Estate 2014: piano terra -...

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269 • ANNO XLVII • N. 3MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

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2 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

Rivista della ParrocchiaS. Giovanni Battista alla Creta

Milano•

ANNO XLVII - N. 3 (269)MAGGIO-GIUGNO-LUGLIO

2014Costo annuo di redazione,

stampa e distribuzione: euro 16,00

Redazione: A. RapomiDirettore responsabile:Massimiliano Taroni

Reg.Trib. di Milano, 22.1.1968 - n.17Con approvazione ecclesiastica

e dell’Ordine

StampaOlivares srl - Robecco sul Naviglio (MI)

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PARROCCHIA SAN GIOVANNI BATTISTA ALLA CRETAPiazza San Giovanni Battista alla Creta, 11 • 20147 Milanoe-mail: [email protected] • http://www.creta.altervista.org/

Questi i numeri di telefono:Fraternità francescana 02.417.266Ufficio parrocchiale 02.417.267Oratorio 02.41.50.053Cinema-Teatro 02.41.53.404Fax e tel. Centro di ascolto 02.41.50.611

La comunità religiosa è composta da:

Fra Paolo Ferrario guardiano e parroco

Fra Guido Locatelli vicario parrocchiale

Fra Pierino Rubaga collaboratore parrocchiale

Fra Lucio Monti insegnante

Fra Aristide Cabassi

Fra Pietro M.Tassi psicoterapeuta

La chiesa è aperta:- nei giorni festivi dalle 7 alle 19.30- nei giorni feriali dalle 7 alle 19.30

Le messe sono celebrate:

- nei giorni festivi alle 8.30 - 10 - 11.30 e 18 (vigiliare alle 18)

in estate alle 8.30 - 11 e 18 (vigiliare alle 18)

- nei giorni feriali alle 8 e 18

I confessori sono disponibili:tutti i giorni, a chiesa aperta suonando il campanello appositoprimo venerdì del mese: dalle 21 alle 22.30domenica e festivi: nella mezzora che precede ogni messa

Informazioni e indirizzi utili:

La Segreteria parrocchiale (per certificati e documenti) è aperta da lunedì a venerdì: dalle 9 alle 11.30martedì e venerdì: dalle 15 alle 17.30

Il Centro di ascolto riceve ogni lunedì e venerdì: dalle 9.30 alle 11distribuzione viveri e indumenti: martedì dalle 16 alle 17

Suore della Carità di S. Giovanna AntidaCasa di accoglienza - Via Zurigo, 65 02.41.57.866

Circolo A.C.L.I. "Oscar Romero" 02.36.53.01.01

Centro Diurno Educativo Creta 02.48.300.093

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Cari parrocchiani,si sta conclu-

dendo questo Anno Pastoraleche per la Diocesi di Milano ha avuto comeguida la Lettera dell’Arcivescovo “Il campo è ilmondo”. Che cosa è stato seminato nella realtà diogni giorno in questi mesi? Che cosa abbiamoseminato nella nostra comunità cristiana dellaCreta e nelle persone che frequentiamo ognigiorno: nelle nostre famiglie, nei nostri caseg-giati, sul lavoro, a scuola e nel tempo libero? Quando si cerca di fare una verifica del lavorofatto, si possono correre due rischi opposti traloro. Il rischio del trionfalismo, che ci fa crederedi essere persone brave e pienamente realizzate,ci fa vedere solo le cose che ci appaiono belle,grandi, buone e giuste, ci fa sentire a posto esoddisfatti per quello che siamo e facciamo.Questo modo di guardare noi stessi e la realtà ciimpedisce di essere critici e di prendere in con-siderazione quelli che sono ancora i limiti, lemancanze, le inefficienze del nostro modo diessere e di operare. L’altro rischio, opposto a questo, è quello delvittimismo, che ci deprime in un senso di ina-deguatezza e di insufficienza continua, come senon fossimo mai capaci di fare qualcosa di vali-do e importante e significativo. Io credo chetutti noi, personalmente e nell’insieme, comecomunità cristiana, anche quest’anno siamoriusciti ad essere e a porre nella nostra vita e inquella degli altri “un piccolo seme” di cosebuone, ancora bisognose di molte cure e diappassionata attenzione, perché possa conti-nuare a crescere fino a diventare “un alberogrande”.

“Piano terra”: il piano di Dio

Questo periodo dell’anno pastorale ci vedeoccupati soprattutto nell’oratorio estivo, che èun vero e proprio itinerario e impegno educati-vo iniziato già nei mesi scorsi con la prepara-zione degli animatori ed educatori che insiemea fra Guido hanno costruito le basi di un im-pianto quotidiano e settimanale che nella nostraparrocchia coinvolge oltre duecentocinquantabambini e ragazzi. In tutta la diocesi sarannocoinvolte centinaia di migliaia di ragazzi e que-sto fa nascere una considerazione. Quanta gente di buona volontà, a titolo volon-

tario, si mette al servizio con una dedizione e unsenso di responsabilità che desta l’ammirazionee la fiducia di migliaia di famiglie! Si calcola che saranno circa cinquantamila glianimatori e gli educatori coinvolti in questoprossimo Oratorio estivo. A questo giovaneesercito di ragazzi, armato di tanta buonavolontà, va aggiunto quello che conta nelle suefile gli adulti impegnati nell’accoglienza eaccompagnamento dei bambini, nel servizio dicucina e di pulizia. Anche questo gruppo di per-sone raggiungerà, con una stima approssimati-va, il numero di cinquemila. Numeri impres-sionanti che testimoniano l’impegno dellecomunità cristiane nel venire incontro al biso-gno di cura e di custodia che c’è quando termi-na l’anno scolastico, ma soprattutto la volontàdi offrire una grande opportunità di vivere unsignificativo e prolungato impegno di formazio-ne cristiana.Il tema del Grest 2014 è collocato dentro ladimensione dell’«abitare», cercando di scoprirenei luoghi della nostra vita quotidiana il pianod’amore di Dio, distribuito a tutti e in ogni cir-costanza e condizione. Il titolo scelto per diretutto questo è «Piano terra». In ogni oratorio questa proposta, strana mainsieme suggestiva e affascinante, verrà riela-borata rendendola accessibile ai ragazzi nellaforma dell’animazione attraverso il gioco, ilcanto e il ballo, le varie attività espressive e idiversi laboratori che riempiranno il tempo delmattino e del pomeriggio, dalle 7.30 alle 17.00.A guidare ogni giornata sarà la preghiera quoti-diana, costruita attorno a un brano del Vangeloche richiama lo stile dell’«abitare» del SignoreGesù, perché possa diventare spunto di rifles-sione e modello di condotta per la vita deiragazzi. Mi piace pensare che Dio abiti al “pianoterra”,come dice anche il titolo che abbiamo messo incopertina, cioè dove ci troviamo tutti noi, anchecoloro che hanno la loro abitazione ai piani piùalti. Tutti in qualche modo viviamo al “pianoterra”, punto di partenza da cui si esce al matti-no per iniziare la nostra giornata di lavoro, stu-dio e impegno, ma anche punto d’arrivo, dovesi ritorna alla sera stanchi, soddisfatti o delusiper ciò che abbiamo fatto o ci è capitato.

frate Paoloparroco

3LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

LA VOCE DEL PARROCOPerché nel nostro campo cresca un albero grande

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4 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

zione per i poveri e i sofferentinel corpo e nello spirito, unareale fiducia nei giovani e inogni uomo e ogni donna dibuona volontà, un serio impe-gno in difesa della pace e dellagiustizia sociale, un fraternodialogo con le diverse culture ereligioni, il rispetto per la natu-ra.Non a caso da pontefice è statoben sei volte in pellegrinaggioad Assisi per pregare sullatomba di Francesco, in nome delquale nel 1986 indisse la storicagiornata di preghiera interreli-giosa, uno dei grandi capolavo-ri del suo pontificato. Inoltre, inonore di san Francesco ha scrit-to due suggestive preghiere, chequi riportiamo. La prima in occasione del suopellegrinaggio ad Assisi il 5novembre 1978. tenendo il suo

discorso di saluto nella Basilicadi San Francesco, il papa hadetto: «Eccomi ad Assisi comepellegrino, ai piedi del santoPoverello Francesco, il quale hascritto a caratteri incisivi ilVangelo di Cristo nei cuori degliuomini del suo tempo. Il Papa,che a motivo della sua missionedeve avere dinanzi agli occhitutta la Chiesa universale nellevarie parti del mondo, ha biso-gno in modo particolare del-l’aiuto e dell’intercessione diSan Francesco d’Assisi. Per que-sto oggi sono qui: per visitarequesta città sempre testimonedella meravigliosa avventuradivina, svoltasi a cavallo tra ildodicesimo e il tredicesimosecolo. Essa è testimone di quel-la sorprendente santità passataqui come un grande soffio delloSpirito. Soffio a cui partecipòSan Francesco d’Assisi, la suaspirituale sorella Santa Chiara etanti altri santi nati dalla lorospiritualità evangelica. Il mes-saggio francescano si è estesolontano, oltre le frontiered’Italia, e ben presto è giuntoanche sul suolo polacco, dadove io provengo. Vi dirò che,come arcivescovo di Cracovia,abitavo vicino ad una antichissi-ma chiesa francescana, e ognitanto andavo là a pregare.Momenti indimenticabili perme! Non si può non ricordarequi che proprio da questomagnifico tronco della spiritua-lità francescana è sbocciato ilbeato Massimiliano Kolbe,patrono particolare nei nostridifficili tempi. Perciò oggi, nelmettere per la prima volta come

In occasione della canonizzazionedi Giovanni XXIII e GiovanniPaolo II abbiamo ascoltato e lettotantissime cose sulla loro vita, sulloro apostolato, sulla loro santità.In questo articolo presentiamo illegame tra Giovanni Paolo II e sanFrancesco.

