possono costituire un ordine intellettuale perch non possono ridursi a unit t coerenza neanche nella coscienzaindividuale per non parlare della coscienza collettiva: non possonoridursi a unit e coerenza liberamente , perch autoritativamente ci potrebbe avvenire come infatti avvenuto nel passatoentro certi limiti. Il problema della religione inteso non nel sensoconfessionale ma in quello laico di unit di fede tra una concezionedel mondo e una norma di condotta conforme: ma perch chiamare questa unit di fede religione e non chiamarla ideologia o addirittura politica ?Non esiste infatti la filosofia in generale: esistono diverse filosofie o concezioni del mondo e si fa sempre una scelta tra di esse.Come avviene questa scelta? questa scelta un fatto meramente"intellettuale o pi complesso? E non avviene spesso che tra il fatto

5intellettuale e la norma di condotta ci sia contraddizione? Qualesar allora la reale concezione del mondo: quella logicamente affermata come fatto intellettuale, o quella che risulta dalla reale attivitdi ciascuno, che implicita nel suo operare? E poich l'operare sempre un operare politico, non si pu dire che la filosofia realedi ognuno contenuta tutta nella sua politica? Questo contrastotra il pensare e l'operare, cio la coesistenza di due concezioni delmondo, una affermata a parole e l'altra esplicantesi nell'effettivooperare, non dovuto sempre a malafede. La malafede pu essereuna spiegazione soddisfacente per alcuni individui singolarmentepresi, o anche per gruppi pi o meno numerosi, non soddisfacenteper quando il contrasto si verifica nella manifestazione di vita dilarghe masse: allora esso non pu non essere l'espressione di contrasti pi profondi di ordine storico sociale. Significa che un grupposociale, che ha una sua propria concezione del mondo, sia pure embrionale, che si manifesta nell'azione, e quindi saltuariamente, occasionalmente, cio quando tal gruppo si muove come un insiemeorganico, ha, per ragioni di sottomissione e subordinazione intellettuale, preso una concezione non sua, a prestito da un altro gruppoe questa afferma a parole, e questa anche crede di seguire, perchla segue in tempi normali , cio quando la condotta non indipendente e autonoma, ma appunto sottomessa e subordinata. Eccoquindi che non si pu staccare la filosofia dalla politica e si pumostrare anzi che la scelta e la critica di una concezione del mondo fatto politico anch'essa.Occorre dunque spiegare come avviene che in ogni tempo coesistono molti sistemi e correnti di filosofia, come nascono, come sidiffondono, perch nella diffusione seguono certe linee di frattura ecerte direzioni, ecc. Ci mostra quanto sia necessario sistemare criticamente e coerentemente le proprie intuizioni del mondo e dellavita, fissando con esattezza cosa deve intendersi per sistema >> perch non sia capito nel senso pedantesco e professorale della parola.Ma questa elaborazione deve essere e pu solo essere fatta nel quadro della storia della filosofia che mostra quale elaborazione il pensiero abbia subito nel corso dei secoli e quale sforzo collettivo siacostato il nostro attuale modo di pensare che riassume e compendiatutta questa storia passata, anche nei suoi errori e nei suoi deliri,che, d'altronde, per essere stati commessi nel passato ed essere staticorretti, non detto non si riproducano nel presente e non domandino di essere ancora corretti.

6Quale l'idea che il popolo si fa della filosofia? Si pu ricostruire attraverso i modi di dire del linguaggio comune. Uno deipi diffusi quello di prendere le cose con filosofia , che, analizzato, non poi da buttar via del tutto. vero che in esso contenuto un invito implicito alla rassegnazione e alla pazienza, ma pareche il punto pi importante sia invece l'invito alla riflessione, arendersi conto e ragione che ci che succede in fondo razionalee che come tale occorre affrontarlo, concentrando le proprie forzerazionali e non lasciandosi trascinare dagli impulsi istintivi e violenti. Si potrebbero raggruppare questi modi di dire popolari conle espressioni simili degli scrittori di carattere popolare prendendole dai grandi vocabolari in cui entrano i termini filosofia e filosoficamente e si potr vedere che questi hanno un significalomolto preciso, di superamento delle passioni bestiali ed elementariin una concezione della necessit che d al proprio operare una direzione consapevole. questo il nucleo sano nel senso comune, ci cheappunto potrebbe chiamarsi buon senso e che merita di essere sviluppato e reso unitario e coerente. Cos appare che anche percinon possibile disgiungere quella che si chiama filosofia scientifica da quella filosofia volgare e popolare che solo un insiemedisgregato di idee e opinioni.Ma a questo punto si pone il problema fondamentale di ogniconcezione del mondo, di ogni filosofia che sia diventata un movimento culturale, una religione , una fede , cio che abbia prodotto un'attivit pratica e una volont e in esse sia contenuta come premessa teorica implicita (una ideologia si potrebbe dire,se al termine ideologia si d appunto il significato pi alto di unaconcezione del mondo che si manifesta implicitamente nell'arte, neldiritto, nell'attivit economica, in tutte le manifestazioni di vitaindividuali e collettive) cio il problema di conservare l'unitideologica in tutto il blocco sociale che appunto da quella determinata ideologia cementato e unificato. La forza delle religioni especialmente della Chiesa cattolica consistita e consiste in ciche esse sentono energicamente la necessit dell'unione dottrinale ditutta la massa religiosa e lottano perch gli strati intellettualmentesuperiori non si stacchino da quelli inferiori. La Chiesa romana stata sempre la pi tenace nella lotta per impedire che ufficialmente si formino due religioni, quella degli intellettuali e quelladelle anime semplici . Questa lotta non stata senza gravi inconvenienti per la Chiesa stessa, ma questi inconvenienti sono connessi

7al processo storico che trasforma tutta la societ civile e che in bloccocontiene una critica corrosiva delle religioni; tanto pi risalta larapacit organizzatrice nella sfera della cultura del clero e il rapportoastrattamente razionale e giusto che nella sua cerchia la Chiesa hasaputo stabilire tra intellettuali e semplici. I gesuiti sono stati indubbiamente i maggiori artefici di questo equilibrio e per conservarloessi hanno impresso alla Chiesa un movimento progressivo che tendea dare certe soddisfazioni alle esigenze della scienza e della filosofia,ma con ritmo cos lento e metodico che le mutazioni non sonopercepite dalla massa dei semplici, sebbene esse appaiano rivoluzionarie e demagogiche agli integralisti .Una delle maggiori debolezze delle filosofie immanentistiche ingenerale consiste appunto nel non aver saputo creare una unit ideologica tra il basso e l'alto, tra i semplici e gli intellettuali. Nellastoria della civilt occidentale il fatto si verificato su scala europea,col fallimento immediato del Rinascimento e in parte anche dellaRiforma nei confronti della Chiesa romana. Questa debolezza si manifesta nella quistione scolastica, in quanto dalle filosofie immanentistiche non stato neppur tentato di costruire una concezione chepotesse sostituire la religione nell'educazione infantile, quindi il sofisma pseudo-storicistico per cui pedagogisti areligiosi (aconfessionali) e in realt atei, concedono l'insegnamento della religione perch la religione la filosofia dell'infanzia dell'umanit che si rinnova in ogni infanzia non metaforica. L'idealismo si anche mostrato avverso ai movimenti culturali di andata verso il popolo ,che si manifestarono nelle cos dette Universit popolari e istituzionisimili e non solo per i loro aspetti deteriori, perch in tal casoavrebbero solo dovuto cercare di far meglio. Tuttavia questi movimenti erano degni di interesse, e meritavano di essere studiati : essiebbero fortuna, nel senso che dimostrarono da parte dei semplici un entusiasmo sincero e una forte volont di innalzarsi a una superiore forma di cultura e di concezione del mondo. Mancava perin essi ogni organicit sia di pensiero filosofico, sia di saldezza organizzativa e di centralizzazione culturale; si aveva l'impressione cherassomigliassero ai primi contatti tra i mercanti inglesi e i negridell'Africa: si dava merce di paccottiglia per avere pepite d'oro. D'altronde l'organicit di pensiero e la saldezza culturale poteva aversisolo se tra gli intellettuali e i semplici ci fosse stata la stessa unitche deve esserci tra teoria e pratica, se cio gli intellettuali fosserostati organicamente gli intellettuali di quelle masse, se avessero cio

