Zona 508 - scaip.it · La legge del “dare ... costruire, viaggiare nello spazio, iniziasse a...

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Settembre 2014 Zona 508 Trimestrale Dagli Istituti di pena BrescianiAutorizzazione del Tribunale di Brescia n.25/2007 del 21 giugno 2007 Zona 508 il trimestrale DAgli Istituti di pena Bresciani Volontari in Redazione

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Autorizzazione del Tribunale di

Brescia n.25/2007 del

21 Giugno 2007.

Direttore responsabile:

Marco Toresini

Editore:

Act

(Associazione Carcere e Territorio)

Vicolo Borgondio, 29 —Brescia

Redazione amministrativa:

c/o Act

Vicolo Borgondio, 29—Brescia

Tipografia:

Grafiche Cola Sr.

Via Rosmini, 12/b

23900 Lecco

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Laura, Camilla,Roberta,

Alessandra, Francesca,Marta,

Andrea, Virginia, Enrica, Chiara,

Gianluca.

Editoriale 3

Speciale: “Volontari

in Redazione”

10

Poesie 25

Rubrica: Scrittura

Creativa

27

Rubrica: Musicale 30

Ricette 33

Oroscopo 34

Sommario

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La legge del “dare”

Le leggi, si sa, regolano la convivenza di un Paese e di chi ci vive. C‘è però una legge tutta

speciale che giova non solo a chi la pratica, ma anche a chi ne è beneficiario. E‘ la legge del

―dare‖, della gratuità; la legge del volontario, di chi lavora prima con il cuore e poi con le

mani.

Cosa vuol dire fare il volontario, cosa fa un volontario e una realtà no profit. In questo nume-

ro la redazione di Zona 508 ha cercato approfondire un tema che sembra agli antipodi dello

spirito che si vive all‘interno di una realtà carceraria, alle ragioni che hanno portato molti dei

suoi ospiti in una cella. Se il volontario cerca la gratuità come stile di vita, il dono come co-

ronamento di un‘esistenza. Chi è finito dietro le sbarre lo ha fatto spesso proprio perché per-

seguiva una voglia malata di possesso, un‘avidità perversa. Ma per molti quelli sono stati

episodi oscuri di un‘esistenza che oggi si vorrebbe seppellire in uno slancio e in una voglia

di cambiamento che non sempre le strutture che li ospitano sanno cogliere a pieno, propi-

ziando la rinascita.

Parlare di volontariato per i redattori di Zona 508 ha significato quindi riflettere sul senso di

una vita diversa, talvolta opposta a quella piena di curve pericolose che ha portato loro in

una cella sovraffollata. Una riflessione dalla quale ripartire, dalla quale ottenere quel carbu-

rante motivazionale con cui operare le scelte che contano per la vita. Per una nuova vita.

Parlare di volontariato da dentro un carcere, poi, è parlare di qualcosa che oltre quelle porte

blindate e quei muri di cinta ha rappresentato negli anni un‘ossatura sempre più importante

di tanti percorsi di recupero. Volontari sono i redattori esterni di Zona 508, volontari sono i

tanti istruttori, insegnanti, allenatori che mettono a disposizione competenze e passioni per

cercare di educare al riscatto. Così, per molti cresciuti alla legge del ―prendere‖ e del

―prevaricare‖, è arrivata l‘ora di affidarsi alla legge del ―dare‖ e del ―condividere‖ in una

buona pratica che può diventare punto di forza per essere uomini diversi. Le piccole crona-

che dal mondo del volontariato che troverete nelle pagine che seguono dovrebbero essere

lette come prese di coscienza che un mondo diverso è possibile. Un mondo dove i valori

contano più dei desideri, dove si può ricostruire ciò che si è distrutto.

Qualcuno, in questi mesi, ci sta tentando con percorsi di giustizia riparativa che rappresenta-

no modi nuovi per pagare il proprio conto con la giustizia e la comunità. Si tratta talvolta di

prove tecniche di volontariato che in futuro per alcuni potrebbero garantire non solo un ap-

pagamento per lo spirito, ma anche un modo per ricostruirsi una speranza. Quella di una vita

che ha saputo voltare pagina. E c‘è tanto di questo desiderio dietro i resoconti giornalistici

dei redattori di Zona 508.

Marco Toresini

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Il Creato…

Quando sei recluso vivi emozioni introvabili nella società esterna.

Il Creato è il titolo di un dibattito affrontato nel convegno svoltosi fra noi detenuti uo-

mini e donne, un sacerdote hippie, una volontaria della C.R di Verziano.

Creato è parola che implica tutto: inizio, fine, Dio, terra, uomo, donna, bene comune,

bene all'uso di tutti, bene in disuso per l'uso sfrenato di tutti. Boschi decimati, mare

riscaldato, montagne sgretolate, ghiacciai sciolti, colline, pianure allagate: creato!

Mi domando: "Anche io sono stato creato, anche io sono alla deriva?"

È scritto che Dio quando creò la terra disse:"Ben fatto, una bella cosa". Creò l'uomo e

si compiacque al punto di creare la donna in modo da non lasciare incompiuta la vita.

Di tempo ne è passato, siamo sulla luna, viaggiamo alla ricerca di vita su altri pianeti,

abbiamo scoperto come metterci in comunicazione con ogni parte del mondo… Evolu-

zione!

Fermiamoci un momento a riflettere: benché io sia recluso, non mi sento alla deriva,

dentro di me c'è la voglia di creare; di fare dei figli, di dar loro un'educazione confor-

me al creato. No, non mi riferisco al paradiso, ma a quel creato che si chiama Terra,

pianeta Terra, con i suoi mari e le sue montagne, colline, valli, città, paesi…

Ecco, questo creato può sopravvivere solo se l'uomo attraverso l'arte dell'arrangiarsi,

oltre che creare, inventare, costruire, viaggiare nello spazio, iniziasse a gustare il pro-

fumo della terra, l'odore della montagna e il salmastro del mare.

Ecco le emozioni che il convegno di oggi mi ha suscitato… Mi ha fatto sentire impor-

tante, in quanto anche io faccio parte di questa Terra; anche io come recluso posso ini-

ziare a pensare ad un'educazione rispettosa di questo creato.

Posso iniziare con un'educazione che rispetti l'acqua, le persone che mi circondano, il

luogo in cui sono recluso… anche questo fa parte del nostro Creato.

Antonio Lasalandra

CIÒ CHE VEDO

Ciò che accade davanti ai miei occhi questo sarà,

ciò che vorrai. Un gioco di parole semplice, na-

scoste nel tormento.

Parole affaticate dal pianto, mascherate di cemen-

to nelle notti calpestate dalle stelle,

quando l‘emozione si distende sulla pelle.

Incominci a pensare e tutto si ferma dentro un

―se‖:

se avessi saputo, se avessi potuto, se io fossi sta-

to.

Ma solo un ―se‖ ti rimane dal passato, poi guardi

al presente ed al futuro,

mi guardo intorno e sono coperto di ferro e muro.

Dio mio se potessi un po‘ odiare questa immagi-

ne di ferro.

Se potessi allontanarmi da questo posto chiamato

inferno.

C‘è un uomo che ci dice: ―non superate quel can-

cello‖.

E c‘è un principe infelice nascosto dentro noi e si

prega troppo spesso.

E c‘è chi pensa che questo posto sia un invidiabi-

le successo, ed un trapasso d‘amore.

E se sapessi avvicinarmi e non andarmene più

via,

dalla stretta di un gran cuore, cambierei la vita

mia.

In questa sfera di ferro tagliente, diventi

―guardato‖ come una bestia per l‘altra gente.

Travolgono i tuoi sentimenti, senza sapere ciò

che si sente nel profondo dell‘anima,

e quanto nei giorni freddi hai bisogno di scaldare

il tuo cuore.

E ti basta un foglio scritto per trovare tutto il sole.

Una lettera che leggi e rileggi perché scritta dalla

donna che tu ami.

E in una poesia d‘amore affoghi il tuo dolore.

Il carcerato ha una maschera perfetta, vista da

lontano,

ma se lo guardi da vicino è più di un essere uma-

no!!!

Giuseppe Grimaldi

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GIORNO DI GIOIOSA FESTA

Innanzi tutto

un ringraziamento alla direttrice, a tutto il personale di Verziano che ci ha permesso questo

giorno di festa, festa vera!

Oggi 15 giugno, la luce del giorno è tutta sulla facciata del carcere, entra prepotentemente

attraverso le sbarre con tutto il suo chiarore.

Dal silenzio recintato emergono le querce e i tigli, uccelli conversano tra loro mentre si rior-

dinano il loro piumaggio.

Come dicevo: oggi è giorno di festa; hanno permesso ai famigliari, bimbi e bimbe di tutte le

età, di riunirci al campo sportivo per guardare la finale del torneo di calcio.

Chi vuole può portare vivande da consumare insieme ai suoi cari.

La mattinata non è di quelle belle soleggiate, è ariosa, con vento lieve che, forse, senza forse

è meglio.

Siamo scesi con borse piene di ogni tipo di vivande e bevande.

Sembravamo tanti scolari felici, come quando la maestra ci portava in gita.

Qualcuno si preparava a qualcosa di estraneo da affrontare: quello di rivedere i propri figli

da tanto tempo, figli cresciuti.

―Affetto, amore, commozione, affetti intrecciati‖

Il canto degli uccelli che più a lungo potevamo udire era una cosa allegra che colorava que-

sta mattinata in tutte le sue sfaccettature, e ci pro-

mettevano gioie.

Arrivano i primi bambini con passi che avevano il

pianto in gola, si facevano più vicini, chi con la

voce bassa e calda, chi con la voce alta, parlavano

come se ogni parola fosse una nuvoletta d‘amore.

Mentre il loro babbo, occhi che piano piano si inu-

midiscono, cammina loro incontro.

I suoi calcagni colpiscono dapprima pesanti l‘erba,

poi senza sforzo, d‘una specie di dolce panico, di-

vengono più leggeri e più rapidi, sente il vento sul-

le orecchie ancor prima di mettersi a correre. Chi

corre. Corre!

Arrivano mamme e mogli, troppo presto ingrigite per colpa nostra.

Con occhi bassi, per riprendermi dalla delusione che mia moglie non sia venuta, li osservavo

di nascosto: percepivo i loro cuori agitati e felici.

È stata una bella mattinata lo stesso, fantasticavo intorno a loro.

È l‘ora, si lasciano; tra le voci degli arrivederci che più mi ha colpito: ―Ciao cari, sognate-

mi!‖

Speriamo che questo giorno felice sia il proseguo di tanti altri!

Vincenzo

NON E’ PERSONALE SOLO PERSONALE

La cosa che più mi infastidisce, dopo le ferie, sono le immagini di alcuni politici in vacanza. Niente di male in

tempi che ―le vacche grasse‖, ma ora che le vacche sono diventate magrissime, il problema si pone. Si

chiede: perché un politico spende tanti soldi per le sue vacanze? La risposta non può essere sibillina o peggio

rimandare a qualche mecenate. A noi, poveri in tutti i sensi, chiedono di risparmiare, di tagliare le spese. Rispe-

dire a casa i migranti con qualche panino nella borsa di plastica e pantaloni e scarpe e mutande recuperate.

Agli onorevoli, ai Presidenti o quelli che contano, no. Loro meritano protezione, agevolazioni, ambienti. Que-

sta è la politica italiana.

Giuseppe Grimaldi

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Galera è galera

Cercherò di spiegare questa diversità di culture, così lontane ma vicine nel modo di soffrire,

visto che la galera è sempre galera.

In tutte le carceri esistono dei codici ma a Cuba sono estremi e molto severi...

L‘aspetto più critico è dato dal vitto, data la situazione causata dell‘embargo. E‘ una cosa

molto triste vedere che mensilmente i familiari devono provvedere a portare tutto al parente

carcerato per permettergli di sopravvivere in maniera umana. Dentro il cibo spesso non è

commestibile per come è fatto.

Il carcere provvede con un sapone ed un dentifricio al mese. A Cuba il carcere è riservato

solo ai ―cattivi‖ mentre per i delitti lievi vi sono dei correzionali. Dal correzionale puoi pas-

sare al carcere se non si rispettano le regole. Le pene si scontano lavorando.

Dentro le carceri ci sono le bande alle quali quasi tutti si affidano perché è il modo migliore

per tentare di uscirne illeso. Spesso le bande si accoltellano o si ammazzano tra di loro per il

minimo motivo, anche se è spesso il gioco d‘azzardo che infiamma gli animi.

Non aggiungo altro se non che non è un gioco da ragazzi: io ho avuto la mia esperienza e

credo di esserne uscito traumatizzato.

Non vi ho raccontato molte cose che ho visto e forse un giorno ve le racconterò, perché ―non

è la stessa cosa chiamare il diavolo che vederlo arrivare‖

Carlos

UN’OASI NON TROPPO

LONTANA

Era il 5 ottobre 2013 quando

per me si aprivano le porte

del carcere ―La Farera‖ di

Lugano.

Potete immaginare quali sia-

no state le sensazioni da me

provate. Era la mia prima e-

sperienza di galera e quindi

non sapevo cosa mi potesse

aspettare. Il carcere ―La Fare-

ra‖ è una struttura predisposta

alla detenzione in attesa di

giudizio, annessa al Carcere

Penale ―La Stampa‖. Essendo

un carcere giudiziario il regi-

me imposto ai detenuti è di

massima sorveglianza, con

isolamento quasi totale e la

concessione di una sola ora

d‘aria al giorno. Sembra una

condizione estrema, ma va

detto che il sistema giudizia-

rio Svizzero è molto efficien-

te e di conseguenza prevede

tempi relativamente brevi, al

massimo di 1-2 mesi per la

chiusura delle indagini ed il

conseguente giudizio con un

immediato trasferimento nel

carcere penale.

In Svizzera le misure detenti-

ve alternative sono utilizzate

a pieno regime, la libertà vi-

gilata da un sistema di loca-

lizzazione personale

(braccialetto elettronico) vie-

ne concessa molto spesso,

come anche la libertà su cau-

zione in attesa di giudizio,

soprattutto se la persona è al

primo reato. Questo porta ad

un abbassamento dei costi di

gestione delle carceri, a tutto

vantaggio delle condizioni di

detenzione: minori costi,

maggiori le risorse a disposi-

zione.

Nel caso in cui le indagini

richiedessero tempi più lun-

ghi e le circostanze non per-

mettano un sistema alternati-

vo si può richiedere

l‘espiazione anticipata nel

carcere penale. Inoltre le con-

dizioni di detenzione sono nel

pieno rispetto dell‘art. 3 CE-

DU*. Le celle sono di 12/154

mq. A persona, con servizi e

un arredamento efficiente

all‘interno, fornite insomma

di tutto ciò che può servire

per una vita dignitosa (TV,

bollitore per acqua, armadio

con appendi abiti, riscalda-

mento a pavimento, materassi

ortopedici in lattice sempre

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ben disinfettati, servizio di

lavanderia settimanale sia per

la biancheria in dotazione che

per gli indumenti personali).

Pensate che fino a quando il

detenuto non dispone del de-

naro necessario per il sopra-

vitto, il carcere fornisce tutto

ciò che serve, per esempio un

pacchetto di sigarette ogni

due giorni. Su ogni piano del

carcere c‘è una biblioteca,

anche se piccola ben fornita:

circa 500 volumi in varie lin-

gue, a disposizione dei dete-

nuti che possono accedervi

quotidianamente.

Cosa molto importante: i con-

tatti con il mondo esterno

vengono garantiti, logicamen-

te secondo i gradi di pericolo-

sità del detenuto ed eventuali

inquinamento delle prove, ma

mai negati completamente.

