EPILESSIA - Pagina di ingresso - FV Calabria · 2014-07-10 · A livello EEGrafico mostra punte...

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Back EPILESSIA Le epilessie sono delle sindromi cerebrali croniche, caratterizzate da crisi epilettiche ricorrenti. Le crisi epilettiche sono episodi parossistici causate da anomalie dell’attività di neuroni cerebrali dovute alla scarica eccessiva (ipersincrona) di un pool neuronale, sono manifestazioni improvvise che alterano le funzioni: motorie, sensoriali, sensitive e psichiche, con compromissione o meno della coscienza. Le crisi epilettiche possono essere idiopatiche o causate da una serie di fattori: traumi cranici, neoplasie, infezioni, alterazioni metaboliche e solo per alcuni tipi di epilessie è stata identificata l’ereditarietà come fattore importante. CLASSIFICAZIONE L’epilessia è un disordine neurologico caratterizzato da un’improvvisa scarica bioelettrica a livello cerebrale. A livello EEGrafico mostra punte parossistiche ad alto voltaggio o punte-onde o altre figure che mostrano un’alterazione morfologica del tracciato EEG. Queste scariche originano da un certo numero di neuroni ipersincroni ed ipereccitabili. Da studi elettrofisiologici e modelli sperimentali si è stabilito che un’attività di scarica di tipo epilettico è associata a modificazioni transitorie delle proprietà di membrana, espressa con una brusca depolarizzazione di membrana detto paroxysmal depolarizing shift (PDS) che genera una scarica di potenziali d’azione ad alta frequenza, multipli e ripetitivi. Ripetitivi in quanto la scarica coinvolge non solo una cellula ma un aggregato neuronale ed è qui che si può parlare di situazione epilettiforme. I PDS che si sviluppano negli aggregati neuronali, per lo più corticali, causano una variazione brusca dei potenziali elettrici che si dimostrano come “punte” nell’EEG e che sono tipiche di un tessuto cerebrale potenzialmente epilettogeno. A livello cerebrale esiste una trasmissione GABAergica a tono inibitorio che regola l’iperpolarizzazione che fa seguito alla depolarizzazione normale, in condizioni normali questo circuito impedisce il formarsi di scariche di tipo epilettico. Mentre l’attività eccitatoria che sembra in questo caso aumentata dipende dal glutammato, che agisce attraverso i recettori NMDA e non-NMDA. EPILESSIA EPILESSIA PARZIALE Epilessie parziali elementari Epilessie parziali complesse Epilessie parziali secondarie EPILESSIA GENERA LIZZATA Tonico, Cloniche, Tonic-clonic Assenze Mioclonie Convulsioni febbrili del bambino Stato epilettico

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Back EPILESSIA

Le epilessie sono delle sindromi cerebrali croniche, caratterizzate da crisi epilettiche ricorrenti. Le crisi

epilettiche sono episodi parossistici causate da anomalie dell’attività di neuroni cerebrali dovute alla

scarica eccessiva (ipersincrona) di un pool neuronale, sono manifestazioni improvvise che alterano le

funzioni: motorie, sensoriali, sensitive e psichiche, con compromissione o meno della coscienza.

Le crisi epilettiche possono essere idiopatiche o causate da una serie di fattori: traumi cranici, neoplasie,

infezioni, alterazioni metaboliche e solo per alcuni tipi di epilessie è stata identificata l’ereditarietà come

fattore importante.

CLASSIFICAZIONE

L’epilessia è un disordine neurologico caratterizzato da un’improvvisa scarica bioelettrica a livello

cerebrale. A livello EEGrafico mostra punte parossistiche ad alto voltaggio o punte-onde o altre figure che

mostrano un’alterazione morfologica del tracciato EEG. Queste scariche originano da un certo numero di

neuroni ipersincroni ed ipereccitabili.

Da studi elettrofisiologici e modelli sperimentali si è stabilito che un’attività di scarica di tipo epilettico è

associata a modificazioni transitorie delle proprietà di membrana, espressa con una brusca

depolarizzazione di membrana detto paroxysmal depolarizing shift (PDS) che genera una scarica di

potenziali d’azione ad alta frequenza, multipli e ripetitivi.

Ripetitivi in quanto la scarica coinvolge non solo una cellula ma un aggregato neuronale ed è qui che si

può parlare di situazione epilettiforme.

I PDS che si sviluppano negli aggregati neuronali, per lo più corticali, causano una variazione brusca dei

potenziali elettrici che si dimostrano come “punte” nell’EEG e che sono tipiche di un tessuto cerebrale

potenzialmente epilettogeno.

A livello cerebrale esiste una trasmissione GABAergica a tono inibitorio che regola l’iperpolarizzazione

che fa seguito alla depolarizzazione normale, in condizioni normali questo circuito impedisce il formarsi

di scariche di tipo epilettico. Mentre l’attività eccitatoria che sembra in questo caso aumentata dipende dal

glutammato, che agisce attraverso i recettori NMDA e non-NMDA.

EPILESSIA

EPILESSIA

PARZIALE

Epilessie

parziali

elementari

Epilessie

parziali

complesse

Epilessie

parziali

secondarie

EPILESSIA

GENERA

LIZZATA

Tonico,

Cloniche,

Tonic-clonic

Assenze

Mioclonie

Convulsioni

febbrili del

bambino

Stato

epilettico

FARMACI ANTIEPILETTICI

BENZODIAZEPINE

Le benzodiazepine sono farmaci utilizzati soprattutto come ansiolitico-sedativi, agiscono legandosi a

componenti del recettore GABAA, recettore che funge da canale per il cloro, esse si legano in una tasca

del recettore che si trova tra le subunità α1e β2 facilitando ed aumentando gli effetti del GABA, non

sostituendo il GABA, ma favorendo il legame dello stesso con il suo recettore.

Nonostante il meccanismo d’azione comune e la principale attività ansiolitico-sedativa le diverse

benzodiazepine presentano efficacia per diversi tipi di epilessie.

CLONAZEPAM(Rivotril®)

USI CLINICI

Viene utilizzato contro le assenze e per trattare alcuni casi di convulsioni miocloniche, le dosi consigliate

sono 0,1-0,2 mg/kg. L’inconveniente più frequente è la comparsa di sedazione.

MECCANISMO D’AZIONE

Le benzodiazepine agiscono sui complessi recettoriali del GABA presenti a livello centrale. Questi complessi

sono costituiti da una subunità α (sito su cui si legano le benzodiazepine) legata ad una subunità γ attraverso la

subunità ß (sito attivo a cui si lega il GABA). Il legame alla subunità α causa una modifica conformazionale del

recettore, trasmessa alla subunità ß dalla subunità γ, rendendo il recettore più recettivo al GABA (l'effetto delle

benzodiazepine è quindi di aumentare l'attacco del neurotrasmettitore). Questo comporta a livello molecolare

l'apertura del canale del recettore, che causa un ingresso di Cloro nella cellula e una iperpolarizzazione di

membrana che inibisce la trasmissione e la liberazione di altri neurotrasmettitori.

E’ un farmaco ben assorbito per via orale, l’emivita varia intorno a 20 ore.

Purtroppo il suo utilizzo come antiepilettico è limitato perché sviluppa abitudine.

CONTROINDICAZIONI

Ipersensibilità al principio attivo, alle benzodiazepine o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

L' impiego del clonazepam è controindicato in pazienti che presentino malattia epatica di una certa

gravità.

Può essere impiegato in soggetti con glaucoma ad angolo aperto che ricevono una terapia adeguata, ma è

controindicato nel glaucoma acuto ad angolo chiuso.

Controindicato nella miastenia grave. Insufficienza renale grave, insufficienza respiratoria grave. Non

somministrare nel primo trimestre di gravidanza.

EFFETTI INDESIDERATI

Gli effetti indesiderati più frequenti del clonazepam sono riferibili ad un' azione depressiva sul SNC,

sonnolenza ed atassia. Turbe del comportamento sono state rilevate nel 25% dei pazienti circa. Altri effetti

indesiderati sono elencati: sono stati riportati con le benzodiazepine reazioni allergiche e rari casi di

anafilassi. In soggetti predisposti possono manifestarsi reazioni di ipersensibilità.

Sono stati riportati casi isolati di sviluppo reversibile delle caratteristiche sessuali secondarie premature

nei bambini (pubertà precoce incompleta).

Sono stati osservati alterazione della concentrazione, disturbi della memoria, allucinazioni, agitazione,

stato confusionale, disorientamento. In pazienti trattati con clonazepam può manifestarsi depressione che

può anche essere associata con la patologia sottostante.

Sono state osservate reazioni paradosse: irrequietezza, irritabilità, aggressività, stato di agitazione,

nervosismo, ostilità, ansia, disturbi del sonno, incubi e sogni vividi.

In rari casi può manifestarsi riduzione della libido.

Sonnolenza, rallentamento delle reazioni, ipotonia muscolare, tremore, vertigini, atassia. Questi effetti

indesiderati sono relativamente frequenti, sono solitamente transitori e generalmente scompaiono

spontaneamente nel corso del trattamento o con la riduzione del dosaggio. Possono essere in parte

prevenuti con l' incremento graduale del dosaggio all' inizio del trattamento. Sono stati osservati rari casi

di cefalea.

Si possono verificare disturbi reversibili, quali disartria, ridotta coordinazione motoria e dell' andatura

(atassia) e nistagmo, soprattutto nel trattamento a lungo termine o nel trattamento a dosi elevate.

Amnesia anterograda può comparire con la somministrazione di benzodiazepine a dosaggi terapeutici, con

un aumento del rischio a dosi più elevate. Gli effetti amnesici possono essere associati ad alterazioni del

comportamento.

In alcune forme di epilessia, è possibile che si verifichi un aumento della frequenza di convulsioni con il

trattamento a lungo termine.

Si possono verificare disturbi reversibili della visione (diplopia), soprattutto nel trattamento a lungo

termine o nel trattamento a dosi elevate. Palpitazioni, è stata riportata insufficienza cardiaca incluso

arresto cardiaco.

Può verificarsi depressione respiratoria. Quest' effetto può essere aggravato da una preesistente ostruzione

delle vie respiratorie o da un danno cerebrale o se sono stati somministrati altri farmaci deprimenti la

respirazione. Di regola, questo effetto può essere evitato adeguando attentamente il dosaggio alle

caratteristiche individuali.

Nei neonati e nei bambini, il clonazepam può provocare un aumento della salivazione o della secrezione

bronchiale. Particolare attenzione deve quindi essere posta al mantenimento della pervietà delle vie aeree.

Congestione toracica, rinorrea, disturbi del respiro, ipersecrezione delle vie respiratorie superiori.

In rari casi: nausea e sintomi epigastrici, disturbi dell' appetito, scialorrea, turbe dell' alvo, secchezza delle

fauci, gastrite. Epatomegalia, aumento transitorio delle transaminasi sieriche e della fosfatasi alcalina.

Debolezza muscolare; questo effetto indesiderato è relativamente frequente, è solitamente transitorio e

generalmente scompare spontaneamente nel corso del trattamento o con la riduzione del dosaggio. Può

essere in parte prevenuto con l' incremento graduale del dosaggio all' inizio del trattamento.

In rari casi può verificarsi incontinenza urinaria e disfunzione erettile.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

La necessità del trattamento antiepilettico deve essere rivalutata quando la paziente pianifica una

gravidanza.

Il rischio di difetti congeniti è aumentato di un fattore da 2 a 3 volte nella prole di madri trattate con un

antiepilettico; quelli più frequentemente riportati sono labbro leporino, malformazioni cardiovascolari e

difetti del tubo neurale.

La politerapia con farmaci antiepilettici può essere associata con un rischio più alto di malformazioni

congenite della monoterapia. Perciò è importante che si pratichi la monoterapia ogni volta che sia

possibile. Non si deve praticare una brusca interruzione della terapia antiepilettica per il pericolo di una

ripresa di attacchi epilettici che potrebbe avere gravi conseguenze sia per la madre che per il bambino.

Non somministrare nel primo trimestre di gravidanza; nell' ulteriore periodo, così come nella prima

infanzia, il farmaco deve essere somministrato solo in caso di effettiva necessità sotto il diretto controllo

del medico.

Poichè il clonazepam passa nel latte materno, è opportuno interrompere l' allattamento al seno se il

prodotto deve essere preso regolarmente

INTERAZIONI

-Alcool

Quando il clonazepam è usato in associazione a farmaci che deprimono il SNC, compreso l' alcool, può

aumentare l' effetto sedativo, sulla respirazione e sui parametri emodinamici.

L' alcool deve essere evitato in pazienti che ricevono clonazepam.

-Farmaci antiepilettici

fenitoina, fenobarbital, carbamazepina e valproato possono aumentare la clearance di clonazepam

riducendone quindi le concentrazioni plasmatiche in caso di trattamenti di combinazione.

DIAZEPAM(Aliseum®, Ansiolin®, Diazemuls®, Micronoan®, Noan®, Tranquirit®, Valium®,

Vatran®)

USI CLINICI

Viene utilizzato per lo stato epilettico tonico-clonico.

MECCANISMO D’AZIONE

E’ ben assorbito per via orale, l’emivita è di circa 32 ore. Purtroppo il suo utilizzo come antiepilettico è

limitato perché sviluppa abitudine

Le benzodiazepine agiscono sui complessi recettoriali del GABA presenti a livello centrale. Questi complessi

sono costituiti da una subunità α (sito su cui si legano le benzodiazepine) legata ad una subunità γ attraverso la

subunità ß (sito attivo a cui si lega il GABA). Il legame alla subunità α causa una modifica conformazionale del

recettore, trasmessa alla subunità ß dalla subunità γ, rendendo il recettore più recettivo al GABA (l'effetto delle

benzodiazepine è quindi di aumentare l'attacco del neurotrasmettitore). Questo comporta a livello molecolare

l'apertura del canale del recettore, che causa un ingresso di Cloro nella cellula e una iperpolarizzazione di

membrana che inibisce la trasmissione e la liberazione di altri neurotrasmettitori.

CONTROINDICAZIONI

Miastenia grave, Ipersensibilità alle benzodiazepine, Grave insufficienza respiratoria, Grave insufficienza

epatica, Sindrome da apnea notturna.

EFFETTI INDESIDERATI

Sonnolenza durante il giorno, ottundimento delle emozioni, riduzione della vigilanza, confusione,

affaticamento, cefalea, vertigini, debolezza muscolare, atassia, sdoppiamento della visione.

Questi fenomeni si presentano principalmente all'inizio della terapia e solitamente scompaiono con le

successive somministrazioni.

Altre reazioni avverse più rare comprendono: disturbi gastrointestinali, cambiamenti nella libido e reazioni

a carico della cute; in rari casi: disartrie, ipotensione, costipazione, incontinenza o ritenzione urinaria,

ittero e nausea. Amnesia anterograda può avvenire anche ai dosaggi terapeutici, il rischio aumenta ai

dosaggi più alti. Gli effetti amnesici possono essere associati con alterazioni del

comportamento.Dipendenza

INTERAZIONI

-Alcool

L'assunzione concomitante con alcool va evitata. L'effetto sedativo può essere aumentato quando il

medicinale è assunto congiuntamente ad alcool. Ciò influenza negativamente la capacità di guidare

autoveicoli o usare macchinari.

-Associazione con i deprimenti del SNC

l'effetto depressivo centrale può essere accresciuto nei casi di uso concomitante con antipsicotici

(neurolettici), ipnotici, ansiolitici/sedativi, antidepressivi, analgesici narcotici, antiepilettici, anestetici e

antistaminici sedativi.

-Analgesici narcotici

può avvenire aumento dell'euforia conducendo ad un aumento della dipendenza psichica. Composti che

inibiscono determinati enzimi epatici (specialmente il citocromo P450) possono aumentare l'attività delle

benzodiazepine

LORAZEPAM(Control®, Loralin®, Lorans®, Tavor®, Zeloram®)

USI CLINICI

E’ utilizzato nello stato epilettico.

MECCANISMO D’AZIONE

Viene ben assorbito per via orale, l’emivita è di 12-16 ore.

L’utilizzo come antiepilettico è limitato perché sviluppa abitudine.