Certamente tra San Fran-cesco e Giovanni Paolo IIc’è una grande affinità, un

legame strettissimo fatto di ele-menti comuni a tutti i cristiani ea tutti i santi, ma particolarmen-te spiccati nella loro vita e nellaloro spiritualità. Eccone alcuni:un appassionato amore per Dioe per l’uomo, una concretafedeltà a Gesù Cristo e alVangelo, una vera attenzionenei confronti dell’uomo com-preso nelle sue esigenze, spe-ranze e necessità, una predile-

Giovanni Paolo II e San Francesco

«San Francesco, il mondoha nostalgia di te...»

L’affetto per Giovanni Paolo II

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5LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

Papa il piede qui, alle sorgentidi questo grande soffio delloSpirito, di questa meravigliosarinascita della Chiesa e della cri-stianità nel secolo tredicesimounita con la figura di SanFrancesco d’Assisi, il mio cuoresi apre verso il nostro Patrono egrida: Tu, che hai tanto avvici-nato il Cristo alla tua epoca, aiu-taci ad avvicinare Cristo allanostra epoca, ai nostri difficili ecritici tempi. Aiutaci! Questitempi attendono Cristo congrandissima ansia, benché moltiuomini della nostra epoca nonse ne rendano conto. Ci avvici-niamo all’anno duemila dopoCristo. Non saranno tempi checi prepareranno ad una rinasci-ta del Cristo, ad un nuovoAvvento? Noi, ogni giorno,nella preghiera eucaristicaesprimiamo la nostra attesa,rivolta a lui solo, nostroRedentore e Salvatore, a lui cheè compimento della storia del-l’uomo e del mondo. Aiutaci,San Francesco d’Assisi, ad avvi-cinare alla Chiesa e al mondo dioggi il Cristo. Tu, che hai porta-to nel tuo cuore le vicissitudinidei tuoi contemporanei, aiutaci,col cuore vicino al cuore delRedentore, ad abbracciare levicende degli uomini dellanostra epoca. I difficili problemisociali, economici, politici, i pro-blemi della cultura e della civil-tà contemporanea, tutte le soffe-renze dell’uomo di oggi, i suoidubbi, le sue negazioni, i suoisbandamenti, le sue tensioni, isuoi complessi, le sue inquietu-dini. Aiutaci a tradurre tutto ciòin semplice e fruttifero linguag-gio del Vangelo. Aiutaci a risol-vere tutto in chiave evangelicaaffinché Cristo stesso possaessere “Via, Verità, Vita” perl’uomo del nostro tempo.Questo chiede a Te, figlio santodella Chiesa, figlio della terraitaliana, il papa Giovanni PaoloII, figlio della terra polacca. Espera che non glielo rifiuterai,che lo aiuterai. Sei sempre statobuono e sempre ti sei affrettato

a portare aiuto a tutti coloro chesi sono rivolti a Te.»L’altra bellissima preghiera l’hacomposta in occasione del suopellegrinaggio a La Verna il 17settembre 1993, nella ricorrenzadelle Festa delle Stimmate diSan Francesco. Inginocchiatoesattamente dove il Santo rice-vette le Stimmate, preoccupatoe addolorato per i gravi proble-mi del mondo, si è abbandonatoin una implorazione che ancoraoggi viene ripetuta tutti i giornidai frati della Verna dopo lacelebrazione dell’Ora nona.Ecco il testo: «O San Francesco,stigmatizzato de La Verna, ilmondo ha nostalgia di te qualeicona di Gesù Crocifisso. Habisogno del tuo cuore apertoverso Dio e verso l’uomo, deituoi piedi scalzi e feriti, delle tue

mani trafitte e imploranti. Hanostalgia della tua debole voce,ma forte della potenza delVangelo. Aiuta, Francesco, gliuomini d’oggi a riconoscere ilmale del peccato, a cercarne lapurificazione nella penitenza.Aiutali a liberarsi dalle stessestrutture di peccato, che oppri-mono l’odierna società. Ravvivanella coscienza dei governantil’urgenza della pace nelleNazioni e tra i Popoli. Trasfondinei giovani la tua freschezza divita, capace di contrastare leinsidie delle molteplici culturedi morte. Agli offesi da ognigenere di cattiveria comunica,Francesco, la gioia di saper per-donare. A tutti i crocifissi dallasofferenza, dalla fame e dallaguerra riapri le porte della spe-ranza.»

DDDDUUUUEEEE VVVVOOOOLLLLTTTTIIII CCCCIIII OOOOSSSSSSSSEEEERRRRVVVVAAAANNNNOOOO

La folla infinita, la lunga riga di tuniche bianche, i canti, i silenzi,i fiori.Bivacchi e stanchezza, sonno ed entusiasmo e, dall’alto, due voltiimmensi che osservano un grande altare bianco.Poi l’oscurità rotta dai lampioni, le carte abbandonate sul sel-ciato umido.In un angolo, tre poliziotti che parlottano, transenne accatasta-te vicino alle colonne.Un gruppo di giovani che hanno ancora fiato per vociare.Più in fondo, oltre le fontane, operai al lavoro.L’emozione dell’attesa che diventa ricordo.

E domani? Tanti altari scuri, quelli che tutti i giorni vediamo senza vederli.Tanti Santi brutti, che allontaniamo.Santi dal volto triste e dagli abiti sporchi.O Santi ben vestiti, contenitori vuoti con i quali non parliamo.Santi fastidiosi, che non vogliamo ascoltare.Santi che detestiamo dal profondo del cuore.Vite di uomini che non conosciamo, martiri silenziosi che cicamminano accanto.Eroi del nostro tempo che non glorifichiamo.Uomini ai quali non sappiamo chiedere scusa e non riusciamoa perdonare.Per loro non proviamo emozione, forse solo ribrezzo, a voltedisprezzo.E’ la nostra vita, quella vera, quella che ci è stata donata senzanostri meriti.E’ la vita che dimentichiamo di vivere, è la vita che pieghiamoper poco e ci facciamo scivolare tra le dita senza capire, senzaascoltare, senza amare.E dall’alto due Volti Immensi ci osservano e pregano per noi.

A.P.

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6 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

Dopo undici anni di permanenzanella nostra parrocchia, suor Mi-chelina viene trasferita. Abbiamopensato di farle questa intervista.

Suor Michelina, raccontaciqualcosa della tua vita, dellatua infanzia.

Sono nata il 3 dicembre 1921 aVezza d’Alba, in provincia diCuneo. In famiglia eravamo intanti: la mamma, il papà, tre fra-telli e cinque sorelle, di cui una,maggiore di me di otto anni, erasuora di Santa Giovanna An-tida. Del mio paese e della miainfanzia ricordo tutte cose belle:io ero la più piccolina e perciò lapiù coccolata da tutti. Ora dellamia famiglia sono rimasta soloio e ho tanti nipoti, che mivogliono molto bene. Anche ilmio paese è molto cambiato:prima era tutto dedito all’agri-coltura ma poi la gente ha tro-vato lavoro nella grande indu-stria, soprattutto la Ferrerod’Alba e la Fiat di Torino.

E quando hai incontrato Gesù,come è nata la tua vocazione reli-giosa?Ricordo come ora il giorno dellamia Prima Comunione: avevo 6anni e sentivo forte il desiderioe l’emozione di incontrare Gesù,mentre le mie compagne pensa-vano alla festa! In casa ho sem-pre avuto un’educazione reli-giosa e tra i parenti ogni fami-glia aveva un religioso o unareligiosa o un sacerdote. Fre-quentavo la parrocchia per lefunzioni e l’oratorio e nei mesiestivi andavo dalle Suore del

brazioni solenni di san Fran-cesco e santa Chiara. Dopo sonoandata a Villa Novetta, in pro-vincia di Cuneo, in una scuolamaterna per due anni e poi sem-pre nella scuola materna in variposti: a Borgaro per diciassetteanni, a Susa per tre anni, a varieriprese a Volpiano, poi a One-glia per nove anni, poi a Bor-sano, frazione di Busto Arsizio(VA) per otto anni e infine qui aMilano per undici anni.

E che cosa diresti della tua vita reli-giosa?Se dovessi riassumere la miavita religiosa posso dire: al servi-zio dei bambini, tanti bambini.

Quanti ne hai conosciuti?Oh non so! Proprio tanti tanti,non è possibile contarli!

Cosa hai imparato dai bambini?Ho imparato la semplicità e laspontaneità, perché i bambinisono così: non sanno fingere,non sono complicati.

E che cosa hai insegnato ai bambini?Ho cercato di insegnare la buo-na educazione e anche l’educa-zione religiosa, che è moltoimportante che sia data all’ini-zio della vita di una persona,così può crescere bene, piùbuona e generosa, attenta aglialtri e vicina a Dio.

Hai qualche ricordo di suor En-richetta, la vostra santa?Anche se non l’ho mai incontra-ta, noi abbiamo sentito tantoparlare di lei e seguivamo tuttala sua storia, le sue vicissitudini,soprattutto la sua prigionia..Ricordo quando ci hanno comu-nicato la notizia della sua morte:tutte noi ammiravamo il suoeroismo nel servire la carità atutti i costi, anche andando con-tro le regole degli uomini, per-ché la carità è una regola piùgrande di ogni nostra legge. Pernoi Suore della Carità questo èlo scopo della nostra vita: cisiamo donate al Signore innan-

Intervista a suor Michelina

Ritornonella mia culla

Cottolengo per imparare a cuci-re e a ricamare. Allora si facevacosì! E cresceva in me il deside-rio di dedicarmi al serviziodegli altri e il gusto della pre-ghiera. Vedevo le suore comevivevano e mi piaceva tanto laloro vita. Anche una mia sorellasi era fatta suora, però tra noidue non ci siamo dette niente.Ricordo soprattutto la sofferen-za di mio papà quando lei è par-tita: mi diceva sempre: «Menomale che ci sei tu, Claudina(questo era il mio nome) Saraitu a chiudermi gli occhi!». So-prattutto frequentando le suoreho capito che questa era la miavita. In quel tempo un’altra miasorella lavorava come infermie-ra all’ospedale di Alba e là c’e-rano le Suore di Santa GiovannaAntida. Era una bravissimaragazza e le suore le dicevanosempre: «Perché non ti fai suo-ra?». Ma lei non ci pensavaneanche e rispondeva: «Vi man-do mia sorella!» . E davvero poiio mi sono fatta suora ed eccomiqui!