Sono consentite 3 telefonate

alla settimana ed 1 ora di col-

loquio, dal martedì alla dome-

nica durante tutta la giornata,

evitando così lunghe attese

per i parenti in visita, per non

parlare dei contatti con

l‘avvocato che sono garantiti

da una telefonata al giorno.

Il regolamento interno è mol-

to rigido (per esempio le puli-

zie sono obbligatorie ed even-

tuali trasgressioni sono punite

con multe anche salate) ma

riesce così a mantenere in

piena efficienza la struttura,

sia per il detenuto che per

gli assistenti, così da non

rompere un sottile equili-

brio che serve a rendere la

convivenza più accettabile

e nel rispetto reciproco.

Nell‘essere trasferiti nel

Carcere Penale le cose

cambiano totalmente, sem-

pre carcere rimane, ma con

tutti i canoni necessari per

un cammino verso la riabi-

litazione ed il reinserimento

delle persone nella società.

In primo luogo le condizio-

ni umane sono rispettate e

il problema del sovraffolla-

mento non esiste, le strutture

sono fornite di tutto ciò che

serve per un normale stile di

vita, esistono cucine comuni

elettriche (addirittura con una

lavastoviglie industriale a di-

sposizione dei detenuti) dove

ognuno può cucinare il cibo

portato dell‘esterno o acqui-

stato nel fornito spaccio inter-

no. Esiste una sala ricreativa

fornita di giochi vari con an-

nessa una biblioteca di qualità

gestita direttamente dai dete-

nuti con l‘ausilio degli assi-

stenti formati allo scopo.

Il carcere è caratterizzato da

aree verdi comuni, con campo

di calcio, palestra, zone per il

ricevimento delle visite acco-

glienti ed a basso impatto, per

evitare traumi a bambini e

rendere più piacevole il poco

tempo a disposizione. C‘è

perfino la famosa ―Casa Fa-

miglia‖ dove chi ha figli può

passare un‘intera giornata: è

un mini appartamento dove

trascorrere una giornata nor-

male da tutti i punti di vista,

con tanto di giardino e giochi

per i bimbi.

La cosa che però è maggior-

mente utile è il continuo ten-

tativo di coinvolgere il dete-

nuto. C‘è l‘attività di manu-

tenzione della struttura, ab-

bassando così i costi di ge-

stione, e allo stesso tempo un

programma di lavoro interno

al carcere, per altro ben retri-

buito (c.a. 600 euro mensili).

Vari laboratori sono presenti

nel carcere: falegnameria, call

-center, lavanderia etc.

All‘avvicinarsi del fine pena

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il detenuto viene inserito in

un programma di affidamento

esterno (l‘equivalente del no-

stro Art. 21).

Praticamente c‘è la volontà di

recuperare a pieno chi ha sba-

gliato perché sempre di per-

sone si tratta e questo non

viene mai dimenticato, con

una propria identità e dignità,

che non deve essere annienta-

ta da strutture e sistemi sba-

gliati o mal funzionanti, atte

solamente alla repressione del

colpevole.

Certo non è possibile fare un

paragone con la realtà italia-

na: la Svizzera è un paese ric-

co con risorse molto più im-

ponenti dell‘Italia, ma soprat-

tutto con una cultura del

penitenziario completamente

differente. In Svizzera si ria-

bilita e si reinserisce la perso-

na che ha sbagliato, in Italia

si reprime e si nasconde.

Stigmatizzare le responsabili-

tà di un malfunzionamento

della giustizia è difficile o

forse inutile mentre cercarne

l‘errore sarebbe però mirag-

gio di un‘oasi non troppo lon-

tana!

In definitiva penso che non

manchino i buoni propositi e

la voglia di fare, ma i fondi

necessari e le risorse che po-

trebbero trasformare una

struttura ora in passivo in

qualcosa di produttivo, so-

prattutto da un lato umano,

una fabbrica di persone nuo-

ve!!

FRANKY’S WAY

*CEDU: Commissione Europea

Diritti Umani

UNA MIA AMMIRAZIONE

Partecipo al giornalino di Verziano.

E‘ un giornalino di cui si sente il nostro scrivere.

Volevo precisare che trovo in questo posto una persona di cui vedo una grande disponibilità

di quest‘uomo che ha scelto l‘esistenza del nostro Dio…

Trovo il Don…così lo chiamiamo tutti, la collaborazione nei riguardi dei detenuti, una di-

sponibilità che cammina nei nostri corridoi.

E guarda il silenzio che ci affligge in questa vita…è la sua bontà il suo Karma.

Il suo modo di ascoltare il nostro parlare rivela tante emozioni. Riesce a sorridere, è capace

di tirarti quel sorriso che fai fatica a metterlo fuori.

Come dire? E‘ come una guida al buon senso per farci sentire vivi.

Volevo dirti grazie Don di esistere. Se il mondo prende colore e vita, lo dobbiamo a te. Gra-

zie di cuore.

Questo guardare è di un uomo evangelico

che si è convertito in carcere

Grimaldi Giuseppe

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Mai mischiare donna e affare

Ti ho vista camminare, tra le mie grezze sbarre di metallo,

ti osservavo … e circondata, eri come incantata fra i disillusi,

ma che: ―Con un solo tuo sguardo‖,

scartavi gli infami e guadagnavi sorrisi,

tutto e tutti intorno a te, illuminavi…

Che dire … di argento e oro bianco, quasi come per incanto,

ed a mio parere, nemmeno il dio del sole

sarebbe stato in grado, d‘illuminare come in un bel dipinto,

quell‘apprensione impositiva di prigione.

Primavere, estati e autunni ed infine l‘inverno…

Scorrevano lenti lenti, ed in questa clessidra, quante ne abbiam passate…

Scorrevano come un soffione, e come bolle di sapone, nell‘aria imprigionati,

profumo d‘amore… come una bomba innescata di ti voglio bene

anche se già sapevo che prima o poi tutto sarebbe potuto finire:

che dire… ci può stare perché l‘aspirazione più grande per entrambi, era di uscire!

Ora tu ce l‘hai fatta, e so che per te era vitale,

il tempo nel frattempo passa, e tu non ti sei fatta più sentire,

tempo al tempo disse il diavolo al bene, mi manchi da morire.

In fissa in passato i tuoi pensieri, volavano in cielo

insieme ai tuoi desideri, annullavi intorno a te tutto quanto,

e prevaleva nel tuo cuore solo il peggio!

Un cielo nero e oscuro, e in orizzonte tante belle rondinelle

che volavano basse basse sotto le stelle,

planavano in volo nella tua impulsività, e non esisteva un caso

di verità! Sei segno scorpione, ti ho vista piangere e lottare come un leone,

quando la nostalgia di casa si faceva sentire,

ed il ricordo dei tuoi amati nonni, non ti faceva dormire,

lacrimavi ad occhi chiusi ed aperti, piccole e limpide gocce di rugiada

mancanza d‘amore, e pregavi in chiesa tutto il bene al signore

sì gocce di rugiada, come sulle foglie, scaldate dal sole

e che te lo dico a fare… eri tu il bel fiore,

Eri bella bella da morire, e quando t‘ammiravo, non facevo che sognare

ora ti sento lontana e non ho più parole, sento vane le poesie e le mie rime

ti voglio tanto tanto bene e ti sento nel cuore, e includo pure il mio DNA CRIMINALE

combatterò fino alla fine l‘ultima guerra

e sarà l‘inizio di una nuova era!

BOIA CHI MOLLA E‘ IL MIO GRIDO

di battaglia!

Amore mio sempre e ovunque così si

spera,

sei nel mio cuore sorellina mia

sei incisa sulla mia pelle, ed ora non mi

resta che cercarti fra le stelle,

amica nera… e nulla da dire… N° 1:

MA …

mai mischiare donna e affare.

Tiziano

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Il progetto ―Volontari in redazione‖ nasce dalla richiesta di un gruppo di persone detenute interessate

alla realtà del volontariato. È emersa la curiosità verso tale tematica e la necessità di fornire una co-

noscenza più approfondita del volontariato, dei diversi settori in cui opera e delle varie attività.

Lo scopo del progetto consiste nel sensibilizzare la popolazione detenuta alla realtà del volonta-

riato, fornendo informazioni e descrizioni relative ai diversi ambiti e alle varie associazioni presenti

sul territorio di Brescia e provincia.

Il progetto intende offrire ai destinatari un‘opportunità per impiegare il proprio tempo in attività for-

mative utili a se stessi e alla collettività, contrastando in tal modo il rischio di recidiva delle persone

con problemi di giustizia e dipendenza da sostanze stupefacenti.

In particolare, l‘approfondimento della tematica del volontariato da parte dei detenuti partecipanti

alla redazione di Zona508 permette un coinvolgimento diretto su temi sociali di forte attualità,

favorendo il percorso di reinserimento sociale.

―Volontari in redazione‖ ha inoltre lo scopo di far conoscere alle realtà coinvolte il contesto detenti-

vo, al fine di sensibilizzarle ed eliminare i pregiudizi esistenti.

Il progetto ha previsto un ciclo di incontri informativi e formativi in cui sono state coinvolte associa-

zioni ed enti territoriali rappresentati dai propri responsabili e/o volontari, i quali hanno affrontato il

tema del volontariato, i diversi ambiti e le numerose attività ed opportunità attive sul territorio di Bre-

scia e provincia. Sono state previste testimonianze dirette di persone che hanno svolto attività di vo-

lontariato e persone che hanno beneficiato di tali attività.

Parallelamente verrà creata una rubrica mensile sul giornalino Zona 508 relativa al tema del volonta-

riato con descrizioni delle associazioni che parteciperanno agli incontri, interviste e testimonianze di

volontari che hanno seguito un percorso di volontariato mediante il progetto: ―Ripuliamo le cattive

strade‖.

I volontari avranno la possibilità di conoscere, approfondire e discutere su tali tematiche ed esprimere

le proprie idee mediante il giornalino.

Centro Servizi per il Volontariato di

Brescia

L‘Associazione Centro Servizi per il Volontariato di Brescia (A.C.S.V.), operativa dal 1997, sostiene

le Organizzazioni di Volontariato della provincia di Brescia ed è una risorsa a disposizione di tutti i

volontari. È punto di riferimento per tutte le esigenze emergenti nel mondo del volontariato, sin

dalla fase preliminare di costituzione e per tutte le varie fasi di vita delle associazioni. Tra le sue atti-

vità, fornisce gratuitamente servizi di consulenza legale, fiscale e progettuale, organizza corsi di for-

mazione per rendere le associazioni più autonome nella gestione della propria organizzazione, e pro-

muove la cultura della solidarietà, creando legami tra il mondo del volontariato e i giovani e favo-

rendo la costruzione di reti tra le diverse organizzazioni.

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CONTATTI

A. C. S. V.

Via Salgari 43/B

25125 Brescia

Tel. 030/2284900

Fax 030/43883

[email protected]

―Un pesante cancello ci si chiude alle spalle in attesa che un altro si apra di fronte a noi. Non è facile

entrare in un carcere, ci vogliono giustamente permessi, controlli e una burocrazia che percorre la

propria strada. Ci sono associazioni di volontariato – Vol.ca e Associazione Carcere e Territorio tan-

to per fare i nomi - che a Brescia, questi cancelli li varcano abitualmente, con l‘obiettivo, fra gli altri,

di portare un po‘ di mondo esterno all‘interno delle mura. Sabato mattina anche noi del CSV siamo

entrati a Canton Mombello per parlare e scambiare qualche impressione con i redattori di Zona 508,

il giornale delle carceri di Brescia (Canton Mombello e Verziano), scritto dai detenuti dei due istituti

di pena ed edito dall'associazione Carcere e territorio. Accompagnati da Michela abbiamo attraversa-

to qualche corridoio per arrivare nella biblioteca dell‘Istituto dove ad aspettarci c‘erano una quindici-

na di ragazzi, alcuni italiani altri caraibici, accomunati dalla curiosità di sapere chi eravamo, cosa

rappresentavamo, perché eravamo lì con loro. Dopo alcune battute introduttive hanno iniziato ad af-

fiorare alcune esperienze di volontariato vissute da loro ―prima di finire qui‖: trasporto di dializzati,

assistenza ai disabili, ascolto di anziani, servizi all‘interno di comunità. Alcuni ci chiedono se una

volta fuori dalle celle potranno contattarci, se ci saranno associazioni che proveranno a non guardare

il passato e a concentrarsi più sul futuro; altri si dimostrano scettici e chiedono dove sta il guadagno

del fare volontariato. Insieme a noi sono entrate due ragazze dell‘associazione Tutte in rete; hanno

portato l‘entusiasmo di un gruppo di amiche conosciutesi rincorrendo un pallone sui campi della pro-

vincia: ora organizzano manifestazioni sportive e devolvono il ricavato al sostegno di progetti merite-

voli di altre associazioni. I detenuti si interessano, chiacchierano, fanno domande; se non fosse per le

sbarre alle finestre ci si potrebbe per un attimo dimenticare di essere a Canton Mombello. Racconta-

no di aver anche loro raccolto dei fondi per acquistare una carrozzina per una bambina che ne aveva

bisogno. Cinquanta centesimi, massimo un euro ciascuno, sembrano giustificarsi davanti al nostro

stupore che ci fa sorgere la domanda ―Perché non raccontiamo queste cose? Perché la notizia deve

essere per forza brutta?” Ringraziano ACT per tutti i volontari che si occupano di loro: l’obiettivo

del progetto che sviluppano è cercare di portare aria nuova nel carcere, per far sì che non si parli ap-

punto solo di carcere. L‘obiettivo è centrato ma basta un attimo per tornare sulle celle troppo piccole,

sulle condizioni di vita, sul voler essere considerati persone, persone che hanno sbagliato, ma comun-

que persone che meritano condizioni dignitose. Sul tavolo rotola un porta-sigarette fatto con gli stuz-

zicadenti da un ragazzo cubano. Mi dice che lo chiamano Maicon e la mole a confermare il paragone

con il terzino brasiliano c‘è tutta. Per ammazzare il tempo fa cose con gli stuzzicadenti, così pensia-

mo a come potrebbe essere più efficace la pena - per il detenuto e per la società - con una mag-

gior possibilità di iniziative lavorative all’interno e all’esterno delle mura. In tempo di riforme,

compresa quella del Terzo Settore, la condizione carceri Italiane per cui l‘Europa ci mette dietro alla

lavagna non può essere dimenticata. Le associazioni bresciane e il CSV da tempo promuovono il

concetto di giustizia riparativa e l‘adozione di pene alternative, con la consapevolezza che il dettato

costituzionale di una pena rieducativa non può trovare compimento affidandosi solamente al carcere.

E‘ passato un trentennio da quando il dottor Zappa scrisse «è del tutto illusorio pensare ad una ri-

socializzazione attuata senza o contro l’intervento diretto e concreto dei consociati, o almeno

della grande maggioranza di essi e degli enti locali». Da questo pensiero continua l’opera dei vo-

lontari che entrano in carcere e che organizzano convegni per sfidare un‘opinione pubblica che va in

altra direzione. Poi stringiamo mani, salutiamo e ripassiamo dagli stessi corridoi, incrociando gli

sguardi di detenuti e polizia penitenziaria. I cancelli si riaprono e si richiudono riconsegnandoci una

libertà di movimento mai così considerata prima.‖

Nicola

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Associazione Tutte in Rete L‘associazione ―Tutte In Rete‖ nasce ufficialmente a fine marzo 2008 come Associazione di Promo-

zione Sociale, desiderosa di sensibilizzare e coinvolgere più persone possibili in iniziative e progetti

inerenti l‘ambito sociale. La denominazione scelta ricorda la prima iniziativa, cioè l‘organizzazione

di 12 ore di beneficenza non stop di calcio femminile, dove i valori sportivi si intrecciano con i valori

solidali della generosità, altruismo, correttezza, disponibilità e rispetto reciproco. La finalità principa-

le dell‘Associazione è di costruire una ―rete umana‖ propositiva e attiva verso diverse problematiche

sociali valorizzando le risorse umane a disposizione, quindi creare ―rete‖, condivisione, comunione,

scambio fra tutti coloro che vengono coinvolti e ―travolti‖ dalle iniziative per conoscere e per racco-

gliere fondi a sostegno di progetti di diverse associazioni di volontariato del territorio. Aiutare gli altri divertendosi!

