Elisabetta Carattin Stefano Zanut I PRINCIPI DEL WAYFINDING L'ORIENTAMENTO IN EMERGENZA

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N ella progettazione di opere in cui è previsto un certo affollamento e/o complessità ambientali che possano render- ne difficile la fruizione in emergenza, come nel caso di centri commerciali, aeroporti, quartieri fieristici e simili, non sempre vengo- no considerate con attenzione le difficoltà delle persone nel trovare i percorsi per rag- giungere le uscite di sicurezza. È un aspetto su cui nemmeno le norme sembrano presta- re particolare attenzione, definendo solo al- cuni criteri base da contestualizzare nella re- dazione del progetto e nella gestione dell’at- tività. A progettisti e gestori viene quindi chiesto un contributo individuale che va ben oltre la mera applicazione normativa, in direzione di de- finire caratteristiche ambien- tali che, in continua interazio- ne con le persone, siano in grado di garanti- re le prestazioni di sicurezza. Orientarsi e muoversi in un ambiente Per comprendere le necessità di una per- sona che si muove all’interno di un ambien- te costruito, anche ai fini di una ricaduta di queste conoscenze sulla progettazione di un sistema d’esodo, è necessario analizzare al- cuni aspetti comportamentali descritti con attenzione dalla Psicologia cognitiva. antincendio antincendio 91 90 gennaio 2009 gennaio 2009 La conoscenza dei luoghi che le persone acquisiscono nella vita quotidiana si defini- sce “conoscenza basata sul senso comu- ne”, che riguarda diversi aspetti, uno dei quali è la “conoscenza geografica basata sul senso comune”, che gli studiosi delle scien- ze cognitive definiscono come “la cono- scenza dell’ambiente fisico che viene acqui- sita e utilizzata, in genere senza sforzi di concentrazione, per trovare e seguire il per- corso da un luogo ad un altro e per memo- rizzare ed utilizzare le posizioni relative tra i luoghi”(1). Nel ragionamento spaziale le persone non compiono calcoli esatti delle situazioni in cui si trovano, ma impiegano metodi di valuta- zione qualitativi che si basano su valori rela- tivi e non assoluti, utilizzando solitamente in- formazioni topologiche e non metriche. Questo campo di studi identifica la “geo- grafia ingenua”, che si può definire come lo studio dell’insieme di conoscenze che le persone possiedono del mondo geografico che le circonda. L’accesso a questo tipo di informazioni è molto importante per la progettazione di spazi complessi che, per questa loro qualità, potrebbero essere o diventare difficilmente fruibili dalle persone. Una prima risposta po- trebbe essere quella di creare microambien- ti diversi e distinguibili tra loro per caratteri- stiche peculiari come colore, illuminazione, caratteristiche strutturali, ecc., affinché si possa facilitare il movimento, mettendo le persone nelle condizioni di trovare i percorsi senza grossi sforzi e basandosi esclusiva- mente sulla loro “conoscenza di senso co- mune”. In questo caso si verrebbero a crea- re rappresentazioni di una conoscenza spa- ziale acquisita con gradualità, a seguito del compimento di tragitti per recarsi da un pun- to all’altro. In questi casi si dice che le persone realiz- zano una “mappa cognitiva” dell’ambiente in cui si muovono, che non è altro che una rap- presentazione mentale del modo in cui per- cepiscono il mondo reale. Tali informazioni spaziali vengono quindi integrate con altre non spaziali, attraverso una conoscenza che si acquisisce per pas- saggi successivi: le mappe cognitive si svi- luppano a partire da una mappa costituita da punti di riferimento (landmark), passando quindi ad una dei percorsi dove tali punti vengono messi in sequenza, secondo un’or- ganizzazione prevalentemente topologica, fi- no a costituirne una configurazione globale dell’ambiente. L’ultimo stadio è quello che si avvicina di più ad una mappa topografica, rispetto alla quale sono tuttavia presenti inaccuratezze e distorsioni principalmente costituite da co- noscenze soggettive, incomplete, imprecise e la registrazione di informazioni raccolte at- traverso la percezione, il linguaggio naturale e le interferenze (Figura 1). L’azione del muoversi nello spazio sce- gliendo il percorso da seguire viene soven- te identificata con il termine “navigare”, nel cui ambito si posso distinguere due pro- cessi correlati tra loro: l’orientamento e il wayfinding. orientamento in emergenza Elisabetta Carattin Stefano Zanut I principi del Wayfinding, l’orientamento in emergenza Architetto, laureato presso l’Università IUAV di Venezia e Direttore nel Corpo Nazionale Vigili del fuoco. Oltre ai com- piti istituzionali svolge attività didattica e di ricerca nel campo della sicurezza in caso d’incendio, ponendo attenzio- ne ai temi connessi con la vulnerabilità di persone e sistemi in queste circostanze. Su tali argomenti ed altri di prevenzio- ne incendi è autore di numerosi contributi apparsi su riviste tecnico-scientifiche del settore, sia in ambito nazionale che internazionale, e di tre volumi in collaborazione con altri autori. Ha svolto e svolge docenza nell’ambito di corsi pro- fessionali ed universitari. E’ membro del Gruppo di lavoro istituito presso il Ministero dell’Interno per la sicurezza delle persone disabili e dell’Osservatorio Ministeriale per l’ap- proccio ingegneristico alla sicurezza antincendio. Architetto, dottorando di ricerca in Tecnologia dell’architet- tura presso la Scuola di dottorato dell’Università IUAV di Venezia. Laureata nel 2006 presso lo IUAV con una tesi riguardante il progetto di una struttura reversibile in FRP per l’emergenza, si occupa ora di tematiche legate alla Sicurezza in ambito tecnologico. Da diversi anni collabora alle attività di ricerca dell’ArTec (Archivio delle tecniche e dei materiali per l’architettura e il disegno industriale) dell’Università IUAV di Venezia, dove svolge anche attività di collaborazione alla didattica”. Arch. S. Zanut Arch. E. Carattin L’orientamento in emergenza richiede accorgimenti particolari nella progettazione e realizzazione delle vie di esodo in ambienti complessi per migliorarne le prestazioni durante l’evacuazione

