EDUCAZIONE - iccazzago.gov.it · figura maschile ma padre come valori pa-terni. Spesso e volentieri...

3
43 ROCCA 15 LUGLIO 2014 EDUCAZIONE il padre in panchina a cronaca continua a riportarci episodi e situazioni in cui gli ado- lescenti sia maschi che femmine sono coinvolti in situazioni di tra- sgressione ad alto rischio sociale e personale: bullismo, prostituzio- ne, vandalismi, furti e quant’altro illegale ci possa essere. È un dato di fatto che dietro queste storie ci sia una totale assenza di padre e di va- lori paterni. Questa constatazione non è una novità. Il caso della tossicodipenden- za, attualmente in calo, ma ampliamente studiata negli anni ’70 e ’80 ha dimostrato che l’assenza del padre pesa in modo ine- quivocabile e sostanziale sull’utilizzo di sostanze stupefacenti e comunque proibi- te. Il problema non mi pare ribadire questa ovvietà. La questione riguarda, negli ulti- mi anni, specialmente negli ultimi decen- ni in Italia ma non solo, una progressiva generalizzata scomparsa del padre sullo scenario educativo degli adolescenti. Da tempo, come consulente pedagogico, ho smesso di chiedere alla coppia genito- riale che viene in studio chi fa il padre in casa, dato che la risposta era sempre la stessa, ossia la madre che alzava pazien- temente la manina per dare la sua confer- ma. Nelle società tradizionali, come è noto, uscendo dall’infanzia il ragazzo veniva consegnato dalla madre, se non dal siste- ma educativo femminile, ai maschi della comunità in modo che potessero assumer- si, nei suoi confronti, una specifica respon- sabilità. Oggi prendiamo atto che la figu- ra del padre presenta anzitutto problemi di legittimazione. Dopo secoli di vessazio- ne sull’infanzia e sulle figure femminili, il padre viene da tante donne vissuto lette- ralmente come una minaccia. Quando sia veramente una minaccia o quando vice- versa sia una percezione psicologica lega- Daniele Novara L

Transcript of EDUCAZIONE - iccazzago.gov.it · figura maschile ma padre come valori pa-terni. Spesso e volentieri...

43

RO

CC

A 1

5 LU

GLI

O 2

014

EDUCAZIONE

il padre in panchinaa cronaca continua a riportarciepisodi e situazioni in cui gli ado-lescenti sia maschi che femminesono coinvolti in situazioni di tra-sgressione ad alto rischio socialee personale: bullismo, prostituzio-

ne, vandalismi, furti e quant’altro illegaleci possa essere.È un dato di fatto che dietro queste storieci sia una totale assenza di padre e di va-lori paterni. Questa constatazione non èuna novità. Il caso della tossicodipenden-za, attualmente in calo, ma ampliamentestudiata negli anni ’70 e ’80 ha dimostratoche l’assenza del padre pesa in modo ine-quivocabile e sostanziale sull’utilizzo disostanze stupefacenti e comunque proibi-te.Il problema non mi pare ribadire questaovvietà. La questione riguarda, negli ulti-mi anni, specialmente negli ultimi decen-ni in Italia ma non solo, una progressiva

generalizzata scomparsa del padre sulloscenario educativo degli adolescenti.Da tempo, come consulente pedagogico,ho smesso di chiedere alla coppia genito-riale che viene in studio chi fa il padre incasa, dato che la risposta era sempre lastessa, ossia la madre che alzava pazien-temente la manina per dare la sua confer-ma. Nelle società tradizionali, come è noto,uscendo dall’infanzia il ragazzo venivaconsegnato dalla madre, se non dal siste-ma educativo femminile, ai maschi dellacomunità in modo che potessero assumer-si, nei suoi confronti, una specifica respon-sabilità. Oggi prendiamo atto che la figu-ra del padre presenta anzitutto problemidi legittimazione. Dopo secoli di vessazio-ne sull’infanzia e sulle figure femminili, ilpadre viene da tante donne vissuto lette-ralmente come una minaccia. Quando siaveramente una minaccia o quando vice-versa sia una percezione psicologica lega-

DanieleNovara L

44

RO

CC

A 1

5 LU

GLI

O 2

014

EDUCAZIONE

ta ai propri vissuti personali da parte del-la mamma, è sempre difficile capirlo e ve-rificarlo.

