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TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE E enti Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media Settimanale - Anno 6 N ° 26 Lunedì 29 aprile 2013 RICERCA, INNOVAZIONE E TECNOLOGIA Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media STATI GENERALI / L’obiettivo è migliorare la qualità della vita Strategie e modalità attuative della Carta d’intenti per l’innovazione L’attenzione ora si concentra sullo sviluppo di soluzioni che evitano lo sfruttamento di risorse non rinnovabili Ecco le priorità programmatiche per le politi- che dell’innovazione sulle quali gli Stati Gene- rali dell’Innovazione chiedono l’impegno del nuovo Governo del Paese. I dettagli si possono trovare nella pagina “wi- ki” di http://www.statigeneralinnovazione.it. 1) Definire e mettere in atto un Piano strate- gico per l’innovazione. 2) Realizzare un programma nazionale per l’alfabetizzazione digitale. 3) Porre la Scuola al centro come luogo di in- vestimento e di creazione di valore. 4) Attuare l’Open Government nei processi decisionali. 5) Promuovere il commercio elettronico e lo sviluppo della cultura digitale delle piccole e medie imprese, in termini di riorganiz- zazione dei loro processi produttivi e di marketing. 6) Riconoscere l’accesso in banda larga come servizio universale. 7) Ridurre le barriere all’ingresso del mercato delle telecomunicazioni e Realizzare il mo- dello della “fibra dei cittadini”. 8) Cambiare il modello del lavoro. 9) Sviluppare il mercato dell’open innovation 10) Mettere in rete l’intera filiera dell’innovazio- ne: università, impresa, credito e territorio. 11) Favorire politiche dell’innovazione sensi- bili alle differenze, a partire da quelle di genere. 10 punti (più uno per innovare) S i chiama Carta d’inten- ti per l’innovazione. In campagna elettorale è stata firmata da candidati di ogni colore. Adesso si vedrà se è destinata a restare lettera morta o a trovare terreno fertile. Il documento, pub- blicato il 31 gennaio scorso è stato presentato al convegno “Meglio tardi che mai” del 4 febbraio a Roma presso il Cnr. Promosso dall’Associa- zione Stati Generali dell’In- novazione (www.statigene- raliinnovazione.it) individua “dieci priorità programmati- che, più una, per le politiche dell’innovazione”. Una sorta di visione strategica - ma realistica nelle modalità at- tuative - che è stata ideata in modo condiviso dagli aderenti agli Stati Generali dell’Innovazione anche sulla base delle indicazioni giunte via e-mail a info@statigene- raliinnovazione.it. Il governo Monti, nella legge “Crescita 2.0”, anche conosciuta come “Agenda digitale” (Decreto 179/2012 convertito nella Legge 17 dicembre 2012 n. 221) aveva dato un’indica- zione in termini di sostegno all’innovazione (“anche gra- zie a un emendamento basa- to su una nostra proposta”, sottolineano agli Stati Gene- rali dell’Innovazione). Ma la previsione dell’esecutivo che prevedeva la realizzazione del piano nei primi mesi di quest’anno è stata per ora di- sattesa. La visione strategica individuata dagli Stati Gene- rali dell’Innovazione mira a un obiettivo: migliorare la qualità della vita. Per questo pone il focus sullo sviluppo di soluzioni che evitino lo sfruttamento di risorse non rinnovabili. In questa ottica di sostenibilità le nuove tec- nologie dovrebbero tendere a un modello di sviluppo che produca e utilizzi risor- se rinnovabili. Di recente, il punto della situazione sul te- ma a Perugia, in occasione di #umbriadigitale, organizzata dal Consorzio Sir Umbria. Due giorni di presentazioni, workshops, dibattiti e tavo- le rotonde, per “raccontare” come l’Umbria interpreta il tema dell’innovazione, esa- minare e condividere idee e progetti per la “crescita digitale”, specie quelli per- venuti on line nell’“Ideario”, uno speciale sito creato dalla Regione (umbriadigitale.ide- ascale.com), per raccogliere le proposte degli utenti della rete sull’innovazione sociale, la semplificazione dei servizi della pubblica amministra- zione, il miglioramento della qualità della vita. Conclusi a Perugia due giorni di lavori per raccontare come l’Umbria interpreta il tema e condividere progetti per la crescita digitale Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008 © ALPHASPIRIT - FOTOLIA.COM

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TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E entiAttività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media

Settimanale - Anno 6 N° 26 Lunedì 29 aprile 2013

RICERCA, INNOVAZIONE E TECNOLOGIA

Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media

■ STATI GENERALI / L’obiettivo è migliorare la qualità della vita

Strategie e modalità attuative della Carta d’intenti per l’innovazioneL’attenzione ora si concentra sullo sviluppo di soluzioni che evitano lo sfruttamento di risorse non rinnovabili

Ecco le priorità programmatiche per le politi-che dell’innovazione sulle quali gli Stati Gene-rali dell’Innovazione chiedono l’impegno del nuovo Governo del Paese.I dettagli si possono trovare nella pagina “wi-ki” di http://www.statigeneralinnovazione.it.

1) De�nire e mettere in atto un Piano strate-gico per l’innovazione.

2) Realizzare un programma nazionale per l’alfabetizzazione digitale.

3) Porre la Scuola al centro come luogo di in-vestimento e di creazione di valore.

4) Attuare l’Open Government nei processi decisionali.

5) Promuovere il commercio elettronico e lo

sviluppo della cultura digitale delle piccole e medie imprese, in termini di riorganiz-zazione dei loro processi produttivi e di marketing.

6) Riconoscere l’accesso in banda larga come servizio universale.

7) Ridurre le barriere all’ingresso del mercato delle telecomunicazioni e Realizzare il mo-dello della “�bra dei cittadini”.

8) Cambiare il modello del lavoro.9) Sviluppare il mercato dell’open innovation10) Mettere in rete l’intera �liera dell’innovazio-

ne: università, impresa, credito e territorio.11) Favorire politiche dell’innovazione sensi-

bili alle di�erenze, a partire da quelle di genere.

10 punti (più uno per innovare)

Si chiama Carta d’inten-ti per l’innovazione. In

campagna elettorale è stata firmata da candidati di ogni colore. Adesso si vedrà se è destinata a restare lettera morta o a trovare terreno fertile. Il documento, pub-blicato il 31 gennaio scorso è stato presentato al convegno “Meglio tardi che mai” del 4 febbraio a Roma presso il Cnr. Promosso dall’Associa-zione Stati Generali dell’In-novazione (www.statigene-raliinnovazione.it) individua “dieci priorità programmati-che, più una, per le politiche dell’innovazione”. Una sorta di visione strategica - ma realistica nelle modalità at-tuative - che è stata ideata in modo condiviso dagli aderenti agli Stati Generali dell’Innovazione anche sulla base delle indicazioni giunte via e-mail a [email protected]. Il governo Monti, nella legge “Crescita 2.0”, anche conosciuta come “Agenda digitale” (Decreto 179/2012 convertito nella

Legge 17 dicembre 2012 n. 221) aveva dato un’indica-zione in termini di sostegno all’innovazione (“anche gra-zie a un emendamento basa-to su una nostra proposta”, sottolineano agli Stati Gene-rali dell’Innovazione). Ma la

previsione dell’esecutivo che prevedeva la realizzazione del piano nei primi mesi di quest’anno è stata per ora di-sattesa. La visione strategica individuata dagli Stati Gene-rali dell’Innovazione mira a un obiettivo: migliorare la

qualità della vita. Per questo pone il focus sullo sviluppo di soluzioni che evitino lo sfruttamento di risorse non rinnovabili. In questa ottica di sostenibilità le nuove tec-nologie dovrebbero tendere a un modello di sviluppo che produca e utilizzi risor-se rinnovabili. Di recente, il punto della situazione sul te-ma a Perugia, in occasione di #umbriadigitale, organizzata dal Consorzio Sir Umbria. Due giorni di presentazioni, workshops, dibattiti e tavo-le rotonde, per “raccontare” come l’Umbria interpreta il tema dell’innovazione, esa-minare e condividere idee e progetti per la “crescita digitale”, specie quelli per-venuti on line nell’“Ideario”, uno speciale sito creato dalla Regione (umbriadigitale.ide-ascale.com), per raccogliere le proposte degli utenti della rete sull’innovazione sociale, la semplificazione dei servizi della pubblica amministra-zione, il miglioramento della qualità della vita.

Conclusi a Perugia due giorni di lavori per

raccontare come l’Umbria interpreta il tema

e condividere progetti per la crescita digitale

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EventiLunedì 29 aprile 20132 Ricerca, Innovazione e Tecnologia

Il laboratorio di microdissezione dell’Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare “Alberto Monroy” (Ibim) del Cnr

Technology (le aree che po-tranno bene�ciare dei �nan-ziamenti sono illustrate nel riquadro a �anco).Il bando prevede che i pro-gretti siano completati entro due anni che che costino tra i 400 mila e 1,2 milioni di euro. Lo scorso 21 marzo Profumo ha anche presentato il docu-mento di sintesi della tesi “La Via Italiana alla Social Inno-vation Agenda”. Il documen-to, presentato dal think tank per le politiche per l’innova-zione del Miur, anche in que-sto caso caratterizzato da un focus sul Sud, è stato presen-tato e sviluppato in collabora-zione con Filippo Addarii di Euclid Network, la rete euro-pea del Terzo Settore, partner Asvi dal 2009, e con Marco Zappalorto di Nesta Uk.La presentazione dell’Agenda, avvenuta presso il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca in Viale Trastevere, ha consentito di analizzare lo scenario attuale e gli in-terventi realizzati in un anno di lavoro che porteranno alla de�nizione della prima Social Innovation Agenda italiana: i bandi Social Innovation Pon Rec nelle aree della Conver-

adulti. Lo scopo è sviluppare approcci diagnostico-tera-peutici di tipo personalizzato, ma anche mappare il terri-torio e i rischi per la salute in base al livello di inquina-mento ambientale. L’Istituto opera per realizzare sistemi di gestione e monitoraggio a distanza dello stato di salute e dell’e�cacia delle terapie per migliorare il controllo delle patologie e la qualità della vi-ta, con “l’obiettivo - spiega il dottor Giovanni Viegi, diret-tore di Ibim-Cnr ed ex-pre-sidente della Società europea di Pneumologia - di promuo-vere la prevenzione e ridurre l’impatto socio-economico”.Nell’area onco-biologica, l’Ibim svolge ricerche sui carcinomi epatocellulare e mammario, sul melanoma e sulla leucemia mieloide acuta per identi�care i biomarca-tori e sviluppare nanotecno-logie per nuove applicazioni terapeutiche. Allo stesso �ne sono sviluppate le ricerche associate alle patologie neu-rologiche dell’invecchiamen-to (degenerazione maculare senile e Alzheimer) e ai di-sordini metabolici: lo studio dei meccanismi molecolari

■ BANDO START UP / L’iniziativa del Miur conta su 30 milioni di euro �nanziati dai fondi europei

■ IBIM - CNR / Promuove anche la divulgazione della cultura scienti�ca in ambito bio-medico

I fondi per innovare si trovano qui

Ricerca per terapie personalizzate

che legano diabete tipo 2 e Alzheimer potrà portare a nuovi sviluppi terapeutici e preventivi.All’Ibim sono di lunga data le ricerche sui vaccini per la cura delle patologie allergi-che (l’Istituto ha brevettato molecole da utilizzare per un nuovo vaccino per pollinosi da Parietaria judaica) e l’ana-lisi dei processi di formazione dei biominerali nel sistema modello embrione di riccio di mare, con particolare at-tenzione alle tecniche per la sintesi di proteine ricombi-nanti della matrice schele-trica, di potenziale interesse nella prevenzione e nella cura dell’osteoporosi umana.Le ricerche su diagnosi e terapia delle malattie neu-rodegenerative rare dell’in-fanzia (malattia di Batten) e dell’adulto (sclerosi laterale

amiotro�ca) sono a�anca-te agli studi sulla malattia di Anderson-Fabry, una forma metabolica ereditaria causata dalla inattivazione dell’enzi-ma α-galattosidasi A, che de-termina l’insorgere di disturbi cardiaci e neurovascolari.Negli ultimi anni, l’Ibim ha partecipato a progetti di ri-cerca �nanziati dall’Unio-ne Europea (7° Programma Quadro, Dg-Sanco, progetti transfrontalieri Italia-Malta e Italia-Tunisia), dal ministe-ro della Salute (Ccm) e della Ricerca (Pon, Por, distretti tecnologici micro e nano si-stemi, agro-bio e pesca eco-compatibile), ra�orzando la sua collaborazione con uni-versità, aziende ospedaliere e imprese di Sicilia e Calabria, in vista del prossimo Pro-gramma Quadro Europeo “Horizon 2020”.

I progetti, da completare in due anni, dovranno costare tra 400mila e 1,2 milioni di euro

Diversi i settori d’indagine: dalle malattie allergo-respiratorie alle neuroscienze

L’Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare

“Alberto Monroy” (Ibim) del Cnr, fondato nel 2001, a�eri-sce al Dipartimento di Scien-ze Biomediche e collabora con i Dipartimenti di Scienze del Sistema Terra e Tecnolo-gie per l’Ambiente e di Scien-ze Bio-Agroalimentari. Ibim, unico Istituto biomedi-co Cnr con sede in Sicilia, svi-luppa a Palermo ricerche nei settori di medicina allergo-respiratoria, onco-biologia, neuroscienze, biotecnologie, malattie rare, stress cellulare e ambientale, biologia del mu-scolo scheletrico e selezione di lieviti autoctoni a uso vi-nicolo. La sezione di Reggio Calabria si occupa, invece, di epidemiologia, �siopatologia e clinica dell’insu�cienza re-nale e dell’ipertensione arte-riosa, in collaborazione con l’azienda ospedaliera.L’Ibim collabora con le uni-versità e le scuole seconda-rie per la divulgazione della cultura scienti�ca in campo bio-medico e svolge attività ambulatoriale con test dia-gnostici per pazienti con malattie allergo-respiratorie o renali. Oggetto di indagine

sono i disturbi respiratori del sonno, attraverso metodiche di screening per valutarne la presenza e la conseguente eccessiva sonnolenza diurna nella popolazione e in lavora-tori a rischio. Con metodolo-gie cliniche, �siopatologiche e di laboratorio innovative

Il 13 marzo scorso il Miur (ministero dell’Istruzione

dell’Università e della Ricer-ca) ha lanciato il bando “Start Up”. L’iniziativa del dicastero guidato dal ministro Profu-mo conta su una dote di 30 milioni di euro �nanziati dai fondi europei Pac. I fondi saranno destinati alle piccole e medie impre-se del sud Italia individuate nell’Obiettivo di Convergen-za: Campania, Puglia, Cala-bria e Sicilia. Devono essere attive da meno di sei anni (start up o spin o�) e colla-borare con università, centri di ricerca, amministrazioni pubbliche e grandi imprese.Il bando �nanzierà progetti di ricerca industriale in grado di sviluppare soluzioni tecnolo-giche, servizi, modelli e me-todologie innovative in parti-colare attraverso soluzioni di Information Communication

(biologia cellulare e moleco-lare), vengono studiate asma, rinite allergica e broncopneu-mopatia cronica ostruttiva, frequenti malattie croniche con determinanti ambientali e individuali, identi�cabili tramite la ricerca epidemio-logica nei bambini e negli

Le domande per partecipare al bando Start up debbono van-

no presentati tramite lo sportello telematico Sirio (http://roma.ci-lea.it/Sirio), entro e non oltre le ore 17 del 10 maggio 2013.Allo stesso indirizzo si può regi-strare la propria utenza e con-sultare le guide sull’utilizzo dei servizi offerti dallo sportello te-lematico.Richieste di informazioni possono essere inoltrate al Miur via e-mail a: [email protected]’avviso è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Re-pubblica Italiana ed è disponibile, unitamente a tutta la documentazione ivi richiamata, sul sito www.miur.it e sul sito www.ponrec.it.

Il bando del Miur ha identi�cato i seguenti ambiti tecnologi-ci. Le domande di �nanziamento interessano svariati settori

Cloud ComputingModelli e strumenti di gestione evoluta dei sistemi di comu-nicazione e di calcolo che permettano di migliorare le presta-zioni in termini di e�cienza ed e�cacia.

Data integrationModelli e strumenti di integraziazioni di grandi basi di da-ti anche attraverso l’utilizzo di tecniche innovative di data management di data integration - per esempio linked open data, semantic web - che permettano di gestire in modo e�-cace una grande varietà di fonti informative.

Cyber securityModelli e strumenti per l’analisi delle vulnerbilità, del rischio e della successiva protezione dell’integrità logico-funzionale dei sistemi informatici e dei dati in esso contenuti o condivisi.

Big data AnaliticsModelli e strumenti evoluti di data management, data pro-cessing e data mining, in grado di accogliere, curare, archi-viare, ricercare, condividere, analizzare e visualizzare gran-di quantità di dati.

I modelli proposti dovranno trovare applicazione in uno dei seguenti settori: Turismo, Politiche pubbliche, Comunicazio-ne, Sanità, Energia, Mobilità

Il bando completo è pubblicato su: http://attiministeriali.miur.it/anno-2013/marzo/dd-13032013.aspx

ECCO I RIFERIMENTI AL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE

Domande entro il 10 maggio, i link per scaricare la documentazione

Le aree su cui chiedere sostegno per la ricerca

Sede operativa: Via Carlo Pisacane, 1 20016 Pero - Milano

Attività editoriale a cura de: Stampatori:ll Sole 24 Ore S.p.A. Via Busto Arsizio, 36 20151 Milano;Il Sole 24 Ore S.p.A. Via Tiburtina Valeria; Km 68,7 - 67061 Carsoli (Aq);Società Editrice Arena S.p.A. Via Torricelli,14 37060 Caselle di Sommacampagna - (Vr);

Stampa Quotidiana S.r.l - Via Galileo Galilei, 280/A 40059 Località Fossatone Medicina - (Bo);Centro Stampa Editoriale S.r.l. - Via Del Lavoro, 18 36040 Grisignano di Zocco - (Vi);Centro Stampa Quotidiani S.p.A. - Via dell’Industria, 52 25030 Erbusco - (Bs);

DIN NEWSLETTERSettimanale - Anno 6 - Numero 26 Lunedì 29 aprile 2013

Direttore responsabile: Mattia Losi

TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E enti Agente:AREA MEDIA sasVia Nannetti, 2/e 40122 BolognaTel.: 051 6492589 Fax: 051 5282079Mail: [email protected]

Registrazione Tribunale di Milano numero 208 del 21 marzo 2005

Il laboratorio di fisiopatologia respiratoria di Ibim/Cnr

genza (40 Mln), nazionale (25 Mln) e la misura Social Innovation Cluster (7 Mln) all’interno del bando Start up. “L’obiettivo - ha detto il ministro Profumo nell’occa-

sione - è quello di strutturare un’Agenda Innovativa su pro-blemi legati al sociale da con-segnare al nuovo Governo per attivare un processo virtuoso all’interno del Paese”.

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EventiLunedì 29 aprile 2013 Ricerca, Innovazione e Tecnologia 3

Il Centro di Competenza Ict-Sud guidato dal pre-

sidente Domenico Saccà, ordinario di Ingegneria

Informatica presso l’Uni-versità della Calabria, è na-to nel 2006 su progetto del Miur per avviare un centro a rete nelle Regioni del Sud interessate dall’Obiettivo 1, con la finalità di ero-gare servizi di trasferi-mento tecnologico mirati alla qualificazione e riqua-lificazione della domanda e dell’offerta, di soluzioni che impieghino tecnolo-gie nel settore Ict (Tecno-logie dell’informazione e comunicazione). I soci di Ict-Sud sono 69, di cui 13 pubblici, 5 di natura pub-blico-privata e 51 privati. I “nodi” regionali sono quel-li di Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna. “Concluso il progetto Miur - ricorda Saccà - non siamo

rimasti fermi ad aspetta-re una seconda tranche di finanziamenti per conti-nuare a lavorare. Il Cen-tro ha puntato a innovarsi affinché il nostro ciclo di vita potesse continuare e creare valore, anche cam-biando funzione, seguendo la stessa logica che deve se-guire un’impresa. Abbiamo così avviato nuovi progetti e, nell’ambito del Por Fesr

Sostenere lo sviluppo del sistema locale d’innovazioneIl Polo Ict Calabria intende mettere in rete aziende, centri di ricerca e università, dando priorità alle imprese consorziate

Rendere più smart le aree urbaneSiglato un protocollo di collaborazione con le amministrazioni comunali di Cosenza e Rende

Una piattaforma per la mobilità turistica Obiettivo: garantire informazioni certi�cate, pervasive e personalizzate a chi viaggia

Il Centro di Competenza Ict-Sud è il soggetto gestore del

Polo di Innovazione Regiona-le nel settore Ict (Tecnologie dell’Informazione e delle Te-lecomunicazioni): l’“Ict-Cala-bria”. Un’iniziativa che si pro-pone di sostenere lo sviluppo del sistema locale d’innovazione.“Il Polo - spiega il direttore del Po-lo, ingegner Luciano Mallama-ci -, che al momento coinvolge due università calabresi, il Cnr e 25 aziende, ha come obiettivo quello di mettere in rete azien-de, centri di ricerca e università del territorio, nonché di allestire ed erogare servizi innovativi al

tessuto produttivo locale, con priorità per le imprese consor-ziate”. Attraverso il Polo, Ict-Sud può mettere a disposizione anche di imprese non socie il proprio patrimonio di strumen-ti, tecnologie, competenze, net-work e conoscenze relazionali, intese come conoscenze sulle co-noscenze di altri soggetti e sugli strumenti per accedervi. L’atti-vità è volta a “creare una �liera allargata dell’Ict, stimolando la domanda di prodotti e servizi innovativi nei settori produttivi e nella pubblica amministrazio-ne, aggregando la domanda Ict e creando opportuni meccani-

smi di interazione tra aziende operanti in domini applicativi non Ict ed aziende del settore Ict, con l’obiettivo di quali�ca-re contemporaneamente sia la domanda che l’o�erta”. “La s�da di un Polo come que-sto, che tra l’altro è in costante interazione con gli altri Poli creati in ambito regionale al �-ne di concorrere alla creazione del Sistema regionale d’inno-vazione, è di fornire servizi in-novativi in grado di anticipare l’evoluzione della domanda - sottolinea Mallamaci -. A tal �ne abbiamo stipulato accordi con le università locali per ren-

dere facilmente fruibili alle Pmi, grazie al supporto e all’interme-diazione degli esperti del Polo, il patrimonio di strumentazione, tecnologie e know-how disponi-bili nei laboratori accademici. O�riamo, inoltre, servizi per la valorizzazione commerciale dei risultati della ricerca, per l’attivazione di strumenti di �-nanziamento a sostegno dell’in-novazione, l’avvio di iniziative imprenditoriali e il networking nazionale e internazionale.Nell’organizzazione industriale - conclude Mallamaci - bisogna progettare l’innovazione con almeno 2-3 anni di anticipo. Il Polo aiuta le imprese, specie le Pmi, a prevedere questo futuro e ad attrezzarsi per a�rontarne le s�de”.

