Solidarieta per Tutti

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Construire la speranza contro paura e devastazione

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Cari amici,

la saga della crisi greca ha raggiunto nuovamente un punto critico, dominando l’attenzione delle élite economiche, politiche e mediatiche globali. Scriviamo questo rapporto mentre la Grecia si sta dirigendo alle elezioni nazionali dopo il crollo del terzo governo filo-Troika.

Tuttavia questa volta la possibilità che la Grecia la facesse finita con l’aggressione neoliberista al popolo europeo sta trasmettendo onde sismiche attraverso i centri della finanza e del governo della UE. Il loro ricorso al copione delle minacce del 2012, non solo contro il popolo greco ma anche contro il loro stesso popolo, al fine di terrorizzare ed estorcere voti con ogni mezzo, dimostra soltanto che la paura oggi è passata dall’altra parte. Nonostante le affermazioni rassicuranti che i mercati sono oggi protetti nei confronti di una possibile Grexit e/o della cancellazione di parte del debito greco, ciò che temono è la contaminazione del messaggio politico che i greci “indisciplinati” potrebbero trasmettere ad altri paesi, e in particolare ai paesi deregolati, devastati dall’austerità e oggetto di salvataggi della periferia dell’Europa.

In tale contesto il nostro rapporto mira, da un lato, a offrire un aggiornamento sugli effetti devastanti del radicale esperimento neoliberista condotto sulla società greca e, dall’altro, a informare la comunità internazionale, evidenziando un altro esperimento, quello della società greca che agisce mediante l’auto-organizzazione e la solidarietà, di un popolo che si schiera e resiste contro i suoi “salvatori” economici e politici.

Vogliamo, e dobbiamo, contrastare la campagna di terrorismo e ricatto politico che mira a fare della Grecia un capro espiatorio e a tenerla nella camicia di forza dei mercati e delle élite politiche dominanti, rivelando le sinistre conseguenze di un paese che si sta disfacendo completamente, come democrazia e come società. Vogliamo fornire non opinioni, ma fatti, che diano conto del costo della menzogna (oggi dimenticata, ma propagandata fino a solo poche settimane fa) di una GRipresa.

Ma soprattutto vogliamo affermare il paradigma di speranza cui il popolo greco – e in verità non da solo, bensì facendo eco alle rivolte sociali nel bacino del Mediterraneo e nel mondo – ha dato vita negli ultimi quattro anni. Informarvi sul movimento di solidarietà sociale di base che ha costruito una rete di resistenza contro le deprivazioni di massa, mettendo contemporaneamente in atto modi innovativi di partecipazione e auto-organizzazione. Un fenomeno inestimabile che sta alimentando processi di più profonda trasformazione sociale.

Naturalmente il movimento di solidarietà sociale è solo uno dei filoni del movimento di resistenza in Grecia. Tra le molte lotte grandi e piccole attive in questi anni, dovremmo segnalare la campagna per le 595 addette alle pulizie licenziate dal ministero delle finanze, altri lavoratori del settore pubblico che si oppongono ai loro esuberi forzati, i lavoratori della ERT, l’emittente nazionale pubblica greca, che hanno continuato le trasmissioni radio e televisive mediante l’autogestione, i residenti di Skouries che si oppongono all’estrazione di oro nella regione Halkidiki, nel nord della Grecia. Queste lotte hanno mantenuto vivo negli ultimi due anni il tentativo di rovesciare lo “stato di eccezionalità” imposto dal regime della Troika, combattendo lo sfruttamento per promuovere la democrazia reale e la giustizia sociale.

PARTE 1 – IL COSTO UMANO DELLA (LORO) “STORIA DI SUCCESSO”

I dati dell’Indice della Povertà Globale 2013 prodotto dall’Economist Intelligence Unit, posizionano la Grecia al decimo posto su novanta nazioni riguardo al livello più elevato di povertà di quell’anno. Nello stesso anno, secondo il gruppo di ricerca Wealth-X sui ricchi globali, in Grecia c’erano 505 super-ricchi nel 2013, cinquanta in più rispetto al 2012, rappresentanti lo 0,005% della popolazione greca e proprietari di un patrimonio totale pari a 60 miliardi di euro, 10 milioni in più rispetto al 2012. E’ evidente che la “storia di successo” della “GRipresa” esclude più del 99% della società greca. Le “conquiste” del “salvataggio” e della ristrutturazione dell’economia (loro) si sono avute a spese dei posti di lavoro, dei redditi, delle proprietà pubbliche e private e dei diritti della vasta maggioranza dei residenti greci, mediante una gigantesca impresa di “accumulazione per espropriazione” o, in parole povere, di saccheggio.

Perdita di posti e di occupazione L’aumento della disoccupazione, pari al 273,7%, dal 2009 è la caratteristica più incriminante degli effetti del programma di salvataggio. Dal 9,5% del 2009 il tasso della disoccupazione nazionale è balzato al 27,9% nel 2013, prima di scendere leggermente al 26% a fine 2014. Il quadro è ancora più fosco se si considera che la maggioranza della popolazione in Grecia è senza lavoro. Nel 2013 la percentuale degli occupati tra i 20 e i 64 anni era solo del 51,3%, rispetto al 66,5% del 2008. A novembre 2014 il numero totale dei disoccupati era di 1.242.219 persone, rispetto ai 3.551.148 occupati. Se includiamo la popolazione economicamente inattiva il dato sale a 3.334.759 persone, il che significa che il 56,3% della popolazione non lavora. Nel periodo stesso in cui in Grecia si è verificata questa caduta record dell’occupazione, in Germania il tasso di occupazione è salito dal 74% del 2008 al 77,1% del 2013, in contrasto con il resto dei paesi UE.

I tagli alla spesa pubblica hanno colpito anche l’indennità di disoccupazione che è stata ridotta da 450 a 360 euro mensili. Cosa più importante, la percentuale dei destinatari dell’indennità di disoccupazione è precipitata dal 58% (dei disoccupati ufficiali) del 2008 a solo il 14% del 2014. Questo spiega il forte aumento della disoccupazione a lungo termine, visto che i disoccupati in Grecia ricevono l’indennità solo per il primo anno dopo la perdita del lavoro. Più specificamente, la disoccupazione a lungo termine è aumentata al 74% nel 2014, dal 43% del 2008. Una delle conseguenze più gravi della disoccupazione a lungo termine è la perdita del diritto di accesso all’assistenza sanitaria pubblica, poiché si deve aver lavorato 50 giorni ogni anno per rinnovare la registrazione e, se disoccupati, l’assistenza copre solo un anno. Siccome molti membri della famiglia sono anche dipendenti dall’assistenza sociale del padre o della madre per accedere all’assistenza sanitaria pubblica, questo ha prodotto la perdita dello status previdenziale da parte di 2,5 milioni di persone. Ultimo, ma non meno importante, la forte crescita della disoccupazione colpisce di più le donne (31,7% nel 2013) che gli uomini, 24,4% lo stesso anno. Giovani Tuttavia il tasso di gran lunga più elevato di disoccupazione è tra i giovani greci. Secondo l’Unicef la disoccupazione giovanile è balzata alle stelle, dal 21% del 2008 al 59% del 2013, “arretrando” al 50% a fine 2014. Questo ha lasciato il 44,5% (2012) dei giovani tra i 15 e 29 anni sotto la soglia di povertà o a grave rischio di esclusione sociale, rispetto al 30,9% del 2008. Il 25,8% (2012) dello stesso gruppo non ha potuto soddisfare i propri bisogni di base, il doppio della percentuale del 12,8% rilevata nel 2008.

Inoltre, secondo il rapporto dell’Unicef, il numero dei giovani (tra i 15 e i 24 anni) che non studiano, non sono occupati o in addestramento è quasi raddoppiato, salendo al 20,6% nel 2013 rispetto all’11,7% del 2008. Nessuna meraviglia che un gran numero di giovani greci sia stato costretto a emigrare. Il numero di coloro che hanno lasciato la Grecia è aumentato del 30% tra il 2010 e il 2012, secondo la Confederazione Sindacale Greca (GSEE), in una “fuga di cervelli” dalla Grecia ai paesi più ricchi della UE. Salari, pensioni, riduzione del reddito Da quando sono state introdotte le misure d’austerità, le famiglie greche hanno visto una perdita di più di un terzo del loro reddito. Tra il 2009 e il 2014 il salario medio è sceso del 38%, mentre le pensioni nello stesso periodo sono state ridotte del 45%. Ugualmente importante, per il tasso di declino dei redditi e della posizione sociale dei percettori di salari, è l’aumento degli occupati in lavori precari, che nel 2014 sono saliti al 9,5% del totale degli occupati, dal 7,7% del 2010. Inoltre, secondo una ricerca della Confederazione Sindacale Greca, circa un terzo dei lavoratori del settore privato, cioè circa

500.000 persone, guadagna 300 euro netti (440 lordi) al mese. Ciò ha prodotto, come evidenzia l’ELSTAT (l’Ente Greco di Statistica), l’emergere di una "nuova categoria di lavoratori poveri con il 10,7% degli occupati a tempo pieno che sono a rischio di povertà, mentre la percentuale rispettiva degli occupati precari è del 27%”.

