Emmaus Ottobre 2012

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MUSILE DI PIAVE, CHIESANUOVA, MILLEPERTICHE, PASSARELLA, SANTA MARIA DI PIAVE, CAPOSILE ANNO 5 - N. 3 OTTOBRE 2012 - Piazza Libertà, 2 - 30024 MUSILE DI PIAVE - Tel. e Fax 0421.52308 - E-mail: [email protected] GRAZIE SEMINARIO! ...MA I NOSTRI GIOVANI DOV’ERANO? E’ terminata in questi giorni la Settimana di Animazione Vocazionale che la Comunità Teologica del Seminario della nostra Diocesi di Treviso ha vissuto nelle nostre parrocchie della Collaborazione dal 22 al 30 settembre. Vedere 34 giovanotti che stanno chiedendo al Signore se un giorno la loro vita sarà quella della consacrazione sacerdotale, la loro simpatia, il loro sorriso, la loro voglia di incontrare bambini, adulti, anziani, i momenti di preghiera e le loro testimonianze… Per chi si è lasciato toccare il cuore da questo evento, è stato un vero tempo di grazia. Ringraziamo il Signore per i doni ricevuti e per le tante esperienze di incontro avvenute in questi giorni. Tanti, però, non si sono fatti incontrare e vorrei spendere una breve parola proprio su questi amici “invitati e non venuti alla festa”. Durante i primi 4 giorni tutti i 34 seminaristi sono andati casa per casa di tutti i nostri giovani (dai 17 ai 22 anni) per portare loro un invito a partecipare ad un Forum organizzato proprio per loro dal titolo “Che ci faccio qui?”… 700 inviti stampati e 700 visite per portare gli inviti ai giovani… 700 non sono po- chi vero? Hanno partecipato in 20 (forse meno) a questo Forum bene organizzato presso l’Auditorium della scuola media di Musile con ospiti davvero speciali (che ringrazio con tutto il cuore). Come mai solo 20 nostri giovani? Senza voler subito colpevolizzare qualcuno o vedere cosa non è andato, proviamo a fare un’altra considerazione. Se avessimo organizzato un happy hour o una cena o una festa forse avrebbero partecipato di più. Erano invitati invece per un incontro sul senso da dare alla propria vita, sui sogni e le scelte per il loro futuro. Ma oggi chi ha voglia di fermarsi a riflettere? Chi vuole perdere tempo per ascoltare, imparare, conoscere? Pochi, anche tra noi adulti. C’è fame di significato da dare alla vita ma non c’è la voglia di cercare e di accettare gli inviti che come “regali inaspettati” la vita può donarci. Questo vale per tutti e non solo per i nostri giovani. Ecco che l’esame di coscienza vale per tutti noi soprattutto quando non troviamo il tempo per farci domande profonde e cercarne le risposte. Il cammino della nostra vita può essere una grande opportunità per realizzare il sogno che Dio ha per ognuno di noi. Ci vogliono due condizioni indispensabili: avere il cuore aperto al nuovo e avere mani e piedi che non hanno paura di sporcarsi. Affidiamo al Signore i nostri giovani perché vedendo il nostro modo di vivere possano avere il coraggio per scelte grandi, fuori dagli schemi, capaci di chiedere a Lui: “Signore, cosa vuoi che faccia della mia vita?”. don Saverio P.S.: Nel prossimo numero ci saranno le testimonianze delle famiglie che hanno ospitato i seminaristi.

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Collaborazione Pastorale di Musile di Piave - Emmaus Ottobre 2012

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MUSILE DI PIAVE, CHIESANUOVA, MILLEPERTICHE,PASSARELLA, SANTA MARIA DI PIAVE, CAPOSILE

ANNO 5 - N. 3 OttObre 2012 - Piazza Libertà, 2 - 30024 MUSILe DI PIAVe - tel. e Fax 0421.52308 - e-mail: [email protected]

GRAZIE SEMINARIO! ...MA I NOSTRI GIOVANI DOV’ERANO?E’ terminata in questi giorni la Settimana di Animazione Vocazionale che la Comunità Teologica del Seminario della nostra Diocesi di Treviso ha vissuto nelle nostre parrocchie della Collaborazione dal 22 al 30 settembre. Vedere 34 giovanotti che stanno chiedendo al Signore se un giorno la loro vita sarà quella della consacrazione sacerdotale, la loro simpatia, il loro sorriso, la loro voglia di incontrare bambini, adulti, anziani, i momenti di preghiera e le loro testimonianze… Per chi si è lasciato toccare il cuore da questo evento, è stato un vero tempo di grazia. Ringraziamo il Signore per i doni ricevuti e per le tante esperienze di incontro avvenute in questi giorni. Tanti, però, non si sono fatti incontrare e vorrei spendere una breve parola proprio su questi amici “invitati e non venuti alla festa”. Durante i primi 4 giorni tutti i 34 seminaristi sono andati casa per casa di tutti i nostri giovani (dai 17 ai 22 anni) per portare loro un invito a partecipare ad un Forum organizzato proprio per loro dal titolo “Che ci faccio qui?”… 700 inviti stampati e 700 visite per portare gli inviti ai giovani… 700 non sono po-chi vero? Hanno partecipato in 20 (forse meno) a questo Forum bene organizzato presso l’Auditorium della scuola media di Musile con ospiti davvero speciali (che ringrazio con tutto il cuore). Come mai solo 20 nostri giovani?Senza voler subito colpevolizzare qualcuno o vedere cosa non è andato, proviamo a fare un’altra considerazione.Se avessimo organizzato un happy hour o una cena o una festa forse avrebbero partecipato di più. Erano invitati invece per un incontro sul senso da dare alla propria vita, sui sogni e le scelte per il loro futuro. Ma oggi chi ha voglia di fermarsi a riflettere? Chi vuole perdere tempo per ascoltare, imparare, conoscere? Pochi, anche tra noi adulti. C’è fame di significato da dare alla vita ma non c’è la voglia di cercare e di accettare gli inviti che come “regali inaspettati” la vita può donarci. Questo vale per tutti e non solo per i nostri giovani. Ecco che l’esame di coscienza vale per tutti noi soprattutto quando non troviamo il tempo per farci domande profonde e cercarne le risposte. Il cammino della nostra vita può essere una grande opportunità per realizzare il sogno che Dio ha per ognuno di noi. Ci vogliono due condizioni indispensabili: avere il cuore aperto al nuovo e avere mani e piedi che non hanno paura di sporcarsi. Affidiamo al Signore i nostri giovani perché vedendo il nostro modo di vivere possano avere il coraggio per scelte grandi, fuori dagli schemi, capaci di chiedere a Lui: “Signore, cosa vuoi che faccia della mia vita?”. don Saverio

P.S.: Nel prossimo numero ci saranno le testimonianze delle famiglie che hanno ospitato i seminaristi.

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2 OTTOBRE 2012

Mathieu Cointrell (Matteo Conta-relli), cardinale francese sotto il Pontificato di Gregorio XIII, pos-sedeva una cappella personale presso la Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma; quando morì nel 1585, lasciò in eredità il desiderio che essa fosse decorata con gli episodi della vita di San Matteo, suo Santo e omonimo.Successivamente, nel 1599, il compito venne assegnato al pit-tore Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (Milano 1571 - Porto Ercole 1610). Questa fu la prima importante commissione pubbli-ca dell’artista che fino ad allora aveva ricevuto incarichi solo da parte di committenti privati; era l’occasione che tanto aspettava, sia per accrescere la sua fama sia per misurarsi con la pittura di soggetto storico-religioso.Egli iniziò il ciclo pittorico con La Vocazione di Matteo, una gran-dissima tela, quasi quadrata.Chi era Matteo Levi prima di di-ventare Apostolo? Era un uomo qualunque, era un esattore del-le imposte a Cafarnao, cittadi-na della Galilea. Un giorno Gesù passando per la via lo vide al ban-co della gabella, lo chiamò e dis-se: “Vieni con Me!” (Matteo, 9, 9).Caravaggio rappresenta la “chia-mata” in un ambiente spoglio: i personaggi vestiti con abiti seicenteschi sono seduti intorno ad un tavolo quando ap-pare Gesù. Lo accompagna Pietro, simbolo della Chiesa e tramite fra Cristo e gli uomini.Gesù è raffigurato a destra, ha l’aureola e indossa vesti antiche. Il volto con la barba è dolce mentre il gesto con cui indica Matteo è imperioso. Un fascio di luce illumina Matteo. Caravaggio dà alla luce un valore simbolico: è luce divina che si annuncia all’improvviso, è simbolo della grazia redentrice, offerta a tutti e per tutti, purchè disposti a riconoscerla.Scriveva il biografo G.P. Bellori in Le vite de’ pittori, scultori et architetti moderni (Roma, 1672): “Caravaggio non faceva mai uscire all’aperto del sole alcuna delle sue figure, ma trovò una maniera di campirle entro l’aria bruna di una camera rinchiusa, pigliando un lume alto che scendeva a piombo sopra la parte principale del corpo, e lasciando il rimanente in ombra al fine di recar forza con veemenza di chiaro e di scuro.”Nella tela il pittore creò un bellissimo gioco di mani fra i due protagonisti: Gesù indica l’uomo barbuto (il gesto richiama la mano di Adamo, dipinta da Michelangelo nella volta della Cappella Sistina a Roma) e questo a sua volta indica sé stesso, incredulo e perplesso, sembra rispondere “Chi, proprio io?”.Nella letteratura artistica il Matteo della Vocazione di Caravaggio è sempre stato identificato come l’uomo anziano che si trova al centro del gruppo. Recentemente questo dipinto è stato oggetto di nuove interpretazioni: alcuni studiosi dell’ar-te hanno avanzato l’ipotesi che l’Apostolo sarebbe il giovane chino, seduto a sinistra mentre sta contando i denari. Un Matteo nuovo, avido e attaccato al denaro, tanto da non alzare nemmeno lo sguardo quando Cristo entra in scena.Ma allora, chi era Matteo prima di essere “chiamato”? E Gesù, perchè lo ha scelto come suo discepolo?Papa Benedetto XVI durante l’omelia pronunciata a Brindisi nel 2008 ha detto: “I dodici Apostoli non erano uomini perfetti, scelti per la loro irreprensibilità morale e religiosa. Erano credenti, sì, pieni di entusiasmo e di zelo, ma segnati dai loro limiti umani, talora anche gravi. Gesù li chiamò non perchè erano già santi, completi, perfetti, ma affinchè lo diventassero ...”.

Diana Sgnaolin

CHI E’ MATTEO?

Caravaggio, Vocazione di Matteo, 1599-1600, olio su tela 322x340 cm, Chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma.

FonTI bIbLIogRAFICHE:I luoghi dell’arte, G. Bora, G. Fiaccadori, A. Negri, A. Nova, Electa, Milano, 2003. - Sito consultato: www.chiesa.espressonline.it

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3OTTOBRE 2012

50 anni dal COnCiliO vatiCanO ii: l’annO dElla FEdECinquant’anni fa, l’11 ottobre 1962, si aprì ufficialmente li Concilio Ecumenico Vaticano Secondo; in occasione dell’anniversario di un

evento tanto importante è stato indetto “l’anno della Fede”. Ma perché? Perché un Concilio e che cosa ha significato? E cosa celebriamo con quest’”anno della Fede” che alla realtà del Concilio si riferisce strettamente? L’indi-zione del Concilio si può legge-re entro quel fenomeno di lungo periodo che è la Crisi modernista della Chiesa: una crisi cioè tra la realtà della Chiesa e la modernità, con il mondo nel senso più seco-lare del termine. Un mondo, che dal messaggio del Vangelo che la Chiesa proponeva, sembrava e sembra sempre più intenzionato a fare a meno. Soprattutto per-ché anche la Chiesa non era più in grado di rapportarsi al mondo in modo efficace per la diffusio-ne della parola di Dio: Espressio-ni, formule, liturgie che al mondo sembravano troppo “vecchie” rendevano difficile la missione evangelizzatrice della Chiesa. Tali forme sembravano vecchie, ma com’è possibile? Se esse sono portatrici di un messaggio univer-sale questo non dovrebbe essere soggetto alla vecchiaia, alla ca-

ducità del tempo umano. Eppure i contenuti del Messaggio cristia-no apparivano “vecchi”: non già perché effettivamente lo fossero,

poiché essendo universali non potranno mai esserlo, ma perché “vecchi”, o almeno oscuri, erano ormai i modi di porgere al mon-do tali contenuti. E se qualcosa tende ad essere oscuro verrà per-cepito come vacuo, come vuoto in un un mondo che aspira, giu-stamente alla libertà e quindi non è più disposto a credere solo in ragione dell’autorità ecclesiasti-ca, ma è caratterizzato anche da una certa superficialità oltre che da diverse forme di arroganza. Ecco allora la necessità di fornire il messaggio in modo nuovo, più disponibile verso la capacità re-cettiva dell’uomo moderno; ecco allora il Concilio. Non si è cam-biato alcunché del Messaggio di salvezza che Dio ha affidato alla Chiesa, si è cambiato il modo di porgerlo ad un destinatario che nella storia è un po’ cambiato. Con questo cinquantenario si ce-lebra questo: il fatto che la Chiesa non si è chiusa a riccio perché ve-deva il proprio Messaggio salvifi-co rigettato ma ha fatto un pas-so verso il mondo. Eppure, molti diranno, non sembra aver avuto

molto successo questa mossa: “le chiese si svuotano”. Chissà se non si fosse fatto questo passo da quanto tempo sarebbero già vuote! Non è detto e non lo pos-siamo sapere; ma il senso dell’an-no della Fede nel cinquantesimo del Concilio serve proprio a que-sto per noi fedeli: per ricordare e far nostro lo spirito del Concilio! Per non farci rinunciare alla no-stra Fede, al nostro Messaggio, ma perché con lo stesso coraggio e con lo stesso spirito dei padri conciliari lo portiamo al mondo. Le chiese si sono svuotate perché noi fedeli non abbiamo saputo te-ner fermo questo intento. Ecco allora la necessità di far nostra la disposizione del Concilio, il suo spirito, cosicché la nostra Fede si diffonda con lo stesso vigore dei primi secoli del cristianesimo e delle attuali realtà missionarie: ecco l’anno della Fede!

Federico Contarin

CONCEPT DEL LOGOSu un campo quadrato, bordato, è simbolicamente rappresentata

una barca, immagine della Chiesa, in navigazione su dei flutti grafica-

mente appena accennati, e il cui albero maestro è una croce che issa delle vele che con dei segni

dinamici realizzano il trigramma di Cristo; inoltre lo sfondo delle vele

è un sole che associato al trigram-ma rimanda anche all’eucaristia.

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4 OTTOBRE 2012

RiCORdandO E RisCOpREndO CaRlO MaRia MaRtiniÈ morto in Gallarate, lo scorso 31 agosto all’età di ottantacinque anni, Carlo Maria Martini, arci-vescovo emerito della diocesi di Milano. Nato a Torino, frequentò l’Istituto sociale gesuita fino al diciassettesimo anno di età, se-guirono, dapprima, gli studi di filosofia, affinati, posteriormente, con quelli teologici. Dopo aver ricevuto l’ordine sacro nel 1952 ottenne il dottorato in teologia fondamentale presso l’univer-sità Gregoria-na in Roma nel 1958.Gli studi prose-guirono pres-so il Pontificio istituto biblico ove, dal 1969 al 1978, rico-prirà la carica di rettore. Gli anni della for-mazione saran-no anni della formazione alla vita religiosa, alla vita di gesuita, una formazione molto severa, au-sterissima per la quale Martini - in una intervista a Rai News 24 - si dirà grato perché era una forma-zione alla libertà, una formazione a scegliere attraverso la propria coscienza, una formazione al di-scernimento spirituale e intellet-tuale, quindi una formazione ri-gorosa e insieme liberante. Una formazione che lascerà un segno importante in Martini il quale, per tutta la vita subirà il fascino della terra santa ove, dalla rinuncia alla carica di arcivescovo per raggiun-ti limiti d’età nel 2002, risiedette fino a pochi anni fa, prima di rien-trare in Italia per gli impedimenti legati all’aggravarsi dello stato di salute. Una figura controversa quella di Martini, disputata tra coloro che vedevano e vedono in lui l’e-spressione del coraggio dell’ecu-

menismo e della riflessione critica e coloro che vedevano e vedono in lui un “antipapa”, appoggiato, finanche, dalle gerarchie mas-soniche. È, tuttavia, necessario prendere atto di importanti inizia-tive volute e promosse da Martini, soprattutto durante l’arcivesco-vato nella diocesi di Milano, prima tra tutte la “cattedra dei non cre-denti”, un momento di riflessione aperto a credenti e non credenti

che trova fondamento nel presup-posto in base al quale ciascuno di noi ha in sé un non credente e un credente, che si parlano dentro, che si interrogano a vicenda, che rimandano continuamente do-mande pungenti e inquietanti l’u-no all’altro poiché - citando Bob-bio - la differenza rilevante per me [Bobbio, non credente; n.d.r.] non passa tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti; ovvero tra coloro che riflettono sui vari perché e gli indifferenti che non riflettono. E sarà la ri-flessione che condurrà Martini al confronto con Georg Sporschill, padre gesuita austriaco, il quale ci inoltra il “testamento” spirituale di Martini, composto da doman-de e risposte tra i due. In questo “testamento” Martini parla di una Chiesa stanca nell’Europa del be-nessere, mentre le nostre grandi chiese sono vuote e i riti e gli abiti

sono pomposi; consapevole della difficoltà di lasciare tutto, il car-dinale auspica di cercare uomini più liberi e più vicini al prossimo, come il vescovo Oscar Romero. Martini auspica anche un ricono-scimento, da parte della Chiesa, dei propri errori; sarà poi neces-sario ripensare ai sacramenti non come strumenti disciplinari ma come un aiuto nel cammino e nel-le debolezze della vita: portiamo i

sacramenti agli uomini che ne-cessitano una nuova forza? Io penso a tutti i divorziati e alle coppie rispo-sate, alle fami-glie allargate. Questi hanno bisogno di una protezione spe-ciale.Pensieri a tut-to campo di un uomo che, sal-do nelle fede

e forte della conoscenza delle Scritture e delle sue esperienze, ci invita, anzitutto, a riflettere sui perché, sui perché della Verità poiché pro veritate adversa dilige-re (per la Verità, scegliere anche lo sfavore).

