ECO DELLA SOLIDARIETA'

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Foto di Fabrizio Capsoni

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NOTIZIARIO INTERNO DEI FRATELLI DI SAN FRANCESCO D'ASSISI

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Case di accoglienza

Docce e guardaroba

Servizi per anziani

Unità Mobile“Il Buon Samaritano”

Poliambulatorio medico

Scuola di italiano

Mensa

Accoglienza e segretariato sociale

Orari: Lunedì - Venerdì 8:30/12:30 - 14:30/17:00 | Via Bertoni, 9 - Milano | Tel. 02 62545941

COSA OFFRIAMO:

Per sapere con chi parlare:

LA SEGRETERIA:

LA CASA DI SOLIDARIETÀ:

Rossella Zenoni: Responsabile

Michaela Paleari: Assistente sociale

Giancarlo Fenini: Responsabile logistica

Via Bertoni, 9 - Tel. 02 62545941

Mezzi pubblici con fermata nelle vicinanze:

MM3: FERMATA TURATI

MM2: FERMATA MOSCOVA

TRAM 1-2: FERMATA TURATI

Via Saponaro, 40 - Tel. 02 8265233

Mezzi pubblici con fermata nelle vicinanze:

MM2: FERMATA ABBIATEGRASSO

TRAM 3-15: FERMATA SCUOLA SANTAROSA

ilano è una città ricca di poveri…potrebbe sembrare un

paradosso impensabile e irragionevole, ma non è così. La mancanza

di lavoro, l’esclusione sociale, la separazione, i problemi dovuti

alle dipendenze da alcool e droghe, sono tutti fattori che portano

all’aumento di persone povere o ai limiti della povertà, alle quali, si

aggiungono anche moltissimi italiani, intere famiglie con figli minori

a carico e persone anziane.

Cerchiamo di provvedere al soddisfacimento dei loro bisogni

primari, come il vestirsi, il lavarsi, tentando di provvedere anche a

garantire a molti di loro un posto per dormire soprattutto nei periodi

freddi come questo che stiamo attraversando.

Viene dunque immediato parlare del Piano Antifreddo 2012-

2013, un argomento che peraltro è difficile trattare in poche righe

perché con esso si avviano tutta una serie di servizi che vedono la

partecipazione attiva dei nostri volontari e dei nostri operatori. Per

i Fratelli di San Francesco D’Assisi, il Piano Antifreddo rappresenta

solo una minima parte di un’emergenza quotidiana: l’esigenza di

soddisfare le innumerevoli richieste di un posto letto, di una doccia,

di un pasto, di assistenza sanitaria, di vestiti, di ricerca lavoro, come

a dire una vera e propria “emergenza del vivere”.

Tutte queste attività vengono portate avanti e assicurate durante

l’anno, dai numerosi volontari, operatori e professionisti che

si prestano senza mai risparmiarsi per garantire a tutti i nostri

bisognosi, la possibilità di ritrovare la propria dignità, l’indipendenza

Frate Clemente Moriggi

UN PENSIERO SULLA POVERTÀ DI OGGI

lavorativa, economica ed abitativa o anche più semplicemente una

compagnia, una vicinanza umana, fraterna, che molti di loro hanno

smarrito.

Per questo Piano Antifreddo, che si è avviato a metà novembre

2012 e terminerà a fine marzo 2013, la Fondazione Fratelli di San

Francesco ha offerto 441 posti letto a persone di sesso maschile,

sia nella Casa di Accoglienza di via Saponaro, sia quelle in via Isonzo

e Piazza Lodi. Al servizio di accoglienza, si accompagna anche il

servizio di della nostra unità mobile “IL BUON SAMARITANO”. Questa

unità di strada, nasce dal desiderio di incontrare le persone senza

dimora presenti a Milano, offre innanzi tutto una parola di conforto

a chi vive per strada, invitandoli, laddove si riscontra disponibilità, a

trascorrere la notte in una struttura di accoglienza.

