Dossier Sicilia 07 2012

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L’INTERVENTO..........................................11Giuseppe PaceSilvio Ontario

PRIMO PIANO

IN COPERTINA .......................................14Antonello Montante

STRATEGIE PER IL SUD ....................18Alessandro LaterzaEnrico La Loggia

IL COMMENTO......................................22Pietrangelo Buttafuoco

ECONOMIA E FINANZA

POLITICA ECONOMICA .....................26Matteo CaroliAlessandro AlfanoRoberto HelgAlessandro AlbaneseDomenico Bonaccorsi di ReburdoneRaffaele StancanelliGaetano ManciniSanto Castiglione

CREDITO & IMPRESE ........................45Giuseppe ArricaRoberto BertolaSaverio Continella

IL FUTURO DELL’UNIONE................52Alberto Quadrio Curzio

GLI ITALIANI E LA CRISI ...................56Giuseppe Roma

IL VALORE DELL’IMPRESA .............58Sergio Travaglia

FOCUS AGRIGENTO ............................61Il quadro economicoCalogero Bellavia

INTERNAZIONALIZZAZIONE ...........68Pierluigi Orsolini

EXPORT ...................................................70Francesco Galvagno

MODELLI D’IMPRESA .......................72Gruppo BarbaroMassimo, Gaetano e Luciana AliotoNunzio LandroBertorotta Giuseppe RusselloAlfio MateriaGaetano Di Maiuta Giuseppe Pecoraro Giovanni Frasca

TECNOLOGIE.........................................92Giovanni Grechi e Vincenzo CasseseAngelo FortunaGiuseppe IacolinoAntonino SalernoSanti Lo Tauro

IL MERCATO DELL’AUTO ...............102Dario Sposito

ENERGIA ...............................................104Sandro Alfano

AGROALIMENTARE ..........................106Gerardo DianaFabrizio CuneoMatteo ContinellaAntonino Mannino

OSSIERSICILIA

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AMBIENTE

GESTIONE RIFIUTI..............................116Vincenzo MarinelloGiuseppe Lo BartoloSalvatore, Antonino e Giada Di Pede

RISORSE IDRICHE.............................122Sergio Cassar

RINNOVABILI.......................................124Galyna Bongiovannied Eydelman Boris

TERRITORIO

EDILIZIA.................................................126Rosario GiardinaGiovanni Scalavino e Antonino RaiaPiero Tirone

MATERIALI ...........................................132Giuseppe TerminiLuigi e Francesco VitaleFrancesco AmanteSalvatore e Angelo SottileCarmelo Agnello

COSTRUZIONI .....................................142Antonino Milazzo

INTERNI .................................................144Giuseppe Onorato

TURISMO...............................................148Renzo IorioFortunato GiovannoniFlavia CocciaBernabò BoccaGiuseppe CassaràGiuseppe Arena

GIUSTIZIA

CRIMINALITÀ.......................................164Domenico AchilleGiuseppe CarusoGiuseppe Castiglione

SANITÀ

RIORGANIZZAZIONESANITARIA............................................174Laura AzzolinaGaetano Sirna

POLITICHE ANTIDROGA..................179Giovanni Serpelloni

RIABILITAZIONE ................................184Centro Medico Marcoccio

COMUNITÀ TERAPEUTICHE .........186Salvatore Labisi

PRESIDI ORTOPEDICI ......................188Salvatore Scafati

CHIRURGIA ..........................................190Seby Floridia

Sommario

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di Giuseppe Pace, presidente di Unioncamere Sicilia

Vincere la sfida della crescita

In questo momento di incertezza dei mercati tra gliimprenditori siciliani prevale la prudenza. Leaziende tagliano il superfluo e limitano la spesa. Apagarne le conseguenze sono, primi tra tutti, gli in-

vestimenti. Secondo una recente indagine svolta dall’os-servatorio economico di Unioncamere Sicilia, nelsecondo semestre dell’anno se ne faranno pochi e miratispecialmente su marketing, rete commerciale e capitaleumano. Per certi versi è un atteggiamento comprensibile.D’altro canto, però, non bisogna dimenticare che per es-sere competitivi, in un mercato sempre più difficile edesigente, è necessario non abbassare la guardia. Senza ungiusto mix di innovazione, internazionalizzazione e mar-keting non si può andare molto lontano. E oggi più chemai gli imprenditori siciliani devono essere in grado diguardare oltre. I segnali positivi e la voglia di cambia-mento non mancano.In base ai risultati emersi dal sondaggio di UnioncamereSicilia, abbiamo scoperto che le aziende dell’Isola ripon-gono nei paesi stranieri una maggiore aspettativa: il 19%degli intervistati, infatti, si aspetta un “aumento” del fat-turato estero, il 4% addirittura un “forte aumento”, men-tre un 17% lo giudica “stabile”. L’export, d’altronde, puòrappresentare l’asso nella manica per la Sicilia. Al di là deiprodotti petroliferi che da sempre spingono verso l’alto levendite all’estero, ci sono tanti altri settori che anno dopoanno sono in costante crescita e pertanto rappresentanoun punto di orgoglio per la nostra economia.La Sicilia piace. E a dirlo sono i numeri. Nel 2011, ad

esempio, agricoltura, silvicoltura, pesca, alimentare,bevande e tabacco hanno registrato un incrementodelle esportazioni di un ragguardevole 8%. Di più.Nonostante la crisi, complessivamente la Sicilia è statain grado di conquistare un +15% nelle vendite al-l’estero, posizionandosi di quattro punti percentualisopra il dato nazionale. Una rondine, di certo, non faprimavera, ma questi dati ci spingono a guardare il fu-turo con fiducia e soprattutto ci indicano la strada dapercorrere. Tuttavia, nell’Isola permane una debolezzadel sistema produttivo: le imprese sono ancora sotto-dimensionate, tanto che oltre il 74% delle attività ope-ranti in regione sono ditte individuali, mentre lesocietà di capitali sono meno del 12%. Ecco perchébisogna promuovere il recupero della redditività. Op-pure spingere gli imprenditori a fare squadra e a pre-sentarsi più forti sui mercati. C’è ancora molto da fare.La Sicilia, infatti, si colloca agli ultimi posti tra le re-gioni italiane per numero di imprese coinvolte nellereti d’impresa. Il fenomeno è un po’ più diffuso nellaprovincia di Catania, mentre in quattro delle noveprovince non risulta alcuna attività coinvolta in retid’impresa. I margini di crescita, però, ci sono e - nonbisogna dimenticarlo - la Sicilia è una terra le cui po-tenzialità sono ancora tutte da scoprire. I settori chiavesono senza dubbio il turismo e l’agricoltura, che me-riterebbero di essere valorizzate anche in un’ottica distrategia d’insieme. Solo così si potrà vincere la sfidadella crescita.

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

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di Silvio Ontario, presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Sicilia

I giovani imprenditorioltre la crisi

Ho l’onore di presiedere il gruppo dei gio-vani imprenditori di Confindustria Sici-lia dal dicembre 2010. Durante questoperiodo abbiamo dovuto fare i conti con

la crisi e con tutte le sue drammatiche conseguenze.Da giovani imprenditori non possiamo che affrontarequeste difficoltà a testa alta e con grande determina-zione e impegno. Riteniamo, infatti, che ai problemidi questa terra e di questo tempo si debba risponderecon le opportunità e la logica del fare, rispetto a unapolitica che parla e non agisce. E noi lo facciamo in-vestendo il nostro tempo e le nostre risorse, con note-vole sacrificio e spirito di servizio, nell’intento dimigliorare il territorio e la società, diffondendo la cul-tura del lavoro e dell’impresa. Ed è soprattutto dall’impresa che si deve ripartire persuperare la crisi. La creazione di nuova impresa da partedei giovani rappresenta, in particolare, la grande sfidasulla quale crediamo e che ci vede impegnati quotidia-namente. Abbiamo dato vita a “ImprendiSicilia” l’ini-ziativa volta a rispondere alle esigenze di orientamento,formazione e sviluppo di tutti quei giovani che voglionofare impresa, dando risposte, chiarendo dubbi e cer-cando di condividere con loro la nostra rete e i valori dicui siamo portatori. Nelle prossime settimane questisportelli saranno aperti in ognuna delle nostre province,in modo da costituire un presidio diffuso e capillare persoddisfare le istanze dei giovani. E, soprattutto, per aiu-

tarli a superare gli ostacoli alla creazione d’impresa chepuntualmente ci vengono proposti: credito, legalità, bu-rocrazia, infrastrutture. Sgombro subito il campo daogni dubbio: questi problemi sono seri ed esistono. Nona caso la nostra interlocuzione con il mondo del creditoè costante; la nostra iniziativa “Addio burocrazia” non siè mai fermata; la battaglia per la legalità portata avantidai nostri presidenti Lo Bello e Montante ci vede orapiù che mai impegnati e sulle infrastrutture non abbas-siamo mai la soglia di attenzione. Ma siamo anche convinti che la nostra Isola può com-petere alla pari con qualsiasi altra parte del mondo, sele attività economiche che decidiamo di localizzare quisono nei settori delle tecnologie, delle nuove energie edell’ambiente, dell’agroalimentare e del turismo e, inparticolare, se di questi settori sappiamo individuare laparte alta della catena del valore, dove le principali ri-sorse necessarie sono la conoscenza e la competenza,non i capitali o la rete di infrastrutture. E, sempre per essere chiari, riteniamo che i maggioriostacoli alla creazione d’impresa siano prevalentementedi tipo culturale, ovvero una scarsa propensione al ri-schio, una società che “non fa il tifo” per chi fa im-presa, la mancanza di un corretto approccio all’erroree al fallimento, oltre a un ecosistema troppo fragile chenon supporta il giovane imprenditore. Siamo impe-gnati a fornire a tutti questi problemi risposte puntualie soluzioni concrete.

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

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IN COPERTINA

stata definita un’ele-zione all’insegna dellacontinuità dei valori.Antonello Montante,imprenditore con già

numerosi incarichi alle spalle rico-perti nell’associazione confindu-striale, ha raccolto il testimone daIvan Lo Bello assumendo la guidadegli industriali siciliani per ilprossimo biennio. L’impegno ar-riva in un momento storico con-troverso, segnato da una crisi eco-nomica di portata mondiale cheaggrava ulteriormente le proble-matiche strutturali di cui già soffreil territorio siciliano. Montante,già nel board dell’ex presidenteMarcegaglia con delega ai rapporticon le istituzioni preposte al con-trollo del territorio e oggi mem-bro della squadra di Squinzi condelega per la legalità, prosegue al-l’interno di Confindustria Siciliaquel percorso, avviato già da al-cuni anni, di costruzione di unacultura imprenditoriale votata al-l’etica, alla ferma opposizione al

racket e all’ingerenza della crimi-nalità organizzata nel tessuto pro-duttivo dell’Isola. Un percorso che,per determinazione e impegno pro-fusi, è diventato un esempio da se-guire a livello nazionale. Legalità esicurezza rappresentano, del resto,condizioni imprescindibili perqualsiasi piano di rilancio e di cre-scita economica, sociale e occupa-zionale. Ma l’imprenditore nissenonon dimentica che allo sforzo tesoalla legalità va necessariamente ac-compagnato anche un progettoteso a favorire lo sviluppo del-l’Isola. Sarà fondamentale alloraagire sul piano dell’attrazione degliinvestimenti, improntando unpiano industriale che sappia sfrut-tare le eccellenze e le potenzialitàancora inespresse della Sicilia.

Ha assunto da pochi mesi l’in-carico di presidente di Confin-dustria Sicilia. Quali saranno leparole d’ordine del suo mandatoe quali sono gli impegni sui qualisi concentrerà a breve e mediotermine?

«In questi anni abbiamo lavoratomolto sul fronte della legalità comeprecondizione per lo sviluppo e la li-bertà di mercato in un territoriocome la Sicilia fortemente condizio-nato dall’ingerenza della criminalitàmafiosa. Dobbiamo continuare talepercorso, accompagnandolo conconcrete azioni in direzione della cre-scita di un sistema manifatturierocapace di competere e di stare sulmercato con le proprie gambe, senzaalcuna intermediazione parassitaria».

È stato rinnovato e ampliato ilprotocollo di legalità tra Mini-stero dell’Interno e Confindu-stria. Quali sono gli strumentiche permetteranno di intensifi-care la lotta al racket e alla con-nivenza-collaborazione tra tes-suto civile e imprenditoriale ecriminalità organizzata?«Dopo quello siglato il 10 maggio2010, la firma del nuovo proto-collo conferma che il percorso in-trapreso è quello giusto. Lo testi-moniano le tante adesioni da partedelle singole imprese, i 20 accordi

È

«Una nuova e diversa strategia in settori ad alta potenzialità» quali turismo, agroalimentare

ed energie rinnovabili. Senza dimenticare infrastrutture e accesso al credito. Il presidente di

Confindustria Sicilia, Antonello Montante, identifica gli asset fondamentali per il rilancio della regione

Francesca Druidi

LEGALITÀ E SVILUPPO, COSÌLA SICILIA GUARDA AL FUTURO

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxAntonello Montante

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IN COPERTINA

locali già sottoscritti e quelli chestanno per essere firmati. Ma perrispondere alle sfide che si pon-gono e si porranno è necessario unimpegno costantemente rinnovato,che accomuni tutte le parti ingioco. Due sono attualmente ifronti che ci vedono coinvolti:l’istituzione delle “white list” nelleprefetture per le imprese che si oc-cupano di appalti pubblici e l’ap-plicazione, da realizzarsi quantoprima, del rating di legalità, checonsentirà di valorizzare, anche dalpunto di vista del credito, leaziende che hanno comportamentivirtuosi».

In generale, come valuta lo statoattuale del contrasto alla crimina-lità organizzata in regione e nel

Meridione, anche sul fronte delriutilizzo dei beni confiscati?«Ritengo che, in questi ultimi anni,magistratura e forze dell’ordine ab-biano dato un contributo determi-nante nel contrasto alla criminalitàorganizzata. Non va sottaciutoperò il nuovo corso che ha caratte-rizzato parte della società civile,scesa in campo al fianco delloStato. Molto resta ancora da fare,ma sono convinto che sarà un pro-cesso inarrestabile e, da questopunto di vista, nutro molta fiducianelle nuove generazioni, nei gio-vani. La loro partecipazione attivain occasione del ventennale dellastrage di Capaci deve farci ben spe-rare per il futuro».

In un anno in salita come il

2012, su quali leve deve concen-trarsi la Sicilia per tentare di usciredalla crisi: sblocco delle infra-strutture, semplificazione ammi-nistrativa, lotta agli sprechi?«Lo sblocco delle infrastrutture e laripresa del settore delle costruzionirappresentano un punto di par-tenza importante per la ripresa eco-nomica, anche per la stretta con-nessione di tutta la filiera, dalcemento alle piastrelle, fino alleimprese impiantistiche, e il forteimpatto occupazionale. Ciò perònon è sufficiente per recuperare lecriticità strutturali della Sicilia. Pertale motivo, credo che occorra im-postare una diversa e nuova strate-gia in settori ad alta potenzialità disviluppo come l’agroalimentare e il

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Due sono i fronti che ci vedono coinvolti:l’istituzione delle “white list” nelle prefetturee l’applicazione del rating di legalità

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxAntonello Montante

turismo, oltre alle fonti rinnova-bili, per assicurare a questa regioneun futuro di sviluppo».

Il peggioramento della congiun-tura economica si è riflesso nelladebolezza della domanda, dell’ac-cesso e della qualità del credito.Come si può intervenire?«Dopo le politiche restrittive tese ariportare sotto controllo il debitopubblico, che hanno avuto unforte effetto recessivo, occorre in-tervenire per far ripartire gli inve-stimenti, sia pubblici che privati, eapportare dei correttivi al patto distabilità, perché altrimenti il si-stema rischia di avvitarsi su sestesso. Il credit crunch è ancoramolto forte, sta penalizzando ol-tremisura le imprese che hanno

programmi di investimenti per in-novare i loro prodotti o i processiproduttivi. Senza innovazione èdifficile competere sui mercati in-ternazionali. Bisogna assoluta-mente interrompere questo circolovizioso: le banche giocano un ruolodecisivo e sono certo che saprannoaccompagnare i buoni progetti diinvestimento delle imprese».

Il divario tra Nord e Sud restaancora molto ampio sul versanteinfrastrutturale, dei ritardi deipagamenti della Pa, dell’export,del tasso di occupazione. Se-condo il ministro per la Coesioneterritoriale, Fabrizio Barca, serveuno scatto collettivo tra classe di-rigente e cittadini. Da quali fat-tori deve partire il recupero del

Meridione?«La classe dirigente del Mezzo-giorno ha una grande responsabi-lità nel prossimo futuro. Troppisono i nodi da affrontare, conl’handicap che rispetto al passatonon ci saranno trasferimenti dellaspesa pubblica a piè di lista. Le ri-sorse pubbliche sono scarse e quelleche ci saranno dovranno essere uti-lizzate con grande parsimonia e fi-nalizzate a priorità accompagnateda vera progettualità. Ciò presup-pone una forte coesione e condivi-sione delle scelte; il che significaanteporre l’interesse generale agliinteressi particolari, che nel pas-sato hanno caratterizzato la ge-stione della cosa pubblica nel Mez-zogiorno».

Occorre impostare una diversae nuova strategia in settori adalta potenzialità di sviluppo comel’agroalimentare e il turismo perassicurare un futuro di sviluppo

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La crisi economica ha aggredito la Sicilia e la situazione potrebbe essere simile anche

nel 2013. Alessandro Laterza, vicepresidente di Confindustria con delega al Mezzogiorno,

raccomanda di «investire oggi per farsi trovare pronti quando la crisi passerà»

Renata Gualtieri

Il Pil regionale calerà que-st’anno di quasi il 3 percento, gli occupati del 2,2cosicché a lavorare sarà poco

più del 40 per cento dei siciliani.Una crisi che si somma a un 2011molto difficile. I debiti delle fa-miglie sono aumentati del 3 percento e si presentano addiritturapiù alti della media nazionale. Se-condo i dati della Banca d’Italia, ladisoccupazione in Sicilia è arrivataal 19,5 per cento e solo la Campa-nia ha un numero di disoccupatimaggiore, il 19,6 per cento. I gio-vani siciliani sono i più colpiti e gliisolani in cerca di occupazione sisono ridotti del 3 per cento. Il cen-tro studi di Confindustria ha re-centemente rivisto al ribasso lestime di crescita per il 2012 e pre-visto che gli effetti recessivi si tra-scineranno anche nei primi mesidel 2013. Tutte le rilevazioni concordanonell’indicare che il clima di fiduciain tutto il paese è ai minimi, e nelfatto che il Mezzogiorno presentaindicatori ancor più negativi.Come ha recentemente eviden-ziato la Banca d’Italia, l’Isola ha

IL PUNTO

Serve una vera politica industriale

Alessandro Laterza, vicepresidente di Confindustria per il Mezzogiorno

STRATEGIE PER IL SUD

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risentito del deterioramento delquadro macroeconomico nazio-nale, con ricadute negative in tuttii principali settori. L’indicatore piùsfavorevole riguarda la riduzionedegli investimenti, che ha interes-sato tutti i settori, in particolarequello manifatturiero. Dunquenon c’è da farsi particolari illu-sioni. E, soprattutto, non c’è laformula magica per tornare a cre-scere. «È finito il tempo dellapubblica amministrazione chefunge da ammortizzatore sociale,oggi più che mai – dichiara Ales-sandro Laterza, vicepresidente diConfindustria per il Mezzogiorno– credo sia necessaria una rispostadi sistema: da un lato, dovremomantenere la capacità produttivaesistente, investire sulle compe-tenze interne alle aziende,innovare, cercare nuovi mercati.

Insomma, in una parola, investireoggi sul futuro per farsi trovarepronti quando la crisi passerà. Dal-l’altro, sarà necessario aprire almercato e a nuove imprese settoriche sono ancora protetti e chepotrebbero, grazie a una maggioreconcorrenza, costituire occasionedi investimenti e di nuove oppor-tunità di lavoro». C’è da dire peròche non tutti i territori e non tuttele imprese sono uguali. Anche nelpieno della crisi, ci sono stateaziende che hanno continuato ainvestire e a fare utili, trovandonuovi mercati. «Credo che lamigliore risposta che gli imprendi-tori possano dare – spiega ancoraLaterza – sia seguire l’esempio diqueste imprese». Intanto, il documento congiuntoper impresa e lavoro al Sud presen-tato a metà luglio da Confindustria,

Cgil, Cisl e Uil ha ottenuto una ri-sposta positiva da parte del ministroFabrizio Barca. Il documento riven-dica una vera politica industriale.Oltre 51 tavoli di crisi aziendali soloal Sud, per un totale di 35mila lavo-ratori coinvolti e, alle spalle, la per-dita di circa 300mila posti di lavorotra il 2007 e il 2012. Le regioni me-ridionali sono ferme a una spesa parial 25% dei fondi. Per accelerare emigliorare la qualità della spesa, ilpiano d’azione si è concentrato suistruzione, agenda digitale, servizi dicura, contenimento degli effetti dellacrisi economica sui lavoratori in con-dizione di maggiore fragilità, sullamobilità ferroviaria e su progetti di-mostrativi nel campo dei beni cul-turali, della giustizia e della forma-zione. «Il passaggio successivo -ricordano Confindustria, Cgil, Cisle Uil - deve essere una nuova azionerivolta a sostenere, modernizzare,espandere il tessuto produttivo me-ridionale per favorire la ripresa del-l’occupazione».

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxAlessandro Laterza

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La riduzione degli investimentiha interessato tutti i settori,in particolare il manifatturiero

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Ha recentemente di-chiarato di essere «ad-dolorato dal vederle laSicilia così mal gover-

nata». Enrico La Loggia, presidentedella Commissione parlamentareper l’attuazione del federalismo fi-scale, per «salvare la sua terra» pro-pone di rilanciarne lo sviluppo par-tendo dalle straordinarie risorselocali e investendo in settori qualiil turismo, i beni culturali, le fontienergetiche alternative e l’agricol-tura. Non tralasciando però il so-stegno alla ricerca che, negli ultimianni, ha visto il sorgere e l’affer-marsi in Sicilia di veri e propri cen-tri d’eccellenza. «Tutto questo –

tiene a precisare – deve necessaria-mente essere preceduto da un ri-sanamento del bilancio».

La crisi che sta investendo la Si-cilia da quali fattori dipende equali aspetti la impensierisconodi più?«La Sicilia risente della crisi eco-nomica che sta vivendo il nostroPaese e tutto l’Occidente. Ovvia-mente, essendo una delle regioniitaliane aventi particolari aspettidi debolezza strutturale, ne risentedi più. L’aspetto che più mi preoc-cupa, in questa difficile contin-genza, è quello occupazionale. Chein Sicilia riguarda sia i giovani - inmaniera che oserei definire dram-

matica - che le persone di mezzaetà, espulse dal mercato del lavoroin seguito a ristrutturazioni azien-dali non sempre effettuate in mododa tener conto delle esigenze socialidel territorio».

Quali sono state le scelte politi-che più sbagliate?«La Giunta Lombardo ha perso so-stanzialmente cinque anni cheavrebbero dovuto essere impiegatiin modo innovativo. Invece, si èproseguito sulla strada sbagliatadell’assistenzialismo e della spesaimproduttiva. Aspetti che sonostati spesso messi alla berlina dadecine di articoli comparsi sullastampa nazionale ed estera».

Ritiene dunque necessario un ra-dicale cambiamento di mentalitàdella classe politica?

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Programmi di crescita credibili con presupposti diversi

dal passato, moderni e innovativi. È la base da cui partire,

secondo Enrico La Loggia, per attirare investimenti

e contribuire alle prospettive di crescita dell’Isola

Renata Gualtieri

È opportuno cambiare mentalità

STRATEGIE PER IL SUD

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«Di fronte ai risultati completa-mente negativi fin qui registrati,non c’è alternativa. Occorre ripen-sare le scelte da fare a livello regio-nale in maniera tale che esse sianosempre più compatibili con le esi-genze di un’economia che può ri-prendersi solo se vi si innestanoelementi innovativi. Dobbiamo in-nanzi tutto ripensare il nostroruolo prima di andare a Roma o inEuropa a chiedere ciò che peral-tro, in gran parte, ci è dovuto. Maper farlo, occorre presentarci con lecarte in regola. Dobbiamo esserecredibili nel momento in cui pre-disponiamo programmi di crescitae di sviluppo. Che devono esserebasati su presupposti completa-mente diversi rispetto al passato.Avere cioè caratteristiche di mo-

dernità e innovazione tali da atti-rare investimenti nell’Isola. Allaclasse dirigente sta poi il compitodi assicurare la sburocratizzazionedelle pratiche e la creazione di uncontesto sociale sicuro che sia de-finitivamente liberato dai condi-zionamenti mafiosi».

Cosa pensa dei fondi europei de-stinati allo sviluppo rimasti inuti-lizzati? E perché la Sicilia ha regi-strato queste performance negativeanche rispetto ad altre regioni me-ridionali?«È la rappresentazione più dram-matica della colpevole incapacitàdell’attuale governo regionale. Inuna fase sempre più competitiva,soprattutto all’interno dei confinieuropei, è veramente un atteggia-mento da suicidi quello di per-dere risorse che - ulteriore beffa -spesso sono poi assegnate a regioniche con la Sicilia sono in direttaconcorrenza. La prima cosa dafare, quindi, è dare la massima at-tenzione ai fondi Ue, predispo-nendo programmi seri e credibilitali da avere positiva accoglienza aBruxelles».

La spesa per il personale dellaRegione è di un miliardo e 600milioni l’anno. Cosa ne pensa diquesto spreco di risorse e come èpossibile creare invece lavoro veroin Sicilia?«Questo è il punto decisivo. Fino aoggi si è continuato a fornire posti dilavoro falsi, basati su un precariatoche è offensivo per la stessa dignità dimolti siciliani. In passato si potevaconsiderare questa pratica come unaforma di ammortizzatore sociale.Oggi questo non è più possibile! Bi-sogna quindi procedere a una dra-stica riduzione della pianta organicadella Regione. Quanto poi alla crea-zione di posti veri, soprattutto per igiovani, penso che allo scopo vadanoincentivate a crescere- attraverso so-prattutto misure di carattere fiscale-le piccole e medie aziende che costi-tuiscono la struttura portante del-l’imprenditoria isolana. In questestrutture i giovani potranno vedereperaltro valorizzati i loro studi speci-fici e i loro talenti, investendo sulproprio futuro e contribuendo se-riamente alle prospettive di crescitadella Sicilia».

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Enrico La Loggia

In apertura, Enrico La Loggia,

presidente della Commissione

parlamentare per l’attuazione del

federalismo fiscale

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IL COMMENTO

La crisi che sta investendola Sicilia non è esclusiva-mente economica, ma an-che spirituale. C’è una

crisi che comincia dall’impoveri-mento di una Sicilia che è stata an-che la culla di una certa idea diuniversalità. «Siamo diventati pro-vinciali, caricaturali – ammonisceButtafuoco – e ci stiamo facendoridere dietro, tanto è spaventoso ilvuoto in cui siamo precipitati». Nelfrattempo che esplode, in tutto ilMediterraneo, la “primavera”, nelbel mezzo di un rinascimento “ot-tomano” attraverso cui la Turchia siappresta a diventare una potenzaeconomico-politica di primopiano, «la Sicilia, terra di grandirisorse, viene ridotta a essere ap-pendice di una periferia remota einsignificante qual è l’Europa».

Qual è la causa di tutto questo?

«È tutto dovuto a un impoveri-mento spirituale. La Sicilia non èpiù in grado di produrre un pen-siero, una strategia né, figurarsi,una stagione culturale. VincenzoGallo, ovvero l’immenso Vincino,mi raccontava che nella Palermodegli anni 60 arrivava tutto ilmondo. Il meglio tra gli artisti, legrandi personalità, i capitani d’in-dustria, insomma, lo spirito delTempo. Oggi, tutto ciò che derivadalla Sicilia è solo minutaglia».

Qual è la sua ricetta per superarela crisi?«Smetterla con la mistica del postoe inventare il lavoro. Uscire dallasoggezione da impiegato di con-cetto e diventare contadini, arti-giani, creatori, viaggiatori se è ne-cessario. La Sicilia è piena distipendiati che non producono ric-chezza. Siamo solo consumatori in-

canalati verso i centri commerciali.Dobbiamo solo fare acquisti nelfrattempo che, quasi per stoccag-gio, tipico degli allevamenti, ven-gono esaurite le liquidità per tra-mite di contributi Cee, pensionisociali dei nonni, reddito minimogarantito e varie altre soluzioni de-rivate da regalie e clientele. Siamol’unica terra dove non ha maiavuto possibilità di trovare vigorela cooperativa. Seguo con ansia lavicenda del Collettivo dei lavora-tori in lotta del porto di Trapaniche ha occupato la petroliera, dacui potrebbe sorgere una diversacoscienza del lavoro rispetto alleretoriche lazzarone del “posto” oquelle declamatorie “dello Stato cideve tutelare”».

La cultura rimane sempre ilprimo fondamentale investimentoper lo sviluppo? E cosa può fare la

La Sicilia, che nasce come una terra ricca di risorse, è prigioniera di un impoverimento spirituale.

«Bisogna smetterla con la mistica del posto – afferma il giornalista Pietrangelo Buttafuoco – e

inventare il lavoro», uscendo dalle logiche clientelari

Renata Gualtieri

Quell’Isola che non c’è

Il giornalista Pietrangelo Buttafuoco

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxPietrangelo Buttafuoco

cultura per la Sicilia?«Non ha più senso fare questo in-vestimento perché proprio in Sici-lia viene a mancare il soggettoprincipale: il pubblico, la gente,quelli che poi dovrebbero nutrirsidi tutto ciò che altrove porta ric-chezza e velocità. Tutto quello cheè normale per Mantova, Pordenoneo Capri, in Sicilia è inimmagina-bile. Quando in quelle città fannoi festival non ne beneficiano glieruditi ma i ristoranti, gli alber-ghi, i taxi, perfino i ladri. Se solo sifacesse qualcosa di simile da noinon ci sarebbero che sedie vuote.Vogliamo ricordare la disperata so-litudine della Venere di Morgan-tina? Pur nell’elegante e professio-nale organizzazione del Museo diAidone, quello splendore non hacerto l’allegra folla di Malibù, dovese ne stava assisa, trafugata ma as-

sisa, piuttosto che attendere il “cir-cuito virtuoso dei siti archeolo-gici”. Insomma, mi ci sono rotto lecorna con la cultura come investi-mento. È come vendere frigoriferiagli eschimesi».

