Ex oriente lux, ma sarà poi vero? Di Fabio Calabrese

60
ereticamente.net http://www.ereticamente.net/2012/02/ex-oriente-lux-ma-sara-poi-vero-prima.html Ex oriente lux, ma sarà poi vero? (prima parte) Di Fabio Calabrese Sarà che dal punto di vista geografico l'oriente è la direzione che si individua come quella in cui sorge il sole, ma noi sappiamo che esiste una radicata tendenza a ritenere che “la luce” anche in senso spirituale provenga da oriente per andare a illuminare un'Europa che si ritiene senza questi apporti sarebbe una terra culturalmente e spiritualmente arida. Non c'è dubbio che questo mito (ma forse – pensiero eretico – sarebbe piuttosto il caso di parlare di favola, di fola) è stato riproposto in innumerevoli chiavi di lettura fino a diventare “una verità” che nessuno ha il coraggio di mettere in dubbio. Prendiamo quel che ci racconta un qualsiasi libro di storia: La civiltà si accende per la prima volta nella storia umana in Medio Oriente, da qualche parte fra l'Egitto e la Mezzaluna Fertile mesopotamica, e solo lentamente passa dagli Egizi e dagli Assiri e Babilonesi a Fenici, Ebrei e Persiani, da questi ultimi ai Cretesi (forse agli Egizi), poi ai Greci, infine ai Romani e sulle punte dei gladi e delle lance di questi ultimi arriva infine nel cuore dell'Europa, sulla riva del Reno e sulle coste del Mare del Nord all'epoca di Cristo o appena un po' prima. Dal Medio Oriente sono venute “le tre grandi” religioni: ebraismo, cristianesimo islam; del resto le altre religioni importanti di questo pianeta: induismo, buddismo, taoismo, confucianesimo, sono pure esse religioni asiatiche. Sarebbe molto interessante riuscire a capire in base a quale criterio l'ebraismo è considerato una “grande” religione e, ad esempio l'induismo con ottocento milioni di seguaci invece no; certamente non in base al criterio numerico, una fede “minore” come lo scintoismo conta almeno otto adepti per ogni ebreo che calca il suolo di questo pianeta (per prevenire fin troppo facili accuse di antisemitismo, preciso, sebbene la cosa sia ovvia che non sto parlando del “popolo ebraico”, ammesso che una tale entità esista, ma unicamente dell'ebraismo in quanto religione). Il motivo in realtà è chiaro, ma ha senso solo in un'ottica abramitica (cristiano-giudaico-islamica), l'ebraismo è il tronco da cui derivano sia il cristianesimo sia l'islam. Quando si attribuisce agli ebrei il merito (ammesso che sia tale!) di aver inventato il monoteismo, si fa loro davvero troppo onore. Geova o Javhè è il dio totemico di Israele come Baal quello dei Fenici o Allah quello degli Arabi (già molto prima di Maometto), Marduk quello dei Babilonesi, e via dicendo. Questo dio totemico non riflette altro che lo sciovinismo etnico degli antichi Ebrei, come si vede molto bene dai passi della bibbia nei quali “Dio” esorta i suoi seguaci a sterminare altri popoli e si mette alla loro testa nel macello. Dalla bibbia, Geova non appare proprio “Quel che è padre di tutte le genti” (per dirla con Manzoni). Questo aspetto sanguinario del “libro sacro” ha sconcertato un cattolico intelligente come Maurizio Blondet al punto che in un articolo di non moltissimo tempo addietro era giunto a definirlo un “residuo dell'Età del Ferro”, anche se io personalmente ritengo che sia proprio questo “residuo dell'Età del Ferro” che spiega l'attrattiva persistente che la bibbia continua ad avere presso gli yankee, “un popolo” (facciamo finta che lo siano) in possesso di mezzi tecnologici in grado di dominare il nostro sfortunato pianeta, ma che il sistema mediatico ha rimbambito fino a farne mentalmente dei trogloditi. Naturalmente, nel momento in cui il dio totemico di Israele viene promosso a Dio universale, gli Ebrei stessi

description

Ex oriente lux, ma sarà poi vero? (prima parte)Di Fabio Calabrese

Transcript of Ex oriente lux, ma sarà poi vero? Di Fabio Calabrese

  • ereticamente.net http://www.ereticamente.net/2012/02/ex-oriente-lux-ma-sara-poi-vero-prima.html

    Ex oriente lux, ma sar poi vero? (prima parte)Di Fabio Calabrese

    Sar che dal punto di vista geografico l'oriente la direzione che siindividua come quella in cui sorge il sole, ma noi sappiamo che esisteuna radicata tendenza a ritenere che la luce anche in senso spiritualeprovenga da oriente per andare a illuminare un'Europa che si ritienesenza questi apporti sarebbe una terra culturalmente e spiritualmentearida. Non c' dubbio che questo mito (ma forse pensiero eretico sarebbe piuttosto il caso di parlare di favola, di fola) stato ripropostoin innumerevoli chiavi di lettura fino a diventare una verit chenessuno ha il coraggio di mettere in dubbio.

    Prendiamo quel che ci racconta un qualsiasi libro di storia: La civilt siaccende per la prima volta nella storia umana in Medio Oriente, daqualche parte fra l'Egitto e la Mezzaluna Fertile mesopotamica, e sololentamente passa dagli Egizi e dagli Assiri e Babilonesi a Fenici, Ebreie Persiani, da questi ultimi ai Cretesi (forse agli Egizi), poi ai Greci,infine ai Romani e sulle punte dei gladi e delle lance di questi ultimiarriva infine nel cuore dell'Europa, sulla riva del Reno e sulle coste del Mare del Nord all'epoca di Cristo o appenaun po' prima.

    Dal Medio Oriente sono venute le tre grandi religioni: ebraismo, cristianesimo islam; del resto le altre religioniimportanti di questo pianeta: induismo, buddismo, taoismo, confucianesimo, sono pure esse religioni asiatiche.

    Sarebbe molto interessante riuscire a capire in base a quale criterio l'ebraismo considerato una grandereligione e, ad esempio l'induismo con ottocento milioni di seguaci invece no; certamente non in base al criterionumerico, una fede minore come lo scintoismo conta almeno otto adepti per ogni ebreo che calca il suolo diquesto pianeta (per prevenire fin troppo facili accuse di antisemitismo, preciso, sebbene la cosa sia ovvia che nonsto parlando del popolo ebraico, ammesso che una tale entit esista, ma unicamente dell'ebraismo in quantoreligione).

    Il motivo in realt chiaro, ma ha senso solo in un'ottica abramitica (cristiano-giudaico-islamica), l'ebraismo iltronco da cui derivano sia il cristianesimo sia l'islam.

    Quando si attribuisce agli ebrei il merito (ammesso che sia tale!) di aver inventato il monoteismo, si fa lorodavvero troppo onore. Geova o Javh il dio totemico di Israele come Baal quello dei Fenici o Allah quello degliArabi (gi molto prima di Maometto), Marduk quello dei Babilonesi, e via dicendo. Questo dio totemico non riflettealtro che lo sciovinismo etnico degli antichi Ebrei, come si vede molto bene dai passi della bibbia nei quali Dioesorta i suoi seguaci a sterminare altri popoli e si mette alla loro testa nel macello.

    Dalla bibbia, Geova non appare proprio Quel che padre di tutte le genti (per dirla con Manzoni). Questoaspetto sanguinario del libro sacro ha sconcertato un cattolico intelligente come Maurizio Blondet al punto che inun articolo di non moltissimo tempo addietro era giunto a definirlo un residuo dell'Et del Ferro, anche se iopersonalmente ritengo che sia proprio questo residuo dell'Et del Ferro che spiega l'attrattiva persistente che labibbia continua ad avere presso gli yankee, un popolo (facciamo finta che lo siano) in possesso di mezzitecnologici in grado di dominare il nostro sfortunato pianeta, ma che il sistema mediatico ha rimbambito fino afarne mentalmente dei trogloditi.

    Naturalmente, nel momento in cui il dio totemico di Israele viene promosso a Dio universale, gli Ebrei stessi

  • diventano il popolo eletto e, a questo riguardo vorrei citare un passo di Principi di formazione del carattere, unbel brano di Rudolf Steiner:

    La fantasia che esista un popolo scelto da un dio, superiore a ogni altro, e che ad esso ci si debba inchinare condeferenza. Questa idea falsa ed offende le grandi civilt che dimostrarono la loro grandezza con i frutti e con glieffetti, non con larroganza di una pretesa (1).

    L'ebraismo il tronco da cui si sono originati cristianesimo e islam. Se il tronco marcio, potranno i rami esseresani?

    Dal punto di vista spirituale, le propaggini cristiana e islamica dell'ebraismo non sono state altro che un'immensaforza distruttiva che ha sradicato e soppiantato, assai pi con la violenza che con la predicazione, la religiositnativa e la cultura dei popoli che malauguratamente sono caduti nella loro orbita.

    I progressi dello spirito europeo nell'ultimo mezzo millennio sono stati il risultato di una lotta costante per liberarsidal peso dell'ortodossia biblica e dall'ingerenza culturale delle Chiese. Copernico e Galileo hanno liberato dalpeso dell'ortodossia biblica l'astronomia e le scienze fisiche, Darwin la biologia. Nel campo delle scienze storiche,invece, una tale rivoluzione non avvenuta; noi abbiamo, noi troviamo sui libri di testo una prospettiva storica che biblica, centrata sul Medio Oriente, ed soltanto questo a creare la prospettiva illusoria della luce da oriente.

    Filosofi e storici della scienza hanno pi volte chiarito che l'accumulo di nuovi dati, di per s, del tuttoinsufficiente a dar luogo a una rivoluzione scientifica, occorre che emerga uno sguardo nuovo capace di vedere lecose in maniera diversa. I fatti, i nudi fatti che contraddicono l'immagine della storia antica centrata sul MedioOriente ce ne sono a pacchi, e veramente bisogna chiedersi come mai coloro che hanno la pretesa di insegnarela storia ai nostri giovani siano tanto ciechi da ignorarli, ma non dobbiamo dimenticare che spesso, molto pispesso di quanto non si pensi, la difesa di certe concezioni legata al mantenimento del prestigio, delle posizioni,del potere accademico di coloro che se ne sono fatti portatori. In questi casi, la verit diventa un nemico dacombattere con ogni mezzo.

    Vogliamo provare a citare qualcuno di questi fatti scomodi ed eretici che dimostrano in maniera lampante lafalsit della presunta centralit mediorientale e il fatto che la nostra negletta Europa ha avuto da sempre un ruolocardine nell'incivilimento umano?

    I complessi megalitici di et neolitica, di cui i pi noti sono quelli delle Isole Britanniche (Stonehenge, Avebury), mache si trovano sparsi su di un'area enorme che va da Malta alle isole Orcadi.

    La priorit dell'Europa in alcune scoperte fondamentali e di solito attribuite all'area mediorientale: l'agricoltura,l'allevamento di animali, i metalli, la scrittura.

    La presenza sul suolo europeo di culture civili e autoctone che non sembrano dovere nulla a influssi mediorientalidi una qualche specie, come quella celtica e quella etrusca (la cui supposta origine mediorientale un'illazionenon provata da nulla).

    Cominciamo dal primo punto, la cultura megalitica. E' un fatto indiscutibile che questi monumenti non possonoessere stati eretti da comunit di cacciatori-raccoglitori che erano costrette a impegnare tutte le energie disponibilinelle necessit immediate della sopravvivenza, ma devono essere stati il prodotto di societ gi agricole e a unbuon livello di tecnologia e controllo dell'ambiente senza i quali l'esistenza di classi di lavoratori specializzati inattivit diverse dalla produzione di cibo non possibile. In pi, tuttora misteriose restano sia le tecniche che hannoconsentito di trasportare e di erigere blocchi di pietra pesanti decine di tonnellate, sia le conoscenzeastronomiche, matematiche e ingegneristiche che hanno permesso di costruire ad esempio Stonehenge conperfetti allineamenti astronomici rispetto ai solstizi, agli equinozi, alle eclissi, permettendone la previsione efunzionando come un astrolabio di pietra.

