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Effetti degli incidenti in età pediatrica: i traumatismi Dott. Antonino Reale, dott.ssa Paola Silvestri 4.1 TRAUMA CRANICO Il termine “trauma cranico” viene utilizzato per intendere un elevato numero di condizioni con caratteristiche differenti. Rientrano nella più vasta definizione di trauma cranico la ferita del cuoio capelluto, la frattura della scatola cranica ed eventi più gravi come le concussioni, le contusioni e le emorragie cerebrali: il bambino che ha subito un trauma cranico va inquadrato e valutato correttamente per poter essere, se necessario, trattato per evitare sequele a lungo termine. I bambini sono infatti spesso protagonisti di situazioni che hanno come esito un trauma cranico: possono rotolare giù dal letto o dal fasciatoio per disattenzione dei genitori; possono cadere da mobili, scale, sedie o alberi quando si arrampicano su questi; possono battere la testa mentre imparano ad andare in bicicletta o a sciare. Le situazioni che, in età pediatrica, possono esitare in un trauma cranico sono talmente numerose e frequenti che bisogna conoscere il comportamento da seguire di fronte alle diverse eventualità; non tutti gli eventi traumatici a carico del cranio necessitano di intervento medico ma alcuni, per la loro gravità, meritano una valutazione specialistica immediata. Prima di delineare la modalità di intervento più consona, è quindi opportuno indicare quale sono le situazioni dinanzi alle quale un genitore si può trovare. 4.1.1 Ferita del cuoio capelluto Il cuoio capelluto è una regione abbondantemente vascolarizzata ed altamente a rischio di copioso sanguinamento, anche solo in presenza di un piccolo taglio; nonostante questo, la semplice ferita del cuoio capelluto non deve generare grande preoccupazione, e basterà gestirla come se fosse una ferita localizzata in qualsiasi altra regione corporea (Vedi capitolo “FERITE”).

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Effetti degli incidenti in età pediatrica: i traumatismi

Dott. Antonino Reale, dott.ssa Paola Silvestri

4.1 TRAUMA CRANICO

Il termine “trauma cranico” viene utilizzato per intendere un elevato numero di condizioni con caratteristiche differenti. Rientrano nella più vasta definizione di trauma cranico la ferita del cuoio capelluto, la frattura della scatola cranica ed eventi più gravi come le concussioni, le contusioni e le emorragie cerebrali: il bambino che ha subito un trauma cranico va inquadrato e valutato correttamente per poter essere, se necessario, trattato per evitare sequele a lungo termine.

I bambini sono infatti spesso protagonisti di situazioni che hanno come esito un trauma cranico: possono rotolare giù dal letto o dal fasciatoio per disattenzione dei genitori; possono cadere da mobili, scale, sedie o alberi quando si arrampicano su questi; possono battere la testa mentre imparano ad andare in bicicletta o a sciare. Le situazioni che, in età pediatrica, possono esitare in un trauma cranico sono talmente numerose e frequenti che bisogna conoscere il comportamento da seguire di fronte alle diverse eventualità; non tutti gli eventi traumatici a carico del cranio necessitano di intervento medico ma alcuni, per la loro gravità, meritano una valutazione specialistica immediata. Prima di delineare la modalità di intervento più consona, è quindi opportuno indicare quale sono le situazioni dinanzi alle quale un genitore si può trovare.

4.1.1 Ferita del cuoio capelluto

Il cuoio capelluto è una regione abbondantemente vascolarizzata ed altamente a rischio di copioso sanguinamento, anche solo in presenza di un piccolo taglio; nonostante questo, la semplice ferita del cuoio capelluto non deve generare grande preoccupazione, e basterà gestirla come se fosse una ferita localizzata in qualsiasi altra regione corporea (Vedi capitolo “FERITE”).

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4.1.2 Fratture della scatola cranica

Questa situazione è caratterizzata dalla rottura di un osso della scatola cranica. La frattura può essere lineare o affondata, quando cioè una porzione della teca cranica penetra rispetto alla superficie circostante. Spesso questo evento si manifesta con la comparsa di una tumefazione molle, di consistenza soffice, al di sopra del sito di frattura.

Nel caso in cui la frattura coinvolga la base del cranio, può verificarsi fuoriuscita di un liquido rosato dal naso (rinoliquorrea), dovuta dalla commistione di sangue e di liquor, il liquido contenuto nella scatola cranica.

