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328 U m b.e r t 0 Alb ini L'ORAZIONE LISIANA PER L'INVALIDO Ai minorati fisici poveri e incapaci di guadagnarsi da vi- vere 10 Stato ateniese passava un sussidio 1): la pro ce- deva ogni anno ad una docimasia, qualunque cittadino poteva contestare i diriui di chi richiedeva l'assistenza statale: dopo la replica dei richiedenti i membri della ßOUA decidevano. Per uno di questi esami e stata scritta l'orazione XXIV de1 corpus lysianum: un invalido si difende, con non comune abilita e scaltrezza, dall'attacco mossogli. Tre sono le accuse, gravi agli effetti giuridici: di esse re fi- sicamente idoneo, di disporre di propri mezzi di sussistenza, di condurre vita immorale. Il convenuto ha pronta per ognuna di esse la risposta: per que1 me concerne la propria ricchezza ac- cenna alle difficold de1 mestiere, speeie per un vecchio e debole '), e sostiene che in un'eventuale coregia dieci volte l'av- versario preferirebbe essere corego che venire a un'antidosi, per quel ehe concerne l'idoneid fisica sofistiea sull'adoperare il ca- vallo degli altri invece ehe una mula propria, sul servirsi di due bastoni e ricorda ai buleuti, invitati ad avere fidueia nei loro ocmi (sono tanti e l'accusatore e uno solo) me, riconosciuto sano, potrebbe essere eletto arconte, mentre l'obolo degli inva- lidi potrebbe toccare all'avversario, per quel ehe riguarda la condotta immorale definisce parole grosse quelle dell'accusa, respinge l/imputazione di insolenza con una distinzione di cate- gorie, quelli che possono essere attaccabrighe e quelli ehe non possono, l'imputazione di accogliere nella propria bottega scia- lacquatori e sfaccendati tirando in ballo usi e costumi locali. Per quanto 10 permetta un processo di importanza relativa le regole degli sono rispettate: l'aecusato discredita l'op- positore, presenta se stesso nel quadro di una classe, cerea di interessare aHa causa il collegio giudicante. La presa di posizione contro l/avversario e costante: l'in- valido 10 definisce all'inizio un malvagio, si propone di 1) Cfr. Ar. 'A&. 7tOA. XLIX, 4 e J. A. Lipsius, Das attische Recht und Rechtsverfahren (Leipzig, 1905) p. 269-270. 2) U. von Wilamowitz-Moellendorff (Die Kultur der Gegenwart. I. 8. Die griechische und lateinische Literatur und Sprache, Leipzig, 1907, p.64) ritiene I'invalido proprietario di una elegante casa da giuoco. Sembra piu naturale attribuirgli un mestiere mo desto, come barbiere 0 calzolaio.

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L'ORAZIONE LISIANA PER L'INVALIDO

Ai minorati fisici poveri e incapaci di guadagnarsi da vi­vere 10 Stato ateniese passava un sussidio 1): la ßOUA~ proce­deva ogni anno ad una docimasia, qualunque cittadino potevacontestare i diriui di chi richiedeva l'assistenza statale: dopola replica dei richiedenti i membri della ßOUA~ decidevano. Peruno di questi esami estata scritta l'orazione XXIV de1 corpuslysianum: un invalido si difende, con non comune abilita escaltrezza, dall'attacco mossogli.

Tre sono le accuse, gravi agli effetti giuridici: di essere fi­sicamente idoneo, di disporre di propri mezzi di sussistenza, dicondurre vita immorale. Il convenuto ha pronta per ognuna diesse la risposta: per que1 me concerne la propria ricchezza ac­cenna alle difficold de1 mestiere, speeie per un vecchio edebole '), e sostiene che in un'eventuale coregia dieci volte l'av­versario preferirebbe essere corego che venire a un'antidosi, perquel ehe concerne l'idoneid fisica sofistiea sull'adoperare il ca­vallo degli altri invece ehe una mula propria, sul servirsi didue bastoni e ricorda ai buleuti, invitati ad avere fidueia nei loroocmi (sono tanti e l'accusatore e uno solo) me, riconosciutosano, potrebbe essere eletto arconte, mentre l'obolo degli inva­lidi potrebbe toccare all'avversario, per quel ehe riguarda lacondotta immorale definisce parole grosse quelle dell'accusa,respinge l/imputazione di insolenza con una distinzione di cate­gorie, quelli che possono essere attaccabrighe e quelli ehe nonpossono, l'imputazione di accogliere nella propria bottega scia­lacquatori e sfaccendati tirando in ballo usi e costumi locali.Per quanto 10 permetta un processo di importanza relativa leregole degli a.yfuVE~ sono rispettate: l'aecusato discredita l'op­positore, presenta se stesso nel quadro di una classe, cerea diinteressare aHa causa il collegio giudicante.

La presa di posizione contro l/avversario ecostante: l'in­valido 10 definisce all'inizio un malvagio, si propone di

1) Cfr. Ar. 'A&. 7tOA. XLIX, 4 e J. A. Lipsius, Das attische Recht undRechtsverfahren (Leipzig, 1905) p. 269-270.

