Eagle's strenght- Il settimanale di LBG- Laziali bella gente, Anno 2, numero 43, 14/7/2011

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DEVE Mauro Zarate in questi giorni è parecchio corteg- giato dall’Atletico Madrid, e in questi giorni si decide il suo futuro

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Il settimanale di Laziali bella gente

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DEVE

Mauro Zarate in questi

giorni è parecchio corteg-

giato dall’Atletico Madrid,

e in questi giorni si decide

il suo futuro

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Zarate è in una difficile situazione con la Lazio, ma si allena comunque sorridente

Il fermento in attacco, la Lazio che cresce e cambia pelle e le cessioni che seguiranno agli acquisti di questi giorni. E’ in arrivo Cissè, come annunciato dalla nostra re-dazione già ieri e l’indiziato nume-ro uno a lasciare la capitale è sicu-ramente Sergio Floccari. Il bomber appannato di Nicotera infatti sta maturando l’idea di lasciare il bianco e il celeste per misurare le forze altrove. Per lui nelle prossime ore si sfideranno a duello: Parma e Atalanta, mentre resta in stand-by la pista Genoa. Se Floccari è con un piede fuori dalla porta, Zàrate riflette sul suo futuro. Valutazioni, dichiarazioni e progetti per il do-mani. Il pibe d’Haedo resta il ful-cro del mercato che verrà in casa

Lazio. Reja non lo vuole, Lotito ci riflette, ma intan-to sonda il terreno dei possibili acquirenti. Nonostante le parole dell’agente Bozzo a Radio Sei di ieri: «Lotito non lo vende a meno di quanto lo ha acquistato (22 milioni, ndr)», gli scenari prossimi potrebbero essere altri. Dalle pagi-ne de La Repubblica a Firma di Alberto Abbatearrivano le parole del papà di maurito. «Ora pensa solo al ritiro con la Lazio, ma po-trebbe andare a Ma-drid», svela papà Rolando da Mo-reno (Buenos Aires). Dunque l’Atletico resta alla finestra e aspet-ta di vendere Aguero, ma anche la Juve s’è informata. Lunedì Agnelli è stato ricevuto per 3 ore da Lotito

a Villa San Sebastiano, è stata stretta un’alleanza politico-

sportiva. Chissà che die-tro non si celi anche un

affa- re futuro.

non riesce ad appoggiare il pallone in rete. Nel ri-presa Borghi inserisce un paio di suoi pezzi da no-vanta: San-chez e Valdi-via. La partita si incattivisce anche per colpa di alcu-ne strane decisioni del mediocre arbitro brasi-liano Fagun-des. Il diretto-re di gara al 17’ espelle per reciproche scorrettezze Beausejour e Carmona. Si accende una rissa in mezzo al campo. Il signor Fagun-des distribui-sce cartellini gialli a raffica. Il Cile chiude la partita all’attacco. Jimenez si mangia una clamorosa occasione da gol con un colpo di testa a lato da posi-zione più che favorevole mentre Ramos con un inter-vento alla disperata impedisce a Suazo di rac-cogliere un perfetto cross di Sanchez. Ma al 47’ è il peruviano Carrillo a beffare il suo portiere con un tocco invo-lontario. E il Cile fa festa.

PERU’- Nazionale qualificatasi come prima insieme al Cile nella fase a gironi. Nazionale, quella del Perù, che necessita di una rapida rivoluzione calcistica nel proprio paese dove il calcio non è molto praticato. Per arrivare in Argentina i pochi tifosi dovranno macinare chilometri.

BOLIVIA - Cresciuta calcistica-mente con Salinas, la Bolivia ha avuto in un certo senso la consa-crazione futbolistica. Quest’anno la Bolivia non è andata molto bene, ma ha avuto la grande Chance contro il Costarrica, poi eliminato 3-0 dall’Argentina.

ARGENTINA -–Cresciuta negli anni 80, non solo con Maradona, ma anche con altri individui, sta rinascendo in questi anni sotto le orme di un grandissimo, tanto grande Messi da far sì che il paragone sia possibile con il grande Pibe de Oro. In questa Copa America però fino ad ora la Selecciòn non ha incantao, anzi. Si vuole rifare ai quarti con l’Uruguay.

