Esito Concorso Letterario Giorgia Bartoli Lo faceva spesso quando era nervosa. Con l’unghia del...

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PRIMOCLASSIFICATORossooro

DiGiorgiaBartoliLo faceva spesso quando era nervosa. Con l’unghia del pollice provava a disegnare su uno deipolpastrelli la sagomadiunapiccola casaquadrataattraversatadaunax conun tettodi formatriangolare senzamai staccare il dito dal contatto con la pelle e senza passare due volte sullostessosegmento:eraunpassatempocheleavevainsegnatosuopadredapiccola,maancoraoggidoveva concentrarsi a ricordare l’unica sequenza corretta di linee, e questo distoglieva la suaattenzionedaaltripensieri.Neglianniavevaaffinato la tecnica:pensavaaduna formastilizzata(unabarcaavela,unalbero,unamacchina…)eprovavaatracciareundisegnousandosolotantisegmentiquantieranoisuoianni(perlabarcaavela,peresempio,nebastavanosolootto),maoramaiavevaventidueannietroppelineeadisposizioneperrendereilgiocoancoradivertente.Era seduta alla fermata dell'autobus coi piedi incrociati e le mani nelle tasche dei pantaloni apochecentinaiadimetridall'aziendaagricolaSantaCecilia,nellaqualeavevatrascorso leultimesettimane. L'aria era densa di polvere, il continuo passaggio dei camion diretti alla vicina cavacreava fastidiosenuvoledismoged impedivadiascoltare il silenziodellacampagnacircostante.Viola ancora non sapeva che non avrebbe più rivisto il lungo viale di cipressi alti e schietti checonducevanoallabarchessadoveavevasede il laboratoriodi trasformazione,nonsapevachesisarebbe scordataprestodel ronziodelleapidellearniepostepoco lontanodalla sua stanzacolqualeognimattinasierasvegliatainquelleultimesettimane,nonsapevachenonavrebbeinviatogliauguridibuoncompleannocomeavevapromessodifareaPal,l'operaioindianoaddettoallamungituraconcuisierafattaunmucchiodirisateneigiorniprecedentiallasuapartenza.Perleiinquel momento quel luogo era comunque casa, e quindi un posto in cui prima o poi pensavasarebbe ritornata.Quando il pullman blu numero 187 comparve in lontananza dietro all’ultimacurva, Viola distese una gamba in avanti per fare segno all’autista di accostare; montòfrettolosamente a bordo mostrando il biglietto, guadagnò un posto libero in fondo al veicolovicino al finestrino ed adagiando lo zaino nel sedile accanto, sfiorò un lembo del fazzolettoannodatoadunadelleduebretelleimbottiteelotenneinmanoperunpo’.EraquellocheMarisaindossava la prima volta che si erano conosciute, con un’improbabile fantasia a scacchi verdi,bianchi e beige,ma che la proprietaria dell’azienda agricola Santa Cecilia portava con una taleeleganza,annodatocosìdietroallanucaconledueestremitàchelescendevanosulcollo,dafarlosembrare un accessorio persino sexy. Quella volta Viola le si era avvicinata durante ilmercatorionale dei contadini del territorio; aveva aspettato che lei finisse di caricare il furgone a finegiornataepoilesieraparatadavanti.Hosentitodiquelprogettochestaiportandoavanticoipazientidellacasadicuraquiinpaese;hoascoltatoqualchegiornofalatuaintervistaperradio,sembrafigo.Marisaavevareagitocomesesifosseaccortadileisolonell’istanteincuilaragazzaavevainiziatoa parlare. Gli occhi scavati e seri le si erano illuminati d’improvviso, aveva stretto il nodo delfazzolettocheportavasullatestaconentrambelemaniedavevarivoltoaViolaunsorrisogenuinocheavevarivelatodentibianchicomemandorle,capacedicancellaretuttalastanchezzadalsuovoltoinunsecondo.Grazie.Tiriferiscialprogettodiagricolturasocialeperlepersonecondisagipsichici?Violaannuìcercandodiapparireilpiùrassicurantepossibile.Èstataun’attivitàmoltoimpegnativa,noncel’avreimaifattasenzal’aiutodegliassistentisocialiedelpersonalemedico,manontinascondochemihadatomoltasoddisfazione.Forseèservitopiùamechealoro,nonsaprei…