l’alienazione della figura paterna

Sta di fatto che gli adolescenti, le adole-scenti, subiscono una profonda alienazio-ne dalla figura paterna. Non si tratta per-tanto e semplicemente del fatto che il pa-dre si disinteressa dell’educazione dei fi-gli. Il padre peluche, il mammo non è l’in-venzione di qualche barzelletta, è una pre-senza effettiva per tutta l’infanzia. Di cosasi tratta? Di un padre che c’è, che organiz-za i weekend per i figli, che li fa divertire,magari anche sottraendo loro ore di son-no, che desidera e ottiene ogni sorta dibenefit per i figli stessi. Un padre che va alitigare con gli insegnanti perché le cosenon funzionano, che litiga con gli altri ge-nitori perché altri bambini hanno morsi-cato il suo, un padre che fa i compiti aifigli. La situazione dal mio osservatorio diconsulente pedagogico è profondamentecambiata rispetto alla figura ancestralenon solo del padre padrone ma anche delpadre puramente assente.Quello che è in discussione oggi è il ritor-no sulla scena educativa del padre. A chifa paura? E perché questo non sta avve-nendo? Quale è il muro, l’ostacolo cheimpedisce al padre non di tornare a fare ildespota ma di avere una configurazionepaterna dell’educazione dei figli. Una con-figurazione che agisca sull’area normati-va delle regole e sull’area psicologica delcoraggio, dell’avventura, della responsabi-lità, dell’esplorazione, della conquista del-la vita. Tutte le cose di cui ci lamentiamosistematicamente della mancanza.Penso che sia lo stesso identico problemadella scomparsa delle figure maschili dal-le Istituzioni educative. Non parlo dei Nidio delle Scuole dell’infanzia ma parlo pro-prio delle Scuole primarie e delle superio-ri di primo e secondo grado dove ormai lapresenza degli uomini si conta in ogniscuola sulle dita di una mano. E non si trat-ta di questioni economiche. Ancora oggiun insegnante delle superiori di primo esecondo grado ha uno stipendio del tuttodignitoso.

Penso che il problema stia nel vivere comenecessari i valori paterni nell’educazionedei figli.C’è un ripiegamento sui valori del mater-nage, dell’accudimento, della protezione.Bisogna stare bene con i figli, bisogna chei figli ci parlino e che noi parliamo conloro, che si sentano a proprio agio con igenitori. La gradevolezza diventa spessouna misura tirannica nella relazione con ifigli, facendo dimenticare la responsabili-tà educativa in quanto tale.Quando in adolescenza si pigia il pedaleunicamente sul dialogo, sul confronto,sulla confidenza, addirittura sull’amica-lità, la crescita si ferma, i ragazzi, le ra-gazze restano bambini, perdono la con-sapevolezza delle tappe evolutive che de-vono affrontare e superare. Finiscono cosìcoll’affogare in una palude di buoni sen-timenti, di morbide disposizioni che liportano non tanto verso comportamentitrasgressivi e pericolosi ma senz’altro ver-so un’assuefazione all’indolenza e allamancanza di coraggio che è quanto dimeno auspicabile ci sia oggi nella nostrasocietà in un momento di crisi, di fatica,dove il rimboccarsi le maniche è neces-sariamente l’unica cosa che possiamo faretutti assieme.

la convergenza educativa sul padre

Ai genitori che vengono in consulenza pe-dagogica portandomi situazioni più omeno pericolose di adolescenti in ritardosulle tappe della vita propongo senza mez-zi termini una strategia che è totalmenteassunta alla psicologia dell’età evolutiva,ossia la convergenza educativa sul padre nelperiodo preadolescenziale e adolescenzia-le.Di cosa si tratta?Si tratta di mettere in pratica quella che èla constatazione iniziale da cui siamo par-titi e di cui peraltro tutti sono consapevolie parlano: se l’infanzia è l’età educativadove la prevalenza è quella della madre edei valori materni di accudimento e di co-struzione di una gratificazione personalefondante anche la sicurezza e l’identità,l’adolescenza, a partire dalla preadolescen-za è invece l’età del padre, non solo come