Nel caso invece di una frattura a carico dell’osso temporale della scatola cranica, la perdita di liquor misto a sangue può avvenire dall’orecchio (otoliquorrea).

4.1.3 Concussione cerebrale

La concussione cerebrale è un’evenienza che spesso può manifestarsi anche in seguito a trauma cranico lieve ed è caratterizzata da lesioni cerebrali che portano ad una perdita di coscienza e ad amnesia, limitata all’episodio traumatico o che interessa periodi più lunghi: in ogni caso, più l’amnesia è prolungata, più la lesione è grave.

La sintomatologia associata alla concussione può includere, oltre alla perdita di coscienza e all’amnesia, anche la presenza di cefalea, nausea, vomito, rallentamento nell’eloquio, stato confusionale, disorientamento temporo-spaziale, visione offuscata e minore reattività agli stimoli. Il trauma cranico concussivo è di frequente riscontro durante l’attività sportiva.

4.1.4 Contusione ed ematomi cerebrali

La contusione cerebrale è una condizione caratterizzata dalla lacerazione e dall’emorragia del tessuto nervoso.

Gli ematomi cerebrali sono invece raccolte ematiche che, in seguito ad un trauma, si possono formare tra le ossa ed il tessuto cerebrale o direttamente all’interno del cervello. Queste situazioni si manifestano con sintomi differenti in base alla loro localizzazione.

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Cosa fare?

Una volta apprese le situazioni dinanzi le quali ci si può trovare, è importante conoscere i sintomi che possono destare preoccupazione e che devono spingere i genitori a portare il bambino in Pronto Soccorso.

I sintomi di allarme devono essere valutati tenendo conto del livello di sviluppo psicomotorio del bambino. Vengono di seguito riportati:

− perdita di coscienza di durata superiore ai 15 secondi, dalla quale il bambino si sia ripreso;

− mal di testa ingravescente; − presenza di tumefazione molle del capo; − presenza di rinoliquorrea o otoliquorrea; − sonnolenza; − ipersensibilità al rumore o alla luce; − facile irritabilità o pianto inconsolabile; − vertigini; − disturbi nell’equilibrio; − nausea; − episodi di amnesia pre- e post-traumatica; − difficoltà nella memorizzazione o nella concentrazione; − agitazione o comportamento inusuale; − nessuna voglia di mangiare o giocare.

In presenza dei disturbi appena citati è fondamentale portare il prima possibile il bambino in Pronto Soccorso affinché venga prontamente inquadrato, valutato e, se necessario, trattato. Inoltre, vanno portati in Pronto Soccorso in seguito a trauma cranico anche i bambini che siano in terapia con farmaci anticoagulanti o in cui sia nota una diagnosi di coagulopatia, anche in assenza dei sintomi di allarme descritti.

È invece fondamentale chiamare il Pronto Intervento (118 o numero unico 112) ed attendere l’arrivo dei soccorsi avanzati nel caso in cui dovesse manifestarsi uno dei seguenti disturbi:

− perdita di coscienza di durata superiore ai 15 secondi, dalla quale il bambino non si sia completamente ripreso;

− estrema sonnolenza e difficoltà nel mantenere il bambino sveglio; − difficoltà nella deambulazione o nel mantenimento della stazione eretta; − episodi ripetuti (>3) di vomito; − difficoltà nell’eloquio; − episodi convulsivi; − deficit di forza a carico di uno o più arti;

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− visibile asimmetria delle pupille, in cui una risulti evidentemente più ampia dell’altra.

Il Pronto Intervento deve essere allertato anche nei casi in cui non si possa escludere con certezza una compromissione della colonna cervicale: in questa evenienza, infatti, mobilizzare il bambino aumenta i rischi di compromettere l’integrità del midollo spinale.

Nel caso di trauma cranico lieve con la sola comparsa di una tumefazione dura, il cosiddetto “bernoccolo”, nel punto in cui è avvenuto l’impatto, basterà applicare subito del ghiaccio nella sede interessata, in modo da limitarne le dimensioni.

È bene aggiungere che, anche nei casi di lieve entità, i sintomi di allarme potrebbero manifestarsi anche a distanza di tempo: l’osservazione da parte dei genitori deve infatti essere protratta a domicilio per le 72 ore successive all’evento accidentale; nel caso di comparsa di qualsiasi disturbo, si dovrà contattare il medico curante o portare il bambino in PS.