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Beh,setitrovibeneconglisvitati,quinehaiunadavanticonduebracciarobusteedunavogliainfinitadilavorare.Diconocheincampagnaduebracciainpiùservanosempre,no?Ohmi spiacema il progetto si è conclusoqualche tempo fa, era solouna sperimentazione, poichissàse inclinicaavrannovogliadi ripeterlo:ha richiestoungrandesforzodapartedi tutti, ineffetti.Nessunoimmaginavache…Mentreparlava,ladonnasipulivalemanisporchediterrasulgrembiuleeaViolasembròperunistante checonquel gestovolesse spazzareviaanche lei.Poi fuunaquestionedi attimi: con lacodadell’occhioMarisaavevaintravistoleestremitàdelsaccoapeloarrotolatotralecinghiedellozainocheViolaportavainspallaedintuitotutto;avevacontinuatoaparlareguardandolafissa,conquellacomplicitàche,seppurraramente,sololedonnesannoraggiungeretradiloro.Ora che ci penso questa sera avevo intenzione di iniziare a mettere in ordine la contabilitàdell’azienda: sono indietro con una marea di documenti e nei prossimi giorni ho fissatol’appuntamentoconilcommercialista,maconicontisonoassolutamenteunafrana.Teneintendidinumeri?Semprestatalaprimadellaclasseinmatematica.ErainiziatacosìlacollaborazionetraMarisaeViola.Ipattieranochelaragazza,incambiodivittoealloggio,avrebbedatounamanonelleattivitàquotidiane inazienda: incampagnasi respiravaun’atmosferaelettrizzatatragliaddettiai lavorinelmesediottobre:sembravaaViolachetuttiintorno a lei vivessero la stessa vibrante attesa del giorno di Natale quando lei era bambina;sentivacheerastranoedeccitanteallostessotempo,eindefinitivaquellasensazionelepiaceva.Guardòl'orologio:mancavaancoraqualcheoraperraggiungereilcapolinea.Distesedavantiasélamanosinistraallargandoleditalungheedaffusolate;losmaltogiallofluocheleavevadonatoPalsieragiàsbeccatoperciòiniziòagrattarloviaconl'unghiadelpollicedestro.L'operaioglieloavevaregalatoduegiorniprimadellasuapartenza,quandosieranovistil'ultimavoltanellastalladietroalcasaleeleavevadettochelesuemaninoneranofatteperlavorarelaterra.LemanidiMarisa, invece, sì.Eranoruvideecallose, similiaquellediunuomo,estonavanocol suocorposinuosoeslanciatoecolsuocollo lungoche la facevanosembrareuncignoquandocamminavasullesueterre.Oforseeraproprioquelcontrastoarenderelasuafiguratantoaggraziata.ViolaleavevanotatementreMarisaeraintentaaprepararelaloroprimacenainsiemesbucciandoalcunepatatee,nelfrattempo,leimettevaabollirel'acqua.Tipiaceiltuolavoro?Passarelegiornateincampagna,intendo.Avoltesì,avolteno.Mipiacestaresempreall'ariaaperta,apprezzoilcontattoconlanatura,maèun'attivitàanchemoltoripetitiva: lavorarelaterra,seminare,raccogliere...seguendoilciclodellestagioni,ogniannoallostessoritmoecompiendolestesseoperazioni.Unpo'cometuttiilavori,suppongo.MaisentitoparlarediuncertoRobertRauschenbergocomediavolosipronuncia?Marisafececennodinoconlatesta,passandosiildorsodellamanobagnatasullafrontealta.Staasentire:unpazzototale.Violaavevaappoggiatolapentolapienad'acquasulfuoco,poiconunoscattorapido,facendolevasullemani,sierasedutasulmassicciotavolodilegnoaccavallandolegambe.NewYork.1951.Robertèunpittorechedecidediinaugurareunamostraconlesueopereineditepiùrecenti.Lagenteiniziaadarrivareesitrovainunasalaconunagrandefinestraallespalleedifrontequattroenormiteleappeseallaparetecompletamentebianche.Immaginatilafacciadegliinvitati! Quella sera l'artista spiegò che le sue in realtà non erano tele bianche come potevasembrare, perché chiunque fosse rimasto qualche tempo ad osservare l'opera, avrebbe potutonotare che la luce che filtravadalla finestra, essendo semprediversa, le avrebbe fatte appariredifferentiognioradiogni singologiorno. Insomma, secondome lamoraleè cheanchequando