Un’esperienza di rete d’impresa nell’ambito di un proget-to altrettanto innovativo, ovvero rendere sempre più

“smart” le aree urbane. È quanto è riuscito a promuovere il Centro di Competenza Ict-Sud “coinvolgendo sei aziende, quasi tutte aderenti al Polo di Innovazione Ict-Calabria, e siglando un protocollo di col-laborazione con le amministrazioni comunali di Cosenza e Rende per sperimentare l’utilizzo di tecnologie Ict innovative al fine di realizzare piattaforme e servizi ad alto contenuto tecnologico che siano in grado di realizzare concretamente il modello di città intelligente”, spiega il presidente del Centro, professor Domenico Saccà. L’accordo spiegherà i suoi effetti in tre ambiti: mobilità urbana; monitoraggio, controllo e manu-tenzione del territorio; sicurezza delle aree urbane. “La pecu-liarità del nostro modo di agire - sottolinea il presidente - è di coniugare la ricerca e lo sviluppo industriali e la realizzazione di quanto progettato. Perciò è importante che nei progetti in cui le aziende sviluppano soluzioni innovative siano sempre coinvolti anche gli sperimentatori, per evitare che il prodotto ideato non sia applicabile”. Nel progetto specifico le applicazioni informatiche e telema-tiche consentiranno nella mobilità l’adozione di soluzioni per il monitoraggio del traffico (“per esempio telecamere sugli au-tobus che rilevano le auto che usano le corsie preferenziali riservate ai mezzi pubblici”, elenca tra le opzioni più innova-tive il presidente), l’infomobilità, lo spostamento quotidiano dei cittadini. Nella manutenzione del territorio, si arriverà all’applicazione di modelli per monitorare in tempo reale, per esempio, le buche nelle strade, i servizi di pulizia o il rischio frane e smottamenti. “Ciò consente non solo un intervento immediato laddove vi siano problemi di sicurezza - spiega Saccà - ma dà anche la possibilità all’ente locale di avere dati aggiornati e continui per la programmazione della propria attività”. Non da ulti-mo, per la sicurezza si prevede l’utilizzo d’infrastrutture tec-nologiche in grado di monitorare i luoghi sensibili della città e rilevare le situazioni di rischio in atto, coinvolgendo gli stessi cittadini nella rilevazione.Una piattaforma a supporto della mobilità turistica in grado

di fornire informazioni in mobilità, perché il turista sia ac-compagnato sempre e ovunque, avendo la certezza che le notizie di cui dispone provengono da fonti a�dabili, autorevoli e certi-�cate. Non solo, egli stesso può diventare “alimentatore” di tale piattaforma, certi�cando le informazioni pubblicate attraverso meccanismi basati sulla reputazione.È il progetto cui sta lavorando il Centro di Competenza Ict-Sud, in qualità di consulente tecnico di Engineering e in collaborazione con Aci Informatica, collocatasi negli spazi attrezzati del Polo di Innovazione Ict-Calabria.“Alla base - spiega il professor Saccà, presidente del Centro - vi è una nuova concezione del turismo volta a garantire informazioni pervasive, personalizzate, accurate e certi�cate. Sulla rete vi sono notizie di ogni genere ed è perciò importante la reputazione della fonte e della notizia che essa veicola, anche attraverso la costitu-zione di una rete di trusting”. Ma come raggiungere tale risultato? “Occorre creare un sistema distribuito di certi�cazione - dice il professore -, inteso non come un’ennesima struttura burocratica, ma come una rete di compe-tenze sul Web capace di organizzare l’informazione e di coinvol-gere i produttori e i fruitori di informazione in base alla loro re-putazione”. Diversi i compiti del Centro di Competenza Ict-Sud in questo progetto, tra cui il supporto nelle tecniche di data mi-ning - ovvero nell’estrazione di informazioni, in questo caso legate a tutto ciò che può interessare l’ambito turistico, da documenti sparsi sul Web e nei Social Network - e nello sviluppo di processi di certi�cazione delle fonti. “Nella pratica sarà costruita una robusta piattaforma informa-tica che cercherà, elaborerà e certi�cherà le informazioni. Inoltre - conclude il professor Saccà -, saranno realizzate alcune app per la distribuzione delle informazioni in mobilità”.

■ ICT-SUD / Il Centro di Competenza è nato nel 2006 su progetto del Miur

Servizi e soluzioni nuove nel settore IctCon 69 soci, copre i “nodi” regionali di Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna

Calabria, abbiamo costitu-ito il Polo di Innovazione Regionale Ict”, conclude il presidente. I servizi del Centro Ict-Sud riguardano il trasferimento tecnologico per l’innova-zione delle aziende Ict, per la promozione dell’Ict, an-che nella pubblica ammini-strazione e, più in generale, degli ecosistemi digitali nei settori produttivi non Ict.

Luciano Mallamaci, direttore Polo di Innovazione Ict-Calabria Domenico Saccà, presidente Centro di Competenza Ict Sud

La sede del Centro di Competenza Ict-Sud presso il Polo Tecnologico dell’Università della Calabria ad Arcavacata di Rende (CS)

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EventiLunedì 29 aprile 20134 Ricerca, Innovazione e Tecnologia

Ecco una storia esemplare e di�erente da tante altre

riguardanti i �nanziamenti pubblici ed europei per il Sud. Una storia assolutamente controcorrente, che ha dato vita a un’importante infra-struttura tecnico-scienti�ca in Calabria e che vede insieme l’Università della Calabria con il progetto MaTeRiA (svilup-pato insieme al Cnism, la rete universitaria dei �sici della materia) e il Cnr con il pro-getto Beyond-Nano (proposto dal dipartimento di Scienze �siche e tecnologie della ma-teria del Cnr e diretto da Mas-simo Inguscio). Ma partiamo dall’inizio. In-tanto, alla base di tutto c’è un bando Pon ricerca e competi-tività sul ra�orzamento strut-turale, nei confronti del quale si è fatta una scelta in contro-tendenza. Ovvero, invece di puntare su progetti omnibus costituiti da più interventi, piccoli, per soddisfare tanti interessi di ricerca, legittimi ma frustrati dai continui ta-gli �nanziari, si è preferito presentarne due - appunto il MaTeRiA e il Beyond-Nano - focalizzati su un obiettivo di impatto internazionale.“Con i due progetti - spiegano i responsabili Mauro Ghedini

e Roberto Bartolino, rispet-tivamente di MaTeRiA e di Beyond-Nano Calabria - si è scelto di creare un’infrastrut-tura di ricerca inseribile nella rete delle infrastrutture eu-ropee di ricerca (Esfri), inco-raggiati in questo dall’allora presidente Carlo Rizzuto, che avesse come scopo, oltre al sostegno di una ricerca di alto livello, lo sviluppo di ricerca orientata e applicata”. In par-ticolare, MaTeRiA ha come elemento base la costruzione di una sorgente di raggi X (Star) �nalizzata all’imaging ad altissima risoluzione per applicazioni biomediche e industriali, mentre Beyond-Nano vuole valorizzare le “eccellenze” scienti�che di Puglia, Calabria e Sicilia, con un’infrastruttura di ricerca e di servizio. In Calabria si è puntato sull’esperienza nel-la materia so�ce per creare un sistema di analisi ottiche avanzatissime e per la fabbri-cazione di chips micro�uidici. E i riscontri non mancano, a testimoniare una decisione centrata: i due progetti hanno attratto gli interessi scienti�ci e le competenze non solo del Cnism e del Cnr, ma pure di enti di ricerca nazionali co-me l’Infn (Istituto nazionale

di �sica nucleare), la società Sincrotrone Trieste Scpa e l’Instm (che è la rete universi-taria nazionale per la Scienza e tecnologia dei materiali).“MaTeRiA e Byond-Nano procederanno verso una lo-ro progressiva convergenza - continua Roberto Bartolino -. I servizi che essi forniran-no alla ricerca e alle applica-zioni, soprattutto mediche e industriali, sono diversi, ma utilmente complementari. Per favorire questa integrazione, stimolando anche la creazio-ne di sinergie scienti�che, le strutture originate sorgeranno nella stessa area all’interno del campus dell’Università della Calabria”. Insomma, un im-pegno di non poco conto, con obiettivi autorevoli, e che apre a un domani di grande evolu-zione e svolta. “Guardando al futuro - a�erma Mauro Ghe-dini - l’auspicio è che, nel qua-dro di Horizon 2020, la poli-tica regionale sappia cogliere l’occasione che questi progetti o�rono per un loro potenzia-mento, che consenta un au-mento dello spettro di attività, e per un consolidamento, così da partecipare più attivamen-te e da protagonista all’Euro-pa degli anni ‘20, poiché la Calabria è l’ultima regione

italiana rimasta tra quelle della convergenza europea, eufemismo per dire in ritardo di sviluppo. È altrettanto au-spicabile che gli enti di ricer-ca, nazionali per il momento, riconoscendo l’importanza e la potenzialità scienti�ca e tecnologica dell’infrastruttura che sta nascendo, siano dispo-nibili a conferirle il supporto e l’accreditamento di cui essa necessita per sopravvivere ed espandersi”. C’è una speranza in particolare che apre nuo-ve porte, pure sull’economia. È che, nel progettare tale struttura, questa, al di là de-gli aspetti tecnico-scienti�ci, possa diventare un volano per uno sviluppo del territorio: “Il modello - concludono i re-sponsabili dei progetti -, fatte le debite proporzioni anche �nanziarie rispetto all’investi-mento, è lo sviluppo economi-co a tecnologia avanzata della povera area del Carso che cir-coscrive l’area tecnicoscienti-�ca di Trieste nata attorno al sincrotrone di Trieste”. Con questo auspicio, MaTeRiA e Beyond-Nano Calabria sono due progetti ritenuti a ragione d’eccellenza tra i diversi che oggi distinguono in Italia il mondo della ricerca e dell’in-novazione.

Beyond-Nano: verso tecnologie e sistemi nanoscopiciIl Polo di Cosenza erogherà anche servizi di ricerca nel campo dello sviluppo e della caratterizzazione di nuovi materiali so�ci

MaTeRia e la sorgente StarUn insieme coordinato di laboratori per una struttura di supporto allo sviluppo tecnologico

Èla costituzione di una rete di labora-tori di livello europeo per la scienza

dei materiali e le tecnologie avanzate, con l’obiettivo di esplorare e implemen-tare nuove tecnologie e sistemi sulla scala nanoscopica, un mondo in cui le distanze si misurano in miliardesimi di metro (nanometri: il diametro di un fi-lo di ragnatela è di alcuni microns, cioè migliaia di nanometri).Beyond-Nano, oltre a estendere le at-tuali nanotecnologie, rivisiterà gli at-tuali microsistemi in termini di nuovi materiali e processi innovativi. Il polo di Cosenza erogherà servizi di ricerca nel campo dello sviluppo e della carat-terizzazione di nuovi materiali soffici. Tre laboratori ne costituiscono il core, rispettivamente: spettroscopie ottiche

non lineari ultraveloci per lo studio di fenomeni elettronici che avvengono con tempi dell’ordine del femto-secondo (un milionesimo di miliardesimo di secondo); ultra-microscopia a sonda e ottica non lineare, dove sarà possibile effettuare l’imaging su scala atomica, oltre che misure combinate di proprie-tà nano-meccaniche e di fluorescenza; micro-fluidica e manipolazione otti-ca in cui fasci laser verranno usati per “intrappolare” e posizionare in modo controllato micro/nano particelle e dove verranno realizzati circuiti e dispositivi microfluidici per assemblare materiali nano-compositi. Quanto all’autoassem-bling di molecole organiche, Dna e pro-teine, creazione di chip microfluidici, l’orizzonte applicativo è enorme. “Spa-

zia dalla fotonica in materiali di origine biologica (per esempio le proteine della seta hanno proprietà ottiche eccezio-nali), allo sviluppo di nuovi materiali bio-compatibili e tessuti bio-mimetici, dai sistemi microfluidici integrati per la diagnostica medica (lab-on-a-chip) ai nano-carriers, nanoparticelle “in-telligenti” in grado di “consegnare” il farmaco esattamente dove è necessario, fino alla creazione di meta-materiali che schiudono le porte alla realizzazio-ne dei dispositivi ottici del futuro (super lenti, vernici e materiali per l’“optical cloaking”, qualcosa simile al mantello dell’invisibilità di Harry Potter”, spie-ga Michele Giocondo Ipcf-Cnr-Cosenza responsabile scientifico di Beyond-Nano Calabria.

Un punto fondamentale nel-la realizzazione del centro

di servizi MaTeRiA per la ricer-ca avanzata sui materiali è la messa in opera di una facility composta dalla sorgente di luce Star e dalla stazione sperimen-tale µTomo. “Star, basata sulla retrodi�usione di un lascio laser di alta potenza da parte di elet-troni relativistici e sviluppata in stretta collaborazione con l’Infn e la Sincrotrone Trieste, è una sorgente fortemente innovati-va perché molto compatta, con caratteristiche simili a quelle dei sincrotroni, e con un forte carat-tere evolutivo, data la possibilità di espanderne le caratteristiche in base alle esigenze dell’uten-za”, spiega Ra�aele Agostino (Cnism - Università della Ca-labria). In�ne, caratteristica non meno importante, la luce emessa ha qualità energetiche e di risoluzione tali da consen-tire applicazioni che spaziano dai materiali per l’energia alla diagnostica in biomedicina, dalle indagini per i beni cultu-rali a quelle che riguardano i dispositivi elettronici. “La parte del progetto MaTeRiA destinata a captare e a soddisfa-re le esigenze tecnico-scienti�che locali ed europee nel settore è co-stituita da un insieme di nuovi laboratori di servizio che per strumentazione e �nalità si col-locano tra la sorgente Star e gli esistenti laboratori universitari coinvolti nel progetto”, continua Maurizio Muzzupappa (Dimeg - Università della Calabria). In particolare, è previsto l’alle-stimento di cinque laboratori dedicati rispettivamente alla preparazione e caratterizzazio-ne chimico-�sica di materiali organici e ibridi organici/inor-ganici; alla caratterizzazione delle proprietà meccaniche e �siche di materiali metallici, polimerici, ceramici e composi-ti; alla spettroscopia avanzata; alla modellazione e simulazione di nuovi materiali e dispositivi; alla prototipazione di dispositi-

vi e allo studio dei materiali in condizioni di lavoro. Nel com-plesso l’obiettivo perseguito da tali laboratori è o�rire servizi di alta tecnologia a piccole/medie imprese regionali ed extrare-gionali che operano nell’ambito dell’industria chimica, farma-ceutica, elettronica, meccanica, della lavorazione della plasti-ca, della cantieristica nautica o dell’edilizia, che non possono disporre, per ragioni di costo, di propri laboratori per la caratte-rizzazione dei materiali e per la prototipazione dei prodotti. “Le analisi condotte sulle aziende calabresi evidenziano una no-tevole di�coltà all’innovazio-ne, tanto di prodotto quanto di processo, con la conseguenza di una ridotta competitività e di una capacità produttiva molto ‘statica’, sia essa artigianale o semi-industriale”, dicono i pro-fessori Agostino e Muzzupappa. Una signi�cativa spinta all’in-novazione può essere costituita dalla creazione di una struttura di servizio in cui trovano rispo-sta le esigenze dell’impresa, sep-pur relative a problemi correnti, e dove l’Università può indivi-duare un laboratorio privilegia-to di ricerca applicata all’indu-stria, nell’ambito di una logica che sia simultaneamente “push”, divenendo un problem solver, e “pull”, divenendo technology developer, ad esempio median-te lo sviluppo di metaprogetti che interessino aspetti complessi dell’innovazione. L’idea alla base del progetto MaTeRiA è quindi quella di concentrare gli sforzi sull’in-novazione dei prodotti e dei processi delle piccole realtà ar-tigiane e industriali in un’unica struttura a carattere regionale, che consenta di ridurre i costi legati alle funzioni R&S. E que-sto fornendo altresì un supporto altamente competitivo capace di leggere le dinamiche interna-zionali e proporsi con i più mo-derni sistemi di progettazione prototipazione.

■ SINERGIE / Tra l’Università della Calabria, con MaTeRia e il Cnr, che propone Beyond-Nano

Due progetti di valenza internazionaleDiversi, ma complementari, forniranno servizi a ricerca e applicazioni medico-industriali

Processi microfluidici basati sull’evaporazione consen-tono di ottenere strutture 3D di nanoparticelle a eleva-

to fattore di impacchettamento, con il vantaggio di poter controllare lo stadio di nucleazione del cristallo sulla scala del nano-litro, e quello successivo di accrescimento in ge-ometrie confinate per la conformazione del materiale. La foto a sinistra, fatta al microscopio elettronico, mostra una struttura di circa 10 microns (milionesimi di metro) di un oggetto costruito di particelle nanometriche (i granuli nell’ ingrandimento a destra).

All’insegna del micro

La sededi MaTeRiA e Beyond-Nano in costruzione presso l’Università della Calabria

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EventiLunedì 29 aprile 2013 Ricerca, Innovazione e Tecnologia 5

stato approvato un pacchetto di progetti del Programma operativo nazionale del mi-nistero dell’Istruzione: il Pon ricerca e competitività, rivol-to alle regioni dell’Obiettivo Convergenza, tra le quali �-gura la Puglia.“Abbiamo presentato una serie di proposte - spiega il professor Vasanelli - che sono state valutate positiva-mente dal ministero e �nan-ziate. Oggi, quindi, abbia-mo un pacchetto di cinque progetti da chiudere entro il 2015, con lo scopo di far nascere sul nostro territorio iniziative imprenditoriali startup, attraverso le attività di ricerca e sviluppo che por-teremo avanti nei progetti”.In questa nuova fase il Dhitech ha individuato tre “sistemi socio-tecnici” che hanno una valenza sia tecnico-scienti�ca, sia di fertilizzazione del territorio pugliese. Il primo sistema, “Nanotecnologie per l’am-biente e la medicina”, riguar-da materiali a base organi-ca polimerica che possono trovare sbocco nell’energia (oled, celle fotovoltaiche di terza generazione) o diven-

■ DHITECH / Dal 2005 sostiene l’attrattività di investimenti in settori produttivi hi-tech della Puglia

Un distretto tecnologico per l’innovazione

tare elementi diagnostici per varie patologie.Il secondo ambito è quel-lo dei biomateriali per la medicina rigenerativa, per costituire materiali biocom-patibili che favoriscano la ricrescita dei tessuti nervosi, cartilaginei e ossei (all’ospe-dale San Ra�aele spetta la sperimentazione clinica), mentre il terzo è quello delle tecnologie informatiche, in particolare le Ict per i servizi al cittadino e le applicazioni Ict all’interno delle aziende per l’intero ciclo di vita del prodotto.Il presidente Lorenzo Vasa-nelli sottolinea la modalità di sperimentazione: “Il mecca-nismo di trasferimento tecno-

logico che vorremmo adotta-re e sperimentare è quello dei living lab, insieme a soggetti esterni (spin o� delle nostre università, startup locali) in-teressati a sviluppare i temi dei nostri progetti. Nei servizi al cittadino vogliamo coin-volgere quest’ultimo, proprio per rispondere a sue precise esigenze”.L’impulso sociale del Dhi-tech si evince anche dal re-cente bando con cui sono stati selezionati 61 giovani di età inferiore ai 32 anni, quasi tutti neolaureati, che verran-no formati in a�ancamento ai progetti di ricerca per di-ventare imprenditori high tech o comunque innovatori nelle imprese del territorio.

Tra le attività, la formazione di giovani laureati in a�ancamento ai progetti di ricerca

Ricerca, innovazione e alta formazione sono

i campi in cui il distretto tecnologico Dhitech si di-stingue in Puglia e non so-lo. La società, una scarl con �nalità consortile e quindi mutualistica, ha l’obiettivo di sostenere l’attrattività di investimenti in settori pro-duttivi “high tech”, puntando sull’eccellenza scienti�ca e tecnologica.“Siamo nati nel 2005 - dice il professor Lorenzo Vasanelli, presidente del Dhitech e do-

cente di Fisica della materia all’Università del Salento - in esecuzione di un programma dell’allora ministro Moratti, che istituiva in tutta Italia i distretti tecnologici, dando loro il compito di punti di riferimento territoriali, ma anche di soggetti a elevato livello tecnologico e promo-tori di innovazione”.Il Dhitech è dunque protago-nista in Puglia e promuove l’innovazione in due settori fondamentali: le tecnologie dell’Ict (Information and

communication technology) e i materiali avanzati. Il di-stretto trae linfa dalla colla-borazione pubblico-privata, con importanti attori nella sua compagine sociale.“Tra i partner pubblici che fanno ricerca - precisa Va-sanelli - siamo partecipati da Università del Salento, Università di Bari, Politecni-co di Bari, Cnr e Istituto ita-liano di Tecnologia, che ha un’unità operativa a Lecce. Fra i partner privati abbiamo grosse aziende, come Avio, Alenia Aeronautica, StMi-croelectronics ed Enginee-ring, alcune dell’informatica operanti in Puglia, come Ex-privia, e anche il nuovo ospe-dale San Ra�aele”.La missione iniziale del Dhi-tech è stata quella di dare una forte sponda industriale alla ricerca nell’Ict e nei ma-teriali avanzati, due settori di punta dell’Università del Salento. Nella prima fase di attività del distretto sono così stati sviluppati progetti interni, orientati ai bisogni nazionali e internazionali dei gruppi soci.Con il 2012-2013 è comincia-ta una seconda fase, perché è

Il professor Lorenzo Vasanelli, presidente del Dhitec

Tecnologie informatiche tra gli ambiti di intervento di Dhitech

titività” 2007/2013, di cui è responsabile scienti�co Pa-trizia Piro.Le attività di ricerca sono dirette a mantenere alto il li-vello di conoscenza e compe-tenze nel settore delle infra-strutture di dati territoriali (Sdi), strumento sempre più indispensabile per le Pubbli-che amministrazioni che, per far fronte ad adempimenti derivanti da leggi, sono sol-lecitate ad avvalersi di inno-vativi strumenti e tecnologie.Tali attività sono svolte sia con risorse interne, sia at-traverso la partecipazione a numerosi progetti comu-nitari. Punta di diamante è il progetto smeSpire (www.smespire.eu), con 15 partner provenienti da 12 Stati mem-bri della Ue, di cui Epsilon Italia è coordinatore.Si tratta di una support ac-tion del 7° Programma qua-dro della Ce, �nanziata dal-la Dg Connect nell’ambito dell’iniziativa comunitaria dedicata alle Pmi e ai con-tenuti digitali. Come spiega Martirano: “Obiettivo princi-pale del progetto è supporta-re le Pmi europee del settore geomatico nel capitalizzare i

■ EPSILON ITALIA / L’azienda, che ha sede a Mendicino (Cs), si a�erma in Europa

Specialista nell’informazione geografica

bene�ci della direttiva comu-nitaria Inspire che de�nisce una infrastruttura per l’in-formazione spaziale in Euro-pa a supporto delle politiche ambientali europee”.L’iniziativa, che si avvale anche della collaborazione del Jrc, Joint research center della Ce, si articola in una serie di attività a partire dalla stima del mercato potenziale delle Pmi del settore geoma-tico in relazione a Inspire.È stato distribuito un que-stionario a oltre 1.800 Pmi del settore geomatico, tra cui circa 150 italiane. Dimen-sioni aziendali, competen-ze speci�che, fabbisogno di skill, livello di competenza nei vari processi di busi-ness, tipologia di clientela e mercato geogra�co di riferi-mento sono gli aspetti presi in esame dall’indagine alla quale hanno risposto una

cinquantina di aziende italia-ne entrate a fare parte della rete di smeSpire, che punta a condividere problematiche e opportunità e realizzare una massa critica in un settore di nicchia �no a dare vita a un organismo più stabile che duri oltre il progetto.L’iniziativa prevede anche la progettazione di pacchetti di formazione per tecnici e manager che lavorano nel campo della gestione dei dati ambientali legata a In-spire, fruibili all’interno di una piattaforma e-learning, la realizzazione di un cata-logo europeo di buone prassi nel campo della gestione di contenuti digitali ambientali e di un database contenente informazioni sulle aziende del settore in Europa, utile per mappare competenze ed e�ettuare analisi e studi di business intelligence.

