IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F....

19
STAGIONE 2017/2018 IL PADRE di Florian Zeller Libretto di sala a cura di Claudia Braida Lunedì 30 ottobre 2017 Ore 21.00

Transcript of IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F....

Page 1: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

STAGIONE 2017/2018

IL PADRE

di Florian Zeller

Libretto di sala a cura di Claudia Braida Lunedì 30 ottobre 2017

Ore 21.00

Page 2: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
Page 3: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

di Florian Zeller Traduzione e adattamento di Piero Maccarinelli

con Alessandro Haber e con Lucrezia Lante della Rovere con David Sebasti

e con Daniela Scarlatti Ilaria Genatiempo, Riccardo Floris

Musiche Antonio Di Pofi Scene Gianluca Amodio Costumi Alessandro Lai

Light designer Umile Vainieri Regia di Piero Maccarinelli

Goldenart Production

Page 4: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

Anne: Ricordo che tipo di uomo era …

Ne avevo timore quando ero piccola.

Se solo tu sapessi. Era così autoritario…

Ed ora è qui, gli canto una ninna nanna e lui si addormenta.

Faccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste.

F. Zeller, Le Père.

Andrea è un uomo molto attivo, nonostante la sua età, ma mostra i primi segni di una malattia che potrebbe far pensare al morbo di Alzheimer. Anna, sua figlia, che è molto legata a lui e cerca solo il suo benessere e la sua sicurezza, constatando l’inesorabile avanzare della malattia, gli propone di stabilirsi nel grande appartamento che condivide con il compagno. Lei è convinta che questa sia la soluzione migliore per il padre che ha tanto amato e con cui ha condiviso le gioie della vita. Tuttavia le cose non vanno del tutto come auspicato: l’uomo si rivela essere un personaggio bizzarro e imprevedibile, fantastico e colorato, per nulla deciso a rinunciare alla propria indipendenza... La sua progressiva degenerazione getta nella costernazione i familiari; poco a poco per lui tutto va scomparendo: i punti di riferimento, i ricordi, la felicità della famiglia. La perdita di autonomia di Andrea progredisce a tal punto che Anna è costretta a dover prendere decisioni al suo posto e contro la sua volontà. La sapiente penna di Zeller riesce a descrivere una situazione che, seppur decisamente tragica, viene affrontata con leggerezza e con amara e pungente ironia. La forza di questa pièce consiste nel saper raccontare con delicatezza e intelligenza lo spaesamento di un uomo la cui memoria inizia a vacillare e a confondere tempi, luoghi e persone. Con grande abilità l’autore ci conduce a vivere empaticamente le contraddizioni in cui il protagonista incappa: perdendo a poco a poco le sue facoltà logico-analitiche e non riuscendo più a distinguere il reale dall'immaginario, egli ci coinvolge con grande emozione in un percorso dolorosamente poetico.

Page 5: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

FLORIAN ZELLER

Nato il 28 giugno 1979 nel 15^ arrondissement di Parigi, Zeller è scrittore, drammaturgo, sceneggiatore. Laureatosi all’Institut d’etudés politiques di Parigi (2001) e fattosi inizialmente conoscere per i suoi romanzi, Zeller è divenuto rapidamente un drammaturgo tra i più noti della scena contemporanea. L’Express ne parla come del “miglior drammaturgo

francese con Yasmina Reza” e, secondo The Guardian, rappresenta “l’autore teatrale più appassionante della nostra epoca.” Esordisce per il teatro con L’Autre nel 2004: questa prima pièce è ben accolta dalla critica e dal pubblico e viene proposta due volte: nel 2007 allo Studio des Champs–Èlysèes e nel 2015 a Poche-Montparnasse. Escono successivamente Les Manege, Si tu mourais (messo in scena agli Champ-Èlysèes nel 2006 con Catherine Frot) ed Elle t’attend (nel 2008 con Laetitia Casta). A partire dal 2010, i più grandi attori vogliono interpretare i suoi pezzi. Catherine Hiegel (ex membro della Comediè Françoise) interpreta La Mère nel settembre 2010 al Théâtre de Paris e ottiene nel 2011 per questa pièce il Molière come migliore attrice teatrale. Nel Gennaio 2011, Pierre Arditi mette in scena al Théâtre Montparnasse la sesta pièce di Zeller, intitolata La Vérité. Nel Settembre 2012 Robert Hirsch interpreta Le Père, che ottiene tre Molière nel 2014. Seguono: Une heure de tranquillité nel Febbraio 2013, interpretata da Fabrice Luchini; Le Mensogne, interpretata da Pierre Arditi nel Settembre 2015; L’Enverse du decor, del Gennaio 2016, con Daniel Autemil; infine, nell’ottobre 2016, Avant de s’envoler, con Robert Hirsch. In questi anni le opere di Zeller sono state più volte ospitate all’estero: La Vérité è stata rappresentata in numerosi paesi europei (in Germania da Herbert Knaup nel Febbraio 2011, in Italia da Massimo Dapporto nel settembre 2011, in Spagna da Josè-Maria-Flotats…). Ma è soprattutto Le Père che ha riscosso un enorme successo. Quando è stata rappresentata a Londra è stata definita “la pièce più acclamata del decennio”. Successivamente rappresentata In Germania, Italia, Argentina, Stati Uniti, Spagna, Brasile, Grecia, Israele…, ha vinto parecchi Awards e nomination a Parigi, Londra e New York.