E’ ben assorbito per via orale, l’emivita è di circa 32 ore. Purtroppo il suo utilizzo come antiepilettico è

limitato perché sviluppa abitudine. Le benzodiazepine agiscono sui complessi recettoriali del GABA

presenti a livello centrale. Questi complessi sono costituiti da una subunità α (sito su cui si legano le

benzodiazepine) legata ad una subunità γ attraverso la subunità ß (sito attivo a cui si lega il GABA). Il

legame alla subunità α causa una modifica conformazionale del recettore, trasmessa alla subunità ß dalla

subunità γ, rendendo il recettore più recettivo al GABA (l'effetto delle benzodiazepine è quindi di

aumentare l'attacco del neurotrasmettitore). Questo comporta a livello molecolare l'apertura del canale del

recettore, che causa un ingresso di Cloro nella cellula e una iperpolarizzazione di membrana che inibisce

la trasmissione e la liberazione di altri neurotrasmettitori.

CONTROINDICAZIONI

Miastenia gravis; grave insufficienza epatica; sindrome da apnea notturna; ipersensibilità alle

benzodiazepine o ad uno qualsiasi degli eccipienti; grave insufficienza respiratoria; glaucoma ad angolo

stretto.

Non somministrare durante la gravidanza.

EFFETTI INDESIDERATI

Effetti collaterali, qualora si verifichino, vengono normalmente osservati all'inizio del trattamento e

generalmente diminuiscono di intensità o scompaiono con il progredire della terapia, oppure riducendo il

dosaggio.

Gli effetti collaterali osservati più frequentemente comprendono sonnolenza, debolezza muscolare, atassia,

senso di instabilità, ottundimento delle emozioni, riduzione della vigilanza, confusione, affaticamento,.

Meno frequentemente sono stati osservati: sintomi extrapiramidali, tremori e vertigini, disartria/difficoltà

nella articolazione del linguaggio, disturbi della vista (compresi diplopia e offuscamento della vista),

disorientamento, depressione, nausea, modificazioni dell'appetito, cefalea, convulsioni/crisi epilettiche,

amnesia, disinibizione, euforia, coma, ideazione suicidaria/tentativi di suicidio, disturbi del sonno,

cambiamenti nella libido, agitazione, sintomi dermatologici comprendenti reazioni anche molto gravi,

reazioni allergiche cutanee, alopecia, disturbi della funzione oculare, disturbi gastro-intestinali di vario

genere, costipazione, aumento della bilirubina, ittero, aumento delle transaminasi epatiche, aumento della

fosfatasi alcalina, trombocitopenia, agranulocitosi, pancitopenia, reazioni di ipersensibilità, reazioni

anafilattiche/anafilattoidi, angioedema, SIADH (sindrome da inappropriata secrezione dell'ormone

antidiuretico), iponatremia, ipotermia, ipotensione, abbassamento della pressione sanguigna, depressione

respiratoria, apnea, peggioramento dell'apnea notturna (l'entità della depressione respiratoria per l'uso di

benzodiazepine è dipendente dal dosaggio; una depressione più severa si verifica con dosaggi più alti),

peggioramento della patologia ostruttiva polmonare e manifestazioni autonomiche. L'incidenza di

sedazione e senso di instabilità aumenta con l'età.

Gli effetti delle benzodiazepine sul SNC sono dipendenti dal dosaggio. Alti dosaggi danno luogo ad una

depressione del SNC più severa. Amnesia anterograda.

Durante l'uso di benzodiazepine può essere smascherato uno stato depressivo preesistente.

Le benzodiazepine o i composti benzodiazepino-simili possono causare reazioni come: irrequietezza,

agitazione, irritabilità, aggressività, delusione, collera, incubi, allucinazioni, psicosi, alterazioni del

comportamento. Tali reazioni sono più probabili nei bambini e negli anziani.

L'uso di benzodiazepine (anche alle dosi terapeutiche) può condurre allo sviluppo di dipendenza fisica; la

sospensione della terapia può provocare fenomeni di rimbalzo o da astinenza (vedere le "Speciali

avvertenze e precauzioni per l'uso"). Può verificarsi dipendenza psichica.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Il lorazepam non deve essere usato durante la gravidanza. L'assunzione di benzodiazepine durante la

gravidanza può causare danni al feto. Un aumentato rischio di malformazioni congenite associato con l'uso

di agenti ansiolitici, durante il primo trimestre di gravidanza, è stato suggerito in diversi studi; evitare

sempre, quindi, la somministrazione di benzodiazepine durante il primo trimestre di gravidanza.

Sintomi quali ipoattività, ipotonia, depressione respiratoria, ipotermia, apnea, problemi di nutrizione e

risposte metaboliche alterate da diminuita resistenza al freddo sono state osservate in neonati le cui madri

hanno fatto uso di benzodiazepine durante la fase tardiva della gravidanza o durante il parto.

Inoltre, neonati nati da madri che hanno assunto benzodiazepine cronicamente durante le fasi avanzate

della gravidanza possono sviluppare dipendenza fisica e possono presentare un certo rischio per sviluppare

i sintomi di astinenza nel periodo postnatale.

Poichè le benzodiazepine sono escrete nel latte materno, esse non devono essere somministrate alle madri

che allattano al seno, a meno che il beneficio atteso per la donna non superi il rischio potenziale per il

neonato.

Sedazione ed incapacità ad assumere latte dal seno, si sono manifestate, durante l'allattamento, in neonati

le cui madri assumevano benzodiazepine

INTERAZIONI

-Acido valproico

La somministrazione contemporanea di lorazepam con il valproato può risultare in un aumento delle

concentrazioni nel plasma e ad una ridotta eliminazione del lorazepam.

Il dosaggio del lorazepam deve essere ridotto del 50% quando è cosomministrato con il valproato

-Alcool

L'assunzione concomitante con alcool va evitata. L'effetto sedativo può essere aumentato quando il

medicinale è assunto congiuntamente ad alcool. Ciò influenza negativamente la capacità di guidare o di

usare macchinari.

-Clozapina

L'uso concomitante di clozapina e lorazepam può produrre sedazione marcata, salivazione eccessiva,

atassia.

-Deprimenti del sistema nervoso centrale (SNC)

l'effetto depressivo centrale può essere accresciuto nei casi di uso concomitante con alcool, barbiturici,

antipsicotici (neurolettici), ipnotici/sedativi, ansiolitici, antidepressivi, analgesici narcotici, antiepilettici,

anestetici e antistaminici sedativi. Nel caso degli analgesici narcotici può avvenire aumento dell'euforia

conducendo ad un aumento della dipendenza psichica.

-Loxapina

Sono stati riportati casi di eccessivo stupor, riduzione significativa della frequenza respiratoria e, in un

caso, ipotensione, quando il lorazepam è stato somministrato concomitantemente alla loxapina.

-Probenecid

La somministrazione contemporanea di lorazepam con il probenecid può risultare in una insorgenza più

rapida o in un prolungamento dell'effetto del lorazepam dovuti ad una maggiore emivita o ad una

diminuita eliminazione totale. Il suo dosaggio deve essere ridotto del 50% quando è cosomministrato con

il probenecid.

-Psicofarmaci

L'associazione con altri psicofarmaci richiede particolare cautela e vigilanza da parte del medico onde

evitare inattesi effetti indesiderati da interazione

Composti che inibiscono determinati enzimi epatici (specialmente citocromo P450) possono aumentare

l'attività delle benzodiazepine. In grado inferiore, questo si applica anche alle benzodiazepine che sono

metabolizzate soltanto per coniugazione.

Con l'uso di lorazepam non sono state riportate o identificate interferenze nelle analisi di laboratorio.

La somministrazione di teofilline o amminofilline può ridurre gli effetti delle benzodiazepine, incluso

lorazepam.

NITRAZEPAM(Mogadon®)

USI CLINICI

usato per le convulsioni miocloniche e gli spasmi infantili.

MECCANISMO D’AZIONE

Sono farmaci ben assorbiti per via orale, le emivite variano intorno a 20-40 ore.Purtroppo il loro utilizzo

come antiepilettici è limitato perché sviluppano abitudine. E’ ben assorbito per via orale, l’emivita è di

circa 32 ore. Purtroppo il suo utilizzo come antiepilettico è limitato perché sviluppa abitudine

Le benzodiazepine agiscono sui complessi recettoriali del GABA presenti a livello centrale. Questi

complessi sono costituiti da una subunità α (sito su cui si legano le benzodiazepine) legata ad una subunità

γ attraverso la subunità ß (sito attivo a cui si lega il GABA). Il legame alla subunità α causa una modifica

conformazionale del recettore, trasmessa alla subunità ß dalla subunità γ, rendendo il recettore più

recettivo al GABA (l'effetto delle benzodiazepine è quindi di aumentare l'attacco del neurotrasmettitore).

Questo comporta a livello molecolare l'apertura del canale del recettore, che causa un ingresso di Cloro

nella cellula e una iperpolarizzazione di membrana che inibisce la trasmissione e la liberazione di altri

neurotrasmettitori.

CONTROINDICAZIONI

Accertata ipersensibilità individuale al nitrazepam o verso qualcuno degli eccipienti; miastenia grave.

Grave insufficienza respiratoria, grave insufficienza epatica.

Sindrome da apnea notturna.

EFFETTI INDESIDERATI

La tolleranza del nitrazepam è molto buona.

Se la posologia non viene adattata alle esigenze individuali, possono tuttavia comparire taluni effetti

collaterali, particolarmente in pazienti anziani o debilitati, legati ad una eccessiva sedazione (sonnolenza

durante il giorno, ottundimento delle emozioni, riduzione della vigilanza, confusione, sensazione di fatica,

cefalea, vertigini, debolezza muscolare, atassia, visione doppia).

Si tratta di segni di un sovradosaggio relativo, che spariscono o spontaneamente in pochi giorni, oppure

dopo aggiustamento della posologia.

Occasionalmente sono state riferite all'uso di benzodiazepine altre reazioni avverse, che comprendono:

disturbi gastrointestinali, cambiamenti della libido e reazioni a carico della cute. In soggetti predisposti

possono manifestarsi reazioni di ipersensibilità. Amnesia anterograda può avvenire anche ai dosaggi

terapeutici di benzodiazepine, il rischio aumenta ai dosaggi più alti.

Gli effetti amnesici possono essere associati con alterazioni del comportamento (vedi avvertenze speciali e

precauzioni). Depressione Durante l´uso di benzodiazepine può essere smascherato uno stato depressivo

preesistente.

Le benzodiazepine possono causare reazioni come: irrequietezza, agitazione, irritabilità, aggressività,

delusione, collera, incubi, allucinazioni, psicosi, alterazioni del comportamento.

Tali reazioni possono essere abbastanza gravi.

Sono più probabili nei bambini e negli anziani. L´uso di benzodiazepine, anche alle dosi terapeutiche, può

condurre allo sviluppo di dipendenza fisica: la sospensione della terapia può provocare fenomeni di

rimbalzo o da astinenza (vedi avvertenze speciali e precauzioni).

Può verificarsi dipendenza psichica. E´ stato segnalato abuso di benzodiazepine.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Non somministrare nel primo trimestre di gravidanza.

Nell'ulteriore periodo il prodotto deve essere usato soltanto in caso di effettiva necessità e sotto il diretto

controllo del medico. Se, per gravi motivi medici, il prodotto è somministrato durante l´ultimo periodo di

gravidanza o durante il travaglio a dosi elevate, possono verificarsi effetti sul neonato, quali ipotermia,

ipotonia e moderata depressione respiratoria dovuti all´azione farmacologica del farmaco. Inoltre, neonati

nati da madri che hanno assunto benzodiazepine cronicamente durante le fasi avanzate della gravidanza

possono sviluppare dipendenza fisica e possono presentare un certo rischio a sviluppare i sintomi da

astinenza nel periodo postnatale.

Poichè le benzodiazepine sono escrete nel latte materno, esse non dovrebbero essere somministrate alle

madri che allattano al seno. Nel caso in cui si renda necessaria l'assunzione regolare di Mogadon, si

consiglia di interrompere l'allattamento al seno.

INTERAZIONI

-Alcool

L´assunzione concomitante di alcool va evitata. L´effetto sedativo può essere aumentato quando il

nitrazepam è assunto congiuntamente ad alcool. Ciò influenza negativamente la capacità di guidare o di

usare macchinari.

-Analgesici narcotici

Nel caso di analgesici narcotici può avvenire aumento dell´euforia conducendo ad un aumento della

dipendenza psichica.

-Deprimenti SNC

Associazione con i deprimenti del SNC: l´effetto depressivo centrale può essere accresciuto nei casi di uso

concomitante con antipsicotici (neurolettici), ipnotici, ansiolitici/sedativi, antidepressivi, analgesici

narcotici, antiepilettici, anestetici ed antistaminici sedativi.

Composti che inibiscono determinati enzimi epatici (specialmente il citocromo P450) possono aumentare

l´attività delle benzodiazepine.

In grado inferiore, questo si applica anche alle benzodiazepine che sono metabolizzate soltanto per

coniugazione.

ALTRI FARMACI

ACETAZOLAMIDE(Diamox®)

USI CLINICI

I migliori risultati sono stati ottenuti in soggetti giovani affetti da piccolo male, ma risultati favorevoli

sono stati ottenuti in notevole percentuale di casi di grande male, di forme miste e di spasmi mioclonici.

MECCANISMO D’AZIONE

È il prototipo per gli inibitori dell’anidrasi carbonica, sembrebbe basare la sua attività antiepilettica

sull’accumulo di anidride carbonica a livello cerebrale e sulla riduzione dell’effetto depolarizzante degli

ioni bicarbonato che fuoriescono dai neuroni attraverso i recettori del GABA.

CONTROINDICAZIONI

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. L'acetazolamide è anche

controindicata nei casi di insufficienza epatica e renale conclamata e nell'insufficienza surrenalica.

L'acetazolamide può determinare una lieve acidosi; ne potrà quindi essere controindicato l'impiego nelle

acidosi ipercloremiche. Per la natura della sua azione l'acetazolamide può essere controindicata nei casi in

cui vi sia una netta diminuzione dei livelli sierici del sodio e/o potassio. Una prolungata somministrazione

di acetazolamide è controindicata nei soggetti affetti da glaucoma cronico non congestizio ad angolo

chiuso. L'acetazolamide è generalmente controindicata in gravidanza e durante l'allattamento

EFFETTI INDESIDERATI

Gli effetti collaterali riscontrati più spesso nelle fasi iniziali della terapia includono: parestesie e

particolarmente una sensazione di formicolio alle estremità, anoressia, alterazioni dell'udito, tinnito,

perdita dell'appetito, alterazioni del gusto e disturbi gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea;

poliuria, occasionalmente sonnolenza e confusione. Inoltre: Mal di testa, malessere, affaticamento, febbre,

vampate, ritardo della crescita nei bambini, paralisi flaccida, anafilassi. Sonnolenza, parestesia

(comprendente intorpidimento e prurito delle estremità e del viso) depressione, eccitazione, atassia,

confusione, convulsioni, vertigini. Effetti cutanei: Reazioni allergiche della pelle, compresa orticaria,

fotosensibilità, sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi tossica epidermica. Disturbi gastrointestinali come

nausea, vomito e diarrea. Discrasia ematica, anemia aplastica, agranulocitosi, leucopenia, trombocitopenia

e porpora trombocitopenica. Squilibrio elettrolitico, comprendente ipokaliemia, iposodiemia, osteomalacia

con terapia a lungo termine con fenitoina, perdita di appetito, alterazione del gusto, iperglicemia,

ipoglicemia. Disturbi dell´udito, tinnito, miopia. Cristalluria, aumento del rischio di nefrolitiasi con una

terapia a lungo termine, ematuria, funzione epatica anormale, ittero colestatico, glicosuria, insufficienza

renale.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

L'acetazolamide dovrebbe essere utilizzata in gravidanza solo se i benefici potenziali giustifichino il

rischio per il feto. In campo umano il farmaco è stato usato nella terapia delle gestosi alla dose di 250 mg

ogni 3 giorni a 1 g/die senza effetti dannosi sul feto. Sebbene in letteratura non siano riferiti effetti embrio-

fetotossici o teratogeni sicuramente attribuibili alla acetazolamide in campo umano, ne è sconsigliato l'uso

durante il primo trimestre di gravidanza. Per la possibilità di gravi reazioni avverse all’acetazolamide nei

neonati allattati al seno si deve scegliere se sospendere l'allattamento o il trattamento, tenendo presente

l'importanza del farmaco per la madre. L´acetazolamide viene escreta nel latte materno e c´è possibilità di

effetti indesiderati nei neonati.

