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Droga

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Cosa è droga? Secondo le indicazioni OMS ogni sostanza «dotata di azione

farmacologica psicoattiva, la cui assunzione provoca alterazioni dell’umore e dell’attività mentale»

Una sostanza psicoattiva diventa una droga per via di un riconoscimento sociale significativo ed emergente che rimanda al contempo ad un controllo di informazioni su di esso capace di determinare conseguenze sociali.

Esse riguardano la filiera della droga da inizio a fine: produzione, distribuzione, consumo, trattamento degli effetti e delle conseguenze sociali.

Negli stati di diritto e occidentali tali conseguenze sono state piuttosto vincolate a due prospettive manifeste e con reciproco rinforzo: la scienza medica e il diritto.

Emersione storica delle droghe: esempi

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Funzioni attribuibili all’uso di droghe (Goode, 2001)

“Droghe” nel significato

comune (cannabis,

cocaina, eroina, ecstasy, ecc.)

Alcol/TabaccoRicreative

Sostanze “dopanti”

Sostanze prescritte dai

medici (tranquillanti,

psicofarmaci in genere)

Strumentali/Terapeutiche

Illegali Legali

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Il consumo nel mondoTrend del consumo di sostanze illegali nel mondo,

periodo 1992-2004 (anno-base 1992=100)

100

101

102

103

104

105

92 93 94 95 96 97 98 99 2000 2001 2002 2003 2004

cannabis anfetam.-stimolanti cocaina oppiacei

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ALCOL Al momento convivono due culture del bere: una

di tipo “tradizionale” o mediterraneo e una di tipo “nordico”

Secondo i dati Istat (2005), i soggetti bevitori di almeno una bevanda alcolica sono il 70% della popolazione

I bevitori a rischio (secondo l’OMS, le donne che assumono più di 20 gr. di alcol al giorno e gli uomini più di 40 gr.) rappresentano il 10% sulla popolazione generale, mentre superano il 20% tra i ventenni e i trentenni.

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L’alcol e le diseguaglianze di salute: sulla base di rielaborazioni di dati Istat, emerge che esiste una forte associazione tra classe sociale bassa e consumo a rischio

Nelle classi sociali con bassi livelli di istruzione e di profili professionali, si verifica un’associazione tra sovraconsumo di alcol, consumo di tabacco, minore propensione all’attività fisica e a stili alimentari corretti.

Per il consumo a rischio, non si verifica una differenza tra i sessi.

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Tabacco

Fase 1 Fase 2 Fase 3 Fase 4

Fumatorimaschi

Fumatricifemmine

Decessimaschi

Decessifemmine

Fumatori (%) Decessi causati dal fumo (%)

Anno

Fase 1 Fase 2 Fase 3 Fase 4

Fumatorimaschi

Fumatricifemmine

Decessimaschi

Decessifemmine

Fumatori (%) Decessi causati dal fumo (%)

Anno

Fase 1 Fase 2 Fase 3 Fase 4

Fumatorimaschi

Fumatricifemmine

Decessimaschi

Decessifemmine

Fumatori (%) Decessi causati dal fumo (%)

Anno

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In Italia, rispetto al genere, i fumatori maschi sono diminuiti negli ultimi venti anni, mentre sono aumentate le donne.

Rispetto alla classe d’età, si nota come la percentuale di fumatori tra i 14 e i 24 anni è andata decisamente aumentando (dal 21,7% nel 1993, al 31,4% nel 2005).

Rispetto alla classe sociale e al titolo di studio, si verificano comportamenti molto diversi tra uomini e donne. Le donne con livello d’istruzione e classe sociale più elevati hanno una probabilità maggiore di essere fumatrici. Per g i maschi è il contrario.

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Cocaina

6,77,3

5,6

9,3

6,4

4,4

2,23,0 3,1 2,9

1,10,3

0,8 1,2 1,2 1,20,3 0,1

0

2

4

6

8

10

12

15-54 15-34 15-24 25-34 35-44 45-54

%

Nella vita Ultimi 12 mesi Ultii 30 giorni

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Prevalenza annua del consumo di cocaina nella popolazione generale (15-64 a.), nei giovani adulti (15-34 a.) e nei giovani

(15-24 a.) in alcuni stati europei

0

1

2

3

4

5

6

%

Spagna Inghilterra Italia Olanda

15-64 15-34 15-24

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Cocaina e servizi: La cocaina è divenuta la seconda sostanza d’abuso che determina il trattamento nei Ser.T dopo l’eroina. Si è passati da 10.625 utenti con la cocaina come sostanza primaria nel 2002, a 21.090 nel 2005, con un incremento del 98,5% in soli quattro anni.