Aumento del costo della vita – ipertassazione - indebitamento Nonostante la perdita di un terzo del reddito medio, il costo della vita in Grecia resta proporzionalmente il più elevato della UE. Come ha mostrato il "Rapporto Dettagliato sui Prezzi Medi" della Commissione Europea, un carrello della spesa con venti prodotti base in Grecia costava nel novembre 2013 in totale 63,4 euro, cioè il 10,81% del salario nominale più basso (586 euro), mentre un lavoratore portoghese, il cui salario è stato anch’esso ridotto a 485 euro sotto l’austerità, spende per le stesse necessità fondamentali di casa 46,48 euro, cioè il 9,58% del salario mensile. Contemporaneamente la spesa media mensile delle famiglie greche si è contratta del 31,2% (ovvero 694,2 euro), dai 2.203 euro del 2009 ai 1.509,39 del 2013. L’estremo stress economico ha lasciato centinaia di migliaia di persone incapaci di adempiere i propri impegni finanziari. Secondo Zervos, (amministratore delegato della DEI, l'azienda elettrica nazionale) più di 700.000 persone hanno richiesto un concordato di pagamento alla DEI per bollette scadute nel 2012, il 57,1% in più rispetto al 2011 (400.000). Ciò ha causato tagli dell’elettricità a 237.806 utenze, più dell’80% delle quali residenziali, tra gennaio e settembre 2013. Inoltre, nello stesso anno, secondo Lehouritis, presidente dell'istituto Consumatori, l’aumento del prezzo del petrolio causato dall’ipertassazione ha lasciato 8 condomini su 10 privi di riscaldamento. Nel periodo 2008-2013 il carico del debito privato è aumentato del 10% secondo la Commissione Europea. Come se non bastasse, un libero professionista su due non è in grado di pagare i propri contributi previdenziali, il 31,8% degli stessi ha pagamenti scaduti nei confronti delle banche e, infine, un’azienda su quattro è in arretrato con gli affitti e ha debiti verso i fornitori. La stessa percentuale di contribuenti, cioè 2,45 milioni di persone, si è indebitata nei confronti dell’ufficio imposte tra gennaio 2013 e agosto 2014. Ciò ha determinato una forte crescita dei sequestri di denaro direttamente dai conti bancari personali, non solo senza permesso dei titolari, ma anche senza che essi fossero informati dall’ufficio imposte o dalle banche. Secondo Theoharis, ex segretario generale delle Pubbliche Entrate, i sequestri di conti bancari sono aumentati dai 18.000 del 2013 ai 50.000 dei primi due mesi del 2014, mentre tra dicembre 2013 e maggio 2014 più di 586 case sono state espropriate e altre 160

sono state pignorate dallo stato greco. Se si aggiungono l’aumento del 400% in cinque anni delle rate di mutuo scadute e non pagate alle banche (dal 5% del 2008 al 25% del 2013), e la cancellazione del divieto di pignoramento che consente alle banche di confiscare anche la residenza principale dei mutuatari, 280.000 famiglie sono a rischio di perdere la propria casa. Deprivazione e povertà Per quanto impressionanti siano questi fatti nel mostrare la realtà della deprivazione in Grecia, il quadro vero della povertà può essere anche peggiore, come afferma la seguente ricerca: “Più del 44% della popolazione greca aveva un reddito sotto la soglia di povertà nel 2013, secondo stime del Gruppo di Analisi della Politica Pubblica dell’Università di Economia e Commercio (AUEB) … I ricercatori dell’AUEB hanno anche rilevato che l’anno scorso il 14% dei greci ha guadagnato redditi inferiori al tenore base di vita, rispetto al 2% della popolazione di quattro anni fa”. Nell’ambito della UE, nel 2013, la Grecia aveva la percentuale più alta di persone che vivevano di redditi bassissimi, il 23,1%, con la Romania al secondo posto (22,4%) e la Bulgaria terza al 21%. Questo significa che nello stesso anno il 20,3% della popolazione in Grecia non è stata in grado di soddisfare le proprie necessità di base, rispetto al 9,6% della media UE. Secondo il rapporto annuale 2013 dell’OCSE, nel 2012 il 17,9% della popolazione in Grecia non è stata in grado di soddisfare le proprie necessità alimentari di base, rispetto all’8,9% nel 2007 e alla media del 13,2% dei paesi OCSE nel 2013.

Bambini Secondo il rapporto 2014 dell’Unicef, ‘Bambini nella recessione: impatto della crisi economica sul benessere infantile nei paesi ricchi’, in Grecia si è verificato un ‘Grande Salto Indietro”, tornando alle condizioni del 2000, sacrificando 14 anni di progressi realizzati per le famiglie con figli, a causa di recessione, austerità e tagli alla spesa pubblica. Dal 2011-2012 il numero di bambini a rischio di povertà o di esclusione sociale è salito dal 30,4% al 35,4%. Lo stesso rapporto pone la Grecia al primo posto per povertà infantile, che ha raggiunto il 40,5% nel 2012, ma al secondo posto quanto alla percentuale di variazione, dopo l’Islanda. Questo significa che 686.000 bambini vivono sotto la soglia della povertà o sull’orlo dell’esclusione sociale. Più a rischio di povertà (al 74,7%) sono i

bambini che vivono in famiglie con un solo genitore, mentre il 13,2%, cioè 292.000 bambini, viveva nel 2012 in famiglie senza adulti occupati. Il dato equivalente nel 2008 era di soli 88.000, più di tre volte inferiore. Così oggi il 21% dei bambini vive in condizioni di grave privazione materiale, più del doppio rispetto al 2008. Ciò significa, tra altri indici, scarsa nutrizione (consumo di carne, pesce o verdure), mentre il 20% (2012) dei bambini resta senza vaccinazione per l’esclusione dei genitori dal sistema di assistenza sanitaria pubblica. Per la prima volta nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale il tasso di mortalità infantile è aumentato a un ritmo del 14% dal 2008 al 2012, con esperti che prevedono una riduzione dell’aspettativa di vita di due o tre anni.

Recessione Arrivati al 2014 il PIL greco si è ridotto di più di un quarto rispetto al 2008. Come afferma il rapporto di GSEVEE (Federazione dei Commercianti e Imprenditori Greci): “Sia la gravità sia la durata della recessione sono senza precedenti per il mondo occidentale nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale” Dall’inizio della crisi, secondo la stessa indagine GSEVEE, sono state chiuse più di 230.000 aziende (quasi il 28%) mentre le entrate sono diminuite del 75%. Mentre il debito pubblico greco è aumentato del 36,5% dal 2007 al 2013, il reddito disponibile delle famiglie greche è sceso del 57,47%, da 174 miliardi di euro nel 2008 a 100 miliardi nel 2013, cioè circa 10.000 euro pro capite. Analogamente i risparmi delle famiglie e delle imprese si sono ridotti del 32,20% tra il 2009 e gli inizi del 2014, mentre la spesa interna per consumi è scesa del 31%.

Tagli alla spesa pubblica e ai servizi sanitari I tagli alla spesa pubblica hanno pesantemente influenzato la qualità dei servizi sanitari, e l’accesso a essi, in Grecia. Tra il 2009 e il 2011 la ‘spesa pro capite’ per la sanità è stata ridotta dell’11,1% secondo l’OCSE e la spesa pubblica nella sanità è caduta del 3,7% tra il 2007 e il 2011, secondo il Rapporto sulla Protezione Sociale Mondiale 2014/15 dell’ILO. La spesa pubblica per il rimborso di medicinali è caduta del 56%, da 5,1 miliardi di euro nel 2009 a 2,2 miliardi nel 2012, uno sviluppo che ha determinato un aumento sino al 70% del pagamento di ticket per i medicinali da parte dei pazienti coperti da assicurazione sociale, secondo Evgenidis, segretario dell’Associazione dei Farmacisti di Salonicco. I feroci tagli e la ristrutturazione totale del sistema di assistenza sanitaria pubblica hanno condotto alla chiusura di interi ospedali e cliniche, alla perdita di personale medico e a carenze di medicinali a livello nazionale. Questi cambiamenti hanno considerevolmente limitato la capacità dei fornitori di sanità pubblica di rendere servizi in un momento in cui la domanda è aumentata a causa del peggioramento della situazione finanziaria generale della popolazione. Ma il problema più grave è l’esclusione di più di 3,3 milioni di persone dal sistema dell’assistenza sanitaria pubblica. Secondo il presidente dell’EOPPY (Organizzazione Nazionali dei Servizi di Assistenza Sanitaria) 3.068.000 persone sono state cancellate dal registro della sicurezza sociale a causa della loro incapacità di rispettare il pagamento dei contributi, o perché hanno perso il lavoro, chiuso le proprie aziende o sono finite disoccupate per più di un anno, come citato in precedenza. Questo significa che un terzo (33,2%, vedere tabella) della popolazione greca è senza assicurazione sociale, cifra a cui dovrebbero essere aggiunte le centinaia di migliaia di migranti e profughi privi di documenti.