8elaborato e reso coerenti i principi e i problemi che quelle masseponevano con la loro attivit pratica, costituendo cos un blocco culturale e sociale. Si ripresentava la stessa quistione gi accennata:

un movimento filosofia) tale solo in quanto si applica a svolgere una cultura specializzata per ristretti gruppi di intellettuali o invece tale solo in quanto, nel lavoro di elaborazione di un pensiero superiore al senso comune e scientificamente coerente, nondimentica mai di rimanere a contatto coi semplici e anzi inquesto contatto trova la sorgente dei problemi da studiare e risolvere? Solo per questo contatto una filosofia diventa storica , si depura degli elementi intellettualistici di natura individuale e si fa vita *.Una filosofia della prassi non pu che presentarsi inizialmentein atteggiamento polemico e critico, come superamento del mododi pensare precedente e del concreto pensiero esistente (o mondoculturale esistente). Quindi innanzitutto come critica del senso comune (dopo essersi basata sul senso comune per dimostrare che tutti sono filosofi e che non si tratta di introdurre ex novo unascienza nella vita individuale di tutti , ma di innovare e rendere critica un'attivit gi esistente) e quindi della filosofia degli intellettuali, che ha dato luogo alla storia della filosofia, e che, in quantoindividuale (e si sviluppa infatti essenzialmente nell'attivit di singoli individui particolarmente dotati) pu considerarsi come le punte di progresso del senso comune, per lo meno del senso comune degli strati pi colti della societ, e attraverso questi anchedel senso comune popolare. Ecco quindi che un avviamento allostudio della filosofia deve esporre sinteticamente i problemi nati nelprocesso di sviluppo della cultura generale, che si riflette solo parzialmente nella storia della filosofia, che tuttavia, in assenza di unastoria del senso comune (impossibile a costruirsi per l'assenza dimateriale documentario) rimane la fonte massima di riferimento per criticarli, dimostrarne il valore reale (se ancora l'hanno) o

1 Forse utile praticamente distinguere la filosofia dal senso comune permeglio indicare il passaggio dall'uno all'altro momento; nella filosofia sonospecialmente spiccati i caratteri di elaborazione individuale del pensiero; ne!senso comune invece i caratteri diffusi e dispersi di un pensiero generico di unacerta epoca in un certo ambiente popolare. Ma ogni filosofia tende a diventaresenso comune di un ambiente anche ristretto (di tutti gli intellettuali). Si trattapertanto di elaborare una filosofia che avendo gi una diffusione o diffusivitperch connessa alla vita pratica e implicita in essa, diventi un rinnovato sensocomune con la coerenza e il nerbo delle filosofie individuali: ci non pu avvenire se non sempre sentita l'esigenza del contatto culturale coi semplici. 9il significato che hanno avuto come anelli superati di una catenae fissare i problemi nuovi attuali o l'impostazione attuale dei vecchi problemi.Il rapporto tra filosofia superiore e senso comune assicuratodalla politica , cos come assicurato dalla politica il rapportotra il cattolicismo degli intellettuali e quello dei semplici . Ledifferenze nei due casi sono per fondamentali. Che la Chiesa debbaaffrontare un problema dei semplici significa appunto che c'stata rottura nella comunit dei fedeli , rottura che non puessere sanata innalzando i semplici al livello degli intellettuali()a Chiesa non si propone neppure questo compito, idealmente edeconomicamente impari alle sue forze attuali) ma con una disciplinadi terr sugli intellettuali perch non oltrepassino certi limiti nelladistinzione e non la rendano catastrofica e irreparabile. Nel passatoqueste rotture nella comunit dei fedeli erano sanate da fortimovimenti di massa che determinavano o erano riassunti nella formazione di nuovi ordini religiosi intorno a forti personalit (Domenico, Francesco) '.Ma la Controriforma ha isterilito questo pullulare di forze popolari: la Compagnia di Ges l'ultimo grande ordine religioso, diorigine reazionario e autoritario, con carattere repressivo e diplomatico , che ha segnato, con la sua nascita, l'irrigidimento dell'organismo cattolico. I nuovi ordini sorti dopo hanno scarsissimo significato religioso e un grande significato disciplinare sullamassa dei fedeli, sono ramificazioni e tentacoli della Compagnia diGes o ne sono 'diventati tali, strumenti di resistenza per conservare le posizioni politiche acquisite, non forze rinnovatrici di sviluppo. Il cattolicismo diventato gesuitismo . Il modernismonon ha creato ordini religiosi ma un partito politico, la democrazia cristiana s.1I movimenti ereticali del Medioevo come rc.T7.ionc simultanea al politicantismo della Chiesa e alla filosofi;; scolastica clic ne fu una espressione, sulla basedei conflitti sociali determinati dalla nascita dei Comuni, sono stati una rotturatra massa e intellettuali nella Chiesa, rinnovata dalla nascita di movimentipopolari religiosi riassorbiti dalla Chiesa nella formazione degli ordini mendicanti in una nuova unit religiosa.2 Ricordare l'aneddoto (raccontato dallo Stred nelle sue Memorie) del cardinale che al protestante inglese filo-cattolico spiega che i miracoli di san Gennarosono articoli di fede per il popolino napoletano, non per gli intellettuali, che anchenell'Evangelio ci sono delle esagerazioni e alla domanda: Ma non siamocristiani? risponde: Noi siamo "prelati" cio "politici" della Chiesa diRoma .10