CILE Il Cile è invece un caso a parte, una variante ypsilon che ogni anno styupisce sempre più. Quest’anno sta affrontando mol-to bene la Copa America, peccato che la cosidetta marea Roja dei tifosi Cileni si interrompa presto per il problema appenninico

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steso in area dal diretto marcatore preso in velo-cità, e Falcao si incarica di siglare il 2-0 che, di fatto, chiude l'incontro (28'). La Colombia va addirittura vicino al terzo gol (41'), ma Ra-mos spreca di testa da pochi passi dopo un cross con il contagiri del solito Armero.

GESTIONE — L'inten-zione della Colombia è quella di controllare il risultato, senza spingersi in avanti con l'inutile rischio di subire gol. A gestire il risultato ci pensano le puntuali chiusure di Yepes e Pe-rea al centro e di Zuniga sulla destra, sempre pronto a chiudere gli spazi e far ripartire velo-cemente l'azione. Nono-stante la perfetta orga-nizzazione in campo dei cafeteros, la Bolivia rischia comunque di accorciare le distanze (54'), ma il tiro sporco di Campos a pochi passi dal portiere Martinez schizza incredibilmente alto. Per i cafeteros è facile generare giocate pericolose grazie all'at-teggiamento sbilanciato della Bolivia, e a Falcao capitano due ghiotte occasioni nel giro di 5 minuti, ma il centravanti del Porto è prima in ritardo (58') e poi im-preciso (63'). L’ultima emozione la regala anco-ra la squadra di Gomez, con il pimpante Rodalle-ga (subentrato a More-no) che manda di poco a lato un destro rasoterra dal limite dell’area. La Bolivia dice dunque addio alla Coppa Ameri-ca, mentre la Colombia vola ai quarti sulle ali dell’entusiasmo. E all'Argentina non resta che vincere per evitare una clamorosa (e umi-liante) eliminazione.

Due espulsi e sei ammo-niti. Una battaglia. Alla fine la spunta il Cile gra-zie a una clamorosa auto-rete nei minuti di recupe-ro di Carrillo, su azione da calcio d’angolo. Un risultato che permette alla nazionale di Borghi di chiudere il girone al comando e di finire, nel tabellone dei quarti, dalla parte opposta dell’Argentina. Che resta la squadra da battere. Partita strana. Borghi e

Markarian, avendo già la qualificazione in tasca partono con molti titolari in panchina. Le seconde linee, però, si battono con grande determinazione.

SOLO UN TEMPO PER

SANCHEZ — Nel Perù si mette in mostra l’attaccante Chiroque, un trottolino dal dribbling fulminante, che crea più

volte il panico nella difesa avversaria. Il Cile crea due buone occasioni da gol ma Paredes (14’) arri-va con un attimo di ritar-do sul cross di Suazo e lo stesso Suazo (37’) non riesce a inquadrare la porta con un destro al volo all’altezza del di-schetto del rigore. L’ultima emozione del primo tempo la regala però la squadra di Marka-rian con Ramos che, piaz-zato sulla linea di porta,

Marchetti è un gran portiere e questo lo sappiamo tutti.. nonostante sembra che a Sky non se ne siano accorti.. ma va bene lo stesso. La mia paura è piutto-sto quella che l’ex Cagliaritano non riesca a riprendere la forma, dopo l’anno scorso di stop. Eppu-re da Auronzo di Cadore arrivano incoraggianti notizie, che parlano di una sua grande forma che potrebbe miglio-rare nelle prossime ore. Intanto a Roma è arrivato anche Cissè. Con lui lo hanno seguito sva-riati giocatori di alto calibro tranne Stan-kevicius. Lotito si è impazzito? Oppure è una marionetta ia-ia-o. Questo non lo sappiamo, ma che sorprese che ci sta regalando.

Sembrava non finire mai, ma alla fine il digiuno da calcio giocato di Federico Marchetti è termina-to: Marchetti è il nuovo portiere della Lazio: ”Mamma mia, quasi non mi sembra vero di essere qui a Roma, in una nuova squadra per comin-ciare a lavorare e tornare a giocare in porta. Io amo fare il portiere” ha detto il nuovo guardiano della porta laziale. Marchetti, ex numero uno del Cagliari, è stato fermo per un anno a causa di un litigio con il presiden-te rossoblu Massimo Cellino: “Per l’esattezza, ad oggi sono 371 giorni che non gioco una partita ufficiale e vi assicuro

che non è stato facile. Il motivo della lite? Se devo essere sincero ancora stento a comprenderlo, anche perché non ho fatto né detto niente di male, se non la verità e quello che pensavo. Io sono fatto così come mi vedete: chiaro e limpido. Non sono un paravento come qualcuno mi ha definito. Del resto non c’è niente di male nell’aver ammesso di essere felice di poter giocare la Champions, pur premettendo che stavo comunque bene a Cagliari. L’ho detto perché in quel momento c’era la possibilità di andare alla Sampdoria, ma poi non se n’é fatto nulla; ma da quel momento ho passa-to tutto quello che ho passato”.