E’ un percorso lungo e difficile perché spesso queste persone vivono

la strada come se fosse la loro casa. Le ragioni che li conducono

in questa situazione sono svariate e le realtà che si incontrano

sono altrettanto variegate, alcune sono persone con problemi di

dipendenze, altri sono ex carcerati in cerca di ricollocamento, altri

ancora, persone che hanno perso il lavoro o hanno subito dei lutti...

A noi non è dato né giudicare né valutare le ragioni per le quali molti

si trovano oggi nella condizione di senza fissa dimora. Quello che

possiamo fare è offrire un aiuto con amore fraterno, cercando di

ridare loro quella sensazione di calore che sembrano talvolta aver

smarrito.

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Milano, ore 7.00; un senza fissa dimora mentre dorme

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Milano. Antonio, Clochard. Ritratto da Lidia Crisafulli

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el numero scorso abbiamo fatto il punto sulla dimensione e l’aggravarsi del fenomeno delle persone senza dimora. Abbiamo anche riflettuto sul tipo di aiuto di cui necessitano in realtà al di là di un primo soccorso. Problema che si fa acuto soprattutto col freddo dell’inverno.Ora vogliamo dar conto di come cerchiamo noi di “aiutare” queste persone “ad aiutarsi”.Curando però di tenerci fuori dalla logica dell’emergenza perché tutti gli anni arriva il freddo e quindi si deve dare una risposta programmata, organizzata che faccia tesoro dell’esperienza per cercare un miglioramento continuo nei metodi e nei comportamenti.Riprendiamo il tema del primo aiuto o, meglio, della prima manifestazione di prossimità fraterna. Quello in strada.Qui troverete altri racconti che mettono in rilievo le diverse esigenze nei singoli casi e situazioni, le risposte date e come si è cercato di far fronte alle difficoltà incontrate.Sul prossimo numero racconteremo invece “che cosa succede dopo” per chi è stato trovato sulla strada o ha… trovato la strada dei Fratelli di san Francesco.

INVERNO O NON INVERNO, SONO PERSONE!

Ndi Gian Paolo Bonfanti

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L’arrivo di un nuovo ospite

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ei primi anni 80 quando ero ragazzo nei miei lunghi vagabondaggi senza meta per le strade di Milano, spinto solo dalla incontenibile sete di scoprire la mia grande città, le sue vie, le piazze, i negozi, capitava a volte che il mio sguardo incontrasse e si posasse su qualche figura misteriosa e insolita, che un’infinita serie di sacchetti e borse rendeva tremendamente goffa e lenta nei movimenti.Li osservavo incuriosito, li osservavo andare avanti, passo dopo passo, lentamente, appesantiti dalla loro spessa coltre di indumenti e giacconi a cui lo sporco aveva sfalsato i colori, unica sosta concessa solo davanti ad un cestino, tutto da ribaltare e ispezionare, con l’illusione di trovarvi dentro chissà che cosa!Erano i barboni, a quel tempo non ancora chiamati simpaticamente: homeless, clochard o elegantemente, senza fissa dimora.Quando se ne incontrava uno, era come imbattersi in una specie rara, talmente rara e leggendaria che chiunque passandoci accanto come minimo rallentava il passo per potersi meglio soffermare nell’osservare la “strana creatura”. Qualcuno dei miei compagni di vagabondaggio, sentenziava ostentando una certa saccenteria: “è una loro scelta, hanno deciso di vivere così…” Mah…,può darsi, già a suo tempo però, questa teoria mi lasciava alquanto perplesso e, se anche fosse stata vera, la tesi non faceva altro che accrescere in me una certa simpatia per loro, insoliti personaggi.A quel tempo una sola cosa poteva forse accomunarmi a queste figure solitarie: i capelli lunghi.Sono trascorsi trent’anni, non ho più i capelli, ma molte più cose in comune con loro, quel genere di clochard esiste sempre e continua ad essere una razza rara, ciò che colpisce è vedere però che sono sempre di più le categorie di uomini che entrano a far parte di questo nuovo imbarazzante universo, di questa popolosa corte dei miracoli.Decuplicati nei numeri, ora il clochard o meglio, il senza fissa dimora è uno come me, sempre più difficile da intercettare alla luce del giorno, il più delle volte vestito come uno di noi, addirittura può capitarti occasionalmente, di vederlo indossare indumenti di marca, naturalmente dismessi e provenienti da armadi stracarichi di superfluo