2) U. von Wilamowitz-Moellendorff (Die Kultur der Gegenwart.I. 8. Die griechische und lateinische Literatur und Sprache, Leipzig, 1907,p.64) ritiene I'invalido proprietario di una elegante casa da giuoco. Sembrapiu naturale attribuirgli un mestiere modesto, come barbiere 0 calzolaio.

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mostrarne la malafede, respinge sdegnosamente l'idea di unqualsiasi rapporto con lui, alla fine, dopo averlo riqualificatoimpostore, si augura che impari a rimanere con i suoi. Nel corsodelle contestazioni le frecciate sono continue: alla taccia dif,dsid. si aggiungono quelle di improntitudine, di cattivo gustonel linguaggio adoperato, nell'attacco mosso, l'insinuazione discarsa intelligenza. Con un'irrisione vivacissima i singoli capid'accusa sono minimizzati; senza entrare in merito, il conve­nuto dimostra l'assurdidl delle contestazioni mossegli. E riesce,dopo aver escluso che motivi concreti, il desiderio di guadagno,l'inimicizia personale abbiano spinto l'avversario a intentareil processo, a presentarlo come un obtrectator, in preda a merainvidia. E' un contrattacco che ha le sue eleganze: mentre l'in­valido denigra l'avversario, coglie l'opportunita di accennare,in sordina, alle proprie doti: .... Oip,oc;, ea'tt ep&ovwv, Cl'tt 1:0t­cxo't'Y,j XEXPWEVOc;, ouf1epop~j1:oo'tou~ßEhlwv:df1t 7tOA1TYjc;, (§ 3).

Metttere in cattiva luce l'avversario ela normale tattica diun discorso di difesa: nella orazione III Simone e definito apiu riprese un bugiardo (§ 21, 23, 25, 28, 31, 35), la sua catti­veria estigmatizzata (§ 9, 30, 44, 45), con maligniÜ ericordatoun'episodio poco edificante della sua vita ed estraneo aHacausa, la lite col tassiarco (§ 45). Nella VII orazione Nicomacoetranquillamente tacciato di falsita (§ 11,29,38), eannovera­to tra i sicofanti (§ 1, 20, 23, 39), la sua impudenza (§ 19), la suamalintenzione (§ 2) sono poste in risalto; dal processo non escecerto coll'aureola deI santo. Ma l'avversario e bistrattato bendi piu nei discorsi d'accusa; tralasciamo le arringhe politichedove il rimprovero di 7tovy/Plcx eall'ordine del giorno ed ogniarma e considerata valida (due volte nelI'orazione XllI diAgorato si dice OOOAOc;, 'X.CXt Ex OOOACI)V § 18, 64): nell'orazioneXXXII il tutore etrattato tutt'altro che coi guanti, come pro­vano le dure osservazioni di § 1,2,15,17,19,20,21,23,27, lasarcastica battuta di § 22. E nell'orazione X Teomnesto egra­tificato di axcxtoc;, (§ 15), di crtoy/poOc;, (§ 20), mentre la suavigliaccheria eall'ordine del giorno (§ 9, 21, 22, 25, 28, 29, 30).Considerare la XXIV orazione un'antologia di improperi eillogico: essa presenta ben piu di un'analogia con altre orazionie nel formulario e nel tono, le parole dell'invalido risuonanotalvolta aspre, sgraziate mai; infine, per dirla con W. Mot­smmann (Die Charaktere bei Lysias, München, 1905, p. 48)" ...was hat denn der Krüppel im Grunde auch anderes zu tun'als sich gegen den Widersacher zu verteidigen?". E suscitare

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opy~ contro un obtrectator eutile anche ad ottenere simpatiaper se stessi.

L'atteggiamento dell'invalido econforme a quello di unaclasse: quando il convenuto filosofeggia 10 fa secondo i det­tami della filosofia degli uomini di una determinata condi­zione; egli appartiene prima di tutto agli EXOVlE~ "Cl OU01:UX'YJ11CX(§ 10), ai 1tEVOI1EVOt 'ltcxt Alcxv &1t0PW~ OtCX'ltE1IlEVOt (§ 16). Le sueosservazioni, improntate a buon senso spicciolo, dovevanorisuonare familiari, ovvie: che cosa epiu logico dell'afl"ermareehe alle infermid de! corpo si rimedia colle qualid. delI'animo,ehe i colpiti da sventura cereano di accomodarsi nel modomeno doloroso alla loro situazione, ehe i poveri e i deboli siastengono dall' ÖßpH~EtV, de! riehiamarsi alla sorte ehe pu6 esserecomune a tutti, del ehiedere e al tempo stesso presupporre lacompassione? L'ethos della gente disgraziata e. rappresentatoin atto con molta finezza; l'invalido si regola appunto comeci si aspetterebbe da uno neUe sue condizioni. Entro l'ambitodeUa categoria il personaggio ha per altro qualid. proprie, saga­cia, originalid, senso di umorismo, tendenza al confidenziale,ed esse gli conferiscono uno stile tra i 11.EVOl1EVOt 'ltcxt AlcxV&1t6pw~ otCX'ltElI1EVOt, 10 distinguono anehe da eventuali altri tipide! suo genere 3

). L'inquadramento dell'avversario invece manea;egli resta nell'ombra della sua cattiveria: ed e difficile accet­tare cosl semplicemente l'idea di una categoria di 1tov'YJpd anehc.se la morale della favola parrebbe autorizzare l'illazione: OU1:o<;OE 1:00 AOt'ltOO I1cx{)·~OE1:CXt... 1:WV 0110LWV cx?m"fl 1tEptyLyVEO{)·CXt.