La posizione della filosofia della prassi antitetica a quella cattolica: la filosofia della prassi non tende a mantenere i semplicinella loro filosofia primitiva del senso comune, ma invece a condurlia una concezione superiore della vita. Se afferma l'esigenza delcontatto tra intellettuali e semplici non per limitare l'attivit scientifica e per mantenere una unit al basso livello delle masse, maappunto per costruire un blocco intellettuale-morale che renda politicamente possibile un progresso intellettuale di massa e non solodi scarsi gruppi intellettuali.L'uomo attivo di massa opera praticamente, ma non ha unachiara coscienza teorica di questo suo operare che pure un conoscere il mondo in quanto lo trasforma. La sua coscienza teoricaanzi pu essere storicamente in contrasto col suo operare. Si puquasi dire che egli ha due coscienze teoriche (o una coscienza contraddittoria), una implicita nel suo operare e che realmente lo uniscea tutti i suoi collaboratori nella trasformazione pratica della realte una superficialmente esplicita o verbale che ha ereditato dal passato e ha accolto senza critica. Tuttavia questa concezione verbale non senza conseguenze : essa riannoda a un gruppo sociale determinato, influisce sulla condotta morale, sull'indirizzo della volont,in modo pi o meno energico, che pu giungere fino a un puntoin cui la contraddittoriet della coscienza non permette nessuna azione,nessuna decisione, nessuna scelta e produce uno stato di passivitmorale e politica. La comprensione critica di se stessi avviene quindiattraverso una lotta di egemonie politiche, di direzioni contrastanti, prima nel campo dell'etica, poi della politica per giungere auna elaborazione superiore della propria concezione del reale. Lacoscienza di essere parte di una determinata forza egemonica (ciola coscienza politica) la prima fase per una ulteriore e progressivaautocoscienza in cui teoria e pratica finalmente si unificano. Anchel'unit di teoria e pratica non quindi un dato di fatto meccanico,ma un divenire storico, che ha la sua fase elementare e primitiva nelsenso di distinzione , di distacco , di indipendenza appena istintivo, e progredisce fino al possesso reale e completo di una concezione del mondo coerente e unitaria. Ecco perch da mettere inrilievo come lo sviluppo politico del concetto di egemonia rappresenta un grande progresso filosofico oltre che politico-pratico, perchnecessariamente coinvolge e suppone una unit intellettuale e unaetica conforme a una concezione del reale che ha superato il sensocomune ed diventata, sia pure entro limiti ancora ristretti, critica.11Tuttavia, nei pi recenti sviluppi della filosofia della prassi, l'approfondimento del concetto di unit della teoria e della praticanon ancora che ad una fase iniziale: rimangono ancora dei residuidi meccanicismo, poich si parla di teoria come complemento , accessorio della pratica, di teoria come ancella della pratica. Paregiusto che anche questa quistione debba essere impostata storicamente, e cio come un aspetto della quistione politica degli intel-lettuali. Autocoscienza critica significa storicamente e politicamentecreazione di una lite di intellettuali: una massa umana non si distingue e non diventa indipendente per s , senza organizzarsi (in senso lato) e non c' organizzazione senza intellettuali,cio senza organizzatori e dirigenti, cio senza che l'aspetto teoricodel nesso teoria-pratica si distingua concretamente in uno strato dipersone specializzate nell'elaborazione concettuale e filosofica. Maquesto processo di creazione degli intellettuali lungo, difficile,pieno di contraddizioni, di avanzate e di ritirate, di sbandamenti edi riaggruppamenti, in cui la fedelt della massa (e la fedelte la disciplina sono inizialmente la forma che assume l'adesionedella massa .e la sua collaborazione allo sviluppo dell'intero fenomeno culturale) messa talvolta a dura prova. Il processo di sviluppo legato a una dialettica intellettuali-massa; lo strato degli intellettuali si sviluppa quantitativamente e qualitativamente, ma ognisbalzo verso una nuova ampiezza e complessit dello strato degliintellettuali legato a un movimento analogo della massa dei semplici, che si innalza verso livelli superiori di cultura e allarga simultaneamente la sua cerchia di influenza, con punte individuali oanche di gruppi pi o meno importanti verso lo strato degli intellettuali specializzati. Nel processo per si ripetono continuamentedei momenti in cui tra massa e intellettuali (o certi di essi, o ungruppo di essi) si forma un distacco, una perdita di contatto, quindil'impressione di accessorio , di complementare, di ^subordinato.L'insistere sull'elemento pratica del nesso teoria-pratica, dopoaver scisso, separato e non solo distinto i due elementi (operazioneappunto meramente meccanica e convenzionale) significa che siattraversa una fase storica relativamente primitiva, una fase ancoraeconomico-corporativa, in cui si trasforma quantitativamente il quadro generale della struttura e la qualit-superstruttura adeguata in via di sorgere, ma non ancora organicamente formata. daporre in rilievo l'importanza e il significato che hanno, nel mondomoderno, i partiti politici nell'elaborazione e diffusione delle conce-12zioni del mondo in quanto essenzialmente elaborano l'etica e lapolitica conforme ad esse, cio funzionano quasi da sperimentatori storici di esse concezioni. I partiti selezionano individualmentela massa operante e la selezione avviene sia nel campo pratico chein quello teorico congiuntamente, con un rapporto tanto pi strettotra teoria e pratica quanto pi la concezione vitalmente e radicalmente innovatrice e antagonistica dei vecchi modi di pensare.Perci si pu dire che i partiti sono gli elaboratori delle nuove intellettualit integrali e totalitarie, cio il crogiolo dell'unificazione diteoria e pratica intesa come processo storico reale e si capisce comesia necessaria la formazione per adesione individuale e non deltipo laburista perch, se si tratta di dirigere organicamente tutta la massa economicamente attiva , si tratta di dirigerla nonsecondo vecchi schemi ma innovando, e l'innovazione non pu diventare di massa, nei suoi primi stadi, se non per il tramite di unalite in cui la concezione implicita nella umana attivit sia gi diventata in una certa misura coscienza attuale coerente e sistematicae volont precisa e decisa.Una di queste fasi si pu studiare nella discussione attraverso laquale si sono verificati i pi recenti sviluppi della filosofia dellaprassi, discussione riassunta in un articolo di D. S. Mirskij, collaboratore della Cultura *. Si pu vedere come sia avvenuto il passaggio da una concezione meccanicistica e puramente esteriore a unaconcezione attivistica, che si avvicina di pi, come si osservato,a una giusta comprensione dell'unit di teoria e pratica, sebbenenon ne abbia ancora attinto tutto il significato sintetico. Si puosservare come l'elemento deterministico, fatalistico, meccanicisticosia stato un aroma ideologico immediato della filosofia dellaprassi, una forma di religione e di eccitante (ma al modo degli stupefacenti), resa necessaria e giustificata storicamente dal carattere subalterno di determinati strati sociali.Quando non si ha l'iniziativa nella lotta e la lotta stessa finiscequindi con l'identificarsi con una serie di sconfitte, il determinismomeccanico diventa una forza formidabile di resistenza morale, dicoesione, di perseveranza paziente e ostinata. Io sono sconfitto1 Si allude probabilmente all'articolo di D. S. Mirskij Demokrazie undPartei in Bolschewismus pubblicato nella raccolta Demokratie und Partei ,a cura di P. R. Rohden, Wien, 1932, della quale parla il Glaesek, BibliografiaFascista 1933 [N. d. R.