CONTATTI

Ass. Tutte in Rete

Via Cipro, 37

25124 Brescia

Cell. 333 6847566 –

331 4827051

[email protected]

Questa associazione ci ha colpito molto, un‘opera di volontariato sana e genuina, capace di coinvol-

gere nel suo cerchio ogni fascia di età e capace di regalare sempre ed indubbiamente un sorriso. A

mio parere, chiunque abbia avuto modo di entrare in contatto con la loro realtà (cioè: sport, rinfre-

schi, svaghi in giochi di gruppo, ect), ovunque si sono presentate le fondatrici di questa

―ASSOCIAZIONE TUTTE IN RETE‖ hanno dimostrato di saperci fare sul serio. Due ragazze sem-

plici e umili che nel loro piccolo hanno saputo offrire grandi emozioni e serene competizioni a chiun-

que abbia assistito e partecipato in ogni loro progetto e continuano a farlo nella maniera più sana e

genuina che possa esistere, cioè attraverso lo sport o con svaghi e giochi di gruppo, partendo dagli

oratori sin ad arrivare alle grandi manifestazioni di beneficienza in centri sportivi come il San Filip-

po, capace di tenere una capienza di persone non indifferente e senza distinzione di sesso o fasce di

età. Sono riuscite a coinvolgere numerosissime persone, interi paesi, e il ricavato dei loro sacrifici e

delle offerte che continuavano le manifestazioni in consumi gastronomici, andava sempre e solo ed

esclusivamente in gran parte in beneficienza a persone svantaggiate.

Che dire di questa associazione di volontariato? Ritengo che abbia un potenziale che in molte altre

associazioni, che ho avuto il piacere di conoscere in questo contesto, non hanno, cioè la certezza di

regalare, in sane e festose competizioni, sempre un bagaglio umile e semplice di emozioni capace di

strappare a chiunque ne sia partecipe attivo o passivo sempre un sorriso.

Organizzazione di eventi, sacrifici e beneficienza, nobili azioni altruistiche alle quali noi detenuti,

ascoltando le loro esperienze, non siamo rimasti indifferenti, anzi, avremmo voluto far parte attiva-

mente di una loro iniziativa qui all‘interno di Canton Mombello. Per noi la speranza è l‘ultima a mo-

rire e non è detto che ciò in futuro non accada. Per ora ci limitiamo e ci accontentiamo almeno di sa-

pere che, grazie a questa associazione, qualcuno sorriderà anche per noi. Con grande stima e rispetto

i ragazzi del giornalino di Canton Mombello.

CRISSO

«Dalla muta distesa delle cose deve partire un segno, un richiamo, un ammicco: una

cosa si stacca dalle altre con l'intenzione di significare qualcosa... che cosa? Se stessa,

una cosa è contenta d'essere guardata dalle altre cose solo quando è convinta di signi-

ficare se stessa e nient'altro, in mezzo alle cose che significano se stesse e nient'al-

tro» (Palomar, Italo Calvino)

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Significare se stesso e nient'altro agli occhi del mondo: sensazione rara, difficile da percepire, quasi

una ideale speranza e quando accade un attimo magico, prezioso, una rivelazione quasi fanciullesca...

Ecco il desiderio condiviso emerso nelle segrete del nostro incontro: semplicemente svelarsi umani e

scoprire insieme che basta poco per illuminare la nostra vita e quella delle altre persone, vicine o lon-

tane, come una raccolta tappi, una donazione di tempo, risorse ed energie in una raccolta fondi o par-

tita di calcio benefica! Grazie a voi ragazzi!

Grazie a chi ha permesso la nostra conoscenza!

Elisa

BRESCIASOCCORSO Onlus

Bresciasoccorso nasce dall'iniziativa di pochi, ma "volenterosi volontari", il 25 ottobre 1992. Prima

sede dell'Associazione è lo storico stabile in via Fontane, dove con due ambulanze e un'automobile i

primi 71 volontari offrono servizio alla cittadinanza 24 ore al giorno, tutti i giorni dell'anno sia nel

campo delle emergenze sia in quello dei servizi secondari. In breve tempo l'associazione si allarga ei

volontari si rendono disponibili a corsi, completamente gratuiti, per dare a tutti i cittadini le nozioni

fondamentali del primo soccorso. Nel 1996 diviene operativo il distaccamento di Viale Piave e sigla

l‘accorso con il Brescia Calcio, che affida all'associazione l'incarico di garantire il servizio di assi-

stenza sanitaria durante le partite. Nella primavera del 2006, tra la malinconia dei veterani, viene di-

smessa la sede di via Fontane sostituita da quella di Via Trento. In vent'anni di attività Bresciasoccor-

so può ormai essere considerata una delle realtà maggiormente presenti sul territorio nell‘ambito del

soccorso sanitario, trasporto pazienti dializzati, trasferimenti in strutture ospedaliere, trasporto di san-

gue ed emoderivati, consegna farmaci, assistenza ad eventi culturali e sportivi e formazione della

cittadinanza al primo soccorso.

CONTATTI

BRESCIASOCCORSO Onlus

Via Trento 155, Brescia

Tel. 030/391775

[email protected]

A volte soccorrono anche noi…

L'associazione che mi ha coinvolto umanamente di più è stata l'associazione Bresciasoccorso, a mio

parere è la più efficace, a riguardo sia del soccorso fisico di una persona malata o ferita, sia a livello

morale, perché tendono a star vicini alla persona in difficoltà anche moralmente e umanamente. Dico

che secondo me è la più efficace anche perché il loro operato è mirato al 100% nel salvataggio di una

persona: mi ha lasciato stupito quando parlando dei loro interventi, si son trovati in situazioni drasti-

che, che umanamente li han segnati e che ricorderanno per tutta la loro vita; ho apprezzato anche il

loro interesse operativo fuori dalle discoteche, anche perché al giorno d'oggi e come da sempre, in

quei posti di svago e divertimento, spesso e volentieri, o a causa d'alcool e droghe, parecchi giovani

si sentono male o si schiantano con autovetture perché imprudenti e alticci. Credo che quest'associa-

zione di volontariato, nonostante le difficoltà di sostegno economico, per i loro strumenti operativi,

rimandi una forza e una voglia di vivere che è indescrivibile. Credo che a livello umano e morale ab-

bia molto da insegnarmi, e mi piacerebbe, perché no, farne parte, essere autore di interventi di soc-

corso, sia a livello fisico che a livello morale di persone bisognose. Credo che rimandi emozioni uni-

che girare sul territorio per aiutare le persone in situazioni di emergenza e talvolta anche alcuni di noi

detenuti. L'altruismo, secondo me, è come un'arma a doppio taglio, lavoro e opera di volontariato,

salvare i pazienti o perderli, dove un intervento di persone preparate può cambiare, come il lancio di

una moneta, il destino di vita o di morte di una persona in pericolo. Tiziano

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Essere catapultati in una realtà che non si conosce può, sotto certi punti di vista, spaventare o mettere

in soggezione. Noi volontari di Bresciasoccorso ogni giorno abbiamo a che fare con persone bisogno-

se che necessitano del nostro aiuto. Noi siamo sempre pronti, preparati a qualsiasi tipo di situazione,

ventiquattro ore al giorno, ogni giorno dell‘anno. Ma quando ci è stato proposta l‘esperienza con i

ragazzi del carcere, siamo stati pervasi da un senso di smarrimento e dalla paura di non essere prepa-

rati per questa nuova esperienza.

Senza ombra di dubbio ci chiedevamo che tipo di interesse potessimo suscitare in quei ragazzi, i qua-

li, pensavamo, nulla potessero avere a che fare con il mondo del volontariato e che la loro situazione

personale tendesse a focalizzare l‘attenzione non tanto sull‘aiuto agli altri, quanto piuttosto su loro

stessi.

Piacevolmente, ci siamo presto accorti che nulla di quanto pensato era più sbagliato. Abbiamo, ina-

spettatamente, trovato un‘accoglienza calorosa e soprattutto orecchie tese ad ascoltare quello per cui

noi, quotidianamente, ci adoperiamo. Non solo: tante sono state le domande che ci sono state poste

per meglio capire come funziona il mondo del volontario in ambito sanitario e diversi ragazzi si sono

detti pure interessati a valutare un loro inserimento in questo campo, una volta scontata la loro pena.

Bresciasoccorso è un‘associazione che opera da più di vent‘anni nel campo dell‘emergenza e urgenza

sanitaria, proponendo annualmente corsi che vedono coinvolti – ogni anno – circa un centinaio di

persone. Aggiornamenti continui in ambito sanitario mirano ad avere volontari soccorritori preparati

sia sul piano di vista prettamente tecnico sia su quello psicologico-comportamentale. Per nostra stes-

sa natura ci troviamo ad aiutare pazienti con qualsiasi tipo di disagio. Ma dopo un‘esperienza come

quella vissuta all‘interno della Biblioteca del carcere di Canton Mombello, ti rendi conto che il disa-

gio non è solo quello incontriamo quotidianamente nel nostro ―lavoro‖; è usanza comune etichettare

un detenuto come un ―poco di buono‖, dimenticandoci, però, di soffermarci su che cosa lo attende

una volta fuori di lì: molti desidererebbero soltanto ricominciare da capo, senza venire marchiati con

inevitabili pregiudizi. Il mondo del volontariato può essere, in qualche modo, un nuovo capitolo

della loro vita, una spinta che li aiuti a migliorare loro stessi facendo qualcosa di utile per gli

altri.

Paola e Stefano

ENPA - nte Nazionale Protezione Animali

L‘ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), fondata nel 1871 da Giuseppe Garibaldi, è

un‘associazione protezionistica dedicata alla difesa degli animali. La sede provinciale di Brescia è

attiva da più di 50 anni e conta sul territorio centinaia di operatori che prestano servizio in modo del

tutto gratuito e volontario. Tra le principali azioni dell‘associazione si contano il soccorso ad animali

abbandonati, il censimento e la tutela di colonie feline, l‘affido di animali recuperati, la lotta ai mal-

trattamenti e la partecipazione a campagne di sensibilizzazione a livello nazionale. L‘ingresso dei

volontari ENPA in carcere ha suscitato molto interesse tra i partecipanti all‘incontro: quasi tutti i re-

dattori interni avevano o hanno uno o più animali. Si sa che il rapporto dell‘uomo con il proprio ani-

male spesso sa diventare una sorta di amicizia, uno scambio gratuito di affetto e fedeltà. Abbiamo

avuto diverse occasioni di pubblicare sul nostro giornale articoli o poesie dedicati al ricordo

dell‘amore senza pregiudizi di sorta che un animale domestico sa donare al proprio padrone. I volon-

tari ENPA hanno saputo dare consigli e sensibilizzare la redazione riguardo tematiche forse poco

conosciute ai più, ad esempio la questione delle colonie feline o l‘abbandono di animali esotici, e,

d‘altra parte, condividere e ascoltare molti racconti e storie, come l‘articolo di Adriano che testimo-

nia quanto possa essere forte il legame tra uomo e animale: come già scritto in un vecchio numero di

Zona508, un legame che va ―oltre le sbarre‖.

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CONTATTI

E.N.P.A – Sez. prov. di BS

Via Quinta 29, 25125 Villaggio Sereno, Brescia

Tel. e Fax 030.349399

[email protected]

Ho trovato molto interessanti tutte le associazioni che sono venute per molti motivi importanti, in

particolare perché posso avere l‘opportunità di conoscere ed inserirmi con persone diverse (dopo 9

anni mi ritrovo qua perché ho solo ―certe‖ conoscenze) e dare la mia disponibilità dato che ho sempre

solo trovato gratificazione nel lavoro e nel pensare all‘altro. Ho scelto di parlare dell‘Enpa perché ho

avuto un‘avventura particolare: anche se ho sempre avuto cani vivendo in campagna, una volta an-

dando a funghi mi ritrovo una busta di plastica che si muove e un lieve lamentio... erano tre fantastici

piccoli cuccioli! Portati a casa, io, mia figlia e mia madre abbiamo dato loro da mangiare con una

piccola spugna imbevuta di latte perché troppo piccoli. Una volta cresciuti ne abbiamo dati via due e

lei, ―Nina‖, ora fa parte integrante della mia famiglia!

Mi ha colpito il fatto degli animali perche molte volte danno più delle persone e non hanno pregiudi-

zi, ho fatto un corso di cinofilia addestrando un cane preso dal canile e per me è stato il massimo del-

la soddisfazione; vorrei riuscire a far parte di un‘associazione come l‘Enpa, dare la mia libera dispo-

nibilità un domani, spero presto. Spesso la gente giudica troppo in fretta, prima di conoscere persone

e situazioni, mentre un cane farà sempre e solo dei complimenti…

Ringrazio tutte le persone che vengono in carcere, credono in noi e si danno da fare.

Grazie del vostro impegno per tutti noi.

Adriano

Tutte le volte che parlo di animali si insinua in me il

dubbio che sia un argomento che susciti poco interes-

se, che sia giudicato poco importante. Invece, come

altre volte, mi son dovuto ricredere: nell‘incontro a

Canton Mombello, dove peraltro non ci sono animali

di nessun genere, c‘è stato interesse, non solo, un inte-

resse che si esprimeva con interventi appropriati e

competenti. Le domande erano collegate al contesto

del discorso che si stava facendo e mirate ad un ap-

profondimento. Con il valido aiuto della mia collega

Lucia, abbiamo spiegato quali siano le nostre attività. Inoltre abbiamo dato consigli e spiegazioni su

quelli che sono i bisogni primari dei nostri amici animali e le regole base per tenerli al meglio. Il tem-

po è trascorso piacevolmente senza accorgersene e alla fine penso che sia stato un arricchimento in

ogni senso per tutti, anche e soprattutto per noi.

Un ringraziamento all‘ ACT che ha promosso l‘incontro.

Giorgio

SCAIP - Servizio Collaborazione Assistenza Internazionale Piamartino Onlus

Scaip è l‘acronimo di Servizio Collaborazione Assistenza Internazionale Piamartino. Nata nel 1983 a

Brescia rifacendosi al pensiero di San Giovanni Piamarta, è cresciuta nel tempo e divenuta Ong e

Onlus. In 30 anni di storia ha portato avanti numerosi progetti a favore dei più deboli in Africa e Sud

America, spaziando dalla istruzione ai progetti sanitari, dai centri d'accoglienza alla diffusione di

buone pratiche.

