E’ Storia di SOLIDARIETA’ -...

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E’ certamente strano il nostro paese, e paradossale è l’atteggiamento di uomini di governo, partiti e opinionisti allorché mettiamo a confronto le polemiche furiose sul caso Eluana Englaro e il silenzio pressoché generale sul caso Sc.T., di cui parliamo in questo numero di “Esperienze” Un’immigrata in stato di coma, madre di due figli, che con la sentenza n. 306 della Corte Costituzionale ha ottenuto giustizia, dopo un’estenuante battaglia che ha visto contrapposti da una parte la Asl di Brescia e dall’altra l’Inca. Il patronato è ricorso alle vie legali per avere una sentenza favorevole alla richiesta di un contributo economico – quale è l’indennità di accompagnamento – da riconoscere a questa lavoratrice immigrata che per anni ha assistito gli anziani di una famiglia italiana. Questa vicenda è ancor più importante, sotto il profilo morale, se consideriamo il fatto che a intercedere per lei è stata la stessa sua datrice di lavoro. Si tratta dunque di una storia di straordinaria solidarietà che dovrebbe far riflettere quando si fanno affermazioni di principio, come il diritto alla vita, senza considerare ciò che accade nella realtà.Alcuni politici si esercitano a stabilire i bisogni sociali dimenticando spesso che è loro dovere, innanzitutto, mantenere un alto profilo dei loro discorsi evitando di usare toni inquietanti come stanno facendo ora sul testamento biologico. Quale diritto alla vita si vuole affermare quando si nega un aiuto a una persona che non è più in grado di provvedere a se stessa e men che meno ai propri figli? Quanti Sc.T. ci sono nel nostro paese che nell’indifferenza generale vivono questo dramma. Sarebbe auspicabile che gli opinionisti e i politici che si sono prodigati nella difesa del diritto alla vita di Eluana mostrassero la stessa sensibilità verso quanti hanno voglia di vivere ai quali, a causa di scelte legislative frettolose, viene negato anche il più essenziale gesto di solidarietà. Raffaele Minelli presidente Inca Cgil L’EDITORIALE WELFARE BRESCIA.UNA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE Storia di straordinaria SOLIDARIETA’ Ad una donna Albanese,in coma da 12 anni,l’Asl di Brescia nega l’indennità di accompagnamento.La sua datrice di lavoro,grazie all’Inca,ottiene giustizia Lisa Bartoli T utto è cominciato dodici anni fa. Sc.T., donna albanese di 35 anni, in Italia da più di cinque e da due occupata in una famiglia bresciana dove offre assistenza a quattro persone anziane. “È una donna solare, con un sorriso contagioso. L’abbiamo accettata subito, senza riserve, e lei ci ha trasmesso tante cose belle”, ricorda Giuseppina, la datrice di lavoro. Poi tutto si è interrotto per un gravissimo incidente stradale. Sc.T. è apparsa subito gravissima, non si è più ripresa dal coma vigile in cui ancora versa. Dopo un anno dall’incidente, sballottata da un ospedale all’altro, ritorna a casa, ma le sue condizioni non le permettono di rimanere più di due mesi. Viene ricoverata in un istituto di riposo nel bresciano, a Montichiari. Per due anni resta reclusa, abbandonata a se stessa e le condizioni di salute peggiorano. Nessuno paga per lei la retta, così diventa quasi un’ospite indesiderata. Dopo due anni di permanenza viene quindi trasferita a Castiglione Delle Stiviere, residenza San Pietro, dove la sottopongono a cicli di fisioterapia. Sembra riprendersi, poi tutto torna di nuovo come prima. Sc.T. continua ad essere grave. “Non riesce a tenere su la testa. Ma è vigile – racconta Giuseppina –. Ti guarda e a volte sembra reagire: sorride e piange. Non sappiamo cosa pensa, ma vive”. Giuseppina si prende cura dei suoi due bambini, uno di cinque e l’altra di dieci anni, al punto che il più piccolo dei figli la chiama già mamma. Un’emozione fortissima per lei che non ne ha. Dall’incidente, Giuseppina non si vuole arrendere all’idea che non ci sia nulla da fare per quella donna tenace e dolce che aveva assistito con amore i suoi anziani parenti. È una scelta che sente naturale, lei che fa parte della società di San Vincenzo de Paoli, un’associazione di laici cattolici che dicono “vivono per la chiesa e nella chiesa”. È del tutto normale, ma così non è per le istituzioni locali che la ostacolano come possono usando le leggi come clava per impedire qualsiasi richiesta di aiuto. Ma lei non demorde. Si rivolge a un legale indicatole dall’ufficio migranti della curia di Brescia per chiedere che almeno venga riconosciuta a Sc.T. una pensione di invalidità. Ma il tentativo fallisce miseramente. Dopo settimane di attesa non arriva alcuna risposta. Le porte si chiudevano una dietro l’altra, l’angoscia per quella famiglia distrutta cresceva giorno dopo giorno, fino a quando Giuseppina decide di rivolgersi all’ufficio Inca di zona di Montichiari. Questa storia di straordinaria solidarietà continua con la presa in carico da parte dell’Inca di questa strana famiglia allargata: il 24 marzo 2005 il patronato chiede per lei all’Asl il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento, per poter coprire, anche se solo in parte, le spese della retta di circa1.000 euro INCA CGIL BASILICATA Vivere il territorio Sonia Cappelli U na regione piccola, la Basilicata, che con una popolazione di circa 600 mila abitanti divisi in 131 Co- muni, di cui soltanto dodici con più di 10 mila abitanti, sta vivendo penosamente una riacutizzazione del fenomeno migra- torio. Nei primi anni del 900 questa regio- ne ha vissuto il primo grande esodo che l’ha privata delle sue forze più importan- ti, causato allora dalla miseria di larga par- te della popolazione e dalle precarie con- dizioni del tessuto produttivo. Ma mentre i primi emigrati, pur essendo lontani, in- vestivano i loro risparmi nella terra d’ori- gine contribuendo a far crescere il reddi- to pro capite della loro regione, coloro che oggi si preparano a lasciare l’Italia sono per lo più giovani diplomati e laureati che difficilmente pensano di poter tornare ai paesi di origine. “Oggi, pur in presenza di piccole aree in- dustriali insediatesi dopo il sisma del 1980, dello stabilimento Fiat di Melfi e dell’ Eni nella Val d’Agri, la realtà sociale, economi- ca e occupazionale specie nel materatese – spiega Giuseppe Aulicino, coordinatore regionale dell’Inca – è caratterizzata da una crisi che interessa gli assetti più im- portanti del tessuto produttivo. Ad essere particolarmente colpito è il settore del “mo- bile imbottito”, la cui base occupazionale si è ridotta di circa 1.500 unità su 4.500. Solo il terziario, il turismo, l’edilizia e l’agri- colo, seppur con grandi difficoltà, cerca- no di reagire”. Anche adesso come allora, i nodi critici so- no lo spopolamento, le carenze infrastrut- SEGUE A PAGINA 3 SEGUE A PAGINA 2 © A. CRISTINI I.R. al numero 12/2009 di Rassegna Sindacale Non solo mimose 2009 “È stata una battaglia dura, ma sono sempre rimasta convinta di farcela”.È quanto ha affermato Lilly Ledbetter, ricevendo il premio “Non solo mimose 2009”, che l’Inca Cgil ha voluto riconoscerle per la sua battaglia condotta in America sulla parità salariale tra uomini e donne che, dopo la firma del presidente Barack Obama,è diventata legge. “Sono onorata di questo riconoscimento – ha detto Ledbetter – . Il mio impegno sociale non è finito. Sto già lavorando per l’approvazione di un’altra legge contro le ritorsioni e le rappresaglie nei posti di lavoro”. ANNO I / N. 2

