GESÙ: UNGUENTO CHE GUARISCE - WebDiocesi · 2016. 4. 1. · “Metti una sera a cena” ad Albano....

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MENSILE DINFORMAZIONE DELLA DIOCESI SUBURBICARIA DI ALBANO ANNO 9 N. 80 - MARZO 2016 GESÙ: UNGUENTO CHE GUARISCE appuntamenti 12 il nuovo cpd 2 pubblicità 3 milleflash 4 cresifest 5 il giovedì santo 6 il venerdì santo 7 speciale misericordia 8 ladulto che ci manca 9 Nella lettura del Cantico dei Cantici ci s’im- batte subito nelle espressioni di una donna innamorata che dice all’amato: «aroma che si spande è il tuo nome» (1,2). Nell’interpreta- zione simbolica di questo versetto, i Padri della Chiesa spiegavano che quello era il no- me di Gesù: come un unguento che effonde il suo profumo. «Ecco Cristo, ecco Gesù», dice- va san Bernardo. Di questo libro della Scrittu- ra – il più bello e il più mistico – egli ci ha la- sciato un monumentale commento, dove pure si legge: «Racchiuso nella parola Gesù tu hai questo unguento che è in grado di curare e guarire tutte le tue malattie». Tra i discepoli di Bernardo c’è anche Aelredo di Rievaulx, autore molto noto se non altro per una sua operetta sull’amicizia spirituale. In un sermo- ne egli interroga: «Ma tu lo conosci il nome di Gesù? Ne riconosci il suono? Sai qual è il suo sapore? Quale la sua fragranza? Olio gron- dante è il suo nome. Perché olio? Perché ha il sapore della carità; ha il gusto della miseri- cordia». È Pasqua. In un anno speciale. La Pasqua nel Giubileo della Misericordia. Men- tre, al termine della Messa Crismale al matti- no del giovedì santo, invio a tutte le nostre co- munità parrocchiali i santi oli per i catecume- ni e per gli infermi e il santo Crisma, ripenso a tutto questo: il balsamo, il profumo, l’olio, la cura delle piaghe aperte, la guarigione delle ferite. Possiamo esserlo anche noi, discepoli del Risorto. Nel libro autobiografico dal titolo Se questo è un uomo, Primo Levi descrive la sua prigionia e racconta che nel lager esala- va un puzzo scialbo e dolciastro che si attac- cava alla pelle e non andava più via: «Così giovane e già puzzi! Così si usa accogliere fra noi i nuovi arrivati». Etty Hillesum è una gio- vane donna ebrea morta ad Auschwitz. Le ul- time sue parole che ci sono giunte dal suo diario sono queste: «Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite». Entrò nella puzza del lager come aroma che si spande. Pur non essendo cristiana entrò nel mistero del nome di Gesù: unguento che guarisce. Quando la nostra vita sarà giunta alla sera, non ci sarà chiesto se avremo fatto di noi un opus perfec- tum, ma solo se avremo fatto della vita un do- no, come un balsamo per molte ferite. X Marcello Semeraro, vescovo speciale gmg 10 mitis iudex 11

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  • MENSILE D’INFORMAZIONE DELLA DIOCESI SUBURBICARIA DI ALBANO • ANNO 9 N. 80 - MARZO 2016

    GESÙ: UNGUENTO CHE GUARISCE

    appuntamenti 12

    il nuovo cpd 2

    pubblicità 3

    milleflash 4

    cresifest 5

    il giovedì santo 6

    il venerdì santo 7

    speciale misericordia 8

    l’adulto che ci manca 9

    Nella lettura del Cantico dei Cantici ci s’im-batte subito nelle espressioni di una donnainnamorata che dice all’amato: «aroma che sispande è il tuo nome» (1,2). Nell’interpreta-zione simbolica di questo versetto, i Padridella Chiesa spiegavano che quello era il no-me di Gesù: come un unguento che effonde ilsuo profumo. «Ecco Cristo, ecco Gesù», dice-va san Bernardo. Di questo libro della Scrittu-ra – il più bello e il più mistico – egli ci ha la-sciato un monumentale commento, dove puresi legge: «Racchiuso nella parola Gesù tu haiquesto unguento che è in grado di curare eguarire tutte le tue malattie». Tra i discepolidi Bernardo c’è anche Aelredo di Rievaulx,autore molto noto se non altro per una suaoperetta sull’amicizia spirituale. In un sermo-ne egli interroga: «Ma tu lo conosci il nome diGesù? Ne riconosci il suono? Sai qual è il suosapore? Quale la sua fragranza? Olio gron-dante è il suo nome. Perché olio? Perché ha ilsapore della carità; ha il gusto della miseri-cordia». È Pasqua. In un anno speciale. LaPasqua nel Giubileo della Misericordia. Men-tre, al termine della Messa Crismale al matti-

    no del giovedì santo, invio a tutte le nostre co-munità parrocchiali i santi oli per i catecume-ni e per gli infermi e il santo Crisma, ripensoa tutto questo: il balsamo, il profumo, l’olio, lacura delle piaghe aperte, la guarigione delleferite. Possiamo esserlo anche noi, discepolidel Risorto. Nel libro autobiografico dal titoloSe questo è un uomo, Primo Levi descrive lasua prigionia e racconta che nel lager esala-va un puzzo scialbo e dolciastro che si attac-cava alla pelle e non andava più via: «Cosìgiovane e già puzzi! Così si usa accogliere franoi i nuovi arrivati». Etty Hillesum è una gio-vane donna ebrea morta ad Auschwitz. Le ul-time sue parole che ci sono giunte dal suodiario sono queste: «Si vorrebbe essere unbalsamo per molte ferite». Entrò nella puzzadel lager come aroma che si spande. Pur nonessendo cristiana entrò nel mistero del nomedi Gesù: unguento che guarisce. Quando lanostra vita sarà giunta alla sera, non ci saràchiesto se avremo fatto di noi un opus perfec-tum, ma solo se avremo fatto della vita un do-no, come un balsamo per molte ferite.

    X Marcello Semeraro, vescovo

    speciale gmg 10

    mitis iudex 11

  • Inserita nel calendariodella formazione per-manente del clero dio-cesano, l’iniziativa “Mettiuna sera a cena - vivere dapreti la propria stagione divita” ha rappresentato an-che quest’anno un mo-mento forte di riflessione,condivisione e fraternitàsacerdotale attorno al ve-scovo, nel seminario di Al-bano. Quest’anno, monsi-gnor Semeraro ha chiestoa don Gian Franco Poli,teologo e psicanalista, di guidare gli incontri. Il 23 febbra-io si sono ritrovati i sacerdoti tra i 25 e i 45 anni, con cui donPoli ha sviluppato due temi: “Vivere con gioia il ministero”e “Vivere intensamente la propria stagione sacerdotale”. Ilprimo marzo, ai preti tra i 46 e 65 anni, monsignor Seme-raro ha sottolineato come questi “incontri” non siano degli“atti penitenziali”, ma un’opportunità di ascolto e di scam-bio, mentre don Gian Franco ha evidenziato i temi “Nessu-no si fa sacerdote da se stesso” e “L’essere e diventareadulti per generare e ri-generare la vita”. Nell’ultimo in-contro, l’8 marzo, don Poli ha ricordato ai sacerdoti “over65” che la “vecchiaia non è una vergogna” e ha sottolinea-to l’importanza di accettare le proprie età e condizione disalute, mentre il vescovo ha ribadito che il “principio gene-rativo” del presbiterio è contribuire a trasformarlo in unluogo di fraternità concreta e di santificazione. Ogni incon-tro si è concluso con una cena fraterna preparata dalla co-munità del seminario.

