ECO DELLA SOLIDARIETA' OTTOBRE 2011
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Transcript of ECO DELLA SOLIDARIETA' OTTOBRE 2011
Notiziariodi informazione sulle attivitàdei Fratelli diSan Francesco - Onlus
ANNO 1 - N°5Ottobre 2011Copia gratuita
all’interno:
curiosità e grandi
prospettive per
integrare i giovani
IL SENSO RELIGIOSO DELLA VITA
I VIAGGIDELLA SPERANZA
UN’ESPERIENZA
CHE FA CRESCERE
In occasione dell’Anno Europero del Volontariatoper la promozione della cittadinanza attiva
Un incontro di grande valore sociale
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DIREZIONEVia Moscova 9, 20121 Milano
Tel. [email protected]
DIRETTORE EDITORIALET. Cesare Azimonti
REDAZIONEPaolo Bonfanti
Fr Roberto FerrariC. Moriggi
Vera GrandiWalter Nappa
GRAFICA E IMPAGINAZIONEStudio Pizzi
STAMPABrain Print & Solutions s.r. l .
Per sostenere le iniziative:CCP 27431279
L’ECO DELLA SOLIDARIETA’
in fase di registrazione presso il Tribunale di Milano
Un messaggio di ieri per l’uomo d’oggi.
Nell’anno dell’Incarnazione del Signore 1226, alla Porziuncola, al cre-
puscolo del giorno, Francesco d’Assisi, deposto nudo sulla nuda terra,
chiudeva gli occhi per sempre alla luce di questo mondo per aprirli
eternamente alla luce senza tramonto della Gerusalemme del Cielo.
La descrizione del transito del Santo, suscita sempre nel nostro animo
una profonda e viva impressione.
A questo fi ne è necessario che abbiamo a riascoltare nella profondità
del nostro cuore il messaggio sempre vivo e attuale del Poverello di
Assisi; dobbiamo leggere in quella luce la nostra situazione odierna, a
trarne ispirazione e vigore per un rinnovamento autentico di noi stessi
e delle nostre comunità; un rinnovamento che si realizza attingendo
alle sorgenti fresche e zampillanti del Vangelo.
Volgiamo nuovamente il nostro sguardo verso san Francesco, guardiamolo, ormai consunto, deposto sulla
nuda terra, con le stimmate vive, e cerchiamo di comprendere come ha vissuto il suo transito da questo
mondo al Padre, la sua Pasqua.
È stato osservato che “per comprendere una vita, come per comprendere un paesaggio, è necessario sceglie-
re bene il punto di vista; e non ne esiste nessuno migliore della vetta. Questa vetta è la morte” (P. Claudel,
Giovanna al rogo).
San Francesco ha vissuto la morte oltre ogni schema di comportamento abituale, in modo originalissimo;
nella morte fu originale, come fu originale nel vivere. Il Celano riporta che Francesco “accolse la morte
cantando” All’uomo secondo natura, la morte incute paura e tristezza, perché viene percepita come uno
strappo violento della vita e un inoltrarsi nell’ignoto. San Francesco, invece, nel suo animo aveva trasfi gu-
rato l’immagine cupa della morte sino a chiamarla “sorella”. Egli, non solo cantava di fronte alla morte che
veniva al suo incontro, ma invitava a cantare in quel momento anche i suoi frati e le altre creature. È stu-
pendo il darsi convegno delle allodole che vennero a stormi con insolito giubilo ad accompagnare il transito
di Francesco.
La trasfi gurazione della morte è avvenuta in Francesco come il corollario
della trasfi gurazione della sua vita. Se ha manifestato una mirabile arte
del morire è perché prima aveva espresso una mirabile arte del vivere ,
una nuovo senso dell’esistere.
Nella vita del Poverello d’Assisi si vede all’opera lo Spirito: è la forma pro-
posta dal Vangelo, forma anzitutto interiore, ma che si manifesta nello
stile di vita, nelle relazioni intessute con gli altri, nel rapporto con tutto il
creato. In questa forma di vita, al centro c’è Gesù Cristo e la novità di vita
del Vangelo.
Gesù Cristo, contemplato con immenso amore “nell’umiltà dell’Incarna-
zione” e nella “carità della Passione” (1 Celano, FF. 467), è diventato la
ragione prima e ultima del vivere di Francesco. Per questo poteva dire con
san Paolo: “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1, 21).