Luca Cadamuro

“Mi sono riappacificato

col pensiero di dover morire

quando ho compreso che senza

la morte non arriveremmo mai a

fare un atto di piena fiducia in Dio.

Di fatto in ogni scelta

impegnativa noi abbiamo sempre

delle uscite di sicurezza.

Invece la morte ci obbliga a fidarci

totalmente di Dio.”

Carlo Maria Martini

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5OTTOBRE 2012

inCOntRO COn i C.p.p. E C.p.a.E. dElla COllabORaziOnEChiesanuova, Mercoledì 6 Giugno 2012

Cari amici, grazie per essere qui stasera. Ci ritroviamo ancora una volta insieme per continuare e ormai fissare alcuni punti im-portanti per l’avvio “ufficiale” a livello dioce-sano dell’istituzione della COLLABORAZIO-NE DI MUSILE che, con tutta probabilità, avrà come data d’inizio la Prima Domenica di Avvento (2 dicembre 2012). Ci ritroviamo allora stasera proprio per porre ulteriormen-te le basi della Collaborazione e arrivare a delle scelte condivise tra noi e che dovremo con calma e pazienza far conoscere a tutte le nostre parrocchie. Crediamo nella collaborazione e nella bel-lezza di non rinchiuderci dentro le quattro mura della nostra propria parrocchia senza mai mettere fuori il naso per capire, per co-noscere, per condividere… non neghiamo però anche tutte le fatiche sia da parte di noi preti che di voi laici per non avere il tempo necessario e dover fare tante, troppe cose e sempre di corsa: sono sempre gli stessi che si danno da fare!Faremo con tutti voi stasera una breve ri-flessione su alcuni temi importanti dopo che ci siamo confrontati tra noi preti in questi ul-timi mesi e ultimamente anche con Mons. Lucio Bonomo che ha sostituito don Livio Buso nel delicato compito di accompagnare la formazione delle Collaborazioni. A livello più ufficiale sono già partite 4 collaborazio-ni (S. Bona di Treviso, Paese, Istrana, Ca-stelfranco) ora ci è chiesto, insieme ad altre parrocchie, di partire anche noi mettendo dei punti fissi su questo cammino. Ci ripe-tiamo ciò che ci siamo detti nell’incontro del settembre 2009: Perché le collaborazioni?Le CoLLaborazioni pastoraLiE’ un’idea che nasce, è vero, da una reale necessità: i preti scarseggiano… non può più esserci un prete per ogni parrocchia; d’altra parte le parrocchie della Diocesi sono 265, di dimensioni diverse: come fare allora perché nessuna parrocchia, neanche la più piccola, si senta destinata “a morire” e invece possa fiorire una forma nuova di collaborazione tra parrocchie, in una dimen-sione di reciprocità e di condivisione delle ricchezze, umane, spirituali, magari anche materiali, coinvolgendo sempre di più i laici anche in ambiti che sempre sono stati “dei preti”? Come fare perché i laici prendano questa responsabilità?In tutto questo forse lo Spirito Santo ci sug-gerisce un nuovo modo di essere chiesa, meno verticistica e più fraterna, “chiesa-di-comunione”: è una grande opportunità per camminare insieme verso l’essenziale cioè verso l’incontro personale e comunitario con Cristo Risorto e l’annuncio-testimonianza del suo “Amore più forte della morte”. Qui sta il nostro compito fondamentale al di là di ogni struttura e organizzazione umana

e “storica”. Non sarà certo la mancanza di preti che renderà meno forte la Presenza del Signore con noi! Come dice il nostro Vesco-vo nella sua ultima Lettera Pastorale: “Una meraviglia ai nostri occhi”: “…cercare di comprendere quali cristiani adulti dobbiamo essere noi, in queste terre, in questo tem-po, in questa chiesa diocesana, nelle nostre comunità parrocchiali (n.37) …Le collabo-razioni pastorali a cui la nostra diocesi sta guardando con attenzione potranno essere laboratori particolarmente indicati per l’ide-azione, l’attuazione e la verifica delle attività pastorali destinate alla formazione di cristia-ni adulti (n. 40)”.Qui da noi il cammino di collaborazione tra Musile e Chiesanuova, Passarella e Santa Maria era iniziato con don Mario Salviato, don Flavio e don Vanio. Ormai da quattro anni questa collaborazione si è estesa a Millepertiche con l’arrivo di don Saverio e Caposile con don Flavio. E’ una bella op-portunità, certamente anche una sfida non facile, sforziamoci di vederla come una grande ricchezza, anche spirituale. Le par-rocchie più piccole hanno da offrire molto a quelle più grandi, come segno, ad esempio, di vicinanza contro il rischio dell’anonima-to, come spirito di familiarità, certamente più difficile in realtà cittadine; è anche vero, però, che l’essere in pochi porta con sé il rischio dell’asfissia e respirare aria nuova a contatto con realtà vicine e più grandi, può far bene a tutti. Tutto ciò comporta, pas-so dopo passo, un lavoro di “cesello” per imparare preti-preti, preti-laici, laici-laici a lavorare insieme. Aggiungiamo una piccola nota e un invito: per comprendere sempre di più che “ogni nostra attività trova nel Signore morto e ri-sorto il nostro inizio e il nostro compimento” sarebbe opportuno e molto costruttivo che ogni nostra attività, gruppo, riunione inizias-se sempre con una preghiera: che siano le prove di canto o il CPP o il CPAE o gli incontri per organizzare la Sagra o il Grest, questo per non perdere mai di vista il nostro obiettivo.Per non restare nei discorsi solo astratti sta-sera affronteremo varie tematiche facendo memoria di ciò che ci siamo detti in questi anni e dando alcune indicazioni nuove: (poi ci daremo del tempo in gruppo per rispon-dere ad alcune domande.)Ecco alcuni temi importanti per la Collabo-razione Pastorale:1. i pretiNoi preti, come si è già detto, siamo sempre meno e in questi anni, il Vescovo lo ricorda spesso, le ordinazioni sacerdotali sono in forte calo. Nella nostra collaborazione ora siamo in 5: don Saverio, don Flavio, don Mi-chele, don Giovanni e don Giancarlo.

E’ quasi certo che don Giovanni non rimarrà tra noi e resteremo in quattro. Come fare? Come procedere? Ne abbiamo parlato mol-to e stiamo ancora discutendo. Un proble-ma è la suddivisione e il numero e gli orari delle S. Messe. 2. orari DeLLe sante MesseCi sono dei tagli “obbligati” da fare:A malincuore dovremo togliere una messa a Chiesanuova, a Millepertiche e a Caposile e “tener duro” per ora nelle altre parrocchie. Ciò significa:Musile: Sabato sera ore 18.30 – Domenica: 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.30 (rimane inva-riato).Passarella: Sabato sera ore 18 (est. 19) – Domenica: 8.00 - 11.00 (rimane invariato).Santa Maria di Piave: Domenica ore 10.00 (rimane invariato).Chiesanuova: dal 24 giugno una sola messa la Domenica alle 9.30.Millepertiche: Sabato sera (invariato: Trezze-Millep-Lazzaretto-Millep) e una sola messa, dal 24 giugno, la Domenica alle alle 11.00.Caposile: viene tolta la messa del Sabato sera e resta la messa della Domenica alle 9.30. Sono 13 le messe festive nella Collabora-zione…non sono poche e ad orari diversi…3. C.p.p. e iL nUoVo ConsiGLio DeLLa CoLLaborazione:Per l’avvio “ufficiale” della Collaborazione ci è chiesto dal Vescovo di creare il Consi-glio della Collaborazione Pastorale. Questo nuovo Consiglio sarà formato dai sacerdoti, da una religiosa, da un rappresentante per parrocchia (tre per Musile). Dove esiste già il CPP (Musile e Chiesa-nuova in scadenza e i nuovi CPP saranno più “snelli” con i soli rappresentanti di tutti i gruppi parrocchiali presenti) e Passarella e Millepertiche chiediamo di trovare un MO-DERATORE LAICO che prenderà le veci del Parroco (che resta il Presidente) restando sempre in collegamento con lui. Il MODE-RATORE incontrerà il CPP 5-6 volte l’anno e sarà il rappresentante del Consiglio della Collaborazione. Nelle parrocchie dove non c’è il CPP (S. Maria e Caposile) è bene con-tinuare con la formula delle Assemblee par-rocchiali alcune volte l’anno. Anche a loro chiediamo di trovare un rappresentante per il nuovo Consiglio della Collaborazione.Durante il tempo della divisioni in gruppi che faremo stasera, alla fine, vi chiediamo di scrivere in un biglietto (che resterà anoni-mo) il nome o i nomi da suggerire al proprio parroco come membro del nuovo consiglio della Collaborazione e come Moderatore dove c’è il CPP. Grazie a tutti coloro che fanno parte dei CPP e delle Assemblee Par-rocchiali.

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6 OTTOBRE 2012

4. C.p.a.e.Per quanto riguarda i CPAE, che abbiamo rinnovato da poco e sono di nomina vesco-vile, restono parrocchiali ma alcune volte e per alcune proposte possono incontrarsi in-sieme per discutere e condividere i vari pro-blemi (1-2 volte l’anno). Grazie anche a loro.5. LitUrGia:Già da due anni sei laici (uno per parrocchia) e suor Bricti insieme a don Saverio, si ritro-vano per formarsi e organizzare un modo e un pensare comune per “condurre” le cele-brazioni liturgiche. Sono stati fatti dei corsi di approfondimento e in quasi tutte le nostre parrocchie è nato iL GrUppo LitUrGiCo. Nel gruppo si trattano argomenti di fondo: il senso della liturgia, come organizzarla al meglio, le “differenze liturgiche di ogni par-rocchia”, la celebrazione dell’Eucaristia e i sacramenti: battesimi, confessioni, matri-moni, funerali, le prime comunioni, cresime e altri temi come: i tempi forti (avvento-qua-resima…), il triduo pasquale, le processioni, le veglie di preghiera e l’adorazione… Tut-to questo per avere una linea comune tra parrocchie. Ringraziamo di cuore i referenti delle varie parrocchie ricordando che la loro autorevolezza è data dai parroci. Ricordia-mo i loro nomi:per Musile: Monica Scarabel, per Chiesa-nuova: Adalberta Contarin, per Milleperti-che: Nadia Moretto,per Passarella: Romina Sgorlon, per Capo-sile: Emanuela Fortunato, per S. Maria: Lo-rella Bet.6. novità per la CateCHesi dei ragazzi: La proposta di catechismo che facciamo necessita di un rinnovamento affinchè tut-to il cammino proposto ai ragazzi e alle loro famiglie possa essere uno strumento umi-le ma importante per “fare esperienza” di Gesù come il Salvatore della propria vita. Per questo motivo è importante una seria formazione comune dei catechisti (che già da anni si fa con tutte e sei le parrocchie) e gli incontri con i genitori per tutte le par-rocchie. Soprattutto, come tante diocesi stanno sperimentando (e anche qui da noi a Treviso) sentiamo l’esigenza di ripensare tutto il cammino del catechismo in chiave catecumenale. Ribadiamo l’importanza di una formazione come il biennio del sabato pomeriggio a Treviso. Ringraziando catechiste e catechisti per la loro disponibilità continuiamo un serio cam-mino di formazione con varie proposte. Per questo sentiamo l’esigenza di trovare dei REFERENTI autorevoli per ogni parrocchia: un/a catechista che faccia da punto di ri-ferimento per tutte gli/le altri/e (magari 2 a Musile). Ai gruppi di catechiste/i chiediamo di scegliere un loro referente. Noi sacerdoti, coadiuvati da alcuni catechisti/e, per il pros-simo anno: - don Flavio seguirà il percorso delle “ele-mentari”.

- don Michele seguirà il percorso delle “me-die”. - don Saverio seguirà gli incontri di forma-zione per i genitori.7. ForMazione Cristiana per GLi aDULti: • Don Saverio seguirà il corso biblico a Chiesanuova.• Don Flavio, a Passarella, continuerà con la lettura e la meditazione del Vangelo della Domenica.• La nostra diocesi di Treviso propone per-corsi formativi importanti e alcuni delle no-stre parrocchie li stanno seguendo (Scuola di Teologia per laici, Istituto superiore di Te-ologia, Settimana biblica, Biennio per cate-chisti, Formazione per coppie per la Pasto-rale Familiare, Formazione liturgica…)• Continueremo una volta al mese (sem-pre il terzo giovedì? A Musile c’è l’Adora-zione…) una messa serale nella chiesa di Caposile. Quest’anno vorremmo proporre un percorso su un tema spirituale specifi-co alle 20.30. In quella sera non dovrebbero esserci altri incontri in nessuna parrocchia ma tutti ci “fermiamo” in preghiera, insieme come collaborazione, per mettere al primo posto il Signore, l’Ascolto della sua Parola e l’Eucaristia.8. Corso Di preparazione aL MatriMonio:Don Flavio seguirà anche quest’anno il cor-so di preparazione al matrimonio. L’ultima verifica ha evidenziato la positivi-tà dell’esperienza nella quasi totalità delle coppie presenti. Molto positiva anche l’e-quipe di coppie che accompagna il corso con bellissime testimonianze di vita. Grazie a tutti.9. pastoraLe GioVaniLeAssieme a don Michele stiamo pensando il percorso formativo per giovani. Coloro che svolgono il servizio di animazione alll’inter-no dell’AC seguiranno il percorso formativo vicariale di AC. Per tutti i giovani interessati si sta progettando un cammino di introdu-zione alla vita spirituale e all’ascolto a Dio che parla. Altre esperienze particolarmente forti e significative sono altrettanto in pro-gramma.10. oratorioContinua, ormai da due anni, il progetto per costituire dei “direttivi” presso gli oratori di Passarella, MIllepertiche e Chiesanuova, i quali non sono affiliati al Noi e non hanno nessun Comitato di gestione circa il coor-dinamento delle attività e del loro senso. La concretizzazione è vincolata alle disponibi-lità umane.11. Caritas e GrUppo Missionario:Dobbiamo impegnarci ad ampliare que-sti gruppi che sono aperti ai bisogni degli ultimi e dei poveri vicini e lontani, facendo attenzione alle forze esistenti e coinvolgen-do sempre più i giovani. Ci rendiamo conto che diventa indispensabile creare UN’UNI-CA CARITAS per tutta la collaborazione e lo

stesso UN UNICO GRUPPO MISSIONARIO. Il sacerdote referente è don Saverio ma sa-rebbe opportuno che si trovassero in modo più “ufficiale” dei referenti laici che possano portare avanti la formazione e i vari impegni anche quando il sacerdote non è presente. La scadenza degli incontri potrebbe essere mensile. Aggiungiamo l’importanza di cre-are in Vicariato un gruppo missionario per giovani che, dopo una seria formazione, possano vivere un’esperienza missionaria e caritativa in un paese povero del Sud del Mondo.Grazie a tutti coloro che partecipano a que-ste attività importanti.12. La CoMUnita’ Di sUore Di MUsiLeDa otto mesi è arrivata a Musile una comu-nità di suore Cappuccine (sono 4 e vengono dall’Eritrea). La loro presenza è un grandis-simo dono per tutta la Collaborazione! Si stanno inserendo nelle nostre comunità do-nando la loro specifica testimonianza den-tro al “nostro” mondo occidentale. Oltre ad incontrare i malati, gli anziani e partecipare a tante attività parrocchiali, hanno iniziato da poco la visita alle famiglie di Musile in aiuto ai sacerdoti. Sono disponibili per te-stimonianze nei vari gruppi parrocchiali e di catechismo.13. Le sCUoLe Materne parroCCHiaLiNella nostra collaborazione sono due le scuole materne parrocchiali: Chiesanuova e Millepertiche. Quest’ultima è gestita dallo scorso anno dalla cooperativa “Il Portico” di San Donà. L’impegno della formazione della gestione diventa sempre più impegnativo e stanno calando i numeri di iscritti anche per la crisi che viviamo. Ci stiamo ponendo tante domande anche a livello diocesano. Ci chiediamo se il presidente della Scuo-la Materna deve essere il Parroco oppure potrebbe essere un laico… la discussione è aperta. Un grazie particolare ai comitati delle due scuole per l’impegno e la dispo-nibilità.14. eMMaUs, FoGLietto parroCCHiaLe, peLLeGrinaGGi:Il quadrimestrale “Emmaus” è uno strumen-to utile di collegamento e di unità per tutte le parrocchie della collaborazione: è vero che molte famiglie lo buttano via ma crediamo sia motivo di apertura e condivisione verso tutti per non restare chiusi solo tra noi della parrocchia. Pensavamo, per problemi di co-sti, di fare 3 numeri l’anno anziché 4. Grazie ai collaboratori di Emmaus.Teniamo i due foglietti parrocchiali distinti: Musile, Chiesanuova, Millepertiche e Pas-sarella, Santa Maria e Caposile. Insieme proponiamo anche i vari pellegri-naggi che vanno sempre concordati con il parroco di riferimento.Grazie dell’ascolto.