    L'edificio, ancora oggi praticamente intatto, giunto fino a noi pi antico al modo, la tomba megalitica diNewgrange in Irlanda, pi antica di otto-novecento anni delle piramidi egizie di Giza. Non ancora tutto, perchqueste costruzioni non possono essere state il prodotto di isole di civilt sperdute in un mare di barbarie, hannorichiesto trasporti, viaggi, commerci: le pietre blu del secondo cerchio di Stonehenge, ad esempio, vengono dalle

  • Praseli Hills nel Galles a centinaia di chilometri di distanza.

    Ma tutto questo ancora nulla: le vere sorprese sono venute fuori negli ultimi dieci anni, quando si sonocominciate a esaminare le sepolture adiacenti all'area di Stonehenge e i resti umani in esse contenuti. Le pirivelatrici si sono dimostrate due: quella dell'Arciere di Amesbury e quella del ragazzo con la collana di ambra. Inentrambi i casi, si trattava di due forestieri. Esiste un modo preciso per stabilire il luogo d'origine di qualcunoattraverso l'esame della dentatura: lo smalto dei denti conserva tracce di atomi di stronzio e di isotopi di ossigenoche dipendono dalla frutta masticata e la vegetazione di ogni localit ha la sua firma caratteristica che consentedi stabilire dove una persona ha prevalentemente vissuto. L'Arciere (cos denominato dall'abbondanza di puntedi freccia del suo corredo funebre) le cui ossa sono state studiate nel 2003, proveniva dall'arco alpino, e il suocorredo funebre lo ricollega alla Cultura del Bicchiere Campaniforme, ma ancor pi sorprendenti si sono rivelati iresti del ragazzo con la collana, esumati nel 2005: si trattava di un adolescente, quindicenne: sempre l'analisi dellosmalto dentario ha permesso di stabilire che proveniva dal Mediterraneo. Data la giovanissima et, non probabile che si fosse avventurato da solo fino in Britannia, pi credibile che facesse parte di un gruppo familiarevenuto a visitare Stonehenge in veste di pellegrini o turisti. La collana che portava al collo, poi, di ambra diorigine nordica.

    Il quadro che costoro ci consentono di intravedere quello di un'Europa molto pi civile di quel che avevamoimmaginato, un'Europa percorsa da viaggi e commerci dove le persone (non isolati avventurieri, ma gruppifamiliari con figli minori) e le merci si spostano su grandi distanze.

    Non vi sono prove dirette che la scoperta dell'agricoltura sia avvenuta in Europa piuttosto che in Medio Oriente (oin qualsiasi altro luogo) ma esistono delle prove indirette piuttosto convincenti date dalla priorit europeanell'introduzione dell'allevamento e della tecnologia dei metalli.

    La capacit di assimilare il latte in et adulta non uniformemente diffusa in tutti i gruppi umani: massima nellepopolazioni che vivono fra la Scandinavia e l'arco alpino, decresce man mano che ci si sposta verso il sud e l'est,fino praticamente a sparire fra le popolazioni dell'Africa subsahariana e in Estremo Oriente; ora, piuttosto chiaroche questo un adattamento darwiniano legato all'utilizzo di una nuova fonte alimentare, il latte vaccino, anche se probabile che la domesticazione dei bovini sia stata preceduta nell'Europa del nord da quella della renna.

    Riguardo all'utilizzo dei metalli e al legame metalli-agricoltura, occorre fare un discorso preliminare: a noi uominimoderni, uomini delle leghe cromate e della plastica, l'idea dello strumento in pietra fa pensare a qualcosa dirozzo, di primitivo, e non potremmo sbagliarci di pi, perch non solo gli strumenti in pietra scheggiata eranoperfettamente adeguati alle necessit dei cacciatori nomadi vissuti in quella che di gran lunga la pi ampia fasedella storia umana e che conosciamo come paleolitico, ma alcuni di questi oggetti come le bifacciali magdalenianeo le punte folsom degli indiani nordamericani, erano giunti a un notevole livello di perfezione estetica, in pi lostrumento di pietra non arrugginisce, non perde il filo, si rompe pi difficilmente, si produce con materiale pifacilmente reperibile.

    Il paleolitico termina con il mesolitico, caratterizzato dalla produzione di microliti, dentelli di pietra che immanicatisu un ramo curvo consentivano di formare una falce, e dunque con la prima comparsa dell'agricoltura.

    Il neolitico caratterizzato da un nuovo strumento, l'ascia in pietra levigata, che non un perfezionamentodell'ascia in pietra scheggiata dei cacciatori paleolitici, ma ha una funzione diversa, serve ad abbattere alberi. Lecomunit di agricoltori si stavano espandendo e cominciavano a ricavare nuova terra da coltivare abbattendo leforeste.

    Perch, se ha gli svantaggi sopra ricordati, a un certo punto iniziata la produzione di strumenti di metallo? Il fatto che la produzione di strumenti litici non teneva pi il passo con l'incremento della popolazione, non c'eranoattrezzi a sufficienza per far lavorare tutte le braccia disponibili. Produrre un crogiolo, uno stampo dove colare ilmetallo fuso richiedeva anche pi tempo che realizzare un attrezzo di pietra, ma una volta fatto, esso potevaessere riutilizzato quasi all'infinito per produrre nuovi attrezzi. Incremento demografico significa diffusionedell'agricoltura, perch le popolazioni di cacciatori nomadi erano costrette entro limiti ecologici e demograficimolto stretti. Possiamo considerare assodata l'associazione metalli-agricoltura.

  • Dove stato ritrovato il pi antico oggetto metallico conosciuto? Esso la lama di rame-antimonio dell'ascia diOetzi, l'uomo del Similaun (questo non significa che Oetzi non fosse un cacciatore, come suggerisce il resto delsuo corredo, ma apparteneva a una societ gi agricola), antica di almeno cinque secoli pi di analoghi attrezzimediorientali. Sapete dove si trova la miniera conosciuta che reca i pi antichi segni di attivit estrattiva? A RudnaGlava, nella ex Jugoslavia.

    Se io vi domandassi chi ha inventato l'alfabeto, suppongo che la maggior parte di voi risponderebbe I Fenici,cos come si trova sui libri di testo. Ebbene, questa non esattamente la verit. I Fenici si limitarono asemplificare la scrittura demotica egizia creando un alfabeto di sole consonanti e senza suddivisioni fra le parole.Nprtcfncscrvvncsvchr: In pratica i Fenici scrivevano cos, vi chiaro? La vera invenzione dell'alfabeto, con levocali e la divisione fra le parole, la dobbiamo ai Greci.

    Ma c' di pi, l'alfabeto, come sappiamo, stato preceduto da una serie di scritture ideografiche e sillabiche. Dove nata la scrittura? Anche in questo caso la storia ufficiale ci dice (guarda un po'!) in Medio Oriente, in Egitto o inMesopotamia, a seconda che si considerino pi antichi i primi geroglifici egizi o i primi ideogrammi sumerici.

    Bene, nel 1962 un archeologo romeno, Nicolae Vlassa, studiando un sito appartenente alla cultura Vinca neipressi di Turda (Romania), trov delle tavolette che riportavano ideogrammi simili alla scrittura ideografica cretese(disco di Festo), che furono dette tavolette di Tartaria (anche se coi Tartari non hanno nulla a che fare), e cherisultarono essere di almeno mille anni pi antichi dei pi antichi ideogrammi sumerici conosciuti. In seguito siidentificarono altri ideogrammi, che erano stati ritenuti solo motivi decorativi, su altri manufatti.

    Una scoperta rivoluzionaria che secondo ogni logica avrebbe dovuto aprire la strada ad altre scoperte, suscettibilidi riscrivere l'idea che ci facciamo della storia antica. Invece, un bel niente, silenzio completo, una cappa dicensura, mentre da mezzo secolo si continuano a raccontare sui libri di testo le solite favole mediorientali.

    Certamente la difesa di esse tramite una censura orwelliana delle informazioni risponde all'esigenza di mantenereil prestigio e il privilegio di posizioni accademiche acquisite e consolidate attorno a questi longevi errori, ma c' ilpeso persistente della bibbia e delle Chiese, e anche il fatto che si preferisce che non si diffondano informazioniche potrebbero servire a risvegliare negli Europei l'orgoglio di se stessi e delle loro origini.

    Noi stentiamo a renderci conto fino a che punto l'impronta biblica condizioni ancora la nostra percezione dellastoria nell'ambito di una cultura che si pretende laica. Ad esempio, non sorprendente il gran numero dipopolazioni non indoeuropee n d'altra parte semitiche o camitiche che compaiono nella storia dell'Europa antica(una vaga definizione che potrebbe andare altrettanto bene per gli esquimesi o i papua). I tre gruppi etnico-linguistici ufficiali in cui sono suddivise le lingue e popolazioni caucasiche (bianche), sono semitico, camitico eindoeuropeo. Semiti, lo sappiamo, sono Ebrei e Arabi, lo erano i Fenici, gli Assiri e i Babilonesi. Camiti sono ipopoli bianchi del Nordafrica: Berberi, Tuareg, Copti non arabizzati dell'Egitto; lo erano gli antichi Numidi, gli Egizie in Asia i Cananei. Indoeuropei sono Latini, Germani, Celti, Greci, Slavi, Indiani, Iranici.

    Le popolazioni antiche non imparentate formano un vasto gruppo di popoli culturalmente affini: Etruschi, Minoici,Iberici, Pelasgi, Liguri (che nell'antichit popolavano vaste aree di quella che oggi la Francia meridionale) Qualedifficolt c' nell'ammettere l'esistenza di un quarto gruppo, mediterraneo delle popolazioni caucasiche? E' moltosemplice, la bibbia ci racconta la storia dei tre figli di No: Sem (supposto antenato dei semiti), Cam (camiti) eJafet (indoeuropei), e la bibbia non pu essere riscritta per aggiungere un quarto figlio di No. E le popolazioninon caucasiche? Poich tutta l'umanit eccetto la famiglia di No si sarebbe estinta nel diluvio universale,dobbiamo supporre che i loro antenati siano giunti sul nostro pianeta a bordo di UFO?

    Capita che a volte un uomo si trovi di fronte alla scoperta di una vocazione che rappresenta una svolta (in gradomaggiore o minore) nella sua vita o almeno lo obbliga ad approfondire una strada gi intrapresa in maniera quasiimprovvisa. A tutti noto l'episodio di Saul di Tarso, san Paolo, e della sua caduta di cavallo sulla via diDamasco. Io non sono caduto da cavallo, ma c'entravano le staffe e un'arrabbiatura che non me le ha fatteperdere ma trovare.

    Anni fa mi trovai coinvolto in una discussione con una collega, insegnante di storia dell'arte e appassionataorientalista. In quell'occasione il vivace scontro verbale che ebbi con lei divenne per me il punto di partenza di

  • una ricerca che si sviluppata nel corso degli anni, perch non mi bastava averla spuntata dialetticamente sullamia antagonista, ma volevo essere sicuro di aver ragione, di sapere, di non contrabbandare un pregiudizio con unaltro, e poco per volta ho finito per scoprire una visione della nostra storia molto diversa da quella che ci vienecomunemente ammannita.

    L'invenzione delle staffe, che hanno rappresentato un progresso sostanziale nella tecnica equestre, compare perla prima volta nell'alto medioevo presso i Franchi in epoca carolingia. Fu essa a trasformare la cavalleria franca inuna delle pi formidabili macchine belliche che il mondo avesse fin allora conosciuto. Fin allora, il cavalieredoveva tenersi stretto con le gambe al tronco del cavallo e tenere almeno una mano sui finimenti. Le staffe,scaricando verticalmente il peso del cavaliere, gli offrono una piattaforma molto pi stabile e gli consentono diimpugnare le armi (ad esempio lancia e scudo) con entrambe le mani.

    A dire di questa mia collega, sebbene non esistesse nessunissima ombra di indizio in tal senso, anche le staffedovevano essere un'invenzione orientale, perch noi Europei non avevamo mai inventato nulla.