Liberamente tratto da Wikipedia Fr. Traduzione di Cristian Colombo

Page 6: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

ALESSANDRO HABER

Nato a Bologna il 19 gennaio del 1947, Haber è attore, regista, cantante. Di padre rumeno e madre italiana, trascorre gran parte della sua infanzia in Israele e all'età di nove anni torna in Italia. Fin da piccolo nutre una certa passione per la

recitazione e appena ne ha la possibilità vi si butta a capofitto. È appena ventenne quando recita per la prima volta in un film di Bellocchio, La Cina è vicina (1967), a cui seguono piccole parti per conto di numerosi registi importanti, come i fratelli Taviani, Bernardo Bertolucci e Federico Fellini. La sua, insomma, è una gavetta lunga ma di tutto rispetto, che gli permette di perfezionarsi moltissimo e crescere qualitativamente. Recita per Nanni Moretti in Sogni d'oro (1981) con Laura Morante; con Ugo Tognazzi e Philip Noiret in Amici miei - Atto II (1982), di Mario Monicelli; partecipa al film esordio di Gabriele Salvatores, Sogno di una notte d'estate (1983). Nel 1986 Pupi Avati lo scrittura per Regalo di Natale, nel quale ha finalmente un ruolo da protagonista: è il suo primo vero successo. Inoltre, il sodalizio con Avati risulta veramente vincente. Il 1986, cinematograficamente parlando, è davvero un anno fortunato. Compare in diversi lavori, tra cui: La donna del traghetto di Amedeo Fago, Grandi magazzini di Castellano e Pipolo, e Com'è dura l'avventura di Flavio Mogherini. Nel 1989 Haber riceve il primo Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista per il film Willy Signori e vengo da lontano, di Francesco Nuti. Ottiene poi un altro Nastro d'argento e un David di Donatello come miglior attore non protagonista per il film Per amore, solo per amore (1993) di Giovanni Veronesi. Il 1994 è un anno molto prolifico, viene anche scritturato da Sergio Rubini per Prestazione straordinaria e compare nel film di esordio di Enzo Monteleone come regista: La vera vita di Antonio H. Quest'ultimo film costituisce la biografia romanzata dello stesso Haber e per l'interpretazione di se stesso l’attore riceve un Nastro d'Argento 1995. È all'inizio degli anni 2000 che Haber esordisce in qualità di regista con Scacco Pazzo (2003), trasposizione cinematografica della pièce teatrale omonima di Vittorio Franceschi, messa in scena nel 1990 da Nanni Loy. Nel 2006 viene scritturato di nuovo da Giuseppe Tornatore per La sconosciuta, ottenendo un altro Nastro d'Argento, come miglior attore non protagonista; nel 2011 è diretto da Ermanno Olmi per il film dal cast

Page 7: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

internazionale, Il villaggio di cartone, fuori concorso alla 68a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. In teatro ha recitato in Orgia di Pier Paolo Pasolini, Woyzeck di Georg Büchner, Arlecchino, Ugo, di Carla Vistarini, Scacco pazzo, e L'avaro di Molière. Nel 2006 si aggiudica il Premio Gassman come miglior attore teatrale per l'interpretazione di Zio Vanja, nell'omonimo testo di Anton Čechov. Negli ultimi anni ha portato in scena, nei principali teatri italiani, lo spettacolo Haberowski, nel quale interpreta prose e poesie dello scrittore americano cult Charles Bukowski. Recentemente ha interpretato le poesie di Gabriele Tinti, dando voce ai capolavori dei Musei Capitolini e del Museo Archeologico di Napoli. Haber ha anche scritto e cantato canzoni; il suo primo CD si intitola Haberrante, al quale seguono: Qualcosa da dichiarare e Il sogno di un uomo. Francesco De Gregori ha scritto per lui La valigia dell'attore.