don Saverio, don Flavio, don Michele, don Giovanni

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7OTTOBRE 2012

Collaborazione Pastorale di Musile di PiaveLETTURA DELLA BIBBIA

“RESTA CON NOI PERCHE’ SI FA SERA”Lettura continuata e commento del Vangelo di Luca

IL PROGRaMMa - CaLENDaRIO DI LETTURa:

Venerdì 9 novembre 2012: InTRoDUZIonE AL CoRSo E CAP. 8, 1-21Venerdì 23 novembre: CAP. 1-2: nascita e vita nascosta di giovanni battista e di gesù.Venerdì 7 dicembre: CAP. 3: Predicazione di giovanni battista.Venerdì 21 dicembre: InConTRo DI PREgHIERA DI nATALE SUI TRE CAnTICI: “benedictus, Magnificat, nunc dimittis”Venerdì 11 gennaio 2013: CAP. 4, 1-6, 19: Ministero di gesù in galilea.Venerdì 25 gennaio: CAP. 6, 20-9, 50: Le beatitudini e la missione dei dodici.Venerdì 8 febbraio: CAP. 9, 51-13, 33: La salita verso gerusalemme.Venerdì 22 febbraio: CAP. 13, 34-15: Le parabole della misericordia.Venerdì 8 marzo: CAP. 16, 1-19, 27: Varie parabole e Zaccheo.Venerdì 15 marzo: CAP. 19, 28-21: Ministero di gesù a gerusalemme.Venerdì 22 marzo: CAP. 22-23: La passione di gesù - 1° parte.Sabato 23 marzo: CAP. 22-23: La passione di gesù - 2°parte. (Questo incontro sarà presso il “Piccolo Eremo” dove fratel Moreno vive a Castiglione delle Stiviere)Venerdì 12 aprile: CAP. 24, 1-12: Dopo la Risurrezione.Venerdì 26 aprile: CAP. 24, 13-53: I pellegrini di Emmaus.

Tutti gli incontri si svolgeranno alle ore 20.30 presso le sale parrocchiali di Chiesanuova. Portare con sé la Bibbia, un quaderno e una penna.

DURANTE IL CORSO PROPONIAMO:• Visita a paDoVa: basiLiCa Di santa GiUstina alle reliquie di san Luca.• incontro dal tema “iL FeMMiniLe neL VanGeLo Di LUCa”.

ASCOLTO DELLA PAROLA Presso la canonica di passarella, da martedì 9 ottobre e per ogni martedì alle 20.30, insieme a don Flavio, si ascolta il Vangelo della Domenica successiva dando spazio al dialogo ed alla condivisione. Questi incontri sono aperti a tutti coloro che vogliono prendere sul serio la Parola preparandosi alla Liturgia della Domenica.

VI ASPETTIAMO! I VOSTRI SACERDOTI

Guidati da don Saverio, in questo quinto anno, proseguiamo il percorso di lettura continuata di un libro della Bibbia dando spazio ad una semplice esegesi, a un tempo di riflessione e di preghiera.Per alcuni incontri anche quest’anno ci aiuterà fratel Moreno, monaco eremita legato alla co-munità di Bose.

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8 OTTOBRE 2012

“HO RiCEvUtO piU’ di QUantO HO datO!”intervista alle nostre suore ad un anno dal loro arrivo

“ … Il frutto del silenzio è la preghiera, il frutto della preghiera è la fede, il frutto della fede è l’amore, il frutto dell’amore è il servizio, il frutto del servizio è la pace ….”

Madre Teresa di Calcutta

Il frutto dell’amore è il servizio: in queste poche parole, semplici ma di effetto, si racchiude l’essenza dell’esistere dell’uomo. Chi ha fede ama, chi ama si pone al servizio della comunità, di chi è nel bisogno e nella necessità, senza alcuna pretesa e tornaconto personale perché ciò che appaga le sue azioni è la gioia del donarsi nel servizio.E grazie alle suore cappuccine, forti dello spirito francescano che pervade il loro essere ed esiste-re, abbiamo avuto occasione di fare esperienza di questa verità: donarsi nel servizio. Sono giunte nelle nostre parrocchie un anno fa; non sono italiane né europee: sono suore africane, arrivate da una realtà e una cultura ben diversa dalla nostra ma ciò non ha loro impedito di mettersi al servizio delle persone, di condividerne le gioie, le fatiche e la quotidianità. Poco per volta, con semplicità e con la gioia del vi-vere e condividere la loro vocazione e missione fra la gente, si sono ambientate nelle nostre realtà parroc-chiali aiutandoci a rinvigorire i valori fondamentali di ogni uomo: amore, fede, speranza, condivisione, amicizia, tolleranza, gratuità …. che ogni tanto si as-sopiscono, complice la frenesia nella quale la mo-derna società ci invita a vivere. Suor Francesca, suor Bricti, suor Medhin e suor Mizan sono i loro nomi; testimoni quotidiane del valore della consacrazione femminile, del vivere liberamente i voti di povertà, castità e obbedienza alla luce dello spirito france-scano ben tangibile nel sorriso sempre presente nei loro volti. E’ la manifestazione semplice della gioia del vivere la loro scelta del “per sempre spose del Si-gnore” e del testimoniare con fierezza quei voti - po-vertà, castità, obbedienza - che nella nostra società attuale vengono derisi, disprezzati e messi in dispar-te perché fuori moda. Arrivano da una realtà dove la povertà fa da padrona, dove la gente ha poco o nulla ma dove …. “le persone grazie all’amore coprono la vergogna di quello che non hanno, dove è ben radicata la generosità del condividere quel poco che si ha”…Ecco : è passato un anno e, previo questo periodo di “assestamento”, la “ … vita inizia ora …” e sono fie-re di essere qua con noi, di vivere la quotidianità, la consapevolezza dello scambio culturale; condivide-

re le fatiche e le gioie delle persone, essere presenti con gli anziani, gli ammalati, con chi si sente solo; con i laici impegnati nel servizio in parrocchia: “Siamo contente della gente, della gratuità delle per-sone, siamo come una famiglia e questo è una gran-de ricchezza per noi …”Ho ricevuto più di quanto ho dato! perché:

♥abbiamo trovato delle comunità con grande spirito di umanità;♥abbiamo trovato anziani saggi e sapienti;♥abbiamo trovato adulti maturi nella fede e di umanità;♥abbiamo trovato persone che si sacrificano per amore dei fratelli;♥abbiamo trovato genitori meravigliosi che si donano per il bene comune;♥abbiamo trovato giovani dai cuori e volti puri;♥abbiamo trovato adolescenti e fanciulli ben educati e cresciuti con i valori importanti del vivere;♥abbiamo trovato don Saverio, don Giovanni, don Flavio e don Michele: grandi Pastori che si donano pienamente per il bene dei “fratelli” in tutte le fasi della vita.

Di fronte a tutto questo e a quanto non espresso ma, vivo nei nostri cuori, vogliamo RINGRaZIaRE DIO E TUTTI VOI FRaTELLI E SORELLE!Siamo contente di essere qui e di condividere con voi la vita, la quotidianità, le esperienze, le fatiche, le gioie, la semplicità … e questo ci fa sentire apparte-nenti a queste comunità.

Laura Scabbio

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9OTTOBRE 2012

Caro don Giovanni,oggi la comunità cristiana di Chie-sanuova assieme a tutta la colla-borazione pastorale nel salutarLa vuole esprimerLe alcuni pensieri

per dirLe l’affetto che sente per Lei.È vero non sono stati tantissimi gli anni trascorsi assieme, ma bene lo sappiamo entrambi che quello che conta non è la quantità, ma la qualità del tempo che le persone si dedicano reciprocamente e pro-prio di questa qualità del tempo noi tutti con Lei abbiamo goduto e di questo ringraziamo innanzitutto il

Signore nostro Gesù Cristo.Pregando e lodando assieme a Lei il nostro Creatore tutta la nostra collaborazione pastorale ha avuto modo di conoscerLa come sacer-

dote, scoprendo e apprezzando in Lei una guida sicura e attuale, un amico le-ale.La sua voce rassicu-rante ci ha parlato del Signore Gesù attra-verso tutti gli avve-nimenti della nostra storia con il sapiente dosaggio di parole e pensieri che traevano la propria ispirazione

dall’interiorità.Di domenica in domenica con so-lennità, ma anche con molta umil-tà ci ha spiegato, approfondito e commentato la Buona Novella e noi abbiamo visto e toccato in Lei l’uomo di Dio, l’uomo della nostra fede che ha imparato con lo studio e la passione a dare forma a quello che crede, a quello che prova.

Abbiamo apprezzato quel suo modo consueto, del tutto specia-le di intrattenersi con noi dopo la messa domenicale: discreto, so-brio, ma anche disinvolto, mai ba-nale, proprio dell’uomo sapiente al passo con i tempi.Questi sono solo alcuni nostri pen-sieri, ma anche altri potremmo ag-giungerne per dirLe grazie di essere stato qui con noi e che la portere-mo nei nostri cuori, come speriamo anche Lei nel Suo.Vorremmo infine farLe una propo-sta un poco particolare: “Mante-niamo viva la nostra amicizia”! . . . Come? Via mail, facebook, skype come usano fare i nostri giovani tra amici? Però ci sentiamo più sicuri di proporLe di proseguire questa nostra amicizia semplicemente con la più efficace forza dello Spi-rito Santo tramite il Signore nostro Gesù Cristo e la preghiera.È sicuramente qui che ci incontre-remo ancora!Tanti auguri di cuore caro don Gio-vanni, con affetto.

La collaborazione pastorale

salUtO a dOn GiOvanni

C’è pOsta pER tE... salUti dal CiadAlcuni amici della nostra Collaborazione Pastorale hanno ricevuto questa bella let-tera di Don Giulio Zanotto, già vicario par-rocchiale di Musile e Chiesanuova, ed ora sacerdote Fidei Donum a Fianga (Ciad). Condivide questa esperienza con altri due sacerdoti della nostra diocesi: Don Fabio Bergamin e don Stefano Bressan. La sua attività pastorale e missionaria si svolge essenzialmente nella località di Tikem, ed attraverso queste righe desidera renderci partecipi di quanto sta vivendo, dei pro-getti, delle attese e delle speranze... ma anche delle contraddizioni esistenti.Lo ringraziamo di cuore e lo accompa-gniamo con l’amicizia e con la preghiera affinchè il Signore lo aiuti e lo sostenga in questo cammino missionario accanto ai nostri fratelli africani.

Tikem 30 agosto 2012

Carissimi Amici,siamo ormai verso la fine dell’esta-te e mi piace riprendere il dialogo

‘a distanza’ con voi. Vi invio sem-plicemente qualche news dal Ciad per condividere con voi questi mesi trascorsi e alcune prospettive d’av-venire.

1. La stagione delle piogge in-nanzitutto. Fino adesso la stagione é andata bene: ha iniziato a piove-re presto (il 10 maggio), le piogge sono state regolari e siamo un po’ al di sopra della media per quanto riguarda la quantità d’acqua piovu-ta. Ha piovuto molto altrove ed es-sendo noi nel ‘fondo del catino’, il livello dei laghi si é molto innalzato e ci sono molte zone inondate. Mai vista cosi’ tanta acqua! Il raccolto (primo) del miglio rosso é ormai prossimo e mi sembra buono. La gente sta seminando e preparan-do i campi per il miglio ‘di stagio-

ne secca’. Non ci dovrebbe essere carestia l’anno prossimo. Alcuni contadini si lamentano perché é piovuto troppo... credo sia diffici-le trovare un contadino che dica: quest’anno le cose sono andate bene!

2. Quest’anno nella missione di Tikem abbiamo avviato due espe-rienze nuove: i gruppi estivi e il campo scuola estivo per i giova-ni. Il ‘promotore’ dei gruppi estivi è stato un giovane prete del Pime che dall’anno scorso lavora con me nelle missioni di Tikem e Kou-por. Le sue radici sono negli orato-ri milanesi e quindi l’animazione é stata di prima qualità! Sono durati 4 settimane con la partecipazione di più di 300 ragazzi animati da una ventina di giovani.

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10 OTTOBRE 2012

Il campo scuola dei giovani, an-che questo per la prima volta, si è svolto dal mercoledì alla domeni-ca nei locali della missione. Hanno partecipato 134 giovani, un nume-ro importante. La sistemazione e il vitto, dal nostro punto di vista, sono stati a dir poco precari. La missione infatti non ha molte strut-ture d’accoglienza. Per il vitto sono stati sufficienti tre sacchi di miglio e 150 euro (!!!!) per i condimenti (0,27 euro a testa per giorno!).Quello che mi colpisce e mi sor-prende sempre in questi ragazzi e in questi giovani è la loro sete di conoscere, di sapere, di imparare e la gioia di stare insieme. Non ser-ve pensare chissà quale attività per ‘animarli’: il semplice fatto di incon-trarsi, magari di avere una palla, li riempie di energie e di gioia...

3. Dopo l’Assunta, noi preti, ab-biamo fatto un viaggio verso l’est del Ciad, a Mongo e Abeché (vede-re atlante!). Il viaggio è stato lungo (quasi 3.000 km in 8 giorni e mez-zo) e massacrante per lo stato di alcune strade. É stato pero’ molto interessante: tranne qualche picco-la comunità autoctona, la Chiesa è composta soprattutto di cristiani in ‘diaspora’, cioè cristiani che sono là per ragioni di lavoro, di studio o familiari. Una Chiesa ‘piccola’ ma molto attiva e significativa. La pro-va l’abbiamo avuta quando siamo stati accolti con grande onore dal Sultano del Ouaddaï, per la festa di fine Ramadan (bisogna provarla per poter capire la ‘sacralità’ dell’o-spitalità in queste culture).Il paesaggio è quello pre-desertico: grandi distese con pochi alberi. Era tutto verde perché anche là ades-so è la stagione delle piogge. Tanti dromedari, uccelli di tutti i tipi tra cui gru coronate e pellicani e due struzzi nel cortile del palazzo del Sultano. Belle e suggestive le mon-tagne.

4. Progetto ‘Aiuto d’urgenza’. Come è stato ampiamente annun-ciato a livello mondiale, la care-stia, a causa della siccità dell’anno scorso, incombe una volta di più nel Sahel, la fascia appena sotto il Sahara che va da Gibuti al Senegal.