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4.2 INALAZIONE CORPO ESTRANEO

Si tratta di un evento fortuito, accidentale e potenzialmente pericoloso, caratterizzato dal passaggio di un corpo estraneo nelle vie respiratorie: è possibile ad ogni età, ma è di gran lunga più frequente tra i bambini che hanno tra i 6 mesi e i 3 anni di vita. Questi episodi si possono verificare sia mentre i bambini mangiano, sia mentre giocano con oggetti di piccole dimensioni, dato che la loro conoscenza del mondo che li circonda passa inizialmente per la bocca.

È fondamentale che il genitore capisca, ma soprattutto sappia, quando è necessario intervenire dinanzi ad un bambino che ha inalato un corpo estraneo. In prima battuta è importante dire che i corpi estranei, una volta inalati, possono ostruire le vie aeree in maniera parziale o completa.

L’ostruzione parziale è una situazione in cui il corpo estraneo si trova in una posizione tale da permettere un passaggio di aria che, seppur ridotto, è ancora sufficiente ad ossigenare il sangue: il bambino è ancora in grado di tossire, di piangere e, se già capace, anche di parlare.

L’ostruzione è invece completa quando il corpo estraneo ha creato un vero e proprio “tappo” nelle vie aeree ed impedisce completamente il passaggio di aria: in questa situazione il bambino non è più in grado di tossire o di piangere ed è impossibilitato ad emettere qualsiasi suono. L’ostruzione completa rappresenta pertanto un’emergenza che merita un intervento immediato poiché, se non viene rapidamente risolta, porta all’insufficienza respiratoria e all’arresto cardiaco in pochi minuti.

Dopo aver valutato le condizioni del bambino è quindi importante sapere se e come intervenire, poiché a volte un intervento improprio potrebbe aggravare una situazione non critica.

In caso di ostruzione parziale, dopo aver prontamente allertato i soccorsi, il bambino deve essere assistito ed incoraggiato a tossire, senza che ci sia nessuna interferenza con i suoi sforzi: dare delle pacche sulla schiena di un bambino che tossisce spontaneamente potrebbe aggravare la situazione portando allo spostamento del corpo estraneo e rischiando di ostruire completamente il passaggio di aria.

Il nostro intervento è invece fondamentale nell’ostruzione completa: in questo caso va messa in pratica la manovra di disostruzione più adeguata all’età del bambino.

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4.2.1 Manovre di disostruzione per lattanti

I lattanti, bambini al di sotto di un anno di vita, vanno assistiti nel seguente modo:

- Prendiamo il lattante in braccio e mettiamoci inginocchiati per terra o seduti su una sedia;

- Scopriamo, se possibile, il torace del bambino; - Posizioniamo il lattante prono, mettendo le sue gambe a forchetta intorno al

nostro braccio e il suo torace sul nostro avambraccio, appoggiandoci sulla coscia dello stesso lato per avere maggiore stabilità;

- Manteniamo la mandibola del lattante con indice e medio creando una C intorno all’osso, e teniamo la testa del bambino leggermente inclinata verso il basso, in modo che anche la forza di gravità possa aiutarci nelle manovre;

- Con la mano libera, pratichiamo 5 energiche pacche dorsali tra le scapole del lattante, con via di fuga laterale per evitare di colpirgli la testa;

- Poniamo la mano libera sul dorso del lattante, sostenendone la nuca con l’intero palmo;

- Teniamolo tra le braccia, sorreggendo con il palmo di una mano la nuca e con il palmo dell’altra mano la mandibola;

- Ruotiamo il lattante tenendo sempre la testa ed il collo con la mano, e poniamolo in posizione supina, utilizzando l’avambraccio posto sulla coscia come piano d’appoggio;

- Pratichiamo 5 compressioni toraciche al centro del torace del lattante, al livello della metà inferiore dello sterno; le compressioni devono avere una durata di circa 1 secondo e devono avere una profondità di circa 4 cm;

- Alterniamo 5 colpi interscapolari e 5 compressioni toraciche fino a quando il corpo estraneo non viene espulso o finché il bambino non perde coscienza.

