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MENSILE DINFORMAZIONE DELLA DIOCESI SUBURBICARIA DI ALBANO ANNO 11 N. 101 - APRILE 2018 ERO CARCERATO E SIETE VENUTI A TROVARMI La più ardua, tra le opere di misericordia, e anche la più problematica è visitare i carcera- ti. Ciò non soltanto a motivo di difficoltà ester- ne: osservanza di orari, non sempre facile a motivo delle distanze coi luoghi di abitazione e lavoro e dei ritmi di vita differenti; necessità di adempimenti legali, come i permessi rila- sciati dall’autorità competente; limitazioni di accesso e motivazioni documentate; spesso anche lentezze burocratiche. E poi… cosa penserà chi mi vede attendere ed entrare dal- la porta di un carcere? Ce n’è abbastanza per scoraggiare eventuali iniziative di visita. E an- che per legittimare non poche nostre difficol- tà interne: se uno è in carcere, egli è senza dubbio colpevole e occorre, perciò, una puni- zione. La sequenza delitto-castigo, scelta da Dostoevskij per un suo celebre romanzo, sor- ge quasi spontanea nel nostro animo. Anche questo rende difficile la pratica di questa ope- ra di misericordia. Non è facile, insomma, vi- sitare chi è recluso in un carcere. Ancora più difficile è pensare alla situazione, o immagi- nare la condizione di un carcerato: la perdita della libertà, il disagio della cella, le condizio- ni di sovraffollamento, la diversità enorme di condizioni personali. Questo solo a una osser- vazione esteriore. Nel cuore, poi, c’è molto al- tro: la giustezza e l’equità della pena, la dura- ta del tempo di detenzione, la solitudine (spe- cialmente per chi non ha parenti e amici, op- pure è stato da loro abbandonato), l’isola- mento, i risentimenti e le animosità, le ferite interiori che nessun delitto riesce a rimargi- nare... Anche a un vescovo accade di ricevere lettere da un carcere, scritte da sconosciuti. Come non considerare tutto questo? Un cri- stiano, poi! Sant’Agostino predicava: «Consi- derate l’amore di Cristo, nostro Capo. Egli è già in cielo, ma si prende cura della Chiesa che è quaggiù nella fatica. Qui Cristo soffre la fame, qui è assetato, qui è nudo, è forestiero, è malato, è in carcere. Gesù ha detto che sua è la sofferenza di tutto ciò che travaglia il suo corpo sulla terra» (Discorso 137, 2). Questa è la ragione ultima della premure di due Chie- se sorelle per la vicinanza agli ospiti della Ca- sa Circondariale di Velletri e la loro cura pa- storale. X Marcello Semeraro, vescovo appuntamenti 12 rallegratevi con me 2 milleflash 4 il vescovo incontra i cpp 5 detenuti ed inclusione 6 camp for kids 7 marco quarra presbitero 8 una chiesa a castagnetta 9 rubrica biblica 10 giornata del lavoro 11

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MENSILE D’INFORMAZIONE DELLA DIOCESI SUBURBICARIA DI ALBANO • ANNO 11 N. 101 - APRILE 2018

ERO CARCERATO E SIETE VENUTI A TROVARMILa più ardua, tra le opere di misericordia, eanche la più problematica è visitare i carcera-ti. Ciò non soltanto a motivo di difficoltà ester-ne: osservanza di orari, non sempre facile amotivo delle distanze coi luoghi di abitazionee lavoro e dei ritmi di vita differenti; necessitàdi adempimenti legali, come i permessi rila-sciati dall’autorità competente; limitazioni diaccesso e motivazioni documentate; spessoanche lentezze burocratiche. E poi… cosapenserà chi mi vede attendere ed entrare dal-la porta di un carcere? Ce n’è abbastanza perscoraggiare eventuali iniziative di visita. E an-che per legittimare non poche nostre difficol-tà interne: se uno è in carcere, egli è senzadubbio colpevole e occorre, perciò, una puni-zione. La sequenza delitto-castigo, scelta daDostoevskij per un suo celebre romanzo, sor-ge quasi spontanea nel nostro animo. Anchequesto rende difficile la pratica di questa ope-ra di misericordia. Non è facile, insomma, vi-sitare chi è recluso in un carcere. Ancora piùdifficile è pensare alla situazione, o immagi-nare la condizione di un carcerato: la perditadella libertà, il disagio della cella, le condizio-

ni di sovraffollamento, la diversità enorme dicondizioni personali. Questo solo a una osser-vazione esteriore. Nel cuore, poi, c’è molto al-tro: la giustezza e l’equità della pena, la dura-ta del tempo di detenzione, la solitudine (spe-cialmente per chi non ha parenti e amici, op-pure è stato da loro abbandonato), l’isola-mento, i risentimenti e le animosità, le feriteinteriori che nessun delitto riesce a rimargi-nare... Anche a un vescovo accade di riceverelettere da un carcere, scritte da sconosciuti.Come non considerare tutto questo? Un cri-stiano, poi! Sant’Agostino predicava: «Consi-derate l’amore di Cristo, nostro Capo. Egli ègià in cielo, ma si prende cura della Chiesache è quaggiù nella fatica. Qui Cristo soffre lafame, qui è assetato, qui è nudo, è forestiero,è malato, è in carcere. Gesù ha detto che suaè la sofferenza di tutto ciò che travaglia il suocorpo sulla terra» (Discorso 137, 2). Questa èla ragione ultima della premure di due Chie-se sorelle per la vicinanza agli ospiti della Ca-sa Circondariale di Velletri e la loro cura pa-storale.

X Marcello Semeraro, vescovoappuntamenti 12

rallegratevi con me 2

milleflash 4

il vescovo incontra i cpp 5

detenuti ed inclusione 6

camp for kids 7

marco quarra presbitero 8

una chiesa a castagnetta 9

rubrica biblica 10

giornata del lavoro 11

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Una cele-b ra z i o n edensa e

che ha commos-so tutti, quella didomenica 8 apri-le, in Cattedrale.Durante il vesprodella domenicain Albis, i 12 neo-fiti della diocesidi Albano hanno

deposto le vesti bianche davanti alle reliquie dei martiri, chie-dendo loro di aiutarli nella perseveranza della fede. Poi si so-no presentati al vescovo Semeraro, che ha consegnato lorouna candela accesa e un Agnus Dei, dicendo: «Ricevi l’AgnusDei! Anche tu oggi sei un nuovo Agnello! La luce di Cristo ri-sorto riscaldi il tuo cuore, illumini la tua vita e ti doni semprela speranza della Risurrezione». La riconsegna della veste bianca vorrebbe significare anche ilmomento dell’entrata dei neofiti nella vita ordinaria. Nellasua omelia il Vescovo ha sottolineato che essere discepoli si-gnifica scegliere di seguire Gesù nella strada che indica gior-no per giorno, camminando nella novità di vita, una novità chechiede di cambiare ogni giorno. Nel vangelo della domenica inAlbis è stato presentato Gesù che va incontro con potenza aidiscepoli. Anche a Tommaso, che non aveva creduto, che vo-leva “toccare”, che pecca di incredulità. Gesù non lo rimpro-vera, non lo punisce, gli va incontro. Anche nel peccato Gesùviene incontro. Il peccato per il Signore è una ragione in piùper venire incontro a ciascuno. Gesù ha letto con misericordiala pretesa di Tommaso e ha letto con fiducia la sua mancan-za di fede. E lo fa con ciascuno di noi.