Tanti si sono mobilizzati e anche noi (il Ciad) siamo stati inclusi in que-sto progetto mastodontico di aiuti. Il problema qual è?..Che nella no-stra regione la carestia non c’è! ... ma quando la macchina si è messa in moto, nessuno può’ più fermarla e qualche povero da sfamare lo si trova ovunque. ‘Aiuto d’urgenza’: siamo ormai vicini al nuovo raccol-to e l’aiuto, pur urgente, non si è ancora fatto vedere. Arriverà, arri-verà...Quest’anno ci sono state tante piogge e tanta acqua dappertutto e quindi inondazioni e devastazio-ne. É già in moto un nuovo proget-to: ‘Inondazioni e devastazioni’... E’ spesso strana la macchina de-gli aiuti: gran battage pubblicitario

quando ci sono disgrazie ma poi poca verifica sul modo di realizzare questi aiuti: il costo del funziona-mento dei progetti, le realizzazioni sul campo nel breve, medio e lungo termine...

5. Repubblica delle banane. L’e-same di maturità (baccalaureato) in Ciad è centralizzato. Prove e presi-denti di centro inviati da Ndjamena (normale) e correzione e diffusio-ne dei risultati sempre a Ndjame-na (cosa un po’ complicata con 60.000 iscritti). Quest’anno gli esa-mi sono stati ritardati di 2 settimane per problemi di segreteria (!). Dopo un mese dalle prove sono usciti i ri-sultati. Dopo 5 giorni, sapendo che erano passati anche quelli che ave-vano una media di 8,5/20, il Presi-dente ha deciso che tutti quelli che non avessero avuto una media su-periore a 10/20 dovevano rifare l’e-

same. Quando? In ottobre! Quindi la maggior parte che si erano visti proclamare ‘baccellieri’ devono ri-prendere tutto da capo. Se uno poi ottenesse il suo diploma a novem-bre cosa potrà fare se non aspetta-re pazientemente l’anno prossimo? E chi non l’otterrà, potrà como-damente a novembre riprendere l’anno scolastico insieme agli altri. Certe cose credo succedano solo in Ciad (lo spero!). Prima si fanno gli esami, si decide che é passato e poi si fissano le regole: quale media ci vuole... Tra l’altro adesso siamo già alla 6 settimana di sciopero de-gli impiegati pubblici: pregar Dio di non ammalarsi e di non dover fare pratiche amministrative!

6. Nella missione di Tikem ab-biamo avviato un progetto di for-mazione per ragazze e giovani donne analfabete e/o poco sco-larizzate. L’obiettivo è di formare giovani donne e madri capaci di migliorare il benessere familiare. Le nostre suore (senegalesi) già da anni propongono una scuola di taglio e cucito. Noi vorremmo am-pliare la formazione (alfabetizzazio-ne, economia domestica, igiene e salute, agricoltura...) e fare in modo che anche ragazze di villaggi lon-tani dalla missione possano bene-ficiarne. Vorremmo costruire due aule scolastiche/atelier e tre stan-ze-dormitorio con annesse latrine e docce. Vedremo cosa riusciremo a fare, secondo gli aiuti che riusci-remo ad avere. É una sfida impor-tante per il valore che si vuole dare alla donna in questa cultura dove la donna é sempre vista come ‘un mi-nore’ e per l’impegno economico. Siamo fiduciosi! Ecco brevemente qualche piccola news, ‘pillola africana’... non è la solita lunga lettera che credo ab-bia stancato più di qualcuno... non escludo che in avvenire ce ne pos-sano essere ancora! La situazione in Italia, giungono voci, sia partico-larmente difficile: aiuti da qua dif-ficilmente possiamo mandarne... Io vi ricordo con la preghiera e con l’amicizia.Un abbraccio a tutti, don Giulio.

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11OTTOBRE 2012

Al Piccolo Rifugio di San Donà di Piave, anche quest’e-state, don Saverio Fassina parroco di Musile di Piave, ha organizzato al martedì sera una serie di incontri durante i quali si è data lettura del libro di Enzo Bianchi “La diffe-renza cristiana” (Einaudi), lettura che ha preceduto e in-trodotto discussioni, puntualizzazioni, interventi, da parte dei presenti e di don Saverio, e di esercizi pratici di spiri-tualità (nel merito dei quali non entrerò per non vanificare eventuali riproposizioni degli stessi). Per quanto riguarda il libro scritto da Bianchi (Priore della Comunità Monastica di Bose, nonchè biblista ed esegeta) si è trattato di un breve saggio pubblicato nel 2006 con lo scopo preciso di sottolineare e puntualizzare alcuni valori non negoziabili della Fede cristiana che è necessario riscontrare all’inter-no della comunità-chiesa perchè la stessa possa dirsi alla sequela di Cristo ed obbediente all’Evangelo. I punti toccati dall’autore non hanno lasciato per primi in-differenti i circa trenta partecipanti, laici e religiosi, giovani e diversamente giovani, singles e coppie. Ci sono state reazioni, commenti, specificazioni, soprattutto laddove le taglienti affermazioni di Bianchi, a volte perentorie (sem-brava di rileggere nei toni il vangelo di Marco), hanno sa-puto toccare i fili scoperti, le ferite e le piaghe che questa chiesa locale, non diversa da tante, oso dire quasi tutte, le chiese locali si portano addosso, a causa dei compro-messi razionali tra la vita vissuta nel mondo e la dimen-sione di Fede, che richiede continuamente un passo ulte-riore, un tentativo in più, fatto verso l’altro, per edificare insieme una società che sia un po’ meno ingiusta, un po’ meno bigotta, un po’ meno egoista, un po’ più solidale e umana di quella che ci troviamo

attualmente a scontare. L’esperienza di esserci stati ovviamente non è narrabi-le, si tratta di un piccolo patrimonio di condivisioni, appunti interiori, di volti, di sfumature di toni, di emozioni, che hanno fatto di una lettura di un libro in comunità un’esperienza di comunione. C’è stata l’essenza di Chiesa, di una comunità che sa confrontarsi anche nelle diverse opinioni individuali, senza cedere alla logica della sopraffazione, dell’ho ragione io, ed allo stesso tem-po tenendosi lontana dall’indifferentismo che vuole che tutte le opinioni siano egualmente valide, anticamera dell’arroganza dove il più forte la spunta. Si è stati bene insomma, e questo stare bene ha evocato, almeno in me, la concretezza della possibilità di poter sta-re bene insieme, anche allargando il cerchio. È possibile, è ancora possibile costruire delle realtà, delle comunità che possono poi potenzialmente allargarsi e diventare molto ampie, dove le logiche dell’indifferentismo egoista ed in-felice del mondo di fuori trovino un interlocutore differen-te, filantropico e felice. Non aggiungo altro se non l’umile suggerimento, rivolto a chi non ha potuto presenziare, di procurarsi il libretto di Enzo Bianchi, perchè tratta in modo profetico e non solo intellettualmente filosofico, un argo-mento attualissimo nell’orizzonte cristiano, che resterà attuale ancora per molto tempo.

Paolo Boccato

Un’EstatE nOn indiFFEREntE

50° di vita COnsaCRata di sUOR EManUEla sGORlOnIl 5 agosto scorso si è celebrata la messa solenne per il 50° anniversa-rio della consacrazione di suor ema-nuela sgorlon. Cinquant’anni di vita trascorsi al servizio della Parola del Signore e nell’impegno per il prossi-mo.Suor Emanuela appartiene all’ordine delle sorelle Apostole della Consola-ta e attualmente presta servizio a Vil-

latora di Saonara in provincia di Padova. Nata a Passarel-la, è la sesta di otto fratelli; dopo aver conosciuto le suore del proprio paese, manifestò la volontà di intraprendere il cammino della consacrazione al Signore. Così alla tenera età di 11 anni, dopo aver completato le scuole elementa-ri, chiese alle suore di portarla con loro alla casa madre di Firenze. Ma il viaggio dovette avere un’andata e an-che un ritorno poiché ciò sarebbe stato possibile solo se Emanuela avesse compiuto almeno 17 anni. Nonostante l’attesa Emanuela continuò a confidare nel Signore colla-borando con le suore di Passarella alle attività pastorali della parrocchia.Il suo desiderio si realizzò nell’aprile del 1962 con la ve-stizione presso la casa madre dell’ordine a Firenze dove vi rimase fino al 1970. Successivamente suor Emanue-la venne chiamata a Milano come maestra d’asilo fino al

1985 quando, chiamata a Roma, seguì studi universitari e prestò servizio di volontariato nelle carceri di Rebibbia fino al 1992. Attualmente è coordinatrice di una scuola dell’Infanzia a Villatora di Saonara. A Villatora suor Ema-nuela anche con l’aiuto del Signore è riuscita ad ottene-re un edificio scolastico nuovo, moderno che ha saputo rendere accogliente per i numerosi bambini del paese. Un luogo educativo, ci ha riferito suor Emanuela, che è diven-tato uno spazio d’incontro e di testimonianza evangelica per molte famiglie della comunità.A Musile, domenica 5 agosto, la comunità della nostra parrocchia si è stretta nella gioia con suor Emanuela e tutti i suoi famigliari per una Santa Messa nella quale si è ringraziato con riconoscenza la generosità di suor Ema-nuela e il prezioso intervento del Signore.Ci ha colpiti il messaggio di suor Emanuela quando dall’ambone ci ha confidato che, nonostante gli anni tra-scorsi siano molti, il suo entusiasmo e il suo impegno sono ancora vivi. Inoltre, nel ringraziare la comunità par-rocchiale e il nostro parroco don Saverio per la toccante celebrazione, ci ha precisato che la sua riconoscenza ha una direzione orizzontale rispetto a quanto avuto dalla sua famiglia in particolare i suoi genitori e una direzione verticale verso l’alto nel porgere profonda riconoscenza al Signore.

Elisa Montagner

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12 OTTOBRE 2012

23-30 GiUGnO in ROMania: Ma COs’E’ Un pEllEGRinaGGiO?Eccomi qua, è trascorso, o meglio è vo-lato, più o meno un anno dal numero di Emmaus in cui ho raccontato del Pellegri-naggio in Terra Santa e mi ritrovo, ancora qui, a scrivere di un altro Pellegrinaggio …il Pellegrinaggio in Romania.Prima di addentrarmi nel mio resoconto, voglio rendervi partecipi di un commento che è stato fatto sul mio modo di scri-vere: sei troppo coinvolta, sei troppo dentro a quello che scrivi, non riesci ad estraniarti guardando, tutto, dalla giusta distanza … forte di questo suggerimen-to, non volendo smentire la mia fama di “bastian contrario” e soprattutto convinta che Emmaus debba essere il “luogo” in cui si parla anche delle proprie emozio-ni, dei propri stati d’animo ho pensato di raccontarvi il mio personale viaggio in Romania, la Ro-mania dei Monasteri dipinti e, attraverso le mie sensa-zioni, rendervi partecipi di quello che abbiamo vissu-to io e i miei 50 compagni di viaggio.Faccio una premessa: tra me e il viaggio in Romania non è stato “amore a prima vista” e non per chissà qua-le motivo particolare, sem-plicemente non riuscivo ad associare questo Paese dell’Europa dell’Est con un percorso che si addicesse ad un pellegrinaggio: dopo aver camminato sulle orme di San Paolo in Turchia, sul-le orme di Mose in Egitto e Giordania e su quelle di Gesù in Terra Santa quali orme potevamo seguire, in Romania?Alla fine ho cominciato a “lavorare” a questo viaggio – all’inizio il termine pelle-grinaggio, almeno per me, un po’ stonava – come un bravo soldatino … sebbene non mi convincesse la meta le cose an-davano, comunque, fatte per bene.Diciamo che, in principio, è stato un av-vicinarmi “burocratico” a questo viaggio, avvicinamento burocratico che fin da subito ha dato i suoi frutti: in poco più di una decina di giorni si è costituito il gruppo che avrebbe percorso la Roma-nia dei Monasteri dipinti e dei castelli , un gruppo che, oltre ad essere compo-sto da persone facenti parte della nostra Collaborazione parrocchiale, accoglieva persone provenienti da comuni limitrofi e l’ormai consueto gruppetto di compagni di viaggio del Montello.L’organizzazione, inoltre, ha potuto avva-lersi, fin da subito, della presenza prezio-sa di Padre Barbolovici Vasile, sacerdote greco cattolico, che oltre ad accompa-gnarci, in modo impeccabile, dal 23 al 30 di giugno nel nostro viaggio in Romania è

stato insostituibile punto d’appoggio nel-la parte pre viaggio.Pian piano ho cominciato a guardare il nostro viaggio con occhi diversi …. Con-tinuavo a non vederlo come pellegrinag-gio ma l’entusiasmo che riscontravo, at-torno a me, cominciava a rendere tutto più semplice ed i racconti di padre Vasile che spaziavano dalla religione alla cuci-na, dall’arte alla tradizioni sembravano disegnare le strade che avremmo percor-so, strade che iniziavano ad incuriosirmi.Quindi da un approccio burocratico fatto di voli da prendere, alberghi da cambia-re, soldi da raccogliere il mio è diventato un approccio intellettivo … e sono iniziati così i giorni in cui il mio computer era stanco di ricerche sulla Romania, sui suoi

monasteri, sulla leggenda di Dracula, le commesse della libreria erano ormai di-sperate nel vedermi arrivare a cercare proprio quella guida turistica che proba-bilmente non esisteva neanche e i miei clienti, rumeni, erano allibiti nel sentirmi chiedere notizie e notizie sulla loro terra. Alla fine, sono arrivata al giorno della par-tenza convinta che quello che stavamo per intraprendere, anche se non rispon-deva ai miei canoni di pellegrinaggio, si-curamente, sarebbe stato un bel viaggio.Oggi è il 23 settembre e sono passati esattamente 3 mesi dalla nostra partenza e in questo tempo ho potuto guardare, da più angolazioni, quel viaggio.Quello in Romania è stato alla fine, no-nostante tutte le mie reticenze, un vero pellegrinaggio che ha toccato positiva-mente tutti i partecipanti; è vero non ab-biamo percorso le strade che hanno visto questo o quel santo, non abbiamo visita-to questo o quel luogo legati alla storia della Cristianità ma abbiamo fatto qual-che cosa di ugualmente edificante per la nostra fede.Lasciare le nostre case per camminare, in luoghi così diversi dai nostri paesi … luo-

ghi in cui si vedono ancora per le strade carri pieni di fieno, strade in cui le cico-gne fanno ancora i nidi sui pali della luce; visitare quei monasteri che, attraverso le pareti esterne riccamente dipinte, sem-brano libri sacri illustrati a cielo aperto; ritrovarci a pregare, anche se in modo di-verso, inginocchiati accanto ad ortodossi o a greci cattolici; ascoltare quel Paese che ancora porta i segni dell’epoca co-munista; “camminare” accanto ai fratelli greco- cattolici che, quasi annientati dal regime comunista, stanno ora rialzando, pian piano, la testa; ritrovarci ad essere ospiti nel Paese di provenienza di quel-le persone che ormai fanno parte delle nostre famiglie … quante nostre badanti vengono da quelle terre?

Man mano che i giorni pas-savano la mia, la nostra attenzione ha cominciato ad essere attirata da altri aspetti: certi paesaggi in-descrivibili dove ci siamo sentiti parte della natura stessa, certi silenzi vissuti all’interno dei monasteri … silenzi carichi di preghiera anche se la donna accanto a me o l’uomo qualche pas-so più in là pregava diver-samente, …certi racconti sentiti da questo o da quel testimone dove, oltre le pa-role, parlavano gli occhi … quegli occhi, ad esempio, della monaca ortodossa che, pur non parlando la

nostra lingua e bisognosa di p. Vasile per la traduzione, erano più eloquenti di 1000 parole, certi momenti di preghiera personale e di gruppo che ci hanno fatto sentire una piccola famiglia. E allora la domanda : cos’è un pelle-grinaggio? E’ un luogo da vedere, una strada da ripercorrere, un sasso che ri-corda un avvenimento, una chiesa a te-stimonianza di un passaggio? Si, ma non solo. Pellegrinaggio è, innanzitutto, un incontro e il viaggio effettuato in Romania è stato un susseguirsi di incontri: incon-tri con gli ortodossi e con i greci cattolici così vicini ma così diversi; incontro con un Paese che dista 2 ore di aereo ma così diverso dal nostro; incontro con una po-polazione che abbiamo ormai imparato a conoscere attraverso le badanti che vivo-no nelle nostre famiglie; incontro tra noi partecipanti che stando insieme 24 ore su 24 abbiamo imparato che essere pel-legrini è innanzitutto un modo di essere, un saper andar oltre le nostre diversità, un saper uscire dai nostri orticelli pieni di sicurezze, un saper mettersi in discussio-ne per aprirsi all’altro.