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Elisabetta Carattin, Stefano Zanut, I principi del wayfinding. L'orientamento in emergenza, Antincendio, genn 2009, pp. 90-99

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N ella progettazionedi opere in cui èprevisto un certoaffollamento e/o

complessità ambientali che possano render-ne difficile la fruizione in emergenza, comenel caso di centri commerciali, aeroporti,quartieri fieristici e simili, non sempre vengo-no considerate con attenzione le difficoltàdelle persone nel trovare i percorsi per rag-giungere le uscite di sicurezza. È un aspettosu cui nemmeno le norme sembrano presta-re particolare attenzione, definendo solo al-cuni criteri base da contestualizzare nella re-dazione del progetto e nella gestione dell’at-tività. A progettisti e gestori viene quindichiesto un contributo individuale che va ben

oltre la mera applicazionenormativa, in direzione di de-finire caratteristiche ambien-tali che, in continua interazio-

ne con le persone, siano in grado di garanti-re le prestazioni di sicurezza.

Orientarsi e muoversiin un ambiente

Per comprendere le necessità di una per-sona che si muove all’interno di un ambien-te costruito, anche ai fini di una ricaduta diqueste conoscenze sulla progettazione di unsistema d’esodo, è necessario analizzare al-cuni aspetti comportamentali descritti conattenzione dalla Psicologia cognitiva.

