Padre Nostro Meditato Da Padre Pio

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PADRE NOSTRO Meditazione di Padre Pio

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Pai Nosso meditado por padre Pio

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PADRE NOSTROMeditazione di Padre Pio

1. «Vi darò un cuore nuovo» (Ez. 11,19)Dio promette il dono di un cuore capace di dialogare con Lui e di

corrispondere al suo amore. La preghiera è la linfa vitale del cuore nuovo. «È necessario ricordarsi di Dio più spesso di quanto si respiri». Tutto si svolge nel segreto del cuore, nella cella intima, dove lo sguardo interiore contempla la Presenza divina.

San Francesco amava paragonare il corpo alla cella e l'anima all'eremita che l'abita, così da poter incontrare, lontano da tutti, il Signore quando lo visitava. Il silenzio attorno e dentro di sé è impor-tante per immergersi nell'oceano interiore.

Ecco come Padre Pio guida alla conoscenza di questa operazione divina nell'anima:

«Quando l'anima gode del sommo Bene che più o meno le si mostra ed essa se ne sta raccolta soavemente e profondamente, l'orazione è buona e si chiama quiete... Si tratta di un'operazione tranquilla delle potenze rapite da Dio, che per essere dolcissima, non è meno attiva. Altro è giacere a terra ed altro andare in direttissimo, dove, sebbene pare che si stia fermi, sì dolce è il moto, pure si percorrono lunghe distanze in brevissimo tempo».

Il flusso della grazia divina raggiunge e investe le profondità dell'essere. In questo luogo segreto, che la Bibbia identifica col cuore, Dio suggella la sua alleanza con la creatura umana e la promessa del dono di un cuore nuovo diventa realtà per i meriti del Salvatore e per opera dello Spirito che abita in noi. Significativa e interessante è la descrizione che Padre Pio fa della sua preghiera per sottoporla al vaglio del padre spirituale. Il Signore riversa nel suo spirito doni innumerevoli, lo plasma e lo forgia con il fuoco dell'amore che lo fa gemere, soffrire e gioire: «...Mi sento in un tratto toccarmi da nostro Signore in un modo assai penetrante e soave nel centro dell'anima che, il più delle volte, sono costretto a versare lagrime di dolore per la mia infedeltà e di tenerezza per avere un padre sì buono... Altre volte mi avviene di trovarmi in una grande aridità di spirito... Quando poi piace al celeste sposo delle anime... mi manda in un subito una siffatta devozione di spirito da non poter in modo alcuno resistere».

Padre Pio è consapevole di quello che il Signore opera nella sua anima ed afferma:

«Quello che so dire di questa orazione si è che l'anima sembrami che si perda tutta in Dio, e che essa profitti in tali momenti più di quello che potrebbe fare in molti anni di esercizio con tutti i suoi sforzi».

Padre Pio, mistero a se stesso, luce per gli altri, vive una profonda oscurità per ciò che riguarda il suo cammino spirituale e come un assetato chiede ristoro e conforto alla parola della guida, sentendosi debitore oltre misura verso il Signore: «Oh! non sono io privo di ogni merito personale?... Come fare a sdebitarmi?... Tutto con la preghiera».

Dopo notti insonni trascorse nelle estasi, durante le quali Padre Pio «soffriva, viveva e moriva continuamente», esplode in uno slancio d'amore: «Se potessi volare, vorrei parlare forte, a tutti vorrei gridare con quanta voce terrei in gola: amate Gesù che è degno di amore». La sua preghiera non è per sé, ma per i fratelli d'esilio: «Ho lavorato, voglio lavorare; ho pregato, voglio pregare; ho vegliato, voglio vegliare; ho pianto e voglio piangere sempre per i miei fratelli d'esilio. Lo so e comprendo che è poco, ma questo so fare... ed è il tutto di ciò che io sono capace di fare».

La sua preghiera è soprattutto di intercessione. La sua intimità con Dio gli dà la forza di chiedere e ottenere grazie per tutti coloro che si raccomandano a lui.

«Per i fratelli poi? Ahimè! quante volte per non dire sempre, mi tocca dire a Dio giudice, con Mosè: o perdona a questo popolo o cancellami dal libro della vita».

Questa la grande eredità lasciata ai figli spirituali: vivere «abitualmente» alla presenza di Dio, a volte con la mente, ma soprattutto con il cuore, attenti alle visite dello «sposo» e a percepire la sua presenza nel nostro cuore; imparare a vedere con gli occhi di Gesù, ad accogliere i suoi suggerimenti, a scoprire negli eventi della giornata il suo progetto su di noi. Diventiamo così testimoni di un tessuto quotidiano, in cui Dio si incarna, e portatori di speranza e di pace negli ambienti in cui viviamo.

Padre Pio ci ha insegnato a conoscere «i personaggi celesti», stando insieme a loro, parlando con loro, sentendoli amici e compagni di viaggio. Ci esorta alla confidenza filiale, che permette di rivolgerci

a Dio come padre, che legge nei nostri cuori e provvede ai nostri bisogni.

Possiamo esclamare: abbiamo un Padre in cielo! Padre Pio, umile figlio di san Francesco, insiste su questa meravigliosa realtà: non siamo schiavi né orfani; siamo figli di un Padre che ci ama.

2.Maestro insegnaci a pregare (Lc 11,1)

«Dammi da bere!». E l'invito di Gesù alla samaritana, è l'invito rivolto ad ognuno di noi. Mendicante d'amore Gesù prende l'iniziativa. Ma siamo noi, Signore che abbiamo sete di Te. Ecco la risposta. Da questo incontro sgorga la preghiera. Lo Spirito Santo è «l'acqua viva», che nel cuore dell'orante zampilla per la vita eterna. È Lui che ci insegna ad attingerla alla stessa sorgente: Cristo. La preghiera è la via regale per arrivare alla sorgente d'acqua viva. È contemplando e ascoltando Gesù che i figli apprendono a pregare il Padre. La sua preghiera sgorga dal suo cuore di Figlio. È questa la novità: la preghiera umile, confidente, filiale. Gesù è sempre in comunione e in dialogo col Padre. I discepoli lo vedono spesso ritirarsi in solitudine e dedicare alla preghiera le ore della notte, dopo un'intensa giornata trascorsa con le folle a parlare del Regno. Uno di loro chiede: «Signore, insegnaci a pregare». Gesù risponde, insegnando la preghiera per eccellenza: il Padre nostro.

«Solo Gesù poteva superare la soglia della Santità divina: è Lui, che avendo compiuto la purificazione dei peccati ci introduce davanti al volto del Padre». Con le parabole dell'amico importuno (Lc 11, 5-13) e della vedova (Lc 18, 1-8), Gesù insegna ad avere pazienza e confidare nell'aiuto di Dio; con quella del fariseo e del pubblicano mette in rilievo come sia importante l'umiltà del cuore nel rivolgersi al Padre.

«…Il mezzo per costringere Iddio a venire in nostro aiuto, si è l'umiltà dello spirito, la contrizione del cuore, la preghiera confidente... La potenza di Dio, è vero, di tutto trionfa; ma l'umile e dolente preghiera trionfa di Dio stesso, ne arresta il braccio, ne spegne il fulmine, lo disarma, lo vince, lo placa e se lo rende... amico ».

Ancora Gesù esorta a non moltiplicare le parole e a pregare il Padre nel segreto (Mt 6,6).

«Non ti affannare a fare molte orazioni vocali». «...Ti metterai alla sua presenza... per rendere a Dio onore e ossequio che gli dobbiamo, e ciò può farsi senza che egli parli a noi né noi a lui, perché quest'obbligo si adempie, riconoscendo che egli è il nostro Dio e noi sue vili creature...». Questa essenzialità nella preghiera è stata una prerogativa dei Padri del deserto che consigliavano di ripetere una sola parola. Quale parola più bella che il nome di Gesù? Dirà San Bernardo: «Il nome di Gesù non è soltanto una luce, ma è un nutrimento spirituale». Anche il nome di Maria, nel suo ruolo di in-tercessione, è invocato con il nome di Gesù.