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4.2.2 Manovre di disostruzione per bambini e adulti

I bambini al di sopra di un anno di vita e gli adulti vanno invece soccorsi praticando la manovra di Heimlich:

- Mettendoci in piedi o inginocchiati alle spalle del bambino, poniamo le nostre braccia sotto le sue;

- Chiudiamo una mano a pugno ponendo il pollice all’interno delle altre dita per creare una

superficie piana; - Formiamo con il pollice e l’indice dell’altra mano una C che colleghi l’ombelico

e il margine inferiore dello sterno; - Posizioniamo il pugno, con il pollice rivolto contro l’addome del bambino, al

centro della C creata con l’altra mano, stringendo quest’ultima al di sopra del pugno;

- Eseguiamo compressioni che vadano dall’avanti all’indietro e dal basso verso l’alto, a cucchiaio, finché il bambino non espelle il corpo estraneo o non perde coscienza.

Qualora il soggetto che soccorriamo, sia esso lattante, bambino o adulto, dovesse perdere coscienza, dobbiamo posizionarlo su un piano rigido, supino, allineare tra loro testa, spalle ed anche e metterci al loro fianco, pronti ad iniziare immediatamente le manovre di Rianimazione Cardio-Polmonare. Queste ultime consistono in cicli rianimatori ciascuno costituito da 30 compressioni toraciche seguite da 2 ventilazioni: tra un ciclo e l’altro dobbiamo ricontrollare il cavo orale per valutare l’eventuale presenza di un corpo estraneo.

Nel lattante le compressioni toraciche vanno effettuate nello stesso modo e nello stesso punto in cui sono state effettuate le compressioni durante la disostruzione: mettiamo due dita sulla metà inferiore dello sterno e comprimiamo con una frequenza di circa 100-120 compressioni al minuto. Le ventilazioni vanno invece effettuate ponendo la nostra bocca contemporaneamente sulla bocca e sul naso del lattante: si parla in questo caso di ventilazione bocca/naso-bocca.

Nei bambini di età superiore ad un anno le compressioni devono essere praticate con la tecnica “ad una mano” ponendo il palmo della nostra mano al di sotto della cosiddetta linea intermammillare, ossia la linea immaginaria che unisce i due capezzoli del bambino, e tenendo le dita estese. Qualora ci risultasse più comodo, e

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qualora ci trovassimo di fronte ad un adulto, si può scegliere di utilizzare la tecnica “a due mani”, sovrapponendo la mano libera su quella già posizionata sotto la linea intermammillare. In ogni caso, per praticare le compressioni, dopo esserci posizionati al fianco della persona che dobbiamo assistere, dobbiamo mantenere le braccia distese, perpendicolari al torace del soggetto: vanno effettuate prima 30 compressioni, ad una frequenza di 100-120 compressioni al minuto e ad una profondità di circa 5 cm, e poi 2 ventilazioni bocca a bocca, praticate cioè posizionando la nostra bocca su quella della vittima.

La Rianimazione Cardio-Polmonare va continuata finché il lattante, il bambino o l’adulto non si rianimino, eliminino il corpo estraneo o non arrivino i soccorsi avanzati.

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4.3 INGESTIONE CORPO ESTRANEO

È una eventualità frequente in età prescolare, caratterizzata dal passaggio di un corpo estraneo nelle vie digestive. Gli oggetti portati alla bocca, e quindi ingeriti, possono essere di vario tipo: monete, chiodini, giochi, gioielli, batterie a bottone, magneti, o anche grossi boli alimentari non ben masticati. Per capire se e quando intervenire, è importante che il genitore conosca l’eventuale pericolosità dell’oggetto ingerito e che sappia riconoscere i sintomi associati all’ingestione. Gli interventi da mettere in atto variano in relazione ai sintomi presentati dal bambino, alla sua età e al tipo di oggetto ingerito.

Pur essendo impossibile controllare ogni singola azione dei nostri bambini, è fondamentale la prevenzione, evitando di lasciare alla portata del bambino oggetti “appetibili” ma potenzialmente pericolosi.

4.3.1 Sintomi associati all’ingestione

In seguito all’ingestione di un corpo estraneo, qualsiasi esso sia, il bambino può riferire un dolore alla deglutizione o localizzato in sede toracica e/o addominale, può sbavare per difficoltà nella deglutizione e presentare rifiuto dell’alimentazione; in associazione potrebbero verificarsi anche disturbi respiratori, come la presenza di rumori o difficoltà nella respirazione; in quest’ultimo caso è sempre importante poter escludere un’inalazione.