antincendioantincendio 9190 gennaio 2009gennaio 2009

La conoscenza dei luoghi che le personeacquisiscono nella vita quotidiana si defini-sce “conoscenza basata sul senso comu-ne”, che riguarda diversi aspetti, uno deiquali è la “conoscenza geografica basata sulsenso comune”, che gli studiosi delle scien-ze cognitive definiscono come “la cono-scenza dell’ambiente fisico che viene acqui-sita e utilizzata, in genere senza sforzi diconcentrazione, per trovare e seguire il per-corso da un luogo ad un altro e per memo-rizzare ed utilizzare le posizioni relative tra iluoghi”(1).Nel ragionamento spaziale le persone non

compiono calcoli esatti delle situazioni in cuisi trovano, ma impiegano metodi di valuta-zione qualitativi che si basano su valori rela-tivi e non assoluti, utilizzando solitamente in-formazioni topologiche e non metriche.Questo campo di studi identifica la “geo-

grafia ingenua”, che si può definire come lostudio dell’insieme di conoscenze che lepersone possiedono del mondo geograficoche le circonda.

L’accesso a questo tipo di informazioni èmolto importante per la progettazione dispazi complessi che, per questa loro qualità,potrebbero essere o diventare difficilmentefruibili dalle persone. Una prima risposta po-trebbe essere quella di creare microambien-ti diversi e distinguibili tra loro per caratteri-stiche peculiari come colore, illuminazione,caratteristiche strutturali, ecc., affinché sipossa facilitare il movimento, mettendo lepersone nelle condizioni di trovare i percorsisenza grossi sforzi e basandosi esclusiva-mente sulla loro “conoscenza di senso co-mune”. In questo caso si verrebbero a crea-re rappresentazioni di una conoscenza spa-ziale acquisita con gradualità, a seguito delcompimento di tragitti per recarsi da un pun-to all’altro.In questi casi si dice che le persone realiz-

zano una “mappa cognitiva” dell’ambiente incui si muovono, che non è altro che una rap-presentazione mentale del modo in cui per-cepiscono il mondo reale.Tali informazioni spaziali vengono quindi

integrate con altre non spaziali, attraversouna conoscenza che si acquisisce per pas-saggi successivi: le mappe cognitive si svi-luppano a partire da una mappa costituita dapunti di riferimento (landmark), passandoquindi ad una dei percorsi dove tali puntivengono messi in sequenza, secondo un’or-ganizzazione prevalentemente topologica, fi-no a costituirne una configurazione globaledell’ambiente.L’ultimo stadio è quello che si avvicina di

più ad una mappa topografica, rispetto allaquale sono tuttavia presenti inaccuratezze edistorsioni principalmente costituite da co-noscenze soggettive, incomplete, imprecisee la registrazione di informazioni raccolte at-traverso la percezione, il linguaggio naturalee le interferenze (Figura 1).L’azione del muoversi nello spazio sce-

gliendo il percorso da seguire viene soven-te identificata con il termine “navigare”, nelcui ambito si posso distinguere due pro-cessi correlati tra loro: l’orientamento e ilwayfinding.

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I principidel Wayfinding,l’orientamento in emergenza Architetto, laureato presso l’Università IUAV di Venezia e

Direttore nel Corpo Nazionale Vigili del fuoco. Oltre ai com-piti istituzionali svolge attività didattica e di ricerca nelcampo della sicurezza in caso d’incendio, ponendo attenzio-ne ai temi connessi con la vulnerabilità di persone e sistemiin queste circostanze. Su tali argomenti ed altri di prevenzio-ne incendi è autore di numerosi contributi apparsi su rivistetecnico-scientifiche del settore, sia in ambito nazionale cheinternazionale, e di tre volumi in collaborazione con altriautori. Ha svolto e svolge docenza nell’ambito di corsi pro-fessionali ed universitari. E’ membro del Gruppo di lavoroistituito presso il Ministero dell’Interno per la sicurezza dellepersone disabili e dell’Osservatorio Ministeriale per l’ap-proccio ingegneristico alla sicurezza antincendio.

Architetto, dottorando di ricerca in Tecnologia dell’architet-tura presso la Scuola di dottorato dell’Università IUAV diVenezia. Laureata nel 2006 presso lo IUAV con una tesiriguardante il progetto di una struttura reversibile in FRPper l’emergenza, si occupa ora di tematiche legate allaSicurezza in ambito tecnologico.Da diversi anni collabora alle attività di ricerca dell’ArTec(Archivio delle tecniche e dei materiali per l’architettura e ildisegno industriale) dell’Università IUAV di Venezia, dovesvolge anche attività di collaborazione alla didattica”.