I SENZA FISSA DIMORA Il racconto di un volontario

o più semplicemente, donati da qualche ente o persona generosa.Anche l’età ci accomuna, un esercito di miei coetanei affolla ogni notte le gallerie del centro e gli angoli più nascosti e riparati della città alla ricerca del posto giusto per chiudere gli occhi e distendere le ossa stanche di una giornata trascorsa all’aperto e al freddo, nell’incessante girovagare alla ricerca di una lavoro o di un pasto.Ma ciò che di più abbiamo o meglio, che avevamo in comune e che spaventa, è sapere che per molti di loro, fino a poco tempo fa, la vita, la quotidianità, era pressoché uguale alla mia. Fino a poco tempo fa, avevamo molto in comune, amori, passioni, famiglia, casa, lavoro e perché no, anche il superfluo. Oggi più che mai è arrivato il tempo di muoversi, di condividere, è arrivato il momento della solidarietà, dell’aiuto, non è ammesso fare finta di niente.Per questo, guardo con ammirazione e gratitudine tutti voi, che ogni sera percorrete la città per incontrare e aiutare questi nostri sfortunati fratelli, per questo non posso far altro che amarvi tutte le volte che abbracciate uno di loro.Chissà che non ritrovino in voi l’amicizia, la famiglia, l’amore e il calore, già da troppo tempo perduto. Grazie.

Ndi Paolo Presta

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L’ingegno dei senza fissa dimora - foto di Paolo Presta UNIT

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Un momento di distribuzione di pasti durante il servizio di Unità Mobile.

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ome ci sono arrivata? A distanza di tre mesi non ho ancora trovato la “risposta”. Forse il desiderio di restituire, in parte, l’affetto e l’aiuto che ho avuto nel corso della mia vita, forse il pensare che avrebbe potuto capitare a me o anche il desiderio di dare supporto e fiducia a chi rischia di soccombere nel baratro profondo della disperazione: quello che so è che mi fa del bene. Molto di quanto sviscerato durante il corso base che ho frequentato in via Bertoni si è verificato: l’unità mobile può essere frustrante. Cambia il percorso e non trovi nessuno che abbia bisogno, a volte ti viene chiesto qualcosa che ti sembra contrario a ciò che tu ritieni essere la tua missione di farti compagno dell’uomo, talvolta le informazioni non sono sempre puntuali e funzionali, altre volte ti sembra ti confondano le idee o che non ci sia coordinamento fra tutte le persone coinvolte nel servizio.Però, me lo ripeto sempre, nulla è perfetto.Parto dal microcosmo del mio gruppo che esce di venerdì. Spesso ci mettiamo in discussione, ci informiamo e proviamo davvero a superare le difficoltà. Così settimana dopo settimana abbiamo conosciuto e ascoltato le storie di Roberto, che dorme per terra tra la sede della Croce Rossa di Vialba e la parrocchia dei Santi Martiri a Bonola, Antonella che, uscita dal “collegio” ha ritrovato il suo antro alla stazione della metrò e malgrado sorrida capisci che è stata ferita dalla vita o Mohamed, la cui “stanza a Lampugnano” è in assoluto la più pulita e ordinata che abbia mai visto. O ancora Michele, che dorme sotto il palazzo della Regione in Piazza Einaudi e ascolta