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Timoteo e la sua famiglia, benefi-

ciari di microcredito in Mozambi-

co

Un'associazione fondata solo ed esclusivamente per aiutare gente

disastrata o dalla guerra o dalla povertà più estrema, che a testimo-

nianza dei volontari di questa associazione, vorrebbe riscattarsi, per-

ché non ha più nemmeno le lacrime per piangere. SCAIP agisce in

terre lontane coperte e avvolte di sola miseria, fuori dalle capitali e

dalle grandi città, chiamiamoli paesi, anche se potremmo definirli

villaggi, sperduti, da come si può capire dalle fotografie che ci han-

no portato. Queste immagini aiutano a farci conoscere la loro quoti-

dianità, dove in ogni alba che cresce, è la fame con le sue esigenze

a caratterizzare il giorno. In Africa ad esempio l'associazione SCAIP ha fatto sì che con piccoli, umili

minicrediti, questa gente potesse investire possibilità e speranze, in piccoli e semplici lavori produtti-

vi, sfruttando ciò che la natura gli offriva. Ad esempio nel cocco, facendo girare la loro piccola eco-

nomia attraverso ciò che la terra offre. Un'attività produttiva, anche se in piccole quantità, ha permes-

so di saziare, oltre che la loro fame, anche le loro misere tasche buche, dando a molta gente disagiata

l'opportunità di creare nuove attrezzature, strutture e mezzi per ottimizzare i loro sforzi e migliorare

la loro vita quotidiana! Costruire e portare a casa anche qualche dollaro per far mangiare le famiglie,

composte da mogli e tantissimi figli, in luoghi in cui l'idea di produttività non si sa cosa sia, ritengo

sia essenziale. Purtroppo sentiamo spesso parlare di beneficenze a favore di molti popoli dove la fa-

me li fa soccombere; dico purtroppo perché in statistica altissima le somme in beneficenza o svani-

scono nel nulla o arrivano in percentuale bassissima. Normalmente arrivan solo briciole invece che

tutto il pacchetto: bene, questa associazione ha avuto l'accortezza d'accertarsi che il microcredito va-

da o sia andato in porto, presenziando personalmente. Un atto di serietà e di responsabilità non indif-

ferente: meglio prevenire che curare ed in questo caso l'altruismo da parte della SCAIP è nobile e

molto impegnativo, perché avere a che fare con altre culture, leggi e religioni non è mai facile, perché

si incontrano sempre imprevisti e impedimenti. Per loro dedicarsi alle popolazioni svantaggiate non è

semplice e non lo è stato mai, perché in questo 21esimo secolo prevale il detto occhio non vede, cuo-

re non duole, per chi in questo mondo è considerato... INVISIBILE!

Con stima e rispetto salutiamo e ringraziamo l'Associazione SCAIP per il loro nobile altruismo.

Tiziano

Entro nel carcere di Canton Mombello per la prima volta. Ho già visitato carceri

in Paesi lontani migliaia di chilometri ma mai quello della mia città. L'ingresso

riporta subito alla realtà, non si può entrare con nulla se non la carta d'identità e

qualche foglio di carta. Con le volontarie di ―Associazione Carcere e Territo-

rio‖, passati ripetuti cancelli, raggiungo la biblioteca che è luogo familiare già al

primo sguardo. Oggi parliamo di cooperazione internazionale in carcere ed è già

un bel paradosso. C'è più cooperazione internazionale al tavolo in cui sono se-

duto che in molti dei progetti internazionali che ho avuto modo di visitare. Al tavolo ci sono italiani,

cubani, colombiani, kosovari, serbi e un uomo di Lumezzane (Paese straniero che sfugge alle classifi-

che degli stati censiti dalle Nazioni Unite). Ho pensato di stampare alcune immagini dei progetti di

Scaip nel mondo; le ho sparse sul tavolo del nostro incontro con l‘idea che fossero i ragazzi a raccon-

tare quello che ci vedono. Ne escono storie stupende, felici, a volte tragicomiche e tenere allo stesso

tempo. C'è chi sceglie la foto di una scuola sotto l'albero perché ricorda i figli che lo aspettano fuori

da queste sbarre, c'è chi come "lo zio" siciliano, sceglie la foto del progetto del corso alberghiero in

Cile perché gli ha fatto ricordare che potrebbe aprire una pizzeria a Santiago del Cile una volta fuori

di qui. Molti scelgono foto di bambini a scuola dicendomi che sono loro il futuro della nostra società,

quello sui cui noi dobbiamo puntare. Dal racconto sul progetto del micro-credito nasce una gag esila-

rante quando un detenuto mi racconta che l'idea non è nuova ―…arriva dall'India‖ mi dice, e che co-

munque ci aveva provato anche lui ad avere micro-credito con un "esproprio popolare…in banca".

CONTATTI

SCAIP Onlus e Ong

Via Enrico Ferri, 75

25123 Brescia

Tel. 030 230 68 73

Fax 030 230 94 27

[email protected]

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Ammetto che non mi aspettavo di incontrare persone così preparate; ci sono domande sull‘invasione

economica cinese in Africa e sul tema delle risorse minerarie rubate. Prima di finire, Spira, giovane

bibliotecario serbo, mi racconta dei suoi Balcani che anche io ho nel cuore e di come la guerra abbia

distrutto generazioni di convivenze naturali tra serbi, croati, musulmani. Mi spiega che avrei dovuto

visitare quelle terre prima della guerra per scoprirne davvero la bellezza ora perduta. Salutandoci o-

gnuno prende una delle foto che insieme abbiamo raccontato e se la porta con se in cella. Se chiudo

gli occhi ne vedo alcune chiuse in una rivista, altre appese ad un muro, altre ancora solo raccontate.

Paolo

VO.I.CA - Il Volontariato Internazionale

Canossiano

L'Associazione Volontariato Internazionale Canossiano si occupa da diversi anni di sostenere le po-

polazioni dell'Africa. Giovani, e non solo, del nostro paese si formano e partono per il continente a-

fricano per dare il loro sostegno ai più poveri: costruire scuole, assistere i malati ed i detenuti, giocare

con i bambini… molte sono le attività in cui serve una mano.

Anche se penso che sia un'utopia, non per questo si giustifica il non far niente, ed i volontari di que-

sta associazione lo testimoniano. Speriamo che anche i nostri governanti se ne rendano conto, sia per

quanto riguarda gli investimenti sul nostro territorio che nel mondo. Ho fatto riferimento al nostro

territorio perché è perfetto l'esempio di quella zona del così detto mezzogiorno e rapportato ad un

discorso globale rende perfettamente percepibile la difficoltà in cui questi volontari operano, al posto

delle mafie là ci sono governi corrotti e signori della guerra.

Ora, vorrei concludere con un'ultima considerazione che proviene dalla storia: l'impero Romano do-

vrebbe insegnarci che è riuscito a resistere per alcuni secoli alle invasioni delle popolazioni barbari-

che, le quali mosse dalla speranza di un futuro migliore premevano ai confini. Ora anche noi abbia-

mo questa situazione, migliaia di persone alla ricerca di un futuro migliore e questa associazione con

la sua opera contribuisce a rendere possibile questo sogno nella loro terra, li aiutano a realizzare i

loro sogni senza che essi si imbarchino in viaggi della speranza inseguendo una pura chimera visto

che ora anche per noi è tempo di restrizioni.

Perciò è con profonda stima e con un pizzico di nostalgia che vi auguro di continuare nella vostra

opera in quanto le persone che incontrerete vi ripagheranno dal lato delle relazioni umane, quelle

stesse che facevano parte di un recente passato della nostra società… vedi una nota canzone del miti-

co Celentano ―Il ragazzo della via Gluck‖.

Jo 62

Quando il 5 luglio sono entrato in carcere e gli agenti han-

no chiuso le porte dietro di noi mi ha assalito un senti-

mento di disagio… è come se ti mancasse l‘aria. Subito i

miei pensieri sono andati a chi purtroppo, al contrario di

me che dopo due ore sarei uscito, probabilmente questa

sensazione la vive ogni giorno. Dopo questo primo impat-

to siamo arrivati in biblioteca dove ci attendevano i dete-

nuti che si occupano di redigere il giornale Zona508. Ci

siamo presentati ed io ho parlato a loro del VO.I.CA

(Volontariato Internazionale Canossiano), l’associazione

con cui faccio volontariato in terra di missione d‘ Africa.

Sono stato colpito piacevolmente per l'interesse della maggior parte dei presenti e anche quando uno

di loro ha ripreso gli altri che parlavano perché non gli davano il modo di ascoltare. Questo piccolo

gesto, almeno secondo me, fa capire che sono persone che hanno sbagliato nella vita, chi non l‘ha

mai fatto? E se gli si dà una seconda possibilità sono in grado di migliorare dimostrando rispetto per

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gli altri. L'incontro con i ragazzi della redazione è stata una bellissima esperienza che, se ce ne fosse

l‘occasione, vorrei rifare e che forse dovrebbero fare altri per avere una visione diversa di chi è ri-

stretto e far cadere alcuni pregiudizi che da fuori si hanno verso chi è recluso. Gigi

Associazione Amici Casa della Gioventù ONLUS

L‘Associazione Amici Casa della Gioventù sostiene l‘educazione integrale dei

bambini, dei giovani e delle famiglie, dotate di poche risorse, dei diversi Paesi

dell‘America Latina, dove è presente la Casa della Gioventù, per migliorare le loro condizio-

ni di vita. La Casa della Gioventù è stata avviata nel 1986 a Santiago del Estero da suor Sa-

veria Menni, una suora bresciana appartenente all‘ordine delle Dorotee di Cemmo, con un

gruppo di giovani universitari, come luogo di discernimento dei doni personali in una proie-

zione di servizio alle piccole e grandi necessità locali. La Casa della gioventù è formata da

comunità di laici che inseriti nella realtà, animati dai valori evangelici, assumono un progetto

educativo con, e per i giovani, in una formazione integrale e con spirito missionario. Opera-

no in Argentina, Bolivia, Perù e Uruguay con scuole di formazione professionale, cooperati-

ve di lavoro, centri di formazione culturale e attività pastorali.

Grazie all'Associazione "Amici Casa della Gioventù"!

Grazie all'impegno che nutrono per noi i volontari dell'Associazione

Carcere e Territorio, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con

diverse tipologie di associazioni di volontariato. Ognuna ha il suo

impegno e interesse per il benessere del prossimo. Tra queste associazioni c'è "Amici Casa della Gio-

ventù" che ci ha colpito molto. Senza togliere nulla alle altre, possiamo dire che chi lavora per il futu-

ro dei bambini ha catturato in maggior modo la nostra attenzione. Direi anche che questo interesse

personale è dovuto al lavoro che per anni mia madre ha svolto con le famiglie più bisognose e, in

particolar modo, con i bambini. Pensiamo che i bambini siano il futuro e che se vogliamo che le cose

cambino in bene, è nostro dovere dare ai nostri bambini l'educazione giusta, basata sul rispetto verso

gli altri. Personalmente, mi piacerebbe far parte di un'associazione come "Amici Casa della Gioven-

tù", perché vorrei aiutare mia madre nel suo progetto e un domani, chissà, crearne una mia. Essere

colti è l'unico modo per essere veramente liberi in tutti i sensi, liberi da pregiudizi, barriere,

frontiere che limitano i nostri cuori. Questi ragazzi mi ricordano tanto il mio paese, le montagne, il

coraggio e l'amore. La cosa più bella che si può fare per una persona, dopo averle dato la vita, è darle

l'istruzione. Immaginiamoci un cuore che da vita a un corpo fatto di carne, ossa e un sentimento che a

poco a poco cresce come un big bang che, senza lasciare spazio, coinvolge tutto e tutti. Dio benedica

questi ragazzi che con grande sacrificio sostengono uomini e donne e danno forza alle famiglie che

hanno pochissime risorse, lasciando a bocca aperta chi non crede ai miracoli e ricordando che le stra-

de si fanno camminando.

Carlos e Diego

Carcere e Condivisione

Entrare in carcere per la prima volta è un‘esperienza forte, anche se la permanenza è stata solo di due

ore per un incontro con la redazione del giornale Zona 508. Non conosci l‘ambiente, chi ti troverai

davanti e che reazione potresti avere in un luogo molto particolare e (fin troppo) stereotipato da tele-

visione, film e giornali. Son queste le componenti che ti portano ad essere un poco rigido e diffiden-

te, anche contro la tua volontà. Invece, in poco tempo, l‘incontro, che poteva avere un tono formale

(se non leggermente teso o nervoso), si è trasformato in una piacevole mattinata di condivisione con

persone interessate alla nostra esperienza in sud America e desiderose di raccontarci la loro vita a

CONTATTI

Ass. Amici Casa della Gioventù

ONLUS

Via F.lli Colturi 32, 25025 Ma-

nerbio (BS)

[email protected]

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volte con toni seri a volte con ironia e un umorismo che ha solo

chi ha passato momenti difficili e sta provando a lasciarseli alle

spalle ripartendo. All‘interno della biblioteca l‘ambiente è acco-

gliente, a differenza dei corridoi, della ―rotonda‖ e delle porte

metalliche che si aprono e si chiudono in automatico, e questo ha

sicuramente favorito la discussione anche se, dopo pochi minuti,

il luogo era diventato irrilevante; importante erano le cose dette,

ascoltate e, soprattutto, chi era presente. Per noi l‘incontro è stato

senz‘altro arricchente (speriamo anche per la redazione), abbiamo

conosciuto una realtà mai visitata in prima persona e abbiamo

incontrato persone che cercano di farsi sentire al di là del crimine

che hanno commesso e del luogo dove si trovano a passare una parte della loro vita anche se non è

facile scindere l‘uomo dal reato. Rispetto alla breve permanenza a Canton Mombello crediamo che il

lavoro per la riabilitazione completa di una persona, valutandola per quella che è e per quello che può

dare alla società indipendentemente dalla colpa imputatagli, sia lungo e faticoso, ma non impossibile,

e richieda molto impegno da parte di tutte le componenti in gioco. Imparare, ed educare, ad avere una

mentalità aperta volta alla conoscenza di queste persone, della realtà in cui vivono e degli enti che

ruotano intorno al loro mondo è sicuramente un buon punto di partenza per iniziare a prendere co-

scienza, abbattere gli stereotipi e migliorare questa realtà. Per due ore abbiamo potuto toccare con

mano, seppur per poco, la superficie ruvida del carcere e quella molto umana dei detenuti. Grazie per

l‘occasione, non la dimenticheremo. Ivana e Marco

Bottega Terremondo

Cooperativa Karibu Onlus

Bottega Terremondo è nato circa 12 anni fa grazie alla decisione di alcuni volontari che credevano

nella possibilità del commercio equo e solidale. Per la sua costituzione, Terremondo si è appoggiato

al negozio preesistente di Gardone Valtrompia, Bottega del Mondo ed al sostegno della Cooperativa

Karibù. L'attività della Bottega consente da un lato di pagare il giusto prezzo, o meglio un prezzo

equo, al produttore che può così vivere del suo lavoro e dall'altro di sensibilizzare la comunità territo-

riale sulle tematiche della sobrietà, del consumo critico e del commercio equo e solidale in un'ottica

di promozione del benessere del territorio e dei lavoratori.

Fra tutte le associazioni umanitarie intervenute negli incontri del Progetto ―Volontari in Redazione‖,

tutte da elogiare per il servizio che rendono, io e Stefano abbiamo deciso di scrivere due righe su

―Bottega Terremondo‖ di Bovezzo.

Innanzi tutto: grazie Rita (ribattezzata simpaticamente ―Rita Guaranà‖) per averci portato una bibita

energetica a base del frutto sudamericano e barrette con frutta secca e cioccolato, molto buoni ma

soprattutto prova tangibile dei prodotti venduti dalla bottega del commercio equo e solidale così co-

me la maglietta indossata da Rita prodotta in Bangladesh, stampata nel carcere di Genova e venduta

nelle Botteghe del Commercio Equo e Solidale italiane.

Troviamo che sia quanto meno interessante proporre una gamma di prodotti, che spaziano dall'ali-

mentare all'oggettistica all'abbigliamento, lasciando una percentuale più alta (equa per l'appunto) del

guadagno al produttore in modo da consentirgli di vivere dignitosamente con il suo lavoro, senza es-

sere sfruttato, e magari reinvestire bella propria attività.