10.625

14.372

17.820

21.090

11,7

13,8

9,3

7,2

0

5.000

10.000

15.000

20.000

2002

2003

2004

2005

Num

ero

sogg

etti

0

3

6

9

12

15

Val

ori %

Numero Cocaina primaria Valori %

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Cannabis L’assunzione una tantum si riferisce al 20%

circa come media della popolazione europea (15-64 a.), ben al di sotto di quella americana (40,2% sulla tutta la popolazione con più di 12 anni) [EMCDDA 2006: 40].

Come nel contesto statunitense, invece, l’uso si prolunga nel tempo, oltre la classe dei giovani adulti: i dati provenienti da Spagna e Regno Unito sembrano suggerire che la gente continui a farne uso anche dopo i trenta o i quarant’anni.

Se osserviamo poi le percentuali di continuità, noteremo che si sta allargando lo spettro dei consumatori abituali: un soggetto ogni tre che dichiara di aver fumato cannabis almeno una volta nella vita l’ha fumata anche nell’ultimo anno, e di questi il 16% anche nell’ultimo mese

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Eroina Nuove modalità di consumo emergenti:

eroina fumata o inalata Si passa da un utilizzo subculturale, ad uno

normalizzato Pur restando alta la percezione del rischio

rispetto alla sostanza iniettata, le altre modalità di assunzione sembrano garantire il consumatore dagli stessi rischi che ha interiorizzato.

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Paradigmi di interpretazione sociologica

Possiamo suddividere i contributi lungo alcuni approcci epistemologici, in cui sia il termine di devianza che quello di controllo sono di riferimento, pur con accezioni diverse che si rifletteranno nel modo di interpretare il fenomeno.

No corpus organico di nozioni di sociologia della droga come branca di approfondimento apposito che di recente

Articoli e ricerche dedicate, spesso ancorate a studi di natura empirica (eccezion fatta per il contributo funzionalista, del tutto teorico)

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Paradigmi di interpretazione Paradigmi di interpretazione sociologicasociologica 1. Approccio istituzionale

Come Social Problems: Scuola di Chicago. Droga come emblema (tra altri) di “demoralizzazione”. Il fenomeno riguarda soggetti mal integrati nel nuovo sistema sociale, che per questo possono sviluppare comportamenti marginali come ricorrere a sostanze illegali

Come patologia: nel contesto interpretativo funzionale l’uso di droghe è associato ad una vera e propria patologia sociale. Con Parsons in particolare i drogati sono affiliati nel ruolo di malato, dunque come devianti a cui è richiesto uno sforzo in direzione della guarigione o comunque dell’allineamento ad una corretta socializzazione.

Come rinuncia: Merton conduce i “drogati” tra i coloro cioè che abdicano alle mete e ai mezzi condivisi dalla società. Essi sono dei frustrati, che evadono continuamente dal sistema, divenendo sostanzialmente asociali. (Qui tuttavia convinzioni e valori a sé, che saranno ripresi nel concetto di “sub-cultura” sviluppato in seguito, in particolare negli anni delle contestazioni studentesche e operaie della fine degli anni ‘60 del 900, con accezione propriamente “controculturale” e minoritaria sub-cultura marginale e deviante

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2. Approccio critico. Droghe ed etichettamento

Contributi dalla fenomenologia, l’interazionismo, l’etnometodologia, approcci che rivendicano uno scollamento tra la lettura imposta dall’alto (dalle istituzioni) e le più articolate manipolazioni che i soggetti e la loro rete di interazioni (mondo della vita) operano anche delle sostanze psicoattive nel momento della loro fruizione.

Lo sforzo teorico ed empirico è in direzione di una critica alla definizione di controllo, inteso come apposizione di etichette “stigmatizzanti” [Lemert 1981] che a loro volta debbono essere considerate nei loro effetti sui soggetti.