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L’orientamento in emergenzarichiede accorgimentiparticolari nella progettazione e realizzazione delle vie di esodo in ambienti complessiper migliorarne le prestazionidurante l’evacuazione

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cio, gli ingressi o comunque spazi conosciu-ti, perché si aspettano di trovare altre vie diesodo disponibili. Ciò significa che ogni ele-mento di novità in questi aspetti può a volterisultare fatale.

Accesso visivo

Considerando l’accesso visivo alle infor-mazioni ambientali, la normativa richiedeche le uscite di sicurezza siano “ragionevol-mente contrapposte” e distanziate tra loro,in modo da permettere di scegliere tra i per-corsi disponibili ed eventualmente compen-sare l’impossibilità di utilizzarne una. La distanza può tuttavia determinare una

certa difficoltà nella loro percezione, che siaccentua nel caso di una planimetria com-plessa. Anche nel caso di vie d’uscita protette o

che si realizzano mediante il passaggio tracompartimenti, l’accesso visivo può esserelimitato, così come la facilità nel crearsi unamappa cognitiva dell’edificio: in tal caso lepersone dovrebbero necessariamente affi-darsi alla segnaletica presente. In uno studio sull’evacuazione dai gratta-

cieli è stato evidenziato che le persone han-no utilizzato prevalentemente una scala di

uscita con un grosso pannello di vetro moltopiù di altre scale. In altre situazioni le scaleaperte, in particolare quelle localizzate in po-sizioni fisicamente ben distinguibili venivanoutilizzate molto più frequentemente di altre. Queste configurazioni possono facilitare

molto il wayfinding, minimizzando la neces-sità di fare riferimento alla segnaletica. I percorsi di uscita chiusi, specialmente

quelli proibiti durante la fruizione regolare equotidiana di un edificio, sono meno adattiad essere riconosciuti in emergenza e più fa-cilmente trascurati in tale circostanza.

Differenziazione fisica

Così come i fumi generati da un incendioriducono il tempo di esposizione agli indiziambientali, anche un’architettura complessapuò determinare difficoltà in tal senso. Per mezzo della creazione di interni unifor-

mi, con poca differenziazione fisica, l’usodegli indizi per raggiungere un’uscita può ri-sultare enormemente ridotto. Indagini in questo campo hanno eviden-

ziato, ad esempio, come le pareti dipinte al-l’interno di un centro commerciale influisca-no il riconoscimento delle uscite di sicurezzaed anche come le persone dichiarino di evi-

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L’orientamento è il processo tramite il qua-le una persona è in grado di dire dove si tro-va, mentre il wayfinding si riferisce alla capa-cità di comprendere com’è possibile rag-giungere una certa destinazione. Il primo è,quindi, un processo statico, mentre il secon-do riguarda i comportamenti che si manife-stano nello spazio: “L’orientamento enfatizzala componente cognitiva dell’interazione del-la persona con l’ambiente, il wayfindingquella comportamentale” (2). Il termine wayfinding, introdotto da Kevin

Lynch nel 1960 (3), indica i processi che han-no luogo quando le persone si orientano e simuovono nello spazio, che si traduce conl’azione. In merito a questo argomento sonostate sviluppate numerose teorie su comequeste trovano i percorsi, di quali informa-zioni hanno bisogno, come si comunicano ledirezioni tra loro e come le capacità visive everbali influenzano questo processo. È sempre Lynch a definire il wayfinding co-

me “l’uso coerente e l’organizzazione degliindizi sensoriali che provengono dall’am-biente esterno” e affinché si realizzi le perso-ne devono fare riferimento alla propria cono-scenza spaziale e ad una serie di capacitàcognitive.