Liberamente tratto da: www.comingsoon.it e Wikipedia

LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE

Nata a Roma il 19 luglio 1966, è figlia di Alessandro Lante della Rovere e Marina Ripa di Meana. «Sono secca e lunga, ho un fisico aristocratico e non ho l’anima popolare, non sono Sabrina Ferilli, sorrisi e pacca sulla spalla “e ’nnamo”». «La mia famiglia è nobile, ma mia nonna durante la guerra s’è ritrovata sette figli

da tirar su e il marito scappato con un’altra donna. Papà è cresciuto a Villa Lante a Bagnaia, vicino a Viterbo. Poi hanno dovuto vendere la villa e... A un certo punto papà non ce l’ha fatta, è rimasto vittima del suo passato, della sua fragilità. I miei erano separati e sono cresciuta per metà in una situazione di povertà, per l’altra metà con mia madre, che mi mandava a studiare in America». «Ho fatto il Centro sperimentale, ma non sono mai stata una studentessa modello. Sono andata via di casa per bisogno di indipendenza e perché la

Page 8: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

famiglia mi ha sempre spinto a lavorare. Il primo passo di attrice è stato un provino con Monicelli per Speriamo che sia femmina». Nel film, del 1986, affianca dive del calibro di Catherine Deneuve, Liv Ullman, Stefania Sandrelli. Recita anche, tra gli altri, in Storia di ragazzi e di ragazze (Pupi Avati 1989), Quando eravamo repressi (prima sul palcoscenico, poi al cinema con la regia dell’autore, Pino Quartullo, 1992), La carbonara (Luigi Magni 2000), Sms – Sotto mentite spoglie (Vincenzo Salemme 2007), Viola di mare (Donatella Maiorca 2009). In tv interpreta diverse fiction, tra cui Giorni da leone 2, accanto a Luca Barbareschi (Raidue), Tutti pazzi per amore 3 (Raiuno), Tutta la musica del cuore (Raiuno); è nota nei panni dell’ispettore Milani di Donna detective (regia di Cinzia Th. Torrini, Raiuno): «Ho dovuto prendere lezioni da una vera poliziotta per destreggiarmi con le armi. Ma ho accettato volentieri, perché è raro vedere in tv una donna che, pur avendo tutte le incombenze familiari di qualunque altra casalinga, deve poi vedersela con un mondo tutto al maschile» Nel 2012, è concorrente a Ballando con le stelle (Raiuno). Ha avuto due figlie gemelle da Giovanni Malagò: Vittoria, che lavora in uno studio fotografico a Milano, e Ludovica, studentessa di Architettura a Londra. Ha alle spalle una lunga storia d’amore con Luca Barbareschi; poi le relazioni col pittore Marco Tirelli, col regista Gianpaolo Tescari e col giornalista de Il Fatto Quotidiano Emiliano Liuzzi, scomparso nel 2016.È contro i ritocchi chirurgici: «Non mi piacerei rifatta. Ho un problema con la verità, nel senso che il mio viso deve raccontare ciò che sono stata e ciò che sono. Non voglio un viso che non racconta più cosa sono dentro».

Liberamente tratto da: www.cinquantamila.it e Wikipedia

Page 9: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

A settant’anni, recitare Il Padre

Alessandro Haber festeggia i suoi settant’anni con la prima nazionale de Il Padre di Florian Zeller. Chiede di poter fumare e si accende tre sigarette, una di fila all'altra. Si fa scattare qualche foto e sceglie quelle venute meglio da pubblicare: «Mi piace questa, dove gesticolo. Vorrei stamparla». Poi è un fiume in piena di pensieri, parole, vecchie battute di film, ricordi: passa dagli esordi, al cinema fiorentino, i premi ottenuti, i grandi maestri, il suo caratteraccio, il sesso, la morte. Chi è il vecchio Andrea de Il Padre? «Un padre malato di Alzheimer, un personaggio tragicomico, che inizia a perdere la memoria, a scollegarsi poco a poco dalla realtà e nel suo perdersi diventa ridicolo; si ride molto nello spettacolo e alla fine si soffre atrocemente. Il pubblico sta dentro di me che ho l'Alzheimer; la grande intuizione sta nel mostrargli ciò che vedo e sento io, mia figlia senza riconoscerla, un'età che non mi appartiene; poi freddure e cinismo, prima sono un bambino, poi strabordo di lucidità e vedo gli altri intorno a me da non capirci nulla e sono io che dico loro: fatevi curare». Ha paura della malattia? «Ho paura della morte. Non mi sento vecchio, me ne accorgo solo quando mi guardo allo specchio; il teatro è magnifico, mi permette di rimanere sempre con i miei giocattoli. La mia età, però, è quella che è, e una riflessione sulla morte viene naturale. È che mi dispiacerà quando arriverà quel momento; mi vedo immerso nel grigio eterno; immagino un regista che ha voluto giocare con noi, e poi il nulla». Come ha scoperto il testo di Zeller? «Me lo ritrovai sulla scrivania qualche anno fa. Lo lessi, forse distratto. Stavo lavorando ad altro, avevo troppi pensieri. Non mi fece una grande impressione. Me lo riproposero qualche tempo dopo e ricordai di averlo già avuto sotto mano. Mi piacque. Decisi di creare Andrea, l'ho amato subito. Il teatro non è come il cinema, dove il tuo successo dipende anche dagli