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EE’’certamente strano il nostro paese,e paradossale è l’atteggiamento di

uomini di governo,partiti e opinionistiallorché mettiamo a confronto le polemichefuriose sul caso Eluana Englaro e il silenziopressoché generale sul caso Sc.T.,di cuiparliamo in questo numero di “Esperienze”Un’immigrata in stato di coma,madre didue figli, che con la sentenza n.306 dellaCorte Costituzionale ha ottenuto giustizia,dopo un’estenuante battaglia che ha vistocontrapposti da una parte la Asl di Brescia edall’altra l’Inca. Il patronato è ricorso alle vielegali per avere una sentenza favorevolealla richiesta di un contributo economico –quale è l’indennità di accompagnamento –da riconoscere a questa lavoratriceimmigrata che per anni ha assistito glianziani di una famiglia italiana.Questavicenda è ancor più importante,sotto ilprofilo morale,se consideriamo il fatto chea intercedere per lei è stata la stessa suadatrice di lavoro.Si tratta dunque di unastoria di straordinaria solidarietà chedovrebbe far riflettere quando si fannoaffermazioni di principio,come il diritto allavita, senza considerare ciò che accadenella realtà.Alcuni politici si esercitano astabilire i bisogni sociali dimenticandospesso che è loro dovere, innanzitutto,mantenere un alto profilo dei loro discorsievitando di usare toni inquietanti comestanno facendo ora sul testamentobiologico.Quale diritto alla vita si vuoleaffermare quando si nega un aiuto a unapersona che non è più in grado diprovvedere a se stessa e men che meno aipropri figli? Quanti Sc.T.ci sono nel nostropaese che nell’indifferenza generale vivonoquesto dramma.Sarebbe auspicabile chegli opinionisti e i politici che si sonoprodigati nella difesa del diritto alla vita diEluana mostrassero la stessa sensibilitàverso quanti hanno voglia di vivere ai quali,a causa di scelte legislative frettolose,viene negato anche il più essenziale gestodi solidarietà.