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PAROLE DA LEADER Cana ed Hernanes ai microfoni del CDS TV, usano parole forti, ma bellissime

Niente profezie, questa volta. Ma la profon-da convinzione che stia nascendo un gruppo fortissimo. La Lazio cre-scerà ancora, ha assicu-rato Herna-nes, convinto di conti-nuare a mi-gliorare, come racconta la sua car-riera. E se il 22 maggio a Lecce è tra-montato il sogno della Cham-pions per soli sei gol in meno nella differenza reti genera-le con l’Udi-nese, è ovvio che migliorare il piaz-zamento della passata stagione si-gnificherebbe salire sul podio del campio-nato. Sono i giorni dell’ab-braccio con il popolo biancoceleste, che ha accompagnato la Lazio sotto le Tre Cime di Lavaredo. Il talento di Recife fatica e si diverte, dall’al-bergo al campo di allenamento si muove con la bici, quasi mai con il pullmino, si ferma ogni volta per una foto, un autogra-fo, un saluto ai suoi tifosi. E’ il più genero-so e di-sponibile del gruppo. «Questo pae-se è bello. Mi piace, è molto tran-quillo. Ho saputo, prima di parti-re, che ci sono tremila abitanti. E poi sono arrivati anche tanti tifosi. Ci hanno accol-to con amore, con affet-to. Mi fermano per gli autografi. Ho pensato che sarebbe bello riuscire ad acconten-tare tutti. Così ho deci-so, dopo ogni allenamento, di dedi-care dieci minuti alla gente» ha rac-contato il Profeta in una lunga con-fessione a Lazio Style Radio che si è trasformata nel finale in una confe-renza-stampa. CRESCITA – Il pensiero ai tifosi

della squadra biancoceleste è stato co-stante. Hernanes l’ha trasfor-mato quasi in una promessa. «Io mi sen-to di ringraziare tutti, per-ché dal mio arrivo a Roma l’estate

scorsa ho ricevuto affetto, amore, un entu-siasmo incredibile. E per questo motivo desidero ringrazia-re. Ai tifo-si dico che vogliamo fare di tutto per onorare la maglietta della La-zio ». La crescita, il pro-gresso, il mi-glioramento. Sono questi i concetti a cui si ispirano tutte le risposte del numero 8 bian-coceleste. « Sappia-mo dove abbia-

mo sbagliato nella passata stagio-ne, cercheremo di non ripetere gli stessi errori. Sono convinto si pos-sa migliorare». […] OBIETTIVI – Champions sfumata

d’un soffio e 11 gol realizzati all’impatto in Italia. Hernanes ha fissato il prossimo traguar-do: « Cercherò di fare ancora meglio. Ogni anno è au-mentato il numero dei gol che ho rea-lizzato. Se guardo alla mia car-riera, è sempre stato così. Sono mi-gliorato di stagione in stagio-ne. Non voglio fermarmi. Devo migliorare anche nella prossima stagione. Cre-scere ancora, questo è il mio obiet-tivo e penso si possa dire la stessa cosa per la Lazio » . Non ha voluto parlare aper-tamente di Cham-pions o di scudetto. Ha spiegato il moti-vo: « Non so cosa stanno facendo le al-tre, bisognerà capire come finirà il mercato. Meglio aspettare a parla-re. Ora è presto per le valutazioni». FORMA – Sul cam-po appare brillante, reattivo, molto di più rispetto all’ul-

tima parte del campionato. «Sto be-ne, mi sento quasi pronto, anche se abbiamo fatto solo cinque giorni di preparazione e resta un mese da-vanti. Mi piace l’allenamento che stiamo facendo, soprattutto quello con le slitte ( ripetute sui 30 metri trascinando dei pesi, ndi) perché è un lavoro dinamico, si acquista ve-locità e poi sembra di acquistarne.

SANGUE FRED

Il Brasile si salva grazie a Fred nel finale. 2-2 coi Paraguay, ma ora la vittoria è

d’obbligo. Il tricolor gioca male ed è nervoso. L’Argentina vola con Aguero, il Cile è

mostruoso. Grande Colombia.