Page 10: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

altri. Qui ci sei solo tu che devi dare colore alle cose. È una creazione. Così ho creato Andrea». Come si è preparato a questa parte? «Io non mi preparo mai. Faccio incazzare registi e colleghi perché non so mai la parte fino al giorno prima; ho un pessimo carattere, gli scontri con la compagnia sono la prassi; però so chiedere scusa. Credo nella verità, il perfezionismo recitativo mi fa cagare; a un certo punto so come occupare lo spazio, so chi devo diventare. Forse è un dono, non so. Preparare un personaggio è come un preliminare nel sesso. È quello l'eccitante, poi arriva l'orgasmo, certo, ma a quel punto il bello finisce, il personaggio è pronto, è finita. La mia è una malattia, una droga. Non ho mai nessuna sicurezza, ancora me la faccio sotto a ogni spettacolo. Ma poi, quando salgo sul palco, non ce n'è più per nessuno». Il teatro è tutto esaurito, le persone si svegliano alle sei di mattina per trovare un posto. Se lo aspettava? «È bellissimo, è un miracolo. L'idea che la gente abbia così tanta fame di cultura quasi mi impaurisce. Non ci siamo abituati. Oggi vedo intorno a me soltanto troppi telefonini, sono preoccupato per questi giovani, anche per mia figlia. Non si mettono in gioco». Consiglierebbe ad un giovane di fare l'attore? «Solo se avesse talento, questo sconosciuto. Oggi i giovani vogliono fare gli attori per apparire, per avere successo. Ma è una cosa che non si programma». Sta per compiere settant'anni, è tempo di bilanci? «Mai. Fateli voi: i miei esordi, i miei premi, i tempi bui, che sono stati tanti, i grandi con cui ho lavorato; l'Arlecchino, che nessuno voleva più interpretare dopo che Strehler decise di recuperarlo, donandogli una vita più longeva di quella del suo creatore e che interpretai per la prima volta senza maschera e senza il vestito a scacchi colorato; il cinema che mi ha fatto conoscere al grande pubblico; quando sembra che ti abbiano dimenticato tutti e poi arriva quella telefonata. Quando ancora ti fermano per strada e ti dicono: “Non dovevi andare in Germania”, ricordandosi di te, davanti alla tomba della tua “impareggiabile moglie Adelina. Impareggiabile troia” in Amici miei, atto II».

Tratto da: Manuela D'Angelo, iltirreno.it, 19 gennaio 2017

Page 11: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

DAL TESTO André: Che ore sono? Donna: L’ora delle tue medicine. André: Ho perso il mio orologio. Non sai dove …? Ho perso il mio orologio … Anne? Anne? Donna: Tua figlia non è qui, André. André: Oh? E dov’è? È uscita? Donna: Non ricordi? Tua figlia vive a Londra. André: Cosa? No, pensava di andarci. Ma alla fine non l’ha fatto. Donna: Vive là da parecchi mesi. André: Mia figlia? A Londra? No, senti, non smette mai di piovere a Londra. Donna: Guarda, ieri abbiamo letto insieme questa cartolina che ti ha inviato. Ricordi? André: Cos’è questa sciocchezza? Donna: Guarda. Gli mostra una cartolina. Lui la legge. Ti ripeto tutto ciò ogni giorno. Dovresti ricordartelo ora. Vive a Londra perché ha incontrato un uomo chiamato Pierre, con cui ora vive. Ma ogni tanto viene a trovarti. André: Anne. Donna: Sì. Ogni tanto viene per il fine settimana. Viene qui. Andate a passeggiare nel parco. Ti racconta della sua nuova vita, di cosa sta combinando. L’altro giorno ti ha portato del tè. Perché a te piace il tè. André: Io detesto il tè. Bevo solo caffè. Donna: Ma è un tè veramente buono. L’Uomo entra. È anche lui vestito in bianco. Uomo: Tutto a posto? Donna: Bene. Ci stavamo per vestire.