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una cosa sembra piatta come una tela bianca o un lavoro, in realtà può essere vista comecontinuamentemutevole,eforseanchecomeun'operad'arte.Mava!Ècomeseuncompositore facessepagarea tuttigli spettatoriunbigliettoperandareateatroepoichiedessealdirettored'orchestraeaimusicistidistareabracciaincrociatepertuttaladuratadell'esibizione.Teloimmagini?Marisa la tuaèun'ideageniale! Lo scricchioliodel legnodelpalco, il frusciarediunagonna,uncolpoditosse,ibattitidelcuore,ilrespiroaffannosodichièsedutodietrodite,larisatasoffocatadeltuovicinochedopounpo'noncelafapiùatrattenersi.Nonsarebbemai lostessosilenzio.Maineppureunavolta.Si erano guardate ed erano scoppiate a ridere pensando alla scena, mentre l'acqua sul fuococominciavaaborbottare.L’autobus iniziava a riempirsi man mano che ci si avvicinava alla città, il giorno volgeva altramonto, ed il paesaggio rurale lasciò presto il posto a capannoni industriali in gran parteabbandonati. Violapensò che il giorno successivononavrebbe visto l’alba già sveglia comeeraaccaduto nelle ultime settimane e ne provò dispiacere. Aveva imparato ad apprezzare lepasseggiate in silenzio insieme a Marisa per raggiungere i campi nel momento in cui il solesorgeva, le sembrava di avere un olfatto ipersviluppato attraversando i sentieri sterrati quandoparevache il restodelmondo fosseancoraaddormentato, stregatacom’eradaquell’insiemediodoripungentidicuisiriempivasempreavidalenarici.Illunedìdellasecondasettimana,scendendoincucinaperfarecolazione,ViolanonavevatrovatoMarisaadaspettarlacomed’abitudine.Dopoqualcheminutoavevasentito ilclacsonsuonaree,facendocapolinodalportoned’ingresso,avevavistoPalfuoriadaspettarlasuunvecchiofurgonecaricodicestediviminiilquale,facendolel’occhiolino,leavevafattosegnodisalireconlui.Stamattina si va al campo dei matti! Le aveva detto non appena Viola aveva preso postonell’abitacolo,poisieramessoaconversarefittoinindianoalcellulareconqualcunoall’altrocapodelmondo.Quando furono arrivati a destinazione, intravideroMarisa in lontananza: se ne stava a gambedivaricateaimarginidelfondoesventolavailsuofoulardcoloratoperfaresegnodiparcheggiaredaquellaparte.Scesa dal furgone, la ragazza si era trovata davanti ad una vasta distesa di terra brulla su cuis’intravedevanoadistanzaravvicinatacentinaiadiciuffid’erbadaiqualisidipanavanomiriadidiboccioligonfiscreziatidiviola.Marisa,visibilmentesoddisfatta,eraandata incontroa lorocon lemanigiuntevicinoallabocca,quasinonriuscendoacontenerel’entusiasmo.Ci siamo! Più di duemila, credo. Viola, hai l’onore di assistere alla prima fioritura di zafferanodell’aziendaSantaCecilia:ibulbisonostatipiantatidaipazientidellaclinicaloscorsoagosto.Queiragazzihannofattounottimolavoro.Mipiacerebbechefosseroquioggiavedereilrisultatodelloroimpegno…Già,sarebbestatoimportanteperloro.Viola era rimasta senza parole davanti a quello spettacolo della natura: i fiori spuntavanodallaterranudaconcaparbietàedarroganza,senzapauradimostrarsineilorocolorisgargiantievivi,similiatantepuntedifreccechemiravanodirittealcieloeaspettavanosolodiesserescoccate.Marisascorgendo ilsuosguardodisorientatoper lostupore, leavevadatounafortepaccasullespallecomeascuoterladaquellostatod’animo.Forza e coraggio! Pal aiutaci a scaricare le ceste dal furgone e cominciamo a lavorare: i fioridevonoesserecoltiprimachesischiudano,cosìsipreservalaqualitàdeglistimmirossidaiqualipoiricaveremolozafferano.Avevanoiniziatolaraccoltaprocedendosuduefileparalleleechiacchierandodelpiùedelmeno.Marisa era più rapida nei movimenti e Viola stava attenta a non rimanere indietro; a tarda

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mattinata erano arrivate già oltre alla metà del campo. Nonostante fosse ottobre inoltrato, lagiornataeracaldaed il solesieraalzatonelcieloterso.Violaaduncertopuntosierasfilata lafelpacolcappuccio,sel’eraannodatainvitaesieraarrotolatalemanichedellat-shirtbiancasullespallesvelando i contornidiunpiccolo tatuaggioa formadi fioredi loto; legambee laschienacominciavanoadolerlemaeraintenzionataanonmostraresegnidicedimento.Nontifacevounatipadatatuaggi.Marisasierafermataadallacciarsiunascarpa.Difatti non lo sono. È stata una stupida scommessa. Colpa del mio ex: diceva che era appenatornatodalGiapponeeche lamiapellegli ricordava icoloridellaprimavera inOriente.Quantecazzate!Ungiornomihapromessochesemifossifattauntatuaggio,miavrebbeportataconluinellasuaprossimatrasferta.Hopensato:figoilGiappone,noncisonomaistata!Peccatocheduegiornidopoessermelofatto,hoscopertocheselafacevaconl’istruttricedifitnessdellapalestrachefrequentava.Finedelromanticismo.Eoramirestailtatuaggiocomeun’insegnaalneonconsuscritto“deficiente”chemicampeggiasulbraccio.Andiamo,nonessereipercriticacontestessa!LecestedipagliastavanocominciandoariempirsieMarisacontinuavaaraccogliereifioriaritmoserrato.Mièsaltatoall’occhioperché,quandostudiavocomeavviare laproduzionediquestaspezia,misono imbattutanelmitodiZeus:parechesispostassesudiun’enormenuvolasofficedi fioridizafferano, narciso e loto che emanava un profumo afrodisiaco così intenso, che nessuna dea odonnariuscivaaresistergli.Èun’immaginechemipiacemolto.Parladiforzaedipassione.Violaavevaarricciatoilnasoinunasmorfia.Nonmipiaccionolestorieinventate.L’autobus giunse a destinazione a notte fonda spegnendo il motore con un sibilo sinistro. Laragazzaaspettòcheanchel’ultimopasseggerofossescesoprimadimettersiinspallalozainoedinfilare l’uscita dell’autostazione . Faceva freddo e aveva lemani gelate. Ripercorrendo a piediquellastradacheavevaimboccatomillealtrevolte,ilpensieroandòalleultimegiornatetrascorsein azienda: agli insegnamenti diMarisa e al talento di quella donna nello sdrammatizzare ognicosa,sisentìfieradiquantofossediventataespertanellamondaturadeifioridizafferanoperchéipistillidovevanoessererecisiconungestodelicatoealcontempodecisoaffinché itrefilamentirossirimanesserounitieriflettésuquantofosseancestraleilmondoagricolochenonavevamaiconosciuto così in profondità fino a quel momento. Ripensò all’ultimo compito che le avevaaffidatoMarisaprimadilasciareilpoderediSantaCecilia:leavevachiestodiriversareneicampiifiori di zafferano a cui erano stati precedentemente asportati gli stimmi rossi in laboratorio. Sitrattavadiunritopropiziatorio,leavevadetto,perlaraccoltadell’annosuccessivo.Sisentivacosìquella notte mentre si avvicinava trascinando i piedi alla porta d’ingresso dell’interno numerosette: come se stesse roteando sulla terra arida sospinta dal vento, privata della sua parte piùpreziosa.