    MI sentii offeso, profondamente offeso nel mio patriottismo europeo e scattai: credo di averle buttato in faccia unpo' di tutto, da Stonehenge alle cattedrali gotiche, ai progressi della navigazione che nel XV secolo aprirono lastrada alle esplorazioni transoceaniche. Ma quand'anche, le dissi, all'Europa fosse possibile attribuire soltantol'invenzione delle staffe, quest'ultima non sarebbe stata una cosa cos da poco. Ricordai Poitiers e l'incredibilebattaglia sostenuta dai cavalieri di Carlo Martello per fermare l'ondata di piena islamica che minacciava ditravolgere l'Europa, che i Franchi respinsero combattendo con un accanimento incredibile nel corso di una lottadurata tre giorni e due notti: era come se attraverso di loro si fosse materializzato lo spirito dell'Europa che nonaccettava di trasformarsi in una propaggine dell'impero islamico.

    E' anche respingendo le continue invasioni da oriente che l'Europa ha modellato la sua identit: le Termopili,Poitiers, Lepanto, Kossovo Polje.

    Le Termopili e Kossovo Polje forse pi di Poitiers e Lepanto, perch il valore sfortunato risplende di una luce pipura e pi nobile di quella che aureola i vincitori.

    Le invenzioni materiali sono importanti, ma soprattutto sul terreno dello spirito che risulta netta la differenza fraEuropa e Oriente, e ci rendiamo conto che la luce da oriente in realt non ha illuminato un bel nulla.

    L'aspetto pi caratteristico del pensiero europeo forse la filosofia greca, con il suo approccio razionale allavisone del mondo, in contrasto con il magismo e misticismo orientale.

    Giovanni Reale e Dario Antiseri hanno riassunto in maniera ottima i motivi per i quali la leggenda di unaderivazione della filosofia da oriente o di una qualche influenza orientale sulla filosofia va nettamente rigettata:

    Naturalmente non sono mancati, specialmente presso gli orientalisti, tentativi di far derivare la filosofiadallOriente, soprattutto sulla base di generiche analogie constatabili tra le concezioni dei primi filosofi greci ecerte idee proprie della sapienza orientale. Tuttavia, nessuno riuscito in questo intento, e la critica rigorosa, gi apartire dalla fine del secolo scorso, ha adunato una serie di prove veramente schiaccianti contro la tesi delladerivazione della filosofia dei Greci dallOriente.

    a) In epoca classica nessuno dei filosofi n degli storici greci fa il ben che minimo accenno ad una presuntaderivazione della filosofia dallOriente.

    b) storicamente dimostrato che i popoli orientali con i quali i Greci vennero a contatto possedevano, s, unaforma di sapienza fatta di convinzioni religiose, miti teologici e cosmogonici, ma non una scienza filosoficabasata sulla pura ragione (sul logos come dicono i Greci). Possedevano cio un tipo di sapienza analogo a quelloche i Greci stessi possedevano prima di creare la filosofia.

    c) In ogni caso, noi non siamo a conoscenza di qualche utilizzazione da parte dei Greci di scritti orientali, n ditraduzioni dei medesimi. Prima di Alessandro, non ci risulta che abbiano potuto giungere in Grecia dottrine degliIndiani o di altri popoli dellAsia, n che allepoca in cui sorse la filosofia in Grecia esistessero Greci in grado dicapire un discorso di un sacerdote egiziano o di tradurre libri egiziani.

  • d) Posto anche (ma da dimostrare) che qualche idea dei filosofi greci abbia precisi antecedenti nella sapienzaorientale, e che da questa sia potuta derivare, non cambierebbe la sostanza del problema che stiamo discutendo.Infatti, dal momento in cui la filosofia nacque in Grecia, rappresent una nuova forma di espressione spirituale,tale che, nellistante stesso in cui accoglieva i frutti di altre forme di vita spirituale, li trasformava strutturalmente,dando loro una forma rigorosamente logica (2).

    Queste affermazioni, tuttavia, a mio parere non vanno sottoscritte in toto, ma valutate con una certa attenzione.Tra Europa e Medio Oriente, tra mondo (indo)europeo e mondo semitico non c' nessuna affinit, abbiamo unafrattura esistenziale, due modi antitetici di concepire l'uomo, il suo posto nel mondo, il suo rapporto con il sacro.Dal Medio Oriente all'Europa non mai arrivato nulla tranne minacce esterne (le aggressioni islamiche) e fattori didissoluzione (cristianesimo in primis), ma per quanto riguarda l'Asia ulteriore (potremmo dire), il discorso picomplesso: la lontananza geografica e la frapposizione fra l'una e l'altra del Medio Oriente semitico rendonodifficile ipotizzare un'influenza diretta dell'una sull'altra, ma esistono, oltre a delle innegabili differenze anchesomiglianze fra Europa e mondo indo-iranico, delle consonanze che fanno pensare a un comune fondoindoeuropeo, ad esempio fra la pi antica filosofia greca e l'induismo vedico, ma non solo.

    Un argomento cui riserveremo la seconda parte di questo scritto.

    Note:

    1. Rudolf Steiner: Principi di formazione del carattere

    2. Giovanni Reale, Dario Antiseri: La filosofia nel suo sviluppo storico, vol. 1, La Scuola, Brescia 1988, pag. 4-5.

  • ereticamente.net http://www.ereticamente.net/2012/03/ex-oriente-lux-ma-sara-poi-vero-seconda.html?

    Ex oriente lux, ma sar poi vero? (seconda parte)Di Fabio Calabrese

    Nella prima parte di questo articolo ho (abbiamo, perch io spero chedaremo a questi colloqui mediatici il senso di una ricerca condottainsieme) esaminato la leggenda di una derivazione della civilt e/o diuna superiore spiritualit da oriente; un esame che mi sembra neabbia mostrato tutta l'infondatezza, anche se questa leggenda giunta a condizionare e ad appannare lo sguardo persino di un(presunto) maestro della tradizione come Ren Guenon. Abbiamovisto che non solo l'Europa non stata tributaria di influenze orientalinel suo sviluppo storico, ma che esiste un'incompatibilit di fondo fralo spirito indoeuropeo dell'Europa e quello semitico del Medio Oriente.Dal Medio Oriente all'Europa sono venuti solo elementi didissoluzione, e il cristianesimo stato il primo e il pi grave fra essi. Aquesto riguardo non possibile non citare le parole del grandeRichard Wagner:

    Per quanto l'innesto sulle sue radici di una cultura che le estraneapossa aver prodotto frutti di altissima civilt, esso costato e continua a costare innumerevoli sofferenzeall'anima dell'Europa.

    Le consonanze che indubbiamente esistono fra lo spirito europeo, specialmente quale esso ci attestato nellesue fasi pi antiche come la sapienza greca e la filosofia presocratica, e quello indiano presentano un problemadiverso. A mio parere anche in questo caso non si tratta di luce da oriente, ma di un comune fondo di culturaindoeuropeo, la stessa luce che si spostata verso est e verso ovest a partire dall'originaria e ancora non benindividuata patria degli Indoeuropei.

    Prima di addentrarci in questa analisi, sar per il caso di approfondire un punto, una questione che abbiamolasciato in sospeso nella parte precedente di questo articolo (saggio?).

    La bibbia ha avuto un effetto deformante sulla nostra lettura della storia. Nell'Europa antica esiste un vastoinsieme di popolazioni non indoeuropee ma neppure camitiche o semitiche che occupa gran parte dell'Europameridionale, mediterranea. E' difficile stabilire le relazioni reciproche tra queste popolazioni su basi linguistichepoich in epoca storica sono state sottomesse da lite indoeuropee che hanno portato perlopi alla sostituzionedella lingua dei nativi con la loro, ma le affinit sia antropologiche sia culturali sono piuttosto evidenti: Etruschi,Minoici, Liguri, Iberici, Pelasgi della Grecia continentale, che nel loro insieme potremmo denominaresemplicemente Mediterranei. La difficolt a riconoscerli come gruppo, come quarto ramo della famigliacaucasica deriva principalmente dal fatto che non possibile riscrivere la bibbia per aggiungere un quarto figlio diNo da cui farli discendere, ed una prova drammaticamente eloquente del potere che ha ancora questa anticaraccolta di favole mediorientali nel condizionare la nostra visione storica.

    Poich con ogni verosimiglianza della maggior parte dei nostri antenati e di noi stessi che stiamo parlando, non una questione che si possa lasciar cadere con facilit.

    Il mancato riconoscimento dei Mediterranei come gruppo autonomo ha spesso portato alcuni a identificarli o aidentificare alcuni di essi (ad esempio talvolta gli Etruschi) con alcunch di semitico; un errore che non dovremmofare, vista anche la nota propensione dei semiti a impadronirsi sottocosto di ci che loro non compete (e gratis proprio un prezzo stracciato), e sicuramente la paternit di capolavori dell'antichit come gli affreschi delle tombeetrusche e dei palazzi micenei o dei templi megalitici maltesi non certamente un'inezia.

  • Una volta riconosciuta l'esistenza del gruppo delle popolazioni mediterranee come un insieme autonomo ecoerente, ci si rende conto che non sarebbe probabilmente concepibile una maggiore distanza fra le cultureproprie di questo gruppo e quelle dell'area semitica. Pensiamo solo a un tratto per tutti, la posizione che la donnaaveva (o ha ancora al presente) nelle rispettive societ. Che gli antichi Mediterranei inclinassero al matriarcato eche comunque nelle loro culture la donna vi godesse di dignit e di autonomia pari a quella dell'uomo, su questomi sembra vi siano pochi dubbi. Andiamo a vedere quello che accadeva/accade nel mondo semitico, ci che ci testimoniato dall'ebraismo biblico, dall'islam fino al presente, dalle tracce che quella sorta di semitizzazionedell'Europa che stata la diffusione del cristianesimo ha lasciato nella nostra stessa cultura: ci accorgiamo diavere a che fare con una mentalit, pi che patriarcale, sessuofoba e misogina, dove la met femminile dellapopolazione era/ tenuta in condizioni di minorit e spesso di segregazione. Il modo in cui la donna trattata nelmondo islamico, spesso priva di diritti politici del diritto all'istruzione, spesso persino all'assistenza sanitaria,segregata in casa, costretta a nascondersi sotto lo chador o il burqa quando esce per strada, ci fa giustamenteorrore, ma dovremmo ricordare che n l'ebraismo biblico n il cristianesimo antico e medievale ci mostrano unquadro sostanzialmente diverso; in particolare quel libro anacronistico che ci ostiniamo a considerare sacro ci favedere una mentalit per la quale la donna solo oggetto e non soggetto di diritti, esiste solo per il piaceredell'uomo e per dargli figli, contro la quale ogni violenza presentata con noncuranza, e in ultima analisi lecita.

    Non questa la sola differenza che possibile riscontrare tra Mediterranei e semiti. Immaginiamo di visitare unmuseo con riproduzioni dei vari capolavori dell'antichit. Passando davanti alla riproduzione di una sezione diziggurat babilonese o a un toro alato assiro, per poco che siamo sensibili, avremo l'impressione di una grandiositplumbea, senza vita, proveremo un senso di oppressione. Chi ha realizzato quelle opere, ci viene da pensare,doveva essere gente oppressa da tirannidi politico-sacrali che ne facevano degli schiavi dalla culla alla tomba,esattamente come ancora oggi la vita dei popoli islamici condizionata da un'ossessione religiosa che si spingespesso fino al fanatismo e lascia ben poco spazio alla gioia di vivere o non ne ammette semplicementel'espressione.

    Il Geova veterotestamentario una divinit feroce, pronto a colpire i suoi devoti coi pi tremendi flagelli al minimosegno di disobbedienza o di obbedienza non sufficientemente zelante, e ad aizzarli a sterminare i popoli stranieriper farsi e fargli spazio, ma appare ancora quasi mite se confrontato con altre divinit semitiche come Baal eMoloch, avide di sacrifici umani (tracce di sacrifici umani si trovano per anche nella bibbia, a cominciare dallastoria di Isacco). E Allah? un'altra divinit con la quale meglio non scherzare.