Esempio: “Becoming a mariujana user” di Hower Becker, 1953 Esempio radicale: Il mito della droga, Szasz, 1975

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3. Normalizzazione

Parker et al. [1998; 2002] La diffusione di un uso responsabile (sensible) e

ricreazionale delle droghe l’accresciuta disponibilità di sostanze e la contiguità

con il mondo giovanile; l’aumento del numero degli sperimentatori e degli

utilizzatori; Il riscontro di un atteggiamento di tolleranza verso

uno stile di consumo responsabile sia presso i consumatori, sia tra coloro che non assumono droghe;

il mutato clima culturale che si rileva globalmente nella società, orientato in senso accomodante verso un uso responsabile

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3. Normalizzazione

L’approccio normalizzante lascia implicito il presupposto che «per molti giovani la decisione di usare una sostanza è basata su un processo valutativo razionale piuttosto che su una reazione passiva al contesto nel quale la sostanza è utilizzabile»

[Boys et al. 2001: 291]

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3. Normalizzazione Studi e analisi sulla diffusione delle sostanze psicoattive pongono in rilievo: trasformazione del set e setting di consumo; prossimità culturale al mondo delle droghe; massiccia medicalizzazione della vita quotidiana; Lo studio della diffusione delle droghe in termini non “trasgressivi”, ma

compatibili al contesto sociale da sole o in mix di incrocio con altre (policonsumo), non è relegato alla marginalità, né alla dipendenza tradizionale, ma appare più come un possibile “gioco di contesto” che tuttavia va considerato anche nelle sue possibili ripercussioni in termini di rischio, per sé e per gli altri.

Lo stile di vita giovanile si riflette anche nel mix di sostanze scelte in modo contestuale ponendo in rilievo da un lato la funzione altamente espressiva e dall’altro una connotazione non problematica da parte delle persone. Così, «se la condizione di addiction prefigura infatti una fuoriuscita progressiva del soggetto dal suo set di ruolo, al contrario il consumo ricreazionale è tale proprio nella misura in cui non altera le capacità del soggetto di rispondere efficacemente alle aspettative normative che gli altri rivolgono lui. Anzi si potrebbe addirittura azzardare l’ipotesi che il consumo ricreazionale non solo non alteri le prestazioni di ruolo, ma che [..] contribuisca addirittura a migliorarle [Cipolla 2009: 9].

Dalle indagini campionarie: modello epidemiologico Dalle ricerche sul campo qualitative: arricchimento della la prospettiva

spostando l’analisi da gruppi di soggetti accomunati da esclusione sociale, a soggetti coinvolti in processi di inclusione.

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Un corollario alla teoria della normalizzazione… L’uso di droghe controllatoZinberg [1984]

«è il setting sociale, attraverso lo svilupparsi di sanzioni e rituali, che mantiene sotto controllo l’uso di sostanze illegali»

Drug, Set and Setting. The basis for controlled intoxicant use Zinberg [1984]

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Zinberg individua 2 categorie analitiche: Set: si intende una serie di variabili

soggettive quali le aspettative circa gli effetti della sostanza; la disposizione interiore e l’umore; le funzioni attribuite al consumo

Setting: è dato dal contesto in cui avviene l’uso di sostanze e la letteratura lo riferisce in prevalenza alle situazioni ambientali in cui si verifica l’assunzione (es. in gruppo o individuale; in casa o in luoghi pubblici).

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L’orientamento prevalente riscontrato nei soggetti intervistati dall’Autore è quello di “localizzare” il consumo di sostanze stupefacenti in situazioni particolari o motivarlo con ragioni specifiche.

Ciò costituirebbe il meccanismo più convincente di sanzione (e quindi di controllo)

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Le sanzioni si attualizzano in quattro modalità Primo: definiscono un uso moderato e

condannano l’uso compulsivo della sostanza;

secondo: limitano il consumo a setting ambientali e sociali che garantiscono un’esperienza di utilizzo sicura;

terzo: le sanzioni individuano gli effetti spiacevoli correlati alla sostanza e mettono in guardia i novizi;

quarto: sanzioni e rituali agiscono per “compartimentalizzare” il consumo e lo vincolano a relazioni e restrizioni

[Zinberg 1984: 17-18].