Pertini disse: un uomo non è libero se non ha lavoro.

In questo tempo, nel periodo che stiamo attraversando, l'attualità di queste parole non è mai stata così

reale!

Il commercio equo e solidale fornisce prodotti di buona qualità provenienti da ogni parte del mondo,

dà l'opportunità al produttore di realizzare qualche sogno nel cassetto con il frutto del proprio lavoro.

La nostra speranza è che questa attività si divulghi a macchia d'olio in modo da dare la possibilità

concreta di un'attività nuova ed accessibile a tutti. Carlo e Stefano

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Ho accettato l‘invito a parlare della mie esperienza di volontariato in

carcere con molto entusiasmo e altrettanta apprensione: non avevo idea

di chi fossero i miei interlocutori e l‘argomento da presentare, il com-

mercio equo e solidale, non è così facilmente comprensibile come può

essere un esperienza di volontariato fra le favelas brasiliane. E così in

mezzo a loro ho fatto due scoperte.

Prima scoperta: anche per me l‘argomento non è poi così chiaro. E le

mie incertezze sono state messe allo scoperto proprio in mezzo a questo

gruppo di persone, che mi hanno accolta a loro modo e che hanno così

spontaneamente messo a nudo la mia fragilità. Grazie. Seconda scoper-

ta: sono nata e ho vissuto nel ―volontariato‖ come espressione di vita per

me ordinaria, dando per scontato che possa essere così per tutti. Niente

di più sbagliato è il pensare a unico canale! Le espressioni di vita perce-

pite in quella mattina hanno spalancato il mio stretto obiettivo in una

visuale panoramica fatta di persone diverse, con storie molto diverse e

che si esprimono in modo molto diverso fra loro (nel loro mi ci metto

anche io ovviamente!). E il rischio è stato che ognuno si esprimesse in modo un po‘ autistico…

Tuttavia siamo riusciti a trovare punti di connessione e capacità di intreccio di una fantasiosa rete

sulla quale allacciare dei nodi di condivisione di alcune parti delle nostre vite!

Mi piacerebbe tanto che questo incontro così breve, ma così intenso, possa favorire delle concrete

collaborazioni fra le nostre realtà attraverso la realizzazione di progetti condivisi.

Chissà!

Rita

CONTATTI

KARIBU SOCIETÀ COOPE-

RATIVA SOCIALE ONLUS

Via Zanardelli 410 – 25063 –

Gardone Val Trompia

c/o Bottega del Mondo - tel./

fax 030.8913204

[email protected]

AMICI DI KARIBU

ASS. DI PROMOZIONE SO-

CIALE E CULTURALE

P.zza Gigi Rota 3/D – 25073 –

Bovezzo

c/o Spazio Bottega TERRE-

MONDO - tel./fax 030.2711337

[email protected]

Associazione Intarsio Onlus

―Intarsio‖ nasce dalla volontà e dall‘esperienza di un gruppo di perso-

ne che da anni, in modo spontaneo, organizzano attività di tempo libe-

ro a favore di Persone Diversamente Abili frequentanti i Centri Diurni

per Disabili gestiti dalla Cooperativa Sociale ―La Sorgente‖ di Montichiari. Le motivazioni

che hanno portato alla costituzione dell‘Associazione sono: l‘esigenza di dare basi giuridiche

alle attività di volontariato svolte, la volontà di ampliare la sfera dei propri interventi a favo-

re della Disabilità, e la possibilità di poter godere, in quanto organizzazione riconosciuta, di

maggior attenzione nel rapporto con Enti locali e Altre Associazioni, al fine di offrire un

―sevizio‖ sempre migliore. ―Intarsio‖ non ha scopo di lucro e si pone come sua principale

finalità l‘integrazione sociale di persone diversamente abili.

Sono rimasto particolarmente colpito dagli incontri con i vari rappresentanti delle associazio-

ni di volontariato che ci hanno fatto visita e ci hanno resi partecipi sia del loro impegno che

delle loro esperienze (…) nello specifico mi ha colpito particolarmente l'associazione Intar-

sio sia per il nome (in quanto studente al V anno di arredo ho avuto modo di studiare l'origi-

ne e la storia di questo termine) sia per la tipologia di lavoro che si basa su tanta pazienza e

professionalità. Il racconto di questa associazione mi ha colpito anche perché ho avuto modo

spesso di frequentare persone con disabilità le quali mi hanno regalato una forte carica inte-

riore che mi accompagnerà per il resto della mia vita. Vedere come loro affrontano la vita è

un'esperienza che consiglio a tutti in quanto, anche se non ti metterà al riparo dagli errori,

almeno ti aiuterà a superarli più facilmente. In particolar modo, l'associazione Intarsio si

occupa di organizzare delle iniziative mensili che vedono coinvolti ragazzi disabili, in pre-

valenza utenti dei Centri Diurni per Disabili di Montichiari e Ponte S.Marco gestiti dalla Co-

operativa La Sorgente.

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Le uscite hanno come mete: cinema, pizzerie, bar, gelaterie, karaoke ed ogni luogo adatto ad

essere occasione di svago per i ragazzi. L'associazione organizza, inoltre, brevi soggiorni

estivi ed invernali con lo scopo di favorire la crescita personale e l'indipendenza al di fuori

del contesto familiare ed offrire alle famiglie un'occasione di sollievo. Nel sentire parlare

Camilla, la volontaria che ci ha presentato l'associazione, ho rivissuto esperienze passate,

momenti che ricordo ancora con piacere come quella volta che accompagnai Salvatore,un

ragazzo disabile dotato di una forte personalità, che ha rifiutato di vivere in un centro per

disabili e vive da solo. Il comune gli garantisce un minimo aiuto ma poi sono diversi volon-

tari che a turno lo aiutano. Io lo conosco da diversi anni e un giorno lo accompagnai a trova-

re i suoi in campeggio a Toscolano Maderno. Passammo una bella giornata: l'unica pecca fu

che lui non poteva fare il bagno o meglio, non voleva. Io e suo padre abbiamo quindi risolto

con un gavettone e lui ce l'ha fatta pagare così: si è messo d'accordo con un vicino che ha

portato il labrador di Salvatore a fare un giro mentre lui è venuto a dire a noi che il cane era

scappato. Io e suo padre lo abbiamo cercato per più di 2 ore rivoltando il campeggio mentre

lui se la rideva. Ho voluto condividere con voi questo ricordo in quanto per me rappresenta

la voglia di non arrendersi... al gavettone egli ha reagito come è abituato a fare fronte alle

difficoltà della vita e così dobbiamo fare noi!

Giovanni CONTATTI

Ass. Intarsio Onlus

Via Matteotti, 19

25018 Montichiari (BS)

[email protected]

Cell.: 3400711162

Sabato 26 luglio 2014 sono stata invitata dall‘Associazione Carcere e Territorio presso il pe-

nitenziario bresciano di Canton Mombello per partecipare al progetto Volontari in redazione.

Ho avuto quindi l‘occasione di presentare a un gruppo di detenuti coinvolti in tale progetto

Intarsio, associazione di cui faccio parte e che, dal 2005, si propone di creare occasioni di

svago per ragazzi e adulti diversamente abili e, allo stesso tempo, di donare sollievo alle loro

famiglie; la realizzazione di tali iniziative è gestita esclusivamente da volontari. Non mi era

mai capitato di dover presentare Intarsio e, nonostante ne faccia parte da diversi anni, non mi

ritenevo in grado di dare la giusta importanza agli obiettivi della associazione, non sapevo

come trasmettere le difficoltà che possono incontrare dei volontari a cui non è richiesta una

preparazione specifica, ma soprattutto le emozioni e le esperienze che si vivono stando a

stretto contatto con persone diversamente abili, né quanto fosse per me e per tutti gli altri

volontari istruttiva e edificante un‘esperienza simile. Ogni mia insicurezza è stata spazzata

via sin da subito quando davanti a me ho trovato un gruppo di persone molto interessate

all‘argomento, coinvolte e motivate a condividere quelle che erano state le esperienze perso-

nali di alcuni con la disabilità. Gli interventi e le domande dei partecipanti mi hanno quindi

spinta a riflettere anche su questioni che magari non mi ponevo da tempo o che non mi ero

mai posta, a ragionare ulteriormente sul tipo di volontariato che ho scelto e sulle esigenze

delle persone con cui mi relaziono. Questa esperienza mi ha anche permesso di rimettermi in

discussione come volontaria e di riconfermare quindi le motivazioni che mi avevano spinta

ad iniziare questo percorso.

In conclusione posso solo ringraziare di cuore i volontari di ACT per avermi invitata a parte-

cipare a un‘iniziativa così coinvolgente e edificante e i partecipanti per il loro interesse e per

gli stimoli e gli spunti di riflessione a cui hanno dato vita. Non mancherò di riportare tutto

questo anche agli altri volontari di Intarsio. Grazie.

Camilla

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"Ripuliamo le cattive strade" Il progetto Ripuliamo le cattive strade è volto a coinvolgere detenuti, persone in misura alter-

nativa e persone in carico allo sportello di segretariato sociale in attività di volontariato pres-

so associazioni ed enti di volontariato. Lo scopo del progetto è fornire alle persone sopra in-

dicate un‘opportunità per impiegare il proprio tempo in attività formative utili per sé stessi e

per la collettività, anche al fine di contrastare il rischio di recidiva delle persone con proble-

mi di giustizia e dipendenza da sostanze stupefacenti. Il progetto offre inoltre alle persone

coinvolte la possibilità di riparare il danno causato mediante attività a favore della società

offesa, secondo la logica della giustizia ripartiva.

Che dire? Mi viene in mente la canzone di Morandi che dice ―uno su mille ce la fa...‖

Perché? Certo non per volere dell'associazione Carcere e Territorio che, con il suo impegno

dà la possibilità a detenuti ed anche ex detenuti di usufruire di una misura alternativa, di po-

tersi confrontare con la realtà quotidiana, promuovendo la socializzazione ed il reinserimen-

to nella società, consentendo di fare un'esperienza dedita al prossimo per relazionarsi prima

cosa con se stessi ed aprirsi con persone bisognose, di intaccare quel muro di diffidenza, a

prescindere dal ceto sociale a cui appartiene. E perché no? Non guasta un po' di umiltà e al-

truismo. Il progetto prevede proprio, attraverso la collaborazione con altre associazioni

dal territorio ed amministrazioni comunali, l'inserimento di persone detenute o ex dete-

nute in attività di volontariato a favore della comunità. In questo mondo tutti abbiamo

bisogno di un aiuto, sia moralmente che fisicamente, ed è con rammarico che mi ripeto con

lo scritto iniziale (uno su mille ce la fa). Dopo aver ascoltato i volontari di A.C.T. del proget-

to ―Ripuliamo le cattive strade‖ ed in particolare Valeria, che sottolineava il risultato della

statistica: due persone hanno continuato con l'attività di volontariato, gli altri purtroppo finita

l'alternativa al carcere, sono tornati ai loro problemi di sempre, questo perché, credo io, non

avendo possibilità economiche e non potendo mantenersi da sé, non si trovano psicologica-

mente pronti ad affrontare la gratuità del volontariato e, per dirla tutte, le strade resteranno

sempre un po' sporche… ma una sensibilizzazione da parte delle autorità competenti a far sì

che questo non avvenga, nei limiti del possibile, per far continuare l'attività di volontariato a

detenuti ed ex detenuti sarebbe utile, per far continuare agli stessi un'esperienza positiva ren-

dendo così le suddette strade un po' più scorrevoli… aiutando i fruitori di queste misure alte-

rative ad andare oltre la misura, impegnandoli anche solo part-time con un impiego.

Franco

Il giorno 26 Luglio 2014 si è svolto un incontro all‘interno della Casa Circondariale di Can-

ton Mombello per presentare il progetto ― Ripuliamo le cattive strade‖ con l‘obiettivo che

una volta scontata la pena le persone presenti all‘interno del carcere possano usufruire di

questa esperienza. L‘incontro è avvenuto la mattina, presso la Biblioteca del carcere con i

ragazzi, circa 20, che si occupano di scrivere per il Giornalino ―Zona 508‖. Durante

l‘incontro era presente anche l‘associazione di volontariato Intarsio, in quanto è stato attivato

presso il carcere il progetto ―Volontari in redazione‖ che persegue l‘obiettivo di sensibilizza-

re le persone detenute alle diverse realtà di volontariato presenti sul territorio bresciano.

I ragazzi presenti hanno ascoltato il progetto, hanno partecipato in maniera attiva e hanno

prestato molta attenzione alle testimonianze riportate di due ragazzi che hanno partecipato

precedentemente a questa esperienza. Durante l‘incontro sono emerse diverse perplessità su

come le persone all‘interno di una struttura avrebbero potuto ―considerarli‖ vista la loro si-

tuazione giuridica, temendo di essere etichettati come ―delinquenti‖. Pertanto erano interes-

sati a conoscere quante realtà di volontariato presenti sul territorio avessero dato disponibili-

tà ad accogliere persone che hanno o che hanno avuto problemi con la giustizia.

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Più volte è stato espresso il desiderio, da parte dei ragazzi presenti, che questa possibilità

venga estesa anche a chi si trova a scontare una pena strettamente detentiva all‘interno del

carcere, ma è stato spiegato loro che sono presenti delle questioni burocratiche che attual-

mente ne impediscono la piena realizzazione.

Soprattutto è stato sottolineato che questo progetto e questa possibilità dovrebbe essere di-

scussa con coloro che si occupano dell‘area educativa all‘interno del carcere. Personalmente

mi ha colpito molto il fatto che una volta concluso l‘incontro i ragazzi ci abbiano fatto i com-

plimenti e ringraziato perché faticavano a comprendere che qualcuno, a loro sconosciuto,

potesse interessarsi e fare qualcosa per loro volontariamente e gratuitamente.

Roberta

Progetto "Ripuliamo le cattive strade": la testimonianza di Max

Era una bella mattinata d‘aprile, quando mia moglie mi chiamò e mi disse: "Amore, ho una

novità, ho appena chiamato quell‘associazione che ci ha consigliato la suora, se non sbaglio

si chiama Carcere e Territorio. Ho parlato con una volontaria e mi ha spiegato che è attivo

un progetto molto interessante, si tratta di volontariato. Ti aspetta martedì".

Volontariato? dovrebbe essere una parola rassicurante, ma in me suscita agitazione, si tratta

di una realtà totalmente sconosciuta, di un ―mondo‖ lontano. Ero incerto, ma decisi di pre-

sentarmi all‘appuntamento insieme a mia moglie.

La ragazza mi spiegò il progetto ―Ripuliamo le cattive strade‖, e mi disse che aveva un elen-

co di associazioni di volontariato disponibili ad accogliere persone come me, con una storia

di carcere alle spalle. L‘elenco delle associazioni era vario, e tra queste vi era anche una

struttura dedicata ai cani. Quando ho sentito la parola animali non sono riuscito a mascherare

il mio interesse, ho sempre avuto un legame particolare con i miei cani, e senza incertezze ho

scelto questa associazione.

Dopo alcune settimane iniziò la mia nuova esperienza al canile. L‘ambiente era tranquillo ed

informale, c‘erano una trentina di cani nelle loro gabbiette e mi colpì subito la loro condizio-

ne: erano rinchiusi. Rinchiusi come ero io qualche mese fa, soli e senza libertà, e dal loro

sguardo capì immediatamente che potevo e dovevo aiutarli.

Le attività erano varie: pulitura dei box, accudimento giornaliero e attività di

―sgambamento‖ dei cani, custodia e manutenzione della struttura.