In presenza dei sintomi suddetti il bambino deve sempre essere portato in Pronto Soccorso per essere valutato e, se necessario, trattato.

Nella maggior parte dei casi, l’ingestione di un corpo estraneo può non dare luogo ad alcuna sintomatologia: è importante tuttavia sapere quando il bambino deve essere valutato in tempi rapidi in Pronto Soccorso, in relazione al tipo e alla pericolosità dell’oggetto ingerito.

4.3.2 Batterie a bottone

Le batterie a bottone sono oggetti facilmente reperibili nella vita quotidiana e una loro ingestione accidentale può essere enormemente pericolosa. Una volta ingerita infatti, la pila a bottone può danneggiare le pareti esofagee per liberazione di corrente elettrica, con formazione di soda caustica altamente lesiva per la parete dell’esofago e con possibili conseguenze gravissime. In tutti i casi di ingestione, anche solo sospetta, di una batterie a bottone, si deve portare immediatamente il

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bambino in Pronto Soccorso, senza indurre in alcun modo il vomito; dopo l’esecuzione di una radiografia che confermi l’ingestione, sarà cura dei medici stabilire se intervenire con la rimozione dell’oggetto o effettuare un’osservazione clinica.

4.3.3 Magneti

In commercio sono disponibili giochi costituiti da elementi magnetici. Se questi sono di piccole dimensioni, i bambini possono portarli alla bocca ed ingerirli, senza che si manifestino necessariamente i canonici sintomi da ingestione da corpo estraneo sopra descritti. Il maggior pericolo è rappresentato dall’ingestione di due o più magneti, o dalla contemporanea ingestione di un magnete e di un oggetto metallico; in questi casi se i pezzi, localizzati in diverse parti dell’apparato gastrointestinale, si attraggono, danno luogo ad ulcerazioni e successive perforazioni intestinali. Dal momento che un’eventuale sintomatologia potrebbe manifestarsi solo quando le complicanze hanno ormai avuto luogo, è sempre opportuno condurre il bambino in Pronto Soccorso nel momento in cui si sospetti l’ingestione di più di un oggetto magnetico o di un magnete e di oggetti metallici.

4.3.4 Oggetti taglienti o appuntiti

Numerosi e svariati possono essere gli oggetti taglienti e appuntiti accidentalmente ingeriti: spine di pesce, stuzzicadenti, chiodi, spille da balia o frammenti in vetro di bicchieri possono essere inavvertitamente ingoiati a qualsiasi età. Spesso questa eventualità non genera nessuna sintomatologia né complicanza; altre volte si può però andare in contro a situazioni pericolose e gravi, quali possono essere le perforazioni intestinali e le peritoniti. Per evitare quindi di mettere a rischio la vita del bambino, è pertanto opportuno portarlo in Pronto Soccorso, poiché potrebbe essere necessaria la rimozione del corpo estraneo o un’attenta osservazione clinica.

4.3.5 Bolo alimentare

La presenza del bolo alimentare è un’evenienza più frequentemente riscontrabile in età adulta piuttosto che in quella pediatrica, se si escludono eventi malformativi o patologie pregresse che, anche tra i bambini, possono portare alla riduzione del calibro esofageo e quindi ad una deglutizione difficoltosa. I bambini infatti, proprio come gli adulti, possono manifestare i sintomi di un’ostruzione esofagea in presenza di bolo alimentare: dolore al collo, senso di ostruzione esofagea, ipersalivazione per

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difficoltosa deglutizione della saliva. La presenza di un bolo alimentare necessita generalmente di rimozione e pertanto il bambino va accompagnato in Pronto Soccorso per una valutazione.