L'attenzione dei giudici e tenuta sempre sveglia: essi sonoposti in causa in modo persuasivo, eome a § 14 dove sono an­noverati tra gli EU eppOVOOnE(; 0 in modo brusco e semiserio, comea § 20 dove entrano in ballo le abitudini degli ateniesi; all'ini­zio e alla fine la loro pieta esollecitata con discrezione (§ 8,23),l'adulazione delle 10ro doti fa capolino abilmente a § 7 dovesono definiti misericordiosissimi, a § 27 dove eimplicito il ri­conoseimento del 10ro amore alla giustizia. La captatio bene­volentiae, la serie dei paradossi, l'ossequio per le funzioni di uncollegio giudicante e al tempo stesso l'abolizione delle distanzesono mezzi adatti a vincolare gli uditori alla causa, a: stabilire

3) Nella galleria delle classificazioni condotte da W. L. Devries, Etho­poiia. A rhetorical study of the types of character in the orations ofLysias (Baltimore, 1892) p. 34-42 l'invalido ecollocato come "clever man"accanto all'accusatore dell'orazione X, all'accusatore dell'orazione XXX eJe diHerenze sono rilevate.

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una corrente di simpatia, in ultima analisi, ad avere voto fa­vorevole.

Disposta secondo la divisione invalsa dopo Antifonte, proe­mio, confutazione che sostituisce una narratio qui evidente­mente fuori luogo,epilogo,laXXIV orazioneha una linea avver­tibile. L'accusa e riassunta sommariamente a § 4 con un cennoalle prove addotte; da § 6 si susseguono le repliche nell'ordine:ricchezza, idoneid. fisica, brutto carattere. Certo e un'allegramescolanza, che l'invalido adduce a testimonianza di poverdl'andare a cavallo, imputatogli come prova di idoneidt fisica;l'apparenza di logica pero esiste e la distinzione in tre momentiprecisi dell'accusa, colla chiara esposizione delle ragioni in pro'dell'imputato, permette di raggiungere 10 scopo voluto; la li­bera architettura ha tutto l'aspetto dell'ordine matematico.

Ingegnoso e l'uso della meccanica scolastica. A § 7 e a § 22appare I'amplificazione quae per locum communem instigatio­nis auditorum causa sumitur, per dirla colla Rhet. ad Herenn.11, 30, 47: la sorte dell'imputato e la sorte di tutta una classee tale aspetto non deve essere dimenticato. A § 16 l'invalidofa una curiosa distinzione tra chi puo permettersi i1 lusso diattaccar briga e chi no: il criterio e da manuale, se in Antifontem, y, 2 leggiarno: Ma-&'YJ'tE o·~ 'ltpw'tov tJ.EV Iht ap~at xai 'ltapot­VElv 'toue; VEI1l't~pOUe; 'tWV 'ltPEOßU't~PI1lV Elx6'tEp6v EO'tt' 'toue; tJ.EV yap1j 'tE tJ.EyaAoeppoo6v'YJ 'tou y~voue; 1j 'tE 6:xtJ.1) 't'1)<; PWp.'YJ<; 1j 'tE&'ltEtpta 't'1)<; p.~-&'YJe; E'ltlztpEl 'tlji {l'Up.lji XCl.pt~Eo{l·ca, 'toue; OE 1j 'tEEP.'ltElpta 'tWV 'ltapotVoup.~VI1lV 1j 'tE &o-&~ VEla 'tou y~pl1le; 1j 'tE OUVCZ­tJ.l<; 'tWV V~I1lV epoßOUOCZ Ol1lepPOVt~El 4). n § 20 e la risposta con­sigliata contro la constatazione simile simili gaudet: l'invalidosi fa scudo delle abitudini degli ateniesi tutti contro l'accusadi riunire nella propria bottega gaudenti e scialacquatori. Ora[Ar.] Rhet. ad Alex.39, 10 ssg. Sp.-H. porta: av OE 6p.oAoyElv&vayxa~~), 'tole; 'tWV 'ltOAAWV 1j-&Emv aepotJ.otou 'tae; Gau'wu 'ltpa~El\;

O'tl p.aAlo'ta A~YI1lV, we; 01 'ltAElo'tot -Y) 01 'ltav'tE\; 'tou'to xat 'ta'tOlau'ta 'ltpch'toumv ou'tI1le;, we; OOt 'tuyxavEl 1tE'ltOl'YJP.~VOV.· L'irn­piego sottile dei mezzi offerti dalla precettistica e visibile davari particolari. A § 10 si incontra l'espressione ordinaria concui e rimproverata la rnancanza di pudore nei riguardi. degliuomini, di timore verso gli dei (cfr. Lys. XXXII, 13, 17; e anche[Dem.] XLIX, 67): -&EOUe; e sostituito dal piu pungente 'tuX'YJ.Sulla 'tuX'YJ l'invalido ritorna a § 23 per chiedere cornprensione,

4) efr. anche Antiph. In, a, 2; Aristoph. Pluto, 546; Plato. Euth.273 a; Ar. Rhet. II 1378 b28, II. 1390 b 32 e Lys. Fr. eXIX. 4. .