È un messaggio d'amore e di semplicità. Quante notti si udiva Padre Pio sussurrare con amore nella sua cella: «Gesù, Maria... Gesù, Maria…».

Parole che scandivano quel tempo di offerta, di passione, di comunione in sintonia con i palpiti del suo cuore fatto uno con quello dell'amato.

Gesù ci invita a confidare e a ringraziare il Padre prima di ricevere i suoi doni, come lui aveva fatto dinanzi alla tomba dell'amico Lazzaro, perchè gli altri potessero vedere e glorificare in questo il Padre suo. Ci insegna questa certezza filiale: «Tutto quello che domanderete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto».

«...L'umiltà, la contrizione, la preghiera fanno scomparire questa distanza che passa tra l'uomo e Dio e fanno sì che Dio discende insino all'uomo e che l'uomo s'innalzi insino a Dio, sicché si finisce con l'intendersi, coll'amarsi, col possedersi. È questo il grande segreto insegnatoci da Gesù colle parole e col fatto».

La preghiera di fede non consiste nel dire «Signore, Signore, ma nel fare la volontà del Padre» e durante l'orazione del cuore siamo uniti alla volontà del Padre che ci trasforma e ci plasma secondo il suo disegno divino. Dirà santa Chiara: «Colloca i tuoi occhi davanti allo specchio dell'eternità, colloca la tua anima nello splendore della gloria, colloca il tuo cuore in Colui che è fgura della divina sostanza e trasformati interamente, per mezzo della contemplazione, nella

immagine della divinità di Lui». È bene ricordare: ciò che si riceve nell'orazione non ci appartiene, è un dono del Signore.

«Il sacro dono dell'orazione... sta posto nella mano destra del Salvatore, ed a misura che tu sarai vuota di te stessa, cioé dell'amore del tuo corpo e della tua propria volontà, e che ti andrai ben radicando nella santa umiltà, il Signore lo andrà comunicando al tuo cuore».

Padre Pio è un dono di Dio all'umanità. «Sull'inginocchiatoio o sull altare, nella Chiesa o nella cella, trascinandosi per un corridoio o per i viali dell'orto cappuccino, con la corona fra le mani, il suo mondo è Dio. da contemplare, da lodare, da implorare, da propiziare». Ringraziando il Signore per Padre Pio, esempio e testimonianza di «un uomo fatto preghiera», come il Celano ebbe a dire di san Francesco, impariamo ad usare questa arma potente: la preghiera, che il Signore ci ha donato per combattere la nostra battaglia e correre così «verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Cesù».

3.Pregate sempre

Il Battesimo ridona la pienezza della vita spirituale. La grazia santificante ci rende figli di Dio e ci consegna la veste nuziale per essere ammessi al convito eterno.

Durante la vita terrena in virtù della fede camminiamo verso la salvezza nella luce della Verità. Essa ci rende consapevoli del fine della nostra esistenza: creati per conoscere, amare e servire Dio.

La conoscenza di Dio fa risalire alla sua paternità, fa scoprire la sua misericordia e i segni del suo amore sempre presenti nella storia dell'umanità e nella vita di ognuno. Tutto questo è dono della grazia divina che aiuta a superare i limiti della ragione e, per quanto è possibile alla mente umana, consente di penetrare i misteri della fede che professiamo.

Dio Padre è Amore che appaga la sete di conoscenza dell'intelletto, è godimento per l'anima, è pace per il cuore.

Dio Amore, conosciuto e goduto è "il tesoro" "la perla preziosa" che riempie la vita di felicità, è la vera sapienza donata ai piccoli del Vangelo ossia agli umili e ai semplici.

L'incontro con Dio guarisce dalla cecità e il mondo appare in una luce nuova.

La conversione diventa necessità, ardente desiderio, passione, servizio, perché tutti conoscano la Verità e trionfi l'Amore misericordioso di Dio.

Padre Pio raccomanda «Pregate molto, figli miei, pregate sempre, senza mai stancarvi». «La preghiera è la migliore arma che abbiamo, è una chiave che apre il cuore di Dio». «Nei libri si cerca Dio, nella preghiera si trova».

Troviamo Gesù, Dio incarnato, morto e risorto per la nostra salvezza, Dio con noi e per noi nell'Eucaristia.

Lo Spirito Santo ci insegna che la preghiera è tanto più gradita ed esaudita quanto più è universale, dilatata ad abbracciare le necessità di tutta l'umanità e a presentarle a Dio con fiducia.

Padre Pio, degno figlio di Francesco d'Assisi, 1'Alter Christus, si sente «divorato dall'amore di Dio e dall'amore del prossimo». Umile frate, fatto preghiera» è stato in tutto conforme a Gesù: obbediente alla volontà del Padre,vittima d'amore per i fratelli, ha fatto sua la preghiera sacerdotale di Gesù: «Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato... erano tuoi e li hai dati a me... Io prego per loro... e per quelli che per la loro parola crederanno in me ... (affinché) siano santificati nell'unità... come noi... Padre, voglio che siano con me dove sono io», «nel tuo regno».

Padre Pio era un uomo di preghiera e di sofferenza. Padre Benedetto gli conferma «Se con Gesù ti sei offerto vittima per i peccati del mondo quale altro destino ti puoi aspettare se non quello che ebbe Gesù? Ma dopo il Calvario, viene il «Tàbor». E Padre Pio risponde: «(Durante questo avvenimento) ebbi tempo di offrirmi tutto intero al Signore per lo stesso fine che aveva il Santo Padre nel raccomandare alla Chiesa intera l'offerta delle preghiere e dei saffici».

Dal cuore generoso di Padre Pio sono nati i Gruppi di Preghiera: «quel fiume di persone che pregano e che, nel suo esempio e nella speranza del suo aiuto spirituale, si dedicano alla vita cristiana e danno testimonianza di comunione nella preghiera e nella carità».

La preghiera di Padre Pio culminava nella celebrazione della santa Messa, «un autentico spettacolo di soprannaturale».

Egli è stato maestro di preghiera nella sua multiforme espressione: meditazione della Parola di Dio, vita sacramentale ed eucaristica, testimonianza, apostolato. Tutti conoscono l'arma delle vittorie di Padre Pio: l'amore alla Madonna e la recita del Rosario: «Questa preghiera è la sintesi della nostra fede, il sostegno della nostra speranza, l'esplosione della nostra carità». «La sua preghiera era incessante, l'unione intima col Signore abituale».

«Erano preghiere, quelle occhiate d'amore a immagini di Cesù o della Madonna. Erano preghiere, le giaculatorie, i sospiri accesi, i gemiti d'amore che rompevano i suoi silenzi del giorno e della notte».

Vorrei trovarmi «in mezzo a tutte le genti per proclamare ad alta voce chi sia questo gran Dio delle misericordie».

Pregava per lodare, ringraziare, intercedere: non solo per chi a lui si raccomandava ma spesso «per chi mai ebbi intenzione di pregare - scrive - e alle volte in pro di chi mai conobbi, né vidi, né udii e né mai mi si raccomandò nemmeno a mezzo di altri. E presto o tardi il Signore esaudisce sempre queste preghiere».

Gesù chiede collaborazione alle anime buone. Ricorre a Padre Pio quando vuole, come vuole, per chi vuole. La sua «missione grandissima» è stata e resta quella di portare gli uomini a rialzarsi dalle cadute, a sollevare lo sguardo al cielo e incontrare Dio «Padre nostro».