Oltre a o�rire servizi nel settore geomatico, si occupa di formazione e ricerca

Quando nel 2007 Epsilon Italia, Pmi costituita

unicamente da cervelli cala-bresi specializzata in tecno-logie innovative per l’infor-mazione geogra�ca, è entrata in un gruppo internazionale intuendo che si trattava di cogliere un’opportunità di crescita e di sviluppo a livello europeo, non pensava di arri-vare così lontano.La sua posizione è andata rapidamente consolidandosi, grazie al costante impegno del suo direttore tecnico, Giacomo Martirano, che ha mantenuto il presidio co-stante delle tecnologie nel settore della geomatica e ad alcune felici intuizioni circa la necessità di utilizzare gli standard di settore.Di rilievo è oggi la sua vice presidenza, nel Cen (Ente di normazione europeo), del comitato tecnico Tc 287 per l’informazione geogra�ca e la membership nell’associa-zione Gisig di Genova, che con i suoi oltre cento membri in tutta Europa, è punto di riferimento nel campo dei si-stemi informativi geogra�ci.Epsilon Italia, oltre ad o�rire servizi nel settore geomatico,

si muove secondo una dupli-ce direttrice: formazione e ricerca.Attraverso attività di forma-zione a largo raggio, l’azienda si propone di contribuire alla creazione di una cultura dif-fusa nel campo della gestione sostenibile delle risorse am-bientali. In questa direzione

è l’attuale partnership con l’Università della Calabria per la gestione del Master Universitario di II Livello “Esperto di gestione inte-grata e sostenibile del ciclo acqua - energia nei sistemi di drenaggio urbano”, �nan-ziato dal Miur nell’ambito del Pon “Ricerca e Compe-

Gli allievi del Master Unical di II Livello “Esperto di gestione integrata e sostenibile del ciclo acqua – energia nei sistemi di drenaggio urbano”

Asita 2012: da sx, Giorgio Saio e Carmelo Attardo di Gisig con Giacomo Martirano allo stand di Epsilon Italia

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EventiLunedì 29 aprile 20136 Ricerca, Innovazione e Tecnologia

verso un sistema unico e inte-grato di servizi turistici, erogati in modalità multi-dispositivo e multi-canale. Passando al set-tore del Governo elettronico per la Pa, “Smart Pa” immagina per i Comuni di Melpignano, Cutro�ano, Vinosa, Patù, Ug-giano La Chiesa un sistema di voto elettronico e la sperimen-tazione di forme di eDemo-cracy per favorire meccanismi di comunicazione innovativa e interattiva tra amministrazioni

■ CRATI / È una società consortile senza �ni di lucro, promossa dall’Università della Calabria nel 1990

■ REGIONE PUGLIA / Il bando è a�dato a InnovaPuglia, società in-house per l’Ict

Dalla logistica alla qualità dell’aria

Al via i Living Labs, laboratori viventi

ondoso e delle correnti ma-rine. I principali vantaggi sono rappresentati, oltre che da una maggiore sicurezza a bordo e nelle operazioni di manovra delle navi e in ge-nerale delle imbarcazioni, anche da riscontri di tipo economico conseguenti a una decongestione del traf-�co all’interno del porto con riduzione dei tempi di attesa per l’entrata e l’uscita, razio-nalizzazione degli spazi di manovra, ottimizzazione de-gli attracchi. In questo progetto il consor-zio Crati è impegnato sia nel-la caratterizzazione e moni-toraggio atmosferico e meteo marino della zona portuale sia nello sviluppo della sen-soristica destinata al control-lo e guida dell’imbarcazione

e cittadini. “Crikhet” sperimen-ta un approccio metodologico e tecnologico integrato che possa garantire, realmente e a costi sostenibili, la Clinical Risk Governance e fornire strumen-ti, in particolare per la gestione dei rischi legati all’appropria-tezza nell’utilizzo di dispositivi medici. Per il dominio Inclu-sione sociale e invecchiamento attivo e in salute, “Lapis” iden-ti�ca una nuova metodologia che, con tecniche di elabora-zione delle immagini, di realtà virtuale, tracking spaziale e sensoristica avanzata, realiz-zerà, insieme alla Fondazione Casa Sollievo della So�erenza, un sistema mini-invasivo per gli interventi in laparoscopia. “Robin” realizzerà, insieme all’associazione psicopedagogi-ca Percorsi, una piattaforma di learning management system, interfacciata con Tablet, Pc, Smartphone e sistemi robotici multimediali per l’apprendi-mento personalizzato e la pro-duzione di contenuti formativi ad hoc, dedicati a studenti che presentano disturbi speci�ci, come la dislessia. Utilizzando tecniche di realtà aumentata e

negli ultimi 250 metri �no all’ormeggio in banchina. In tal modo, così come succede negli aeroporti, le imbarca-zioni saranno guidate passo passo �no alla banchina evi-tando lunghi tempi di attesa.Il secondo progetto, Si�, è frutto della grande compe-tenza in materia di sensori-stica innovativa per l’allerta precoce di incendi boschi-vi, unitamente alla gestione operativa di carte dinamiche ad alta risoluzione per il ri-schio di incendi, accumula-ta in questi anni dal Crati. Nasce così la partecipazione a Sni� (Sensor network in-frastructure for factors), un progetto �nanziato dal Mi-nistero della Ricerca, la cui �nalità è la progettazione, realizzazione, sperimenta-zione e validazione di un si-stema innovativo di sensori, quali Lidar/Dial e dispositivi complementari, che, analiz-zando il livello complessivo dell’inquinamento atmosfe-rico presente in un ambiente, sia in grado di rappresenta-re, misurare e quanti�care le emissioni rilasciate dalle singole diverse sorgenti in-quinanti. Il progetto intende fornire i risultati ottenuti alle amministrazioni locali per dotarle di un nuovo stru-mento per individuare chi, come, quando e quanto in-quina e permettere previsio-ni dei livelli di inquinamento correlate alle caratteristiche della sorgente e delle previ-sioni meteo a breve e medio termine ad area limitata.

realtà virtuale, “Easy Percep-tion Lab” punta a sperimenta-re con il Museo Dell’ambiente dell’Università del Salento, un nuovo approccio alla fruizione di beni scienti�ci e museali, non per sostituire o diminui-re la complessità e la ricchezza dell’esperienza diretta, ma per interagire con essi, anche nei casi in cui risultino poco ac-cessibili, per il loro valore o la loro fragilità, o da particolari tipologie di utenza (portatori di disabilità). Chiude il primo elenco di progetti, “Edil-Le-arning” piattaforma di social learning, basata su Web e open source, progettata e sviluppata con il Formedil, la scuola Edile di Lecce e Bari, per l’erogazione a distanza di formazione del settore, integrata con funzio-nalità modulari che spaziano dall’e-commerce al Social Net-working. “Nel progetto Living Labs applichiamo il principio della co-progettazione per svi-luppare un modello consape-vole e inclusivo – ha concluso Sabrina Sansonetti, presidente di InnovaPuglia - Attraverso la consultazione pubblica del ter-ritorio, che ha prodotto ad oggi una mappa di oltre 400 fabbi-sogni, facciamo innovazione sociale, mentre il catalogo dei soggetti che hanno già dato la loro disponibilità a collaborare è la rappresentazione di una connessione possibile tra biso-gni, cittadini e soluzioni inno-vative. Questo per noi signi�ca interpretare la tecnologia come processo di miglioramento della qualità della vita, per un maggiore benessere collettivo”.

All’attivo due progetti, Habitat e Sni�, che prevedono ancora un paio d’anni di sviluppo

Per creare connessioni tra bisogni dei cittadini, pubbliche amministrazioni e imprese

Favorire le iniziative di trasferimento di tecno-

logia, stabilire la massima si-nergia tra ricerca ed esigenze imprenditoriali e incoraggia-re lo sviluppo di attività im-prenditoriali legate alle nuo-ve tecnologie. Sono questi gli obiettivi del Crati, Consorzio per la ricerca e le applicazio-ni di tecnologie innovative, società consortile senza �ni di lucro, promossa dall’Uni-versità della Calabria nel 1990 - e attualmente costitu-ita dalle tre Università statali calabresi (Cosenza, Catan-zaro e Reggio Calabria), da quelle di Roma “Tor Vergata” e di Perugia, dal Consiglio nazionale delle ricerche e dall’Istituto nazionale di ge-o�sica e vulcanologia, oltre che da sei Pmi. Tra loro spic-ca la Costruzioni meccani-che di Eugenio De Rose che, oltre a svolgere attività di ri-cerca applicata e sviluppo di nuova strumentazione, pro-muove l’imprenditoria locale attraverso il trasferimento di tecnologia e servizi ad alto contenuto tecnologico.Il Consorzio è impegnato in una serie di progetti, due dei quali in particolare sono

Lavorare sul sistema della ri-cerca e innovazione crean-

do sinergie. Questo l’obiettivo della Regione Puglia con un bando innovativo e intelligente come “Apulian Ict Living Labs” a�dato a InnovaPuglia, società in-house per l’Ict. “Attraver-so i laboratori viventi - spiega l’assessore allo Sviluppo eco-nomico della Regione Puglia, Loredana Capone - abbiamo voluto creare connessioni tra i bisogni di servizi dei cittadini e la pubblica amministrazio-ne, collegando entrambi con le imprese. Il collegamento fra i tre soggetti può permettere alla pubblica amministrazione di costruire un intervento mirato e alle imprese di erogare servi-zi che trovano una domanda, generando per di più la soddi-sfazione dei cittadini”. Cinque i progetti presentati in ambito di beni culturali e turistici. “As-setto”, un portale di “Tourist Experience” per il Parco Nazio-nale dell’Alta Murgia, utilizza tecnologie Ict innovative per acquisire esperienze, imma-gini, �lmati, suggerimenti dei visitatori e trasformarli in in-formazioni a valore aggiunto, fruibili tramite smartphone e tablet, ma anche radio, tv e

iniziati lo scorso anno e han-no davanti ancora un paio d’anni di sviluppo. Si tratta di Habitat e Sni�. Il primo, Habitat (Harbour tra�c op-timization system) prevede diversi livelli di complessità. Si tratta di un’iniziativa mul-tidisciplinare che ha la carat-teristica di coinvolgere mol-teplici professionalità sia del mondo dell’università e della ricerca sia in quello delle im-prese. Habitat è un progetto di ricerca industriale, che prevede una forte collabora-zione tra pubblico e privato, e ha per oggetto lo sviluppo, il test e la validazione di un sistema integrato, prevalen-temente lato porto, che sarà sperimentato a Salerno per il controllo e supporto alla na-vigazione nell’ultimo miglio. Si tratta di fornire, in tempo reale e in qualunque condi-zione atmosferica e di visibi-lità, a tutte le navi e imbarca-zioni un sistema in grado di migliorare la precisione, la velocità e la sicurezza delle manovre nell’ultimo miglio e dell’attracco alla banchina, tenendo conto sia della sago-ma e dell’inerzia della nave, sia del vento reale, del moto

altri dispositivi multimediali. “Openbi” realizza, invece, una piattaforma per la conoscen-za integrata del patrimonio di musei e biblioteche pubbliche e private, condivisa e fruibile dai cittadini, attraverso la rete e sui dispositivi mobili. “Visit Gioia Lab” si propone di creare per il comune di Gioia del Colle, un Centro di servizi informativi e di comunità per la condivi-sione di esperienze turistiche e la promozione del territorio.

“Municipal Historical Archive” intende raccogliere, digitaliz-zare e pubblicare il patrimonio documentale dell’archivio sto-rico del Comune di Soleto, ap-plicando i principi degli “open data” e trasformandolo in risor-sa disponibile per la comunità. “Apulian Tourism Lab” metterà a fattor comune gli sforzi pro-fusi dai comuni di Galatina, Zollino e dal Gruppo di Azio-ne Locale Valle della Cupa per promuovere il territorio attra-

Rete di radar per detection, tracking e imaging delle navi

Porto di Salerno: infrastruttura overall

RADAR IREA

RADAR IREA

NAVE CON DISTANZA >6 MIGLIA

SALA OPERATIVA (GRIMALDI)

CRATI LIDAR

UMTS VF

SENTINEL ALIMENTATA(LAB TEVERE)

BOA 2 E SATELLITI(SEA LAB)

BOA 1 E SATELLITI(SEA LAB)

BOA 3 E SATELLITI(SEA LAB)

BOA 4 E SATELLITI(SEA LAB)

SENTINEL FV(LAB TEVERE)

SENTINEL FV(LAB TEVERE)

ANTENNA

In foto, il Consiglio regionale della Puglia

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EventiLunedì 29 aprile 2013 Ricerca, Innovazione e Tecnologia 7

Per i prossimi tre anni so-no programmati 50 mi-

lioni (tra investimenti pub-blici e privati) per progetti nel settore del trasporto che mettono insieme ricerca e applicazione industriale dei risultati. A tale dotazione si aggiungono quelli per progetti che riguardano il biomedicale e l’elettronica verde. È quanto rivela il business plan del prossimo triennio di Imast, la società di gestio-ne del distretto sull’ingegne-ria dei materiali polimerici e compositi e strutture nato in Campania nel 2004 e opera-tivo dal 2006. Frutto dell’iniziativa dell’al-lora ministro all’Università e ricerca Letizia Moratti, che lanciò l’idea dei Distret-ti tecnologici per avere una ricaduta economica e in-dustriale dei risultati della ricerca, Imast è sorta dopo un’indagine accurata volu-ta dalla Regione Campania, che verificò la presenza sul territorio regionale di alcu-ni elementi essenziali per la riuscita dell’impresa e la sua tenuta nel tempo. Tra questi, due furono e sono fonda-

mentali, sottolinea il pre-sidente Eva Milella, che di Imast è stata anche direttore e amministratore delegato: “La presenza di competenze tecnologiche riconosciute anche a livello internaziona-le, e la scelta cadde sui ma-teriali compositi polimerici proprio per il know how che potevano vantare l’Universi-tà Federico II di Napoli e il Cnr; la presenza di industrie sensibili all’innovazione e in questo caso la Campania poteva offrirne di vaglia, quali Alenia, Fiat, Smt Ele-tronics...”. Non da ultimo, c’era una Regione disposta a investire. Grazie ai risultati di questa ricognizione nasce Imast, che ha avuto da subito come soci privati aziende di cara-tura anche internazionale - e dunque con disponibilità a investire risorse materia-li e umane nella ricerca e nell’applicazione dei suoi risultati - e soggetti pubbli-ci, con l’Università Fede-

rico II, il Cnr e l’Enea. “La nostra mission fu chiara da subito: non siamo un centro di ricerca - sottolinea il pre-sidente -, ma un integratore di competenze, un facilitato-re per la messa in rete delle forze esistenti. Perciò non abbiamo investito per la cre-azione di nostri laboratori, ma abbiamo messo a punto un network virtuale che ci rende competitivi a livello internazionale, mettendo a fattor comune tutto ciò che esiste per le necessità dei progetti che decidiamo di realizzare”. Le dotazioni dei diversi so-ci, cioè, sono utilizzabili da quanti compongono la so-cietà e partecipano ai pro-getti gestiti di Imast, che in questi anni ha agevolato, come attestano indicatori oggettivi, l’interazione non solo tra soggetti pubblici e privati, ma anche tra pri-vato e privato. “Da un re-cente studio della facoltà di Economia dell’ateneo par-tenopeo - sottolinea il pre-sidente Milella - è emerso chiaramente come in questi anni si sia infittita la rete dei rapporti tra privati”. Rela-zioni che hanno caratteri-stiche particolari, nello stile Imast. Ovvero, “non la par-tecipazione a progetti dove ognuno fa la sua parte, ma la partecipazione intesa co-me la messa a disposizione di ricercatori che lavorano insieme per lo stesso obiet-tivo”. A dimostrazione di come ormai si stia creando una nuova cultura, c’è l’evo-luzione avuta nella com-posizione dei partner dei progetti. “I primi - ricorda Milella - avevano più enti pubblici che privati, mentre i più recenti registrano la partecipazione di 5-6 azien-de private e di settori diversi fra loro”. È la stessa Imast per altro a scegliere progetti che siano d’interesse per più settori tecnologici, affinché ognuno possa trovare una modalità di applicazione dei

La struttura snella che Imast ha scelto per non essere un ennesimo centro di

spesa, ma piuttosto un ottimizzatore del-le risorse pubbliche e private già in cam-po, ha consentito al Distretto di agire in maniera signi�cativa (anche dal punto di vista economico) per la creazione di condizioni che possano generare nuova imprenditoria e posti di lavoro. “Si tratta di dati oggettivi e non di mere parole”, sot-tolinea la presidente di Imast, Eva Milella, guida femminile di una realtà che si occu-pa di un settore molto maschile nell’im-maginario collettivo, l’ingegneria dei ma-teriali polimerici e compositi. Per la verità, fa sapere con una punta di manifesto orgo-glio, la presenza femminile è signi�cativa anche nel Consiglio di amministrazione (formato per circa il 40% da donne), un organismo che vanta anche un’età media di circa 48 anni, quindi bassa rispetto alla

tradizione italiana che accompagna simili posizioni. Restando ai fatti e ai segni concreti che Imast ha prodotto in questi anni d’attivi-tà, la presidente ricorda che “Il Distretto �nanzia per tre anni contratti di ricerca per giovani che in questo modo hanno la possibilità di venire a contatto non solo con progetti all’avanguardia, ma anche con aziende che per loro sarebbe quasi im-pensabile avvicinare. Oggi possiamo dire - prosegue -, che tutti i giovani che sono transitati da Imast sono occupati e il 60% nelle aziende socie del Distretto. Della re-stante quota alcuni hanno avuto o�erte da aziende leader e lavorano all’estero”.Alla chiusura dei primi progetti gestiti da Imast vi sono stati 60 contratti a tempo indeterminato “e ciò signi�ca che attraver-so queste azioni si è fatta incontrare do-manda e o�erta di competenze - a�erma

il presidente -. Nel periodo dei progetti, le aziende hanno avuto modo di conoscere e sperimentare le capacità di giovani ricer-catori e questi di incontrare luoghi di la-voro estremamente motivanti dove dare il meglio di sé”. Inoltre, ogni anno il Distret-to attiva una trentina di contratti co.co.pro. per le diverse attività che ha in essere e dunque dà “una possibilità di lavoro ad altrettanti giovani professionisti”. È proprio di Imast anche un’opera di for-mazione indirizzata agli imprenditori e azioni mirate per favorire la nascita di nuove imprese. Rientra in quest’ultimo ambito la Business competition che Imast organizza ogni anno (si è alla quarta edi-zione) con il Distretto Venetonanotech mettendo in palio 300 mila euro per l’idea vincitrice che diventerà una start up. “Fi-no ad ora abbiamo �nanziato 4 start up”, aggiorna il presidente, che ricorda anche la collaborazione con l’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia grazie alla quale “�-nanziamo, ogni anno, una borsa di studio di 30 mila euro per 6 mesi negli Stati Uniti per seguire corsi di business con stage pres-so start-up californiane per imparare a trasformare l’idea in impresa”.

■ IMAST / È una società di gestione del distretto sull’ingegneria dei materiali polimerici e compositi e strutture, nato in Campania nel 2004 e operativo dal 2006

Un sistema integrato di ricerca, formazione e innovazioneAttiva nei settori aerospaziale, navale, automotive, biomedicale, elettronica polimerica e costruzioni civili, grazie a fondi pubblici e privati

Non si tratta di un centro di ricerche,

ma di un integratore di competenze,

un faciltatore per la messa in rete delle

forze esistenti

risultati della ricerca. “Se per esempio una ricerca sui termoplastici interessa per la parte più innovativa l’in-

dustria aerospaziale, il pro-getto sarà strutturato anche con attività di studio per al-tri comparti industriali”.

Tra i risultati d’eccellenza raggiunti in questi anni, Milella cita “l’applicazione sui prossimi Boeing 787 dei

risultati di un progetto che mirava a ridurre i rumori negli aerei e che ha avuto co-me partner Boeing e Alenia. Tali risultati ora si stanno ingegnerizzando”.In questi anni è stato impor-tante l’impegno della società anche per la sua internazio-nalizzazione, acquisendo ca-pacità nell’intessere relazio-ni e nell’attirare intelligenze sul proprio territorio, in un processo di scambio. Tra i prossimi appuntamenti di rilievo, quello a fine estate con una delegazione della Corea del Sud che ha indivi-duato Imast come uno degli importanti interlocutori eu-ropei in grado di supportare quel Paese a recuperare il deficit di conoscenza che ha appurato avere sui materia-li compositi. “Questo è uno dei recenti accordi che ab-biamo sottoscritto di recen-te”, conclude il presidente.

Immagini di laboratori Imast

In foto, la sede di Imast

Come generare nuova imprenditoriaIl Distretto �nanzia contratti di ricerca per giovani, dando loro l’opportunità di stabilire contatti con progetti e aziende

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EventiLunedì 29 aprile 20138 Ricerca, Innovazione e Tecnologia

Il già glorioso dipartimen-to di chimica dell’Uni-

versità della Calabria, oggi Dipartimento di Chimica e Tecnologie Chimiche (Ctc), accresce la sua fama e le possibilità di ricerca di rile-

vanza internazionale. Primo dipartimento ubicato presso il campus universitario, con-ta su chimici, ingegneri chi-mici e biochimici impegnati nella didattica come nella ri-cerca. In particolare sono at-

tivi gruppi che operano nel campo delle metodologie analitiche ad alta tecnologia, nella scienza dei materiali e nello studio di molecole di interesse farmacologico e naturale.

Infine il dipartimento è do-tato di un centro di eccellen-za in metodologie di calcolo teorico orientato verso le applicazioni in biologia mo-lecolare e catalisi.L’attività didattica, invece,

è rivolta verso le discipline chimiche articolata in lau-ree triennali e specialistiche, master post-laurea, corsi di dottorato di ricerca anche nell’ambito delle azioni del programma Marie Curie

inserito nel VII programma quadro europeo.I laboratori di ricerca si di-stinguono per i risultati, pubblicati sulle maggiori pubblicazioni scientifiche internazionali.