La sofferenza causata dal rapido deterioramento dell’economia greca ha contribuito a considerevoli aumenti delle percentuali di depressione e suicidio (vedere tabella). Secondo l’ONG Klimaka si stima che il numero reale di suicidi sia molto più elevato, poiché molti restano non documentati. La percentuale più vasta (35%) di quelli che si rivolgono al numero verde per la prevenzione dei suicidi è costituita dai disoccupati, seguiti dai liberi professionisti e dai pensionati.

Immigranti e profughi Una delle grandi carenze delle statistiche ufficiali è la mancanza di dati riguardanti gli immigranti e i profughi privi di documenti, una popolazione fluttuante stimata tra 600.000 e un milione di persone. Le precarie condizioni di vita di questa parte della popolazione, resa anche capro espiatorio e bersaglio dei neonazisti, ha imposto un forte pedaggio alla loro esperienza della vita quotidiana in Grecia. Secondo l’Unicef “il rischio di povertà tra gli immigranti ha raggiunto il 43,7% nel 2012 (quasi l’8% in più rispetto ai greci), mentre la percentuale tra i loro bambini è anche più elevata, il 53,1% rispetto al 49,6% dell’anno prima” e a ciò va aggiunto che “le percentuali di povertà sono cresciute di 35 punti percentuali per i bambini di famiglie di immigranti, rispetto ai 15 punti percentuali per tutti gli altri bambini”.

Analogamente il tasso di disoccupazione per le persone di origine non greca è il 36,2%, molto superiore al 26,8% dei greci (2013). Al tempo stesso, a causa delle crescenti tensioni e della guerra, principalmente in Medio Oriente, nel 2014 è arrivato in Grecia un numero in considerevole aumento (più 233% rispetto al 2013) di profughi e richiedenti asilo. In un simile contesto e con la dirigenza politica che sfrutta le frustrazioni, la paura e la rabbia della popolazione causate dalla crisi e dalle misure d’austerità, le aggressioni razziste contro gli immigrati hanno toccato un picco di 160 incidenti documentati commessi contro 320 immigranti e profughi. In dettaglio, 75 di queste aggressioni sono state perpetrate da estremisti di destra, mentre in 44 casi i responsabili erano appartenenti a forze di sicurezza e di polizia; la maggior parte delle vittime proveniva dal Bangladesh (164), dall’Afghanistan (51) e dal Pakistan (11). Il giro di vite sul partito neonazista Alba Dorata, dopo l’assassinio del rapper antifascista Pavlos Fyssas nel settembre 2013, anche se non ha sradicato le minacce e le azioni dei teppisti fascisti di strada, ha contribuito considerevolmente ad attenuare le aggressioni fasciste. PARTE 2 – IL MOVIMENTO DI BASE DI SOLIDARIETA’ : FONTE DI DIGNITA’ – RETI D’ISPIRAZIONE Il movimento di base di solidarietà sociale è uno degli sviluppi e delle forme di resistenza e di auto-organizzazione popolare emersi negli ultimi quattro anni. Le radici più distanti di questo movimento possono essere fatte risalire al movimento contro la globalizzazione, alla difesa degli spazi pubblici da parte delle comunità locali, alla crescente cultura di centri sociali auto-organizzati e alle campagne “non pago” contro i pedaggi stradali, i costi dei trasporti pubblici e i prezzi estremamente elevati dei beni fondamentali. Tuttavia le esperienze trasformative che hanno generato l’ascesa del movimento di solidarietà sono state le molteplici lotte della società greca contro la Troika e i programmi di salvataggio, specialmente l’occupazione delle piazze nell’estate del 2011.

Questo genuino movimento di base, cui ha partecipato il 28% della società greca, ha svolto un ruolo decisivo nel popolarizzare una cultura di auto-organizzazione, di assemblee popolari e di democrazia diretta come strumenti nei processi decisionali. E’ stato un movimento politico messo in atto dalle persone stesse, contro lo “stato di eccezionalità”, la forzata imposizione dell’austerità e della deregolamentazione dettata dalla cosiddetta Troika dei creditori e agevolata dalle élite politiche greche. Così, dopo l’approvazione delle leggi e regolamenti di austerità da parte del parlamento greco (estate e autunno 2011) la resistenza contro la loro attuazione è proseguita nei quartieri. La campagna ‘non pago’, che fu enormemente popolare, contro l’imposta patrimoniale addizionale (una forma di imposta capitaria inserita nella bolletta dell’elettricità che, se non pagata, determinava il taglio della fornitura) è stata il primo passo, seguita dalla campagna di solidarietà con l’occupazione, da parte dei metalmeccanici, della loro fabbrica Elliniki Chalyvourgia. Al tempo stesso, molti gruppi di attivisti locali e di persone comuni hanno avviato strutture di solidarietà in tutto il paese, organizzando la resistenza attorno a necessità elementari delle persone nelle loro comunità. All’inizio del 2012 si sono formati molti gruppi di solidarietà. Hanno riallacciato l’elettricità, organizzato la distribuzione di prodotti agricoli “senza intermediari”, aperto cliniche solidali di assistenza sanitaria e attivato programmi di formazione solidali, esempi di azioni solidali tangibili e facili da realizzare, che molte altre persone hanno poi intrapreso collettivamente. E’ stato l’inizio del movimento di base di solidarietà sociale nella sua forma attuale. Dopo quattro anni di recessione e due anni di cambiamenti diretti dalla Troika, il pedaggio della crisi sociale ha portato segmenti della popolazione greca sull’orlo della crisi umanitaria. Come mostrano i dati proposti più sopra, questa tendenza catastrofica è proseguita ed è accelerata considerevolmente dopo il 2012,

con l’attuazione di misure ancor più aspre da parte di coalizioni di governo multipartitiche, precipitando la società greca ancor più nella povertà. In un simile contesto affrontare collettivamente le conseguenze dell’austerità è divenuto fondamentale, non semplicemente per sopravvivere e per difendere la dignità umana, ma per organizzare lotte politiche mirate a rovesciare le politiche e il regime dei memorandum. Inoltre, creando un differente tipo di relazioni sociali tra le persone, promuovendo la partecipazione e la democrazia reale e praticando l’autogestione in varie aree della vita sociale ed economica, il movimento di solidarietà è riuscito a diventare uno dei risultati più importanti, innovativi e generatori di speranza, della mobilitazione e della resistenza popolare. Nel settembre 2012 c’erano circa 180 – 200 strutture di solidarietà auto-organizzate in Grecia, rispetto alle quasi 400 di oggi. Le strutture di solidarietà sono attive in aree della salute, dell’alimentazione, dell’istruzione e della cultura, degli alloggi e dell’indebitamento, del sostegno legale, dell’economia sociale e alternativa, della solidarietà di lavoratori e immigranti e della solidarietà internazionale. Le strutture di solidarietà sono organizzate come assemblee aperte con processi decisionali orizzontali. In questo modo operano come spazi di pratiche realmente democratiche e auto-organizzatrici, mirando a rafforzare la partecipazione e il contributo di tutti su basi di parità, sia di quelli già in grado di donare, sia principalmente energizzando quelli che si avvicinano alle strutture di solidarietà perché si trovano nel bisogno. E’ importante notare che la partecipazione è il principio guida nella pratica della solidarietà della base e la principale fonte delle sue risorse. L’uso di denaro da parte del movimento di solidarietà è estremamente limitato ed è confinato principalmente a coprire bollette di servizi e affitti. Chiedendo donazioni in generi di consumo, il movimento di solidarietà non solo limita l’uso del denaro, ma sviluppa una tattica per includere quelli che offrono nella pratica della solidarietà, cioè nel tentativo di acquistare e portare alla struttura di solidarietà o di condividere quello che si ha, diversamente dalla carità. Beni alimentari, medicine, attrezzature, abiti, mobili, eccetera, così come competenze professionali sono offerti volontariamente o raccolti come donazioni di singoli, sindacati, negozi locali o eventi di solidarietà. Non esistono transazioni monetarie nel movimento di solidarietà, promuovendo così una cultura di condivisione e mutua assistenza. Questa pratica di partecipazione e mobilitazione della società al fine di rispondere ai suoi bisogni, assieme alla sua chiara identità e scopo politico, è ciò che differenzia radicalmente il movimento di solidarietà dalla filantropia, dagli enti di beneficenza (religiosi o laici), dalle ONG e dai servizi sociali finanziati dallo stato. Ciascuna struttura di solidarietà è creata, almeno inizialmente, attorno a un campo d’azione principale, ma molto presto si estende ad altre aree, in base alle necessità più pressanti dei propri membri o alle nuove frontiere dell’aggressione dell’austerità. Così una struttura di solidarietà alimentare può anche raccogliere medicinali per la clinica solidale del quartiere vicino, organizzare una campagna contro gli sfratti, sostenere persone cui è stata tagliata l’elettricità e/o offrire ripetizioni solidali per l’istruzione dei bambini di famiglie povere nella propria area locale. In questo modo ogni struttura diventa un nodo dove si incontrano le varie necessità e attività della comunità. Inoltre, mentre le conseguenze in rapida crescita dei memorandum del salvataggio cominciavano a esigere il loro prezzo dalla società greca, le strutture di solidarietà sono state le prime ad avvertire la pressione dei milioni di disoccupati, di quelli senza assicurazione sociali e viventi sotto la soglia della povertà. Non è una coincidenza che la vasta maggioranza degli attivi nel movimento di solidarietà siano persone disoccupate o