Raccontaci qualcosa della tua lun-ga vita di suora...Sono entrata in convento il 12settembre 1942, durante laGuerra, a Borgaro Torinese, vici-nissimo a Torino. Lì ho fatto seimesi di prova e poi un anno diNoviziato. Poi sono stata adAsti al servizio della maternitàdell’ospedale. Finita la Guerra,per motivi di salute, sono statamandata ad Imperia per seianni, in un orfanotrofio. Là fre-quentavo le clarisse di PortoMaurizio soprattutto per le cele-

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zitutto per santificarci e soprat-tutto per servire sempre nellacarità, a tutti i costi.

Cosa ci puoi dire della tua esperien-za di Milano?In questa Comunità di via Zu-rigo sono arrivata il 23 maggio2003, appena finiti i lavori diristrutturazione. Abbiamo ria-perto la nostra presenza e ilnostro servizio in tre: suor An-na, suor Chiara che ancora lavo-rava all’ospedale di Varese co-me infermiera ed io. Ci siamosempre trovate bene insieme eci vogliamo bene. Come attivitàho iniziato a fare cucina, impa-rando tutto da zero! Il servizioper le ospiti è stato bello, sononate belle amicizie, talvoltacapita certamente qualche diffi-coltà, ma è comprensibile.

Che cosa ti hanno insegnato le per-sone che avete ospitato?Che devo ringraziare il Signoreper la vocazione che che mi hadato, perché la storia di ognipersona è un mistero e talvoltacerti racconti di vita vissuta daloro ti lasciano piena di dolore edi stupore.

Cosa pensi di aver trasmesso aloro?Ho cercato sempre di trattarlebene e servirle al meglio, peroffrire un po’ di sollievo a que-ste persone piene di amarezze,

di sofferenze personali, di pro-blemi. Il nostro carisma inoltreci chiede di amare e serviresenza chiedere né pretenderenulla e talvolta questo è fatico-so. Ma ho cercato di farlo.

Suor Michelina, cosa ci dici dellanostra parrocchia?Ho gustato tantissimo soprat-tutto le celebrazioni liturgichecosì sentite, così frequentate,così varie e creative e ben ani-mate, con un crescendo di gentee questo è molto importante ebello. Poi ho sentito l’affetto el’amicizia di tante persone e hovisto l’impegno e la generositàdi moltissimi parrocchiani eanche questo è molto bello.Come ministro straordinariodell’Eucaristia ho portato Gesùad alcune persone anziane eammalate e anche con loro ènata una bella amicizia.

Porti via qualche ricordo particola-re?Ho ancora nel cuore la Festa deiNovantenni che abbiamo fattodue anni fa, con molti parroc-chiani e tutti i miei parenti. Houn bel ricordo anche dei fraticon i quali mi sono trovatamolto bene e ho vissuto unaprofonda sintonia spirituale.Poi davvero tanta gente mi vuolbene: lo capisco da come mi siavvicina con affetto e sponta-nea simpatia, come mi saluta

con un sorriso.

Hai qualche suggerimento da darealla nostra parrocchia, un augurio?In questa parrocchia le iniziati-ve sono davvero tante, diversifi-cate, belle. Bisogna continuarecosì e soprattutto far capire allagente la fortuna di avere tuttaquesta risorsa a disposizione, aportata di mano, proprio sottocasa! Auguro di continuare acamminare insieme così, sullavia del Signore.

E cosa ci dici della nuova destina-zione?Ritorno nella mia culla! Borgaroè il primo convento dove sonoarrivata con tanta sofferenza etante lacrime perché lasciavo lamia famiglia, soprattutto miopapà che aveva già più di ses-sant’anni e rimaneva a casa dasolo.

E adesso come ci torni?Sono molto contenta di tornarelà, per ritrovare tante personeamiche che ho conosciuto neidiciassette anni in cui sono statanella scuola materna.

Magari incontrerai anche qualchebambino di allora?Ma certo! Che adesso avrà giàpiù di cinquant’anni e magari èpapà e nonno!

E che cosa ti aspetti?Mi aspetto di dare una manodove serve e come posso,soprattutto in portineria, cosìmi ha detto la Madre Provin-ciale.

Suor Michelina, lasciaci un ultimotuo saluto!Ringrazio il Signore che mi hadato questa vocazione, soprat-tutto per la carità e in particola-re la carità per i più poveri. Sedovessi nascere un’altra volta,farei ancora la Suora della Ca-rità! Ma un’altra volta non pos-so nascere e allora continuocosì, come posso, questa vitache ho come Suora della Carità!

Suor Michelina

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8 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

Abbiamo chiesto di raccontarequalcosa della nuova iniziativa par-tita quest’anno nella nostra parroc-chia ed ecco la testimonianza di chiha partecipato e animato questopercorso per giovani coppie. Ac-compagna questo articolo una bellafotografia del gruppo di coppie chequest’anno hanno partecipato alpercorso di preparazione al matri-monio cristiano, conclusosi con lamessa comunitaria e la giornatainsieme.

È una domenica di ottobrequando mio marito Mas-simo torna dall’oratorio e

mi dice che fra Guido ha ricevu-to una richiesta che interessaanche noi: alcune coppie sposa-te da pochi anni chiedono diessere accompagnate nel lorocammino di sposi. Per loro lafatica più grande è che la vitaquotidiana, incentrata sugliimpegni dei figli, del lavoro edella casa, non lascia tempo edenergie al rapporto fra marito emoglie e vorrebbero essere edu-cati a quella vita sponsale cri-stiana che molti di loro hannoimparato a desiderare frequen-tando il corso fidanzati. Un po’ sorpresi e dubbiosi sullenostre capacità, io e Massimoaccettiamo di diventare compa-gni in questo cammino perchésiamo coscienti di aver ricevutomolto nella nostra vita e adessoci viene chiesto di “rendereconto della speranza che è innoi”.Parte così con fra Guido, fraPietro (già guida esperta in que-sto tipo di cammino) e una deci-na di coppie con o senza figli,

sposate da non più di 15 anni,una esperienza nuova ma già datempo immaginata e desideratada chi ha a cuore la nostracomunità.Gli incontri avvengono unavolta al mese nel giorno di saba-to ma il lavoro inizia già nellasettimana precedente: vieneinfatti inviata a tutti una e-mailche riporta il tema con tredomande sulle quali le personesono invitate a riflettere sia per-sonalmente che come coppia.Solo se lo riterranno utile mette-ranno in comune i loro pensiericon le altre coppie.Fra Guido ci ospita nelle auledell’oratorio e alle 12 di sabatoci troviamo tutti ad apparec-chiare i tavoli per il pranzo checi viene preparato dalle amiche

del gruppo cucina: Marina, Ma-ristella e Laura.È un momento per conosceremeglio noi, le nostre famiglie, lanostra vita ed è necessario percreare quella confidenza che sirivela utile nel momento succes-sivo di riflessione comune.Alla fine del pranzo i bambinivengono accuditi in un’altraaula dalle due bravissime babysitter Arianna e Virginia e gliadulti iniziano il lavoro con unapreghiera.La nostra prima richiesta è stataquella di essere molto concreti:non ci interessano disquisizioniintellettuali ma esperienze divita quindi il metodo è quello diintervenire portando esempi efatti che accadono loro.Siamo sempre molto colpiti

Gruppo giovani coppie 2014

Per rendere conto della speranza che è in noi

Le giovani coppie della Creta

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9LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

dalla disponibilità e dalla sem-plicità con cui queste coppieseguono ciò che è loro proposto.Abbiamo affrontato temi nonfacili come la comunicazionenella coppia, il conflitto all’in-terno di essa, la libertà, ladimensione religiosa e lorohanno sempre lavorato congrande serietà e passione.Fra Pietro conclude l’incontro

individuando le difficoltà, leresistenze, le crisi che la coppiatrova sul proprio cammino e ciricorda come il Vangelo dà sem-pre un giudizio di valore suogni esperienza umana, allar-gando così l’orizzonte della no-stra visuale.La conclusione dell’incontrodiventa allora nuova occasionedi confronto anche acceso, che avolte prosegue all’uscita dall’o-ratorio… fino alla e-mail succes-siva!Siamo tutti soddisfatti del per-corso fatto insieme quest’anno,della sua modalità e dei suoicontenuti: per questo abbiamodeciso che certamente i nostriincontri riprenderanno dopo lapausa estiva

Chiara Cavallini

Gerard Manley Hop-kins (1844-1889), con-siderato ora uno dei piùgrandi poeti inglesi delsecondo ottocento, nonpubblicò in vita nessunapoesia. Convertitosidall’anglicanesimo alcattolicesimo durantegli studi a Oxford, entrònei Gesuiti e venneordinato sacerdote.Bruciò allora tutte le sue poesie eper lunghi anni non scrisse piùnulla, riprendendo la penna inoccasione del naufragio di unanave, con l’autorizzazione del suosuperiore. Riscoperto dopo laprima guerra mondiale, è visto oracome il grande innovatore dellapoesia vittoriana inglese, che hatraghettato verso la modernità,con l’originalità del suo ritmo poe-tico, la novità di un linguaggio in

cui le parole vengonousate in modo perso-nalissimo, piegate perseguire il suo pensiero,stravolte, reinventate.Poeta difficile, misterio-so, per la profondità delpensiero e la novitàassoluta dell’espressio-ne, ne La grandezza diDio, una delle sue poesiepiù note e meno ardue,

esprime un tema fondamentaledella sua Fede tormentata e incrol-labile: il contrasto tra la povertàdell’uomo, le sofferenze, le miseriedel mondo e l’immenso amore diDio che riscatta e innalza ogniumana miseria, raffigurato qui nellastraordinaria immagine delloSpirito Santo che, maternamente,“cova”, racchiudendolo tra le sueali, il mondo piegato dalla sofferen-za.