Ulteriori studi condotti hanno identificatoquattro classi di variabili ambientali chemaggiormente influenzano tale prestazione:

– accesso visivo alle informazioni;– grado di differenziazione architettonica;– uso di segnaletica in modo da garantire

una corretta identificazione o informazio-ni direzionali;

– configurazione della planimetria.

Oltre a queste, la familiarità che le personehanno con l’ambiente gioca un ruolo altret-tanto importante sul comportamento di way-finding. Con tali premesse si può comprendere

l’importanza del ruolo svolto dalle prove dievacuazione e dal sistematico utilizzo dellescale o uscite di sicurezza in condizioni ordi-narie, per aiutare la formazione di mappementali dell’ambiente che riducano le possi-bili difficoltà in emergenza.

Wayfinding ed evacuazione

In una pubblicazione del 1993, che ha co-stituito una pietra miliare in questo campo,Ozel (4) ha sottolineato come anche leaspettative cognitive delle persone giochinoun ruolo importante nella percezione am-bientale durante l’evacuazione, mettendo inrelazione i concetti contenuti nella normativacon i fattori ambientali (Tabella 1).

Aspettative cognitive

Le diverse indicazioni normative possonoavere un impatto sui fattori che agevolano laconoscenza spaziale delle persone. Il caso della disposizione delle uscite di si-

curezza, ad esempio, riguarda il fatto che glioccupanti di un edificio si aspettano che lescale siano localizzate nella parte centrale oterminale di un corridoio, mentre a volte, in-vece, le zone terminali possono essere soloun punto morto. In emergenza, inoltre, le persone tendono

a precipitarsi verso gli atri centrali dell’edifi-

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Figura 1 - Fasi di acquisizione della conoscenza spazialecon la creazione della mappa cognitiva di un ambiente

Tabella 1 - Interazione dei concetti relativi alle normative di sicurezza con i fattori ambientali che influenza-no il comportamento di uscita da un edificio

Concetti relativi alle normative di sicurezza

Separazione Segnalazione Capacità Disposizione delle uscite delle uscite delle uscite delle uscite

di emergenza

Aspettative • •cognitive

Accesso • • •visivoFattoriambientali Differenziazione • • •fisica

Segnaletica •Configurazione • • •della pianta

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mente irregolari, possono creare confusioneed ostacolare il processo di wayfinding. Nel-la BS 7974 (Application of fire safety engi-neering principles to the design of buildins -Code of pratiche), ad esempio, agli edifici,che per complessità e dimensioni possonopresentare difficoltà nel wayfinding duranteun’evacuazione e la gestione dell’emergen-za, viene dedicata particolare attenzione, as-sociando valori dei tempi di pre-movimentosuperiori ad altri.

“Una domanda che l’approccio al wayfin-ding non può non porsi è questa: è l’ambien-te deve presentarsi già segnato, come siste-ma che guida esplicitamente le nostre azio-ni, oppure siamo noi - con la nostra attivitàinterpretativa - che di fatto segnamo la stra-da? Se infatti l’attenzione ergonomica alwayfinding dovesse limitarsi solo all’elabora-

zione di sistemi visuali di segnaletica, intesicome ausili all’orientamento, ci troveremmonella situazione paradossale di progettareoggetti per risolvere problemi posti da altrioggetti. Perché la presenza di un sistema disegnaletica, seppur necessario, è, di fatto,un passo verso l’accumulo e il rumore infor-mativo”(6).

Il contributodella segnalazione luminosa

Negli ambienti di grandi dimensioni si puòottenere maggior efficacia comunicativa pro-gettando sistemi con segnaletica luminosa,le cui prestazioni siano in grado di garantireun adeguato contributo dell’illuminazione di-retta, integrata con quella indiretta, quest’ul-tima costituita dalla luce riflessa e/o dalla lu-ce ambientale.

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tare di utilizzare le porte su cui era presenteun cartello indicante che la loro aperturaavrebbe generato un allarme.