Raffaele Minellipresidente Inca Cgil

L’EDITORIALE WELFARE BRESCIA.UNA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE

Storia di straordinariaSOLIDARIETA’Ad una donna Albanese,in coma da 12 anni,l’Asl di Brescia nega l’indennità di accompagnamento.La sua datrice di lavoro,grazie all’Inca,ottiene giustizia

Lisa Bartoli

T utto è cominciato dodici anni fa.Sc.T., donna albanese di 35 anni,in Italia da più di cinque e

da due occupata in una famigliabresciana dove offre assistenza a quattropersone anziane.“È una donna solare, con un sorrisocontagioso. L’abbiamo accettata subito,senza riserve, e lei ci ha trasmesso tantecose belle”, ricorda Giuseppina, la datricedi lavoro. Poi tutto si è interrotto per ungravissimo incidente stradale. Sc.T. èapparsa subito gravissima, non si è piùripresa dal coma vigile in cui ancoraversa. Dopo un anno dall’incidente,sballottata da un ospedale all’altro,ritorna a casa, ma le sue condizioni non lepermettono di rimanere più di due mesi.Viene ricoverata in un istituto di riposonel bresciano, a Montichiari. Per due anniresta reclusa, abbandonata a se stessa e lecondizioni di salute peggiorano. Nessunopaga per lei la retta, così diventa quasiun’ospite indesiderata. Dopo due anni dipermanenza viene quindi trasferita aCastiglione Delle Stiviere, residenza SanPietro, dove la sottopongono a cicli difisioterapia. Sembra riprendersi, poi tuttotorna di nuovo come prima. Sc.T.continua ad essere grave.“Non riesce atenere su la testa. Ma è vigile – raccontaGiuseppina –.Ti guarda e a volte sembrareagire: sorride e piange. Non sappiamocosa pensa, ma vive”. Giuseppina siprende cura dei suoi due bambini, uno dicinque e l’altra di dieci anni, al punto cheil più piccolo dei figli la chiama giàmamma. Un’emozione fortissima per lei che non ne ha.Dall’incidente, Giuseppina non si vuolearrendere all’idea che non ci sia nulla dafare per quella donna tenace e dolce cheaveva assistito con amore i suoi anziani

parenti. È una scelta che sente naturale,lei che fa parte della società di SanVincenzo de Paoli, un’associazione dilaici cattolici che dicono “vivono per lachiesa e nella chiesa”. È del tuttonormale, ma così non è per le istituzionilocali che la ostacolano come possonousando le leggi come clava per impedirequalsiasi richiesta di aiuto. Ma lei nondemorde. Si rivolge a un legale indicatoledall’ufficio migranti della curia di Bresciaper chiedere che almeno vengariconosciuta a Sc.T. una pensione diinvalidità. Ma il tentativo falliscemiseramente. Dopo settimane

di attesa non arriva alcuna risposta.Le porte si chiudevano una dietro l’altra,l’angoscia per quella famiglia distruttacresceva giorno dopo giorno, fino aquando Giuseppina decide di rivolgersiall’ufficio Inca di zona di Montichiari.Questa storia di straordinaria solidarietàcontinua con la presa in carico da partedell’Inca di questa strana famigliaallargata: il 24 marzo 2005 il patronatochiede per lei all’Asl il riconoscimentodell’indennità di accompagnamento, perpoter coprire, anche se solo in parte, lespese della retta di circa1.000 euro

INCA CGIL BASILICATA

Vivere il territorioSonia Cappelli

U na regione piccola, la Basilicata,che con una popolazione di circa600 mila abitanti divisi in 131 Co-

muni, di cui soltanto dodici con più di 10mila abitanti, sta vivendo penosamenteuna riacutizzazione del fenomeno migra-torio.Nei primi anni del 900 questa regio-ne ha vissuto il primo grande esodo chel’ha privata delle sue forze più importan-ti, causato allora dalla miseria di larga par-te della popolazione e dalle precarie con-dizioni del tessuto produttivo. Ma mentrei primi emigrati, pur essendo lontani, in-vestivano i loro risparmi nella terra d’ori-gine contribuendo a far crescere il reddi-to pro capite della loro regione, coloro cheoggi si preparano a lasciare l’Italia sonoper lo più giovani diplomati e laureati che

difficilmente pensano di poter tornare aipaesi di origine.“Oggi, pur in presenza di piccole aree in-dustriali insediatesi dopo il sisma del 1980,dello stabilimento Fiat di Melfi e dell’ Eninella Val d’Agri, la realtà sociale, economi-ca e occupazionale specie nel materatese– spiega Giuseppe Aulicino, coordinatoreregionale dell’Inca – è caratterizzata dauna crisi che interessa gli assetti più im-portanti del tessuto produttivo.Ad essereparticolarmente colpito è il settore del “mo-bile imbottito”, la cui base occupazionalesi è ridotta di circa 1.500 unità su 4.500.Solo il terziario, il turismo, l’edilizia e l’agri-colo, seppur con grandi difficoltà, cerca-no di reagire”.Anche adesso come allora, i nodi critici so-no lo spopolamento, le carenze infrastrut-