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SECONDOCLASSIFICATOAnticamenteDiSaraMilla

Rosinaavevasentitolacampanapiccola.Laprima,primadelgiorno.Esieraalzata.Manonavevadavverodormito. La casaera fredda. Si trascinò finoalla cucinae scostògli scuriper vedere sedurantelanotteavessepiovuto.Mafuorierasereno,sialzavailfumodaicomignolidellecasedelpaese,eunalucefiocasiallungavadaestelambivaitettielestradenude.Sbrigavainfrettalefaccende:accendeva il fuoco, preparava la colazione. In breve la cucina rimandava un teporediscreto, e Rosina la riguardava e non traeva conforto dalla dispensa fornita, dalla legnaammonticchiatasottolatettoia,dallebestienellastallaaccantochesimuovevanoinquiete.Avevafretta di uscire, e intanto il marito rientrava dalla stalla, chiudeva la porta alle sue spalle e lasalutavaconuncennodelcapo.Leiglimettevadavantilazuppadellatteelefettedipanesciapo.Ognitantoluialzavalatestaelaosservava.Erafermainpiedi,conlemaniconserteegliocchisulpetto.-Rosì,si’parlato*?-chiedevaMaleiscuotevalatesta.Luiconunsospiroleporgevalatazzavuota,ilcucchiaio,iltovagliolo.Poisialzava:-Pur’oi* vai?-domandava e per un attimo le tratteneva lemani cercando di farsi ricambiare losguardo.MaRosinatenevagliocchibassieannuiva.Perunpoco,primadiuscireeandareversolamontagnaafare laraccolta, l’uomosi fermòdavantialcaminodovec’eraunritrattino ingenuo,una testa di ragazzo. Fece finta di scaldarsi le mani e poi senza salutare, uscì. Rosina finì disciacquare le tazze,di sistemare ilpanenellamadia.Avvolse lo scialle intornoalla testaeandòverso l’orto. Raccolse qualche fiore . Proseguì verso le ultime case del paese, in basso verso iboschi.Ilfreddoerapungente,madipiùRosinasentivadellefitteinmezzoalpetto,esapevachequelmalenonlesarebbepassatopiù.Quandoincontròlelapidirallentòilpasso.MammettaAda,tatàTorquato,zi’Saturnino,vipassavaaccantoelasciavacadereunapreghiera,ma i fiorino, li tenevastrettisotto loscialle. Intanto le lapidisembravanonuvolegrigierittenelbosco,eglialberi,leradici,irovineconquistavanoimargini,neconfondevanoiconfini.L’affannodiRosinaaumentò,ilfreddo,ilsonnomancato,ilpensierocontinuoaquelquadratodipietraacuitornare.-Fijome’*- sussurròappenavi fudi fronte.Poi si lasciòcaderesulla lapide.–Fijome’- ripetè.Elasciòchedalpettoleuscisseunsospirolungo.Lemanipercorrevanoilfreddoruvidodellapietraelesembròchealtrononavessedesideratointuttequelleoretrascorselontanodalì.Attese.Inalto forse si svegliava il paese, e gli uominiportavano lebestie al pascolo, equalcunoapriva lebotteghe,tatàLuigiaccendevailsigaro,equelloerailmondo.Ilbosconeppuresi illuminava,era inombraemisteriosoe leiabbracciava lapietrae leparlava:Dimme,dimmefijochetepozzoportà.Tienifame,tienifreddo?Chevoifijo,telochiedotuttilijorni.Cosìpiangeva.EraquasiPrimaveraecantavagiàl’usignolo.AttilioedEmidiosceserodallettoerabbrividirono.Lalorocasaerafuoridelpaese,quasidentroalbosco,nellatopiùfreddoeventosodellamontagna.-Chesemagnamooj*?-chieseEmidioalfratello.-La carta delle Nazionali che te si fumato tutte tu- Intanto preparava un sacco per andare araccoglierelegna.-Iamoscenne*–eaprivalaporta.Emidiosibuttavasullespalleunamantelladipannoeprimadiusciremettevaintascaunpezzodipanesmozzicatolasciatolìlaseraprima.