IL SERVIZIO DI UNITA’ MOBILERacconto di una volontaria

C la radio e ti accoglie con cordialità, un perfetto anfitrione! Evo che viene dal Salvador; quando l’ho conosciuto pensavo fosse di poche parole poi, forse grazie ad un piatto di pasta calda si è aperto e ha cominciato a sorridere; mi sa che mi sbagliavo non era diffidente ma piuttosto pensava di contare poco o niente per il mondo. E poi Charles sarà riuscito a raggiungere il suo amico a Roma? Quel che è certo è che grazie all’interessamento di Marina e Franco ha passato la notte nella palestra del dormitorio di via Saponaro. Che dire poi di Giacinto? Ha un figlio, una professione, si è disintossicato ma con estrema serenità ci dice: “…è inutile, non riesco a recuperare la mia vita, meglio morire”. Abbiamo portato, cibo e tè caldo, vestiti scarpe, coperte e lasciato i nostri sorrisi.Talvolta abbiamo ascoltato gli sfoghi, di chi malato e solo non accetta di lasciare il suo più che decoroso giaciglio nei sotterranei di un ospedale dove tuttora viene curato per andare a farsi registrare all’anagrafe dei poveri in cambio, forse, di un posto letto al dormitorio e il suo sfogo ti lascia senza parole ma con la voglia di piangere tu per lui e di abbracciarlo.Accadono cose, in unità mobile che non ti aspetti, come a Gobba dove alcuni ambulanti saputo cosa stai facendo per i poveri si emozionano e ti offrono un tè: “Così vi scaldate, è tanto freddo stasera!”.Io mi sento grata per questa opportunità di poter vedere la realtà da un altro punto di vista. È ben piccola cosa quello che si può fare, ma vale la nostra presenza e partecipazione.

di Paola Manzoni

La nostra Unità Mobile “Il Buon Samaritano” durante il servizio serale

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Un momento della distribuzione dei pasti nella mensa di via Saponaro 40

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SINTESI DEI LAVORINegli incontri realizzati sia con i volontari sia con i capiturno si è espressa la reale intenzione di contribuire al miglioramento del servizio di somministrazione dei pasti (servizio mensa). Su diversi fronti è emersa la ricerca di strategie organizzative e operative condivise per garantire la continuità del servizio nell’ottica della qualità offerta e percepita.Senza dimenticare le particolarità legate ai ruoli esercitati (quello del capoturno e quello del volontario) è comune l’idea di un percorso di progressivo chiarimento dei ruoli e delle attività in seno a ogni incarico. Tutto ciò in collegamento con la necessità di uniformare le prassi riducendo al minimo differenze operative fra i vari turni come anche all’interno dello stesso turno.Durante gli incontri con i capiturno e i volontari sono emerse una serie di criticità, accompagnate da altrettanti punti di forza e opportunità di sviluppo. Una prima sintesi proposta è stata riconoscere la differenza sostanziale fra il ruolo esercitato dai volontari e il ruolo esercitato dagli operatori.Mentre i volontari sono chiamati a garantire la qualità della relazione, gli operatori sono presenti in struttura con l’obiettivo di garantire la continuità della/e regole.Questa differenzazione è fondamentale per richiamare

IL CORSO PER I VOLONTARI DELLA MENSA

ogni persona al proprio ruolo senza indebite ingerenze o sovrapposizioni. Dopodiché non deve essere esclusa l’opportunità che un comunicazione efficace e il chiarimento del “chi fa cosa” permetta uno scambio proficuo anche se temporaneo dei ruoli. L’opportunità è quindi istituire un sistema dialogante, altamente comunicativo il quale sia costantemente in grado di fornire le risposte necessarie al buon funzionamento della mensa. Grazie a queste premesse è stato possibile formulare una proposta sintetica (esplicitata per punti) accompagnata da due strumenti di natura organizzativa/gestionale: il vademecum dei volontari e il vademecum dei capiturno.La questione di fondo è immaginare un processo progressivo di cambiamento nell’ottica del miglioramento continuo, durante il quale è importante la modifica della prassi, ma soprattutto il monitoraggio del processo in atto. Per garantire tutto ciò, gli incontri una volta al mese sia con i capiturno sia con gli operatori serviranno per procedere a una verifica del percorso realizzato e programmare ulteriori aggiustamenti.Altro discorso vale per gli operatori ai quali deve poter essere proposta una formazione ad hoc in cui vi siano inclusi i temi della relazione d’aiuto.