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eon molta naturalezza: il riehiamo sulla sorte a tutti eomunee eosi enunziato da Aristotele, Rhet.lI, 1386 a 27: OAWli; rapxaL EY'tau&a OEl ),aßElv O'tl, aoa Eep'ao'twv epoßoOY'tal, 'tau'ta E1t'äUwv ytrvop.Eva EAEOUOlV. A § 13 e 22 e utilizzato un toposmoito diffuso, i piu sono eontrapposti all'uno (Cfr. Lys. XXX,32; XXXI, 31 e al1che vrr, 33); a § 13 il topos e eanzonatorio:

. il eonvenuto si meraviglia ehe l'avversario eerehi di persuaderei giudiei ehe sono tanti mentre lui e uno solo, a § 22 il topose sentimentale: quello ehe i giudiei hanno eoneesso una volta,tutti insieme, l'avversario, uno solo, non persuada a toglierlo!

L'ironia informa di se l'orazione, ne costituisce il ritmo.Le battute sono vivaei: I'idea dello scambio dei beni con l'iper­bole oExaxtli; av Hot'to XOPlJriJoat, il paragone tra l'andare a ca­vallo e il servirsi di due bastoni, il richiamo all'eventuale no­mina dell'invalido ad areonte e all'eventuale patente di invali­dita da conferire all'avversario, conl'acuta eontrapposizione'tl\lali; .•• 1tcXv'tali; non avranno strappato un sorriso agli uditori?Frizzo ed arguzia si accompagnano felicemente: la difesa co­mincia a § 6 Ef.LOL rap 6 I-LEV 1ta'tYJp xa'tÜt1t€V aHa maniera dei AOrOlE1tl'tpo1tlxoE e la frase si eonclude con l'inaspettato OUOEV: la men­zione della mancanza momentanea di figli si colorisee del mali­zioso "veeehio e debole"; genialmente beffarda e la boutadesull'avversario ehe contesta la disgrazia dell'invalido come sesi trattasse di una figlia erede, di specioso semplieismo la bou­tade sui eostumi degli ateniesi, giudici inclusi. Proemio, eonfuta­zione, epilogo sono legati da questo vincolo potente, l'ironia:si pensi nel proemio (§ 1) a cp&6vou dopo E1tCtLVOU, si ehe il eon­trapposto di lode diventi non il biasimo, bensi l'invidia 5), allavigorosa punzeeehiatura dell'avversario a proposito deI suomodo di vivere (§ 3), nell'epilogo patetico all'assicurazione dinon avere parteggiato per i Trenta (§ 25), alla eonsiderazioneehe si tratta in fondo della causa di un obolo (§ 26). E' unasapiente fusione di motivi, una mescolanza brillante di serioe di faceto: impostata con arte raffinatissima l'orazione man­tiene sempre la sua armonia, non si avvertono stridori 0 in­conseguenze, l'humour non diventa goffaggine. Leggendo ildiseorso dell'invalido vien fatto di ripensare alle parole di De­metrio TI. ~PI.L. 128: cO rAexepUpOli; AOr0li; XexptEv'ttOI.LOli; xal !Aapoli;AOr0li; EO'tL. 'twv OE xapE'twv a! I-LEV Elcrt I.LEE~oVEli; xexl OEI-LVO'tEpext,

5) Sostituzioni e contrapposizioni curiose rientrano neUe regole delgiuoco: Antiph. V, 5 mette in relazione CX1tEtplor. ed cX~txlor., I isia stesso(Fr. XCV) adopera un 'tE'tpll<:P"lx5Vor.t dove e prevedibile un 'tE'tPIl1t"lxtvor.t.

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(X1 'tOOV 1tOt'YJ'tOOV, 0:1 OE Eu'te),.€l~ p.ano'J 'Xo:t xwp.t'Xw't€po:t, O1tW\!­p.(XatV EOtxulo:t, OtOV 0:1 'APlcr'tO'tEAOU~ xapt't€~ 'Y.'Xl ~wq>povo~ 'Y.OCl

Aucrlou.Percio stupisce l'idea di I. Bruns (Das literarische Porträt

der Griechen im V und IV Jahrhundert vor Christi Geburt,Berlin, 1896, p.463) che la frase d'attacco della XXIV ora­zione sia un prestito daUa frase d'attacco deUa XVI. NeUedocimasie 1a vita del convenuto si stende come una tabulapicta, le aperture tendono pertanto ad assomigliarsi; nulla distrano se si avverte un'aria di famiglia! Ma l'invalido prota­gonista della XXIV forza i tempi, accenna appena al graziedovuto e muove subito alla denigrazione dell'avversario: Man­titeo, protagonista della XVI si esprime con calma, tornisccil suo grazie e passa al resoconto con piglio aristocratico; com'~