L´acetazolamide deve essere utilizzata dalle donne in allattamento solo se il potenziale beneficio giustifica

il rischio potenziale per il bambino.

INTERAZIONI

-Amfetamina

-Antidepressivi triciclici

L'acetazolamide può potenziare l'azione dell'amfetamina e degli antidepressivi triciclici perchè ritarda la

loro eliminazione.

-Aspirina

-Litio

L’acetazolamide può, infine, diminuire l´azione dell´aspirina e del litio perchè facilita la loro

eliminazione.

-Ciclosporina

Quando somministrata contemporaneamente, l´acetazolamide può aumentare i livelli ematici della

ciclosporina (si consiglia cautela quando si somministra acetazolamide in pazienti che ricevono

ciclosporina).

-Fenitoina

L'acetazolamide somministrata contemporaneamente alla fenitoina può aumentare i livelli sierici di

quest'ultima. L’acetazolamide può aumentare o intensificare l'insorgenza dell'osteomalacia in alcuni

pazienti che ricevono una terapia cronica a base di fenitoina. Si raccomanda, pertanto, cautela nei pazienti

che ricevono una terapia cronica concomitante

-Metenamina

Aumentando il pH urinario, l´acetazolamide può prevenire l´azione antisettica urinaria dei composti della

metenamina

-Miotici

Dati clinici e sperimentali portano ad ammettere che l’acetazolamide e i miotici, pur se con meccanismi

differenti, agiscono in maniera additiva quando somministrati contemporanemente.

. -Primidone

Diminuendo l'assorbimento gastrointestinale del primidone, l’acetazolamide può ridurre le concentrazioni

sieriche del primidone e dei suoi metaboliti, con una possibile conseguente diminuzione dell'effetto

anticonvulsivante. Si consiglia, inoltre, cautela anche quando si incomincia, si interrompe o si cambia la

dose di acetazolamide nei pazienti che ricevono il primidone. A causa dei possibili effetti aggiuntivi con

gli altri inibitori dell'anidrasi carbonica, l'uso concomitante è sconsigliabile.

Nei pazienti in trattamento con acetazolamide sono stati descritti sia aumenti che diminuzioni dei livelli

del glucosio ematico. Questo deve essere preso in considerazione nei pazienti trattati con agenti

antidiabetici.

Aumentando il pH dell´urina dei tubuli renali, l´acetazolamide riduce l´escrezione urinaria della chinidina

e può aumentare l´effetto dellla chinidina.

.L´utilizzo di una terapia contemporanea con sodio bicarbonato aumenta il rischio della formazione di

calcoli renali nei pazienti che assumono acetazolamide.

Interferenza con i test di laboratorio ed altri test diagnostici Le solfonammidi possono dare un falso

negativo o una diminuzione dei valori della fenolsulfonftaleina urinaria e dei valori di eliminazione del

fenolo rosso per le proteine urinarie, per la frazione non proteica del siero e per l´acido urico sierico.

L´acetazolamide può provocare un aumento del livello dei cristalli nelle urine. L´acetazolamide

interferisce con il metodo di determinazione della teofilllina mediante HPLC.

L´interferenza con il saggio della teofillina da parte dell´acetazolamide dipende dal solvente utilizzato

nella estrazione; l´acetazolamide può non interferire con altri metodi di determinazione della teofillina.

ANTIEPILETTICI CONTRO EPILESSIE PARZIALI E TONICO-CLONICHE

FENITONIA(Aurantin®, Dintoina®)

USI CLINICI

E’ indicata per il controllo delle epilessie generalizzate primarie, escluso il piccolo male, e delle crisi

parziali.

MECCANISMO D’AZIONE

È l’antiepilettico non sedativo di più vecchio utilizzo. Si è visto che blocca la scarica sostenuta ad elevata

frequenza di potenziali d’azione, ha un effetto uso dipendente sulla conduttanza al Na+ e prolunga lo stato

di inattivazione del canale stesso. Inoltre agisce inibendo il rilascio di serotonina e noradrenalina,

promuove la captazione di dopamina e inibisce l’attività delle MAO. Una riduzione della permeabilità al

Ca+, con inibizione dell’ingresso di Ca

+ attraverso le membrane cellulari, può spiegare la capacità della

fenitoina di inibire una serie di processi secretori indotti dal calcio, compreso il rilascio di ormoni e

neurotrasmettitori. Nonostante la fenitoina agisca con molti meccanismi diversi sembra che la base

dell’azione antiepilettica sia da associare al blocco dei canali al Na+ e l’inibizione dell’insorgenza di

potenziali d’azione ripetitivi

Dato che la fenitoina si lega alle proteine plasmatiche per il 90%, altri farmaci con elevata capacità di

legame, come il fenilbutazone, o i sulfonamidici, possono spiazzare la fenitoina dal suo sito di legame

aumentandono i livelli di farmaco libero, la fenitoina inoltre induce gli enzimi microsomiali responsabili

del metabolismo di numerosi farmaci.

CONTROINDICAZIONI

Stati di ipersensibilità ai prodotti.

EFFETTI INDESIDERATI

Le reazioni secondarie da Fenitoina sodica, alle dosi consigliate, sono relativamente rare.

Sono stati riportati casi rari di epatite, sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi epidermica tossica

(sindrome di Lyell), agrunolocitosi. Nausea, vomito, pirosi gastrica e stitichezza possono essere evitati

somministrando il farmaco durante o subito dopo i pasti.

Talora, specie nei bambini e nei giovani adulti, possono comparire eruzioni cutanee morbilliformi o

scarlattiniformi; più raramente di tipo bolloso, esfoliativo e purpureo.

Data la possibilità di manifestazioni ematologiche (trombocitopeni a, leucopenia, pancitopenia) si

consigliano opportuni esami del sangue. L'occasionale comparsa di macrocitosi o anemiamegaloblastica

può essere prevenuta o combattuta con somministrazione di acido folico.

In soggetti particolari, trattamenti prolungati con Fenitoina sodica possono determinare tumefazione

gengivale: questo fenomeno può essere evitato o ridotto notevolmente di entità con una accurata pulizia

della bocca e dei denti (ripetuta pi volte al giorno) associata a delicati massaggi gengivali e ad

alimentazione equilibrata con sufficiente apporto calorico e vitaminico.

E' consigliabile l'uso quotidiano di succo di limone o di altro agrume.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Il rischio di effetti congeniti è aumentato di un fattore da 2 a 3 volte nella prole di madri trattate con un

antiepilettico, quelli più frequentemente riportati sono labbro leporino, malformazioni cardiovascolari e

difetti del tubo neurale. La politerapia con farmaci antiepilettici può essere associata con un rischio più

alto di malformazioni congenite della monoterapia. Perciò è importante che si pratichi la monoterapia ogni

volta che sia possibile. Non si deve praticare una brusca interruzione della terapia antiepilettica per il

pericolo di una ripresa di attacchi epilettici che potrebbe avere gravi conseguenze sia per la madre che per

il bambino. La Fenitoina sodica passa nel latte materno e quindi l'allattamento al seno richiede un’ attenta

valutazione dei vantaggi e dei rischi per il bambino.

INTERAZIONI

Alcuni farmaci come la cumarina, gli anticoagulanti, cimetidina, cloramfenicolo, disulfiram, il

fenilbutazone, il sulfafenazolo e l'isoniazide, inibendo il metabolismo della Fenitoina sodica ne aumentano

l'attività e gli effetti secondari.

-Corticosteroidi

Fenitoina può aumentare il metabolismo di corticosteroidi.

-Contraccettivi

Fenitoina può diminuire l'efficacia dei contraccettivi orali.

-Barbiturici

I barbiturici, invece, aumentano la velocità del metabolismo della Fenitoina sodica: questo effetto è

variabile e non prevedibile.

-Antidepressivi triciclici

Gli antidepressivi triciclici, ad alte dosi, possono favorire la comparsa di attacchi: il loro eventuale

impiego richiede pertanto un adattamento posologico della Fenitoina sodica.

-Teofillina

Teofillina e carbamezepina possono diminuire la concentrazione plasmatica di Fenitoina...

- Hypericum perforatum

I livelli sierici di Fenitoina possono essere ridotti dalla somministrazione contemporanea di preparazioni a

base di Hypericum perforatum.

Ciò a seguito dell´induzione degli enzimi responsabili del metabolismo dei farmaci da parte di

preparazioni a base di Hypericum perforatum che, pertanto non dovrebbero essere somministrate in

concomitanza con Fenitoina. L´effetto di induzione può persistere per almeno 2 settimane dopo

l´interruzione del trattamento con prodotti a base di Hypericum perforatum. Se un paziente sta assumendo

contemporaneamente prodotti a base di Hypericum perforatum i livelli ematici di fenitoina devono essere

controllati e la terapia con prodotti a base di Hypericum perforatum deve essere interrotta. I livelli ematici

di Fenitoina potrebbero aumentare con l´interruzione dell´a ssunzione di Hypericum perforatum. Il

dosaggio di Fenitoina potrebbe necessitare di un aggiustamento.

MEFENITOINA(Mesantoin®)

ETOTOINA(Peganone®)

FENACEMIDE()

Sono farmaci efficaci nelle epilessie tonico-cloniche generalizzate e nelle epilessie parziali.

CARBAMAZEPINA(Tegretol®)

USI CLINICI

Viene utilizzato contro le crisi tonico-cloniche e nelle forme miste.È un farmaco con struttura simile ad

alcuni antidepressivi come l’imipramina, inizialmente fu utilizzato contro la depressione bipolare,

successivamente si scoprì la sua efficacia antiepilettica.

MECCANISMO D’AZIONE

Agisce bloccando i canali del Na+ e inibendo la depolarizzazione ripetitiva ad alta frequenza, inoltre si è

evidenziato che, a livello postsinaptico, la carbamazepina potenzia l’azione del GABA.

CONTROINDICAZIONI

Ipersensibilità al principio attivo, ad uno qualsiasi degli eccipienti. Soggetti con anamnesi di depressione

midollare. Pazienti con blocco atrioventricolare, con anamnesi di porfirie epatiche. È da evitarsi la

contemporanea somministrazione di inibitori delle monoaminossidasi (IMAO) e carbamazepina.

Prima di decidere di iniziare il trattamento, i pazienti di origine cinese di etnia Han o di origine tailandese

dovrebbero, quando possibile, effettuare uno screening per HLA-B 1502 poiché questo tipo di allele è

fortemente predittivo per una correlazione di rischio della grave sindrome di Stevens-Johnson indotta da

carbamazepina.

Generalmente controindicato in gravidanza e durante l’allattamento.

EFFETTI INDESIDERATI

Soprattutto all’inizio del trattamento con Tegretol, o se la dose iniziale è troppo alta o nei pazienti anziani,

alcuni effetti collaterali possono verificarsi molto frequentemente o frequentemente, ad esempio a carico

del SNC (capogiri, cefalea, atassia, sonnolenza, affaticamento, diplopia), del tratto gastrointestinale

(nausea, vomito) e reazioni allergiche cutanee.

Molto raro Raro Non

frequente

Frequente Molto

frequente

Agranulocitosi Leucocitosi Distonia Eosinofilia Leucopenia

Anemia Linfoadenopatia Nistagmo Edema Capogiri

Alterazioni

del gusto

Ipersensibilità

ritardata

Aumento

delle

transaminasi

Aumento peso

corporeo

Sonnolenza

Ginecomastia Allucinazioni Prurito Cefalea Nausea

Congiuntiviti Depressione Eritrodermia Diplopia Vomito

Attivazione

psicosi

Parestesie Diarrea Secchezza fauci Aumento γ-

GT

Meningite

asettica

Disturbi

cardiaci

Aumento

transaminasi

Ritenzione idrica Dermatite

allergica

Aumento dei

livelli di

prolattina

Debolezza

muscolare

Dermatite

esfoliativa

Disturbi

dell’accomodazione

Atassia

Disturbi

dell’udito

Dolore

addominali

Trombocitopenia Orticaria

Bradicardia Epatite

colestatica

Iponatriemia Affaticamento

Aritmia Lupus

Polmonite Dispnea

Pancreatite

Nefriti

Disfunzioni

sessuali

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

È noto che i figli di madri epilettiche sono più predisposti a disturbi dello sviluppo, incluse possibili

malformazioni. Esiste la possibilità che la carbamazepina, come tutti i maggiori farmaci antiepilettici,

aumenti il rischio di aborti e malformazioni del feto, sebbene manchi una reale conferma derivante da

studi controllati con carbamazepina somministrata in monoterapia. Tuttavia, in associazione all’uso di

carbamazepina, sono stati riportati casi di disturbo dello sviluppo e malformazioni, inclusa la spina bifida,

così come altre anomalie congenite (es. difetti craniofacciali, malformazioni cardiovascolari, ipospadia e

anomalie a carico di altri apparati).Le pazienti con epilessia devono essere trattate con molta cautela

durante la gravidanza. Nelle donne in età fertile la carbamazepina, ove possibile, dovrebbe essere

prescritto in monoterapia, in quanto l’incidenza di anormalità congenite nei figli di donne trattate con

associazioni di farmaci antiepilettici è maggiore che nelle madri trattate in monoterapia. Si raccomanda di

somministrare la minima dose efficace e di controllare i livelli plasmatici. Le pazienti devono essere

informate sulla possibilità di un aumentato rischio di malformazioni ed è opportuno consigliare loro

l’effettuazione di una diagnosi prenatale. Durante la gravidanza una terapia antiepilettica efficace non

deve essere interrotta, poiché il peggioramento della malattia è nocivo sia per la madre che per il feto.

Per prevenire eccessive perdite di sangue, si raccomanda inoltre la somministrazione di vitamina K1 sia

alla madre, durante le ultime settimane di gravidanza, che al neonato.

Si sono verificati alcuni episodi di crisi epilettiche e/o depressione respiratoria in neonati le cui madri

erano state trattate con carbamazepina e contemporaneamente con altri farmaci anticonvulsivanti; in

alcuni casi sono stati anche segnalati vomito, diarrea e/o minore assunzione di alimenti nel neonato.

Queste reazioni potrebbero segnalare una sindrome da astinenza neonatale.

La carbamazepina passa attraverso il latte materno (circa 25-60% della concentrazione plasmatica). Il

beneficio dell’allattamento al seno deve essere ben valutato verso il rischio, seppure remoto, di possibili

effetti collaterali sul neonato.

INTERAZIONI

-Analgesici, antinfiammatori : destropropossifene, ibuprofene.

-Androgeni: donazolo.

-Antibiotici: antibiotici macrolidi (es. eritromicina, troleandomicina, iosamicina, claritromicina).

-Antidepressivi: probabilmente desipramina, fluoxetina, fluvoxamina, nefazodone, paroxetina, trazodone,

viloxazina.

-Antiepilettici: stiripentolo, vigabatrin.

-Antimicotici: azoli (es. itraconazolo, ketoconazolo, fluconazolo), voriconazolo.

-Antistaminici: loratidina, terfenadina.

-Antipsicotici : olanzapina.

-Antitubercolotici : isoniazide.

-Antivirali : inibitori delle proteasi dell’HIV (es. ritonavir).

-Inibitori dell’anidrasi carbonica: acetazolamide.

-Farmaci cardiovascolari: verapamil, diltiazem.

-Farmaci gastrointestinali : probabilmente cimetidina, omeprazolo.

-Rilassanti muscolari : oxibutinina, dantrolene.

-Inibitori dell’aggregazione piastrinica : ticlopidina.

-Altre interazioni: succo di pompelmo, nicotinamide (negli adulti solo ad alte dosi).