Tre indizi costituiscono una prova. La prova che la Colombia è sicura-mente tra le liete sorprese di que-sta Coppa America dalle gerarchie capovolte. La conferma arriva dopo la vittoria in scioltezza sulla Boli-via, che regala ai cafeteros il primo posto matematico nel gruppo A dell'Argentina. La squadra di "Bolillo" Gomez apre le marcature dopo un quarto d'ora e chiude l'incontro dopo nemmeno mezz'ora con Falcao, autore della doppietta incisiva e goleador del torneo con il peruviano Guerrero (anch’egli a 2). Il bomber del Porto, che va vicino al terzo gol personale in altre tre

occasioni, si guadagna l’etichetta di migliore in campo. Ma sono da applausi anche il napoletano Zuni-ga e, soprattutto, Armero, che macina chilometri sulla fascia servendo preziosi assist per i com-pagni e procurandosi il rigore del raddoppio. Per la Bolivia, chiamata a un'impresa, a nulla è servita la presenza sugli spalti del presidente Evo Morales, che all'ultimo mo-mento ha deciso di non mancare.

PARTENZA SPRINT — La Bolivia cerca di prendere il controllo del gioco con uno sterile possesso

palla, ma la Colombia passa alla prima occasione (14') con Falcao, che scatta sul filo del fuorigioco lanciato in profondità da Moreno e trafigge Arias con una rasoterra basso e angolato. La Bolivia prova a reagire subito con Martins (17'), ma Yepes chiude in maniera prov-videnziale anticipando l'attaccante boliviano. La Bolivia prova a spin-gersi in avanti in cerca del pareg-gio, prestando il fianco agli affondi di Falcao, ben supportato da More-no e Ramos, e di Amero. Ed è pro-prio su un affondo del terzino dell'Udinese che nasce il raddoppio colombiano. Armero viene infatti

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TRAGEDIA Succede all’Arke Stadion. Crolla un pezzo di stadio, 1

morto e 16 feriti. Un operaio ucciso da un pezzo dello

stadio che stava crollando. E’ inchiesta

Una persona è morta

e 16 sono rimaste

ferite a causa del crol-

lo del tetto dello sta-

dio del Twente, a

Enschede (Olanda).

Questo il bilancio

fatto dal sindaco della

città olandese. L'ospe-

dale locale non ha

voluto fare commenti

e ha detto ai giornali-

sti di contattare la

municipalità di En-

schede. I lavori aveva-

no lo scopo di esten-

dere la capacità dello

stadio da 24mila a

30mila posti, aggiun-

gendo un nuovo livel-

lo sopra quelli esisten-

ti. Uno dei sedici feriti

resta in "condizioni

gravi".

CEDIMENTO Il cedi-

mento dello stadio

Grolsch Velste del

Twente (lo scorso

anno è arrivato secon-

do in campionato e ha

fatto la Champions

League) è probabil-

mente da collegare ai

lavori iniziati a marzo

e ancora in corso per

aumentare la capacità

della struttura. "È

caduto con un enorme

rumore, come un

castello di carta che

cede", ha raccontato

un testimone. Sul

posto è subito accorso

un ingente numero di

poliziotti, vigili del

fuoco e ambulanze.

COME IN UN FILM

"Queste cose si vedo-no nei film catastrofi-ci, non nella vita rea-le", ha commentato Joop Munsterman, presidente del Twen-te, spiegando che l'intero club è sotto shock. “ Un disastro che ha colpito la socie-tà gravemente. Ma i tifosi non ne vogliono sapere, già ci sono i primi abbonamenti.

Ma, soprattutto, Mou ha fatto la radiografia della sua rosa. “Voglio 21 giocatori più i tre portieri, e ne abbiamo già 20. Sono contento perché il mercato chiude il 30 agosto e abbiamo già il 90% della rosa confezionata. Ci manca un giocatore, e sarà un attaccante. Di Neymar so solo che è un giocatore del Santos, così come Aguero è dell’Atletico Madrid e Adebayor del Manchester City. Però magari il più vicino è proprio Adebayor, che ha già passato 6 mesi con noi”. Il Madrid aveva fissato col City in 15 milioni il prezzo di riscatto del togolese ma a fine stagione non ha esercitato il proprio diritto. Adeba-yor è del City ma Mancini non lo vuole. “Nessuno al City ha avuto il coraggio di dirmi in faccia ciò che sarà di me”, si è lamentato la scor-sa settimana l’africano. A Madrid le indicazioni sull’attaccante conti-nuano però ad andare verso Ne-ymar. Subito, come vorrebbe il Real, o a gennaio, come vorrebbe il Santos. Il Real rimane sicuramen-te in corsa per il titolo, che è ormai da tanti anni in mano al Barcello-na. Ma Mou si sa, dopo aver vinto una Coppa di Spagna, non vede l’ora di vincere anche lo scudetto.