    Alessandro Paone

    Sabato 12marzo si èriunito perla prima volta, inquest’anno pa-storale, il Consi-glio pastoralediocesano rinno-vato in alcunisuoi membri do-

    po la scadenza del precedente quinquennio. Nella sua ri-flessione iniziale, partita dalla prolusione di papa France-sco nel 50° del Sinodo dei Vescovi e con riferimenti allaEvangelii gaudium, il vescovo Semeraro ha aiutato i parte-cipanti a definire il significato del Consiglio, la qualità delsuo lavoro e il volto di Chiesa che esso è chiamato a mo-strare. In particolare ha parlato della sinodalità, del suo va-

    lore teologico e dello stile sinodale che deve caratterizzareil suo procedere. Questo, ha precisato, non è questione dicose da fare, bensì un modo di essere, in conformità fra ciòche si pensa, quello che si dice e quello che si fa. Connes-so con i problemi di tutti i giorni, è luogo privilegiato perchécominci a manifestarsi una forma sinodale, che plasmi instile sinodale la realtà diocesana. Quest’organismo eccle-siale di partecipazione e comunione, che si riunisce in viaordinaria tre volte l’anno, è al servizio del vescovo, unita-mente al Consiglio presbiterale, al Collegio dei consultori,al Capitolo dei canonici e ai Consigli vicariali e parrocchia-li, ed è espressione del volto della Chiesa locale di cui fan-no parte tutte le realtà ecclesiali. Nella seconda parte del-la riunione, monsignor Gualtiero Isacchi, vicario episcopaleper la pastorale, ha presentato il suo intervento su Adultiper iniziare, considerazioni e prospettive.

    Franco Piccioni

    dalla diocesi2

    «L’adulto non va piùlasciato perchénon possiamopermetterci la morte del fi-glio. Sarebbe rinunciare alfuturo, sarebbe rinunciare aldesiderio, sarebbe rinuncia-re all’infinito». Martedì 15 emercoledì 16 marzo i sacer-doti della diocesi, divisi indue gruppi a seconda dellezone pastorali, sono staticonvocati dal vescovo Mar-cello Semeraro per lavorareinsieme, a partire da questacitazione dell’ultimo Convegno pastorale diocesano.L’adulto e la sua responsabilità educativa sono al cen-tro della riflessione di quest’anno pastorale, affinchési possano individuare strade possibili di servizio, invista dell’edificazione di comunità cristiane adulte.Solo tali comunità, infatti, possono favorire e sostene-re relazioni che siano, anch’esse, adulte. Le tracce in-dicate per il confronto hanno riguardato da un lato ilmodo di costruire queste comunità, e dall’altro il mo-do di essere adulti. Nel primo caso, si è partiti dallecaratteristiche individuate per le comunità adulteconfrontandole con le caratteristiche reali delle par-rocchie, e riflettendo sui modi per colmare la distanzatra le due. Nel secondo caso, sono stati messi a con-fronto i vissuti dei laici e dei sacerdoti, incentrando poila riflessione sulle azioni pastorali che questi ultimipossono mettere in atto per aiutare a stare con matu-rità all’interno di questi vissuti.

    Manuel De Santis

    IL NUOVO CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANOInsieme per un volto di chiesa chiamato a mostrare la sinodalità

    LABORATORIO PASTORALEComunità adulta: da dove cominciare?

    INCONTRI IN FRATERNITÀ“Metti una sera a cena” ad Albano

  • a cura di GIOVANNI SALSANO

    milleflash4

    Arriva nelle librerie Accompagnare è generareI temi dell’accompagnamento edella generatività, da sempre ca-ri al vescovo di Albano, sono alcentro di un nuovo libro di monsi-gnor Marcello Semeraro Accom-pagnare è generare (edizioni Edb,nella collana Formazione cate-chisti), scritto insieme a don Sal-vatore Soreca, direttore dell’uffi-cio catechistico della diocesi diBenevento e aiutante di studiodell’ufficio catechistico nazionale.«Sono argomenti – sottolinea Se-

    meraro – molto importanti, su cui si è soffermato spessopapa Francesco. Si tratta di dare al nostro cammino il rit-mo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso epieno di compassione, ma che nel medesimo tempo sani,liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana».

    Vicaria di Albano: Fare misericordiaÈ iniziato venerdì 11 marzo, nella parrocchia del Cuore Im-macolato ad Albano Laziale, l’itinerario spirituale sulleopere di misericordia – sul tema Fare misericordia – avvia-to per il Giubileo nel vicariato territoriale di Albano. Nelprimo appuntamento, don Giuseppe Montenegro, ha trat-tato la prima opera di misericordia corporale (Dar da man-giare agli affamati) e la prima spirituale (Consigliare i dub-biosi). L’itinerario di preghiera e formazione riprenderà l’8aprile nella parrocchia di San Giuseppe sposo di Maria Ver-gine a Pavona e vivrà un appuntamento al mese, fino a no-vembre, seguendo l’ordine delle Opere di misericordia. Lecatechesi iniziano alle 21 e alla guida si alterneranno donGiuseppe Montenegro e don Gian Franco Poli.

    La musica sacra come strumento di preghieraNella cornice della Cattedrale di San Pancrazio, si è svoltosabato 12 marzo Canto la tua gloria, un racconto dellaPassione di Gesù attraverso la musica, il canto e la Parola.Un connubio tra fede e arte, musica e preghiera, per aiuta-re i fedeli a prepararsi a vivere il triduo pasquale. L’eventoè stato a cura dell’Ufficio liturgico diocesano, sezione Mu-sica sacra, diretta da don Franco Ponchia. Protagonisti: lacorale “San Filippo Neri” di Cecchina, il coro diocesanogiovanile “Otto Note” di Albano, Anna Rita D’Alessandro,Elio Santoro (voci narranti), Maria Cristina Filosofi (sopra-no), Chiara De Santis (violoncello), Luciano Berna Berion-ni (tromba) e Stefano Terribili (organo).