Il citocromo P450 3A4 (CYP 3A4) è il principale enzima che catalizza la formazione del metabolita attivo

carbamazepina-10,11-epossido. La somministrazione contemporanea di sostanze ad attività inibitoria

sull’enzima CYP 3A4 può portare ad un innalzamento dei livelli plasmatici di carbamazepina con

conseguente comparsa di eventi avversi.

Dal momento che livelli plasmatici aumentati di carbamazepina possono causare effetti collaterali (es.

capogiri, sonnolenza, atassia, diplopia), il dosaggio di carbamazepina va aggiustato di conseguenza e/o i

livelli plasmatici monitorati qualora vengano somministrati contemporaneamente i farmaci di seguito

descritti.

.

-Antiepilettici : felbamato, mesuximide, oxcarbazepina, fenobarbitale, fensuximide, fenitoina e

fosfenitoina, primidone e, sebbene i dati siano parzialmente contraddittori, anche clonazepam.

-Antineoplastici : cisplatino, doxorubicina.

-Antitubercolotici : rifampicina.

-Broncodilatatori o anti-asmatici : teofillina, aminofillina.

-Farmaci dermatologici: isotretinoina.

-Altre interazioni: i livelli sierici di carbamazepina possono essere ridotti dalla somministrazione

contemporanea di preparazioni a base di Hypericum perforatum. Ciò a seguito dell’induzione degli enzimi

responsabili del metabolismo dei farmaci da parte di preparazioni a base di Hypericum perforatum che,

pertanto, non dovrebbero essere somministrate in concomitanza con carbamazepina. L’effetto di induzione

può persistere per almeno 2 settimane dopo l’interruzione del trattamento con prodotti a base di

Hypericum perforatum. Se un paziente sta assumendo contemporaneamente prodotti a base di Hypericum

perforatum i livelli ematici di carbamazepina devono essere controllati e la terapia con prodotti a base di

Hypericum perforatum deve essere interrotta. I livelli ematici di carbamazepina potrebbero aumentare con

l’interruzione dell’assunzione di Hypericum perforatum. Il dosaggio di carbamazepina potrebbe

necessitare di un aggiustamento.

La somministrazione contemporanea di induttori del CYP 3A4 è potenzialmente in grado di aumentare il

metabolismo della carbamazepina, riducendo così i livelli serici di carbamazepina e l’effetto terapeutico.

Il dosaggio di carbamazepina potrebbe necessitare un aggiustamento quando vengono somministrati

contemporaneamente i farmaci precedentemente descritti.

Analogamente, l’interruzione della somministrazione di un induttore del CYP 3A4 può ridurre il

metabolismo della carbamazepina, determinando così un incremento dei livelli plasmatici di

carbamazepina.

-Loxapina

-Quetiapina

-Primidone

-Progabide

-Acido valproico

-Valnoctamide

-Valpromide.

L’enzima microsomiale umano epossido-idrolasi è stato identificato come il responsabile della formazione

del 10,11-transdiolo, derivato di carbamazepina-10,11-epossido. La co-somministrazione degli inibitori

dell’enzima epossido-idrolasi microsomiale umano può risultare in un aumento delle concentrazioni

plasmatiche di carbamazepina-10,11-epossido.

Poiché elevati livelli plasmatici di carbamazepina-10,11-epossido possono determinare reazioni avverse

(come ad esempio capogiri, sonnolenza, atassia, diplopia), il dosaggio di carbamazepina deve essere

aggiustato di conseguenza e/o i livelli plasmatici monitorati quando la carbamazepina viene somministrata

in concomitanza con le sostanze sopra elencate.

-Analgesici, antinfiammatori : buprenorfina, metadone, paracetamolo, fenazone (antipirina), tramadolo.

-Antibiotici: doxiciclina.

-Anticoagulanti: anticoagulanti orali (warfarin, fenprocumone, dicumarolo e acenocumarolo).

-Antidepressivi: bupropione, citalopram, mianserina, nefazodone, sertralina, trazodone, antidepressivi

triciclici (es. imipramina, amitriptilina, nortriptilina, clomipramina). Non si raccomanda la contemporanea

somministrazione di inibitori delle monoaminossidasi (IMAO) e carbamazepina; quando si inizia la

terapia con carbamazepina la somministrazione degli IMAO deve essere stata sospesa da almeno 2

settimane, o anche per un periodo maggiore se la situazione clinica lo consente (vedere paragrafo 4.3).

-Antiepilettici: clobazam, clonazepam, etosuccimide, felbamato, lamotrigina, oxcarbazepina, primidone,

tiagabina, topiramato, acido valproico, zonisamide. I livelli plasmatici della fenitoina possono essere sia

innalzati che abbassati dalla carbamazepina; raramente la carbamazepina ha innalzato i livelli plasmatici

di mefenitoina.

-Antifungini: itraconazolo.

-Antiparassitari: praziquantel.

-Antineoplastici: imatinib.

-Antipsicotici: clozapina, aloperidolo e bromperidolo, olanzapina, quetiapina, risperidone, ziprasidone.

-Antivirali: inibitori delle proteasi dell’HIV (es. indinavir, ritonavir, saquinavir).

-Ansiolitici: alprazolam, midazolam.

-Broncodilatatori o antiasmatici: teofillina.

-Contraccettivi: contraccettivi ormonali (si consiglia l’uso di metodi alternativi).

-Farmaci cardiovascolari: calcioantagonisti (derivati diidropiridinici) es. felodipina, digossina.

-Corticosteroidi: corticosteroidi (es. prednisolone, desametasone).

-Immunosoppressori: ciclosporina, everolimus.

-Preparati tiroidei: levotiroxina.

-Altre interazioni farmacologiche: prodotti contenenti estrogeni e/o progesterone.

La carbamazepina è un potente induttore del CYP 3A4 e di altri sistemi enzimatici epatici di fase I e II, e

può pertanto, inducendone il metabolismo, ridurre le concentrazioni plasmatiche dei medicinali

somministrati contemporaneamente che vengono metabolizzati principalmente dal CYP 3A4 e può anche

portare alla diminuzione o persino all’annullamento della loro attività. Il dosaggio dei suddetti farmaci può

richiedere un aggiustamento in base alle specifiche esigenze cliniche.

INOLTRE:

-Levetiracetam

La concomitante somministrazione di carbamazepina e levetiracetam aumenta la tossicità indotta dalla

carbamazepina.

-Isoniazide

La concomitante somministrazione di carbamazepina e isoniazide aumenta l’epatotossicità indotta

dall’isoniazide.

-Litio

La somministrazione di carbamazepina e litio o metoclopramide, oppure carbamazepina e neurolettici

(aloperidolo, tioridazina) può determinare un incremento degli effetti collaterali neurologici (con la

seconda combinazione, anche in presenza di livelli plasmatici terapeutici).

-Diuretici

La somministrazione concomitante di carbamazepina con alcuni diuretici (idroclorotiazide, furosemide)

può portare ad una iponatremia sintomatica.

-Miorilassanti non depolarizzanti

La carbamazepina può antagonizzare l’effetto dei rilassanti muscolari non depolarizzanti (es. pancuronio);

il loro dosaggio deve essere aumentato e i pazienti strettamente controllati per evitare che la risoluzione

del blocco neuromuscolare avvenga troppo rapidamente.

-Alcool

La carbamazepina, come altri farmaci psicoattivi, può ridurre la tollerabilità all’alcol; è quindi

consigliabile per il paziente astenersi dal consumo di alcol.

FENOBARBITALE(Comizial®, Gardenale®, Luminale®, Luminalette®, Neurobiol®)

USI CLINICI

Il fenobarbitale è uno tra i farmaci di più vecchia conoscenza tra gli antiepilettici. E’ indicato

principalmente come sedativo generale, con particolare riguardo all´epilessia e a tutte le condi zioni che

richiedono una sedazione di lunga durata, è particolarmente utile nelle convulsioni tonico-cloniche del

grande male e nelle convulsioni corticali focali.

MECCANISMO D’AZIONE

Agisce aumentanto i processi inibitori e riducendo la neurotrasmissione eccitatoria sopprimendo, inoltre,

la scarica dei foci.

Agisce sulla conduttanza al Na+, blocca le correnti di ioni Ca

2+, di tipo L ed N, essendo un barbiturico

aumenta la trasmissione GABAergica (neurotrasmissione a tono inibitorio) e blocca le correnti del

glutammato (a carattere eccitatorio) mediate dai recettori AMPA.

CONTROINDICAZIONI

Ipersensibilità al principio attivo, ad altri barbiturici o ad uno qualsiasi degli eccipienti, cardiopatie gravi,

intossicazioni acute da alcool, porfiria, insufficienza renale ed epatica, da analgesici, da ipnotici.

EFFETTI INDESIDERATI

Rare sono le manifestazioni allergiche cutanee. Sedazione, atassia, nistagmo e confusione mentale

possono insorgere, soprattutto negli anziani, a seguito della somministrazione di dosaggi elevati.

Ipoprotrombinemia sensibile alla terapia con vitamina K può insorgere in neonati di madri trattate con

fenobarbitale. Molto raramente sono stati riportati casi di contrattura di Dupuytren. Nel corso di

trattamenti cronici possono insorgere anemia megaloblastica sensibile al trattamento con folati e

osteomalacia che risponde al trattamento con vitamina D. Nei pazienti pediatrici possono verificarsi

manifestazioni di iperattività. Raramente si sono verificati casi di eritema multiforme, sindrome di

Stevens-Johnson, necrolisi epidermica tossica (sindrome di Lyell), epatite tossica, leucopenia,

agranulocitosi, trombocitopenia e porpora, in alcuni soggetti possono manifestarsi raramente: eccitazione,

agitazione e delirio.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Il rischio di difetti congeniti è aumentato di un fattore da 2 a 3 volte nella prole di madri trattate con un

antiepilettico, quelli più frequentemente riportati sono labbro leporino, malformazioni cardiovascolari e

difetti del tubo neurale. La politerapia con farmaci antiepilettici può essere associata con un rischio più

alto di malformazioni congenite della monoterapia. Perciò è importante che si pratichi la monoterapia ogni

volta che sia possibile. Non si deve praticare una brusca interruzione della terapia antiepilettica per il

pericolo di una ripresa di attacchi epilettici che potrebbe avere gravi conseguenze sia per la madre che per

il bambino. In neonati di madri trattate con fenobarbitale può insorgere una sindrome emorragica che può

essere prevenuta da un trattamento della madre con vitamina K il mese precedente il parto. L'uso di

fenobarbitale durante l'allattamento è sconsigliato perchè il fenobarbitale attraversa la barriera placentare e

si ritrova escreto nel latte materno.

INTERAZIONI.

− Acido folico

in caso di somministrazione di acido folico, riduzione dei livelli plasmatici di fenobarbitale che può

portare ad una diminuzione di attività (ritorno alla norma di un metabolismo precedentemente diminuito

per carenza folica). Controllo clinico, eventualmente dei livelli plasmatici e adattamento, se necessario,

della posologia del fenobarbitale durante la somministrazione di acido folico e dopo la sua sospensione.

− Acido valproico

aumento delle concentrazioni plasmatiche di fenobarbitale con comparsa di sedazione (inibizione del

catabolismo epatico), più frequente nei bambini. Controllo clinico nei primi 15 giorni della terapia in

associazione e riduzione delle dosi di fenobarbitale alla comparsa di segni di sedazione; controllare

eventualmente i livelli plasmatici di fenobarbitale.

− Alcool

potenzia l'effetto sedativo del fenobarbitale. Evitare di assumere bevande alcooliche o medicinali

contenenti alcool durante il trattamento.

− Altri farmaci depressivi del SNC

antidepressivi (esclusi gli IMAO A-selettivi), la maggior parte degli antistaminici anti-H1,

benzodiazepine, clonidina e clonidino-simili, ipnotici, derivati della morfina (analgesici e antitosse),

neurolettici, tranquillanti diversi dalle benzodiazepine. Aumento della depressione centrale che può avere

conseguenze gravi, soprattutto in caso di guida o di uso di macchine.

− Alprenololo, metoprololo, propranololo (beta-bloccanti)

diminuzione dei livelli plasmatici di questi betabloccanti con riduzione dei loro effetti clinici (aumento del

loro metabolismo epatico). Da tenere presente per quei beta-bloccanti eliminati principalmente per

biotrasformazione epatica.

− Anticoagulanti orali

diminuzione dell'effetto degli anticoagulanti orali (aumento del loro catabolismo epatico). Controllo più

frequente dei livelli di protrombina e adattamento della posologia degli anticoagulanti orali durante il

trattamento con fenobarbitale e negli 8 giorni dopo la sospensione

− Antidepressivi imipraminici

gli antidepressivi imipraminici favoriscono la comparsa di crisi convulsive generalizzate. Controllo clinico

e aumento eventuale del dosaggio degli antiepilettici.

− Carbamazepina

diminuzione progressiva dei livelli plasmatici di carbamazepina senza che questo influisca

sfavorevolmente sull'attività antiepilettica. Da tenere presente in particolare nell'interpretazione dei livelli

plasmatici.

− Ciclosporina

possibile riduzione dei tassi circolanti con diminuzione dell'attività durante l'associazione (accelerazione

del catabolismo). Inversamente, si ha aumento dei livelli plasmatici dopo la sospensione dell'induttore.

Aumentare le dosi della ciclosporina tenendo sotto controllo i livelli plasmatici. Ridurre la posologia dopo

la sospensione dell'induttore.

− Corticoidi (gluco-, mineralo-, per via generale)

diminuzione di efficacia dei corticoidi (aumento del loro catabolismo). Le conseguenze sono

particolarmente importanti in caso di addisoniani e di trapianto. Controllo clinico e biologico: adattamento

della posologia dei corticoidi durante l'associazione e dopo la sospensione dell'induttore.

− Digitossina

diminuzione dell'effetto della digitossina (aumento del suo catabolismo epatico). Controllo clinico, ECG,

ed eventualmente della digitossinemia. Se necessario, adattamento della posologia della digitossina

durante l'associazione e dopo sospensione del fenobarbitale; è preferibile usare la digossina, meno

metabolizzata dal fegato.

− Disopiramide

diminuzione dell'efficacia antiaritmica per diminuzione dei tassi plasmatici di disopiramide.

− Doxiciclina

diminuzione della concentrazione plasmatica della doxiciclina secondario probabilmente alla diminuzione

dell'emivita plasmatica della doxiciclina e conseguente aumento del suo metabolismo epatico. Controllo

clinico ed eventuale adattamento dello schema terapeutico (aumentare la posologia giornaliera o dividere

la dose in due somministrazioni al giorno).

− Estroprogestinici e progestinici (utilizzati quali anticoncezionali)

diminuzione dell'efficacia contraccettiva per aumentato catabolismo epatico. Utilizzare di preferenza un

diverso metodo contraccettivo, in particolare di tipo meccanico.

− Fenitoina

in caso di associazione con fenobarbitale si possono verificare variazioni imprevedibili: i tassi plasmatici

della fenitoina sono più spesso diminuiti (aumento del metabolismo) senza che ciò abbia effetti

sfavorevoli sull'attività anticonvulsivante. Alla sospensione del fenobarbitale possono comparire effetti

tossici della fenitoina. A volte i livelli plasmatici della fenitoina aumentano (inibizione del metabolismo

per competizione). Da tenere in considerazione nell'interpretazione dei livelli plasmatici.

− Hypericum perforatum

L'efficacia del fenobarbitale può essere ridotta dalla somministrazione contemporanea di preparazioni a

base di Hypericum perforatum. Ciò a seguito dell'induzione degli enzimi responsabili del metabolismo dei

farmaci da parte di preparazioni a base di Hypericum perforatum che, pertanto, non dovrebbero essere

somministrate in concomitanza con fenobarbitale. L'effetto di induzione può persistere per almeno due

settimane dopo l'interruzione del trattamento con prodotti a base di Hypericum perforatum. Se un paziente

sta assumendo contemporaneamente prodotti a base di Hypericum perforatum i livelli ematici di

fenobarbitale devono essere controllati e la terapia con prodotti a base di Hypericum perforatum deve

essere interrotta. I livelli ematici di fenobarbitale potrebbero aumentare con l'interruzione dell'assunzione

di Hypericum perforatum. Il dosaggio di fenobarbitale potrebbe necessitare di un aggiustamento.