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-Tengofame-sigiustificava.Mailfratellogiàeraavantisulsentiero.–Mancohapiovuto-esclamòAttilio,edEmidiodiedeilprimomorsoalpane:-Già,nientefunghi-.-Lavorononcen’è-disseAttilioallegramenteepoicominciòacorrere.-Checurrichetecrescelafame!-Lemorenonc’erano,lefragolestavanonascoste,raccolserolalegnaperscaldarequellalorocasadisgraziata,einunsacchettoditelaqualcheerbapericonigli.Poisentirono.Sembròall’iniziosolol’usignolo.Poilavocediunadonnacheparlava.-Parlamefijo-EmidiosifermòetennestrettoilpolsodiAttilio.–Eccola,Attì-sussurrò.TrairamielelapidiRosinastavainginocchiata.-Nunsedàpace,Attì-Eglistringevasemprepiùilpolsoeglidicevacongliocchidistarefermo.-Perchéfijononmefaisentìlavoce?Chiedi,chiedi,chepozzofa’pe’te?Resci*eparla.-Loscialleleerascesosullespalle,ilventocominciavaasalireversolamontagna.Emidio, senza lasciare il polso del fratello, si accovacciò tra i rovi e gli alberi, e cominciò achiamare:-Ama’!Ama’!-Attiliocercavadiliberarsidallastrettadi‘Midio,maluilotrascinavainbasso.Silenzio.Ilventocominciavaasoffiaretralelapidi.Rosinatenevagliocchifissiallapietra.Poisiguardavaintorno.Nonc’eral’usignolo,nonc’erapiùneppurel’ombra,maunchiaroregrigiastro.-Chisi’?--So’i’!Fijeto!*-RosinaindietreggiòSiportòlemanialvisoesislanciòversoilbosco:-‘Lisandro!- cominciò a gridare, -‘Lisandro! ‘Lisà!- e intanto si strappavadalle spalle lo scialle, sigettavaversoilbuiodeirovi,acaso.-Si’parlato-gemeva–Si’parlato‘Lisà-erainterraerideva,conlemanisulvisobagnato.EmidioeAttiliotacevano.Attiliofacevacennoalfratellodismetterla.Mal’altrononloascoltava.IntantoRosinasitiravasu,raccoglievaloscialle.Tornavaversolatomba.-Dimme,comestai,cometetrovi?--Ehma’,i’stobono,matengotantafame-Rosinasistringevalemanialpetto.-No,fameno,fijettobello.Chetepozzoportà-EmidiocercavadinonfarsisopraffaredaAttiliochelovolevatrascinarevia.Allafinelorovesciòaterraeglimiseunamanosullabocca.-Portamenopezodecacioepuredu’seraciccee..-esitava-Dimmefijo!!Tuttoquellochevoi--E'nopresutto!--Sscine‘Lisà,scine-AttilioriuscivaaportareviaEmidiocheintantourlava:--Adimà!–Rosinarimaseinginocchio,conlemanigiunteeilvisoaterra:-Adimà,fijosanto-IlmaritodiRosina tornavadallamontagnaportandosidietro l’asino.C’eraunquadratodi terrabuona,strappatoalfreddoeall’ariditàdelvento,sulfiancodellamontagnaegliapparteneva.Locoltivavaefruttava.Macheglieneimportavapiù.Tuttosarebbestatodi‘Lisandroe‘Lisandrononc’erapiù.Intantovedevaarrivaredalontanounamacchinaforestiera,chelosuperavapocoepoisifermava.

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- Augu’ so’ i’, Dante! ‘Ndo si’ ito? Te presento jo professoro- Intanto i due scendevano dallamacchinaeammiravanolavalle,itettidelpaese,ipochiortidisseminatiaipiedidellamontagna,el’asino.-EdElla,buontanghero-cominciòachiedereilprofessoredopoessersipresentato–semièlecitoilquesito,qualedisciplinaesplicanellasuaesistenza?-Augustorimasedubbioso,poichiesealcugino:-Chedicequisso?--Dice–cominciòa spiegareDante–E tu, cafonochesi’,se te lopozzochiede,checazzo faipe’campà?-Inquelmentresiudironodellegridaedallacurvadellosterratounadecinadidonnecorrevano,urlavano , pregavano, e si strappavano i capelli. E inmezzo a quella polvere di chiome e voltibianchi emani giunte, Augusto riconobbe Rosina. Gliela spinsero quasi in petto e si trovaronoocchinegliocchi.L’avevanotrovatavicinoalcimitero,mezzasvenutaedoralariaccompagnavanoacasa..CosìAugustolafecesaliresull’asino.Sierafattosilenzio,maritoemoglienei loropanninerisenesalironoalpaese.NellalorocasaRosinasiriprese.Preparòlacena,acceseunacandeladavantialritrattodiAlessandro.Primadiandareadormirepreparòuncesto:no’pezodecacio,quattro seracicce,presutto tajatoerto, ‘na criadevino. Locoprì conunpannopulitoeciposesopralamano.Edeccoilmattino.Emidio e Attilio avevano riso forte mentre tornavano correndo nella loro casa. E avevanoscommessocheladonnanonavrebbeportatoniente,macheerasempremeglioandareavedere,tantostavanodistrada.Poilasera,mentrelamontagnasifacevasemprepiùfreddaechiusa,nonavevanoavutopiùvogliadiridereediparlare.Tornava loro inmente lafacciadiRosina, lasuarisataequellagioiadisumanamentreficcavalafrontenellaterraesussurravailnomedelfiglio.Liattraversòlapauraesicoricaronoinsilenzio,mentreunalunafreddailluminavalamontagna.Almattino si gelava. Si prepararono in silenzio, e uscirono che c’era la nebbia. Lungo la stradaviderolavolpecolpiccolo,e inaltovolavaunfalco.Raccolserola legna,trovaronodeifunghi,siattardaronoingirivuotieinfinearrivaronoalcimitero.Elàc’eraRosina.Sedutasullatombaeingrembotenevauncesto.AlloraAttiliosisentìtremarelegambeevolevaandarevia.MaEmidiolotrattenneeglifececennodinonparlare.Attiliocaddesedutoenonsimosse.-Ma’,ohma’-chiamò'LisandroRosinasivolseversolavoce.-Eccofijo,t’hoportatoquellochem’haichiesto.Tebasterà?--Si,ma’,mettilosuquelsasso-Rosinaeseguiva.Poi rimanevaaguardareverso il fogliame, làdove ilpulviscolodi luceerapiùdenso,làdovepotevaesseresuofiglio.-‘Lisà,adimàteportoj’ntaccateijco’ijfacioli*?-AttiliofissavaEmidio.Erailpiattodelpaese,ilpiattodell’inverno,delcalore,dellacasa.Glifecedinoconlatesta.-Nomà,nunmeso’maipiaciuti--Come!Livolevisempre!--Simà.Erape’nunfattedispiacere-Rosinapiange,colvoltoinombra.-Alloraadimà?--Nomà-risponde‘Lisandro–Lassùci’hodafa-Rosinahalemaniincrociatesulcuore.-Mo’và,pianopiano.Forse,‘nojornosearevedremo*-