In cosa la politica siciliana hapiù fallito?«La politica in Sicilia è solo un am-mortizzatore sociale. Ogni campa-gna elettorale, infatti, è come unconcorso pubblico per l’assegna-zione di posti da consigliere co-munale, da assessore e, per ultimo,da sindaco. L’elezione a Palermodi Leoluca Orlando è un’eccezione,ma solo perché l’attuale sindaco, fi-glio di una tradizione di antico li-gnaggio, ha saputo farsi forte delsuo vantaggio: essere un politicovero. È un’eccezione anche Cata-nia, con Raffaele Stancanelli, erededi quel meraviglioso Movimento

sociale. Piano piano, con tutte ledifficoltà, compresa quella di averea che fare con i siciliani, è riuscitonell’impresa di rimettere a posto iconti e a far finalmente partire ilprogetto di Corso dei Martiri e seci riesce, finalmente Catania an-drà incontro al mare. Per il resto, lapolitica, è tutto un pianto. MimìLa Cavera, allora presidente diConfindustria di Sicilia, mi spiegòla differenza tra ieri e oggi descri-vendo la fatica di riuscire a com-porre le liste elettorali. Mi diceva:“Dovevamo supplicare in ginoc-chio i galantuomini e convincerliad accettare di candidarsi per il Pli.Oggi, invece, fanno a gara per can-didarsi. Ovunque”».

Un dato che completa il quadrodi quello che la Cisl definisce «unfallimento storico» riguarda i gio-vani fra i 15 e i 29 anni che nonstudiano più e non lavorano. Dasiciliano quale messaggio si sentedi lanciare alla categoria?«“Chi esce, riesce”. Quel geniac-cio di Nichi Vendola, governatoredelle Puglie, ne ha pensata una disoluzione proprio bella. Finanziagli studi all’estero ai ragazzi, macon il patto di rivederli tornare aBari e mettere a frutto le compe-tenze nella propria terra di origine.Non succederà mai una cosa cosìin Sicilia».

Vogliamo ricordarela disperatasolitudinedella Veneredi Morgantina?

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POLITICA ECONOMICA

26 • DOSSIER • SICILIA 2012

«L’esperienza delle imprese di successo in Italia e in Sicilia – sottolinea Matteo Caroli, coordinatore

dell’osservatorio economico di Unioncamere regionale – mostra che quando si è innovativi si riesce

a conquistare quota di mercato, anche se la domanda è ferma»

Renata Gualtieri

Secondo i risultati dell’indagine “Leaspettative degli imprenditori sicilianinel prossimo semestre”, condotta dal-l’osservatorio economico di Unionca-

mere Sicilia e presentata nel maggio scorso a Pa-lermo, gli imprenditori siciliani cercano di

resistere a questo momento d’incer-tezza economica attraverso la ridu-zione dei costi. Un approccio necessa-rio per far fronte al crollo degliordinativi e alla contrazione del creditoconcesso dalle banche. «Un approccioche però – spiega Matteo Caroli, co-ordinatore dell’osservatorio – non èsufficiente per il rilancio nel medio-lungo termine». A tal fine, occorre chele imprese possano investire per au-mentare il valore della loro offerta, raf-forzare le competenze, raggiungere ledimensioni sufficienti per competeresui grandi mercati in crescita. «Esisteun nucleo di aziende che già da temposi muove su queste direttrici e sta ot-tenendo notevole successo; è diffuso indiversi settori, ma è ancora troppo pic-

colo e non riesce a trainare il resto del sistemaproduttivo della regione».

Quali le attese per i prossimi mesi?«C’è molta preoccupazione sulla persistentecontrazione della domanda, in particolare trale imprese che operano nel mercato locale o

anche nazionale. Per resistere al forte rallen-tamento dei mercati, si accettano riduzioni diprezzo; le piccole imprese non riescono peròa compensare tale riduzione con una contra-zione dei loro costi di produzione e subi-scono una pesante caduta del margine eco-nomico. Se a questo si aggiunge ilpeggioramento dei tempi di pagamento edella qualità dei crediti, è facile comprenderele gravissime preoccupazioni degli imprendi-tori, purtroppo ampiamente confermate dalforte aumento del numero di cessazioni, inatto ormai da diversi trimestri. Vanno, però,sottolineati i segnali positivi che arrivanodalle imprese che hanno raggiunto una buonaposizione sui mercati esteri o che comunquestanno investendo molto sull’internaziona-lizzazione».

E quali, invece, i principali ostacoli da af-frontare nel prossimo semestre per le aziendesiciliane?«Le aziende siciliane, come quelle di tutto ilPaese, sono di fronte a una sfida epocale checonsiste nel raggiungere la dimensione e lecompetenze necessarie per saper competere alivello internazionale. Riuscire in questo in-tento comporta anche raggiungere una lea-dership nel mercato interno e, quindi, nondover subire le possibili battaglie di prezzoda parte di grandi competitori esteri. La que-stione cruciale è la zavorra che appesantisce le

Export e innovazione,le leve per uscire dalla crisi

Matteo Caroli,

coordinatore

dell’osservatorio

economico di

Unioncamere Sicilia

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Matteo Caroli

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imprese impegnate nella sfida dell’efficienza edella competitività internazionale. Una za-vorra determinata dall’inadeguatezza di moltaparte dell’apparato normativo riguardante leattività economiche, dalla conseguente ecces-siva complessità del sistema amministrativo,dalla crescente inefficienza dei servizi pub-blici. Un altro fondamentale problema per leimprese è la scarsa capacità di accumulare ca-pitali, che rende molto difficile poter effet-tuare investimenti consistenti; una scarsa ca-pacità determinata dal ridursi dei marginieconomici e da un livello di imposizione fi-scale che nel suo insieme è divenuta davveroinsostenibile».

Quali sono le armi migliori che consen-

tono di essere competitivi sul mercato?«Innovazione, innovazione, innovazione.L’esperienza delle imprese di successo in Italiae nella stessa Sicilia, dove ce ne sono comun-que molte, mostra chiaramente che quando siè innovativi si riesce a conquistare quota dimercato, anche quando la domanda è ferma oaddirittura in declino; si riesce ad attirare gliacquirenti internazionali e a essere più effi-cienti. La capacità di innovare i processi pro-duttivi, i prodotti, ma anche il modo di “farebusiness”, di rapportarsi con il cliente, è la va-riabile decisiva per avere successo, in partico-lare in fasi di grande difficoltà generale comequella attuale».

L’Isola è agli ultimi posti tra le regioni ita-

La scarsa attitudinealla cooperazioneè uno dei limitidell’imprenditoriasiciliana

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liane per numero di aziende coinvolte nellereti d’impresa. In base ai risultati del son-daggio quanti imprenditori credono in que-sto strumento e come è possibile diffonderlo?«La scarsa attitudine alla cooperazione è unodei limiti dell’imprenditoria siciliana; credo,

tuttavia, sia necessario guardare a questo li-mite in chiave positiva, come una grande op-portunità di miglioramento. È essenziale ini-ziare un processo che, in modo rapido,diffonda anche in Sicilia la cultura del farerete, sempre più sviluppata in altre regioni

del Paese. Questo processorichiede una precisa politicaindustriale e un concretoimpegno delle istituzioni. Atal fine, mi pare molto posi-tiva l’iniziativa presa daUnioncamere Sicilia dicreare una “academy”, intesaproprio come uno spazio perfavorire il confronto tra gliimprenditori, lo scambio diidee, l’apprendimento col-lettivo, e di qui, lo sviluppodi idee di business da realiz-zare attraverso la collabora-zione di più imprese».

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Anche Unioncamere Sicilia si dotadell’osservatorio economico, così

come previsto dalla recente normativasulle Camere di Commercio. L’obiettivodel nuovo centro studi è quello dianalizzare periodicamente l’andamentodel mercato regionale e fornire alleimprese uno strumento in più perconoscere i punti di forza e le criticitàdel sistema produttivo nel qualeoperano. Con lo stesso spirito è anchenato “Unioncamere Sicilia academy”(Usa) che ha lo scopo, ancheattraverso il portalewww.usa.unioncameresicilia.it, dioffrire agli imprenditori dell’isola corsidi aggiornamento, seminari e servizialle aziende. «Il futuro della Sicilia –

afferma AlessandroAlfano, segretariogenerale diUnioncamere Sicilia eideatore del progetto“Usa” – è nella mani dichi sa fare impresa. Perquesto va supporto ecoadiuvato in uncammino di crescitacomune». «Tra gli obiettivi di Usa –conclude Alfano – c’è anche quello ditenere vivo il dibattito sulla Sicilia congli operatori del settore e glieconomisti». Insomma, un veroe proprio pensatoio che possacontribuire allo sviluppo e allacrescita locale.

Un cammino comune di crescita«Il futuro della Sicilia – afferma Alessandro Alfano,segretario generale di Unioncamere Sicilia – è nellemani di chi sa fare impresa e che quindi rappresentail vero motore dell’economia regionale»

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Alessandro Alfano,

segretario generale

di Unioncamere Sicilia

POLITICA ECONOMICA

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POLITICA ECONOMICA

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L’indice di fiducia tra i palermitani si mantiene negativo. Roberto

Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo, invita gli

imprenditori locali a unire le forze e a concentrarsi su obiettivi

comuni e chiari per il rilancio del territorio

Renata Gualtieri

Alla preoccupante situazione econo-mica diffusa capillarmente in tuttala Sicilia oggi si aggiunge la crisidel terziario e del commercio. E ad

allarmare è anche il crollo di buona partedelle aziende storiche palermitane. Conti-nuano intanto ad aumentare le richieste di ri-strutturazione dei debiti e si impone un graveproblema sociale rappresentato dalle munici-palizzate cittadine che vivono una situazionedi enorme difficoltà finanziaria. Di mese inmese si cerca di evitare il dissesto totale chearrecherebbe danni ingenti al capoluogo sici-

liano. «A tutto ciò si aggiunge – sottolinea ilpresidente della Camera di Commercio diPalermo, Roberto Helg – che non ci sono imezzi finanziari per la cassa integrazione inderoga, per cui oggi moltissimi lavoratori li-cenziati o in cassa integrazione non percepi-scono emolumenti da circa sei mesi. Tuttoquesto grava sui consumi che continuano acalare in maniera netta per mancanza di li-quidità delle famiglie».

Da quali settori potrebbero arrivare segnalidi ripresa?«Una buona occasione di rilancio può venire

Un “brand Palermo”e uno sguardo all’estero

Roberto Helg,

presidente della

Camera di Commercio

di Palermo

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Roberto Helg

SICILIA 2012 • DOSSIER • 31

dal fatto che Palermo haun’amministrazione politicanuova, a maggio è statoeletto un nuovo sindaco, ilquale sta cercando di esami-nare tutte le problematichecon occhi sgombri dal pas-sato. Abbiamo la necessità as-soluta di rimettere in movi-mento tutte le infrastrutturee riaprire i cantieri e interve-nire con opere che rilancinoil turismo. Palermo non èsolo una città di mare ma an-che un centro di grande cul-tura da valorizzare. C’è la ne-cessità, ad esempio, di uncentro congressi che possapermettere di ospitare da1.000 a 3.000 persone e diorganizzare congressi inter-nazionali. Va creato un brandPalermo, che racchiuda lagrande cultura palermitana,l’enogastronomia, che è trale eccellenze del nostro terri-torio, e il mare. Ma va ricor-dato che bisogna lavoraretutti insieme per il rilanciodella nostra terra».

Dall’indagine “Le aspetta-tive degli imprenditori sici-liani nel prossimo semestre”,condotta dall’osservatorioeconomico di Unioncamere,solo l’8 per cento degli in-tervistati crede nelle alleanzecon altre imprese come stru-mento per uscire dalla crisi.Quanto sono diffuse oggi le

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La crisi sta attraversando tutti i settori,ma i dati che più preoccupano le

imprese palermitane sono quelli relativi alcrollo delle vendite e dei consumi. Segnaliche si riflettono inevitabilmente sullaproduzione. «Questa crisi – commenta ilpresidente degli industriali AlessandroAlbanese (nella foto) – s’innesta in unterritorio già cronicamente fragile eaggrava problemi già presenti».

Cosa lamentano di più gli imprenditoripalermitani?«Tra i freni che maggiormente ostacolanolo sviluppo c’è il costo del lavoro. Unabusta paga è come un rebus. Il sistemadelle retribuzioni e degli oneri èfarraginoso e complicatissimo, e a farne lespese sono le imprese e i lavoratori.Confindustria ha studiato un contrattoterritoriale di sviluppo. Si tratterà di unasorta di apprendistato professionalizzanteo di mestiere, per i giovani di etàcompresa tra i 18 ed i 29 anni, a 650 euromensili con gli oneri sociali a caricodell’impresa. Per ogni lavoratore occupatodi età pari o superiore a 45 anni, il datoredi lavoro potrà assumere fino a treapprendisti. Questa è la veraqualificazione del personale, quellaaffidata alle imprese. Ed è per questo chechiederemo che i fondi finora sperperatidalla Regione nella finta formazionevengano dirottati alle imprese perpreparare il personale direttamenteall’interno dello stabilimento».

Da una recente indagine di UnioncamereSicilia è emerso che per il 45% degliimprenditori siciliani la soluzione miglioreper superare le difficoltà del momento èridurre i costi. Su cosa preferisconotagliare gli imprenditori palermitani?«Proporzionalmente si avverte unacontrazione della spesa che attraversatutte le poste di bilancio».

Tra gli intervistati solo il 10% credenell’internazionalizzazione come exitstrategy e l’8% si affida a innovazione e

alleanze con altre imprese. ConfindustriaPalermo come favoriscel’internazionalizzazione e la creazione dellereti d’impresa?«Uno dei punti prioritari del programma diConfindustria Palermo, sotto la mia guida,è proprio quello della collaborazione traimprese attraverso un programma miratodi marketing intra-associativo. L’unione fala forza, la chiave del rilancio è tutta qui».

Quali le criticità presenti per quantoriguarda la gestione finanziaria e il creditotra banche e imprese?«Occorre un dialogo tra le banche, le impresee le istituzioni su questioni meramentetecnico-operative. L’obiettivo è quello direndere più fluido l’iter di autorizzazioni per leattività d’impresa. Quanto al rapporto trabanche e imprese, partiremo a breve con unciclo di incontri curati dagli associati dellasezione credito e rivolti a tutti gli altriimprenditori per migliorare il dialogo tra i duesoggetti. Infine, sarà cura della nostrasezione credito sensibilizzare le imprese asviluppare una maggiore capacitàprogettuale. Migliore sarà il progetto, migliorepotrà essere la valutazione da parte degliistituti di credito».

Tutti i freni dello sviluppoDai dati della Banca d’Italia sulla Sicilia traspare un bilanciocomplessivamente negativo, che non fa intravedere all’orizzonteprospettive migliori per il resto del 2012, specie guardando alle cifreche vengono dal settore industriale. Il commento del presidente diConfindustria Palermo Alessandro Albanese

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reti d’impresa a Palermo e come è possibilevalorizzare questo strumento?«Ancora molto poco, ciò avviene a causa dellamentalità dei siciliani e dei palermitani cheinduce a pensare che non ci si unisce gli uniagli altri ma si considera l’altro come un av-versario. Bisogna dunque lavorare per sradi-care queste convinzioni e capire che tutto ciòche è unione è forza. Occorre il massimo im-pegno da parte delle associazioni di categoria,ma non sono ottimista sul fatto che questopossa accadere a breve».

Quali azioni ha messo in atto la Camera diCommercio di Palermo e quali le iniziative fu-ture a sostegno delle micro, piccole e medie im-prese, specie per favorire i processi di interna-zionalizzazione?«L’ente camerale si sta impegnando al mas-simo, in base alla sua disponibilità econo-mica, nel sostegno alle piccole e medie im-prese, aiutando i consorzi fidi e dandoagevolazioni anche agli enti bilaterali delterziario, tutte iniziative che mirano allo svi-

luppo. Seguendo le linee programmatiche diUnioncamere nazionale, stiamo fortificandolo sportello dell’internazionalizzazione perfar crescere le nostre aziende, alcune dellequali da sole sono già in grado di esportarema a fatica. A una recente missione all’esterohanno partecipato 50-60 aziende italiane, dicui 3 di Palermo, che hanno portato ordinia casa, che è quello cha a noi più interessa.Le sole missioni della Camera di Commer-cio di Palermo dunque non bastano, mavanno collegate con le missioni nazionali diUnioncamere».

Da dove potrà scaturire valore aggiuntoeconomico e sociale in un prossimo fu-turo?«Può derivare dall’unione delle forze, e l’horibadito recentemente anche al sindaco Or-lando. Bisogna lavorare tutti assieme per-ché le risorse sono poche, ma quelle che cisono vanno concentrate su obiettivi precisi,pochi ma chiari, e su questi ci dobbiamobattere tutti».

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Palermo non è solo una città di mare ma ancheun centro di grande cultura da valorizzare. C’è la necessità,ad esempio, di un centro congressi che possa permetteredi ospitare da 1.000 a 3.000 personee di organizzare congressi internazionali

POLITICA ECONOMICA

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L’abbandono del concetto di distretto a vantaggio

di nuove e più snelle forme di aggregazione aziendale

è una delle chiavi che, secondo Domenico Bonaccorsi

di Reburdone, aprirà le porte dello sviluppo

alle imprese catanesi

Giacomo Govoni

Le 943 imprese e unitàlocali iscritte, per oltre24mila dipendenti,fanno di Confindu-

stria Catania l’organizzazionedi industriali più nutrita del-l’isola e la seconda del Mezzo-giorno, alle spalle della sola Na-poli. Una vivacità ben espressaanche dal saldo tra le impresenate e cessate che la certificaconfederale 2011 attesta di unpunto superiore alla media na-zionale. Proprio per questo, dalfronte industriale s’invoca oraun cambio di passo sul versanteistituzionale, per non veder sfu-mare risorse preziose per il ri-lancio economico di Catania edella Sicilia tutta. «È di assolutapriorità – osserva DomenicoBonaccorsi di Reburdone, pre-sidente degli industriali cata-nesi – trovare il modo di utiliz-zare i fondi europei nei tempipiù rapidi possibili».

Catania punta sulle reti e i giovaniimprenditori

A destra,

Domenico Bonaccorsi

di Reburdone,

presidente di

Confindustria Catania

POLITICA ECONOMICA

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Domenico Bonaccorsi di Reburdone

Così, magari, si inizierebbe una graduale ri-mozione di quei «macigni che gravano sullavostra comunità imprenditoriale» di cui par-lava a inizio giugno, nell’ultima assembleadel suo mandato. Quali i più pesanti per i vo-stri associati?«In ordine di gravità, metterei al primo posto laburocrazia elefantiaca e autoreferenziale cheprovoca una perdita di concorrenza delle nostreimprese rispetto all’Europa. Seguono i ritardinei pagamenti delle Pa, crediti spesso neanchebancabili per l’inaffidabilità del debitore. A que-sti, si sommano la corruzione che ancora dilaganel nostro territorio e l’estenuante lentezza dellagiustizia civile che rende le nostre aree pocoappetibili per gli investitori. Da ultimo, il diffi-cile accesso al credito, sebbene le banche so-stengano che nelle nostre zone la restrizione èstata più contenuta. Ma la percezione diffusa di

chiusura da parte degli istituti inibisce le im-prese».

In compenso, l’indagine Srm pone Cataniaal 7° posto nazionale in fatto di imprese gio-vanili. Su cosa possono contare le nuove levedell’industria catanese per superare indennila fase di avviamento e affermarsi come vettoridi sviluppo dell’economia locale? «Noi abbiamo la fortuna di avere un’ottimauniversità che forma una classe di giovaniimprenditori davvero agguerrita. Ultima-mente ho presenziato a un’iniziativa pro-mossa da Telecom che premiava nuovi pro-getti di start-up e ho registrato un fervore diidee e una voglia d’impresa veramente am-mirevoli. Per valorizzare queste risorse, loscorso marzo il gruppo dei giovani impren-ditori di Confindustria Catania ha costituito“ImprendiCatania”, sportello che offre assi-stenza e orientamento al giovane che crede inun’idea e che può “sfruttare” le nostre rela-zioni per creare contattiutili a realizzarla in con-creto. Il successo iniziale èottimo e scongiura il fe-nomeno di esportazionedei nostri talenti, che tro-vano così lavoro nel no-stro territorio».

“Vivisezionando” il vo-stro tessuto produttivo, laparola d’ordine sembraessere diversificare. «Una caratteristica del no-stro territorio è proprio la

Diversificando abbiamo resistitomeglio alla crisi mondiale rispettoad altre aree della Sicilia in cui èprevalsa una specializzazioneproduttiva a senso unico

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multisettorialità, strumentovincente che ha attutito gli ef-fetti drammatici della crisi.Diversificando si è ottenutauna resistenza maggiore alla recessione mon-diale rispetto ad altre aree della Sicilia, in cuiè prevalsa una specializzazione produttiva asenso unico».

È dunque questa la pista preferenziale cheil sistema economico catanese dovrà percor-rere o converrà puntare sul pieno rilancio dialcuni “distretti eccellenti”?«Fermo restando che a Catania abbiamo di-stretti come quello dell’hi-tech che in passato,grazie alla presenza di una multinazionalecome Stmicroelectonics, hanno creato un in-dotto di imprese ragguardevole, considero ilconcetto di distretto un po’ maturo. Unaforma che, soprattutto in Sicilia, non ha maicompletamente attecchito e che oggi deve es-ser superato dallo strumento delle reti d’im-presa. Varato come normativa da un paiod’anni, è in questi ultimi tempi che si sta im-ponendo, grazie alla sua agilità e al fatto chesi possano costituire alleanze sia verticali cheorizzontali».

La capacità di costruirsi un profilo interna-zionale peserà molto nel futuro successo delleaziende catanesi. In questo senso, esistono giàesempi di realtà aziendali a cui ispirarsi?«L’internazionalizzazione è la strada maestra dabattere in questo momento. Le realtà d’eccel-lenza, in questo senso, non mancano. Oltre aStm, cito la 3Sun: partita a fine 2011 dallajoint venture fra Enel, Sharp e la stessa Stm, ègià la più grande azienda europea di produ-zione di pannelli solari. Poi ci sono la Micron,presente a Catania anche con un centro di ri-cerca sulle memorie di prossima generazione,le Acciaierie di Sicilia, prima acciaieria ecolo-gica d’Italia, e la Pfizer, che concentra a Cata-nia la produzione di farmaci di nuova fron-tiera. E ancora, la Meridionale Impianti,azienda catanese che si occupa di alta tecnolo-gia impiantistica e che opera in 4 continenti,e la Mtn, leader nel settore delle telecomuni-cazioni. Infine la Cogip, attiva nelle grandiinfrastrutture che opera molto all’estero».

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L’internazionalizzazioneè la strada maestra da batterein questo momento. Le realtàd’eccellenza, in questo senso,non mancano

POLITICA ECONOMICA

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Raffaele Stancanelli

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Saranno testati direttamente dal Co-mune di Catania i nuovi prodotti chenei prossimi tre anni usciranno dai dueprogetti di ricerca da poco finanziati

dal Miur nell’ambito del progetto “Smart ci-ties”. Improntati all’hi-tech e al conseguimentodi un reale sviluppo per il territorio catanese,questi progetti, presentati a inizio giugno dalministro Francesco Profumo, «avranno una ri-caduta significativa anche sul fronte occupa-zionale – assicura Raffaele Stancanelli, sindacodi Catania – con il coinvolgimento qualificatodi centinaia di ricercatori siciliani».

Uno stanziamento di ben 38 milioni dieuro, ottenuto anche grazie al ruolo attivosvolto dalla sua amministrazione. A qualifattori è da ascrivere questo risultato e qualiprospettive si aprono per la città?«Abbiamo ottenuto questo importante risul-tato perché Catania è da sempre una città ca-pofila dell’innovazione tecnologica, applicataanche alle pubbliche amministrazioni. Il Co-mune è stato promotore e ha attratto aziende,università e centri di ricerca all’interno di que-sti due progetti finanziati, a cui se ne aggiungeun terzo, denominato Miglio rosso, da 21 mi-lioni di euro in partenariato con il Cnr Ibame relativo alla catalogazione e fruizione deibeni culturali dell’area metropolitana».

Cosa prevedono i due progetti del Miur,nel dettaglio?«Il primo progetto, che vale 17 milioni, sichiama “Smart Urban” ed è una piattaformadi cloud providing orientata alla valutazionedelle performance amministrative interne ed

esterne, in collabora-zione con l’Universitàdi Catania, il Cnr, Si-cilia sistemi tecnolo-gici e Sielte Spa. Il se-condo è “Sinergrid” eriguarda la produ-zione di energia daimmobili pubblici.Colgo l’occasione persottolineare che a ot-tobre si concluderà lasperimentazione di il-luminazione pubblicaattraverso le lampadea led che ci permetterà un risparmio del 30-40%. Tirando le somme, l’investimento com-plessivo per lo sviluppo di Catania e la valo-rizzazione di centinaia di talenti scientificisiciliani che avranno un ruolo di primo pianoin tutti e tre i progetti è pari a 60 milioni dieuro».

In chiave di rilancio economico dell’areaetnea, che rilevanza strategica assume ilpiano di sviluppo integrato di Catania cittàmetropolitana e quali soggetti coinvolge?«È chiaro che questo piano, che coinvolge 12 co-muni dell’hinterland oltre Catania per oltre500mila abitanti, ha una rilevanza prioritaria.Oltre al miglioramento dei servizi sociali, la ri-qualificazione dei servizi erogati e l’acquisto di 80bus ecologici per 24 milioni di euro, il piano cimetterà anche nelle condizioni di creare l’agen-zia della mobilità - che al Sud non esiste ancora- secondo la filosofia di fondo dello sviluppo in-

In prima fila nella partita dello sviluppo integrato di Catania,

il Comune sarà nei prossimi anni anche fra i destinatari

dei progetti di innovazione tecnologica prodotti dal territorio.

Parola a Raffaele Stancanelli

Giacomo Govoni

L’intelligenza tecnologicaparla etneo

Raffaele Stancanelli,

sindaco di Catania

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tegrato, mirata a organizzare il servizio di tra-sporto su scala metropolitana».

A proposito di mobilità e trasporti il mi-nistro Passera ha dichiarato che il pontesullo stretto di Messina non è una prio-rità: come interpreta questa posizione delgoverno?«Io penso che il ponte debba essere una prio-rità. Tuttavia in Sicilia si è sempre detto chetale opera può fare da grande volano econo-mico e occupazionale solo se vengonorealizzate le infrastrutture per arrivarci, siadal lato Calabria che dal lato Sicilia. Diver-samente, rimarrebbe una cattedrale neldeserto priva di senso».

Rimanendo in ambito infrastrutturale,di quali collegamenti ha bisogno Catania

per giocare la partita dello sviluppo inmodo competitivo?«Se di recente il corridoio Berlino-Palermo èstato rivisto in Berlino-Catania-Palermo si-gnifica che Catania svolge un ruolo di nodo in-termodale importantissimo. E d’altronde ènormale per un territorio che ospita il terzo ae-roporto d’Italia, un porto commerciale, un in-terporto e, non ultima, la ferrovia, in cui ilCipe ha approvato il progetto di doppio bina-rio, che aprirebbe alla possibilità di raggiungerePalermo in meno di un’ora attraverso il pas-saggio da Catania. Quest’ultima è un’infra-struttura straordinaria per l’intera Sicilia, apatto che si possa realizzare senza interferire sulcentro storico. Proprio per questo motivo èstato proposto un progetto alternativo al com-

petente ministero, che spe-riamo venga preso in seriaconsiderazione».Di recente dalla Regione si

è levato un appello a fare si-nergia col Comune di Cata-nia per affrontare insieme lasfida dello sviluppo. Comerisponde a questo invito?«Essere considerati dalla Re-gione il partner ideale perpromuovere l’iniziativa pro-pulsiva dello sviluppo, rico-nosce in primis la centralitàindustriale e commerciale diCatania, ripagandoci anchedel lavoro di risanamentodella macchina comunalesvolto negli ultimi quattroanni. Non a caso, il Comuneha partecipato a tutti i pro-getti del Por 2007-2013 esiamo in testa in tutte le gra-duatorie delle varie misuremesse a bando».

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Il piano di Catania città metropolitana cimetterà nelle condizioni di creare l’agenziadella mobilità, che al Sud non esiste ancora

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40 • DOSSIER • SICILIA 2012

POLITICA ECONOMICA

Situato nel cuore di quel distretto sud-est, che costituisce la locomotiva pro-duttiva della regione, l’aeroporto in-ternazionale di Catania riveste un

ruolo chiave nel sistema trasportistico iso-lano. «La morfologia della Sicilia – puntua-lizza Gaetano Mancini, presidente della Sac,società che gestisce l’aeroporto– unita al-l’ubicazione dello scalo, fanno sì che su 5milioni di residenti, Fontanarossa ne facciaviaggiare 3,5 milioni l’anno, circa il 70 percento». Un hub ai vertici nazionali in fatto divolumi di traffico, per il quale Enac e la stessaSac hanno firmato a giugno un contratto diprogramma che, nei prossimi quattro anni,svilupperà investimenti infrastrutturali nelloscalo etneo per oltre 90 milioni di euro.

Una firma che ricade nell’ambito della con-cessione quarantennale assegnatavi da Enac.Verso quali direttrici di sviluppo la orienterete?«Contestualmente al contratto di programmafirmato con Enac, con il supporto dell’advi-sor Mediobanca abbiamo condotto le atti-vità necessarie a garantire alla Sac la relativaprovvista finanziaria, ottenendo la disponi-bilità dei principali gruppi bancari e dellaBei. Nei prossimi quattro anni sono previsticirca 140 milioni di euro di investimenti inautofinanziamento, distribuiti tra la riquali-fica dell’air side - pista di volo, strip, rac-cordi - e della vecchia aerostazione Morandi,

che garantirà traffico aggiuntivo per circa 2,5milioni di passeggeri, l’aumento dei parcheggie la realizzazione di un parco fotovoltaico di28mila metri quadrati sulla copertura dellasopraelevazione del parcheggio P4 per ridurrei consumi di energia dafonti tradizionali».

Quanto lo scalo diFontanarossa contri-buisce già adesso allaleadership economicadi quest’area? «Moltissimo. Nondimentichiamo che laSicilia è un’isola e, inassenza di collegamentistabili con il restod’Italia e con l’Europa,l’aeroporto di Cataniaè di fatto l’infrastrut-tura che garantisce lamobilità veloce esicura di oltre la metàdei siciliani. È la vera porta per la Siciliaorientale e centrale, ubicata in un puntonodale, a pochi minuti dal centro di Catania,dal porto e dall’interporto».