■ CTC / All’Università della Calabria cresce il già consolidato patrimonio di ricerca e cultura didattica

La Calabria all’avanguardia in Chimica e Tecnologie ChimicheLauree triennali e specialistiche, master post-laurea, corsi di dottorato di ricerca anche del programma Marie Curie

Una panoramica dei centri di eccellenza: dagli studi sui cristalli liquidi alla sintesi per nuovi materiali polifunzionaliLe sperimentazioni avvengono grazie all’utilizzo di tecnologie d’avanguardia e a sta� di ricercatori e docenti di alto livello, a�ancati da studenti e tesisti

Lasma (Laboratorio

di Spettrometria di Massa)

Tra i centri di eccellenza del nuovo Dipartimento

di Chimica e Tecnologie Chi-miche, attualmente coordinato dal professor Giovanni Sindo-na. Svolge ricerche nell’ambito dell’innovazione e del trasferi-mento tecnologico in un setto-re (Erc) di rilevante interesse europeo quale il Life Sciences. Collabora con altri centri ana-loghi quali l’Aston Lab dell’Uni-versità di Purdue, il Mass Spectrometry Research Center della Vanderbilt University, il laboratorio di spettrometria di massa del centro oceanogra�co di St. John’s, il centro di ricerca per l’obesità della scuola di me-dicina dell’Università di Riyad, il laboratorio di spettrometria di massa dell’Accademica delle Scienze Ungheresi e il diparti-mento di Chimica dell’Univer-sità di Patrasso. Partecipa al progetto Marie Curie del VII programma quadro Chebana cui aderiscono molti centri di ricerca universitari europei, coordinati per gli aspetti lega-ti al trasferimento tecnologico dall’azienda farmaceutica La Roche. Il laboratorio, sito al cubo 12/D del campus di Ar-cavacata ha spazi e strumenta-zioni di spettrometria di massa utilizzabili nelle quattro aree di intervento, Cibi funzionali e Qualità degli alimenti, Origine degli alimenti, Human proteo-mics, Biochimica Clinica.La ricerca è diretta dal professor

Anna Napoli, e dai dottori Leo-nardo Di Donna, Emilia Furia, Fabio Mazzotti e Antonio Ta-garelli coadiuvati da studenti in tesi e dai ricercatori a contratto Donatella Aiello, Giselda Gal-luci, Attilio Naccarato, Monica Nardi, Assunta Pisano, Do-menico Taverna e Hariprasad �angavel.

Lxnmr_S.C.An. (Structural

and Conformational-Orientational Analysis

by Nmr in Liquid Crystals)

La ricerca è incentrata su studi teorici e sperimentali

sui sistemi anisotropi statisti-camente ordinati (tipicamente, cristalli liquidi). Qui si ricorre

alla tecnica della Spettrosco-pia di Risonanza magnetica nucleare (Lxnmr). È infatti ampiamente riconosciuto dalla letteratura scienti�ca il ruolo cardine della tecnica Lxnmr per ottenere informazioni struttu-rali, conformazionali e orien-tazionali a livello molecolare. Il gruppo di ricerca è costituito dai professori Longeri, Celebre, De Luca e dalla dottoressa Di Pietro. La ricerca si concentra su: analisi strutturale e confor-mazionale di molecole disciolte in mesofasi nematiche a diverso regime di ordine molecolare (in particolare: molecole di inte-resse fondamentale; molecole mesogene; molecole di interesse farmacologico e molecole di-sciolte in fasi otticamente attive debolmente orientanti); sempli-�cazione di spettri anisotropi con tecniche 2D-Nmr; mecca-nismi orientazionali in Cristalli Liquidi; ordine posizionale di Cristalli Liquidi Smettici A mediante soluti-probe; proble-matiche che investono il campo delle sostanze naturali (�avo-noidi) e quello agro-alimentare (invecchiamento degli oli d’oli-va mediante Nmr al 31P).

Lctc (Laboratorio

di Chimica Teorica e Computazionale)

Fa parte del Centro di Eccel-lenza Miur per il Calcolo

ad Alte Prestazioni per Elabo-razioni Parallele e Distribuite, istituito presso l’Unical. L’uso di una grande varietà di approcci teorici e tecniche computazio-nali consente l’interpretazione, la caratterizzazione e la razio-nalizzazione di sistemi moleco-lari complessi, di nuovi mate-riali e di processi biomolecolari. Il Laboratorio è particolarmen-te attivo nella catalisi omoge-nea, eterogenea ed enzimatica e nella progettazione razionale di composti antitumorali per chemioterapia e per terapia fotodinamica; intrattiene pro-�cue collaborazioni con nume-rosi centri di ricerca e Univer-sità nazionali e internazionali. Attualmente, fra gli strumenti di calcolo più avanzati, dispone di un cluster ibrido ad alte pre-stazioni costituito da 80 nodi biprocessore con 12 Cpu Intel

e 4 nodi Gpu. Operano il coor-dinatore, professor Nino Russo, la dott.ssa Marino Tiziana, la dott.ssa Michelini Maria C., la prof.ssa Sicilia Emilia e la prof.ssa Toscano Marirosa a�ancati dagli assegnisti M. E. Alberto, G. Mazzone e A. D. Quartaro-lo, studenti di dottorato italiani e stranieri in cotutela e tesisti. Il Laboratorio Lctc usufruisce di �nanziamenti provenienti da Unical, Miur, Comunità Euro-pea e progetti Pon e Por.

LaCic (Laboratorio di

Chimica Inorganica e di Coordinazione)

Coordinato dai professori Mauro Ghedini e Daniela

Pucci, è un laboratorio di sinte-si inorganica e di coordinazione per nuovi materiali multifun-zionali. Il laboratorio conta su moderne strumentazioni, come l’analizzatore Chn/S, spettrofo-tometri Ir, calorimetro di�eren-ziale a scansione, microscopi ottici, dip Coater per �lm me-soporosi. Ulteriori caratterizza-zioni di tipo strutturale o foto�-sico, sono svolte nei Laboratori di Di�rattometria a Raggi X (LDi�RaX) e di Spettroscopia Elettronica (Laspel) connessi, per uno studio approfondito delle proprietà strutturali e funzionali quali luminescenza, mesomor�smo e liotropismo, fotoconduzione, polimor�smo utilizzabili in Fotonica, Elet-

tronica, Biomateriali in ambito terapeutico/diagnostico. Vede come docenti a�erenti i dotto-ri Massimo La Deda, Iolinda Aiello, Nicolas Godbert e la pro-fessoressa Alessandra Crispini.

LaSicc (Laboratorio di Sintesi Inorganica e Crescita

di Cristalli)

L’attività di ricerca è volta alla sintesi, alla crescita

di “cristalli” e allo studio delle relazioni tra struttura e pro-prietà �sico-chimiche di nuovi materiali molecolari. Il labora-torio è dotato di strumentazio-ni per le analisi preliminari dei materiali sintetizzati e di so�-sticati microscopi ottici per la caratterizzazione morfologica. Gli studi ricadono nella ricerca

di base e nel campo delle na-notecnologie per le aree di in-tervento: materiali funzionali per spintronica e semplici siste-mi biomimetici per la scienza medica. Il LaSicc collabora con gruppi di ricerca italiani e stranieri (Ill di Grenoble e IC-MoL di Valencia) e interagisce col laboratorio LDi�RaX. Le attività sono coordinate dal professor Giovanni De Munno e dalla dottoressa Donatella Armentano coadiuvati dalla dottoressa Nadia Marino.

LDiffRaX

(Laboratorio di Diffrattometria

a Raggi X)

Coordinato dai professori Giovanni De Munno e

Alessandra Crispini, è un la-boratorio di caratterizzazione strutturale di materiali mole-colari attrezzato con strumenti in di�razione per analisi di pol-veri microcristalline e cristallo singolo. Le principali linee di ricerca sviluppate e legate allo studio delle relazioni struttura/proprietà sono: magnetismo molecolare, polimor�smo e me-somor�smo termico, proprietà foto�siche per applicazioni in led e in dispositivi fotovoltaici, biomateriali in ambito tera-peutico/diagnostico. Vede come docenti a�erenti i dottori Do-natella Armentano, Massimo La Deda, Iolinda Aiello, Nicolas Godbert, e i professori Mauro Ghedini, Daniela Pucci.

Principi attivi anticolesterolemici del succo di bergamotto individuati dal Lasma

Spettrometro Nmr (500 MHz) del Dipartimento di Chimica e Tecnologie Chimiche

Rappresentazione schematica del modello utilizzato per la simulazione dell’enzima anidrasi carbonica

Struttura molecolare di un complesso di rame(II) con un nucleoside del Dna, preparato nel LaSicc

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EventiLunedì 29 aprile 2013 Ricerca, Innovazione e Tecnologia 9

La disponibilità di energia a costi contenuti ha rappre-

sentato negli ultimi due secoli il vero volano dello sviluppo economico e sociale. Ma già negli ultimi decenni del XX secolo la crescente consape-volezza di dover aumentare l’e�cienza energetica e ridurre l’impatto sull’ambiente dei si-stemi di produzione e trasfor-mazione dell’energia ha im-partito una forte accelerazione allo sviluppo di metodologie di controllo e riduzione delle emissioni. A questo stimolo si è a�ancata, in tempi più recenti, la necessità di indivi-

duare nuove fonti e tecnologie capaci nel medio e lungo pe-riodo di sostenere la crescente domanda mondiale di energia, anche in ragione dell’atteso in-cremento dei costi dell’energia prodotta da fonti fossili (quali petrolio e carbone). Ridisegnare lo scenario dell’energia conformemente a queste esigenze rappresenta una formidabile s�da scienti-�ca e tecnologica. Costruire nuove competenze e tecnolo-gie italiane potrà consentire all’Italia di continuare a giocare nel futuro un ruolo da prota-gonista nello scenario globale.

Un nuovo progetto per produrre elettricità dal soleIl sistema ha impieghi ibridi, potendo funzionare anche in assenzadi luce solare utilizzando combustibili fossili o biomasse

La gassificazione di biomasse e scarti vegetali è una soluzione convenienteIl processo comporta la produzione di un gas di sintesi, utilizzabile per la produzione di energia

Trasformare i materiali agricoli di scarto con pirolisi e combustioneIl metodo, allo studio dell’Irc-Cnr, permette di ottenere il biochar, recuperando energia

Il Progetto Solar �ermal Energy Solid Storage (Soltess) riguarda lo sviluppo

di un sistema di cogenerazione di ener-gia elettrica/termica da sorgente solare in grado di raccogliere energia solare per accumularla e usarla producendo elettrici-tà, vapore o acqua desalinizzata in tutte le possibili combinazioni. Una caratteristica del sistema è la sua capacità di uso in im-pieghi ibridi potendo utilizzare combusti-bili tradizionali (gas naturale) o alternati-vi (bio-gas o bio-oli) come fonte energetica alternativa/integrativa al sole. L’innova-zione risiede principalmente nell’impiego di un sistema a letto �uidizzato di solidi granulari che sfrutta le proprietà delle so-spensioni solido/gas �uidizzate quali: l’ele-vato coe�ciente di scambio termico fra letto e super�ci di scambio e l’elevata dif-fusività termica della sospensione. Il siste-ma a letto �uido è in grado di svolgere tre funzioni: ricevitore della radiazione solare, sistema di trasferimento di energia termica

al ciclo vapore, accumulatore di energia da rendere disponibile nei periodi di insu�-ciente intensità della radiazione solare. L’attività, iniziata nel 2010, è svolta nell’ambito di un �nanziamento Pon Ri-cerca e Competitività 2007-2013, cui oltre all’Istituto di Ricerche sulla Combustione partecipano Magaldi spa., Enel Energia e Innovazione, il Dipartimento di Ingegne-

ria Chimica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Istituto Nazionale di Ottica e l’Istituto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici del Cnr. L’attività ha consentito la realizzazione nell’area industriale di Magaldi a Buccino (Sa) di un impianto pilota da 100kW ter-mici, funzionante da luglio 2012. Attual-mente è in fase di ultimazione la progetta-zione dell’impianto dimostratore da 1850 kW termici che dovrebbe fornire circa 650 kW elettrici.

La transizione verso un’eco-nomia basata su vettori

energetici “sostenibili” rappre-senta una delle s�de più urgenti cui rispondere. La gassi�cazio-ne di biomasse o residui vege-tali costituisce una soluzione praticabile e conveniente per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. In parti-colare l’utilizzo di materiali di scarto rimuove i vincoli legati alla produzione di biomasse da colture potenzialmente in com-petizione con le produzioni alimentari e risponde a logiche di ottimizzazione del ciclo dei ri�uti. Il processo di trasformazione di energia da biomasse comporta la produzione di un gas di sin-tesi (syngas) che, opportuna-mente condizionato, può essere utilizzato in sistemi di produ-

zione di energia elettrica. Le attività di studio condotte pres-so l’Istituto di Ricerche sulla Combustione in questo settore hanno permesso l’ottimizzazio-ne del processo di gassi�cazio-

ne in apparecchiature a letto �uidizzato (�no alla scala pilo-ta da 50kWth) che permettono una grande �essibilità rispetto al materiale combustibile. Il syngas ottenibile ha caratteri-

stiche, in termini di composi-zione, potere calori�co e con-tenuto di tar, opportune per la conversione in energia elettrica o per una eventuale sintesi di combustibili liquidi. Lo sfruttamento di residui vegetali di �liere produttive agro-

industriali rappresenta una valida alternativa al loro sem-plice smaltimento, in quanto permette di valorizzare un residuo di produzione trasformandolo in un prodotto avente valore di mercato. Attualmente, la pratica più di�usa in questo senso consiste nel recupero di materiale vegetale di scarto attraverso la produzione di un compost utilizzabile in agricoltura quale fertilizzante e ammendante. Presso l’Irc-Cnr si studia la possi-bilità di realizzare una �liera di trasformazione dei prodotti di scarto per mezzo di un trattamento termico (pirolisi) accoppiato a un processo di combustione, denominato Mild, che consente di produrre un residuo carbonioso (noto come biochar) e un recu-pero di energia. Il biochar, oltre che presentare interessanti pro-prietà agronomiche quale ammendante o fertilizzante, costitui-sce un’e�cace metodologia di immagazzinamento del carbonio con bene�ci e�etti sulle emissioni di gas serra. Oltre al biochar nel processo viene prodotto anche un combustibile utilizzabile, senza ulteriori processi di trasformazione, in sistemi di combu-stione operanti in condizioni Mild.La combustione Mild rappresenta un radicale cambio di paradig-ma dei processi di combustione abilitando l’uso di combustibili di scarso pregio a basso potere calori�co, come quelli derivanti da trattamenti delle biomasse, che non sono utilizzabili direttamente in sistemi tradizionali. Essa prevede il controllo, realizzato agen-do sulla diluizione della miscela da bruciare, delle temperature di lavoro in modo tale da non superare valori critici per la produ-zione di specie inquinanti (ossidi azoto, nerofumo, polveri sottili, Ipa) e incombusti (ossido di carbonio, incombusti), che penalizza-no il rendimento energetico del processo e comportano sprechi di combustibile e una maggiore emissione di gas serra quali la CO2. Il processo di combustione è promosso e sostenuto dall’utilizzo di alte temperature di preriscaldamento della miscela reagente. Le alte temperature sono ottenute mediante il ricircolo dei gas di scarico che diluiscono e preriscaldano al tempo stesso la carica reagente con minime modi�che alle con�gurazioni impiantistiche tradizionali. Nel suo complesso l’attività di ricerca dell’Istituto è focalizzata all’ottimizzazione della �liera sia in termini di qualità dei prodotti che in termini di impatto ambientale, aspetti fonda-mentali per la veri�ca della sua fattibilità tecnica ed economica.

■ IRC-CNR / L’Istituto di Ricerche sulla Combustione si conferma centro di eccellenza nazionale e internazionale

La ricerca per il futuro dell’energiaTra le competenze, lo sviluppo di processi di conversione di fonti tradizionali e rinnovabili

Impianto pilota di cogenerazione di energia elettrica/termica da sorgente solare termica a concentrazione da 100 kW termici

Le attività di ricerca e sviluppo dell’Istituto di Ricerche sulla Combustione (Irc) del Consi-glio nazionale delle ricerche sui processi e le tecnologie di pro-duzione dell’energia, sin dalla sua fondazione nel 1968, ne hanno fatto un centro di assolu-ta eccellenza a livello nazionale e internazionale. Lo sviluppo di processi di conversione energe-tica di fonti tradizionali (com-bustibili fossili) e rinnovabili (biomasse), l’ottimizzazione di cicli di produzione e consumo attraverso la riquali�cazione e valorizzazione energetica di scarti e di prodotti, lo svilup-

po di diagnostiche avanzate di controllo delle emissioni e dell’e�cienza di processi di conversione energetica sono tutti campi di competenza nei quali l’Irc possiede un know-how di assoluto rilievo. Grazie a questo signi�cativo patrimonio l’Irc si candida a svolgere un ruolo da prota-gonista nella nuova s�da per l’energia e a sostenere l’indu-stria nazionale nello sforzo di conquistare e mantenere livelli di eccellenza e competitività nel rispetto delle esigenze di preservazione della qualità dell’ambiente.

La riduzione delle “polveri sottili” nell’atmosfera urbana

Le polveri sottili, presenti in atmosfere urbane inquinate, sono principalmente costituite dai particolati carboniosi ultra�ni emessi da sorgenti di combustione non solo tradizionali (motori, caldaie...), ma anche da sistemi che utilizzano combustibili da fonti rinnovabili come le biomasse. La nocività delle polveri sottili è legata alle dimensioni nanometriche e alla struttura e composizione chimica che, a loro volta, dipendono dalle condizioni di combustione e dal tipo di combustibile. Particelle più piccole sono più facilmente inalabili nell’apparato respiratorio con e�etti diretti sulla salute umana. Tecnologie avanzate di caratterizzazione e abbattimento delle polveri sono allo studio presso l’Istituto di Ricerche sulla Combustione. Le polveri sottili sono analizzate in funzione della qualità del processo di combustione e del combustibile allo scopo di migliorare le tecnologie di combustione e mettere a punto sistemi di rilevazione e di abbattimento e�cienti. La misura della struttura carboniosa del particolato è ora possibile mediante tecniche speciali di campionamento e di spettroscopia e microscopia elettronica ad alta risoluzione. Dalla struttura si può risalire ai meccanismi di formazione e distruzione dei particolati in combustione, tuttora sconosciuti. Mai come in questo caso è necessario conoscere per evitare.

Schema del processo di produzione di energia elettrica mediante gassificazione di biomasse e scarti

Schema di principio della filiera di trattamento termico

di rifiuti vegetali

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EventiLunedì 29 aprile 2013

EventiLunedì 29 aprile 2013 Ricerca, Innovazione e Tecnologia 1110 Ricerca, Innovazione e Tecnologia

Fare ricerca sui nuovi ma-teriali signi�ca non solo

soddisfare l’ancestrale deside-rio di conoscenza dell’uomo, ma anche contribuire al pro-gresso della civiltà e dell’indu-stria. Nello speci�co, i miglio-ri studi sulle nanotecnologie - il complesso delle tecniche per controllare e manipolare la materia sulla scala del mi-lionesimo di millimetro - si compiono là dove scienza di base, alta formazione, ricerca applicata si integrano. E dove è resa possibile la cooperazio-ne tra componente pubblica, rappresentata da enti di ri-cerca e università, e industria, interessata alle applicazioni nel breve–medio termine dei risultati della ricerca di base. La sinergia pubblico-privato è una strada ben conosciuta e percorsa, sin dagli anni Ottan-ta, nel territorio catanese, per quanto riguarda gli studi sulla microelettronica. Qui un percorso virtuoso ac-compagna la formazione del-le risorse umane, grazie agli strumenti delle tesi di laurea e dei dottorati di ricerca sup-portati dall’università. I gio-vani ricercatori sviluppano le proprie competenze in un am-biente estremamente compe-titivo e sperimentale presso le strutture di ricerca del Consi-glio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e dei joint–labs condi-visi con l’industria. Di rilievo è il ruolo svolto dall’Istituto per la Microelettronica e i Mi-

Si respira aria di interna-zionalità, si parla l’inglese,

si è parte di progetti che con-tribuiscono a migliorare le condizioni di vita dell’uomo e dell’intero pianeta.Non ci troviamo in un centro di ricerca del Nord Europa, ma nella solare Sicilia, a Cata-

nia: qui ha sede una delle set-te Unità di ricerca dell’Istituto per la Microelettronica e i Mi-crosistemi (Imm) del Consi-glio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Quella che alla nascita, nel 2004, venne battezzata con il nome di Matis (centro per i Materiali e le Tecnologie per l’Informazione, la comu-nicazione e l’energia Solare), è oggi un centro di ricerca all’avanguardia, ubicato pres-so il dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Catania, nella cittadella uni-versitaria.Al suo interno lavorano oltre 20 dipendenti che, operano in maniera sinergica con altri 30 ricercatori dell’Università di Catania.Lo scambio virtuoso di co-noscenze e competenze tra mondo della ricerca e mondo accademico, su cui si innesta anche la collaborazione con la Scuola Superiore di Cata-nia, rende questa Unità del Cnr particolarmente stimata a livello sia nazionale che in-ternazionale. Forte è lo scam-bio di idee ed esperienze, tra ricercatori che hanno una media di 35 anni e che pro-vengono da diversi Paesi. Grazie a uno stretto rapporto con università, centri di ricer-ca e aziende private, i risul-tati delle ricerche si trasfor-mano subito in applicazioni concrete. Stretto è, a questo proposito, il rapporto con le imprese che sono presenti sul territorio catanese, come St

crosistemi (Imm) del Cnr, che ha i propri laboratori situati all’interno del sito dell’azienda multinazionale di semicon-duttori St Microelectronics e della società Epitaxial Tech-nology Center. A Catania l’Imm conta 70 addetti alla ricerca (tra ricer-catori, assegnisti post–doc, borsisti, tecnici). Oltre a quel-la principale, possiede anche una sede distaccata presso il dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Catania.L’Istituto è titolare di diverse decine di brevetti e vanta ol-tre 1.500 articoli pubblicati su riviste scienti�che a di�usione mondiale. Oggi l’Imm è una delle componenti più signi�-cative del Distretto Tecnologi-co Sicilia Micro Nanosistemi (Dt–Smns), che ha da poco lanciato nuovi progetti di ri-cerca, �nanziati dal Ministero della Ricerca nell’ambito delle iniziative Pon, destinando al-le strutture coinvolte circa 40 milioni di euro, nei prossimi tre anni, su tre fronti: foto-voltaico avanzato (progetto Energetic), sensoristica per la salute (progetto Hippocrates), elettronica �essibile su plasti-ca (progetto Plast_ICs).Le attività di ricerca nelle quali è impegnato l’Istituto spaziano dalla scienza dei materiali alla �sica e all’inge-gneria dei dispositivi nanoe-lettronici. Sempre, la ricerca di base sulle nuove forme e