4.Padre nostro che sei nei cieli

Creato per amore a immagine di Dio e da Lui chiamato a conoscerlo e ad amarlo, l'uomo sente nel suo cuore un'arcana inquietudine, un desiderio d'infinito e di felicità, che lo spinge a ricercarne la fonte. «Dove sei?» si chiede, guardando attorno e, sopratutto in alto, verso il cielo. Non c'è spettacolo più suggestivo. Quel brillìo di luci, provenienti da sconfinati spazi e che invano il suo occhio tenta di penetrare, lo incanta e lo predispone alla contem-plazione. Egli vede Dio, riflesso in tanta bellezza, splendore, immensità, ordine, perfezione. Lo ammira come Creatore Onnipotente e Sapientissimo, ma lo percepisce lontano, al di là del firmamento. Si sente, al suo confronto, più piccolo di una goccia d'acqua immersa in

un oceano, di un atomo disperso nel cosmo. «Se guardo il cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'Uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?».

Potrebbe smarrirsi a tal pensiero se non gli venisse la risposta dal Vangelo di Gesù.

«Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!».

Gesù manifesta tutta la bontà e la sollecitudine di Dio per ogni creatura e in particolare per l'uomo chiamato all'esistenza perché desiderato, vegliato perché amato, prezioso perché redento e destinato alla gloria dei cieli.

«Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi». «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in Lui, non muoia, ma abbia la vita eterna». «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare». Ecco la missione di Gesù: « Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» per essere la più diretta e completa rivelazione di Dio all'uomo che lo cerca, 1' «immagine dell'invisibile Dio». Con le sue parole e con le sue opere salvifiche, Gesù ci ha fatto conoscere Dio in spirito e verità.

«Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». Gesù, per primo, ha chiamato Dio con il nome di «Padre». Lo poté in quanto «Unigenito Figlio di Dio», il solo «generato e non creato» fra tutti gli esseri visibili ed invisibili. Ma egli «non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio» e «a quanti lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio» unendoli a sé «in un solo Spirito per formare un solo corpo» mediante la grazia sacramentale che li rende partecipi della sua stessa vita. «Rimanete in me e io in voi... Io sono la vite, vai i tralci».

Solo in quanto uniti a Cristo, possiamo anche noi chiamare Dio «Padre». «Voi dunque pregate così: «Padre Nostro che sei nei cieli».

Gesù non solo ci suggerisce le parole più adatte, ma soprattutto c'insegna l'atteggiamento interiore: l'abbandono fiducioso con cui i piccoli, bisognosi di tenerezza e di protezione, cercano le braccia del proprio genitore e si stringono al suo cuore. Commenta sant'Agostino: «Padre Nostro: questo nome suscita in noi contemporaneamente l’amore, il fervore nella preghiera... e anche la speranza di ottenere ciò che stiamo per chiedere... che cosa infatti può Dio negare alla preghiera dei suoi figli, dal momento che ha loro concesso, prima di tutto, di essere suoi figli?».

Nella preghiera la distanza tra cielo e terra si annulla e Dio diventa vicinissimo all'uomo, anzi si fa presente nel suo cuore. «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».

Esorta Padre Pio: «Se puoi parlare al Signore, parlagli, lodalo... rimarrai consolata quando egli ti prenderà per mano, parlerà con te, farà cento passeggiate in tua compagnia per i viali del suo giardino di orazione... ».

Di tali consolazioni spirituali, Padre Pio, era altamente esperto. Lo si può constatare leggendo le lettere, da lui indirizzate ai suoi direttori spirituali, nelle quali, anche se con la riluttanza dell'umiltà, manifesta le elevazioni interiori e le esperienze mistiche. Chiamato da Dio all'immolazione di se stesso in unione con il Cristo, ha posto alla base della sua vita cristiana e sacerdotale la preghiera. Questa ha indicato come mezzo indispensabile per la dilatazione del Regno dei cieli nelle anime, quando ha fondato i suoi Gruppi di Preghiera. A essi il santo Padre, Giovanni Paolo II, nell'udienza concessa il 29 settembre 1990, nel quarantesimo loro anniversario, ha detto fra l'altro: «Siate, pertanto, tutti voi ovunque vi trovate, silenziosi adoratori del mistero divino ed apostoli della sua misericordia. Seguite l'esempio di Padre Pio; imitate la sua costante ricerca di intimità con il Signore, poichè questo, è l’unico segreto della vita spirituale».

La preghiera fiduciosa dona le ali alla speranza di rendere la terra «dimora di Dio con gli uomini».

5.Sia santificato il tuo nome

A Mosé che domandò a Dio il suo nome, Dio rispose: «Io sono Colui che sono... Questo è il mio nome per sempre... ». Gesù ci ha insegnato a chiamare Dio col nome di Padre. Egli rivela la stupenda storia d'amore che unisce il Creatore alle sue creature, il disegno sull'uomo, nascosto nella creazione fin dall'origine del mondo. Annuncia che «Dio è amore». Per amore ha dato vita alla creazione e ha voluto l'uomo a sua immagine e somiglianza. Per amore ha inviato il Figlio suo unigenito nel mondo, perché ci liberasse dal potere del peccato e della morte, «noi avessimo la vita per lui», diventassimo suoi figli nel Figlio suo.

Nell'acqua del Battesimo siamo stati «lavati... santificati... giustificalt nel Nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio».

Lungo tutta la nostra vita il Padre nostro ci chiama «alla santificazione». «Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo» è il suo invito. La santità di Dio risplende luminosa nella creazione, segno della sua bontà.

Per esprimere questa luminosità la Bibbia parla di gloria di Dio. Il profeta Isaia è abbagliato dallo splendore della gloria che sente proclamare dai Serafini. «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria».

Gli apostoli hanno visto sul Tabor rifulgere la gloria di Dio sul volto di Cristo. Essa è esplosa in maniera sconcertante nella risurrezione. La santità di Dio non è raggiante solo per il profeta o per coloro che sono chiamati a scoprirla in circostanze eccezionali. Dio si rivela al cuore di ogni uomo.

«Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre che è nei cieli» ha detto Gesù.

La luce che si è irradiata da Padre Pio ha attirato e continua ad attirare schiere innumerevoli di anime sulla montagna del Gargano.

La vita di Padre Pio glorifica Dio, ne testimonia l'amore, ne esalta il Nome.

«Sento vivissimo il desiderio... di trascorrere tutti gli istanti della mia vita nell'amore del Signore» scrive in una lettera a padre Benedetto. Padre Pio ha accettato tutto, sempre e con gioia,

benedicendo Dio anche nelle tribolazioni e ha esortato i suoi figli spirituali a fare ugualmente. «Sia... (Dio) sempre benedetto in tutte le nostre miserie e in tutti i nostri dolori», «nelle umiliazioni e nei disprezzi dei quali siamo fatti segno», soleva dire.

Ha fatto conoscere il Signore e la sua misericordia, ha inciso il suo Nome in modo indelebile nel cuore di migliaia di uomini. Ha dischiuso per molti peccatori il cammino di grazia, li ha introdotti in un rapporto di comunione profonda con Dio attraverso la preghiera, la Confessione, l'Eucaristia.

Chiuso nel confessionale da mattina a sera anche per quindici ore al giorno, per cinquant'anni, ha illuminato coscienze smarrite, confuse, ha sradicato peccati.

Quanti uomini hanno cessato di offendere il Padre celeste con oltraggi, bestemmie, indifferenza, malvagità, grazie alla sua sofferenza e alla sua incessante preghiera!

«Il tempo speso per la gloria di Dio... - diceva - non è mai malamente speso... il tempo più bene speso è quello che si spende nel procurare la salute e la santificazione altrui».

Nella stessa fede piena di stupore, con cui san Francesco, abbracciando il creato, cantava « Iaudato sì, mi' Signore cum tutte le tue creature», Padre Pio innalza la sua lode «Lodino Dio ad una voce tutte le creature, e le lodi siano eterne, come eterno è lui medesimo... per nostro mezzo sia grandemente 1odato e benedetto il suo santo nome».