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-Presto,‘Lisà,presto-Controlladinuovoilcestino,chenoncada.Guardaancoraversolefoglie,eimuschi,leradicicheassedianoleanimesemplicinellorosonnoantico,legemmenuoveeibocciolicaduti.Evavia.*Rosina,haiparlato?*Pureoggivai?*Figliomio*checimangiamooggi*scendiamo*esci

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TERZOCLASSIFICATOMiricordo

DiRobertoUgolottiDachemiricordo,sonosemprestatoqui.Diconocheimieigenitorifosserodiorigineorientale,maiononlihomaiconosciuti.Nonsonemmenoilmioannodinascita,midiconochesononatoquandoènatoFlavio.Flavioloconoscevodasempre.Quanteneabbiamocombinateassieme.Miricordo che era un bambino tozzo e un pochino imbranato. Però era simpatico. Passavamo unsaccoditempoassieme,soprattuttoquandoerapiccolo.Poi,colcrescere,dovevapassaresemprepiù tempo a lavorare. C’erano sempre un sacco di cose da fare: dare damangiare alle bestie,tenere dietro alle pecore, aiutare nei campi. Però, quando riusciva, a sera veniva da me e miraccontavatutto.Poi,èchiaro,cisiamopersiunpo’divista.Iltempoerasempremeno,elecosedafaresempredipiù.Unricordomoltocuriosochehodiquell’epocafuquandopassaronotuttiquegliuominiingiubbarossa.Sifermaronoadormiredanoi.Flaviopendevadallelabbradellorocapo.Avevaunsaccodistorieda raccontare.E conchevocepoi. Faceva tremare le foglie tutt’intorno.Dopounpaiodigiorniripartirono.Flavionondimenticòquell’incontroperilrestodellasuavita.Quantevoltel’hosentitoparlarne.Conestranei,colleghi,masoprattuttoconfiglienipoti.Già, perché poi Flavio si è sposato con Caterina. Era una ragazza che viveva poco sopra di noi,dall’altra parte di un piccolo castagneto. Era elegante e cortese. Appena li vidi assieme, capiisubitocheeranofattil’unoperl’altraechesarebberorimastiassiemetuttalavita.Ero un po’ triste, perché avevo paura che Flavio mi abbandonasse e rimanessi solo. Comemisbagliavo. Nel giro di qualche anno misero al mondo quattro figli: Ettore, Cristina, Gioele eIsabella.Unopiùbellodell’altro.Avevosemprequalcunoafarmicompagnia,emidivertivotantoassiemealoro.Però mi ricordo anche di quando Isabella morì. Povera. Aveva appena compiuto cinque anni.Vedevodallafinestraisuoiultimiistantidivita.Eracosìpiccolaepallida.Seneandòsenzafiatare.RicordocheFlaviononriuscivaasmetteredipiangere.Avreivolutoconsolarlo,abbracciarlo,macome potevo fare? Quest’uomo che avevo al mio fianco fin dall’infanzia era a pezzi e io nonpotevofarenulla.Avevopauradinonvederlosorrideremaipiù.Inveceunpocoallavoltasiriprese.Anzi,ricordoesattamentelaprimavoltachelovidirideredinuovo.Fuqualchesettimanadopo.Ettorestavafacendolapassataquandononsobenecomesiritrovòinzuppatodipomodoro.Scoppiaronotuttiaridere.Dopounpo’ancheEttore,esoloperultimo,ancheFlavio.Erocontentochefosseancoracapacediridere.Peròeracambiato,questoloso.OgnitantovenivaatrovarmiesenestavazittoafissarelafinestradoveavevovistoIsabellamorire.Avolteversavaunalacrima,mainsilenzio.Immaginochetuttoquelloacuisopravvivi,unpo’ ti rimane comunquedentro. Ti lascia buchi, cicatrici, come se fossi un albero colpito da unfulmine:magariripartiecrescipiùaltodiprima,mateloricordicheèsuccesso.E,anchesecerchidinasconderlo,chiticonoscebenelosachesegnitihalasciato.Altredue volte in cui vidi Flaviopiangere fuquandoCristina, la secondogenita, annunciò che sisposava. E poi, qualche mese dopo, quando disse che se andava in America con suo maritoAugusto.Flaviopianse,manoneratriste.SperavachecosìlontanoCristinapotesseesserefelice.Èimportante sapere che le persone a cui vuoi bene siano felici, anche se hanno staccato le lororadici,esenesonoandatelontano.Cristinaineffettiebbeunavitafelice.Tornòatrovarcisolopochevolte.Leprimevolte,ognivoltache tornava, aveva un figlio in più da portarsi dietro. Parlavano tutti italiano e inglese, questibambini.Eranounpo’strani,mainfondoamepiacevano.Dicevanochenonavevanomaivistoun