Microelectronics, specializza-ta nel settore dei dispositivi a semiconduttore, e 3Sun, che produce pannelli fotovoltaici.Ogni attività dell’Unità - ra�orzata e sostenuta dal coordinamento di progetti europei e da pubblicazioni su riviste scienti�che - è tesa alla creazione di un polo di eccellenza per la ricerca sia di base sia applicata, che di-venti riferimento, per l’intero Paese, per lo sviluppo tecno-logico in ambiti quali le ener-gie rinnovabili, la fotonica, la nanoelettronica, le tecnologie innovative per l’ambiente, la sensoristica e la plasmonica. Particolare impegno viene profuso nelle nano-tecno-logie. Dotati di attrezzature all’avanguardia, i ricercatori sono in grado di realizzare sistemi nano-strutturati, cioè di dimensioni su scala del miliardesimo di metro, e di sfruttarne le particolari pro-prietà elettroniche, ottiche e meccaniche, nonché di appli-carle a sistemi so�sticati. Ormai abituati a utilizzare dispositivi portatili, dimenti-chiamo quali passi da gigante abbia fatto la ricerca: solo nel 1946 il primo computer pesa-va 30 tonnellate. Oggi si parla di qualche etto. Questo rapido progresso è merito del con-nubio attività accademica-attività industriale. In questo ambito, l’Unità sta studiando dispositivi microelettronici a base di materiali semicondut-tori (silicio e germanio).Altra s�da da non trascurare è quella relativa alla realiz-zazione di dispositivi laser basati su silicio e integrabili con i dispositivi microelettro-nici (si parla in questo caso di “fotonica su silicio”). L’obiet-tivo è utilizzare la luce per trasportare le informazioni su scala micrometrica, un po’ come oggi avviene con le �bre ottiche che trasportano le in-formazioni del Web. Questo permetterebbe di ottenere apparecchi ancora più veloci e con prestazioni sempre più avanzate rispetto a quelli at-tuali. Nella multiforme attività del Cnr e di questa Unità di ricer-ca, si a�ronta anche il proble-ma dell’esaurimento delle fon-ti energetiche tradizionali e della necessità di trovare fonti alternative, possibilmente so-stenibili. A questo proposito, una soluzione potrebbe giun-gere dall’energia solare: da qui il grande interesse per il set-tore fotovoltaico e per inno-vazioni che possano produrre pannelli a costi sempre più ridotti e rendimenti sempre più elevati. Il Cnr sta lavoran-do su concetti innovativi per aumentare l’e�cienza delle celle solari di ultima genera-zione. Fonte di interesse sono

Verso una riduzione globale dei consumi di energiaPer i nuovi dispositivi di potenza, che promettono questo risparmio, l’Imm sta studiando materiali alternativi al silicio

Dispositivi per filtrare l’acqua a costi contenutiRealizzati con materiali nanostrutturati, rientrano nell’ambito del progetto Water, che ha ottenuto cospicui �nanziamenti

L’Imm è attivo sul fronte dell’e�cienza energetica: realizza infatti dispositivi

in grado di ridurre i consumi nei processi di trasformazione dell’energia elettrica. In questo contesto, l’elettronica di potenza, cioè quella branca dell’elettronica che si occupa dello studio e della fabbricazione di dispositivi impiegati nella conversione dell’energia, sta assumendo un ruolo sem-

pre più cruciale. Si stima che l’introduzione di dispositivi di potenza di nuova genera-zione possa garantire un miglioramento dell’e�cienza nella gestione dell’energia elettrica portando a una riduzione di circa il 20% dei consumi di energia nel mondo. Per i nuovi dispositivi, l’Imm di Catania sta studiando materiali alternativi al silicio, come il carburo di silicio (SiC) e il nitruro

di gallio (GaN). I prototipi realizzati sono dispositivi che, nello stato di accensione, sono in grado di trasportare correnti mol-to elevate senza andare incontro a e�etti di surriscaldamento, mentre nello stato di spegnimento possono mantenere altissime tensioni senza subire guasti improvvisi. So-no, inoltre, in grado di passare dallo stato “acceso” allo stato “spento” con velocità ele-vatissime. Il bacino potenziale di applica-zione di questi materiali è vastissimo (dal controllo dei motori industriali, alla trazio-ne dei veicoli ibridi, ai sistemi di trasmis-sione e conversione dell’energia elettrica, ai sistemi di alimentazione elettrica per pro-dotti dell’elettronica di consumo…).

Poco denaro, scarsa attenzione alla ri-cerca: la situazione politica ed econo-

mica italiana già da anni non è in grado di sostenere il settore, ragion per cui i fon-di ordinari a essa destinati si assottigliano sempre di più. Questo mentre, proprio per contrastare la crisi, le altre nazioni euro-pee si muovono al contrario, investendo cioè con forza negli ambiti della ricerca e dell’innovazione.Se questa è la situazione, se questo è il trend negativo, il Cnr ha trovato il modo

di lavorare al meglio per vedere �nanziati i propri progetti di ricerca. Un esempio in questo senso è dato da Water, che ha rice-vuto un �nanziamento di 4 milioni di euro dalla Commissione europea.Il progetto, coordinato dall’Unità Cnr, intende studiare nuovi materiali nano-strutturati e realizzare dispositivi, anche portatili, capaci di filtrare efficientemen-te l’acqua con consumi energetici conte-nuti. Per esempio, il biossido di titanio è in grado di uccidere batteri e virus,

se illuminato. Ciò significa che un filtro realizzato con questo materiale nano-strutturato funzionerebbe semplicemen-te grazie alla luce del sole. È stata anche dimostrata teoricamente la capacità del grafene (strato monoatomico di atomi di carbonio) di desalinizzare l’acqua. Sic-come il 70% della superficie terrestre è coperta di acqua, le membrane basate su questo materiale permetterebbero un maggiore sfruttamento dell’acqua di ma-re a disposizione. Non va dimenticato che nel mondo un miliardo di individui non ha accesso all’acqua potabile e ogni 20 secondi un bambino muore per mancanza di acqua pulita: l’impegno del Cnr guarda lontano, e intende creare un volano di bene�ci utili all’intero pianeta.

Nel settore dei nuovi materiali, i ricercatori dell’Imm stanno conseguendo importanti risultati nel campo

delle tecnologie nanoelettroniche basate sull’impiego del car-bonio, dai nanotubi di carbonio al grafene. Il grafene, in par-ticolare, è un materiale costituito da uno strato di carbonio dello spessore di un solo atomo, dalle proprietà meccaniche, chimiche ed elettriche uniche.L’Imm ha cominciato a interessarsi al grafene già nel 2005. Ad oggi, oltre il 10% del totale degli articoli pubblicati su riviste internazionali da gruppi italiani sul grafene fa riferi-mento a indagini sperimentali e teoriche e�ettuate nei labo-ratori di Imm. Due sistemi, in particolare, sono stati studiati estensivamente: il grafene cresciuto sul carburo di silicio e le nanostrutture di grafene (nano–nastri o nano–tubi). I ricer-catori dell’Istituto hanno adottato un metodo innovativo per la crescita controllata del grafene, atomo per atomo, su intere fette di carburo di silicio. In pratica, coniugando le proprie-tà elettriche dei due materiali, diventa possibile fabbricare transistor ultra veloci che lavorano a frequenze record.

Transistor ultraveloci a frequenze record

I ricercatori del Cnr di Catania sono impegna-

ti nel progetto Prophet, �nanziato dalla Commis-sione europea come “azio-ne Marie Curie”, ossia borse di ricerca europee che permettono ai ricerca-tori di muoversi e matu-rare esperienze all’estero, favorendo in questo modo un maggiore trasferimen-to delle conoscenze e svi-luppo delle eccellenze in Europa. Prophet intende generare e manipolare la luce per applicazioni nel campo delle energie rin-novabili, comunicazione, ambiente e salute. In que-sto caso, l’Unità collabora con partner europei tra cui il Tyndall National Institute di Cork, l’univer-sità di St. Andrews, l’uni-versità di Pavia, il Cnrs di Parigi, l’università di Lancaster.

Il progetto Prophet

■ IMM-CNR / L’Istituto per la Microelettronica e i Microsistemi conta a Catania 70 addetti e vanta diverse decine di brevetti e più di 1.500 articoli scienti�ci ■ IMM-MATIS / Grazie allo stretto rapporto con università, centri di ricerca e aziende private, i risultati degli studi si trasformano subito in applicazioni concrete

La ricerca sui nuovi materiali favorisce il progresso Un polo di eccellenza alle pendici dell’EtnaLe attività del centro spaziano dalla scienza dei materiali alla �sica, �no all’ingegneria dei dispositivi nanoelettronici Realizza, tra l’altro, sistemi nano-strutturati, sfruttandone le proprietà elettroniche, ottiche e meccaniche

Sono prototipi che, accesi, possono

trasportare correnti molto elevate, senza

surriscaldarsi. E spenti, mantenere tensioni altissime, pur non subendo guasti

funzionalità della materia è �nalizzata alla fabbricazione di innovativi prototipi di in-teresse industriale nel campo dell’elettronica. Un esempio in tal senso è dato dalle me-morie non volatili a “punti quantici” di silicio. Motore principale dell’innovazione

dei principali device tecno-logici, queste memorie sono anche integrate nei micro–controllori digitali inseriti in una miriade di oggetti della vita quotidiana (elettrodome-stici, automobili…). Il cuore delle applicazioni è una picco-la cella di memoria costituita

da un transistor. Per questa classe di dispositivi, l’Imm ha coordinato il progetto euro-peo FinFlash nell’ambito del quale, in stretta collaborazio-ne con la St Microelectronics, sono stati realizzati prototipi di memorie, che operano con pochi nanocristalli di sili-

cio, chiamati punti quantici, delle dimensioni di circa un milionesimo di millimetro. È stata dimostrata la possibilità di immagazzinare in questi nanocristalli, in modo non volatile, pochissimi elettroni alla volta (tre o quattro). La carica di un elettrone è il livel-

lo minimo di carica che esiste in natura, qualunque sistema carico ha cioè una carica elet-trica che è un multiplo intero della carica dell’elettrone. Le celle di memoria realizzate da Imm hanno quasi toccato il livello minimo possibile di ca-rica elettrica immagazzinabile in natura.Altro coinvolgente campo di interesse dell’Imm è quello delle energie rinnovabili, in particolare delle celle fotovol-taiche e dei polaritoni in celle solari. I polaritoni sono quanti di particolari onde di super�-cie, simili ai fotoni (che sono i quanti delle onde luminose). La luce è un’onda in cui campo elettrico e magnetico si propa-gano oscillando alternativa-mente, le onde polaritoniche sono invece onde di polarizza-zione della densità elettronica in super�ci metalliche. Queste si di�ondono e assomigliano per certi aspetti alle onde lu-minose, ma si di�erenziano da queste perché sono oscilla-zioni collettive di elettroni che si propagano sulla super�cie di metalli. L’idea alla base del progetto è quella di fare assor-bire alla cella solare non solo la maggior porzione possibile dei fotoni della radiazione so-lare incidente, ma di riciclare i fotoni non assorbiti in forma di polaritoni, che vengono a loro volta assorbiti dalla cel-la, in modo da aumentarne signi�cativamente l’e�cienza di conversione (maggiore po-tenza elettrica prodotta).

materiali, sia semiconduttori che metalli, dalle dimensioni nanometriche, e i cosiddetti “vetri intelligenti” (trasparen-ti alla luce del sole come un vetro, ma capaci di trasporta-

re una corrente elettrica come un metallo) che, opportuna-mente inseriti nella struttura della cella solare, saranno in grado di aumentarne il rendimento. Nonostante il

momento di di�coltà econo-mia per l’intero settore della ricerca, questa Unità del Cnr rappresenta una vivace realtà. La testimonianza è data dagli studenti, che dopo aver svolto

Sede del Cnr-Imm Matis, presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Catania

La struttura atomica del sistema carburo di silicio (SiC) e grafene

vista con il microscopio elettronico ad altissima risoluzione dell’Imm di Catania. Il metodo di fabbricazione

seguito da Imm consente di disporre diversi strati di grafene su larghe

fette di SiC, passo determinante per la realizzazione di componenti nano

elettronici basati su grafene

Un ricercatore dell’Imm-Matis all’opera

I laboratori in camera pulita della sede dell’Imm nella zona industriale di Catania

Copertine di prestigiose riviste internazionali dedicate a recenti risultati dell’Imm-Matis

Il mini pannello fotovoltaico realizzato su plastica dove i ricercatori dell’Imm stanno studiando il comportamento dei “polaritoni” per aumentare l’efficienza di conversione dell’energia proveniente dall’illuminazione

il proprio percorso formati-vo e di ricerca nei laboratori del Cnr, riescono a collocar-si presso prestigiosi soggetti pubblici e privati, sia in Italia che all’estero.

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EventiLunedì 29 aprile 201312 Ricerca, Innovazione e Tecnologia

remoto dell’Aquila del 2009 e da quello in Emilia Romagna del 2012. “E oggi”, continua Lanari, “è possibile, grazie al-le tecniche di tomogra�a Sar satellitare sviluppate presso l’Irea, monitorare ed e�ettuare ricostruzioni 3D con elevato dettaglio di singoli edi�ci e in-frastrutture”. Anche la sensoristica distri-buita in �bra ottica e le me-todologie di elaborazione dati sviluppate nell’ambito della diagnostica elettroma-gnetica in situ rappresentano aspetti di grande rilevanza, con importanti applicazioni nell’ambito della diagnostica

ad ecosistemi speci�ci, le carat-teristiche produttive peculiari di tali popolazioni e il patrimonio non solo economico ma anche culturale che queste razze parti-colarmente legate ad un territo-rio rappresentano. C’è poi il progetto Cisia: le attivi-tà di tale progetto vogliono for-nire un contributo signi�cativo per incrementare la sostenibilità delle produzioni agroalimentari del Mezzogiorno. La conoscen-za approfondita delle risorse genetiche e ambientali del terri-torio, infatti, determina la capa-cità di sfruttamento delle stesse, attraverso la convergenza di tec-nologie e servizi in un sistema integrato in grado di supportare un’attività produttiva sosteni-bile e di allinearsi con standard qualitativi internazionali. È par-tito anche il progetto Campus-Quarc che vede coinvolti diversi Istituti del Cnr e industrie della Campania, focalizzato a valo-rizzare diverse �liere alimen-tari quali quelle del vino, olio, castagna, grano duro e settore bufalino. Nella sezione di Sassa-ri sono attivi due progetti Euro-pei “Optimization of perennial grasses for biomass production” (Optima), in cui sono coinvolte 21 unità di ricerca a livello eu-

■ IREA/ Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Cnr

■ ISPAAM / L’attività di ricerca dell’Istituto per il Sistema Produzione Animale in ambiente mediterraneo

Nuove tecnologie per ambiente e sicurezza

Genetica e ambiente al microscopio

dei beni culturali, della map-patura di sottoservizi e del monitoraggio di infrastruttu-re, permettendo di ottenere informazioni dettagliate sullo stato di conservazione del be-ne o delle strutture monitorate e di rilevarne eventuali fattori di rischio. “L’uso integrato di tecniche sa-tellitari di telerilevamento e di sensoristica in situ per il mo-nitoraggio di infrastrutture”, dice Lanari, “rappresenta un importante elemento di svi-luppo delle attività di ricerca”. Proprio in questo ambito il laboratorio Radar per appli-cazioni di sicurezza e di moni-toraggio del territorio dell’Irea ha vinto il premio Serit Award 2012. Il riconoscimento, isti-tuito dalla piattaforma Tec-nologica nazionale sulla sicu-rezza (Serit), viene attribuito ogni anno a un laboratorio pubblico o privato italiano che sia stato capace di distinguersi per la ricerca e l’innovazione nell’ambito della sicurezza.

ropeo ed extra-europeo (Cina, India, Argentina) e “Resilient water-and energy-e�cient fo-rage and feed crops for Medi-terranean agricultural systems” (Reforma). Diversi poi sono i progetti regionali ai quali parte-cipano i ricercatori dell’Istituto. A cascata queste conoscenze si tradurranno in tutela e innova-zione dei prodotti tipici (anche

Molti altri sono i temi su cui lavora l’Irea: dalle tecniche per l’integrazione di informazio-ni geogra�che multisorgente, alle infrastrutture di dati geo-spaziali, cruciali nell’era della cosiddetta Digital Earth, dalle metodologie per la diagnosti-ca precoce del tumore al seno a quelle per la diagnostica me-dica e terapia mediante l’uso congiunto di campi elettroma-gnetici e nanoparticelle, dalla caratterizzazione degli e�etti di impulsi elettrici ultracor-ti per il controllo di processi biologici alla realizzazione di sensori ottici e opto�uidici integrati per il monitoraggio di inquinanti in acque pota-bili, �no allo sviluppo di un sistema radar per il monito-raggio dello stato del mare. Quest’ultimo è stato tra i tra i 10 vincitori del concorso di ItaliaCamp “La tua idea per il Paese” e ha portato alla nascita della società Remocean, spin o� del Cnr.L’Irea partecipa a progetti in stretta collaborazione con i più importanti centri di ricer-ca mondiali e ha legami con amministrazioni pubbliche e numerose collaborazioni con aziende. Tutto questo grazie al livello di eccellenza raggiunto in questi anni dall’Istituto che, fondato nel 2001, si è collocato tra i primi 20 del Cnr nella va-lutazione conclusasi nel 2010. Sono più di 40 i dipendenti all’opera quotidianamente, ma contribuiscono all’attività di ricerca circa 25 unità di per-sonale a contratto, insieme a diversi giovani in formazione.

La ricerca scienti�ca a servizio della collettività

Mission principale: migliorare l’e�cienza del comparto e sviluppare strategie razionali

Dal Sud al Nord della Pe-nisola l’Irea, Istituto per

il rilevamento elettromagne-tico dell’ambiente del Cnr, rappresenta un’eccellenza della ricerca scienti�ca e tec-nologica. Con sede a Napoli, un’unità di ricerca a Milano e la stazione sperimentale “Eu-genio Zilioli” a Sirmione del Garda (Bs), l’Irea contribuisce a comprendere fenomeni e a dare risposte a problematiche di notevole importanza per la collettività. L’Istituto studia tecniche per elaborare, interpretare e ren-dere disponibili dati prove-nienti da sensori operanti da

L’Istituto per il sistema pro-duzione animale in am-

biente mediterraneo (Ispaam), con sede a Napoli e una sezione a Sassari, è un organo del Con-siglio nazionale delle ricerche (Cnr), che si interessa dello studio delle produzioni animali nell’ ambiente mediterraneo in tutti quegli aspetti che riguar-dano le strategie foraggere per combinare in modo ottimale disponibilità alimentari e fabbi-sogni animali per la produzio-ne di latte, carne, lana e di altri prodotti. La missione principale dell’Istituto è quella di migliora-re l’e�cienza del Sistema Pro-duzione Animale (Spa) nelle diverse condizioni ambientali e socio-economiche di realtà Na-zionali ed Internazionali, non-ché quella di razionalizzare l’uso delle risorse destinate all’anima-le, sviluppando sistemi produt-tivi sostenibili al �ne di ottenere prodotti di qualità e sicuri per l’uomo e garantire il benessere animale. Obiettivo è, quindi, la sostenibilità del Spa nelle com-ponenti ambientale (rispetto e conservazione dell’ambiente di allevamento e della biodiversi-tà, benessere animale), sociale (qualità del lavoro, qualità e sicurezza degli alimenti nella

satellite, aereo e in situ per la sorveglianza e la gestione del territorio, la sicurezza e la va-lutazione dei rischi, compreso quello elettromagnetico. In più, vengono sviluppate me-todologie e tecnologie per la realizzazione di infrastrutture di dati geo-spaziali e per appli-cazioni biomedicali dei campi elettromagnetici. “Le attività svolte”, spiega il direttore Riccardo Lanari, “rispondono a importanti esi-genze di sviluppo scienti�co e tecnologico del Paese e hanno numerose ricadute applicati-ve. Il telerilevamento ottico, ad esempio, consente lo studio

�liera produttiva) ed economi-ca (ritorno economico di una corretta e intelligente attività manageriale). L’Istituto a�eri-sce al Dipartimento di scienze bio-agroalimentari (DiSBA) per gli aspetti che riguardano il miglioramento delle conoscen-ze scienti�che e tecnologiche atte a sviluppare e valorizzare un sistema produttivo e di tra-sformazione sostenibile e inno-vativo. L’interesse dell’Istituto è diretto anche verso lo studio della variabilità genetica anima-le e vegetale per rispondere alle nuove richieste di alimenti sicu-ri. In�ne prepara l’introduzione di tecnologie e biotecnologie per una migliore conoscenza delle esigenze in nutrienti de-gli animali, delle caratteristiche produttive degli animali e quin-di per una migliore e�cienza produttiva connessa alla qualità dei prodotti. Nell’Istituto sono attivi diversi settori quali quelli di citogenetica, proteomica, ge-netica molecolare, nutrizione, �siologia, microbiologia, agro-nomia e foraggicoltura. Due di essi, citogenetica e proteomica hanno raggiunto livelli di ec-cellenza per i risultati raggiunti sino ad oggi. L’attività dell’Istitu-to con�uisce in tre macrosettori

e la comprensione di fenomeni spesso molto complessi quali deserti�cazione, scioglimento dei ghiacciai e inquinamento delle acque, gli e�etti causati da incendi e dall’uso del suo-lo, nonché l’analisi dello stato della vegetazione e delle pro-duzioni agricole”. Grazie alle attività sull’interfe-rometria Sar di�erenziale, che consente di rilevare da satellite anche piccolissime deforma-zioni della super�cie terrestre e di studiarne l’evoluzione temporale, è stato possibile disporre in tempi molto rapidi di utili informazioni circa le deformazioni causate dal ter-

(commesse): caratterizzazione, valorizzazione e sostenibilità di specie di rilevante interesse zootecnico mediante biotec-nologie classiche e innovative; metodologie genomiche e pro-teomiche applicate al sistema zootecnico ed agroindustriale; studi bioagronomici per il mul-tiuso di pascoli e risorse forag-gere mediterranee. L’attività di ricerca dell’Istituto si avvale dei fondi derivanti da progetti con �nanziamento esterno (fondi europei, nazionali e regiona-li). Oltre a �nanziare le attività di ricerca, come unica fonte, i progetti esterni consentono di attivare rapporti di collabora-zione con altri Enti nazionali e internazionali, di utilizzare le diverse professionalità maturate in Istituto in maniera e�ciente. I progetti consentono, inoltre, di disporre delle professionali-tà dell’Istituto per a�rontare e risolvere problemi di interesse nazionale e regionale. Tra que-sti progetti è utile menzionare “RARECa”, per la tutela e la salvaguardia della biodiversità di razze animali in via di estin-zione della Campania. Una loro valutazione e conservazione tende a valorizzare le capacità di adattamento di questi individui

trasformati), elementi essenziali per lo sviluppo del territorio e della competitività delle impre-se, in programmi di migliora-mento genetico degli organismi interessati, ma anche nell’indivi-duazione di composti bioattivi per la nutraceutica e, in genere, per la valorizzazione della dieta mediterranea e la produzione di biomasse a scopi energetici.