Francesco poté cantare la morte perché la sua vita era ormai totalmente
congiunta a quella di Cristo che ha vinto la morte e ha fatto risplendere
la vita e la risurrezione.
Fr Roberto Ferrari
Superiore Convento S. Angelo
Il “beato transito” di San Francesco d’Assisi:
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RICERCA DEL SENSO RELIGIOSO DELLA VITA
La nostra vita è un grande amore e poiché tale siamo chiamati a vi-vere questa realtà. La felicità della vita sta davanti a noi, si tratta di disegnarla e ciò che dobbia-mo colorare siamo noi stessi. La felicità della vita è un compito da svolgere ogni giorno, è una con-quista, per raggiungere la cima di una montagna, bisogna essere ben equipaggiati e addestrati.L’uomo è simile a una casa e la caratteristica di una casa è data specialmente da tre cose, per costruirla ci vuole tempo; non si costruisce secondo una disposi-zione qualsiasi, ma se ne dispon-gono le parti nel giusto rapporto le une con le altre; e non sarà completata che quando in essa ci si sentirà a casa propria, in modo da stare “ bene “.Con questo corso desideriamo fare una piccola costruzione in noi, che abbia la componente umana, culturale e religiosa, proprio perché la vita “ la mia costruzione di amore “ si rea-lizzi ancor meglio e diventi una dichiarazione di grande bene “ mi voglio bene “! Dio è veramente Padre, è il creatore di tanta bellez-za, è presente e partecipa a tutto il corso della nostra storia.In noi c’è un bambino che son-necchia, l’amore è il suono che risveglia pienamente, ci riporta alla vita vera e alla gratitudine.Buon cammino. Fr Celeste Vecchi - Catechista
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Nei primi mesi del 2011 nei paesi del Nord Africa è incominciata una rivolu-
zione che ha portato cambiamenti notevoli, tutt’ora in corso, in tutto il resto del
mondo.
Per l’Italia in particolare è scattata l’emergenza profughi : migliaia di persone
hanno abbandonato in tutta fretta i paesi del nord Africa ed hanno attraversato
il Mediterraneo. A fi ne luglio, secondo i dati del ministero degli interni,
essi erano 48.036.
Negli anni precedenti si era assistito ad un crollo degli arrivi sulle nostre coste
dovuto soprattutto al controllo esercitato in Tunisia e in Libia,attraverso accordi
tra l’Italia e la Comunità Europea con questi paesi, sui percorsi dei migranti sia
su terra che su mare. “I viaggi della speranza”, come usualmente vengono chia-
mati dai media, sono ripresi da gennaio 2011 in modo massiccio, tutti diretti verso l’Italia, la sola terra
disposta ad accoglierli, al di la del mare e delle restrizioni, delle leggi e delle minacce.
Altri paesi che si aff acciano sul Mediterraneo hanno innalzato barriere politiche e fi siche evidentemente
insormontabili.
Dal mese di maggio sono arrivati anche da noi, nella Casa di Accoglienza di Via Saponaro. Il loro status
giuridico è quello di richiedenti asilo ed hanno un permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi: è il
periodo ti tempo che in cui si decide se possono avere lo status di rifugiati o no. Da Saponaro ne sono
passati circa 160, in media ne sono presenti 120. Non è facile relazionarsi con loro, vengono da 13 paesi
diversi ; hanno avuto la sfortuna di trovarsi in Libia per lavorare, per sfuggire alla fame e alla povertà, e si
sono ritrovati dentro una guerra; obbligati, molto spesso, con la forza, a salire su quelle barche fatiscenti
che li avrebbero dovuti portare al di là del mediterraneo. Tra di loro ci sono persone di tutti i tipi, laureati
ed analfabeti, chi parla nove lingue e chi parla solo il suo dialetto, giovani e meno giovani, uomini soli co-
munque, senza padre, né madre, né fratelli, mogli, fi gli,, che forse ci sono, sì, al di là del mare e del deserto
che loro si sono dovuti lasciare alle spalle.