13 13momentaneamente, ma la forza delle cose lavora per me a lungo andare, ecc. . La volont reale si traveste in un atto di fede in unacerta razionalit della storia, in una forma empirica e primitiva difinalismo appassionato che appare come un sostituto della predestinazione, della provvidenza, ecc. delle religioni confessionali. Occorreinsistere sul fatto che anche in tal caso esiste realmente una forteattivit volitiva, un intervento diretto sulla forza delle cose maappunto in una forma implicita, velata, che si vergogna di se stessae pertanto la coscienza contraddittoria, manca di unit critica ecc.Ma quando il subalterno diventa dirigente e responsabile dell'attivit economica di massa, il meccanicismo appare a un certopunto un pericolo imminente, avviene una revisione di tutto ilmodo di pensare perch avvenuto un mutamento nel modo sociale di essere. I limiti e il dominio della forza delle cose vengono ristretti perch? perch, in fondo, se il subalterno era ieriuna cosa, oggi non pi una cosa ma una persona storica, un protagonista, se ieri era irresponsabile perch resistente a unavolont estranea, oggi sente di essere responsabile perch non piresistente ma agente e necessariamente attivo e intraprendente. Maanche ieri era egli mai stato mera resistenza , mera cosa ,mera irresponsabilit? Certamente no, ed anzi da porre inrilievo come il fatalismo non sia che un rivestimento da deboli diuna volont attiva e reale. Ecco perch occorre sempre dimostrarela futilit del determinismo meccanico, che, spiegabile come filosofiaingenua della massa e solo in quanto tale elemento intrinseco diforza, quando viene assunto a filosofia riflessa e coerente da partedegli intellettuali, diventa causa di passivit, di imbecille autosufficienza, e ci senza aspettare che il subalterno sia diventato dirigente e responsabile. Una parte della massa anche subalterna sempre dirigente e responsabile e la filosofia della parte precede sempre la filosofia del tutto non solo come anticipazione teorica, macome necessit attuale.Che la concezione meccanicistica sia stata una religione di subalterni appare da un'analisi dello sviluppo della religione cristiana,che in un certo periodo storico e in condizioni storiche determinate stata e continua ad essere una necessit , una forma necessaria della volont delle masse popolari, una forma determinata dirazionalit del mondo e della vita e dette i quadri generali perl'attivit pratica reale. In questo brano di un articolo della Civilt Cattolica {Individualismo pagano e individualismo cristiano,14fasc. del 5 marzo 1932) mi pare bene espressa questa funzione delcristianesimo: La fede in un sicuro avvenire, nell'immortalit dell'anima destinata alla beatitudine, nella sicurezza di poter arrivareal godimento eterno, fu la molla di propulsione per un lavoro diintensa perfezione interna, e di elevazione spirituale. Il vero individualismo cristiano ha trovato qui l'impulso alle sue vittorie. Tuttele forze del cristiano furono raccolte intorno a questo fine nobile.Liberato dalle fluttuazioni speculative che snervano l'anima nel dubbio, e illuminato da principi immortali, l'uomo senti rinascere lesperanze; sicuro che una forza superiore lo sorreggeva nella lottacontro il male, egli fece violenza a se stesso e vinse il mondo .Ma anche in questo caso, il cristianesimo ingenuo che si intende;non il cristianesimo gesuitizzato, divenuto un puro narcotico per lemasse popolari.Ma la posizione del calvinismo, con la sua concezione ferreadella predestinazione e della grazia, che determina una vasta espansione di spirito di iniziativa (o diventa la forma di questo movimento) ancora pi espressiva e significativa.Perch e come si diffondono, diventando popolari, le nuove concezioni del mondo? In questo processo di diffusione (che nellostesso tempo di sostituzione del vecchio e molto spesso di combinazione tra il nuovo e il vecchio) influiscono (e come e in che misura)la forma razionale in cui la nuova concezione esposta e presentata, l'autorit (in quanto sia riconosciuta ed apprezzata almenogenericamente) dell'espositore e dei pensatori e scienziati che l'espositore chiama in suo sostegno, l'appartenere alla stessa organizzazionedi chi sostiene la nuova concezione (dopo per essere entrati nell'organizzazione per altro motiva che non sia il condividere la nuovaconcezione)? Questi elementi in realt variano a seconda del grupposociale e del livello culturale del gruppo dato. Ma la ricerca interessa specialmente per ci che riguarda le masse popolari, che pidifficilmente mutano di concezioni, e che non le mutano mai, inogni caso, accettandole nella forma pura , per dir cos, ma soloe sempre come combinazione pi o meno eteroclita e bizzarra. Laforma razionale, logicamente coerente, la completezza del ragiona-1 A questo proposito si pu vedere Max Weber, L'etica protestante - lo spirito del capitalismo, pubblicato nei Nuovi Studi , fascicoli del 1931 e segg., eil libro del Groethuysen sulle origini religiose della borghesia in Francia [Origines de l'esprit bourgeois en France. I: L'glse et la bourgeoisie, Paris 1027(N. d. R.)].