La tendenza e gli ideali

politici di gran parte

degli ultras Laziali, li

conoscono tutti. Una

nomea che parte da

lontano, agli albori del

secolo. Chiaro e signifi-

cativo è il simbolo, la

figura ario-romana per

eccellenza: l'Aquila, di

natura regale. Sin dall'e-

tà Repubblicana l'Aquila

fu in Roma l'insegna

delle Legioni, tanto che

Cesare e Tacito ci riferi-

scono del detto"Un A-

quila per ogni Legione,

nessuna Legione senz'A-

quila!", poichè l'effige

legionaria era costituita

dal rapace dalle ali spie-

gate con una folgore tra

gli artigli, simbolo di

forza e combattività.

Evidente quindi il moti-

vo percui una certa parte

della popolazione si

avvicinò alla società

biancoceleste e l'altra, la

maggioranza, si schierò

con la popolare

a.s.Roma. La Lazio è da

sempre considerata la

squadra nobile della

città, in contraddizione

con l'anima più popolare

e proletaria della Roma.

Basti pensare ai primi

circoli sportivi delle due

compagini capitoline: il

primo Circolo Biancoce-

leste nasce ai Parioli,

quartiere nobile della

Capitale, mentre il pri-

mo Club Romanista, ha i

suoi natali nella popola-

re Testaccio.

Due fazioni all'interno

della stessa città, dun-

que, una spaccatura che

fu ancor più evidente

negli anni '70, quelli del

dopo '68, delle proteste

di piazza e delle guerre

studentesche. Allora

andare allo stadio e

soprattutto al derby, non

voleva solo dire andare

ad una partita di calcio,

ma anche assistere a

schieramenti politici. Da

una parte i neri, i Fasci,

dall'altra i rossi, quelli

dell'autonomia operaia,

pronti ad affrontarsi e

darsele di santa ragio-

ne.All'epoca la stragran-

de maggioranza dei

giovani e delle tifoserie

erano di sinistra, e in

Italia le tifoserie di de-

stra si potevano incon-

trare solo a Milano

sponda nerazzurra, a

Verona e ad Ascoli. Il

resto delle curve italiane

erano spazi occupati da

giovani della sinistra

extra-parlamentare, fu

per questo che dove

andavano i Laziali, finiva

in rissa. Insomma, quel-

la del Laziale non è mo-

da, il carattere destrorso

è nel D.N.A. del Laziale,

da sempre. Oggi (anche

se con le nuove leggi

repressive un pò meno)

nelle varie curve d'Italia

si assiste ad un vero e

proprio boom della Cro-

ce Celtica. Tifoserie, che

una volta erano comuni-

ste tra i comunisti, stan-

no cambiando (Roma) o

hanno cambiato tenden-

za politica(Juventus),

per cercare di essere

nere tra i neri, troppo

comodo e troppo mo-

daiolo, i Laziali erano

considerati Fascisti negli

anni '70, contro tutto e

contro tutti. Ma il pro-

blema non è essere di

destra o di sinistra, o-

gnuno ha il proprio ri-

spettabile pensiero, il

problema è un altro: è

giusto portare la politica

all'interno della Curva?

E' possibile trovare una

risposta a questa do-

manda, quando poi ne

sorge un'altra: è altret-

tanto giusto vedere poli-

tici nelle tribune d'ono-

re? Non è anche quella

politica negli stadi?

L’appello è per lui come per altri che staranno leg-gendo questo settimanale. Ogni settimana infatti Laziali bella gente va in onda sulla Tv! Di You tube con il canale TheLBGtv, le news sul sito e infine.. Facebook! Si, proprio il social network attraverso il quale voi tutti ci avete conosciuto. Ora inoltre, potete essere protagonisti così come lo è stato S.S. Lazio 1900, che ringrazio, per poter scrivere un vo-stro pensiero, qui a lato più che un pensiero sem-bra un pensierose, ma va quasi meglio. Che aspetta-te? Diventate anche voi i protagonisti della rivista settimanale di LBG! Come fare? Basta chiedere l’amicizia a Gianluca Pala-midessi (foto di Zarate e Matuzalem) e spedire via messaggio il proprio arti-colo. Per crescere insieme, e diventare più grandi.