Iniziai senza timori, sapevo che i cani non mi avrebbero giudicato per il mio passato, ma mi

preoccupava il rapporto che avrei instaurato con gli altri volontari, non volevo essere etichet-

tato come ―l‘ex detenuto‖ dal quale stare lontano e per questo motivo non parlai a nessuno

della mia situazione. Sentivo il bisogno di allargare le mie conoscenze, di cambiare le vec-

chie compagnie e avevo il desiderio di stringere nuovi rapporti di amicizia, e forse questo

poteva essere il contesto più adatto.

Giorno dopo giorno mi sono reso conto dell‘importanza di questa attività, vedere la felicità

degli animali e la dedizione degli altri volontari mi ha dato l‘energia per impegnarmi sempre

di più. Sono trascorsi 5 mesi ormai e il mio impegno è costante ogni settimana.

Ho coinvolto anche mia moglie e la mia bambina in questa esperienza e devo dire che ora

quel ―mondo‖ sconosciuto è parte di me, e capisco perché si cerca di sensibilizzare costante-

mente la cittadinanza al volontariato.

Vorrei concludere con una frase di Isabel Allende: "Le crisi e le avversità spesso diventano

occasione di crescita interiore."

Il volontariato può essere quell’occasione di crescita sia per la persona accolta che per

l’associazione stessa. Max

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...GRAZIE RAGAZZI!!!

Ecco i sentiti ringraziamenti di Franco dopo aver partecipato al progetto "Volontari in reda-

zione" ed in particolar modo le sue riflessioni su "Intarsio", associazione di volontariato che

si occupa di organizzare iniziative aggregative mensili che vedono coinvolti ragazzi disabili.

Grazie ragazzi per il tempo che dedicate a noi detenuti che partecipiamo al giornalino ―Zona

508” qui a Canton Mombello. Vi siamo grati per la sensibilità che mostrate nei nostri con-

fronti , per la disponibilità che offrite nel venire il sabato mattina che per voi potrebbe essere

diversamente occupato. Vi siamo grati per queste ultime iniziative che riguardano il volonta-

riato, dialogare con le persone che rappresentano le varie categorie e capirne il meccanismo

a noi quasi sconosciuto. Ascoltando il modo di fare di ogni singola associazione ci rendiamo

conto di quanto sia importante l‘operato che svolgono i volontari. Con ammirazione abbiamo

ascoltato l‘impegno che mettono, con apparente semplicità, a sostegno delle associazioni e

che invoglia a saperne di più, in modo che se un domani si volesse partecipare a una di que-

ste attività almeno il minimo indispensabile lo si conoscerebbe.

Per quanto riguarda me, vorrei intraprendere un'attività di volontariato presso l‘associazione

―Intarsio‖ per dedicarmi alla disabilità dei ragazzi down, certo di esservi portato vista la mia

precedente, anche se minima, esperienza.

Franco

SOGNANDO

Stavo facendo un bel sogno; eravamo insieme, facevamo una passeggiata vicino a Salò, ci

siamo distesi sul prato, nella luce della luna, molto più luminosa di quanto sia mai stata nella

realtà, luna che spruzzava tutta la sua luce su di noi, mi stringevi fra le tue braccia e mi dice-

vi che mi amavi intensamente.

Nonostante ciò la nostra tenerezza era malinconica.

Mi sono svegliato di soprassalto, fuori dalla finestra è notte fonda, mi sono specchiato, ho

visto occhi segnati dal dolore, sembrava riuscissero a vedere oltre le fattezze del viso, senti-

vano il mio animo che diceva: non c‘è nulla nella vita che possa eguagliare la serenità, la

felicità, la libertà!

Meglio fosse stato uno di quei sogni che si dimentica del tutto, dei quali quando ti svegli non

resta più traccia.

Ho soltanto sognato. Soltanto…! Vincenzo

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Un dia

Un dia seré perfecto

Cuando mi respiro sese

Como la mirada

Mirada que desaparece

Igual al polvo que pisamos

Tanto que buscamos lo irreal

El cual desconocemos, si si si,

Desconocemos

Estando en el camino

Que pertenecemos

Solo allì encontraremos

Lo llamado, perfecciòn

Es la posiciòn

En brazos del Padre Eterno

Solo es el dueño

De todo lo que viviò

Todo aquello que dio la tierra

A la tierra volviò

Carlos

(Grazie Mauricio)

Verrà il giorno perfetto,

Quando il mio respiro

E lo sguardo saranno una cosa sola.

Lo sguardo che scompare,

Come la polvere che calpestiamo sotto i

nostri piedi.

Viviamo nella ricerca dell'irreale, che ci è

sonosciuto; sì, sì, sì,

Ci è sconosciuto.

Rimenendo nel cammino a cui apparte-

niamo,

Allora solo lì troveremo

Ciò che chiamiamo ―la perfezione‖.

Quando ci troveremo

Nelle braccia del Padre Eterno,

Solo Lui è proprietario

Di tutto ciò che è vissuto

Tutto quello che la Terra ci ha donato

Alla Terra torna.

Cos‘è il carcere? E‘ un luogo

ove le notti non finiscono mai

e quando arriva l‘alba è senza

sorriso! I giorni vivono e

muoiono tristemente…..un

po‘ anche io!

Vincenzo

AMICO MIO

Vedi amico mio, la vita non è sempre

bella e spensierata, anche un gabbiano

può essere infelice. Vola sul

mare, si posa su un vecchio faro abban-

donato, triste e solitario.

Sullo stesso promontorio ha visto gior-

ni felici, c‘era un faro bianco, bello e

maestoso che guardava il mare in lon-

tananza e che ora il tempo ha fatto il

suo.

E dice al gabbiano ―Non essere triste,

non fare come me, va, vola via felice,

vivi e ama la vita…

Giuseppe Grimaldi

“Sensazioni”

Anche se cambia il mondo…per la gente intorno a me,

e‘ un ―c‘est la vie cherie‖! e ci tenevo a dirti che…

oltre ad essere bella, hai due occhi di perla,

e di un verde speranza, un poco grigi sai…

come un mare in tempesta, e nel suo sfondo

son come dipinti e avvolti, da un cielo azzurro profon-

do.

Il tuo bel viso, è come un fiore appena sbocciato

E con un sorriso, la tua intelligenza e purezza,

lo rende incantevole, lo rende fatato, che sia per magia,

o che sia quel che sia,

la tua bellezza mi attrae e non è colpa mia.

Fantasie, fantasie sottili che viaggiano e in un battere di

ciglio,

tra le sbarre di una cella, come nuvole bianche, si dis-

solvono,

e che te lo dico a fare…con i nostri sogni VOLANO!

Sei colpo di fulmine…ed ora, come una scintilla, tu

accenditi,

e non preoccuparti piccola non ti chiederò di conceder-

ti ,

però sempre se ti va…PENSAMI.

Sensazioni, son come impressioni che ti parlano,

sembrano poesie che nascono, e che con il calar del

sole, tramontano

ma che in ogni nostra notte, come una stella cadente,

ritornano,

e per magia, assorte tra una branda ed un cuscino,

s‘addormentano.

Hai due occhi che parlano, e quando mi guardi così

Sai che mi dicono? Mi sussurrano

Chico e che te lo dico a fare…

Io son realtà; svegliati, perché è ora di sognare.

Tiziano

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PIOGGIA DI EMOZIONI

I miei occhi impietriti ad ammirare lo spettacolo che solo la natura ti può

offrire, tu sei sedotto dal dal vento che ti accarezza mentre gli alberi sem-

brano chiederti un aiuto per l'avanzare di nuvole scure che si fondono a

lampi a tuoni … ed ecco finalmente il profumo della pioggia che avanza

e, come un preludio, innesca la sinfonia delle prime gocce che toccano

terra e rinfresca ogni corpo e anima con piaceri indescrivibili e vorresti

che non finisse mai perché e tutto così magico, intenso … attimi come

pochi ho passato mai e … tutto è troppo bello adesso, ed io come se fosse

un capriccio chiedo che non finisca mai.

Il mio appello viene ascoltato da chi sta lassù ed eccomi accontentato da un ultimo tuono, abbracciato ad un

lampo che mi fa vibrare il cuore coccolato dal fragore uggioso che tiene ancora in fissa il mio sguardo che

malinconicamente vede il vento trasformarsi nel sipario di questi attimi vitali che la natura egoisticamente ci

offre troppe poche volte, perché io non smetterei mai di danzare nell'incantesimo della pioggia che mi proiet-

ta in un altro mondo privo di gravità, privo di malessere che mette le ali al mio cuore.

Vorrei continuare a scrivere ma è prepotente la realtà e la magica atmosfera si è consumata ormai … solo

tracce son rimaste di questo show della vita ed il rumore di zampillo d'acqua in ogni dove fan da colonna

sonora a emozioni che si tuffano nel mondo di un nuovo sogno dove niente è impossibile …

Mario

UN AMICO FEDELE

Io essere umano, no, meglio dire:

«essere animale», faccio, dico e disfo

tutto quello che voglio in questo mon-

do, senza rendermi conto che il nostro

modo di ―essere‖ diventa omicida

soprattutto per i nostri simili.

Dicasi simili anche gli animali intesi

come cani e gatti, e lasciando perdere

gli umani, loro possono difendersi.

Sono recluso nella C. R. di Verziano

(BS); leggendo un inserto di un noto

quotidiano nazionale sul programma di

pet therapy all‘interno di un altro car-

cere, capisco quanto sia grande il biso-

gno, la mancanza, la necessità di vede-

re, toccare ed accarezzare il proprio

cane.

Ognuno di noi usa vezzeggiativi per

apostrofarli, per sentirli più personali,

più propri, per renderli partecipi della

propria vita.

Noi detenuti facciamo parte di quella

schiera di esseri cattivi, rifiuti della

società, ai margini del vivere quotidia-

no di un mondo preclusoci per i nostri

errori, ma, dico ma, siamo in espiazio-

ne di pena avendo subito una condan-

na.

Allora perché privarci anche di quei

piccoli ―affetti‖ dimostratici dai nostri

unici amici fedeli?

Credo che, nel posto in cui siamo,

avere conforto vedendo il proprio cane,

animale, amico fidato, cucciolo, chia-

matelo come volete, ci aiuterebbe mol-

to a realizzare la nostra situazione,

oltre ad avere e a dare conforto.

Quale padrone non sa cogliere le emo-

zioni del proprio cane, le sue espres-

sioni di paura, gioia, rabbia, tristezza?

Le emozioni – che hanno basi neuro-

fisiologiche – lasciano infatti tracce

palesi nei comportamenti, per loro, ma

anche e soprattutto per noi.

Ho letto, nell‘articolo di quei ragazzi e

ragazze che hanno accarezzato un

cane, che, dopo anni che non riceveva-

no una carezza, sentirsi baciare da un

―animale‖ vero, li ha fatti piangere.

Questi ragazzi hanno espresso volontà

di scelte mai fatte prima. Certo, tra il

dire ed il fare c‘è di mezzo il mare, ma

noi detenuti dovremmo avere lo status

del «favoris rei», cioè quello che ci

favorisce di più per il nostro benessere.

Questa formula è prescritta dal nostro

codice penale in funzione di applica-

zioni di pene, quindi, perché non può

essere applicata anche in funzione di

vita quotidiana pur essendo in un car-

cere?

Il cane oggi viene ―usato‖ in mille

modi: per scovare droga, soldi, persone

perse sotto le macerie, neve, per salva-

taggi in mare ecc…

Perché non adoperarli per dare e rice-

vere amore?

In altre carceri c‘è la possibilità di

vedere il proprio cane e spero e mi

auguro che, con questo scritto, si possa

arrivare anche qui, ad incontrare il

proprio cane.

In carcere si ha bisogno di tante cose:

dalla famiglia all‘avvocato. Aver biso-

gno del proprio cane , amico fidato, è

un fattore di quarta o quinta priorità;

ma riflettete un momento e pensate

veramente quanto sia importante per

un cane rivedere il proprio padrone, e

per un essere umano vedere o rivedere

il proprio amico fedele.

Il cane, per quanto lo si lasci in mani

sicure, non può leggerti, non può sen-

tirti, sa solo che non ci sei più e si

sente abbandonato.

Come dice il mio amico di pena: ―i

miei figli prendono i miei vestiti che

mando fuori al colloquio e li fanno

annusare al mio cane, per fargli sentire

che ci sono, che sono vivo.

Charles Darwin, nel saggio

«L‘espressione delle emozioni

nell‘uomo e negli animali», descrive le

tante e, quasi sempre, leggibili manife-

stazioni emotive della nostra e delle

altre specie.

Loro non parlano, sentono la tua man-

canza, vedono che non ci sei, soffrono

senza dimostrazione, non imprecano,

hanno tutto dentro. La loro unica fonte

di speranza è l‘attesa del ritorno del

loro amico; la fiducia che hanno nel

loro padrone è smisurata, aspettano e

aspettano.

Quello che ci da un cane è un piacere

indefinibile. La calma, la sicurezza, le

carezze, il silenzio, la vicinanza, lui è

lì, mentre le persone umane sparisco-

no, sia nel breve, che nel lungo tempo.

Sarebbe bello, una domenica, vedere la

mia Kia: amica fidata e fedele.

BAU-BAU

ANTONIO

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Nell’ambito del corso di

scrittura è stato letto un brano tratto dall’Eneide del poeta latino Virgilio, poema che rac-

conta in versi la fuga dell’eroe Enea dalla sua città distrutta dai Greci e il suo successivo

naufragio a Cartagine, città africana governata dalla regina Didone. I due hanno una breve

storia d’amore, ma Enea è costretto a lasciare l’amata e a ripartire per fondare una nuova

città in Italia: Didone allora si suicida, dopo averlo lungamente maledetto. Durante un viag-

gio negli Inferi, Enea, vivo, incontra la regina, ormai morta: a questo punto è stato chiesto

ai partecipanti del corso di scrivere il dialogo fra i due personaggi. Massimilano l’ha ripro-

posto in chiave ironica.

ENEA VA A TROVARE DIDONE NEGLI INFERI

Enea dopo una lunga e stressante discesa negli Inferi arriva al cospetto della sua amata.

ENEA: - Ciao, mia amata: neanche sono arrivato che già nel guardarti la mia passione bolle

per te!

DIDONE: - A Enea, ma che stai a ddì? Cretino eri, e cretino sei rimasto! Non è la passione

che bolle, è che qua fa caldo perché semoal‘Inferno!

ENEA: - Già, amore mio, non ci avevo pensato! Tu sì Didone che hai sempre una risposta a

tutto! Ma dimmi, Didone mia, perché ti sei infilata quella spada nel corpo? Ma davvero mi

amavi così tanto? Si sapeva che sotto le coperte avevo il mio grande fascino, ma potevi par-

larmene…

DIDONE: - Enea, prima cosa lo stai dicendo tu che avevi sto grande fascino nel letto! Io non

me lo ricordo, o meglio, piccolo è il ricordo. Comunque la verità, Enea, è questa: io come al

solito facevo le pulizie in casa e siccome tu sei un grande disordinato mentre lavavo a terra

sono scivolata e me sono conficcata la tua spada nel corpo e so‘ morta, tutto qui!