Raccontiamo una storia, tra le tante che abbiamo ascoltato, è quella di Ikouye, un uomo nigeriano di 41
Sulle sponde dello stesso mare
Dott.ssa Rosamaria
Vitale - Psicologa
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anni, arrivato insieme ad altri 18
del suo paese. Ho avuto qualche
diffi coltà nei colloqui con loro,
erano tutti molto arrabbiati, poco
disposti a parlare, molto aggressi-
vi nel rivendicare. Quando sono
arrivata a lui e gli fatto le solite
domande, pensavo di aver capito
male, mi sono fermata e ho ripre-
so tutto dall’inizio. La sua storia:
nato in Nigeria, viveva in Libia
già da una decina d’ anni, quando
era stato indotto dalla famiglia a
prendersi una moglie. Nel 2006
era quindi ritornato in Nigeria e
si era sposato con la donna scelta
dalla famiglie, contrariamente
alle sue aspettative, si era trovato
bene con lei, l’aveva portata in
Libia, era nato nel 2008 un bam-
bino. Tutto bene fi n a febbraio
2011. Quando è scoppiata guerra
in Libia si sono ritrovati separati,
il suo lavoro lo portava spesso
lontano da casa.
Ikouye ha impiagato quattro mesi
a raggiungere Tripoli, dove vive-
vano moglie e fi glio.
Dopo poche settimane sono stati
obbligati ad imbarcarsi, con la
forza, tutti e tre, dalle milizie di
Gheddafi .La nave poteva conte-
nere 400 perone, ma ne hanno
fatto salire 900. Donne e bambini
erano stati messi insieme ad altri
uomini nella stiva,circa 450, gli
altri 450, tutti uomini, erano stati
fatti sedere uno accanto all’altro
sul ponte. Ad un certo punto la
nave, sovra carica, è colata a pic-
co, in cinque minuti, nel porto di
Tripoli. Chi era nella stiva non ha
avuto scampo, chi era sul ponte
si è salvato, anche se non tutti.
Ikouye è rimasto solo.
Avevo sentito la notizia al tele-
giornale; Ikouye ora era davanti a
me e mi raccontava quei momen-
ti, la sua rabbia, il dolore per non
averli neanche potuti vedere. Era
rimasto sul porto, solo e dispera-
to vagando per giorni. Poi è salito
su un altro battello, questa volta
di sua volontà, ed ha attraversato
il Mediterraneo.
Ho rivisto Ikouye parecchie volte,
dopo il primo colloquio: è un
uomo per certi versi molto legato
alla sua tradizione, ma nello stes-
so tempo con grandi capacità di
cambiamento, di adattamento alla
nuova situazione, pur nel grande
dolore che lo accompagna giorno
e notte. Quando abbiamo fatto il
suo genogramma, la storia della
sua famiglia, ha raccontato che il
padre, ricco proprietario terriero
, aveva avuto nove mogli e che
quando lui è nato aveva già 54
fratelli. Gli ho chiesto come mai
, venendo da una famiglia poli-
gama, avesse scelto di avere una
sola moglie.
“Perché ho soff erto troppo, quan-
do ero bambino, per come ci ha
fatti vivere nostro padre. Avevo
giurato a me stesso che avrei
avuto una sola moglie ed una sola
famiglia”
Avevo qualche perplessità nel
raccontare la sua storia,mi sem-
brava troppo intima e dolorosa,
ma quando ho chiesto a lui l’auto-
rizzazione, mi ha ringraziato.
Rosamaria Vitale
Fr Clemente Moriggi dialoga con
alcuni richiedenti asilo politico
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UN’ ESPERIENZA ESTIVACON I FRATELLI DI SAN FRANCESCO
In una mattina di Giugno, duran-te un colloquio con Fra Francesco, mi venne comunicata l’esperienza estiva da svolgere presso la Fonda-zione dei Fratelli di San Francesco d’Assisi in Milano. Prima di parti-re, visitai il sito internet della Fon-dazione, dove ebbi un’idea delle sue attività. Giunto a Milano, mi resi subito conto che la Fondazione era un’autentica fucina del volontariato attenta ai bisogni dei poveri e degli immigrati. Dopo un colloquio con Fra Clemente e il personale della Segreteria, concordammo il plan-ning di collaborazione ... e tutto ebbe inizio. L’esperienza si è svolta dal 4 al 31 di Luglio, un mese di totale immersione tra la gente e la realtà sociale milanese; impegnato nel polimbulatorio medico adia-cente al convento, come aiutante dei medici, nella mensa dei pove-ri in via Saponaro come aiuto agli operatori, in unità mobile ingiro per le vie e le stazioni di Milano, per incontrare la gente che vive e dorme in strada. Il poliambulatorio è una struttura eccezionale, mol-to ben organizzata ma soprattutto ricca di personale qualifi catissimo.