15mento che non trascura nessun argomento positivo o negativo di unqualche peso, ha la sua importanza, ma ben lontana dall'esseredecisiva; essa pu essere decisiva in via subordinata, quando la persona data gi in condizioni di crisi intellettuale, ondeggia tra ilvecchio e il nuovo, ha perduto la fede nel vecchio e ancora nonsi decisa per il nuovo ecc.Cos si pu dire per l'autorit dei pensatori e scienziati. Essa molto grande nel popolo, ma di fatto ogni concezione ha i suoipensatori e scienziati da porre innanzi e l'autorit divisa; inoltre possibile per ogni pensatore distinguere, porre in dubbio cheabbia proprio detto in tal modo, ecc. Si pu concludere che il processo di diffusione delle concezioni nuove avviene per ragioni politiche, cio in ultima istanza sociali, ma che l'elemento formale, dellalogica coerenza, l'elemento autoritativo e l'elemento organizzativohanno in questo processo una funzione molto grande subito dopoche l'orientamento generale avvenuto, sia nei singoli individui chein gruppi numerosi. Da ci si conclude per che nelle masse inquanto tali, la filosofa non pu essere vissuta che come una fede.Si immagini del resto la posizione intellettuale di un uomo delpopolo; egli si formato delle opinioni, delle convinzioni, dei criteridi discriminazione e delle norme di condotta. Ogni sostenitore diun punto di vista contrastante al suo, in quanto intellettualmentesuperiore, sa argomentare le sue ragioni meglio di lui, lo mette insacco logicamente, eco; dovrebbe perci l'uomo del popolo mutarele sue convinzioni? Perch nell'immediata discussione non sa farsivalere? ma allora gli potrebbe capitare di dover mutare una voltaal giorno, cio ogni volta che incontra un avversario ideologicointellettualmente superiore. Su quali elementi si fonda dunque lasua filosofia? e specialmente la sua filosofia nella forma che perlui ha maggiore importanza di norma di condotta? L'elemento piimportante indubbiamente di carattere non razionale, di fede. Main chi e che cosa? Specialmente nel gruppo sociale al quale appartiene in quanto la pensa diffusamente come lui: l'uomo del popolopensa che in tanti non si pu sbagliare, cos in tronco, come l'avversario argomentatore vorrebbe far credere; che egli stesso, vero,non capace di sostenere e svolgere le proprie ragioni come l'avversario le sue, ma che nel suo gruppo c' chi questo saprebbe fare,certo anche meglio di quel determinato avversario ed egli ricordainfatti di aver sentito esporre diffusamente, coerentemente, in modoche egli ne rimasto convinto, le ragioni della sua fede. Non16ricorda le ragioni in concreto e non saprebbe . ripeterle, ma sa cheesistono perch le ha sentite esporre e ne rimasto convinto. L'essere stato convinto una volta in modo folgorante la ragione permanente del permanere della convinzione, anche se essa non si sapi argomentare.Ma queste considerazioni conducono alla conclusione di unaestrema labilit nelle convinzioni nuove delle masse popolari, specialmente se queste nuove convinzioni sono in contrasto con le convinzioni (anche nuove) ortodosse, socialmente conformiste secondogli interessi generali delle classi dominanti. Si pu vedere questoriflettendo alle fortune delle religioni e delle chiese. La religione ouna determinata chiesa mantiene la sua comunit di fedeli (entrocerti limiti delle necessit dello sviluppo storico generale) nella misura in cui intrattiene permanentemente e organizzatamente la fedepropria, ripetendone l'apologetica indefessamente, lottando in ognimomento e sempre con argomenti simili, e mantenendo una gerarchia di intellettuali che alla fede diano almeno l'apparenza delladignit del pensiero. Ogni volta che la continuit dei rapporti trachiesa e fedeli stata interrotta violentemente, per ragioni politiche, come avvenuto durante la Rivoluzione francese, le perditesubite dalla chiesa sono state incalcolabili e, se le condizioni di difficile esercizio delle pratiche abitudinarie si fossero protratte oltrecerti limiti di tempo, da pensare che tali perdite sarebbero statedefinitive e una nuova religione sarebbe sorta, come del resto inFrancia sorta in combinazione col vecchio cattolicismo. Se nededucono determinate necessit per ogni movimento culturale chetenda a sostituire il senso comune e le vecchie concezioni del mondoin generale: 1) di non stancarsi mai dal ripetere i propri argomenti(variandone letterariamente la forma): la ripetizione il mezzo didattico pi efficace per operare sulla mentalit popolare; 2) di lavorareincessantemente per elevare intellettualmente sempre pi vasti stratipopolari, cio per dare personalit all'amorfo elemento di massa, ciche significa, di lavorare a suscitare lites di intellettuali di un tiponuovo che sorgano direttamente dalla massa pur rimanendo a contatto con essa per diventare le stecche del busto. Questa secondanecessit, se soddisfatta, quella che realmente modifica il panorama ideologico di un'epoca. N, d'altronde, queste lites possonocostituirsi e svolgersi senza che nel loro interno si verifichi unagerarchizzazione di autorit e di competenza intellettuale, che puculminare in un grande filosofo individuale, se questo capace di

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rivivere concretamente le esigenze della massiccia comunit ideologica, di comprendere che essa non pu avere la snellezza di movimento propria di un cervello individuale e pertanto riesce a elaborare formalmente la dottrina collettiva nel modo pi aderente e adeguato ai modi di pensare di un pensatore collettivo. evidente che una costruzione di massa di tal genere non puavvenire arbitrariamente , intorno a una qualsiasi ideologia, perla volont formalmente costruttiva di una personalit o di ungruppo che se lo proponga per fanatismo delle proprie convinzionifilosofiche o religiose. L'adesione di massa a una ideologia o lanon adesione il modo con cui si verifica la critica reale della razionalit e storicit dei modi di pensare. Le costruzioni arbitrarie sonopi o meno rapidamente eliminate dalla competizione storica, anchese talvolta, per una combinazione di circostanze immediate favorevoli, riescono a godere di una tal quale popolarit, mentre le costruzioni che corrispondono alle esigenze di un periodo storico complesso e organico finiscono sempre con l'imporsi e prevalere anchese attraversano molte fasi intermedie in cui il loro affermarsi avvienesolo in combinazioni pi o meno bizzarre ed eteroclite.Questi svolgimenti pongono molti problemi, i pi importantidei quali si riassumono nel modo e nella qualit dei rapporti trai vari strati intellettualmente qualificati, cio nell'importanza e nellafunzione che deve e pu avere l'apporto creativo dei gruppi superiori in connessione con la capacit organica di discussione e disvolgimento di nuovi concetti critici da parte degli strati subordinati intellettualmente. Si tratta cio di fissare i limiti della libertdi discussione e di propaganda, libert che non deve essere intesanel senso amministrativo e poliziesco, ma nel senso di autolimiteche i dirigenti pongono alla propria attivit ossia, in senso proprio,di fissazione di un indirizzo di politica culturale. In altre parole:chi fisser i diritti della scienza e i limiti della ricerca scientificae potranno questi diritti e questi limiti essere propriamente fissati?Pare necessario che il lavorio di ricerca di nuove verit e di migliori,pi coerenti e chiare formulazioni delle verit stesse sia lasciato all'iniziativa libera dei singoli scienziati, anche se essi continuamenteripongono in discussione gli stessi principi che paiono i pi essenziali. Non sar del resto difficile mettere in chiaro quando tali iniziative di discussione abbiano motivi interessati e non di caratterescientifico. Non del resto impossibile pensare che le iniziativeindividuali siano disciplinate e ordinate, in modo che esse passino18attraverso il crivello di accademie o istituti culturali di vario generee solo dopo essere state selezionate diventino pubbliche, ecc.Sarebbe interessante studiare in concreto, per un singolo paese,l'organizzazione culturale che tiene in movimento il mondo ideologico ed esaminarne il funzionamento pratico. Uno studio del rapporto numerico tra il personale che professionalmente dedito allavoro attivo culturale e la popolazione dei singoli paesi sarebbeanche utile, con un approssimativo calcolo delle forze libere. Lascuola, in tutti i suoi gradi, e la Chiesa sono le due maggiori organizzazioni culturali in ogni paese, per il numero del personale cheoccupano. I giornali, le riviste e l'attivit libraria, le istituzioni scolastiche private, sia in quanto integrano la scuola di Stato, sia comeistituzioni di cultura del tipo di Universit popolari. Altre professioni incorporano nella loro attivit specializzata una frazioneculturale non indifferente, come quella dei medici, degli ufficialidell'esercito, della magistratura. Ma da notare che in tutti i paesi,sia pure in misura diversa, esiste una grande frattura tra le massepopolari e i gruppi intellettuali, anche quelli pi numerosi e pivicini alla periferia nazionale, come i maestri e i preti. E che ciavviene perch, anche dove i governanti ci affermano a parole,lo Stato come tale non ha una concezione unitaria, coerente e omogenea, per cui i gruppi intellettuali sono disgregati tra strato estrato e nella sfera dello stesso strato. L'universit, eccetto che in alcuni paesi, non esercita nessuna funzione unificatrice; spesso unpensatore libero ha pi influsso di tutta la istituzione universitariaeccetera.A proposito della funzione storica svolta dalla concezione fatalistica della filosofia della prassi si, potrebbe fare un elogio funebredi essa, rivendicandone la utilit per un certo periodo storico maappunto per ci sostenendo la necessit di seppellirla con tutti glionori del caso. Si potrebbe veramente paragonare la sua funzionea quella della teoria della grazia e della predestinazione per gliinizi del mondo moderno che poi ha per culminato con la filosofiaclassica tedesca e con la sua concezione della libert come coscienzadella necessit. Essa stata un surrogato popolare del grido Diolo vuole , tuttavia anche su questo piano primitivo ed elementareera un inizio di concezione pi moderna e feconda di quella contenuta nel Dio lo vuole o nella teoria della grazia. possibileche formalmente una nuova concezione si presenti in altra vesteche quella rozza e incondita di una plebe? E tuttavia lo storico,