Bufala di 5 anni sterile in quanto affetta da trisomia del cromosoma X: un nucleo in interfase (in basso) mostra tre segnali di ibridazione con un marker del cromosoma X

Mappa delle deformazioni del suolo causate dal sisma in Emilia-Romagna il 29 maggio 2012. Le zone in rosso hanno subìto il maggior innalzamento, mentre le aree stabili sono in verde

Ricostruzione 3D dello Stadio San Paolo di Napoli ottenuta con tecniche radar

tomografiche satellitari applicate ai dati acquisiti dalla costellazione Cosmo-SkyMed dell’Agenzia Spaziale Italiana

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EventiLunedì 29 aprile 2013 Ricerca, Innovazione e Tecnologia 13

L’Istituto di Cibernetica “Eduardo Caianiello” del

Cnr è, per l’Italia, il punto di riferimento per tutto ciò che attiene lo studio di dispositivi superconduttivi.Per valutare il ruolo che può giocare una microelettronica superconduttiva, ci si può rife-rire alla sua evoluzione legata alla neurologia. A condurci nel percorso è il direttore dell’isti-tuto, Maurizio Russo. La con-nessione tra segnali bio-elet-trici e “magnetismo animale” ipotizzata sin dai tempi di Gal-vani e dei suoi esperimenti con le rane, è stata a lungo oggetto di pregiudizi di ordine quasi magico. Poi, spiega il direttore: “Finalmente, grazie al lavoro di Maxwell, si è passati a un approccio scienti�co del bio-magnetismo come fenomeno legato alle correnti bioelettri-che arrivando, in tempi recenti, a legarlo anche a impieghi dia-gnostici avanzati”. I segnali magnetici emessi dal corpo umano – come il segnale che viene generato dal passag-gio delle correnti neuronali - sono molto deboli, al punto renderne, praticamente, im-possibile la misura diretta. Per anni sono stati disponibili dati inerenti la sola attività bioelet-trica del cervello umano (elet-troencefalogramma), che però risente degli e�etti di quanto

interposto fra l’encefalo e gli elettrodi, con una signi�cativa limitazione della risoluzione spaziale. Come vedremo, a otti-mizzare la risoluzione spaziale, cioè a permettere una localiz-zazione ottimale della posizio-ne delle aree del cervello sede dell’attività, invece, è la misura del campo bio-magnetico (ma-gnetoencefalogra�a); ciò grazie alla trasparenza dei tessuti al campo magnetico.Nel 1964, un gruppo di ricerca-tori americani aveva realizzato un nuovo dispositivo elettroni-co basato sulla superconduttivi-tà. Prosegue Russo: “Si trattava dello Squid, Superconducting Quantum Interference Device, dispositivo superconduttore a interferenza quantistica, in grado di misurare un campo magnetico molto basso, nell’or-dine di dieci alla meno quindici tesla, ossia 50 miliardi di volte più basso del campo magnetico terrestre. Il dispositivo è ancora oggi il più moderno e sensibi-le sensore che ci sia in questo campo”.Arrivano gli anni ‘80 e ‘90 e, con essi, la tecnologia spinta e i nuovi materiali. In questa cor-sa alla creazione di dispositivi sempre più e�caci, si fa strada anche l’Istituto Caianiello, che inizia a realizzare progetti di magnetometri basati su Squid che impattano sulla vita reale.

Nasce così, grazie ai �nanzia-menti messi a disposizione dal Cnr, un’intensa attività, portata avanti dall’istituto in collabora-zione con un gruppo di ricerca-tori dell’università D’Annunzio di Chieti, a�erenti all’Istituto di Tecnologie Avanzate Biomedi-che, diretto dal professor Gian-luca Romani. I sensori Squid progettati a Napoli sono, rispetto agli altri presenti sul mercato, semplici, a�dabili, economici in propor-zione al valore che possiedono.

Il primo istituto italiano nella tecnologia Squid La risonanza “fotografa”. Il magnetoencelografo “�lma” Grazie all’analisi dell’evoluzione temporale della generazionedel segnale del cervello, gli esami sono più approfonditi

Le macchine per magnetogra�a sono estremamente semplici, all’occhio del

paziente. Per loro natura, oltre a essere molto sensibili, danno una misura diretta e non metabolica dell’attività cerebrale, sono totalmente non invasive; usano il segnale naturale che proviene dal paziente, non ne-cessitano quindi di campi magnetici ester-ni, radiazioni o di mezzi di contrasto. In una camera schermata, al paziente viene avvicinato un casco che possiede all’interno sensori che vengono mantenuti, grazie alla presenza di elio liquido, a una temperatura di -269 gradi centigradi.

Il sistema è totalmente sicuro, al punto che l’esame più essere ripetuto più volte, e avere durata anche molto lunga. Si presta dun-que anche ad analisi che debbano valutare l’evoluzione nel tempo di certi comporta-menti o attività. “Considerando i tempi di risposta di un magnetoencefalografo rispetto a quelli di una risonanza magne-tica funzionale - spiega Maurizio Russo - mentre la risonanza scatta una fotogra�a, il magnetoencefalografo consente di vedere un intero �lm, cioè l’evoluzione tempora-le, con i tempi tipici della generazione del segnale del cervello”. L’esame eseguito al

magnetoencefalografo può anche essere so-vrapposto a una classica risonanza magne-tica, per valutare sia l’aspetto morfologico che quello funzionale, nel loro insieme. “L’Istituto di Cibernetica del Cnr di Poz-zuoli vanta una sua installazione, proprio a Napoli, realizzata tramite un consistente �nanziamento del Miur. La macchina si trova, grazie a un accordo pubblico-pri-vato, presso l’Istituto di Diagnosi e Cura Hermitage di Capodimonte. Qui i �sici dell’Istituto collaborano fattivamente con i medici”.Oltre alla macchina per la magnetogra�a, il �nanziamento del Miur ha anche soste-nuto la creazione di una seconda macchi-na basata su un altro principio e la rea-lizzazione di un laboratorio speci�co per la fabbricazione di Squid, in moto tale da trasformare l’Istituto nel primo centro di riferimento italiano per questa tecnologia.

■ ISTITUTO DI CIBERNETICA / Intitolato a “Eduardo Caianiello” è tra i �ori all’occhiello del Cnr

Per diagnosi e terapie sempre miglioriPunto di riferimento sui dispositivi superconduttivi per macchine all’avanguardia

L’Istituto di Ciberne-tica “Eduardo Ca-

ianiello” che ha sede nel Comprensorio Olivetti di Pozzuoli-Napoli, nasce nel 1968 grazie all’idea di un personaggio real-mente illuminato, il �sico teorico che gli dà il nome, personalità eclettica, e a un progetto realizzato in collaborazione tra il Cnr e la National Science Foundation. A�ermare che l’istitu-to conduce ricerche nei campi della Fisica, della Biologia e dell’Informati-ca è riduttivo, ma aiuta a comprendere quali disci-pline qui vengono svilup-pate. Oggi l’istituto viene annoverato tra i poli di maggiore concentrazione a livello nazionale e per lo studio di dispositivi e materiali supercondut-tivi. Qui vengono anche sviluppate tecnologie di avanguardia come le na-notecnologie, per lo studio della �sica di fenomeni mesoscopici, dell’intera-zione radiazione-materia e loro applicazioni; qui si sviluppano e realizzano strumentazioni complete per applicazioni in settori quali la biomedicina, l’ar-cheometria e l’analisi dei materiali.

Radiazioni e materia

Rete di sensori Squid con geometria a elmetto per diagnostica neurologica (Cnr Icib)

Paziente durante un esame presso il magnetoencefalografo del Cnr

Dati della Magnetoencefalografia e della Risonanza magnetica per immagini

Magnetometro Squid planare totalmente integrato realizzato utilizzando la tecnologia del niobio presso i laboratori dell’Istituto di Cibernetica

Sistema Squid a 165 canali per magnetoencefalografia, realizzato dall’Istituto di Cibernetica del Cnr e attualmente montato a scopi di ricerca in ambiente clinico

Spiega Russo: “Costituiti da �lm �lm sottili di niobio e da strati di alluminio e ossido di niobio, sono fra quelli di sen-sibilità più alta e suscettibili di integrazione in reti di centi-naia di sensori. Il principio di funzionamento dell’oggetto, è semplice, ma il meccanismo so�sticato. Si sta parlando di un piccolo chip di qualche millimetro di lato, con la parte attiva del dispositivo grande qualche decina di micron e, più recentemente, realizzato anche

utilizzando processi nanotec-nologici”. Gli Squid vengono realizzati per essere montati su macchine multisensoriali che misurano i campi magne-tici legati all’attività neuronale. Tipicamente reti, di circa tre-cento sensori, con geometria a elmetto. Poche centinaia le quantità prodotte all’anno, per commesse che possono anche essere personalizzate.Attualmente sono pochi al mondo i sistemi per misure di magnetoencefalogra�a, ma è facile prevedere che importan-te sarà la loro di�usione futura nel settore medico. Spiega il di-rettore dell’istituto: “La magne-togra�a riesce a fornire un’im-magine funzionale dell’attività cerebrale, con una risoluzione spaziale migliore dell’elettro-encefalogramma, e tempi di risposta rapidissimi, dell’ordine dei millisecondi. Si sta parlan-do di macchine uniche nel loro genere, che oggi riescono a for-nire anche risultati standardiz-zati, dunque confrontabili tra loro”. Attualmente in Italia sono in funzione macchine per la magnetogra�a a Chieti, Tren-to, Napoli e Milano, e sono le uniche in grado di restituire l’imaging dell’attività cerebrale con una risposta rapida e una de�nizione spaziale con scar-to dell’ordine del millimetro. Attività simili vengono svolte da apparecchiature presenti in molti Paesi del mondo, tra cui Finlandia, Germania, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Stati Uniti e Giappone.

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EventiLunedì 29 aprile 201314 Ricerca, Innovazione e Tecnologia

robuste incursioni nei corsi di Laurea in Ingegneria Chi-mica. Da settembre 2013 un nuovo corso di laurea magi-strale interateneo con l’Iuav di Venezia in Innovazione tecnologica e Design per i si-stemi urbani e il territorio.L’o�erta didattica si estrinseca sia nell’immediata ricaduta in ambito professionale, sia nell’alta formazione attraverso quattro sezioni di dottorato di ricerca in Ingegneria (Idrauli-ca ambientale, Infrastrutture viarie, Materiali, Strutture) e in diversi corsi di Master Uni-

agroindustriali. Nell’ambito del VII Programma Quadro dell’Unione Europea, l’Ispa-Cnr è il coordinatore del pro-getto Mycored che coinvolge 25 partner internazionali ed è �nalizzato a ridurre il conte-nuto di micotossine naturali, alcune delle quali canceroge-ne, negli alimenti. “Il progetto è di assoluto rilievo, non solo perché vede l’Istituto come coordinatore delle realtà par-tecipanti, ma soprattutto per la ricerca avanzata svolta”, spiega il dottor Visconti.L’Ispa-Cnr, costantemente rivolto all’innovazione e al sostegno della crescita del ter-ritorio, sviluppa collaborazio-ni con organizzazioni leader nel panorama agroalimenta-re mondiale (Fao, Efsa, Fsa, Usda) e con importanti realtà industriali (Ibm Italia, Baril-la, Syngenta, Bayer, �ermo Fisher, Copaim) e sviluppa numerosi progetti di ricerca regionali, nazionali e comu-nitari (Por, Pon, Fp7). Con un ruolo attivo nelle emergenti iniziative nazionali di aggre-gazione pubblico-privata, l’Ispa-Cnr partecipa al Kic FoodBest, il cluster nazionale AgriFood Clan, importante

■ DICAM / È uno dei venti nuovi Dipartimenti dell’ateneo palermitano, costituito nel 2012

■ ISPA-CNR / L’Istituto collabora con organizzazioni mondiali del settore e importanti realtà industriali

Un centro di eccellenza in ingegneria

Percorsi innovativi nell’agroalimentare

versitari di primo e secondo livello, con consulenze, anche, alle amministrazioni pubbli-che nazionali, regionali e alle imprese nazionali per i settori di competenza scienti�ca pre-senti in dipartimento. Molte le iniziative in cam-po, come il progetto Tr.In.A.C.R.I.A. (Training International Action for Conservation and Restora-tion of Iconographic Assets), promosso dall’Università di Palermo e �nalizzato al re-cupero, la conservazione e la valorizzazione del sito ar-cheologico di Angkor, in cui il Dicam svolge l’attività di coordinamento didattico tra-mite propri docenti esperti di materiali per il restauro e la conservazione. Numerose le partnership e le cooperazioni tese allo start-up di progetti europei e internazionali con �nanziamenti gestiti dal Di-cam e provenienti dai progetti Pon e Por-Fesr che ammonta-no, per il triennio 2012-2015, a circa 11 milioni di euro. Tra le azioni svolte, la caratte-rizzazione dei rischi derivanti da eventi naturali o da inter-venti antropici e la boni�ca dei siti contaminati; l’analisi dinamica delle strutture e del-le costruzioni in zona sismica e il progetto degli interventi di adeguamento degli edi�-ci esistenti; la progettazione di infrastrutture e strutture con materiali tradizionali o innovativi; la progettazione, produzione e caratterizzazio-ne di materiali funzionali in-novativi (polimeri conduttori,

per de�nire la partecipazione al programma europeo Hori-zon 2020.L’Istituto fornisce solide ba-si scienti�che per i policy makers nello scenario della ricerca agroalimentare nazio-nale ed europea, e, attraver-so il progetto Innofood See, partecipa a un’iniziativa per il sostegno dell’innovazione nelle Pmi agroalimentari e per lo sviluppo di una propo-sta di indirizzo politico rivol-ta ai paesi del bacino Sud Est europeo, condivisa con altri 9 partner di Grecia, Slovenia, Ucraina, Romania, Ungheria, Moldavia e Serbia. “Il proget-to - spiega il direttore Visconti - è �nalizzato alla conoscen-

semiconduttori nanostruttu-rati, polimeri nanocompositi, materiali ibridi e compositi per applicazioni in ingegneria civile ed aerospaziale), lo stu-dio di trattamenti super�ciali anticorrosione di materiali metallici; la sintesi, caratteriz-zazione, ingegnerizzazione e validazione biologica di ma-teriali polimerici per la rico-struzione di organi e per im-piego in ambito biomedicale.A parte le numerose attivi-tà di ricerca sviluppate con fondi Prin, i ricercatori del Dicam hanno collaborato negli ultimi anni a progetti sovvenzionati da fondi dedi-cati provenienti da industrie nazionali (Alenia, Becromal) e internazionali (Novelis Inc.) e da agenzie di ricerca inter-nazionali (Usaitc-A-London). La qualità e dinamicità di questa realtà universitaria si coglie, in�ne, nelle prestigio-se collaborazioni di ricerca in atto con Università straniere tra le quali: Università di Inn-sbruck, Politecnico di Vienna, University of Illinois at Ur-bana-Champain, Columbia University, GeorgiaTech., Hua University-Shanghai, Univer-sity of Washinghton, Univer-sity of Hamburg, University of Budapest, Duke University, University of Exeter, Rice Uni-versity at Houston, Hokkai-do University-Sapporo, Keio University, Imperial College - London, Enscp-Paris, Bo-chum University, Manchester University, Universitè Catho-lique de Louvain, Université Laval du Québec.

za, analisi e comparazione dell’innovazione agroalimen-tare in quest’area, attraverso lo studio dei sistemi di ricerca e sviluppo, Pmi e o�erta forma-tiva, la mappatura di politiche e strategie a sostegno dell’in-novazione e dello sviluppo economico per la de�nizione del potenziale regionale di attrazione di investimenti nel settore.Il progetto Innofood See - conclude - è propedeutico per cogliere le future opportunità rappresentate dalle politiche comunitarie e per intercettare le prospettive di crescita su cui l’Europa punta per promuo-vere l’economia del Sud Est europeo”.

Tra le iniziative, il progetto Trinacria per il recupero e la valorizzazione del sito di Angkor

Sviluppa metodi per la determinazione di tossine e organismi patogeni nei cibi

Dallo spazio ai materiali, dall’ambiente all’ambito

biomedicale, dalle infrastrut-ture alle grandi opere strut-turali, lo spettro di azione del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, Aerospa-ziale e dei Materiali (Dicam) è assai ampio e rappresenta

L’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari

(Ispa-Cnr) opera nel settore della ricerca, innovazione, formazione e trasferimento tecnologico per il migliora-mento della qualità e della sicurezza dei prodotti agro-alimentari. L’Ispa-Cnr, rea-lizzando azioni sinergiche tra ricerca scienti�ca e realtà produttiva, supporta percorsi di innovazione tecnologica di piccole, medie e grandi im-prese nazionali ed estere del settore agroalimentare. Nel campo della sicurezza alimentare, l’Istituto - realtà di eccellenza internazional-mente riconosciuta - sviluppa metodologie innovative per la

un’eccellenza non solo italia-na. Tale realtà è una dei venti nuovi Dipartimenti dell’ate-neo palermitano, costituito u�cialmente nel marzo 2012, dopo la con�uenza in un’uni-ca struttura dipartimentale di docenti e ricercatori dell’Uni-versità di Palermo, operanti in

determinazione di micotossi-ne, allergeni, funghi tossige-ni e microrganismi patogeni in materie prime e alimenti quali cereali, vino, pasta, lat-te, alimenti per l’infanzia e frutta secca. “Le ricerche per il miglioramento e la valo-rizzazione delle produzioni tipiche locali hanno portato allo sviluppo di nuovi prodot-ti con importanti ricadute sul sistema produttivo”, spiega il direttore dell’Ispa-Cnr, dottor Angelo Visconti. Di particola-re rilievo sono le applicazioni biotecnologiche per la realiz-zazione di nuove linee di pro-dotti funzionali, come olive e carcio� probiotici o bevande fermentate, l’applicazione di

alcuni dei precedenti Dipar-timenti universitari della Fa-coltà di Ingegneria. Al Dicam a�eriscono, infatti, circa 80 docenti e ricercatori a tempo indeterminato e circa 40 asse-gnisti e dottorandi di ricerca. Chiara la mission, che si de-clina nei corsi di laurea ma-gistrale in Ingegneria Civile, Ingegneria dei Sistemi Edilizi, Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, Ingegneria Ae-rospaziale, e nei due corsi di Laurea in Ingegneria Civi-le ed Edile e Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio; con

lieviti autoctoni selezionati in produzioni vinicole locali e nuovi bioconservanti per aumentare la shelf-life degli alimenti. Tecniche innovative eco-sostenibili per la produ-zione, la difesa �tosanitaria, il condizionamento, il con-fezionamento dei prodotti e l’ottimizzazione della logistica sono impiegate per migliorare la qualità e la conservabilità dei prodotti ortofrutticoli. L’Istituto studia il reimpiego in agricoltura di scarti di ma-trici organiche e utilizza tec-niche biomolecolari e bioin-formatiche per lo studio della biodiversità con la costituzio-ne di una collezione di mi-crorganismi per applicazioni

Giovane ricercatrice che mostra a un gruppo di ospiti internazionali una parte essenziale di una strumentazione ad alta tecnologia - spettrometria di massa

Un gruppo internazionale partecipante all’ultimo training course sulle metodologie di analisi per le micotossine

Prove dinamiche sulla cupola del Teatro Massimo di Palermo per la verifica di stabilità della struttura a carichi impulsivi

Immagine al microscopio elettronico a scansione di

nanotubi di ossidrossido di titanio (240.000 ingrandimen-

ti) ottenuti per deposizione elettrochimica mediante

template di allumina porosa

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EventiLunedì 29 aprile 2013 Ricerca, Innovazione e Tecnologia 15

L’Imcb, l’Istituto per i ma-teriali composti e biome-

dici del Cnr, è operativo u�-cialmente dal 12 ottobre 2001 ed è nato dalla forte esigenza di coordinare esperienze e conoscenze nel settore dei materiali polimerici e com-positi, svolgendo le proprie attività in stretta sinergia con altre istituzioni di ricerca atti-ve nel Mezzogiorno. La sede è a Napoli mentre Pisa e Trento rappresentano Unità di sup-porto operativo. La nascita

dell’Istituto si è concretizzata grazie alla lungimirante in-tuizione del professor Luigi Nicolais, caposcuola dell’Im-cb, di coordinare un gruppo di giovani ricercatori attivi in discipline complementari (Ingegneria, Chimica, Biolo-gia e Fisica), promuovendo la collaborazione dei gruppi. Un ulteriore fattore di succes-so dell’Istituto è maturato at-traverso la sinergia di attività e competenze su sviluppo di nuovi materiali, tecnologie

■ IMCB / L’Istituto per i Materiali Composti e Biomedici del Cnr, Napoli. Supporto operativo a Pisa e Trento

Quando la ricerca punta sulle sinergieQuattro società di spin-o� tecnologico focalizzate sui principali comparti industriali

Icompositi in �bra di carbonio hanno elevatissime presta-zioni meccaniche e illimitate potenzialità in termini di

progettabilità delle strutture. Sin dalla loro introduzione negli anni’40 tali straordinarie proprietà sono state impiegate solo in ambito militare e più recentemente sportivo. A partire dal 2005 con il Boeing 787 Dreamliner, i materiali compositi so-no utilizzati massicciamente (circa il 70%) nelle strutture di velivoli commerciali. Nel settore automobilistico le normative europee stanno spingendo l’introduzione dei materiali compo-siti in virtù dello loro prestazioni strutturali per unità di peso: l’alleggerimento della struttura dell’auto comporta una mino-re emissione di CO2. L’industria automobilistica può ricavare enormi vantaggi anche solo utilizzando e adattando le solu-zioni già sviluppate e attuate nel settore aeronautico, anche se le principali s�de tecnologiche sono quelle di sviluppare design innovativi e soluzioni di produzione in grado di soddisfare le peculiarità speci�che delle industrie automobilistiche: gli ele-vati tassi di produzione (non solo supercar a tiratura limitata) uniti ai costi di produzione estremamente ridotti. Oggi i nuovi processi di produzione della �bra di carbonio stanno abbas-sando drasticamente i costi, aprendo nuove possibilità di ap-plicazione per la componentistica auto e moto.All’avanguardia nel settore è la 4C, la nuovissima coupé Alfa Romeo, con telaio in �bra di carbonio realizzato in Campania anche con il supporto dell’Imcb nell’ambito di un accordo qua-dro tra Cnr e la Tecno Tessile Adler.