Barbara Zadra

Domenica 15 aprile,presso l’istituto deipadri Somaschi, ad

Ariccia, si è tenuta la pre-sentazione dell’Istruzionepastorale “Rallegratevicon me” del vescovo Mar-cello Semeraro, a curadello stesso presule. «Co-me portare gioia in unafamiglia?» È una doman-da che viene posta. Con l’esortazione apostolica Amoris laeti-tia di Francesco, si esprime la gioia dell’amore famigliare cheè anche giubilo della Chiesa. Ma cosa cambia quando una fa-miglia affronta i dolori e le sofferenze di un matrimonio falli-to? La diocesi di Albano si è molto prodigata in questo cam-mino, impegnandosi nell’accoglienza e nell’accompagna-

mento nella comunità ecclesiale dei fedeli divorziati erisposati civilmente. Secondo il Papa non bisogna la-sciarsi “sviare” dagli aggettivi, ma dare importanza aisostantivi, alla persona, al suo desiderio di cambiare evivere nella grazia. «Questa istruzione pastorale – haspiegato il vescovo Semeraro – implica un metodo pa-storale di cui noi abbiamo bisogno. Nella parabola del-la pecorella smarrita, l’evangelista Luca narra di unpastore non buono ma contento: “Rallegratevi conme!” La gioia del pastore è anche la nostra. Così comeil pastore si è preso cura di una sola pecorella, la Chie-

sa non deve abbandonare i suoi fedeli divorziati o risposati».Per fare ciò, è necessario l’impegno in una pastorale che amitutti, che si relazioni con le persone, che le guardi nel profon-do. Essere audaci nell’amore partendo dai sentimenti e nonda emozioni fugaci.

Donatella Lepore

dalla diocesi2

Nella dome-nica in Al-bis si sono

radunati, presso ilseminario di Al-bano, i ministrantidella diocesi. LaChiesa di Albanosta cercando di vi-vere una pastora-

le giovanile delle vocazioni considerando i più piccoli nonsolo come “futuro della Chiesa” o come le “sentinelledell’avvenire”, ma ancora di più come componenti prota-gonisti della Chiesa già adesso. Con il servizio all’altare enella comunità parrocchiale, i ministranti e le ministran-ti si donano, offrendo ciò che è per loro “umanamentepossibile” nel “qui e ora”. La Giornata diocesana è statacurata dai membri del Centro diocesano per le vocazioni,con l’ausilio dell’Acr e del gruppo giovani della parrocchiaSanta Caterina da Siena di Castagnetta. Come guida emodello di fede è stato proposto San Pancrazio che, mes-so di fronte al dilemma di avere salva la vita o di subire lamorte, ha scelto di rimanere fedele al Signore e affronta-re con animo forte la pena capitale, ricevendo dallo Spiri-to Santo un dono tutto speciale: la fortezza. Un dono spi-rituale che spinge a mettere in campo la passione per laverità e l’amore per il Bene. È a questo che anche i mini-stranti e le ministranti sono chiamati: “Annunciare cheCristo è verità!”. Per proseguire per questo cammino èstato rilanciato il giornalino diocesano dei ministranti“Eccomi, manda me”: sarà uno strumento utile per tutti igruppi per percorrere in stile comunitario i medesimipassi, ciascuno secondo il ritmo del proprio gruppo.

Paolo Larin

GIORNATA DEI MINISTRANTIProtagonisti nel servizio all’altare per Gesù

LA VESTE BIANCAI 12 neofiti si presentano al vescovo per riconsegnare l’alba

RALLEGRATEVI CON MEIl vescovo presenta l’istruzione pastorale agli operatori pastorali della nostra Diocesi

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milleflasha cura di GIOVANNI SALSANO

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Ad Aprilia il convegno diocesano per i CpaeSi svolgerà domenica 29aprile, presso la palestradella parrocchia dellaNatività di Maria SS.ma,in Aprilia (località Vallela-ta), dalle 15.30 alle 18.30,il Convegno diocesano deiConsigli parrocchiali pergli affari economici, a cu-

ra dell’ufficio Economato diocesano diretto da monsignorGualtiero Isacchi. Il tema scelto per l’incontro è “La parroc-chia nella riforma del terzo settore” e interverranno il ve-scovo di Albano, Marcello Semeraro, il tributarista NicolaMartucci, lo stesso monsignor Isacchi e il diacono Antonel-lo Palozzi, direttore del Servizio diocesano per la Promozio-ne del sostegno economico alla Chiesa Cattolica. È prevista,inoltre, la premiazione della parrocchia vincitrice del con-corso diocesano I Feel CU.

Esercizi Spirituali per i giovani fino al 30 aprileTermineranno lunedì 30 aprile, presso Villa Santa Rita a Se-gni, gli esercizi spirituali per giovani, organizzati dal Consi-glio di settore dei Giovani dell’Azione cattolica di Albano(composto da Daniele Conciatori, Francesca Di Maio, donMarco Cimini, Riccardo Caccavale, Martina Lunardini, NicoloCefalo e Chiara Russo) e inseriti nel percorso annuale delsettore Giovani, programmato dall'Ac diocesana. Il tema de-gli esercizi spirituali, iniziati il 27 aprile, è "Sentinella quan-to resta della notte? Ricerca incessante alla luce... della not-te". Il predicatore è don Salvatore Ricci, assistente diocesanoper il settore giovani dell'Azione cattolica e responsabile delServizio di pastorale giovanile nella diocesi di San Severo.

Con “Chiara e Francesco” in piazza contro la pedofiliaNei giorni 24 e 25 aprile i volontari della casa famiglia“Chiara e Francesco” di Torvaianica sono stati di nuovo inpiazza Ungheria, a Torvaianica, per la dodicesima edizionedi “Quando il gioco dei grandi entra in quello dei piccoli…deve essere fermato”: una manifestazione contro la pedofi-lia, ormai tradizionale appuntamento che richiama ogni an-no migliaia di persone. Nei due giorni dell’evento – dedica-ti a bambini e adulti – si sono alternati momenti ludici e diintrattenimento, con giochi e spettacoli a cura dei volonta-ri, a momenti di riflessione e apprendimento sui temi por-tati avanti dall’associazione: dalla difesa dei minori dai pe-dofili, al rapporto con le forze dell’ordine.