Barbara Fornasier

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13OTTOBRE 2012

5 -11 aGOstO: viaGGiO pEllEGRinaGGiO in pUGlia, sUllE ORME di dOn tOninO bEllO

Don Tonino Bello è “entrato” nella mia vita molti anni fa: ero ancora ragazzina e durante qualche incontro di preghie-ra o ritiro spirituale hanno cominciato ad essere proposti alcuni discorsi di questo vescovo pugliese che all’epo-ca, parliamo di circa 20 anni fa, erano

e probabilmente lo sono tutt’oggi rivo-luzionari.La figura di questo sacerdote è inne-gabile, ha segnato indelebilmente il mio cammino di adolescente e ancora oggi, alcune sue pagine, sono preziose perle nella mia vita.E’ stato, quindi, ovvio aderire alla pro-posta di don Flavio Gobbo di parteci-pare nell’agosto scorso ad un pellegri-naggio sulle orme di questo “grande” sacerdote.Così, in una calda mattina di inizio ago-sto, in un gruppo formato da una ven-tina di persone, provenienti non solo dalle parrocchie della collaborazione parrocchiale di Musile ma anche da al-cuni paesi vicini, siamo partiti alla volta dei luoghi in cui è nato, ha cammina-to, ha lavorato, è morto …. Don Tonino Bello; è innegabile che i luoghi visitati siano indiscutibilmente belli: Bari, Tra-ni, Lecce, Otranto, Alberobello, … me-riterebbero pagine e pagine di foto, le spiegazioni ricevute dalle varie guide che ci hanno accompagnato richiede-rebbero ore per essere riproposte in quanto ricche di storia, di profumi, di tradizione…Ma il nostro pellegrinaggio è stato prin-cipalmente un viaggio di incontri, in-contri che ci hanno permesso di cono-

scere meglio la figura di don Tonino: il “bene arrivati” in terra pugliese ci viene dato da Renato Brucoli, direttore della Casa Editrice Ed Insieme: inizialmente penso si tratti di un incontro/vendita in quanto Renato ha curato la pubbli-cazione di molti libri di don Tonino ed

invece è una preziosa occasione per sfoglia-re il suo personale al-bum: è un album fatto di parole, di ricordi di aneddoti; mentre par-la sembra quasi di ve-dere il primo incontro nel sagrato della chie-sa tra il nostro relatore e don Tonino, sembra di rivivere le emozioni di quel giovanotto che comincia a lavorare con un sacerdote così carismatico, e man mano che procede nel suo racconto, preso dall’emozione, pare che dimentichi la no-stra presenza e torni indietro con gli anni …

come ad esempio quando racconta la visita nella sua casa effettuata dal sa-cerdote in occasione della nascita di suo figlio.Il nostro calendario d’incontri sulle strade percorse da don Tonino ci porta, poi, all’incontro con due personaggi fondamentali per il cammino di Beatifi-cazione del Vescovo di Molfetta: Mons. Mimmo (Domenico) Ama-to, Vicario Generale della Diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo, Terlizzi e Vice-Postulatore della Causa di Beati-ficazione di don Tonino e di don Luca Murolo, Giurista, Giudice del Tribuna-le Ecclesiastico di Bari, compagno di scuola di don Tonino e Collaboratore per la causa di Beatificazione.Ancora una volta ci pare di tornare indietro con il tempo e mentre i due nostri testimoni parlano “vediamo” don Tonino camminare, parlare, accarezza-re, accogliere …E’ bello notare che anziché una lezione da cattedra come potrebbe essere l’ intervento visto il loro ruolo nella causa di beatificazione, assistiamo ad un rac-conto di pagine della loro vita perchè loro hanno vissuto e lavorato accanto a don Tonino e a volte le loro parole sono intervallate dall’emozione, emozione per aver vissuto accanto ad un grande

prete, ad un grande uomo.L’ultima tappa d’incontri è un po’ il camminare nei luoghi dell’infanzia di don Tonino e il pregare nel luogo della sua sepoltura … siamo ad Alessano, paese di origine del sacerdote e luogo della sepoltura: incontriamo Don Gigi (Luigi) Ciardo, parroco di Alessano e Trifone Bello, fratello di don Tonino.L’incontro avviene in una stanza della parrocchia di Alessano e non siamo soli … dividiamo la stanza e soprattutto l’e-sperienza con un gruppo di giovanis-simi provenienti da una parrocchia di Bari: stanno facendo un campo mobile sulle orme di don Tonino e senza averlo programmato saranno nostri compagni di viaggio dell’intera giornata … Durante la chiacchierata con i nostri ultimi due testimoni è un tornare indie-tro all’infanzia ed alla giovinezza di don Tonino e, particolarmente delicato, è il passaggio dedicato alla figura tanto amata della mamma del sacerdote pu-gliese.Come dicevo poc’anzi nostri compagni non previsti della giornata ad Alessano sono i giovani di Bari: è con loro che celebriamo la santa messa – appun-tamento fisso di ogni giorno della no-stra permanenza in terra pugliese ed è sempre con loro che ci ritroviamo per un momento di riflessione e di preghie-ra sulla tomba del sacerdote; sono en-trambi momenti carichi di significato e sebbene il cammino sui passi di don Tonino dei due gruppi, vista anche la differenza di età, sia alquanto differente la sintonia che si viene a creare è tangi-bile tanto che alla fine del nostro breve tratto ci scambiamo dei piccoli doni …. Noi regaliamo loro il libretto che ci ha accompagnati durante tutto il nostro pellegrinaggio e che riporta molte pa-gine scritte da don Tonino loro ci “offro-no” lo slogan del loro campo itinerante che in qualche modo riassume anche il nostro camminare sui passi di questo grande uomo: Molti sono preoccupati di fare scintille nella vita, fare faville, guizzare in modo che gli altri si accorgano della loro pre-senza …Nella vita non dobbiamo fare faville, non dobbiamo fare scintille … dobbia-mo fare luce!E la luce si può fare anche nel silenzio … (d. Tonino Bello)

Barbara Fornasier

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14 OTTOBRE 2012

litURGia viva

Fondo di solidarietà Parrocchia s. donato in Musile

Dal 14 al 16 settembre 2012 la Col-laborazione pastorale di Musile di Piave ha organizzato presso i locali della canonica di Chiesanuova, a continuazione di quelli già svolti in precedenza, due corsi “Attorno alla Mensa Eucaristica” : di composi-zione floreale l’uno (1° e 2° livello) e corso pratico per la liturgia, l’altro.Il successo dell’iniziativa è stato subito confermato dai numerosi partecipanti segno di un bisogno diffuso di formazione alla vita litur-gica.

Questi momenti di formazione sono stati guidati dalle carissime e ormai note “amiche”, romane di adozio-ne, Sr. Cristina Cruciani -pddm e Sr Emmanuela Viviano–pddm.Il corso per sacristi, custodi di chie-se e cappelle è stato finalizzato per formare persone competenti in campo liturgico alla conoscenza di tempi liturgici e di quanto serve per preparare le celebrazioni ed è stato inteso a fornire una adeguata for-mazione per valorizzare e custodire i tesori artistici di cui sono ricche le nostre chiese.

Come la musica, i can-ti, la luce, la parola, il gesto, il profumo, la danza, la bellezza del lino e della seta, l’ar-chitettura e la pittura, anche i fiori e la cura dei luoghi di culto sono un linguaggio capace di introdurci alla espe-rienza di Dio. Questi

corsi pratici ci aiutano a capire l’importanza di un umile servizio: preparare l’ambiente dove Dio in-contra il Suo popolo, la Sua sposa , un incontro “nuziale”, di “alleanza” che occorre sia segnato dalla bel-lezza sobria ed elegante dalla festa e della gratuità.Ci aiutano, inoltre, a comprendere, che il momento della decorazione floreale degli ambienti liturgici non va condotto solo secondo i gusti personali o la buona volontà, ma deve corrispondere a criteri precisi che provengono dalla storia della li-turgia e dall’interpretazione corret-

ta del significato dello spazio e dei simboli attraverso i quali l’Azione liturgica si compie.

Anche il Concilio Vaticano II, nel-la riforma liturgica, si è occupato dell’arte nella liturgia affermando che essa “ ha relazione con l’infinita bellezza divina”. Preparare una “composizione per la liturgia e far sì che i fiori, a modo loro, celebrino il Signore, il Suo Mi-stero in quel giorno! Si tratta di un vero ministero, un servizio di Chie-sa, per celebrare il Signore e aiuta-re i fratelli riuniti in assemblea.”

Una partecipante

un gesto “grazioso” Per la nostra ParrocchiaPerché iscriversi: per risparmiare in modo semplice senza impegno, come in un salvadanaio.

coMe iscriversi: basta ritirare il libretto in Oratorio a Musile presso la segreteria ogni domenica mattina dalle ore 09,00 alle ore 12,00.Siamo più di 400 iscritti. Il nostro risparmio abbatterà i costi degli Interessi Bancari che gravano sul debito Parrocchiale. Aiutiamo la nostra Parrocchia con un gesto “Grazioso”! iscriviti al Fondo di solidarietà

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15OTTOBRE 2012

siUsi (bz): abitaRE la pROpRia tERRa“sCUOla naziOnalE pER FORMatORi all’EvanGElizzaziOnE E alla CatECHEsi”

Catechismo vs catechesi“C’è la crisi”, ce lo sentiamo ripetere ne-gli ambiti più diversi (non solo economici) e anche il catechismo tradizionale oggi appare inadeguato, quasi logorato dal tempo, insomma “in crisi”.Tutti quelli che operano nelle nostre par-rocchie sul fronte della catechesi cono-scono fin troppo bene le continue diffi-coltà che si incontrano: i bambini/ragazzi sembrano poco interessati al Vangelo; pur provenendo da famiglie che scelgo-no la catechesi per i loro figli, sono spes-so del tutto ignoranti rispetto agli aspetti di base della fede cristiana e frequentano poco o niente la messa e l’eucarestia; le famiglie raramente collaborano nella ca-techesi e, anzi, sembrano esse stesse bisognose di nuova evangelizzazione. Anche la modalità catechistica tradizio-nale non va più: l’incontro settimanale di catechismo, inteso come “lezione”, per quanto bene articolato in tecniche e animazioni, ha fatto il suo tempo e vie-ne spesso percepito dai bambini/ragazzi come l’ennesima ora di religione, come a scuola (cioè noioso e inutile). Se allarghiamo lo sguardo, la società nel suo complesso sembra indifferente alla fede.Da tempo nella Chiesa e anche nella no-stra diocesi ci si interroga su tutti questi aspetti e sul futuro dei credenti e sono state individuate le sfide per i prossimi anni: una nuova evangelizzazione degli adulti e un nuovo stile di catechesi.Ormai tutta la Chiesa aspira alla realizza-zione degli Orientamenti Conciliari, con un “nuovo annuncio” (sia esso “primo annuncio” ai più piccoli o un secondo “primo annuncio” agli adulti confusi e frastornati), che dia un impulso nuovo all’evangelizzazione nella nostra socie-tà. La catechesi stessa chiede di essere profondamente rivista, passando da uno stile “scolastico” ad uno catecumena-le (dove si privilegi l’esperienza di fede piuttosto che la sua spiegazione). Molte diocesi hanno già realizzato il cambia-mento completo della catechesi nelle loro parrocchie, anche con l’introduzione di percorsi pre e post battesimali, rivolti ai genitori dei bambini da 0 a 6 anni ed il coinvolgimento delle famiglie nei percor-si per tutte le fasce di età.Anche la nostra diocesi si sta mettendo in cammino in questa direzione e sarà importante, nel prossimo futuro, che i catechisti riescano ad interagire mag-

giormente con i genitori, che per quanto riguarda la fascia di età 0-6 potrebbero divenire catechisti essi stessi.Dell’ampio travaglio che sta vivendo la catechesi nel nostro paese possiamo dare testimonianza diretta, avendo par-tecipato, con don Saverio, al seminario della “Scuola Nazionale per formatori all’evangelizzazione e alla catechesi” che si è tenuto a Siusi (BZ) dall’8 al 17 luglio scorsi. Durante tale seminario ab-biamo potuto condividere esperienze e segnalazioni dalle diocesi di ogni par-te d’Italia: è stata un’esperienza molto coinvolgente, che ci ha offerto diversi

spunti per la riflessione sul nostro essere cristiani adulti e anche sulla nostra attivi-tà nella catechesi. Abbiamo capito pro-fondamente che, se la Chiesa siamo tutti noi, per cambiare e affrontare le sfide per il futuro bisogna partire prima di tutto da noi stessi, dal nostro modo di pensarci e di essere cristiani.Anche come catechisti, è giunto il mo-mento di ripensare radicalmente al modo con il quale svolgiamo la nostra attività. Corriamo come matti per svolgere il pro-gramma, per preparare i passaggi più importanti dell’anno liturgico, per cercare di interessare i bambini/ragazzi con nuo-ve attività, animazioni, cartelloni… Ma come adulti, ci fermiamo mai a riflettere su come viviamo personalmente i valori della fede che cerchiamo di trasmettere nella catechesi? E come gruppo di adulti impegnati collettivamente nella cateche-si, ci diamo mai il tempo per confrontar-ci tra di noi sui dubbi, le perplessità, le gioie che la nostra fede ci propone ogni giorno?Forse abbiamo sempre creduto, in buo-na fede e con molta generosità, che bi-sognasse più che altro “fare”, mentre oggi le sfide che ci attendono ci chiedo-no soprattutto di “essere”. Se riusciremo a vivere più coscientemente, in piena serenità e senza affanni, la nostra fede, sicuri dell’infinito amore di Gesù per noi, probabilmente sapremo trasmettere me-

glio, nella catechesi, la felicità di impa-rare ad essere figli di Dio. Se saremo in grado, come gruppo di adulti impegnati nell’evangelizzazione, di condividere in letizia i nostri cammini di fede, riuscire-mo a testimoniare in modo migliore la comunione della Chiesa con Dio.Sembra semplice e difficile al tempo stesso: dobbiamo ripartire da noi stessi, dobbiamo imparare a trovare il tempo e le energie da dedicare alla comprensione e alla crescita della nostra fede e non per buttarci subito a “fare di più”, ma sem-plicemente per essere migliori cristiani: la differenza, nell’attività di catechesi, verrà da sé. Per questo, in accordo con don Saverio e gli altri sacerdoti, abbia-mo proposto ai catechisti di partecipare, nell’imminente nuovo anno di attività, ad alcune occasioni di formazione per adul-ti, dedicate solo ai catechisti delle nostre parrocchie. Saranno occasioni per darci finalmente il tempo e lo spazio per dedi-carci a noi stessi come cristiani e come catechisti e per capire meglio, con l’aiuto di tecniche e/o di esperti, a cosa ci chia-ma il mondo nel quale stiamo vivendo.Oltre a queste nuove occasioni, è impor-tante ricordare le numerose opportunità di formazione proposte dalla diocesi: il “biennio di formazione per catechisti” che si tiene a Treviso il sabato pomerig-gio; i corsi vicariali serali per catechisti a Mussetta; il corso sulla Bibbia che don Saverio tiene a Chiesanuova. E, perché no, il seminario di Siusi, che si svolge an-che il prossimo anno e che consigliamo a tutti quelli che operano nella catechesi come una bellissima avventura.La prima esperienza formativa che abbia-mo proposto e che è già stata introdotta dai nostri sacerdoti, nell’ultima riunione con tutti i catechisti, è l’appuntamen-to con “Nuova Vita”, la tre-giorni che si terrà a Chiesanuova dal 12 al 14 ottobre prossimi. Un’esperienza che si annuncia coinvolgente e “diversa”, un’occasione che potrebbe dare il via ad un nuovo tipo di collaborazione tra i catechisti, a partire da una prima esperienza condivisa.Sarebbe davvero bello e stimolante es-sere in tanti, perché vorrebbe dire che, anche senza dircelo, condividiamo quel-lo che abbiamo capito a Siusi: ognuno di noi è importante per il cambiamento.