E’ fantastico vedere medici, infer-mieri, farmacisti e volontari donare il loro tempo libero e la loro profes-sionalità a chi ha bisogno e non può permettersi visite specialistiche. Ci sono vari ambulatori: oculistica,
cardiologia,dermatologia, labora-torio analisi, studio dentistico, gi-necologia, psichiatria, diabetologia, chirurgia, endocrinologia e orto-pedia ... immaginate tutto questo in un edifi cio a tre piani, con studi
sempre puliti, in ordine e attrezzati. La mensa di via Saponaro dispone anche del dormitorio, è una vecchia scuola donata dal Comune di Mi-lano alla Fondazione. Totalmente ristrutturata, resa nuova e pulita. Anche qui il personale addetto al servizio mensa è composto da vo-lontari, mentre il servizio di acco-glienza degli ospiti viene gestito da operatori formati e qualifi cati.
Giornalmente ven-gono serviti ottimi piatti caldi e sem-pre diversi, parten-do dal primo fi no al dolce. L’unità mobi-le è forse il servizio più entusiasmante. E’ gestito solo da volontari e si svol-ge tutte le sere dalle 21 a notte inoltrata. In estate il servizio è più semplice ri-
spetto all’inverno, quando scatta l’emergenza freddo, ma discutendone con gli operatori, nella stagione calda ci si può de-dicare molto di più alle relazioni e all’ascolto. La realtà dei poveri milanesi è come
una città nella città. Mi spiego me-glio: durante lo svolgimento del-le varie attività ho avuto modo di conoscere tanta gente disagiata che ritrovavo spesso in giro per la città. Era bello ritrovarsi, salutarsi e scambiarsi anche qualche chiac-chiera e per chi avevo conosciuto
in ambulatorio chiede-re come andava la cura datagli. C’è da aggiun-gere che molti di loro hanno subito un rifi uto da parte delle famiglie e della società, e quando conoscono persone che si interessano a loro, è come se avessero tro-vato un tesoro. Tra le varie conoscienze mi è
capitato anche qualche divorziato che vive in strada, una delle ulti-me “ new entry “tra le categorie dei senza tetto e di cui tanto se ne par-la. Sono giunto a Milano dopo un anno di formazione dedicato anche all’ascolto di se stessi e del prossi-mo, con questa esperienza ho avu-to la conferma dell’importanza dei rapporti interpersonali e sopratut-to della qualità di essi, traendo una mia conclusione: se nella società ci fossero più relazioni autentiche e ci fosse più capacità nell’ascoltare at-tentamente e attivamente chi ci sta accanto, ci sarebbero meno perso-ne depresse e senza tetto. Concludo ringraziando la Fon-dazione per avermi ben accolto e permesso questa esperienza, la fra-ternità del Convento di Sant’Angelo che mi ha sostenuto sia fi sicamente che spiritualmente per il buon com-pimento del servizio ma ancora di più ringrazio Dio per avermi dona-to la vita e suscitato in me queste provocazioni utili per continuare il mio cammino di crescita umana.
Emanuele TedescoProbando di Lecce
Emanuele Tedesco con ilProf. Maggi e Suor Liliana
Emanuele Tedesco con un ospite della casa
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Un incontro di grande valore sociale In occasione dell’Anno Europero del Volontariato per la promozione della cittadinanza attiva
Il Convento di Sant Angelo con la Fondazione e l’Associazione
FRATELLI DI SAN FRANCESCOe la Cooperativa sociale “Insieme si può”, in collaborazione con il
MoVI Movimento di Volontariato Italiano, organizzano un incontro sul tema:
CRISI E FRAGILITA’ A MILANO OGGI
L’incontro si terrà Sabato 12 Novembre 2011 presso l’Angelicum – Sala Rossa
piazza S. Angelo, 2 – Milano
All’incontro sono invitati non solo gli operatori e i volontari delle tre Organizzazioni ma anche di altre Orga-
nizzazioni amiche e persone sensibili e vicine a chi opera sul fronte della lotta alla povertà e alla emarginazione
sociale.
Partecipare a incontri di questo tipo vuol dire aver compreso che non basta attivarsi per gli altri sul campo: ogni tanto è importante ritrovarci insieme per alzare la testa e rifl ettere sul contesto in cui operiamo e dove stiamo andando!E per ritrovarci fra noi in amicizia. E fare nuove amicizie.