possibi1e un raffronto tra l'insofferenza del prima personaggioche 10 spinge a buttare1a un'affrettato (Ou) 1tOnOU OEW XaptV ex€tV,wßou),~ , .. e a mettere subito in chiaro chi sia l'accusatore e ilcompiaciuto porgere di Mantiteo, che misura e precisa dignito­samente? Uno spunto manualistico adatto per la sua bizzarriaa colpire i giudici (cfr. anche Isocrate XIX,2) e utilizzato duevolte ed ogni volta conforme al tono generale dell'orazione ineorso, alle earatteristiche di chi paria; e poiche in entrambi ieasi sta bene al suo posto e diffieile stabilire ehe si tratta diimitazione 0 di plagio: publiea materies privati iuris erit ...Piu acutamente di 1. Bruns giudieava C. Hiddemann (De Anti­phontis, Andoeidis, Lysiae, Isocratis, Isaei oratorum iudieia­lium prooemiis, Münster in Westfalen, 1913, p.33) asserendonel paragone tra i due proemi: "magis vero ridiculo modo inor. 24 prooemio aeeusatus adversario plurimum se debere di­eit" .6) Anzi egli si spinge a diehiarare: "hoc igitur in prooemio(seil. XXIV orationis) maiorem ad artem progressum esse ora­torem quam, quae in hae orationis parte inveniri solet, vi­demus" (p. 34).

Il 1inguaggio dell'orazione corrisponde allasua struttura:l'invalido diseorre eome nella eonversazione quotidiana; 10 di­mostrano 10 iato di § 2 o:u'tou oLm q>D-ep ou't€ EX&p~) (e cfr.per uno iato simile Lys. I, 4), di § 6 OE P.Ot OU1tW €lcrlv, di § 7EppWf-LEVep oV'tt eoo't€, l'anaeo1uto di § 6 ~v au'to<;; •.. Epya~0f-Lat,

'tov oto:o€~6f-L€vOV o'au't~v .. " l'insistenza dello iota deieticon

6) Cfr. anche O. Büchler, Die Unterscheidung der redenden Personenbei Lysias. Eine stilistische Untersuchung der Diegesis, Heidelberg, 1936,p.38.

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(§: 1 'tou'tov(, vuv(, § 6 'tou't(, § 11 vuv(, § 22 'tou'tov(), la sempli­eitel dei nessi xcd, Xa,L'tOt, xar. yap, EL rap, variati appena dall'anafora di j.LEV al § 8, di aAAa al § 24, dalle speeifieazioni eheavvengono per mezzo di ou'toe;;, 'tOWU'toe;; ripetuti sino alla noia.Ma 'eerca' di rendere sonora la frase eon mezzi elementari; sivedano § 9 cra<pEcr'ta'ta j.Lovoe;; av&pefmwv, § 13 'twv anavtwv av­&pefmwv, i superlativi del § 23, l'insistenza del A(av § 15, 16,21, 25 (ed Eufileto, l'uomo sempliee; non diee della moglie inLys. I, 7, 10 nacrwv l'jv ße:h(cr't'Yj, cjJj.L'Yjv •.. nacrwv crw<ppove:cr'ta­'t'Yjv?). E volentieri parafrasa il parlare alto: aulieo e a § 4 IIe:ptI!ev ouv 'tOlltWV 'tocrau'ta I!0t e:1p~cr{l·w inveee del comune Exava'tae:lp'YjI!Eva per eui cfr. Lys. VII, 9; XXIX, 8; XXX,31, rieer­eato e a{l'ul!ijcrat di § 7, a §9 xa'tacrta&e;(e;; sostituisee l'abitualexatacrtae;; (cfr. § 24 e Lys. XII, 48,78; XXI, 1), a § 10 IIe:pt oe 't1);€IXij<;; E7t7tL",(,ije;; e volutamente nobile e 'tOU'to <ptAocro<pElv eseedall'ordinario, a § 23 e poetieo oe:tAat6'ta'toe;;. L'enfasi ironieasuggerisee akune trasposizioni nell'ordine della frase: eosl a§ 1 sono aeeanto oggettö e soggetto, ugualmente a § 9 doveinoltre tO (J.EY€{)·Oe;; viene dopo il suo eomplemento, a § 13 ilsoggetto EyW ehiude il eölon, a § 19 nov'Yjpoue;; segue inveee di pre­eederlo nonoue;;. Piuttosto forte e a § 5 ouval!EVOLe;; dinanzi adaV{)'pwnote;;, ne si puo pensare eon C. Franeken (Commenta­tiones lysiaeae, Utreeht, 1865, p. 165) ehe si tratti di una glossa:R. Rauehenstein (Ausgewählte Reden des Lysias, Berlin, 1876 7,

p. 276) pone in rilievo giustamente ehe un glossatore avrebbeeOlloeato av{)'pwnote;; prima di ouVaI!EVOLe;;. A sempliee enfasiretoriea e dovuto l'iperbato di § 27 e anehe di § 21.