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ANNO I / N. 2

INCAesperienze-02 20-03-2009 14:03 Pagina 4

Franco Gioiacoordinatore regionale Inca

C on un tasso di disoccupazionedel 13 per cento, quasi il dop-pio della media nazionale, unsistema industriale profonda-

mente in crisi e un’agricoltura che versaoramai da anni in una condizione di mar-ginalità economica, nonostante la buonaqualità delle produzioni, la Sicilia offre unospaccato significativo dell’attuale mercatodel lavoro, dal quale emerge una doman-da crescente di tutela individuale e collet-tiva che viene rivolta al patronato e, più ingenerale, alla Cgil.Per l’Inca questo quadro rappresenta il quo-tidiano terreno sul quale si misura la capa-cità di dare risposte concrete sul piano deidiritti sia legati al lavoro che alla cittadinan-za. Una sfida non facile che si traduce inun impegno costante per tutelare sia sottoil profilo previdenziale che assistenziale ilavoratori e i pensionati siciliani e stranie-ri.È un ruolo primario che il patronato svol-ge con competenza e professionalità, su-perando non poche difficoltà, anche gra-zie alla presenza capillare sul territorio.L’Inca, infatti, può contare su circa 65 sedizonali, 10 comprensoriali (9 sedi provin-ciali, una territoriale a Caltagirone) e 100operatori.Ogni anno il patronato della Cgilè in grado di istruire 45.161 pratiche, masolo per meno del 40 per cento (17.723) ri-ceve un finanziamento pubblico da partedel ministero del Lavoro.Per l’Inca l’integrazione dell’attività di tu-tela individuale e collettiva si misura già datempo con un proficuo rapporto con alcu-ne categorie di lavoratori attivi.Con la Flai,innanzi tutto, le cui relazioni hanno radicistoriche. Ogni anno l’Inca istruisce più di30.000 pratiche di disoccupazione agrico-la.A questo si aggiunga la periodica attivi-tà formativa che consente di avviare diver-si corsi di formazione sulla previdenza agri-cola e sugli aggiornamenti legislativi per ilriconoscimento delle malattie professiona-li e per la riparazione dei danni da lavoronel settore. Questa stretta collaborazionesi concretizza anche nell’apporto che la Flaiassicura nel garantire la presenza territo-riale del patronato.In questi anni si è notevolmente rafforza-to anche il rapporto con lo Spi, che ha con-diviso con l’Inca due progetti di formazio-ne congiunta sul programma di calcolodelle pensioni, Singpa per i dipendentipubblici.L’Inca Sicilia, con questa presenza organiz-zata sul territorio, rappresenta di fatto unpunto di riferimento certo per tutte le ca-

tegorie di lavoratori attivi delle aziende pri-vate e pubbliche,ma è anche un luogo do-ve trovano accoglienza le persone che sitrovano in particolare stato di bisogno eche chiedono di essere tutelate sotto l’aspet-to socio-assistenziale.Il coordinamento regionale medico-lega-le, costituito già da tempo, ha già consen-tito di ottenere sentenze positive per il ri-conoscimento dei danni da lavoro a causadella presenza di sostanze nocive, comel’amianto, in vari settori, come la pesca, aMazara del Vallo, l’energia, all’Enel, nellaraffineria di Milazzo e negli stabilimentidella ex Pirelli di Siracusa. Altre sentenzefavorevoli per i diritti dei lavoratori riguar-dano la previdenza. Solo a Catania l’Inpsha dovuto correggere gli importi pensio-nistici di tanti lavoratori. Così è avvenutocon l’Ipsema per il riconoscimento dellarendita ai superstiti in seguito all’affonda-mento del peschereccio Santa Lucia.Un’at-tività di controllo che si è estesa anche afavore di alcuni invalidi civili ai quali nonera stata riconosciuta la possibilità di adi-re le vie legali a causa della decadenza se-mestrale dell’azione giudiziaria.Per quanto riguarda l’attività del patrona-to rivolta ai lavoratori stranieri, la cui pre-senza interessa l’intera regione, si distin-gue tra le diverse realtà Ragusa che da so-la assiste circa 1.500 lavoratori immigratiogni anno.Non vi è dubbio che in questo quadro com-plessivo un aiuto sostanziale per far frontea una mole di lavoro crescente venga so-prattutto dall’efficienza del sistema infor-matico.Quasi tutti gli operatori presenti in

Sicilia sono in grado di lavorare in rete,gra-zie alle numerose ore di formazione chesvolgiamo.Entro l’anno tutte le sedi saran-no messe nelle condizioni di utilizzare ilSiinca3 e il Gass,programmi che ci consen-tiranno di dialogare telematicamente con iCaaf, lo Spi e le categorie che lo vorranno.Per il futuro le direttrici strategiche entrocui intende muoversi il patronato Inca nonpossono che andare in due direzioni: la pri-ma, finalizzata a rafforzare l’integrazionetra il sistema dei servizi e quello della rap-presentanza collettiva, a cominciare dalleCamere del lavoro fino a coinvolgere tuttele categorie della Cgil. La seconda direttri-ce investe il segretariato sociale, in siner-gia con Auser e Spi, coinvolgendo le istitu-zioni pubbliche.Per quanto riguarda la prima direttrice, aldi là delle prospettive, va comunque sotto-lineato il buon rapporto raggiunto con laFiom, con cui abbiamo svolto formazionenel campo dei danni da lavoro nel settoremetalmeccanico,con il coinvolgimento deiRappresentanti dei lavoratori alla sicurez-za (Rls) e delle Rsu.Per il 2009 è già in pro-gramma un’ altra esperienza analoga.Così come è importante il progetto per latutela dei lavoratori edili verso l’Inail cheintendiamo realizzare con la Fillea regio-nale.Altre ipotesi di lavoro sono in cantie-re per i lavoratori del pubblico impiego e,in particolare, con quelli della scuola. Vain questa direzione l’accordo raggiunto conla Funzione pubblica Cgil che prevede lapresenza di sindacalisti nelle segreterie pro-vinciali incaricati di sviluppare ulterior-mente l’attività di tutela individuale.