Qual è il suo attuale bacino d’utenza?«Fontanarossa serve, in tutto o in parte, 7delle 9 province dell’isola: in ordine di pre-senza di passeggeri ci sono Catania, Ragusa,

Cominceranno dalla riqualificazione della zona air side i lavori di potenziamento

dell’aeroporto internazionale di Catania. Entro fine anno è prevista anche la consegna

del progetto definitivo del nodo intermodale. Il punto di Gaetano Mancini

Giacomo Govoni

Fontanarossa, trafficoda record e nuovi investimenti

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 41

Gaetano Mancini

Messina Siracusa, Enna, Caltanissetta e partedella provincia di Agrigento. C’è persinoqualche presenza della parte più a est dellaprovincia di Palermo. Fra queste, compaionoappunto quelle del distretto del sud-est, conla loro concentrazione di attività imprendi-toriali che influiscono sul Pil regionale».

Quanto gli interessi particolari stanno in-tralciando lo sviluppo integrato dell’aero-porto di Catania?«Posso dire che fin qui i numeri dimostranouna forte unità d’intenti nel sostegno al pro-getto di sviluppo aeroportuale. Nel 2006 gliindici Ebitda ed Ebit, che valevano il 12 e il5 per cento del fatturato, relegavano la Sacagli ultimi posti nel confronto con le altre so-cietà aeroportuali. Quest’anno, con i dati dibilancio al 31 dicembre 2011, che chiudecon un margine operativo lordo di quasi 17milioni e un risultato positivo pari 3,4 mi-lioni di euro, quegli stessi indici sono saliti al32 per cento e al 17 per cento. Questo di-mostra come, anche in Sicilia, si può gestireuna società interamente pubblica con criteri

di efficienza e guardando al mercato, grazieanche all’unità d’intenti dei soci. Se questacondizione permane, non potranno esserciostacoli allo sviluppo. Viceversa sarà tuttopiù complesso».

L’iter per realizzare l’intermodalità a Fon-tanarossa pare procedere spedito. Quali sog-getti chiama in causa e a quando il passaggioalla fase operativa?«Da quando nel dicembre 2010 la Commis-sione europea, nell’ambito del programmaTrans European Network Transport, ha finan-ziato con 2 milioni di euro il 50% dello studiodi fattibilità e della progettazione preliminaredel nodo intermodale, Sac, Enac e Rfi lavoranoalla realizzazione di un collegamento ferrovia-rio stabile su Fontanarossa. In giugno abbiamopresentato il progetto in itinere a tutti gli sta-keholder del territorio ed entro il 31 dicembreconsegneremo la documentazione. Mi premesottolineare un altro aspetto: Rfi ha recepito larichiesta congiunta di Enac e Sac di renderecompatibili gli interventi sulle strutture ferro-viarie esistenti con il piano di sviluppo delloscalo catanese, che punta all’allungamento dellapista di volo per consentire il decollo e l’atter-raggio di voli diretti intercontinentali».

È il primo aeroporto come volume di traf-fico nel sud Italia, eppure l’Ue stenta a inse-rirlo nella lista degli scali strategici. Su qualielementi farete leva per “convincerla”?«Credo che il criterio del numero di abitanti, ap-plicato dall’Ue per individuare i nodi strategicidella nuova rete europea dei trasporti, generi unequivoco di fondo. E cozza con l’effettivo ba-cino di utenza: Catania non ha un milione di re-sidenti, ma l’aeroporto serve un bacino pari a trevolte e mezzo quello preso a riferimento dallaUe. Catania ha raggiunto quest’anno oltre 6,7milioni di passeggeri, nuovo record di cui credol’Ue dovrà tenere conto. Addetti ai lavori, au-thority e la deputazione regionale a Bruxellesproveranno, documenti alla mano, a dimostrarel’opportunità di rivedere questa decisione. Senzacontare che proprio per la sua natura di isola eper il deficit di altre infrastrutture, entrambi gliscali di Catania e Palermo dovrebbero avere amio giudizio questo status».

Gaetano Mancini,

presidente e

amministratore

delegato della Società

Aeroporto Catania

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POLITICA ECONOMICA

42 • DOSSIER • SICILIA 2012

Il futuro passadalla darsena

Sono diversi i nodi critici che deve

affrontare l’Autorità portuale di Catania, dalla

realizzazione della darsena commerciale al tema della

sicurezza all’interno dello scalo.

Ne parla il presidente Santo Castiglione

Leonardo Testi

«Nonostante las i tuazioneeconomicae comples-

siva di crisi, della quale ancheil porto risente, lo scalo diCatania ha registrato, in que-sti primi mesi del 2012, unincremento rispetto all’annoprecedente sia del trafficopasseggeri che del trafficomerci». È il presidente SantoCastiglione a fornire un qua-dro generale dell’andamentodel porto catanese; uno sce-nario che deve tenere inevita-bilmente conto delle proble-matiche collaterali alleattività di movimentazione -sicurezza, polemiche sulla pu-lizia e da parte dei pescatori -e soprattutto lo scontro conla Soprintendenza ai beni cul-turali per i lavori sulla dar-sena commerciale. La progettazione esecutiva re-lativa alla nuova darsenacommerciale era già stata im-prontata e i lavori veri e pro-pri dovevano partire a fine

giugno. Un iter lungo dueanni per un costo comples-sivo di 100 milioni di euro.

Come si procederà dopo lostop imposto dalla Soprin-tendenza? E quale impor-tanza riveste la darsena com-merciale nel futuro delporto?«La darsena rappresenta unastruttura strategica per la ca-pacità di ospitare cinque ap-prodi, cinque navi contem-poraneamente fino a 200metri di lunghezza, 1.100metri lineari di banchine ope-rative, 120mila metri qua-drati di piazzali dove stoccarela merce in arrivo, partenza etransito. Si tratta di unastruttura che si connetterà di-rettamente all’asse dei servizi,principale arteria stradale checollega il lato sud della cittàcon le principali autostrade,minimizzando l’attraversa-mento dei mezzi pesanti neltessuto cittadino. La darsenaconsentirà di spostare grossaparte del traffico commer-

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 43

ciale oggi movimentato al-l’interno della zona storica delporto, consegnando così fi-nalmente un waterfront allacittà, utilizzabile per scopi piùurbani. I lavori stanno pro-cedendo regolarmente, è statoriprogrammato l’interventoprevisto nella zona dell’Ac-quicella, dove occorre effet-tuare dei lavori di riqualifica-zione e rinaturalizzazione daconcordare con la Soprinten-denza».

La darsena identificaval’ultima struttura da realiz-zare come previsto nelpiano regolatore del 1978.Ci sono aggiornamenti perquanto riguarda il nuovopiano regolatore?«L’iter del piano regolatoredeve essere, per legge, portatoa compimento d’intesa conl’amministrazione comunale.Il Comune sta valutando questo piano da almeno seianni ed è ancora in fase di discussione».

Non sono mancate negliultimi mesi le proteste deglioperatori della pesca che la-mentano la mancanza, al-l’interno dello scalo, dipunti luce e acqua e il pro-blema della pulizia.

«Le questioni sorte con unaparte dei pescatori sono statediscusse più volte. L’Autoritàportuale non può fornire di-rettamente acqua ed energiaelettrica, ma può e deve -come, in effetti, è stato fatto- predisporre tutte le infra-strutture necessarie affinché ipescatori possano riunirsi efruire delle utenze. Perquanto riguarda la pulizia, al-meno una volta al mese sicompiono una verifica e unintervento di pulizia straor-dinaria degli ambiti portuali,oltre a quello ordinario quo-tidiano per smaltire mate-riale, copertoni, batterie, ri-fiuti non domestici concarattere di pericolosità. L’Au-torità cerca di risolvere questiproblemi, ma fa anche ap-pello alla coscienza civile diciascuno, perché è impor-tante che ognuno faccia lapropria parte».

A preoccupare sono anchei furti avvenuti nel porto.«L’Autorità ha completato l’in-stallazione di un complesso si-stema di security dotato di 50telecamere, un sistema di let-tura targhe e un sistema dicontrollo accessi collegati 24ore su 24 con la sala operativa

della Capitaneria di porto econ un apposito sistema di re-gistrazione. Il tutto verrà col-laudato nel giro di 2-3 mesi ecostituirà un cambiamento no-tevole per un porto storico,come quello di Catania, dasempre caratterizzato da unalto livello di frequentazioneda parte dei cittadini. Do-vranno essere risolte le even-tuali problematiche che sorge-ranno, ma questo sistema,limitando l’accesso al porto,dovrebbe permettere anche lariduzione dei furti».

Quali le prospettive delporto di Catania?«Il porto ha sviluppato la capa-cità di attirare un’importantemovimentazione di traffico tra-ghetti, cresciuto negli ultimi 15anni sia nel numero dei mezzitrasportati sia nel numero dicollegamenti che interessano ilporto di Catania. Anche l’atti-vità crocieristica è sicuramenteun core business e prevediamoun aumento costante del nu-mero dei passeggeri e delle navi. La realtà è che lo spazio del porto è piuttosto ridotto,per questo la darsena garanti-rebbe maggiore spazio per po-sizionare i semi-rimorchi e stoc-care la merce».

��

La darsena consentirà di spostare grossa parte del trafficocommerciale oggi movimentato all’interno della zonastorica del porto, consegnando un waterfront alla città

Santo Castiglione

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 45

CREDITO & IMPRESE

CREDITO, PENALIZZATIGIOVANI E PMI

Un 2011 segnato sia dalla contrazione delladomanda di finanziamenti sia dall’irrigidi-mento dei criteri di erogazione da parte de-gli intermediari non ha scoraggiato il cir-cuito creditizio siciliano che nei primi tremesi del 2012 ha accordato prestiti al-l’economia isolana per un ammontare di67,7 miliardi di euro. Un incremento del2,6% rispetto allo stesso periodo dell’annoprecedente che, da un canto, rispecchia lafiducia che gli istituti finanziari conser-

vano nei confronti dell’anima produttivadella regione ma, dall’altro, non nascondele “spine” che rendono ancora tormentatoil rapporto delle banche con il territorio.Valgano, in questo senso, due dati su tutti:la crescita delle sofferenze, salite del 9,2%nel 2011 per una cifra che supera i 6,2 mi-liardi di euro e l’ampliamento degli spreadsui mutui applicati alla clientela più ri-schiosa, come le giovani famiglie e le pic-cole medie imprese.

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46 • DOSSIER • SICILIA 2012

CREDITO & IMPRESE

S’incrina in maniera progressiva l’affi-nità fra gli istituti finanziari e le im-prese siciliane. Lo testimonia l’ulte-riore deterioramento della qualità

del credito rilevato dall’indagine del giugnoscorso della Banca d’Italia sull’andamento del-l’economia isolana. Rispetto al 3,3 del 2010, iltasso di flusso di nuove sofferenze è salito al 3,5per cento, concentrandosi soprattutto nell’in-dustria manifatturiera. «Le condizioni necessa-rie perché il tessuto produttivo siciliano mi-gliori il suo rapporto col credito – spiegaGiuseppe Arrica, direttore della sede palermi-tana di Banca d’Italia – sono una crescita dellacapacità competitiva e un abbassamento della ri-schiosità delle imprese locali».

Il vostro report 2011 sulle attività produt-tive in Sicilia scatta un’opaca fotografia del si-stema imprenditoriale regionale: quanto pesal’attuale qualità del dialogo banca-impresa?«L’attuale rallentamento dei prestiti bancari di-

pende dalla riduzione della domanda di credito,ma anche da un inasprimento delle condizionidi offerta praticate dalle banche, come i tassi ap-plicati, le garanzie richieste, il rating minimo ne-cessario per accedere ai finanziamenti. Con lacrisi il comportamento delle banche tende aessere più selettivo. Fino alla prima metà del2011 le banche, pur in un contesto di restri-zione del credito, avevano continuato a soste-nere le imprese meno rischiose, con bilanci mi-gliori e più trasparenti».

Poi la situazione si è ulteriormente aggra-vata?«Negli ultimi mesi, stando alle testimonianzeraccolte da un nostro sondaggio, la stretta delcredito si sarebbe accentuata. Circa un’impresaintervistata su cinque, infatti, lamenta che lebanche tendono a chiedere informazioni sem-pre più complesse prima di erogare i prestiti; nel2010 era solo un’impresa ogni dieci a eviden-ziare questo atteggiamento».

MENO FRAMMENTAZIONEPRODUTTIVA PER COMPETEREL’irrigidimento degli istituti di credito nei confronti del sistema produttivo siciliano

investe soprattutto le pmi, soggette a tassi d’interesse più alti

di «quasi il 2% rispetto a quelle più grandi». Il punto di Giuseppe Arrica

Giacomo Govoni

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 47

Che andamento ha registrato la domandadi finanziamenti da parte delle imprese iso-lane nella prima metà del 2012?«Risentendo della debolezza dell’attività di in-vestimento, nella prima parte dell’anno le ri-chieste di finanziamenti bancari da parte delleimprese hanno continuato a ridursi, sebbene aun ritmo inferiore rispetto al 2011. Tra i prin-cipali settori economici, a marzo il credito è au-mentato solo per le industrie manifatturiere,mentre si è ridotto per le imprese dei servizi eancor di più per quelle delle costruzioni».

Come sono cambiate le condizioni di of-ferta da parte degli intermediari bancari si-ciliani negli ultimi mesi?«I risultati dell’indagine Rbls (Regional BankLending Survey), che abbiamo condottopresso le banche tra febbraio e marzo, indi-cano che l’irrigidimento di offerta di credito,in atto dall’inizio della crisi, proseguirebbeanche nella prima metà del 2012. Coerente-mente con questa indicazione, a marzo i tassidi interesse sui prestiti a breve termine appli-cati alle imprese sono aumentati dal 7,7 di di-cembre 2011 fino all’8,3 per cento. Le piccoleimprese pagano il 9,7 per cento, quasi duepunti medi percentuali in più rispetto aquelle di maggiore dimensione».

Quale atteggiamento stanno mostrando lebanche nei confronti delle aziende che espri-mono la volontà di innovare e internaziona-lizzare?«Come noto, in Italia l’incidenza sul Pil degli in-vestimenti in ricerca e sviluppo è inferiore aiprincipali paesi dell’Ocse. Il sistema produttivorisulta molto concentrato in attività tradizionali

e spesso frammentato in piccole unità produt-tive, controllate da nuclei familiari. Anche nelcampo dell’internazionalizzazione, importanteper accrescere la produttività e la competitività,il livello degli investimenti diretti all’estero ri-mane per l’Italia inferiore a quello delle altreprincipali economie europee».

Dunque alle pmi che vogliono diventaregrandi quali alternative rimangono?«Uno strumento finanziario che consente unacrescita dimensionale delle imprese e ne asse-conda la propensione a innovare e investire al-l’estero è il venture capital, la cui incidenza,seppure ancora modesta, sta crescendo. Secondoi dati dell’Aifi, riportati nell’ultima relazioneannuale della Banca d’Italia, nel 2011 gli inve-stimenti in capitale di rischio effettuati dalle so-cietà di private equity e di venture capital in Ita-lia hanno superato i 3,6 miliardi di euro, di cuicirca il 70% destinati a imprese con oltre 250addetti».

In prospettiva, quali contromisure adot-tare affinché la «maggior selezione degli im-pieghi» invocata da Visco poche settimane fa,non ricada tutta sulle pmi siciliane? «Bisogna agire soprattutto per superare i fat-tori di fragilità del sistema produttivo locale.Quelli interni all’impresa, quali la ridotta di-mensione, la modesta patrimonializzazionee i limiti associati a modelli di gestione esclu-sivamente familiari. Ma anche fattori esterni,come l’insufficiente dotazione di infrastrut-ture del nostro territorio, un quadro norma-tivo incerto e complesso, il peso degli oneriburocratici e l’inadeguatezza del sistema di tu-tela dei contratti».

Giuseppe Arrica,

direttore della sede

di Palermo

della Banca d’Italia

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48 • DOSSIER • SICILIA 2012

Fatta salva la maggior cautela nellaconcessione di finanziamenti, figliadella rigida stagione economica, larete bancaria siciliana conserva un

buon grado di fiducia nelle capacità di rilan-cio dell’isola. Prova ne sono i 67,7 miliardi dieuro sotto forma di prestiti immessi nell’eco-nomia isolana nei primi tre mesi del 2012, un+2,6 per cento rispetto allo stesso periododell’anno precedente. Di questi, 31,7 sono fi-niti nel circuito delle imprese locali, che daquesta primavera possono anche contare suuna moratoria, calibrata al sistema regionalecon alcune integrazioni ad hoc. «Più che diintegrazioni – chiarisce Roberto Bertola, pre-sidente di Abi Sicilia - si tratta di misure ul-teriori e diverse rispetto la sospensione dellerate, che vanno verso il miglioramento dellerelazioni tra banche e imprese, specie piccolee medie, per combattere assieme la crisi».

Siglato d’intesa con la Regione, il proto-

collo muove dall’accordo nazionale sullamoratoria alle imprese. Cosa prevede, neldettaglio?«Il protocollo del 20 aprile prevede che lacommissione Abi della Sicilia e le bancheaderenti si impegnino ad assicurare la più ce-lere e capillare conoscenza degli strumenti dicui all’accordo per le imprese del 28 febbraioscorso alla propria rete territoriale; a diffon-dere la conoscenza degli accordi di ristruttu-razione dei debiti e degli altri istituti che lalegge fallimentare dedica alle composizioninegoziali delle crisi d’impresa; a esaminareparticolari situazioni di crisi economico-fi-nanziaria di imprese in difficoltà».

Oltre che per ristrutturare, possono le ban-che far da sponda alle aziende per i loro pro-getti di crescita all’estero?«Aprirsi ai mercati esteri è una carta impor-tante che la Sicilia può giocare contro la crisi.E Paesi come la Germania e la Russia costi-

SOSPENSIONE DEL DEBITOMA NON DEL CREDITONonostante la qualità del credito vada deteriorandosi mese dopo mese,

il livello di attenzione degli istituti bancari siciliani nei confronti delle famiglie

e del tessuto produttivo non subisce flessioni. L’analisi di Roberto Bertola

Giacomo Govoni

CREDITO & IMPRESE

Page 47: Dossier Sicilia 07 2012

SICILIA 2012 • DOSSIER • 49

Roberto Bertola,

presidente di Abi Sicilia

tuiscono certamente due sbocchi commer-ciali di primario interesse. Proprio per favo-rire la ripresa, le banche sostengono non solola ricapitalizzazione e la ristrutturazione deldebito da parte delle imprese, ma anche gliinvestimenti, dall’innovazione tecnologicaallo sviluppo dell’export. Su quest’ultimopunto, l’intento è rafforzare la competitivitàdelle imprese siciliane sui mercati interna-zionali».

Intanto, però, la stabilità bancaria tremasotto i colpi delle sofferenze.«L’aumento delle sofferenze, cresciute di oltreil 9% a livello nazionale, è la manifestazionepiù evidente della fase critica che sta vivendoil tessuto produttivo siciliano. Per farvi fronte,a sostegno di imprese e famiglie sono state at-tivate le cosiddette moratorie sui mutui, rin-novate più volte negli anni. Con l’avviso co-mune per la sospensione dei mutui alleimprese scaduto a fine luglio 2011, realiz-zato da Abi insieme al mondo imprendito-riale, le banche italiane hanno sospeso circa260mila mutui, pari a 70 miliardi di debitoresiduo con una liquidità liberata superiore a15 miliardi. Alla Sicilia è riconducibile il2,6per cento del totale delle sospensioni el’1,7per cento dell’ammontare complessivodelle quote capitali sospese».

E rispetto alle famiglie?«Con la moratoria dei mutui alle famiglie,dall’avvio della sospensione del rimborso dellerate sino a marzo 2012, le banche hanno so-speso oltre 64mila mutui a livello nazionale,pari a circa 7,7 miliardi di debito residuocon una liquidità liberata di oltre 490 milioni

di euro. In Sicilia i contratti di mutuo chehanno usufruito di questa opportunità sonostati 3.744. Ciò significa una liquidità in piùper le famiglie siciliane in crisi pari a 24,6 mi-lioni di euro, quasi il 5,5 per cento del totale».

Dal fronte istituzionale, quali segnali dicollaborazione arrivano?«Il filo rosso che lega tutte queste iniziative èil dialogo, a cui la Regione è da sempre moltosensibile. Ricordiamoci che la Sicilia è statatra le prime a indicare le leggi regionali chepossono rientrare nella moratoria nazionaleed essere quindi sospese. Per parte sua la Re-gione è impegnata a individuare, nel rispettodel quadro normativo vigente, soluzioni ido-nee a consentire in tempi rapidi lo smobilizzodei crediti vantati dalle imprese nei confrontidella Pa. I destinatari sono le pmi».

A proposito di conti in sospeso con la Pa,che sviluppi ci sono?«I decreti del governo, con cui il sistema ban-cario costantemente lavora, puntano a sbloc-care circa 20-30 miliardi vantati dalla im-prese verso la Pa già nel corso di quest’anno.A ciò si aggiunge l’accordo tra Abi e le asso-ciazioni imprenditoriali che istituisce due pla-fond di almeno 10 miliardi: uno per finan-ziare gli investimenti delle pmi, l’altro per losmobilizzo dei crediti verso la Pa. Quest’ul-timo accordo potrà essere funzionale anchealla Sicilia, in particolare dopo l’approvazionedel primo decreto sulla spending review, cheestende alle Regioni sottoposte a piani dirientro da deficit sanitari l’istituto della cer-tificazione, ancorché limitato ai crediti nonmaturati nel campo della sanità».

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Il rinnovo della convenzione con Con-findustria Sicilia, siglato a Palermo aiprimi di luglio, è solo l’ultimo frutto diun rapporto privilegiato con il territorio,

coltivato e maturato nell’arco di dieci anni. «Ilnostro istituto – spiega Saverio Continella,direttore del Credito Siciliano – ha nel propriopatrimonio genetico la matrice cooperativapropria delle banche popolari». Sorto dallavolontà di proporsi come banca di relazione,con un modello di operatività poco burocra-tico, dal 2002 a oggi il Credito Siciliano si èinsediato capillarmente in tutte le nove pro-vince siciliane. «La filosofia che orienta le at-tività aziendali ruota attorno al radicamentoterritoriale e agisce in osmosi con il tessutoeconomico-sociale».

Come si riflette l’attenzione per questivalori nell’approccio alla clientela?«Tale impostazione si declina innanzitutto neltentativo di salvaguardare il sistema produt-tivo siciliano, consapevoli che il suo collasso

coinciderebbe con la scomparsa della bancastessa. Crediamo sia davvero arrivato il tempodi ridare slancio all’attività del banchiere diprossimità, conoscitore e finanziatore per ec-cellenza del tessuto economico locale, supe-rando la logica puramente contabile, social-mente insostenibile a medio termine».

E nel ventaglio di prodotti e servizi?«Come operatori finanziari, abbiamo scelto diescludere strumenti sempre più incomprensi-bili, dai derivati in poi, e proporre pochi sem-plici strumenti di risparmio e investimento.Più che partecipare al finanziamento di opereinutili e devastanti, preferiamo puntare suprogetti e idee innovative per una sostenibilitàdi lungo periodo. La politica di crescere in-sieme alla comunità, ci permette di fare affi-damento su una struttura di rapporti e di le-gami che rappresentano il “capitale sociale”dell’area».

Dal report Abi sulla Sicilia di marzo2012, emerge una crescita degli impieghi

TITOLI AD HOCPER IL MEZZOGIORNOStrumenti finanziari comprensibili e un robusto “capitale sociale” sono tra gli ingredienti

base che hanno permesso al Credito Siciliano di imporsi come «solido punto di

riferimento per famiglie e imprese isolane». Saverio Continella ne svela la filosofia

Giacomo Govoni

CREDITO & IMPRESE

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 51

bancari al territorio del 2,6%. Come si col-loca il vostro istituto in questo quadro?«Nei primi tre mesi di quest’anno gli impieghidel Credito Siciliano sono cresciuti in lineacon il sistema, e i dati provvisori al 30 giugnomostrano un’evoluzione ulteriormente posi-tiva dell’aggregato. Il nostro contributo si è so-stanziato nella sospensione del rimborso deldebito, in prestazioni di garanzie e incentivialla concessione di nuovi prestiti. Provvedi-menti che sono stati efficaci specialmente perle imprese e dall’impatto quantitativo più con-tenuto per le famiglie. Tali risultati confer-mano il rilevante apporto al sostegno del-l’economia locale del nostro istituto, che vive“in prima linea” il carico di problemi che dallepmi e dalle famiglie, nostra clientela di riferi-mento, si ripercuote sul tessuto sociale».

L’Istituto ha chiuso il bilancio 2011 conpiù di 10 milioni di euro di utile. Come èmaturato questo risultato e quali sono lestime per il 2012?«I dati di bilancio 2011 sono stati il modo mi-gliore per festeggiare il nostro decimo com-pleanno. Mi piace ricordare l’anno trascorsocome l’anno dei “5 +”: più raccolta, più im-pieghi, più patrimonio netto, più utile netto,più quote di mercato. In questi primi diecianni abbiamo rafforzato organizzazione e pa-trimonio, diventando un punto di riferimentosicuro e affidabile per famiglie e imprese sici-liane. Gli obiettivi per il 2012 sono un equi-librato incremento sia delle quote di mercato,sia degli aggregati patrimoniali. È evidenteperò che tali risultati dipenderanno dall’evo-luzione del contesto di riferimento, da sempre

più elevate capacità imprenditoriali e profes-sionali, nonché da una visione strategica dilungo periodo coniugata con un’efficace ge-stione dei rischi».

Quando partirà l’emissione dei “titoli dirisparmio per l’economia meridionale” dalei proposti? E come verranno impiegate lerisorse che ne deriveranno?«Ad aprile abbiamo sottoposto all’approva-zione della Consob l’emissione di questi titolie contiamo di ottenere a breve la necessariaautorizzazione. Le risorse rivenienti da talestrumento saranno, come da normativa e incoerenza con la nostra volontà di supportareconcretamente l’economia isolana sana e vir-tuosa, impiegate integralmente dalla bancaper finanziare progetti di investimento di pmiin Sicilia».

Quasi la metà dei vostri sportelli bancarisi concentra in provincia di Catania. Doverafforzerete la vostra presenza in futuro?«La nostra robusta presenza nella provincia et-nea si giustifica nelle origini dell’istituto: l’at-tuale rete operativa ingloba infatti gli sportellidella ex Banca popolare Santa Venera, fondatanel 1908 ad Acireale, della ex Cassa San Gia-como fondata nel 1896 da don Sturzo a Cal-tagirone, oltre che della ex Banca regionaleSant'Angelo di Palermo. In conformità alleprevisioni contenute nel piano strategico digruppo, stiamo negli anni procedendo aun’ottimizzazione dell’attività commercialedella banca attraverso la razionalizzazione dellarete territoriale esistente e il rafforzamentodella presenza nelle province con maggiorepotenzialità di sviluppo».

Saverio Continella,

direttore generale di

Credito Siciliano

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 61

FOCUSAGRIGENTO

Il tessuto imprenditoriale locale,dal punto di vista dell’andamentodemografico, rimane stabile nellaprovincia di Agrigento rispetto altrend regionale e nazionale.Crescono le imprese straniere ed èbuona la presenza di quelle femminili

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L’andamento del-l’economia in pro-vincia di Agri-gento, secondo i

dati presentati dalla Camera diCommercio, fa emergere unpanorama ancora caratterizzatodagli effetti negativi della crisieconomica. I numeri del 2011parlano di 43.095 imprese, conun saldo pesantemente nega-tivo per quanto riguarda il rap-porto tra nuove iscrizioni e can-cellazioni: su 2.619 impresecreate, 3.260 chiudono. Perquanto riguarda, invece, leaziende in liquidazione, si èpassati dalle 405 del 2010 alle375 del 2011. Il tessuto im-prenditoriale locale, dal puntodi vista dell’andamento demo-grafico, rimane stabile nellaprovincia di Agrigento rispetto

al trend regionale e nazionale.Crescono le imprese straniere(soprattutto per quanto riguarda il settore del commer-cio) ed è buona la presenza diimprese femminili. Da que-st’anno poi, con il GovernoMonti, si punta l’attenzione almondo dell’impresa giovanile(under 35), settore in previsionedi crescita. Negativo, però, è il dato relativoalla situazione finanziaria delleimprese: «I settori che maggior-mente soffrono – spiega Vitto-rio Messina, presidente dellaCamera di Commercio di Agri-gento – sono quelli del com-mercio e servizi alle imprese, in attivo è il manifatturiero,l’energia, il settore minerario ele costruzioni». Agrigento è tra le province in

cui la disoccupazione si è ridottatra il 2010 e il 2011, e rientra nelgruppo di città in cui l’offerta dilavoro aumenta, stimolando uninnalzamento del tasso di atti-vità. Secondo l’indagine del-l’ente camerale, la variazionepercentuale delle persone incerca di occupazione tra il 2010e il 2011 è di -5,4 per cento. Sulfronte del reddito disponibile,il valore assoluto per le famiglieè aumentato del 18 per cento frail 2004 e il 2010 e questo è ildato maggiore della Sicilia. Ciò che invece desta preoccu-pazione è l’attrattività del terri-torio agrigentino, che presentaancora parecchi punti deboli.Nel 2011 era ancora forte lamancanza di dotazioni struttu-rali rispetto alla regione e nelconfronto nazionale. «Le infra-

L’economia agrigentina rispecchial’andamento nazionale condizionatodal periodo di recessione economica.I dati diffusi dalla Camera di Commerciotratteggiano un quadro generale chepresenta ancora particolari difficoltàNicolò Mulas Marcello

LAVORATORI125mln

Il numero delle persone occupare nel 2011 nellaprovincia di Agrigento con una prevalenza nelsettore dei trasporti e del commercio

UN TERRITORIOPOCO ATTRATTIVO

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strutture sociali – sottolineaMessina – mostrano il grado diarretratezza della nostra provin-cia in maniera estremamentepreoccupante». Lo scorso annonella provincia di Agrigentoerano 125mila le persone occu-pate con una prevalenza nel set-tore dei trasporti e del com-mercio (36 per cento), e 27.300persone in cerca di occupazione.Un numero in calo rispetto al2010 perché, spiega Unionca-mere, la gente ha smesso di cercare lavoro. «Il tasso di di-soccupazione – commentaMessina – è comunque in calodi due punti rispetto al 2010,passando dal 19,2 per cento al17,7 per cento». Particolare attenzione va dedi-cata però al turismo. Nel 2010gli arrivi negli esercizi alberghieri

sono nel complesso diminuitidi quasi tremila unità e Il tempomedio di permanenza dei turi-sti in provincia supera i tregiorni assestandosi sul valore deldato medio in Sicilia. Un con-tributo rilevante è venuto dallestrutture complementari. Infine, il saldo tra import ed ex-port della provincia nel 2011 èrisultato negativo per circa 25milioni di euro, ovvero quasidimezzato rispetto ai 47,7 mi-lioni dell’anno precedente. «Nel2011 Agrigento – spiega il pre-sidente della Camera di Com-mercio di Agrigento – ha espor-tato merci per 133,7 milioni dieuro, di cui il 73,8 per centoverso l’Unione europea e ha im-portato merci per di 158,7 mi-lioni di euro. Si esportano digran lunga i prodotti di colture

permanenti, bevande e mine-rali da estrazioni». Per quanto ri-guarda invece i dati relativi allagreen economy, le cose sono piùpositive. Questo è un aspetto acui la Camera di Commerciotiene particolarmente e i datidicono che dal 2008 al 2011 siè investito di più in energie rin-novabili e nuove tecnologie. Unambito che può rilanciare l’eco-nomia promuovendo uno svi-luppo sostenibile. «Se vogliamocambiare la tendenza di questaterra – conclude Messina – dob-biamo cercare di cambiare noistessi e di rivedere i nostri ruoliall’interno del nostro raggio dicompetenza, in modo da svol-gere un’azione di rinnovamentoe di crescita partendo da ciascuno di noi, da ciascunaimpresa».