La poesia religiosa attraverso i tempi e le civiltà

LLLL’’’’aaaarrrrtttteeee cccchhhheeee uuuunnnniiiisssscccceeeea cura di Anna Luisa Zazo

La grandezza di Dio

Il mondo trabocca della grandezza di Dio.

Invincibile, fiammeggia, risplende come argentea lamina che vibra;

Si diffonde e si espande, come olio che cade

goccia a goccia. Perché dunque ora gli uomini non lo temono?

Generazioni hanno calpestato, e calpestato e calpestato;

E tutto è inaridito dal commercio; offuscato, insudiciato dalla fatica;

E reca la macchia dell’uomo e il suo sgradevole odore: il suolo

è nudo ora, né può sentire il piede, perché è calzato.

E tuttavia, la natura non è mai spenta;

La più cara freschezza vive nel profondo d’ogni realtà;

E sebbene le ultime luci d’occidente siano svanite

Oh, scaturisce il mattino, all’orlo bruno verso oriente

Perché lo Spirito Santo, il piegato

Mondo cova con il caldo petto e oh! le ali lucenti.

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10 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

come era giusto che facessero.Ma nella mia mente continua ariecheggiare un particolare, cita-to, a quanto so, una sola volta: lamoglie del presunto assassino(“presunto”, perché, secondo lalegge italiana, nessuno puòessere definito colpevole se nonc’è una sentenza definitiva dicolpevolezza) è rimasta senzaalcun sostegno economico, poi-ché il marito è naturalmente inprigione, con un bambino del-l’età di Denzel, cheha visto il delitto, eincinta di un altrobambino. E io michiedo: se moltihanno pianto con lafamiglia di Libannye l’hanno aiutata,qualcuno (mi augu-ro sinceramente disì, e che la notizia mi sia sempli-cemente sfuggita) ha provatopena, ha aiutato la famiglia dichi ha ucciso, che non ha alcunacolpa del delitto, e in cui sonocoinvolti due innocenti assoluti:il bambino già nato e quello chedeve nascere?

L’uomo per cui nessuno piangeL’uomo per cui nessuno piangeha commesso un delitto orren-do, ma chi può sapere per qualecausa (non ragione: non posso-no esservi ragioni per gesti comequesto) lo ha commesso? Si trat-ta tra l’altro di un uomo di colo-re, e si sa che in America, anco-ra adesso e con un presidenteafroamericano, gli uomini dicolore spesso non hanno la vitafacile. Inoltre, contro di lui è

“Ora sii maledetto lungi da quelsuolo che per opera della tua manoha bevuto il sangue di tuo fratello.[...] Però chiunque ucciderà Cainosubirà la vendetta sette volte.”(Gen 4, 11-15) - “Non giudicate,per non essere giudicati; perché colgiudizio con cui giudicate, saretegiudicati, e con la misura con laquale misurate sarete misurati.”(Mt 7, 1-2) - “Padre, perdonali,perché non sanno quello chefanno.” (Lc 23, 34).

Due notizie più o menorecenti mi hanno fattoriflettere in modo partico-

lare su un argomento che è sem-pre presente in me. La prima, che ha toccato pro-fondamente anche la nostracomunità (che ha risposto congrande generosità alle richiestedella famiglia) è l’assassinio diLibanny e del suo bambino. La seconda, l’esecuzione di unuomo in America, accusato diun delitto terribile (aver violen-tato e ucciso una ragazza di 19anni), giustiziato con un’inie-zione mortale, ma rivelatasiinefficace, così che l’uomo hapatito una lunghissima agonia;l’autore dell’articolo definiscel’uomo qualcuno per cui nessunopiange, e i genitori della ragazzahanno commentato: Giustizia èstata fatta. Ora proverò a analizzare, noti-zia per notizia, quello che mi hacolpito e mi ha portato a unariflessione unica.I giornali hanno parlato a lungo,e con orrore, dell’uccisione, sen-za un apparente motivo, diLibanny e del piccolo Denzel,

stato commesso un altro delitto,perché non soltanto è stato ucci-so (legalmente, lo so bene, malegalità e vera giustizia nonsempre sono sinonimi), ma èstato ucciso, per incapacità,incuria, indifferenza - chi puòsaperlo? - in modo atroce. Pure,nessuno piange per lui, perquella che può essere stata lavita che l’ha portato a un gestocosì terribile, per la sua atroceagonia. E come solo epitaffio haavuto: Giustizia è stata fatta.Due casi molto diversi, ma neiquali è in modo analogo manca-ta la pietà, o una completa pietà.Altri casi rivelano atteggiamen-ti simili. Parenti di vittime chegridano allo scandalo perché ilcolpevole ha avuto soltantoventi anni di carcere. Tra-lasciando la triste verità cheventi anni in prigione, e nelleprigioni italiane, che lo stesso

presidente della re-pubblica considerainaccettabili, nonsono una pena leg-gera, e, tenendo nelgiusto conto cheuna protesta delgenere da parte diparenti, di genitoridi una persona ucci-

sa, è umana, comprensibilissi-ma, forse perfino inevitabile,credo non si possa tuttaviadimenticare che l’atteggiamentoè sbagliato. Si aggiunge quasisempre, in queste proteste, chenulla potrà riportare in vita lapersona uccisa, ma... Ma potràforse lenire il dolore sapere chechi l’ha uccisa soffre, soffre più alungo, più duramente, senzasperanza? Quale autentico con-forto alla propria sofferenzapuò portare la sofferenza di unaltro?Diverso è l’atteggiamento di chiteme che una persona pericolo-sa venga restituita alla possibili-tà di nuocere.Ancora più diverso è il caso dichi, per varie, e tutte legali,scappatoie, si vede negato ilgiusto risarcimento per un torto

I segni dei tempi

Pietà pergli ingiusti

Quale auten-tico con-forto alla

propria soffe-renza può por-tare la soffe-renza di unaltro?

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subito.E naturalmente nessuno inten-de giustificare azioni, in quantoazioni, assolutamente ingiustifi-cabili. Le azioni vanno giudica-te e condannate. E vanno inevitabilmente giudi-cati e, eventualmente, condan-nati anche gli uomini e le donneche le hanno commesse. Mavanno giudicati da chi è prepo-sto a farlo, per difendere lasocietà, non per vendicarla. Lagiustizia potrà essere fallibile,ma è necessaria in una compa-gine sociale, e va esercitata,senza prevaricazioni, senza inu-tili rigorismi, ma va esercitata.

Il cristiano e la condannaTuttavia, io qui non parlo diazioni, parlo di uomini e didonne, di nostri fratelli, che ungiudice, come tale, potrà edovrà condannare, che noi indi-vidui, come cristiani, non do-vremmo né giudicare né tantomeno condannare.Si tratta, molto semplicemente emolto nettamente, di distingue-re tra giustizia (intesa nel sensodi giustizia esercitata dallamagistratura) e vendetta, trapietà e assenza di pietà o pietà asenso unico.Il desiderio di veder infliggereuna pena più dura, o l’accetta-zione della pena di morte, inbase al concetto “una vita peruna vita” - perché anche unalunga pena detentiva distruggela vita, moralmente se non fisica-mente , e qualche volta anche nelsenso più concreto, se si pensa aisuicidi dei detenuti - non sono

atteggiamenti cristiani.Così come non riesco ad accetta-re la pietà esercitata in un solosenso. Senza dubbio, è più natu-rale provare pena per le vittimee per i loro parenti e ignorare(auguriamoci non provare odio,mai provare odio) i colpevoli ele loro famiglie. Ma la morale cristiana, e primaancora quella dell’Antico Te-stamento, non permette di faredifferenze, né di provare unapietà che è solocommozione. NellaGenesi, Dio dimo-stra la sua pietàverso il fratricidaCaino, che pure hamaledetto, acco-gliendo la suarichiesta di essere inqualche modo pro-tetto dalle conseguenze del suogesto. Se Caino è maledetto,sarà maledetto sette volte chi louccide, e il marchio di Caino, incui molti vedono il segno dellacolpa che l’assassino porta infronte, è in realtà il segno chedeve difendere Caino dalla ven-detta e dall’uccisione.Nel Vangelo si dice che non sideve giudicare (“giudicare”,non “condannare”) per nonessere giudicati, e non esiste unelenco delle colpe che devono onon devono venir giudicate.“Non giudicate”, senza limiti oprecisazioni.Si dice anche che siamo tutti fra-telli, tutti; anche quelli chehanno condotto una vita esem-plare e quelli che hanno com-messo orrendi delitti sono fra-telli tra loro, perché la fratellan-

za dipende dall’essere tutti figlidi un solo Padre celeste, redentida un solo infinito Amore.

Perdona loro...Come ci si dovrebbe comporta-re allora verso chi ha ucciso?Quali sentimenti, intendo, sidovrebbero provare. Il Vangeloce ne dà l’esempio più alto.Dalla croce su cui è stato inchio-dato, Gesù invoca pietà per isuoi uccisori, perché non sannoquello che fanno. Possiamo allora pretendere disapere noi e di giudicare, distri-buendo secondo il nostro giudi-zio pietà o condanna, quello cheaccade nella mente e nellacoscienza di un colpevole? Se lofacciamo, non saremo figli delnostro Padre celeste che fasplendere il sole e fa piovere suigiusti e sugli ingiusti (cfr. Mt 5,45).