Page 12: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

Uomo: Tutto a posto? André non risponde. L’uomo passa un documento alla donna, che lo firma. Donna: Ecco fatto. Uomo: Grazie. Buona giornata. Donna: A più tardi. André: Lui, questo … Chi è? L’Uomo esce. Donna: Chi? André: Lui, quello che se n’è appena andato. Donna: Lui è Olivier. André: Olivier? Donna: Sì. André: Ne sei sicura? Donna: Sì. Perché? André: Nulla. Ma … Come posso dirlo? Cosa ci fa qui? Voglio dire … Nel mio appartamento. Lo conosco? Donna: Sì. È Olivier. Lo vedi ogni giorno. André: Ah sì? E tu … Donna: Cosa? André: Scusa se te lo chiedo, ma la mia mente si sta svuotando … Voglio dire, tu … tu … chi sei, esattamente? Donna: Sono Martine. André: Martine. Giusto. Sì, sì, sì. Martine. E lui è Olivier. Donna: Sì. André: Giusto. Giusto. E … io? Donna: Tu? André: Io … Chi sono esattamente? Donna: Tu? Tu sei André. André: André? Donna: Sì. André: Sei sicura? Donna: (divertita) Sì. André: André? Bel nome, André … Non trovi? Donna: È un nome molto bello. André: Lo ha scelto mia madre. Immagino. La conosci? Donna: Chi? André: Mia madre. Donna: No. André: Era così … Aveva degli occhi grandi. Era … Riesco a vedere il suo volto. Spero che venga a trovarmi qualche volta. Mammina. Non credi? Hai detto che ogni tanto mi viene a trovare nel fine settimana … Donna: Tua figlia?

Page 13: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

È oppresso da un dolore improvviso. Andrè: No, Mammina. Io … Io voglio la mia mamma. Voglio la mia mamma. Voglio … Voglio andarmene da qui. Qualcuno venga a prendermi. Donna: Su. Shh … André: Voglio la mia mamma. Voglio che venga a prendermi. Voglio andare a casa. André comincia a singhiozzare. La Donna è sorpresa; non ha previsto il suo dolore. Donna: Ma … Qual è il problema? André … André … Qual è il problema? Vieni qui. Vieni da me … Dimmi qual è il problema … André: Io … Donna: Sì? André: Mi sento come … Mi sento come se stessi perdendo tutte le mie foglie, una dopo l’altra. Donna: Le tue foglie? Di cosa stai parlando? André: I rami! E il vento … Non capisco più cosa stia succedendo. Lo capisci cosa sta succedendo? Tutta questa storia dell’appartamento? Non sai più nemmeno dove metterci la testa. So dov’è il mio orologio. Al polso. Questo lo so. Per il viaggio. Diversamente, non saprei quando potrei dover … Donna: Prima di tutto, vestiamoci, lo facciamo? André: Sì. Donna: Ci vestiamo e andiamo a fare una passeggiata al parco. Va bene? André: Sì. Donna: Bene. Con tutti gli alberi. E le foglie. Poi torneremo qui e mangeremo qualcosa. Nel refettorio. Poi farai un riposino. D’accordo? E se sarai in forma, faremo un’altra passeggiatina. Al parco. Noi due. Perché è una splendida giornata. Non trovi? André: Sì. Donna: C’è il sole. Dobbiamo approfittarne. Non accade ogni giorno. Non dura mai tanto quando il tempo è così bello. Quindi andiamo a vestirci, va bene? Si aggrappa a lei. André: No. Donna: Non fare il bambino. Dai. Vieni con me. Va bene? Coraggio. Tranquillo. Tranquillo. Shh. Shh. Starai meglio in un attimo. Andrà tutto bene. Shh … Si calma, tra le sue braccia. Lo culla dolcemente. Pausa. Buio.