Il quadro economico

IMPRESE43.095Il numero di aziende presenti sul territorio dellaprovincia di Agrigento, registrate fino al 2011secondo i dati della Camera di Commercio

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Le imprese agrigentine,come è facile prevede-re vista la situazione ge-nerale italiana e sici-

liana in particolare, scontano unasituazione di crisi che continuaad aggravarsi. «Questa situazio-ne – spiega Calogero Bellavia,presidente di ConfcommercioAgrigento – dipende dalla pro-gressiva perdita di posti di lavo-ro, non per ultimo la chiusuradello stabilimento Italcementi diPorto Empedocle, dove i di-pendenti licenziati sarebberocirca 120, ai quali si aggiunge ilrelativo indotto».

Quali sono le cause di que-sta situazione?«I motivi sono quelli comuni atutte le imprese italiane la di-minuzione dei volumi d’affari, lamancanza di liquidità e la di-

minuzione del potere d’acquistodelle famiglie. Inoltre, non ha di-menticato l’esagerata stretta cre-ditizia da parte degli istituti dicredito che soffoca anche le im-prese sane, con la riduzione de-gli affidamenti, non per man-canza di solvibilità ma per pau-ra di sostenere le aziende alle qua-li ha succhiato linfa vitale con tas-si molto più alti rispetto a quel-li praticati nel resto d’Italia. In-fine, la mancanza di infrastrut-ture ferroviarie, stradali, auto-stradali, portuali ed aeropor-tuali. Sicuramente però il nostroterritorio ha tutte le potenzialità per diventare un’ec-cellenza economica nei vari settori».

Le istituzioni in questo mo-mento di crisi economica sonovicine agli imprenditori e al

settore del commercio?«Le istituzioni, intese come or-gani dello Stato - Prefettura,Questura e forze di polizia -sono sempre state vicine agli im-prenditori; coloro che invecesono distanti, anche se non loammettono, sono gli apparatipolitico-amministrativi, capacisolo di specchiarsi su se stessi,senza la capacità di incidere intermini di governo e di indiriz-zo. È questa l’immagine cheogni italiano in questo mo-mento ha della classe politica».

Da cosa occorre partire perfare ripartire in maniera con-creta l’economia del territorio?«Innanzitutto bisogna preveni-re il fenomeno della corruzione.Secondo le ultime statistichel’Italia è al 63esimo posto comepercezione della corruzione,

25mlnEUROIl saldo tra import ed export realizzato nel corso del 2011 nellaprovincia di Agrigento, dimezzato rispetto ai 47,7 milionidell’anno precedente

OCCORRE CONTENEREI COSTI D’IMPRESA

FOCUS AGRIGENTO

La crisi economica non ha risparmiatoil territorio agrigentino, dove già alcunedifficoltà minavano vari settori delcommercio. Calogero Bellavia illustrail quadro generale della situazione sulterritorio e le linee guida per ripartireNicolò Mulas Marcello

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Francesco Fanti

dietro al Ruanda. I fenomeni didepressione economica, secon-do le organizzazioni economicheinternazionali, sono causati inbuona parte dal reato di corru-zione e dal fenomeno malavi-toso. Di conseguenza occorreuna classe dirigente che abbiacome obiettivo una maggiore at-tenzione alla trasparenza e alla le-galità nella gestione delle am-ministrazioni locali; che possagovernare e sostenere il territo-rio, rendendo meno difficolto-so fare impresa. Inoltre è fon-damentale che l’utilizzo dei fon-di comunitari avvenga in ma-niera concreta e produttiva».

Nello specifico, di cosa ha bisogno il territorio agrigentino?«Il territorio agrigentino ha ne-cessità di un totale ammoder-

namento del sistema viario chene consenta il raggiungimentoin tempi brevi e sicuri. Occor-re una maggiore attenzione de-gli amministratori locali neiconfronti del turismo, nostravera risorsa, per trasformarloda fenomeno di passaggio in tu-rismo stanziale con maggiore at-tenzione alla ricettività di qua-lità. Servono inoltre investi-menti e ammodernamento deiporti rendendoli accessibili allenavi da crociera, un sostegno al-l’agricoltura specializzata e nuo-vi insediamenti produttivi. È ne-cessaria quindi una cabina di re-gia provinciale di coordina-mento dei vari settori economicie del patrimonio, che abbia la ca-pacità di indirizzo per ottenereil massimo rendimento».

In che modo Confcommer-

cio è impegnata nel supportodelle imprese nel territorio diAgrigento?«La Confcommercio di Agri-gento sostiene le imprese con glistrumenti che una associazionedi categoria, come la nostra, puòmettere a disposizione dellestesse. L’obiettivo principale èquello di contenere i costi d’im-presa a qualsiasi livello, vista l’ele-vata tassazione che ogni impre-sa è costretta a sopportare: dai fi-nanziamenti attraverso il nostroConsorzio Fidi, con il qualepossono assicurarsi un più faci-le accesso al credito e un tasso diinteresse ragionevole; alle con-venzioni bancarie per ridurre icosti di gestione dei conti cor-renti, delle commissioni banca-rie dei Pos e delle carte di credito.Promuoviamo incontri e semi-nari di approfondimento su te-matiche fiscali, del lavoro e del-la formazione, tenendo infor-mati i nostri associati sulle no-vità legislative e sui nuovi adem-pimenti, al fine di non farli in-correre in sanzioni che aggrave-rebbero la loro situazione finanziaria».

Calogero Bellavia

Sopra,

Calogero Bellavia,

presidente di

Confcommercio

Agrigento

L’obiettivoprincipaleè quello dicontenere i costi d’impresa a qualsiasi livello

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Nel settore dell’Oil & Gas la crisi haavuto come effetto più evidente unadrastica riduzione dei nuovi investi-menti in Italia e in Europa. A que-

sto scenario recessivo che sembra caratterizzare imercati occidentali si contrappone però un vivacesviluppo dei Paesi medio orientali, che rappre-sentano per le imprese italiane, e in particolarmodo per quelle siciliane, un’eccezionale oppor-tunità di crescita. Ne è convinto Pierluigi Orso-lini, titolare della Multiman di Priolo Gargallo,che fin dal 1981 opera con successo nel campo

delle manutenzioni industriali e off-shore, allequali ha affiancato, dal 1997, anche lavorazionid’officina. Pur essendo presente soprattutto sulterritorio nazionale, infatti, l’azienda in questianni ha maturato significative esperienze all’estero,con interventi in Nigeria, Barhein e Arabia Sau-dita. «Le Pmi hanno però bisogno di essere sup-portate nei loro processi di internazionalizzazione,perché altrimenti difficilmente potranno riusciread affermarsi in un settore così complesso comequello energetico. Noi, ad esempio, abbiamo in-contrato notevoli difficoltà legate soprattutto al

grado di incertezza con cui si affrontano lemissioni commerciali, anche a fronte del-l’ingente investimento economico che oc-corre effettuare».

Quali soluzioni, allora, potrebbero es-sere adottate?«Sarebbe auspicabile, ad esempio, che leCamere di Commercio si dotassero di op-portuni strumenti per aiutare l’imprenditorenel suo percorso d’internazionalizzazione, eche le piccole imprese potessero essere in-serite in maniera privilegiata nei contesti in-

Per le imprese italiane internazionalizzazione e specializzazione rappresentano gli strumenti

per continuare a competere sui mercati. L’esempio della Multiman nelle parole di Pierluigi Orsolini

Guido Puopolo

L’officina al servizio dell’industria

Pierluigi Orsolini,

titolare della Multiman

di Priolo Gargallo (SR)

[email protected]

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Pierluigi Orsolini

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ternazionali dalle società nazionali legate all’Oil &Gas e, più in generale, al settore energetico».

In quali lavorazioni è specializzata Mul-timan?«ll core business della Multiman è rappresentatodalla progettazione e costruzione di scambiatoridi calore a fascio tubiero e apparecchiature mec-caniche destinate non solo al settore Oil & Gas,ma anche all’idroelettrico. Particolare attenzioneè rivolta alla lavorazione delle leghe di nichel,rame e di materiali superaustenitici. Ci piace de-finirci come un’officina al servizio dell’industria.Il nostro obiettivo è quello di sviluppare pro-dotti caratterizzati da un elevato livello di inno-vazione tecnologica, in grado di rispondere allespecifiche esigenze dei processi produttivi dei no-stri committenti».

Che importanza rivestono la ricerca e l’in-novazione nel vostro lavoro? Quanto investitemediamente nelle attività di ricerca e sviluppo?«Sono fondamentali. Purtroppo spesso le Pminon dispongono delle risorse necessarie per ef-fettuare investimenti di questo tipo. A questoproposito esistono diversi strumenti, anche fi-nanziari, per creare validi connubi con le univer-sità italiane, le quali però scontano ancora unascarsa propensione alla condivisione delle propriecompetenze con il mondo dell’impresa».

Che accorgimenti adottate per garantiresempre l’assoluta qualità dei vostri prodotti?

«Gli investimenti in nuove tecnologie e nella for-mazione del personale, unitamente alla rigorosaapplicazione delle regole volte a garantire la sicu-rezza sul lavoro, sono stati e saranno sempre puntiimprescindibili per uno sviluppo sostenibile dellanostra attività. La società opera in regime di qua-lità ISO 9001:2008 e 3834-2. Tutte le nostre ap-parecchiature sono progettate e costruite secondola direttiva Pressure Equipment Directive, e sonoprovviste di idonea certificazione CE».

Quale bilancio è possibile trarre dall’ultimoanno di attività di Multiman?«Nel 2011 la Multiman ha raggiunto risultatieccezionali, con un incremento del 70 per centosul fatturato del 2010. Questo è stato il frutto an-che di precise scelte imprenditoriali, che ci hannoportato a privilegiare l’attività d’officina rispettoalla cantieristica, ottenendo così un elevato gradodi specializzazione dei tecnici e delle maestranze».

Per il futuro quindi, le prospettive sonobuone.«Assolutamente. Abbiamo varato un ambiziosopiano di sviluppo per il triennio 2012-2015. Taleprogramma prevede, oltre a una maggiore pene-trazione dei mercati orientali, la realizzazione diun nuovo opificio che possa permettere alla Mul-timan di potenziare la propria capacità produt-tiva, e lo sviluppo di piccoli impianti per il trat-tamento di sostanze inquinanti, che a oggi èancora in fase di prototipo».

❞❝Abbiamo privilegiato l’attività d’officina rispettoalla cantieristica, ottenendo così un elevatogrado di specializzazione dei tecnici

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EXPORT

Se l’antica tradizione della pasticceria egelateria siciliana ha conquistato il mer-cato estero, lo si deve anche al successodi un’azienda palermitana: Elenka.

Da piccolo laboratorio, ad una delle aziendeleader mondiali nel settore dei semilavorati pergelateria e pasticceria. Il successo di Elenka co-mincia alla fine degli anni ’50, ad opera del suofondatore, Antonino Galvagno, per poi conso-lidarsi nei giorni nostri sotto la guida del figlioFrancesco, che ne rilancia l’opera: « la volontàdi garantire un prodotto sempre genuino ci hapremiato. Oggi Elenka è un punto di riferi-mento per i maestri gelatieri e pasticceri, nonsolo siciliani, è sinonimo di eccellenza. Questoci rende orgogliosi e ci responsabilizza. Per ga-rantire la genuinità ci vuole molta cura e un im-pegno costante a mantenere alti gli standardtecnologici. Quello tra tradizione e innova-zione è un connubio sul quale basiamo il nostroapproccio industriale, tenendo conto che moltedelle antiche ricette oggi le proponiamo anchein chiave moderna».

Quale bilancio potete trarre degli ultimianni e come si è aperto il 2012, segnato daun forte calo di tutti i consumi?«Negli ultimi due anni il nostro fatturato haavuto un incremento di oltre il 4 per cento,quindi complessivamente abbiamo un anda-mento positivo, sia in Italia che all’estero. Perquanto riguarda il 2012, i primi sei mesihanno confermato il trend degli ultimi anni,anche se in un periodo di contrazione deimercati a livello globale e di condizioni cli-matiche non molto favorevoli. Bisogna peròconsiderare che le prime stime realistiche sul-l’anno in corso saranno possibili soltanto astagione conclusa. Tuttavia, finora, il calo deiconsumi non ha colpito il settore gelato epasticceria, anche se in un periodo di contra-zione dei mercati».

Quali sono i fattori che vi hanno permessodi registrare valori di crescita in un momentocomplesso per le aziende italiane?

L’incontro di tradizione e innovazione per esportare

oltre i confini dell’isola i sapori antichi della gelateria

e della pasticceria. Francesco Galvagno presenta

un modello di business vincente basato

su una qualità che non conosce crisi

Valerio Germanico

Francesco Galvagno, presidente e titolare della Elenka Spa di Palermo

www.elenka.it

La gelateria sicilianapunta su export e alta formazione

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Francesco Galvagno

SICILIA 2012 • DOSSIER • 71

«Il valore aggiunto che il mercato ci riconosceè un’offerta di prodotti di qualità. E la qualitàha sempre il suo riscontro sul lungo periodo, siacon i clienti sia con i consumatori finali. Perquesto motivo sono sempre più numerosi gli ar-tigiani che richiedono il nostro prodotto. Oggiche il consumatore è diventato sempre più cri-tico ed esigente, il mercato premia soltanto chirisponde al meglio ai gusti del pubblico. Oc-corre quindi stare al passo con i tempi e dotarsidi tutti gli strumenti che permettono di pre-servare la bontà e la genuinità dei prodotti».

Fornendo sia il mercato siciliano chequello nazionale ed estero, riscontrate delledifferenze sostanziali nella richiesta?«Ogni mercato ha le sue esigenze specifiche,spesso legate alla cultura, alle abitudini e ai gu-sti locali. Anche restando all’interno dei nostriconfini, possiamo notare sostanziali differenzetra Nord e Sud nel concepire i prodotti di pa-sticceria e il gelato. All’estero, alle differenze digusto si aggiungono inoltre le specificità legatealle regolamentazioni locali sull’utilizzo di in-gredienti particolari. In ogni caso, la nostra

gamma di oltre 200 referenzeci dà la possibilità di accon-tentare tutte le esigenze. Peresempio, la Germania, che èstoricamente un mercato im-portante per noi, richiede so-prattutto prodotti di gelateria,fra i quali spiccano la nocciola,il pistacchio, il cioccolato, ilcaffè, la cassata e l’intramon-tabile zuppa inglese».

Dove avete orientato i vo-stri più recenti investimenti?«Abbiamo investito nell’ammodernamento de-gli impianti di produzione e in ricerca e svi-luppo. Inoltre, abbiamo investito per creare laprima accademia di gelateria e pasticceria, chea breve sarà attiva. Diventerà una scuola di altaformazione, dedicata a operatori del settore eappassionati che vogliano accrescere le proprieconoscenze o specializzarsi con tecniche di pro-duzione sempre più innovative. Il fiore all’oc-chiello dell'accademia sarà il nostro staff dimaestri gelatieri e pasticceri, che possono van-tare un’esperienza pluriennale nel campo del-l’eccellenza».

Quali le prospettive e gli obiettivi per iprossimi mesi?«Dopo gli importanti riconoscimenti otte-nuti in Italia, puntiamo dritto verso l’inter-nazionalizzazione. Di anno in anno il nostroapprezzamento all’estero è cresciuto progres-sivamente. Adesso vogliamo consolidare imercati stranieri nei quali siamo già presenti– i sapori della pasticceria e gelateria sicilianaoggi si possono già gustare anche a Sidney, aNew York come a Shangai o ad Amman inGiordania – ed entrare in nuovi».

❞❝Vogliamo consolidare i mercati stranieri nei quali

siamo già presenti – Sidney, New York, Shangaie Amman in Giordania – ed entrare in nuovi

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Un gruppo armatoriale nato in Siciliae oggi presente a livello globale nelsettore tanker. È questo il profilo delgruppo Barbaro, la cui affermazione

si misura con la crescita del 33 per cento registratanel 2011, che ha portato il gruppo a quota 200milioni di dollari di fatturato. Questo risultato èlegato principalmente alle attività del gruppo nelterritorio russo, gestite attraverso la controllataPrime Shipping, con sede a Samara. «Nell’ul-timo anno – afferma Alfredo Barbaro, ammini-stratore unico della Pietro Barbaro Spa – ab-biamo consegnato cinque nuove unità di tipo seariver tanker, destinate al trasporto di petrolio e deisuoi derivati lungo il fiume Volga, sul mar Neroe il mar Caspio. I trasporti marittimi e soprattuttofluviali hanno un ampio potenziale di svilupponel mercato russo. Il nostro gruppo è riuscito a in-tegrare la sua esperienza nel campo dei trasportinavali, la nostra è una delle più antiche famigliearmatoriali al mondo con oltre 200 anni di sto-ria, con la tenacia russa e i risultati finora raccoltici spingono a investire ancora in questo paese, alquale stiamo offrendo un servizio innovativo chegarantisce anche l’ecosistema, e non solo il busi-ness». Gli interessi del gruppo Barbaro, però,sono rimasti legati anche alla terra di origine.

Cosa ha motivato la vostra scelta di affidarealla Fincantieri di Palermo i lavori per il vostrocontratto con il gruppo Edison?

Il Volga è un’infrastruttura naturale unica

per lo sviluppo logistico e per la crescita economica

della Russia. Ed è in questo paese

che si sono concentrati gli interessi del gruppo

Barbaro, storico armatore siciliano

dei fratelli Alfredo e Gianni Barbaro.

Lo scenario strategico del gruppo

Valerio Germanico

Verso l’oil shippingecosostenibile

Alfredo Barbaro, amministratore unico della Pietro Barbaro Spa di Palermo.

Sopra, la m/c Ice Point in rada a Palermo. Nella pagina a fianco, la FSO Alba Marina

nei cantieri di Palermo

www.pietrobarbaro.com www.pbtankers.com

72 • DOSSIER • SICILIA 2012

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Gruppo Barbaro

SICILIA 2012 • DOSSIER • 73

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«È stato un atto di fiducia verso il nostroterritorio, per questo abbiamo risolto lenegoziazioni con un altro cantiere in Tur-chia, che pure ci offriva condizioni eco-nomiche più convenienti. Tuttavia ab-biamo preferito dare una svoltaimportante a Fincantieri e ai suoi lavora-tori che nell’estate 2011 non avevanonuove commesse all’orizzonte. Per ciò ab-biamo affidato alle maestranze palermi-tane questo lavoro da circa 55 milioni,che prevedeva la riconversione della pe-troliera Alba Marina (ex Seapride I) – proprietàdella nostra PB Tankers, 110mila tonnellate per245 metri di lunghezza e 42 di larghezza – in navedi stoccaggio temporaneo (floating storage), de-stinata al supporto delle attività di estrazione off-shore che Edison realizzerà nell’Adriatico, a circa20 chilometri al largo di Vasto».

Con quali prospettive, invece, si è aperto il2012?«Quest’anno è iniziato con un’ulteriore confermadella lungimiranza dei nostri investimenti nelmercato russo. Già nei primi mesi del 2012 ab-biamo consegnato tre petroliere da 7mila ton-nellate, costruite nei cantieri cinesi di YangzhouHaichuan e Yangzhou Keijen, ed un rimorchia-tore costruito presso il cantiere russo di Kostroma.L’ulteriore potenziamento della flotta della nostraPrime Shipping, nel corso del 2012, ci consentiràdi incrementare i volumi di carico trasportatolungo il sistema fluvio-marittimo russo, sino araggiungere quota union di tonnellate. Siamosoddisfatti anche del livello raggiunto da PrimeShipping negli standard di sicurezza e nel rispettodelle normative internazionali, traguardi consi-derevoli per una società pioniera nel rinnova-mento dei mezzi da fiume».

Qual è stato il processo che vi ha portato,oggi, a vedere nella Russia uno dei mercati piùimportanti per il vostro business?«Il nostro ingresso nella Federazione Russa risaleal 2005. Fin da subito avevamo focalizzato la no-stra attenzione sulla flotta operante nel mercatointerno, che aveva un’età media pari o superiore

ai 30 anni e necessitava quindi di un rinnova-mento. Insieme a questa costatazione, c’era unanostra previsione, ovvero che il mercato russodei trasporti di prodotti petroliferi, in linea con lapropria crescita, avrebbe sviluppato sempre più larichiesta di navi moderne e in linea con i più altistandard di sicurezza e di tutela ambientale. L’im-pegno a dare seguito a queste nostre convin-zioni si è concretizzato in un totale di circa 300milioni di dollari investiti a partire dal 2006nella costruzione di nuove tanker ed entro fineanno avremo raggiunto un totale di 24 unitàrealizzate. Abbiamo anche investito nella for-mazione del personale navigante e in ricerca e

DOLLARI FATTURATO REALIZZATO DAL GRUPPO

NEL 2011, REGISTRANDO UN INCREMENTO DEL 33%

RISPETTO AI 150 MILIONI MESSI A BILANCIO NEL 2010

200 mln

PERSONE OCCUPATE, DIRETTAMENTE E

ATTRAVERSO L’INDOTTO GENERATO, DAL GRUPPO

BARBARO, NEI SETTORI DELLO SHIPPING, DEI

SERVIZI E DELLA CANTIERISTICA

5.000

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sviluppo. Siamo stati infatti laprima società a introdurre inRussia l’innovativo sistema delcoupling rigido tra chiatta e spin-tore, ottimizzando in questomodo le prestazioni dei mezzi eaumentando gli standard di si-curezza sul lavoro».

Quanto investite sul temadella sicurezza e quindi anchedel rispetto ambientale?«Investire nella sicurezza non soloè una condizione indispensabileper assicurare un servizio in lineacon quanto richiesto dalle majormondiali, bensì è il presuppostocardine della nostra missione diarmatori: realizzare un trasportosostenibile. Il nostro gruppo in-veste centinaia di migliaia di dol-lari per il continuo migliora-mento della flotta e persegue unosviluppo in linea con le indica-zioni dell’Unione Europea e dellaBanca Mondiale, che sempre piùspesso cofinanziano progetti dimodal shifting volti a ridurre iltrasporto su mezzi tradizionali ad alto livello diinquinamento, a favore del trasporto navale».

Quali sono le aree del territorio russo in-teressate maggiormente dalla vostra attivitàdi nolo?«Prime Shipping effettua la gran parte dei tra-sporti sui fiume Volga e Don e gli adiacenti marCaspio, mar D’Azov e mar Nero, trasportandocentinaia di migliaia di tonnellate all’anno diprodotti, principalmente fuel oil e olio vegetale.Nel 2011 le due rotte più battute sono state Sa-ratov-Kerch e Kavkaz-Kerch. Per svolgere ilruolo di carrier sia sui fiumi che sui mari uti-lizziamo un nuovo naviglio, la cui capacità dicarico dipende sia dalla tipologia di nave sia dalpescaggio fluviale. Sul Volga, per esempio, ipo-

tizzando un’immersione massima di 3,6 metri,possiamo caricare dalle 4.100 alle 4.520 ton-nellate, con un tonnellaggio massimo di 4.950.Le stesse navi, tuttavia, durante l’inverno,quando i fiumi sono ghiacciati e quindi nonnavigabili, vengono impiegate in mare, dove laportata massima, in assenza di vincoli di pe-scaggio, raggiunge quasi le 7.000 tonnellate».

Qual è la strategia complessiva sullabase della quale gestite l’azione di PrimeShipping?«L’obiettivo primario della società è quello di raf-forzare la sua posizione competitiva nel tra-sporto del petrolio e dei derivati nell’area Volga-Don e di ampliare l’offerta di servizi sulle rottestrategiche del mar Nero e del mar Caspio. Il

❯❯

La Fondazione Pietro Barbaro, insieme al Cerisdi, agli Istituti nautici di Roma e di

Palermo, al Formez e alla PB Tankers Spa ha costituito nel settembre 2011

l’accademia del Mediterraneo, la cui sede è stata collocata a Palermo, nello

storico palazzo Trinacria, alla Kalsa. La mission dell’Accademia è articolata su tre

macroaree: didattica, promozione e internazionalizzazione. La prima macroarea

comprende le attività di formazione superiore degli allievi ufficiali e commissari di

bordo della marina mercantile – in vista del loro inserimento nel mercato marittimo

e della logistica – e l’orientamento culturale e professionale dei giovani verso le

carriere del mare. L’attività di promozione prevede la realizzazione di studi,

ricerche, pubblicazioni, convegni sul tema dell’economia marittima e della

logistica e, conseguentemente, il miglioramento della qualità dei sistemi di

istruzione e formazione. L’internazionalizzazione, infine, si realizza in momenti di

alta formazione per il personale delle amministrazioni e delle organizzazioni

marittime dei paesi stranieri, in conformità all’accordo bilaterale in materia di

cooperazione tecnica nel settore della formazione professionale sottoscritto dal

governo italiano e dall’International Maritime Organization.

L’idea di costituire nel capoluogo siciliano l’Accademia del Mediterraneo nasce

dalla considerazione che Palermo è a pieno titolo una “provincia di Mare” – così

come definita dall’Unione Province Italiane –, ovvero un territorio in cui il mare

rappresenta una risorsa essenziale per l’economia e l’occupazione. Anche grazie

alla presenza di questa nuova istituzione, la Sicilia riconferma la propria centralità

nel Mediterraneo e ne fa un interlocutore privilegiato, anche per la formazione, nei

confronti dei paesi che si affacciano sul mare nostrum.

L’accademia del Mediterraneo

MODELLI D’IMPRESA

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modello ispiratore dellenostre scelte strategiche,inoltre, è l’esecuzione di unservizio di trasporto ecolo-gicamente consapevole,lungo itinerari nazionali einternazionali, e conforme alle disposizioni le-gislative e regolamentari in materia di shippingpetrolifero. Le mosse per rendere concreta que-sta strategia sono state quelle di avviare e man-tenere ottimi rapporti con le istituzioni russe lo-cali e in Italia, l’avere puntato sull’ottimizzazionedei processi senza compromettere gli standard diefficienza e l’avere investito per l’ampliamento eammodernamento della flotta. A questo si ag-giunge la volontà di costruire rapporti solidi siacon i partner che con i nostri dipendenti, tuttireclutati in loco».

Quali sono le ragioni di quest’ultima scelta?«La regione di Samara ha una lunga tradizionedella navigazione fluviale. Per noi quella di im-piegare personale interamente russo, suppor-tato dalla struttura italiana, è stata una scelta stra-tegica. Le motivazioni sono state dettate dalfatto che il personale autoctono ha già una co-noscenza consolidata delle dinamiche, storichee attuali, del mercato fluviale e degli operatoriche vi agiscono. A ciò si somma il riconosci-mento che il sistema universitario e formativo

della Federazione Russa è ai livelli più elevati delmondo. Questo ha avuto come frutto un au-tentico scambio di professionalità fra due culturediverse per storia e tradizione, scambio che si èdimostrato un veicolo di arricchimento e crescitareciproca, fino alla costituzione di un team dipersone in grado di perseguire l’efficienza azien-dale nel rispetto dei nostri valori di gruppo».

La vostra attività è ormai globale. Esiste lapossibilità che le rotte delle vostre navi inter-sechino anche il Mediterraneo?«Le nostre navi oceaniche navigano in tutto ilmondo e quindi in alcuni casi accade che fac-ciamo rotta anche verso i porti del Mediterraneo.Queste occasioni sono destinate a moltiplicarsi,dato che le nostre navi russe stanno diversifi-cando l’attività e grazie agli elevati standard di si-curezza stanno trovando impieghi redditizi pro-prio in area mediterranea, in particolare in Italia,Grecia e Nord Africa. Una delle sfide per il fu-turo, infatti, è quella di far sì che la flotta russatrovi un proprio segmento di mercato anche aldi fuori delle acque interne delle Federazione. Iprimi segnali in questo senso stanno già arri-vando, basti pensare che le nuove costruzionisono state consegnate in Cina e hanno traspor-tato per migliaia di chilometri, tra un oceano el’altro, prodotti petroliferi e vegetali anche perconto di nostri partner siciliani».