4.3.6 Oggetti smussi

Mille sono i piccoli oggetti arrotondati e smussi che i bambini possono mettere in bocca: le monetine, le piccole parti dei giocattoli, i tappi delle penne o delle bottiglie sono quelli che i bambini al di sotto dei 10 anni possono più frequentemente ingerire. Il comportamento che il genitore dovrà assumere dipenderà ovviamente dall’età del bambino, dalla sintomatologia riferita e dalle dimensioni dell’oggetto ingerito: non avendo margini taglienti, questi oggetti potrebbero superare lo stomaco ed, attraversato l’intestino, essere emessi con le feci proprio come se fossero una scoria alimentare. È importante aggiungere però che, soprattutto nei bambini più piccoli, un oggetto che abbia un diametro > 2,5 cm difficilmente potrà superare il piloro, ossia la valvola muscolare che separa lo stomaco dal duodeno, il primo tratto dell’intestino tenue. Oltre al diametro dell’oggetto ingerito, è importante valutarne anche la lunghezza perché se è > 6 cm è raro che l’oggetto possa proseguire il regolare transito intestinale. Questo è il motivo per cui, in caso di ingestione di oggetti di grandi dimensioni, i bambini devono essere portati in Pronto Soccorso il prima possibile in modo che l’oggetto estraneo, ancora presente nello stomaco, possa essere rimosso. Nel caso invece di oggetti di dimensioni ridotte e in assenza della sintomatologia, il bambino può essere osservato a casa dopo aver contattato il pediatra di famiglia: i genitori dovranno controllare le feci del bambino nelle settimane successive per riscontrare la presenza del corpo estraneo. Qualora questo non fosse emesso nelle 2-4 settimane successive all’ingestione, è comunque consigliabile portare il bambino in Pronto Soccorso per una valutazione specialistica.

4.3.7 Caustici o acidi

Anche sostanze acide o caustiche possono essere accidentalmente ingerite dai bambini. Per un approfondimento su questo argomento basterà consultare il capitolo “INTOSSICAZIONE E AVVELENAMENTO”.

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4.4 FERITE

Per “ferita” si intende una lesione caratterizzata dall’interruzione dell’integrità di una struttura del nostro organismo, sia essa superficiale come la cute e il sottocute, o profonda come i muscoli, i vasi o i nervi.

A seconda di quale sia l’agente che le procura, le ferite possono essere suddivise in differenti tipi e, in base alla tipologia di lesione, anche il trattamento sarà diverso.

4.4.1 Escoriazioni o Abrasioni

Le escoriazioni, o abrasioni, sono lesioni limitate agli strati più superficiali della cute e sono provocate generalmente da un agente smusso che viene strisciato sulla pelle: il più classico esempio di questa ferita è la “sbucciatura” del ginocchio quando il bambino scivola sull’asfalto o sul brecciolino.

Questa ferita non richiede un particolare trattamento: basterà sciacquarla con acqua corrente, rimuovere eventuale materiale presente al suo interno e disinfettarla con antisettici. Dopo averla accuratamente pulita, l’escoriazione deve essere lasciata quanto più possibile all’aria aperta, in modo che possa essiccarsi e possa formarsi la crosta.

Sarà opportuna una valutazione del medico nei seguenti casi:

- la lesione è localizzata sul volto, in particolare vicino gli occhi; - la lesione è molto sporca e non si riesce a pulirla adeguatamente con acqua e

antisettico; - sono presenti localmente i segni di un quadro infiammatorio, come il calore, il

rossore e il gonfiore della zona danneggiata; - l’abrasione ricopre una regione corporea molto estesa.

4.4.2 Ferite lineari da Taglio

Chi di noi non si è mai ferito in maniera accidentale mentre maneggiava oggetti taglienti? Piccoli tagli provocati nei modi più disparati sono all’ordine del giorno sia tra gli adulti che tra i bambini; spesso però queste lesioni sono banali e può essere sufficiente una gestione domiciliare.

In genere le ferite da taglio appaiono lunghe e poco profonde, con margini netti e senza tessuti sottocutanei che sporgano tra di essi; il rischio associato a queste

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lesioni, qualora fossero di una profondità consistente, è un danno a carico di strutture come tendini, vasi o nervi al di sotto del taglio.

Cosa fare?

Come prima cosa è fondamentale calmare il bambino che si è ferito, dato che sarà spaventato dal dolore e dalla fuoriuscita di sangue. Sarà poi necessario comprimere la ferita con garze o con un panno pulito, in modo da rallentare, o bloccare, il sanguinamento. A questo punto bisogna lavarsi accuratamente le mani, pulire la ferita con acqua e sapone senza strofinare e rimuovere materiale estraneo eventualmente presente nella lesione, dato che questo potrebbe alterare il processo di cicatrizzazione della ferita. La cute danneggiata va poi abbondantemente sciacquata con acqua corrente per qualche minuto, quindi va ripresa la compressione della ferita con garze pulite e va disinfettata accuratamente l’area interessata utilizzando sostanze antisettiche. Se il taglio si trova su mani, piedi o in zone dove ci sia il rischio che i vestiti possano fare attrito e sporcarlo, questo va coperto con cerotti o garze, per evitare che materiale esterno possa contaminarlo nuovamente. La medicazione deve essere controllata ogni giorno cercando di mantenerla sempre ben asciutta e pulita.