AMIANTO. CONVEGNO A PADOVA

“Il fondo per il risarcimento dellevittime dell’amianto:opportunità,necessità,prospettive”.È questo iltitolo del convegno nazionale che siterrà a Padova,il 10 aprile,dalle 9 alle 18.30,presso l’AuditoriumCentro culturale S.Gaetano(ex tribunale),in via Altinate.L’incontro,promosso dallaFondazione vittime dell’amianto“Bepi Ferro”,ha lo scopo di fornireinformazioni sulla dimensione attualequantitativa del fenomeno dellepersone che in Italia contraggonomalattie da amianto a causa dellavoro o per esposizioni ambientali edomestiche.Inoltre è l’occasione perillustrare la legislazione che istituiràin Italia un fondo per le vittimedell’amianto,comparandola conquanto ha già fatto la Francia nel2000.Interverranno tra gli altriMarcel Goldberg,dell’Inserm,Laurent Vogel,del dipartimentosalute e sicurezza Etui-Rehs,PasqualeViespoli,sottosegretario al Lavoro,salute e politiche sociali,BrunoPesce,dell’Associazione familiarivittime amianto di Casale Monferratoe Alessandria,Marco Bottazzi,dell’Inca nazionale,Paola AgnelloModica,segretaria confederale della Cgil.

TRENITALIA RISARCISCE I DANNI ALLA PERSONA

In Umbria dieci dipendenti diTrenitalia hanno ottenuto dall’aziendal’integrale risarcimento dei dannicorrelati a patologie contratte inseguito a una pregressa esposizioneall’amianto.È questo il risultato diun’azione congiunta di Inca e Cgilumbra.Si tratta di lavoratori che,inquanto addetti alla manutenzione deibinari e alla riparazione dellacarrozzeria delle locomotive,peranni sono stati esposti, in assenza dimisure di protezione,all’asbesto chesi liberava dai freni dei vagoniferroviari e dalla lavorazionedell’amianto,in passato ampiamenteutilizzato nel materiale rotabile.Precedentemente l’Inail aveva giàriconosciuto l’origine professionaledi queste patologie,ma con unapercentuale di invalidità inferiore al 6 per cento e,dunque,nonindennizzabili.Da qui è scaturita ladecisione del sindacato di rivolgersiall’azienda per ottenere ilrisarcimento economico per undanno comunque subìto dailavoratori a causa della violazionedelle norme di tutela della salute nelposto di lavoro.La controversia,istruita dall’avvocato Catia Mosconi,consulente della Cgil,è stata definitain sede di conciliazione dinanzi allaCommissione provinciale diconciliazione di Perugia.

C.F.

ASSISTENZA FAMILIARI DISABILI

Il Tar del Lazio,accogliendo il ricorsopresentato da un dipendentepubblico,cui era stata rigettata ladomanda di trasferimento a una sedevicina alla residenza del familiare dalui assistito poiché carente delrequisito dell’esclusivitàdell’assistenza,definisce alcuniparametri utili alla valutazionedell’esclusività.Tale requisito,espressamente prescritto dalla legge53/00,si identifica,afferma lasentenza,“con l’indisponibilitàsoggettiva e/o oggettiva di altriparenti e affini entro il terzo grado asopperire alle esigenze del disabile”.L’indisponibilità all’assistenza deveessere dimostrata dal dipendenteche chiede il trasferimento,producendo dati ed elementidi carattere oggettivo (nondichiarazioni attestanti impegni divita di carattere ordinario e comune)concernenti eventualmente anchestati psicofisici connotati da una certagravità,idonei a giustificarel’indisponibilità sulla base di criteridi ragionevolezza.In altre parole ledichiarazioni prodotte devonosupportare lo stato di indisponibilitàdi altri parenti e affinirappresentando una situazioneconforme alla fattispecie tutelatadalla normativa.

Maria Patrizia Sparti

mensili, a totale carico dellavittima. Dopo qualche mese, la

Asl di Montichiari rigetta la richiesta conla motivazione che Sc.T. non risulta inpossesso della carta di soggiorno.Siamo nell’agosto del 2005; l’Inca decidedi adire le vie legali, inoltrando l’istanzaal Tribunale di Brescia, forte di una causaanaloga già vinta che riguardava duebambini disabili. “Allora, però – ricordaAntonella Albanese, direttrice dell’Inca diBrescia –, si è riusciti ad aggirare lapronuncia della Corte Costituzionaleperché nel frattempo i genitori dei minoriottennero la carta di soggiorno”.Per Sc.T. le cose sono un po’ piùcomplicate. Si tratta di una personaadulta, in coma, che difficilmentepotrebbe raggiungere i requisiti redditualinecessari per ottenere il titolo della cartadi soggiorno. Di fronte a questo quadro, ilTribunale di Brescia decide di sospendereil giudizio chiedendo il parere della CorteCostituzionale. Una sensibilità nonfrequente di questi tempi, che hacontribuito al buon esito dell’istanza.Infatti, la Suprema Corte nel luglio delloscorso anno ha considerato illegittimo il