La pietà, la miseri-cordia dovrebbedavvero venireestesa a tutti, a tuttiquelli che ne hannobisogno - e chi, acominciare da noistessi, non ne habisogno? La fami-glia di un colpevole

può richiedere comprensione,pietà, aiuto, non meno di quel-la della sua vittima. Un assassi-no, sia pure riconosciuto cometale, non può venir condannatoda noi individui, se siamo cri-stiani.Non tutti posiamo essere comesanta Caterina da Siena, che con-verte e accompagna al patibolocon sublime pietà un assassino,ma tutti dovremmo poter prova-re pietà e offrire, se necessario epossibile, aiuto, senza lasciarcirespingere dalle circostanze.È più facile provare pietà per igiusti, come invocava, se nonricordo male, un film di moltianni fa, ma è probabilmente piùnecessario saper provare pietàper gli ingiusti, senza giudicarlitali.

Luisa Zazo

La famiglia diun colpevolepuò richiede-

re comprensio-ne, pietà, aiuto,non meno diquella della suavittima

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12 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

Dall’AIFO

Carissimi,grazie di cuore per il

vostro contributo e per l’impe-gno con cui sostenete i nostriprogetti socio-sanitari nei paesidel sud del mondo.La vostra generosa donazione èstata destinata per la cura dellecomplicazioni causate dallamalattia della lebbra ad unapersona.In un mondo dove sembranoprevalere l’individualismo el’indifferenza, il dono offerto èun segno tangibile di condivi-sione e di giustizia che contri-buisce a restituire salute e di-gnità a migliaia di persone col-pite da povertà, malattia e di-sabilità. Le vostre scelte di soli-darietà danno forza al nostroagire e ci permettono di miglio-rare le condizioni di vita amigliaia di persone. Un grazieparticolare al vostro Parrocoche vi guida in questo camminodi fraternità.Domenica 26 gennaio, in occa-sione della 61a Giornata Mon-diale, Papa Francesco, dopo lapreghiera dell’Angelus in Piaz-za San Pietro, ha pronunciato leseguenti parole:“Questa malattia, pur essendoin regresso, purtroppo colpisceancora molte persone in condi-zione di grave miseria. È im-portante mantenere viva la soli-darietà con questi fratelli esorelle. Ad essi assicuriamo lanostra preghiera; e preghiamoanche per tutti coloro che liassistono e, in diversi modi, siimpegnano a sconfiggere que-

sto morbo”.Sostenuti nel nostro impegnodalle parole del Santo Padre euniti in questo cammino conrinnovata gratitudine, inviamoi nostri fraterni saluti.

PREGHIERA PER TUTTIGLI INFELICI

Signore, insegnacia non amare noi stessi,a non amare soltanto i nostri,a non amare soltanto quelli cheamiamo.Insegnaci a pensare agli altried amare in primo luogoquelli che nessuno ama.Signore, facci soffriredella sofferenza altrui.Facci la grazia di capire che adogni istante,mentre viviamo una vita troppofelice,protetta da Te,ci sono milioni di esseri umani,che sono pure Tuoi figli e nostrifratelli,che muoiono di famesenza avere meritato di morirdi fame,che muoiono di freddo,senza aver meritato di morir difreddo.Signore, abbi pietà di tutti ipoveri del mondo.Abbi pietà dei lebbrosi,ai quali tu così spesso hai sorri-soquand’eri su questa terra;pietà dei milioni di lebbrosi,che tendono verso la tua miseri-cordiale mani senza dita, le bracciasenza mani….E perdona a noi di averli,

per una irragionevole paura,abbandonati.E non permettere più, Signore,che noi viviamo felici da soli.Facci sentire l’angosciadella miseria universale,e liberaci da noi stessi.Amen

Raoul Follereau

SQUILLA IL TELEFONO...

Ciao, sono Suor Ada dallaGuinea, come stai? Volevo fare ate ed a tutto il gruppo tantiauguri di Buona Pasqua.Sai, domenica qui ci saranno levotazioni per il capo dello stato,pregate tanto perché le cose nonsi prospettano molto bene.Mentre parliamo una vocina s’in-tromette: “chi è al telefono?” e, do-po le dovute spiegazioni, con gioiami augura anche lei la BuonaPasqua e... via che scappa!Suor Ada mi spiega: sono appenatornate dalla via Crucis ed adogni stazione è stato dedicato unbenefattore, voi compresi.Sono arrivati gli undici pacchi dimedicine e, sai, ne abbiamo dateun po’ all’ospedale perché eranorimasti senza.Auguri ancora e... pregate pernoi. Ciao.

N O T I Z I E l N O T I Z E l N O T I Z I E l N O T I Z I E

Centro missionario “La Creta”N O T I Z I E l N O T I Z E l N O T I Z I E l N O T I Z I E

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13LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

Resoconto Catechesi Familiare

Il bello staper cominciare

Domenica 4 maggio dodici ragazzi,che con i loro genitori hanno segui-to la Catechesi Familiare, iniziataquattro anni fa nella nostra parroc-chia, hanno ricevuto il Sacramentodella Cresima e Prima Comunione.Ecco il resoconto di chi li ha accom-pagnati in questi anni.

«Ti senti di scrivere un arti-colo per la Voce sulla cate-chesi familiare? Sulla ce-

lebrazione dei sacramenti, sulTriduo pasquale vissuto insieme osulla conclusione… vedi tu.» Que-sta proposta di fra Paolo mi hadato l’occasione di provare afermare i sentimenti che in que-sti giorni abitano il cuore, i pen-sieri e gli impegni. Fra quattrogiorni, 12 dei 18 bambini, chehanno iniziato cinque anni faquesta esperienza con le lorofamiglie, celebreranno la Cre-sima e la loro prima Comu-nione. Mi rendo conto che sono l’unicache ha accompagnato questefamiglie dall’inizio e senza in-terruzioni: non è per me motivodi vanto, ma riconoscimento diun privilegio. E per i privilegiche ci vengono donati si puòsolo rendere grazie!Quando abbiamo iniziato, fraGuido ed io, sapevamo chesarebbe stato un percorso dacostruire e così è stato. Lo abbia-

mo fatto in stretta collaborazio-ne con i genitori, primi e princi-pali responsabili dell’educazio-ne cristiana dei loro figli, che laChiesa è chiamata a sosteneresapendo di non potersi sostitui-re ad essi.Nei primi due anni, una dome-nica al mese, al centro di giochi,riflessioni, condivisioni e sche-de varie c’è stata la Parola diDio, Gesù nel Vangelo e alcunepersone dell’Antico Testamen-to.Nel terzo anno, quello più “ne-buloso”, al centro degli incontri,diventati due al mese, c’è statala liturgia. Nella “nube” cheprecedeva un anno veramenteda “inventare” c’erano nascoste,però, Claudia e Mariarosa man-date in nostro aiuto. Così lacatechesi non solo si è arricchitadella loro presenza, ma anche dicanti e danze!Gli ultimi due anni hanno con-centrato il cuore, l’impegno, losguardo sui sacramenti, mal’anno scorso fra Guido non erain parrocchia così ci ha sostenu-te la presenza di fra Paolo. Conlui abbiamo riscoperto il signifi-cato del nostro Battesimo ed iragazzi hanno incontrato per laprima volta l’abbraccio dellamisericordia e del perdono delPadre.In questo ultimo anno è tornatofra Guido ed ora i sentimenti edi pensieri sono veramente tanti.Non avendo lo spazio per met-terli tutti mi faccio guidare dalleparole con cui fra Paolo mi hachiesto di scrivere.Per esigenze di impaginazione estampa scrivo prima della cele-

brazione della Cresima e dellaPrima Comunione: forse, comeogni celebrazione, non può ve-ramente essere raccontata. IlSignore che ci ha sempre ac-compagnato con la Sua forza ela Sua fantasia si farà vicino inmodo unico a questi ragazzi: ecosa potrei scrivere io? Unacosa bella e significativa è, cer-tamente, la decisione di seifamiglie, su dieci, di organizza-re insieme la festa dopo la cele-brazione negli spazi dell’orato-rio. Mi pare un buon frutto diun cammino vissuto come fa-miglie che non solo hanno con-diviso la fede, ma si sono anchesostenute nel percorso di vita.Sul Triduo pasquale vissutocosì intensamente posso solodire che abbiamo incontrato iragazzi nel pomeriggio di Gio-vedì, Venerdì e Sabato Santoper spiegare loro come avrem-mo celebrato l’Amore di Gesùalla sera, con le loro famiglie, inquella grande famiglia che è lacomunità.Non è spiegabile il clima che siè creato e ci ha unito mentreponevamo al centro del nostrosguardo l’Amore di Gesù che sirivela in modo così condensatoe incalzante nei giorni dellaPasqua di Passione e Risur-rezione.I bambini Alexandra, Alice,Anna, Davide, Davide, Gabrie-le, Gioele, Jacopo, Luca, Ma-rianna, Thomas e Tommaso,ormai diventati ragazzi, con laCresima scelgono in prima per-sona di essere discepoli diGesù… e di uno che ama cosìcome abbiamo contemplatonella Pasqua come si può nonfidarsi?!Domenica sarà la celebrazionedi un cammino fatto. In questianni abbiamo vissuto altre cele-brazioni di piccoli o lunghitratti percorsi insieme. Certosarà una celebrazione in cui ilSignore si farà Dono e Presenzain modo del tutto particolare…ma non sarà una conclusione

Donatella

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14 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

Sabati francescani alla Creta 2014

Le Beatitudini: guardareil mondo a testa in giù

Da tre anni nella nostra par-rocchia viene proposto untempo di catechesi con un

tocco specifico francescano: iSabati francescani alla Creta. Una volta al mese, la mattina delsabato, è stata offerta un’oppor-tunità di riflessione su contenutifondamentali, di fede ed evan-gelici, illuminati dall’esperienzadi san Francesco che li ha nonsolo meditati, ma anche resi vitavissuta: quest’anno lo spunto diriflessione è stato il brano delleBeatitudini.Pensando al tema di quest’annomi sono venute alla mente dueimmagini di san Francesco tra letante proposte a livello cinema-tografico o teatrale: il titolo diun’opera teatrale, “Francesco atesta in giù”, e Francesco che, inuna fiction televisiva, guarda ilmondo dondolando su un’alta-lena appeso per i piedi.Queste immagini mi parlano difrate Francesco, non ancora san-to, che capovolge la prospettivada cui guardare la vita propria edel mondo fino a scoprire che,come dice alla fine della fiction:«È vero: è il cielo che regge la ter-ra!». Gesù non ci ha forse dettoche il Regno dei cieli è il premiovero ed unico che dobbiamo cer-care e che è dato qui in Terra achi sa vivere le Beatitudini? Nelle sette catechesi mensili diquest’anno siamo stati invitatida fra Paolo a rivedere il nostromodo di attraversare situazioniche ci mettono in difficoltà connoi stessi e il nostro carattere, ocon gli altri e le loro incompren-sioni. «Sei mite? Beato!». Sembraovvio… ma… «Sei afflitto?