Maria Silvia FinottoMaria Teresa Mengo

Domenico Fantuz

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16 OTTOBRE 2012

INGREDIENTI:59 Ragazzi10 Animatori1 sacerdote1 suora5 cuochi1 aiuto cuocoGesù

TEMPO:7 giorni

LUOGO:Piniè di Laggio di Cadore

DIFFICOLTA’: ****RISULTATO: ********************PROCEDIMENTO:Prendere 59 ragazzi di prima e se-conda media (meglio se di diverse parrocchie della collaborazione) e amalgamarli con cura; dividerli in 4 gruppi scegliendo per ogni gruppo un vispo, un timido, un proposito-re, un ballerino, un super attivo e via di seguito fino a quando non ce ne saranno più da sfoltire.Raccogliere poi 10 animatori, al-cuni ricchi di esperienza e alcuni meno, alcuni sportivi e altri …mol-to meno, ma tutti carichi di entu-siasmo, mescolarli a tempi ridotti

e creare una mix-equipe coordina-ta e volenterosa; dividerli prima di iniziare l’impasto in parti eguali tra i ragazzi.Portare a giusta ebollizione il cli-ma del luogo scelto per impastare, meglio se ad un’altezza di circa 800 mt , e addensare con cremo-se attività, gesso da presa e acqua frizzante di torrente.Aggiungere un pizzico di ogni ta-lento presente e lasciarlo a lievi-tare per sei sere al coperto, dopo averlo shakerato per bene con animazione serale, scherzi, balli e pop corn.Curare l’interno dei ragazzi con l’appoggio di presenze spirituali che possono aiutare ad aumenta-re il tempo di lievitazione e dispo-nibilissimi a controllarne il sapore.Non far mancare l’apporto di calo-rie nutritive attraverso la presenza di doti culinarie e ben preparate.Una volta creato un buon impa-sto, che si stacca bene dalle mani e sta in piedi da solo, preparare delle piccole formine di mattone, tante quanti sono i ragazzi, e pas-sarle in forno alla temperatura del-lo Spirito.

Lasciarli un’oretta a dorare, il tem-po necessario per un bellissimo

“rendimento di grazie”, e una volta raffreddati, tirarli fuori dagli stampini .Servire i mattoni ancora tiepidi alle proprie parrocchie assieme ad una busta di “calce cristiana” avendo cura di non lasciarla indu-rire ma tenendola sempre “viva” con preghiere, messe e attività parrocchiali.In questo modo avrete una Chiesa formata di mattoni vivi e animati dallo Spirito, dove ognuno è pron-to a sostenersi e a camminare in-sieme!Ripetere il procedimento ogni anno fino a quando sarete vecchi!!

Monica e andrea

i CaMpisCUOla dElla COllabORaziOnEda COttO E abbUFFatO:COME FaRE Un iMpastO di bUOni MattOni CRistiani…

1-2 MEdia

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17OTTOBRE 2012

Dal 19 al 28 Agosto si è svolto il camposcuola per i ragazzi di terza media a Piniè, frazione di Laggio di Cadore. Il tema che ha caratterizzato le atti-

vità è stato “la Scelta”, applicata soprattutto alla realtà che questi ragazzi stanno iniziando a vivere: le relazioni affettive. Molte sono state le novità di quest’anno, su tutte la camminata, svoltasi in due percorsi (panoramico ed av-venturoso) che si è conclusa con il pernottamento in baita. Ragaz-zi ed animatori si sono divisi tut-to il necessario per la cena e la colazione del giorno seguente, trasportando ciascuno il proprio “fardello”, assaporando, però, la soddisfazione per il superamen-to di gruppo della fatica. La te-

stimonianza di una coppia di sposi ha, infine, concluso la settimana, dando la possibilità ai ragazzi e alle ragazze di iniziare a comprendere le caratteristiche dell’ universo opposto, dato che spesso sono proprio tali differenze alla base delle maggiori incomprensioni e luoghi comuni.

Davide Tardivo

Quest’anno i ragazzi di 1^ e 2^ superiore assieme a noi animatori, han-no avuto il piacere di provare una nuova esperienza, diversa dal solito campo scuola ... il CAMPO MOBILE! A renderlo ancora più emozionan-te, è stato il fatto che si è svolto tra i meravigliosi paesaggi delle colline toscane, spostandoci a piedi in tre piccoli paesini. Abbiamo iniziato da

MURLO, ospitati da una comunità dove vivono una decina di tossicodipendenti, con i quali abbiamo con-vissuto per due giorni, ascoltando le loro difficili esperienze, eravamo talmente presi dai loro racconti che il suono delle loro voci, mentre ci raccontavano i loro “errori”, si propagava in un silenzio quasi surreale. Dopo una faticosa camminata di circa 25 km, siamo arrivati a SANT’ANTIMO dove è presente un’imponente abbazia che sembra uscita da un racconto epico medievale...lì regna il silenzio! Ospitati dai monaci che la curano, abbiamo potuto godere di due giornate di meditazione, preghiera e divertimento. Pur essendo an-cora stanchi e doloranti per la precedente camminata, abbiamo raccolto le forze per dirigerci verso l’ultima tappa a 18 km: SAN QUIRICO D’ORCIA, un paesino tipico della Toscana, circondato da mura con i vicoli stretti sulla via Francigena. Vogliamo fare una considerazione, se avete un amico, un nipote o un figlio, che ha partecipato al Campo Mobile, siatene orgogliosi perchè è stata un’esperienza fisica molto faticosa, a cui tutti hanno partecipato con entusiasmo, senza lamentarsi di stanchezza o dolori. La cosa ha anche maggior valore se pensiamo alla giovane età dei partecipanti. SaRa e MaRCO

3ª MEdia

CaMpO MObilE in tOsCana: “Gli OstaCOli dEl CUORE”

“la sCElta”

1-2 sUp.

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18 OTTOBRE 2012

COMinCiaMO dalla RiCOnCiliaziOnE

Tommaso, Thomas, Simone, Riccardo, Giorgia, Gio-ia, Francesco, Filippo, Eleonora, Davide, Angela, Ila-ria sono i bambini che sabato 10 marzo 2012 hanno ricevuto il Sacramento della Riconciliazione.

E’ stata una bella festa nella quale si è cercato di coinvolgere un pò tutti per renderla veramente co-munitaria.Questi primi due anni di incontri ci sono serviti per evidenziare, tramite le Sacre Scritture e la nostra vita quotidiana, quanto Dio si prenda cura di noi. Ci siamo domandati se noi abbiamo cura della nostra persona fisica e spirituale, soprttutto accettandoci per quella meraviglia che siamo. Se

ciò non avviene non si potrà mai possedere energie da dedicare ad una autentica cura di chi ci sta accanto. Tutto questo perchè vogliamo avere come unico modello Gesù Cristo, il quale da Maestro esigente qual è ci ha dato i compiti per casa: “ama il signore, Dio tuo,con tutto il cuore, con tutta la tua anima,con tutta la tua mente. ama il tuo prossimo come te stesso”. Con questo spirito siamo pronti a continuare il cammino intrapreso insieme. I catechisti Susanna e Giovanni

MILLEPERTICHE

santa cresiMa25 Marzo 2012

anniversari di MatriMonio 22 Luglio 2012

PriMa coMunione

6 Maggio 2012

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19OTTOBRE 2012

CHIESANUOVA

“I bambini hanno vissuto la preparazione e il sacramento della Prima Riconciliazione

con emozione, consapevoli che Gesù ci ha insegnato che l’amore è la cosa più importante

di tutte e che «Amare è Perdonare».”Le catechiste

la nOstRa pRiMa santa COMUniOnE

Domenica 22 Aprile 2012 i nostri tredi-ci bambini, Diletta, Rita Maria, Federica Agnese, Eleonora, Gaia, Anna Giulia, Alessandro, Filippo, Riccardo, Laurentin David, Omar e Alfredo hanno ricevuto Gesù nel loro cuore.L’emozione ha incominciato a farsi sen-tire durante le prove in chiesa con noi, con Don Saverio e Don Michele. E sta continuando.Però nei preparativi i loro visi esprime-vano anche sfumature di felicità e gioia unanime.

Sentivamo il loro orgoglio e quel sentimento, cui non riuscivamo a dare un nome, ma che riflette l’emozione di un’attesa di ben sette mesi! E’ stato il loro momento speciale, perché erano con Gesù! E noi eravamo con loro! E anche voi tutti!Ci è piaciuta molto la loro curiosità che non li ha mai lasciati. E noi sorridevamo molto compiaciute. Siamo orgogliose di tutti loro perché sono riusciti ad entrare in chiesa senza perdersi negli occhi della comunità e delle telecamere, come “principesse” e “guerrieri” uniti insieme nel ‘’piccolo’’ cammino che li portava all’al-tare. Ed allora è iniziato il loro incontro con Gesù!Avevano tanta voglia di Lui.L’avete notato … e... sentito?Desideriamo ringraziare particolarmente voi genitori che ci avete “supportato” durante il cammino, i prepa-rativi e avuto molta pazienza soprattutto durante gli ultimi incontri.Però vogliamo anche dirvi che i bambini hanno detto, chiaramente, che sono stati disturbati (questa è stata la parola che hanno usato) dalle telecamere nel momento di raccoglimento e preghiera, subito dopo aver fatto la Comunione!Un grazie di cuore anche senza voler fare nomi, a chi ci è stato vicino in tutti questi mesi, aiutandoci e offren-doci tutti i consigli necessari per giudarli. Grazie ancora!E non finisce qui... l’incontro con Gesù!

Tatiana e Ornella

PriMa conFessione18 Marzo 2012

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20 OTTOBRE 2012

santa CREsiMaDomenica 25 marzo di quest’ anno 8 ragazzi di terza media della parroc-chia di Chiesanuova hanno ricevuto il sacramento della Confermazione. Quando pensiamo alla Cresima ci salta subito alla mente che segna la fine del percorso del catechismo e quindi conclude l’ impegno personale nell’ approfondire la conoscenza di Cristo. Ma Andrea, Ilaria, Francesco, Sara, Federico, Gretel, Massimiliano e Aurora sono consapevoli che il sa-

cramento ricevuto quel giorno segna l’ esatto contrario ovvero l’ ini-zio del loro cammino di Cristiani adulti.La Cresima è stata, in-fatti, una scelta libera, autonoma e consapevole che ha confermato l’ impegno che i genitori avevano preso per loro con il battesimo. Si sono preparati a questo sacra-mento con l’ appoggio della famiglia e del catechismo ma la decisione di riceverlo veniva non come un passo obbligatorio, come una festa da fare o la fine di un pe-riodo della loro vita bensì come una volontà personale determinata dalla consapevolezza che lo Spirito Santo entrava in loro.Hanno deciso così, di essere testimoni di Cristo attra-

verso lo Spirito Santo che insieme al Padre e al Figlio abiterà il loro cuore e li aiuterà nelle scelte di vita donan-dogli gli strumenti necessari (i doni della sapienza, dell’ intelletto, del consiglio, della scienza, della fortezza, della pietà e del timor di Dio) per essere, in ogni luogo e in ogni momento, uomini e donne che si dedicano alla via di Gesù.Allora perché capita, molto spesso, che i ragazzi ricevuto questo sacramento si allontanano dalla Chiesa e dall’ ambiente parrocchiale per poi ritornarvi all’ occorrenza di altri sacramenti quali il matrimonio o il batte-simo di un figlio?Come ha spiegato il nostro Vescovo Gianfranco Agostino nella lettera che ha spedito a questi ragazzi qual-che giorno dopo aver ricevuto il sacramento della Confermazione, il sigillo dello Spirito viene donato come promessa, un seme da coltivare e non come risultato o albero già pronto per i frutti.Sta ad ognuno di noi coltivarlo nel tempo e sempre con sacrificio e fedeltà.Il nostro augurio per questi ragazzi è che, custodendo sempre nel cuore lo Spirito Santo, affrontino la strada della vita come testimoni convinti di Cristo cercando ed operando in giustizia con il coraggio di parlare, di perdonare e di essere forti nelle prove che la vita gli chiederà di affrontare.

Federica Pavanello

anniversari di MatriMonio 2 Settembre 2012

CHIeSANUOVA

Il Vescovo Paolo Magnanisaluta e sorride a Francesca

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21OTTOBRE 2012

la sCUOla MatERna di CHiEsanUOva sUllE ORME di san FRanCEsCO

Lo scorso anno scolastico la scuola materna di Chiesanuova ha scelto come figura guida San Francesco d’Assisi. Le attività scolastiche e le varie ini-ziative delle insegnanti hanno aiu-tato i bambini a conoscere meglio il Santo di Assisi al quale la scuola è dedicata ed i piccoli si sono ap-passionati a scoprire la sua vita, la sua storia, la sua conversione e la sua santità.Per coronare e concretizzare tutto questo percorso sono state orga-nizzate due uscite che hanno coin-volto i bambini della scuola con i loro genitori, fratelli, nonni.Dall’ 11 al 13 maggio si è svolto il primo viaggio di tre giorni alla sco-perta dei luoghi dove San France-sco è nato e ha vissuto gran parte della sua vita: Assisi e Gubbio.Accompagnati da don Saverio, suor Bricti, Suor Medhin e maestra Tatiana, un gruppo di genitori e di

bambini dell’asilo e della collabora-zione è partito in pullman alla volta di Assisi e, oltre a valigie, borse e spuntini vari, sono stati caricati an-che tanti colori, gioia e allegria. Per questo, l’esperienza è stata, oltre che un viaggio, soprattutto un pel-legrinaggio e un’occasione per fare comunità.Partiti di venerdì dopo il pranzo dei bambini dall’ asilo di Chiesanuova, siamo arrivati ad Assisi nel tardo pomeriggio. Alla guida del pullman c’era Massimo, autista simpatico e disponibilissimo verso le esigenze dei più piccoli, cosa che ha reso si-curamente il viaggio più rilassante e confortevole. Durante le ore pas-sate di viaggio abbiamo cantato, colorato e partecipato ad una sorta di quiz a premi sulla storia di San Francesco. La cittadina di Assisi, arroccata alle pendici del Monte Subasio, ci ha accolto con un’atmosfera primave-

rile, quasi estiva, lasciandoci intra-vedere, man mano che salivamo, le sue bellezze, i suoi scorci e i suoi colori.Oltrepassata Assisi e soprattutto Porta Perlici (fatevi raccontare dai presenti!!!) siamo arrivati a quello che sarebbe stata nei successivi due giorni la nostra casa: l’agritu-rismo Le Querce di Assisi, un luo-go isolato, verde, freschissimo, in mezzo al bosco, con un piccolo corso d’acqua vicino, animali e tan-to spazio per i giochi e le corse dei nostri bambini.Il sabato siamo partiti alla scoperta di Assisi.Abbiamo attraversato il centro storico diretti alla basiLiCa DeL santo. Qui ci siamo lasciati del tempo libero, individuale o in fami-glia, per sostare in preghiera sulla tomba di Francesco ognuno con le proprie richieste, invocazioni e pre-ghiere. Insieme abbiamo ricordato

CHIeSANUOVA

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tutti gli amici della scuola materna che avevamo lasciato a casa, le maestre, i familiari e coloro che ci avevano affidato delle preghiere da portare al Santo.E’ stato un momento molto forte del nostro pellegrinaggio e da tutti ricordato con emozione durante il quale anche i bambini hanno potu-to toccare con mano e vedere dove San Francesco ha vissuto e dove i suoi resti riposano: non è solo una bella storia che hanno ascoltato ma una verità che hanno toccato.Lasciata la Basilica abbiamo pro-seguito la nostra visita per Assisi, una cittadina ricca di storia e di cul-tura, splendida in questo periodo dell’anno.A mezzogiorno abbiamo trovato un angolo di verde dove fare il nostro pic-nic “umbro”.Umbro nel senso che i nonni di alcuni bimbi abitano proprio vici-no ad Assisi e ci hanno preparato e portato un sacco di cose buone pane, focacce, salumi, … vino di casa… un vero spasso per il palato!Rifocillati e rigenerati siamo andati a visitare san DaMiano. Qui sia-mo stati accolti da fra Simone, un giovane frate che ha raccontato ai bambini in modo simpatico e alle-gro episodi della vita di San Fran-cesco e in particolare del periodo che ha trascorso a San Damiano adempiendo alla richiesta fatta da Dio attraverso il famoso crocifisso di restaurare la Sua Chiesa.Nel tardo pomeriggio abbiamo vi-sitato la chiesa di santa Maria DeGLi anGeLi. Qui grazie a suor Stella, giovane suora francescana, abbiamo visitato la Porziuncola, “una chiesa nella chiesa“, il luogo dove San Francesco morì la sera del 3 ottobre 1226 e dove santa Chiara fece il suo ingresso alla vita consacrata dei francescani. Anche qui, grazie alla sacralità del luogo, oltre alla visita ci siamo ritagliati un momento personale di racco-glimento e di preghiera nel luogo dove il santo trascorse gli ultimi momenti della sua vita attorniato dai suoi amici e confratelli.La sera dopo cena, grandi e piccoli, abbiamo giocato, ballato e cantato

nella grande sala comune dell’agri-turismo e, infine, stanchi ma felici siamo andati a dormire.La domenica, ultimo giorno del viaggio, abbiamo celebrato la mes-sa presso la casa delle suore fran-cescane consorelle di suor Bricti e suor Medhin: anche questo è sta-to un bel momento per ringraziare Gesù e affidargli tutte le mamme, visto che era proprio il giorno della festa a loro dedicata.Abbiamo proseguito il nostro pelle-grinaggio francescano verso GUb-bio I nostri bambini erano curiosi di vedere se il lupo di cui tanto ave-vano sentito raccontare, esisteva ancora. Ebbene, dopo molto girare e visitare alla fine il lupo lo abbia-mo incontrato davvero: in un parco vicino ad una chiesetta lo abbiamo visto in compagnia proprio dell’a-mico Francesco.Nel pomeriggio siamo ripartiti per casa, contenti e appagati di aver potuto visitare e vedere dal vero i luoghi di San Francesco, ma so-prattutto grati per aver vissuto, per pochi giorni, come famiglie della scuola materna e non solo, un mo-mento di vera intimità e comunità cristiana.