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alberocosìgrosso,emoltideglianimalidellafattoriaglieranosconosciuti.Cristinadicevacheeraperchéabitavanoincittà,elac’eranopochialberiepochianimali.FlaviodivennenonnoperlaprimavoltaquandonacqueFilippo,figliodiEttore.Perl’avvenimentoorganizzammounafestacheduròquasitregiorni.Invitammotuttelepersonecheconoscevamo.Ecredochemoltialtrisi imbucarono.Flaviodicevachenonc’ènientedipiùbellocheunafestaperunanuovavita.Feceunsaccodibrindisi,emi ricordochealla fineerapiuttostoubriaco.AseramiconfidòcheglisarebbepiaciutosecifossestataancheIsabella.Filippoeraun ragazzobelloe forte,epiacevamoltoalle ragazze.Quandoavevacircavent’anniscoppiò laguerra,e luipartì.Seneandòconvintodidifendere lapatriadagliaustriaci.Flavioglidicevachelapropagandagliavevafrittoilcervello.Nonl’avevomaivistocosìarrabbiato.Filippomorìsolopochesettimanecheseneeraandato.Nonsiriuscìnemmenoariportareilcorpoacasa.Flavio si sentiva colpevole di non essere riuscito a convincerlo a rimanere. Ettore cercava diconsolarlo,manoneracosìfacile.QualchemesedoponacqueFilippoGioele,cheprendevailnomedalpadreedalcuginochenonavevamaiconosciuto.Seguìun’altrafesta.Infondo,anchelaguerraeraappenafinitaedimotiviper festeggiare se ne potevano trovare sempre. Incredibile come gli uomini passino da unatragedia alla gioia in così poco tempo. Quanto poco basti a buttarli giù, e quando poco arisollevarli.Nonhannolafermezzadeglialberi,chesenestannofermialloropostocolcaldoecolfreddo,conl’acquaecolgelo.Certo,soffronocometutti,mahannounloropercorsodicrescitaequellovaavanti,quasiindifferenteaquellocheaccadeattorno.Pochi anni dopo la nascita di Filippo Gioele, fu il turno di Flavio di salutarmi per sempre eandarsene.Aveva75annieliavevatrascorsipressochétuttiqui.Fuitristequandoaccadde,mainfondonon così tanto.Nemmeno luimi sembrava così triste.Avevaavutounabella vita: unbellavoro, una bella famiglia, figli e nipoti, aveva visto un numero enorme di albe splendide eaffascinantitramonti.Nonsoonestamentecosasipossavoleredipiù.Equindiluiseneandò,eiorimasi.Eroilpiùvecchiodituttalacasa.Almiofianco,lafamigliadiFlaviocrescevaesiallargava.Glianniandaronoavanti:albeetramonticontinuavanoasuccedersi,dopounraccoltonevenivaunaltro,nascevanobambiniemorivanovecchi.Presiungrandespaventounavoltachelaterratremòperquasiunminuto.Tremòcosìfortecheiltettodellastallacrollòedovetteesserericostruito,maiomelacavaiquasisenzaungraffio.Mi ricordo anche di quando Filippo Gioele si sposò con Beatrice. Ancora una volta, fecero unenorme banchetto in giardino. Tornò anche Cristina per l’occasione, direttamente dall’America.Raccontava di grandi cose che stavano succedendo, di come grazie al progresso, si potesseviaggiaredall’Americaaquiinsolicinquegiornidinave.Noiinveceeravamopreoccupatiperaltro.Sidicevachestavaperscoppiareun’altraguerra.Ioavevopauradiquesto,nonvolevoperdereunaltro ragazzo come Filippo.Nonhomai capito perchébisogna farequeste cose in cuimuoionosempreipiùgiovanieforti.Èlacosapiùinnaturaleditutte,innaturaigiovaniefortisoppiantanoivecchiedeboli.Ècosìintutto,edègiustochesiacosì.Perchélaguerradevefareesattamentel’opposto?L’annodoposuccesserounsaccodi cose: scoppiò laguerra,morìEttore,enacqueroAmedeoeGiulia, i figlidiFilippoGioele.Ancorami sorpresidi come lavita timettedi frontea tantecosebelle e brutte, piccole e grandi. E tu che devi fare? Niente, affrontarle almeglio, così come siaffrontanolegrandinateelemattinediprimavera.La guerra andava avanti. Prima da una parte, poi dall’altra. Un giorno arrivarono diversecamionette,pienedisoldati.Nonparlavanolanostralingua,esipiazzaronoincasacomesefosseloro.Gioeleliodiava.Tutti liodiavamo,maGioele,cheerailcapo-famigliaall’epoca,piùditutti.Ogni volta che parlava con loro sputava per terra. Un giorno si prese una raffica di pugni perquesto,manonsmisedifarlo.