45

RO

CC

A 1

5 LU

GLI

O 2

014

figura maschile ma padre come valori pa-terni. Spesso e volentieri il padre non c’èin adolescenza. Separazioni terribilmentelaceranti oppure allontanamenti o situa-zioni di lutto presentano famiglie dove ilpadre non è letteralmente operativo. Cisono poi famiglie dove il padre esiste maeffettivamente è solo sulla carta.Queste ultime non sono la maggioranza.La stragrande maggioranza delle situazio-ni genitoriali sono quelle del padre che stanello sgabuzzino, che resta in panchina,del padre che non viene utilizzato dal si-stema famigliare come padre, del padreche o rinuncia o è costretto a rinunciareal suo ruolo.Durante tutta l’infanzia, fino ai 10 anni, lamamma ha avuto un ruolo prevalente nel-la gestione dei figli, non tanto perché hadeciso da sola senza consultare il partner,ma perché ha sempre avuto una maggioreresponsabilità nella comunicazione edu-cativa. Fino a 10 anni i figli tendono a ri-volgersi a lei che viene vista giustamentecome il loro referente principale. Si trattadi un gioco di squadra dove la mammagioca più all’attacco e il padre un po’ piùnelle retrovie. Viceversa nella pre e nel-l’adolescenza arriva il tempo del padre. Aquesta età le funzioni di accudimentomaterno si sono sostanzialmente esauri-te. I ragazzi affrontano il lungo camminoche progressivamente li porta sempre piùfuori dal nido famigliare in un allontana-mento che i genitori spesso subiscono piut-tosto che affrontare come se fosse una tap-pa necessaria e indispensabile della lorocrescita. Giustamente si lamentano che iragazzi abbiano trasformato la casa in unalbergo dove vanno e vengono o che usa-no come una pura e semplice suite per illoro divertimento e il loro relax. Viene l’oradel padre che ha proprio la funzione disostenere e regolare i figli nel passaggiodall’infanzia all’età adulta. È un periodomolto lungo che va dai 12 ai 24 anni resosempre più difficile da modalità educati-ve troppo orientate alla gradevolezza e allaconversazione. In realtà ogni adolescenteha bisogno di un genitore resistente che nonvuol dire duro o rigido ma vuol dire unafigura educativa che sa negoziare le rego-le, presidiarle, delimitare i necessari argi-

ni alle eventuali trasgressioni. Occorrecoraggio piuttosto che divieti. La protezio-ne che i genitori devono assicurare è quel-la di aiutarli ad affrontare le fatiche, i con-flitti, le frustrazioni ma anche le conqui-ste di un’età dove si scopre la sessualitàattiva, l’importanza del gruppo dei pari, levacanze da soli, l’uso dei soldi, l’utilizzoautonomo delle tecnologie e i primi suc-cessi nella vita. Concretamente il padre sipone in una posizione di negoziatore del-le regole di convivenza e delle scelte rela-tive alla vita adolescenziale. La madre evi-ta la gestione diretta di questa negoziazio-ne accordandosi preventivamente con ilpadre. Lo stesso gestisce la paghetta, gliorari, le uscite. La madre rinuncia delibe-ratamente al front office educativo col fi-glio passando la palla al padre anche quan-do è fisicamente assente.«Ne parlo col papà» diventa una frase infunzione di un progetto educativo e nonuna spaventosa e arcaica minaccia.Per alcune coppie, anche separate, si trat-ta di una vera e propria rivoluzione, inquanto nel passaggio dall’infanzia all’ado-lescenza non è cambiato nulla nei ruolieducativi.Se realizzata con determinazione e senzatentennamenti la convergenza educativasul padre ottiene risultati anche in situa-zioni difficili come disturbi alimentari, ri-tiri scolastici, incontinenza emotiva, vide-odipendenze e situazioni di indolenza esi-stenziale.Da ultimo ma non per ultimo, succede cheil padre sia proprio sparito o fisicamenteo da un punto di vista educativo. Succedepurtroppo. Alla madre non resta che adot-tare codici e modalità unicamente paternirinunciando senza incertezze ad ogni for-ma di accudimento materno.Indugiare col maternage quando i ragazzivogliono allontanarsi staccando la spinadal nido infantile, rischia di creare peri-colosi corti circuiti.«È la resistenza dell’aria che consente ilvolo» ricordava Kant, una frase che è an-che un viatico per un’adolescenza che siindirizzi verso l’età adulta piuttosto checoltivare nostalgie di infanzia perduta.

Daniele Novara