La seconda uscita di un solo gior-no, organizzata dalle insegnanti della Scuola Materna, si è svolta a fine maggio in barcone lungo i ca-nali e le isole della Laguna di Ve-nezia.Accompagnati dalle maestre e da don Saverio, genitori, figli, zii e nonni siamo partiti da Portegrandi di buon ora e, dopo una breve visi-ta libera a bUrano, siamo arrivati all’isola di san FranCesCo DeL Deserto. Qui si trova un convento francesca-no abitato dai Frati Minori fin dal 1230 circa. Tradizione vuole che san Francesco nel 1220 di ritorno dall’oriente con una nave venezia-na, vi abbia soggiornato col suo compagno di viaggio, Frate Illumi-nato da Rieti, trovandolo un luogo tranquillo dove pregare e riflette-re. Arrivato sull’isola, che era pro-prietà del nobile veneziano Jacopo Michiel, Francesco fu accolto dal

canto di una moltitudine di uccelli. <Come li vide, disse al compagno: “I fratelli uccelli stanno lodando il Creatore; perciò andiamo in mezzo a loro a recitare insieme le lodi del Signore e le ore canoniche”. An-darono in mezzo a loro e gli uccelli non si mossero. Poi, siccome per il gran garrire non potevano sentirsi l’un l’altro nel recitare le ore, il santo si rivolse agli uccelli e disse: “Fra-telli uccelli, smettete di cantare fino a quando avremo finito di recitare le lodi prescritte”. Quelli tacquero immediatamente e se ne stettero zitti, fino al momento in cui, recita-te a bell’agio le ore e terminate de-bitamente le lodi, il santo diede la licenza di cantare. Appena l’uomo di Dio ebbe accordato il permesso, ripresero a cantare secondo il loro costume.> (Dalla Leggenda Mag-giore di San Bonaventura, VIII 9: FF 1154).L’incontro con i padri francescani che abitano oggi nell’isola e il si-lenzio che la avvolge hanno reso la visita un’occasione speciale di ri-flessione e di preghiera apprezzata anche dai più piccoli.Dopo pranzo ci siamo spostati a MUrano per assistere ad una di-mostrazione sulla lavorazione e la soffiatura del vetro.Entrambe le esperienze si sono ri-velate preziose e significative an-che perché sono state vissute in armonia e semplicità, secondo lo stile francescano.

Simone e Margherita

CHIeSANUOVA

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23OTTOBRE 2012

CAPOSILE

PriMa coMunione

29 Aprile 2012

PriMa conFessione10 Marzo 2012

La parrocchia di Caposile ha organizzato anche quest’ anno il proprio Gr.est. che si è rivelato essere al di so-pra delle aspettative rispetto ai precedenti: l’ affluenza di numerosi bambini e ragazzi non solo di Caposile ma anche da altre frazioni e da San Donà ha significato molto per i nostri animatori che anche quest’ anno non si sono tirati indietro e hanno saputo affrontare que-sta esperienza da vincitori. Entusiasti loro, i ragazzi e i numerosi genitori che hanno collaborato internamente alla realizzazione delle attività. Cinque mattine alla set-timana per un mese sono risultate sufficienti per creare un luogo di incontro, di gioco e anche di apprendimen-

to con le uscite settimanali. I ragazzi hanno visitato la Cantina sociale di Caposile, la Latteria Soligo e la fatto-ria didattica dove hanno imparato a fare anche il pane. Oltre a questo sono andati allo zoo di Lignano dove hanno potuto vedere animali che provengono da tutto il mondo. Alla fine del Gr.est. tutti i ragazzi grazie ai laboratori suddivisi per fasce d’ età sono riusciti a rea-lizzare dei fantastici giochi da tavolo. L’ esperienza si è conclusa con la serata finale del 20 luglio organizzata con giochi a stand a cui i ragazzi hanno partecipato assieme ai genitori.

Francesco

GREst... appUntaMEntO COn il divERtiMEntO

anniversari di MatriMonio

4 Dicembre 2011

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24 OTTOBRE 2012

PASSARELLA

Ballarin GiadaBuscato AuroraBuscato LucaBute Giacomo Contarin DamianoDalla Francesca NicholasFiorindo EdoardoFurlan Simone

Lupi GaiaMaschietto RiccardoPasqual AuroraPasqualinotto Alessio EdoardoSterlacci MicheleBuzziol GiftFerrazzo LucaPasqual Beatrice

PriMa conFessione18 Marzo 2012

PriMa coMunione29 Aprile 2012

santa cresiMa25 Marzo 2012

GRUppO dOn Gianni GOttaRdiSiamo arrivati da mille strade diverse, in mille modi diversi, perché il Signore ha voluto così. Siamo gli amici del gruppo don Gianni Gottardi di Passarella, nato 20 anni or sono: allora eravamo alimentati dal de-siderio profondo di continuare il cam-mino intrapreso da don Gianni, parroco di Passarella per 10 anni e vissuto in paese fino alla sua morte avvenuta il 24 aprile 1991.Eravamo un piccolo gruppo di amici che aveva come obiettivo la solidarie-tà e la missionarietà. Don Gianni aveva iniziato il percorso mettendo a disposi-zione degli altri la sua eredità famigliare, un bel gruzzoletto che aveva investito nei giovani, accompagnando le borse di studio in Nicaragua, nei bambini con il progetto Salaam Ragazzi dell’ulivo in Palestina, nelle comunità in Madaga-scar, in Brasile, per riscattare popoli e situazioni che in quel momento storico, come del resto ancor oggi, vivevano realtà di oppressione, sfruttamento e schiavitù.Questa attitudine all’ascolto del grido

dei “poveri” ha continuato ad essere la fiamma che ci alimenta e che cerchia-mo di trasmettere anche ad altri.

Ci interroghiamo sul significatodi missioneLa missione è essere inviati dallo Spirito che è la Vita: sarà la vita stes-sa, infatti, a dirci quale sarà la nostra missione attuandola… vivendola. Tutti abbiamo una missione o una vocazio-ne e dobbiamo scoprirla, il percorso è pregno di ostacoli e di difficoltà ma è necessaria una buona consapevolezza di sé stessi per superarli/e.Nel documento programmatico del prossimo Sinodo dei vescovi che apri-rà ad ottobre l’anno della Fede si parla di una Nuova Evangelizzazione che è sinonimo, come afferma anche Marco Guzzi (scrittore, poeta), di Missione e ci viene chiesto di allargare gli orizzonti, di fare nuove sperimentazioni, di re-sponsabilizzarci in questa avventura. La Nuova Evangelizzazione è il contra-rio del ripiegamento su se stessi. Per creare una nuova MISSIONARIETA’

abbiamo bisogno di un grande lavoro di rielaborazione culturale, in modo da poter leggere i tempi per comprendere quello che sta accadendo, dando poi speranze fondate.Questo è quello che molte realtà mis-sionarie nel mondo già stanno facen-do; noi siamo a stretto contatto con missionari e missionarie in Brasile, con i quali abbiamo attuato dei percorsi ‘comuni’, come ad esempio don Luigi Tonetto che ci scrive dalla missione a Caem nello stato di Salvador de Ba-hia: “Tutto quello che è stato proibito in Europa lo si fa qui in tutta libertà. Pur-troppo anche la chiesa si è adeguata a questa politica in cambio di qualche do-nazione o beneficio. Con questo nostro lavoro pastorale abbiamo ottenuto un certo cambiamento soprattutto nell’o-pinione pubblica. Per far capire questo ci serviamo dell’esempio di un’impresa che ogni quindici giorni fa venire l’eli-cottero che porta via sistematicamente l’oro prodotto nella miniera, lasciando alla gente la distruzione della natura e dell’ambiente, l’acqua contaminata, la

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prostituzione, la silicosi e la distruzio-ne delle case prodotto delle esplosioni nella roccia. Naturalmente hanno il po-tere di creare opinione pubblica, com-prando i mezzi di comunicazione locali, radio e giornali, dicendo che sono fau-

tori di progresso.Continuiamo con la costruzione di ci-sterne per raccogliere l’acqua piovana dei tetti della casa. Ma oggi la preoc-cupazione maggiore é trovar mezzi per raccogliere l’acqua per la produzione. L’acqua che scorre sui cortili, su strade un po’ inclinate e pendii del terreno è raccolta su cisterne e dighe sotterra-nee. Per questo ci vogliono investimen-ti più cospicui che il governo è restio a concedere ad associazioni o organiz-zazioni non governative che prestano questo servizio.Qui cerchiamo di fare del nostro me-glio, costantemente interrogati dal vescovo se questo lavoro sia o meno evangelizzazione. Gesú disse di essere venuto perché le persone abbiano vita e vita in abbondanza. La vita in abbon-danza non è solo il mangiare, ma anche dignità, migliori condizioni di vita, l’in-clusione alla vita della società, l’essere persone e cittadini rispettati.”…Noi pensiamo che la missione di Cristo sia liberatrice e dobbiamo conoscere e “vivere” la storia per liberarci ed essere liberati. Missione significa essere Soli-dali, Condividere, Scambiare, attivan-do rapporti bidirezionali.

Solidarietà è…Mantenere sempre l’udito attento al grido di dolore dell’altro e ascoltare la sua supplica d’aiuto;è solidarietà avere sempre l’occhio vi-gile sul maree soccorrere qualche nau-frago in pericolo;è solidarietà sentire come propria la sofferenza dei fratelli e condividere l’oppressione dei poveri;è solidarietà essere voce degli emar-ginati e denunciare l’ingiustizia e la malvagità;è solidarietà lasciarsi trasportare dalla speranza, dall’amore, dalla pace, fino a stringere la mano del fratello;è solidarietà unirsi all’abbraccio sin-

cero e fraterno che popoli inviano ad altri popoli;è solidarietà socializzare i rischi della lotta per vivere la giustizia e la libertà fino a dare la propria vita;è solidarietà per amore dare persino la vita: è morire e vivere con Cristo la solidarietà.

Le nostre attivitàCon il Gruppo don Gianni ci ritroviamo circa una volta al mese per discutere, confrontarci su temi di attualità e per condividere riflessioni su tematiche sociali; ci impegniamo a sostenere progetti missionari, a sensibilizzarci e sensibilizzare sui valori e principi del commercio equo e solidale, cercando di diffonderlo.Nello specifico, il nostro gruppo ha so-stenuto, nel corso degli anni, vari pro-getti missionari in Madagascar, Brasile, Nicaragua, Palestina… Questi sotto elencati sono quelli che ci hanno visti impegnati in questi ultimi anni:1. Cisterne per la raccolta dell’acqua

piovana a Bonfin utili per l’utilizzo domestico quotidiano.

2. Recanto da Esperança (uno spazio di speranza) a Senhor do Bonfim: costruzione di una sede per acco-gliere bambini ed adolescenti che hanno abbandonato la scuola. Tale attività è promossa dall’Associa-zione Giardino di Gerico, la quale propone attività artistiche e aiuta i ragazzi ad inserirsi nel mondo del lavoro.

3. Costruzione del mulino per la lavo-razione della Manioca nello stato di Salvador: tale tubero viene trasfor-mato in farina sia di manioca che di tapioca (fecola), oppure viene tagliato a pezzetti per essere cuci-nato, fritto o tostato. È un prodot-to che serve per il sostentamento economico della popolazione.

4. Scuola Paulo Freire ad Aricurù: mantenimento dei costi scolastici delle maestre e dei bambini pre-senti nella scuola affinché siano garantite le attività educative.

5. Riforestamento in memoria di pa-dre Sergio Tonetto nello stato del Parà, Amazzonia orientale, a sal-vaguardia delle zone colpite dal disboscamento.

Abbiamo, inoltre, partecipato a varie iniziative/ attività di carattere sociale/politico e culturale:

1. Partecipazione attiva alla cam-pagna referendaria sull’acqua del 12/13 giugno 2011. Siamo stati presenti al convegno di Assisi “Un sasso nell’acqua” nel dicembre 2009 e alla successiva manife-

stazione del 27 marzo a Roma in favore dell’acqua pubblica come Bene comune.

2. Collaborazione con la Bottega equo solidale di San Donà di Piave finalizzata all’organizzazione dello spettacolo H2ORO della Compa-gnia Itineraria dell’8 maggio 2010 presso l’auditorium Leonardo da Vinci di San Donà di Piave, per in-formare e sensibilizzare tutti i citta-dini sul tema dell’acqua.

3. Collaborazione alla preparazio-ne dello spettacolo “Q.B quanto basta” del 9 aprile 2011 e dello spettacolo “Identità di carta” del 12 maggio 2012 della compagnia Itineraria. Entrambi gli spettacoli hanno riscosso molto successo e hanno permesso agli spettatori di approfondire temi di attualità, quali in consumo critico, stili di vita e la questione dell’immigrazione.

4. Mercatino Equo e Solidale presso la sagra di Passarella per svariati anni e colazione Equa e solidale.

Il gruppo Don Gianni reperisce fondi attraverso: il mercatino dell’artigianato promosso nella giornata missionaria, il mercatino delle torte e l’autofinanzia-mento.

TestimonianzaIn Brasile, nello stato del Parà nel 1997, è stato inaugurato un centro professionale dedicato a don Gianni, sorto grazie alla sua concreta solidarietà.

La casa di don Gianni è stata un centro di preghiera, di animazione, di iniziati-ve, di apertura e di dialogo con tutti. Da lui sono partite iniziative, proposte e progetti che anche noi abbiamo fatto nostri come comunità cristiana.Ci è giunta in questi giorni la docu-mentazione di un’iniziativa che è sta-ta realizzata in Brasile nel ricordo del comune amico con l’aiuto del Gruppo di Mogliano, Rete Radie Resch. Tale documentazione conteneva il mate-riale esplicativo della costruzione e del successivo avvio del CENTRO PRO-FESSIONALE a VILLA LEOPOLDINA nello Stato del PARA’ in BRASILE, dove operava anche il nostro Padre Sergio Tonetto. La targhetta del Cen-tro citava: CENTRO PROFESSIONA-LE DON GIANNI GOTTARDI: QUESTO CENTRO PROFESSIONALE, NELLA CITTA’ DI LEOPOLDINA, E’ STATO COSTRUITO CON IL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’ DEGLI AMICI D’ITALIA, SOPRATTUTTO DEGLI AMICI DI DON GIANNI E CON L’APPOGGIO DEL SEOP (Servizio di Educazione e Orga-nizzazione Popolare). All’inaugurazione

PASSAreLLA

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26 OTTOBRE 2012

erano presenti tre amici di Mogliano che hanno così descritto, nei loro diari, tale momento: “Sono presenti i bam-bini dell’asilo, gli educatori e altre per-sone del quartiere. Dopo la lettura di un brano del Vangelo e alcuni canti, si entra nell’edificio appena terminato. E’ evidente lo sforzo, pienamente riuscito, di rendere bello e accogliente questo centro. Dopo averci pubblicamente rin-graziato per l’aiuto dato, ci viene chie-sto di inaugurare il centro (togliendo un fazzoletto da una targa) e di prendere la parola. Nel nostro brevissimo discorso abbiamo ricordato la figura di educato-re di don Gianni. Pensiamo che quello che è stato fatto oggi, in questo posto poverissimo del Brasile rappresenti una grande felicità per noi suoi amici e per lui stesso, che continua così a vivere in noi”.