Beato!» «Sei povero? Beato!».Questo è un po’ meno scontato!La catechesi ci è venuta in aiutoproprio per comprendere la di-versa prospettiva, quegli oc-chiali strani che ci permettono divalutare e di vivere le situazionicon lo sguardo del Signore,anche le più faticose e controcor-rente…: «Sei misericordioso?Beato!!».Per entrare in modo corretto neltema del giorno fra Paolo ci haaiutato, a volte, a comprendere ilsignificato etimologico delleparole che caratterizzavano l’in-contro, e con non poche sorpre-se! Sempre a modo di esempio:la parola «puri», a cui è dedicatauna beatitudine, deriva dal ter-mine greco «pyr» che significafuoco, immagine così lontanadai simboli che a noi ricordanola purezza, come il bianco dineve e gigli e lo scorrere dell’ac-qua di sorgente. Gli incontri, poi, entravano nelvivo del Vangelo e fra Paolo sisoffermava sulla vita, gli atteg-giamenti e le parole di Gesù, ilprimo che ha vissuto le beatitu-dini proposte ai suoi discepoli diallora e di oggi.Lo sguardo e l’ascolto si posava-no, poi, sulla vita, la riflessione ele parole di Francesco. Confessoche scrutare il suo pensiero midà spesso l’impressione di vio-larne l’intimità della mente, delcuore e dell’anima: ma i santinon ci vengono donati proprioper aiutarci a comprendere co-me si possano vivere le gioie e leesigenze del Vangelo? Il compito del parroco non èstato semplice: sminuzzare il

sostanzioso cibo del Vangelo, edel Vangelo vissuto da Fran-cesco. Tante persone, non solodella parrocchia, sono venute,sfidando a volte il maltempo e iponti festivi (come quello diSant’Ambrogio) in cerca nontanto di un sapere intellettuale,che certo ci è stato donato, manel desiderio sincero di poterascoltare parole buone e utilialla vita di ogni giorno: paroleche spesso, alla fine dell’incon-tro, si trasformavano in una verae propria occasione di preghieraincentrata sul tema trattato.Quando fra Paolo lasciava spa-zio per domande, interventi,riflessioni ho avuto, ogni volta,la conferma che ogni parola, e inmodo unico ed inimitabile quel-la del Vangelo, ha la forza dientrare nei cuori ed incontrarequello che ognuno di noi è, havissuto o sta vivendo.Mi piace pensare che le espe-rienze più significative, dolci oamare, se attraversate in BuonaCompagnia, trovano il modo difissare la tenda nei luoghi piùprofondi di noi, ma non per que-sto sempre bui. Quando parolebuone, come il Vangelo e leesperienze da esso suscitate,entrano in queste tende nascostein noi generano nuove paroleche raccontano fatiche ed entu-siasmi nel credere, perplessità ecertezze per il presente ed ilfuturo, gioie e sofferenze che siintuiscono nelle parole di chitrova il coraggio e la voce peroffrire ai fratelli i propri pensie-ri. Il tempo della condivisione diriflessioni, stupori, dubbi, du-rante questi sabati mi ha lasciato

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15LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

questo senso di consegna chealcuni di noi hanno fatto di sé, diuna seppur piccola parte di sé, equesto è un dono che va custo-dito.Francesco che ha assecondato,con timore e stupore, l’Altissimoche gli capovolgeva la vita è ilcompagno ideale per entrare nelmondo capovolto delle Bea-

titudini del discepolo di Gesù.Anche Francesco ci ha fattodono di parole con cui ha condi-viso qualcosa della sua vita conil Signore e, tra le tante che rac-contano la capacità dello Spiritodi ribaltare le nostre prospettive,mi resta nel cuore l’inizio delsuo Testamento, in cui fa memo-ria dei momenti più preziosi

della sua esperienza: «Il Signoredette a me, frate Francesco, d’inco-minciare a fare penitenza così:quando ero nei peccati, mi sembravacosa troppo amara vedere i lebbrosi;e il Signore stesso mi condusse traloro e usai con essi misericordia. Eallontanandomi da loro, ciò che misembrava amaro mi fu cambiato indolcezza d’animo e di corpo.»

Il concerto “Camminando tra le note”

Cosa può farela musica...

Lo scorso 19 maggio si ètenuto nella nostra Saladella Comunità un concerto

in ricordo di Giovanni, figliodella nostra parrocchiana Maria,apprezzato ortopedico dell’o-spedale “Bolognini” di Seriate,morto per ictus cerebrale mentresi trovava nel suo reparto, a soli39 anni, in modo improvviso eprematuro lo scorso anno. Eranopresenti come artisti un foltogruppo di musicisti altamentequalificati di chitarra, pianofor-te, clarinetto, flauto e canto.Il concerto, articolato in dueparti, ha offerto una raccolta divari autori e generi musicali, chehanno spaziato dal “Messia” diHaendel al “Minuetto antico” diRavel, alla “Tarantella di Saint-Saens, ai “tre preludi” di Gersh-win, alla “Romanza” di Rach-maninov per concludersi con lasuggestiva cantata “Come,heavy sleepe” del liutista ingleseJ. Dowland che verso la fine delXVI secolo scrisse e musicò que-sto testo: «Vieni, pesante sonno,immagine della vera morte e chiudiquesti miei occhi, stanchi di piange-re, che sorgenti di lacrime spenganoil mio respiro di vita...».Dopo il ringraziamento agli arti-

sti, salutati con un caloroso, pro-lungato e meritato applauso, hapreso la parola Maria, che hacondiviso con tutti noi questeparole, che ora, con il suo con-senso, consegniamo alla letturadi tutti.

UN SALUTOLa morte non è nulla. Sono soltantopassato nella stanza accanto. Iosono io, voi siete voi. Ciò che erava-mo gli uni per gli altri, lo siamo persempre. Datemi il nome che miavete sempre dato. Parlatemi comel’avete sempre fatto: non usate untono diverso, non prendete un’ariasolenne o triste. Continuate a rideredi ciò che ci faceva ridere insieme.Sorridete. Pensate a me. Il mionome sia pronunciato come sempre,senza alcuna enfasi, senza tracciad’ombra. La vita significa quello cheha sempre significato, è quella che èsempre stata: il filo non è tagliato.Perché dovrei essere fuori dal vostropensiero, semplicemente perchésono fuori dalla vostra vita? Io viaspetto, non sono lontano: sono solodall’altra parte della strada. Vedete:tutto è bene.

UN RINGRAZIAMENTOCarissimi amici, grazie di essere

intervenuti così numerosi peronorare la memoria di Giovanni.Grazie davvero! Vorrei abbrac-ciarvi tutti uno per uno. Grazie afra Paolo che ci ha ospitato inquesto spazio, perché questoincontro potesse avverarsi e loha pubblicizzato. Grazie a tuttigli amici che hanno lavorato perorganizzare questo evento. Gra-zie a questi splendidi musicistiche ci hanno dato un esempio diamore veramente disinteressatoe assolutamente gratuito e cihanno fatto il dono grande delloro tempo, della loro fatica edella loro generosità.Giovanni era un uomo buono eil benessere dei suoi pazientiarrivava prima di tutto e primadi ogni fatica per turni massa-cranti. Molti gli devono la vita,altri la possibilità di vivere unavita normale anche dopo inci-denti gravissimi. Giovanni vivenel nostro ricordo ma anchenella memoria di quanti ha gua-rito. Giovanni amava la musicaed era competente. Probabilmente è qui con noi e ciè riconoscente. Grazie, Giovan-ni, per essere stato con noi e diaverci aiutato sempre. Vi abbraccio tutti.

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16 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

Da un po’ di mesi con il parere favo-revole del Consiglio Pastorale Par-rocchiale è iniziata nella nostra par-rocchia una collaborazione con l’as-sociazione “Libera”, che già avevapartecipato negli anni scorsi allafiera delle associazioni. Non tuttisanno chi sia e cosa faccia questaAssociazione, fondata e sostenutada don Ciotti, sacerdote torinesemolto attivo nel sociale, ispiratore efondatore dapprima del “GruppoAbele”, come aiuto ai tossicodipen-denti e altre varie dipendenze, quin-di dell’Associazione “Libera” con-tro i soprusi delle mafie in tuttaItalia. Ecco allora qualche informa-zione semplice e basilare.