19con tutta la prospettiva necessaria, riesce a fissare e a capire chegli inizi di un mondo nuovo, sempre aspri e pietrosi, sono superiorial declinare di un mondo in agonia e ai canti del cigno che essoproduce 1 Il deperimento del fatalismo e del meccanicismo indica una grandesvolta storica; perci la grande impressione fatta dallo studio riassuntivo del Mirskij. Ricordi che esso ha destato; ricordare a Firenze nel novembre 1917 la discussione con l'avv. Mario Trozzi e il primo accenno di bergsonismo, di volontarismo, ecc. Si potrebbe fare un quadro semiserio di come questa concezionerealmente si presentava. Ricordare anche la discussione col prof. Presutti a Romanel giugno 1924- Paragone col capitano Giulietti fatto da G. M. Serrati e cheper lui era decisivo e di condanna capitale. Per Serrati, Giulietti era come ilconfuciano per il taoista, il cinese del Sud, mercante attivo e operoso per il letterato mandarino del Nord che guardava con supremo disprezzo da illuminato eda saggio per cui la vita non ha pi misteri questi omiciattoli del Sud che credevano coi loro movimenti irrequieti di formiche di poter forzare la via . Discorso di Claudio Treves sull'espiazione. C'era in questo discorso un certo spiritoda profeta biblico: chi aveva voluto e fatto la guerra, chi aveva sollevato ilmondo dai suoi cardini ed era quindi responsabile del disordine del dopoguerradoveva espiare portando la responsabilit di questo disordine stesso. Avevano peccato di volontarismo , dovevano essere puniti nel loro peccato ecc. C'era unacerta grandezza sacerdotale in questo discorso, uno stridore di maledizioni chedovevano impietrire di spavento e invece furono una grande consolazione, perchindicavano che il becchino non era ancora pronto e Lazzaro poteva risorgere.20PROBLEMI DI FILOSOFIA E DI STORIA

La discussione scientifica. Nell'impostazione dei problemi storico-critici, non bisogna concepire la discussione scientifica come unprocesso giudiziario, in cui c' un imputato e c' un procuratore che,per obbligo d'ufficio, deve dimostrare che l'imputato colpevole edegno di essere tolto dalla circolazione. Nella discussione scientifica,poich si suppone che l'interesse sia la ricerca della verit e ilprogresso della scienza, si dimostra pi avanzato chi si ponedal punto di vista che l'avversario pu esprimere un'esigenza chedeve essere incorporata, sia pure come un momento subordinato,nella propria costruzione. Comprendere e valutare realisticamentela posizione e le ragioni dell'avversario (e talvolta avversario tuttoil pensiero passato) significa appunto essersi liberato dalla prigionedelle ideologie (nel senso deteriore, di cieco fanatismo ideologico),cio porsi da un punto di vista critico , l'unico fecondo nellaricerca scientifica.Filosofia e storia. Cosa occorra intendere per filosofia, per filosofia in un'epoca storica, e quale sia l'importanza e il significatodelle filosofie dei filosofi in ognuna di tali epoche storiche. Assuntala definizione che B. Croce d della religione, cio di una concezione del mondo che sia diventata norma di vita, poich norma divita non s'intende in senso libresco ma attuata nella vita pratica,la maggior parte degli uomini sono filosofi in quanto operano praticamente e ' nel loro pratico operare (nelle linee direttive della lorocondotta) contenuta implicitamente una concezione del mondo,una filosofia. La storia della filosofia come si intende comunemente,cio come storia delle filosofie dei filosofi, la storia dei tentativie delle iniziative ideologiche di una determinata classe di persone21per mutare, correggere, perfezionare le concezioni del mondo esistenti in ogni determinata epoca e per mutare quindi le conformie relative norme di condotta, ossia per mutare la attivit praticanel suo complesso.Dal punto di vista che a noi interessa, lo studio della storia edella logica delle diverse filosofie dei filosofi non sufficiente.Almeno come indirizzo metodico, occorre attirare l'attenzione sullealtre parti della storia della filosofia; cio sulle concezioni del mondodelle grandi masse, su quelle dei pi ristretti gruppi dirigenti (ointellettuali) e infine sui legami tra questi vari complessi culturali ela filosofia dei filosofi. La filosofia di un'epoca non la filosofiadi uno o altro filosofo, di uno o altro gruppo di intellettuali, di unao altra grande partizione delle masse popolari: una combinazionedi tutti questi elementi che culmina in una determinata direzione,in cui il suo culminare diventa norma d'azione collettiva, cio diventa storia concreta e completa (integrale).

La filosofia di un'epoca storica non dunque altro che la storia di quella stessa epoca, non altro che la massa di variazioni che il gruppo dirigente riuscito a determinare nella realtprecedente: storia e filosofia sono inscindibili in questo senso, formano blocco . Possono per essere distinti gli elementi filosofici propriamente detti, e in tutti i loro diversi gradi: come filosofiadei filosofi, come concezioni dei gruppi dirigenti (cultura filosofica)e come religioni delle grandi masse, e vedere come in ognuno diquesti gradi si abbia a che fare con forme diverse di combinazione ideologica.Filosofia creativa . Cosa la filosofia? Un'attivit puramentericettiva o tutto al pi ordinatrice, oppure una attivit assolutamente creativa? Occorre definire cosa s'intende per ricettivo, ordinatore , creativo . Ricettivo implica la certezza di unmondo esterno assolutamente immutabile, che esiste in generale ,obbiettivamente nel senso volgare del termine. Ordinatore si avvicina a ricettivo : sebbene implichi un'attivit del pensiero,questa attivit limitata e angusta. Ma cosa significa creativo ?Significher che il mondo esterno creato dal pensiero? Ma daqual pensiero e di chi? Si pu cadere nel solipsismo e infatti ogniforma di idealismo cade nel solipsismo necessariamente. Per sfuggire al solipsismo e nello stesso tempo alle concezioni meccanicistiche che sono implicite nella concezione del pensiero come attivit22ricettiva e ordinatrice, occorre porre la quistione storicisticamente e nello stesso tempo ]>porre a base della filosofia la volont (inultima analisi l'attivit pratica o politica), ma una volont razionale, non arbitraria, che si realizza in quanto corrisponde a necessit obbiettive storiche, cio in quanto la stessa storia universalenel momento della sua attuazione progressiva; se questa volont rappresentata inizialmente da un singolo individuo, la sua razionalit documentata da ci che essa viene accolta dal gran numero,e accolta permanentemente, cio diventa una cultura, un buonsenso , una concezione del mondo, con una etica conforme alla suastruttura. Fino alla filosofia classica tedesca, la filosofia fu concepita come attivit ricettiva o al massimo ordinatrice, cio fu concepita come conoscenza di un meccanismo obbiettivamente funzionante all'infuori dell'uomo. La filosofia classica tedesca introdusse ilconcetto di creativit del pensiero, ma in senso idealistico e speculativo. Pare che solo la filosofia della prassi abbia fatto fare unpasso avanti al pensiero, sulla base della filosofia classica tedesca,evitando ogni tendenza al solipsismo, storicizzando il pensiero inquanto lo assume come concezione del mondo, come buon senso diffuso nel gran numero (e tale diffusione non sarebbe appunto pensabile senza la razionalit o storicit) e diffuso in modo tale daconvertirsi in norma attiva di condotta. Creativo occorre intenderloquindi nel senso relativo , di pensiero che modifica il modo disentire del maggior numero e quindi la realt stessa che non puessere pensata senza questo maggior numero. Creativo anche nelsenso che insegna come non esista una realt per s stante, in se per s, ma in rapporto storico con gli uomini che la modificano, ecoImportanza storica d una filosofia. Molte ricerche e studi intornoal significato storico delle diverse filosofie sono assolutamente sterilie cervellotici perch non si tiene conto del fatto che molti sistemifilosofici sono espressioni puramente (o quasi) individuali e che laparte che di essi pu chiamarsi storica spesso minima e annegatain un complesso di astrazioni di origine puramente razionale eastratta. Si 'pu dire che il valore storico di una filosofia pu essere calcolato dall'efficacia pratica che essa ha conquistato (e pratica deve essere intesa in senso largo). Se vero che ogni filosofia l'espressione di una societ, dovrebbe reagire sulla societ, determinare certi effetti, positivi e negativi; la misura in cui appunto reagisce