− Idrochinidina, chinidina

diminuzione dei livelli plasmatici di chinidina e dell'efficacia antiaritmica (aumento del suo metabolismo

epatico). Controllo clinico, ECG ed eventualmente della chinidinemia; se necessario, adattare la posologia

della chinidina durante il trattamento con l'induttore e dopo la sua sospensione (rischio di sovradosaggio

della chinidina).

− Levotiroxina

effetti descritti per fenitoina, rifampicina, carbamazepina. Rischio di ipotiroidia clinica nei pazienti

ipotiroidei per aumento del catabolismo delle T3 e T4. Controllare i livelli sierici di T3 e T4 e adattare

secondo la necessità la posologia della levotiroxina durante il trattamento con l'induttore e dopo la sua

sospensione.

− Progabide

possibile aumento dei tassi plasmatici di fenobarbitale. Verosimile diminuzione dei livelli plasmatici di

progabide (non verificati). Controllo clinico ed eventualmente dei livelli plasmatici di fenobarbitale.

Adattamento eventuale delle posologie.

-Teofillina (e per estrapolazione, derivati della teofillina)

diminuzione dei tassi plasmatici e dell'attività della teofillina (aumento del suo metabolismo per induzione

enzimatica). Controllo clinico e, se necessario, della teofillinemia. Adattare, se del caso, la posologia della

teofillina durante il trattamento con l'induttore e dopo la sua sospensione.

.

PRIMIDONE(Mysoline®)

USI CLINICI

E’indicato nel trattamento del grande male e dell'epilessia psicomotoria (epilessia del lobo temporale).

MECCANISMO D’AZIONE

Nonostante questo farmaco venga, all’interno dell’organismo, trasformato in fenobarbitale il meccanismo

d’azione è più simile a quello della fenitoina. E’ un farmaco anticonvulsivante, il cui principio attivo è il

primidone. Il primidone viene trasformato, in due metaboliti attivi: il fenobarbitale e la feniletilmalonamide.

L'esatto meccanismo d'azione del primidone, come quello degli altri anticonvulsivanti, non è ancora

conosciuto.Tuttavia è probabile che gli effetti sulla membrana neuronale, particolarmente per quanto riguarda

le modificazioni dei flussi ionici, abbiano un ruolo fondamentale. Come altri anticonvulsivanti, può indurre gli

enzimi epatici e, anche se non vi sono prove sufficienti per suggerire una correlazione causale diretta, vi è un

rischio teorico di causare danno epatico. Può inoltre influenzare il metabolismo della vitamina D il che può

predisporre allo sviluppo di disturbi ossei.

CONTROINDICAZIONI

Ipersensibilità o reazioni allergiche verso il prodotto e verso i barbiturici in genere. Pazienti con porfiria.

EFFETTI INDESIDERATI

Si sono verificati sintomi di tipo neurotossico quali atassia, vertigini, cefalea, nistagmo, disturbi visivi, nausea e

vomito, ma sono di solito transitori anche quando intensi. Tuttavia nei casi di idiosincrasia, si possono

presentare sintomi neurotossici in forma acuta e grave tali da imporre la sospensione del trattamento.

Gli effetti collaterali in genere sono limitati alle prime fasi del trattamento: i pazienti possono presentare

sonnolenza, irritabilità, disattenzione.

Sono state segnalate reazioni dermatologiche, incluse gravi eruzioni cutanee, e raramente alterazioni sistemiche

quali il lupus eritematoso sistemico.

Raramente sono stati segnalati casi di artralgia e modificazioni della personalità, ivi incluse reazioni psicotiche.

Altri effetti collaterali rari comprendono edema agli arti inferiori, sete, poliuria e riduzione della potenza

sessuale.

In casi eccezionali si può presentare una anemia megaloblastica, come con fenitoina e con fenobarbitale.

Tale anemia può generalmente essere corretta somministrando contemporaneamente acido folico o vitamina

B12, ma in rari casi può essere necessario sospendere la terapia. In alcuni casi sono stati ottenuti risultati

migliori somministrando contemporaneamente sia acido folico sia vitamina B12.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Alle pazienti che potrebbero iniziare una gravidanza o che siano in età fertile deve essere fornita una

consulenza specifica. La necessità del trattamento antiepilettico deve essere rivalutata quando la paziente

pianifica una gravidanza. Il rischio di difetti congeniti è aumentato di un fattore da 2 a 3 volte nella prole

di madri trattate con un antiepilettico, quelli più frequentemente riportati sono labbro leporino,

malformazioni cardiovascolari e difetti del tubo neurale. Si deve tenere presente quindi l'eventuale

responsabilità della terapia anticonvulsivante e valutare la prosecuzione del trattamento. La terapia

anticonvulsivante prolungata può essere associata a una riduzione dei livelli serici di folati. Poichè in

corso di gravidanza le richieste di acido folico sono aumentate, si consiglia di sottoporre le pazienti a

rischio a regolari controlli e si dovrebbe prendere in considerazione, sebbene la cosa sia controversa, la

somministrazione di acido folico e di vitamina B12.

Nei neonati, alle cui madri è stato somministrato primidone durante l'ultimo periodo di gravidanza, si

possono verificare sintomi da sospensione del trattamento. La terapia anticonvulsivante in corso di

gravidanza è stata alle volte associata a disordini della coagulazione nei neonati.

Per tale motivo le pazienti gravide devono essere trattate durante l'ultimo mese di gravidanza e fino al

momento del parto con vitamina K1.

La politerapia con farmaci antiepilettici può essere associata con un rischio più alto di malformazioni

congenite della monoterpia.

Perciò è importante che si pratichi la monoterapia ogni volta che sia possibile. Non si deve praticare una

brusca interruzione della terapia antiepilettica per il pericolo della ripresa di attacchi epilettici che

potrebbe avere gravi conseguenze sia per la madre che per il bambino. Il primidone passa nel latte

materno, pertanto se si osserva sonnolenza o debolezza nei bambini allattati, sospendere l'allattamento.

INTERAZIONI

Il fenobarbitale, metabolita del primidone, è un induttore enzimatico, pertanto l'efficacia di alcuni farmaci

(anticoagulanti, steroidi surrenali, antibiotici, contraccettivi orali e anticonvulsivanti come la fenitoina)

può essere ridotta per accelerazione progressiva del metabolismo. Gli effetti di altre sostanze aventi

un'azione depressiva sul sistema nervoso centrale, come l'alcool ed i barbiturici, possono essere potenziati

dalla somministrazione di primidone.

VIGABATRIN(Sabril®)

USI CLINICI

Viene utilizzato in associazione con altri antiepilettici per pazienti con epilessia parziale resistente con o

senza generalizzazione secondaria e cioè in quei pazienti in cui tutte le altre associazioni siano risultate

inadeguate o non siano state tollerate. In monoterapia nel trattamento di spasmi infantili (sindrome di

West).

MECCANISMO D’AZIONE

Il vigabatrin è uno tra i farmaci più recenti, è un inibitore irreversibile della GABA-aminotratransferasi,

enzima che degrada il GABA, inibendone la degradazione si aumentano le concentrazioni di GABA a

livello sinaptico.

Presenta un’emivita di 6-8 ore, il trattamento dovrebbe essere iniziato con una dose di 500 mg due volte al

giorno.

CONTROINDICAZIONI

Ipersensibilità ad uno dei componenti del prodotto.

EFFETTI INDESIDERATI

Difetti del campo visivo che andavano da lievi a gravi sono stati riferiti frequentemente in pazienti trattati

con vigabatrin, i casi gravi sono potenzialmente invalidanti. La comparsa avviene di solito dopo mesi od

anni di terapia con vigabatrin. I dati riuniti in pool di studi di prevalenza fanno ritenere che fino ad un

terzo dei pazienti trattati con vigabatrin sviluppi difetti del campo visivo.

Gli effetti collaterali sono per la maggior parte a carico del sistema nervoso centrale, ad esempio:

sedazione, stordimento, stanchezza ed alterata capacità di concentrazione.

Mentre, nei bambini è frequente eccitazione od agitazione. Di solito questi effetti indesiderati sono

generalmente più elevati all´inizio del trattamento e diminuisce con il passare del tempo.

Come avviene con altri antiepilettici, alcuni pazienti possono avere un aumento della frequenza di

convulsioni con vigabatrin.

I pazienti con convulsioni miocloniche possono essere particolarmente soggetti a questo effetto.

In casi rari possono verificarsi mioclono di nuova insorgenza ed esacerbazione del mioclono esistente.

Si possono verificare sonnolenza, stanchezza, eccitazione ed agitazione, difetti del campo visivo, cefalea,

aumento di peso, tremore, edema (>1/100, <1/10) Disturbi del sistema nervoso: vertigini, parestesia,

disturbi della capacità di concentrazione e di memoria Disturbi psichiatrici*: agitazione, aggressività,

nervosismo, irritabilità, depressione, disturbi del pensiero, reazione paranoide, nausea, dolore addominale

Disturbi oculari: visione offuscata, diplopia, nistagmo, ipomanie, manie, psicosi Disturbi cutanei: rash Il

trattamento cronico con vigabatrin può essere associato ad una lieve diminuzione del livello di

emoglobina che raramente raggiunge una significatività clinica.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Non si può trarre alcuna conclusione definitiva per stabilire se vigabatrin determini un maggior rischio di

malformazioni se assunto durante la gravidanza a causa dei dati limitati, dell'epilessia stessa e della

presenza di concomitanti medicinali antiepilettici durante ciascuna gravidanza riferita.

Non esistono informazioni sulla possibile comparsa di difetti del campo visivo in bambini che siano stati

esposti a vigabatrin in utero.

L´improvvisa interruzione di un trattamento antiepilettico efficace può portare ad un aggravamento delle

condizioni della madre che risultano dannose per il feto.

Vigabatrin deve essere usato durante la gravidanza solo se è chiaramente necessario.

Vigabatrin viene escreto nel latte materno.

L´allattamento al seno non è consigliato durante il trattamento con vigabatrin.

INTERAZIONI

Dato che vigabatrin non viene metabolizzato, esso si lega alle proteine e non è un induttore di enzimi del

citocromo P450 che metabolizzano i farmaci, sono improbabili interazioni con altri farmaci.

Tuttavia, durante studi clinici controllati, è stata osservata una graduale riduzione del 16.33% delle

concentrazioni plasmatiche di fenitoina.

Le concentrazioni plasmatiche di carbamazepina, fenobarbitale e valproato di sodio sono state anch´esse

monitorate durante studi clinici controllati e non è stata riconosciuta alcuna interazione clinicamente

significativa.

Vigabatrin può determinare una diminuzione dell´attività plasmatica misurata dell´alanin-

aminotransferasi (ALT) e, in misura minore, dell´aspartato-aminotransferasi (AST).

E´ stato riferito che l´entità della soppressione dell´ALT variava fra il 30 ed il 100%.

Pertanto questi test epatici possono essere inaffidabili dal punto di vista quantitativo in pazienti che

assumevano vigabatrin.

LAMOTRIGINA(Lamictal®)

USI CLINICI

Presenta un’ottima efficacia sull’epilessia focale e nelle parziali.

MECCANISMO D’AZIONE

Presenta un’emivita di 24 ore. La lamotrigina agisce sopprimendo il firing repido neuronale inattivando i

canali del Na+ e in più sembra abbia attività sui canali del calcio voltaggio-dipendenti.

CONTROINDICAZIONI

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

EFFETTI INDESIDERATI

Molto raro Raro Non comune Comune Molto comune

Anomalie

ematologiche

Sindrome di

Steve-Johnson

Vista offuscata Secchezza

delle fauci

Rash cutaneo

Ipersensibilità Nistagmo Diplopia Irritabilità Cefalea

Rash Atassia Sonnolenza

Allucinazioni Tremori

Confusione Nausea

Agitazione Vomito

Probl. epatici Aggressività

Lupus Artralgia

Mal di schiena

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

L'improvvisa interruzione della terapia antiepilettica nelle donne in trattamento per epilessia deve essere in

ogni caso evitata, in quanto può portare alla comparsa improvvisa di crisi convulsive che possono avere

gravi conseguenze per la madre e per il nascituro. Il rischio di malformazioni congenite è aumentato da 2 a

3 volte nei nati da madri trattate con antiepilettici in confronto con l'incidenza attesa nella popolazione in

generale, che è di circa il 3%. I difetti riportati più frequentemente sono labioschisi, malformazioni

cardiovascolari e difetti del tubo neurale. Poichè una politerapia antiepilettica è associata a un rischio più

elevato di malformazioni congenite rispetto alla monoterapia, deve essere utilizzata una monoterapia

ogniqualvolta ciò sia possibile.

La lamotrigina ha un lieve effetto inibitorio sull'acido diidrofolico reduttasi e pertanto potrebbe

teoricamente portare, attraverso la riduzione dei livelli di acido folico, ad un aumento del rischio di danno

embriofetale. Si può prendere in considerazione la somministrazione di acido folico quando viene

pianificata una gravidanza e durante il periodo iniziale della gravidanza.

I dati indicano che la lamotrigina passa nel latte materno. In alcuni neonati allattati al seno, la

concentrazione sierica di lamotrigina ha raggiunto livelli ai quali possono comparire effetti farmacologici.

INTERAZIONI

La UDP-glucuroniltranferasi è stata identificata quale enzima responsabile del metabolismo della

lamotrigina. Non vi sono prove che la lamotrigina causi induzione o inibizione clinicamente significativa

degli enzimi epatici ossidativi che metabolizzano i farmaci, ed è improbabile che vi siano interazioni tra la

lamotrigina ed i farmaci metabolizzati dal citocromo P450. La lamotrigina può causare induzione del suo

stesso metabolismo, ma l'effetto è modesto ed è improbabile che abbia conseguenze significative sul piano

clinico.

Effetti di altri medicinali sulla glucuronidazione della lamotrigina

Farmaci che inibiscono la

glucuronidazione della

lamotrigina

Farmaci che inducono la

glucuronidazione della

lamotrigina

Farmaci che non inducono né

inibiscono la glucuronidazione

della lamotrigina

valproato Fenitoina Oxcarbamazepina

Carbamazepina Felbamato

Fenobarbitale e primidone Gabapentin

Rifampicina Topiramato

Litio

Bupropione

-Valproato

Il valproato inibisce la glucuronidazione della lamotrigina rallentandone il metabolismo e aumentandone

l'emivita media di circa due volte. Nei pazienti che ricevono una terapia concomitante con valproato, deve

essere utilizzato l'appropriato regime terapeutico.

-Antiepilettici

Alcuni farmaci antiepilettici che inducono gli enzimi epatici (come la fenitoina, la carbamazepina, il

fenobarbitale ed il primidone) inducono la glucuronidazione di lamotrigina e ne accelerano il metabolismo. Nei

pazienti che ricevono una terapia concomitante con fenitoina, carbamazepina, fenobarbitale o primidone, deve

essere utilizzato l'appropriato regime terapeutico.

-Carbamazepina

Sono stati segnalati casi di effetti a carico del sistema nervoso centrale, compresi vertigini, atassia, diplopia,

visione offuscata e nausea, in pazienti che assumono carbamazepina, in seguito all'introduzione della terapia

con lamotrigina. Questi eventi si risolvono di solito con una riduzione della dose di carbamazepina. Un effetto

simile è stato osservato durante uno studio con lamotrigina ed oxcarbazepina in volontari sani adulti, anche se

non è stata studiata la riduzione della dose.

-Topiramato

Il topiramato non ha causato modifiche nelle concentrazioni plasmatiche di lamotrigina. La somministrazione

di lamotrigina ha dato luogo ad un aumento del 15% delle concentrazioni di topiramato.

-Bupropione

Dosi orali multiple di bupropione non hanno avuto effetti statisticamente significativi sulla farmacocinetica di

una singola dose di lamotrigina in 12 soggetti, il bupropione ha indotto solo un lieve incremento dell'AUC della

lamotrigina glucuronide.

-Olanzapina

In uno studio su volontari sani adulti, 15 mg di olanzapina hanno ridotto i valori medi di AUC e di Cmax di

lamotrigina del 24% e del 20% rispettivamente. Non si ritiene che un effetto di tale entità possa essere, in

genere, clinicamente rilevante. La lamotrigina alla dose di 200 mg non modifica la farmacocinetica di

olanzapina.