Negli anni Novanta l’im-pegno di don Ciotti siallarga al contrasto alla

criminalità organizzata. Dopo lestragi di Capaci e via d’Ameliodell’estate del 1992, fonda ilmensile “Narcomafie” di cuisarà a lungo direttore e il 25marzo del 1995 dà vita al coordi-namento di “Libera. Associazioni,nomi e numeri contro le mafie”(questo è il suo nome completo ecorretto) con l’intento di solleci-tare la società civile nella lottaalle mafie e promuovere legalitàe giustizia. Nel 1996 Libera pro-muove la raccolta di oltre unmilione di firme per l’approva-zione della legge sull’uso socialedei beni confiscati, e nel 2010una seconda grande campagnanazionale contro la corruzione. Attualmente “Libera” è un coor-dinamento di oltre 1500 associa-zioni, gruppi, scuole, realtà dibase, territorialmente impegna-te per costruire sinergie politico-

culturali e organizzative capacidi diffondere la cultura dellalegalità. L’obiettivo di Libera è alimenta-re quel cambiamento etico,sociale, culturale necessario perspezzare alla radice i fenomenimafiosi e ogni forma d’ingiusti-zia, illegalità e malaffare. No-tevole è l’impegno concreto disensibilizzazione per promuo-vere la legge sull’uso sociale deibeni confiscati alle mafie, l’edu-cazione alla legalità democrati-ca, l’impegno contro la corruzio-ne, i campi di formazione anti-mafia, i progetti sul lavoro e losviluppo, le attività antiusura. A questo scopo servono i percor-si educativi in collaborazionecon 4.500 scuole e numerosefacoltà universitarie; le coopera-tive sociali sui beni confiscaticon i loro prodotti dal gusto dilegalità e responsabilità; il soste-gno concreto ai familiari dellevittime e la mobilitazione an-nuale del 21 marzo, riconosciutacome “Giornata della memoria edell’impegno”; l’investimentosulla ricerca e l’informazione,attraverso l’Osservatorio “Libe-raInformazione”; l’attenzionealla dimensione internazionale,con la rete di Flare - freedom,legality and rights in Europe.Presso la nostra parrocchia hapromosso la proposta dellaproiezione del film «La sicilianaribelle» lo scorso 23 maggio, an-niversario della strage di Ca-paci, dove venne ucciso il magi-strato Giovanni Falcone insiemealla moglie e alla sua scorta.È un film liberamente ispiratodalla vera storia di Rita Atria, la

figlia di un boss mafioso moltorispettato che operava a Par-tanna, in provincia di Trapani,nei primi anni Ottanta. Il giornodella sua Prima Comunione,quando ha solo 11 anni, assisteall’assassinio del padre, legato alcircolo mafioso locale. In questatragedia, Rita, ancora bambina,si lega profondamente al fratelloNicola, anch’egli mafioso, edalla cognata Piera Aiello. DaNicola Rita raccoglie le più inti-me confidenze sugli affari esulle dinamiche mafiose. Nelgiugno 1991 il fratello venneucciso e sua moglie Piera Aiello,che era presente all’omicidio delmarito, denuncia i due assassinie collabora con la polizia, diven-tando “testimone di giustizia”.Anche Rita decide di seguire leorme della cognata, cercandonon la vendetta ma la giustiziaper quegli omicidi e si rivolgealla magistratura. Portando consé, come prove, i diari che avevascrupolosamente annotato sinda bambina, spera di fare arre-stare gli assassini di suo padre edi suo fratello e veramente ledeposizioni di Rita e di Piera,unitamente ad altre testimo-nianze, permisero di arrestarenumerosi mafiosi. Il primo a rac-cogliere le sue rivelazioni fu ilgiudice Paolo Borsellino (all’e-poca procuratore di Marsala), alquale si legò come ad un padre.Da quel momento Rita diventa“testimone di giustizia”, unatestimone fondamentale per leindagini in corso da tempo, mail suo nome viene anche iscrittodalle cosche mafiose sulla listadi persone da uccidere. Fug-gendo dal suo paese, rientrerànel “Programma Protezione Te-stimoni” e sarà trasferita a Ro-ma, nella massima segretezza. Quando crede che tutto stiaandando per il meglio, il giudiceche aveva seguito il suo caso findall’inizio, che per lei era diven-tato come un secondo padre,viene ucciso il 19 luglio 1992 conl’esplosione di un’autobombanell’attentato terroristico-mafio-

In collaborazione con l’Associazione “Libera”

«La siciliana ribelle» alla Creta

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LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

Teatro Colla alla Creta

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so di Via d’Amelio. Rita, nellosconforto della sua solitudine enel totale abbandono, contro lenormative di massima segretez-za che avrebbe dovuto rispetta-re, chiama il fidanzato che avevalasciato in Sicilia, rivelando lasua posizione. Ma quando, par-lando con lui, capisce che l’unicavia d’uscita per lei verso unavita normale è quella di ritratta-re tutto in modo da fare scarce-rare i mafiosi suoi compaesani,

una settimana dopo l’uccisionedi Paolo Borsellino, Rita si ucci-de, lanciandosi dal settimo pia-no di un palazzo di viale Ame-lia, 23, dove viveva in segreto.«Ora che è morto Borsellino, nessu-no può capire che vuoto ha lasciatonella mia vita... Prima di combatte-re la mafia devi farti un auto-esamedi coscienza e poi, dopo aver scon-fitto la mafia dentro di te, puoicombattere la mafia che c’ è nel girodei tuoi amici, la mafia siamo noi e

il nostro modo sbagliato di compor-tarsi. Borsellino sei morto per ciò incui credevi, ma io senza di te sonomorta». Rita Atria per molti rappresentaun’eroina, per la sua capacità dirinunciare a tutto, finanche agliaffetti della madre, per insegui-re un ideale di giustizia attra-verso un percorso di crescitainteriore che la porterà dal desi-derio di vendetta al desiderio diuna vera giustizia.

Quest’anno la nostra Sala della Co-munità ha avuto la fortuna e l’ono-re di ospitare il Teatro Colla, storicae famosa compagnia di marionetti-sti. Ecco la loro testimonianza a finestagione teatrale.

C’è qualcosa di meravigliosamentepoetico nel nome della strada in cui sitrova il Teatro La Creta: via dell’Al-

lodola. Un nome evocativo, che rimanda alcanto soave e melodioso degli uccelli, al cieloe alla leggerezza. Un nome che a noi delTeatro Colla è piaciuto subito quando unanno fa, per la prima volta, siamo venuti a visi-tare lo spazio teatrale che ha ospitato lanostra stagione teatrale 2013-14.Eravamo al principio dell’estate e avevamo“perso” da poco il nostro teatro, una sede incui per dieci anni abbiamo lavorato - comefacciamo da oltre sessant’anni - per i bambinie le famiglie di Milano (ma non solo). Anchei Colla sono una famiglia, fra le più importan-ti della tradizione marionettistica italiana, lacui continuità artistica è assodata dall’iniziodell’Ottocento. Alla morte del capostipiteGiuseppe Colla (1805-1861) il patrimoniovenne diviso tra i figli che diedero vita a com-pagnie distinte. Due di esse hanno proseguitola loro attività fino ad oggi; una di queste è ilnostro Teatro Colla, presente in città in modostabile e continuativo dal 1946.La caratteristica della nostra attività è di

rivolgersi ai bambini attraverso un repertorioche attinge alla grande letteratura per l’infan-zia. I nostri spettacoli sono rappresentatidalle marionette ma anche dagli attori che, avolte interpretano personaggi in carne e ossa,altre volte interpretano le marionette stesse.Il Teatro Colla ha raccontato storie bellissimea bambini di molte generazioni ed è parec-chio famoso fra gli insegnanti perché i suoispettacoli si rivolgono anche al pubblico sco-lastico. Sui palcoscenici dei vari teatri milane-si in cui abbiamo lavorato in questi decenniabbiamo rappresentato tantissimi spettacoli,divertito e commosso migliaia di spettatori eci siamo a nostra volta commossi per i loroapplausi e i loro complimenti.Da ottobre scorso le nostre marionette e inostri attori, rimasti improvvisamente senzacasa, ne hanno trovata una calda e accoglien-te al Teatro La Creta: qui abbiamo messo inscena molti dei nostri spettacoli più famosicome Cenerentola, Gelsomino nel paese deibugiardi, Il mago di Oz, Robin Hood,Pinocchio, Alice nel paese delle meraviglie,Peter Pan e Biancaneve.Qui abbiamo lavorato bene e riacquistatoquella serenità che credevamo perduta quan-do abbiamo dovuto lasciare il nostro vecchioteatro: il totale disinteresse da parte delleistituzioni cittadine per le nostre difficoltà ciha fatto temere che la nostra esperienza arti-stica sarebbe finita per sempre.Al Teatro La Creta, invece, abbiamo trovato

persone garbate e gentili; anche grazie a loro,il nostro lavoro è ripreso con energia edentusiasmo e al vecchio pubblico se n’èaggiunto di nuovo, proveniente dalla zona edall’oratorio dedicato a San Francesco d’As-sisi che parlò agli uccelli e ne lodò il volo.Oggi, al termine della nostra prima stagione alTeatro la Creta, ci auguriamo ne seguanotante altre (la prossima 2014-15 è già pro-grammata!) perché il nome “allodola” insiemea quello degli altri uccelli che popolano ilquartiere, i fiori delle strade poco lontane(via delle Rose, delle Primule, delle Tuberose),le persone simpatiche e affettuose che quiabbiamo conosciuto, tutte queste “cose” -insomma - fanno di questo luogo un postodove è bello stare.Siamo felici di aver trovato un angolo di pacedove raccontare ai bambini le nostre storiecon garbo e levità; siamo felici e vogliamodedicare al Teatro La Creta una bella poesiadi Umberto Saba.

UccelliL’alatagenia che adoro - ce n’è al mondo tanta! - varia d’usi e costumi, ebbra di vita,si sveglia e canta.

Buona estate a tutti e arrivederci alla prossi-ma stagione!

Le marionette e gli attori

del Teatro Colla

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18 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

Pellegrinaggio Roma-Assisi 2014

Da papa Francescoe da san Francesco

Questa volta il nostro cam-mino di fede, che ognianno viviamo nel pelle-

grinaggio parrocchiale, ci haportati nei giorni 18-22 marzo aRoma da papa Francesco e poiad Assisi da san Francesco esanta Chiara: una combinazioneperfetta! Come sempre gli orga-nizzatori si sono attivati moltimesi prima per predisporre almeglio ogni cosa, cercando intutti i modi di venire incontro aldifficile bilancio familiare dimolti. Anche per questo dobbia-mo ringraziarli. Eravamo pro-prio in tanti: due pullman con140 pellegrini, fra noi dellaCreta e gli amici del Gruppo dipreghiera che segue fr. Paolo.