Le nuove frontiere della ricerca per la salute so-

no rivolte allo sviluppo di nuovi materiali intelligen-ti in grado di rispondere agli stimoli (di natura fi-sica, chimica o meccanica) dell’ambiente biologico cir-costante.I ricercatori dell’Imcb da anni si occupano della pro-gettazione e dello sviluppo di sistemi multi-funzionali da utilizzare nella medici-na riparativa e rigenerati-va attraverso lo sviluppo di tecnologie avanzate che permettono il controllo delle proprietà dei bioma-teriali dalla scala macro-scopica a quella micro-na-noscopica. Il paradigma al quale si ispirano è quello del “le-arning from nature” orien-tato alla progettazione di materiali attraverso un approccio biomimetico. La natura ha da sempre ot-timizzato le proprietà dei materiali in relazione alla funzione da svolgere. Al-lo stesso modo l’Imcb oggi realizza materiali funzio-nalizzati (scaffolds, nano e micro particelle, dispositivi iniettabili), che attivano la funzionalità cellulare pro-

muovendo la formazione di nuovi tessuti capaci di sostituire quelli danneg-giati o inibire specifiche funzioni per impedire, ad esempio, la crescita tu-morale. Tali materiali so-no progettati in modo da essere sensibili a stimoli fisico-chimici esprimendo, all’occorrenza o in forma programmata, la bioatti-

vità funzionale richiesta dall’applicazione. Grazie al finanziamento di progetti nazionali e in-ternazionali i ricercato-ri dell’Imcb oggi possono portate avanti ricerche innovative che consento-no di curare patologie che interessano molteplici tes-suti biologici sia duri che soffici.

Il mondo vegetale ha da sempre fornito molecole e mate-riali che hanno pervaso la vita dell’uomo. Basti pensare al

legno e ai suoi molteplici impieghi, alle �bre di cellulosa per la realizzazione della carta o di prodotti per l’igiene, agli oli per la cosmetica. Ma le potenzialità derivanti dall’uso della biomassa possono essere di gran lunga ampliate se le mole-cole e le strutture di base - come per esempio i polisaccaridi e gli zuccheri, le proteine e la lignina - sono utilizzati come “mattoncini” per costruire materiali e strutture complesse con proprietà avanzate. La progettazione e la manipolazione delle architetture mole-colari e dei relativi sistemi organizzati, il controllo “ingegne-ristico” delle relazioni struttura/processo/proprietà/funzione per la realizzazione di �lm, �bre, schiume e compositi da materiali bio-derivati hanno rappresentato e rappresentano tuttora il �lo conduttore intorno a cui si sviluppano alcune delle attività di ricerca dell’Imcb.Un progetto di ricerca di particolare rilievo che vede coin-volti i ricercatori dell’Istituto con altri colleghi del Cnr, di università campane e di alcune aziende nazionali è legato allo sviluppo di innovative tecnologie di trasformazione di biomasse - non in competizione con la �liera alimentare - in biomolecole e quindi in nuovi materiali “rinnovabili” ad alto valore aggiunto. L’aggregazione pubblica/privata che si prevede di realizzare in Campania permetterà di creare una piattaforma agroindustriale capace di produrre in maniera sostenibile e competitiva biochemicals derivanti da biomasse lignocellulosiche e da scarti agricoli, oggi quasi totalmente di origine fossile.Il grafene, un materiale sottilissimo for-

mato da un singolo strato di atomi di carbonio disposto in esagoni, ha di colpo in�ammato le aspettative degli scienziati sul fronte delle nanotecnologie.Sono trascorsi solo pochi anni dall’asse-gnazione del Nobel, in cui si mettevano in evidenza le sue caratteristiche rivo-luzionarie dal punto di vista chimico e �sico (più conduttivo del rame, 300 volte più resistente dell’acciaio e con particolari proprietà ottiche), che già esistono nume-rosi studi sulle più svariate applicazioni. L’Imcb lavora attivamente con il grafene nei settori dell’energetica e della (bio)sen-soristica. Lo sviluppo super�ciale ultra-elevato del grafene (2.600 m2/g) combina-to a una conduzione elettrica migliore di

qualunque metallo per l’assenza completa di scattering elettronico (conduzione bali-stica) e alla sua trasparenza nella regione spettrale del visibile consente di realizzare conduttori che non hanno pari. Alcuni prototipi realizzati presso l’Imcb-Cnr di

Napoli riguardano i conduttori-traspa-renti ottenuti per deposizione su �lm in plastica ottica di inchiostri al grafene, che rilasciano asciugando un velo conduttivo perfettamente trasparente. L’eccezionale adesione del �lm di grafene al substrato plastico rende tali materiali molto adatti all’elettronica del futuro. In certe condi-zioni questi stessi inchiostri sviluppano particolari elettrodi costituiti da aerogeli conduttivi ultraporosi di grafene impie-gabili nei supercapacitori del futuro, che sostituiranno le attuali batterie al litio con il vantaggio di una ricarica istantanea ed una durata della carica elevatissima.

M A T E R I A L I C O M P O S I T I

Non solo supercar: il carbonio va in coupéS A L U T E

Elementi “bioinspired”, in grado di rispondere agli stimoli fisico-chimici circostanti

C H I M I C A S O S T E N I B I L E

Dalle piante ai materiali avanzati

N A N O M A T E R I A L I

Le potenzialità del grafene nei settori dell’eneregetica e della (bio)sensoristica

Sono nano particelle e dispositivi iniettabili,

che attivano la funzionalità cellulare,

favorendo la formazione di nuovi tessuti

di produzione, modellazione numerica dei processi. Non da ultimo, la stretta collabo-razione con importanti realtà industriali ha fatto concen-trare l’attenzione e le energie sulla risoluzione dei problemi che interessano i principali comparti industriali italiani. Oggi le linee di ricerca, svi-luppate anche tenendo conto delle indicazioni emerse in ambito scienti�co europeo (per esempio, le direttive “Ho-rizon 2020”) sono: materiali

Scaffold multifunzionali e protesi avanzate

Telaio in carboresina della Alfa 4C

compositi, salute, chimica sostenibile e nanomateriali. Quattro le società di spin-o� tecnologico sviluppate grazie all’impegno nel trasferimen-to tecnologico dell’Imcb e la trasmissione dei risultati della ricerca scienti�ca in ambito industriale: Hypucem (www.hypucem.com), Punto quantico (www.puntoquan-tico.it), OptoSmart (www.optosmart.com) e Academica life science (http://academi-califescience.com).

Esempio di elettronica su plastica a base di grafene

Potenziali applicazioni di schiume da fonti rinnovabili

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16 Ricerca, Innovazione e TecnologiaEventi

Lunedì 29 aprile 2013

Enna, rendering del polo di ricerca che sarà inaugurato entro dicembre 2014: l’edificio più grande ospiterà il Leda, quello più piccolo il Marta

Giovanni Tesoriere

del sistema della ricerca e dell’innovazione regionale. In base all’accordo sottoscritto con la Camera di Commercio di Napoli, Sii sarà sede dello sportello della Rete Campania In.Hub, allo scopo di eroga-re servizi di animazione, in-formazione e orientamento. L’obiettivo è integrare via via, in un unico Front End, com-petenze e servizi o�erti alle imprese. La Rete a�ancherà il

della dinamica sperimentale e dell’ingegneria sismica”, spiega Tesoriere. Il centro, per il quale si prevede l’inaugurazione en-tro dicembre 2014, sarà dotato di due tavole vibranti a 6 gradi di libertà per provare elementi strutturali e apparecchiature sottoposte a forti stress causati da azioni dinamiche. Le tavole, utilizzabili singolarmente o in coppia (con una grandezza di

■ RETE D’IMPRESE SII / Una nuova infrastruttura per Campania In.Hub

■ UNIKORE / La facoltà di Ingegneria, Architettura e Scienze motorie di Enna è strutturata sui modelli anglosassoni

Favorire la competitività del territorio

Una giovane università con grandi primati

sistema dei Distretti Tecnolo-gici Regionali che, come noto, avranno caratteristiche forte-mente settoriali legate, a loro volta, al sistema dei Cluster Nazionali.In questa architettura, la Rete svolgerà un ruolo fondamenta-le perché dovrà rappresentare il sistema innovativo regionale nel suo insieme e, speci�ca-mente, nei contesti e nelle se-di di networking nazionale e internazionale, delineandosi quindi quale piattaforma in-tegrata di accesso ai servizi di innovazione e trasferimento tecnologico. “La nostra col-laborazione, valorizzando la complementarità dei servizi o�erti da ciascun partner, in-tende ra�orzare la capacità di creare valore per le imprese e per gli altri utenti del sistema regionale del trasferimento tecnologico, ottenendo conte-stualmente economie di scopo e un maggior valore aggiunto, generati dall’e�etto moltipli-catore dell’aggregazione”, così l’ingegner Luigi Iavarone, vi-cepresidente della Camera di Commercio di Napoli e pre-sidente dell’Organo comune della Rete d’imprese Sii, sin-tetizza le �nalità e la valenza dell’iniziativa che si dimostra pienamente in linea con Hori-zon 2020, il nuovo programma Ue per il �nanziamento della ricerca e dell’innovazione, tra le cui priorità �gurano quel-le di sostenere la leadership dell’industria europea favoren-do l’accesso all’innovazione, in particolare da parte delle Pmi.Per la fruizione dei servizi è

10x4 metri e una capacità di carico �no a 100 tonnellate), saranno le uniche, per per-formance, esistenti in Europa. “Vicino al centro - prosegue - l’ateneo realizzerà anche il po-lo di ricerca Marta, guidato dal professor Andrea Alaimo, sui temi dell’ingegneria aeronauti-ca e aerospaziale. In particola-re si studierà lo Human Factor aeronautico, per il quale è stato

stato realizzato un unico access point che consente all’utenza di accedere online al portafoglio di o�erta costituito con l’ap-porto di ciascuno dei soggetti aderenti alla Rete e in continua espansione. Le potenzialità of-ferte dalle tecnologie Ict hanno consentito di o�rire servizi a valore aggiunto in grado di attivare processi avanzati di innovazione cooperativa. Al portale web si è poi aggiunta, quale ulteriore concreto ri-sultato generato dalla Rete, la realizzazione dell’“App Store”, un’area comune per la realiz-zazione e distribuzione di app, utilizzabili da smartphone, de-dicate al sostegno delle attività di innovazione.Lo store attualmente è suddi-viso in tre settori. Un primo settore riguarda le informazio-ni sulle iniziative tecnologiche, formative e di normativa tecni-ca più recenti; un secondo con-cerne il supporto alla gestione e protezione della proprietà intellettuale; il terzo è inerente al supporto formativo e consu-lenziale alla redazione e gestio-ne di alcuni documenti relativi alla responsabilità sociale e amministrativa delle imprese.L’App Store sarà presentato pubblicamente nel prossimo mese di maggio.Nel corso dell’evento, oltre le applicazioni realizzate e i ser-vizi già attivati, saranno illu-strate anche le nuove attività di Rete che si intendono avviare, coinvolgendo, in primis, altre strutture camerali e, più in ge-nerale, l’intera Rete regionale del trasferimento tecnologico.

�nanziato all’Università, unico caso in Europa, un simulatore di volo di ultima generazione full motion. I progetti stanno già attirando l’attenzione di ricercatori e studiosi italiani ed europei, come l’astronauta italiano Maurizio Cheli, con il quale stiamo sviluppando il progetto di un drone aereo con sei rotori (esacottero) per il monitoraggio del territorio”. “Ma sono gli inglesi, con i quali abbiamo diversi accordi di ri-cerca, a credere più di chiun-que altro nelle potenzialità dell’ateneo - conclude Tesorie-re -. Con l’Imperial College di Londra, tra i più prestigiosi atenei al mondo, stiamo stu-diando l’utilizzo delle biomas-se per la produzione di energia elettrica”.

Messo a punto l’App Store. Nel corso del mese di maggio l’evento per la sua presentazione

Oggi sono in corso 15 progetti di ricerca, �nanziati da fondi pubblici e privati, per oltre 97 milioni di euro

A�ancare e supportare il sistema delle imprese nei

loro processi di crescita, attra-verso azioni che favoriscano l’innovazione organizzativa e tecnologica per migliorarne la competitività, e stimolare la creazione di startup a ele-vato contenuto tecnologico. Questo è l’obiettivo della “Rete di imprese” Sii - Sistema per l’Innovazione delle Imprese, promossa dalla Cciaa di Napo-

Istituita il 5 maggio 2005, l’Università Kore di Enna

è un ateneo non statale le-galmente riconosciuto che in pochi anni si è a�ermato nel panorama universitario sia per l’o�erta formativa, che per la qualità della ricerca scienti-�ca, arrivando a contare oggi circa 9mila studenti. La Kore rappresenta un esempio in-novativo anche per il tipo di governance, “strutturata sulla base dei modelli anglosassoni, ovvero con una netta separa-zione dei poteri tra il rettore, responsabile della didattica e delle ricerca, e il presidente del consiglio di amministrazio-ne, legale rappresentante non togato dell’ateneo - spiega il professore Giovanni Tesorie-re, pro-rettore e preside della facoltà di Ingegneria, Archi-tettura e Scienze motorie -. Il consiglio di amministrazione dell’Università Kore è costitui-to per l’80% da persone esterne all’ateneo, che rappresentano un reale collegamento con il mondo del lavoro e il territo-rio”. “Se, inoltre, si considera che Enna è una città di soli 28mila abitanti, il capoluogo più piccolo della Sicilia, e che l’Università Kore basa il pro-

li e costituita dal Cesvitec, dal Consorzio Promos Ricerche, dal Pst Technapoli, dal Pst di Salerno e delle Aree Interne della Campania e da Incipit Scarl. La creazione della Rete Sii è in linea con la strategia della Regione volta a razionalizzare e ra�orzare il sistema dell’in-novazione e del trasferimento tecnologico in Campania, at-traverso la connessione delle

prio bilancio soltanto sulle tas-se universitarie (i fondi pubbli-ci si limitano a meno del 5%), è facile comprendere l’assoluta novità di questa struttura”, ag-giunge Tesoriere. Una novità che si ri�ette anche sulla facol-tà di Ingegneria, Architettura e Scienze motorie, che, rispetto ad analoghi dipartimenti ita-liani, vanta diversi primati tra cui “la più bassa età media di docenti e ricercatori (34 anni), il più alto numero di assegnisti di ricerca (43) a contratto as-sunti in poco più di un anno, il più alto rapporto tra assegnisti

principali strutture facenti ca-po alle università, al sistema camerale e alle associazioni datoriali. Sii andrà infatti a costituire la nuova infrastrut-tura di Campania In.Hub, la Rete Regionale Ricerca e In-novazione, riconosciuta dalla Regione Campania, in appro-vazione della Legge Finanzia-ria Regionale 2012, quale leva di competitività del territorio e strumento di governance

e docenti (1,3) e 9 laboratori attivi che, oltre alla didattica e alla ricerca, forniscono servizi per il territorio - aggiunge il preside -. Questo a conferma che il sistema universitario italiano potrebbe acquista-re maggior competitività se permettesse maggiormente ai giovani di esprime il proprio talento”. Nella facoltà sono oggi in cor-so 15 progetti di ricerca �nan-ziati da fondi pubblici e privati (di cui 12 con il contributo del-la Comunità europea), per un valore di oltre 97 milioni di eu-ro, di cui circa 30 di competen-za della Kore. Uno dei progetti più interessanti in corso di re-alizzazione a Enna è Leda - La-boratory of Earthquake engi-neering and Dynamic Analysis (http://leda.unikorelab.it/it/) -, ideato, sviluppato e guidato da Giacomo Navarra e Marinella Fossetti, ricercatori poco più che trentenni che, all’interno del Programma Operativo Nazionale “Ricerca & Com-petitività” 2007-2013, hanno ricevuto un �nanziamento di ben 10,75 milioni di euro “per la realizzazione di uno dei più importanti centri in Italia, e forse in Europa, nel settore

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Ricerca, Innovazione e Tecnologia 17EventiLunedì 29 aprile 2013

le fermentazioni attraverso la messa a punto di colture starter microbiche. La corre-lazione tra alimentazione e salute, sempre più consape-volmente percepita, spinge la ricerca alla formulazione di alimenti funzionali, se-condo l’approccio from fork to farm, che consiste nel progettare processi produt-tivi in funzione delle reali esigenze del consumatore e del suo diritto a un’alimen-

cresciuto di quasi il 40% negli ultimi due anni, 206 addet-ti (con un aumento dell’11% nello stesso periodo) e 20 do-mande di brevetto depositate, di cui 5 registrate. Il Polo Tec-nologico, che quest’anno com-pie 10 anni di vita, dall’inizio della sua attività ha erogato 120 percorsi di assistenza al-le imprese (pre-incubazione, incubazione, business park), ospitando oltre 90 imprese, con un turn-over pari al 71%. Tra le azioni di Campania In-novazione a favore delle start up, si segnala l’insediamento

■ DIGESA / Il Dipartimento promuove e coordina ricerca scienti�ca e tecnologica in collaborazione con università italiane e straniere

■ CAMPANIA INNOVAZIONE / Il Polo ospita un sistema di imprese con un fatturato di 13 milioni di euro, cresciuto del 40% nell’ultimo biennio

La multidisciplinarità come punto di forza

Distretti ad alta tecnologia per lo sviluppo sostenibile

tazione sicura e consapevo-le. L’applicazione, inoltre, di modelli matematici per la valutazione e la gestione del rischio, sia chimico sia mi-crobiologico, contribuisce a incrementare la competiti-vità delle aziende del settore agroalimentare attraverso la garanzia della sicurezza. Il DiGeSA dispone di labo-ratori specializzati di tecno-logie, microbiologia, ana-lisi chimiche, valutazione

della durata di 6 mesi all’in-terno del Polo Tecnologico dei 20 nuovi progetti di busi-ness, selezionati nell’ambito di Creative Factory e di Creative Clusters, due competizioni di idee tenutesi nei mesi scorsi. La piattaforma di Creative Fac-tory è rivolta non solo ai giova-ni, ma a chiunque abbia un’idea buona sia sul piano della fatti-bilità e sostenibilità, sia rispetto alle potenziali ricadute positive sul sistema economico locale. Sono pervenute 48 domande, relative a idee d’impresa, di prodotto/servizio di taglio ar-

ambientale e del paesaggio, entomologia e patologia ve-getale, accreditati per la cer-ti�cazione di materiale vi-vaistico. Il DiGeSA, inoltre, dispone di campi sperimen-tali e di un impianto pilota per la �todepurazione delle acque re�ue urbane.Il DiGeSA coordina: tre dot-torati di ricerca internazio-nali in “Ingegneria agraria”, “Tecnologie �tosanitarie e difesa degli agro-ecosistemi” ed “Economia agroalimenta-re”; corsi di laurea triennale (L-26) e magistrale (Lm-70) in “Scienze e tecnologie ali-mentari”, il corso di laurea triennale in “Piani�cazione e tutela del territorio e del paesaggio” (L-21) e il cor-so di laurea magistrale in “Salvaguardia del territorio dell’ambiente e del paesag-gio” (Lm-75); partecipa al programma Erasmus e co-ordina il Master di II livello in “Gestione della sicurezza e dalla qualità nelle �liere agro-alimentari”. Al suo interno opera, inol-tre, il Test Center Ecdl-Gis, che organizza corsi sui siste-mi informativi territoriali �nalizzati all’acquisizione della certi�cazione europea.I docenti del DiGeSA, in-fine, contribuiscono al-le attività didattiche dei corsi di laurea triennali e magistrali in “Scienze e tecnologie agrarie” e in “Biotecnologie agrarie” e al dottorato di ricerca in “Produzioni e tecnologie alimentari”.

tigianale e industriale, sia idee di social innovation. Sono state selezionate 12 idee in fase di prossimo avvio, di cui 9 sono “Idee di prodotto e/o servi-zio” e 3 Programmi di start up d’impresa. Di grande interesse, inoltre, è il nuovo bando, “Cre-ative Clusters - Green Techno-logy”, per valorizzare 12 nuove idee d’impresa nel settore delle energie rinnovabili e dell’e�-cientamento energetico che, da settembre 2013, saranno insediate nello spazio di co-working del Polo Tecnologico e a�ancate da esperti per la co-stituzione d’impresa. Possono partecipare start up innovative, persone �siche e giuridiche, senza limiti di età. Il bando scade il 14 giugno 2013, alle ore 16.00, (per informazioni: www.agenziacampaniainnovazione.it e www.campaniainhub.it). “Dobbiamo pensare alle nuove generazioni di imprenditori - conclude Fulvio Martusciello, consigliere del presidente Cal-doro alle Attività produttive e allo Sviluppo economico -, e in particolare ai portatori di idee innovative. La Regione Cam-pania ha stanziato, nell’ambito del Pac, 75 milioni di euro per le azioni a favore delle start up. È, inoltre, inserita all’interno della Finanziaria regionale la costituzione della Rete degli incubatori che erogherà pro-grammi a supporto di tutto il processo che va dalla creazione d’impresa alla valorizzazione dell’idea innovativa”. Progetto co-�nanziato dall’Unione Eu-ropea POR FESR 2007 - 2013 Ob. op. 2.1

Il management dei sistemi agroalimentari e ambientali punta sui prodotti tradizionali e sugli alimenti funzionali

Sono 6, attivi in vari settori: energia, aerospazio, beni culturali, edilizia ecosostenibile, biotecnologie e trasporti

La sicurezza alimentare, nella sua duplice acce-

zione di security e safety, e la sostenibilità delle produzio-ni agroalimentari sono argo-menti strettamente correlati tra loro che richiedono un approccio necessariamente integrato.“I punti di forza delle nostre ricerche scienti�che e delle nostre attività didattiche so-no la multi-disciplinarietà e la interdisciplinarietà delle competenze” a�erma il pro-fessor Giovanni Cascone, di-rettore del Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agroa-limentari e Ambientali (Di-GeSA) dell’Università di Ca-tania (www.digesa.unict.it).Al DiGeSA, infatti, a�erisco-no 50 docenti che operano in diversi settori: economia agroalimentare, estimo am-bientale, ingegneria agraria e dei biosistemi agro-forestali, difesa delle produzioni vege-tali, delle tecnologie alimen-tari e della microbiologia. Questi condividono l’inte-resse per ricerche scienti�-che e attività didattiche in-terdisciplinari.Il DiGeSA promuove e co-ordina attività di ricerca

Sei settori strategici di svi-luppo del territorio, per

altrettanti distretti ad alta tec-nologia che aggregano le com-petenze migliori del mondo dell’impresa e della ricerca. La strategia di sviluppo e innova-zione della Campania passa da qui. La nascita dei distretti è la parte �nale di un processo che ha potenziato il modello dei centri di competenza, pre-miandone la fusione nei nuovi sei distretti. I settori nei quali operano sono energia, (Smart Power System), aerospazio (Dac), beni culturali (Data-benc), edilizia ecosostenibile (Stress), biotecnologie (Cam-pania Bioscience), trasporti e logistica (Distrecta). Sono sta-ti attivati nell’ambito del Pon Ricerca e Competitività con un investimento complessivo di 200 milioni di euro, ai quali si aggiungono ulteriori 80 mi-lioni di euro del Programma operativo regionale (Pop). “I distretti sono chiamati a costruire sistemi integrati e coerenti di ricerca, innovazio-ne e formazione e fungere da propulsori della crescita eco-nomica sostenibile - dichiara l’assessore alla Ricerca della Regione Campania, Guido

scienti�ca e tecnologica in collaborazione con universi-tà italiane e straniere, enti di ricerca e aziende nazionali e internazionali. Per le tematiche legate alle tecnologie alimentari il Di-GeSA è impegnato sui due aspetti dell’innovazione: la valorizzazione dei prodot-ti tradizionali e la messa a punto di nuovi alimenti funzionali. Inoltre, il Di-GeSA è da anni coinvolto in ricerche che hanno l’obietti-vo di conferire agli alimenti tradizionali un maggiore