Lo scorso settembre i volontari del servizio mensa hanno iniziato un percorso formativo specifico, finalizzato al miglioramento del servizio e aggiornamento sulla realtà di bisogno che si affaccia alla nostra mensa. Riportiamo una breve sintesi del lavoro svolto e ringraziamo tutti i volontari che hanno sentito di dare il proprio contributo alle spinte di cambiamento. I vademecum che sono stati messi a punto durante il percorso sono disponibili in mensa e presso la segreteria dei volontari.

di Clara Bonfanti

Alcuni volontari della mensa

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on piacere, restituisco un commento sull’attività di volontariato (servizio mensa per il pranzo). L’esperienza e’ stata nuova, sicuramente educativa e particolarmente gratificante.E’ stata nuova sia per mia moglie che per me, in quanto mai prima d’ora avevamo vissuto una concreta esperienza di volontariato. E’ stata educativa perche’ ha reso possibile vedere, sotto una nuova luce, i volti di coloro che incrociamo, spesso frettolosamente e immersi nei nostri pensieri, lungo le strade cittadine in attività più o meno stereotipate (vendita di strada, accattonaggio, etc.). E dopo averli visti sotto una nuova luce, e per alcuni anche ascoltate le relative voci (attraverso delle pur brevi e fugaci conversazioni), colta la profonda umiltà e la richiesta di rispetto e dignità che emerge anche tra gli emarginati. Qualcosa che i più tra noi, cosiddetti “integrati”, abbiamo smarrito e dovremmo invece recuperare per rimanere umani.E’ stata un esperienza gratificante perché si è immediatamente colto quanto, con un sorriso e con una parola (quel giorno tutti i volontari erano stati invitati ad esprimere un augurio per il nuovo anno), si possa offrire vicinanza e calore umano per determinare, non sempre ma spesso, un riscontro positivo da parte di queste persone “ai

LETTERA DI UN VOLONTARIO CHE HA SVOLTO IL SERVIZIO MENSA DURANTE LE FESTIVITÀ DI NATALE

margini”. Infine, due parole su quanto si è riscontrato su alcuni specifici aspetti:ACCOGLIENZA Buona, sia da parte della Responsabile (che è venuta ad accoglierci all’ingresso), sia da parte di tutti gli altri volontari della giornata. COINVOLGIMENTO E PARTECIPAZIONEE’ stato buono ed è stato possibile, pur nel nostro piccolo, dare il nostro parere per alcune scelte di minor rilievo. (es. la disposizione dei cesti per la frutta, etc)

Infine una considerazione/richiesta per il futuro:Mi farebbe piacere essere informato qualora in futuro ci fossero degli incontri di approfondimento per volontari e/o potenziali volontari sul tema “Volontariato per l’associazione Fratelli di San Francesco”. In tale occasione, infatti, si potrebbero raccogliere ulteriori spunti per valutare se e in che modo fosse possibile dare seguito all’attività svolta in questa breve esperienza, oltreché cogliere l’occasione per scambiare pareri, impressioni e considerazioni con ulteriori volontari (e/o potenziali volontari).

Cdi Francesco Ranieri

el precedente numero dell’Eco della Solidarietà, a pagina 8 nella sessione eventi, vi abbiamo mostrato la foto di una persona, descritta come un ospite della nostra mensa. Ebbene quella persona si chiama Ermenegildo Bonetti, ed è un volontario della mensa di via Saponaro 40 da ormai più di sei anni. Sin dall’inizio si è dedicato ad aiutare i nostri bisognosi della mensa, ha offerto il suo prezioso aiuto a beneficio di chi ha difficoltà a procurarsi il cibo. L’impegno che richiede la nostra mensa oggi, è diventato sempre più consistente in funzione anche del crescente numero di utenti; fra di loro sono aumentati i nuclei famigliari, gli anziani, gli uomini divorziati e i disoccupati, con una presenza maggiore