    Imparare da Santa Maria GorettiÈ stato pubblicato da Palumbi, inoccasione dell’Anno santo straordi-nario, il libro Domani sarà grano.Laboratorio di spiritualità gorettia-na, scritto da padre Giovanni Alber-ti, passionista, direttore della stori-ca rivista “La Stella del Mare” (fon-data nel 1909) e già rettore del San-tuario di Nostra Signora delle Gra-zie e Santa Maria Goretti a Nettuno.Una raccolta antologica, con la pre-fazione del cardinale Angelo Coma-stri, delle molteplici tematiche le-

    gate alla spiritualità di Marietta: «Etichettare i Santi –spiega padre Giovanni Alberti – è un metodo facile, sbriga-tivo ma decisamente riduttivo e da evitare. Maria Gorettinon è la “Santa brava cinque minuti”: il suo è un camminograduale e cadenzato verso la santità».Papa Francesco ad Ariccia per gli esercizi spirituali

    Dal 6 all’11 marzo, papa Francesco ela Curia romana hanno vissuto adAriccia, presso la Casa Divin Mae-stro, il periodo degli esercizi spiritua-li: sei giorni di ritiro, meditazione epreghiera, accompagnati da dieci nu-de domande del vangelo, guidati dapadre Ermes Ronchi dei Servi di Ma-ria. Accolti all’arrivo da un gruppo

    nutrito di fedeli e sostenuti dalla preghiera della Chiesa diAlbano, sono stati messi di fronte a dieci domande, spiaz-zanti nella loro semplicità, ma in grado di giungere dritteal cuore per la loro profondità, che padre Ronchi ha sceltoperché «Capaci – ha detto la guida degli esercizi – di met-tere nel profondo un seme che possa germogliare».

    Pellegrinaggio giubilare per i ragazzi di Sant’AnnaIn occasione dell’Anno Giubilare, i catechisti della parroc-chia Sant’Anna di Nettuno, insieme ai ragazzi che dopo laComunione hanno proseguito un cammino di conoscenzadella Parola di Dio (in attesa di intraprendere la Tappa Cri-smale), e ai loro genitori hanno vissuto il pellegrinaggio al-la Porta Santa della Cattedrale di Albano. Dopo un mo-mento di preghiera, i partecipanti hanno varcato la PortaSanta e hanno proseguito la mattinata con l’adorazione alSantissimo Sacramento, la Messa e il Sacramento dellaRiconciliazione. In seminario, infine, hanno seguito unabreve catechesi a cura di don Jourdan Pinheiro, direttoredell’Ufficio catechistico diocesano.

  • speciale cresifest 5

    Tra preghiera, musica e divertimento, il CresiFestdella Diocesi di Albano è statoun successo. Domenica 6 mar-zo, oltre milleduecento persone, tracresimandi e accompagnatori (gio-vani e adulti), hanno invaso il CentroMariapoli di Castel Gandolfo per in-contrare il vescovo Marcello Semera-ro che, non potendo celebrare tutte lecresime, ha voluto salutarli. L’evento,alla quarta edizione, è stato organiz-zato dal Servizio di pastorale giovani-le, dall’Ufficio catechistico diocesano,dal Centro oratori diocesano e con lacollaborazione del Centro vocazionie della Caritas.Semeraro ha introdotto la catechesicon il discorso che papa Paolo VIaveva tenuto a Castel Gandolfo nel1972: «La Chiesa è come un alberod’ulivo: quando ha perduto le fogliesembra vecchio e non viene la vo-glia di accarezzarlo: sembra ruvido. Mal’ulivo ha una caratteristica: si rin-nova da sé. Il papa voleva dire che laChiesa si rinnova ed è sempre giova-ne». Giovane come chi si appresta aricevere il prezioso sacramento senzadi cui, come ha ricordato Papa Fran-cesco: «Si è cristiani solo a metà».Protagonisti del CresiFesti sono statii cresimandi provenienti dai vicariatidi Albano, Ariccia, Ciampino, Mari-no, Pomezia, Aprilia, Anzio e Nettu-no. Si sono divertiti ballando con ilrock-cristiano dei Blood Sound,band di preti del PreziosissimoSangue, e presentando la Cresi-map, realizzata con le foto deimomenti salienti del propriocammino di catecumenato cri-smale. Hanno ascoltato le cate-chesi, pregato e posto al vesco-vo domande sulla fede e sulla vita,riflettendo su quanto sia difficileessere cristiani in questo momen-to storico. «È stato bello incontrare il vescovoe conoscerci tra di noi – dice Anto-nella Giuffrè, della parrocchia diSanta Maria della Stella di Albano,presentatrice dell’evento – e per ri-cordarci che non siamo soli». Il temadel CresiFest è proprio “Mai soli... incerca di te”. «Ci siamo divertiti molto –

    racconta Giuseppe, 17 anni, parrocchiasan Filippo Neri di Cecchina –. Catechi-smo e cresima hanno per me un gran-de valore, ma la gente ne sottovalutal’importanza. Essere cristiani nel 2016è difficile. Viviamo in una società dove,tra le altre cose, va talmente di modabestemmiare che lo fanno anche i ra-gazzini». Conserva un bel ricordodella giornata anche Alessia, 16 an-ni, stessa parrocchia di Giuseppe:

    «È stata una bella esperienza vedere tuttiinsieme i ragazzi che dovranno farela cresima, felici e curiosi». Sullapagina Facebook “CresiFest – Dioce-si di Albano” sono tante le foto condi-vise da chi ha partecipato, tra sorrisie “mi piace”. Ad accompagnare i cresimandi sonostati i catechisti, consci dell’importan-

    za del ruolo che rivestono. «Il Cresi-Fest è stato un bellissimo incontroche spero duri negli anni – diceAlessia Marcelli, parrocchia An-nunciazione Beata Vergine Maria aCampo di carne di Aprilia –. Esse-re catechista per me significa ac-compagnare i miei ragazzi, spie-gargli cosa significa vivere dacristiani, attraverso la Parola edesempi pratici della vita di tutti i

    giorni. Non ritengo che essere cristianisia difficile oggi: è difficile essere coerenti, spes-

    so predichiamo bene, ma razzo-liamo male». Rita Amati viene in-vece dalla parrocchia San PietroClaver di Nettuno: «È stataun’esperienza bellissima, di condi-visione. Ho apprezzato il lato spon-taneo del nostro vescovo. Essere

    catechista rappresenta una chia-mata, una vocazione alla quale horisposto e continuo a risponderecon gioia. È far conoscere quantosia bello avere Gesù al nostrofianco, quanto sia ricca e gioio-sa la nostra esperienza vicino aLui. In una società come la no-stra, è molto difficile esserecristiani. Vivere il Vangelo ri-chiede comunque coraggio ein qualche modo ad andareanche controcorrente».

    Francesco Minardi

    CHIESA SEMPRE GIOVANEUna grande festa per coloro che riceveranno il sacramento della confermazione

  • crisma per profumare la vita6

    Il pontificato incorso può es-sere letto an-che alla luce del-la Pasqua. Ovve-ro alla luce delletantissime paro-le che Francescoha dedicato allafesta più impor-tante di tutta lacristianità.