SICILIA 2012 • DOSSIER • 75

Nella pagina a fianco,

una delle tanker in servizio

sul Volga. Sopra,

il brigantino “Pietro

Barbaro” ritratto nel 1896

in rada a Palermo e uno

scatto dell’originale libretto

di navigazione del 1864

del suo stesso Capitano

e Armatore. Sotto,

la m/c Indigo Point tra

i ghiacci del Mar Baltico

Gruppo Barbaro

❞❝La nostra è una delle più antiche

famiglie armatoriali al mondocon oltre 200 anni di storia

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MODELLI D’IMPRESA

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Secondo i dati raccolti da Confcom-mercio Sicilia, il 30 per cento delcalo vendite di beni durevoli regi-stratosi durante l’ultimo anno allarga

la forbice tra le aspettative degli imprenditoriin attesa di una ripresa e le previsioni deci-samente non rosee per il futuro dell’intero si-stema economico regionale.Eppure, mantenendosi ben lontani dal ri-schio di soccombere alla crisi, chi continua afare impresa oggi può trovare la giusta stradasolo ricalcando la scia di una consolidataesperienza e capacità imprenditoriale acqui-sita in tempi significativamente dilatati.A confermarlo, l’audacia dimostrata da Sal-vatore Alioto, fondatore della Icar Arredi diCarini, che nell’arco di cinquant’anni di di-rigenza aziendale ha sviluppato un circuitoproduttivo su cui oggi si sostiene il gruppoAlioto, una holding tutta italiana diramata intre società. «Superato il passaggio generazio-nale, il testimone è oggi in mano ai miei fi-gli Gaetano, Massimo e Luciana, ciascuno ti-tolare dei business di riferimento ovvero laproduzione di arredi su progetto per il settoremoda, la specializzazione della produzioneper il settore farmaceutico e food – spiegal’imprenditore palermitano – e l’implemen-tazione del settore ferroviario attraverso l’ot-tenimento di certificazioni che garantiscono

l’elevato livello qualitativo del prodotto».La mission del gruppo Alioto è già espressanell’acronimo del brand immesso nel mer-cato mezzo secolo fa, perché Icar sta per in-novazione, creazione, attenzione e realizza-zione. «Se in cinquant’anni di vita aziendalela Icar è stata protagonista nel settore dellaproduzione degli arredamenti su misura a li-vello nazionale, oggi, l’ampliamento dellasfera produttiva e la specializzazione dei corebusiness hanno condotto il nostro marchioverso una “naturale” internazionalizzazione –afferma Massimo Alioto, direttore della IcarTrade, spin-off della società madre, attivanella fornitura di servizi di general contrac-tor in Italia e all’estero –. Infatti, oltre che inEuropa, abbiamo trovato negli Stati Uniti, inRussia e ad Abu Dhabi nuovi mercati enuove vetrine commerciali».Un settore, quello dell’arredamento su mi-sura, supportato alla Icar da piani proget-tuali firmati da architetti e designer specia-lizzati, che per combattere la crisi e laconcorrenza delle produzioni low cost non

Dal settore moda a quello farmaceutico.

Dal food al ferroviario. La produzione di arredi su misura

condotta dal gruppo Alioto non si ferma.

E punta all’estero

Giulio Conti

Massimo, Gaetano

e Luciana Alioto

della Icar Arredi Srl

di Carini (PA).

Nelle altre immagini,

fasi di produzione

interne alle tre aziende

del gruppo Alioto

www.icararredi.it

Verso una “naturale”internazionalizzazione

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 77

può essere scevro da livelli qualitativi di au-tentica italianità.«Abbiamo puntato sull’innovazione del pro-cesso produttivo migliorando il controllo diqualità sulle fasi critiche della produzione –precisa Luciana Alioto, responsabile delladivisione Rail, settore dedicato alla produ-zione degli arredi per rotabili ferroviari –. Eper farlo al meglio, non solo molti degli ul-timi investimenti sono stati destinati ancheall’abbattimento dell’impatto ambientale delciclo produttivo ma, sono stati ridotti al mi-nimo i costi fissi non complementari allacrescita aziendale. Il risultato? Il portafoglioordini ha subito una crescita importante, epalesemente, in controtendenza all’anda-mento delle imprese locali e non».

Ma in un mercato comequello odierno che ha esau-rito la spinta verso la “genui-nità” di fare impresa, in que-st’epoca di crisi economicache demotiva e blocca lo svi-luppo imprenditoriale, qualivalori divengono allora im-prescindibili per la condu-zione di una holding come laIcar Arredi? «È vero che le difficoltà sonotante e che la nostra integrità aziendale vienemessa ogni giorno a dura prova – sostieneGaetano Alioto – ma abbiamo capito chesoltanto unendo le forze e le capacità di noifratelli potremo continuare ciò che tanti annifa iniziò nostro padre e che oggi rappresentaun’importante realtà nel territorio siciliano,in Italia e nel mondo».Di fatto, dalle parole di Gaetano Alioto cuiè stata affidata la gestione dell’azienda IcarBuild produttrice di arredi per attività com-merciali, si intuisce come la famiglia Aliotoabbia trasposto le dinamiche dell’ambientedomestico all’interno dell’azienda. «Rite-niamo che il successo di un’impresa di fami-glia inizi dentro le mura di casa, lì dove èpossibile apprendere quei valori universal-mente traducibili in sacrificio, fatica e dedi-zione al lavoro».

❝Oltre che in Europa,il gruppo Alioto ha trovatonegli Stati Uniti, in Russiae ad Abu Dhabi nuovimercati e vetrinecommerciali

Massimo, Gaetano e Luciana Alioto

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MODELLI D’IMPRESA

«Dall’inizio del 2011 a oggi,nella Sicilia Orientale, ab-biamo visto aumentare dialmeno il 30-40 per cento

le richieste di installazione di apparecchi da in-trattenimento. Sul nostro bilancio questo si ètradotto in un incremento di fatturato, perquanto ha riguardato il 2011. Tuttavia, dal-l’inizio del 2012, nonostante la richiesta dinuove installazioni sia tuttora in crescita, ab-biamo registrato una flessione dei ricavi di al-meno il 20 per cento». È questo lo scenario dimercato descritto da Nunzio Landro, titolaredell’omonima azienda di Paternò, attiva inSicilia Orientale e in parte della Calabria.Landro è da trent’anni un gestore specializzatonella vendita, nel noleggio, allestimento e as-sistenza di giochi per bar e sale da gioco, perle quali propone diverse tipologie di mac-chine: slot machine, videogame, flipper, si-mulatori di guida, simulatori di tiro a segno,

gru, calcio balilla,carambole e altre at-trazioni.Come si spiega la

conferma nelle ri-chieste di nuove in-stallazioni da partedegli esercenti afronte di una fles-sione dei ricavi?«L’origine di questofenomeno va collo-cato certamentenella crisi economicagenerale e in parti-colare in quella deiconsumi. La crisi ha

portato alla chiusura un gran numero di eser-cizi commerciali, scalzati anche dall’avanzaredei grandi centri commerciali. Questo feno-meno ha portato molti esercenti a riconvertirel’attività in locali destinati al gioco, dato chequesta attività richiede un investimento mi-nimo. Il problema è che però, anche se au-menta l’offerta di locali che ospitano giochi,i giocatori rimangono sempre gli stessi equindi di fatto, per noi, sono aumentati i co-sti di gestione mentre abbiamo visto dimi-nuire gli incassi».

Nonostante questa condizione contrad-dittoria, le apparecchiature più richieste cor-rispondono anche a quelle più redditizie?«Fra le apparecchiature più richieste ci sonoquelle che consentono di ottenere delle vin-cite in denaro e le più gettonate sono certa-mente le slot machine. Queste funzionanocollegate in rete, in maniera tale che entratee uscite siano trasparenti e sia determinabilesenza dubbi il prelievo fiscale destinato aiMonopoli di Stato. Al contrario le macchineche stanno dando le peggiori rese sono i vi-deogiochi tradizionali, che al momento sonodecisamente in passivo, nonostante la loroinstallazione sia imposta come alternativa aigiochi con vincita in denaro. Danno ricavi

La crisi ha portato a un incremento

nella richiesta di installazione

di macchine per il gioco lecito. Al quale

però è seguito un calo dei ricavi.

Nunzio Landro analizza la situazione

di mercato e spiega le ragioni

di un fenomeno contraddittorio

Mauro Terenziano

Nunzio Landro,

titolare

della F.lli Landro Srl

di Paternò (CT)

www.fllilandro.com

È in stalloil mercato del gioco

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Nunzio Landro

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non trascurabili alcune apparecchiature mec-caniche che consentono di vincere degli og-getti e, paradossalmente, di fronte a tantemacchine tecnologiche, continua a mante-nere una consistente quota di mercato il tra-dizionale calcio balilla».

Quali sono le percentuali di guadagnodei diversi soggetti nel vostro settore?«Sia all’esercente che a noi gestori va il 5 percento dell’incasso generato dalla macchina,dunque una parte minima. Il 75 per cento co-pre le vincite e quindi è destinato ai giocatori,mentre il restante 15 per cento rappresenta levoci restanti come il PREU, il canone con-cessione AAMS, il provider. Questi dati difatto svantaggiano noi gestori, sui quali rica-dono i costi di investimento, di trasporto e as-sistenza, sia tecnica che amministrativa, sugliapparecchi che noleggiamo».

Le macchine per il gioco d’azzardo sonospesso al centro di polemiche. Qual è la vo-stra posizione di fronte a chi richiede nor-mative più stringenti per la loro diffusione?«Nella rappresentazione mediatica, effettiva-mente, la nostra categoria è associata a unacultura dalla scarsa legalità. In realtà, per ope-rare in questo settore è necessario non soloavere le autorizzazioni e le licenze previste

dalla legge, ma inoltre non avere alcun generedi precedente penale, salvo l’impossibilità diavviare un’attività di gestione. Per questo perla nostra società, che è presente sul mercato daoltre trent’anni, la legalità e l’osservanza dellenorme sono due elementi fondamentali. Eproprio per questo dobbiamo lamentare ilfatto che di anno in anno vengono introdottenormative sempre più stringenti e penaliz-zanti per noi operatori».

Quali sono le prospettive per il settore daqui a dodici mesi?«Non sono particolarmente promettenti, siaper la situazione attuale, sia perché è in di-scussione un ulteriore inasprimento norma-tivo, in un’ottica di maggiore prevenzione peril divieto del gioco d’azzardo che riguarda i mi-nori, che ci costringerà probabilmente a rin-novare il 70 per cento del nostro parco mac-chine. Questo sarà per noi un investimentopraticamente imposto per legge e del qualenon è certo il recupero del capitale».

❝Anche se aumenta l’offertadi locali che ospitano giochi,i giocatori rimangono sempregli stessi e di fatto, sono soltantoaumentati i costi di gestione

Page 70: Dossier Sicilia 07 2012

MODELLI D’IMPRESA

Dalla specializzazione nell’automo-tive a quella della fornitura indu-striale. Sono questi i principali tar-get ai quali si rivolge l’attività della

Bertorotta, azienda distributrice di articoli tec-nici per l’industria, collocata nell’area più in-dustrializzata dell’isola, quella catanese. L’espan-sione commerciale dell’azienda, oltre a coprirel’intero territorio siciliano, ha toccato a più ri-prese anche diverse aree a livello nazionale e,inoltre, tramite la presenza sul web, punta sem-

pre più a oltrepassare iconfini dell’isola. Ber-torotta, oltre che perla qualità della propriaofferta, si caratterizzacome modello di im-prenditoria al femmi-nile. Infatti, le sorelleSilvia e Ornella, oggialla guida dell’impresadi famiglia, rappresen-tano la terza genera-zione e gestiscono conil proprio staff i varisettori che spaziano

dall’utensileria, alle centrali aria compressa,dalla saldatura ai macchinari per la pulizia in-dustriale, ed aspetto non comune nel settore,forniscono assistenza tecnica con personale spe-cializzato.

Qual è il bilancio dell’ultimo anno di atti-vità?«Nel corso del 2011 siamo riusciti a recupe-rare i volumi di vendita precrisi e questo no-nostante il momento ancora delicato che staattraversando il mercato. La maggior partedelle nostre risorse, umane e finanziarie, èstata dedicata all’obiettivo di consolidare lacopertura territoriale. Abbiamo quindi sceltodi investire su noi stessi, benché lo scenarioabbia reso complessa la definizione di unastrategia di ampio respiro soprattutto sullungo termine».

Quali gli strumenti principali che avetemesso in campo per raggiungere questoobiettivo?«Stiamo portando avanti una politica di po-tenziamento della penetrazione sul mercatosu diversi fronti: circa 3 anni fa, abbiamo de-ciso di aggregarci a un gruppo di aziende na-zionali, di distribuzione industriale. Grazie a

Porre la clientela al centro

del business. Questa la strategia

per la distribuzione di articoli tecnici

per l’industria. Silvia Bertorotta,

amministratore unico della Bertorotta,

presenta obiettivi, investimenti

e risultati

Manlio Teodoro

Obiettivo: mettere al centrol’impresa

Silvia Bertorotta,

titolare insieme

alla sorella Ornella,

della Bertorotta Srl

di Catania

www.bertorotta.it

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Page 71: Dossier Sicilia 07 2012

Bertorotta

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questa azione, oltre ad avere un costante con-fronto con realtà distributive nazionali, ab-biamo alle spalle una incisiva attività di mar-keting operativo che rafforza la distribuzionedel nostro marchio privato. Presentiamo unavasta gamma di articoli tecnici suddivisi indiversi volumi tematici, che rappresentano ilmeglio della produzione Italiana e Tedesca.La terza edizione del nostro documentoStore, distribuito alla nostra clientela, rac-chiude una selezione di articoli, spesso diffi-cilmente reperibili sul mercato. La vendita diprodotti di alta qualità, a nostro marchioTtake, ci consente di affrontare il mercato piùserenamente. Inoltre intendiamo coprire al-cune aree e settori che attualmente risultanopoco presidiati».

L’avvio di questa strategia ha influito sulmodo di approcciarvi ai partner?«Assolutamente. Ci stiamo orientando versoi marchi e i fornitori più attivi del nostro set-tore. Con questi ultimi intendiamo impo-stare un atteggiamento di tipo “win-win”,che vuol dire “niente vinti, ma solo vincitori”.Riteniamo questo l’unico atteggiamento pra-ticabile all’interno di una prospettiva di svi-luppo. Se da una parte richiediamo dinami-cità e flessibilità per essere seguiti in questanuova impostazione, in cambio possiamo of-frire un assetto finanziario estremamente bi-lanciato, che permette di garantire ai nostrifornitori, anche in tempi difficili sotto il pro-filo della liquidità corrente, delle solide cer-tezze di investimento».

Il vostro core business si è evoluto neltempo. Attraverso quali tappe siete passatie qual è la realtà odierna da questo puntodi vista?«Storicamente il nostro settore di riferimento èquello “automotive” e il territorio di riferi-mento, ancora il più presidiato dai nostri agentitecnici, quello Siciliano. Da tempo ci stiamo af-fiancando anche al settore industriale così come

alle forniture per il settore pubblico. Quest’ul-tima è un’area prettamente direzionale che ci haaperto la possibilità, in relazione alla tipologiadi commessa da realizzare, di esplorare oppor-tunità di business sull’intero territorio nazionaleentrando in contatto con gruppi industriali dirilievo».

La vostra esperienza nel canale del com-mercio elettronico è ormai consolidata.Quali valutazioni ne traete?«Riceviamo circa 6mila contatti l’anno. Dun-que complessivamente siamo soddisfatti, an-che se sono possibili ulteriori miglioramenti–la spinta al miglioramento fa parte del nostroapproccio generale all’attività di impresa. Unesempio di linea di sviluppo è quello del tar-get. Finora il nostro sito ha avuto una con-notazione prevalentemente business to con-sumer. Oggi stiamo lavorando per rivolgercianche al bacino di utenza professionale edelle partite Iva, spostandoci quindi versoun modello business to business – modellogià messo in campo da aziende del nostrostesso settore».

❞❝Vogliamo dare maggiore spessoreagli aspetti di processo tecnicocommerciale puntando sulla qualitàdel prodotto

Page 72: Dossier Sicilia 07 2012

Fare impresa in Sicilia

Nelle immagini

momenti di lavoro

all’interno della Omer di

Palermo e alcuni

prodotti finiti

www.omersrl.it

In un contesto imprenditoriale ed econo-mico in cui sempre più aziende optano perla delocalizzazione e l’outsourcing, persi-stono realtà che fanno scelte in controcor-

rente. Omer ne è un esempio. L’azienda paler-mitana è oggi una tra le più affermate nellarealizzazione di interni in lega leggera per veicoliferroviari ed è partner dei maggiori costruttori dimateriale rotabile a livello nazionale e interna-zionale, quali l’italiana Ansaldobreda e la Franco-Canadese Bombardier, con le quali è coinvolta inprogetti relativi a tutte le piattaforme di veicolo,dalle metropolitane ai treni ad altissima velocità.«Nel corso dell’evoluzione aziendale – affermal’ingegner Giuseppe Russello, amministratoredella Omer - si sono dimostrate fondamentali, dal

punto di vista strategico, due precise scelte: laprima mirata all’utilizzo delle leghe leggere per larealizzazione del prodotto, la seconda costituitadalla centralità della produzione con conseguentemodesto ricorso all’outsourcing».Se il non soccombere alle lusinghe del ricorso a uncospicuo outsourcing inizialmente ha reso ne-cessari ingenti investimenti in termini di infra-strutture, impianti e soprattutto di risorse umane,l’aver mantenuto all’interno dell’azienda la mag-gior parte del ciclo di produzione, per la Omer haanche rappresentato un notevole valore aggiunto.«Da tale scelta - spiega Russello - oltre al rag-giungimento dei migliori requisiti commerciali intermini di rapporto qualità prezzo offerti al mer-

In controtendenza con tante aziende

manifatturiere, la Omer ha deciso

di limitare il più possibile l’outsourcing

e di mantenere la produzione

dei suoi interni in lega leggera

per veicoli ferroviari a Palermo.

Il punto di Giuseppe Russello

Carlo Gherardini

Page 73: Dossier Sicilia 07 2012

Giuseppe Russello

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cato, è derivata anche una spiccata flessibilità,nonché il controllo diretto dei processi speciali diproduzione per i quali si è reso necessario l’otte-nimento di certificazioni internazionali moltorestrittive. Tutto ciò in totale controtendenza ri-spetto alle altre aziende del settore che hanno in-vece preferito, nell’illusione di poter generare piùfacili profitti, cedere il know-how a terzi, limi-tando di fatto l’attività dell’azienda a una meracommercializzazione del prodotto».Sulle strategie aziendali ha ovviamente influito inmaniera profonda anche la dislocazione geogra-fica della sede storica: «Proporsi al mercato dallaSicilia impone una dimostrazione di credibilità ecapacità aggiuntiva rispetto ai competitor dislo-cati nelle altre regioni di Italia. Tuttavia abbiamoda sempre interpretato la nostra sicilianità noncome un limite ma come un valore aggiunto dalquale attingere le motivazioni straordinarie peremergere nei mercati. Anche se sul piano opera-tivo ci sono difficoltà nel fare impresa da Pa-lermo, il nostro compito è quello di fare al megliociò che sappiamo fare dal luogo che ci appartiene.Di fronte alla crescente desolazione che si presentasul territorio, derivante dalle numerose realtà pro-duttive che sempre più spesso cessano di fare im-presa abbandonando spazi e opifici a favore delleattività commerciali, ci convinciamo sempre dipiù di quanto sia fondamentale rimanere radicatialla nostra regione». E anche in Sicilia si possono ottenere quei livelli

di eccellenza che oggi più che mai rappresentanoun requisito imprescindibile per la sopravvivenzadelle aziende manifatturiere italiane. «Fattori so-cio-economici quali la globalizzazione e la re-cente crisi finanziaria impongono, pena la scom-parsa dal mercato, l’ottenimento di requisitiassoluti riconosciuti dai mercati a livello globale.In tal senso riteniamo fondamentali fattori qualiil miglioramento continuo dei prodotti e dei pro-cessi aziendali e lo sviluppo in termini di inter-nazionalizzazione dell’azienda stessa. Ovviamentela partita si gioca sempre più sulla capacità dellesingole imprese di saper supportare tali fattori conadeguati investimenti in tempi in cui una crisi diliquidità generalizzata mette in difficoltà anche leaziende “sane”, che negli anni hanno saputo co-gliere importanti opportunità di business e cheoggi vantano un portafoglio ordini di rilievo.Malgrado tutto – conclude Russello - andiamoavanti nell’assoluta convinzione che per quelle im-prese che si dimostreranno in grado di far fronteal momento storico estremamente difficile, que-sto periodo avrà rappresentato un’opportunitàdi ristrutturazione e di crescita importante e, nel-l’immediato futuro, sarà possibile il raggiungi-mento di risultati di assoluto rilievo».

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MODELLI D’IMPRESA

L’uso consapevole e sostenibile delle ri-sorse idriche è ormai imprescindi-bile per la nostra società. Questovale, a maggior ragione, in campo

agricolo, dove la cronica scarsità d’acqua staobbligando gli operatori a sperimentare nuovimetodi per l’irrigazione dei campi, che per-mettano di ottimizzare i consumi d’acqua ga-rantendo al tempo stesso la massima efficacia.«In questo senso, viste le loro peculiarità, i si-stemi per la micro-irrigazione e l’irrigazione agoccia rappresentano senza dubbio la soluzionemigliore», afferma Gaetano Di Maiuta, mana-ging director della Plast Project di Francofonte(SR). L’azienda, specializzata nella produzionedi articoli e accessori per l'irrigazione e la micro-irrigazione agricola e residenziale, è oggi una re-altà all’avanguardia in questo particolare settore,con circa 400 tonnellate di materie plastiche la-vorate ogni anno e una gamma di oltre 2000 ar-ticoli a catalogo.

Su quali presupposti si fonda la vostra pro-duzione?«Il nostro obiettivo è quello di migliorare letradizionali tecniche di irrigazione, attraverso ar-ticoli innovativi e adeguati alle esigenze di unmercato in continua evoluzione. È così che na-scono raccorderie, valvole, irrigatori ed erogatorid’acqua di nuova concezione e di altissima qua-lità, testati e conformi alle normative del settore.

L’intero ciclo produttivo,dallo studio e sviluppodi prodotti e compo-nenti fino allo stampag-gio a iniezione dei ter-moplastici, si svolgedirettamente all’internodello stabilimento azien-dale, assicurandoci un li-vello di flessibilità diffi-cilmente riscontrabilealtrove, un aspetto moltoapprezzato dai nostri partner».

Fondamentali, dunque, risultano esserele attività di ricerca e sviluppo. Qual è lapolitica adottata da Plast Project a questoproposito?«Ogni anno destiniamo ingenti risorse all’ag-giornamento dei nostri software di progetta-zione e ingegnerizzazione (Cad/Cae), ma anchedelle macchine utensili a controllo numericoutilizzate per la realizzazione degli stampi.Siamo stati una delle prime società del settorea ottenere la certificazione Iso 9001, nel 2000,e Iso 14001, nel 2008. Riconoscimenti impor-tanti, frutto di una consolidata esperienza nelcampo dello stampaggio delle materie plastichee nella lavorazione degli acciai per la realizza-zione di stampi, sempre con un occhio di ri-guardo alla tutela e al rispetto dell’ambiente».

Gaetano Di Maiuta,

managing director

della Plast Project

di Francofonte (SR)

www.plastproject.com

Nuovi strumenti per l’irrigazione L’utilizzo dell’acqua, soprattutto in agricoltura,

deve essere razionalizzato e ottimizzato. Le ultime

novità nel campo dell’irrigazione agricola illustrate

da Gaetano Di Maiuta

Guido Puopolo

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Come si esplica questa attenzione all’am-biente nella pratica?«Già da diversi anni abbiamo avviato un pro-gramma di rinnovamento delle presse di stam-paggio oleodinamiche a nostra disposizione,sostituendole con presse elettriche di ultimagenerazione, più efficienti e a minor impattoambientale. Gran parte del nostro fabbisognoenergetico, inoltre, viene soddisfatto da un im-pianto fotovoltaico recentemente installato, checi permette di ridurre al minimo qualsiasi tipodi emissione inquinante».

Plast Project esporta i suoi prodotti in ol-tre 30 Paesi nel mondo. Da quali mercatiderivano le performance migliori per il vo-stro business?

«Siamo presenti praticamente su scala mon-diale, anche se le Americhe e l’Europa dell’estrappresentano al momento i mercati più“aperti” nei nostri confronti. Siamo comunquesempre alla ricerca di nuove partnership, e an-che per questo periodicamente partecipiamo aeventi e manifestazioni fieristiche di rilevanzainternazionale».

In che misura la crisi economica in atto hainfluenzato il vostro settore di riferimento equali strategie avete adottato per far frontea questa situazione?«La crisi c’è e si sente, questo è innegabile. Cre-diamo però nella bontà della nostra politicaaziendale, basata sul principio dell’alta qualitàdei prodotti e sul rispetto totale del cliente. Perquesto, pur dovendo fronteggiare i continuirincari dei prezzi delle materie prime, non ab-biamo apportato nessun aumento ai nostri li-stini, proprio per non aggravare ulteriormentele condizioni economiche dei nostri commit-tenti. Un sacrificio importante, ma devo direche questa scelta ci ha premiato».

Con quali aspettative guardate al futuro?«I risultati ottenuti in questi mesi ci indu-cono a guardare al futuro con ottimismo.Nel 2011 abbiamo registrato un importanteincremento del fatturato, che contiamo diconfermare anche per l’anno in corso. Il no-stro obiettivo è ampliare e migliorare lagamma di articoli proposti, perché solo cosìpotremo conquistare nuove e significativefette di mercato».

Gaetano Di Maiuta

❝Destiniamo ingenti risorseall’aggiornamento dei nostri softwaredi progettazione e ingegnerizzazione

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MODELLI D’IMPRESA

Secondo uno studio presentato nel corsodel World Water Forum di Marsigliadello scorso marzo, nel 2011 l’Italia, con196 litri per abitante, è stato il primo

Paese in Europa per consumo di acqua mineralein bottiglia. Un dato molto significativo, a testi-monianza della grande attenzione che i consu-matori rivolgono alla qualità dell’acqua che be-vono. La conferma arriva da Giuseppe Pecoraro,Amministratore unico e proprietario de La FonteSrl, società siciliana che produce, imbottiglia ecommercializza acqua minerale con il marchio“Acqua Milicia”. «La nostra acqua nasce all’in-terno del monte Cane, un massiccio montuosodi interesse naturalistico nel contesto di un’areaprotetta e gestita dal Demanio forestale dellaprovincia di Palermo, e viene prelevata in con-trada Aci Capraia, ad una profondità di circa 160

metri», spiega Peco-raro. «Un lungocammino nellerocce millenariecalcareo-dolomiti-che la arricchisce dibenefici sali mine-rali, che le conferi-scono un elevato li-vello di qualità epurezza. I primi adapprezzare le qua-lità di queste acquefurono gli arabi,che qui nell’XI se-colo fondarono ilcasale di Ayn be-Lyen, termine che

vuol dire proprio La Fonte».Quali sono le proprietà che contraddistin-

guono l’Acqua Milicia?«Quest’acqua svolge un’azione equilibratrice delleattività dell’intestino, delle vie biliari e del fegato.La presenza di bicarbonati, ad esempio, aiuta atamponare l’iperacidità gastrica. L’Acqua Miliciaè inoltre ricca di magnesio, elemento importantenell'attività del cervello, dei nervi e dei muscoli,e di calcio, valido supporto terapeutico e di pre-venzione nei confronti di gestanti, adolescenti edanziani. È particolarmente indicata in questo pe-riodo di caldo e di afa, quando con la traspirazionesi perdono notevoli quantità di elementi mineraliquali sodio, potassio, magnesio e cloruro».

Come è nata e come è cresciuta la vostraazienda?«La Società “La Fonte Srl” è stata costituita nel1998, entrando in produzione nel 2004 comepiccola impresa in una realtà non industriale.Nell’arco di pochissimi anni, grazie all’impe-gno costante mio e dei miei figli, siamo riu-sciti ad affermarci al primo posto in Sicilia pernumero di bottiglie vendute, passando da 7,5milioni di litri venduti nel 2004 fino a 180milioni di litri imbottigliati nel 2011. Oggi di-sponiamo di due linee di produzione: laprima, installata nel 2004, ha una capacitàproduttiva di 12000 bottiglie/ora. Nel 2010abbiamo investito 3,5 milioni di euro perl’istallazione di una seconda linea, con una ca-pacità di 22000 bottiglie/ora, che ha di fattotriplicato la capacità produttiva, attualmentedi 34.000 bottiglie/ora. Recentemente ab-biamo inoltre avviato un importante pro-gramma di aggiornamento tecnologico, inve-

Le acque minerali, pur essendo molto diverse tra loro, hanno proprietà uniche

e preziose, capaci di influire positivamente sulla salute e sul benessere delle persone.

Ne parliamo con l’amministratore unico de La Fonte, Giuseppe Pecoraro

Diego Bandini

La Fonte Srl si trova in contrada Sperone - Altavilla Milicia (PA).

Foto di Francesco Dell’Orzo

www.acquamilicia.it [email protected]

Le proprietà dell’acqua minerale

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Giuseppe Pecoraro

❞stendo circa 1,3 milioni di euro nell’acquistodi macchine imbottigliatrici e soffiatrici diultima generazione. Credo che la chiave delnostro successo sia da attribuire all’impegno,al coraggio e alla dedizione con cui in questianni abbiamo lavorato».

Quali accorgimenti adottate per garan-tire sempre la massima qualità del pro-dotto finale?«Siamo certificati secondo la norma Iso22000:2005. Tutte le fasi del processo di imbot-tigliamento e confezionamento sono seguite emonitorate mediante controlli analitici e ispe-zioni da parte del personale tecnico di laborato-rio. Il sistema di tracciabilità di filiera informa-tizzato, da noi adottato, ci permette di seguirepasso passo il prodotto, dall’imbottigliamentofino alla distribuzione finale. Negli ultimi anni ab-biamo investito molto sul nostro laboratorio in-terno, attrezzandolo con strumentazioni al-l’avanguardia per il controllo chimico emicrobiologico delle acque e delle materie primeutilizzate».

Come riuscite, invece, a ridurre al mi-nimo l’impatto ambientale delle vostre la-vorazioni?«La nostra organizzazione si avvale di un sistemadi gestione ambientale certificato En Iso

14001:2004, e ne ricerca sistematicamente il mi-glioramento in modo coerente, efficace e soste-nibile. Il recente investimento sul fotovoltaicoistallato sulle coperture dei locali aziendali, ci hareso quasi completamente autosufficienti da unpunto di vista energetico, con una produzione dicirca 1MWh di energia pulita che di fatto ha ri-dotto sensibilmente le emissioni indirette di ani-dride carbonica nell’ambiente».

Con quali marchi siete presenti sul mercato?«I marchi da noi commercializzati, oltre al-l’acqua minerale naturale “Milicia” sono: “Ac-qua Viva”, “Athena”, “La Fonte”, “Vivissima”e “Vitabella”, a cui a breve si aggiungerannole etichette “Sabrinella” e “Santakore”, acquaoligominerale già riconosciuta dal Ministerodella Salute. Operiamo all’interno della Sici-lia con la quasi totalità degli operatori dellaGDO, ed esportiamo parte della nostra acquaa Malta, dove si è affermata con il marchio“Fontana”».

La Fonte, comunque, rimane un’aziendafortemente legata al territorio siciliano.«Assolutamente. Basti pensare che l’azienda,tra dipendenti diretti e indotto, dà lavoro aquasi duecento persone, con un impatto moltosignificativo sull’economia locale. Questo è, pernoi, un motivo di grande soddisfazione».