“La verità vi farà liberi”. Un convegno sulla comunicazione In occasione della 52a Giornatamondiale per le Comunicazionisociali (13 maggio), la Curia ge-neralizia della Società San Pao-lo, Toposofia e Ucsi Lazio hannoorganizzato un convegno inter-nazionale sul tema “La verità vifarà liberi. Le notizie in rete trafake news e giornalismo di pa-ce”. L’appuntamento si svolgeràin due sessioni presso la Casa

Divin Maestro di Ariccia, l'11 e 12 maggio e il 5 e 6 ottobre.Relatori nell’incontro di maggio saranno Nataša Govekar,direttore della direzione teologico-pastorale della Segrete-ria della comunicazione della Santa Sede, Derrick De Ker-ckhove, uno dei maggiori esperti mondiali della comunica-zione digitale, e Mario Pireddu, docente presso l’Universitàdi Roma3 e la Libera Università degli Studi della Tuscia. In-fo e iscrizioni 06934861 e [email protected].

25° di consacrazione della chiesa di S.Giuseppe LavoratoreMercoledì 16 maggio, la comunitàecclesiale di San Giuseppe lavorato-re, a Genzano di Roma, celebrerà i 25anni della consacrazione della chie-sa (16 maggio 1993). Per l’occasione,la solenne celebrazione eucaristicadelle 17 sarà presieduta dal vescovoemerito di Albano, monsignor Gaeta-no Bonicelli, e concelebrata dal par-roco, don Bruno Iacobelli. L’inizio

della storia della Chiesa di San Giuseppe Lavoratore risaleal 1971, quando l’allora vescovo di Albano, monsignor Raf-faele Macario richiese al Comune la destinazione di un ter-reno per la costruzione dell’edificio di culto. Il 18 novembre1980 il vescovo Bonicelli e l’arcivescovo di Udine AlfredoBattisti benedirono le prime due pietre, mentre l’erezionedella parrocchia risale all’1 febbraio 1982.

Ad Anzio l’apertura di un nuovo sportello di ascoltoVenerdì 4 maggio alle 10, presso la parrocchia di San Bene-detto in Anzio, si terrà la cerimonia di inaugurazione di unosportello di ascolto gratuito per la cittadinanza, a cura del-la stessa parrocchia e dei volontari del Gruppo Ancora, incollaborazione con l’assessorato alle politiche sociali e al-le pari opportunità del Comune di Anzio. Lo sportello diascolto sarà aperto al pubblico a partire dal 10 maggio, ilgiovedì mattina con orario 10 alle 12. «Insieme, seppur nel-la diversità di ruoli e competenze – dice il vicario territoria-le di Anzio, don Andrea Conocchia – accogliamo e lanciamola sfida di una esperienza di accoglienza, di ascolto, di ac-compagnamento e di orientamento».

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il vescovo incontra i consigli pastorali parrocchiali 5

Dal 10 al18 apri-le, in

sette incontrisu tutto il terri-torio diocesa-no, il vescovoMarcello Se-meraro ha in-contrato i rap-presentanti deiConsigli pasto-rali vicariali e

dei Consigli parrocchiali di ciascun Vicariato territoriale, perproseguire, nello stile della sinodalità, la riflessione sul te-ma pastorale "Discernimento, cuore dell'accompagnare",che ha guidato il cammino annuale della Chiesa di Albano. Gli incontri si sono svolti il 10 aprile presso la parrocchiaSanta Barbara, a Nettuno, l'11 aprile presso la parrocchiadel Santissimo Salvatore, a Genzano di Roma, il 12 aprile,nella chiesa di San Lorenzo martire, a Tor San Lorenzo, il 13aprile presso la parrocchia di San Benedetto ad Anzio, il 16aprile presso l’istituto Madonna del Carmine dei padri Car-melitani, a Ciampino, il 17 aprile presso il seminario dioce-sano e il 18 aprile presso la parrocchia dei Santi Pietro ePaolo, ad Aprilia. Come durante la sua Visita pastorale,monsignor Semeraro ha voluto incontrare i componenti dei

Consigli par-rocchiali perascoltare dal-la loro viva vo-ce la sintesidei lavori svol-ti e per riflet-tere insiemesu quantoemerso nelcorso degli ul-timi mesi, incui ciascun Vi-

cariato ha lavorato su i testi di riferimento utilizzando leschede operative proposte. Sono stati i Consigli pastorali vi-cariali ad raccogliere in una sintesi i temi, le sfide, le risor-se, gli impegni, le richieste segnalate dalle varie parrocchiedurante l’elaborazione delle schede di lavoro preparate da-gli Uffici pastorali diocesani. Ogni Vicariato ha avuto accenti diversi, con sottolineaturedifferenti dettate dalle peculiarità del territorio e della suastoria. Elementi ricorrenti nelle sintesi sono stati i seguen-ti: l’importanza e la centralità dei giovani, con la difficoltà daparte delle comunità parrocchiali a incontrarli per offrire lo-ro spazi di crescita e confronto; l’importanza della formazio-ne, anzitutto dei Consigli, per crescere nella consapevolez-za del loro compito e nella capacità di svolgerlo attraversoun autentico discernimento comunitario; infine la visione

del territorio comesfida inderogabileper la parrocchiachiamata ad abi-tarlo in modo sem-pre più significati-vo. Da parte sua, il ve-scovo si è soffer-mato proprio suquesti tre puntisottolineando l’oc-casione del prossi-mo Sinodo dei vescovi (che si occuperà dei giovani) per farripartire e reinventare la pastorale giovanile in tutte le par-rocchie della diocesi di Albano, e l’apporto che la diocesi puòoffrire alla formazione dei laici nelle parrocchie, con la di-

sponibilità a so-stenere anchepercorsi di forma-zione universitariper qualche laicoparticolarmentedisponibile (comegià fatto in passa-to sostenendo lapartecipazione dilaici a corsi spe-ciali e master uni-versitari). Sul tema del ter-

ritorio, invece, Semeraro ha evidenziato come la Chiesa, dalpunto di vista sociale, è riconosciuta anche dalle istituzionicivili come punto di riferimento credibile ed efficace, mentreè assente nel campo dell’impegno politico. Ha richiamatoquindi il grande lavoro svolto dalle scuole politiche in passa-to e l’urgenza di edu-care le comunitàparrocchiali all’inte-resse politico e al-l’azione pre-politicache potrebbe poi di-ventare per qualcu-no anche impegnopolitico diretto. Il la-voro si concluderàcon la rilettura dellesintesi vicariali daparte del Consigliopastorale diocesanonell’incontro di sa-bato 5 maggio. Verrà prodotta una sintesi diocesana cheorienterà la scelta pastorale del vescovo per il prossimo an-no pastorale.

Gualtiero Isacchi

ANDARE AL CUORE DEL DISCERNIMENTOPresentate al vescovo Semeraro le sintesi delle riflessioni svolte nei Vicariati territoriali sul tema dell’anno pastorale

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“vento di generazioni” al lazzaria6

UN PROGETTO A PIÙ MANI PE

Anno Santo dellaMisericordia robapassata? «Uno dei

frutti più belli raccoltinell’Anno Santo dellaMisericordia è stato diridestare nelle Chieselocali una nuova sensibi-lità verso l’opera di mi-sericordia specifica: vi-sitare i carcerati». Così

esordisce il documento “Per l’inclusione delle persone detenu-te” sottoscritto il 5 aprile scorso dai vescovi di Albano, MarcelloSemeraro, e di Velletri-Segni, Vincenzo Apicella, e dall’associa-zione Vol.A.Re. onlus, significativamente nel carcere di Velletri.