F. Zeller, Il padre. Traduzione di Cristian Colombo

Page 14: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

PER APPROFONDIRE INVECCHIARE, TRA FRAGILITÁ E RISORSE Stati di agitazione confusionale Due giorni fa diventa due mesi fa. L’infermiera di giorno è l’infermiera di notte... Posso finire la frase spiegando dove sono andato o dove voglio andare o dove non sono mai stato, indifferentemente, perché i tempi dei miei verbi non seguono più le leggi della grammatica. Vivi in un presente ipotetico in cui ciò che avrebbe potuto essere e ciò che è stato e ciò che dovrebbe essere perdono ogni distinzione. Sono entrato in una zona atemporale, una condizione definita dall’antropologo francese Lucien Lévi-Bruhl “mentalità primitiva” e coscienza “prelogica”. Il mio libro della vita ha perduto i numeri di pagina e perfino la punteggiatura. La vita è una narrazione continua con ellissi, lacune, iterazioni, e può essere letta da sinistra a destra o da destra a sinistra, dall’alto in basso o dall’alto in basso, fa lo stesso. Mentre parlo le frasi si interrompono sul più bello. Allora pesto i piedi per riacchiappare il pensiero. “Che cosa stavo dicendo?”. Il filo, il filo … Per recuperarlo cerco di darmi un contegno. Mi alzo e vado a prendere qualcosa. Che cosa stia andando a prendere e dove rimangono indefiniti, ma il corpo che vaga sta seguendo il vagolare della mente, e subito si caccia nei guai. È allora che succedono gli incidenti, che inciampo e cado. “Che bisogno aveva di muoversi!” dicono loro. Non capiscono che a non muoversi si è presi ancora di più nel vortice dell’agitazione e della confusione. I nomi dei famigliari si fondono e si confondono. Vengono a trovarti i parenti, e morire se riesci a inquadrarli al loro posto. Sembrano così diversi dall’immagine che ne hai … eppure queste immagini devono essere vere, dal momento che hanno superato la prova del tempo e sono rimaste immutate negli occhi della tua mente per tutti questi anni. Così, chiami tua figlia col nome di tua sorella, non prima di aver passato in rassegna altri quattro nomi. “Non importa,” dicono loro “non ti agitare”. In un certo senso è vero che non importa, perché la confusione riflette il fondersi delle generazioni in un’immagine composita. La confusione è il risultato di una fusione. Ci siamo come

Page 15: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

amalgamati nell’albero genealogico e vediamo i vari rami e bracci dalla prospettiva del tronco centrale. Una medesima linfa percorre tutti i membri della famiglia. Le differenze si sono attenuate, sono sbiadite. Il colpo d’occhio prevale sulla distinzione tra generazioni. Siamo scivolati fuori dalle categorie condizionate dal tempo: padri e figli, vecchi e giovani, prima e ora. Anche questa è una forma di saggezza. Gran parte della nostra vita adulta è impegnata in un lavoro di differenziazione. Jung definì l’individuazione un processo di differenziazione: differenziazione della coscienza, differenziazione del Sé dal collettivo. Accompagnando la mamma al supermercato, si è addestrati fin da piccoli a distinguere una marca dall’altra, e la difficoltà nell’individuare le differenze tra un’automobile e un’altra o tra un gruppo rock e l’altro è considerata un segno di ritardo dello sviluppo. Fin da principio, ci fanno imparare a distinguere il 3 dall’8, il 6 dal 9, il rosa dall’arancione, e guai a sommare le mele con le arance. L’essere esonerati da questo sforzo potrebbe rappresentare una delle grandi benedizioni dell’età, perché consente alla vecchiaia il tipo di saggezza di chi non è coinvolto. Ma prima di accettare di buon grado questa benedizione, questa saggezza, ci lasciamo prendere da una certa agitazione. Ci sforziamo invano di riacquistare quella disinvoltura che applica subito il nome giusto alla faccia giusta, che si dirige verso la porta giusta, che trova subito i calzini appaiati. Quando incomincia la confusione, l’agitazione segue automaticamente. Ci sentiamo come un bambino incapace di fare per bene le cose, come un adulto che inciampa. Invece stiamo diventando antenati, e in quanto tali, incominciamo a cogliere il mondo in modo meno personale, a rispondere alle cose essenziali, impersonali e durature. Quando ero un uomo adulto parlavo da adulto, avevo sentimenti e pensieri da adulto; adesso che sono diventato un antenato, ho messo da parte tutte le fastidiose preoccupazioni adulte. Adesso entrerò in agitazione perché tardano a recapitarmi il giornale, ma, poi, che si tratti dell’edizione di ieri non mi importa e non lo noto neppure. Irritabilità accentuata E non dimentichiamo quella strana combinazione di irritabilità accentuata e di calma pazienza che esce negli anni della vecchiaia. Per un verso, le persone anziane hanno una maggiore tolleranza passiva; lasciano che le giornate si trascinino senza costrutto, sopportano i piccoli fastidi, detestano dover fare le cose in fretta e furia. Per un altro verso, basta un