    Proseguiamo la visita al nostro ideale museo e spostiamo ora la nostra attenzione sugli affreschi etruschi eminoici: un mondo del tutto diverso quello che troviamo: possiamo vedere scene di feste, di cacce, di attivitsportive che ci testimoniano di una visione della vita molto pi serena e armoniosa: la figura umana semprecentrale: uomini e donne dai corpi vigorosi ed elastici, che gli artisti non si sono preoccupati troppo di nascondere,e che sembrano apprezzare pienamente le gioie della vita. Forse un elemento importante per capire le differenzepsicologiche fra i due gruppi di popoli e culture, dato dal fatto che uno dei capolavori della statuaria antica, ladama di Elche, opera di un popolo, gli Iberici, che solitamente gli storici non degnano di molta considerazione.Al confronto, le figurine umane ritrovate nei tophet fenicio-punici di Monte Sirai e Mozia appaionosorprendentemente rozze e primitive, e non credo sia scorretto interpretare la cosa come una testimonianza delfatto che le culture mediterranee accordavano all'essere umano, all'individuo, una centralit del tutto sconosciutanel mondo semitico.

    C' anche la considerazione e aggiunge un motivo in pi per considerare il mondo mediterraneo e quellosemitico due realt profondamente antitetiche esposta da Silvano Lorenzoni in La figura mostruosa di Cristocirca l'insensibilit dei semiti alle arti visive (1).

    L'ambiente naturale ha certamente un'importanza fondamentale nel modellare la cultura umana: il semita era ()essenzialmente un figlio del deserto, di un ambiente vuoto fatto di cielo e dune dove le capre strappavano estrappano una magra sopravvivenza da stentati arbusti e il pastore e allevatore semitico a sua volta strappava estrappa una magra sopravvivenza dalla carne e dal latte delle capre. Questa condizione, per la quale la natura,priva di qualsiasi intrinseca sacralit, vista come qualcosa di ostile che l'uomo deve dominare e soggiogare, everso la quale pu ritenere di agire senza alcun freno, certamente alla base del rapporto uomo-ambiente

  • naturale come tratteggiato dalla bibbia, e sappiamo l'effetto deleterio che ci ha avuto sulla cultura occidentaleche ha compreso tardi (forse troppo tardi) che non possibile agire verso il mondo naturale con spirito aggressivoe irresponsabile senza pagarne prima o poi pesanti conseguenze.

    Sempre i nostri affreschi etruschi e in questo caso soprattutto minoici, ci testimoniano un atteggiamento bendiverso; noi non abbiamo testimonianze scritte, ma le pitture parietali di Cnosso e di Tirinto ci dicono che quellaera gente che amava profondamente il mare e le pianure verdeggianti e ricche di fiori, della cui flora e della cuifauna ci ha lasciato splendide raffigurazioni.

    Dalle nostre origini mediterranee non possiamo ricavare altro che motivi di fierezza. L'elemento mediterraneo un costituente fondamentale della civilt europea, mentre al contrario quello semitico qualcosa di estraneo adessa, che per l'Europa sempre stato una minaccia, sia quando si presentato sotto la forma dell'aggressioneesterna, ad esempio con le invasioni islamiche saracene, sia quando ha scelto la via dell'infiltrazione e dellacolonizzazione spirituale, come con la cristianizzazione, che stata la principale causa dello sfacelo dell'imperoromano e del tramonto del mondo antico.

    Chiarito in maniera spero esauriente questo punto non secondario, torniamo al tema principale della nostratrattazione. E' bene precisare subito una cosa: l'induismo e il buddismo nel mondo occidentale sono stati letti invari momenti in modi diversi, perlopi scorretti, che rispondevano non al reale volto di queste due religioni, quantopiuttosto a tendenze emerse nella cultura occidentale in quel particolare momento. Nel periodo fra le due guerremondiali, Ren Guenon e Julius Evola si sono occupati con ampiezza dell'induismo mistificato dei teosofi e diSchur. Negli anni '70 abbiamo avuto un'altra buttata di orientalismo che ha rimasticato temi induisti e zen incommistione con New Age e umori hippy che, sull'esempio dei Beatles ha disegnato un modello di religiosit fai-da-te con l'ausilio di guru pret-a-porter dove non si sapeva bene se yoga era il nome di una ginnastica orientaleo di un succo di frutta. E' chiaro che un discorso serio sull'induismo deve prendere in primo luogo le distanze daquesta paccottiglia.

    L'aspetto forse pi interessante dell'induismo vedico sono le affinit che esso presenta con aspetti importanti dellacultura europea a cominciare dalla sapienza greca e la filosofia presocratica. A questo riguardo, vi rimandodirettamente ai concetti che ho espresso nell'articolo Pitagorismo, platonismo, cristianesimo . La vita concepitatragicamente come un ciclo incessante di nascite e morti, l'istinto vitale come causa di desiderio, violenza e di unkarma che andr espiato, anche la somiglianza del pensiero di Anassimene con la concezione indiana del prana;se poi vi accostiamo il fatto che le scuole vediche dell'India come le pi antiche scuole filosofiche e le scuoledruidiche del mondo celtico contemplavano tutte una dottrina esoterica che non poteva essere trasmessaaltrimenti che in modo diretto fra maestro e allievi, e attraverso una lunga comunanza di vita, si ha la sensazionedi toccare un comune retaggio anteriore alla suddivisione degli indoeuropei nei vari rami, popoli e culture.

    Un fatto che ho gi rimarcato (si veda in particolare Il totalitarismo cristiano), che i paraocchi abramitici tipici delcristianesimo rendono assai arduo rendersi conto di come stano effettivamente le cose; avevo osservato comeper i cristiani il fatto che per i filosofi greci Dio non fosse percepito come entit personale (il Dio di Senofane diColofone, l'Idea del Bene per Platone, il Dio Motore Immobile - che muove tutto e da nulla mosso, di Aristotele)costituisce il limite della filosofia antica e, nello stesso tempo l'assurdit di interpretare, appunto come divinit persona il Brahman dell'induismo o il Tao del taoismo, che un modo per ridurre queste concezioni in terminicristiani.

    La verit tutt'altra, perch il cristianesimo non ha rappresentato un progresso dello spirito ma un enormearretramento della cultura europea. Il Dio persona cristiano (che poi non altro che il Geova totemico degliEbrei promosso a divinit universale) un rozzo antropomorfismo (Un Dio con mani e piedi confess sant'Agostino in un raro momento di sincerit) che avrebbe creato il mondo come un vasaio modella la creta. Diointeso come fondo ontologico dell'universo, che altra cosa dagli dei, non pu non essere impersonale, e che daquesto punto di vista la concezione indiana e quella greca si somiglino, non pu certo essere fonte di meraviglia.

    Siamo qui, lo si vede bene, vicini alla riscoperta di una metafisica originale indoeuropea, e non pu stupire chequanti hanno cercato di tirare fuori l'Europa dalle panie cristiano-marxiste-democratiche in termini di pensiero e diazione politica abbiano spesso sentito l'induismo vicino; prima fra tutti la nostra grande Savitri Devi.

  • Un punto critico per quanto riguarda l'induismo rappresentato dalla questione delle caste. In un mio scrittoapparso sul sito del Centro Studi La Runa, Oltre la destra e la sinistra, ho usato il termine in un'accezionenegativa, contrapponendo societ di caste in cui la mobilit sociale scarsa o nulla a societ di lite in cui lepersone si trovano aperta la strada di una collocazione sociale corrispondente alle loro capacit e meriti; l'uso deltermine era quindi generale, ma non mancava lo specifico riferimento al caso indiano. A lungo termine il sistemadelle caste ha reso la societ indiana non efficiente e non competitiva rispetto a quella europea (anche se sonoinnegabili momenti di splendore: pensiamo all'epoca Moghul, dove si avuta la realizzazione di capolavoriarchitettonici come il Taj Mahal). Cosa si pu dire a questo riguardo?

    Quando gli Ari giunsero in India, essa era abitata dai Dravidi, che essi sottomisero, una popolazione noncaucasica, scura ma non negroide che aveva gi dato vita a una cultura conosciuta come di Mohenjo Daro (dalsuo centro pi importante) o della Valle dell'Indo. E' probabile che il sistema delle caste sia nato in primo luogoper tenere separati gli Ari conquistatori dai Dravidi sottomessi, quello che oggi chiameremmo un apartheid. Perchl'idea che il figlio di un uomo adatto a svolgere una determinata funzione sia naturalmente adatto anch'egli asvolgerla, alla lunga non ha funzionato? Perch gli esseri umani non si riproducono per talea come le viti o igerani; nessun uomo la copia genetica del proprio genitore. Se non parliamo di colore degli occhi o di gruppisanguigni, ma di talenti, attitudini, probabile che ciascuna di esse non sia legata a un singolo gene, ma a unacostellazione genetica complessa che pu anche non ripresentarsi nella discendenza. Possono senza dubbioessere avvenute anche unioni illegittime, adulteri rimasti segreti.

    Di quando in quando nella casta nascevano individui inadatti ai compiti che essa era chiamata a svolgere, e larigidit sociale li manteneva in quella posizione impedendo loro di spostarsi in ruoli pi acconci. Alla fine, ilsistema delle caste si rivela il pi adatto per provocare la dispersione in modo assolutamente casuale di talenti,attitudini e capacit lungo tutta la scala sociale, fa s che l'uomo giusto al posto giusto diventi solo un'improbabilecoincidenza.

    Quel che venuto a mancare nel sistema indiano il concetto di selezione, frutto della cura costante che Platoneraccomandava ai custodi della sua Repubblica nel vagliare le capacit e le attitudini dei giovani,indipendentemente dal censo di nascita. Platone fa in ogni caso parte della tradizione indoeuropea; se l'Europa hauna metafisica autoctona, essa si trova nel pensiero di Platone. Noi moderni a ogni modo non abbiamo alcuntitolo per schernire il sistema indiano. Nei nostri orizzonti politici continuano a confrontarsi una destra chedifende il privilegio dato dal caso di nascita o dal censo e una sinistra che predica l'egualitarismo pi innaturale.Possiamo davvero credere che fra gli uomini non esistano differenze di sorta o che, l dove esistono, esse sianosoltanto il prodotto dell'educazione e dell'ambiente?

    Basandosi su tali presupposti, l'utopia egualitaria marxista incarnata nello stato sovietico andata incontro forseal pi spettacolare fallimento della storia nel giro di una settantina di anni, pi o meno l'arco di una vita umananeppure particolarmente longeva. E la democrazia liberale? Diamole ancora tempo, che sar comunqueun'inezia a confronto dei millenni della civilt indiana!

    Mohandas Gandhi, il Mahatma, la Grande anima stato un riformatore dell'induismo, una personalit per certiversi interessante, un grande mistico in un'epoca desolatamente priva di mistici come la nostra, eppure proprio lasua dottrina pi nota, quella della non violenza, desta non pochi sospetti; per prima cosa, difficile nonriconoscere in essa qualcosa di svirilizzante. Sul piano pratico, con la non violenza Gandhi riuscito a metterefine al dominio inglese sull'India, ma la non violenza pu funzionare facendo appello a un fondo di umanitpresente nel nemico, sulla naturale repulsione a incrudelire su di un avversario che offre la gola disarmato. Si pufermare un treno sdraiandosi sui binari solo finch chi alla guida del treno non se la sente di schiacciare sotto leruote coloro che protestano in questo modo.

    Quando questo fondo di umanit non c', la non violenza si rivela miseramente inutile. Pensiamo all'invasione delTibet da parte della Cina comunista: anche i Tibetani cercarono di opporsi ai Cinesi con la non violenza eottennero l'unico risultato di facilitare ai comunisti il genocidio del loro popolo. Il comunismo abolisce questo fondodi umanit, cancella la differenza fra l'essere umano e la belva feroce. Questa una sua caratteristica tipica, maprobabilmente non esclusiva; il cristianesimo dei primi secoli, quanto meno, aveva altrettanta capacit ditrasformare gli uomini in belve sanguinarie, pensiamo all'atroce martirio cui stata sottoposta la sfortunata Ipazia!