❝La nostra acqua vieneprelevata in contrada AciCapraia, a una profonditàdi circa 160 metri

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TECNOLOGIE

Mentre all’estero, nel complesso,il 2011 è stato un anno di cre-scita per l’Information Techno-logy, il mercato italiano ha

chiuso in negativo. Il rapporto Assinform ha re-gistrato un complessivo meno 4,1 per cento. Lecause? A pesare è stata la restrizione della spesadella Pubblica amministrazione – la cui infor-matizzazione massiccia è ancora da venire –, masoprattutto il calo di investimenti dell’impresaprivata, che rappresenta il 90 per cento della do-manda di informatizzazione e che, l’annoscorso, ha diminuito la destinazione di risorseper almeno il 4,3 per cento. In questo scenariodi crisi si sono distinte alcune eccezioni, comequella della ComTel, system integrator che an-che nel 2011 è riuscito a centrare l’obiettivo cre-scita, segnando a bilancio una crescita di fattu-rato del 17,5 per cento rispetto al 2010,attestandosi così a quota 47 milioni di euro. Perspiegare le ragioni del successo in controten-denza intervengono Giovanni Grechi, presi-dente e amministratore delegato della società, eVincenzo Cassese, suo direttore generale.

A fronte di un settore in difficoltà, qual è

stata la leva che ha permesso di proseguirenello sviluppo?Giovanni Grechi: «Alla base della nostra perfor-mance di successo continua a giocare il suoruolo fondamentale la nostra strategia di inno-vazione tecnologica. A questo, nello specifico, siè aggiunto, come determinante fattore di cre-scita, l’apertura ai mercati internazionali. Infatti,siamo ormai presenti in 130 paesi nel mondo,grazie a un network di system integrator stra-nieri. Questo significa che ComTel, attraversoil proprio sistema tecnico e organizzativo, puòfare da focal point per tutte le problematichetecniche e di sviluppo di soluzioni Ict per qual-siasi azienda italiana presente all’estero con sedi,filiali o uffici».

Quali sono stati, in concreto, i prodotti e iservizi che hanno fatto da traino?Vincenzo Cassese: «L’azienda è cresciuta perchéha saputo evolvere specializzandosi nell’offertadi soluzioni che vanno dal cablaggio fisico alnetworking, dal VoIP ai sistemi di video intel-ligence, video conference e applicativi. Inoltre,grazie al nostro Network Operation Center(NOC), attivo 24 ore su 24, possiamo affron-tare e risolvere in tempo reale qualsiasi pro-blema tecnico che dovesse interessare i sistemidei nostri clienti. Questi sono rappresentati dapiccole, medie e grandi imprese, compresa la

L’informatizzazione,motore di sviluppo

Giovanni Grechi,

presidente e ad

della ComTel Spa

di Milano, insieme

al direttore generale

Vincenzo Cassese

www.comtelitalia.it

Gli scenari dell’Information

and Communication Technologies

per il 2012. Le soluzioni, le visioni

e la capacità di intercettare le esigenze

di una platea variegata di soggetti e

utenti. Ne parliamo con Giovanni Grechi

e Vincenzo Cassese

Valerio Germanico

Page 79: Dossier Sicilia 07 2012

SICILIA 2012 • DOSSIER • 93

pubblica amministrazione. La nostra forza èanche quella di saper rispondere alle esigenze di-versificate di una schiera così varia di attorieconomici».

Com’è organizzata internamente ComTel?G.G.: «Abbiamo due divisioni: Reti ed Enter-prise. La prima è attiva sui mercati carrier,svolge attività di installazione, collaudo e ma-nutenzione di apparati di telecomunicazioneper gli operatori Tlc che erogano servizi locali,a lunga distanza o ad alto valore aggiunto. In-vece, la divisione Enterprise, con una capillaredistribuzione sul territorio nazionale e interna-zionale, si rivolge a una clientela business, pro-ponendo soluzioni per reti voce, dati e conver-genti, in grado di rispondere alle esigenze disempre maggiore efficienza delle aziende dioggi».

Quali sono le vostre previsioni sull’anda-mento del mercato nel 2012 e quali le stra-tegie per affrontarlo?V.C.: «Per raggiungere l’affermazione in un mer-cato globale e competitivo, le aziende guardanoalla tecnologia come fattore strategico. Però,alle reti e ai sistemi non chiedono più soltantol’efficienza e l’affidabilità, bensì anche la capa-cità di integrarsi con una visione più ampia deiprocessi di business, che permettano di sup-portarne nuove strategie, applicativi e servizi.

Oltre che rispondere alle attese crescenti di unanuova generazione di utenti. Per assecondarequesta richiesta – certo frenata a livello di in-vestimenti dalla crisi, ma tuttora attuale per losviluppo del nostro paese –, stiamo prose-guendo nella nostra politica di destinazione dirisorse nell’aggiornamento, nell’adeguamentodelle strutture e delle risorse e nella ricerca e svi-luppo di servizi e prodotti in linea con gli sce-nari del futuro. Fra questi, nel 2012, la sfidamaggiore sarà rappresentata dal cloud».

Giovanni Grechi e Vincenzo Cassese

47 mlnLA CIFRA REALIZZATA NEL 2011

DA COMTEL SPA, SOCIETÀ DEL SETTORE ICT

FATTURATO

❝Le aziende guardano alla tecnologiacome fattore strategico.Noi le accompagniamonell’implementazione

Page 80: Dossier Sicilia 07 2012

«Il mercato del software gestionale,nell’ultimo quinquennio, si è di-mostrato alquanto statico e pocoincline all’innovazione tecnolo-

gica. Oggi più che mai le aziende tendono aottimizzare i costi di manutenzione e a po-sticipare quanto più possibile l’aggiorna-mento tecnologico, sia del software che del-l’hardware. Per assecondare queste esigenze,combinando l’ottimizzazione con le poten-zialità di sistemi più avanzati, le risposte mi-gliori verranno dal cloud computing». È que-sta la vision che sta guidando l’azione diSirio Informatica, della quale si fa interpretel’amministratore unico Angelo Fortuna. «Lenuove soluzioni cloud e l’esperienza del no-stro team, maturata in oltre venticinque annidi presenza ad alto livello nel settore del soft-ware gestionale, ci consentono di offrire ainostri partner – rappresentati da commer-cialisti, consulenti del lavoro e piccole e me-die imprese – una vasta gamma di softwaregestionali e servizi di assistenza software, chesi rivolgono sia a chi lavora con le applica-zioni on site sul proprio hardware, sia alle re-altà più vicine al mondo web». Ma quali sono i vantaggi, in concreto, perchi sceglie di utilizzare i servizi cloud? For-tuna lo spiega anticipando anche quali sa-

ranno le prossime novità che Sirio lancerà sulmercato: «Con la formula “cloud compu-ting” si identifica un nuovo modello di ela-borazione e gestione delle applicazioni soft-ware. Queste, infatti, vengono erogate comeservizio tramite Internet – da questo l’asso-ciazione con il concetto di “nuvola” –. È inremoto così che vengono eseguite tutte leelaborazioni dei software. Questo permettedi eliminare costi, complessità di gestione ela configurazione dell’hardware e del soft-ware applicativo. Per il target dei servizi con-tabili e del lavoro, noi proporremo due nuovisoluzioni: B.Point Solution Platform eB.Point Direzione Studio, in versione cloud,sviluppate da Wolters Kluwer Italia, societàdi cui siamo concessionari». Le nuove proposte della società non si fer-mano qui però. «Per la stagione 2012-2013presenteremo al mercato un nuovo prodottoche ha l’obiettivo di consolidare la collabo-razione tra lo studio e i clienti attraverso ilweb, sfruttando appunto il cloud compu-ting. Si tratta di Webdesk, un portale di co-municazione che connette lo studio profes-

TECNOLOGIE

La società Sirio

Informatica Srl ha sede

a Siracusa

www.sirionline.it

È ciò che Angelo Fortuna propone alle aziende

e ai professionisti siciliani attraverso le soluzioni

cloud per l’impresa e le professioni. Una strategia

che ha anche lo scopo di rilanciare un settore

che negli ultimi anni ha frenato a causa

del calo di investimenti

Manlio Teodoro

Un nuovo modello di elaborazione gestionale

94 • DOSSIER • SICILIA 2012

Page 81: Dossier Sicilia 07 2012

sionale con gli associati. Sarà un contenitoredi servizi e di comunicazioni integrato con lesoluzioni gestionali di B.Point SP e B.PointDS. Grazie a Webdesk lo studio o l’aziendae i propri utenti possono scambiare docu-menti, comunicare e raccogliere dati. Il tuttotramite una semplice connessione Internet».Sirio Informatica, attraverso una strategiaimprontata a elevati standard di customerservice, ha registrato negli ultimi anni unprogressivo incremento di fatturato, realiz-zatosi di pari passo all’acquisizione di nuovepartnership con professionisti e aziende, tar-get principale al quale è orientata l’offerta disoftware gestionale. «Valutando l’andamento del primo semestredel 2012, malgrado il periodo non sia certodei migliori per l’economia, siamo riusciticomunque a registrare performance positive,mantenendo il livello di fatturato e am-pliando il numero dei partner, soprattuttofra i piccoli studi e le aziende del settore ter-ziario. Ciò è stato possibile grazie a quelloche definirei un “lavoro di semina e cura”: ilrapporto con i nostri partner, infatti, va col-tivato ogni giorno, soprattutto quando si of-

frono prodotti e servizi fondamentali perl’attività di professionista o di un’impresa».In conclusione, Angelo Fortuna delinea leprospettive di Sirio per il medio e il lungoperiodo: «Abbiamo un obiettivo ambizioso:integrare la nuova suite B.Point DirezioneStudio accanto alla prima nota contabile e fi-scale e alla gestione del personale. In questomodo il titolare di uno studio o di un’im-presa potrà tenere costantemente sotto con-trollo, attraverso la gestione delle pratiche, itempi, i costi, le statistiche e lo stato di ognisingola pratica avviata dall’operatore dellostudio, consentendo così valutazioni sull’ef-ficienza produttiva e possibili interventi inchiave di ottimizzazione».

Angelo Fortuna

SICILIA 2012 • DOSSIER • 95

❝Il cloud computingpermette di eliminarei costi, la complessitàdi gestionee la configurazionedell’hardwaree del software di sistema

Page 82: Dossier Sicilia 07 2012

TECNOLOGIE

Nelle Pubbliche amministrazioni lavoce “spesa energetica” rappresentauna considerevole aliquota del bud-get di spesa; la riduzione di tale voce

non può essere ridotta ex abrupto senza che ciòsi ripercuota in maniera negativa sulla qualità deiservizi resi alla collettività. È però possibile in-tervenire per la riduzione di questi costi, mante-

nendo al contempo un ottimale livello diservizio. Ed è di questo tipo, l’azione chel’Eurotel porta avanti nella gestione di im-pianti elettrici e tecnologici realizzati nel-l’ambito di opere pubbliche. L’impresa agri-gentina, infatti, ha al suo attivo una quasitrentennale esperienza nella gestione di im-pianti di illuminazione pubblica localizzatisu tutto il territorio nazionale, compresegrandi città come Roma e Milano, oltre chenumerose località siciliane. «I risultati sinoraottenuti – spiega Giuseppe Iacolino –hanno consentito di ridurre notevolmentei costi di gestione degli impianti».

Attraverso quali accorgimenti siete riusciti aottenere questi risultati?«I risparmi sono stati ottenuti sia attraverso l’ot-timizzazione dei contratti di fornitura di energia,sia con l’impiego di lampade a elevata efficienzaanche con l’impiego di tecnologia LED, sistemidi regolazione del flusso luminoso, sistemi di te-lecontrollo e telegestione degli impianti. L’im-piego di queste tecnologie, inoltre, ha consentitodi recuperare – senza gravare ulteriormente sui giàesigui bilanci comunali – le somme necessarie perl’adeguamento degli impianti, spesso in avanzatostato di obsolescenza, e quelli occorrenti per as-sicurare la necessaria manutenzione, con un con-seguente e significativo miglioramento del servi-zio reso ai cittadini».

Oltre che un miglior servizio per i cittadinie un costo inferiore, le vostre soluzioni hannoquindi anche un riflesso positivo sull’am-biente. Quali altre iniziative avete avviato inquesta direzione?«Da alcuni anni abbiamo scelto di investire an-

Attraverso una gestione controllata, l’implementazione di nuove tecnologie

e il ricorso al partenariato pubblico privato (P.P.P.), è possibile contribuire

all’ottimizzazione dei servizi pubblici. Fra questi l’illuminazione

urbana e autostradale. Il punto di Giuseppe Iacolino

amministratore unico della Eurotel

Manlio Teodoro

Giuseppe Iacolino,

amministratore della

Eurotel Srl di Agrigento

www.eurotelag.com

Efficienza energeticanei servizi pubblici

96 • DOSSIER • SICILIA 2012

Page 83: Dossier Sicilia 07 2012

Giuseppe Iacolino

SICILIA 2012 • DOSSIER • 97

che direttamente nel settore delle energie rin-novabili. Per questo preciso scopo abbiamo co-stituito una società apposita: Eurotel Energia.Quest’ultima opera autonomamente, benchésia controllata da Eurotel ed è specializzata nelsettore del fotovoltaico, dell’eolico, del termo-dinamico e, in genere, di tutti quei tipi di im-pianti in cui è particolarmente rilevante il fattoreambientale».

La vostra azione non è limitata all’illumi-nazione pubblica urbana. In quali altri ambitioperate?«Il nostro core business è la costruzione, la con-duzione, la gestione e la manutenzione di im-pianti elettrici e tecnologici installati in siti econtesti altamente sensibili e particolarmentecomplessi. Questi includono ambiti diversi,come quello dell’illuminazione pubblica urbana,ma anche le commesse per servizi e lavori nel set-tore stradale, autostradale ed aeroportuale. Inquesto ambito, abbiamo lavorato e lavoriamo perAutostrade per l’Italia, Anas e Consorzio delleAutostrade Siciliane per la gestione di impiantielettrici dislocati lungo le grandi arterie stradali,nonché di impianti tecnologici complessi quali,ad esempio, quelli di esazione pedaggi».

Qual è, fra le commesse più recenti,quella che ha rappresentato un risultatoparticolarmente importante per voi?«Poiché operiamo anche nell’ambito aero-portuale, certamente uno dei risultati piùprestigiosi è l’avere concluso con la societàAeroporti di Roma un contratto per la ma-nutenzione ordinaria e straordinaria degliimpianti elettrici secondari, che riguardatutti gli impianti di distribuzione energia inbassa tensione e di illuminazione all’interno

dell’aerostazione e delle pertinenze esterne per untotale di oltre 100.000 corpi illuminanti. Que-sto è solo l’ultimo di una serie di contratti che daoltre un decennio ha visto la nostra afferma-zione nell’ambito aeroportuale, un contesto diparticolare impegno, che richiede la massimaprogrammazione e organizzazione, così comepure i lavori che abbiamo svolto in ambientiospedalieri in varie città d’Italia, come Bologna,Genova, La Spezia, oltre che a Milazzo qui sul-l’isola».

Quali sono gli strumenti finanziari che aveteutilizzato per la realizzazione delle citate com-messe?«Negli appalti che hanno per oggetto l’efficien-tamento e il contestuale contenimento dei con-sumi energetici, oltre alle consuete procedure difinanziamento pubblico, abbiamo fatto ricorsosempre più alle innovative formule di Partena-riato Pubblico Privato (P.P.P.) quali il project fi-nancing e il ricorso al finanziamento tramiteterzi. A tale forma di finanziamento, l’Eurotel haritenuto di dover dare notevole impulso, poichécrediamo che il partenariato pubblico-privatosia un valido strumento di finanziamento dei la-vori pubblici negli anni a venire».

❞❝Sistemi di telecontrollo

e telegestione hanno consentitodi ridurre notevolmente i costidi gestione degli impianti

Page 84: Dossier Sicilia 07 2012

TECNOLOGIE

Il packaging è sempre stato un compartodi riferimento per l'industria italiana, conparticolare attenzione – dal periodo suc-cessivo alla guerra – alla conservazione ali-

mentare. L'innovazione delle tecniche produt-tive e la ricerca di soluzioni e materiali semprepiù adatti ed efficienti è una prerogativa fonda-mentale del packaging, e lo rende un settore fi-siologicamente predisposto agli investimenti inricerca e formazione. La varietà delle destina-zioni d'uso dei contenitori prodotti determinainoltre la necessità di adeguare le potenzialitàproduttive a una richiesta sempre maggiore, ingrado di contrarre i tempi e aumentare i volumidi produzione, utilizzando quindi macchinariall'avanguardia. Tutte queste caratteristiche co-stituiscono delle linee guida che, insieme aun’intraprendente strategia commerciale, fannola fortuna dell'impresa. E un esempio di effi-

cienza e successo nelcampo del packaging èsenz'altro rappresentatodalla siciliana SalernoPackaging, impresa cheè riuscita a coniugareuna centenaria tradi-zione con la ricettivitàtecnologica moderna.«La vicenda imprendi-toriale del gruppo Sa-lerno nasce nel 1903,con uno stabilimento dilitografia su banda ba-

gnata; poi, a partire dagli anni Quaranta, con laproduzione di contenitori in metallo per con-serve alimentari e per l'industria chimica in ge-nerale, è stato avviato ciò che oggi costituisce incore business dell'impresa», ricorda AntoninoSalerno, precedente direttore commerciale e at-tuale presidente del consiglio di amministra-zione dell'azienda.

Partiamo dalla storia dell'azienda. «La Salerno Packaging è sempre stata un’impresaa gestione familiare, nonostante nel tempo ab-bia raggiunto una dimensione commerciale eindustriale di rilievo. Dopo una lunga attività,iniziata al principio del Novecento, negli anniOttanta c'è stato – sotto la guida del nipote delfondatore, Antonio Salerno – l'avviamento dellapiù importante fase di trasformazione tecnolo-gica, che ha permesso di potenziare l'apparatoproduttivo e, di conseguenza, ampliare il mer-cato coperto. Come detto, nonostante le di-mensioni raggiunte, la Salerno Packaging man-tiene una solida tradizione familiare; lasuccessione ha ormai raggiunto la quarta gene-razione, che sta ora attraversando la fase di for-mazione sotto l'egida della precedente».

Quali sono invece le caratteristiche e le de-stinazioni d'uso dei vostri prodotti?«I contenitori prodotti dalla nostra impresa,grazie alla loro versatile e multiforme tipologianonché all'elevato contenuto tecnologico, siprestano agli usi industriali più svariati. Comesottolineato in precedenza, la Salerno Packagingsi è specializzata nella produzione di contenitori

Le evoluzioni del packaging alimentareUna strategia aziendale incentrata sullo sviluppo tecnologico e la formazione, ma con quella

coesione e determinazione che nasce dalle imprese a gestione familiare. Antonino Salerno

spiega le evoluzioni dell'industria del packaging

Lodovico Bevilacqua

Antonino Salerno,

presidente del consiglio

di amministrazione

della Salerno Packaging

di Palermo

www.salernopackaging.com

98 • DOSSIER • SICILIA 2012

Page 85: Dossier Sicilia 07 2012

SICILIA 2012 • DOSSIER • 99

di metallo per conserve alimentari, in parti-colare ittiche, vegetali e olearie sterilizzate.Trattandosi di alimenti, diventa quindi fon-damentale il rispetto di severe norme igieni-che, garantito in questo caso dall'alto grado diprotezione interna e dalla perfetta aderenza delfilm litografico esterno, risultato di una lavo-razione avanzata e accurata».

La tecnologia ricopre – in un'industriadi questo tipo – un ruolo di importanza ca-pitale. Qual è la vostra politica a riguardo,anche in termini di ecosostenibilità?«L'investimento nella ricerca e nella forma-zione sono in effetti condizioni fondamentaliper rimanere competitivi nel campo del pac-kaging e sono da anni prerogative irrinun-ciabili della nostra azienda. A questa predi-sposizione all'innovazione tecnologicaabbiamo inoltre affiancato una strategia dimarketing finalizzata ad ampliare il mercatodi riferimento e soprattutto ad acquisirenuovi partner, in modo che la collaborazionecon questi ultimi abbia anche l'effetto di mi-gliorare i diversi aspetti della nostra azienda.Per quanto riguarda l'ecosostenibilità dellanostra attività, siamo molto sensibili a questotema, curando con particolare attenzionel'aspetto più invasivo e deleterio per l'am-

biente che si manifesta in questo settore, ov-vero la produzione dei materiali di scarto.Migliorando sotto questo aspetto, siamo riu-sciti nel tempo a rendere sempre più sosteni-bile la produzione dal punto di vista am-bientale, eliminando peraltro tutti quei disagidovuti allo smaltimento di grossi volumi discarti, come per esempio il trasporto deglistessi. Aderiamo inoltre al consorzio nazio-nale acciaio che si occupa del riciclo dellabanda stagnata».

Quali sono, per concludere, le prospet-tive aziendali per il prossimo futuro?«Senz'altro continuare a investire nella tec-nologia per mantenere gli standard qualita-tivi, peraltro certificati, che ci hanno per-messo di diventare un punto di riferimentoper il settore in tutto l'area mediterranea,dall'Italia meridionale e centro-settentrionaleai paesi del Nord Africa».

Antonino Salerno

❝Per gli alimenti, diventafondamentale il rispetto di severenorme igieniche, garantito dall'altogrado di protezione internae dalla perfetta aderenza del filmlitografico esterno, risultato di unalavorazione avanzata e accurata

Page 86: Dossier Sicilia 07 2012

104 • DOSSIER • SICILIA 2012

Q uello dell’approvvigiona-mento energetico è uno deiproblemi più sentiti per l’in-tero sistema economico na-zionale, anche alla luce deicontinui aumenti del prezzo

dell’energia, in grado di condizionarne lacrescita e lo sviluppo. Negli ultimi anni ab-biamo assistito a una diffusione sempre mag-giore dell’uso del Gpl, che si sta affermandocome una delle risposte più razionali persoddisfare ogni necessità relativa al riscalda-mento di abitazioni e strutture industriali.Come spiega il dottor Sandro Alfano, titolaredella Hybleagas Srl di Ragusa, per i consu-matori i vantaggi derivanti dall’utilizzo del

Gpl sono numerosi: «In primo luogo ci sonoinnegabili benefici di natura economica, vi-sto che ad oggi il costo del Gpl è notevol-mente inferiore rispetto a quello delle altrefonti fossili utilizzate per il riscaldamento,come ad esempio il gasolio. Un altro aspettoda non sottovalutare riguarda l’ambiente: ilGpl, infatti, non contiene benzene népiombo, che sono le sostanze più tossiche de-rivanti dalla sua combustione, e quindi lacausa principale dell’inquinamento atmosfe-rico delle nostre città». Il core business dell’attività di Hybleagas èrappresentato dallo stoccaggio e imbottiglia-mento in bombole del Gpl destinato a unavasta platea di fruitori, attraverso una capil-

Il Gpl è una fonte energetica indicata per svariate applicazioni, in quanto caratterizzato

da un alto potere calorifico e un ridotto impatto ambientale. Sandro Alfano illustra vantaggi

e criticità dei processi di stoccaggio e distribuzione di questo gas

Matteo Rossi

I benefici del riscaldamento a Gpl

La Hybleagas Srl

ha la sua sede

a Ragusa

[email protected]

Page 87: Dossier Sicilia 07 2012

lare rete di rivenditori conmarchio Hybleagas, nellaprovincia di Ragusa e nellezone limitrofe. «Ci occu-piamo inoltre della distribu-zione del Gpl, attraverso“serbatoietti” installati in co-modato uso gratuito pressola nostra clientela – sottoli-nea Alfano –. Provvediamoinfine anche alla sommini-strazione di gas Gpl presso icondomini, con l’installa-zione di impianti centraliz-zati, senza dimenticare che all’interno dellanostra struttura disponiamo di uno studiotecnico per l’istruzione delle pratiche di pre-venzione incendi, relative proprio all’instal-lazione dei piccoli serbatoi presso gli utentistessi». Per poter garantire un servizio al-l’altezza delle aspettative della committenza,diventa quindi fondamentale disporre di unastruttura snella e dinamica, in grado di in-tervenire in maniera rapida ed efficiente.«Per assicurare sempre il massimo della pro-fessionalità, e poter continuare a operare suun mercato caratterizzato da una concor-renza serrata, bisogna mantenere su alti li-velli la qualità del servizio erogato, la tem-pestività di intervento, e l’assistenza pre epost-vendita. A questo scopo Hybleagas siavvale di personale altamente specializzato edi moderni automezzi, appositamente at-trezzati nel totale rispetto delle normativeAdr, per la distribuzione di Gpl», evidenziaAlfano. «Quello della sicurezza è infatti unaspetto fondamentale nel nostro settore, poi-ché il Gpl è un prodotto particolarmentepericoloso. Per quel che ci riguarda, dispo-niamo di una tecnologia impiantistica vera-

mente all’avanguardia. I nostri collabora-tori, inoltre, sono sottoposti a una continuaformazione e aggiornamento, senza dimen-ticare l’opera di informazione che ormai daanni portiamo avanti con i nostri clienti». La crisi, però, non ha risparmiato neppurequesto comparto, e le difficoltà per gli ope-ratori, come spiega Alfano, non mancano: «Iconsumi del Gpl ad uso combustione sonofortemente calati, a causa della negativa con-giuntura e della forte instabilità dei prezzi in-ternazionali per gli approvvigionamenti delprodotto. Quest’ultimo fattore, in partico-lare, ha provocato un enorme disorienta-mento nei consumatori, che, in alcuni casi,hanno fatto ricorso ad altre fonti energetiche ri-tenute più convenienti, solo perché soggette auna pressione fiscale notevolmente inferiorerispetto al Gpl». Ciononostante l’azienda ra-gusana guarda al futuro con ottimismo: «La-voriamo per un miglioramento continuo delnostro servizio – conclude Alfano –. L’obiettivoè quello di renderlo il più qualificato e com-pleto possibile, in relazione alle esigenze e ne-cessità della clientela, e siamo certi che i nostrisforzi verranno premiati».

Sandro Alfano

SICILIA 2012 • DOSSIER • 105

~❝Disponiamo di una tecnologia impiantistica

veramente all’avanguardia, e i nostricollaboratori sono sottoposti a formazionee aggiornamento continui

Page 88: Dossier Sicilia 07 2012

AGROALIMENTARE

106 • DOSSIER • SICILIA 2012

Il quadro generale del settore agroali-mentare è a tinte fosche. Oltre ai pro-blemi comuni a tutti gli agricoltori ita-liani, ovvero aumento dei costi di

produzione, fiscali e previdenziali, riduzionedei prezzi all’origine e dei consumi, strettacreditizia ed eccesso di burocrazia, in Sicilia sisono aggiunti anche quelli provocati dalle ca-lamità atmosferiche, come il ciclone “Athos”del marzo scorso. Inoltre, fa discutere la deci-sione del Parlamento europeo di abbattere le

barriere, incluse quelle sanita-rie, nei confronti dei Paesidella sponda nord africana.«Su questo punto – spiega Ge-rardo Diana, presidente diConfagricoltura Sicilia – con-tinuiamo a denunciare la to-tale assenza di reciprocità de-gli accordi votati a largamaggioranza dal Parlamentodi Strasburgo, la cui conse-

guenza, in mancanza di una regolamentazionee calendarizzazione dei flussi, sarà quella diuna nuova massiccia invasione di produzionimediterranee a prezzi stracciati e di incerta ri-

spondenza alle disposizioni in materia di si-curezza alimentare. Nel caso del Marocco,dove sono in corso investimenti nel campoagricolo da parte di società di capitali per al-tri 900 mila ettari, non esistono tutele di or-dine sindacale e imperversa lo sfruttamentodei minori. È di questi giorni poi un fatto as-solutamente straordinario e senza precedentiche rischia di cambiare gli scenari produttividi interi territori del nostro Mezzogiorno: ilsorpasso del prezzo del grano tenero nei con-fronti di quello del grano duro. Viene quindia cadere une delle poche certezze dei cereali-coltori e cioè che, a parità di costi di produ-zione, le minori rese produttive del granoduro ottengano una quotazione superiore ingrado di giustificare tale scelta produttiva».

La crisi economica è l’unico ostacolo chefrena il commercio dei prodotti o ci sono al-tri impedimenti?«La crisi economica è sicuramente uno degliostacoli principali perché ha ridotto e modi-ficato i consumi alimentari. Un altro aspettopoco preso in considerazione e su cui abbiamoinsistito in questi ultimi anni è quello deicontrolli fitosanitari, strumento che nel

La crisi economica ha ridotto e modificato

i consumi alimentari e la situazione in

Sicilia sembra aggravata anche dai danni

causati dalle calamità atmosferiche.

Gerardo Diana illustra quali sono le

condizioni dell’agricoltura regionale

Nicolò Mulas Marcello

Un marchio regionale in nomedella qualità

Gerardo Diana,

presidente di

Confagricoltura Sicilia

Page 89: Dossier Sicilia 07 2012

Gerardo Diana

SICILIA 2012 • DOSSIER • 107

mondo globalizzato viene talvolta utilizzatoper bloccare i flussi di prodotti agroalimentarisia in ingresso che in uscita. Risultano unostacolo perché ogni qualvolta si tratta di de-finire un nuovo protocollo commerciale conPaesi extra Ue il singolo esportatore deve adat-tare i propri disciplinari, con ulteriori costi etempi di definizione lunghissimi. Situazionecompletamente ribaltata, come nel caso degliaccordi in deroga con i Paesi in via di svi-luppo, quando si tratta invece di accogliere leproduzioni nel territorio comunitario. Il costodi questa mancata reciprocità è quello deidanni che gli agricoltori sono costretti a su-bire, ai prodotti e alle piante, per le contami-nazioni virali (tristeza degli agrumi) e l’intro-duzione di nuovi fitofagi più resistenti alleforme di lotta di tipo tradizionale».

Parliamo delle eccellenze agricole siciliane.Come vengono valorizzate e come si muoveConfagricoltura su questo fronte?«Sono oltre quattrocento le specialità agricole ed

enogastronomiche censite in Sicilia. Le punte didiamante di questo ricco paniere sono il vino,l’olio d’oliva, gli agrumi, gli ortaggi, con il clo-natissimo “pomodorino di Pachino”, il granoduro esente da micotossine e numerosi formaggia pasta tenera e dura. La proposta che abbiamopresentato a ognuno dei cinque assessori chenell’arco di questa legislatura si sono succedutialla guida dell’assessorato regionale è stata quelladi istituire il “marchio Sicilia”. Sull’esempio diquanto fatto per il vino con il riconoscimentodella Doc Sicilia, l’idea di poter utilizzare unmarchio regionale per la commercializzazionedei prodotti agricoli e agroalimentari ci sembravincente perché in grado di garantire nel palco-scenico internazionale una maggiore riconosci-bilità e tracciabilità. Il tutto però a condizione diuno snellimento delle procedure per il suo otte-nimento e utilizzabile esclusivamente dai soliagricoltori».