rifiuto dell’Asl di Brescia per ilriconoscimento dell’indennità diaccompagnamento. Il pronunciamento èstato quindi trasmesso al Tribunale diBrescia che ha già provveduto a ratificarlocon una nuova sentenza favorevole.Spetta ora alla Asl provvedere ad avviarele procedure per il pagamento effettivodell’indennità di accompagnamento:472 euro mensili che sono poca cosarispetto ai danni subiti, ma pur sempre uncontributo concreto a chi finora non haavuto niente, se non la grande e generosasolidarietà di una datrice di lavorodavvero straordinaria.Per Sc.T. giustizia è fatta.“L’Inca ha vinto la sua battaglia –commenta soddisfatta AntonellaAlbanese, direttrice dell’Inca di Brescia –,ma non la guerra. Ci sono altri due casianaloghi per i quali chiediamol’applicazione della sentenza della CorteCostituzionale, ma la Asl di Bresciacontinua a fare resistenza. E nonescludiamo quindi di dover di nuovopercorrere la stessa strada per ottenere lostesso risultato positivo”. Infatti unadelibera regionale del novembre 2007,

mai applicata finora, pur riconoscendo lapossibilità di sottoporre a visita presso leAsl territoriali le persone invalidestraniere, impone di non rilasciarenessun referto medico (o verbale), sequeste risultino in attesa di rinnovo dipermesso di soggiorno o di carta disoggiorno.“Un atteggiamentoincostituzionale – spiega Albanese – chela dice lunga sui buoni propositi dellaRegione Lombardia”. Una realtà politicache ha già espresso in un’ altra occasioneuna forma di intolleranza nei riguardidegli immigrati. È esemplare ciò che èrecentemente accaduto sul cosiddettobonus bebè. Un provvedimento,introdotto nel 2008, che limita ilbeneficio ai soli neonati italianissimi(1.000 euro) ed esclude quelli stranieri,anche se con genitori in possesso di cartadi soggiorno.Anche in questo caso èstato provvidenziale l’intervento delTribunale di Brescia che con unasentenza bolla come discriminatoria lamisura della Regione Lombardia. IlComune, pur di imporre la propriaxenofobia, ha bloccato per tutti ladelibera: italiani e stranieri.

LE BREVI

BartoliDALLA PRIMA Storia di straordinaria solidarietà

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In campo le tutele contro la crisi

Ogni anno il patronato della Cgil è in grado di istruire oltre 45.000 pratiche,solo meno del 40 per cento è finanziato da risorse pubbliche

INCAesperienze-02 20-03-2009 14:04 Pagina 2

Vanni Gallicoordinatore regionale di Inca Lombardia

L’attività del patronato ècostantemente tesa atutelare al meglio lelavoratrici e i lavoratori

colpiti da infortuni sul lavoro o da malattieprofessionali, ma, contemporaneamente, èfinalizzata ad accrescere la sensibilità el’attenzione sociale a questi fenomeniaffinché vengano introdotti o rafforzaticomportamenti suscettibili di ridurnel’ampiezza e la gravità.Per anni sono passati sotto silenzio,confinati nel breve spazio della cronacalocale, tranne per i casi che coinvolgevanocontemporaneamente un numero elevatodi persone. Perciò ci siamo impegnati alungo nel dare risalto ai numeri, nelmostrare come dietro ad essi vi fosseropersone vere, con le loro storiedrammatiche fatte di sofferenza fisica e diangoscia per il futuro loro e dei lorofamiliari. Persone che hanno scelto di nonnascondere il loro volto, ma ditestimoniare pubblicamente laconcretezza della tragedia che colpiscequotidianamente quanti escono di casaper guadagnarsi da vivere e contribuirealla crescita sociale del paese.Negli ultimi due anni l’opinione pubblicaè più attenta, benché molto resti da fare esoprattutto perché il governo sembrautilizzare la pesante crisi economica perridurre il contrasto all’illegalità. I massmedia informano di più, la magistraturaindaga e persegue più a fondo leresponsabilità. Un risultato al quale hacontribuito in modo determinantel’autorevole e insistente richiamo delpresidente della Repubblica, GiorgioNapolitano, e che ci ha consentito diavviare una nuova fase del nostroimpegno di sensibilizzazione tesa a faremergere un altro fenomeno inquietantequale quello delle malattie di originelavorativa e, così facendo, contribuire adallargare e qualificare l’attività di tutela deilavoratori coinvolti.Un fenomeno, quello delle patologieprofessionali, non meno drammatico némeno preoccupante di quello degliinfortuni sul lavoro; peraltro sottostimatoperché spesso non viene identificatal’esistenza di un rapporto causale traforme morbose e cause professionali e,talvolta, anche medici di base, medicicompetenti aziendali e medici del lavorodi servizi ospedalieri e di istitutiuniversitari non riconoscono la naturaprofessionale di una patologia.Certo, talora la malattia professionale èdifficile da accertare. Spesso la stessamedicina del lavoro può ignorare se unasostanza immessa per la prima volta nelprocesso produttivo sia o meno pericolosaper la salute psicofisica del lavoratore; ilquale si trasformerà in una cavia chesperimenterà gli effetti di quella sostanza.Far riconoscere una malattia come