Il risultato di un percorsoÈ il risultato di un percorso avviato da anni tra le due Caritas dio-cesane e Vol.A.Re. nel servizio di sostegno alle persone detenu-te e che ha ricevuto nuova linfa dalle esperienze condivise in oc-casione del Giubileo. La preghiera che ha introdotto i lavori, a unpunto, recitava: “il Signore risana i cuori affranti” (salmo 146). Èstato spontaneo notare come il carcere sia interamente abitatoda cuori affranti. Questi cuori sono il cuore del progetto di inclu-sione, nella convinzione che è possibile declinare insieme giu-

stizia e misericordia, come da anni Cari-tas e Vol.A.Re. sperimentano. Le firme deivescovi e del presidente dell’associazione,Carlo Condorelli, rafforzano dunque unacollaborazione già intensa. Un atto utile afar comprendere con maggior chiarezzaal mondo del volontariato e agli operatoridelle due diocesi che “visitare i carcerati”è una scelta permanente, che deve coin-volgere la comunità ecclesiale e la comu-nità civile. C’è la consapevolezza che quello di Velletri è il carce-re del territorio, con una quota significativa delle persone reclu-se provenienti dalle due diocesi.

Un progetto annuale condivisoCaritas e Vol.A.Re. si impegnano dunque a realizzare ogni announ progetto che abbia al centro azioni di solidarietà, quali adesempio, la raccolta di prodotti per l’igiene e l’abbigliamento de-stinati ai detenuti privi di mezzi. Contestualmente impegnando-si a coinvolgere istituzioni e scuole in un percorso di sensibiliz-zazione alla legalità e alla condizione carceraria, a realizzare inautunno un evento pubblico su questi temi in prossimità dellaGiornata mondiale dei poveri, istituita da papa Francesco. E frai detenuti di Velletri risuona ancora l’eco delle parole indirizzateper lettera da Francesco nella Quaresima 2016. Il progetto resta

Articoli di cronaca, di opinio-ne, rubriche specialistiche equalche vezzo letterario. Il

primo numero di “Vento di Gene-razioni” sembra non avere nulla dioriginale, eppure questo mensilelo è: autori dei pezzi sono, infatti,quaranta detenuti della casa cir-condariale “Lazzaria” di Velletri. C’è chi è in carcere con la consa-pevolezza di aver sbagliato, chi èconvinto di pagare un prezzo trop-po alto e chi si dichiara innocente,ma nel realizzare questo progettotutto questo non traspare. L’unica cosa evidente è una granvoglia di riscatto. La redazione, infatti, è composta da dete-nuti che hanno fatto una scelta ben precisa: sfruttare iltempo in carcere per avere una possibilità in più all’uscita,conseguendo un diploma. Per alcuni è la licenza media, peraltri la maturità agraria: il giornale, del resto, è realizzatograzie all’omonimo progetto dell’Istituto tecnico agrario diVelletri, in collaborazione con il Centro provinciale perl’istruzione degli adulti (CPIA) 7 di Pomezia.L’arrivo della prima bozza stampata ha infervorato tutti icollaboratori, compresi gli educatori e i docenti che fin dal-

l’inizio hanno guardato al progetto siacon l’entusiasmo delle belle novità,sia con la perplessità di chi si chiede“ce la faranno?”. L’idea è partita dal-la professoressa Brunella Libutti, do-cente di religione, che voleva offrireai suoi studenti la possibilità di espri-mersi attraverso qualcosa che uscis-se dalla routine scolastica.Il primo numero del mensile, distri-buito all’interno della casa circonda-riale e dell’Istituto tecnico agrario diVelletri, sarà presto scaricabile an-che dal sito della scuola. I parteci-

panti al progetto non ci guadagnano nulla. Sono tutti volon-tari questi detenuti che, oltre a scrivere gli articoli, hannoimparato a disegnare le pagine e a impaginare l’intero gior-nale, come avviene in una qualsiasi redazione. Sono serviti cinque incontri con i giornalisti della coopera-tiva Il Mosaico, che ha curato il progetto, e tre mesi di la-voro, ma adesso la redazione è in grado di camminare conle proprie gambe. Fervono le discussioni per gli argomen-ti da inserire nel secondo numero e qualcuno ha già i pez-zi pronti per il terzo.

Monia Nicoletti

DETENUTI A SCUOLA DI GIORNALISMONella casa circondariale di Velletri l’iniziativa della cooperativa Mosaico

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sostegno anche per i più piccoli 7

UN PROGETTO A PIÙ MANI PER L’INCLUSIONE DEI CARCERATIaperto a quanti – parrocchie e comunità –vorranno far pervenire il loro contributo diidee e di supporto organizzativo per allarga-re l’orizzonte di umanità e carità cristiana:“ero in carcere e mi avete visitato”, al di là eal di qua delle sbarre. Ad esempio, fra leazioni possibili, alla portata di molte parroc-chie e comunità potrebbe esservi l’indivi-duazione di una o più persone in grado dimettersi a disposizione per qualche mese,

per integrare il percorso di recupero dei detenuti spendendo al-cune competenze. Oppure individuare insegnanti per il sostegnoscolastico, artigiani e lavoratori per piccoli laboratori, allenatorisportivi per esperienze di condivisione tra i detenuti in attivitàludiche, istruttori per giochi da tavolo, assistenti capaci di ascol-to e colloquio, operatori per l’assistenza ai familiari (donne ebambini) nelle ore di attesa per entrare a far visita al familiaredetenuto. In tal senso Vol.A.Re. mette a disposizione di parroc-chie e comunità – in raccordo con Caritas diocesana – l’espe-rienza dei propri volontari per un percorso di sensibilizzazione eformazione ai diversi servizi spendibili in carcere.

Sia dentro che fuori il carcereÈ poi da valorizzare anche l’importanza delle iniziative attivabi-li al di fuori del carcere, in particolare per la raccolta di prodot-

ti di prima ne-cessità per i de-tenuti più poverie un servizio dicorrispondenzaper i detenuti piùsoli. Insommaogni iniziativache aiuta la per-sona detenuta arelazionarsi con il mondo esterno al carcere costituisce un mo-tivo di speranza che alimenta il desiderio di riscatto personalemeditando sui propri errori e accresce il desiderio contestual-mente di convertire la propria vita. Resta il grande campo di as-sistenza alle famiglie di detenuti che abitano il nostro territorio.È una grande sfida che i centri d’ascolto Caritas già affrontanoda tempo e sulla quale continuare a lavorare interrogandosisulle potenzialità di maggior integrazione all’interno delle no-stre comunità. A questo proposito un lavoro specifico andrebbepensato per i minori presenti in queste famiglie. Insomma riuscire a integrare le competenze di tanti soggetti dif-fusi sul territorio diocesano costituisce la modalità più efficaceper dare corpo all’opera di misericordia “visitare i carcerati”.