Dobbiamo essere santi in virtù del Battesimo che ci rende veramente figli di Dio e dell'Eucaristia che ci assimila a Dio che è santo.

Facciamo nostro l'augurio che Padre Pio rivolgeva ad una sua figlia spirituale, meditando su "Sia santificato il tuo nome: «... il palazzo del tuo cuore sia Gesù. Voglia egli eternamente abitarvi».

Gesù ci insegni a rendere gloria al Padre nella nostra vita, a manifestare al mondo la luce del suo misericordioso e paterno amore.

6.Venga il tuo regno

La lotta tra il bene e il male segna la storia sin dal momento in cui l'uomo ha disobbedito a Dio. Dio ci ha lasciati liberi e ha permesso che in mezzo al buon grano crescesse anche la zizzania fino alla fine del mondo quando gli angeli la mieteranno per bruciarla nel fuoco. La nostra vita è esposta continuamente alle insidie del nemico di Dio e dell'umanità. Gesù è stato mandato dal Padre per inaugurare il suo regno «di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace». «Il regno di Dio è in mezzo a voi» afferma Gesù; ed è Lui il regno.

Se Dio regna attualmente in terra e vi ha sempre regnato, perché dunque c'invita a pregare chiedendo «venga il tuo regno»? «Venga», come precisa Sant'Agostino, racchiude la richiesta che il regno di Dio sia manifestato agli uomini e che questi si lascino toccare e illuminare dal suo Spirito. Ogni uomo è il campo dove Dio getta il seme della sua parola perché germogli e cresca. «Quelli che ascoltano con fede la parola del Signore, hanno già accolto il regno». Non sempre però la semente trova un terreno pronto ad accoglierlo. Ci sono sassi e spine che soffocano ogni nostro buon proposito, distolgono dal bene e ci rendono fiacchi e incostanti. Ma Dio attende pazientemente che noi lo invochiamo con fiducia e umiltà: «vieni e regna in me, tu solo». Ed Egli accorre, abbraccia e instaura il suo regno d'amore in noi.

Spesso Padre Pio augura ai suoi figli spirituali che Dio diventi il loro Re: «Gesù regni sempre sovrano sul tuo cuore e ti renda sempre a sé più caro!» e ancora: «Gesù regni sempre sovrano in cima a tutte le tue aspirazioni e nel centro del cuore».

«Venga il tuo regno»: è l'invocazione che scaturisce dal desiderio di essere tutto di Dio. È la preghiera che esprime l'anelito dell'anima alla pace, alla gioia, alla serenità. È la richiesta del cristiano pronto a vendere tutto per acquistare il tesoro più prezioso. Padre Pio ha unito a questa invocazione, un vivo impegno per l'affermazione del regno di Dio. Ai suoi piedi tanti peccatori induriti si sono rialzati, fatti nuovi dalla grazia di Cristo; dinanzi a lui gli atei hanno riacquistato la luce della fede; tramite lui innumerevoli conversioni sono andate ad accrescere il regno di Dio. Famosa è quella di Federico Abresch, passato dal protestantesimo al cattolicesimo solo per convenienza sociale. Questi attratto dalle cose misteriose, praticava lo spiritismo e

la magia, pur continuando ad accostarsi ai sacramenti per accontentare la moglie. Nel novembre del 1928 andò per la prima volta da Padre Pio. Di questo incontro egli racconta: «Il Padre, con espressioni di grande dolore, mi diceva: ‘Eresia... lei ha sciolto un inno a satana, mentre Gesù, nel suo sviscerato amore, si è rotto il collo per lei’: Mi diede poi la penitenza e mi assolse, e questa assoluzione, che era un soffocamento, produsse poi in me una tale felicità, ed un senso di leggerezza, che, tornando al paese, mi comportai come un fanciullo brioso».

Significativa è anche la conversione del massone Ferruccio Caponetti, che così scrive all'amico Alberto Del Fante: «Il Signore ha vie infinite!.. Salii l'aspro sentiero del monte garganico, trovai il Maestro, mi accolse con gioia, perché in me vide un cieco, ascoltò sorridente i dubbi del mio pensiero, demolì una per una, tutte le teorie di cui era piena la mia mente, senza che io avessi argomenti da opporre, pose di nuovo a nudo la mia anima e, mostratimi gli eccelsi insegnamenti del Signore, mi riaprì gli occhi dello spirito, vidi la vera luce, mi toccò il cuore, conobbi la vera fede. Ora sento in me veramente la pace dello spirito, ora conosco il vero Dio. Di questo ti sono grato, grazie, ti devo tanto, a Padre Pio debbo tutto».

L'anima che si converte, scopre come è bello vivere e come è giusto ringraziare Dio, unico tesoro. Affinché il Signore venga a regnare in noi, è necessario l'ascolto della sua parola, come lampada che illumina i nostri passi; la frequenza ai sacramenti, quale fonte che irriga l'anima; l'esercizio della carità, come fiamma che riscalda il cuore. Ogni passo che facciamo nella verità, nella grazia, nell'amore è una conquista del regno. Fin da questa vita terrena, possiamo godere delle gioie del regno dei Cieli, in profonda comunione con Dio. Per questo, alla disobbedienza facile occorre sostituire una totale obbedienza al nostro Re, alla sua legge, alla sua volontà. «Il regno crescerà nella misura in cui ogni uomo imparerà a rivolgersi a Dio nell'intimità della preghiera come a un Padre e si sforzerà di compiere la sua volontà». In questo modo il regno di Dio viene più rapidamente, anche se, talvolta, non lo percepiamo e ci facciamo piegare dalla fatica e dalla sfiducia.

La forza di noi creature sta nel lasciare operare Lui, nostro Creatore e nostro Re. Ciò esige da parte nostra la rinuncia a noi stessi, l'unione generosa ai desideri di Dio, la duttilità a seguire gli impulsi della sua grazia. Siamo figli di Dio, chiamati a collaborare all'attuazione del disegno eterno e ad essere testimoni attivi della venuta del regno.

In proposito, Padre Pio esorta: «Continua ad operare non con altra mira che la gloria di Dio ed il bene delle anime, ed i frutti saranno sempre sovrabbondanti». Anche la sua opera, da minuscolo granello, diventa albero gigante, sicché «gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra».

7.Sia fatta la tua volontà

«”Fiat lux”. E la luce fu». Un fiat ha creato la luce, un fiat ha portato nel mondo il Redentore; un altro fiat ha compiuto la Redenzione: «Padre... non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Il fiat della creazione, il fiat dell'incarnazione, il fiat della redenzione. Ma nel cuore di Gesù, che «sapeva quello che c'è in ogni uomo» vi era la preoccupazione che l'uomo, dopo aver detto di no al Paradiso terrestre, perché aveva voluto essere il padrone di se stesso, potesse rifiutare anche il Regno di Dio che sarebbe venuto dalla Redenzione. Egli ci insegna a dire: «Sia fatta la tua volontà».

Il piano salvifico di Dio, la Sua volontà amorosa, si limitano a invitare alla festa eterna dell'amore. Quando annunciano a Gesù che sua madre, i suoi fratelli e le sue sorelle lo attendono fuori e vogliono parlargli, Egli allarga le braccia e promette ai suoi discepoli, a noi che preghiamo per la realizzazione del piano salvifico, una cosa meravigliosa: se con il vostro cuore, con la vostra volontà e con tutta la vostra condotta direte «sì» alla volontà a-

morosa dell'Abbà, mi sarete cari come sorelle e fratelli, anzi come mia madre.