professionale o una pregressa esposizionead amianto è spesso un percorso adostacoli che richiede una meticolosaricerca di informazioni sulla pregressaesposizione nella o nelle specificheaziende, avvalendosi dei preziosi archividei Servizi di prevenzione e sicurezza dellavoro delle Asl, di dichiarazionitestimoniali o di documentazione dirappresentanti sindacali aziendali.A tutto questo si deve aggiungere unaattenta analisi della letteratura riguardantegli studi di igiene industriale e medicinadel lavoro sul comparto o su settorianaloghi, le indagini epidemiologiche e lematrici mansione/esposizione/rischio.Nelle relazioni del Consulente tecnicod’ufficio, nominato dal Tribunale (Ctu) enelle sentenze sono spesso riportati i

risultati di questo lavoro preparatorio diricerca svolto dal consulente medico e dallegale, oltre alle motivazioni del Ctu stesso.Sapere che per una data lavorazione omansione è stata riconosciuta una malattiaprofessionale o una esposizione adamianto in una data azienda permette difare valere il criterio epidemiologico, cioèil “precedente” e di raccogliere una seriedi informazioni già pronte.Da qui l’idea di costruire un archivio dellesentenze così da poter attingerefacilmente a dati fondamentali per l’azionedi tutela svolta dal patronato e dal qualericavare un insieme di elementi utili perriflettere sull’attività svolta, sui suoi limiti,sulle modifiche da introdurre, sugliobiettivi da perseguire, il tutto proprio apartire dai casi negati. Soprattutto capire

le ragioni con cui i Ctu o i giudicimotivano le decisioni di diniego permettedi non ripetere l’errore, di raccoglieremeglio gli elementi a sostegnodell’esposizione, di approfondire alcuniaspetti non ancora presi inconsiderazione.L’archivio si basa su una banca datirelativa a tutte le sentenze (favorevoli esfavorevoli) rese nei giudizi patrocinatidagli uffici Inca lombardi in materia dimalattie professionali e amianto (beneficicontributivi), a partire dal gennaio 2007.Tutto il materiale è classificato in modo dapoterne trarre elementi statistici e divalutazione di merito che vengonoriassunti in un “report” inviato a direttori,medici e legali del Patronato.Al momentol’archivio contiene 197 sentenze dellequali 66 sono riferite ai benefici perl’esposizione all’amianto, di cui 1 negativa,e 131 al riconoscimento di malattiaprofessionale, di cui 29 negative.Tra i pronunciamenti riguardanti lepatologie di origine lavorativa, 36 siriferiscono a casi di tumore, 9 dipneumopatia, 12 di ipoacusiaprofessionale, 1 di ipotiroidismo, 25 dipatologia della colonna, 18 di sindromedel tunnel carpale, 1 del canale tarsale, 15di patologia della spalla, 7 di lesionimuscolotendinee, 2 di artrosi, 2 di epatite,1 di mobbing, 1 di dermatite, 1 di scoliosiaggravata.Circa le malattie professionali,riconosciute o negate, esso contieneinformazioni sulle patologie, le mansioni, isettori lavorativi, i periodi di esposizioneal rischio. Quanto al beneficiocontributivo ottenuto o negato perpregressa esposizione ad amianto, ilreport contiene informazioni relative alleaziende, alle mansioni e al periodo diesposizione.Naturalmente la vita dell’archivio è agliinizi. L’esperienza deve ancora svilupparsipienamente e perché sia proficua devecontare sulla piena collaborazione dellestrutture Inca.Ma le richieste diinformazioni che ci sono pervenute, inparticolare dai consulenti medici e daiconsulenti legali, ci confermano la bontàdell’iniziativa, al punto che ci domandiamose non sia il caso di estendere l’archivio atutta l’attività medico legale,comprendendo quindi anche invaliditàcivile, causa di servizio e infortunio.Appare comunque certo che questolavoro potrebbe fornire utili indicazionialla struttura nazionale Inca affinchéun’impostazione siffatta della raccolta elettura dei dati possa essere parte deiprogrammi gestionali e statistici nazionali.Allargare la base informativa può favorirelo sviluppo dell’attività e l’allargamentodella tutela dei lavoratori.