-Risperidone

Dosi orali multiple di lamotrigina 400 mg al giorno non hanno avuto un effetto clinicamente significativo sulla

farmacocinetica di una dose singola di 2 mg di risperidone in 14 volontari sani adulti. A seguito della

somministrazione contemporanea di risperidone con lamotrigina, è stata riferita riferita sonnolenza.

-Contraccettivi orali

Si è verificato la somministrazione di un contraccettivo orale contenente etinilestradiolo/levonorgestrel ha

causato un aumento di circa due volte della clearance orale della lamotrigina, determinando una riduzione dei

valori di AUC e di Cmax della lamotrigina in media del 52% e del 39%, rispettivamente. Le concentrazioni

sieriche di lamotrigina sono aumentate gradualmente durante la settimana di sospensione del contraccettivo

(inclusa la "settimana senza pillola"), con concentrazioni pre-dose alla fine della settimana senza pillola, che

erano, in media, circa due volte più elevate rispetto al periodo di assunzione concomitante con il contraccettivo.

Il solo utilizzo di contraccettivi ormonali non rende necessaria la modifica della dose raccomandata nella

titolazione, ma, quando si inizia o si interrompe un trattamento con contraccettivi ormonali, in molti casi sarà

necessario aumentare o diminuire la dose di mantenimento di lamotrigina.

La somministrazione allo stato stazionario di lamotrigina non ha avuto effetti sulla farmacocinetica di

etinilestradiolo, componente del contraccettivo orale di associazione. E' stato osservato un modesto aumento

della clearance orale dell'altro componente, levonorgestrel, determinando una riduzione dei valori medi di AUC

e di Cmax di levonorgestrel del 19% e del 12%, rispettivamente. La misurazione dei livelli sierici di FSH, LH

ed estradiolo durante lo studio ha evidenziato una certa perdita della soppressione dell'attività ormonale ovarica

in alcune donne, sebbene la misurazione del progesterone sierico non abbia mostrato alcuna evidenza ormonale

di ovulazione. L'impatto del modesto aumento della clearance del levonorgestrel e delle modificazioni dei

valori di FSH e LH sierici sulla attività ovulatoria ovarica non è noto.

-Rifampicina

La rifampicina aumenta la clearance della lamotrigina e ne diminuisce l'emivita, a causa della induzione degli

enzimi epatici responsabili della glucuronidazione. Nei pazienti che assumono una terapia concomitante con

rifampicina deve essere utilizzato l'appropriato regime terapeutico.

-Lopinavir/Ritonavir

La cosomministrazione di lopinavir/ritonavir ha approssimativamente dimezzato le concentrazioni plasmatiche

di lamotrigina, probabilmente tramite induzione della glucuronidazione. Nei pazienti che ricevono in

concomitanza una terapia con lopinavir/ritonavir, deve essere utilizzato il regime terapeutico appropriato.

Studi in vitro indicano che la formazione del metabolita primario di lamotrigina, 2-N-glucuronide, è stata

influenzata in modo limitato dalla co-incubazione con amitriptilina, bupropione, clonazepam, aloperidolo

o lorazepam. Questi studi suggeriscono anche che è improbabile che il metabolismo della lamotrigina sia

influenzato da clozapina, fluoxetina, fenelzina, risperidone, sertralina o trazodone. Inoltre, uno studio sul

metabolismo del bufuralolo utilizzando preparati di microsomi epatici umani, suggerisce che la

lamotrigina non ridurrebbe la clearance di farmaci metabolizzati in modo predominante dal CYP2D6.

FELBAMATO(Taloxa®)

USI CLINICI

È un farmaco utilizzato per le crisi parziali.

MECCANISMO D’AZIONE

Agisce inibendo le risposte evocate dai recettori NMDA e potenziando le risposte evocate dal GABA,

questa doppia azione sulle risposte a trasmissione inibitoria ed eccitatoria giustificano l’ampio spettro

d’azione di questo farmaco. Presenta un’emivita di 20 ore e viene eliminato con le urine. I dosaggi variano

da 2 a 4 g/die negli adulti.

CONTROINDICAZIONI

Il felbamato è controindicato nei pazienti con: anamnesi di discrasia ematica o disfunzioni epatiche,

ipersensibilità a felbamato o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

EFFETTI INDESIDERATI

Il felbamato è associato ad un'aumentata incidenza di discrasie ematiche, compresa l´anemia aplastica.

Altri effetti indesiderati gravi includono rari casi ditrombocitopenia, leucopenia, neutropenia, anemia o

combinazioni delle stesse, inclusa la pancitopenia.

Con l'uso di felbamato sono stati riportati alcuni casi di epatite grave, inclusa insufficienza epatica acuta

con esito fatale.

Molto raro Raro Non comune Comune Molto comune

Insufficienza

epatica acuta

Shock

anafilattico

Difficoltà di

parola

Diminuzione

del peso

Dolore

addominale

Epatite grave Diplopia Anoressia Insonnia Vomito

Cristalleria Disturbi vista Ipofosfatemia Sonnolenza Costipazione

Cefalea Depressione Vertigini

Ansia Atassia

Rash Affaticamento

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Gli studi di riproduzione nei ratti e nei conigli non hanno evidenziato alcuna alterazione della fertilità o

danni fetali imputabili al farmaco, tuttavia si è osservato passaggio placentare di felbamato.

Il felbamato viene escreto nel latte materno.

Pertanto, a causa del potenziale rischio di soppressione del midollo osseo indotta da felbamato, nei

bambini che ricevono latte materno, esso non deve essere somministrato a donne in allattamento.

INTERAZIONI

-Antiepilettici

Felbamato altera le concentrazioni plasmatiche di carbamazepina, fenitoina, fenobarbital ed acido

valproico e/o dei loro metaboliti.

Per ridurre la probabilità di possibili reazioni indesiderate dovute ad interazioni farmacologiche, le dosi di

carbamazepina, fenitoina, fenobarbital ed acido valproico dovrebbero essere ridotte come necessario,

basandosi sulle osservazioni cliniche e se possibile sulle concentrazioni plasmatiche allo steady-state.

Il felbamato diminuisce la concentrazione plasmatica di Carbamazepina allo "steady state" di circa il 25

%, mentre si osservano livelli crescenti di carbamazepina epossido di circa il 50 %. Inibisce la clearance di

fenitoina in modo dose-dipendente e la concentrazione plasmatica di fenitoina può aumentare dal 20 % al

60 %. Il felbamato a dosi di 600 mg o 1200 mg BID aumenta la concentrazione plasmatica allo steady

state di valproato in modo dose-dipendente, lineare.

Con la dose inferiore di Felbamato, la AUC e la concentrazione minima allo steady-state di valproato

aumentavano rispettivamente del 28 % e del 18 %; questi valori aumentavano in modo proporzionale alla

dose più elevata di felbamato.

Il valproato sembra dotato di effetti minimi sulla clearance di felbamato; tuttavia in uno studio si sono

rilevate concentrazioni minime allo steady-state di felbamato circa del 50% più elevate di quelle ottenute

con felbamato in monoterapia.

-Contraccettivi orali

Il Felbamato riduce del 42 % l'AUC del gestodene e del 13 % l'AUC dell'etinilestradiolo nelle donne

trattate con un'associazione a basso dosaggio di contraccettivi orali.

L´efficacia e la tollerabilità di contraccettivi orali può essere alterata.

Il felbamato è sia un inibitore sia un leggero induttore del citocromo P-450 nell´uomo.

Pertanto, si possono prevedere interazioni con i farmaci metabolizzati da questi enzimi epatici.

E´ stato dimostrato che il felbamato è un substrato per CYP3A4 e CYP2E1, ma l´inibizione di queste vie

di metabolizzazione minori non fa prevedere conseguenze sulla farmacocinetica.

GABAPENTIN(Aclonium®, Apentin®, Neurontin®)

USI CLINICI

Utilizzato nelle epilessie generalizzate.

MECCANISMO D’AZIONE

È un composto analogo del GABA, ma nonostante questa analogia non sembra agire mimando l’azione

del GABA, infatti, promuove il rilascio non vescicolare di GABA legandosi alla subunità α2δ dei canali

del calcio voltaggio-dipendenti, ma non influenza le correnti del Ca2+

.

CONTROINDICAZIONI

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

EFFETTI COLLATERALI

Molto raro Raro Non comune Comune Molto comune

Trombocitopenia Insufficienza

renale acuta

Reazioni

allergiche

Anomalie

dentali

Infezioni virali

Allucinazioni incontinenza Ipocinesia Infezioni Sonnolenza

Distonia Ginecomastia Palpitazioni Otite media Capogiri

Reazioni da

sospensione

Dolore al

torace

Edema

generalizzato

Leucopenia Affaticamento

Tinnito Aumento AST,

ALT e

bilirubina

Anoressia Febbre

pancreatite Confusione

Epatite Ansia

Ittero Disartria

Mioclono Nistagmo

alopecia Convulsioni

Coreoatetosi Diplopia

Vertigini

Ipertensione

Diarrea

Tosse

Polmonite

Porpora

Mialgia

Impotenza

Edema

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Il rischio di difetti della nascita aumenta di 2-3 volte nella prole di donne trattate con un medicinale

antiepilettico. I difetti segnalati con maggiore frequenza sono labbro leporino, malformazioni

cardiovascolari e difetti del tubo neurale. Una terapia con diversi farmaci antiepilettici può essere

associata ad un maggiore rischio di malformazioni congenite rispetto alla monoterapia e pertanto è

importante avvalersi della monoterapia ogni qualvolta sia possibile. Non deve essere effettuata

un’interruzione improvvisa della terapia antiepilettica perchè ciò può causare la comparsa di attacchi

epilettici che possono avere conseguenze gravi sia per la mamma che per il bambino. Raramente è stato

osservato un ritardo nello sviluppo dei bambini nati da donne epilettiche. Non è possibile distinguere se il

ritardo dello sviluppo sia causato da fattori genetici o sociali, dall’epilessia della madre o dal trattamento

antiepilettico.

Gabapentin viene escreto nel latte materno. Poichè non si conoscono gli effetti sul bambino durante

l’allattamento, è necessario prestare attenzione quando gabapentin viene somministrato alle donne durante

l’allattamento. Gabapentin deve essere usato durante l’allattamento solo se i benefici superano

chiaramente i rischi.

INTERAZIONI

-Antiacidi

La somministrazione concomitante di gabapentin e antiacidi contenenti alluminio e magnesio, riduce la

biodisponibilità di gabapentin fino al 24%. Si raccomanda di assumere gabapentin al più presto due ore

dopo la somministrazione degli antiacidi.

-Morfina

Una capsula a rilascio controllato di morfina da 60 mg è stata somministrata 2 ore prima di una capsula di

gabapentin da 600 mg, l’AUC media di gabapentin è aumentata del 44% rispetto a quando gabapentin è

stato somministrato senza morfina. Pertanto, i pazienti devono essere attentamente osservati per eventuali

segni di depressione del SNC, come sonnolenza, e la dose di gabapentin o di morfina deve essere ridotta

in modo adeguato.

-Probenecid

L’escrezione renale di gabapentin non viene modificata dal probenecid.

.

TOPIRAMATO(Topamax®)

USI CLINICI

Si è dimostrato che questo farmaco è efficace in monoterapia contro le crisi parziali e le tonico-cloniche

generalizzate

MECCANISMO D’AZIONE

Agisce bloccando i canali del sodio voltaggio-dipendente e potenzia l’effetto inibitorio del GABA, inoltre,

inibisce l’azione eccitatoria del kainato sui recettori AMPA. I dosaggi variano da 200 a 600 mg/die, di

solito il trattamento comincia con una dose di 50 mg/die, dose che poi verrà aumentata lentamente fino a

raggiungere quella ottimale.

CONTROINDICAZIONI

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Generalmente controindicato in

gravidanza e durante l´allattamento

EFFETTI COLLATERALI

le reazioni avverse più frequenti sono: sonnolenza, vertigini, nervosismo, atassia, affaticamento, disturbi

della parola, rallentamento psicomotorio, disturbi della vista, disturbi della memoria, confusione,

parestesia, diplopia, anoressia, nistagmo, nausea, perdita di peso, disordini del linguaggio, difficoltà di

concentrazione, depressione, dolori addominali, astenia e disturbi del comportamento. Effetti avversi

meno frequenti sono: disgeusia, agitazione, disturbi cognitivi, labilità emotiva, problemi di coordinazione,

discinesia, apatia, sintomi psicotici, comportamento aggressivo, leucopenia e nefrolitiasi. Sono stati

riportati casi isolati di eventi tromboembolici: tuttavia non è stata accertata un´associazione causale con il

farmaco. Nei bambini le reazioni avverse più sono: sonnolenza, anoressia, affaticamento, nervosismo,

disturbi della personalità, difficoltà di concentrazione, reazioni aggressive, perdita di peso, discinesia,

disturbi del comportamento, atassia, aumento della salivazione, nausea, disturbi della memoria,

ipercinesia, vertigini, disturbi della parola e parestesia. Effetti avversi meno frequenti sono: labilità

emotiva, agitazione, apatia, disturbi cognitivi, rallentamento psicomotorio, confusione, allucinazioni,

depressione e leucopenia. Epilessia: monoterapia Da un punto di vista qualitativo, gli eventi avversi

osservati negli studi clinici con Topiramato in monoterapia sono stati generalmente simili a quelli

osservati negli studi con il farmaco somministrato come terapia aggiuntiva. Ad eccezione della parestesia

e dell´affaticamento, questi eventi avversi sono stati riportati con un´incidenza simile o inferiore negli

studi condotti con Topiramato in monoterapia.

In pazienti trattati con topiramato è stata riportata una sindrome rappresentata da miopia acuta associata a

glaucoma secondario ad angolo chiuso. Raramente, durante l´utilizzo di topiramato è stata riportata

oligoidrosi; la maggior parte delle segnalazioni riguardava bambini. Molto raramente, sono stati riportati

ideazione suicidaria, tentativi di suicidio e suicidio. L´acidosi metabolica è stata segnalata come evento

raro. Sono pervenute anche segnalazioni isolate di manifestazioni bollose a carico della cute e delle

mucose (incluso eritema multiforme, pemfigo, sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica

tossica). La maggior parte di queste segnalazioni si è verificata in pazienti che stavano assumendo altri

medicinali associati a manifestazioni di questo tipo.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

La necessità del trattamento antiepilettico deve essere rivalutata quando la paziente pianifica una

gravidanza. Il rischio di difetti congeniti è aumentato di un fattore da 2 a 3 volte nella prole di madri

trattate con un antiepilettico, quelli più frequentemente riportati sono labbro leporino, malformazioni

cardiovascolari e difetti del tubo neurale. La politerapia con farmaci antiepilettici può essere associata con

un rischio più alto di malformazioni congenite della monoterapia. Perciò è importante che si pratichi la

monoterapia ogni volta che sia possibile. Non si deve praticare una brusca interruzione della terapia

antiepilettica per il pericolo di una ripresa di attacchi epilettici che potrebbero avere gravi conseguenze sia

per la madre che per il bambino.

Il topiramato dovrebbe essere usato in gravidanza solo se il possibile beneficio supera il potenziale rischio

per il feto.Dall´esperienza post-marketing, sono stati riportati alcuni casi di ipospadia nei bambini di sesso

maschile esposti durante la gravidanza a topiramato, anche in associazione con altri farmaci antiepilettici;

tuttavia, non è stata definita una correlazione causale diretta con topiramato. Il topiramato è escreto nel

latte di femmine di ratto in allattamento

Osservazioni limitate nelle pazienti suggeriscono un´estesa escrezione di topiramato nel latte. E´, pertanto,

necessario decidere se interrompere l'allattamento o sospendere la somministrazione del farmaco, tenendo

in debita considerazione l'importanza del farmaco per la madre

INTERAZIONI

-Antiepilettici

L'associazione di topiramato con altri antiepilettici (fenitoina, carbamazepina, acido valproico,

fenobarbital, primidone) non ha alcun effetto sulle concentrazioni plasmatiche allo steady-state di questi,

con l'eccezione di alcuni pazienti nei quali l'aggiunta di topiramato alla fenitoina può determinare un

aumento della concentrazione plasmatica della fenitoina. Questo è probabilmente daattribuirsi alla

inibizione di una isoforma polimorfa di un enzima specifico (CYP2C).