Carlo CondorelliPresidente di Vol.A.Re.

Da qualche annoi figli delle per-sone detenute

in carcere hanno lapossibilità di trascor-rere una piacevolesettimana con il“Camp for Kids”, acura della Prison Fel-lowship Italia e giun-to alla quarta edizio-ne. «È un’esperienzameravigliosa – afferma Paola Montello, la responsabile delprogetto e membro della Prison Fellowship Italia – che ri-petiamo da tre anni. Dovremmo ripeterla a Lavino presso lacasa San Giuseppe, dove l’anno scorso suor Elia e le altresorelle ci hanno accolto con grande entusiasmo e amore. Ibimbi ogni anno sono stati felici e stupiti, ci chiedono sepossiamo fare un mese di campo estivo».La Prison Fellowship Italia è la promotrice dell’iniziativa in-sieme al Rinnovamento nello Spirito Santo (in particolare diSezze), e fa parte di un’organizzazione internazionale. Ilcampo estivo per figli di detenuti viene svolto anche in altreparti del mondo, ad esempio in Australia.«In questi anni – aggiunge Paola Montello – abbiamo stret-

to una preziosa collaborazione con l’associazioneVol.A.Re anche nella ricerca dei bambini, con il “Pro-getto Sempre Persona” famiglie di Rebibbia. Il terri-torio della diocesi ha risposto con grande generositàe interesse in diversi modi, nella raccolta fondi, conaiuti concreti, offerte alimentari, regali per i bimbiper la scuola e altro». Sono tante, poi, le attività previste per i partecipantial “Camp for Kids”, come la visita al Santuario Ma-donna delle Grazie e Santa Maria Goretti di Nettuno,alle Ferriere e alla Tenda del Perdono, dove all’inter-no viene raccontata la storia di Marietta e del suo ag-

gressore Alessandro Serenelli, e del suo cambiamento gra-zie al perdono e a una vita rinnovata. «Abbiamo svolto visite al Museo archeologico di Anzio - ri-corda la stessa responsabile del progetto – con un labora-torio didattico, lezioni di tennis offerte dalla Polisportivacomunale dilettantistica di Anzio sezione Tennis e la Picca-ri Academy, un pranzo con i fondi raccolti in memoria diFerdinando Mazza, e giornate al mare ad Anzio con l’asso-ciazione “Adamo Eventi”. Con quest’esperienza posso af-fermare che chiunque prenderà il largo rimarrà stupito dicome Dio è già in movimento e già ha aperto le strade equanto bene si può produrre».

Matteo Lupini

QUARTA EDIZIONE DI CAMP FOR KIDSSui passi dei santi locali per vivere accompagnati da Gesù

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dal territorio8

IL BUON PASTORE DONA LA VITA PER LE PECORESabato 21 aprile il vescovo ha ordinato presbitero il seminarista Marco Quarra

Un anno fa, abbiamo conosciutodon Marco Quarra un ragazzo di27 anni, nato e cresciuto in una

famiglia semplice, che lo ha accompa-gnato e sostenuto sin dall’inizio nellasua scelta vocazionale. Il 21 aprile,giornata mondiale di preghiera per levocazioni, alle ore 18, presso la Catte-drale di Albano, ha avuto luogo la suaordinazione presbiterale, celebratadal vescovo Marcello Semeraro. Oggi,Millestrade è tornato a intervistarlo.

Quali sono stati i momenti più significativi del tuo percorso?«Desidero condividere due momenti più significativi di questiultimi tre anni. Innanzitutto, il trasferimento da Marino ad Apri-lia. Marino è per me figura del grembo della Madre Chiesa.Nella parrocchia della Ss.ma Trinità sono stato battezzato e so-no cresciuto nella fede e proprio qui ho preso consapevolezzadella vocazione al sacerdozio ministeriale. Nella parrocchiadello Spirito Santo ad Aprilia ho cominciato a mettermi in gio-co, e penso che il Signore abbia iniziato a condurmi dalla figlio-lanza alla paternità. Il secondo momento è più una consapevo-lezza, quella dell’Amore e della Misericordia di Dio, che dasempre mi accompagnano. Nell’immagine scelta per la mia

ordinazione c’è proprio il Buon Pastore cheporta sulle sue spalle non una pecora, maun ariete: il Signore vuole che io porti sul-le mie spalle chiunque ne abbia bisogno».

Hai un modello a cui ispirarti nel servizio?«Il modello è Gesù Cristo, l’Unto e l’Eter-no Sacerdote, il Buon Pastore che, perusare un’espressione molto cara a papaFrancesco, è in mezzo, dietro e davanti algregge. Come suoi discepoli dobbiamoseguirlo, donandoci del tutto».

Cosa ti aspetti per il tuo futuro da sacerdote?«Non un’aspettativa, ma un augurio che faccio a me stesso euna preghiera che rivolgo a Dio per me e per i miei confratel-li. Voglio riprendere due concetti che il nostro vescovo ha ri-chiamato. Il primo è tratto dall’omelia dell’ultima Messa cri-smale: essere evangelizzato ed evangelizzare, accompagnan-do ed essendo accompagnato. L’altro concetto è tratto dal-l’omelia della Messa crismale dello scorso anno: Unxit ut Un-geret, cioè unti per ungere. Essere presbitero significa esseretestimonianza dell’esperienza di tenerezza di Dio; egli versa ilbalsamo dell’Amore perché anche noi facciamo lo stesso».

Irene Villani

CONSIDERATE QUESTO TEMPOLa parrocchia Natività di Maria Santissima ha ospitato il primo convegno diocesano di Pastorale giovanile

Domenica 22 aprile, presso laparrocchia Natività di MariaSantissima in località Vallelata,

ad Aprilia, si è svolto il primo conve-gno di Pastorale giovanile diocesanorivolto ad educatori di gruppi giovani eanimatori di oratorio, a cura del Ser-vizio di pastorale giovanile diocesanoe del Centro oratori diocesano. Unmomento di riflessione e confrontonecessari, come ha voluto richiamareil vescovo Marcello Semeraro nel suointervento, dopo un iniziale momento di preghiera. Il tema delpomeriggio di studio, “Considerate questo tempo”, è stato ap-profondito dal professor Marco Moschini, responsabile delcorso di gestione, organizzazione di oratori presso l’universi-tà di Perugia. Durante il suo intervento il relatore ha presen-tato la figura dell’educatore oggi a partire dal numero 34 deldocumento Educare alla vita buona del Vangelo: “Nell’operadei grandi testimoni dell’educazione cristiana, secondo la ge-nialità e la creatività di ciascuno, troviamo i tratti fondamen-tali dell’azione educativa: l’autorevolezza dell’educatore, lacentralità della relazione personale, l’educazione come attodi amore, una visione di fede che dà fondamento e orizzontealla ricerca di senso dei giovani, la formazione integrale del-la persona, la corresponsabilità per la costruzione del bene