turali e l’orografia del territorio chehanno contribuito a un sottodi-

mensionamento dei centri urbani con unaconseguente carenza di servizi alla perso-na specie nelle aree interne. In questo con-testo non possono meravigliare gli squili-bri nella partecipazione al mercato del la-voro: il 63,7 per cento dei disoccupati dilunga durata ha un’età avanzata e tra le don-ne non va meglio; il 25,8% è senza lavoro.I giovani tra i 15 e i 24 anni in cerca di oc-cupazione rappresentano il 45,5%, controla media nazionale del 28,2.In una situazione così sofferente la presen-za dell’Inca sul territorio è diventata unpunto di riferimento indispensabile. “Leconsulenze e le tutele che offriamo alla no-stra popolazione -- sottolinea Aulicino – so-no molteplici e vanno da quelle tradizio-nali (disoccupazioni, pensioni, infortuni,malattia, maternità ecc.) alle nuove (assi-stenza e tutela agli immigrati). Lavoratorie lavoratrici, pensionati, cittadini di tuttel’età vengono a chiedere aiuto ai nostri ope-ratori per districarsi nelle lungaggini buro-cratiche che, spesso, rappresentano i prin-cipali ostacoli all’accesso a servizi e presta-zioni.Ma si rivolgono a noi anche per sem-plici operazioni come la compilazione dibollettini postali, per il controllo delle bol-lette di gas, luce e acqua.Una funzione so-ciale, quella svolta dall’Inca, che rappre-senta la maggior parte del nostro lavoro(tra il 60 e il 70%),per la quale non ottenia-mo alcun finanziamento dal ministero delLavoro”. È soprattutto la presenza diffusasul territorio, con dodici uffici nella zona,e le permanenze che gli operatori dell’In-ca effettuano nei tanti comuni della Basi-licata, molto piccoli e difficoltosi da rag-giungere specialmente nel periodo inver-nale, ad accorciare le distanze tra cittadi-ni-utenti e gli enti pubblici che distano mol-ti chilometri dalle loro abitazioni.Per quanto riguarda il mercato del lavoro,

il patronato della Cgil si è attivato con ini-ziative concrete per favorire la crescita diuna nuova cultura della sicurezza,della sa-lute nei posti di lavoro e per ampliare la co-noscenza dei diritti in materia di previden-za e assistenza.Va verso questa direzione l’attività congiun-ta con la Fiom.“Il progetto nazionale ‘Ricer-ca,prevenzione e tutela delle malattie pro-fessionali’, ci ha permesso – spiega Aulici-no – di garantire una presenza settimanalecon un ufficio mobile davanti ai cancelli de-gli stabilimenti della Fiat Sata di Melfi. Loscopo è quello di dare informazioni ai la-voratori e alle lavoratrici sulla prevenzionee sulla tutela individuale delle malattie pro-fessionali e degli infortuni. Nell’area indu-striale di Melfi abbiamo organizzato un la-boratorio medico-mobile che offre la pos-sibilità di sottoporsi gratuitamente ad unesame audiometrico.Lo stesso abbiamo fat-to con lo sportello all’interno dell’aziendaFerriere Nord Spa, di Potenza. In questomodo siamo riusciti a svolgere il nostro im-pegno nella tutela individuale direttamen-te sui luoghi di lavoro che non sono soltan-to le fabbriche”. Un altro buon esempio è,infatti, la presenza di un ufficio del patro-nato presso l’Azienda Ospedaliera San Car-lo di Potenza, che offre consulenza e tute-la a medici, paramedici e alle altre figureprofessionali presenti in azienda.Per il futuro di Inca altri progetti sono incantiere,“perché – afferma Aulicino – mar-gini per un miglioramento della nostra at-tività sono ancora più ampi, soprattutto nelsettore delle malattie da lavoro e infortu-ni”. L’Inca e la Fiom hanno avviato un’in-dagine sulle malattie professionali all’in-terno delle aziende Fiat e dell’indotto incui operano circa 10.000 dipendenti. In dueanni sono stati formati sessanta delegatimetalmeccanici e operatori del patronatoed è stato predisposto un questionario chesarà distribuito in 4.000 copie dagli stessi

delegati davanti alle fabbriche. “L’obietti-vo – spiega Aulicino – è sia quello di garan-tire la giusta tutela a quei lavoratori che, aseguito di uno scrupoloso esame sui datipervenuti, dovessero presentare i requisi-ti per la richiesta di riconoscimento di ma-lattia professionale, sia di consentire al sin-dacato di categoria di attivarsi pressol’azienda per rimuovere le eventuali causedi nocività ambientale”.

CappelliDALLA PRIMA Vivere il territorio

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L’iniziativa del patronato della Cgil utili a ha lo scopo di raccogliere elementi utili a riflettere sull’attività svolta,sui suoi limiti,sulle modifiche da introdurre,sugli obiettivi daperseguire.Il tuttoproprio a partire dai diritti negati ©

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OECO

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A cura di Lisa Bartoli (coordinamento),Sonia Cappelli

il giornale delle tuteledel patronato della Cgil

Rassegna SindacaleSettimanale della Cgil

Direttore responsabile Paolo Serventi LonghiA cura di Patrizia Ferrante

Grafica e impaginazioneMassimiliano Acerra, Ilaria Longo

EditoreEdit.Coop.società cooperativa di giornalisti,Via dei Frentani 4/a,00185 RomaIscritta al reg.naz.Stampa al n.4556 del 24/2/94

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StampaStabilimento Grafico Editoriale Fratelli Spada Spa,Via Lucrezia Romana,60 Ciampino,RomaChiuso in tipografia martedì 23 marzo,ore 13

LOMBARDIA.INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI

Nasce l’archiviodelle sentenze

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