Epicuro libera gli uomini dalle paure - HUB CampusEpicuro libera gli uomini dalle paure (3, vv....

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© Mondadori Education 1 Lucrezio Epicuro libera gli uomini dalle paure (3, vv. 1-30) Questo solenne elogio di Epicuro, il secondo dell’opera, celebra il filosofo come colui che ha svelato i segreti della natura e, dimostrando l’imperturbabilità degli dèi astratti dalle vicende umane e l’inesistenza delle sedi infernali, ha liberato gli uomini dal terrore degli dèi e della morte. metro: esametri O tenebris tantis tam clarum extollere lumen qui primus potuisti inlustrans commoda vitae, te sequor, o Graiae gentis decus, inque tuis nunc ficta pedum pono pressis vestigia signis, 5 non ita certandi cupidus quam propter amorem quod te imitari aveo; quid enim contendat hirundo vv. 1-4 O tenebris … signis: con primus, al v. 2, Lucrezio riconosce in Epicuro il fondatore dell’intero sistema filosofico atomistico (rerum inventor, v. 9) ignorando, di fatto, i filosofi atomisti precedenti (Leucip- po e Democrito). • O … vitae: ordina O (tu) qui primus potuisti tantis te- nebris extollere tam clarum lumen, inlustrans commoda vitae; il vocati- vo O si collega a qui primus del v. 2; l’ablativo di luogo tenebris tantis è usato, come spesso in poesia, senza la preposizione in; commoda vitae («le gioie della vita») designa non la voluptas, il sommo bene di Epicuro, ma i singoli piaceri che contribui- scono al suo raggiungimento (defi- niti da Epicuro tà symphèronta). • o … decus: Epicuro non è citato per nome, ma attraverso una perifrasi poetica che ne ricorda l’origine gre- ca (come nel libro 1, v. 66, Graius homo). • inque … signis: ordina nunc in tuis pressis signis pono ficta vesti- gia pedum; ficta, riferito a vestigia, è il participio arcaico di figo («im- primo»): la forma classica, fixusformata per analogia col perfetto, probabilmente per evitare la con- fusione col participio di fingo.• ficta … pono: lett. «pongo (le orme dei piedi) avendole impresse», e quindi «imprimo saldamente»; l’espressio- ne sottolinea la fedele adesione di Lucrezio ai precetti del maestro. vv. 5-8 non ita … vis?: non ita … aveo: «non certo desideroso di ga- reggiare, ma per amore, perché bramo imitarti». • quid … cycnis: il paragone fra la stridula voce della rondine e il canto melodioso del

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Lucrezio

Epicuro libera gli uomini dalle paure(3, vv. 1-30)

Questo solenne elogio di Epicuro, il secondo dell’opera, celebra il filosofo come colui che ha svelato i segreti della natura e, dimostrando l’imperturbabilità degli dèi astratti dalle vicende umane e l’inesistenza delle sedi infernali, ha liberato gli uomini dal terrore degli dèi e della morte.

metro: esametri

Otenebristantistamclarumextollerelumen quiprimuspotuistiinlustranscommodavitae, tesequor,oGraiaegentisdecus,inquetuisnunc fictapedumponopressisvestigiasignis, 5 nonitacertandicupidusquampropteramorem quodteimitariaveo;quidenimcontendathirundo

vv. 1-4 O tenebris … signis: conprimus, al v. 2, Lucrezio riconoscein Epicuro il fondatore dell’interosistemafilosoficoatomistico(reruminventor,v.9)ignorando,difatto,ifilosofiatomistiprecedenti(Leucip-poeDemocrito).•O…vitae:ordinaO (tu)quiprimuspotuisti tantis te-nebris extollere tamclarum lumen,inlustranscommodavitae;ilvocati-voOsicollegaaquiprimusdelv.2;l’ablativodi luogotenebristantisèusato,comespessoinpoesia,senzala preposizione in; commoda vitae

(«legioiedellavita»)designanonlavoluptas,ilsommobenediEpicuro,ma i singoli piaceri che contribui-sconoalsuoraggiungimento(defi-niti da Epicuro tà symphèronta). •o…decus:Epicurononècitatopernome,maattraversounaperifrasipoeticachenericordal’originegre-ca (come nel libro 1, v. 66,Graiushomo).•inque…signis:ordinanuncintuispressissignisponofictavesti-giapedum;ficta,riferitoavestigia,è il participio arcaicodifigo («im-primo»): la forma classica,fixus, è

formata per analogia col perfetto,probabilmente per evitare la con-fusionecolparticipiodifingo.•ficta… pono: lett. «pongo (le orme deipiedi)avendoleimpresse»,equindi«imprimosaldamente»;l’espressio-ne sottolinea la fedeleadesionediLucrezioaiprecettidelmaestro.vv. 5-8non ita … vis?:non ita…aveo: «non certodesiderosodi ga-reggiare, ma per amore, perchébramoimitarti». •quid…cycnis: ilparagonefra lastridulavocedellarondine e il canto melodioso del