L’ESPERIENZA DI VOLONTARIATO IN MENSA

dei nostri connazionali. Ermenegildo si intrattiene spesso con alcuni ospiti per farli sentire a proprio agio e si è sempre reso disponibile per supportare l’Associazione e la Fondazione nel miglior modo possibile. Siamo grati a Ermenegildo e a tutti i volontari, che impegnano buona parte del loro tempo al servizio dei più bisognosi ed offrono un validissimo contributo a supporto di questo importante servizio.Aiuta anche tu chi aiuta i bisognosi …

di Silvia Furiosi

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Ore 12.00 nella mensa di via Saponaro 40 - foto di Alessandro Digaetano

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IERIDa bambina, attendevo il Natale tutto l’anno e sempre, la sera del 25, mi sentivo infinitamente triste perché la festa tanto attesa era già passata. Quando i miei figli erano piccoli, cominciavo a novembre i preparativi per la “loro” festa, che volevo sempre più magica, sempre più ricca. E i miei figli, puntualmente, ripetevano ogni anno lo stesso film del Natale della mia infanzia. Ricordo soprattutto Francesco, sprofondato nel sacco dei regali, che emergeva con un nuovo gioco tra le mani e il faccino illuminato. Però ricordo anche mio padre che, dopo un certo numero di pacchetti scartati, cominciava a scuotere la testa e si faceva sempre più serio. In quel momento lo trovavo insopportabile e mi irritava molto la sua evidente disapprovazione. Mi dispiace papà, perché, da qualche anno, anch’io ho cominciato a scuotere la testa e mi tengo ben lontana dalle bancarelle, dai grandi magazzini, dalle fiere e sto facendo guerra ai regali inutili. È da un po’ che ho capito quello che tu, bimbetto nato addirittura alla vigilia della prima guerra mondiale in una casa con pochi mezzi e senza lussi, già sapevi, che il Natale può solo essere la festa della luce, dell’amore regalato, della famiglia, della comunità e non dei tortellini, del tacchino arrosto e della tredicesima buttata al vento.

IL SENSO DEL NATALE PER ANTONELLA, UNA VOLONTARIA DELL’ASSOCIAZIONE

OGGILa settimana scorsa, in classe, quando ho ricordato di non mancare alla nostra festa di Natale, ho visto negli occhi di qualcuno uno sguardo perplesso. Ho capito la domanda in quello sguardo. “Ma non è Natale per me”. Così oggi, qui, vorrei spiegarvi il mio punto di vista da un po’ di anni a questa parte.Natale non è e non deve essere una festa per pochi. E’ vero, per alcuni il Natale è un simbolo religioso molto forte e proprio per questo non credo debba essere mescolato con troppi segni che ne confondono il senso profondo. Però, anche per chi non crede nel Bambino che nasce, il Natale può comunque rappresentare una festa di luce, di amore e di speranza in una vita che può essere migliore e più umana se lo costruiamo sul rispetto degli altri (dei loro principi, dei loro sogni, della loro identità …) e del mondo in cui viviamo che è di tutti, come il Colosseo, che non si può rubare, mattone dopo mattone, come vorrebbe fare il personaggio della favola di Rodari che, solo alla fine della sua triste vita, capisce quanto sia infantile e sbagliato volere a tutti i costi per sé una cosa così bella che può solo essere di tutti.

Di Antonella Braschi

Il Natale di un tempo

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Page 8: ECO DELLA SOLIDARIETA'

VUOI FARE IL VOLONTARIO?