Primo giornoPartiamo verso mezzogiorno e arri-viamo a Roma in serata, ci siste-miamo in albergo, ceniamo e poiuna notte di riposo per riprender-ci dal viaggio e prepararci alleintense giornate che ci attendono.

Secondo giornoUdienza generale di Papa Fran-cesco. Arriviamo in piazza SanPietro con alcune ore di anticipoe la folla era già moltissima. Cidisponiamo nel miglior modopossibile e aspettiamo il SantoPadre. Nell’attesa lo speakerannuncia le varie rappresentan-ze presenti nella piazza e quan-do nomina la nostra parrocchiadi “San Giovanni Battista allaCreta di Milano”, acclamiamocon gioia. Alle dieci e trentaarriva il papa e come sempresaluta la folla e bacia i bambini.È il 19 marzo, festa del papà e

l’omelia è incentrata su sanGiuseppe, modello esemplareper ogni padre. Papa Francescofa gli auguri a tutti i papà pre-senti, invitandoli a stare vicini aipropri figli, lasciandoli crescerema senza essere assenti odistanti. Riceviamo quindi labenedizione apostolica e il Papalascia la piazza fra gli applausidi tutti i presenti. Anche noi,con un po’ di pazienza, lascia-mo la piazza, riconoscendocidal foulard che portiamo al colloofferto dalle nostre suore dellaCarità di S. Giovanna Autida,che ringraziamo. Raggiungiamo il ristorante peril pranzo e nel pomeriggio visi-tiamo la Basilica di San Pietro ele tombe dei papi GiovanniXXIII e Giovanni Paolo II, cheda lì a poche settimane sarebbe-ro stati proclamati santi. Al ter-mine di questa incredibile gior-nata torniamo in albergo e dopocena andiamo goderci un sere-no riposo.

Terzo giornoLasciamo Roma per raggiunge-re Assisi, facendo un viaggiotranquillo, senza difficoltà esenza traffico, permettendoci diarrivare puntuali. Ci sistemia-mo presso l’Hotel Los Angelesdove siamo accolti con calore egentilezza, ci vengono assegna-te le camere e poi si pranza.Siamo a pochi passi dalla Ba-silica di Santa Maria degliAngeli, pregevole scrigno percustodire la Porziuncola, chevisitiamo nel pomeriggio. En-trando in questo luogo santosembrano aprirsi le porte del

Paradiso: in un istante ti dimen-tichi del mondo esteriore, si èinsieme commossi e quasi inti-moriti dalla sacralità di questaantica chiesetta restaurata e abi-tata da san Francesco.Avverti con inaspettata sempli-cità che lo Spirito Santo è entra-to in silenzio ma con fermezzain ognuno di noi e ci invita apregare e a meditare su ciò chesiamo, sul nostro cammino cri-stiano e su ciò che possiamomigliorare. Nella cripta celebria-mo la Messa dedicata a sanGiuseppe, ricordando tutti inostri papà, quelli che ancoraabbiamo il privilegio di abbrac-ciare e quelli che abbiamo l’ono-re di mantenere vivi nei nostricuori e nelle nostre preghiere.Alla Porziuncola fr. Paolo ha unprezioso ricordo di gioventù,che noi tutti abbiamo la fortunadi condividere. Quando avevadiciannove anni, pochi mesiprima di entrare in convento,Paolo partecipa alla Marcia fran-cescana con tantissimi giovaniprovenienti da tutta Italia. Lasera del 2 agosto, al terminedella Festa del Perdono, si in-trattiene dentro la Porziuncola escrive una preghiera a sanFrancesco, parlandogli da ami-co. Questo scritto, pubblicato inuno dei suoi ultimi libri, vieneletto a sua insaputa: è sincera espontanea la commozione pertutti, anche per fr. Paolo! Ormaiè quasi buio, torniamo in alber-go e dopo cena viene organizza-ta una simpatica lotteria di bene-ficenza, il cui ricavato sarà inte-ramente devoluto a persone efamiglie in difficoltà.

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19LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014

Con il battesimosono diventatifigli di Dio

2 27-04-2014 Nicole OBILI3 11-05-2014 Francesco Deijan MILENKOVIC4 18-05-2014 Melissa CIPRIANI5 18-05-2014 Giorgio LEONZIO6 18-05-2014 Lorenzo Giorgio BERGAMINI7 18-05-2014 Diana DEL MARCO

In nome di Diosi sono unitiin matrimonio

1 25-01-2014 Matteo BRAMATI Lucia CAVALLINI

2 15-03-2014 Dario PENZA Alessandra DELLE FAVE

3 03-05-2014 Francesco PORROElizabeth DADDATO

4 17-05-2014 Paolo CAPOZZI Natasa COLIC

5 24-05-2014 Simone PANTALEI Giulia MARASCO

Sono tornatialla casadel Padre

16 04-03-2014 Matilde RAUCCIP. S. G. Batt.Creta 4 - anni 81

17 04-03-2014 Libanny Yinette MEJIA LOPEZ

Via Inganni 64 - anni 29

18 04-03-2014 Denzel Leandro MOYA MEJIA

Via Inganni 64 - anni 3

19 15-03-2014 Maria Rosa Elena PRINA

Via Cusago 201 - anni 71

20 19-03-2014 Nicola CELLAMARE

Via Lucerna 7 - anni 79

21 22-03-2014 Anna Maria LAMPONI

Via Inganni 84 - anni 89

22 21-03-2014 Cateno Salvatore CALABRESE

Via Inganni 79 - anni 66

23 26-03-2014 Antonietta MALAGUTTI

Via Astri 26 - anni 94

24 15-04-2014 Francesca CARRETTI

Via Lucerna 7 - anni 85

25 25-04-2014 Grazia Maria DE SANTIS

Via Inganni 81 - anni 58

26 21-03-2014 Liu YALI

Via Allodola 16 - anni 48

27 11-05-2014 Lidia DE CAPITANI

Via Zurigo 20/4 - anni 84

28 13-05-2014 Vincenza VISCIANI

Via Berna 11/8 - anni 88

di metri! Dopo cena ci ritrovia-mo per un momento di pre-ghiera, leggendo e commentan-do alcuni brani del Vangelo.

Quinto giornoAl mattino celebriamo la Messaa Rivotorto, visitiamo la chiesadove è custodito il tugurio, chefu la prima abitazione dei primicompagni di Francesco. Terminata la Messa, viviamo unmomento di particolare amici-zia spirituale: a coppie, noi par-rocchiani della Creta con gliamici del Gruppo di preghiera,ci siamo presi per mano e siamoandati all’altare per ricevere labenedizione. Un gesto semplice, scontato macapace di creare una catena direlazioni buone e sincere! Concludiamo la mattinata visi-tando la Basilica di San Fran-cesco, il luogo più importante epiù sacro di Assisi: l’intensitàspirituale e la bellezza artisticadi questo santuario sembra titolgano il fiato! Torniamo in albergo per il pran-

zo finale con tanto di tortaofferta dagli sposi che hannofesteggiato il loro anniversariodi nozze. Con malinconia macon il cuore colmo di grazielasciamo Assisi per tornare allanostra vita quotidiana. Anche ilviaggio di ritorno si concludepiacevolmente e rientriamo aMilano puntuali come previsto.

ConclusioneIl nostro pellegrinaggio è anda-to così, come l’ho descritto. E’stato semplice ma importante,non abbiamo chiesto cose im-possibili ma ci siamo raccoman-dati al Signore invocando il Suoaiuto e la Sua misericordia eabbiamo pregato tanto per lepersone che fr. Paolo di volta involta ci suggeriva di ricordare.È andata così, niente di più maanche niente di meno. La crona-ca finisce qui, con un “Graziedavvero!” a tutti e per tutto. Eun sincero “Arrivederci allaprossima!”… sempre se Dio lovorrà!

una pellegrina

Anche in questa circostanza lagenerosità di tutti è veramentegrande e tangibile! Per conti-nuare in allegria, vediamoinsieme il DVD dello spettacolodialettale fatto nel nostro teatrola notte di Capodanno dalla“Compagnia dei Pover Crist”. È bello apprezzare la spontanei-tà e la simpatia degli attori che,nonostante le fatiche e i proble-mi della vita che molti di lorovivono, trovano sempre la forzadi farci sorridere.

Quarto giornoLa mattina inizia a San Da-miano, luogo fondamentalenella vita e nella vocazione disan Francesco e santa Chiara. Durante la Santa Messa duecoppie di sposi festeggianol’anniversario del loro matri-monio: un quarantesimo e uncinquantesimo. Che fortuna per loro e per noivedere che l’amore può durareper molti e molti anni! Nelpomeriggio visitiamo la Basi-lica di Santa Chiara: la cripta,dove ancora le spoglie mortalidella santa sono custodite evenerate, la cappella delle reli-quie con alcuni oggetti apparte-nuti a san Francesco e a santaChiara, la cappella del Croci-fisso, dove è custodita l’iconaoriginale che ha parlato aFrancesco all’inizio della suavocazione e che ha accompa-gnato Chiara per tutta la vita.Ci spostiamo poi nella ChiesaNuova che sorge sopra la casanatale di Francesco. Nella piaz-za antistante ci accolgono ledue statue in bronzo dei genito-ri di Francesco. Entrando nella chiesa, calpe-stiamo i luoghi i cui Francescovisse fino all’età di ventiquattroanni. Poche decine di metri edentriamo nella piccola stalladove Francesco venne alla luce. Nella semplicità e povertà diquesto luogo preghiamo unitiin una commovente vicinanzaanche fisica: siamo in 140 inuno spazio ampio poche decine

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PARROCCHIA SAN GIOVANNI BATTISTA ALLA CRETAPiazza San Giovanni Battista alla Creta, 11 • 20147 MilanoTel. 02.41.72.66 • Ufficio parrocchiale: tel. 02.41.72.67

DICEVA GIOVANNI ALLA FOLLA: «IN MEZZO A VOI C’È UNO CHE VOI NON CONOSCETE»

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