ENEA: - Amore, scusa tanto, non ho fatto apposta! Te pensa che so‘ partito de frettaper an-

dare in guera e quando so‘ arrivato per fondare l‘impero romano me so‘ guardato attorno: la

conquista era mia. Fatto sta che vado a prendere la spada nel fodero e non la trovo e dico:

―Mo‘ so‘ cazzi mia! Come faccio la guera senza la spada mia?‖ Immagina tu, Didone mia,

dai Latini le mazzate che ho preso… E allora, sconfitto, me so‘ detto: ―Torno dal‘amore mi-

o‖, arivo a casa e nun te trovo, vado in camera da letto e m‘accorgo che qualcosa non va…

Me so‘ detto: ―Ma tutte sto sangue a terra che ce fa? Di solito il capretto lo ammazziamo in

cucina prima de mangiarlo!‖ Poi a ‗na certa ora arriva la badante piangendo e me racconta

l‘accaduto e de core me so‘ despiaciuto! Ecco perché durante il mio viaggio mi fischiavano

le orecchie: non erano i colpi de vento, ma i vaffa che da qui mi mandavi. Quindi, com‘è

giusto che sia, sono venuto a dirti: ―Amore mio, mi perdoni?‖

DIDONE: - Senti, Enea, io ti perdono, però me fai ‗na bella cosa? Tanto la guera l‘hai persa,

la moglie pure, torna da dove sei venuto a poi va‘ a mmorì ammazzato!

RUBRICA Scrittura Creativa

DIALOGO TRA ENEA E DIDONE INTERPRETATO IN ROMANESCO

Voglio precisare perché ho scritto in dialetto romano. Con sincerità, ho scritto questa trama simpatica

perché in quel momento la testa mi diceva quello. Essendo consapevole di non saper scrivere con

gergalità e parole italiane sofisticate e riportate a quei tempi, ho usato l‘unico strumento che mi con-

sentiva di arrivare ai lettori. Credo che il dialetto sia più compreso ed apprezzato dalla maggior parte

delle persone, non perché magari poco acculturate ma bensì perché qualunque dialetto fa sempre un

effetto umile e famigliare verso chi ascolta o legge. Rende le persone più vicine e fa cadere quelle

barriere intellettuali presenti fra le persone e che a volte dividono.

La mia fortuna è stata scrivere questo racconto spiritoso usando il dialetto romano che piace molto

agli italiani e non solo. Mi sono ispirato al grande Alberto Sordi e a Carlo Verdone i quali, tutto ciò

che di un racconto può essere tragico, loro, col romanesco, lo trasformano in una commedia.

Massimiliano

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D urante il corso di scrittura è stato chiesto ai

presenti di scrivere un dialogo fra amici relativo alla

programmazione di un viaggio insieme in un luogo a

scelta. Ecco alcuni dei testi realizzati.

1 Sogno di mezza estate In una pizzeria quattro amici parlano di un loro ipote-

tico viaggio futuro in qualche parte del mondo.

Marcello: Alexandra, sei mai stata in Australia?

Alexandra: No, ma mi piacerebbe andare.

Tony: Dai amore, il prossimo viaggio sarà lì.

Liliana: Finiscila di fare l'innamorato!

Marcello: Non sto scherzando raga, mi piacerebbe

andare in Australia, dicono che è un luogo incantevole.

Liliana: Anch'io ho avuto notizie: una mia amica, che

ha fatto quindici giorni a Sidney, dice che il mare, la

gente, il luogo, sono completamente differenti da quel-

li europei.

Alexandra: Io ho visto qualche reportage in Tv, ora

farò una ricerca poi vedrò se andarci con il mio

―Tony‖

Tony: Amore, ti prometto che, se andiamo in Austra-

lia, sarà il nostro viaggio di nozze.

Marcello: Ah raga... Finitela, io voglio solo fare una

vacanza.

Liliana: Se noi andiamo con loro in Australia, giuro

che non ti faccio nessuna dichiarazione d'amore.

Marcello: Siamo seri raga, andare dall'altra parte del

mondo è un'esperienza fuori dal comune: io ho visto

quel posto solo quando vedo i G.P. di Formula uno ad

Adelaide.

Tony: Proprio perché è un'esperienza bellissima che

voglio portare la mia futura moglie.

Liliana: Il mare che c'è è paragonabile alle isole Ha-

waiane, Fijy, poi il clima ti aiuta molto per fare sport

di vela, surf, essendo molto ventilato.

Alexandra: Dicono che i ragazzi sono bellissimi, alti,

biondi, occhi azzurri e...

Marcello: Ho capito, io sono serio e voi scherzate.

Liliana: Dai, non fare così, facciamoci un pensiero per

l'anno prossimo.

Tony: No, almeno due anni, perché non ho ancora

divorziato.

Alexandra: Io vado da sola!

Marcello: Io ci voglio andare.

Liliana: Andiamo noi tre.

Antonio ?

2 Quattro amici ricercatori, come ogni anno, all'inizio

delle ferie stive, si ritrovano a cena in un ristorante,

per programmare una vacanza insieme. Marcello,

figura leader del gruppo, propone a sorpresa un itine-

rario.

Marcello: Ho una proposta interessante da farvi per le

nostre vacanze: niente caos, orari d'hotel, spiagge af-

follate, ecc...ecc...

Liliana: Sono curiosissima di sapere dove decideremo

d'andare.

Tony: Ma, soprattutto, conoscendoti, le motivazioni

del posto.

Alexandra: L'importante è: sole, sole e ancora sole!

Marcello: Ho pensato Punta Arena, vicino a Capo

Horn

Gli amici un po' sorpresi cercano di focalizzare il po-

sto.

Tony: Maaa... Capo Horn è Argentina, estremo sud

della Patagonia?!

Liliana: Argentina-Patagonia...Ma cosa t'è preso?

Alexandra: E poi... Lì, sarà estate? O inverno?

Tony: Voglio che tu mi dia due motivi importanti per

la scelta di questo itinerario un po' strano.

Marcello: Semplice: natura, silenzio, niente caos... E

da bravi ricercatori biologici, un ripasso sulle tracce di

Darwin...

Liliana: Insomma, sarà tipo... Una vacanza lavoro?!

Alexandra: Non ci penso proprio! Voglio staccare la

spina!

Il silenzio scende di colpo nel gruppo, sono solo gli

sguardi che tra loro cercano risposte che non arriva-

no.

Tony: Altre opzioni... Magari pensate...?

Marcello: Solito caos, caos e caos. È facile trovarlo.

Liliana: Visto che l'hai trovato, andiamoci nel caos

quotidiano.

Alexandra: Io ti seguo all'infinito.

Tony: Certamente non quello di Capo Horn, da come

viene descritto solitamente.

Piova54

3 Quattro amici al bar si incontrano per programmare

un viaggio. Marcello e Giuseppe si avviano al bar di

Piovanelli per riunirsi e parlare di un viaggio che

volevano fare da anni, ma per un motivo o per l'altro

non erano mai riusciti a farlo, ma dovettero aspettare

Roberta.

Marcello/Giuseppe: Ciao, Piovanelli.

Piovanelli: Ciao ragazzi, come state?

Marcello: Io bene.

Giuseppe: Anch'io.

Giuseppe: Roberta non è ancora arrivata?

Piovanelli: Non ancora, ma fra un paio di minuti arri-

va. Vi porto da bere?

Roberta: Ciao, ragazzi, scusate il mio ritardo, c'era

traffico.

Ragazzi: Niente

Si siedono tutti.

Giuseppe: Allora partiamo quest'anno o cosa?

Roberta: Certo, era da anni che volevamo fare questo

viaggio e ora che siamo in pensione possiamo partire.

Piovanelli: Parla per te. Io devo gestire il bar.

Marcello: Il solito guastafeste! Non dirmi che non

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riesci a trovare qualcuno che ti gestisca il bar per due

mesi.

Piovanelli: Sì, mia figlia.

Giuseppe: E allora?

Roberta: Allora si parte, Piova.

Piova: Che aspettiamo allora?

Marcello: Siamo tutti d'accordo di partire e girare il

mondo in due mesi.

Giuseppe: Cosa più bella di questa non c'è.

Roberta: È vero, da una nazione all'altra, ma come

facciamo per i biglietti?

Marcello: Che problemi. Si occuperà Giuseppe trami-

te la sua agenzia viaggi, ok?

Giuseppe: Va bene, ma datemi un paio di giorni e

sistemo tutto. Ok?

Marcello: Io ci sto.

Roberta: Anch'io

Piovanelli: Vale la stessa cosa per me.

Roberta: Allora ci vediamo qui fra una settimana e a

fine mese partiamo.

Ragazzi: Ok!

Una volta programmato tutto i ragazzi se ne tornano

alla propria vita fino al giorno in cui non si incontra-

no per sistemare le ultime cose per il viaggio.

4 Marcello: Ragazzi, ho un'idea.

Tony: Sentiamo l'illuminato.

Liliana (si rivolge a Tony): Sei sempre il solito, lascia-

lo parlare.

Marcello: Un viaggio, ragazzi, alle Seychelles.

Alex: Bella idea! Ma poi tu non ci sei già stato con tua

moglie 10 anni fa?

Tony: Sì, è vero! E poi è un posto per sole coppie e

non per quattro amici come noi.

Marcello: E chi ha detto che siamo amici, si potreb-

be...

Alex: Si potrebbe cosa? Io, ad esempio, dormirei con

te nello stesso letto solo da morta.

Liliana: Il luogo è bello, meraviglioso, ma l'ultima

volta che ci sei andato con tua moglie, sei tornato da

solo e dopo 5 mesi.

Tony: Cosa? Cosa? È vero Marcello? Non hai mai

raccontato questa storia al tuo migliore amico!

Marcello: È solo un dettaglio che ho tralasciato.

Alex: Perché ti sei fermato così tanto e non solo in un

luogo come quello?

Marcello: È difficile da spiegare.

Liliana: Siamo tutti orecchie.

Tony: Ma sì, avrai trovato una donna, te ne sei inna-

morato e poi hai capito che quella non è vita.

Marcello: Tony, sei sempre il solito, le donne non

c'entrano nulla. L'isola di Mean è un paradiso.

Alex: Non dirmi che sei stato 5 mesi in quell'isola solo

perché è un paradiso.

Liliana: Personalmente, sono d'accordo sul viaggio,

ma non alle Seychelles.

Marcello: Questa non è vita, soliti orari, solite como-

dità, solita routine, solito tutto. Lì, è tutto diverso. Il

luogo è incantevole, incontaminato. Non esiste l'esa-

sperazione del fare tutto, e per forza, e poi, di là ho un

lavoro, o almeno ce l'avevo.

Tony: Un lavoro! Ma chi sei? Dottor Jackill e Mister

Hide? Alla mattina lavori con noi, alla notte voli alle

Seychelles.

Marcello: Ma cosa hai capito! Sei il solito moralista

ignorante.

Alex: Sono proprio curiosa, sentiamo l'illuminato.

Marcello: 10 anni fa ho acquistato delle quote di una

piccola gelateria con un italiano di Verona, lui vive lì,

da tanto tempo.

Liliana: E adesso! In tutti questi anni non ci hai detto

nulla!

Marcello: Veramente non lo sa nemmeno mia moglie.

Cosa fate, venite con me, partiamo?

Tony: Io ci sto, puoi contare su di me.

Alex: Se un viaggio dev'essere, desidero che sia anche

divertente: propongo Ibiza.

Liliana: Lasciamo stare. Si è fatto tardi e domani mat-

tina in ufficio saremo sommersi di scartoffie.

Alex: E‘ bello sognare, ma ha ragione Liliana: vengo

con te. Ci sentiamo domani, ragazzi. Ci si vede per la

pausa pranzo.

Tony: Ragazze, vengo con voi. Ah, Marcello, paghi

tu, vero?

Marcello: Sì! Sì! Andate pure, ci vediamo...

L'indomani, durante la pausa pranzo…

Alex: Ciao ragazzi!

Liliana (si rivolge a Tony): E Marcello?

Tony: Marcello è partito questa mattina alle 5.30. Mi

ha lasciato questo SMS: ―Chi lotta può perdere, ma chi

non lotta ha già perso. Sono stanco della solita vita. Vi

abbraccio! Ci vediamo... Forse!‖

OMAR

5 Tra di noi ci telefoniamo e ideiamo di cenare io,

Marcello, Tony, Francesca e Liliana. Una volta a tavo-

la Marcello dice a Tony: ―Sono stanco di lavorare sen-

za trovare mai una settimana per stare insieme a tutti

voi. Sarebbe una grande idea ritrovarci come prima.‖

Il tempo presenta il sole in tutto il mondo. Marcello,

con il suo essere fortunato di cognome e di fatto, vince

un Superenalotto da 10 milioni di euro, non dice nien-

te, ma prende dalla vincita 200 mila euro per dare... 50

mila euro a testa. Ma come li dà?

Facendo 4 biglietti per Barcellona (10 giorni). Ognuno

ha molto ammirato il suo gesto del viaggio, ma lui, per

dimostrarsi generoso nei loro riguardi, ha noleggiato

un cabinato con i suoi amici e sotto i cuscini

(compreso il suo) ha posto 50mila euro, composti tutti

da pezzi da 500 euro, e in quel caso Marcello ha chia-

mato tutti e tre: Tony, Francesca, Liliana, e in quel

momento Marcello ha rivelato a tutti e tre cosa ha tro-

vato. Tra di loro non ci sono mai stati segreti, sola-

mente la purezza della vera amicizia, vivendo tutti loro

i dolori della vita. Queste cose sarebbero belle, ma è

solo un sogno, ma può capitare.

Grimaldi Giuseppe

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RUBRICA musicale SLOW HAND, MANO LENTA

Definito così da Chuck Berry, Eric Patrick Clapton nasce a Ri-

pley (Inghilterra) il 30 marzo 1945. Chitarrista, cantautore e

compositore britannico, Clapton è uno dei più famosi e influenti

chitarristi blues. È l‘unico musicista che vanta tre inserimenti

nella Rock’n’roll Hall of fame. La rivista Rolling stones lo ha

inserito al secondo posto, dopo Jimi Hendrix, nella lista che an-

novera i migliori chitarristi di tutti i tempi, The Rolling Stone’s

100 greatest hit guitarists of all time, eleggendolo quindi miglio-

re chitarrista vivente. Era un bambino calmo, timido, solitario e

per sua stessa definizione ―cattivo‖, molto determinato nel perseguire i suoi obiettivi

nell‘apprendimento musicale e anche dotato di grande senso dell‘umorismo. Per il suo tredi-

cesimo compleanno ricevette in regalo una chitarra spagnola Hoya. Imparare a suonarla si

rivelò difficile per Eric tanto che fu sul punto di abbandonarla. Continuò comunque ad alle-

narsi molte ore per imparare gli accordi e riprodurre la musica di artisti blues ascoltandoli al

registratore. Clapton comincia la sua carriera come solista esibendosi nelle strade. Entra gio-

vanissimo nel gruppo degli Yardbirds per poi passare con i Blues breakers di John Mayall

con i quali esordisce dal vivo il 6 aprile del 1965 a Londra. Nel 1966 incide il celebre disco

Blues breakers with Eric Clapton, a seguito del quale comparirà nella metropolitana di Lon-

dra la famosa scritta Clapton is God (Clapton è un dio). In questo periodo conosce il batteri-

sta Ginger Baker e il pianista Jack Bruce con i quali fonda il gruppo dei Cream; inoltre suo-

na nei primi album di Frank Zappa incidendo parti vocali e di chitarra. Alla fine degli anni

‘60, all‘apice del loro successo, i Cream si sciolgono. La carriera di Clapton assume un ca-

rattere nomade e irregolare. Insieme a Baker e all‘amico Steve Winwood fonda i Blindfaith

che però hanno vita breve: dopo il loro disco d‘esordio infatti la loro esperienza si chiude.