Quali sono le prospettive per il futuro delsettore agroalimentare siciliano e quali le ri-chieste di Confagricoltura?«In periodo di crisi gli operatori economicicercano di individuare i cosiddetti beni rifugioda cui ripartire una volta finita la tempesta fi-nanziaria. Nella crisi attuale, che illustri eco-nomisti definiscono come una delle peggiori,le prospettive di ripresa dell’agricoltura sonoessenzialmente legate all’applicazione di unnuovo concetto allargato di multifunzionalità.Le risorse naturali come sole, aria e acqua, ol-tre a essere fondamentali per la produzioneagricola, devono poter essere riconosciutecome requisito prioritario per la produzione dienergia pulita. La sensazione è che anche que-sta volta gli agricoltori siciliani rischiano diperdere l’ennesimo treno».

��

L’idea di poter utilizzare un marchioregionale per la commercializzazionedei prodotti agricoli e agroalimentarici sembra vincente

Page 90: Dossier Sicilia 07 2012

AGROALIMENTARE

108 • DOSSIER • SICILIA 2012

In ambito agricolo i controlli della Guar-dia di Finanza in Sicilia riguardano variaspetti. Per quanto riguarda la lotta al la-voro nero e al fenomeno del caporalato,

l’attenzione è alta su tutto il territorio. «Nel set-tore agricolo – spiega Fabrizio Cuneo, coman-dante della Guardia di Finanza in Sicilia – lanostra attività è effettivamente molto diversifi-cata. È rivolta sia alla corretta erogazione e uti-lizzo dei fondi pubblici, a iniziare da quelli co-munitari, sia al rispetto di tutte le altrenormative, compresa quella del lavoro. Perquanto riguarda i lavoratori in nero nel settoreagricolo nei primi 6 mesi di quest’anno, neabbiamo scoperti 110, differenziati così: 40erano nel settore dell’agriturismo, 50 nella pro-duzione di frutta e verdura, e i restanti eranosparsi nella coltivazione di fiori e produzione dicacao. Parliamo di lavoratori in nero e quindiin deroga a tutte le disposizioni».

Per quanto concerne invece i prodotti contraffatti o commercializzati in manierascorretta, avete effettuato controlli mirati di recente? «Costantemente svolgiamo questo tipo di atti-vità. Nel settore agricolo la contraffazione è da

ricondurre ai tentativi di commercializzare pro-dotti realizzati altrove e spacciati come pro-dotti in Italia o comunque in Europa. L’ul-timo intervento significativo in questo settoreriguarda la commercializzazione di pomodoripachino e l’alterazione di vino. Si tratta di unaoperazione che risale a circa un anno fa e che ciha permesso di scoprire vino adulterato e indi-viduare indebite percezioni di contributi desti-nati alla viticultura per oltre 600 mila euro».

Si può in qualche modo quantificare ildanno erariale connesso alle attività illecite? «Concettualmente facciamo riferimento alleindebite percezioni e, soltanto prendendo inconsiderazione il primo semestre del 2012,l’ammontare è di circa 1,5 milioni di euro. Diquesta somma, 400 mila euro sono riconduci-bili a finanziamenti illecitamente richiesti econcessi ma non ancora erogati. Questo perchéè nel nostro ruolo, intervenire in manieraquanto più possibile efficace. Rilevare le irre-golarità nella fase di erogazione del denaro, cipermette di evitare pericolosissimi casi di in-quinamento del mercato e di facilitare in maniera significativa l’azione di recupero dei fondi».

Il settore agricolo non è esente da possibili illegalità che

riguardano sia l’aspetto del lavoro sia quello della

commercializzazione dei prodotti non conformi alle regole.

Fabrizio Cuneo spiega quali sono i risultati dei controlli

delle Fiamme Gialle

Nicolò Mulas Marcello

Un impegnoconcretosul territorio

Sopra,

Fabrizio Cuneo,

comandante della

Guardia di Finanza

Sicilia

Page 91: Dossier Sicilia 07 2012
Page 92: Dossier Sicilia 07 2012

Le carenze infrastrutturali, le resistenze burocratiche, le imposizioni fiscali e lo stato di abbandono

in cui versa tutto il territorio e nella fattispecie quello agricolo, spingono gli imprenditori

a cercare nuovi sbocchi fuori dall’Italia. Il punto di Matteo Continella

Giulio Conti

Urgono piani di rilancioper il territorio agricolo

Secondo il sesto e ultimo censimentogenerale dell’Agricoltura Istat, negliultimi dieci anni, in tutta Italia, unterzo delle aziende del comparto agri-

colo è scomparso. In Sicilia il saldo negativoè del 37,1 per cento ossia 129.553 aziende inmeno rispetto a un decennio fa. La crisi dun-que si tocca con mano. Pochi e troppo poco

efficaci gli strumenti anti-crisi adottati. «Ri-sentiamo della peggiorata situazione econo-mica, dello stato di abbandono in cui versa ilterritorio agricolo e della scarsa presenza delsistema pubblico a favore di chi, nonostantetutto, ha ancora voglia di fare impresa». Traquesti, l’imprenditore Matteo Continella, ti-tolare dell’omonima azienda attiva nella pro-duzione di piante ornamentali e tappeti er-bosi dislocata nel catanese tra Fiumefreddo,Giarre, Mascali e Augusta. «La dinamicitàdell’impresa non può essere messa a repenta-glio dalla congiuntura economica. Ma pernon perdere quote di mercato e mantenere laposizione acquisita, sembra inevitabile guar-dare fuori dall’isola e dall’Italia per trovarenuovi sbocchi imprenditoriali».

Sotto quali aspetti è visibile lo stato diabbandono territoriale che frena l’impren-ditoria?«Oggi, purtroppo, non si fa più alcuna ma-nutenzione di torrenti, fiumi, canali e straderurali. Non c’è controllo alcuno del territorioda parte delle forze dell’Ordine e soprattutto,

Matteo Continella, titolare

dell’omonima azienda

di Fiumefreddo di Sicilia

(CT) e comproprietario

della Mediterranea Piante

S.s. di Giarre (CT).

Nelle altre immagini,

momenti di lavoro

www.pratidelsud.it

Page 93: Dossier Sicilia 07 2012

SICILIA 2012 • DOSSIER • 111

le infrastrutture stradali, oltre a subire undegrado irreversibile, non vengono incre-mentate in alcun modo. Tenendo conto cheper produrre l’agricoltore deve utilizzare unterritorio che subisce inondazioni e alluvioni,deve difendersi dai continui furti di attrezza-ture sul campo e non, deve consegnare la suamerce su lunghe distanze per poi raggiungerei luoghi di posa in opera dove non esistonostrade degne di questo nome, diviene facileintuire quanto la situazione territoriale frenibruscamente la produttività del comparto».

Cosa lamentano in particolare gli agri-coltori siciliani?«Oltre a quanto detto sopra, in Sicilia gli im-prenditori agricoli sono tenuti a pagare lestesse tasse di altre zone d’Italia dove ben al-tra è l’attenzione al territorio e alla dotazioneinfrastrutturale, comunque di basso livellose paragonata alle più avanzate realtà europeee nonostante una delle più alte imposizioni fi-scali dell’intero mondo industrializzato cuinon possiamo sottrarci».

Quale strada ha dunqueperseguito per dar forza al-l’azienda agricola MatteoContinella?«Dal 1994 ci occupiamo dellaproduzione di piante orna-mentali destinata in massimaparte ai mercati nord euro-

pei. Le specie più coltivate a Fiumefreddo diSicilia sono le phoenix canariensis, le cha-maerops humilis e i trachycarpus fortunei.Dal 1997, intraprendendo a Giarre, a Mascalie ad Augusta la coltivazione di tappeti erbosida asporto, il mercato prevalente è la Sicilia,segue Malta. Con l’ampliamento della pro-duzione anche in Basilicata, nella piana diMetaponto, dal 2000 ci impegniamo a servirel’intero mercato del Meridione d’Italia, ri-volgendoci sia agli installatori che lavoranocon i privati, sia alle imprese coinvolte con ilpubblico».

Quale sarà la prossima tappa?«Nonostante i risultati aziendali positivi, ot-tenuti con una strenua lotta per superare gliostacoli posti dalle carenze infrastrutturali edalle resistenze burocratiche, il notevole peg-gioramento della situazione e la crescente vo-lontà vessatoria con tasse mirate contro chi harisparmiato, verso chi investe e produce, miinducono a guardare fuori dall’Italia per tro-vare nuovi sbocchi imprenditoriali».

Matteo Continella

❝Attualmente la superficieinvestita a produzionedi tappeti erbosi dall’aziendaMatteo Continella nel complessoè di circa 100 ettari

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La crisi economia non ha risparmiato ilsettore agricolo. Tanto che i suoi effettisi sono fatti sentire anche nelle venditedi prodotti fitosanitari a base di zolfo, ca-

late pure a causa degli eventi atmosferici che ne-gli ultimi mesi ne hanno limitato l’uso. Per reagirea questa situazione, le imprese che lavorano lozolfo stanno puntando sulla ricerca di nuovi mer-cati, anche esteri, e sul raggiungimento di standardqualitativi sempre più elevati. Come argomentaAntonino Mannino, amministratore delegatodella Zolfi Ventilati Mannino Spa di Cianciana(AG): «Per raggiungere questi due obiettivi, ab-biamo programmato una serie di investimentiper nuovi macchinari e per la costruzione di unaserie di nuove strutture produttive».

Il vostro prodotto è destinato all’agricoltura.Per quali applicazioni in particolare?«I nostri prodotti hanno un’azione importante

contro l’oidio della vite, sia preventiva sia curativa.Infatti, lo zolfo – elemento naturale e di utilizzotradizionale in agricoltura, perché non lascia resi-dui e non ha effetti negativi sull’ambiente e sul-l’uomo – evita la germinazione dei conidi e di-strugge i miceli dell’oidio della vite. I produttori

e gli imbottigliatori di vini scelgono, per la pro-duzione e l’invecchiamento dei loro prodotti,delle uve che provengono da vigneti trattatiesclusivamente con zolfo, perché questo noninterferisce con la fermentazione del mosto. Lozolfo, inoltre, migliora la vegetazione, inter-viene nella formazione di proteine, vitamine edenzimi, favorisce l’azione dell’azoto all’internodella pianta, attiva la funzione clorofilliana emigliora il radicamento del fiore».

Quali sono i formulati che producete?«Produciamo fitosanitari a base di zolfo, ramee mancozeb, tutti regolarmente autorizzati dalministero della Salute. Inoltre, produciamocorrettivi del terreno a base di zolfo granularee zolfo come additivo per mangimi animali.Per ogni partita dei nostri prodotti viene ga-rantita la tracciabilità di filiera, attraverso una

Il 2012 è partito in salita

per l’agricoltura italiana.

Con ripercussioni anche sul mercato

dei fitosanitari. Antonino Mannino

spiega che qualità e innovazione

tecnologica sono gli strumenti

per rilanciare il settore.

Anche guardando all’export

Manlio Teodoro

Una soluzione naturalecontro le malattie della vite

Antonino Mannino,

amministratore delegato

della Zolfi Ventilati

Mannino Spa

di Cianciana (AG)

www.zolfimannino.com

AGROALIMENTARE

112 • DOSSIER • SICILIA 2012

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 113

registrazione e riportando su ogni confezione unnumero di lotto che consente di risalire all’originedelle materie prime con le quali è stato confezio-nato il prodotto».

Quali autorizzazioni sono necessarie per lalavorazione e la produzione dei vostri prodottifitosanitari?«Il nostro stabilimento è stato autorizzato dalministero della Salute a confezionare prodotti fi-tosanitari sotto forma di polveri classificate nocivee non tossiche/non nocive. Inoltre, lungo l’interociclo di lavorazione l’azienda si attiene a tutte leprocedure previste dal documento di valutazionedei rischi elaborato ai sensi del decreto legislativo81 del 2008. Queste procedure danno istruzioniper la salvaguardia della salute dei lavoratori at-traverso la definizione dei compiti e dell’attribu-zione di responsabilità delle figure aziendali».

Avete programmato degli investimenti perincrementare il livello qualitativo dei prodotti.Quanto è importante questo nella vostra stra-tegia imprenditoriale?«Fin dall’avvio della nostra attività commerciale,la qualità è sempre stata al centro della politica diprodotto, che viene assicurata anche da un lavorodi costante miglioramento del ciclo di lavora-zione. Questa politica oggi è corroborata e certi-

ficata dalla conformità alle linee direttrici dellanorma Uni En Iso 9001. Il controllo della qua-lità dei prodotti è realizzato in un attrezzato la-boratorio di analisi chimiche nel quale sono sot-toposte ad analisi sia le materie prime sia iprodotti finiti, al fine di garantire la rispondenzadegli standard dichiarati sulle confezioni. A que-sto bisogna aggiungere che lavoriamo in confor-mità a quanto previsto dalla certificazione Uni EnIso 14001:2004, che prevede una gestione con-trollata dell’impatto sull’ambiente della nostraattività industriale, attraverso la corretta gestionedei rifiuti, e delle emissioni in atmosfera».

Quali sono state le tappe fondamentali dellastoria dell’azienda?«La nostra storia comincia circa sessanta annifa, quando mio padre ha iniziato la lavora-zione dello zolfo estratto dalle miniere perl’impiego in agricoltura. L’azienda, inizial-mente ditta individuale e a conduzione fami-liare ha assunto negli anni la forma della so-cietà per azioni. L’esperienza di questi decennidi attività e l’introduzione di innovazioni tec-nologiche ci consentono oggi di ottenere pro-dotti di altissima qualità, che vengono com-mercializzati su tutto il territorio nazionale eall’estero».

Antonino Mannino

❝Lo zolfo ha un uso tradizionalein agricoltura, perché non lascia residuie non ha effetti negativi sull’ambiente

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GESTIONE RIFIUTI

Dal 2002 a oggi,nei comunidell’Ambito Ter-ritoriale Otti-

male Ag1, la raccolta differen-ziata è passata dal 4 al 50 percento. Il trend positivo regi-strato in questo decennio ècoinciso con l’avvio della ge-stione da parte di Sogeir dei 17comuni dell’ambito. E proprioin questi giorni la Regione Si-cilia ha confermato la validitàdi questo modello di gestionedel territorio, che proseguirànella sua azione escludendo ag-gregazioni e fusioni e mante-

nendo il numero dei 17 co-muni. Come spiega VincenzoMarinello, presidente di So-geir e oggi commissario liqui-datore: «Il ruolo della nostrasocietà è quello di appoggiaree integrare l’attività già svoltadai servizi di nettezza urbanacomunali. L’Ato Ag1 com-prende i comuni dell’area oc-cidentale della provincia diAgrigento, comuni che sistanno avvicinando a un mag-giore rispetto dell’ambiente,anche grazie alla raccolta dif-ferenziata, che è sicuramenteun valido strumento per mi-gliorare la qualità dell’habitatumano e favorire il riciclo delrifiuto, anche con un riscontroeconomico positivo».

I vostri dati sulla raccoltadifferenziata segnano un ri-sultato importante. Qualisono stati i fattori determi-nanti?«È stato un lungo processo, unlavoro di costruzione svoltogiorno dopo giorno: la costru-

zione di una nuova coscienzacivile. Se le percentuali di rac-colta differenziata nei comunigestiti da Sogeir sono miglio-rate nel giro di pochi anni ilmerito è dei cittadini, chehanno compreso l’importanzadi tutelare l’ambiente, di ri-spettare la natura, di rendere lecittà più vivibili e meno spor-che. Dunque sono state fon-damentali le nostre campagneinformative e di sensibilizza-zione. La nostra esperienza di-mostra che non c’è indiffe-renza per queste tematiche.Quando i cittadini vengonostimolati e istruiti, rispondonoe colgono l’importanza deimessaggi e li traducono inazioni concrete. Occorrequindi proseguire su questastrada, perché se molto è statofatto, tanto rimane da fare».

Quali sono state le inizia-tive più importanti messe incampo dalla vostra società?«Un’iniziativa importante èstata la costruzione e l’avvio

Anche la Sicilia ha i suoi Comuni Ricicloni

I 17 comuni della provincia occidentale di Agrigento

appartenenti all’Ato Ag1 hanno raggiunto

il 50 per cento di raccolta differenziata. E puntano

a migliorare questa percentuale entro i prossimi

due anni. La parola a Vincenzo Marinello di Sogeir

Manlio Teodoro

Vincenzo Marinello,

presidente della Sogeir

Spa di Sciacca (AG)

www.sogeiratoag1.it

116 • DOSSIER • SICILIA 2012

Page 99: Dossier Sicilia 07 2012

Vincenzo Marinello

dell’impianto di compostaggioin contrada Santa Maria aSciacca. Questo ha permessodi limitare il conferimento deirifiuti in discarica, salvaguar-dandone la capacità. Però unruolo importantissimo hannoavuto le iniziative di comuni-cazione, rivolte soprattutto aicittadini più giovani e nonsolo. Abbiamo promosso, peresempio, azioni di comunica-zione ambientale rivolte agliadulti attraverso l’Ecomobilein piazza; mentre abbiamo rag-giunto le nuove generazionicon iniziative organizzate diconcerto con le scuole. Siamoriusciti a stabilire inoltre ilprincipio del “Chi inquina,

paga”, per contrastare l’abban-dono abusivo dei rifiuti».

In quali comuni avete ot-tenuto i risultati migliori?«La raccolta domiciliare hapermesso ai comuni di Villa-franca Sicula e Lucca Sicula divincere il premio regionale enazionale di Legambiente“Comuni Ricicloni”. Le duecomunità hanno raggiunto ri-spettivamente percentuali didifferenziata del 71,95 e 67,05per cento. Al di là di queste ec-cellenze, abbiamo registratoimportanti segnali del fattoche è cresciuta nelle persone lavolontà di tutelare il territo-rio. Da parte nostra abbiamomesso a disposizione dei citta-

dini la collaborazione dei no-stri dipendenti, che giornal-mente gestiscono il servizionelle comunità dell’Ato».

Quali sono gli obiettivi peril futuro?«Attraverso il sistema di rac-colta porta a porta l’ambizionedella società è quella di rag-giungere e superare entro dueanni il 50 per cento di raccoltadifferenziata in tutto il terri-torio dell’Ato Ag1 e questo an-che grazie all’impianto per losmaltimento collocato aSciacca, in zona Saraceno Sali-nella, che del nuovo impiantodi compostaggio – uno dei po-chi presenti in Sicilia. Inoltre,se oggi puntiamo da un latosulla raccolta porta a porta, chepermetterà nel prossimo fu-turo di eliminare i cassonettiper la spazzatura dalle stradeurbane, dall’altro punteremoancora sulla sensibilizzazionee la collaborazione dei citta-dini, attraverso un piano di co-municazione che faccia ilpunto, in maniera chiara e co-stante, su tutte le attività por-tate avanti dall’azienda».

DIFFERENZIATA PERCENTUALE RAGGIUNTA

DALLA COMUNITÀ DI VILLAFRANCA SICULA (AG),

“COMUNE RICICLONE” GESTITO DA SOGEIR E PRIMO IN

SICILIA PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI

71,95%

SICILIA 2012 • DOSSIER • 117

Mezzo meccanico

in azione all’interno

di una biocella

(Ph: © 2009 Fabiostassi.it)

Page 100: Dossier Sicilia 07 2012

Un veicolo giunto afine vita, perché oobsoleto o inci-dentato, non deve

rappresentare solo un problemaambientale, un ingombrante ri-fiuto da smaltire, ma una ri-sorsa da cui recuperare materieprime ed energia. La norma-tiva europea negli ultimi anniha modificato notevolmente leleggi che regolano lo smalti-mento di questi rifiuti. La nor-mativa infatti prevede un signi-ficativo incremento delreimpiego, del riciclaggio e delrecupero complessivo di mate-ria ed energia (fino al 95 percento contro il 75 per centoprecedente). Cambiamenti im-portanti a cui si stanno ade-guando i centri specializzati. Èil caso di Lbr Demolizioni, re-altà siciliana che si occupa dellagestione dei rifiuti speciali. Ab-biamo approfondito l’argo-mento con Giuseppe Lo Bar-tolo, che insieme alla sorellaValentina gestisce l’azienda.

Come si sono evolute lenormative europee in mate-ria di smaltimento rifiutispeciali?«Negli ultimi quindici anni ledirettive dell’UE hanno det-tato regole ferree agli Statimembri affinché si attivasserocon norme nazionali a gestireil “rifiuto”, e nella fattispecie ilveicolo a fine vita, come “ri-sorsa”, tutto a salvaguardiadella qualità della vita del-l’uomo stesso».

Voi come vi siete adeguatia questi cambiamenti? «Un impianto all’avanguardia,elevate misure di sicurezza aprotezione dell’ambiente e de-gli operatori, formazione delpersonale e utilizzo di attrez-zature moderne, sono alla basedel nostro operato».

In che modo i veicoli darifiuti pericolosi si trasfor-mano in risorsa?«Cerchiamo di recuperare e riu-tilizzare gran parte del peso diun veicolo a fine vita, circa il 95

per cento appunto, riducendoal minimo le quantità da smal-tire in discarica e valorizzandosempre di più i rifiuti e i rot-tami che scaturiscono dalla rot-tamazione dei veicoli. Inoltre,puntiamo molto sulla venditadei ricambi usati, che rappre-senta un enorme risparmio dienergia e risorse per creare ri-cambi nuovi».

Come viene impiegato il“rifiuto” finale?«Si cerca di destinarlo sempre al“recupero di materia”, il cosid-detto riciclo. I rottami metalliciferrosi e non ferrosi, le leghe, imetalli nobili finiscono nellefonderie per essere fusi dandovita a nuovi oggetti».

Giuseppe Lo Bartolo,

amministratore

di Lbr Demolizioni

di Mazzarino (CL),

insieme alla sorella

Valentina, che insieme

a lui gestisce l’azienda,

e al padre Carmelo,

il fondatore

[email protected]

Secondo la nuova normativa europea entro il 2015

il 95 per cento della materia proveniente

dalla rottamazione di un veicolo verrà riutilizzato.

Trasformando in questo modo il rifiuto in risorsa.

Ne parliamo con Giuseppe lo Bartolo

Marco Tedeschi

Il lato green della rottamazione

118 • DOSSIER • SICILIA 2012

GESTIONE RIFIUTI

Page 101: Dossier Sicilia 07 2012

Voi vi inserite all’internodi un settore “eco” che ulti-mamente sta acquistandosempre più importanza.«La nostra è stata una sorta discommessa all’interno di unsettore che in passato era sem-pre stato messo ai margini. Lanostra categoria ha avuto unenorme salto di qualità; è statoinsomma sfatato il tabù dello“sfasciacarrozze” che è, a tuttigli effetti, diventato un im-prenditore».

Come sta andando il vo-stro mercato di riferimento?«Attualmente il mercato nonsta vivendo un momento esal-tante, anzi, come tutti i settoriproduttivi sente la crisi. Le im-matricolazioni delle auto nuovee usate sono scese vertiginosa-mente, e non si prevede una ri-presa nei prossimi mesi. Altranota dolente è l’eccessivo costo

del carburante, per non par-lare della pressione fiscale,due fattori che stanno bloc-cando lo sviluppo del nostro,e di tutti i settori produttivi».

Come si è chiuso il 2011e come sta andando il2012?«Abbiamo chiuso il 2011 conun ottimo incremento, incontrotendenza con le medienazionali ed europee, dovutoesclusivamente ad un’accu-rata gestione del ciclo pro-duttivo nelle varie fasi dellarottamazione; il personale èsempre più qualificato edesperto nella selezione deimateriali da destinare al re-cupero. Abbiamo acquisito lacertificazione di qualità e ciòha reso possibile monitorareulteriormente la produzione.In questo primo semestre del2012 i dati saranno pressoché

confermati, anche se i mer-cati sono un po’ in ribasso».

In che modo promuovetel’immagine dell’azienda suscala regionale?«Si cerca di crescere sempre;per questo abbiamo in can-tiere un ulteriore amplia-mento dell’impianto, cheporterà la superficie utile acirca 20.000 mq. Verrannopotenziati il settore del riciclodelle materie plastiche, deiparabrezza e la selezione deirottami. È stato da poco lan-ciato in rete il nostro nuovosito internet che permette diprenotare il ritiro dei veicolitelematicamente, nonché diacquistare i ricambi usati. Abreve inizieranno i lavori perl’installazione di un impiantofotovoltaico da 80 kw/h. È inprogetto di espanderci al difuori della provincia, con de-gli impianti più piccoli, perservire ulteriormente le zonesu cui già lavoriamo».

SICILIA 2012 • DOSSIER • 119

Giuseppe Lo Bartolo

❝I rottami metallici ferrosi e non ferrosi,le leghe, i metalli nobili finiscono nelle fonderieper essere fusi dando vita a nuovi oggetti

Page 102: Dossier Sicilia 07 2012

GESTIONE RIFIUTI

Di cultura ecologicasi è iniziato a par-lare in modo sen-tito, continuo e

approfondito a partire daglianni Settanta, quando una se-rie di normative europee ha co-minciato a regolare questo par-ticolare ambito del più ampioargomento “rispetto e tuteladell’ambiente”. Le prime nor-mative varate seguivano la vo-lontà politica europea di ge-stire in maniera unitaria iproblemi ambientali, e per riu-scire a farlo avevano messo apunto un programma d’azioneche al suo interno compren-deva misure di prevenzione,bonifica ed eliminazione del ri-fiuto. Ed è proprio questo pro-

gramma d’intervento che neglianni Ottanta si è ampliato, an-dando a inglobare anche l’im-portante fase di recupero deirifiuti, che con il tempo ha ac-quisito sempre maggior rile-vanza fino ad arrivare al lanciodel riciclaggio vero e proprio apartire dagli anni Novanta.Oggi, a fronte del fatto che lematerie prime sono inesorabil-mente ed evidentemente inesaurimento, è più che maifondamentale recuperare e ri-ciclare il massimo, se non tutto,dai rifiuti. E questo vale perqualsiasi settore del mercatoitaliano, compreso quello delleautodemolizioni, come ci spie-gano Salvatore, Antonino eGiada Di Pede, alla guida della

società Il Levriero di TerminiImerese. «Nel nostro compartodi riferimento, quello dell’au-todemolizione – commentaSalvatore Di Pede, il cui ruoloè definire la strada da far per-correre all’azienda – la situa-zione in termini di cultura eco-logica e recupero dei rifiuti ècambiata moltissimo. Le nor-mative si sono evolute e oggiattraverso specifiche lavora-zioni è possibile recuperaredall’80 al 95 per cento del vei-colo. Le auto da demolire, in-fatti, vengono registrate in en-trata con l’emissione delrelativo certificato di rottama-zione, così da poter procederealla radiazione dai pubblici re-gistri Pra, sono successiva-mente bonificate e private delleparti più pericolose, e infinesmontate. A questo punto al-cuni pezzi vengono rivenduticome ricambi usati, mentre al-tri iniziano il loro ciclo di re-cupero, compresa la carcassafinale, che viene destinata alleacciaierie dove è fusa e ritra-sformata in ferro». Adattarsi alle nuove normativenon è stato semplice, ma l’im-presa dei fratelli Di Pede è co-

Da sinistra,

Salvatore, Giada

e Antonino Di Pede

de il Levriero Srl di

Termini Imerese (PA)

[email protected]

Da rifiuti a risorse

120 • DOSSIER • SICILIA 2012

Dopo anni di evoluzioni, la cultura ecologica arriva a interessare

quasi tutti i settori del mercato italiano ed europeo e il recupero dei rifiuti

diventa possibilità di business anche per il comparto delle autodemolizioni.

Il punto della situazione dalla voce di Salvatore, Antonino e Giada Di Pede

Emanuela Caruso

Page 103: Dossier Sicilia 07 2012

SICILIA 2012 • DOSSIER • 121

Salvatore, Antonino e Giada Di Pede

munque riuscita a stare alpasso con le richieste del mer-cato europeo. «Per dare mag-gior forza al ramo del recuperodei rifiuti – spiega Antonino,impegnato nella gestione delsettore ricambi e del ritiro delleautovetture da rottamare – ab-biamo dovuto affrontare pa-recchie spese, sia a livello strut-turale e tecnologico,avvalendoci di macchinari fi-nalizzati alla riduzione volu-metrica e al recupero dei ri-fiuti, sia a livello di risorseumane, disponendo cioè diuno staff di tecnici ambientali,esterni e interni alla nostrastruttura, che ci seguono e ciconsentono di essere sempreaggiornati e competitivi». Ma aggiornata e competitivala società Il Levriero lo è da

quando, ventuno anni fa, l’at-tività è partita. «Nel 1991 –continua Giada Di Pede, rap-presentante legale dell’impresa– i nostri genitori hanno de-ciso di investire nella creazionedi un’azienda familiare che sioccupasse della demolizione diautovetture nella città di Pa-lermo. Le continue evoluzionilogistiche, strutturali e tecno-logiche dell’impresa, però,hanno ben presto portato al-l’ampliamento e alla differen-ziazione dell’attività, culminaticon l’impegno prima nel re-cupero di veicoli destinati allarottamazione e nella venditadei ricambi auto usati, e poi,

grazie a giuste intuizioni e agrandi capacità innovative,nella trasformazione del centrodi autodemolizione in unpunto di raccolta rifiuti».Come spiega ancora AntoninoDi Pede, «questa evoluzionedell’attività ha avuto comeobiettivo quello di dare un ul-teriore sviluppo imprendito-riale all’azienda familiare, masoprattutto quello di offrire unvalido contributo alla causaambientale e alla speranza diriuscire, tutti insieme, a creareun mondo più sano, semprepiù orientato verso la filosofiadel riciclaggio di tutto ciò cheè possibile recuperare».