In bocca a Gesù ricorre sempre la parola intorno alla volontà del Padre, senso e centro della Sua vita: «Il mio cibo - dice - è fare la volontà di colui che mi ha mandato». Questa volontà Egli l'annunzia come la realtà decisiva: «Non chiunque mi dice. Signore Signore,

entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli». Per conoscere con sicurezza la volontà di Dio dobbiamo guardare Gesù, aprire il nostro cuore alla sua parola e insieme a Lui nella gioia o nel dolore implorare il Padre: «sia fatta la tua volontà». L'oggetto della Sua volontà è la salvezza di quelli che Egli ha adottato.

A questi Gesù, attraverso la predicazione, le opere e la sofferenza ha insegnato che la volontà del Padre è avere umiltà, stabilità nella fede, misericordia nelle azioni, disciplina nei costumi, vivere in pace con i fratelli, amare Dio con tutto il cuore, non anteporre niente a Cristo, avere pazienza nella morte perché si sarà coronati.

Pregare dunque che sia fatta la volontà del Padre significa implorare la grazia di obbedire ai divini comandamenti e di servire Dio con santità e giustizia tutti i giorni della nostra vita.

«Questa grazia: non avere altra volontà che quella di Dio, è la sola che possiamo desiderare, ... finché desideriamo qualcos'altro con tenacia... non siamo in contatto da cuore a cuore con Dio; da ciò derivano la maggior parte delle nostre tristezze e paure - continua Raissa Maritain - non voglio stancarmi di domandare a Dio il compimento della sua volontà. Sia fatta la Tua volontà! Con questo avrò tutto il resto, avrò il coraggio, anche la generosilà, anche quell’estasi d'amore per cui non si vive più secondo la propria volontà». E mediante la preghiera che possiamo «discernere la volontà di Dio» ed ottenere la costanza nel compierla.

Padre Pio, maestro nella preghiera, scrive a padre Benedetto: «Ma si faccia sempre di me ed intorno a me in tutto e per tutto la santissima e l'amabilissima volontà di Dio! poiché questo è quello che mi ha retto». E a padre Agostino: «Gesù ci dia la forza di fare sempre la sua volontà!».

In Padre Pio preghiera e vita si saldano tra loro, sono un tutt'uno: un «sì» proclamato e attuato. Così è stata la preghiera della Vergine, la serva umile e dolce del Signore. Così è stata la preghiera di Cristo, sempre e in particolare alla vigilia della sua passione: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Leggendo l'Epistolario la parola "fiat" sembra segnare ogni istante della vita di Padre Pio. È un "sì"di adesione totale, di accettazione della propria croce per rassomigliare a Gesù: «sopportare

la croce ed esclamare con l'uomo dei dolori "fiat voluntas tua"». «Mi sento morire, brucio di arsura, languisco di fame, o padre, ma mi sembra che ormai la fame si vada restringendo alla sola brama di uniformità ai divini voleri, nel modo appunto che Egli vuole» dice a padre Benedetto. «Se uno fa la volontà di Dio, Egli lo ascolta».

Fiumi di persone si raccomandavano a Padre Pio e quante grazie! Ogni membro della Chiesa deve pregare al fine di compiere la volontà del Padre, come l'ha compiuta Gesù Cristo. «Disponiamoci sempre a riconoscere in tutti gli eventi della vita l'ordine sapientissimo della divina provvidenza, adoriamone e disponiamone la nostra volontà a sempre ed in tutto uniformarla a quella di Dio, che così glorificheremo il Padre celeste ed il tutto ci sarà vantaggioso per la vita eterna. Iddio, dopo tanti benefici compartitici senza alcun nostro merito, si contenta di un sì tenuissimo dono, qual'è la nostra volontà. Offriamogliela con il medesimo divin Maestro in quella su blimissima preghiera del Pater noster. ..: « "Sia fatta la volontà tua come in cielo così in terra"».

È questo il cuore di ogni preghiera cristiana a immagine e somiglianza di quella di Cristo; fare della volontà di Dio la legge unica e suprema della nostra vita. È bello al mattino, quando recitiamo il nostro Padre nostro, ripetere: "Signore, sia fatta oggi in me la Tua volontà" e sentirsi in comunione «con tutti i santi "graditi " al Signore per non aver voluto che la sua volontà».

8.Come in cielo così in terra

Vogliamo riflettere in particolare su queste parole «come in cielo così in terra» che completano la richiesta «sia fatta la tua volontà». Viene in mente a proposito un passo del Vangelo in cui Gesù dice: «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Non a caso sia questo che quello del Padre nostro sono inclusi dall'evangelista Matteo nel Discorso della montagna che contiene il primo annuncio del Vangelo. «Ebbene, la preghiera del Padre nostro è al centro di questo annuncio. È in questo contesto che si illumina ogni domanda della preghiera che ci ha lasciato il Signore».

Quando Gesù sale sulla montagna e proclama beati i poveri in spirito e gli afflitti, i miti e gli affamati di giustizia, i misericordiosi e i

puri di cuore, gli operatori di pace e i perseguitati, contro ogni logica solamente terrena o umana, ci invita appunto ad alzare lo sguardo verso il regno dei cieli che è premio promesso, ma si realizza fin da ora qui sulla terra. «Egli (Cristo) ci ordina di desiderare... il cielo e le gioie di lassù; ma anche prima di raggiungerle, ordina di fare di questa terra un cielo, di vivere, di parlare, di agire quaggiù, come se fossimo già in cielo; e anche per questo ci invita a pregare il Signore».

Insegnandoci a pregare: «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra», Gesù indica la via maestra della santità: la volontà di Dio, ma suggerisce la misura della nostra adesione a tale volontà, cioè fino alla perfezione, come in cielo appunto dove gli angeli e i santi aderiscono totalmente al volere di Dio. «L'espressione "come in cielo, così in terra" indica quindi la norma del nostro servizio, desunta dall'Imitazione degli angeli e dei beati, la cui perfetta sottomissione Davide esprime in queste parole. "Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere, suoi ministri, che fate il suo volere" (Sal 102,21) ».

D'altra parte la vita del cristiano è proprio un cammino di perfezione, cioè di continua conversione, in cui ci si lascia guidare e plasmare dallo Spirito, come dice S. Paolo: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto».

Nel suo commento al Padre nostro, san Francesco si esprime così: «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te, sempre desiderando te con tutta l’anima; orientando a te con tutta la nostra mente ogni nostra intenzione; cercando in ogni cosa il tuo onore, con tutte le nostre forze: spendendo le nostre energie e sensi dell’anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché amiamo il nostro prossimo come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore».

La perfetta conformazione alla volontà di Dio avviene non senza sofferenza, a causa della nostra debolezza, delle prove e delle tentazioni che la vita su questa terra comporta. Lo sanno bene i santi e anche Padre Pio che, commentando la preghiera de Padre nostro, scrive ad una figlia spirituale: «Offriamo, sì, questa nostra volontà con

quel medesimo sentimento con cui il nostro divin Maestro per noi l'offerse al Padre suo. Offriamogliela e sia un'offerta totale e tale ancora sia nella pratica della vita... Purtroppo (offerta totale di questa nostra volontà è troppo ardua, ma rammentiamoci che il divin Maestro nell'indirizzare in nome nostro al Padre suo quella parola del Pater "sia fatta la volontà tua" vide benissimo colla sua mente divina quanto difficile sarebbe a noi riuscito quanto egli aveva promesso in nome nostro al Padre suo».

La preghiera, la Parola di Dio, la comunione con il Corpo e il Sangue di Gesù sono i mezzi necessari per conoscere, amare e mettere in pratica la volontà di Dio. «Senza di me non potete far nulla» dice il Signore. Da parte nostra occorrono abbandono e fiducia, mentre la sua grazia ci prende per mano e ci guida. È questo l'atteggiamento che si può riscontrare sempre in Padre Pio, soprattutto nei momenti in cui la croce si fa più pesante, come quando nel maggio del 1931 un gravissimo provvedimento lo privò di tutte le facoltà sacerdotali, eccetto la santa Messa che egli poteva celebrare non pubblicamente, in chiesa, ma privatamente, nella cappella del convento, alla sola presenza di un chierico.