    Sono due i fuochi verso cui convergono queste parole, a mioavviso. Da una parte la richiesta a Gesù che il suo sacrificioaiuti oggi i tanti sofferenti di questo mondo. Dall’altra lacertezza dell’amore di Gesù per noi: morì per noi, per noi sisacrificò: «A Gesù vittorioso domandiamo di alleviare le sof-ferenze dei tanti nostri fratelli perseguitati a causa del Suonome, come pure di tutti coloro che patiscono ingiustamen-te le conseguenze dei conflitti e delle violenze in corso. Cene sono tante!», dice Francesco. E ancora: «A tutti e a cia-scuno, dunque, non stanchiamoci di ripetere: Cristo è risor-to! Ripetiamolo con le parole, ma soprattutto con la testi-monianza della nostra vita. La lieta notizia della Risurrezio-ne dovrebbe trasparire sul nostro volto, nei nostri senti-menti e atteggiamenti, nel modo in cui trattiamo gli altri».

    I poveri nel cuore del PapaFrancesco ha a cuore soprattutto gli ultimi,i poveri, chi non ha nulla. Gesù è venuto nelmondo per tutti, ma è venuto anzitutto perloro. E la sua Risurrezione deve essere ri-vissuta oggi, nel tentativo di riscattare la vi-ta di chi si è perso, di chi è emarginato, sof-ferente. Dice Francesco: «Cristo è morto erisorto una volta per sempre e per tutti, mala forza della risurrezione, questo passag-gio dalla schiavitù del male alla libertà delbene, deve attuarsi in ogni tempo, neglispazi concreti della nostra esistenza, nellanostra vita di ogni giorno». E poi: «Doman-diamo a Gesù risorto, che trasforma lamorte in vita, di mutare l’odio in amore, lavendetta in perdono, la guerra in pace. Sì,Cristo è la nostra pace e attraverso di Luiimploriamo pace per il mondo intero».

    Una chiara necessità di cambiamentoFin dall’inizio del suo pontificato, France-sco ha tenuto ben presente questa neces-sità di cambiamento, di risurrezione dellavita dell’uomo oggi. Il primo segno, davve-ro importante, fu il viaggio a Lampedusa.

    “RINNOVARCI” PER TORNARE ALLA CHIESA DELLE ORIGINI

    Riconciliazione dei penitenti, lavan-da dei piedi, Cena del Signore, maanche istituzione del sacerdozioministeriale, comandamento dell’amorefraterno, deposizione e adorazione euca-ristica: sono tanti i riti, i temi e i momen-ti importanti nella liturgia del GiovedìSanto, una delle celebrazioni più com-plesse dell’anno liturgico. Entrato a far parte del Triduo Pasqualesolo con il Vaticano II, esso appartiene adue tempi liturgici: è sia l’ultimo giornodella Quaresima, sia avvia con la Messa in Coena Domini itre giorni Passionis et Resurrectionis Domini, che si chiu-dono con i secondi vespri della Domenica di Pasqua. Que-sta celebrazione, nella storia, è segnata come l’ultima mes-sa di Quaresima prima della Veglia pasquale. La TradizioneRomana, fino al VII secolo, parla soltanto della celebrazio-ne della riconciliazione dei penitenti, senza rimandi allaCoena Domini. Un certo sviluppo avviene a partire da allo-ra, con la celebrazione di tre messe: la prima della riconci-liazione, la seconda con la consacrazione degli olii, da cuidiscende la Messa crismale del giovedì mattina (che si ce-lebra nelle Cattedrali con tutti i sacerdoti radunati attornoal loro vescovo quale visibile conferma della Chiesa e del

    sacerdozio fondato da Cristo) e la terza,la sera. Pian piano, inoltre, iniziano a dif-fondersi altri due riti: la lavanda dei pie-di e la deposizione e adorazione eucari-stica. Il primo proviene dalla Chiesa diGerusalemme e se ne ha traccia fin dal Vsecolo in ambito monastico. La deposi-zione del Santissimo e l’adorazione, in-vece, sono più antichi. Se ne trova men-zione già nell’Ordo Romanus Primus: lespecie consacrate nel corso della litur-gia eucaristica del Giovedì venivano con-

    servate, dopo la celebrazione, in un cofanetto portato in sa-crestia. Erano quindi riportate in presbiterio il giorno dellacelebrazione successiva, per un breve momento di adora-zione e la distribuzione della comunione. La vera e propriaadorazione eucaristica è stata introdotta nel XIII secolo dapapa Urbano IV. Gli attuali riti del Giovedì Santo sono statirivisti sia dalla prima riforma del 1955 che da quella del Va-ticano II. La Chiesa vuole che la messa in Coena Dominivenga concelebrata e si svolga con maggiore solennità finoall’adorazione eucaristica e allo scioglimento in silenzio,senza congedo, che precede la spoliazione dell’altare in vi-sta del Venerdì.

    Francesco Macaro

    GIOVEDÌ SANTOFesta dell’istituzione dell’eucarestia e del rinnovamento delle promesse sacerdotali

  • in silenzio davanti al crocifisso 7

    Sono tanti i riti e le tradi-zioni che accompagnanoil Venerdì santo. Il più co-nosciuto è il digiuno ecclesia-stico, richiesto tra i 18 e i 60anni, sostituito dall’astinenzadalle carni per ragazzi e an-ziani. Pochi invece conosconol’actio liturgica, la celebrazio-ne legata alla crocifissione diGesù. Il silenzio apre la cele-brazione al posto dell’antifonaintroitale e dei canti. Il celebrante, in rosso, pronuncia l’ora-zione introduttiva alla liturgia della Parola. Le letture pre-vedono estratti del libro di Isaia, del salmo 30 e della Lette-ra ai Filippesi. Il vangelo della Passione è tradizionalmentequello di Giovanni. Dopo l’omelia e la preghiera universaledei fedeli, c’è l’Adorazione della Santa Croce, portata all’al-tare sotto un velo. Il sacerdote la scopre e intona un canto acappella, sostituibile con la recita dell’Ecce lignum crucis(Ecco il legno della croce, ndr). Segue il “Venite adoriamo”del popolo, che si avvicina per il bacio del legno. Durante laprocessione, gli strumenti non possono essere suonati sen-za un canto. Compiuto il rito, si procede con l’Eucaristia.Dopo aver letto le Orazioni, la celebrazione si conclude sen-

    za benedizione e senza segno dicroce. Più popolare la Via crucisvivente. Si racconta che Maria,madre di Gesù, dopo la mortedel figlio visitò i luoghi della SuaPassione. Più probabile, però,che sia stato San Francesco o isuoi discendenti a canonizzarla.All’inizio era necessario un pel-legrinaggio in Terra Santa, im-possibile ai più, in un secondomomento si passò alla rappre-

    sentazione nelle parrocchie. Lo scopo è suscitare un forteimpatto emotivo nel pubblico. La collocazione delle tappedeve rispondere a criteri di simmetria ed equidistanza. Perchi vive la via crucis con devozione, c’è l’indulgenza plena-ria, previa meditazioni personali su ogni mistero. Chi è im-possibilitato a seguirla, può ottenere l’indulgenza pregando30 minuti sulla Passione. Ogni stazione deve includere unacroce per ogni raffigurazione. Alle 14 tradizionali, alcuni ag-giungono la 15esima, la Resurrezione: non fermarsi quindialla contemplazione della morte, ma andare oltre, verso laVita. Diffusa anche la Via Lucis, in ricordo degli eventi dallaResurrezione alla Pentecoste.