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Ungiorno,cosìcomeeranoarrivati,isoldatiseneandaronodipuntoinbianco.Dopoqualcheoraarrivarono delle altre camionette. Erano piene di ragazze e ragazzi che sventolavano tricolori ebandiererosse.Raramenteavevovistogentecosìfelice.AncheGioeleetuttiglialtripiangevanodigioia.Miseroabolliredell’acquae,approfittandodellabellagiornataprimaverile(civoleva,dopoquell’inverno in cui rischiai di gelare), simisero in giardino amangiare spaghetti al pomodoro.Gioele,ifigli,ivicini,etuttiquestiragazzieragazze.Laguerraerafinitaelavitariprese,ancheseineffettinonsierafermatanemmenoperlaguerra,nemmenoperunistante.Miricordocheungiornocifuungrossoincendiochemisearischiolacasa.Anch’ionefuivittima.Cercavo di scappare ma non ci riuscivo, dove potevo andarmene? Fortuna che Amedeo se neaccorseintempoemiaiutò.Cosìmelacavaiconunospaventoequalchebruciacchiatura.AmedeoeGiuliacrescevano.Sivolevanobeneancheseognitantolitigavano.CifuunperiodoincuiGiulia litigava spesso anche con FilippoGioele. Aveva circa vent’anni all’epoca. Sembravanodavvero che parlassero due lingue diverse a volte. Poi si confidava con me e con sua madre,Beatrice.Beatriceledicevadinonprenderlasulpersonale,cheFilippoGioeleeraunuomoanzianoenoncapivachecertecosestavanocambiandoenonl’avrebbecapitomai.Peròlevolevabene,eavrebbeaccettatoqualunquecosal’avesseresafelice.Noncapivoquestafrase:ioeroanchepiùanzianodiFilippoGioele,però locapivoche lecosecambiassero incontinuazione.Peresempio,perandareinAmericalaprimavolta,Cristinaciavevamessoduesettimaneditransatlantico,oggisuafigliaprendevaunaereoeinpocheoreeraagodersiilsoledellaCostaAzzurra.Unavoltaquierapienodianimali,oraeranorimastesolopochegalline.Lecosecambiano,chec’èdacapire?Giulianonebbefigli,mavisseunavitafeliceincompagniadellasuaClara.Fecifatica,mariusciiaconvincereFilippoGioelequantotuttociòfossemeraviglioso;allafineancheluisirispecchiònellafelicità di sua figlia, e Clara divenne parte della famiglia. Fu persino madrina al battesimo diOttavia,laprimafigliadiAmedeo.Pocodopo lamortediFilippoGioele,GiuliaeClara trasformarono lacasa inunagriturismo.Mipiacevaquestacosa:erasemprepienodigentediogninazione.Parlavanotantelinguediverseeraccontavano avventure pazzesche. Soprattutto, c’erano tanti bambini che potevo intrattenereconlemiestorie.Iltempoandavaavanti,OttaviacrebbeeungiornoannunciòlafuturanascitadiStefania.Amedeononlapresebenissimo, infondoOttaviaavevasolodiciannoveanniall’epoca.Ma,giàcomeavevo fattoconsuopadre, riusciia farlo ragionare.Gli raccontaidiquando il suobisnonnoFlaviosisedevaquiingiardinoaraccontarelesuestorieainipoti,diquandosuononnoGioele insegnavaa luieasuasorellaadandare inbicicletta,edicomesuopadreFilippoGioelepassava interegiornatea lavorare il legnopercrearecassetteperuccelliperOttavia,edicometuttiavesserogliocchi lucidiper lafelicità.Questo lomisedibuonumoree ineffettisirivelòunnonnoamorevoleedelizioso,comeimmaginavo.CosìnacqueStefaniaelavitavaavantiancoraadesso.Alcunecoserestanouguali,altrecambiano.Albeetramonticontinuanoasuccedersi,dopounraccoltonevieneunaltro,nasconobambiniemuoiono vecchi. I bambini non passano più così tanto tempo all’aria aperta, ma rimangono abocca spalancata quando vedono un grosso albero frondoso. C’è sempre meno tempo perperdersiaparlareconlanatura,masipuòviaggiarecosìlontanodaraggiungerepersonechenonparlanolatualinguaenoncapisconolatuascrittura.Ilcibononèpiùbuonocomeunavolta,mairagazzicresconopiùaltiefortieivecchivivonopiùalungo.Eniente,lastoriaperorafiniscequi.Iocontinuoastarealmiopostoericordaretuttoquellochemi accade attorno e se posso dare una mano sono contento. Per esempio adesso, Stefania èabbracciataalsuoragazzoClaudio.OraStefaniaèunabellissimaragazzadiventidueanni,frescadilaurea. Lei e Claudio sono appoggiati almio fusto e usano lamia chiomaper ripararsi dal sole.

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StefaniahaappenadettoaClaudiodiessereincinta.Dicecheseèmaschio,lochiamerannoFlavio.IomiricordodiunbambinochesichiamavaFlavio,eraunmiograndeamico.