Segnaletica

La segnaletica viene solitamente utilizzataper indirizzare verso un’uscita o altri presidiche altrimenti potrebbero richiedere del tem-po per essere localizzati. Elementi standard,l’uso di un particolare codice colore e unmaggiore accesso alle informazioni visive fa-cilitano questo riconoscimento. Considerando la pressione temporale e lo

stress durante un’emergenza, gli indizi relati-vi alle uscite devono essere chiaramente vi-sibili e facilmente accessibili, specialmentein ambienti in cui è già presente un’abbon-danza di stimoli ambientali (illuminazione, in-segne, cartelloni, ecc.). L’attivazione emotiva riduce peraltro la

gamma di informazioni che le persone sonoin grado di utilizzare ed anche una riduzionedel campo percettivo.

Studi effettuati in queste circostanze han-no evidenziato come solo il 7-8% delle per-sone abbia notato la presenza della segnale-tica di sicurezza durante la fuga (5), eviden-ziando come la localizzazione della segnale-tica nel campo visivo abbia un’influenza fon-damentale su quello che sarà il suo succes-sivo utilizzo (Figura 2).

Configurazione della pianta

Nell’interazione con l’ambiente, le personecercano di attribuire agli oggetti proprietàcome la simmetria, la regolarità e la continui-tà. Le rappresentazioni grafiche degli edificiche possiedono queste caratteristiche, per-mettono agli utenti di crearsi delle mappecognitive migliori, in grado di facilitare il pro-cesso di wayfinding. Corridori discontinui, come poligoni com-

plessi che non si chiudono, layout con corri-doi concentrici, interni indifferenziati e simili,in cui gli occupanti sono incapaci di orientar-si in relazione all’esterno o layout legger-

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Figura 2 - Il contenuto informativo della segnaletica di sicurezza può risultare compromesso da altri stimo-li ambientali, che risultano più percepibili della cartellonistica, benché sia dimensionata nel rispetto della vi-gente normativa

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da soli. Nel merito i seguenti tre aspettivanno considerati con particolare atten-zione: possibili ambiguità nella spiegazio-ne delle informazioni, concordanza, inmodo che tutti gli oggetti nella mappasiano dello stesso tipo, e segnaletica,perché le icone utilizzate dovrebbero es-sere chiaramente comprensibili da nonrendere necessaria una leggenda.

– Pragmatica: ne va considerata l’utilità,perché un buon design dovrebbe tenerein considerazione come, dove e quandol’informazione viene usata.

Poiché tali mappe devono fornire a chi leconsulta informazioni correnti circa la suaposizione nell’ambiente, le seguenti indica-zioni possono aiutare i processi di orienta-mento:

– Posizionamento generale: va posta atten-zione alla valutazione degli aspetti am-bientali basati sulla complessità e sullecaratteristiche strutturali; gli studi ineren-ti a questi aspetti sottolineano l’importan-za di distinguere fra l’orientarsi in am-bienti esterni e l’orientarsi in ambienti in-terni. Posizionamento, va posta attenzione allaloro posizione. È molto importante consi-derare l’uso delle asimmetrie per facilita-re la loro individuazione. Una parte asim-metrica di un ambiente è facilmente iden-tificabile sulla mappa, così la sua forma,che, combinata con il simbolo “voi sietequi” sulla mappa, fornisce più indizi per lasua localizzazione.

– Corrispondenza: le mappe dovrebberopermettere di stabilire una corrisponden-za fra l’informazione rappresentata equella immediatamente percettibile.

Altri aspetti che possono facilitare l’orien-tamento sono il suo allineamento all’ambien-te, in modo che sia orientata con la parte al-ta che corrisponde a ciò che si trova di fron-

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A tal proposito va considerata con atten-zione la geometria dell’illuminazione, perchéle persone riescono a vedere più facilmentefonti luminose ad una certa distanza, ma chesi trovano sulla loro linea ottica rispetto adaltre più vicine, la cui percezioni viene com-promessa dalle modeste prestazioni della vi-sione periferica. Una corretta pianificazione di questi siste-

mi si può conseguire impiegando luci stro-boscopiche, le cui prestazioni sono stateconsiderate nell’ambito di una ricerca con-dotta negli Stati Uniti dall’NFPA(7).