    Mirko Giustini

    VENERDÌ SANTOStoria, tradizione, fede e cultura del giorno della passione di Cristo

    Scelse di andare nel cuore del Mediterra-neo che soffre, lì dove la vita di tanti uo-mini e donne finisce tragicamente. E scel-se di andare lì non semplicemente percompassione, ma per chiedere una risur-rezione, un cambiamento nelle sofferen-ze. Credo che Francesco abbia ben pre-sente che l’uomo può fare tutto, se vuole,affinché la vita dei suoi fratelli sofferenticambi. E per questo chiede con forza chele situazioni mutino, da nere diventinobianche, da oscure si ammantino di luce.Serve la buona volontà. Servono le azioni.Occorre che l’uomo agisca affinché la pa-rola risurrezione non sia relegata alla so-la festa di Pasqua, ma sia incarnazione ditutti i giorni e per tutti gli uomini. Dice an-cora il Papa: «Accogliamo la grazia dellaRisurrezione di Cristo! Lasciamoci rinno-vare dalla misericordia di Dio, lasciamociamare da Gesù, lasciamo che la potenzadel suo amore trasformi anche la nostravita; e diventiamo strumenti di questa mi-sericordia, canali attraverso i quali Diopossa irrigare la terra, custodire tutto ilcreato e far fiorire la giustizia e la pace».

    Chinarsi a Dio per una trasformazione radicaleLa Pasqua è anchemistero di abbassa-mento, l’abbassa-mento di Dio che hascelto in Gesù diannientarsi per noi.«Al mattino di Pa-squa – spiega Fran-cesco -, avvertitidalle donne, Pietroe Giovanni corseroal sepolcro e lo trovarono aperto e vuoto. Allora si avvicinaronoe si “chinarono” per entrare nel sepolcro. Per entrare nel mi-stero bisogna “chinarsi”, abbassarsi. Solo chi si abbassa com-prende la glorificazione di Gesù e può seguirlo sulla sua stra-da». L’abbassamento è la strada a cui siamo chiamati anche noiper entrare in rapporto con il mistero di Dio. Chinarsi significaabbassare il capo per vedere non solo ciò che siamo, ma ancheper vedere chi sta in basso, sotto di noi, gli ultimi. E per loroagire perché, lo ripete ancora il Papa: «Cristo è morto e risortouna volta per sempre e per tutti, ma la forza della Risurrezio-ne, questo passaggio dalla schiavitù del male alla libertà delbene, deve attuarsi in ogni tempo, negli spazi concreti della no-stra esistenza, nella nostra vita di ogni giorno».

    Paolo Rodarivaticanista de La Repubblica

    “RINNOVARCI” PER TORNARE ALLA CHIESA DELLE ORIGINI

  • speciale misericordia8

    PERDONARE LE OFFESEPadre Michele Lavra s.j. commenta “Perdonare le offese ricevute” ad Aprilia

    Martedì 4 marzo, nella parrocchiaSan Michele Arcangelo in Apriliasi è svolto il terzo incontro di spi-ritualità del ciclo di conferenze propostodalla Caritas diocesana, sul tema “A melo avete fatto – Itinerario sulle opere dimisericordia”. Questa terza tappa è sta-ta sviluppata attorno a “Perdonare le of-fese ricevute”, con una riflessione offer-ta dal gesuita padre Michele Lavra.Il relatore si è soffermato sulla figuradel Cristo Risorto, Uomo Risorto cheporta i segni della passione, i segni che rendono chiaro ilprezzo di un amore capace di andare oltre la sofferenza, oltrele offese ricevute, per poter riconciliare, a ogni costo, l’uomocon Dio Padre. Lo sguardo del Risorto posato sugli apostolinon è uno sguardo giudicante, accusatorio, bensì uno sguar-do di comprensione. Il Risorto conosce la fragilità dei suoi di-scepoli, conosce i loro tradimenti, ma non si sofferma su diessi. Riesce a riconquistarli grazie alla sua tenerezza e alperdono che offre a loro in maniera totale e gratuita. Generanei loro cuori – che si scoprono compresi, perdonati e accet-tati nonostante tutto – la stessa capacità di perdono verso ilprossimo. Da questo si deduce che il perdono non è un atto

    umano, bensì divino. Solo chi fa veritàdentro se stesso, si lascia guardare congli occhi misericordiosi di Dio e si lasciaperdonare da Lui, potrà a sua volta per-donare al fratello. Lo sguardo sull’altrodeve essere purificato da ogni schemamoralistico, da ogni pretesa, etichetta, dpregiudizio; solo cosi si è capaci diguardare con gli occhi di Dio, con tene-rezza e amore.Il cuore del Risorto è colmo di passione,passione per i suoi discepoli, per ogni

    uomo. La sua passione, dolorosa, che ha lasciato i segni nelsuo corpo, non ha diminuito, ma aumentato il suo amore. Uncuore traboccante di amore, un cuore deciso, un cuore pre-muroso capace di decidersi all’infinito a perdonare, a cancel-lare ogni peccato dell’uomo, costi quel che costi, pur di nonperderlo. Usare il cuore significa osare, decidersi per il benedell’altro, prendere a cuore, impegnarsi che il fratello viva inpienezza la sua esistenza. Una scelta, questa, che non va vis-suta ad intermittenza, ma con impegno sincero, totale, conti-nuo. In seguito alla riflessione di Padre Michele la serata si èprotratta con la confessione dei partecipanti.

    Faustino Cancel

    In occasione dell’Anno santo dellaMisericordia, la diocesi di Albanopropone alcuni pellegrinaggi giu-bilari. Tra questi, uno in Terra San-ta in programma dal 22 al 30 giugnoprossimi, per il quale sono giàaperte le iscrizioni, per un itinerarioche vuole ripercorrere luoghi noti emeno noti della “Terra del Santo”.Il termine pellegrinaggio, dal latino“peregrinus”(straniero), spesso puòessere confuso con turismo religio-so. In effetti, non è un segreto il fatto che in molti di questiluoghi sacri ci sia un giro di affari economico legato al mate-rialismo contemporaneo, ma nell’anima e nella spiritualitàdel pellegrino questo viaggio è molto di più. I pellegrini nonsono il popolo del dubbio, ma il popolo della domanda, di co-loro che cercano la vita intera, la vita piena nel discernimen-to personale che il cammino comporta. Il pellegrinaggio cri-stiano può essere definito come ritrovamento di una via nellabirinto della vita, come esperienza di preghiera e ricerca.I pellegrini descrivono spesso il loro pellegrinaggio in TerraSanta come un’esperienza che ha trasformato la loro vita ehanno molta difficoltà a esprimere la felicità assoluta pro-vata durante questa esperienza spirituale, unica nel suo ge-

    nere. Seguendo le orme di Gesù, ilpellegrinaggio diventa un modo peravvicinarsi a Dio fatto uomo e sco-prire le radici della fede cristiana.Nonostante la natura profondamen-te personale dell’esperienza in TerraSanta, il pellegrinaggio unisce tutti icredenti. Li unisce in Cristo, nellafede e nel desiderio di cercare e tro-vare. Il viaggio verso luoghi sacrinon è la ricerca di tutto ciò che èfuori di ciascuno perché miracolosa-

    mente dia pace nel suo possesso, al contrario è partire dasé, dalla nostalgia che si sente nel profondo del cuore, allaricerca dei luoghi e dei momenti in cui Dio si è fatto più vi-cino agli uomini. Nella vita, molti provano almeno una voltail desiderio di andare verso qualcosa che gli è caro, un luo-go dove c’è qualcuno di importante: muoversi verso un luo-go dove si è lasciato o verso il quale si è gettato il cuore è laradice del pellegrinaggio.Per partecipare, occorre iscriversi alla cancelleria dioce-sana: telefonando al numero 06 932684042 o inviando unae-mail a [email protected].