Page 16: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

niente a fargli perdere le staffe. La (s)pettinatura di uno dei nipoti, l’autobus che ritarda, una voce o un suono troppo forti o troppo sommessi, una cameriera disattenta … e boom! La miccia prende fuoco, esplode la bomba. […] In realtà, le banali irritazioni che producono scoppi di rabbia non sono affatto banali. La rabbia è simile all’irritabilità cellulare: scatta in difesa del carattere, respinge le interferenze, vuole salvaguardare il modo di vivere abituale. “Non venirmi a dire quello che devo fare!”, “Lasciamelo fare a modo mio!”. “A me piace fatto così!”. L’irritabilità: espressione dell’istinto allo stato grezzo. Mostra l’attaccamento della carne alla vita. Si potrebbe sostituire il cartesiano “Penso, dunque sono”, con “Mi irrito, dunque sono”. Se l’irritabilità è un segno di vitalità, allora i vecchi bisbetici si tengono in vita grazie alla loro istantanea capacità di irritarsi. Abbiamo bisogno della nostra indignazione politica, dei nostri stupidi pregiudizi sociali, dei nostri ridicoli partiti presi: non soltanto per il contenuto dell’ostilità, ma per il suo fuoco. Questa intensità di sentimenti può aiutare la transizione alla posizione di antenato, giacché uno dei compiti degli antenati è la protezione, violenta se occorre, della comunità dei vivi. In quanto spiriti custodi, gli antenati montano la guardia, attenti a cogliere il minimo indizio di stortura. […] La rabbia potrebbe essere anche il segno di un desiderio di liberarsi dai modi di vita inveterati. È come se ci fosse uno spirito chiuso nella bottiglia, che non vuole essere più prigioniero delle banalità quotidiane, non vuol più restare chiuso in un corpo su questa terra. Allora l’irritabilità esprime la frustrazione per il fatto di doverci restare, di dover aspettare così tanto prima di andarsene. Il mio amico, il professor Malidoma Somé, dice che presso il suo popolo, nel Burkina Faso, i vecchi in generale sono sempre iracondi e stizzosi, irritati dalle banalità della routine quotidiana. Con una parte di sé sono già altrove, già partiti. La loro irritazione segnala quella partenza. Che i vecchi siano irritabili a causa della furia di vivere delle cellule, o perché si spazientiscono a essere ancora qui, nell’un caso e nell’altro l’irritabilità è un attributo della vecchiaia. Ed esplode spontaneamente, anche senza provocazione. E non può essere temperata dalla pazienza, la quale, pure, è una compagna e siede tranquilla fianco a fianco con gli scoppi di petulante irritazione. Pazienza e impazienza sono solo una delle coppie di forze opposte proprie degli anni della vecchiaia. L’età fa venire fuori un’infinità di contraddizioni della natura umana. Tutti i complessi che compongono la personalità traboccano dal vaso. Si diventa un’Idra dalle cento teste, imprevedibili - sorridenti, bisbetici, ridanciani, scontrosi, brontoloni - i sette nani tutti

Page 17: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

insieme. La persona religiosa potrebbe dire che questa moltitudine di umori adombra un altro mondo, dove c’è accoglienza per tutto e niente è già previsto, dove l’assunzione al cielo altro non è che sollevare il coperchio che comprime la pienezza del carattere, la resurrezione di una folla indisciplinata di nani, così come sono, senza chiedere scusa.

J. Hillman, La forza del carattere, Adelphi 2007

DALLA RASSEGNA STAMPA

UN PADRE MESSO A NUDO, di G. Costaz, da: www.lepoint.fr La nuova pièce di Florian Zeller naviga sontuosamente tra gli occhi neri della vecchiaia. Che cosa succede in questo accogliente appartamento? La figlia del vecchio sulla scena dice davvero che lo lascerebbe solo a Parigi per sistemarsi a Londra? O l’uomo l’ha solo sognato? Il quarantenne che si muove tra soggiorno e cucina è uno sconosciuto oppure un familiare che la memoria non riesce a riconoscere? E l’appartamento dove ci troviamo è proprio quello dell’anziano, o pensa che sia a casa sua quando è altrove,

tra familiari o sconosciuti? La nuova pièce di Florian Zeller, Il Padre, non riguarda direttamente il morbo di Alzheimer, ma naviga tra quelle acque scure. Incentrata su un personaggio giunto alla fine della sua vita, che

perde i suoi punti di riferimento e si aggrappa ad un’esistenza che non vuole abbandonare, ma di cui non comprende le regole, apre gli occhi su uno stato mentale in cui l’incomprensione del mondo porta ad una certa malvagità, ma soprattutto ad una dolorosa presa di coscienza di anima e corpo. Non tutto qui è spiegato, ma la trama è evidente. Il Vecchio André è diventato troppo fragile ed incoerente per rimanere solo a casa sua. Sua figlia si occupa di lui riflettendo su tre possibili soluzioni: farlo assistere da