Nel 1970 esce il primo album da solista di Eric Clapton e subito dopo forma il gruppo Derek

and the Dominos. Entra a far parte di questo gruppo anche Duane Allman, un altro grande

chitarrista. Incide due delle sue canzoni più celebri: Layla and other assorted love songs e

Cocaine (1977, scritta da J.J. Cale). Il dialogo “lirico” tra la chitarra di Clapton e quella di

Duane è dominante, purtroppo però quest‘ultimo muore in un incidente stradale e per Eric si

aprono le porte dell‘inferno della droga. Ci vorranno mesi e l‘aiuto di amici come Pete To-

wnshend per risollevarlo dall‘abisso. Clapton si rimette in pista e con 461 Ocean Boulevard

(1974) torna a ruggire nelle radio e sui giradischi dei fans. La canzone pilota è I shot the she-

riff, già di Bob Marley (all’epoca ancora poco conosciuto). Gli anni ’80 vedono un Clapton

più alle prese con il gossip e il jet-set che con il blues. Nel 1988 partecipa con i Dire straits

ad un concerto in onore di Nelson Mandela. Il 20 marzo 1991, a causa di una finestra lascia-

ta aperta da una domestica, il figlioletto Conor, di soli 4 anni, nato dalla relazione con

l‘attrice Lory Del Santo, muore candendo dal 53° piano di un grattacielo di New York. Clap-

ton è spezzato dalla tragedia ma il dolore gli dà una scossa totale e riapre le porte alla sua

musica e al blues. Incide Tears in heaven e Circus has left town, tutte facenti parte della co-

lonna Sonora del film Rush (1992), canzoni dove Clapton esprime il suo dolore per la perdita

del figlio ma anche per non aver mai conosciuto il suo vero padre. Il 16 gennaio del 1992 il

chitarrista e la sua band effettuano un‘esibizione nel programma Unplugged per Mtv. Le im-

magini di questo concerto acustico verranno trasmesse in prima visione nel Regno Unito i

successivi 27 e 29 marzo. Dai nastri incisi verranno poi ricavati un album e un video omoni-

mi pubblicati il 25 agosto dello stesso anno. Come previsto dal format televisivo, non è con-

sentito l‘utilizzo di nessuno strumento elettrico; ne esce un recital maestoso contenente bra-

ni a prima vista improponibili in versione acustica, uno su tutti Layla! Il disco tratto diventa

un best e un long seller che ottiene il disco d’oro in USA.

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Ne viene certificata la vendita di 10 milioni di copie che determinano la vittoria di 6

Grammy. Questi trionfi contribuiscono a ristabilire il successo planetario di Eric. Nell‘agosto

dello stesso anno, 1992, compi un tour dove si alterna con Elton John con il quale incide un

singolo, Run away train. Collabora anche con Sting con il quale dà vita al brano It’s pro-

bably me. Il 16 ottobre prende parte al concerto per il trentennale dell’esordio discografico di

Bob Dylan assieme ad artisti del calibro di Neil Young, Tom Petty, Lou Reed. Il 13 settem-

bre 1994 esce From the cradle, un album di cover blues in omaggio ai maestri afroamericani

del secondo dopoguerra, le principali fonti d‘ispirazione del suo percorso di musicista. Nel

1999 organizza un concerto al Madison Square Garden di cui è stato pubblicato un dvd. Nel

2004 e nel 2007 dà vita ad un grande festival della chitarra blues, il Crossroads guitar Festi-

val, di cui sono stati pubblicati due dvd doppi. Con il conseguimento di ben diciassette

Grammy Awards e il Brit Award per il suo eccezionale contributo al mondo musicale, nel

2004 è stato anche insignito del titolo CBE (Commander of the most excellent order of the

British empire). Nel 2006 esce The road to Escondido, album in cui finalmente realizza il

sogno di collaborare con J.J. Cale (autore di Cocaine). John Weldon Cale, in arte J.J. Cale, è

stato un cantautore e musicista statunitense: nato ad Oklahoma City il 5 settembre 1938, è

l‘autore seminale e padrino del Tusla sound. È noto al grande pubblico per aver composto

due tra i più grandi successi di Eric Clapton: After midnidght e Cocaine. Cale, nei suoi 40

anni di carriera, ha scritto ed eseguito una serie di soffici ballate d‘atmosfera accompagnate

in modo languido dalla chitarra e dalla sua tenue voce. Il suo stile, per l‘appunto il Tusla

sound, può essere definito laidblack (rilassato) con sonorità a metà strada tra country, blues e

rock‘n‘roll con occasionali contaminazioni di funk e jazz; ha influenzato, oltre ad Eric, molti

artisti degli anni ‘70 tra cui i Dire Straits. Di carattere riservato e non interessato alle luci

della ribalta, aveva tantissimi fans ed estimatori. Morì improvvisamente di infarto all‘età di

74 anni il 26 luglio 2013. Dal 2006 Eric Clapton si esibisce anche in Italia: a Lucca Summer

Festival, Umbria Jazz e all’Arena di Verona. Il tour ha visto superbi concerti insieme

all‘amico Steve Winwood e al monumento Jeff Beck. Nel 2010 è uscito il suo nuovo disco

intitolato semplicemente Clapton. Il 24 giugno 2011 si è esibito in un concerto di beneficen-

za assieme a Pino Daniele a Cava dei Tirreni di fronte a circa 17000 spettatori. Nel marzo

del 2013 è uscito Oldsock comprendente due canzoni inedite e una collezione di alcuni tra i

suoi brani preferiti; da Lead Belly a J.J. Cale, da Peter Tosh a George Gershwin, da Hank

Snow a Gari More e TajMahal, questo lavoro è una celebrazione dei tanti che hanno ispirato

la ricca vita musicale di Slow hand.

Curiosità:

Appare nei dischi di Bob Dylan, George Harrison, Billy Preston, Roger Waters (Pink

Floyd), Aretha Franklin, Sting, Joe Cocker, Beatles, Rolling Stones, Santana e Zuc-

chero.

La canzone ―Cocaine‖ è stata utilizzata nei film Starsky & Hutch e Lord of war.

È un grande ferrarista, amico di Felipe Massa, possiede una rara 250GT, una 612 Sca-

Scaglietti e una 599GTB Fiorano. Nel 2012 ha commissionato alla Ferrari un esem-

plare unico ed esclusivo SP12EC.

È un noto ambasciatore Rolex: il suo è un Milgauss 116400GV e lo indossa spesso du-

rante i suoi concerti.

Il 27 agosto 1990, dopo un‘esibizione nel Wisconsin, non salì sull‘elicottero che avrebbe

dovuto portarlo assieme alla sua troupe a Chicago. L‘apparecchio si schiantò su una

collina, causa la nebbia, causando la morte di Stevie Ray Vaughan, Bobby Brooks,

Nigel Browne, Colin Smtythe e del pilota.

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PREGHIERA DI PAOLO VI PER I DETENUTI

Signore! Mi dicono che io devo pregare.

Ma come posso io pregare che sono tanto infelice? Come posso io parlare con Te nelle condizioni in

cui mi trovo?

Sono triste, sono sdegnato, alcune volte sono disperato. Avrei voglia di imprecare, piuttosto che di

pregare. Soffro profondamente: perché tutti sono contro di me e mi giudicano male; perché sono qui,

lontano dai miei, tolto dalle mie occupazioni, senza libertà e senza onore. E senza pace: come posso

io pregare, o Signore?

Ora guardo a Te, che fosti in croce. Anche tu, Signore, fosti nel dolore: sì, e quale dolore!

Lo so: Tu eri buono, Tu eri saggio, Tu eri innocente e Ti hanno calunniato, Ti hanno disonorato, Ti

hanno processato, Ti hanno flagellato, Ti hanno crocefisso, Ti hanno ucciso.

Ma perché? Dove è la giustizia?

E Tu sei stato capace di perdonare a chi Ti ha trattato così ingiustamente e così crudelmente? Sei sta-

to capace di pregare per loro? Anzi, mi dicono che Tu ti sei lasciato ammazzare a quel modo per sal-

vare i Tuoi carnefici, per salvare noi uomini peccatori: anche per salvare me?

Se è così, Signore, è segno che si può essere buoni nel cuore anche quando pesa sulle spalle una con-

danna dei tribunali degli uomini.

Anch‘io, Signore, in fondo al mio animo mi sento migliore di quanto gli altri non credano: so anch‘io

cosa è la giustizia, che cosa è l‘onestà, che cosa è onore, che cosa è la bontà. Davanti a Te mi sorgo-

no dentro questi pensieri: Tu li vedi? Vedi che sono disgustato dalle mie miserie? Vedi che avrei vo-

glia di gridare e di piangere? Tu mi comprendi o Signore? E‘ questa la mia preghiera?

Sì, è questa la mia preghiera: dal fondo della mia amarezza io innalzo a Te la mia voce, non la respin-

gere. Almeno Tu, che hai patito come me, più di me, per me, almeno Tu, o Signore, ascoltami. Ho

tante cose da chiederti!

Dammi, o Signore, la pace del cuore, dammi la coscienza tranquilla; una coscienza nuova, capace di

buoni pensieri.

Ebbene, o Signore, a Te lo dico: se ho mancato, perdonami! Tutti abbiamo bisogno di perdono e di

misericordia: io Ti prego per me! E poi, Signore, Ti prego per i miei cari, che mi sono ancora tanto

cari! Signore, assistili; Signore, consolali; Signore, di‘ loro che mi ricordino, che ancora mi vogliano

bene! Ho tanto bisogno di sapere che qualcuno ancora pensa a me e mi vuol bene.

Ed anche per questi compagni di sventura e di afflizione, associati in questa casa di pena, Signore,

abbi misericordia.

Misericordia di tutti, sì, anche di quelli che ci fanno soffrire; di tutti; siamo tutti uomini di questo

mondo infelice. Ma siamo, o Signore, Tue creature, Tuoi simili, Tuoi fratelli, o Cristo: abbi pietà di

noi.

Alla nostra povera voce aggiungeremo quella dolce ed innocente della Madonna; quella di Maria

Santissima, che è Tua Madre e che è anche per noi una madre di intercessione e consolazione.

O Signore, dà a noi la Tua pace; dà a noi la speranza.

E così sia.

(dal volume insegnamenti di Paolo VI)

IL LIBRO

Il libro è come le 4 stagioni,

è la terra e il cielo,

è l'universo che tu

non puoi conoscere senza leggere.

Il libro è la luce

nel buio del tuo spirito,

l'abbondanza nella povertà della tua mente.

Gjini

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RISO PILAF AL TONNO

Ingredienti per 4 persone:

Pomodori 400 g

Tonno al naturale

Riso 250 g

Piselli sgranati 100 g

Alloro, erba cipollina, aglio, basilico, zafferano

Olio extra vergine d'oliva

Cipolla

Limone

Brodo vegetale

Sale, pepe in grani

Tempo: 50 minuti circa più la marinatura.

Difficoltà: facile.

Procedimento:

Lessate il tonno a vapore per 25' o aprite la scatola del tonno al naturale, lasciatelo marinare con pomodori

pelati, tritati, olio sale e pepe.

Soffriggete il riso o regolate il riso del carrello con un filo d'olio, mezza cipolla e alloro; salatelo, quindi,

unite piselli, mezzo litro di brodo vegetale, zafferano e senza mescolare cuocetelo coperto per 15'.

A freddo incorporate la marinata di tonno e pomodori.

Condite il tutto con succo di limone, trito di basilico ed erba cipollina. Le operazioni avranno una tempistica

e una modalità differente se si usano gli ingredienti del carrello così come il risultato, ma conterrete il costo

e potrete così aumentarne la quantità.

Come tutti sapete in carcere si modifica e recupera qualsiasi cosa. La ricetta, pensata tenendo conto del menù

offerto presso Canton Mombello, è particolarmente consigliata per il periodo estivo e di facile preparazione.

Si consiglia inoltre di accompagnare il piatto con un vino bianco giovane, secco, armonico, fragrante, servito

ben fresco alla spina: Ferrarelle, S.Anna, Rubinet…

KROHÜT MIT SPEK / CRAUTI ALLO

SPEK

Ingredienti:

Kg 1 di crauti al vino in scatola

250 gr di speck a cubetti

olio extravergine d’oliva

10 chiodi di garofano

3 foglie d’alloro

2 spicchi d’aglio

noce moscata

1 dado da brodo

sale

pepe

Preparazione: mettere i crauti in uno scolapasta, sciacquare con

acqua fredda e scolare bene. Nel frattempo prendere una pentola

mettere olio quanto baste aggiungendo lo speck e rosolare bene, do-

po di che aggiungere i crauti e a seguire il resto, cioè chiodi di garo-

fano, le foglio d‘alloro, l‘aglio (meglio se sminuzzato), dado, salare e pepare. Aggiungere circa ½ litro di

acqua, mescolare il tutto e fare cuocere per circa 45 minuti a fuoco lento fino allo stringimento. Poi servire.

La ricetta basta per quattro persone. I crauti allo speck sono buonissimi tiepidi o anche freddi.

LICHTENBERGER MIGHUEL

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Ariete (ex Leone)

Cambiamenti in atto e nuove aspettative. Si rinascerà in una città nuova e tutti i giorni posso-

no essere favorevoli.

Toro (Andrea)

Affrontandoli uno alla volta, i problemi li risolverai. Calmo, molto calmo e passo spedito;

non veloce, spedito…Giorno favorevole: mercoledì.

Gemelli (Max)

Siete molto corteggiati in questo periodo ma ciò che avete nel cuore non vi farà distrarre.

Credete di più in voi stessi e curate l‘alimentazione.

Cancro (Emi)

Ponderate bene le prospettive riguardanti il vostro lavoro. Cercate tranquillità e relax. Incon-

tri importanti.

Leone (Giuseppe)

La vita ti sorride se la vuoi far sorridere. Non essere pigro. Inizia a travolgere la persona a-

mata. Mantieni la salute. Giorno propizio: lunedì.

Vergine (Vincenzo)

Novità e lavoro che arriva se lo sai cercare, più vicino di quanto tu creda. Ma non è detto

che il lavoro trovato sia semplice.

Bilancia (random)

Si ricomincia a fare sul serio dopo una spensierata estate: poco male, le energie non manca-

no. Buon lavoro!!!

Scorpione (Mamma di Max)

Molte gioie famigliari in arrivo. Ottima salute ma portafogli un po‘ vuoto in questo periodo!

Sagittario (Violeta)

Tieni stretto ciò che ami e raggiungi i tuoi obiettivi. Mooolti mal di testa in questo periodo

ma passeranno, con l‘aiuto del vicino/della vicina.

Acquario (Marta)

Cambiamenti in vista. Tieni saldo il timone e direziona la barca dove vuoi tu . Portati salva-

gente e bagnino/a piacente.

Pesci (Terry)

Non abbattetevi per ogni vostra situazione, il tempo sarà il vostro miglior giudice. Incontri

favorevoli. Attenti alla dieta.

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“Caro

amico ti scri-

vo…”

“ Caro amico

ti scrivo…”

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Venerdì,

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L‘Associazione Carcere e Territorio di Bre-

scia è orientata alla promozione, sostegno e

gestione di attività che sensibilizzino

l‘opinione pubblica riguardo alle tematiche

della giustizia penale, della vita interna al

carcere e del suo rapporto con il territorio.

Promuove e coordina intese interistituzionali

e collaborazioni, sui problemi carcerari, tra

l‘amministrazione penitenziaria, la magistra-

tura, le amministrazioni, le forze politiche, le

organizzazioni del privato sociale e del vo-

lontariato.

Promuove e realizza le iniziative che favori-

scono, all‘interno del carcere: l‘assistenza

socio-sanitaria, l‘organizzazione di attività

sportive, ricreative, formative, scolastiche,

culturali e lavorative, l‘organizzazione di

percorsi di formazione professionale e di

progetti sperimentali per l‘inserimento lavo-

rativo dei detenuti, il reinserimento sociale

del detenuto al termine della pena.

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