occupate precariamente e che la percentuale delle donne sia superiore al 60%. Un fatto che fa di loro la spina dorsale del movimento di solidarietà, così preziose e fondamentali nel lavoro all’interno delle comunità locali.

Al fine di rispondere ai bisogni crescenti e di amplificare la loro efficacia, e anche di prevenire gli attacchi dello stato, degli interessi delle imprese private e dei fascisti, le strutture di solidarietà hanno cominciato a creare reti più stabili. Ciò è stato fatto o in base

al campo comune d’azione - come il coordinamento delle cliniche solidali che opera nazionalmente e nell’Attica (dove si trova Atene), la rete di cooperative operaie, le assemblee del movimento “senza intermediari” - oppure collegando e attivando regionalmente reti localizzate (come nel Pireo, ad Atene ovest, ecc.). La presenza di tali reti di solidarietà e il loro contributo alla creazione di nuovi legami sociali dove la disoccupazione e le privazioni distruggono il tessuto sociale, hanno agito da deterrente efficace contro il razzismo e il fascismo, come terreni di azione comune di tutti e per tutti. In questo modo il movimento di solidarietà è emerso come esperimento sociale positivo in mezzo alle rovine della crisi. Esso delinea una cultura politica che attraverso la propria infrastruttura crea le condizioni e le pratiche potenziali di beni comuni per affrontare necessità pubbliche. Un movimento organizzato intorno ai bisogni quotidiani, che evidenzia l’importanza di affrontare la crisi umanitaria come terreno di resistenza politica e suggerisce un nuovo tipo di rapporto sociale e di soggetti collettivi. Al tempo stesso è un movimento che non sottovaluta, ma piuttosto ne è parte, la lotta politica per rovesciare la dittatura finanziaria della Troika e del sistema politico “post-democratico” che la sostiene. Come ha detto un membro di un’assemblea solidale: “la stessa persona che con una mano prende il pezzo di pane, con l’altra regge un cartello che dice ‘Via la Troika!’”.

Il suo obiettivo non è sostituire il sistema dell’assistenza pubblica, che sta crollando, o soltanto costruire alternative all’interno di un sistema di disuguaglianze. Al contrario, esso cerca di contribuire allo sviluppo di una concezione e di una risposta diverse ai bisogni comuni delle persone. Per tutti e con la partecipazione di tutti, promuovendo pratiche, spazi e processi che agevoleranno il cambiamento a ogni livello, dal basso. Una pratica in cui idee sono messe in atto e in tal modo verificate, idee che generano un intero repertorio di esperienze con potenziali possibilità emancipatrici e invigorenti. Il movimento di solidarietà riconosce che il suo potenziale di trasformazione sociale va di pari passo con la lotta per il cambiamento politico. Senza quest’ultima, cioè, i cambiamenti necessari per lo sradicamento delle disuguaglianze e delle esclusioni sociali, il paradigma dell’organizzazione sociale di base possono diventare una mera alternativa all’interno di un quadro di povertà generalizzata. In tal senso l’esperienza e il know-how prodotti dal movimento di solidarietà costituiscono uno degli apporti più preziosi contro la caduta della democrazia, l’austerità e il collasso del sistema dello stato sociale. Un paradigma che può informare (e trasformare) radicalmente le politiche sociali realizzate, avendo come spina dorsale processi di partecipazione e decisioni popolari. E’ questa prospettiva che ha il potenziale per immaginare capacità sociali trasformative e creative post-capitaliste che vanno oltre i salvataggi e la crisi. Solidarietà sanitaria Centri di sanità solidale: 40 (16 nell’Attica e 24 nel resto della Grecia) Volontari in 16 centri dell’Attica: 750 (in media 46 per ogni ambulatorio solidale) Visite per mese in 16 centri sanitari dell’Attica: 2.000 per ambulatorio Il primo ambulatorio sociale solidale è stato creato con lo scopo di offrire servizi medici a immigranti e profughi privi di documenti. Nel 2011 sono state organizzate anche reti di

medici in alcune aree, per cominciare a curare pazienti che avevano perso la loro assicurazione sociale. Al fine di contrastare il fenomeno di esclusione di massa dal sistema dell’assistenza sanitaria pubblica, aumentato rapidamente dal 2012 in poi, medici, personale infermieristico e altri volontari hanno avviato ambulatori e farmacie solidali. Dai soli tre del settembre 2012 (ad Atene, Salonicco e Rethimnon, Creta) oggi ne funzionano 40 in tutta la Grecia. L’ultima ristrutturazione (e parziale privatizzazione) dei servizi pubblici di assistenza sanitaria che ha prodotto un forte aumento dei contributi dei pazienti per le medicine e il trattamento ospedaliero, ha costretto gli ambulatori solidali a occuparsi anche di casi di persone con assicurazione sociale, ma non in grado di pagare il costo del trattamento medico.

Lo sviluppo della solidarietà sanitaria indica la volontà di cittadini comuni e di personale medico disoccupato di costruire strutture di solidarietà per aiutare la Grecia a far fronte alle conseguenze devastanti e pericolose dell’austerità e della liquidazione del sistema di assistenza pubblica, offrendo servizi medici e farmaci di base. Inoltre ciascun ambulatorio solidale e ciascuna altra struttura di solidarietà sono sostenute da una rete elastica di medici locali che curano gratuitamente i pazienti nei loro ambulatori privati. Cosa più importante, gli ambulatori solidali sono connessi con unità di ospedali pubblici e privati e con laboratori medici privati disponibili a curare gratuitamente i casi medici più gravi. Come nel resto del movimento di solidarietà, gli ambulatori sociali offrono servizi senza contropartita in denaro e tutti coprono turni su base strettamente volontaria. Analogamente i farmaci provengono da donazioni di persone comuni che hanno medicine avanzate o che ne donano confezioni nuove. Molte altre strutture di solidarietà, ad esempio le strutture alimentari o le iniziative “senza intermediari”, raccolgono medicinali che consegnano al proprio ambulatorio solidale locale. Questa campagna di raccolta di farmaci ha avuto tanto successo che in diversi casi le farmacie solidali hanno fornito medicinali a ospedali pubblici che ne erano carenti. In modo simile, cioè mediante appelli al pubblico generale e al movimento di solidarietà in Grecia e all’estero, i centri medici solidali sono riusciti a trovare sedi donate per gli ambulatori e a equipaggiarli e dotarli di elettrocardiografi, poltrone odontoiatriche, ecc. Quando ciò non è stato possibile gli ambulatori solidali hanno sollecitato il consiglio comunale locale a offrire loro i locali inutilizzati di proprietà del comune e in alcuni casi sono stati costretti ad affittare spazi.