Un minimo di stilizzazione di fronte al tribunale e di ri­gore: poiche i clienti di Ull logografo si saranno sforzati diparlare in forma letteraria, eioe eon omato retorieo, gli abbcl­limentiche si ineontrano qua e la non devono sorprendere.Se l'allitterazione di § 6 tpE<pWV tp(tOV EtUe;; 'tou't(, puo esserecasuale, l'antitesi di§ 7 7

) crwcra( I!e: oLxa(We;;, anoAEcr'Yj'te: ao(",(,we;;(cfr. Lys. XII, 57; XIX, 54 e piu eomplesso simmetrieamenteXXI, 17), l'omoioteleuto di § 20 'twv we;; Ef1€ e:lcrtoV'twv ..• ncxpa'tole;; &AAO(e;; otatptßoV'twv sono studiati, abbastanza lunga e laserie di parisa di § 16-19: H. Frohberger-Th. Thalheim (Aus­gewählte Reden des Lysias, Leipzig, 18922

, II, p. 183) pone in

7) G. Wörpel, De Lysiae oratione T1tEp 'tou <illuvelt'tou quaestiones(Leipzig, 1891) paria a p. 28 di "manifesturn Gorgiae imitationis docu­mentum ... in antithetis struendis": le rispondenze ehe egli cita sono perolc normali rispondenze dclla lingua greca.

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luce anehe una serie di quattro corrispondenze a § 25, accet­tando la correzione and.&wv di Baeker per Q:no:v'twv di X.

Cercare nell'orazione rispondenza a uno stato di fatto,rigore giuridico significa ignorare in ehe consista l'arte di unavvocato, speciein una causa cosl poco importante, di frontea gente ehe ascoltava le stesse querimonie per molto tempo.Diciamo pure ehe l'invalido evita dientrare nel concreto, ehenon ricaviamo neppure in ehe consistesse la sua infermit<\, ehele repliehe sono apparenti e non reali 8), ehe i sofismi sono fre­quenti ((: meraviglioso il § 21 dove il convenuto sostiene diaver parlato CJ7tEP 'tGlv p.eylci'twv mentre l'avversario si e!imitato asciocehezze): ma gli uditori non saran stati presi dal giuocodelle parole, non saranno stati attratti da questo discorrere perimprovvisazioni ehe sembra la voce della veridt ed ha unaec­cezionale fresehezza? L'orazione e tanto fine ehe persino i cri­tici ehe la definirono una p.eAETYj 9) le riconoscevano dei pregi.Esaminata senza aver troppo a euore ehe cosa si discutesse neitribunali ateniesi, senza valer sottilizzare sull'arte dell'attaccoedella difesa, la XXIV orazione si rivela quelle ehe e: unpiacevole divertissement condotto secondo i piu scaltriti det­tami della tecnica oratoria, in cui Lisia, ehe alla limpidid. del suodiente non avra. eccessivamente creduto, mentre si accinge aelpwvcuso-O'c'.t '>tal x:X'taye),Civ 'tau evav'tlou, eep'oI.; Gel.L'JUve'tal ([AL]Rhet. ad Alex. 84, 18-19 Sp.-H.) si compiace, sullo sfondo deimormorii e dei pettegolezzi di una citd, dell'estro mimeticoehe gli permette di sorridere alle spalle dei giudici e dell'im­putato stesso.

Appendice

In un articolo in Mnemosyne IV, III, 2 (Leyden, 1950,p. 115 ssg.) W. Vollgraff ha riaffrontato alcuni problemi deltesto della XXIV otazione. Per amore di finezza Vollgraffcomplica le cose quando rifiuta l'integrazione &eollofhhal di Froh-

8) Cfr. I'esame dell'orazione di K. Schön, Die Scheinargumellte beiLysias (Paderborn, 1918) p. 94-111.

9) F. A. Boeckh, Die Staatshaushaltung der Athener (BerEn, 1863)vol. I. p. 309; I. Bruns, o. c. p. 463. Contro Boeckh gia Th. Bergk, Kleinephilologische Schriften. II Band (Halle a. S. 1886) p. 582. 583. Cfr. anche Fr.Blass, Die attische Beredsamkeit (Leipzig, 1868) p. 652-655, G. Wörpel, o. c.p.17-19 e W. Motschmann, o. c. p. 47-50. L'idea della /lEA5~'lle stata ripresarecentemente da F. LämmJi, Das attische Prozessverfahren in seiner Wirkungauf die Gerichtsrede (Paderborn, 1938), p. 72. Ma vedi anche W. Voegelin,Die Diabole bei Lysias (Basel, -1943), p. 104, n. 96.

336 Umberto Albini

berger a § 13, la eorrezione 1tPEcrßU'tEPOt~ per hEpOte;; a § 17 .0

dubita dell'espunzione delle parole 'tljV E1t' Euplmtl a § 25 In

base alle clausole ritmiehe della frase: ha pero il merito diaver ripreso la diseussione su punti eontroversi. Su due In

partieolare vale la pena di soffermarsi aneora.Il § 9 e tramandato eosl: xat 1tW~ OU OEtVOV Ecrtt VÜV (-lEv