comune”. Moschini ha richia-mato la necessità di avere “unosguardo sul tempo” ed «Entra-re così – ha detto il relatore –nel nostro tempo con la nostravita nell'orizzonte della speran-za che vuol dire ritrovarsi in unmovimento della persona per lapersona». Tale movimento con-serva il senso vocazionale diogni cristiano, il quale è chia-mato a comprendere la ricchez-

za della persona all'interno di un disegno di amore e di mise-ricordia che non chiede mezze misure, ma responsabilità ver-so se stessi e gli altri. Una responsabilità capace di guardarefino in fondo la vita per discernere il buono e il cattivo. Per co-struire sul buono e per correggere, guarire, ciò che ferisce.Vocazione e discernimento rappresentano, quindi, due mo-menti perché si assuma in sé il compito di "tornare alla per-sona". Durante il convegno è stato presentato anche il per-corso del pellegrinaggio diocesano che si svolgerà dall’8 al 12agosto prossimi, per i giovani dai 16 ai 29 anni, e che termine-rà a Roma nell’incontro con tutti i giovani delle diocesi italia-ne insieme a papa Francesco.

Valerio Messina

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dal territorio 9

UNA NUOVA CHIESA PER CASTAGNETTAIntervista al parroco di Santa Caterina da Siena, don Paolo Palliparambil

«Sarà festa grande».Già lo sa don PaoloPalliparambil, par-

roco di Santa Caterina da Sie-na, a Castagnetta (Ardea). Nelcorso dell’inaugurazione del-la nuova chiesa, sabato 28aprile alle 17:30, il vescovoMarcello Semeraro presiede-rà il rito di fronte a una comu-nità visionaria, tenace e pienadi speranza. A quando risale il progetto della chiesa?Lo potremmo far risalire alla fine degli anni Settanta. Per gliabitanti di Castagnetta era difficile raggiungere la chiesa diArdea. Così il parroco di allora, don Aldo Zamponi, iniziò a ce-lebrare la messa in un garage vicino. Nell’agosto del 1980,dopo un anno dalla prima processione nella frazione, venneacquistata una statua della Beata Vergine Maria. Alcune fami-glie si offrirono di ospitarla e con essa anche la celebrazioneeucaristica del sabato pomeriggio. Per volontà dell’allora ve-scovo di Albano, monsignor Dante Bernini, la curia acquistòun terreno a via delle Scalette e uno scantinato fu adibito acappella, poi eretta a parrocchia nel 1988.

Quanto sono durati i lavori?Il primo progetto lo abbiamo presentato nel giu-gno 2005 e il permesso lo abbiamo ottenuto die-ci anni dopo. L’attesa ha un po’ indebolito l’entu-siasmo dei cittadini, che però non hanno maiperso di vista l’obiettivo.Nel progetto sono inclusi altri locali oltre la chie-sa?La parrocchia di Castagnetta era e rimane l’uni-co punto di aggregazione sociale. Con il tempoabbiamo riqualificato una stalla, trasformandolain ufficio parrocchiale, e comprato dei container

in cui insegnare catechismo. C’è anche un campetto per gio-care a calcetto, pallavolo e pallacanestro. Dove avete trovato i fondi per realizzare l’edificio?La raccolta delle offerte è iniziata nel 1984 e dal 1988 la co-munità ha organizzato una festa annuale. Dopo trent’anni sia-mo riusciti a racimolare metà della spesa. L’altra metà l’ab-biamo ottenuta grazie a un intervento della curia di Albano,con i fondi dell’8x1000 alla Chiesa cattolica.Perché dedicare la chiesa a Santa Caterina da Siena?Il terreno è stato acquistato il 29 aprile, giorno di Santa Cate-rina da Siena, e poi il comitato promotore originario era com-posto da sole donne.

Mirko Giustini

LE CATACOMBE DI SAN SENATORE ALL’OPEN DAY VISIT CASTELLIIl sito è stato aperto ai visitatori domenica 22 aprile

Un calendario ricco dieventi quello che ha ca-ratterizzato “l’Open Day

Visit Castelli” di domenica 22aprile, con tanti siti turisticiche hanno aperto le porte alpubblico. Alla manifestazione,che coinvolge tutto il territoriodei Castelli Romani, hannoaderito ville, palazzi abbazie esiti archeologici. Per l’occasio-ne è stata organizzata una se-rie di eventi all’area aperta chehanno coinvolto adulti e bambini.Il territorio dei Castelli è da sempre una realtà turistica famo-sa a livello nazionale, grazie anche alla vicinanza con Roma.A oggi, sono diversi i progetti attivi che stanno rivalutandoquesta risorsa, sinora poco sfruttata in relazione alle poten-zialità, ma che può essere una possibilità economica impor-tante per un territorio ricco di siti d’interesse, storia e tradi-zioni enogastronomiche.All’iniziativa “Open Day Visit Castelli” hanno aderito anche leCatacombe di San Senatore, che si trovano lungo l’Appia An-tica, esattamente al XV miglio da Roma. Un sito archeologicoimportante, inserito in numerose guide turistiche tra i puntida non perdere. La catacomba sorge in un’area precedente-

mente utilizzato come cava di poz-zolana. La trasformazione da luogodi estrazione a cimitero cristiano èavvenuta a cavallo tra il III e il IV se-colo d.C., ed è rimasto attivo fino alXII secolo. Con ogni probabilità, illungo periodo di frequentazione sideve all’utilizzo della ex cava anchecome “ecclesia”, connessa al cultodei martiri locali. Le notizie dellacatacomba risalgono al IV secolo eal suo interno furono seppelliti, Se-condo Carpoforo, i martiri Vittorino

e Severino, sepolti ad Albano. Caratterizzano la catacombaalcuni affreschi presenti sia nella cripta centrale che nell’ab-side della cripta minore. I primi, ben conservati, raffiguranoSan Senatore, cui è intitolato il sito, Cristo tra i martiri di Al-bano e gli sponsores e infine Cristo Pantocratore tra SanSmaragdo e Maria nella “cripta storica”. Della storia di SanSenatore non sono molte le notizie pervenute ai nostri giorni.Del martire infatti non è certa l’epoca in cui è vissuto, così ov-viamente come quella del suo martirio che viene ricordatodal V secolo circa, nel Martirologio Geronimiano. La festa diSan Senatore cade il 26 settembre.