Page 18: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

una badante, accoglierlo in casa, sistemarlo in una struttura specializzata. Gli assistenti personali arrivano, ma Andrè li rifiuta o non li riconosce. La sua vita è un inferno e rende quella degli altri tale. Pertanto la pièce a cui si assiste non è una cronaca realistica. Non si capisce mai se la sequenza presente sia più reale di quella precedente o di quella che segue. Le azioni sono contraddittorie. Talvolta i personaggi ripetono ciò che è stato detto da qualcun altro. Chi parla veramente? Chi esiste veramente? Chi sono questi doppi? Perché una badante è incredibilmente simile alla figlia, che non si trova lì? Questa produzione ha assunto la forma di un puzzle. Florian Zeller precisa nell’edizione del testo: “È un puzzle al quale manca sempre un pezzo, senza sapere di che pezzo si tratti”. Bisogna temere il peggior ermetismo? Per niente! Lo scrittura del testo, così come lo spettacolo, si avvalgono di una sorprendente chiarezza e d’una profonda umanità. Lo spettatore entra immediatamente nel disordine di quest’uomo nelle sue verità fatte a pezzi. Zeller mescola, straordinariamente, la parte cerebrale e quella emotiva, senza mai sfociare nel patetico. Ciò che, al di là della sua discesa all’inferno, popola l’avvenire di quest’uomo, lo evoca in pochi tocchi: l’assenza della seconda figlia, il pensiero della madre scomparsa da molto tempo. Florian Zeller, come l’Inglese Harold Pinter in passato e il norvegese Jon Fosse oggi, viene spesso rappresentato da attori che amano lasciare una grande percentuale d’incertezza nella loro recitazione. Sta al pubblico colmare le lacune nella storia rappresentata. Questa scrittura, che alterna pienezza e vacuità, Zeller non la utilizza in modo artificioso o perentorio. La sviluppa invece in modo intimo e personale. Al diavolo dunque i maestri, Pinter, Fosse e gli altri! Lo stile non segue nessuna influenza: dolce e amaro allo stesso tempo, rischia di entusiasmare il pubblico sempre di più.

Traduzione di Cristian Colombo

IL PADRE, UN GRANDE ALESSANDRO HABER, di F. Vignaroli, www.corrieredellospettacolo.net, 4 febbraio 2017 Il Padre è un toccante viaggio nei meandri di una mente stravolta dalla malattia che, con un geniale espediente narrativo, l’autore Florian Zeller ci costringe a compiere assieme ad Andrea, rendendoci partecipi del suo smarrimento, delle sue visioni, del suo progressivo e irreversibile distacco dalla realtà, e facendoci toccare con mano la drammatica condizione del disagio mentale. La pièce, infatti, mescola in continuazione, attraverso una serie di brevi segmenti narrativi, le scene “reali” e quelle immaginate o “deformate” da Andrea (ricorrendo, in alcuni casi, a una sorta di effetto

Page 19: IL PADRE - · PDF fileFaccio fatica a crederlo. È triste. Terribilmente triste. F. Zeller, ... e Com'è dura l'avventura di Flavio ... Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

replay), il quale precipita verso uno stato di totale confusione che lo porta a scambiare volti, nomi, fatti, tempi e luoghi: un inestricabile labirinto percettivo in cui finiamo inesorabilmente per perderci anche noi spettatori, provando una forte “scossa empatica” nei confronti del protagonista; una scossa profonda e duratura, che ci lascia in preda allo stupore e all’inquietudine. Il graduale svuotamento della mente di Andrea procede di pari passo - in un’incisiva allusione metaforica - con quello dell’appartamento in cui si svolge la vicenda, dove a poco a poco svaniscono tutti i mobili; e la “casa dolce casa” che vediamo all’inizio si trasforma lentamente in quella che, molto probabilmente, sarà la dimora definitiva dell’uomo: l’asettica cameretta di un ricovero. Una storia di grande intensità e poesia in cui Zeller, per smorzare un po’ la drammaticità del testo, riesce a inserire ironici tocchi d’alleggerimento (come la gag dell’orologio, o l’improvvisato tip-tap di Andrea per far colpo sulla nuova badante) mai inopportuni, affidati per lo più a un Alessandro Haber in stato di grazia e autore di una prova semplicemente magistrale nel difficile ruolo di Andrea, un personaggio cui dà vita con profonda umanità e verosimiglianza, suscitando emozione e commozione; molto bene anche Lucrezia Lante della Rovere nei panni della figlia Anna; efficace, infine, il contributo degli altri quattro attori, tra i quali spicca la prova di Ilaria Genatiempo nel ruolo della badante Laura.