    Irene Villani

    PELLEGRINI SULLA TERRA DI GESÙA giugno il pellegrinaggio a Gerusalemme con il vescovo

  • settimana dell’educazione 9

    INFANZIAOcchietti vispi, grembiuli-ni a quadrettini e tanta fa-tica a rimanere fermi. Co-sì si presentano i bambinidella scuola dell’infanziaalle prime impressioni diun osservatore esterno. Inrealtà, in occasione dellaterza edizione della Settimana dell’educazione, promossa dal-l’ufficio diocesano per l’educazione, la scuola e l’insegnamentodi religione cattolica, si sono rivelati protagonisti attivi e attenti.Il laboratorio nel quale sono stati coinvolti ha avuto come titolo:“Chi mi aiuta a crescere?”. Le insegnanti hanno guidato i bam-bini a individuare le persone che si prendono cura di loro e acomprendere come queste, attraverso atteggiamenti, gesti eparole, sono attenti alle loro necessità e ai loro bisogni. Duran-te il percorso proposto, è emerso che i bambini pongono la lorofiducia nelle persone che, non solo soddisfano i loro bisogni ma-teriali, ma sono attente alle loro esigenze affettive: «Mamma miracconta le storie prima di addormentarmi così non ho pauradel buio», «La maestra mi fa sedere sulle sue ginocchia quan-do mi manca la mia mamma». Il progetto ha visto il coinvolgi-mento di alcuni esperti della diocesi, delle famiglie, dei nonni edi alcune insegnanti di classe che hanno ritenuto molto interes-sante la tematica affrontata.

    Silvia Montemaggiori

    PRIMARIAIl tema sembrava com-plesso, soprattutto per ibimbi della scuola prima-ria, che con i loro sorrisifanno pensare alla gioia enon alla mancanza. Anco-ra una volta, però, i bam-bini hanno dimostrato che con loro si può e si deve parlare, coni toni dell’infanzia, con i giusti colori, perché hanno molto da di-re sul mondo degli adulti. Prendendo spunto da un argomentosvolto in classe, o da una domanda, hanno riempito le lavagnedi emozioni, parlando di come vedono gli adulti, di come li vor-rebbero. E soprattutto, è emersa l’importanza del tempo che gliadulti trascorrono con loro, quello fatto di attenzione, di aiutonei compiti o nella costruzione di un gioco, o semplicemente diun abbraccio. I genitori hanno condiviso la realizzazione dei pro-getti, che spesso hanno visto i bambini impegnati in lavori digruppo, e hanno anche contribuito personalmente, con giochi eincontri nei plessi, o come nel caso di alcuni nonni che hannopartecipato in aula accanto ai nipoti. Durante la premiazione,che si è tenuta il 5 marzo presso l’oratorio di Cecchina, l’atmo-sfera era di gioiosa condivisione. Erano presenti i bambini, i ge-nitori, gli emozionatissimi nonni, gli insegnanti di religione cat-tolica, accanto ai loro colleghi e ad alcuni dirigenti. Le parole

    della dirigente dell’IC Primo Levi di Marino (classificato al pri-mo posto), Francesca Toscano, e della direttrice dell’Ufficioscuola, Gloria Conti, hanno evidenziato quanto la collaborazio-ne sia possibile e porti sempre a grandi traguardi.

    Elisa Ognibene

    SECONDARIA DI I GRADOAll’Istituto Comprensivo‘’Menotti Garibaldi’’ diAprilia, lo scorso 9 mar-zo, si è conclusa la Setti-mana dell’educazione2016 per gli studenti del-le scuole medie. Il temaproposto, ‘’L’adulto che ci manca”, nell’istituto ospitante, èstato inglobato con altri argomenti correlati, scelti dal corpodocente e riguardanti la salvaguardia del creato e la pace. Il‘’Menotti Garibaldi’’ ha ospitato le scuole della diocesi di Alba-no in un clima di festosa accoglienza, offrendo la visione deilavori eseguiti nel corso della Settimana dell’educazione: car-telloni, video, canti, poesie e brani musicali. Si è riusciti a la-vorare in équipe e in buona armonia, tra docenti e alunni. Si èrealizzata, anzi una vera gara di solidarietà e collaborazionetra tutti i docenti, nell’impegno di offrire “come adulti” un ser-vizio necessario per la costruzione di un ricco e proficuo futu-ro per i ragazzi. Questo compito rende gli adulti parte di tantialtri uomini e donne, che in tutto il mondo spendono la loro vi-ta a sostegno e difesa della giustizia, della verità e dell’amore.

    Antonia Mascaro

    SECONDARIA DI II GRADOAl Liceo Volterra di Ciam-pino, giovedì 10 marzo,c’è stata una grande par-tecipazione di numerosescuole superiori del terri-torio diocesano, all’even-to conclusivo della Settimana dell’educazione. La premiazionedel concorso indetto per l’occasione si è trasformato in un Ta-lent School, circostanza in cui i ragazzi, con passione ed entu-siasmo si sono messi in gioco, mostrando semplicemente ilmeglio di loro. Canti, balli, musica, parodie di classici, poesia,hanno fatto da cornice al racconto delle loro speranze e dei lo-ro sogni per il domani. Tra gli intervenuti anche il vescovoMarcello Semeraro che, ricordando alcune proprie esperienzegiovanili, ha proposto un modello di adulto che cammina conl’adolescente, stringe con lui un legame forte, ma progressiva-mente si tira in disparte lasciando al giovane una grande liber-tà di scelta. Agli adulti presenti non è rimasto che sperimen-tare con mano quanto sia necessario recuperare fiducia neigiovani e valorizzare quella grande ricchezza di sentimenti ecreatività che è la loro caratteristica fondamentale.