23 la misura della sua portata storica, del suo non essere elucubrazione individuale, ma fatto storico .

Il filosofo. Posto il principio che tutti gli uomini sono filosofi ,che cio tra i filosofi professionali o tecnici e gli altri uomini nonc' differenza qualitativa ma solo quantitativa (e in questocaso quantit ha un significato suo particolare, che non pu essereconfuso con somma aritmetica, poich indica maggiore o minore omogeneit , coerenza , logicit ecc, cio quantit di elementi qualitativi), tuttavia da vedere in che consista propriamentela differenza. Cos non sar esatto chiamare filosofia ogni tendenzadi pensiero, ogni orientamento generale ecc. e neppure ogni concezione del mondo e della vita . Il filosofo si potr chiamare unoperaio qualificato in confronto ai manovali, ma neanche questo esatto, perch nell'industria, oltre al manovale e all'operaio qualificato, c' l'ingegnere, il quale non solo conosce il mestiere praticamente, ma lo conosce teoricamente e storicamente. Il filosofoprofessionale o tecnico non solo pensa con maggior rigore logico,con maggiore coerenza, con maggiore spirito di sistema degli altriuomini, ma conosce tutta la storia del pensiero, cio sa rendersi ragione dello sviluppo che il pensiero ha avuto fino a lui ed in gradodi riprendere i problemi dal punto in cui essi si trovano dopo aversubito il massimo di tentativo di soluzione ecc. Ha nel campo delpensiero la stessa funzione che nei diversi campi scientifici hanno glispecialisti.Tuttavia c' una differenza tra il filosofo specialista e gli altrispecialisti: che il filosofo specialista si avvicina pi agli altri uominidi ci che avvenga per gli altri specialisti. L'avere fatto del filosofospecialista una figura simile, nella scienza, agli altri specialisti, appunto ci che ha determinato la caricatura del filosofo. Infatti sipu immaginare un entomologo specialista, senza che tutti gli altriuomini siano entomologhi empirici, uno specialista della trigonometria, senza che la maggior parte degli altri uomini si occupino ditrigonometria ecc. (si possono trovare scienze raffinatissime, specializzatissime, necessarie, ma non perci comuni ), ma non si pupensare nessun uomo che non sia anche filosofo, che non pensi,appunto perch il pensare proprio dell'uomo come tale (a menoche non sia patologicamente idiota).

24Il linguaggio, le lingue, il senso comune. In che consiste esattamente il pregio di quello che suol chiamarsi senso comune o buon senso ? Non solamente nel fatto che, sia pure implicitamente,il senso comune impiega il principio di causalit, ma nel fatto moltopi ristretto, che in una serie di giudizi il senso comune identificala causa esatta, semplice e alla mano, e non si lascia deviare daarzigogolature e astruserie metafisiche, pseudo-profonde, pseudoscientifiche ecc. Il senso comune non poteva non essere esaltatonei secoli XVII e XVIII, quando si reag al principio di autorit rappresentato dalla Bibbia e da Aristotile: si scopri infatti che nel sensocomune c'era una certa dose di sperimentalismo e di osservazionediretta della realt, sia pure empirica e limitata. Anche oggi, inrapporti simili, si ha lo stesso giudizio di pregio del senso comune,sebbene la situazione sia mutata e il senso comune odierno abbiamolta pi limitatezza nel suo pregio intrinseco.Posta la filosofia come concezione del mondo e l'operosit filosofica non concepita pi solamente come elaborazione individuale di concetti sistematicamente coerenti ma inoltre e specialmente comelotta culturale per trasformare la mentalit popolare e diffonderele innovazioni filosofiche che si dimostreranno storicamente vere nella misura in cui diventeranno concretamente cio storicamente esocialmente universali, la quistione del linguaggio e delle lingue tecnicamente deve essere posta in primo piano. Saranno da rivedere le pubblicazioni in proposito dei pragmatisti1.Nel caso dei pragmatisti, come in generale nei confronti di qualsiasi altro tentativo di sistemazione organica della filosofia, non detto che il riferimento sia alla totalit del sistema o al nucleo essenziale di esso. Mi pare di poter dire che la concezione del linguaggiodel Vailati e di altri pragmatisti non sia accettabile; tuttavia pare cheessi abbiano sentito delle esigenze reali e le abbiano descritte conesattezza approssimativa, anche se non sono riusciti a impostare iproblemi e a darne la soluzione. Pare si possa dire che linguaggio essenzialmente un nome collettivo, che non presuppone una cosa unica n nel tempo n nello spazio. Linguaggio significa anchecultura e filosofia (sia pure nel grado di senso comune) e pertanto ilfatto linguaggio in realt una molteplicit di fatti pi o meno1 Cfr. gli Scritti di G. Vailati (Firenze, 1911), tra i quali lo studio Illinguaggio come ostacolo alla eliminazione di contrasti illusori.