Emanuele Scigliuzzo

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rubrica biblicaa cura di ombretta pisano

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L’amore del nemico è ciòche sta alla base del ri-getto della vendetta co-

me sistema per regolare irapporti sociali. Il testo cui al-lude Gesù (Lv 19,17) recitachiaramente: “Non ti vendi-cherai e non serberai rancorecontro i figli del tuo popolo,ma amerai il tuo prossimocome te stesso”. Secondoquesto testo, “prossimo” indi-ca il conterraneo, il vicino, ilfamiliare nei riguardi del qua-le vi è il naturale dovere di es-sere solidali. Non esiste, in-vece, alcun riferimento espli-cito all’odio per il nemico nel-l’Antico Testamento, ma in Dt23,4ss si trova un richiamo al-la distanza da tenere nei con-

fronti di alcuni popoli stranieri, motivato del loro comporta-mento ostile o indifferente nei confronti di Israele quandoera nel bisogno: “…non vi vennero incontro con il pane e conl’acqua quando uscivate dall’Egitto… Non cercherai mai laloro pace né la loro prosperità, mai finché avrai vita”. Se-condo questo testol’ a t t e g g i a m e n t oostile è determinatoda una relazionemancata: questi po-poli stranieri nonhanno soccorsoIsraele, non gli han-no dato né pane néacqua, cioè non sisono comportati inmodo tale da meri-tare di essere con-siderati “prossimi”.

La relazione con l’altro fa di lui un nemico o un prossimoCiò che decide chi è prossimo e chi è nemico è la relazio-ne che si decide di instaurare con lui, una relazione chenella Bibbia deve sempre essere caratterizzata dalla curanelle situazioni di mancanza e povertà: il nemico non è maitale sempre e per sempre. Questo lo si vede anche, adesempio, in Es 23,4-5: “Se incontrerai un bue del tuo ne-mico o un suo asino disperso, glielo riporterai. Se vedraiun asino di chi ti odia giacere sotto il suo peso, astienitidall’abbandonarlo: lo slegherai con lui”.Secondo questo testo, le cose del nemico debbono esseretrattate come se fossero le nostre, “disattivando” la violen-za che si moltiplica attraverso le vendette. Nel momento incui il nemico diventa una persona che si trova nel bisogno,egli smette di essere “nemico” per diventare “prossimo”.

Amare il nemico significa dargli la possibilità di smetteredi essere o comportarsi come tale, dargli la possibilità dicambiare, di diventare una persona con cui essere in rap-porto; gli si dà la possibilità di rimanere vivo davanti a noi,al contrario della vendetta, che tende a eliminare l’altrodal proprio orizzonte. È il “merito” che non avranno mai ipubblicani e i pagani, cioè coloro che amano il loro “pros-simo” perché è già uguale a loro.Nella parabola evangelica del Buon Samaritano costui,straniero e perciò potenzialmente “nemico” del malcapita-to, diversamente dagli israeliti, dai “prossimi” che sonopassati accanto al ferito senza fare niente per lui, ha avutocompassione e lo ha soccorso nel bisogno, trasformando-si per lui, con questo gesto, da nemico potenziale in vero“prossimo”. Per questo Gesù, nella parabola, rovescia ladomanda “chi è il mio prossimo?” e la fa diventare “di chisono prossimo?”. La situazione di povertà, di fragilità, eli-mina tutte le distinzioni identitarie e impone un comporta-mento semplicemente umano.

L’amore scrive la Legge nel cuoreNei testi di Mt 5 che sono stati proposti in questa rubricanei mesi scorsi, Gesù insegna il modo di osservare la leg-ge come egli stesso la osserva, indicando l’interiorità del-la persona come chiave del vero ascolto della volontà delSignore. Gesù ha insegnato a non covare sentimenti nega-

tivi e nefasti (in-vidia, gelosia,desiderio di pos-sesso); ha tra-smesso una se-rie di prescrizio-ni al negativo,che si articolanomediante dei“non… non…”.Nel comandopositivo e propo-sitivo dell’amoreper il nemicoche si trova qui,

Gesù capovolge la prospettiva: l’amore è una spinta graziealla quale l’interiorità umana ha la possibilità di aggiraretutti gli ostacoli che si frappongono tra le dichiarazioni diintenti e la realtà; può vincere tutte le resistenze. “Amare”è il comando positivo di Gesù che realizza perfettamentel’obbedienza al Padre perché mette la stessa persona (“co-me te stesso”, “fai agli altri quello che vorresti fosse fattoa te”) come misura del proprio agire con gli altri alzando,con ciò, l’asticella dei comportamenti al livello massimo.L’amore va sempre insieme alla compassione, è “patirecon”, è vedere il proprio volto nel volto dell’altro; è sentireil bisogno dell’altro in sé. Se è rivolto al nemico, poi, ha ilpotere (tutto divino) di cambiargli il cuore.

(Continua)

AMATE I NEMICITrasformare il nemico in prossimo

43Avete inteso che fudetto: Amerai il tuo prossi-mo  e odierai il tuo nemi-co;  44ma io vi dico: amate ivostri nemici e pregate per ivostri persecutori,  45perchésiate figli del Padre vostroceleste, che fa sorgere ilsuo sole sopra i malvagi esopra i buoni, e fa pioveresopra i giusti e sopra gli in-giusti.  46Infatti se amatequelli che vi amano, qualemerito ne avete? Non fannocosì anche i pubblicani?  47Ese date il saluto soltanto aivostri fratelli, che cosa fatedi straordinario? Non fannocosì anche i pagani?

(Mt 5,43-47)

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mondialità e cultura 11

LA RICERCA DI UNA VITA AUTENTICAHeidegger e il “Da Sein” per per un umano pieno di possibilità

Procediamo con il discorso su Heideg-ger: non è un discorso etico, e nem-meno istituisce valori. Il Da Sein non

si coglie come proprio, ma vive nelle e del-le norme della comunità a cui appartiene, eche lo sottrae, in qualche modo, a se stes-so. Mentre, come già si è detto, nel “sì”dell’inautentico, l’uomo ha la tendenza anascondersi in lui, nella dimensione del-l’autentico heideggeriana, avviene la fuo-riuscita dallo stato di consuetudine, cioè,dal luogo in cui si vivono stereotipi ed abi-tudini. Dal “sì”, ci si può emancipare! Infat-ti, sebbene la dimensione inautentica sia lacondizione di comodità e tranquillità per l’uomo, il passo de-cisivo avviene, secondo Heidegger, attraverso la considera-zione della morte, intesa come l’elemento costitutivo, cioèinterno, alla propria vita, e non qualcosa di ulteriore ad es-sa. La morte viene concepita come possibilità, di cui non siconosce né il giorno, né l’ora, e la cui assunzione permettedi avere totale consapevolezza del limite. Da ciò, si com-prende come l’umano sia l’insieme di possibilità, seppursempre circoscritte, ed il Da Sein, è proprio l’esplicazione diqueste possibilità. La vita si pensa racchiusa nella morte, la

quale fa assumere in modo decisivo, per Heidegger,la forma più propria dell’uomo, che è quella della fi-nitezza. Ancora, la morte fa cambiare prospettiva al-la vita: l’uomo, infatti, continua a trascendere sestesso verso le proprie possibilità, verso il non anco-ra, mentre i possibili acquistano una dimensione piùpropria, perché nella finitezza non si assolutizzaniente. È proprio nella finitezza che si interiorizzapienamente la morte. Se ci si domanda, quindi, chisia l’uomo, secondo Heidegger, che vive autentica-mente, si può rispondere che egli sia colui che nonfugge se stesso, perché la vita autentica è quella checonsegna l’uomo alla propria persona, e al propriolimite. La morte, dunque, dà la direzione alla vita, fa

sì che la finitezza apra all’uomo la porta dell’unità, e illumi-ni la sua personale unicità. Per concludere, con Heideggersi può ben affermare che la dimensione autentica della vitarenda l’uomo capace di riguadagnare la dimensione del pro-prio, e approdare nuovamente in se stesso. Heidegger parladi ritrovamento, il quale si concretizza nell’essere per lamorte, e cioè nell’anticipazione della possibilità, che non èperò concretizzata in anticipo, bensì solo resa reale in quan-to riconosciuta come vera e presente.