Anche se il movimento cerca di evitare l’uso di denaro, c’è la necessità di pagare bollette di utenze e prodotti medici di uso quotidiano e per questo motivo sono stati creati fondi di solidarietà accanto agli ambulatori sociali per raccogliere donazioni in denaro e utilizzarle per le necessità dell’ambulatorio. Quella che andrebbe sottolineata è l’inestimabile solidarietà finanziaria e morale internazionale che molte strutture sanitarie solidali ricevono da iniziative solidali, sindaci e singole persone fuori dalla Grecia. Non c’è un unico modello di ambulatorio solidale; ciascuno fa storia a sé e lo stesso vale per le strutture di solidarietà. Anche se tutti i centri sanitari solidali sono auto-organizzati, alcuni sono collegati ad associazioni locali di medici e a sindacati, alcuni a gruppi politici o a centri culturali locali, eccetera. Tuttavia tutti includono e rispettano la “carta dei principi comuni dell’Ambulatorio Solidale”, che è stata adottata nel loro congresso nazionale del novembre 2013. Il congresso ha anche deciso la creazione della Cooperazione degli Ambulatori e delle Farmacie Solidali, in campo nazionale. Accanto al coordinamento nazionale opera anche dal giugno 2013, con riunioni quindicinali, il Coordinamento degli Ambulatori e delle Farmacie Solidali dell’Attica. Nella loro carta i centri sanitari solidali affermano chiaramente di essere aperti a tutti quelli che vivono in Grecia, che non sostituiscono, né intendono sostituire, i servizi sanitari pubblici che lo stato ha deciso di abbandonare, e lottano per la revoca dell’esclusione delle persone dai servizi sanitari pubblici e per la fine delle politiche sanitarie neoliberiste. In pratica sostengono i propri obiettivi non solo fornendo medicinali al sistema pubblico ufficiale di assistenza sanitaria, ma anche organizzando proteste e iniziative in collaborazione con i sindacati degli operatori della sanità, in ospedali, quartieri e istituzioni statali, reclamando cure per tutti.

Strutture di solidarietà alimentare e cucine solidali Strutture di solidarietà alimentare: settembre 2012: 12; dicembre 2014: 47 Pacchi solidali distribuiti quindicinalmente: febbraio 2013; 1987; marzo 2014: 3.874; settembre 2014: 4.318 Partecipazione per struttura solidale: gruppo centrale: 26, più trenta volontari extra per ciascuna iniziativa Cucine solidali: 21 (12 in Attica e 9 nel resto del paese) Strutture solidali che assistono le famiglie mediante cibo sono state avviate a metà 2012, quando il problema della povertà è diventato più pressante e visibile. La loro attività principale è la raccolta di alimenti e la loro distribuzione a chi è in stato di bisogno. Il fine chiave di questa pratica è il coinvolgimento non solo di quelli in grado di donare, ma principalmente di quelli non in grado di soddisfare le proprie necessità elementari. L’aspetto partecipativo delle strutture di solidarietà alimentare è ugualmente importante nella lotta per la dignità. Mobilitando quelli che avvicinano il movimento per assistenza, loro stessi diventano agenti di solidarietà e di sostegno morale, affrontando in tal modo il problema dell’isolamento e dell’atomizzazione, nonché la depressione e la disperazione associate a esso. Anche se la percentuale sembra limitata, il 15% delle persone che ricevono solidarietà alimentare prende parte attiva alle strutture di solidarietà. In numeri assoluti ciò significa che esse sono leggermente più delle persone che non hanno bisogno di assistenza alimentare attive nelle strutture di solidarietà.

La raccolta settimanale di doni alimentari, o da persone all’esterno dei supermercati o da negozianti locali (negozi di alimentari, fornai, macellai) e da mercati di agricoltori locali è la principale fonte di approvvigionamento delle strutture di solidarietà. Ed è anche la principale attività di diffusione della pratica di solidarietà nella comunità. Ultimamente, e mediante le iniziative di Solidarity for All e di sindaci della sinistra radicale, la provvista di produzione agricola che resta invenduta sui mercati ed è offerta da cooperative di agricoltori, è divenuta un’importante fonte extra di fornitura, ampliando le pratiche di solidarietà fino ad includere anche produttori di alimenti. La crescita delle strutture di solidarietà alimentare negli ultimi due anni, tuttavia, non corrisponde al numero, che si moltiplica rapidamente, delle persone che vi si rivolgono per aiuto. Il numero delle persone assistite dalle strutture di solidarietà è quasi raddoppiato, dalle 5.166 persone del febbraio 2013 alle 10.100 del marzo 2014, raggiungendo le 11.250 a settembre dello stesso anno. Nello stesso periodo le necessità alimentari hanno cominciato a diventare un problema pressante anche fuori da Atene e da altri grandi centri urbani, in cittadine più piccole con produzione agricola regionale. Parallelamente alla solidarietà alimentare distribuita mediante pacchi bisettimanali, sono anche operanti quotidianamente venti cucine solidali, ma principalmente su base settimanale. Metà delle venti cucine solidali, delle quali disponiamo di statistiche, cucinano e offrono 9.000 porzioni di cibo (alla settimana) con l’aiuto di 130 volontari, che ricavano le loro forniture alimentari da donazioni e autofinanziamento. Reti “senza intermediari” Gruppi di distribuzione “senza intermediari”: 45 (Atene: 26 – resto della Grecia 19) Persone coinvolte (media per gruppo): 45 (gruppo chiave 19, 29 extra nelle iniziative)

Numero dei consumatori: 655 per distribuzione Famiglie assistite ad Atene: 2.169 Numero di produttori che partecipano: 23 per distribuzione Volume (stimato) dei prodotti distribuiti: più di 5.000 tonnellate (dal 2012 al 2014) Nel febbraio del 2012 gruppi di solidarietà cittadini hanno collaborato con agricoltori per distribuire i loro prodotti fuori dai circuiti del mercato ufficiale. Raccogliendo prenotazioni da residenti urbani e collegandosi direttamente con i produttori, le iniziative “senza intermediari” hanno organizzato distribuzioni alternative, mettendo gli agricoltori in grado di ricavare un reddito migliore di quello ricavabile dai prezzi dei mercanti e i consumatori in grado di pagare prezzi inferiori a quelli del mercato. Lo scopo iniziale del movimento era di fornire alimenti di base e di qualità a un costo inferiore – in un periodo di recessione già con inflazione dei prezzi degli alimenti – e di mettere a disposizione canali alternativi per i prodotti locali non richiesti dal mercato, al fine di tenere alti i prezzi. Col diffondersi del paradigma “senza intermediari”, con molti gruppi e anche alcune autorità locali che hanno adottato tale pratica, il movimento ha evidenziato, in modo molto tangibile e pratico, temi importanti quali: la localizzazione della produzione alimentare, la sovranità alimentare, la gestione sociale della distribuzione del cibo e dei controlli di qualità. Inoltre, attraverso la loro partecipazione al movimento “senza intermediari”, l’idea di collaborazione e di creazione di collettivi è stata anche reintrodotta tra gli agricoltori in una nuova luce. La distribuzione “senza intermediari” costituisce anche una risorsa importante di approvvigionamento alimentare per il movimento di solidarietà auto-organizzato. Ciascun produttore che partecipa a vendite di beneficenza dona alla struttura di solidarietà, in merci, tra il due e il cinque per cento del suo venduto quotidiano alla fine della giornata. La struttura poi le distribuisce alle famiglie che non possono permettersi neppure di acquistare il cibo. Circa 2.169 sono assistite in questo modo. Seconda la ricerca di GSEVEE in soli quattro anni di vita del movimento “il 22% delle famiglie dichiara di aver ricevuto alimenti di base attraverso le reti ‘senza intermediari’ e il 6% tramite negozi sociali di alimentari”. Secondo dati raccolti a marzo 2014 da Solidarity for All (dati relativi alla metà dei 45 gruppi auto-organizzati “senza intermediari”) l’affluenza a ciascuna delle loro iniziative è superiore, in media, alle 655 persone. Il che significa, con stime prudenti, che il movimento di solidarietà ha distribuito sinora circa 5.000 tonnellate di merci. Il successo del movimento è confermato anche dai disturbi contro le iniziative “senza intermediari” messi in atto dalle autorità locali collegate ai partiti filo-Troika e a interessi commerciali. Un terzo delle strutture locali ha avuto problemi con le autorità. Cosa più importante, lo scorso aprile il governo ha approvato una legge in parlamento mirata a limitare i mercati liberi ufficiali a favore delle grandi catene di distribuzione alimentare e dei supermercati, legge che in effetti vieta le iniziative “senza intermediari”. Nonostante questi attacchi il movimento continua a cercare di coordinare e organizzare la propria resistenza. Il sostegno delle autorità locali in mano alla sinistra radicale, che permette tali iniziative, è divenuto importante negli sforzi del movimento per rifiutare l’attuazione della nuova legge e continuare a fornire cibo di qualità a prezzi accessibili, rafforzando l’economia e la produzione locali.