Di conseguenza, se un paziente in trattamento con fenitoina mostra segni clinici o sintomi di tossicità è

necessario monitorare i livelli di fenitoina. La fenitoina e la carbamazepina riducono la concentrazione

plasmatica di topiramato.

L'aggiunta o l'eliminazione della fenitoina o della carbamazepina alla terapia con topiramato possono

rendere necessario un aggiustamento della posologia di quest'ultimo.

Questo deve essere fatto sulla basedelle risposte cliniche.

-Contraccettivi orali

In uno studio di interazione farmacocinetica, condotto in volontarie sane che assumevano un

contraccettivo orale contenente noretisterone/etinilestradiolo, il topiramato, somministrato in assenza di

altri farmaci, non era associato ad alcun cambiamento statisticamente significativo della concentrazione

plasmatica media(AUC) dei due componenti del contraccettivo.

In un altro studio di terapia aggiuntiva ad acido valproico, la concentrazione plasmatica di etinilestradiolo

diminuiva in misura statisticamente significativa (18%, 21% e 30%) con dosi di topiramato,

rispettivamente, di 200, 400 e 800 mg/die. In entrambi gli studi,

Il significato clinico dei cambiamenti osservati non è noto. In pazienti che assumono contraccettivi orali

durante il trattamento con topiramato deve essere considerata la possibilità di riduzione dell´efficacia

contraccettiva e di aumento dello spotting.

Le pazienti che assumono contraccettivi a base di estrogeni devono essere invitate a comunicare al medico

qualsiasi cambiamento delle loro modalità di sanguinamento. L´efficacia contraccettiva può risultare

diminuita anche in assenza di spotting.

-Digossina

in uno studio a dose unica, l'area sotto la curva della concentrazione plasmatica (AUC) della digossina si è

ridotta del 12% per somministrazione contemporanea di topiramato. Quando Topamax viene aggiunto o

tolto a pazienti in trattamento con digossina è opportuno seguire con molta attenzione il monitoraggio

routinario della digossina sierica.

-Idroclorotiazide

La farmacocinetica allo steady-state di idroclorotiazide (25 mg ogni 24h) e di topiramato (96 mg ogni12

h), quando somministrati singolarmente o associati ha indicato che la Cmax di topiramato è aumentata del

27% e l´AUC del 29% in caso di aggiunta di idroclorotiazide a topiramato.

Il significato clinico di questa interazione non è noto. L´aggiunta di idroclorotiazide a topiramato può

richiedere un aggiustamento della dose di quest´ultimo.

-Metformina

Nella cosomministrazione di metformina e topiramato si è evidenziato che la Cmax media della

metformina e la AUC 0-12h media aumentavano rispettivamente del 18% e del 25%. Il topiramato non ha

effetto sul tmax della metformina. La clearance plasmatica del topiramato assunto per via orale sembra

essere ridotta quando somministrato con metformina. Non si conosce l´entità della variazione nella

clearance. L'aggiunta o l'eliminazione di Topamax in pazienti in terapia con metformina comportano la

necessità di tenere il paziente sotto stretta osservazione, per controllare adeguatamente lo stato della

malattia diabetica.

-Pioglitazone

uno studio di interazione tra farmaci condotto in volontari sani ha valutato la farmacocinetica allo steady-

state di topiramato e pioglitazone, quando somministrati singolarmente o associati. In assenza di

alterazioni della Cmax, è stata osservata una riduzione del 15% nell´AUC di pioglitazone, statisticamente

non significativa. Inoltre, è stata notata una riduzione del 13% della Cmax e del 16% dell´AUC per

l´idrossi- metabolita attivo, mentre per il chetometabolita attivo la riduzione è stata del 60% in entrambi i

parametri.

In caso di somministrazione concomitante di topiramato e pioglitazone il paziente deve essere seguito

attentamente, per un controllo adeguato della malattia diabetica

TIAGABINA(Gabitril®)

USI CLINICI

Trattamento delle crisi parziali con o senza generalizzazione secondaria, non controllate in maniera

soddisfacente da altri farmaci antiepilettici.

MECCANISMO D’AZIONE

Il farmaco va somministrato in aggiunta ad altri antiepilettici. Il farmaco deve essere usato soltanto in

adulti e bambini di età superiore a 12 anni. Agisce per inibizione del GAT-1, traspostatore del GABA,

riducendo la captazione del GABA da parte di neuroni e glia soprattutto nella zona dell’ippocampo e

cerebrale anteriore. Viene ben assorbita dopo somministrazione orale, presenta un’emivita di 8 ore.

CONTROINDICAZIONI

LA TIAGABINA non deve essere usato in caso di: ipersensibilità nota alla tiagabina o ad uno dei suoi

eccipienti, funzione epatica gravemente ridotta, non è generalmente raccomandato nell'epilessia

generalizzata, in modo particolare nelle forme idiopatiche con assenze e sindrome di Lennox Gastaut o

forme simili.

EFFETTI COLLATERALI

Gli effetti indesiderati sono generalmente lievi o moderati.

La maggior parte avvengono durante la fase iniziale e sono spesso transitori: vertigini, tremore, stato di

male epilettico non-convulsivo, rallentamento del tracciato EEG associato ad una fase rapida di titolazione

del dosaggio o ad un incremento della dose di tiagabina, difetti del campo visivo, sonnolenza, umore

depresso, nervosismo non specifico, difficoltà di concentrazione, labilità emotiva, diarrea e senso di

stanchezza.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Gli studi sugli animali hanno rivelato una tossicità della tiagabina a dosi molto alte nel periodo peri- e

post-natale. Come misura cautelativa è preferibile non usare tiagabina durante la gravidanza e

l'allattamento.

INTERAZIONI

-Antiepilettici

Farmaci antiepilettici che inducono gli enzimi epatici (induttori del CYP 450), come fenitoina,

carbamazepina, fenobarbitale e primidone, aumentano il metabolismo della tiagabina.

-Rifampicina

La rifampicina (induttore del CYP 450) aumenta il metabolismo della tiagabina. In caso di associazione

con uno o più di questi farmaci (antiepilettici, rifampicina), la dose di tiagabina può essere modificata:

aumento della dose giornaliera e/o somministrazioni più frequenti per raggiungere la risposta clinica.

ZONISAMIDE(Zonegran®)

USI CLINI

Zonegran è indicato come terapia aggiuntiva nel trattamento di pazienti adulti con crisi epilettiche parziali,

con o senza generalizzazione secondaria.

MECCANISMO D’AZIONE

È un derivato solfonamidico, agisce inibendo le correnti al Ca2+

di tipo T e prolunga lo stato di

inattivazione dei canali del Na+ voltaggio-dipendenti.

È completamente assorbita per via orale, presenta un’emivita mlto lunga di circa 63 ore e viene

metabolizzata a livello epatico dal CYP3A4.

CONTROINDICAZIONI

Ipersensibilità alla zonisamide, ad uno qualsiasi degli eccipienti o ai sulfamidici.

EFFETTI COLLATERALI

Molto raro Non comune Comune Molto comune

Leucocitosi Polmonite Ipersensibilità Anoressia

Anemia aplastica Infezioni del tratto

urinario

Disturbo del

linguaggio

Stato confusionale

Agranulocitosi Ipokaliemia Dimagrimento Irritabilità

Leucopenia Colelitiasi Piressia Agitazione

Linfoadenopatia Disturbo psicotico Doloria ddominali Depressione

Pancitopenia Rabbia Diarrea Atassia

Trombocitopenia Aggressività Nausea Diplopia

Acidosi metabolica Convulsioni Rash Vertigini

Danno

epatocellulare Ideazione suicidaria

Disturbo

dell´attenzione

Deficit della

memoria

Insonnia Sonnolenza

Dispnea Vomito

Disturbo respiratorio Colecistite

Pancreatite Nefrolitiasi

Allucinazioni Calcoli urinari

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Zonisamide non deve essere usato durante la gravidanza se non in caso di assoluta necessità, secondo il

giudizio del medico, e solo se si ritiene che il potenziale beneficio giustifichi il rischio per il feto.

Il rischio di difetti alla nascita è aumentato di 2.3 volte nei figli di madri trattate con farmaci antiepilettici.

I più frequentemente riportati sono labioschisi, malformazioni cardiovascolari e difetti del tubo neurale.

Una terapia multipla con farmaci antiepilettici può essere associata ad un rischio di malformazioni

congenite maggiore rispetto alla monoterapia.

Gli studi effettuati su animali hanno evidenziato una tossicità riproduttiva.

Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto. La terapia antiepilettica non deve essere interrotta

improvvisamente, in quanto ciò potrebbe portare a recidiva delle crisi, che potrebbe avere gravi

conseguenze per la madre e per il bambino. La zonisamide è escreta nel latte umano; la concentrazione nel

latte materno è simile a quella del plasma materno.

Occorre decidere se interrompere l´allattamento o interrompere/astenersi dalla terapia con Zonisamide.

A causa del lungo tempo di ritenzione della zonisamide nell´organismo, l´allattamento non deve essere

ripreso fino a un mese dopo il completamento della terapia.

INTERAZIONI

La combinazione di zonisamide con altri medicinali che possono portare a urolitiasi può aumentare il

rischio di sviluppare calcoli renali, pertanto la somministrazione concomitante di tali medicinali deve

essere evitata.

La zonisamide viene metabolizzata in parte dal CYP3A4 (scissione riduttiva) e anche da N-acetil-

transferasi e coniugazione con acido glucuronico; pertanto, le sostanze che possono indurre o inibire

questi enzimi possono influire sulla farmacocinetica della zonisamide.

L´esposizione alla zonisamide è inferiore nei pazienti epilettici che ricevono agenti induttori del CYP3A4,

quali fenitoina, carbamazepina e fenobarbital.

E’ improbabile che questi effetti siano clinicamente significativi se Zonegran è aggiunto alla terapia

esistente; tuttavia, possono verificarsi variazioni nelle concentrazioni di zonisamide se, in concomitanza,

vengono sospesi o introdotti antiepilettici o altri medicinali induttori del CYP3A4, o se ne viene

aggiustato il dosaggio; in tal caso potrebbe essere necessario un aggiustamento della dose di zonisamide.

-Rifampicina

La rifampicina è un potente induttore del CYP3A4.

Se è necessaria la co-somministrazione, il paziente deve essere posto sotto stretta osservazione e la dose di

zonisamide e degli altri substrati del CYP3A4 aggiustata secondo necessità.

LEVETIRACETAM(Keppra®)

USI CLINICI

E’ indicato quale terapia aggiuntiva nel trattamento delle crisi parziali con o senza secondaria generalizzazione

in pazienti con epilessia.

MECCANISMO D’AZIONE

Il meccanismo d’azione non è ancora chiaro, si sa che possiede un sito di legame specifico a livello cerebrale e

modula llostericamente il recettore del GABA, canali del calcio ed alcuni canali del potassio.

Possiete un ottimo assorbimento orale ed un’emivita di 6-8 ore.

Il trattamento viene di solito iniziato con una dose di 500 mg/die di levetiracetam fino ad arrivare ad un

massimo di 3g/die.

CONTROINDICAZIONI

Ipersensibilità al levetiracetam o ad altri derivati pirrolidinici o ad uno qualsiasi degli eccipienti

EFFETTI COLLATERALI

Gli effetti indesiderati più comunemente riportati sono stati: sonnolenza, astenia e capogiri.

Nell´analisi globale della sicurezza non si è evidenziata una chiara relazione dose-risposta ma l´incidenza

e la gravità degli effetti indesiderati correlati al sistema nervoso centrale diminuiscono nel tempo.

Inoltre: astenia, disturbi del sistema nervoso, sonnolenza, amnesia, atassia, convulsioni, capogiri, cefalea,

tremore, depressione, labilità emotiva, ostilità, insonnia, nervosismo, comportamento anomalo,

aggressività, collera, ansia, confusione, allucinazioni, irritabilità, disturbi psicotici, diarrea, dispepsia,

nausea, anoressia, vertigine, diplopia, lesioni accidentali, alterazioni della cute e del tessuto sottocutane,

rash, leucopenia, neutropenia, pan citopenia e trombocitopenia.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Il levetiracetam non deve essere utilizzato durante la gravidanza se non strettamente necessario.

L´interruzione dei trattamenti antiepilettici può comportare un aggravamento della malattia, nocivo per la

madre e per il feto. Levetiracetam è escreto nel latte materno umano.

L´allattamento quindi non è raccomandato.

INTERAZIONI

La somministrazione concomitante di digossina, contraccettivi orali e warfarin non ha influenzato la

farmacocinetica di levetiracetam. Non sono disponibili dati sull'influenza degli antiacidi sull'assorbimento

di levetiracetam.Il grado di assorbimento di levetiracetam non è stato modificato dal cibo, ma la quota di

assorbimento era lievemente ridotta. Non sono disponibili dati sulle interazioni di levetiracetam con alcol.

ANTIEPILETTICI CONTRO EPILESSIE GENERALIZZATE

ETOSUCCIMIDE(Zarontin®)

USI CLINICI

Viene utilizzato contro il piccolo male epilettico.È il farmaco di elezione nella cura delle assenza per

sicurezza ed efficacia soprattutto considerando l’epatotossicità di tipo idiosincratico che l’acido valproico

(alternativa terapeutica all’etosuccimide) può provocare.

MECCANISMO D’AZIONE

Agisce attraverso la riduzione delle correnti dei canali al calcio di bassa soglia (tipo-T), inibisce la Na+/K

+

ATPasi e la GABA aminotrasferasi. L’assorbito delle preparazioni orali è massima, l’emivita è di circa 40

ore. Le dosi consigliate variano intorno a 750-1500 mg/die.

Esistono altre due succimidi in commercio: la fensuccimide e la metsuccimide che sono state quasi

completamente soppiantate dall’introduzione in commercio dell’etossucimide, in quanto presentava

minori effetti collaterali e maggiore efficacia. Sembrerebbe, però che la fensuccimide e la metsuccimide

possiedano attività terapeutica minima sulle convulsioni e sulle epilessie parziale oltre a quella sulle

assenze.

CONTROINDICAZIONI

L’etosuccimide è controindicato in soggetti con precedenti di ipersensibilità al farmaco o ad altre

succimidi.

EFFETTI COLLATERALI

Gli effetti indesiderati talora osservati in concomitanza alla somministrazione di etosuccimide

comprendono più frequentemente disturbi gastrointestinali quali: anoressia, nausea e vomito, dolori

addominali e diarrea; inoltre: leucopenia, agranulocitosi, anemia aplastica ed eosinofilia, sonnolenza,

cefalea, vertigini, euforie, singhiozzo, irritabilità, astenia, atassia, difficoltà di concentrazione e

aggressività; eruzioni cutanee erimatose ed orticarioidi, sindrome di Stevens- Johnson e lupus eritematoso

sistemico ed infine miopia, ipertrofia gengivale, irsutismo.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Da non usare in gravidanza accertata o presunta.

Il rischio di difetti congeniti è aumentato di un fattore da 2 a 3 volte nella prole di madri trattate con un

antiepilettico, quelli più frequentemente riportati sono labbro leporino, malformazioni >cardiovascolari e

difetti del tubo neurale.

La politerapia con farmaci antiepilettici può essere associata con un rischio più alto di malformazioni

congenite della monoterapia.

Perciò è importante che si pratichi la monoterapia ogni volta che sia possibile.

Non si deve praticare una brusca interruzione della terapia antiepilettica per il pericolo di una ripresa di

attacchi epilettici che potrebbe avere gravi conseguenze sia per la madre che per il bambino.

INTERAZIONI

L'associazione con altri psicofarmaci richiede particolare cautela e vigilanza da parte del medico ad

evitare inattesi effetti collaterali da interazione.