Chiara Maffeis

LA FESTA DEL LAVOROUna ricorrenza nata da sacrifici e lotte

Il primo maggio è la Festa dellavoro. La ricorrenza, nata conl’obiettivo di ricordare le lotte

per la conquista di importanti di-ritti come la riduzione dell’orariolavorativo a 8 ore, è oggi anchel’occasione per dare ampio risaltoai problemi sociali più gravi degliultimi anni, quali il precariato e ladisoccupazione. La festa, di stampo socialista, conil tempo ha assunto un significatorilevante per tutti, cattolici com-presi, grazie alla vicinanza delPapa alla questione del lavoro.Più volte Bergoglio ha infatti sottolineato l’importanza del la-voro e della dignità dei lavoratori, mostrando vicinanza ai pre-cari, ai disoccupati e alle vittime di sfruttamento. «Senza lavoro non c’è dignità, ma non tutti i lavori sono lavo-ri degni», ha affermato papa Francesco a ottobre 2017, nel vi-deomessaggio trasmesso in occasione della Settimana socia-le dei cattolici italiani di Cagliari. «Ci sono lavori che umilianola dignità delle persone – ha aggiunto – quelli che nutrono leguerre con la costruzione di armi, che svendono il valore delcorpo con il traffico della prostituzione, che sfruttano i mino-ri. Offendono la dignità del lavoratore anche il lavoro in nero,

quello gestito dal caporalato, i la-vori che discriminano la donna enon includono chi porta una disa-bilità».Il Papa si è soffermato sul lavoroprecario: «È una ferita aperta permolti lavoratori, che vivono nel ti-more di perdere la propria occu-pazione. Io ho sentito tante voltequesta angoscia: l’angoscia di po-ter perdere la propria occupazio-ne; l’angoscia di quella personache ha un lavoro da settembre agiugno e non sa se lo avrà nelprossimo settembre. Precarietà

totale. Questo è immorale. Questo uccide: uccide la dignità,uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Il lavo-ro in nero e il lavoro precario uccidono».Francesco ha quindi espresso «preoccupazione per i lavoripericolosi e malsani, che ogni anno causano in Italia centina-ia di morti e di invalidi», e portato un pensiero «ai disoccupa-ti che cercano lavoro e non lo trovano, agli scoraggiati che nonhanno più la forza di cercarlo, e ai sottoccupati, che lavoranosolo qualche ora al mese senza riuscire a superare la sogliadi povertà. A loro dico: non perdete la fiducia».

Francesco Minardi

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appunti12

Mensile di informazionedella Diocesi Suburbicaria di AlbanoAnno 11, numero 101 - aprile 2018

APPUNTAMENTI05 MAGGIOConsiglio pastorale diocesanoL’incontro si terrà presso il seminario vescovile apartire dalle ore 9.30.

07 MAGGIOScuola di coppia e genitoriIl tema dell’incontro è “Educare è difficile, ma èpossibile, infine è bello”. Ore 18.00, Parrocchia SanGiuseppe in Pavona di Albano.

11 MAGGIO• Riunione dei direttori di curiaOre 10.00, curia vescovile.• Scuola di coppia e genitoriIl tema dell’incontro è “Il segreto del figlio”. Ore17.30, scuola V. Pallotti, via Marconi, 34 - Aprilia.

12 MAGGIOSan Pancrazio Martire - Patrono della DiocesiIl vescovo presiederà la santa messa in cattedralealle ore 18.00. Seguirà la processione per le viedella città.

13 MAGGIOSolennità dell’AscensioneGiornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

14 MAGGIORiunione dei vicari territorialiOre 10.00, curia vescovile.

14-21 MAGGIOSettimana intensiva in preparazione alle nozzeGli incontri, organizzati dall’Ufficio diocesano perla pastorale della famiglia, si terranno dalle ore 20presso la parrocchia Sacro Cuore in Ciampino.

17 MAGGIORitiro spirituale mensile del cleroOre 9.30 presso il seminario vescovile di Albano.

19 MAGGIOVeglia di PentecosteLa celebrazione della veglia si terrà alle ore 20.30presso la Parrocchia San Bonifacio in Pomezia.

21, 23, 25 e 28 MAGGIOCorso introduttivo per i nuovi ministri della comu-nione eucaristica.Il corso si terrà presso la Parrocchia Sant’Eugenio I, pa-pa in Pavona di Castel Gandolfo a partire dalle ore 18.00.

27 MAGGIOGiornata diocesana di spiritualità in preparazionealle nozze cristianeL’incontro, organizzato dall’Ufficio diocesano per lapastorale della famiglia, si terrà presso il Semina-rio vescovile, Piazza San Paolo, 6 - Albano Laziale.

29 MAGGIOFormazione insieme con i giovani sposiL’incontro dal titolo “Quando saremo due saremoveglia e notte. La stanza nuziale. La fecondità nel-l’intimità”, organizzato dall’Ufficio diocesano per lapastorale della famiglia, si terrà alle ore 20.30 pres-so la Parrocchia Santa Maria della Stella in Albano.

31 MAGGIOSolennità del Corpus DominiIl vescovo presiederà alle ore 18.00 la santa mes-sa del Corpus Domini nella Basilica Cattedrale diSan Pancrazio. Seguirà la processione per le viedella città. Durante la celebrazione il vescovo isti-tuirà i nuovi ministri della comunione eucaristicadando un mandato per i prossimi tre anni.

Reg. n. 13/08 del 08.05.2008 presso il Tribunale di Velletri

Direttore Editoriale: Mons. Marcello Semeraro

Direttore responsabile: Dott. Fabrizio Fontana

Coordinatore di redazione: Don Alessandro Paone

Hanno collaborato:Carlo Condorelli, Mirko Giustini, Gualtiero Isacchi,Paolo Larin, Donatella Lepore, Matteo Lupini, Chia-ra Maffeis, Valerio Messina, Francesco Minardi, Mo-nia Nicoletti, Antonello Palozzi, Ombretta Pisano,Giovanni Salsano, Emanuele Scigliuzzo, Irene Villa-ni, Barbara Zadra.

Piazza Vescovile, 1100041 Albano Laziale (Rm)Tel. 06/93.26.84.024 - Fax 06/93.23.844

[email protected]

Stampa: Tipografica Renzo PalozziVia Capo D’Acqua, 22/B00047 Marino (Rm) - Tel. 06/93.87.025

Questo numero è stato chiuso il 26.04.2018

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