«Quando il superiore del convento, Padre Raffaele da S. Elia a Pianisi, a tarda sera, gli lesse le disposizioni restrittive e proibitive del S. Uffizio, Padre Pio, alzando gli occhi al cielo, disse: ‘Deo Gratias!... Sia fatta la volontà di Dio’; si copri gli occhi con le mani, chinò il capo, non fiatò più. Si ritirò nel Coro per trovare conforto dinanzi a Gesù Sacramentato e si raccolse in preghiera».

Fare la volontà di Dio "come in cielo" è impresa a volte ardua, ma non impossibile, per la quale possiamo contare sull'aiuto di Dio e sulla mediazione dei santi, che prima di noi hanno conosciuto l'ora della prova, ma anche la misericordia divina.

Possiamo fare nostra la preghiera di san Francesco di Sales: «O Signore, la tua volontà si faccia in cielo e in terra... non solo nell'esecuzione dei tuoi comandamenti, consigli e ispirazioni che si debbono da noi praticare, ma anche nelle afflizioni e pene che dobbiamo patire, affinché la tua volontà faccia con noi, per noi, in noi e di noi tutto quello che ti piacerà».

9.Dacci oggi il nostro pane quotidiano

«Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati». All'indomani della moltiplicazione dei pani, Gesù si rivolge con queste parole alla folla che egli ha sfamato nel deserto e che lo ha seguito fino a Cafarnao. La gente ha constatato che quell'uomo ha una forza straordinaria, prodigiosa. Può darle le cose di cui ha bisogno. Dolcemente Gesù la rimprovera: perché essere solleciti per un cibo terrestre come il pane soggetto a perire? E ricorda il segno della manna. Nel deserto Israele ha rischiato di morire di fame. Il Signore lo ha nutrito con un cibo misterioso, la manna, che veniva dal cielo e si rinnovava ogni giorno.

«I vostri padri - dice - hanno mangiato la manna del deserto e sono morti». Esiste un altro cibo che non è di questa terra, ma «discende dal cielo e dà la vita al mondo». Quello è il vero pane. E aggiunge: «Io sono il pane vivente, disceso dal cielo. Se qualcuno mangia di questo pane, vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna e io lo risusciterò nell ultimo giorno».

La gente è sconcertata, non comprende le parole di Gesù e se ne va. Al piccolo gruppo degli Apostoli rimasti, Gesù domanda: «Volete andarvene anche voi?». Pietro, ispirato dallo Spirito Santo, risponde: «Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna». «Non di solo pane vivrà l'uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». L'uomo avverte che i pensieri che attraversano il suo spirito, i desideri che fermentano nel suo cuore, sono più grandi di lui. Il suo essere ha nostalgia di Dio, lo cerca anche se non lo conosce.

Non è forse segno che Dio, creando l'uomo, ha condiviso con lui una comunione di vita? Sant'Agostino diceva: «Signore, ci hai fatti per te e noi non abbiamo riposo se non quando riposiamo in te». «Voi mi cercate...» Gesù ripete a tutti gli uomini che sono alla ricerca della verità, ma « io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo». Egli è pane dell'anima, fondamento della fede, verità e luce della vita. È nel sacramento dell'Eucarestia, pane sostanziale che nutre e salva, offerto nella Chiesa «ogni giorno» in sacrificio. Il «pane quotidiano» che Gesù c'invita a chiedere al Padre con fiducia nella preghiera, da

«cibo necessario alla sopravvivenza» «giunge ad essere il simbolo del mistero dell'eterna comunione con Dio».

Nella richiesta «dacci oggi il nostro pane quotidiano» Padre Pio ravvisava principalmente l'Eucarestia, «alimento per guarire le ulcere della nostra anima, le ferite antiche che ci resero mortali».

Supplicava così: «Padre santo, dateci oggi il nostro pane quotidiano, dateci Gesù sempre durante questo nostro breve soggiorno in questa terra di esilio; datecelo e fate che noi ce ne rendiamo sempre più degni di accoglierlo nel nostro petto; datecelo... e saremo sicuri di adempiere quanto Gesù stesso per noi a voi ha indirizzato: "Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra"». L'Eucaristia era il suo nutrimento fisico e spirituale. Per giorni interi si è nutrito soltanto di questo «pane quotidiano».

Pietro Valdoni, famoso chirurgo, disse: «È una creatura che non mangia, non dorme, vive dell Eucaristia, versa una tazza di sangue al giorno, ha avuto febbri, misurate da noi medici, oltre i 48 gradi, ditemi voi chi è Padre Pio!».

Spiega Padre Pio: « ...e come potrei vivere io, sì debole e fiacco, senza questo cibo eucaristico?... senza essere fortificato da queste carro immacolate?». Egli manifesta la dolcezza infinita che invadeva il suo cuore nell'unione sacramentale con Gesù, scrivendo a padre Agostino: «La bocca sentiva tutta la dolcezza di quelle carni imma-colate del Figlio di Dio... Quanto mi rende allegro Gesù! Quanto è soave il suo spirito! Ma io mi confondo e non riesco a fare altro se non che piangere e ripetere: "Gesù, cibo mio!"».

Padre Pio ha sofferto terribilmente per le profanazioni e i sacrilegi fatti a Gesù sacramentato. Impetrava il perdono di Dio per tutti gli uomini chiedendogli di porre fine al mondo o di dar termine a tante iniquità contro «l'adorabile persona» di Gesù.

Innamorato dell'Eucaristia, Padre Pio ha raccomandato ai suoi figli spirituali la comunione quotidiana, mai distratta o tiepida. «Accostatevi a ricevere il pane degli angeli con una gran fede e una gran fiamma di amore». Esortava «...col desiderio e coll'impegno di togliere dal cuore tutto ciò che dispiace a colui che vogliamo alloggiare».

L'Eucaristia è «il gran mezzo per aspirare alla santa perfezione». Gesù ha detto: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo».

Nutriamoci di questo pane celeste ogni giorno come fosse la prima volta, l'ultima, l'unica.

Il corpo, il sangue, l'anima, la divinità di Gesù, pane quotidiano per il viaggio quotidiano diventano per noi caparra di vita eterna.

10.Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai

nostri debitoriIl Signore ci invita ad allargare il nostro piccolo cuore ad una

dimensione infinita. È un traguardo: la nostra vita deve tendere verso questa meta.

«...L’ordine dei valori in certo modo viene cambiato, tanto che possiamo ardire di sperare che, come in noi si compie il bene con limitazione di Dio, così Dio imiti le nostre azioni, qualora abbiamo compiuto qualche cosa di buono, e possa dire anche tu al Signore. "Quello che io ho fatto fallo pure tu: ... quello è il mio debitore, io sono il tuo, l’atteggiamento che ho avuto con lui mi ottenga presso di te lo stesso favore "».

L'amore per il prossimo è la verifica del nostro amore verso Dio.«Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che

non vede».Nel fratello è Cristo che soccorriamo, sfamiamo, amiamo. «Perché

io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere... Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l' vete fatto a me».

Col Battesimo Dio ci chiama ad essere santi e immacolati al suo cospetto.

La vocazione alla santità è di tutti i cristiani. Ma se la grazia santificante toglie il peccato originale non toglie la possibilità personale e attuale di peccare, perché la volontà, anche se corroborata dalla grazia, non è del tutto guarita.

La condizione che Dio pone per concedere il suo perdono è che l'uomo sia suo collaboratore nel piano salvifico. «Chi ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te». E lo invita all'imitazione.