  • Proprio nella cultura indiana, Gandhi avrebbe avuto motivi per ripensare la sua dottrina della non violenza,pensiamo a quel testo sacro dell'induismo che la Bagavad Ghita, imperniato sul dialogo fra il guerriero Arjunariluttante a scendere in battaglia e il suo scudiero Krishna che, Arjuna non lo sa, ma un avatar, un'incarnazionedel dio Vishnu. Non sono tanto le azioni quanto gli atteggiamenti e i moti dell'animo che li accompagnano, acreare il karma. Il guerriero che lotta con animo puro, senza odio o crudelt, che rispetta l'avversario e i codicid'onore, che non incrudelisce sugli inermi, non si crea un cattivo karma, anzi!

    E' un tipo di lezione che forse oggi stentiamo a comprendere: non ci sono pi guerrieri; in compenso la guerra, untempo contenuta entro precise regole, diventata sempre pi brutale e distruttiva, non fa pi distinzione fracombattenti avversari e civili, fra armati e inermi, mira alla distruzione illimitata per demoralizzare il nemico,secondo la tecnica che le trib barbariche di trogloditi che vivono tra Messico e Canada hanno messo a puntodurante la seconda guerra mondiale.

    La dottrina della non violenza forse il frutto estremo dell'individualismo democratico che a sua volta discende daimagnanimi lombi del cristianesimo assai pi di quanto i democratici laici siano disposti ad ammettere.

    Noi forse siamo portati a dare troppo peso alla vita dell'individuo, alla sofferenza e alla morte che ciascuno pucausare e ricevere, dimenticando che l'esistenza di ciascuno di noi effimera, destinata a durare non pi dipoche decine di anni, e che l'unica speranza di immortalit di cui abbiamo una prova tangibile, la continuit deinostri geni, la stirpe. Di fronte alla minaccia ad essa, la sofferenza che possiamo causare o subire, la vita chepossiamo togliere o vederci strappata, hanno un'importanza relativa. Nessun principio morale pu giustificare ilrifiuto di impugnare le armi per difendere la patria.

    L'interesse per il pensiero dell'Asia ulteriore, quella che sta oltre il Medio Oriente semitico, da parte degli ambientinostri una cosa ovvia. Si pu ricordare che ad esempio Julius Evola stato l'autore de La dottrina del risvegliouna delle migliori esposizioni del buddismo che esistono in Europa, e che ricevette l'imprimatur della Pali Society,oltre ad aver posto mano a Il libro del principio e della sua azione , una traduzione corretta Tao Te King, il librosacro taoista il cui titolo viene perlopi impropriamente tradotto come Il libro della via e della virt . Evola ha ancheespresso nei suoi scritti un'alta considerazione per il Giappone, la terra del Sol Levante, patria dei samurai e deikamikaze, a cui invece sembra che Ren Guenon non abbia prestato la minima attenzione, un atteggiamento chegi evidenzia la differenza di carattere fra i due, suggellata in maniera non saprei se tragica o grottesca dallaconversione all'islam del maestro francese.

    Le societ tradizionali, ha detto qualcuno, Sono quelle dove non esistono tradizionalisti.

    Sembra un paradosso, ma non che la verit pura e semplice. Le societ, ma sarebbe meglio dire le culturetradizionali, sono quelle dove la tradizione non una scelta, ma il modo di vivere e l'insieme dei valoricomunemente accettati. E' significativo che per lungo tempo lo scintoismo giapponese non ha avuto neppure unnome: era semplicemente la devozione spontanea del popolo nipponico verso il suo pantheon di divinit grandi epiccole, gli antenati, la propria identit, la patria incarnata dalla figura dell'imperatore, non era una religione, erala religione tout court. Ne ha avuto uno, quando in Giappone sono arrivati i missionari buddisti, Shinto, lavecchia fede, la tradizione, per distinguersi dai nuovi credenti.

    Shinto, fedelt alle proprie radici, alla propria identit, ci di cui abbiamo spaventoso bisogno anche noi, e nonpossiamo altro che guardare con profonda stima e grande rispetto al popolo del Sol Levante che riuscito adiventare una delle prime potenze mondiali a livello tecnologico e industriale mantenendo pressoch intatta lapropria tradizione, la propria identit culturale, e senza passare per nessuna delle convulsioni che lacristianizzazione prima, la modernit poi hanno imposto all'Europa.

    Stima e rispetto, tuttavia si comprende bene che una conversione allo scintoismo non avrebbe senso per chigiapponese non . E' piuttosto verso le nostre radici e i nostri antenati che dobbiamo guardare, antenati di cuicerto non abbiamo alcun motivo di provare vergogna, in particolare quegli antenati vissuti prima dellacristianizzazione, che non hanno solo creato un impero circum-mediterraneo che arrivato ad abbracciare quasitutto il mondo allora conosciuto, ma l'hanno saputo amministrare dandogli buone leggi e una cultura superioreche in tanti aspetti ancora oggi la nostra, basti pensare alla lingua che parliamo e l'alfabeto con il qualescriviamo. L'esempio nipponico pu aiutarci a riscoprire realmente ci che veramente siamo, al di l

  • dell'offuscamento prodotto da una fede straniera giunta dal Medio Oriente: figli di Roma.

    Note:

    1. L estetologo Richard Eichler, citando unebrea, certa Salcia Landmann, ci informa che i beduini,predecessori degli ebrei, mancano di sensibilit per le immagini visuali, da dove deriva linimicizia ebraicaper le arti plastiche, la quale verrebbe quindi a essere una mancanza di tipo genetico; e questa inimiciziasarebbe stata trasmessa a quei cristianesimi che pi si sono riavvicinati alla radice ebraica, il calvinismo elislam.

    Silvano Lorenzoni: La figura mostruosa di Cristo e la convergenza dei monoteismi , Primordia, Milano 2011.

  • ereticamente.net http://www.ereticamente.net/2012/03/ex-oriente-lux-ma-sara-poi-vero-terza.html?

    Ex oriente lux, ma sar poi vero? (terza parte)Di Fabio Calabrese

    Vediamo, prima di proseguire, una brevissima sintesi delle due partiprecedenti del nostro discorso: la leggenda, la fiaba (a cui misembrerebbe di fare troppo onore chiamandola un mito) di unapresunta luce da oriente che avrebbe nel corso dei secoli, primacivilizzato l'Europa (la civilt sarebbe il frutto di un complicatopassaparola innescatosi in qualche modo tra il Nilo e la MezzalunaFertile e avrebbe man mano coinvolto Egizi, Sumeri, Assiri, Babilonesi,Persiani, Ebrei, Fenici, e infine buoni ultimi Greci e Romani) poiapportato, due millenni fa l'ulteriore illuminazione della grandereligione cristiana, una fola senza fondamento, perch gli Europeihanno avuto abbastanza inventiva da civilizzarsi da s, e ne fannotesto ad esempio i monumenti megalitici che costellano il nostrocontinente da Malta a Stonehenge, e perch la cristianizzazionedell'Europa vi ha apportato solo elementi di crisi, a cominciare dalladisgregazione dell'impero romano.

    Abbiamo visto anche che la supposta luce da oriente si mantiene attraverso censure e depistaggi da parte dellaricerca accademica fra cui quella del ritrovamento delle tavolette di Tartaria, il primo esempio al mondo discrittura conosciuto, rinvenuto non in Medio Oriente ma in Europa (Turda, Romania) ben mezzo secolo fa, forseil pi clamoroso.

    Nella seconda parte abbiamo visto le affinit (e le differenze) che esistono fra il pensiero indiano e quello europeo(in particolare la filosofia greca), molto pi vicini l'uno all'altro rispetto al mondo semitico-mediorientale ches'interpone fra essi, e che risulta estraneo e antitetico allo spirito dell'Europa, ma anche in questo caso non c' dapensare a una presunta luce da oriente quanto a un comune fondo di cultura ancestrale che accomunerebbeGreci, Indiani e probabilmente gli altri popoli discendenti dal medesimo ceppo indoeuropeo.

    Non ancora tutto. Come ho ricordato, diversi anni fa ebbi un vivace scontro con una collega docente di storiadell'arte, infatuata come molti altri della leggenda della luce da oriente (in questa sede, meglio che vi risparmi,anche se penso che potete immaginarli senza troppo sforzo, i battibecchi al calor bianco che ho spesso avuto coni colleghi - che io non ritengo per nulla tali, in quanto non scelti nemmeno dalle autorit pubbliche ma dalla curia di religione cattolica, vi basti sapere che in uno di essi persi completamente la voce). In quella circostanza nonmi accontentai di aver avuto ragione, ossia di aver subissato la mia interlocutrice con la veemenza e lapassionalit delle mie argomentazioni; anzi, mi sembr una vittoria di poco conto, trattandosi di una donna; escusatemi, ma io al femminismo proprio non ci credo. Volevo essere certo di avere ragione, e quello scontroverbale divent il punto di avvio di una serie di ricerche durate anni.

    Una cosa che emersa in maniera sempre pi chiara questa: negli anni fra le due guerre mondiali statoportato avanti il pi deciso tentativo dell'homo europeus di rialzare la testa rispetto alla cospirazione cristiano-ebraico-democratico-massonica-marxista che ci sta lentamente strangolando, tentativo che fu definitivamentestroncato nel fuoco e nel sangue nel 1945; oggi, a quasi un settantennio da quei fatti, affinch possiamo essereliberi, non soltanto ce ne viene presentata una versione che d ragione ai vincitori (e per i revisionisti cheosano metterla in dubbio si spalancano frequentemente le porte del carcere), ma le idee che animarono iltentativo di riscossa europeo non devono neppure essere conosciute.

    Un concetto allora comune e oggi bandito, che gli uomini e i popoli non sono tutti uguali (con fatica, sotto il

  • peso di una anatema che diventato pesante come una montagna, si arriva a stento a bisbigliare la parolarazze), e che esistono popoli creatori, altri portatori e altri ancora distruttori di civilt.

    Bene, la realt dei fatti ha la sgradevole tendenza a infischiarsene di quello che gli uomini vorrebbero fosseritenuto vero, e basta grattare un poco sotto la superficie per accorgersi dell'esistenza di una serie di indizi,ovviamente ignorati da quella costruzione ideologica che la storia ufficiale, che vanno proprio in quest'aborritadirezione, in particolare che all'origine delle grandi civilt asiatiche ma anche dell'America precolombianatroviamo un antico popolamento di tipo caucasico. L'assunto ex oriente lux andrebbe allora del tutto rovesciato.

    Nella sua opera incompiuta e pubblicata postuma, Urfragen (un titolo che andrebbe tradotto alla lettera Domandeprimordiali ma che significa piuttosto qualcosa come domande sulle origini) (1), Oswald Spengler si poneval'interrogativo circa il fatto che abbiamo la prova di un fondamento caucasico, bianco per tutte le grandi civilt,eccetto che per quelle dell'Asia orientale, e formulava l'ipotesi che un domani nuove ricerche avrebbero mostratogli indizi di un'origine caucasica anche per queste ultime. (E' curioso che non si ponesse un analogo eapparentemente pi pressante interrogativo riguardo alle civilt precolombiane delle Americhe ma, unaspiegazione forse c', e la vedremo nella quarta parte di questo scritto che, me ne rendo conto, sta diventandoparecchio lungo, ma non il caso di essere troppo sintetici esponendo i risultati di anni di ricerche).

    Noi oggi possiamo dire che sostanzialmente aveva ragione, tranne per il fatto che dopo la seconda guerramondiale questo genere di ricerche diventato tutt'altro che popolare.

    Io mi scuso di dover citare a memoria un testo che, per motivi che non hanno bisogno di essere raccontati qui,non pi in mio possesso. Negli anni '70, le Edizioni di Ar pubblicarono Religiosit indoeuropea di Hans F. K.Gunther con un'ampia e interessantissima introduzione di Adriano Romualdi, una delle intelligenze pi lucide delnostro ambiente, che un destino crudele ci ha tolto davvero troppo presto (2).