Programma:
09,30 - Introduzione (P. Roberto Ferrari) e presentazione del tema
(Don Luigi Testori Presidente della Caritas Ambrosiana)
09,45 - La povertà e l’esclusione sociale nel territorio milanese
(relazione e proiezione)
Luca Pesenti direttore ORES (Osservatorio regionale esclusione sociale)
Gisella Accolla: ricercatrice Fondazione ESAE (ORES)
10,35 – Come portiamo il nostro mattone? Vademecum dei servizi:
P. Clemente Moriggi, Direttore delle Opere con i presidenti prof.
Giulio Cesare Maggi (Fondazione) e Gianna Bruno (Associazione)
11.00: Breve Momento Musicale a cura di Lina Rancati
11,15 - Emergenza migranti Nord Africa: la risposta presso la
casa di accoglienza di via Saponaro (relazione e fi lmato): Rosamaria
Vitale e Andrea De Liberto
12,00 – Il volontariato in tempo di crisi:
Ermes Caretta vicepresidente MoVI Movimento Volontariato
Italiano fed. Lombarda
12,10 - La collaborazione fra Istituzione e volontariato:
Marco Granelli: Assessore al Volontariato e Pierfrancesco Majorino
Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano
12,40 – dibattito
13,00 - conclusione dei lavori
seguirà un buff et presso l’aula San Bernardaino
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una breve esperienza proposta ai
giovani della nostra comunità di
minori stranieri
Per i ragazzi della comunità di
minori questa estate, oltre alla
vacanza in montagna, sono stati
organizzati presso la nostra sede:
la scuola di italiano, grazie ad
Angelo e Fra Celeste che si sono
alternati cercando attività stimo-
lanti (come la proiezione di fi lm
da commentare insieme),
un incontro per conoscere i ser-
vizi del Centro, ed in particolare
il ruolo del volontario nel suo
interno,
e uno sperimentale laboratorio di
artiterapie.
Vista la diff erenza culturale,
etnica, di conoscenza linguistica
oltre che di inclinazione indivi-
duale, i laboratori sono
stati un primo assaggio
per comprendere interes-
se, attitudini e bisogni. I
ragazzi hanno risposto
molto positivamente alle
attività proposte, che
andavano dalla danza,
al teatro, all’espressione
artistica, sempre sul tema
delle
emozioni, nel
linguaggio che
ci unisce. Hanno
aderito anche
due volontari che
hanno arricchito
il
gruppo metten-
dosi in gioco con
loro.
Nelle artiterapie non è il prodot-
to che conta, il signifi cato non è
diventare artisti. Conta il proces-
so, quello che è cambiato, che si
è compreso
e vissuto per
arrivare a quel
prodotto. Per
questo è diffi -
cile raccontare
il signifi cato
di quello che
è stato svolto,
tuttavia credo
che
alcuni lavori pro-
dotti sulle emo-
zioni ci facciano
sentire quanto
i ragazzi abbia-
no aderito alla proposta di dare
forma alle emozioni (come negli
esempi delle immagini: la paura,
la guerra, la rabbia, l’amore e la
prosperità, l’incertezza….).
E poi con queste emozioni si
può dialogare, allora ad in amico
triste si può immaginare di poter
inviare del cielo un messaggio
con un aeroplanino
“non ti devi arrendere mai”
“devi aff rontare tutto per forza”
“puoi fare tutto”
“un giorno migliore arriverà, non
essere triste”
“tutto passa, ci sarà una nuova
alba”
“ci sono anch’io qui per te”
“solleva la tua testa, sappiamo che
un giorno ce la farai”
“stai sempre tranquillo”
…..
ricordando che anche a me può
arrivare un messaggio di aiuto,
ovunque sono, perchè le emo-
zioni sono un linguaggio che ci
Educare alle emozioni
9
Educare alle emozioni
accomuna, che ci fa sentire vicini
anche se tanto distanti su diversi
altri aspetti.
Nel secondo incontro lo stimolo
è stato il dialogo in coppie o in
gruppo attraverso l’arte. Qualcu-
no c’è riuscito, altri hanno trovato
troppo diffi cile affi dare il proprio
spazio di espressione a qualcun
altro. Si è colto così chi è più
pronto allo scambio, alla base del
processo di integrazione, e chi ha
ancora una strada da fare.