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Il consumatore si autocontrolla [Cohen 1999, 2001]

«perché la grande maggioranza dei consumatori di droghe e di alcol non diventa un consumatore compulsivo come l’alcolista? La risposta è il controllo. La nozione di controllo può apparire strana a coloro che vedono nel consumo di droghe un segno di perdita di controllo “per definizione”. Ma per la verità si può scoprire che la maggior parte dei consumatori di droghe si auto-impongono controlli di tutti i tipi. Questi controlli sono molto simili per tutte le droghe che si analizzano. Si apprendono nell'ambito di stili di vita e di ambienti nei quali la proibizione delle droghe, e le relative coercizioni legali, sono diventate completamente irrilevanti. Nell’ambito di questi stili di vita, il consumo di droghe è funzionale e svolge un ruolo nella elaborazione e nel mantenimento delle norme collettive (controllo sociale), dei piaceri e delle identità»

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Tuttavia, non tutti i modelli di consumo di droga possono essere ricondotti all’autocontrollo…

Occorre distinguere tra:

un primo modello di normalizzazione, che contempla alcune categorie di sostanze e un certo modello d’uso, in prevalenza ricreazionale;

un secondo modello che invece si colloca al confine con un uso problematico di sostanze e risponde a funzionalità eterogenee rispetto al primo. Il secondo modello lascia intravedere significati e prassi che mantengono un valore subculturale

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NORMALIZZAZIONE

SUBCULTURA

Licit drugs

Recreational

Heavy

Everyday

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In uno studio qualitativo, Parker riporta che «quasi tutti i partecipanti allo studio sul profilo comportamentale hanno provato per la prima volta l’eroina in un setting sociale in cui era normalmente assunta con alcol o cannabis – uno scenario davvero simile a quello che si ritrova nel contesto ricreazionale» [Parker 1998].

È il segnale che esiste una pericolosa aderenza fra normalizzazione e subcultura (ad es. hanno in comune il mercato illegale per acquistare droga)

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Nelle teorie sociali sull’uso di droga, distinguiamo dunque 2 posizioni divergenti:

Per alcuni autori (Cohen in primis) i consumatori riescono a percepire gli eventuali effetti negativi derivati da un consumo sregolato e ne disciplinano pertanto il modello d’uso [Cohen e Kaal 2001].

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Altre ricerche spostano l’attenzione sulla negazione del rischionegazione del rischio.

L’autore Peretti-Watel [2003] trae spunto dalla teoria della neutralizzazione elaborata da Matza e Sykes in riferimento ai meccanismi psicologici che chi delinque mette in atto per allentare i controlli sociali e i conseguenti sensi di colpa derivanti dalla trasgressione.

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Conduce vari studi sui fumatori di cannabis. Riscontra che i fumatori esperti di cannabis,

infatti, adottano una serie di tecniche di neutralizzazione per giustificare a se stessi e agli altri la propria condotta.

In particolare,3 tecniche: - Il capro espiatorio- La fiducia in sè - La comparazione dei rischi

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NEGAZIONE DEL RISCHIONEGAZIONE DEL RISCHIO (Peretti-Watel, 2003)

il capro espiatorio: si traccia un confine simbolico tra un “noi” (persone sicure) e un “loro” stereotipato (persone a rischio). Il consumatore abituale di sostanze (ad es. il fumatore di cannabis) nega la sua eventuale problematicità, aderendo a stereotipi sociali su categorie di consumatori più a rischio (l’eroinomane, il cocainomane…) come giustificazione per la propria condotta

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la fiducia in sé: al fine di negare il rischio, le persone tendono a sovrastimare la loro capacità di evitare o saper controllare situazioni rischiose (es. “smetto quando voglio”)

la comparazione fra rischi: consiste nel comparare la propria condotta rischiosa con altre già accettate dalla maggioranza delle persone e rivela spesso nelle persone un atteggiamento fatalistico (es. “non è così grave fumare cannabis… tante persone fumano sigarette e bevono alcol”)

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Così…

nella percezione cognitiva del soggetto, un eventuale uso problematico risulta come neutralizzato dagli aspetti negativi che può comportare

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Negazione del rischio

Diffusione dell’uso di droghe

Normalizzazione

Allora, quali sono le conseguenze…La negazione del rischio alimenta la normalizzazione del consumo e, quindi, la diffusione di droghe