Economia sociale e solidale Accanto alle strutture di solidarietà, numerose altre iniziative completano il quadro dell’economia sociale e solidale. Punti di libera condivisione, monete locali alternative e banche del tempo sono fondate come forme di scambi diretti di beni e servizi senza intervento di denaro. Circa 110 iniziative in tale campo pongono al centro della propria azione la necessità di soddisfare i bisogni delle persone attraverso processi collettivi di condivisione. Il dibattito sull’economia sociale e solidale è aperto ormai da alcuni anni in Grecia, ma la sua forma e il suo effetto sociale sono stati influenzati considerevolmente dalla crisi e dall’applicazione delle politiche dei memorandum. Livelli crescenti di disoccupazione e l’incapacità di una larga porzione della forza lavoro qualificata a livello universitario di inserirsi nel mercato del lavoro deregolato dai memorandum, nonché la messa in discussione del modo dominante di produzione, hanno creato le condizioni per lo sviluppo di imprese cooperative. Specie di recente, è emersa una serie di circa 300 nuove cooperative di produzione e di consumo. Il numero delle nuove imprese cooperative aumenta in tutti i settori della vita economica con volumi tali che ci consentono di parlare di una tendenza che propone nuove forme di organizzazione e/o di produzione. La maggioranza di questi tentativi si ha nel campo dei servizi e della distribuzione alimentare. Merita di essere segnalato che la discussione sul commercio equo e alternativo, accanto al movimento “senza intermediari”, ha contribuito considerevolmente allo sviluppo di cooperative alimentari che, oltre a mettere in collegamento produttori e consumatori, evidenzia temi importanti a proposito delle politiche di produzione e distribuzione degli alimenti, dei prodotti geneticamente modificati, delle politiche dei prezzi alimentari, della qualità e origine dei prodotti alimentari e dell’impronta sociale ed economica. Le cooperative acquisiscono pratiche che contestano l’organizzazione “prevalente” della vita quotidiana. Adottano processi decisionali democratici e collettivi attraverso assemblee, attuano una politica di parità di salari, sono autonome e autogestite dai propri membri, mentre loro scopo è la produzione di vantaggi sia per tutti i propri associati sia per la società. Le cooperative operaie mirano a collegarsi con le strutture e i movimenti di solidarietà delle proprie aree. Tentano di divenire non solo parte di una rete di protezione per una società in difficoltà, ma anche una via d’uscita per i giovani alle prese con la disoccupazione. Inoltre il collettivo operaio, come dimostra il paradigma della fabbrica recuperata di Vio.Me. a Salonicco, può essere un modo praticabile per riavviare la produzione, sotto controllo dei lavoratori, nelle fabbriche abbandonate, chiuse e poste in fallimento dai proprietari. Così gli sforzi per costruire un’economia solidale e sociale propongono una via d’uscita dalla crisi, con caratteristiche emancipatrici, attraverso la creazione di nuovi spazi – persino all’interno del sistema attuale – senza sfruttamento e costi ecologici. La fabbrica autogestita di VIO.ME. La fabbrica Vio.Me., a Salonicco, recuperata e autogestita dall’assemblea dei propri lavoratori, è in prima linea nella costruzione di un modello diverso di produzione in Grecia. E’, inoltre, un esempio tangibile di una via alternativa d’uscita dalla crisi, dai tagli economici e dalla disoccupazione, che sviluppa anche forme di gestione democratica di

strutture economiche. La lotta è tuttora in corso, con gli ex proprietari di Vio.Me. che sono tornati per riprendersi la fabbrica e dichiararne il fallimento, il che significherebbe cancellare ciò che devono ai lavoratori per stipendi e contributi sociali. Al tempo stesso Vio.Me. è pronta a sviluppare la propria rete internazionale di distribuzione. Visitate http://www.viome.org per vedere come potete essere d’aiuto e partecipare. Alloggi, debiti, assistenza legale L’elevata disoccupazione e i severi programmi d’austerità hanno reso un crescente numero di famiglie greche incapaci di adempiere i loro obblighi debitori. Secondo la Banca di Grecia, a maggio 2013 più di 320.000 persone erano in mora nel pagamento dei loro debiti. Nonostante solo un terzo di essi sia relativo a mutui ipotecari, la fine recente della protezione della prima casa di una famiglia indebitata ha dato campo libero alle banche per pignorare più di 180.000 abitazioni, l’80% delle quali è prima casa. Inoltre il problema del debito privato è stato fortemente esacerbato dal fatto che liberi professionisti e proprietari di piccoli negozi e imprese familiari non possono permettersi di pagare le tasse e i contributi sociali, con migliaia di loro che si sono visti confiscare i risparmi bancari, i redditi, le proprietà private e le case e/o sono stati pignorati dallo stato.

Per contrastare tale sinistra condizione di saccheggio delle proprietà delle persone, il movimento di solidarietà tenta di costruire una rete di resistenza chiamata “STOP ai pignoramenti”, per proteggere il diritto alla casa dalla predazione del fisco e degli avvoltoi bancari. Sono state tenute molte dozzine di assemblee pubbliche e più di 40 strutture di

solidarietà hanno partecipato al movimento contro i pignoramenti e il debito, offrendo informazioni e assistenza legale per la sistemazione dei debiti o organizzando il blocco dei pignoramenti delle case. A causa delle modifiche già citate nel quadro legale, i casi di aste di case sono aumentati considerevolmente nei mesi recenti e la pratica di fermarle attivamente nei tribunali sta crescendo. Negli ultimi tre mesi il movimento è riuscito ad avere una considerevole presenza e a fermare i pignoramenti in molti quartieri di Atene e di mezza dozzina di altre città. Tuttavia una famiglia su tre teme di perdere la propria casa, poiché non è in grado di far fronte ai passivi finanziari accumulati, ai debiti e ai mutui. Già è riconosciuto, nonostante la mancanza di un’indagine decente, che almeno 20.000 persone sono state rese senzatetto dal 2010, senza sviluppi di alcun genere di ospitalità da parte dello stato. Inoltre per un gran numero di famiglie le condizioni di vita si sono considerevolmente deteriorate, mentre molte persone vivono in case più piccole e più a buon mercato per poter tirare avanti. Questo accade in un periodo in cui centinaia di migliaia di case restano chiuse, non affittate e non utilizzate, semplicemente come un onere fiscale per i loro proprietari della classe media. Merita di essere segnalato che quando si tratta della condizione di senzatetto e di problemi debitori, diventa facilmente evidente il grado di sradicamento della classe media che si è verificato in Grecia negli anni dei memorandum della Troika. Per il movimento di solidarietà proteggere la casa delle persone è fondamentale, nel tentativo di limitare il processo di “accumulazione per espropriazione” da parte delle banche, nonché le politiche di saccheggio fiscale che mirano solo al rimborso dei salvataggi. L’aspetto più importante, tuttavia, è che la protezione delle case e dei mezzi di sussistenza delle persone è fondamentale nell’opporsi alla lacerazione del tessuto sociale, specialmente in una società compatta come quella greca in cui la casa è al centro dell’organizzazione della vita. Seminari e centri culturali solidali La crescente disuguaglianza economica ha anche compromesso la capacità di molte famiglie di provvedere a un’istruzione appropriata per i propri figli. Con l’iniziativa di insegnanti sindacalizzati e disoccupati, associazioni di genitori di allievi e studenti universitari volontari il movimento di solidarietà ha assunto la forma di seminari solidali gratuiti in molte scuole e centri di solidarietà. Molte delle lezioni solidali sono organizzate attraverso l’assemblea comune di insegnanti, genitori e studenti. I gruppi dei corsi solidali sottolineano che non mirano a una sostituzione del sistema d’istruzione pubblica allo sfascio bensì a combattere le disuguaglianze di un sistema d’istruzione che sta arretrando e si sta dissolvendo sotto le politiche dei memorandum. Gli insegnanti si occupano delle lezioni e i genitori dei compiti amministrativi.