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cycnis,autquidnamtremulisfacereartubushaedi consimileincursupossintetfortisequivis? Tupateres,reruminventor,tupatrianobis10 suppeditaspraecepta,tuisqueex,inclute,chartis, floriferisutapesinsaltibusomnialibant, omnianositidemdepascimuraureadicta, aurea,perpetuasemperdignissimavita. Namsimulacratiotuacoepitvociferari15 naturamrerum,divinamentecoorta, diffugiuntanimiterrores,moeniamundi discedunt,totumvideoperinanegerires. Apparetdivumnumensedesquequietae quasnequeconcutiuntventinecnubilanimbis20 asperguntnequenixacriconcretapruina canacadensviolatsemperqueinnubilusaether integit,etlargediffusolumineridet. Omniasuppeditatporronaturanequeulla resanimipacemdelibattemporeinullo.

cigno è proverbiale; i due termi-ni del confronto (hirundo / cycnis)sono messi in rilievo dalla collo-cazione, l’uno accanto all’altro, edall’enjambement.•contendat:«do-vrebbe competere»; la costruzio-ne intransitiva di contendo con ildativoèpreferita inpoesia rispet-toaquellaperifrastica (concum+ablativo; contra, adversus + accu-sativo). • quidnam … vis?: ordinaquidnamconsimilepossintfacereincursuhaedi tremulisartubusetvisfortis equi?; il nesso tremulis artu-bus,dimarcaenniana,èinantitesicon fortisequivis (v.8;ethavalo-re comparativo); perifrasi, questa,dellostileepico,impreziositadallaclausolamonosillabica.vv.9-13Tu … vita:Tu…chartis:siapatersiareruminventor(«scoprito-re della verità») sono predicati inasindeto,cuicorrispondono(inunastrutturaperfettamentebilanciata)ledueproposizioniseguenti(tupa-tria nobis … e tuisque … chartis):meno plausibile intendere comevocativoopateroinventor.•inclu-te:convocalismoarcaicoinu=in-clitus, daclueo, «aver fama»; èunaggettivorarocheLucrezioriserva,altrove,soltantoaVenereeaMem-mio.•chartis:metonimiaperlibris.• floriferis: aggettivo composto di

stampoarcaico.vv. 14-17 Nam … res: la dottrinadi Epicuro, rivelando la «veritàprofonda dell’universo» (naturamrerum,titolodelpoema,etraduzio-nedelPerìphỳseosdiEpicuro),per-mettedi scacciare le grandipauredell’animo(animiterrores,v.16):lareligio,cioèiltimorecheglidèipos-sanointervenirenellavitadell’uo-mo(cfr.vv.18-24),elapauradiunapunizioneultraterrena(cfr.vv.25-28).•ratio:unadelleparolechiavedelpoema(viricorrepiùdiduecen-tovolteinaccezionidiverse),indicaquila«dottrinafilosofica».•coorta:èriferitoaratiotua (mailpartici-pioèunacorrezionedeltràditoco-ortam,chealcunieditoriaccettanointendendonaturamrerumcometi-tolodell’operadiEpicuro).•moeniamundi: clausola allitterante, dopodieresibucolica; l’immaginenonèpuramentepoeticama indica,nel-lacosmologiaepicurea,l’involucroetereo, simile a fuocoma formatodaatomipiùsottili,cheper lasualeggerezza si sarebbe sprigionatodalla terra, sollevandosi in alto ecircondandola.•totum…res:«vedole cosemuoversi nel vuoto infini-to»; ilvuoto (totum…per inane) elamateriaatomica(res)sonoidueelementicostitutividell’universo.

vv.18-22Apparet … ridet:divum:conservalaformaarcaicadelgeni-tivo(=deorum).•nimbis:sonopre-cipitazioni più violente della piog-giacontinua(inlatinopluviae),«ro-vescitemporaleschi».•nix…violat:«né laneve,condensata (concreta)dal gelo pungente, cadendo bian-ca (cana), viola»; l’immagine dellanevecondensatadalgelorispecchialaspiegazionescientificaoffertadaEpicuro («poiché l’acqua diventasolida per una intensa condizionedi raffreddamento», Epistola a Pi-tocle, 107). • cana cadens: in que-stonessoallitterantel’aggettivohaquasivaloreavverbiale rispettoalparticipio(vedimanifestapatens,v.30),unacostruzionepoiripresadaVirgilio.•semperque…integit:«uncielo sempre senza nubi ricopre»;innubilus è un hapax, traduzionedell’aggettivo anèphelos usato daOmero.•large…ridet:«sorrideperampiotrattodilucediffusa».vv.23-24Omnia … ullo:glidèinonhannobisognodell’uomo:imecca-nismiatomicichegovernanol’uni-verso(natura)fornisconolorotuttoilnecessario,elapacedelloroani-mo (animi pacem, ossia l’ataraxìaepicurea)nonèturbatadallevicen-dedelmondo.