    Nella sua introduzione, Romualdi accennava al problema che angustiava Spengler e faceva notare a ogni modoche in particolare fra le lite giapponesi si riscontra con una certa frequenza un tipo fisico che si discosta dalclassico mongolo, pi longilineo, dalla pelle pi chiara, con gli occhi talvolta grigio-azzurri, il tipo manci-coreanoche fa pensare a una lontana impronta europide.

    Non tutto, perch nell'isola di Hokkaido, la pi settentrionale delle quattro grandi isole che formano (insieme aun gran numero di isole minori di tutte le dimensioni) l'arcipelago giapponese, vivono gli Ainu, una popolazionecaucasica che potremmo definire paleo-europide. Non tutto. Jomon un termine che indica la facie preistoricanipponica e, secondo alcuni autori, Jomon potrebbe essere stata una popolazione, probabilmente affine agliAinu che avrebbe popolato le isole del Sol Levante prima che vi si insediassero genti mongoliche.

    Da dove potesse provenire questa popolazione a cui va forse fatta risalire l'impronta europea dei Giapponesi,non per nulla chiaro, anche perch il clima instauratosi a livello planetario dopo il 1945 non ha certo favoritoquesto tipo di ricerche.

    Per essere chiari, ci troviamo di fronte a un muro di silenzio per penetrare oltre il quale occorre cogliere con moltaattenzione i pochi spiragli che ci si offrono, una vera e propria censura come quella che ha avvolto la scopertadelle tavolette di Tartaria. Per esempio nessun media italiano ha riportato la notizia, per fortuna comparsa sullepagine on line dello svizzero Ticino libero nel 2008, del ritrovamento in Asia centrale, nel deserto del TaklaMakan che oggi fa parte della regione cinese del Sinkiang o Xinjiang, di alcune mummie dalle sorprendentifattezze europidi.

    Vi riporto uno stralcio dell'articolo apparso su Ticino Libero:

    Capelli e barba rossicci con spruzzi di grigio, un naso lungo e unaltezza considerevole, quasi 2 metri. per lasepoltura era stato vestito con una lunga tunica di colore rosso e calzature in pelle, decorate. Questa lamummia, di aspetto visibilmente europeo e ben conservata, di un uomo che era morto (e forse vissuto) oltre 3000anni fa nel deserto del Taklamakan, nello Xinjiang, una regione impervia nellovest della cina. le analisi del DNAhanno rivelato unappartenenza alla razza celtica. nella lingua che parlano gli Uiguri del Xinjiang, Taklamakansignifica il luogo dove si entra e dal quale non si esce.

  • Gli archeologi lo hanno chiamato Luomo di Cherchen e lo hanno trasportato in un museo della capitale dellaprovincia dellUrumgi.

    La mummia era stata rinvenuta con le mummie di tre donne e di un bambino piccolo; fanno parte di circa 400mummie di razza celtica rinvenute nel deserto del Taklamakan e il loro stato di conservazione migliore di quellodelle mummie rinvenute nei siti archeologici egiziani.

    Una delle donne della tomba di Cherchen ha capelli castano chiaro, il viso e le mani dipinti con simboli e porta unvestito rosso riccamente ornato. la mummia del bambino avvolta in una stoffa di colore bruno e sugli occhi hadue pietre blu (3).

    Un'ulteriore ricerca in internet (dove si trova sorprendentemente poco sull'argomento) mi ha permesso diaccertare che la scoperta della mummia dell'uomo di Cherchen stata fatta da Victor Mair, sinologo dell'universitdella Pennsylvania che, mentre accompagnava un gruppo di turisti in un museo di Urumci, capoluogo delloXinjiang, avrebbe notato per caso le fattezze europidi della mummia esposta in una teca male illuminata. Da quisarebbe poi risalito ad altre mummie sorprendentemente europee e celtiche provenienti sempre dalla zona diCherchen. Altro fatto importante, perch illustra bene le condizioni in cui i ricercatori sono costretti a lavorare, leanalisi del DNA che hanno permesso di accertare le caratteristiche celtiche di questa antica popolazione vissutaattorno all'XI secolo avanti Cristo, sono state condotte su campioni rubati, prelevati di nascosto, all'insaputa delleautorit cinesi che non l'avrebbero di certo permesso, e il motivo emerge chiaro da un altro passo dell'articolo diTicino Libero:

    lo storico Ji Xianlin spiega [che] vi in Cina un piccolo gruppo di separatisti etnici che hanno approfittatodelloccasione per fomentare disordini e pretendere una discendenza con questo antico popolo celtico (4).

    Siamo, come facile capire, in presenza di uno dei tanti orrori tuttora presenti del moloc comunista di cui,specialmente ora che non c' pi la Guerra Fredda, nell'Occidente libero si parla poco o nulla.

    Questa regione dell'Asia centrale, il Sinkiang attualmente pi nota con il nome cinesizzato di Xinjiang, abitatadagli Uighur, una popolazione di etnia turca e di religione mussulmana, oggi sottomessa ed oppressa dalla Cinapopolare. Come i Tibetani, forse peggio dei Tibetani, gli Uighur sono oggetto di una feroce repressione di cui benpoco si parla in Occidente, intesa a cancellarli come popolo, come cultura, come comunit religiosa, e la lorostoria, come quella del vicino Tibet, ha il torto di costituire l'ennesima riprova dell'assoluta incompatibilit fracomunismo e rispetto dei diritti umani, con in pi l'aggravante che il fatto che si tratti di mussulmani non ha favoritol'interesse del mondo occidentale nei loro confronti.

    Negli anni fra le due guerre mondiali, il Sinkiang ed in particolare la regione del Lop Nor furono oggetto dellericerche dell'esploratore Sven Hedin. Queste ricerche erano finanziate da un'associazione tedesca, la SocietAhnenerbe, Eredit degli antenati, che era un'emanazione delle autorit del Terzo Reich e, almeno nelleintenzioni dei leader nazionalsocialisti, avevano lo scopo di localizzare la patria primordiale della razza ariana.

    Dopo l'avvento della dittatura comunista in Cina, la regione del Lop Nor diventata tristemente famosa perch icomunisti cinesi ne hanno fatto un grande poligono per i loro esperimenti nucleari.

    Io non me la sentirei affatto di escludere che i cinesi, dimostrando in questo una cecit fanatica tipicadell'ideologia comunista, abbiano in tal modo voluto punire il Lop Nor che le esplorazioni di Sven Hedinavrebbero in qualche modo trasformato in una regione fascista.

    L'identificazione proposta da Ticino Libero delle mummie di Cherchen come celti non molto credibile, assaipi verosimile che si tratti di tocari, ma questo non risolve l'enigma, semplicemente lo sposta. I Tocari erano unapopolazione europide vissuta nel Turkestan orientale (che corrisponde grosso modo all'attuale Xinjiang) almenofino al XIII secolo. Della lingua tocaria, si conoscono due varianti: tocario A o turfanese, che era parlato nella zonadi Turfan, e tocario B o kucheano, parlato nell'oasi di Kucha, ma la cosa singolare che si tratta di una linguaindoeuropea di tipo centum. I linguaggi indoeuropei sono suddivisi in due grosse diramazioni chiamate a secondadella forma del numerale cento, centum (latino) e satem (sanscrito); ossia potremmo dire linguaggiindoeuropei occidentali ed orientali; il gruppo centum comprende i linguaggi latini, celtici, germanici, il greco e il

  • tocario, il gruppo satem le lingue slave, indiane e iraniche. Si trattato forse di una migrazione isolata, ma non sipu del tutto escludere l'affascinante ipotesi che i Tocari fossero quanto restava in epoca storica dell'Urvolkindoeuropeo.

    Costoro sono oggi del tutto estinti? Non hanno lasciato alcuna traccia di s? Forse non proprio cos.

    , L'ultima falange macedoneun articolo apparso alcuni anni fa (purtroppo anonimo) su Digilander ci racconta degliHunza e dei Kalash, trib di un popolo montanaro che vive ancora oggi nelle valli interne del Pakistan edell'Afghanistan:

    Le persone che vedo sono notevolmente diverse dai pakistani di pelle scura dei bassopiani. Rosei nelle guance ebianchi di pelle, molti dei 50.000 Hunza hanno occhi blu, verdi o grigi, e capelli che variano dal giallo granturco alnero corvino. Alcuni ragazzi hanno anche capelli rossi e efelidi. Ma ancora pi addentro le montagne, mi dicono,c' un altra trib, i Kalash, tra i quali la somiglianza con i presunti antenati europei ancora pi sorprendente.

    Poco pi sotto si parla di una ricerca sul DNA di queste popolazioni condotta da un medico pachistano, il dottorQasim Mehdi:

    Mehdi aggiunge che il DNA dei Kalash presenta inoltre un parentela genetica con gli italiani e i tedeschi (5).

    Quale l'origine di questa gente? Dei Kalash che non hanno solo caratteristiche fisiche europidi ma sono ancheostinatamente pagani in un mondo islamizzato, si era occupato anche Duccio Canestrini in un articolo apparso suAirone nell'ormai lontano giugno 1989, Tra i Kalash, gli ultimi pagani dell'Afghanistan, in cui ci ha spiegato:

    Gli antropologi culturali, infine, sottolineano la somiglianza di alcune caratteristiche della cultura kalash (come lafigura dello sciamano, luso del tamburo nelle feste e la stessa vinificazione) con elementi tribali del Turkestanorientale, oggi politicamente cinese (6).

    Di conseguenza, del tutto naturale metterli in relazione con le mummie di Cherchen e con i Tocari, di cuisarebbero i discendenti.

    Sempre l'articolo di Canestrini ci parla della precaria condizione dei Kalash, pagani perseguitati che lottano pertenere in vita le loro tradizioni minacciate in un mondo impestato dall'islam:

    Tra gente che relega, vela e reprime le proprie donne, resistono i loro costumi sessuali, pi rilassati e pi gioiosi,che si manifestano soprattutto durante le feste. In un mondo clamorosamente devoto ad Allah, resiste il loroprofondo politeismo, animato da divinit maschili e femminili, da fate con tre seni, da splendidi protettori dellevette, da numi solari e da cavalli soprannaturali.

    Minacciate da una intollerante tradizione iconoclasta, resistono le loro statue funerarie, i gandau, benchdecimate. Infine, tra le moschee che avanzano in un dedalo di vallette, resiste la sacra jestak-han: al contempotempio, macello e municipio. Si tratta della sede di Jestak, una Dea Giunone che non disdegna offerte di caprettidurante il Chaumos, la cerimonia kalash che si celebra in occasione del solstizio di inverno (...).

    Purtroppo, la storia dei kalash coincide con linizio dei loro guai. A battezzarli kafiri (in arabo, infedeli) furonoproprio i seguaci di Maometto che, nella loro gigantesca campagna di islamizzazione partita nel VII secolo dopoCristo, giunsero ad accerchiare anche la patria dei kalash, chiamata Tsyam. Quegli infedeli si dimostrarono,per, degli irriducibili. Uguale insuccesso tocc lanno Mille, al fondatore del ramo turco dei Ghaznavidi, Mahmud,il sultano conquistatore dellIndia.

    E neppure i diecimila cavalieri dellesercito di Tamerlano, il celebre discendente di Gengis Khan, ebbero ragione,quattro secoli dopo, delle roccheforti dei ribelli. I quali, tuttavia, di fronte allincalzare di nuovi invasori, si viderocostretti ad abbandonare il Tsyam (che oggi sarebbe nellAfghanistan) per ripiegare sempre pi a settentrione,verso le aspre vallate montane del Pakistan nord-occidentale, dove a tuttoggi risiedono. Il colpo di grazia ai kafiriafghani lo inferse, nel 1896, lemiro [di] Kabul Abdur Rahman che, con lavallo del governo di Sua Maestbritannica perpetr una vera strage. Ai pochi sopravvissuti lasci la scelta: convertirsi allIslam oppure morire.

  • Persino il nome del Kafiristan venne cancellato dalle carte geografiche. Rahman lo cambi in Nuristan, cio Ilpaese della luce , la luce (nur, in arabo) della verit coranica. Lassedio musulmano delle ultime valli kafire inPakistan (Bumburet, Rumbur e Birir) non mai cessato (7).