Il contributo delle mappe“voi siete qui”

Le mappe del tipo “voi siete qui” (traduzio-ne letterale dall’inglese You-Are-Here, YAH)si pongono l’obiettivo di aiutare le persone aindividuare la loro posizione nel contesto diun edificio e identificare dove sono collocatele possibili uscite, con i percorsi per raggiun-gerle. Anche se richiamate da molte norme, non

sempre vengono redatte con la necessariaattenzione, e limitandone la proposizione at-

traverso elaborati grafici progettuali difficil-mente leggibili da parte dei non addetti, fa-cendone perdere il potenziale contributo alprocesso di wayfinding.Per riuscire ad estrarre informazioni da tali

mappe, con l’obiettivo di creare un “sensodello spazio”, è possibile attingere agli esitidelle ricerche nel campo del design e dellacomunicazione grafico-visiva che hanno evi-denziato l’importanza di alcuni criteri, tra iquali:

– Completezza, nel senso che la mappadeve contenere tutte le informazioni ne-cessarie per adempiere ad un determina-to compito.

– Percettibilità, chiarezza sintattica e confu-sione visiva, affinché le caratteristichegrafiche rilevanti, una volta rappresentatenella mappa, possano essere percepite eidentificate facilmente: la confusione visi-va è uno dei maggiori ostacoli a una faci-le percezione.

– Chiarezza semantica: simboli e caratteri-stiche della mappa devono essere per-meati di significato ed i simboli spiegarsi

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Figure 3a e 3b - Esempio del possibile contributo degli indicatori ambientali (Landmark) nella definizione diun percorso di esodo

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Manuale ad uso dei lavoratori

Informazione dei lavoratori ai sensi del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81Titolo I, Sez. IV, art. 36 e del D.M. 10/3/98

Sandro Marinelli

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L’articolo 36 del D.Lgs.81/2008, impone al da-tore di lavoro di “prov-vedere affinché ciascunlavoratore riceva un’ade-guata informazione sulleprocedure che riguarda-no il pronto soccorso, lalotta antincendio e l’eva-cuazione dei luoghi di la-voro”, mentre il D.M.10/3/98 ha fissato “i criteri generali di sicurez-za antincendio e per la gestione delle emer-genze nei luoghi di lavoro”. Questo opuscolo èstato predisposto per essere distribuito a tutti ilavoratori in azienda al fine di dar loro un’infor-mazione rapida e facilmente comprensibile sucos’è un’emergenza, cosa bisogna fare quan-do si verifica, come è fatto unpiano d’emer-genza, come si deve svolgere un’esercitazioneantincendio, come deve avvenire lo sfollamen-to, qual è la segnaletica di avvertimento.

Datori di lavoro, addetti al servizio di preven-zione e protezione, responsabili della sicurez-za, lavoratori, consulenti, professionisti.

Per acquistare il prodotto compila la cedola a pag. 139 o contatta il Servizio Clienti EPC Tel. 06/33245277 Fax 06/[email protected]

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BibliografiaPierantoni L. e Prati G., “Il comportamento uma-no negli incendi”, Obiettivo Sicurezza, 2/07;Sorana D. “Orientamento e navigazione - La se-gnaletica visiva negli ambienti complessi” in Anto-nio Lauria (a cura di), “Persone ‘reali’ e progetta-zione dell’ambiente costruito”, Rimini, 2003;Klipper A., Freska C. e Winter S., “You-Are-HereMaps in emergencies. The danger of getting lost”in Journal of Spatial Science, 2006;Lynch K. , “L’immagine della città”, Venezia, 1964;Arthur P. e Passini R., “Wayfinding - People, signand architecture”, 1992;Bemthorn L. e Frantzich H., “Fire alarm in a publicbuilding: how do people evaluate information andchoose evacuation exit?”, Lund, 1996;Proulx G., “Occupant behaviour and evacuation”in Proceedings of the 9th International Conferen-ce on Fire Protection, Monaco, 2001;Proulx, G. e Sime D.J., “To prevent ‘panic’ in anunderground emergency: Why not tell people thetruth?“ in Third International Symposium on FireSafety Science, Edinburgo, 1991;

Ozel F., “How Cognitive Factors Influence Wayfin-ding”, NFPA Journal, May/June 1993;Lauria A., “La comunicatività ambientale” in Pae-saggio Urbano, n. 1/2002.