Gli chiede di amare come Lui, di essere misericordioso come Lui, di essere perfetto come Lui. Divenuti figli adottivi, per i meriti di Cristo, partecipiamo alla vita trinitaria e «fatti a immagine e so-miglianza di Dio» , siamo chiamati con l'aiuto della grazia ad essere «santi come Lui è santo».

Gesù, durante la sua vita pubblica, fa conoscere il comandamento nuovo dell'amore.

Nella casa di Simone il fariseo, all'adultera che con le lacrime gli bagna i piedi e li cosparge di olio profumato Gesù, apprezzando il suo gesto di adorazione, le condona i suoi molti peccati «perché ha molto amato».

Il culmine dell'amore è donare la propria vita. Padre Pio è stato martire a vita, offrendo quotidianamente le sue sofferenze e ogni goccia del suo sangue per la salvezza delle anime. Dirà Giovanni Paolo II nella sua visita al Santuario della Madonna delle Grazie a San Giovanni Rotondo il 23 maggio 1987: «Se l'elemento caratterizzante del sacerdozio è 1’amministrazione dei sacramenti, questo stesso ministero non potrà essere credibile agli occhi degli uomini, se il sacerdote non soddisfa al tempo stesso le esigenze della carità fraterna. E anche su questo punto sappiamo bene quel che ha fatto Padre Pio: quanto vivo fosse il suo senso di giustizia e di misericordia, la sua compassione verso i sofferenti, e quanto fattivamente si impegnasse per loro, con l’aiuto di validi e generosi collaboratori.

"Nel fondo di quest'anima - dice Padre Pio di se stesso - parmi che Iddio vi ha versato molte grazie rispetto alla compassione delle altrui miserie, singolarmente in rispetto dei poveri bisognosi... Se so poi di una persona è afflitta, sia nell'anima che nel corpo, che non farei presso il Signore per vederla libera dai suoi mali?

Volentieri mi addosserei, pur di vederla salva, tutte le sue afflizioni, cedendo in suo favore i frutti di tali sofferenze, se il Signore me lo permettesse" ».

Il Signore prepara Padre Pio come confessore, facendogli sperimentare e conoscere la sua misericordia senza limiti.

«Mi sento venire meno le forze; quest'ora suprema per l'anima mia non so se potrò viverla a secondo del cuore di Dio.

Il solo pensiero della misericordia del Signore è quello che mi fa stare ancora in piedi. Ma continuerà a sorreggermi ancora? Non diffido della bontà del Signore, ma me lo fa temere la mia fiacchezza e la mia ingratitudine verso tante grazie che egli mi va compartendo».

Il solo pensiero di offendere Dio lo annientava: «Preferirei mille volte la morte, anziché determinarmi ad offendere un Dio sì buono». Questo impegno, che cerca di mantenere con tutte le sue forze, riceve una parola di lode e di conforto da parte di Padre Benedetto, suo direttore spirituale: «Nessun peccato grave o leggero scorgo nell anima tua che possa legittimare i tuoi timori e perciò le ansie ed agitazioni sono una semplice croce».

Il perdono di Dio, che il frate stimmatizzato elargisce a tante anime è pienamente vissuto, sofferto e condiviso dal suo essere crocifisso con Cristo e dal suo abbandono totale alla volontà del Padre.

Educato e guidato così da Dio, Padre Pio scrive a Rachelina Russo, sua figlia spirituale: «…Guardati soprattutto di non entrare in qualche sorta di diffidenza, perché la celeste bontà permette simili cadute non per abbandonarti, ma per umiliarti e fare che stia più salda, più ferma e più strettamente attaccata alla mano della sua divina misericordia».

Quante anime hanno potuto godere della grazia che rigenera, che purifica, che risana, che fruttifica!

Sul Gargano la luce della speranza, come «faccola sopra il monte», ha rischiarato la vita di migliaia di persone, che pellegrine si sono inginocchiate al confessionale dello stimmatizzato.

È l'abbraccio del padre al peccatore che si sente figlio, nonostante le infedeltà.

È l'amore ad oltranza che gli apre gli orizzonti di una vita nuova nello spirito e fa nascere il desiderio di ricominciare daccapo per diventare come il Signore ci vuole ed occupare il posto che Lui ci ha assegnato nel suo progetto d'amore.

11.Non ci indurre in tentazione

Dio «non tenta nessuno al male» ma permette a satana di provocare l'uomo, al quale ha dato la libertà e la possibilità d'abusarne.

L'uomo deve esercitare virtuosamente le proprie facoltà: intelligenza, sensi, volontà. Deve lottare contro i vizi, gli appetiti carnali, le vanità del mondo, la seduzione del denaro e del potere. La vita è dunque un combattimento per tutti e nessuno viene risparmiato. Gesù stesso è stato tentato dal maligno, che l'ha «provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato». Adamo cedette alla tentazione; Cristo, nuovo Adamo, ha respinto gli assalti, è rimasto fedele e ha vinto il tentatore per noi. È scritto: «Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione... perché nel fuoco si prova l'oro».

Padre Pio scrive, in proposito, che tutte le anime amanti di Gesù debbono essere provate col fuoco delle tentazioni e, il sentire che in un'anima crescono le tempeste, lo consola perché vede in questo un segno che si sta stabilendo il Regno di Dio. Egli assicura: «Le tentazioni e le tempeste che si aggirano sul vostro capo sono segni certi della divina predilezione».

Tali tempeste, come afferma San Francesco di Sales, sono come il sapone il quale sembra imbrattare i panni e in verità li lava.

«La tentazione - spiega Origène - svela ciò che l'anima ha ricevuto da Dio per insegnarci a conoscere noi stessi e, in tal modo, a scoprire ai nostri occhi la nostra miseria e per obbligarci a rendere grazie per i beni che la tentazione ci ha messo in grado di riconoscere».

Gesù insegna a chiedere a Dio: «non c'indurre in tentazione». Non significa che ci venga risparmiato ogni genere di tentazione ma di non lasciarci sconfiggere dalla tentazione. Dio è fedele e non permetterà che siamo tentati oltre le nostre forze, ma con la tentazione ci darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla.

San Paolo stesso sentì ed esperimentò nel pellegrinaggio della sua vita questa dura prova e domandava di esserne liberato, ma gli venne risposto da Gesù che la sua grazia gli sarebbe bastata.

La grazia di Dio è difesa nella tempesta, luce nell'oscurità, forza nella debolezza.

Padre Pio è certo che il Signore dà al nemico tanta facoltà di molestare quanto serve ai suoi paterni disegni per la santificazione dell'anima e per la sua maggior gloria.

L'uomo non deve avere la presunzione di vincere la lotta confidando solamente nelle proprie forze, ma deve chiedere aiuto a Dio con piena fiducia. Quando l'uomo considera la propria miseria e debolezza, nonché le insidie che da ogni parte lo premono, si trova incapace di superare efficacemente da se medesimo gli assalti del male.

È dunque spinto a invocare fiduciosamente Dio: «Vieni in aiuto a me che... non ho altro soccorso se non te». L'umile consapevolezza della nostra debolezza e della necessità di uno speciale aiuto di Dio, è il fondamento del nostro cammino. Sant'Agostino scrive in una sua lettera: «Il primo passo è l’umiltà; il secondo passo è ancora l’umiltà; il terzo ancora l’umiltà, e per quanto tu chieda, io darò sempre la stessa risposta: l’umiltà».

La Chiesa nella prima domenica di Quaresima prega: «Signore nostro Dio... stendi su di noi la tua mano, perché nutriti con il pane della tua forza e fortificati dal tuo spirito, vinciamo con il digiuno e la preghiera le continue seduzioni del maligno».

Con la penitenza l'uomo mortifica le sue tendenze disordinate; con la preghiera trova rifugio e ristoro nel cuore di Dio, il quale è attento al moto delle labbra che invocano il suo nome. Nell'orto del Getsemani Gesù ha esortato gli Apostoli: «Vegliate e pregate per non entare in tentazione» .