    Noi in Europa facciamo molto male a disinteressarci della tragedia di questi nostri fratelli, fratelli due volte, percheuropidi e perch pagani che resistono alla peste abramitica.

    Le steppe eurasiatiche tra Russia e Siberia sono costellate da caratteristici grandi tumuli funerari, i kurgan. Aquanto sembra anche i Tocari sarebbero da collegare alla cultura dei kurgan non solo, ma nelle sepolture in essicontenute ben visibile la sostituzione del tipo fisico-antropologico europide con quello mongolico, purmantenendosi la facies culturale pressoch invariata.

    Secondo l'ipotesi dell'antropologa di origine lituana Marija Gimbutas, la cultura dei kurgan sarebbe la culturamadre delle civilt indoeuropee.

    Ecco cosa riferisce al riguardo la voce meno esoterica che possiate immaginare, Wikipedia:

    Secondo l'ipotesi kurgan, il focolare primitivo degli Indoeuropei sarebbe da identificare con il complesso di culturekurgan a nord del Mar Nero. In una fase antica (dopo il 4500 a.C.) si sarebbero staccati il ramo anatolico (forse laCultura di Cernavod?) e il ramo Tocario, probabilmente la cultura di Afanasevo. Successivamente tutti gli altri rami(...).

    Sebbene i kurgan siano un fenomeno essenzialmente culturale, si osserva che, nelle steppe occidentali (ma nellefasi antiche fino anche in Mongolia e sui monti Sayan-Altai), i cadaveri intumulati manifestano caratteristicheeuropoidi. In particolare, data l'alta statura, la forma del cranio ed altre caratteristiche che si ritrovanofrequentemente nei kurgan, si pu certamente asserire che almeno nelle prime fasi le culture kurgan furonodiffuse da una popolazione europoide di tipo cromagnoide.

    Successivamente nelle regioni orientali si assiste all'apparire delle caratteristiche mongoloidi (probabilmente ginella cultura di Karasuk), come si pu ben vedere nei kurgan di Pazirik, un fenomeno questo che sembraaccompagnarsi alla sostituzione delle lingue iraniche in Asia centrale e in Siberia da parte delle lingue turco-mongole (8).

    Forse qui, a cavallo fra le steppe russe meridionali e quelle asiatiche, che si deve cercare l' Urheimatindoeuropea. Sembrerebbe indicarlo anche un recente ritrovamento di cui in Italia non si parlato per nulla.

    il 4 ottobre 2010, il sito britannico NDTV News ha pubblicato un articolo (non tradotto in italiano) che ci parla diun'importante scoperta di un team russo-britannico nella zona di confine fra il Kazakistan e la Siberia meridionale:le tracce di un antichissimo insediamento indoeuropeo.

    Alla lettera, il titolo dell'articolo 4000-years-old Aryan City discovered in Russia (9).

    Forse parlare di citt esagerato, poich si trattava di un insediamento dove sarebbero vissute dalle 1000 alle2000 persone. In realt, ci viene detto, la scoperta risalirebbe a una ventina di anni fa, ma non era stato possibilecompiere alcun tipo di indagini e la localizzazione del sito era stata mantenuta segreta, perch la zona era diinteresse militare, poi, con la scomparsa dell'Unione Sovietica e della conflittualit con l'Ovest, da questo punto divista c' stata una progressiva liberalizzazione. Questo insediamento, che si trova al confine fra la Russiameridionale e il Kazakistan, sarebbe il primo a essere esplorato di una ventina di altri simili che si trovano nellastessa zona. I manufatti rinvenuti lo collocherebbero in modo abbastanza certo nell'Et del Bronzo.

    Gli archeologi che hanno studiato il sito sono il russo Gennady Zdanovich e l'inglese Bettany Hughes del King'sCollege di Londra che lavora anche come divulgatrice scientifica per la BBC.

    Sono stati rinvenuti un carro, set da trucco e numerosi pezzi di ceramica, molti dei quali contrassegnati con dellesvastiche che nell'antichit simboleggiavano l'energia solare e vitale, oltre a sepolture nelle quali cavalieri sonostati inumati assieme ai loro animali.

  • Zdanovich e la Hughes non hanno dubbi sul fatto che questi insediamenti si trovino proprio nella patria ancestraledegli Indoeuropei, che coloro che li hanno abitati quattro millenni or sono non solo avevano caratteristiche fisicheeuropidi, ma parlavano la lingua proto-indoeuropea da cui poi si sono differenziati i vari rami del centum delsatem.

    Siamo sulle tracce di una pagina di storia perduta, un antico popolamento europide da cui forse sono derivate lecivilt dell'Asia. Nella quarta parte di questo scritto vedremo se possibile supporre qualcosa di analogo ancheper le civilt dell'America precolombiana. Nel caso potessimo dare una risposta affermativa a questo quesito,allora non potrebbero esserci dubbi: altro che luce da oriente, la luce della civilt risulterebbe costantementelegata a genti di stirpe europea.

    NOTE

    1. Oswald Spengler: Albori della storia mondiale (Urfragen), Edizioni di AR, 1997.

    2. Hans F. K. Gunther: Religiosit indoeuropea (Frommigheit nordischer Artung), Edizioni di Ar, 2011.

    3. Ticino Libero, 28 dicembre 2008.

    4. Ibid.

    5. Digilander: L'ultima falange macedone, http://digilander.libero.it/kisp/focus/selezioneita.htm .

    6. Duccio Canestrini: Tra i Kalash, gli ultimi pagani dell'Afghanistan, Airone n. 98, giugno 1989.

    7. Ibid.

    8. Wikipedia: voce Kurgan.

    9. 4000-years-old Aryan City discovered in Russia , NDTV News 4 ottobre 2010.

  • ereticamente.net http://www.ereticamente.net/2012/03/ex-oriente-lux-ma-sara-poi-vero-quarta.html#more

    Ex oriente lux, ma sar poi vero? (quarta parte)Di Fabio Calabrese

    Nella prima parte di questo scritto che mi si letteralmente sviluppatosotto le mani raggiungendo una discreta corposit, abbiamo esaminatol'aspetto forse pi comune della leggenda, della favola ex oriente lux,ossia la presunzione che la civilt si sarebbe poco per volta irradiatadal Medio Oriente, dove sarebbe nata nella Mezzaluna Fertile traEgitto e Mesopotamia fino a raggiungere il cuore di un'Europa a lungoirrimediabilmente riluttante e barbara e ne abbiamo, credo, vista tuttal'inconsistenza.

    Nella seconda parte ci siamo spinti a un confronto fra la civilt anticadell'Europa e quelle dell'Asia ulteriore, in particolare la civilt indiana,e abbiamo visto che vi sono delle affinit spiegabili non con unaderivazione di elementi della cultura europea da quella indiana (omagari viceversa), ma facendo riferimento al comune fondoindoeuropeo anteriore alla divisione dei popoli Ari nei vari rami delnostro albero genealogico.

    Con la terza e con questa quarta parte siamo ancor pi sfacciatamente eretici, considerando l'ipotesi che unantico popolamento europide sia a fondamento delle grandi civilt asiatiche e dell'America precolombiana.Notiamo che la questione non puramente storica, ma ha un preciso significato politico nel momento in cui esisteuna cultura storica ortodossa che sembra avere il preciso scopo di indurci ad avere una percezione della nostraidentit etnico-storica come qualcosa di non importante, di non rilevante, facilmente sacrificabile sull'altare di unmondo cosmopolita, globalizzato, imbastardito dove tutte le societ e le culture tenderebbero a diventaremultietniche secondo il sogno perverso di cristiani, democratici e marxisti assortiti.

    Nella terza parte di questo scritto ci eravamo soffermati sul fatto che Oswald Spengler nel suo postumo Urfragensi era posto il dubbio se non vi fosse stato un elemento europide alla base delle grandi civilt dell'Asia orientale(1).

    Pu sembrare sorprendente che Spengler non si ponesse, oltre che per le civilt asiatiche un dubbio analogo perquelle dell'America precolombiana, ma forse la spiegazione pi a portata di mano di quel che sembra: sebbenela storiografia ufficiale non abbia mai voluto riconoscerlo, noto da sempre che un qualche elemento europidedeve essere alla base delle civilt dell'America precolombiana.

    Ai tempi della conquista erano diffuse sia in Messico sia in Per leggende su genti bianche e barbute che inepoca antica sarebbero venute a civilizzare i nativi e i cui leader sarebbero poi stati divinizzati: Viracocha pressogli Incas, Quetzalcoatl presso gli Aztechi, Gucumatz presso i Maya. L'arrivo degli invasori, che vennero ovunqueaccolti a braccia aperte, fu scambiato per il ritorno degli dei, e fu questo, assieme ai cavalli e alle armi da fuoco,a permettere a un pugno di avventurieri di sopraffare civilt popolose di milioni di uomini.

    All'epoca di Pizarro l'aristocrazia incaica conservava ancora un'impronta europide, in particolare le coyas, ledonne dell'harem dell'inca erano di pelle pi chiara degli spagnoli.

    Inoltre, a differenza della maggior parte dei nativi che sono di corporatura minuta, gli abitanti della partemeridionale del continente sudamericano erano, se non bianchi, di complessione robusta e statura alta, conmani e piedi piuttosto grandi, tanto che questa regione, la Patagonia, conserva il nome che deriva dalsoprannome che gli spagnoli diedero loro, patagones, cio piedoni.

  • Quale potrebbe essere l'origine di una presenza europide, caucasica, bianca nelle Americhe verosimilmentemolto pi antica di Colombo e anche dei Vichinghi che certamente in et medievale hanno preceduto il navigatoregenovese?

    Secondo la versione ufficiale della storia, il popolamento precolombiano delle Americhe sarebbe avvenutodall'Asia attraverso il ponte di terra che, a causa dell'abbassamento del livello dei mari, sarebbe emerso durantel'et glaciale l dove oggi c' lo stretta di Bering. Attraverso questo ponte, la Beringia, si sarebbero riversate nelNuovo Mondo quattro distinte ondate di popolazione.

    I pi antichi, poi spinti man mano sempre pi a sud dall'arrivo di altre popolazioni, sarebbero stati i cosiddettipaleo-amerindi giunti in America forse 20.000 anni fa (ma la data tutt'altro che certa). Di essi in epoca storicarimanevano due popolazioni-relitto: i Pericu della Bassa California e i Fuegini della Terra del Fuoco.

    Circa 12.000 anni fa il ponte di terra della Beringia fu attraversato dagli antenati degli Amerindi veri e propri, cheavrebbero dato origine alla maggior parte delle popolazioni precolombiane.

    8.000 anni fa circa, ci fu una terza migrazione, che diede origine ai Na-Dene, un gruppo che comprende i Navajo ediverse popolazioni della parte pi settentrionale del continente, quali gli Athabaska e i Tlingit, stanziati tra Alaskae Canada. Nel loro insieme, come ha rivelato l'analisi del DNA, i Na-Dene presentano maggiore affinit geneticacon le popolazioni della Siberia centrale che con gli Amerindi.

    Infine, in epoca ormai storica, certamente non attraverso il ponte di terra della Beringia che non esisteva pi, mapassando il braccio di mare dello stretto di Bering, gli Inuit o Esquimesi.

    Solo che a questo punto i conti non tornano. Le tracce pi antiche della presenza umana nel continenteamericano sembrerebbero risalire a circa 40.000 anni fa, un tempo doppio rispetto a quello del supposto arrivodei primi paleo-amerindi e quasi triplo rispetto all'ondata degli amerindi veri e propri che sarebbe stataresponsabile della maggior parte del popolamento precolombiano del Nuovo Mondo. C' spazio per una storia chein gran parte non stata scritta.

    E' perlomeno probabile che vi sia stato un popolamento del Nuovo Mondo diverso da quello arrivato dall'Asiaorientale nelle quattro ondate sopra descritte, e i dati che lo suggeriscono sono emersi dall'archeologia, dallostudio dei manufatti litici.