Per chi si è messo in gioco sono
emerse diverse cose che i ragazzi
hanno potuto notare, proprio
come succede nelle
relazioni: che si
può trovare con
qualcuno un’intesa
di rapporto, dove
si può contare an-
che sul pezzo che
ci metterà l’altro
(come nella fi gu-
ra del ponte e il
villaggio), oppure
che l’altro può tendere a distrug-
gere ogni proposta ma dalla
negatività di uno può emergere il
potenziale dell’al-
tro (come nelle
fi gure accanto:la
donna, l’aiuto),
che dialogando in
gruppo si posso-
no raggiungere
risultati che vanno
oltre il progetto del
singolo e questo
può creare emo-
zioni diff erenti, quali frustrazione
o meraviglia...
Da questa piccola proposta emer-
gono capacità e curiosità, in par-
ticolare da parte di alcuni ragazzi,
ma anche situazioni di diffi coltà,
come non riuscire ad alimentare
la proprie radici o essere ancorati
alla nostalgia del proprio paese
, senza vedere altro che sé stessi
una realtà dai colori ancora non
defi niti. E poi si può dare spazio ai
bisogni e al proprio sentire pro-
fondo.
Per ognuno di questi ragazzi c’è
un progetto da studiare, da ricon-
fi gurare in base a quanto emerge
nel vivere all’interno della comu-
nità, un gran lavoro per gli edu-
catori e psicologi coinvolti, anche
visto l’elevato numero di ragazzi
da seguire. Tre di loro passeranno
al “progetto autonomia”. Buon
cammino ragazzi, lungo la strada
del vostro cuore, come avete sapu-
to rappresentare.
Clara
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Vuoi diventare un volontariodei Fratelli di San Francesco?
Step by step ecco come entrare nel pool dei Volontari dei Fratelli di san Francesco
1. Colloquio di orientamento all’Associazione Volontari (per appuntamento, tel.0262545960, e-mail [email protected])
2. Partecipazione al corso base dedicato a tutti i nuovi volontari (3 incontri)
3. Scelta del servizio a lui più consono da parte dell’aspirante volontario
4. Inizio del servizio con un mese in affi ancamento
5. Colloquio a fi ne percorso di inserimento
6. A tutti i volontari è richiesta la presa di conoscenza dello statuto dell’ Associazione Volontari Fratelli di San Francesco, l’iscrizione all’Associazione (quota annuale inclusa assicurazione), la partecipazione alle riunioni dei gruppi e alla formazione permanente.
dalle 9,00alle 17,00 dal
Lunedi al Venerdi
Puoi ritirare una copia del Vademecum
presso ilSegreteriato sociale e la
Segreteria dei Volontari di
via Bertoni, 9
IL NOSTRO CENTRO SERVIZIBasta iscriversi attraverso
il nostro segretariato sociale.orari: Lunedi-Venerdi
8,30/12.30 - 14,30/17,00Via Bertoni, 9 - Milano
MM3 fermata TuratiMM2 fermata Moscova
Tel 02.62545941
SEGRETARIATOSOCIALE
SERVIZIO DOCCE
GUARDAROBA
SERVIZIO MENSA
ASSISTENZASANITARIA
SCUOLA DI ITALIANO
UNITA’ MOBILEASCOLTOITINERANTE
SERVIZI PER I MINORISTRANIERI
SERVIZI PER GLIANZIANI
SOLIDARIETA’EVENTI
CASE DIACCOGLIENZA
VADEMECUMDEI SERVIZI A DISPOSIZIONE
Presso in Centro è possibile ricevere un prontuario di tutti i servizi sociali primari a cui si può accedere,
se necessario.
Il Segretariato Socialeattiverà la tessera che permetterà di accedere a tutti i
servizi e di poter contare sull’assistenza sociale.
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La presentazione dei vari uffi ci che compongono il Centro dei “Fratelli di San Francesco di Assisi”; può rendere più facile orien-tarsi e conoscere le diverse fi gure che lavorano, a diverso titolo, nell’ambito dell’Ente:
PER SAPERE CON CHI PARLARE
Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus Associazione e FondazioneVia Moscova 9, 20121 Milano - Tel. 02.6254591 - [email protected]
Come aiutarci: Conto Corrente Postale: 27431279Conto Corrente Bancario: Credito Artigiano Agenzia Milano StellineIT 08 Y 03512 01614 0000 0000 7463 - 5 X 1000: C.F. 97237140153
Suor Liliana Scolari
Coordinatrice Generale Ambulatorio Medico
telefono: 02.62545956
Dr. Alessandro Bellinato
Responsabile Gabinetto dentistico
telefono: 02.6254596
Prof. Giulio Cesare Maggi
Direttire sanitario dell’ Ambulatorio
telefono: 02.62545956