E’ consigliabile che un medico valuti la ferita nelle successive circostanze:

- il sanguinamento della ferita è copioso e non si arresta nemmeno dopo 10 minuti di compressione. In questo caso, se le garze o il panno che stiamo usando per comprimere si imbevono di sangue, bisogna sovrapporne di nuove e pulite, continuando la compressione;

- la lunghezza è di alcuni centimetri o la profondità supera il centimetro; - il taglio è sul volto; - l’oggetto che ha provocato il taglio era sporco o arrugginito; - non è possibile rimuovere completamente il materiale eventualmente

presente nella ferita; - i margini della lesione sono frastagliati o non facilmente giustapponibili; - la lesione è conseguente ad un morso di umano o di animale; - il bambino lamenta forte dolore; - oltre al dolore e al sanguinamento copioso, la regione lesionata mostra gli

altri tipici segni dell’infiammazione (calore, rossore e gonfiore).

E’ opportuno che i genitori sappiano fornire al medico il numero e le date delle vaccinazioni antitetaniche praticate.

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4.4.3 Ferite da Punta

Sono lesioni prodotte da strumenti appuntiti che, divaricando i tessuti, creano una lesione profonda con il rischio di danneggiare tessuti sottostanti come muscoli, vasi e nervi. Vanno sempre praticate le manovre di lavaggio e detersione descritte per le ferite da taglio, e va contattato un medico di fiducia nel caso in cui la ferita sia molto profonda per valutare l’opportunità di effettuare una sutura.

4.4.4 Ferite Lacero-Contuse

Sono ferite molto frequenti in età pediatrica, dato che i bambini possono cadere accidentalmente e battere qualsiasi parte del corpo. Il meccanismo della lesione è infatti caratterizzato dalla compressione e dalla trazione esercitata da un qualsiasi oggetto sulla cute o sul cuoio capelluto del bambino. La ferita lacero-contusa presenta dei margini irregolari e spesso distanziati, tra i quali è possibile che sporgano i tessuti più profondi: questi devono essere rimossi per consentire il fisiologico processo di riparazione della ferita ed evitare la formazione di cicatrici antiestetiche. Anche in questo caso è opportuno seguire le indicazioni di lavaggio e di antisepsi fornite in caso di lesione da taglio; in questa circostanza bisogna poi condurre il bambino in Pronto Soccorso per una corretta valutazione.

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4.5 USTIONI

L’ustione è una lesione secondaria al contatto tra cute e fonti di calore, sostanze chimiche o sorgenti elettriche. Possono essere classificate in base alla loro profondità, alla loro estensione e all’agente che le ha provocate: a seconda di quale sia il tipo e la causa dell’ustione, il trattamento sarà differente. Come ogni incidente domestico, prima di arrivare alla gestione e al trattamento, è necessario prevenirlo: dato che l’acqua bollente è il principale agente che può indurre un danno termico, i bambini non vanno mai lasciati soli mentre, ad esempio, c’è una pentola sul fuoco; un ulteriore accorgimento che può essere adottato è regolare, in casa, l’acqua calda ad una temperatura non superiore ai 50°C.

4.5.1 Classificazione delle ustioni

In base alla loro profondità, le ustioni possono essere suddivise in:

- ustioni epidermiche: l’area ustionata appare eritematosa, secca ed arrossata, sbianca se applichiamo una pressione, non è caratterizzata dalla presenza di vescicole e può dare dolore;

- ustioni dermiche: l’area ustionata può apparire rosa pallido, rosa scuro o con macchie rosse a seconda dello spessore della lesione, è caratterizzata da vesciche di piccole o grandi dimensioni e il dolore può essere forte ma anche non esserci affatto nelle ustioni più profonde.

- ustioni a tutto spessore: l’area ustionata è bianca o carbonizzata, senza che ci sia dolore.

Le ustioni vanno valutate anche in base alla loro estensione: la regione lesionata deve essere esaminata in un ambiente caldo, esponendo la cute un po’ per volta, in modo che si minimizzi la perdita di calore. L’eritema non deve rientrare nella valutazione dell’ustione.