Trombetti -. Essi rappresen-tano la vera azione di siste-ma che si realizza nell’ambito della ricerca e dell’innovazio-ne. La loro natura è quella di essere realtà stabili per il ter-ritorio, non legate alla sola progettazione di ricerca, ma capaci di spinta e propulsione autonome”. Lo sviluppo competitivo del territorio passa anche per la

grado di “convenience” per aumentarne le occasioni di consumo, agevolarne la pre-parazione e incrementarne la shelf-life e la sostenibilità globale. L’attività di ricerca è orientata allo sviluppo di nuovi processi produttivi, con particolare attenzione alle problematiche ambien-tali e al risparmio energeti-co, alla valorizzazione de-gli scarti agro-industriali, all’uso alternativo di sostan-ze naturali in sostituzione ai conservanti e/o agli additivi chimici e alla gestione del-

creazione di start up tecnolo-giche. Campania Innovazio-ne, Agenzia regionale per la promozione della Ricerca e dell’Innovazione, è fortemen-te impegnata sul tema della creazione d’impresa. Il Polo Tecnologico di Campania In-novazione ospita un sistema di imprese a elevato contenuto innovativo, con un fatturato pari a circa 13 milioni di euro,

Il Polo Tecnologico Campania Innovazione

I progetti di Creative Clusters

L’interno di un laboratorio del DiGeSA

Una panoramica dell’Aula Magna

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EventiLunedì 29 aprile 201318 Ricerca, Innovazione e Tecnologia

■ CRIACQ / Il Centro dell’Università Federico II di Napoli sviluppa ricerche di base e applicate con particolare attenzione alla cosmesi

Microalghe, utilizzo e benefici in molteplici settoriAnche nel settore della nu-trizione animale svolgono un ruolo importante essendo incorporate nei mangimi dei pesci e altri animali da alle-vamento e per�no degli ani-mali domestici costituendo una fonte di indispensabili principi attivi che in�uenza-no positivamente la qualità delle carni, la �siologia oltre all’estetica degli animali.Il vantaggio dell’utilizzo del-le alghe consiste nel fatto che possono essere coltivare an-che in terreni non agricoli. Le alghe infatti crescono in vasche profonde una trenti-na di centimetri o in zone la-gunari e hanno una resa pro-

duttiva per super�cie venti volte più alta di quella delle colture convenzionali, come ad esempio il mais.Non meno importanti sono gli utilizzi delle microalghe nel settore farmaceutico: importanti studi scienti�ci hanno dimostrato in alcune specie proprietà epatopro-tettive, antin�ammatorie e antiossidanti; in altre, sono state evidenziate la capacità di ridurre i livelli di zucche-ro nel sangue e di agire come ipocolesterolemici.Importanti impianti produt-tivi di microalghe si trovano oggi in California, alle Ha-waii, in Cina e India. In Eu-ropa non si è ancora arrivati ad una produzione su larga scala e a un’adeguata valo-rizzazione commerciale di questo prodotto.In Italia questo innovativo settore potrebbe rappresen-tare un ottimo investimento sia per le caratteristiche me-teoclimatiche che la dispo-nibilità di aree utilizzabili.

Cosmetica e nutraceutica le migliori opportunità di investimento oggi in Italia

Le compagnie aeree Quantas e Klm le hanno

già utilizzate in alcuni voli sperimentali. Ma il settore bioenergetico per la produ-zione di biodiesel, bioetano-lo e biogas è solo uno degli ambiti di applicazione delle microalghe che sono uti-lizzate anche nell’industria farmaceutica, cosmetica, ali-mentare e mangimistica.È proprio l’utilizzo delle mi-croalghe nel settore cosme-tico uno degli ambiti nei quali sta lavorando il Criacq, Centro interdipartimenta-le di ricerca per la gestione delle risorse idrobiologiche

e per l’acquacoltura dell’Uni-versità Federico II di Napoli, che tra le sue diverse attivi-tà, si propone di sviluppare in questo campo ricerche di base e applicate, incentivan-do la collaborazione tra Uni-versità e imprese nei settori di proprio interesse e for-mare personale quali�cato. In uno dei progetti in corso, �nanziato dal ministero per lo Sviluppo economico - Isti-tuto per il commercio estero - e dalla Conferenza dei ret-tori, punta allo sviluppo di ingredienti bioattivi estratti da microalghe da inserire in prodotti cosmetici con e�et-

to rigenerante sul tessuto cu-taneo. Gli estratti da alcune microalghe inducono la bio-sintesi del collagene, stimo-lano la proliferazione delle cellule del tessuto adiposo sottostante il derma con un e�etto di re-pulping, ovvero di rassodamento del tessuto cutaneo in�uenzando così positivamente il metaboli-smo energetico della pelle.Presso i laboratori del Cri-acq le microalghe vengono coltivate in diverse tipologie di fotobioreattori e vasche e utilizzate per la produ-zione di principi bioattivi per lo sviluppo di brevetti sui processi e sui composti bioattivi testati. Il progetto in corso prevede il trasferi-mento tecnologico a favore di un’azienda biotech cam-pana “Arterra Bioscience” specializzata nella ricerca e produzione di ingredienti per l’industria cosmetica e dotata di laboratori attrez-zati per la valutazione delle attività biologiche degli in-gredienti sviluppati.Contemporaneamente si la-vora anche all’utilizzo delle alghe nel settore alimentare. E’ noto infatti come anche la

Fao più di vent’anni fa ab-bia de�nito la più comune delle microalghe utilizzate nell’alimentazione umana (Spirulina) una promettente fonte proteica per sopperire ai fabbisogni dei paesi in via di sviluppo. Ad oggi, le mi-croalghe per l’alimentazione umana sono commercializ-zate nelle forme più diverse: dalla capsule alle bevande, dagli snacks ai cereali.Data la loro biodiversità es-se possono essere utilmente impiegate per la produzione di bioattivi come il beta- ca-rotene, l’astaxantina, licope-ne, che vengono già utiliz-zati da importanti industrie alimentari come coloranti naturali.Settore

di applicazioneInvestimento

inizialeRedditività

Alimentare Basso BuonaEnergetico Alto Incerta

Chimica fine Alto BuonaCosmetico e Nutraceutico

Medio Alta

Cattura Anidride Carbonica

Alto Incerta

Gestione Reflui Basso BuonaIl rendering di una serra

fotovoltaica utilizzata per la coltivazione di microalghe

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EventiLunedì 29 aprile 2013 Ricerca, Innovazione e Tecnologia 19

Discipline che nella loro storia a Palermo hanno

potuto vantare nomi illu-stri (degni anche di premio Nobel) e discipline che og-gi continuano a dimostrare tutta la loro vivacità grazie ad un Dipartimento che le ha riunite e che è caratteriz-zato da un’intensa attività di ricerca. È ciò che rimanda di primo acchito il Dipartimento di Fisica e Chimica dell’Uni-versità di Palermo, diretto dal professor Maurizio Leo-ne, che per sette anni è sta-to prorettore alla ricerca e innovazione dell’ateneo. Il Dipartimento, che nella rior-ganizzazione dipartimentale voluta dalla riforma Gelmini ha riunito in sé quasi tutti i �sici e buona parte dei chi-mici dell’Ateneo, oggi gesti-sce i corsi di laurea triennale in Scienze Fisiche, magistrale in Fisica; quello interfacoltà di Conservazione e Restauro dei beni culturali; la Scuola di specializzazione in Fisica medica e tre dottorati (Fisi-ca, Fisica applicata e Scienze Chimiche). Tre le sedi su cui si articola il Dipartimento: quella storica di via Archira�

e due nella cittadella univer-sitaria. A queste si aggiunge uno dei �ori all’occhiello del Dipartimento: l’Osservatorio astronomico di Palermo, nei prestigiosi locali del Palazzo dei Normanni, sede u�ciale della Regione Sicilia, dove si svolgono attività didattiche e scienti�che in stretta colla-borazione con l’Istituto Na-zionale di Astro�sica (Inaf). Qui, Giuseppe Piazzi (1746-1826), che ottenne l’autoriz-zazione dal re Ferdinando I delle Due Sicilie a costruire la specola e in seguito fu il primo direttore dell’Osserva-torio, scoprì Cerere, il primo di un nuova categoria di cor-pi celesti, gli asteroidi. Piazzi, dunque, come uno dei nomi che ha contribuito a fare la storia ereditata ora dal Dipartimento di Fisica e Chimica, come altri due per-sonaggi illustri: il �sico Emi-lio Gino Segrè (1905-1989) che negli anni Trenta scoprì a Palermo il Tecnezio (il nome fu dato nel 1937), uno degli elementi della tavola perio-dica, e che fu premio Nobel nel 1959; il chimico Stanislao Cannizzaro (1826-1910), illustre scienziato di fama internazionale che contribuì allo sviluppo della chimica a Palermo e in altre sedi uni-versitarie. A Palermo creò il gabinetto di Chimica, nucleo fondante del Regio istituto di chimica generale, e fu anche rettore.“Al Dipartimento - illustra il direttore Leone - oggi af-feriscono circa 70 docenti strutturati e circa 40 �gure di personale in formazione tra dottorandi e assegnisti”. L’atti-vità di ricerca - che conta di-versi progetti in corso con �-nanziamenti e collaborazioni

interdisciplinari europee, na-zionali e regionali - riguarda la �sica sperimentale e appli-cata, l’astro�sica, la �sica te-orica, la didattica della �sica, la chimica �sica, la chimica inorganica, la chimica anali-tica, la chimica dell’ambiente e la �sica e chimica dei beni culturali. Il Dipartimento vanta anche un’interazione signi�cativa con il Centro di Biotecno-logie, un polo moderno e all’avanguardia per la cui costruzione l’Università di Palermo ha ricevuto �nan-ziamenti per circa 25 milio-ni. Si deve ai ricercatori del Dipartimento, inoltre, l’avvio del primo spin-o� dell’Uni-versità di Palermo, la società CyclopusCad che opera nel settore del medical imaging e nel so�ware di supporto alla Diagnostica biomedica. Insieme alla didattica, alle attività di divulgazione scien-ti�ca e alla ricerca di base, il Dipartimento, ricorda il direttore, è particolarmente impegnato in progetti di tra-sferimento tecnologico all’in-terno dei distretti tecnologici siciliani già attivi (Agro-bio e pesca ecocompatibile, Na-no e micro sistemi e Maritti-mo) e dei nascendi distretti (Biomedico, Beni culturali e Manufatturiero avanzato), in collaborazione con imprese, enti di ricerca e università si-ciliane.

Le ricerche sono rivolte a diverse aree scientifiche e di innovazione All’interno del Dipartimento operano gruppi specializzati, che in particolare si focalizzano sui settori della salute, dell’elettronica, delle energie rinnovabili, dei beni culturali e dell’ambiente

Nel Dipartimento di Fisica e Chimi-ca dell’Università di Palermo, vi so-

no diversi gruppi di ricerca che lavorano su tematiche di frontiera. Nell’ambito della Fisica, il gruppo di “Biofisica Molecolare - spiega il direttore del Dipartimento Maurizio Leone - sta studiando i processi di aggregazione pa-tologica di proteine per approfondire la conoscenza dei meccanismi molecolari alla base di numerose malattie neuro-degenerative, anche in collaborazione con un altro gruppo del Dipartimento che si occupa di dinamica delle protei-ne. Si tratta di progetti di base sostenuti dal Miur e sviluppati in collaborazione con gruppi italiani e internazionali”. Lo stesso gruppo è impegnato in progetti di trasferimento tecnologico sui “controlli di qualità di prodotti agroalimentari, in collaborazione con l’Istituto di Bio-fisica del Cnr e il Laboratorio Sensor del Cnr di Brescia. Le attività sono con-centrate sullo studio delle qualità degli olii extravergine di oliva e del caffè”. Nell’ambito delle tematiche proprie del nascente Distretto Biomedico, il gruppo di ricerca di “Elaborazione di immagi-ni biomedicali” si occupa da più di 10 anni di ricerca e trasferimento tecno-logico nel campo medical imaging e ha prodotto anche un brevetto internazio-

nale. Uno dei settori di ricerca riguarda il supporto alla diagnosi delle malattie autoimmuni. Il gruppo di ricerca sui “Rivelatori a semiconduttore” ha ac-quisito particolari competenze nella sensoristica di nuova generazione per la diagnostica medica. Ha sviluppato tecnologie e procedure per la progetta-zione e la caraterizzazione di rivelatori a semiconduttore di nuova generazione. Il gruppo di “Fisica Sperimentale”, inve-ce, sempre per quanto riguarda progetti che hanno come obiettivo il trasferimen-to tecnologico, “sta lavorando su nuovi materiali per celle fotovoltaiche e per la realizzazione di impianti fotovoltai-ci ad alta efficienza, nell’ambito di un progetto in collaborazione con Pmi re-gionali”. Di elevato impatto scientifico e applicativo anche le ricerche nel campo della Econofisica (Analisi e modelli di sistemi economici con metodologie tipi-che della fisica statistica), della Teoria quantistica dell’Informazione, della Fi-sica dei Sistemi complessi, della Fisica Medica, dell’Astrofisica delle alte energie e dell’Astronomia e della Fisica Teorica.Dinamica la ricerca anche nell’area Chi-mica del Dipartimento palermitano, dove l’attività - che per il 2013 può van-tare finanziamenti per 4,385 milioni - a grandi linee include l’indagine di strut

sperimentale tura, proprietà e processi termodinamici di sistemi auto organiz-zati organici e inorganici; la preparazio-ne e caratterizzazione di nano particelle e nanocompositi; l’azione di sistemi mo-lecolari, macromolecolari e complessi organometallici di interesse farmacolo-gico in sistemi biologici; studi cinetici di processi e di sistemi fuori dall’equi-librio; sviluppo di metodologie analiti-che innovative e studio della capacità sequestrante di molecole naturalmente presenti negli ecosistemi; sviluppo di me-todologie di sintesi per nuovi composti, sistemi colloidali e materiali molecolari e supramolecolari; sviluppo e impiego di metodi computazionali avanzati per lo studio di sistemi organizzati su scala na-nometrica. “In tutte queste attività - evi-denzia Leone - sono ricompresi aspetti sia di natura fondamentale sia di tipo applicativo, attraverso lo sviluppo di nuove metodologie di indagine e di pro-cesso. Sono ricerche rivolte a diverse aree scientifiche e tecnologiche con partico-lare riferimento ai settori della salute, dell’elettronica, delle energie rinnovabili, dei beni culturali e dell’ambiente”. I pro-dotti della ricerca relativi agli anni recenti sono documentati da numerose pubblica-zioni, quasi tutte su riviste internazionali ad elevato fattore d’impatto.

■ UNIVERSITÀ DI PALERMO / Il Dipartimento di Fisica e Chimica vanta una tradizione storica di illustri scienziati

Didattica e trasferimento di tecnologie ai distretti sicilianiAttualmente la struttura conta circa 70 docenti e 40 �gure di personale in formazione tra dottorandi e assegnisti

I ricercatori del Dipartimento hanno

avviato il primo spin-off dell’Università di

Palermo con la società CyclopusCad che opera

nel medical imaging

Alcune strumentazioni tecnologiche e di ricerca del Dipartimento di Fisica e Chimica

Cerchio altazimutale di Ramsden costruito intorno al 1788 per la Specola di Palermo

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ll Laboratorio Nazionale di Nanotec-nologia (NNL) dell’istituto di Nano-scienze del CNR è un centro di ricer-ca multidisciplinare, situato presso il Campus scientifi co dell’Università del Salento a Lecce, costituito da circa 12mila mq di laboratori e facilities e oltre 150 ricercatori tra fi sici, chimi-ci, biologi ed ingegneri. Obiettivo del centro è lo sviluppo di nuovi concetti, dispositivi ed applicazioni basati su approcci nanotecnologici bottom-up (self assembling e ingegneria moleco-lare di molecole organiche, polimeri e biomolecole) e top-down (nanotecno-logie/ litografi e di ultima generazione applicate a materiali semiconduttori), nonchè la valorizzazione dei risulta-ti di ricerca e il trasferimento delle conoscenze acquisite al tessuto in-dustriale. Tale missione fa di NNL un polo di riferimento per molte industrie italiane ed internazionali, con le quali sono stati avviati laboratori di ricerca congiunti fi nalizzati allo sviluppo di

nuovi prodotti ed applicazioni.L’attività di ricerca di NNL è fonda-ta prevalentemente sullo sviluppo di nuovi nanomateriali e dispositivi con funzionalità innovative rispetto allo stato dell’arte. Particolare attenzione è dedicata ai settori della Biotecno-logia, Fotonica avanzata, Quantum computation, energie rinnovabili, am-biente e scienze della vita.Nell’ambito delle Biotecnologie si annoverano notevoli competenze nei settori della diagnostica, della minia-turizzazione dei sensori e della mi-crofl uidica. Tali competenze hanno portato alla realizzazione di sistemi denominati “lab-on-a-chip” (LOCs) per analisi sia molecolari sia cellulari. LOCs miniaturizzati e portatili consen-tono di realizzare un’analisi veloce, affi dabile e poco costosa di differenti molecole, possono essere impiega-ti nel campo della salute dell’uomo (diagnosi tempestiva e terapia mira-ta di malattie complesse), per il mo-

nitoraggio ambientale, nel settore agroalimentare, per la tossicologia e le scienze forensi. Tali caratteristiche permettono una vera e propria rivolu-zione in ambito biotecnologico.Nel campo dei dispositivi optoelet-tronici innovativi presso NNL sono presenti avanzate competenze per la fabbricazione di nuove sorgenti di luce OLED ad elevata effi cienza (fi no al doppio delle attuali lampade a bas-

so consumo) per applicazioni nel set-tore dell’illuminazione e dei display. OLEDs ultrasottili (<1micron), di larga area, eventualmente fl essibili posso-no essere realizzati mediante tecni-che di fabbricazione di basso costo rivoluzionando il mercato del lighting.Un’altra classe di dispositivi che si candida a stravolgere il proprio mer-cato di riferimento è quello delle Celle fotovoltaiche di terza generazione basate su materiali molecolari e ibri-di. Questi dispositivi si distinguono, oltre che per i costi ridotti, per caratte-

ristiche peculiari, quali la possibilità di essere istallati verticalmente, la semi-trasparenza e il colore modulabile, che ne permettono facile integrazione in edifi ci e vetrate. La ricerca su materiali e dispositivi organici si occupa anche di sviluppare nuove tecnologie e ma-teriali biomimetici innovativi, con par-ticolare riguardo per le nanofi bre po-limeriche. Le nanofi bre sono fi lamenti migliaia di volte più sottili di un capel-lo, altamente fl essibili, ed offrono una superfi cie migliaia di volte superiore, a parità di peso, rispetto ai materiali tra-dizionali (fi no a migliaia di metri qua-

dri per grammo). Le applicazioni di questi nuovi nano-materiali spaziano dal tessile alla me-dicina rigenerativa, dalla catalisi ai di-spositivi optoelet-tronici.Un’altra classe di

materiali oggetto di ricerca è quella dei Nanocristalli colloidali, oggetti con dimensioni dell’ordine di 3-100 nanometri, costituiti da svariati mate-riali inorganici (semiconduttori, ossidi, metalli), in grado di esibire proprietà optoelettroniche, magnetiche e cata-litiche fi nemente controllabili median-te la variazione delle caratteristiche composizionali e geometriche. Nano-cristalli colloidali sono utilizzati come materiali attivi in celle solari di ultima generazione, OLED, nanocompositi e markers per applicazioni diagnostiche in vivo. Nanocristalli possono esse-re utilizzati anche per la realizzazione di nuove sorgenti quantistiche che emettendo un singolo fotone per volta permettono la realizzazione di comuni-cazioni ottiche intrinsecamente sicure (crittografi a quantistica).

La progettazione e l’analisi di que-sti nanosistemi organici e inorganici sono guidate da simulazioni al cal-colatore delle loro proprietà struttu-rali, elettroniche e ottiche attraverso l’utilizzo e lo sviluppo di sofisticati metodi di calcolo della meccanica quantistica.Il controllo delle tecnologie quanti-stiche risulta essere determinante per differenti applicazioni di nuova generazione in cui la dimensione dei dispositivi è prossima al nanometro. In questo ambito, una delle sfide più affascinanti su cui lavorano i ricerca-

tori di NNL è trovare nuovi sistemi di memorizzazione ed elaborazione dati per una nuova generazione di com-puter ultraveloci. Tale sfida è raccolta dalla fotonica avanzata (polaritoni-ca) e dalla spintronica, una moderna branca della scienza, quest’ultima, che permette di sfruttare una pro-prietà dell’elettrone (lo spin) per me-morizzare dati in molecole magneti-che.

Un differente approccio al compu-ter di prossima generazione è quel-lo perseguito dalla polaritonica, che vede le operazioni logiche intera-mente controllate dalla luce. “Com-puter ottici” di questo tipo in futuro ridurranno notevolmente le perdite energetiche abbassando le soglie di attivazione e minimizzando le dissi-pazioni in calore, mentre, allo stesso tempo, potranno favorire operazioni

ad altissima velocità.Tutte le attività di ricerca e sviluppo di NNL si basano su laboratori dedi-cati altamente specializzati ed infra-strutture comuni quali, in primis, oltre 1000mq di camere pulite ed innovativi sistemi di fabbricazione ed investiga-zione su scala nanometrica. Il centro vanta numerose collaborazioni e con-venzioni con prestigiosi centri di ricer-ca internazionali tra cui la Molecular Foundry dell’Università di Berkeley (US), l’Imperial College (UK), l’Uni-versità di Cambridge e la Tokyo Uni-versity, con i quali sono attivi scambi di ricercatori e studenti. Elemento di gran pregio per NNL è stato recen-temente il riconoscimento da parte dell’European Research Council (ERC) dello stato dell’arte delle attivi-tà di ricerca mediante la concessione di tre prestigiosi fi nanziamenti de-dicati alle migliori idee di ricerca del continente europeo (progetti DEDOM, POLAFLOW e NANOJETS).

Contact person:NNL Director

[email protected]

www.nano.cnr.it

Laboratorio Nazionaledi Nanotecnologia (NNL)

Molecole organichesu una superfi cie metallica

Computer Ottico

Nano antenne di semiconduttori inorganici

Singolo nano emettitore in cristallo fotonicoCella solare plastica

Diodi organici emettitori di luce OLED

Spintronica molecolareper la manipolazione informazioni logiche

di Noriz

unar ult

foe dacaperà dzza

t i dtori dmemper uputerdalla ca) ebrancche prietàmorizche.

Nanofi bre polimeriche

20 Ricerca, Innovazione e TecnologiaEventi

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