Colloquio di orientamento all’Associazione VolontariPer appuntamento: Tel. 02 62545960 - e mail: [email protected]

Ecco come entrare nel pool dell’Associazione dei Volontari dei Fratelli di San Francesco

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Fondazione Fratelli di San Francesco D’Assisi OnlusVia Moscova 9, 20121 - MilanoTel. 02. 6254591 e-mail: [email protected]

Come aiutarci: Conto Corrente Postale 27431279Conto Corrente Bancario: Credito Artigiano Spa, Agenzia di Milano Stelline, C.so Magenta 59, 20123 - MilanoIBAN: IT41C05216016140000000074635 X 10000: C.F. 97237140153

Associazione dei volontari dei Fratelli di San FrancescoVia Bertoni 9, 20121 - MilanoTel. 02. [email protected]

Colloquio di inserimento a fine percorso

Partecipazione al corso base dedicato a tutti i nuovi volontari3 incontri

Scelta del servizio più consono da parte dell’aspirante volontario

Inizio del servizio con un mese di affiancamento

A tutti i volontari è richiesta la conoscenza dello statuto dell’Associazione Volontari Fratelli di San Francesco, l’iscrizione all’Associazione, il versamento della quota annuale comprensiva di assicurazione, la partecipazione alle riunioni dei gruppi e alla formazione permanente.

L’eco della Solidarietà

Direzione: via Moscova 9, 20121 - MilanoTel. 02 6254591 - e mail: [email protected]

Direttore editoriale:T. Cesare AzimontiRegistrazione presso il Tribunale di Milano N° 239 del 1 Giugno 2012

Redazione:Paolo Bonfanti, Celeste Vecchi, Clemente Moriggi, Walter Nappa, Caterina Vezzani, Silvia Furiosi

Grafica e impaginazione:Sebastiani & Associati - Roma

Stampa:Brain Print & solutions s.r.l.

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Data della Pasqua del 1922 il riscatto del complesso di Sant’Angelo, anche se bisognerà attendere il 21 agosto del 1937 per avere l’approvazione da parte della Prefettura della stipula del contratto di vendita tra i frati e il Comune di Milano (oggetto, per intenderci, è l’area delimitata attualmente da piazza sant’Angelo, corso di Porta Nuova e via Bertoni). È del 1925, invece, il primo numero della rassegna mensile della Congregazione del Terzo Ordine Francescano In famiglia, fra le testimonianze più valide e preziose delle opere e delle iniziative che, già dalla fine della prima guerra mondiale, nascono sotto l’egida del Convento. Particolarmente toccante, per esempio, un appello alla popolazione milanese in grado di farlo, a offrire qualcosa al frate che fa la questua del pane. Una conferma di quanto l’impegno verso i bisognosi sia stato da sempre nella vocazione dei frati minori di Sant’Angelo. Le condizioni del fabbricato rientrato nel possesso dei frati sono però davvero molto precarie, a testimonianza del disprezzo, delle razzie e delle distruzioni di cui era stato fatto oggetto negli anni delle soppressioni. Si decide così di demolirlo ed è

UN PO’ DI STORIA, LE NOSTRE RADICI

Finalmente i frati rientrano in possesso del loro convento che, in ragione delle sue pessime condizioni, deve essere demolito. Ma…

del 17 dicembre del 1939 la posa della prima pietra di quello che sarà il nuovo convento. Il progetto, 4 piani con il chiostro disposto su tre lati, ha firme illustri: quelle di Giovanni Muzio e Pierfausto Barelli, gli stessi che avevano curato nel ‘19 la realizzazione della celebre e discussa Cà Brüta di via Moscova. In particolare, Giovani Muzio, accademico d’Italia, profondo conoscitore dell’Europa, docente in edilizia cittadina, incaricato di Urbanistica nella nuova facoltà di architettura del Politecnico di Milano, ricordato per il monumento ai caduti di largo Gemelli (26), l’Università Cattolica (27), il palazzo delle Cassa di Risparmio di via Verdi (37) il Palazzo del Popolo d’Italia in piazza Cavour 38), la torre Turati in piazza Repubblica (66/69) per citare alcune delle sue opere, svolse un’intensa attività nel campo architettonico religioso e si dedicò alla realizzazione del Convento di Sant’Angelo e, in seguito, dell’Angelicum, dal 1939 al 1958.

di Caterina Vezzani

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Milano, Chiesa di Sant’Angelo, Chiostro. Foto realizzata nell’immediato dopoguerra (1948)

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