E’ importante sottolineare che molte delle associazioni di genitori e delle associazioni di insegnanti sono state rivitalizzate come collettivi in questi anni di crisi e memorandum, quando si sono trovate per la prima volta faccia a faccia con bambini che svenivano per malnutrizione, non erano vaccinati, eccetera. Così hanno sviluppato forme più o meno formali di attività solidali, specialmente nei quartieri più poveri, per assistere i propri bambini con cibo, materiale scolastico, abiti, eccetera. Si può dire che questa solidarietà non mappata, ma integrata nella comunità, è di misura e importanza uguali al resto del movimento di solidarietà e ha offerto un’assistenza inestimabile, mostrando i riflessi collettivi di una società sotto pressione. Accanto ai centri di solidarietà, la rete degli spazi sociali autonomi è anche costituita da dozzine di centri sociali gestiti da iniziative dei cittadini, dei movimenti sociali e di gruppi di sinistra e radicali. Iniziate più di due decenni fa, esse hanno creato una rete informale che ha anche operato da fucina di molte delle idee e pratiche accolte e trasformate nel contesto della crisi dal movimento di solidarietà. Tali centri sociali abbracciano attività che vanno dal politico al culturale, collegando vari gruppi, iniziative, comitati cittadini, eccetera, che accedono a essi per le loro attività. Strutture e centri sociali di solidarietà sviluppano una varietà di attività culturali a sostegno delle proprie iniziative, con la collaborazione di artisti, musicisti e gruppi teatrali che offrono la loro arte per raccogliere fondi e promuovere campagne di solidarietà e di resistenza. Uno dei più interessanti progetti culturali di solidarietà è il Conservatorio Musicale Sociale, un’iniziativa di insegnanti di musica, che è stato avviato nel febbraio del 2012 e che offre lezioni gratuite di musica a decine di bambini. Dovremmo anche segnalare il teatro organizzato Empros di Atene, recuperato e resuscitato da artisti, che è divenuto

uno spazio artistico gratuito e un riferimento per molti artisti e collettivi culturali radicali. Importante è anche l’iniziativa “Love, hey!”, un collettivo di musicisti che organizza concerti contro il fascismo ed è stato creato dopo l’assassinio di Pavlos Fyssas. Solidarietà dei lavoratori Una delle carenze più importanti del movimento sindacale in Grecia è stato l’assenza di strutture di sostegno per i membri, specialmente quando finiscono disoccupati. Nonostante pochi casi in cui sindacati locali hanno offerto accoglienza a strutture di solidarietà, uno degli sviluppi più positivi del movimento di solidarietà nel 2014 è stato il suo incontro con lavoratori che hanno intrapreso o sono tuttora impegnati in lunghe lotte e scioperi. La creazione di strutture di solidarietà nelle fabbriche è divenuta una necessità sia per costruire sostegno durante le loro lotte sia per far fronte alle difficoltà delle riduzioni dei salari, dell’austerità e degli esuberi forzati. Tali casi includono “Artemis”, la struttura di solidarietà del personale dell’Università di Atene – dopo uno sciopero durato tre mesi contro i licenziamenti e le sospensioni dal lavoro - , la solidarietà dei lavoratori della ERT (l’emittente pubblica greca chiusa dal governo) che continuano a occupare e autogestire la maggioranza degli studi radio e televisivi locali, pur essendo da più di un anno senza stipendio, iniziative di solidarietà del, e a favore del, sindacato dei fotogiornalisti, ecc.

Il movimento di solidarietà più importante, tuttavia, è stato costruito attorno alla lotta iconica e determinata di 595 addette alle pulizie licenziate dal ministero delle finanze. Le strutture di solidarietà sono divenute parte integrante della loro base di sostegno. Attraverso Solidarity for All le lavoratrici sono state messe in contatto con ambulatori solidali per le loro necessità, sono state sviluppate campagne di raccolta di fondi e

mediatiche mentre più di quaranta strutture di solidarietà alimentare hanno cucinato per il loro campo (e per quello degli insegnanti sospesi dal lavoro) all’esterno del ministero delle finanze, nel centro di Atene. Come già citato sono state organizzate proteste congiunte e attività solidali dagli ambulatori solidali e dai sindacati dei lavoratori della sanità, o iniziative congiunte nelle scuole con sindacati locali degli insegnanti, eccetera. Inoltre il movimento di solidarietà è stato presente in vari modi in tutte le lotte e i momenti di resistenza importanti, dall’offerta di sostegno (materiale e politico) al movimento contro la miniera d’oro di Skouries-Chalkidiki, alla lotta lunga quasi un anno dei lavoratori della Coca Cola di Salonicco, contro la chiusura della loro fabbrica, eccetera. Reti di solidarietà agli immigranti Il movimento ultradecennale di solidarietà antirazzista è stato la fucina e la fonte iniziale d’ispirazione per molte delle iniziative di solidarietà sviluppate negli anni della Troika e dei memorandum. La sua importanza è aumentata quando la crisi ha creato un terreno fertile per la retorica razzista, dei capri espiatori e della violenza contro gli immigranti. Quando le pratiche di solidarietà avviate a sostegno dei migranti si sono sviluppate, con la crisi, includendo anche greci, gli attacchi contro i migranti e rifugiati si sono rapidamente rivolti anche contro antifascisti greci, come dimostra l’assassinio di Pavlos Fyssas ad opera di delinquenti neonazisti.

Il movimento di solidarietà, con le sue pratiche anti-discriminatorie e inclusive, ha costruito un terreno non solo di tolleranza e coesistenza, ma anche di unità e di lotta comune. Anche se non misurata, la presenza di migranti nel movimento di solidarietà è considerevole, specialmente nelle aree con vaste comunità di migranti nei centri urbani. In questo modo il

movimento di solidarietà tesse una tela di nuove relazioni sociali senza esclusione, razzismo e fascismo. Si può affermare che non è una coincidenza che dove esistono strutture attive di solidarietà i fascisti sono meno presenti o almeno meno visibili e attivi. La solidarietà con i migranti, oltre a sviluppare il movimento antirazzista, prende la forma di corsi di lingua greca, assistenza legale e, recentemente sempre di più, cure d’emergenza per centinaia di profughi che arrivano nelle isole greche o ad Atene senza un posto dove andare, cibo, eccetera. Lo sciopero della fame di 200 profughi siriani che chiedevano documenti di viaggio è stato la lotta più recente, avviata dai profughi stessi, che ha ottenuto la solidarietà del movimento greco. PARTE 3 – SOLIDARITY FOR ALL Solidarity for All è stata creata agli inizi dell’autunno del 2012. E' stata il prodotto del crescente movimento di base di solidarietà sociale e della decisione di SYRIZA di sostenere questo movimento creando un fondo di solidarietà. Tuttavia Solidarity for All non coincide con il fondo di solidarietà. Opera come un’assemblea che mira ad agevolare lo sviluppo di solidarietà di base, a promuovere la cultura dell’auto-organizzazione in vari campi di mobilitazione sociale, a creare strumenti e spazi comuni per il coordinamento di iniziative e a condividere il know-how tra le strutture di solidarietà, ad accrescere la visibilità del movimento di solidarietà al fine di renderlo più accessibile sia a quelli che ne hanno bisogno sia a quelli che vogliono impegnarsi, e di sviluppare campagne internazionali di solidarietà al popolo greco. In modo decentrato e collettivo, offre sostegno logistico e amministrativo alle strutture locali di solidarietà, mentre partecipa a tentativi di coordinamento su basi paritarie semplicemente come una struttura di solidarietà in più. Inoltre, seguendo esempi e principi del movimento di solidarietà, ad esempio donazioni invece di finanziamenti in denaro, cerca di rispondere alla necessità delle strutture di solidarietà sviluppando campagne nazionali e inventando modi per moltiplicare le limitate risorse disponibili. Così è stato creato un riferimento del movimento di solidarietà, un incrocio non solo per le strutture locali, ma anche tra esse e con altri sforzi collettivi, come sindacati, cooperative di agricoltori, gruppi stranieri di solidarietà, autorità locali progressiste, eccetera. Tanto importante quanto la costruzione di rapporti di fiducia e di rispetto tra i partecipanti alle iniziative di solidarietà, analogamente per Solidarity for All costruire rapporti di fiducia e di mutualità con le strutture di solidarietà è divenuto una caratteristica principale della propria mentalità, tessuto e identità. Questo ha creato la base per la sua collaborazione con le strutture di solidarietà. Solidarity for All sviluppa campagne nazionali di solidarietà mirate o a sostenere iniziative di solidarietà o a evidenziare problemi e avviare campagne coordinate di solidarietà. Così nella prima categoria ci sono campagne come “istruzione per tutti”, mirata a sostenere la raccolta e la condivisione di materiali scolastici da parte delle strutture locali all’inizio di ogni anno scolastico, oppure la campagna “una bottiglia d’olio per ogni disoccupato” perché i produttori d’olio d’oliva forniscano olio alle strutture solidali alimentari. La produzione e distribuzione di scritti su temi che possono informare il movimento delle nuove cooperative o quello dei mutui e dei pignoramenti hanno coltivato il terreno, rispettivamente, per incontri e coordinamenti più stretti di cooperative e la creazione della campagna “STOP ai pignoramenti”. In tal modo Solidarity for All ha anche contribuito alla realizzazione di congressi a livello nazionale delle strutture mediche e all’assemblea di 103