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25 AtcontranusquamapparentAcherusiatempla nectellusobstatquinomniadispiciantur, subpedibusquaecumqueinfraperinanegeruntur. Hisibimerebusquaedamdivinavoluptas percipitatquehorror,quodsicnaturatuavi30 tammanifestapatensexomniparteretectaest.

vv.25-27At … geruntur:Acherusiatempla:«iregnid’Acheronte»,peri-frasienniana;templaindicageneri-camente«gli spazi»dell’Acheronte(ma vedi libro 2, v. 8). •nec tellus…geruntur:«nélaterraimpedisceche si scorga (dispiciantur) tuttociò che (quaecumque) accade sottoi piedi, nel vuoto (per inane)»; la

terraèfrapposta(infra)fisicamentetranoieciòchestasotto,maEpicu-roha superato l’ostacolomostran-doci quaecumque infra per inanegeruntur (la frase richiama totum…perinanegerires,v.17).vv. 28-30His … retecta est: «Perquesto mi prende (percipit) comeunpiaceredivinoeunbrivido(hor-

ror),perchéintalmodo,grazieallatuaforza(tuavi), lanaturaapren-dosi tanto chiaramente è rivelata(retecta est) in ogni sua parte». •horror: il termine appartiene pa-radossalmente al linguaggio reli-gioso: è il brivido sacro, il terrorechesiprovadi fronteauneventosoprannaturale.

Guida alla lettura

contEsto Epicuro come un dio, un elogio come un inno (sacro) L’elogio del vero maestro risuo-na, con toni di vivissima esaltazione, anche nei proemi ai libri I, V e VI, e indirettamente anche in quello al libro II: Lucrezio sottolinea più volte la superiorità di Epicuro rispetto agli altri uomini (genus humanum ingenio supera-vit, 3, v. 1043), giungendo perfino a definirlo «dio» (deus ille fuit, deus, 5, v. 8); e anche qui, nel proemio al III libro, la devozione verso il maestro assume le forme dell’inno sacro. Una contraddizione che non c’è Ma non c’è nessuna contraddizione con la teoria religio-sa epicurea: ciò che rende Epicuro un deus agli occhi dei suoi seguaci è proprio il gran-de merito di aver liberato l’umanità dal ter-rore religioso (anche per questo si celebrava il compleanno del maestro come una festa sacra). con la sua indagine razionale sulla natura Epicuro ha dimostrato che, se gli dèi esistono, beati e imperturbabili, non nutrono però alcun interesse per le cose del mondo: l’uomo deve venerarli e imitare la loro ata-

rassia ma non ha ragione di attribuire eventi umani o fenomeni cosmici al loro intervento. Questo valore liberatorio è rivendicato come esclusivo della dottrina epicurea.

LInGua E stILE Il primo, il padre, lo scopritore anche in questo elogio, come già nel I libro (v. 66), Lucrezio sottolinea il ‘primato’ di Epicuro (primus, v. 2), che ha realizzato una rigorosa connessione fra la teoria atomistica (di per sé fondata da Democrito e Leucippo ben prima di lui) e il sistema dell’etica. Ma qui Epicuro è chiamato addirittura pater (v. 9): il termine, oltre a essere usato come epiteto di divinità (per es. pater Iuppiter) e a evocare l’idea di patria potestas (qui esplicita in patria praecep-ta, v. 9 s.), è impiegato metaforicamente in riferimento ai fondatori di scuole filosofiche o letterarie (per es. in orazio, pater Chrysip-pus o pater Ennius). Ma per Lucrezio Epicuro, ancor più che fondatore di un sistema filoso-fico, è rerum inventor, «scopritore della realtà delle cose».