ACIDO VALPROICO(Depakin®)

USI CLINICI

È un farmaco con forte attività anticonvulsivante, è molto efficace nelle assenze e, anche se in misura

minore, sulle epilessie tonico cloniche, inoltre viene impiegato nella terapia dei disordini bipolari e nella

profilassi dell’emicrania.

MECCANISMO D’AZIONE

Agisce per azione sui canali al Na+ e crea un aumento dei livelli di GABA nel cervello. Non è stata ancora

ben determinata la ragione dell’aumento di GABA, ma sembrerebbe che il valproato faciliti la

decarbossilasi dell’acido glutammico (GAD) enzima che sintetizza il GABA, inoltre, ha mostrato effetto

inibitorio sul GAT-1 (trasportatore del GABA) e a concentrazioni molto alte inibisce la GABA-T nel

cervello aumentando così i livelli di GABA (che non viene convertito ad aldeide succinica ma resta

GABA).

Il valproato è ben assorbito dopo somministrazione orale, il cibo può rallentare l’assorbimento. Si lega alle

proteine plasmatiche per il 90% per cui è sconsigliata la cosomministrazione con farmaci che lo spiazzano

dalle proteine plasmatiche, l’emivita varia tra 9-18 ore.

Le dosi consigliate sono di 25-30 mg/kg/die ma per alcuni soggetti possono non essere sufficienti e si

possono raggiungere 60 mg/kg o più.

CONTROINDICAZIONI

Ipersensibilità al principio attivo, epatite acuta, epatite cronica, anamnesi personale o familiare di grave

epatopatia, soprattutto indotta da farmaci, porfiria epatica, emorragie in atto.

EFFETTI COLLATERALI

Patologie congenite, familiari e genetiche. Rischio teratogeno, disturbi epatobiliari: rari casi di danno

epatico.

Disturbi gastrointestinali: nausea osservata pochi minuti dopo l’iniezione endovenosa e che scompare

spontaneamente entro pochi minuti; dolori alla parte superiore dell’addome e diarrea che si verificano

frequentemente in alcuni pazienti all’inizio del trattamento, ma che generalmente scompaiono dopo

qualche giorno senza interrompere il trattamento.

Alterazioni del metabolismo e della nutrizione: casi molto rari di iponatriemia. Sindrome da Inappropriata

Secrezione di ADH (SIADH).

Disturbi neurologici: stati confusionali; pochi casi di stato stuporoso e letargia, che qualche volta hanno

portato a coma transitorio (encefalopatia); erano casi isolati o associati ad un aumento dell’incidenza di

attacchi epilettici durante la terapia e sono regrediti con l’interruzione del trattamento o con la

diminuzione del dosaggio. Questi casi sono stati riportati principalmente durante la terapia combinata (in

particolare con fenobarbital o topiramato) o dopo un brusco aumento delle dosi di valproato.

Rarissimi casi di demenza reversibile associata ad atrofia cerebrale reversibile sono stati riportati. È stato

segnalato parkinsonismo isolato reversibile. Spesso sono stati riportati effetti indesiderati transitori e/o

dose-dipendenti: fine tremore posturale e sonnolenza.

Può frequentemente presentarsi una moderata iperammoniemia isolata, senza alterazione dei test di

funzionalità epatica e ciò non deve essere causa di interruzione del trattamento. Tuttavia in corso di

monoterapia o di politerapia (fenobarbitale, carbamazepina, fenitoina, topiramato) si può avere una

sindrome acuta di encefalopatia iperammoniemica, con normale funzione epatica ed assenza di citolisi. La

sindrome encefalopatica iperammoniemica indotta dal valproato si manifesta in forma acuta ed è

caratterizzata da perdita della coscienza, e segni neurologici focali e generali con incremento della

frequenza degli attacchi epilettici. Può comparire dopo alcuni giorni o alcune settimane dall’inizio della

terapia e regredisce con la sospensione del valproato. L’encefalopatia non è dose–correlata, e i

cambiamenti dell’EEG sono caratterizzati da comparsa di onde lente e incremento delle scariche

epilettiche.

Irritabilità (occasionalmente aggressività, iperattività e disturbi comportamentali).

Quando Depakin viene somministrato per via endovenosa possono verificarsi capogiri pochi minuti dopo

l’iniezione. I capogiri scompaiano spontaneamente entro pochi minuti.

Disturbi ematologici e del sistema linfatico: comparsa frequente di trombocitopenia, rari casi di anemia,

leucopenia o pancitopenia, ipoplasia dei globuli rossi. Insufficienza midollare inclusa aplasia midollare

pura a carico dei globuli rossi. Agranulocitosi.

Disturbi cutanei e sottocutanei: rash. Molto raramente necrolisi epidermica tossica, sindrome di Stevens-

Johnson, eritema multiforme. È stata spesso riportata alopecia transitoria e (o) dose-correlata.

Disturbi del sistema riproduttivo: amenorrea e dismenorrea.

Disturbi dell’udito: raramente è stata riportata sordità, sia reversibile che irreversibile.

Disturbi renali e urologici: ci sono state segnalazioni isolate di sindrome di Fanconi reversibile, ma il

meccanismo di azione non è ancora chiaro. Sono stati segnalati casi molto rari di enuresi.

Disturbi del sistema immunologico: angioedema, sindrome da Rush da Farmaci con Eosinofilia e Sintomi

Sistemici (DRESS) reazioni allergiche.

Aumento di peso. Poiché l’aumento di peso costituisce un fattore di rischio per la sindrome dell’ovaio

policistico e quindi deve venire attentamente monitorato.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Donne in età fertile

L’esperienza nel trattamento di madri epilettiche permette di descrivere i rischi dell’utilizzo di valproato

durante la gravidanza.

Nei figli di madri epilettiche trattate con antiepilettici durante la gravidanza, il tasso globale di

malformazioni risulta 2-3 volte superiore rispetto al tasso normale (circa 3%). È stato riportato un

aumento del numero di bambini con malformazioni nel caso di terapie con più farmaci. Le malformazioni

riscontrate più frequentemente sono cheiloschisi e malformazioni cardiovascolari.

Molto raramente sono stati riportati ritardi nello sviluppo di bambini nati da madri epilettiche. Non è

possibile distinguere quanto dipenda da fattori genetici, sociali, ambientali, dal fatto che la madre sia

epilettica o dai trattamenti antiepilettici.

Nonostante questi potenziali rischi, non si deve decidere l’interruzione improvvisa della terapia

antiepilettica che può condurre ad un notevole aumento degli attacchi epilettici con serie conseguenze sia

per la madre che per il feto.

Rischio associato a crisi epilettiche

Il valproato è l’antiepilettico di scelta in pazienti con alcuni tipi di epilessia come quella generalizzata con

o senza mioclono o fotosensibilità. Per l’epilessia parziale il valproato dovrebbe essere usato solo in casi

resistenti ad altri trattamenti.

L’assunzione di valproato in gravidanza, in particolare nei primi 3 mesi, può causare un aumento del

rischio di malformazioni al nascituro.

Rispetto al trattamento con altri farmaci antiepilettici, nei figli nati da madri con epilessia e trattate con

valproato i dati disponibili suggeriscono un aumento nell’incidenza di malformazioni minori o maggiori

che comprendono difetti del tubo neurale, difetti craniofacciali, malformazioni agli arti, malformazioni

cardiovascolari e anomalie multiple che coinvolgono diversi sistemi corporei (comprese ipospadia e

dismorfia facciale). L’uso del valproato è associato con difetti del tubo neurale con incidenza dall’1% al

2%.

Alcuni dati suggeriscono un’associazione tra l’esposizione al valproato in utero e il rischio di ritardo nello

sviluppo, in particolare del QI verbale, nei bambini nati da madri con epilessia e trattate con valproato.

Il ritardo dello sviluppo è frequentemente associato a malformazioni e/o fisionomie dismorfiche. È

comunque difficile stabilire la relazione causale con possibili fattori confondenti come QI materno o

paterno basso, altri fattori genetici, sociali, ambientali e scarso controllo delle crisi epilettiche materne

durante la gravidanza.

Sono stati segnalati disturbi dello spettro autistico in bambini esposti al valproato nell’utero.

Il valproato durante la gravidanza dovrebbe essere prescritto come monoterapia alla più bassa dose

efficace, in dosi frazionate e se possibile in forme a rilascio prolungato.

Esiti anomali della gravidanza tendono ad essere associati con dosi giornaliere più alte e con elevate dosi

per ogni somministrazione.

L’integrazione dietetica con acido folico prima della gravidanza, può ridurre l’incidenza dei difetti del

tubo neurale nei neonati di donne ad alto rischio. Le pazienti dovrebbero prendere in considerazione di

assumere 5 mg di acido folico al giorno quando pianificano una gravidanza.

Nelle donne che diventano gravide devono essere condotte indagini diagnostiche durante la gravidanza

come ad esempio ecografie o altre tecniche appropriate.

Se dopo un’attenta valutazione dei rischi/benefici, si continua il trattamento con valproato durante la

gravidanza, si raccomanda di ricorrere alla monoterapia alla dose giornaliera minima efficace. È

preferibile la somministrazione in diverse dosi durante la giornata. L’uso di una formulazione a rilascio

prolungato può essere preferibile a ogni altra forma di trattamento.

Il ricorso ad un supplemento di folato deve iniziare prima della gravidanza e a idonei dosaggi (5 mg/die)

che possono minimizzare il rischio di malformazioni a livello di tubo neurale.

Durante la gravidanza il trattamento antiepilettico con valproato non deve essere interrotto senza aver

rivalutato il rischio/beneficio.

Deve essere istituito un monitoraggio specialistico prenatale per rilevare l’eventuale presenza di anomalie

nella chiusura del tubo neurale o di un’altra malformazione.

Sono stati riportati casi molto rari di sindrome emorragica in neonati le cui madri hanno assunto valproato

durante la gravidanza.

Questa sindrome emorragica è correlata alla ipofibrinogenemia. Sono stati riportati anche casi di

afibrinogenemia che possono essere fatali. Questi casi di ipofibrinogenemia sono probabilmente associati

ad una diminuzione dei fattori della coagulazione.

Tuttavia questa sindrome deve essere distinta da quella legata alla diminuzione dei fattori vitamina K

dipendenti indotta dal fenobarbital e dagli induttori enzimatici.

Pertanto nei neonati devono essere controllati: conta piastrinica, livello plasmatico del fibrinogeno, test di

coagulazione e fattori della coagulazione.

Il valproato è escreto nel latte materno. L’uso di valproato da parte della madre può causare effetti

indesiderati nel lattante; pertanto è necessario decidere se interrompere l’allattamento o il trattamento con

il medicinale, tenendo in considerazione l’importanza del farmaco per la madre.

INTERAZIONI

-Neurolettici

-Anti-MAO

-Antidepressivi

-Benzodiazepine.

Il valproato può potenziare l’effetto di altri farmaci psicotropi come i neurolettici, gli anti-MAO e gli

antidepressivi e le benzodiazepine quindi si consiglia di eseguire un monitoraggio clinico e, quando

necessario, un aggiustamento del dosaggio.

-Antiepilettici

Gli antiepilettici con effetto di induzione enzimatica (in particolare fenitoina, fenobarbital e

carbamazepina) diminuiscono le concentrazioni sieriche del valproato. Nel caso di terapia combinata i

dosaggi vanno aggiustati in base ai livelli ematici.

-Carbamazepina

È stata riportata tossicità a livello clinico in caso di somministrazione contemporanea di valproato e

carbamazepina poiché il valproato può potenziare la tossicità della carbamazepina. È quindi raccomandato

un monitoraggio clinico soprattutto all’inizio del trattamento con l’associazione dei due farmaci, con un

aggiustamento della posologia, se necessario.

-Carbapenem

(panipenem, meropenem, imipenem…): si è osservata una diminuzione dei livelli ematici di acido

valproico, talvolta associata a convulsioni. Se si devono somministrare questi antibiotici si raccomanda un

attento monitoraggio dei livelli ematici di acido valproico.

-Cimetidina

I livelli sierici di valproato possono aumentare (per effetto di un metabolismo epatico ridotto) in caso di

uso concomitante di cimetidina.

-Eritromicina

I livelli sierici di valproato possono aumentare (per effetto di un metabolismo epatico ridotto) in caso di

uso concomitante di eritromicina.

-Etosuccimide

Il valproato può causare aumento delle concentrazioni plasmatiche della etosuccimide.

-Fenitoina

Inizialmente il valproato diminuisce la concentrazione plasmatica totale della fenitoina aumentandone

però la frazione libera, con possibili sintomi di sovradosaggio (l’acido valproico sposta la fenitoina dai

suoi siti di legame proteico e rallenta il suo catabolismo epatico).

Si raccomanda pertanto il monitoraggio clinico; in caso di dosaggio plasmatico della fenitoina si deve

tenere in considerazione soprattutto la frazione libera.

Successivamente, in seguito a trattamento cronico, le concentrazioni di fenitoina tornano ai valori iniziali

pre-valproato.

-Fenobarbital

Poiché il valproato aumenta le concentrazioni plasmatiche di fenobarbital (per inibizione del catabolismo

epatico) può verificarsi sedazione soprattutto nei bambini. Si raccomanda quindi un monitoraggio clinico

per i primi 15 giorni del trattamento combinato, con immediata riduzione delle dosi di fenobarbital in caso

di sedazione, e controllo eventuale dei livelli plasmatici di fenobarbital.

-Lamotrigina

Il rischio di rash può essere aumentato dalla somministrazione contemporanea di lamotrigina e acido

valproico, quando lamotrigina è aggiunta all’acido valproico.

Il valproato può ridurre il metabolismo della lamotrigina, e aumentare la sua emivita media, quindi quando

necessario è opportuno diminuire il dosaggio di quest’ultima.

-Meflochina

La meflochina aumenta il metabolismo dell’acido valproico ed ha effetto convulsivante; quindi nei casi di

terapia combinata possono verificarsi attacchi epilettici.

-Primidone

Il valproato aumenta i livelli plasmatici di primidone con potenziamento dei suoi effetti indesiderati

(sedazione); questa interazione cessa con il trattamento a lungo termine. Si raccomanda il monitoraggio

clinico specialmente all’inizio della terapia combinata con un aggiustamento del dosaggio del primidone

quando necessario.

-Rifampicina

La rifampicina può diminuire i livelli plasmatici del valproato portando all’interruzione dell’effetto

terapeutico. Quindi può essere necessario, in caso di co-somministrazione con rifampicina, un

aggiustamento del dosaggio del valproato.

-Topiramato

La somministrazione concomitante di valproato e topiramato è stata associata all’insorgenza di

encefalopatia e/o iperammoniemia. I pazienti trattati con questi due farmaci devono essere monitorati con

particolare attenzione per segni e sintomi di encefalopatia iperammoniemica.

-Zidovudina

Il valproato può aumentare la concentrazione plasmatica di zidovudina con il conseguente aumento di

rischi di tossicità di quest’ultima.

In caso di uso concomitante di valproato e di sostanze che si legano altamente alle proteine (acido

acetilsalicilico), i livelli sierici liberi di valproato possono aumentare.

Un attento monitoraggio del tempo di protrombina deve essere effettuato in caso di uso concomitante di

fattori anticoagulanti vitamina K dipendenti.

Il valproato generalmente non ha un effetto di induzione enzimatica; di conseguenza non riduce l’efficacia

degli estroprogestinici in caso di contraccezione ormonale.

OSSAZOLIDINDIONI DIMETADIONE PARAMETADIONE(Paradione®)

TRIMETADIONE USI CLINICI

Il trimetadione è stato il farmaco più utilizzato contro le assenze fino all’immissione in commercio

dell’etosuccimide. L’utilizzo degli ossazolidindioni: dimetadione, trimetadione e parametadione è oggi

limitato.

MECCANISMO D’AZIONE

Agiscono (dopo attivazione del metabolita attivo: dimetadione) riducendo le correnti talamiche di calcio di

tipo T. Sono ben assorbiti dopo somministrazione orale e presentano un’emivita molto lunga, circa 240

ore.

Il dosaggio medio è stabilito intorno ai 30 mg/kg/die.

CONTROINDICAZIONI

Possono causare sedazione, disturbi visivi ed acidosi metabolica.

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Segnalazioni bollettino d’informazione sui farmaci AIFA.