25organicamente coerenti e coordinati: al limite si pu dire che ogniessere parlante ha un proprio linguaggio personale, cio un propriomodo di pensare e di sentire. La cultura, nei suoi vari gradi, unificauna maggiore o minore quantit di individui in strati numerosi, pio meno a contatto espressivo, che si capiscono tra loro in gradidiversi ecc. Sono queste differenze e distinzioni storico-sociali che siriflettono nel linguaggio comune e producono quegli ostacoli equelle cause di errore di cui i pragmatisti hanno trattato.Da questo si deduce l'importanza che ha il momento culturale anche nell'attivit pratica (collettiva): ogni atto storico non pu nonessere compiuto dall' uomo collettivo , cio presuppone il raggiungimento di una unit culturale-sociale per cui una molteplicit divoleri disgregati, con eterogeneit -di fini, si saldano insieme per unostesso fine, sulla base di una uguale e comune concezione del mondo(generale e particolare, transitoriamente operante per via emozionale o permanente, per cui la base intellettuale cos radicata,assimilata, vissuta, che pu diventare passione). Poich cos avviene,appare l'importanza della quistione linguistica generale, cio del raggiungimento collettivo di uno stesso clima culturale.Questo problema pu e deve essere avvicinato all'impostazionemoderna della dottrina e della pratica pedagogica, secondo cui ilrapporto tra maestro e scolaro un rapporto attivo, di relazioni reciproche e pertanto ogni maestro sempre scolaro e ogni scolaromaestro. Ma il rapporto pedagogico non pu essere limitato ai rapporti specificatamente scolastici , per i quali le nuove generazionientrano in contatto con le anziane e ne assorbono le esperienze e ivalori storicamente necessari maturando e sviluppando una propriapersonalit storicamente e culturalmente superiore. Questo rapportoesiste in tutta la societ nel suo complesso e per ogni individuo rispetto ad altri individui, tra ceti intellettuali e non intellettuali, tragovernanti e governati, tra elites e seguaci, tra dirigenti e diretti, traavanguardie e corpi di esercito. Ogni rapporto di egemonia necessariamente un rapporto pedagogico e si verifica non solo nell'interno di una nazione, tra le diverse forze che la compongono, manell'intero campo internazionale e mondiale, tra complessi di civiltnazionali e continentali.

Perci si pu dire che la personalit storica di un filosofo individuale data anche dal rapporto attivo tra lui e l'ambiente culturaleche egli vuole modificare, ambiente che reagisce sul filosofo e costringendolo a una continua autocritica, funziona da maestro . Cos si26 avuto che una delle maggiori rivendicazioni dei moderni ceti intellettuali nel campo politico stata quella delle cos dette libert dipensiero e di espressione del pensiero (stampa e associazione) ,perch solo dove esiste questa condizione politica si realizza il rapporto di maestro-discepolo nei sensi pi generali su ricordati e inrealt si realizza storicamente un nuovo tipo di filosofo che sipu chiamare filosofo democratico , cio del filosofo convinto chela sua personalit non si limita al proprio individuo fisico, ma unrapporto sociale attivo di modificazione dell'ambiente culturale.Quando il pensatore si accontenta del pensiero proprio, soggettivamente libero, cio astrattamente libero, d oggi luogo alla beffa :l'unit di scienza e vita appunto una unit attiva, in cui solo sirealizza la libert di pensiero, un rapporto maestro-scolaro, filosofo-ambiente culturale in cui operare, da cui trarre i problemi necessarida impostare e risolvere, cio il rapporto filosofia-storia.Che cosa l'uomo? questa la domanda prima e principale dellafilosofia. Come si pu rispondere? La definizione si pu trovare nell'uomo stesso, e cio in ogni singolo uomo. Ma giusta? In ognisingolo uomo si pu trovare che cosa ogni singolo uomo . Ma anoi non interessa che cosa ogni singolo uomo, che poi significa checosa ogni singolo uomo in ogni singolo momento. Se ci pensiamo,vediamo che ponendoci la domanda che cosa l'uomo, vogliamo dire :che cosa l'uomo pu diventare, se cio l'uomo pu dominare il propriodestino, pu farsi , pu crearsi una vita. Diciamo dunque chel'uomo un processo e precisamente il processo dei suoi atti. Se cipensiamo, la stessa domanda: cosa l'uomo? non una domandaastratta o obbiettiva . Essa nata da ci che abbiamo riflettuto sunoi stessi e sugli altri e vogliamo sapere, in rapporto a ci cheabbiamo riflettuto e visto, cosa siamo, e cosa possiamo diventare, serealmente ed entro quali limiti, siamo fabbri di noi stessi , dellanostra vita, del nostro destino. E ci vogliamo saperlo oggi , nellecondizioni date oggi, della vita odierna e non di una qualsiasivita e di un qualsiasi uomo.La domanda nata, riceve il suo contenuto, da speciali, cio determinati modi di considerare la vita e l'uomo: il pi importante diquesti modi la religione ed una determinata religione, il cattolicismo. In realt, domandandoci : cos' l'uomo , quale importanzaha la sua volont e la sua concreta attivit nel creare se stesso e lavita che vive, vogliamo dire: il cattolicismo una concezione esatta

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dell'uomo e della vita? essendo cattolici, cio facendo del cattolicismouna norma di vita, sbagliamo o siamo nel vero? Tutti hanno lavaga intuizione che, facendo del cattolicismo una norma di vita, sbagliano, tanto vero che nessuno si attiene al cattolicismo come normadi vita, pur dichiarandosi cattolico. Un cattolico integrale, che cioapplicasse in ogni atto della vita, le norme cattoliche sembrerebbe unmostro, ci che , a pensarci, la critica pi rigorosa del cattolicismostesso e la pi perentoria.

I cattolici diranno che nessuna altra concezione seguita puntualmente, ed hanno ragione, ma ci dimostra solo che non esiste di fatto,storicamente, un modo di concepire ed operare uguale per tutti gliuomini e niente altro; non ha nessuna ragione favorevole al cattolicismo, sebbene questo modo di pensare ed operare da secoli sia organizzato a questo scopo, ci che ancora non avvenuto per nessun'altrareligione con gli stessi mezzi, con lo stesso spirito di sistema, con lastessa continuit e centralizzazione. Dal punto di vista filosofico ci che non soddisfa nel cattolicismo il fatto che esso, nonostantetutto, pone la causa del male nell'uomo stesso individuo, cio concepisce l'uomo- come individuo ben definito e limitato. Tutte le filosofiefinora esstite pu dirsi che riproducono questa posizione del cattolicismo, cio concepiscono l'uomo come individuo limitato alla suaindividualit e lo spirito come tale individualit. su questo puntoche occorre riformare il concetto dell'uomo. Cio occorre concepirel'uomo come una serie di rapporti attivi (un processo) in cui se l'individualit ha la massima importanza, non per il solo elemento daconsiderare. L'umanit che si riflette in ogni individualit compostadi diversi elementi: i) l'individuo; 2) gli altri uomini; 3) la natura.Ma il 2 e il 30 elemento non sono cos semplici come potrebbe apparire. L'individuo non entra in rapporti con gli altri uomini per giustapposizione, ma organicamente, cio in quanto entra a far parte diorganismi dai pi semplici ai pi complessi. Cos l'uomo non entrain rapporti con la natura semplicemente per il fatto di essere eglistesso natura, ma attivamente, per mezzo del lavoro e della tecnica.Ancora. Questi rapporti non sono meccanici. Sono attivi e coscienti,cio corrispondono a un grado maggiore o minore d'intelligenza chedi essi ha il singolo uomo. Perci si pu dire che ognuno cambia sestesso, si modifica, nella misura in cui cambia e modifica tutto ilcomplesso di rapporti di cui egli il centro di annodamento. Inque