E l'avvertimento per ogni uomo che il nemico non dorme, quindi si deve vigilare e pregare per non essere indotti nel peccato.

Padre Pio rassicura: «Non temete mai le insidie di satana... siate vigilante e fortificatevi sempre più coll'orazione e colla bella virtù dell'umiltà: esperimenterete che voi non andrete sommersa nel mare delle tempeste».

Esorta inoltre: «Disprezza le tentazioni ed abbraccia le tribolazioni... lascia soffiare il vento e non pensare che il rumore delle foglie sia lo squillo delle armi» perché «allorché il demonio strepita e ruggisce all'intorno della nostra volontà, ciò dimostra che egli non è al di dentro».

Le armi per vincere la battaglia sono dunque vigilanza, preghiera, umiltà, accompagnate da una fiducia illimitata in Dio. Come il bimbo in pericolo si tuffa tra le braccia del padre, così l'anima deve abbandonarsi nell'abbraccio paterno di Dio.

Talvolta sembra che Dio ci lasci soli, abbandonati a noi stessi, alle nostre fragilità e debolezze. La fede però ci assicura il contrario e ci conforta con la certezza che Dio è con noi e combatte per noi. Non lasciamoci sorprendere dalla paura di soccombere al nemico ma solleviamo il nostro sguardo in alto e accresciamo il nostro coraggio. La fede e la carità siano la nostra corazza per portare a termine la buona battaglia.

Gesù ha detto: «Beato chi è vigilante».La giovane Benedetta Bianchi Porro ha scritto: «Vigilo molto, e se

per un istante si affacciano tentazioni, io Lo chiamo, anche se impallidisco di paura, avvertendo immediatamente la presenza del Signore che mi consola, che mi fà luce attraverso l’oscurità. Se barcollo, lui sa come immediatamente guardarmi, chiamarmi, e mi trova». È necessario dunque perseverare nella vigilanza del cuore e abbandonarsi all'amore di Gesù.

Lasciamoci attrarre dalla «fragranza dei suoi inebrianti Profumi» affidiamoci a Lui e diciamogli: «Signore, tu conosci questo tuo figlio... e lo prendi per la mano per condurlo non dove ha voglia di andare ma dove è meglio che vada. Ci affidiamo a Te, o Dio, e la tua pace custodirà i nostri cuori e i nostri pensieri in Cristo Gesù».

12.Liberaci dal male

Gesù nella preghiera sacerdotale dice al Padre: «Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno».

Nel Padre nostro è una richiesta, che con tutta la Chiesa recitiamo, perché tutti gli uomini siano liberati. Ci aiutano i santi, le anime che si stanno purificando per l'incontro con il Signore.

E l'amore che circola nel Corpo mistico di Cristo: un aiuto scambievole di preghiere, di intercessioni, di suffragi.

La Sacra Scrittura ci insegna che il maligno si oppone a Dio e contrasta il suo piano di salvezza. Papa Paolo VI, durante il suo

magistero, lo ha dichiarato esplicitamente contro l'imperante ra-zionalismo e ateismo.

Il Signore cerca alleati in questa lotta con le anime che rispondono al suo invito.

Padre Pio è stato scelto dal Signore. Già dall'età di cinque anni, quando si consacra al Sacro Cuore di Gesù, incomincia a subire gli at-tacchi diabolici e prima di entrare nel chiostro il Signore gli concede due visioni profetiche.

La prima gli prospettò la sua esistenza come lotta al maligno e fu determinante per la sua scelta religiosa.

«Un uomo maestoso di rara bellezza» lo guida nella lotta contro «un uomo di smisurata altezza ... il di lui volto sembrava quello di un etiope».

Spaventato Padre Pio cerca di tirarsi indietro, ma incoraggiato dalla sua guida che gli prometteva «una splendida corona», accetta la sfida.

«L'urto fu formidabile, ma mediante l'aiuto che le veniva apprestato dalla guida, che mai si staccò da lei, alla fine lo supera, lo abbatte, lo vince e lo costringe alla fuga».

Successivamente, la notte prima di entrare nel noviziato a Morcone, ebbe un'altra visione, in cui Gesù e la Madonna gli promettevano aiuto e conforto. Viene così delineata la missione di Padre Pio: salvare le anime con la preghiera, la sofferenza e il sangue, che versava quotidianamente dalle stimmate.

Per questo il demonio lo tormentava con vessazioni continue per indurlo al peccato e farlo desistere dalla sua missione.

A padre Agostino, suo direttore spirituale scrive: «Ormai sono sonati ventidue giorni continui, che Gesù permette a costoro di sfogare la loro ira su di me. Il mio corpo, padre mio, è tutto ammaccato per le tante percosse che ha contato fino al presente per mano dei nostri nemici. Più di una volta sono giunti a togliermi perfino la camicia e percuotermi in tale stato».

La Chiesa chiede incessantemente aiuto al Signore. La vittoria è di Dio, ma bisogna pregare e offrirsi al Cielo per impedire che molte anime si perdano.

Nella nostra epoca si parla di trasparenza, ma in campo morale e spirituale c'è confusione e ambiguità. È una sottile tentazione, forse la più temibile, perché non avendo la consapevolezza di ciò che è male non ci si può neanche difendere.

Molto deriva dal fatto che i cristiani non ascoltano e non meditano la Parola di Dio, non frequentano i sacramenti. Questo stato di ignoranza porta anche un lassismo nei costumi.

Padre Pio in questi momenti di buio ha riportato luce e chiarezza sul progetto d'amore, che Dio ha per ogni uomo. Esortava i suoi figli al rosario e alla messa quotidiana e nella direzione spirituale metteva in guardia «dalla filosofia del demonio»: «L'inquietarci dopo un'azione perché non è riuscita a seconda della pura intenzione che se ne ebbe, non è umiltà; è segno manifesto che l'anima non aveva riposta la perfezione della sua opera nel divino aiuto, ma sibbene ella aveva confidato troppo nelle sue forze. La mia Raffaelina si guarderà da questa secreta filosofia di satana, col rigettare le sue suggestioni non appena avrà ciò avvertito».

Il cristiano sa che la sua lotta non è, come scrive San Paolo, «contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra».

Tuttavia la lotta è indice postivo di un cammino di fede: «Se il demonio fa strepito è ottimo segno: ciò che atterrisce è la sua pace e concordia con l’anima umana». Anche se a volte la lotta diventa talmente difficile da fare scoraggiare, dice l'apostolo: «Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre quel che potete, ma con la tentazione vi procurerà la via d'uscita, onde possiate sopportarla».

Padre Pio infatti scrive a padre Agostino, suo direttore spirituale: «...La forza di satana, che mi combatte, è terribile, ma viva Iddio, poiché egli ha posto la causa della mia salute, l'esito della buona vittoria nelle mani della nostra celeste Madre. Protetto e guidato da una sì tenera Madre, rimarrò a combattere fino a quando Iddio vorrà, sicuro e pieno di confidenza di non soccombere giammai».

Maria, la donna ha goduto in anticipo dei meriti della redenzione e non soggiace al dominio del maligno, ella è l'Immacolata.

Per questo il demonio si infuria contro la «Donna» e va «a far guerra contro il resto della sua discendenza».

È il tempo che il Signore gli ha concesso prima della parusìa. Quando il Signore Gesù tornerà, il demonio sarà definitivamente sconfitto e sorgeranno «nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia».

Dice il Qoélet: «C'è un tempo per nascere e un tempo per morire... un tempo per la guerra e un tempo per la pace... ».

Questo è il momento della lotta e noi con la Chiesa non cessiamo di invocare l'aiuto di Dio: «Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo».

Centro Gruppi di Preghiera di Padre Pio