    Patrizia Panecaldo

    Dal 29 febbraio al 5 marzo, nelle scuole di ordine e grado del territorio diocesano, si è vissuta la terza edizione la “Settimana del-l’educazione”, l’iniziativa a cura dell’ufficio diocesano per l’educazione, la scuola e l’insegnamento di religione cattolica, sul te-ma “L’adulto che ci manca. «Il successo dell’iniziativa – dice Gloria Conti, direttrice dell’ufficio diocesano – è stato determinatodall’unione di tante forze, dalla condivisione di molteplici risorse e dal coinvolgimento di varie e differenti energie, creatività e talentiattorno a valori riconosciuti comuni da tutti. In un contesto socio-culturale nel quale molto spesso dominano il contrasto e la polemi-ca a tutti i costi, ha vinto la forza della convergenza di molti verso il bene comune dei ragazzi e la “convivialità delle differenze”».

  • speciale10a cura del SERVIZIO DIOCESANO DI PASTORALE GIOVANILE

    MESSAGGIO DEL VESCOVO AI GIOVANILa misericordia come beatitudine per la quotidianità

    Nel marzo 1986 sicelebrò a Romala prima Giorna-ta mondiale della gio-ventù. Era la Domenicadelle Palme e il Papa,considerandol’ i n g re ss odi Gesù inGerusalem-me, doveavrebbe subi-to la morte e

    poi sarebbe risuscitato, disse che: «in GesùCristo Dio è entrato in modo definitivo nella sto-ria dell’uomo». Poi aggiunse: «Voi giovani dove-te incontrarlo per primi. Dovete incontrarlo co-stantemente». Per questo «invio» di san Giovan-ni Paolo II, ancora oggi dopo trent’anni, i giovanidelle nostre comunità si mobilitano per vivere

    insieme un «incon-tro» col Signo-re. Quest’annol’incontro inter-nazionale si farànella Cracovia diPapa Wojtyła, che èpure la città di santaFaustina Kowalska col Santuario di GesùMisericordioso, pronto ad accogliere igiovani della GMG e i tanti tra voi,che hanno deciso di andarvi insie-me. È tempo di misericordia: daqui la beatitudine scelta da Pa-pa Francesco per questo ra-duno mondiale. Consideratelaattentamente: Beati i miseri-cordiosi, perché troverannomisericordia.

    Cosa c’è di particolare? Cosac’è di diverso, rispetto alle al-tre beatitudini del vangelo?Che il dono per chi è misericor-dioso è la stessa misericordia!C’è un’immagine ne “Il Mercantedi Venezia” di Shakespeare, tantoeloquente da essere stata citata dallostesso Francesco: «La misericordia non èun obbligo. Scende dal cielo come il refrigeriodella pioggia sulla terra. È una doppia benedizio-ne: benedice chi la dà e chi la riceve» (IV, 1). Ca-rissimi giovani, quando pensate alla misericor-dia, pensate anche questa immagine che richia-ma la freschezza, la pulizia, la crescita, il rinno-vamento…

    Anche il Manzoni, quando giunge a narrare la fine dellapeste a Milano descrive uno scroscio di pioggia, con l’ac-qua che «la veniva giù a secchie»; e racconta pure cheRenzo, uno dei protagonisti della storia, fa i salti di gio-

    ia per avere ritrovato la ragazza di cui era innamo-rato, per avere dato il perdono a don Rodrigo,per avere veduto risorgere le sue speranze: «cisguazzava dentro in quella rinfrescata, in quelsusurrio, in quel brulichio dell’erbe e delle fo-glie, tremolanti, gocciolanti, rinverdite, lustre;metteva certi respironi larghi e pieni; e in quelrisolvimento della natura sentiva come più libe-ramente e più vivamente quello che s’era fattonel suo destino» (I promessi sposi, cap. 37).

    Immaginatelo questo giovane come voi, fa i sal-ti per la gioia di avere ritrovato se stesso! Voisapete farli dei salti così? Non fanno vincere lamedaglia, ma rasserenano il cuore e aprono la

    mente. In voi, carissimi, non manca il desi-derio di pulizia,

    di freschezza.A un giovane

    non possonomancare. In que-

    sti giorni (mentrevi scrivo) dicono

    che tante nostrecittà sono inquinate e poiché sono

    diventate infette per le polveri sot-tili, si desidera la pioggia per la-

    vare lo smog. Mi pare una gran-de metafora della situazioneculturale nella quale ci siamocacciati.Sarete voi, i nostri giovani, l’ac-qua purificatrice di cui si sentetanto il bisogno? Potete esserlose – come il Renzo del Manzoni –saprete farvi lavare da Cristo,

    «fontana d’acqua viva». Nel suoMessaggio per la GMG 2016, France-

    sco vi incoraggia a farvi raggiungeredallo sguardo di Gesù: uno «sguardo

    che sazia la sete profonda che dimora neivostri giovani cuori: sete di amore, di pace,

    di gioia, e di felicità vera». Con le parole delPapa vi saluto anch’io e con paterno affetto virivolgo l’augurio per una Santa Pasqua.

    20 marzo 2016Domenica delle Palme

    X Marcello Semeraro, vescovo

  • il motu proprio mitis iudex 11

    IN ASCOLTO DELLA SOFFERENZA DELLE PERSONEIl servizio giuridico pastorale e i suoi membri

    Importanti novità nella Diocesi di Albano,dopo la storica riforma di Papa France-sco di due leggi del diritto canonico rela-tive al processo di nullità matrimoniale. Se-guendo la linea intrapresa da BenedettoXVI, il 15 agosto papa Bergoglio ha approva-to il Motu proprio Mitis Iudex, il cui puntocardine è la figura del vescovo. «In ciascunadiocesi – si legge nella lettera papale Motuproprio – il giudice di prima istanza per lecause di nullità del matrimonio, per le qua-li il diritto non faccia espressamente ecce-zione, è il vescovo diocesano, che può esercitare la potestàgiudiziale personalmente o per mezzo di altri, a norma deldiritto». Di fatto, la riforma ha abrogato la doppia sentenza:ne basterà una e a emetterla sarà il vescovo. Continua a esi-stere il Tribunale ordinario della Sede Apostolica, cioè la Ro-ta Romana, che però interverrà solo nei casi complessi oquando siano i coniugi stessi a ricorrere in appello contro ladecisione del vescovo.Per dare attuazione alla volontà del Papa, il 29 febbraio il ve-scovo Marcello Semeraro ha emanato due decreti. Il primoha costituito nella curia di Albano il Servizio giuridico pasto-rale. Questo istituto supporterà le coppie separate o in crisi

    «Per essere di consiglio, informazione emediazione – come si legge nel decreto – eper raccogliere elementi utili al vescovo dio-cesano, per l’eventuale celebrazione delprocesso giudiziale breviore», ovvero il pro-cesso per il riconoscimento di un’eventualenullità matrimoniale.Il secondo decreto nomina i membri delServizio giuridico pastorale: monsignorCarlino Panzieri, direttore dell’ufficio per laPastorale familiare, don Andrea De Matteis,cancelliere vescovile, don Jesus Grajeda,

    presbitero diocesano, Daniela Notarfonso, direttrice delCentro famiglia e vita di Aprilia, e gli avvocati Francesco Fe-rone e Michela Nacca. Essi resteranno in carica per tre annie svolgeranno il servizio a titolo gratuito: l’obiettivo della ri-forma è infatti abbattere sia i tempi che i costi. Velocizzare ilprocesso non significa però renderlo sommario. «Non mi èsfuggito quanto un giudizio abbreviato possa mettere a ri-schio il principio dell’indissolubilità del matrimonio», mettein guardia il Papa, sottolineando che il vescovo con la «Po-testà giudiziale dovrà assicurare che non si indulga a qua-lunque lassismo».