xat'Yj'YopELV ti>e;; ota 'ltOAA1/v Eu1t0plav ~~ !crou 06vcx(-l!1.t cruvELVat'tOte;; 1tAOUcrttt>'tIX'tOte;;, EI OE WV ~'Yw ).E'Ytt> wXOt 'tt 'YEVO(-lEVOV 'tOtoÜ­'tov Elvat xcxt E'tt 1tOV1jp6-tEpOV; VoUgraff propone la seguenterestituzione: EI OE 'tuXOt 'tt 'YEv6(-lEVOV wv Erw A€.'Ytt> (ep'Ylp 0110AO­YE1V !Xv (-l€ oIov EyW Mytt>>'tOtoü'tOV €Ivat xat h 1tov1jp6't€pov;Ammesso pure 10 spostamento di WV EYw AEytt>, spostamentoeurioso, l'ostaeolo prineipale resta 1toV"flp0't€POV ehe deve essereinteso "in eattive acque". Ora 'ltOv1jpoe;;-rwv'Y)pla frequentissimiin Lisia hanno quasi sempre il senso di "malvagio.malvagid":per eitare orazioni di sicura attribuzione cfr. III, 9,30, 44,45;VII, 1; XII, 5, 75, 78, 84, 86, 94; XIII, 51; XVIII, 11; XIX, 60;XXII, 16,21,22; XXV, 22, 34; xxvm, 13; XXIX, 11; XXXII,21,23. Due sole volte il voeabolo indiea "vile-vild.": XIV, 9 e[Lys.] XX, 14: una sola volta si ineontra a XIV, 35 l'espressioneavverbiale a. 1tov1jpwC;; EX€t 'tWV 1tpcxY(-l,htt>v e una sola völtaFr. CXIX, 5 l'espressione avverbiale 'tOü crwl1a'tOC;; ~o1j 1tO­v~pwe;; otIXX€tI1EVOU per indicare "andar male, essere in eattivostato". Ne gli esempi eitati da Frohberger a sostegno di unvalore "von schlechten Vermögensumständen" sono probanti:Andocide I, 118 'ta OE 1tpaWIX'ta 'ta o!XOt 1tOV~ptt>; €lXE esempreformula avverbiale, Plut. Cie. 18 ... E{)'VOUe;; I1IXAtcr'ta o~ 'tO'tE 1t0­v'Y)pa 1tpanov'toc;; ... e, tra l'altro, troppo tardo. NeUa stessaXXN orazione 1tov'Y)p6e;;-1tov1jpla rieorrono speeificamente perindieare "cattiveria" (cfr. § 2, 19, 20): e giustificabile un coslstravagante abbandono deU'usus scribendi di Lisia? Consa­pevole di questa difficold l'ultimo editore di Lisia L. Gernet­M. Bizos ha preferito seguire la lezione di C. Scheibe xal Ecr'tt'tt 1tOV'Y)PO'tEPOV 10). La congettura e ingegnosa., cosl eome xat'tl 1tOV1jpO'tEpOV, xat 't( E'tt 1tov'Y)p0't€pov: 10 staeeo ehe ne derivae pero troppo forre. La frase viene disartieolata e conehiusacon una battuta insipida: un diseorso piuttosto spiritoso vieneinterrotto solo per taeeiare l'avversario di malvagid! Ma Lisia

10) Lysias. Texte etabli et traduit par L. G. e M. B., Paris, 1945, p. 106,n. 2. "Si l'on pouvait donner au mot 1tOV1JPO'tEpOV le sens de "plus malhcu­reux", le texte du Palatinus serait tres satisfaisant; mais c'est ce qui n'estguece possible".

L'orazione lisiana per l'invalido 337

ha armi stilistische migliori e humour pHI fine di quanto nongli si attribuirebbe contorcendo COSl il periodo.

La soluzione piu semplice mi sembra sia quella di accet­tare la correzione di Kayser &.1topwnpov unicamente alla inte­grazione di Thalheim <OP.OAOyEIy IXY P.E), in modo che la fraseintera suoni: xat 1tii>e; ou OEtyOY EO"tt YUY p.ey xa't'YjyopEIy ilie; Ota1tOAATjV EU1tOptav E~ !crou ouyaf1at cruvEIyat 'tote; 1tAoucrtW'tIX'tOte;,E1 OE WV Eyw Aeyw 'tuXOt 'tt YEyOP.EYOY, <Op.oAoyEIy av P.E> 'tOt­OU'tOY Elyat xat E'tt &.1t0pOl'tEpOY; L'oratore infatti non rifuggedagli accostamenti: § 4 'tij> crwp.a'tt ouyacr{}at xat oux Elyat 'tii>vaouva'twv, § 5 ouvap.at crovEtvat ouvap.eVOte; av{}pW1tOte; aVaAtcrxEtV,dalle ripetizioni di locuzioni 1tEtpäa{}at 1tE({}EtV § 12, 1tEtpä'tat1tEt&EtV § 13, 14, dall'insistenza su vocaboli a breve distanza:il contrapposto piu simile ad EU1tOpta (parola ripresa dal § 5)e <X1topta e il convenuto definisce se stesso a § 16 AtaV &1tOpWe;OtaXEtp.EvOV. Ancora in XXXI, 12 troviamo a1topOe; A"q'tOUpyEtV :nel passo della XXIV il discorso verte su una coregia. Perchenonaccogliere &1tOPW'tEPOV ehe perrnette di mantenere l'uniddel periode e dal punto di vista linguistico non e un hapaxlegomenon?