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Un inno per Epicuro In questi versi la ce-lebrazione del maestro assume le forme dell’inno religioso. Epicuro è invocato non con il suo nome, ma con una solenne peri-frasi (o Graiae gentis decus, v. 3; Epicuro è ci-tato col suo nome una sola volta in tutto il poema). all’invocazione conferiscono un’into-nazione solenne il forte iperbato che separa l’interiezione O, all’inizio del v. 1, dal relativo cui si riferisce qui, all’inizio del verso seguen-te; l’allitterazione (quella in t, al v. 1, marca enfaticamente l’incipit); l’anafora dei pronomi personali (te … inque tuis, v. 3; tu … tu, v. 9; tu-isque, v. 10). al v. 9, l’anafora del tu è arricchi-ta dall’allitterazione, estesa a metà del corpo di parola, dei termini seguenti (tu pater … tu patria; rafforzata a sua volta da quella in p a cornice: praecepta, v. 10). Il catalogo delle virtù L’adesione totale che Lucrezio dichiara per gli insegnamenti del maestro è espressa prima con grande ridon-danza espressiva ai vv. 3-4 (ficta pono, vesti-gia pedum, in tuis pressis signis), poi ai vv. 10-13, ricorrendo a un motivo tradizionale nella poesia classica, la similitudine tra il poeta e l’ape. Qui l’intonazione stilistica si innalza nel-la doppia anadiplosi omnia … / omnia; aurea … / aurea, che scandisce i versi che chiudono l’elenco delle virtù (l’aretalogia) di Epicuro. L’epifania divina al v. 14, la formula di tran-sizione Nam simul ac (la stessa che, nell’inno a Venere, introduce gli effetti dell’epifania divina, libro 1, v. 10), introduce gli effetti pro-dotti dal manifestarsi della ratio epicurea, quasi un’epifania divina: le nebbie dell’igno-ranza si disperdono e appare, in tutta la sua evidenza sensibile, la natura vera (atomica) dell’universo.

MoDELLI E traDIzIonE La similitudine delle api La similitudine del-le api portatrici di nutrimento è diffusa nel-la poesia antica, ma Lucrezio introduce una variante significativa (v. 11). nella versione

tradizionale, il poeta è come un’ape che sug-ge il miele dai giardini delle Muse; così, per esempio, leggiamo in Platone (Ione, 534a): «I poeti ci dicono che, attingendo la poesia alle sorgenti scorrenti di miele dei giardini e delle valli delle Muse, la portano a noi come le api». alle sorgenti delle Muse Lucrezio so-stituisce gli aurea dicta (v. 12) di Epicuro, e ai fruitori della poesia sostituisce se stesso, che avrà a sua volta il compito di diffondere quella sapienza filosofica tra i romani: non si tratta dunque di una semplice operazione letteraria, ma una missione di forte impegno morale. L’entusiasmo per la propria missio-ne di poeta filosofo, d’altra parte, è stato già chiarito nell’inciso del v. 5: Lucrezio vuole se-guire Epicuro non in termini di imitazione ar-tistica, ma con l’ardore del proselitismo. Le sedi degli dèi: da Omero… al v. 22 il len-to ritmo spondaico introduce con solennità la scoperta culminante dell’indagine epicu-rea: la vita serena condotta dagli dèi negli spazi che separano i vari mondi esistenti (gli intermundia, termine con cui cicerone tra-duce l’epicureo metakòsmia), dove il costan-te rifornimento di atomi in movimento nel vuoto mantiene eterni i loro corpi. alla teoria epicurea Lucrezio preferisce dare l’evidenza concreta di un’immagine letteraria e sceglie di rappresentare la pace imperturbata degli dèi descrivendo la tranquillità delle loro sedi secondo un modello illustre: la descrizione della dimora degli dèi olimpici nell’Odissea (6, vv. 42-46): «… l’olimpo, dov’è, dicon, la sede sempre serena dei numi: non da venti è squassata, mai dalla pioggia è bagnata, non cade la neve, ma l’etere sempre si stende pri-vo di nubi, candida scorre la luce: là il giorno intero godono i numi beati» (trad. r. calzec-chi onesti). …a Lucrezio Lucrezio riecheggia da vicino il suo modello trascrivendolo in un’ampia pro-posizione relativa. I primi tre membri, nega-tivi, formano un tricolon crescente, marcato

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da enjambements sempre più estesi (concu-tiunt venti; nubila nimbis / aspergunt; nix acri concreta pruina / cana cadens violat, vv. 19-21). Il livello stilistico è impreziosito da un uso espressionistico dell’allitterazione (nel-la clausola del v. 19, nubila nimbis; nell’insi-

stenza dei suoni aspri r, c, g, al v. 20, dove si parla di gelo e di neve; in sillaba, nel nesso cana cadens all’inizio del v. 21; a cornice, nel penultimo membro innubilus aether / integit, dove innubilus è conio lucreziano per tradur-re l’omerico anèphelos, «privo di nubi»).