strutture di solidarietà alimentare. Mentre le devastanti conseguenze dei memorandum della Troika esigono il loro prezzo dalle strutture di solidarietà, Solidarity for All cerca di moltiplicare le risorse disponibili includendo ulteriori settori della società nella pratica della solidarietà. Sin qui, in collaborazione con gli agricoltori coinvolti nel progetto “senza intermediari”, ha tenuto quattro distribuzioni di 215 tonnellate di prodotti alimentari a strutture di solidarietà in base alle loro necessità. Recentemente, e in collaborazione con autorità locali amministrate dalla sinistra radicale, è riuscita a creare collaborazione con cooperative di agricoltori al fine di fornire prodotti agricoli alle strutture di solidarietà alimentare. In questo modo sono state donate a Solidarity for All più di 350 tonnellate di prodotti agricoli freschi che, attraverso le strutture locali, hanno raggiunto migliaia di famiglie nel bisogno, campi profughi e anche ambulatori solidali che hanno ricevuto 1,75 tonnellate di latte per neonati (per un valore di 38.500 euro). Inoltre Solidarity for All, attraverso il fondo di solidarietà, ha finanziato azioni legali intentate da gruppi di cittadini contro la privatizzazione di terra e beni pubblici, o a favore di attivisti in carcere o sottoposti a giudizio. L’esperienza, sapere e inventività del movimento di solidarietà hanno reso Solidarity for All la principale destinataria di domande riguardo a strategie di contrasto alla crisi umanitaria e alla povertà, mentre molti sindaci della sinistra radicale hanno incontrato, e devono subire nell’operare, condizioni di carenza di personale, di fondi e servizi e infrastrutture sociali abbandonate. Lo spirito dello sforzo collettivo, del volontariato, dell’auto-organizzazione e della partecipazione di comunità in lotta che caratterizza la cultura politica della solidarietà, affronta la sfida di colmare i vuoti di servizi sociali oppressi, deregolati e corrotti con un nuovo approccio e una nuova pratica. Così la codificazione e la condivisione dell’esperienza del movimento di solidarietà da parte di Solidarity for All vuole informare il progetto di un nuovo insieme di politiche partecipative in tutte le aree della vita sociale e principalmente in quelle relative ai bisogni più immediati di una società. E’ su questa base che al movimento di solidarietà si apre un nuovo campo d’azione: la necessità di trasformare le proprie pratiche ed esperienze in politiche applicate di cambiamento e organizzazione sociale, al fine di invertire le condizioni di crisi umanitaria come parte integrante dello sforzo di smontare le politiche di salvataggio imposte da un sistema politico corrotto. Organizzare questa lotta e sviluppare sempre più il movimento di solidarietà come infrastrutture auto-organizzate di cambiamento e di speranza, ma anche come spazi di partecipazione e democrazia reale, è la nuova sfida politica che abbiamo di fronte, sia come Solidarity for All sia come società. Movimento e campagne internazionali di solidarietà La solidarietà internazionale ricevuta dal popolo greco negli ultimi quattro anni nella sua resistenza è stata senza precedenti e commovente. La mobilitazione di gruppi internazionali di solidarietà ha dato coraggio, ma anche inestimabile sostegno politico e materiale, al movimento di base di solidarietà e in generale al popolo greco. Inoltre fa sentire al movimento greco che con la sua esperienza ha contribuito, almeno un po’, alla creazione di un movimento internazionale molto più vasto che è necessario al fine di essere in grado di assestare un colpo ai vertici economici e politici nazionali e internazionali.

Con l’emergere della Grecia come anello più debole dell’aggressione e del dominio neoliberista, in Europa e oltre, sono state create molte dozzine di iniziative di solidarietà fuori dalla Grecia. In molti paesi, dall’Europa all’America Latina all’Australia, le persone hanno mostrato la loro solidarietà riconoscendo il significato di questo conflitto per le loro società. Dozzine di delegazioni di solidarietà e migliaia di attivisti hanno visitato la Grecia e organizzato campagne nei loro paesi, svolgendo un ruolo centrale nel suscitare la consapevolezza della situazione reale che la società greca affronta a causa dei programmi di “salvataggio”. Più che offrire informazioni, essi sono stati il principale canale di diffusione del messaggio della resistenza del popolo greco e dei suoi modi organizzativi. Tali gruppi internazionali hanno costruito campagne di solidarietà a favore delle lotte di lavoratori e comunità (i siderurgici di Elliniki Chalivourgia, i lavoratori dell’ERT, il movimento contro l’estrazione dell’oro a Chalkidiki, le 595 addette alle pulizie, la Vio.Me., eccetera) e di sostegno politico e materiale alle strutture auto-organizzate di solidarietà, al movimento antifascista e ai diritti civili degli attivisti. La solidarietà internazionale ha rafforzato i processi per la creazione di reti transnazionali tra i vari movimenti in Europa. Il movimento di solidarietà e Solidarity for All sono stati presenti in più di 35 assemblee internazionali e iniziative di solidarietà in Europa, nel bacino del Mediterraneo e oltre, con lo scopo di condividere le proprie esperienze, di costruire collegamenti, imparare dai movimenti di base simili e coordinarsi con essi, specialmente in paesi usati come cavie dalle Troike e dai salvataggi, quali Spagna, Irlanda, Portogallo, eccetera. Fin dall’inizio Solidarity for All ha considerato sua priorità lo sviluppo di una campagna internazionale di sostegno alla resistenza del popolo greco e al suo movimento auto-organizzato. In tale cornice ha agevolato il collegamento diretto tra campagne di

solidarietà internazionali e strutture di solidarietà e lotte dei lavoratori in Grecia. Più di 50 delegazioni di solidarietà da tutto il mondo e dozzine di giornalisti e ricercatori hanno vistato le strutture di solidarietà e avviato cooperazione diretta con esse. Inoltre Solidarity for All ha assistito l’organizzazione di incontri internazionali in Grecia e ha partecipato a incontri simili all’estero, contribuendo alla creazione di movimenti e/o iniziative di base internazionali. Nonostante critiche e difficoltà, il movimento di solidarietà e il popolo greco hanno mostrato il loro internazionalismo sviluppando campagne di solidarietà a favore di altri che combattono l’oppressione, la barbarie e le guerre. L’estate scorsa Solidarity for All e la Cooperazione delle Cliniche Solidali hanno risposto all’appello dei comitati medici nella Striscia di Gaza e con altre organizzazioni sociali hanno raccolto e consegnato due camion di farmaci a Gaza. Nel febbraio del 2015 è stata organizzata dal movimento di solidarietà una campagna simile per i profughi da Kobane, a seguito di un’iniziativa di Solidarity for All, e sta preparando la visita a campi profughi nell’area e la distribuzione di farmaci e cibo. Il prossimo periodo dovrà definire, in Grecia e in Europa, una nuova fase della sfida dei popoli al regime e all’austerità della Troika. Affrontare la crisi umanitaria ed economica in Grecia s’intreccia con l’affrontare il ricatto finanziario dei creditori internazionali. In tale contesto la solidarietà transnazionale, sia politica sia materiale, ha un ruolo cruciale nel mantenere vivo e pubblico il potenziale per la costruzione di un paradigma alternativo, oltre il neoliberismo e la crisi. Rafforzare la solidarietà e le iniziative comuni transfrontaliere è la nuova sfida congiunta per i movimenti di solidarietà, per agevolare tale potenziale trasformativo per un futuro post-capitalista. Solidarity for All mira ad agire in direzione di questo obiettivo agevolando e promuovendo sempre più la campagna di solidarietà internazionale a favore del movimento auto-organizzato in Grecia e oltre. Come potete aiutare - Entrate in contatto con Solidarity for All o con una struttura di solidarietà cui siete interessati. - Costruite una campagna di solidarietà o un evento pubblico nel vostro paese. Se avete bisogno di idee, fatecelo sapere. - Create eventi di raccolta fondi e campagne di raccolta di medicinali e alimenti per le strutture auto-organizzate di solidarietà. - Potete anche fare donazioni in denaro sul conto

- Informateci a proposito di iniziative di solidarietà o di movimenti simili nel vostro paese e informatevi sul movimento greco all’indirizzo https://facebook.com/sol4all. - Passate parola. (Nota alla traduzione: sono state omesse le note al documento, consistenti prevalentemente a rimandi a siti o documenti in lingua inglese o greca per i quali gli interessati possono fare riferimento al documento originale)