Un metodo che può essere utilizzato per calcolarne l’estensione è la Regola del Nove: secondo questa regola, ogni area corrisponde ad una percentuale di superficie corporea. Nel bambino la testa equivale al 18%, il torace e la schiena al 18% ciascuno, ogni braccio corrisponde al 9% e ciascuna gamba rappresenta il 14% della superficie corporea.

In base alle differenti caratteristiche delle ustioni, queste vanno trattate in maniera differente. In ogni caso, prima di intervenire, bisogna essere certi che l’ambiente sia sicuro, per non mettere a rischio la propria incolumità. Accertato questo, bisogna intervenire sul bambino che è vittima dell’ustione: nel caso ci siano ancora delle

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fiamme addosso al bambino, bisogna spegnerle o facendolo rotolare per terra, o utilizzando una coperta, oppure buttando dell’acqua sopra la fiamma. Nel caso in cui l’agente implicato nella lesione sia una fonte elettrica, bisogna assicurarsi di aver allontanato il bambino prima di iniziare a gestire l’ustione, seguendo le precauzioni descritte nel capitolo “FOLGORAZIONI”.

Cosa fare?

USTIONE EPIDERMICA

L’ustione epidermica è la più superficiale e può essere sufficiente una sua gestione domiciliare. Se la regione ustionata è coperta da vestiti, questi andrebbero rimossi perché trattengono il calore; qualora fossero però incollati alla cute, vanno lasciati in sede.

In primo luogo l’area ustionata va raffreddata, facendoci scorrere sopra l’acqua corrente tiepida, alla temperatura di 8-15°C circa, per almeno 20 minuti; nel caso in cui l’ustione sia stata provocata da una sostanza caustica, l’irrigazione va protratta fino ad un’ora. La lesione non va trattata con ghiaccio perché questo può approfondire la ferita. Se le ustioni coinvolgono vaste aree del corpo, va sempre preferita l’irrigazione con acqua corrente tiepida a 15°C, per evitare l’ipotermia ed è per questo che il bambino ustionato va tenuto al caldo quanto più possibile. Se non si irriga l’ustione immediatamente, il lavaggio va comunque effettuato il prima possibile entro le 3 ore dopo il danno.

Una volta avvenuto il raffreddamento, la regione ustionata può essere trattata con una crema cortisonica.

Nel caso in cui il bambino riferisca dolore, è possibile somministrare antidolorifici, come il paracetamolo o l’ibuprofene.

USTIONE DERMICA E A TUTTO SPESSORE

Nel caso in cui la profondità dell’ustione abbia interessato il derma, il primo trattamento da mettere in atto è il lavaggio con acqua corrente, seguendo gli stessi consigli dati per il trattamento delle ustioni più superficiali. Una volta avvenuto il raffreddamento, l’ustione dermica va coperta provvisoriamente con una stoffa pulita ed asciutta, per poi portare il bambino in Pronto Soccorso.

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In presenza di gonfiore importante (edema), bisogna sollevare l’arto edematoso e bisogna rimuovere eventuali elementi che possano stringerlo, come bracciali o vestiti.

Nel caso in cui siano presenti le “bolle d’acqua”, le flittene, è sempre bene non romperle perché rappresentano una protezione verso le infezioni cutanee.

Quando andare in ospedale?

Oltre alla profondità dell’ustione, vengono di seguito elencati altri elementi che ci devono indurre a portare il bambino in Ospedale:

- dolore nella regione coinvolta che non ha beneficio con l’assunzione di analgesici somministrati per via orale;

- edema importante; - nel caso in cui il bambino soffra di patologie complesse; - in presenza dei segni dell’infezione: rossore circostante la lesione, dolore

insopportabile, presenza di pus, gonfiore o aumento della temperatura della zona interessata, febbre o aumento dell’irritabilità del bambino;

- se la lesione è conseguente a ustioni elettriche o chimiche; - per ustioni più estese del 10% della superficie corporea, anche se superficiali; - quando sono interessati il volto, le mani, i piedi, la regione genitale e

perineale, oltre alle grandi articolazioni; - si è verificata l’inalazione di fumi; - il bambino coinvolto ha disturbi psicologici che potrebbero complicarne la

gestione; - all’ustione è associato anche un evento traumatico.