    Studiando gli attrezzi litici dell'et della pietra del continente americano, si incontra in primo luogo la culturaClovis, cos chiamata dal sito del Nuovo Messico dove per la prima volta questi manufatti furono rinvenuti nel1929. Questi ultimi consistono in punte di lancia e di freccia di lavorazione raffinata (al punto che noi oggi, abituatiagli utensili di metallo, ci stupiamo di cosa hanno saputo fare gli uomini preistorici con la pietra, con quantaabilit, precisione e senso estetico siano riusciti a lavorarla); la cultura Clovis si svilupp attorno a 12.000 anni fa,e scomparve all'avvento della mini-et glaciale nota come Dryas superiore, finch 9.000 anni fa compare lacultura Folsom, derivata da essa, che considerata quella che ha portato la lavorazione della pietra scheggiata alpi alto livello di perfezione in assoluto, tra gli strumenti litici del Vecchio e del Nuovo Mondo.

    Ebbene, a questo punto arriva la sorpresa, perch nel 1999 due archeologi dello Smithsonian Institute, DennisStanford e Bruce Bradley, si sono accorti che l'industria litica Clovis non presenta nessuna somiglianza con quelladella Siberia da cui provengono gli antenati degli Amerindi, ed ha invece una somiglianza spiccata conun'industria litica europea, quella solutreana. Non basta. Sebbene il sito che ha dato il nome a questa cultura,Clovis, appunto, si trovi nel Nuovo Messico, la maggior parte dei siti in cui compaiono questi manufatti si trovanell'est degli attuali Stati Uniti, concentrata soprattutto attorno alla Chesapeake Bay, la grande baia che lambiscetre stati: Virginia, Delaware e Maryland, oltre al Distretto di Columbia: una disposizione che suggerisce unaprovenienza dal mare ed un irradiamento da est verso ovest.

    Nell'et glaciale, argomentano Stanford e Bradley, il livello degli oceani era significativamente pi basso di oggi acausa della grande quantit di acqua imprigionata sotto forma di ghiaccio sulle masse continentali, inoltreun'ininterrotta linea costiera di ghiacci si estendeva dalla sponda europea a quella americana dell'Atlanticoinglobando l'Islanda e la Groenlandia.

  • Per dei cacciatori solutreani che si spostassero lungo di essa a bordo di canoe dando la caccia a foche ed altrianimali marini, ipotizzano i due archeologi, raggiungere il Nuovo Mondo sarebbe stato tutt'altro che impossibile.

    Questa antica presenza europide pu aver lasciato delle tracce riscontrabili in epoca storica? Anche in questocaso, sembra proprio che si possa dare una risposta affermativa.

    La pi nota fra le trib di amerindi bianchi dell'America settentrionale stata probabilmente quella dei Mandan,oggi estinti come molti altri popoli americani nativi. Riguardo a costoro, si trova in internet un articolo, Il misterodegli indiani Mandan di Giuseppe Pirazzo e Francesco Vitale, di cui riporto un piccolo stralcio:

    A partire dal XVII secolo, vari esploratori vennero in contatto, nella regione dell'America Settentrionalecorrispondente all'attuale stato del North Dakota, con una trib di Indiani, i Mandan, aventi caratteristichesomatiche tipicamente europee (capelli biondi o rossi, occhi azzurri e pelle chiara)(...).

    Questa trib di Indiani non manc di attirare la curiosit di tutti gli esploratori. Innanzi tutto avevano la pellechiara; molti avevano gli occhi azzurri o grigi e alcuni avevano i capelli castani o rossi; i vecchi avevano i capellibianchi, caratteristica insolita tra gli Indiani (2).

    Ma, ci spiegano Pirazzo e Vitale, le caratteristiche fisiche non erano le sole a distinguere i Mandan dagli altriamerindi: il loro stile di vita era diverso da quello dei nativi: vivevano in villaggi fortificati e praticavano l'agricoltura.

    Purtroppo, verso la fine del XIX secolo i Mandan furono sterminati da un'epidemia di vaiolo, ma non erano la solatrib di indiani bianchi delle Americhe.

    Nello stesso articolo sui Mandan, Pirazzo e Vitale ricordano che anche:

    Gli Aracani, Indios della Bolivia, hanno caratteristiche somatiche molto vicine a quelle, indoeuropee, dei"bianchi". Abitano nella citt di Tiahuanaco, ma sono presenti, in minor numero, nelle zone bagnate dal RioGuapor, fiume che, presso il confine con il Brasile si unisce al Rio Beni, formando il Rio Madeira (3).

    Notiamo che si parla proprio di una popolazione che abita la zona dove si trova uno dei complessi archeologici inassoluto pi antichi e misteriosi dellAmerica meridionale, Tiahuanaco, la Stonehenge del Sud America come stata definita.

    Riguardo a questa presenza bianca, europide, caucasica nelle Americhe molti prima di Colombo e anche deiVichinghi, cosa dicono i dati archeologici e paleoantropologici?

    Su Wikipedia (voce Nativi americani), troviamo un'allusione alquanto sibillina riguardo a un argomento cheavrebbe meritato ben altro approfondimento:

    Questa ipotesi [dell'origine siberiana dei primi abitatori delle Americhe] stata contestata per il ritrovamento discheletri con il cranio dai tratti caucasoidi e da molte altre ricerche archeologiche, linguistiche e di biologiamolecolare (4).

    Caucasoide nel linguaggio dell'antropologia significa (affine a) caucasico, bianco, europide.

    Fra tutti questi ritrovamenti imbarazzanti che contrastano con la versione ufficiale della storia dell'Americaprecolombiana, quello forse balzato a maggiore notoriet (o meno sommerso dall'oblio) stato probabilmentequello dell'uomo di Kennewick, un nativo americano vissuto circa 9.000 anni fa, i cui resti furono ritrovati nel 1998,appunto a Kennewick, localit dello stato di Washington sulle rive del fiume Columbia, e si tratta di uno deglischeletri meglio conservati di antichi nativi americani di cui disponiamo.

    Dalle analisi del cranio e dalla ricostruzione dei lineamenti facciali che sono state effettuate, risultato non soloche luomo di Kennewick aveva lineamenti prettamente caucasici, ma uscita anche una curiosa e certamentecasuale somiglianza con un noto attore, Patrick Stewart, interprete di pellicole fantascientifiche come X-Men eStar Trek, The Next Generation dove ha interpretato il ruolo del comandante Jean Luc Picard.

    Per quanto riguarda l'Asia abbiamo trovato quanto meno le tracce di un antico popolamento europide nel centro

  • del grande continente, i cui elementi oggi pi riconoscibili sarebbero le mummie di Cherchen, le iscrizioni nelledue varianti della lingua tocaria e le popolazioni relitto dei Kalash e degli Hunza, geneticamente affini a Italiani eTedeschi, e i Kalash in particolare, ancora ostinatamente attaccati al loro paganesimo nativo, un'isola che cercadisperatamente di evitare la totale sommersione da parte della marea islamica. Sorprendentemente, abbiamovisto che le Americhe ci offrono prove ancora pi evidenti, non soltanto di un'antichissima presenza europide, madel fatto che essa sembra aver avuto un ruolo determinante nella nascita delle civilt precolombiane, cometestimoniano la leggenda azteca di Quetzalcoatl e quella incaica di Viracocha.

    Possiamo andare ancora oltre e arrivare a generalizzare affermando che dovunque riscontriamo culture superiori,l dobbiamo pensare alla presenza originaria di un elemento europeo, europide, caucasoide, bianco comunquelo si voglia definire?

    Si tratta di un'ipotesi ardita, oltre che politicamente scorretta in una misura che pi di cos non potrebbe essere,tuttavia ci sono degli elementi a suo sostegno. Ad esempio, Silvano Lorenzoni ha preso in considerazione ilfenomeno del megalitismo, delle misteriose costruzioni megalitiche diffuse in varie parti del mondo, nelle isole delPacifico oltre che in Europa e nelle Americhe, ed ecco cosa ci dice in Involuzione, il selvaggio come decaduto:

    In tutto il Sud del Mondo si trovano tracce di civilt arcaiche che niente ebbero a che vedere con i suoi attualiabitanti e neppure con i loro ipotizzabili antenati, fino a che ci si mantenga all'interno di periodi storici. Si tratta dicostruzioni, espressioni artistiche impresse in pietra, artefatti di origine misteriosa (...).

    Quanto alle costruzioni megalitiche nel Sud del Mondo, non solo non hanno niente a che vedere con gli abitantidelle zone dove adesso rimangono le loro rovine, ma questi spesso se ne tengono lontani perch potrebberoessere sedi di influenze magiche pericolose (5).

    Altro che ex oriente lux, ex Europa lux potrebbe essere la nostra conclusione, a condizione di avere chiaroche Europa non deve essere intesa letteralmente come un territorio, quanto piuttosto un tipo antropologico, iltipo umano europide, bianco, quello stesso che oggi minacciato nella sua stessa culla ancestrale da unasenescenza artificialmente indotta, dall'immigrazione, dal meticciato.

    Noi a volte stentiamo a renderci conto del fatto che quel che si verificato nel nostro continente con la disfatta del1945 non stata solo la perdita dell'indipendenza politica, ma anche un immenso danno culturale, con ilsoffocamento di tutte le idee e la censura di tutti i fatti contrari al dogma democratico dell'uguaglianza degliuomini.

    La realt delle cose, tuttavia, ha la sgradevole tendenza a non conformarsi a ci che gli uomini pensano ovorrebbero che fosse vero. Quando il tribunale dell'inquisizione costrinse Galileo ad abiurare l'astronomiacopernicana, non per questo la Terra cess il suo moto di rivoluzione, n il Sole si mise a girare intorno ad essa.

    In modo del tutto analogo, i nemici dell'Europa oggi non possono impedire che nuove prove saltino continuamentefuori a smentire la visione delle cose che vogliono forzatamente imporci, che si tratti delle tavolette di Tartaria,dell'ascia dell'uomo del Similaun, delle mummie di Cherchen, dello scheletro dell'uomo di Kennewick. Comeallora, come ai tempi di Galileo, le armi per combattere la verit sono la censura, la repressione, l'oblio delleprove. Per questo, la lotta per la conoscenza nello stesso tempo la lotta per la libert.

    NOTE

    1. Oswald Spengler: Albori della storia mondiale (Urfragen), Edizioni di AR, 1997.

    2. Giuseppe Pirazzo e Francesco Vitale: Il mistero degli indiani Mandan, on line, www.farwest.it .

    3. Ibid.

    4. Wikipedia, voce: Nativi americani.

  • 5. Silvano Lorenzoni: Involuzione, il selvaggio come decaduto, Edizioni Ghenos, Ferrara 2006.

  • ereticamente.net http://www.ereticamente.net/2013/12/ex-oriente-lux-ma-sara-poi-vero-quinta.html

    Ex oriente lux, ma sar poi vero? (quinta parte)Di Fabio Calabrese

    A suo tempo, vi ho presentato sulle pagine elettroniche di Ereticamente unsaggio diviso in quattro parti, Ex oriente lux, ma sar poi vero?, nel quale hosviluppato una tesi che di certo a molti pu apparire stravagante ed ereticaquanto altre mai, che il mito della derivazione della civilt umana da oriente,dal Medio Oriente in particolare, sia per usare un termine tecnico, una fola,una bufala.

    In altre parole: se prendiamo in mano un qualsiasi testo di storia, di quelli impiegati nelle scuole e sui quali i nostriragazzi cominciano a formarsi la loro visione delle cose, troviamo che la civilt umana sarebbe nata per la primavolta tra Egitto e Mesopotamia, avrebbe avuto come protagonisti Egizi e Sumeri, Assiri e Babilonesi, e sololentamente, attraverso una sorta di lento contagio, attraverso Fenici, Ebrei, Persiani e buoni ultimi Greci eRomani, avrebbe infine raggiunto il nostro continente. Pu essere che questa concezione che ha dalla sua tutto ilpeso delle cose date per scontate perch ripetute in continuazione da un sacco di tempo, non sia niente altro cheuna falsificazione.

    La ragione di questa f