11 § 14 e trasmesso COSl: &.na yap Olm up.Ele; 'tou't!p'tTjv cxu'tTjv EXE'tE yvwp."/)v, ou&' oU'toe; EU 1tOtii>v. Le congetturesono numerosissime: ben nove ne registra Thalheim nel suoapparato. Vollgraff approva I'eliminazione di EU 1tOtii>v di Kayser,ma trova inutile la sostituzione con eao'tij>. "Kayser ajoutaita la fin eao'tij>. n avait compris ce que l'auteur voulait dire;mais on fera bien de ne rien changer au texte du manuscrit,car avec ou sans ecxu'tij> le sens est exactement le m&me". Evi­denternente la scuola olandese e tradizionalista: quasi collestesse parole C. Francken, o. c., p. 167 approvava I'idea diKayser: "Coniecturis a Scheibio enumeratis addas ou{l.' oU'toe;eau'tij>, Kayser, Philol. XI, p. 161. Ad sententiam recte, opinor.Sed ea non mutatur omisso eau'tq>, quod ex superiori 'tou't!pcogitatione suppletur: "nec sibi ipse consentit et recte herde!".La spiegazione data dal Francken, ehe pero conserva, almenonella traduzione, I' EU 1tOtii>v e oltremodo bizzarra: "Nam sisibi ipse constaret, fatendum esset illi se ipsum esse daudum".Vollgraff confida invece nella chiarezza del passo e si limitaa constatare ehe bisogna leggere : ... OU'tE up.Ete; 'tou't!p 't~v cxu't1)vEXE'tE: yvwp.yJv, OU{}' oU'toe;. Ma l'interpretazione basata sulla con­gettura di Kayser e la peggiore di tutte le interpretazioni: comesi accorda I'espressione "OU&' oU'toe; 'tTjv au'ty)v yvwp.YJv EXEt ecxu'tij>"

Rh.in. Mu•. f. Philol. N. F. VC 22

338 Fr i e·d r i e h Zu e k e r

col seguente (; f.Lev rap wa1tl;p E1ttX):~(,IOU 'tijc;; ouf.L<F0pa;; ou<TYj;;cX.f.L<FtaßYjt~awv ijXl;t? E'un palese controsenso affermare: "ma voinon avete la sua idea, e neppure lui ce l'ha. Infatti viene acontestarmi la disgrazia!! I". I1 passo e indubbiamente difficile:tra le proposte avanzate la meno fastidiosa e ancora di inse­rire (Contius, Reiske, Thalheim) un uf.LIV tra OUtO~ ed EU 1tOtwv:all'armonia deH'insieme si attaglia la contrapposizione ironicaUf.LEi:~ 'tOll'tljl, ou'to~ Up,LV: "voi non avete la sua idea, ne lui lavostra, si capisce!" ne EU 1tOtWV puo lasciare nell'imbarazzo,che e testimoniato abbastanza nel senso di "si capisce, eonragione" 11). AHa battuta ehe mette in ridicolo l'aeeusatore il rape conseguente: "egli non ha la vostra opinione, giustamente!Tant'e vero ehe mi contesta la disgrazia .... ma voi avetepiu· fidueia nei vostri occhi (il ehe e da gente saggia) ehe nellesue chiacehere". E I' EU <FPOVOÜVtE<;; riferito ai giudiei mette inmaggior rilievo la stoltezza dell'accusatore ehe non puo esseresul piano degli EU <FPOVOOV'tE~, dei giudiei stessi dunque.

Bonn Um berto Albini

SIMARISTOS

Aus der Festschrift für Max Pohlenzzum 80. Geburtstag am 30. Juli 1952

Als Träger des Namen~ ~tf.LaPla'tO~ kennen wir einen Gram­matiker unbestimmter Zeit, der als Verfasser von ~uvwvuf.La inmindestens vier Büchern von Athenaeus öfter zitiert wird, undaus Papyrusurkunden des 3. Jh. v. Chr. eine Persönlichkeit derfrühesten Ptolemäerzeit, die uns besonders beschäftigen wird,ferner aus Urkunden von der Wende 2.11. Jh. einen Simaristos,der nach Theban Ostraca 3 (possibly 107 v. Chr.) für 01 zumBedarf des Gymnasion eine Zahlung leistet, und zweimal Ver­tragskontrahenten aus den Jahren 101-95 (P. Oxy. 802, deser.Ryl. 586,28), endlich aus der Kaiserzeit einen Simaristos, S. d.Dioskoros, in Dionysias am äußersten Westrand des Fajjum(P. Lond. III nr. 1170, 370 p. 98 [1. H. 3. Jh.]). Dazu kommtdie vornehme ~tf.LaplatYj, T. d. Euphranor 1), die 179 v. Chr.

11) Poeo eonvineente e il double entendre ehe H. L. Jones (The clas­sieal Journal, VIII, 1913, p. 257) vuol trovare in EU TtOLCÜ'/ per difendere Jalezione manoseritta.

1) P. Cairo dem. 30783+30968 (19. 1. 178 v, Chr.) Athlophoros sym­ryste, T. d. 3wphrnr (s. Herben Thompson, Eponymous priests under the