    Monia Nicoletti

    Nello scorso settembre, papaFrancesco ha riformato il dirit-to canonico relativamente allanullità dei matrimoni. I giornali hannoscritto pagine e titoloni annunciando“divorzio breve”, “annullamento dellenozze facile”. Ma è davvero così? An-diamo a vedere cosa prevede real-mente la riforma.Facciamo innanzitutto chiarezza suiprincìpi alla base del riconoscimentodi nullità che, è bene sottolinearlo, papa Francesco non hanemmeno sfiorato. Per la Chiesa, il matrimonio è un sacra-mento, costituito tale dallo stesso Gesù. Unisce per la vita,con il loro libero consenso, un uomo e una donna. Se le in-tenzioni degli sposi non sono sincere, o sono stati costrettia salire sull’altare, il matrimonio è considerato nullo. Cosìcome nei casi di poligamia, di nozze con consanguinei, per-sone già sposate o non “aperte alla vita”, ovvero contrariead avere figli, tanto per fare degli esempi.In quanto sacramento, il matrimonio è indissolubile. Itermini come “annullamento”, “divorzio” e “scioglimen-to”, sono perciò impropri: nessuno può sciogliere o an-nullare un sacramento. Nemmeno la Chiesa può “sepa-rare ciò che Dio ha unito”: può solo riconoscere se al mo-

    mento delle nozze ci fossero i pre-supposti affinché il sacramento sirealizzasse. In mancanza di essi ilmatrimonio, seppur celebrato, nonha ricevuto il “benestare divino”. Inquesto senso è nullo, e a prescinde-re dalla sentenza della Sacra Rota.Questa istituzione ha il compito diriconoscere ufficialmente uno statodi fatto, eliminando gli effetti del“falso matrimonio” sulla vita dei

    contraenti che, se il matrimonio viene riconosciuto “nul-lo”, tecnicamente, non sono mai stati sposati: possonocosì essere riammessi ai sacramenti, come l’eucarestia eun nuovo matrimonio.Questi princìpi, con la riforma di papa Francesco, sono ri-masti inalterati. A cambiare è la procedura di riconosci-mento di nullità. Se prima tutti erano costretti a ricorrerealla Rota Romana, adesso sarà il vescovo diocesano aemettere la sentenza quando le ragioni della nullità sonoevidenti. Alla Sacra Rota Romana restano i casi comples-si ed eventuali ricorsi in appello alle decisioni del vesco-vo. L’obiettivo è quello di snellire le pratiche, velocizzare itempi e abbattere i costi.

    Monia Nicoletti

    DIVORZIO BREVE NELLA CHIESA?I principi di riconoscimento della nullità matrimoniale

  • appunti12

    APPUNTAMENTI

    Reg. n. 13/08 del 08.05.2008 presso il Tribunale di Velletri

    Direttore Editoriale: Mons. Marcello Semeraro

    Direttore responsabile: Dott. Fabrizio Fontana

    Coordinatore di redazione: Don Alessandro Paone

    Hanno collaborato:Faustino Cancel, Alessandro Cardinale, Massimo Ca-stellucci, Manuel De Santis, Chiara Ferrarelli, MirkoGiustini, Francesco Macaro, Antonia Mascaro, France-sco Minardi, Silvia Montemaggiori, Monia Nicoletti, Eli-sa Ognibene, Antonello Palozzi, Patrizia Panecaldo,Franco Piccioni, Paolo Rodari, Giovanni Salsano, Ema-nuele Scigliuzzo, Irene Villani.

    Piazza Vescovile, 1100041 Albano Laziale (Rm)Tel. 06/89.57.01.84 - Fax 06/93.23.844

    [email protected]

    Stampa: Tipografica Renzo PalozziVia Capo D’Acqua, 22/B00047 Marino (Rm) - Tel. 06/93.87.025

    Questo numero è stato chiuso il 23.03.2016

    DISTRIBUZIONE GRATUITA

    Mensile di informazionedella Diocesi Suburbicaria di AlbanoAnno 9, numero 80 - marzo 2016

    03 APRILEDomenica II di Pasqua in AlbisRiconsegna della veste bianca da parte dei neofiti,Basilica Cattedrale ore 16.30.

    09 APRILEGiubileo della stampa cattolicaLa nostra diocesi parteciperà al Giubileo della Fiscin occasione dei 50anni di costituzione della fede-razione.

    10 APRILEGiornata diocesana dei ministrantiL’incontro si terrà presso il seminario vescovile diAlbano (Piazza San Paolo, 5) dalle ore 9.30 alle17.30. Il tema della giornata è Ricchi di Grazia.

    14 APRILERitiro spirituale mensile del cleroSeminario vescovile, dalle ore 9.30.

    15 APRILERiunione dei direttori di curiaCuria vescovile, ore 10.00.

    16 APRILEPellegrinaggio vicariale - CiampinoLe parrocchie del vicariato territoriale di Ciampinovivranno il pellegrinaggio alla Porta Santa dellaCattedrale di Albano.

    17 APRILE• Giornata diocesana di spiritualità in preparazionealle nozze cristiane

    L’incontro, organizato dalla pastorale familiare, siterrà in seminario dalle 9.30 alle 18.00. Il temadella giornata è Puoi fidarti di me.

    • Giornata del reportGli insegnanti di religione si incontreranno dalle 9.00alle 17.30 presso l’Istituto Murialdo di Albano percondividere il lavoro fatto nei 24 laboratori zonalipartendo dal tema del Nuovo umanesimo.

    • Incontro diocesano con i Consigli pastorali per gliaffari economici

    L’incontro si terrà presso la parrocchia Natività diMaria Santissima in Vallelata

    18 APRILERiunione dei vicari territorialiCuria vescovile, ore 10.00.

    23 APRILEPellegrinaggio vicariale - AlbanoLe parrocchie del vicariato territoriale di Albano vi-vranno il pellegrinaggio alla Porta Santa della Catte-drale di Albano.

    23 e 24 APRILEGiubileo dei ragazziIn questi due giorni i ragazzi dai 13 ai 16 anni vivran-no il Giubileo a San Pietro con la possibilità di confes-sioni, uno spettacolo serale allo stadio olimpico e lamessa con il santo padre. Il programma sul sito del-la Pastorale giovanile nazionale (http://www.chiesa-cattolica.it/giovani).

    29 APRILEPresentazione del libro Lumen gentium. Cinquan-t’anni dopoCentro Mariapoli, ore 18. Interverranno: Gian FrancoSvidercoschi, Vaticanista; Mons. Dario Vitali, Pontifi-cia Università Gregoriana; S. E. Rev. Mons. MarcelloSemeraro. La partecipazione all’incontro è libera.