Lettera dalla Commissione Pastorale della Terra Região GuajarinaLa vostra solidarietà, il vostro appoggio e la vostra amicizia sono molto impor-tanti perchè ci danno la forza di portare avanti questa missione. Cerchiamo di non perdere mai la SPERANZA e di non fermarci nel lungo e difficile cammino. Continuando il nostro cammino cer-chiamo, ogni giorno, di portare a termi-ne il progetto voluto da Nico, affinchè la sua presenza non ci abbandoni mai. Vi mandiamo un forte abbraccio.

I vostri aMICI e aMICHE della Equipe CPT Região Guajarina:

Romildes, Maria Reis, Iraci, adelaide, Nanà e Rosa.

Anche Sergio vi abbraccia e vi ringrazia con uno sorriso pieno di luce.

Testimonianza di Barbara Tonetto, mediatrice e amica del Gruppo don Gianni durante l’ultimo viaggio in Brasile. (gennaio 2012)

Nel gennaio scorso, dopo 7 anni e mezzo sono ritornata in Brasile, in Parà e in Ba-hia...Ho trovato un Paese trasformato… molto diverso da quello conosciuto nel 2004. Provo a ripercorrere quel viaggio attraverso alcuni aggettivi.Vivo. Il Brasile è un Paese che vive e guar-da al futuro. La gente brasiliana è vivace. Una caratteristica che ho “sentito” profon-

damente… forse perché arrivavo da questa Italia di gente vecchia e stanca, che pensa poco al domani. Un bel colpo alla nostra presunzione di sentirci privilegiati in quan-to appartenenti all’Europa.L’altro aggettivo è accogliente. Il Brasile è un Paese che accoglie. La gente brasiliana è ospitale. Ovunque sono stata mi sono senti-ta bene accolta. C’era sempre il tempo per un saluto, un abbraccio, un racconto, anche quando le difficoltà linguistiche rendevano la comprensione molto lenta. Quello del valore del tempo è un elemento interes-sante se accostato a quello della vitalità e vivacità. Contraddittorio. Il Brasile è un Paese con-traddittorio. La gente brasiliana vive con-dizioni contraddittorie. E’ possibile vedere segnali di benessere e di estrema povertà all’interno della stessa famiglia. E’ forse l’aspetto più difficile da capire, senza cade-re nella tentazione del giudizio. Ma forse è il rischio che più avvicina questo Brasile in pieno sviluppo ai Paesi occidentali cosid-detti ricchi (o ex ricchi). Mi sembra che sia proprio questa la dimen-sione sulla quale si misura oggi la fatica e l’impegno di chi lavora con e per gli im-poveriti … lottare per condizioni di vita che siano davvero migliori per tutti, nella sostanza e non nell’apparenza.

Testimonianze, pensieri, su cosa significa per ciascuno di noi la “Missione” e “vivere la Missione”…Cristina: missione per me significa fare qualcosa di semplice e non troppo im-pegnativo, in coerenza alle capacità di ognuno di noi … basta trovare un po’ del proprio tempo, è semplice e il risul-tato è toccare la vita di qualcun altro con amore e con un sorriso.

M: il termine missione per me è stretta-mente connesso alla parola solidarietà intesa come capacità di stare empa-ticamente con l’altro e quindi non si riduce ad un semplice sostegno eco-nomico ma spinge ad informarsi sulle cause che costringono le persone ad impoverirsi in modo da comprendere lo scopo della nostra azione e di poterla sostenere con consapevolezza.

Elisa: la missione è per me un impegno costante verso gli altri. Significa creare

uno scambio e dei rapporti di fiducia che permettano di instaurare momenti di condivisione autentici nel tempo. Per fare missione è importante ascoltare ed ascoltarsi.

Paola: la vita è il nostro progetto mis-sionario, a casa, nel lavoro, nella co-munità, nella vita sociale e politica, a volte si fatica ad accettarlo, a volte lo si insegue perdutamente ma è la mis-sione della propria vita che ti cerca, se quello che fai lo fai con gioia e spesso con fatica ti da gioia e serenità, credo sia la risposta alla nostra ricerca di mis-sione.Credo che lo stile missionario sia l’at-titudine all’ascolto, lo sguardo vigile e l’orecchio attento alle ingiustizie del mondo, non è chiudere le finestre ma aprire le porte.

Veronica: impegno, costanza e amore per raggiungere un obiettivo.Nella vita ognuno di noi ha molti obiet-tivi, molto spesso rivolti solo al nostro essere, ma tutti sappiamo che l’uomo non può vivere da solo, ha bisogno di sentirsi vivo in mezzo agli altri, si sen-tirsi “utile”.La mia convinzione è che l’unico modo per superare le difficoltà che ognuno incontra nella sua vita, è lo SCAMBIO DI AFFETTO e AIUTO RECIPROCO.”

prossiMi appUntaMenti:• Domenica 2 settembre nel piazzale

della chiesa Mercatino delle torte dalle ore 8.30.

• Domenica 16 settembre dalle ore 8.30 presso il bar dell’Oratorio Co-lazione equa e solidale.

• Domenica 28 ottobre nel piazzale della Chiesa Mercatino dell’artigia-nato.

Per tutti coloro che desiderano contri-buire ai progetti posti in essere è pos-sibile effettuare un bonifico bancario al numero di conto bancario oppure direttamente in canonica a Passarella a Don Flavio o alla signora Luciana il mercoledì mattina.

Gli amici e le amiche del Gruppo don Gianni Gottardi

EmmausPeriodico bimestrale delle parrocchie di Musile di Piave,

Chiesanuova, Millepertiche, Passarella, Santa Maria di Piave e Caposile.

Direttore Responsabile: Dino Boffo - Via Amalfi, 41 - TV

Direzione e Redazione: Piazza Libertà, 1 - Musile di Piave - VE

Registrazione al Tribunale di Venezia n. 884 del 21.03.1987

Stampa: Tipografia COLORAMA: San Donà di Piave - VE - Tel. 0421.40225

Hanno collaborato a questo numero di Emmaus:Barbara Fornasier, Federico Contarin, Luca Cadamuro, don Giulio Zanotto, Paolo Boccato, Maria Silvia Finotto, Maria Teresa Mengo, Domenico Fantuz, Sara e Marco,

Susanna e Giovanni, Tatiana e Ornella, Federica Pavanello, Simone e Margherita, Francesco, Gruppo don Giovanni Gottardi,

Andrea Zelio, don Saverio, don Flavio, don Michele, Elisa Montagner, Laura Scabbio, Diana Sgnaolin,

Monica e Andrea, Davide Tardivo. Disegni di Andrea Zelio.

PASSAreLLA

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27OTTOBRE 2012

SANTA MARIA DI PIAVE

PriMa coMunione22 Aprile 2012

santa cresiMa23 Ottobre 2012

Page 28: Emmaus Ottobre 2012

28 OTTOBRE 2012

PriMa coMunione29 Aprile 2012

Sabato 29 settembre la Corale di Musile “San Do-nato” si è recata a Canale d’Agordo “sulle orme” di Giovanni Paolo I nel centenario della sua nascita. Dopo aver visitato, nella canonica di Canale, il museo dedicato al Papa, la nostra corale ha animato la S. Messa solenne presieduta da Mons. Giuseppe Mani arcivescovo emerito di Cagliari presente per gli eser-cizi spirituali rivolti a tutte le religiose della diocesi di Belluno. Cogliamo l’occasione per ringraziere, ancora una volta, i nostri cantori per il loro prezioso servizio e ricordiamo a tutti che le porte del coro parrocchiale sono sempre spalancata a nuove voci...

vi asPettiaMo!

la CORalE “san dOnatO” da... GiOvanni paOlO i

PriMa conFessione4 Marzo 2012

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29OTTOBRE 2012

MUSILe DI PIAVe

anniversari di MatriMonio 3 Giugno 2012

santa cresiMa24 Marzo 2012

25° 30°

40°

50°60°55°

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30 OTTOBRE 2012

FRatEllini E sOREllinE d’italia - 2ª EdiziOnE“il MOndO CHE vORREi” - 2 GiUGnO 2012

… accogli la giornata e trattala con delicatezza!Hai ventiquattr’ore di tempo per farne una giornata preziosa ….

Margot Nickel

….. e la giornata vissuta il 2 giugno scorso è stata veramente prezio-sa, irripetibile, gioiosa: un tesoro accolto fin dalla mattina con sere-

nità perché dentro il cuore di tutti coloro che hanno partecipato pul-sava forte forte la consapevolezza della bellezza di quello che assie-me stavamo condividendo. Con-sci nell’abbattere le barriere che

ostruiscono i rapporti umani, fidu-ciosi nel ricercare e trovare il col-lante utile a creare la giusta armo-nia del vivere assieme seppur nella diversità e nel rispetto reciproco di ogni individuo, certi nel scopri-re quei ponti utili e necessari per

crescere e vivere in un mondo dove la distinzione di sesso, di razza, di lingua, di colore della pelle, di reli-gione, di opinioni politiche e con-dizioni sociali/personali non siano il fulcro di conflitti, invidia, cattive-rie, guerre, disprezzo … abbiamo festeggiato la seconda edizione della festa multietnica”Fratellini & Sorelline d’Italia”. Festa alla quale un numeroso gruppo di persone, associazioni/organizzazioni ha de-dicato tempo nel preparare i diver-si momenti della giornata, il tutto condito con l’inebriante “olio della semplicità”.Quest’anno il tema trattato e vissu-to, attraverso le molteplici attività organizzate, è stato “IN TUTTO IL MONDO SIAMO UNA FAMIGLIA”: la trama che tiene insieme la nostra società! E .. allora perché no far crescere, attraverso una festa, la cultura della condivisione affinchè tutti scoprano che il mondo è una grande famiglia pur nella diversità. E …. la festa è stata! Grazie all’in-nocenza dei bimbi noi adulti abbia-mo avuto modo di farci piccoli per gustare e assaporare la bontà del vivere e del condividere assieme poiché lingua, razza, colore, usi e costumi non sono barriere insor-montabili. Dai molteplici laboratori creativi, nei quali i bambini hanno

avuto modo di sbizzarri-re la propria fantasia, al laborator io sportivo con il basket; dal karaoke ai balli di grup-po; dai gio-chi incentrati sul significa-to della fa-

miglia alla sfilata delle bandiere del mondo, dal concorso di poesia che ha coinvolto i ragazzi delle scuole (immagini del mondo : il mondo che vedo e quello che vorrei) alla sera-ta musicale multietnica e ….. aL pranzo CoMUnitario etni-

Co nel quale abbiamo preparato, condiviso e gustato i piatti tipici dei vari paesi di origine.Una giornata vissuta all’insegna della semplicità d’animo e con la voglia di condividere storie ed esperienze senza pretese parten-do dalla più semplice delle cose: la gioia dello stare assieme.Vi lascio, qui di seguito, una poesia scritta dai ragazzi dal titolo appun-to “il mondo che vorrei” : vi invito a non leggerla solo una volta ma … tenetela sempre a portata di mano perché più la si legge e rilegge e più si scoprono e assaporano cose nuove; un piccolo aiuto per riflette-re e meditare e … vedrete che di certo un sorriso sul vostro viso ap-parirà!

Laura Scabbio

Sabbia, scrosciare, alito di vita,

questi elementi hanno generato il mondo.

Persone diverse, unite da legami di fratellanza

sono il desiderio più grande per questo mondo in guerra.

Profumi inebrianti sono i sentimenti.

Persone diverse come sabbia dentro una mano

Lottano per realizzare la libertà di conoscere

Questo è il mondo che vorremmo:

POTER ESSERE LIBERAMENTE PERSONE.

Alunni classe 3A di Musile

Page 31: Emmaus Ottobre 2012

L’uomo deL bacioAll’interno dell’orfanotrofio il tempo passò lentamente, seminando nel cuore di Alasar mille domande.Un desiderio però, s’era fatto più vivo degli altri: la libertà.All’età di sei anni fuggì.Si trovò con altri ragazzi inghiottito dalla grande città. Stavano sulla strada a giocare e chiedevano l’elemosina tutto il giorno. Di sera andavano a dormire nella baracca di una famiglia. In cambio dell’ospitalità consegnavano il denaro delle elemosine.Ben presto anche per Alasar la strada divenne la maestra, il luogo dove ci si poteva sfamare (non sempre), e raccattare il denaro da consegnare alle persone adulte.Fu su una strada che Alasar, una mattina, trovò un bacio. Per lui fu un evento del tutto nuovo: non ne aveva mai avuto uno tutto per lui. Lo raccolse e se lo mise in tasca. Il bacio scivolò dai pantaloni attraverso un buco. Fu raccolto per la seconda volta e messo in una tasca sicura.Quel bacio fu l’unica cosa che Alasar portò sempre con sé.Ma i baci da soli sono nulla, hanno sempre bisogno di una persona che li dà. Questo il ragazzo lo capì.Accadeva che Alasar fermasse delle persone per la strada, e invece dell’elemosina chiedesse: “Mi puoi dare questo bacio?”Molti tiravano dritto perché i ragazzi di strada, sporchi com’erano, gli facevano ribrezzo.Gli capitava però che qualcuno, mosso forse da compassione, o da curiosità, mettesse il bacio sulle labbra e glielo desse.C’era sempre il vuoto in quel contatto, non un brivido, né un battito del cuore fuori dalla normalità. Alasar si riprendeva il bacio e ringraziava.A volte, prendendolo in mano, aveva paura di sporcarlo, ma il bacio sembrava fatto d’aria e non prendeva né colori né profumi.Gli anni passarono in fretta, forse perché non c’erano Natali o compleanni a cadenzare la vita. Alasar cominciò a viaggiare e a visitare città sconosciute. Cercava qualche impiego momentaneo, che trovava molto spesso ai Mercati Generali. Diventò così famosa la sua storia che lo chiamavano “L’uomo del bacio”.A volte succedeva che le voci riguardanti la sua vita, arrivassero nelle città prima di lui, facendo crescere la curiosità.Capitava che persone facoltose gli offrissero un lavoro sicuro, oppure ospi-talità a tempo indeterminato. Alasar continuava a non voler nulla. Per guarire quell’infelicità che si portava dentro fin da bambino, doveva solo continuare la sua ricerca.Un giorno si trovò in una città grande e magnifica.Alasar era alla stazione. Lì incontrò una donna molto bella, con i capelli lunghi color del rame. Alasar non aveva mai amato una donna. Estrasse il suo bacio e le chiese se poteva darglielo. Lei prese il bacio e se lo posò sulle labbra. Era molto, molto bella. L’aspetto di Alasar piuttosto trasandato, non frenò la donna a posare il bacio sulle sue labbra.L’uomo apprezzò il gesto generoso ma non ci fu nulla che andò dritto al cuore.

Storie di Parole per continuare a sognare...

Page 32: Emmaus Ottobre 2012

Ringraziò, riprese il suo bacio e imboccò una nuova strada.Continuò a viaggiare. A volte gli sembrava di ripercorrere luoghi che aveva già visitato.Si trovò in una città dell’oriente. Sulle gradinate di un tempio si fermò per riposare. Accanto a lui c’era una persona.“Sono alla ricerca del possessore di questo bacio.” disse Alasar.La persona non gli rispose subito.“Io non ti posso aiutare. Tu hai bisogno di trovare la fiducia nella vita, solo così raggiungererai la felicità.”“E come? Ho viaggiato per tutto mondo.” disse Alasar.“Vai in un ospedale, lì troverai delle persone che soffrono veramente, prova a stare un po’ con loro!” disse il suo interlocutore.Alasar si sentì scosso dentro.Raggiunse un ricovero di quella città.Vide molte persone che con occhi spalancati cercavano d’attaccarsi alla vita.La morte gli fece un po’ spa-vento: non l’aveva mai vista così da vicino. C’era un uomo seduto su una sedia. Alasar si avvicinò e gli chiese se po-teva dargli il suo bacio. Que-sto posò il bacio sulla fron-te di Alasar e lo toccò con la bocca.Alasar sentì il calore en-trare nella sua testa e poi scendere sulle spalle, per fermarsi e inondare il cuore.Per la prima volta stava provando una sensazione di felicità che gli era del tut-to nuova. Improvvisamente era scesa la serenità che mai aveva trovato in tutti quei lunghi anni.Aveva l’impressione che il suo viaggio fosse finalmen-te terminato. Quando provò a toccarsi la fronte, sentì che il bacio era sparito per entrare per sempre nel suo cuore. Quell’unico bacio che Alasar aveva cercato tut-ta la vita, ora gli sembrava quasi di riconoscerlo: quello era il bacio di suo padre.

Andrea Zelio