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te a chi la consulta, altrimenti la sua efficaciaè nulla, gli elementi architettonici, che costi-tuiscono i Landmark naturali, e il simbolo“voi siete qui”. Quest’ultimo localizza la persona nell’am-

biente e la orienta rispetto a ciò che la cir-conda: tale doppia funzione potrebbe esse-re raggiunta combinando un puntino conuna freccia o attraverso un simbolo di formatriangolare, facilitando l’orientamento e per-mettendo di determinare il percorso da se-guire verso una determinata direzione. L’alli-neamento della mappa e l’orientamento deisimboli dovrebbero corrispondere.

– Allineamento del testo nella mappa: il te-sto dovrebbe generalmente poter essereletto senza richiedere di girare la testa.

– Ridondanza: può avere impatti sia negati-vi che positivi: combinare i principi appe-na ricordati può facilitare la propria loca-lizzazione, l’orientamento e l’individuazio-ne del percorso per raggiungere le uscitedi sicurezza, ma può condurre ad unaperformance peggiore se, per esempio,la complessità visiva o cognitiva rendedifficile estrapolare le informazioni dallamappa.

Il contributo dell’informazione

Un altro importante fattore che può in-fluenzare il wayfinding in emergenza è rap-presentato dalle modalità impiegate per in-formare le persone sulle azioni da intrapren-dere.

È stato in particolare più volte evidenziatocome le persone rispondano in modo moltolento alle segnalazioni erogate attraverso si-stemi di allarme acustici, al contrario, invece,delle situazioni in cui le informazioni venga-no loro fornite sotto forma di messaggi voca-li con adeguato contenuto informativo. Laconoscenza riduce, infatti, le possibili mani-festazioni di panico, mettendo le persone ingrado di attuare processi decisionali correttiin relazione alle condizioni del contesto in cuisi muovono. In questi casi la comunicazione verbale

deve essere semplice, diretta e veritiera: itentativi di minimizzare la situazione posso-no arrecare confusione, impedendo alle per-sone di rispondere in modo appropriato.

Conclusioni

I problemi appena discussi e la loro ricadu-ta sulla sicurezza in caso d’incendio sonostati per la prima volta considerati nella Cir-colare n. 4 dell’1 marzo 2002 (Linee guidaper la valutazione della sicurezza antincendionei luoghi di lavoro ove siano presenti perso-ne disabili): “Al verificarsi di una situazione diemergenza la capacità di orientamento puòessere resa difficile dall’inadeguatezza dellasegnaletica presente in rapporto all’ambien-te o alla conoscenza di questo da parte del-le persone. La relativa valutazione deve essere svolta

anche tenendo conto della capacità indivi-duale di identificare i percorsi (e le porte) checonducono verso luoghi sicuri e del fatto chequesti devono essere facilmente fruibili an-che da parte di persone estranee al luogo. In tale ambito è necessario valutare anche

la mancanza di misure alternative (edilizie,impiantistiche o gestionali) rispetto alla car-tellonistica, che è basata esclusivamente suisegnali visivi”. Un’accurata progettazione finalizzata a

rendere più fruibile un ambiente può contri-buire in modo sostanziale anche ad incre-mentare la sicurezza, in particolare nell’utiliz-zo dei percorsi.

gennaio 200998 antincendio

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Figura 4 - Modalità di visione di segnaletica luminosa daparte di una persona

Figura 5 - La realizzazione delle planimetrie indicanti le vie di uscita richiede una certa attenzione affinchéne siano garantiti i contenuti informativi

Piano di evacuazione dellʼedificio scolastico

Visione perifericaAsse di visione

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