~❝Grazie alle lavorazioni imposte dalle nuovenormative, è possibile recuperaredall’80 al 95 per cento di un veicolo

Page 104: Dossier Sicilia 07 2012

RISORSE IDRICHE

La Sicilia presenta unostato generale degliimpianti di distribu-zione idrica compro-

messo da una rete “colabrodo”,che in media perde circa il 40per cento dell’acqua immessa.Altresì, è la regione più pesan-temente colpita dalla procedurad’infrazione avviata contro l’Ita-lia dalla Commissione europea,per gli elevati livelli di inquina-mento e l’insufficienza degli im-pianti di depurazione. Una si-tuazione di estrema gravità, bennota a Sergio Cassar, presidentedi Federgestori Sii Sicilia, asso-ciazione che al suo interno riu-nisce gli affidatari dei serviziidrici integrati siciliani. «Questoè il risultato di decenni di ge-stione sconsiderata, demagogicae “ideologizzata” della risorsa ac-qua da parte pubblica, in sfregioai principi di efficienza e traspa-renza che dovrebbero essere in-vece alla base delle istituzioni».

Come fare, allora, per por-tare il servizio idrico integratoai livelli imposti dalla Comu-

nità europea? «La Regione è un’amministra-zione diffusamente malata, sia alivello centrale che periferico. Etale patologia peggiora in ra-gione delle insufficienze di unoStato che si muove sul pianodelle emergenze, senza colpire iproblemi alla radice. Bisogne-rebbe prendere provvedimentinei confronti delle gestioni privedi un bilancio trasparente, edove non vi sia un adeguatoprogramma di infrastruttura-zione sostenuto da una tariffa inconcreto applicata. È necessa-ria, perciò, l’attuazione di unserio programma che coinvolgalo Stato, la Regione e i Comuni,mettendo a disposizione con-tributi economici a fondo per-duto solo in favore delle gestioniunitarie che praticheranno uncosto sociale minimo prefissatodel servizio, determinato pertutti i territori al massimo dellasopportabilità e in concreto pa-gato dall’utenza, da rendere al-tresì congruente per aree omo-genee del Paese».

Qual è la situazione in Si-cilia?«In Sicilia ci sono gestori pub-blici che praticano tariffe chenon coprono, di fatto, il 30 percento dei costi, col risultato chei disavanzi vengono compensaticon fondi presi dai bilanci ordi-nari dei Comuni, all’insaputadei cittadini. E a questi Comunilo Stato e la Regione garanti-rebbero, in “premio”, contributipari al 100 per cento dei costi diinfrastrutturazione. Di contro,ai territori che si sono adeguatiagli indirizzi di Stato, Regione eComunità europea, conforme-mente alla Direttiva CE2000/60, e che per questo sonostati costretti a imporre tariffepiù elevate, ne vengono invecedestinati meno di quanto servi-rebbe loro, alla verifica dei nu-meri in corso di gestione. Così,per esempio, a Catania, dove èin corso un conflitto sulla legit-

L’acqua dovrebbe essere gestita secondo criteri

di massima efficienza e trasparenza. Sergio Cassar

illustra la situazione siciliana, caratterizzata

da infrastrutture inadeguate e da una politica

non sempre all’altezza

Diego Bandini

Sergio Cassar,

presidente

di Federgestori Servizi

Idrici Integrati di Sicilia

La gestione dell’acqua, tra pubblico e privato

122 • DOSSIER • SICILIA 2012

Page 105: Dossier Sicilia 07 2012

Sergio Cassar

timità dell’affidamento, si stan-zia il 100 per cento del costonecessario se la gestione rimanepubblica, a credito di ipoteticifuturi investimenti autofinan-ziati, e solo il 30 per cento sequesta viene affidata all’aggiu-dicatario in gara, chiedendo aquest’ultimo subito un impos-sibile autofinanziamento del 70per cento. Come se alla fine, sianell’uno che nell’altro caso, ilbeneficiario del finanziamentoa fondo perduto non fossesempre il medesimo utente».

Nel frattempo pende sulsistema la spada di Damocledelle sanzioni comunitarie.Su chi dovrebbero ricaderetali costi? «Sarebbe ingiusto che li paghiper intero lo Stato fiscalizzan-doli, come sarebbe ingiustoche paghino anche le ammi-nistrazioni virtuose. E tutta-via sarebbe insostenibile cari-carli integralmente sullegestioni più colpevoli. Po-trebbe essere ragionevole, an-che per un percorso di re-sponsabilizzazione della classepolitica, imporre, a queste ge-stioni protagoniste di episodidi mala amministrazione einerzia, un incremento imme-diato dei livelli del costo so-

ciale del servizio. Questo do-vrebbe essere stabilito dallaRegione in una misura sop-portabile per tutte le gestioni,ma pari almeno al 30 percento, essendo di contro irri-nunciabile il raggiungimentodi obiettivi per i quali ci si èimpegnati in sede europea».

Quali sono i maggiori im-pedimenti a questo possibileprogramma? «In primo luogo interessi poli-tico-elettorali di amministratoriche sperano di continuare a ge-stire il servizio idrico integratosostenendo malcontenti e vizidi cittadini ai quali è offerto unantisistema “bengodi”, fatto dimolti diritti e scarsi doveri: ba-sti pensare che negli ultimitrent’anni, in media, quasi il 50per cento degli utenti in Sicilianon ha pagato il servizio idrico.A questo si aggiunge l’insuffi-cienza dello Stato nel dare in-dirizzi coerenti e nell’adottaremisure innovative, con un’inef-ficienza diffusa della Regione edegli enti locali».

Quali effetti hanno pro-dotto i referendum delloscorso anno sul sistema sopradescritto?«I referendum sono serviti adallontanare la soluzione dei pro-

blemi e a perpetuare una sto-ria di gestioni pubbliche “inhouse” ispirata a principi dinon competizione e di elu-sione della trasparenza dei co-sti e dei ricavi, di fatto con-sentendo la perpetrazione diuno stato di de-responsabiliz-zazione e fallimento in un set-tore che è indicatore di civiltàe di sviluppo».

Ci sono, però, motivi chepossano indurre a sperare inun cambiamento? «La speranza si fonda essenzial-mente sul fatto che, ormai, si ètoccato il fondo. C’è bisogno dicoerenza, responsabilità e tra-sparenza. Lo chiede la legge.Gli amministratori hanno il do-vere di perseguire l’interesse co-mune, e questo passa anche at-traverso decisioni impopolari enon gratificate nell’immediatodall’opinione pubblica».

SICILIA 2012 • DOSSIER • 123

❝Ci sono gestori pubblici che praticano tariffeche non coprono il 30 per cento dei costi,compensando i disavanzi con fondi presidai bilanci ordinari

Page 106: Dossier Sicilia 07 2012

EDILIZIA

«Il mercato dellecostruzioni in Si-cilia si trova inprofonda crisi. A

penalizzare il settore è so-prattutto lo stallo delle operepubbliche. Eppure è proprioda queste che dipendono lepossibilità di sviluppo del-l’isola e l’attrazione di capi-tali dall’estero, che tanto ser-virebbero al rilanciodell’economia regionale». Èquesto il quadro che tracciaRosario Giardina, ammini-stratore, insieme ai fratelliStefano e Francesco, dellaAlta Spa di Cefalù, azienda

di commercio all’ingrosso eal dettaglio di materiale perl’edilizia: dai prodotti igie-nico-sanitari ai siderurgici ea tutti i materiali da costru-zione. «Nonostante un ap-

proccio costantemente ot-timistico, il contesto nelquale ci troviamo – ita-liano e regionale – nonpuò non influenzare ancheil nostro business. Equindi abbiamo risentitoanche noi della diminu-zione nella richiesta di ma-teriali da costruzione. Perreagire abbiamo scelto dipuntare sull’innovazionedi prodotto. Però ci tro-viamo a operare in unmercato di totale blocco.Il nostro territorio di rife-rimento è quello di Ce-falù, dell’entroterra mado-nita e le zone costiere dellaprovincia di Palermo finoa Termini Imerese, da un

lato, e di Messina fino aCapo d’Orlando e BarcellonaPozzo di Gotto dall’altro.Proprio Cefalù in questomomento sta attraversandoun momento di stasi a causadi problemi burocratici le-gati al fatto che l’ufficio tec-nico comunale tarda nell’ap-provazione del pianoregolatore e questo sta fre-nando l’avvio di nuovi can-tieri». Le prospettive per il2012 non sono quindi le mi-gliori, a meno di uno sbloccodella situazione locale. «Senon partiranno nuove operee nuovi cantieri, prevediamouna chiusura di bilancio conuna flessione simile a quelladel 2011. Tuttavia in au-tunno potremmo avere unaripresa, soprattutto se sa-ranno avviati due grandi pro-getti qui a Cefalù: il rifaci-mento del ClubMéditerranée – destinato a

Un quadro del settore costruzioni lungo la costa

tirrenica. Rosario Giardina entra nel merito del

contesto cefaludese, sottolineando le criticità e le

possibilità di rilancio per un settore in questi anni

fortemente penalizzato. Soprattutto dalla scarsità di

nuove opere pubbliche

Manlio Teodoro

Dall’edilizia dipendelo sviluppo dell’isola

L’impresa Alta Spa,

specializzata

nel commercio

all’ingrosso di materiali

edili, ha sede

a Cefalù (PA)

[email protected]

Page 107: Dossier Sicilia 07 2012

Rosario Giardina

SICILIA 2012 • DOSSIER • 127

diventare quello di più altolivello di tutto il Mediterra-neo – e l’inizio dei lavori perun nuovo porto per il colle-gamento con le Eolie. At-tualmente il nostro businessè stato sostenuto soprattuttodalle ristrutturazioni, che difronte al crollo delle nuoveedificazioni, hanno tenuto.La maggiore richiesta è stataper i prodotti di rifacimentodelle facciate e per l’adegua-mento dei fabbricati aglistandard di risparmio ener-getico. Il settore della greeneconomy è un’importanteopportunità di sviluppo perla nostra impresa, sia perquanto riguarda la venditadei prodotti che per lo svi-luppo di un nostro progettoper l’impiego delle biomasseper la produzione di energiaelettrica a basso impatto am-bientale – che tuttavia è an-cora allo stato embrionale». A un rilancio del settore po-trebbe anche contribuirel’avvio di un sistematicoadeguamento antisismicodegli edifici. «Questo pro-blema non vale per le co-struzioni più recenti, macomprende certamente l’in-tero parco immobiliare rea-

lizzato nel decennio fra il1960 e il 1970, periodo nelquale si è costruito senza ivincoli di norme antisismi-che. Grazie all’impiego dinuove tecniche e materiali –come la fibra di carbonio el’inserimento di travi por-tanti nelle fondazioni – econ l’aiuto dei professionistidi Cefalù e della provincia diPalermo, crediamo sia possi-bile avviare un importantepiano per garantire la sicu-rezza di intere comunità,dato che la Sicilia è certa-mente una terra esposta alrischio sismico».Questo progetto, come glialtri nei quali Alta intendeimpegnarsi, hanno tutti incomune quello che è semprestato l’obiettivo della fami-glia Giardina: la valorizza-zione di Cefalù e di tutta laSicilia. «La nostra impresa ènata nel 1972, dalla fusione

di alcune società preesistentie appartenenti alla nostra fa-miglia. La nostra strategia èstata sempre quella di tra-durre le richieste della com-mittenza in proposte e solu-zioni concrete ed è unimpegno che manteniamo neiconfronti dei nostri partner datre generazioni. Questo ci haconsentito di affermarci nelleprovince di Palermo e Mes-sina nonostante il confrontoquotidiano con un mercatosempre più selettivo, con-quistando la fiducia di unacommittenza esigente e pre-parata. Il nostro più recenteobiettivo è quello di garan-tire ai nostri partner le for-niture di tutti quei prodottiche possano contribuire arendere le abitazioni più ef-ficienti sul piano del rispar-mio energetico e più sicuresotto il profilo dell’adegua-mento sismico».

❝Per reagire alla crisi abbiamo sceltodi puntare sull’innovazionedi prodotto, proponendo soluzioniper l’efficientamento energeticodegli edifici

Page 108: Dossier Sicilia 07 2012

EDILIZIA

La barriera chimica rappresenta

una soluzione concreta nei casi

in cui avvenga la risalita di umidità

dalle fondazioni. Un intervento radicale

nel comparto edilizio. Ne parliamo

con Giovanni Scalavino e Antonino Raia

Marco Tedeschi

Il fenomeno della risalitadi umidità dalle fonda-zioni, dovuto alla porositàdei materiali da costru-

zione come mattone, calce-struzzo, pietre arenarie o tufo, èun problema che colpisce unsempre maggior numero di fab-bricati, sia di recente che di an-tica costruzione. I danni conse-guenti all’aumentato tasso diumidità ambientale sono mol-teplici. L’umidità infatti riducel’isolamento termico delle strut-ture portando a uno spreco delcombustibile utilizzato sia per ilriscaldamento che per il raffre-scamento, oltre a vistose con-

dense superficiali. Per ovviare aqueste problematiche si adottauna tecnica consolidata con larealizzazione di barriera chimicaall’umidità di risalita, medianteiniezioni a bassa pressione di si-lossano monomero fino a satu-razione della muratura. Taleprocedura non arreca danni allestrutture trattate; inoltre i pro-dotti iniettati consolidano i la-terizi e le malte delle sezioni dimuratura. È proprio all’internodi questo campo che si è semprepiù specializzata la Cedra, sto-rica realtà siciliana che si occupadi lavorazioni edili, scavi ar-cheologici, bonifiche e appunto

barriere chimiche per umidità.«Le lavorazioni più richieste –spiega Antonino Raia, respon-sabile qualità dell’azienda gui-data da Giovanni Scalavino -,sono rappresentate da bonifi-che ambientali per le compa-gnie petrolifere (prelievo e stoc-caggio delle morchie deiserbatoi) e per i comuni (pre-lievo e smaltimento ai centri au-torizzati dei fanghi provenientidai depuratori). Forti perl'esperienza trentennale matu-rata per le barriere chimicheper umidità risalente, ultima-mente alle stesse, abbiamo af-fiancato gli intonaci termicideumidificati per dare un pac-chetto completo e maggior ga-ranzia al cliente finale».Una serie di lavorazioni chesono sempre più richieste. «At-traverso la barriera chimica cioccupiamo del risanamento dimurature per umidità risalenteattraverso l’impiego di una mi-

C.ED.RA. si trova

a Palermo

[email protected]

Soluzioni definitive contro l’umidità

Page 109: Dossier Sicilia 07 2012

Giovanni Scalavino e Antonino Raia

SICILIA 2012 • DOSSIER • 129

❝Attraverso la barrierachimica ci occupiamodel risanamentodi muratureper umidità risalenteattraverso l’impiegodi una misceladi resine

scela di resine siliconiche, sila-niche, con aggiunta di silicatiin soluzione ipotensiva che pos-siedono un’elevata capacità dipenetrazione. Si praticano delleiniezioni, fino alla completa sa-turazione, all’interno di fori leg-germente inclinati che sono statipraticati alla base delle mura-ture ogni 10-12 cm per ml eper una profondità pari a 3/4dello spessore del muro, su pa-reti preventivamente preparate.I vantaggi legati all’esecuzionedelle barriere chimiche sonomolto importanti per la stabilitàdella muratura, ovvero dellafondazione. Grazie alla barrierainfatti la fondazione non verràpiù aggredita dai sali idrosco-pici perché attaccata chimica-mente tramite iniezioni a bassa

pressione di silossano mono-mero». Oltre alle barriere chi-miche altre realizzazioni sonorappresentate dall’intonaco ter-mico. «Questo tipo di intonacoha una forte capacità termoiso-lante, è macroporoso e deumi-dificante. Riduce i ponti termicie, attraverso l’elevata traspirabi-lità dell'intonaco e vivibilità de-gli ambienti, evita la formazionedi condense interne per even-tuali muschi, licheni e organi-smi vegetali in genere». Le ul-time lavorazioni effettuate dallaCedra nell’ambito città di Pa-lermo . «Si tratta – specificaRaia –, del nuovo ImpiantoCarburanti Eni in Via Basile edella realizzazione di barrierachimica e intonaci termici invia Villagrazia. Questo genere

di lavorazioni rappresentanosicuramente le novità più si-gnificative che sono state in-trodotte nel proprio settore».Cedra si inserisce all’internodi un comparto, ovvero quellodell’edilizia siciliana, che nonsta vivendo un periodo facile.«Purtroppo la situazione nelnostro comparto – spiega il ti-tolare Scalavino –, non è sicu-ramente delle più rosee. Cisono pochi cantieri privati ezero cantieri per appalti pub-blici con una miriade di par-tecipanti con ribassi anomali.Un quadro di riferimentodifficile di cui noi possiamobenissimo testare la situa-zione attuale ». Il 2011 si èchiuso in maniera positivamentre nell’anno in corsol’azienda di Palermo sta at-traversando un periodo alta-lenante. «In effetti il 2012fino ad oggi è stato mediocre,- conclude Scalavino -. Laprospettiva è di acquisire com-messe nel terzo trimestre. Inogni caso guardiamo in ma-niera positiva al futuro tantoche stiamo progettando larealizzazione della nuova sedeaziendale».

Page 110: Dossier Sicilia 07 2012

EDILIZIA

Un’impresa di co-struzioni dellaprovincia di Agri-gento che ha, tra i

suoi mercati principali, il Ve-neto. Questa è solo una dellepeculiarità della Sice, impresaspecializzata nel restauro e cheha fatto della diversificazione,territoriale e delle competenze,il suo punto di forza. Comespiega Piero Tirone, titolaredella società: «Abbiamo capitosubito che il nostro punto di ri-

ferimento non poteva esseresolo il mercato siciliano. Perquesto abbiamo sempre cercatodi creare opportunità di lavorosull’intero territorio nazionale,dove negli anni abbiamo realiz-zato lavori importanti sia pergli enti pubblici che per com-mittenti privati, restaurandomonumenti, anche sotto il pro-filo pittorico e degli arredi e in-stallando impiantistica d’avan-guardia». Non a caso uno degliultimi progetti importanti rea-lizzati da Sice è stato il restauro,ultimato nel 2011, della chiesadi San Domenico a Vicenza –città dove Sice ha una sede ope-rativa e dove è percepita ormaicome un’impresa locale. «Lachiesa, costruita nel 400 e conun cassettonato ligneo del 600,era stata abbandonata alle in-temperie – alle quali è stata par-ticolarmente esposta dopo ilcrollo delle coperture. Sconsa-crata, fu donata al conservato-rio musicale. Il nostro lavoro èstato realizzato su mandato delComune di Vicenza e con unfinanziamento della fondazioneCariverona. Abbiamo riportatola struttura, ma anche i suoi af-

freschi, allo splendore origina-rio, ne abbiamo curato l’aspettoacustico, la parte degli impiantitecnologici, installando, tra l’al-tro, un sofisticatissimo im-pianto antincendio, program-mato per domare le fiammesenza aggredire le tele e le pit-ture». Le competenze di Sice non sifermano però al restauro, nel2010, infatti, l’azienda ha rin-novato le cucine dell’ospedaledi Belluno, sfruttando un si-stema a settori che ha permessodi mantenere la piena operati-vità dell’ospedale. «Siamo statianche i protagonisti, in Sicilia,Calabria ed Emilia Romagna,della prima fase di sviluppo delmercato della telefonia mobile,installando per Wind e l’alloraOmnitel le stazioni radio base ein seguito le centrali di com-mutazione. Nello stesso pe-riodo, abbiamo iniziato anche alavorare per Enel e Terna. Oggici stiamo avvicinando al settoredelle energie rinnovabili e ab-biamo già realizzato un im-pianto fotovoltaico in provinciadi Agrigento per conto di unagrossa impresa di Parma. Grazie

Sotto, Borgo dei pescatori a Sant’Agata di Militello (ME). A fianco, in alto, chiesa

di San Domenico a Vicenza. Sotto, cucine dell’ospedale di Belluno e particolare

del villino Florio di Palermo. Lavori realizzati da Sice Srl Aragona (AG)

[email protected]

La diversificazione delle competenze e dei mercati ha portato una realtà agrigentina

a collocarsi fra le più importanti imprese di restauro italiane. Piero Tirone spiega

quale visione ha guidato la sua azienda, che oggi guarda al Nord Africa

Luca Cavera

L’imprenditoria agrigentinaguarda fuori dall’isola

Page 111: Dossier Sicilia 07 2012

SICILIA 2012 • DOSSIER • 131

Piero Tirone

alla diversificazione, nonostanteil 2011 sia stato un anno diffi-cile per l’edilizia – soprattuttoin Veneto –, siamo riusciti a ot-tenere un incremento fatturato(3 punti percentuali) e, sullabase del portfolio di commesseche abbiamo in programma peril 2012, prevediamo di chiu-dere l’anno in corso con un in-cremento di fatturato ben piùimportante, dell’ordine del 20per cento».Benché Sice abbia scelto diguardare anche fuori dai con-fini dell’isola, ha realizzato quiimportanti lavori, come il rifa-cimento della torre campanaradella cattedrale di Palermo, lascala pompeiana e l’atrio carra-bile del teatro Massimo, oltread avere riportato alla luce le

antiche zolfare dell’antico parcominerario di Aragona. «Uno deinostri lavori più importanti ecomplessi, in Sicilia, è stato ilrestauro – o meglio la ricostru-zione – del villino Florio,l’opera in liberty tra le più im-portanti di Ernesto Basile. Èstato difficile perché per la ri-costruzione ci si è dovuti basaresolo sui disegni posseduti dallafondazione Florio, sulle me-morie di una discendente dellafamiglia e su uno studio delCnr che, analizzando i compo-nenti delle parti residuali car-bonizzate dagli incendi, ha pro-vato a ricostruire gli arredi.Oggi il monumento di pro-prietà della Regione Sicilia èsede museale espositiva. Gliobiettivi futuri dell’impresa

sono orientati a ulteriori spe-cializzazioni e a nuovi mercati:«Guardiamo al Nord Africa,dove abbiamo in corso impor-tanti contatti. Peculiarità azien-dale è caratterizzata dall’inve-stire in risorse umane dieccellenza che guardano al mi-glioramento del territorio del-l’ambiente. Stiamo anche pun-tando a entrare nel settoredell’alberghiero e del ricettivo –al momento è in corso la ri-strutturazione di un importantevillaggio turisitico Valtur – enel recupero urbanistico e deicentri storici, come a San-t’Agata di Militello (ME)».

❝Partendo dalla Sicilia abbiamoinvestito, su tutto il territorio nazionale,fino alla scelta di costituire nel 2004una sede operativa indipendentein Veneto

Page 112: Dossier Sicilia 07 2012

Un comparto di piccole e piccolissime

imprese che rappresenta però

una voce importante nell’economia

siciliana. Giuseppe Termini analizza

criticità e opportunità per chi

commercializza marmi e graniti

al centro del Mediterraneo

Manlio Teodoro

Materiali e innovazione

All’interno dell’eco-nomia siciliana, ilcomparto lapideo,del marmo e dei

minerali non metalliferi perl’edilizia rappresenta un’impor-tante componente delle dina-miche di impresa. Nonostanteil settore sia rappresentato dapiccole e piccolissime aziende, ilnumero di occupati supera i4mila addetti, costituendo unarisorsa importante per il terri-torio, anche grazie all’indottogenerato e alle opportunità dicontatti commerciali conl’estero. Tuttavia le criticità peruno sviluppo completo sonosempre sul tappeto. Per tastare ilpolso della situazione di un set-tore che negli ultimi anni èstato attraversato da importantievoluzioni tecnologiche, inter-vistiamo Giuseppe Termini,fondatore e titolare della Glt

marmi e graniti di Campobellodi Licata (AG), società specia-lizzata nella trasformazione, la-vorazione e commercializza-zione di marmi, graniti e pietree che guarda al mercato lapideosia nazionale che internazionale.

Come ha influito la crisieconomica globale sul vostrosettore e quali problematichespecifiche ha dovuto affron-tare la vostra impresa?«Ci sono criticità che definireistrutturali e criticità contin-genti, originate soprattutto da-gli effetti che la crisi economicaha avuto sul settore delle co-struzioni – al quale la nostra at-tività è naturalmente legata. Lecriticità strutturali, per la Sicilia,rimangono principalmentequelle legate alla logistica: in as-senza di infrastrutture alterna-tive le merci non hanno checome canale privilegiato il tra-

Giuseppe Termini, fondatore della Glt marmi e graniti Srl

di Campobello di Licata (AG)

[email protected]

Page 113: Dossier Sicilia 07 2012

Giuseppe Termini

sporto su gomma. E se questo èun ostacolo allo sviluppo in sé,con l’aumento del prezzo deicarburanti è diventato un ulte-riore fattore di freno. Fra le cri-ticità contingenti, registriamoche il calo delle commesse hacertamente portato a un’ina-sprirsi della concorrenza, anchecon comportamenti scorretti daparte di alcune imprese. La no-stra risposta è stata puntare sul-l’assortimento di materiali e suun miglior rapporto fra qualitàe prezzo».

A livello di settore lapideo,quali sono state, sul lungo pe-riodo, le maggiori evoluzioni?«I maggiori cambiamenti aiquali abbiamo assistito negli ul-timi anni hanno riguardato so-prattutto aspetti commerciali.In particolare, la domanda digraniti è stata progressivamentesostituita da quella di marmi epietre provenienti soprattuttodal Nord Africa – Egitto, Ma-rocco e Tunisia – e anche dallastessa Italia. Inoltre il settore èstato investito da una positiva

spinta verso l’innovazione tec-nologica, tanto che l’introdu-zione delle macchine ha por-tato quasi al punto di eliminarela manodopera da tutta una se-rie di operazioni. Tuttavia, no-nostante i vantaggi connessi allatecnologia, crediamo che lamano dell’artigiano sia sempreindispensabile per il completa-mento del lavoro. Secondo noi,per ottenere il miglior risultato,le due lavorazioni devono pro-cedere di pari passo».

Quali sono stati gli ultimiinvestimenti che avete effet-tuato e che si sono rivelatistrategici per la vostra com-petitività?«Constatando che il prezzo del-l’energia è in costante crescita,mentre gli utili si assottigliano,abbiamo scelto di installaresulle coperture delle nostrestrutture degli impianti foto-voltaici che ci permettono unconsistente risparmio sui con-sumi di energia elettrica. Inol-tre, stiamo installando un mo-dernissimo impianto per il

riutilizzo dei materiali di scartodella lavorazione. Entrambiquesti investimenti, oltre a rap-presentare due fattori di svi-luppo per la nostra azienda,rientrano anche in un’ottica delfare impresa in maniera soste-nibile, rispettando l’ambiente enon sciupando le risorse».

Quali crede che potrebberoessere gli interventi per favo-rire lo sviluppo dell’impren-ditoria siciliana, trasversal-mente ai vari ambitiproduttivi presenti nell’isola?«Sono diverse le misure che leistituzioni potrebbero adottareper favorire la crescita della no-stra economia. Fra le più ur-genti individuo certamentedelle agevolazioni per le nuoveassunzioni, attraverso la ridu-zione degli oneri contributivi.Sarebbe inoltre da favorire ilreinvestimento degli utili pro-dotti dalle imprese nel rinnovodi macchinari e strutture, pro-cesso da stimolare attraversouna relativa diminuzione deglioneri fiscali».

SICILIA 2012 • DOSSIER • 133

❝La domanda di granitiè stata progressivamentesostituita da quella di marmie pietre provenienti da varieparti del mondo

Page 114: Dossier Sicilia 07 2012

134 • DOSSIER • SICILIA 2012

Le imprese di costruzioni e le aziende

che hanno il business legato

allo sviluppo dell’edilizia, in Sicilia,

si trovano ad affrontare una crisi

durissima. Che sta avendo importanti

ricadute anche fuori dai confini

del settore. Luigi e Francesco Vitale

fanno il quadro della situazione

e indicano gli interventi

di maggiore urgenza

Valerio Germanico

Secondo l’Ance Sicilia,ammontano ad almeno4 miliardi i crediti chele imprese siciliane le-

gate al mondo delle costruzioniattendono di riscuotere daglienti delle pubbliche ammini-strazioni per opere già realizzatee consegnate. La situazione delsettore edile nell’isola è quindiuna delle più critiche. Da unaparte la contrazione del numerodei bandi per nuovi lavori pub-blici, dall’altra la stretta dellebanche sull’erogazione dei mu-tui hanno lasciato sul terrenooltre 40mila posti di lavoro inmeno in due anni. A fornire unquadro delle difficoltà che le im-prese legate al settore edile af-

frontano quotidianamente sonoLuigi Vitale, alla guida dellaAres Spa di Catania, azienda didistribuzione materiali edili nelSud Italia nonché trading com-pany, e il dottor Francesco Vi-tale, responsabile delle innova-zioni aziendali: «Nell’ultimobiennio, il mercato immobiliareha avuto un andamento semprepiù negativo. Molte delle ini-ziative dei costruttori destinateall’edilizia privata e residenzialenon hanno avuto successo, laPa non proclama nuovi bandi eil mercato è, in una parola,fermo. In questa situazione, apeggiorare il bilancio, c’è il fattoche dal governo non vediamoarrivare risposte, ma soltanto

L’edilizia, il termometrodel sistema economico

Page 115: Dossier Sicilia 07 2012

SICILIA 2012 • DOSSIER • 135

Luigi e Francesco Vitale

nuove e maggiori imposizionifiscali» sottolinea Luigi Vitale.

Come hanno influito sul-l’attività di Ares le attuali cri-ticità presenti nel settore del-l’edilizia?LUIGI VITALE «Il nostro giro diaffari ha registrato un decre-mento di oltre il 15-20 percento rispetto ai bilanci deglianni precrisi. E questa situa-zione non è legata soltanto allanostra impresa, che è sul mer-cato da tre generazioni e si ri-volge a un bacino di commit-tenti consolidato, bensì ècomune a tutto il settore, datoche a mancare sono le opportu-nità di lavoro».

Quali sono le misure che ilgoverno potrebbe avviare perinvertire questa tendenza ne-gativa?L.V. «Innanzitutto chi ci governadovrebbe dimostrare un muta-mento di prospettiva nel guar-dare ai problemi economici del-l’Italia. Il blocco del settore dellecostruzioni, infatti, ha determi-nato, a catena, la paralisi di mol-tissimi altri settori produttivi,che possiamo stimare in almenoil 60-70 per cento delle attivitàdi impresa operanti sul territo-rio nazionale. Sicuramente fra lemisure più urgenti c’è il rilanciodelle opere pubbliche, che at-tualmente sono ferme, dandola priorità ai lavori di bonifica,ristrutturazione e messa in si-

curezza degli edifici pubblici –ma il medesimo discorso po-trebbe valere anche per i pri-vati. E poi, ovviamente, inter-venti per far sì che le banchetornino a erogare i mutui».

Quale strategia avete at-tuato per far fronte a una si-tuazione di mercato non fa-vorevole?L.V. «Poiché non siamo un’in-dustria, bensì dei trader, ab-biamo la possibilità di diversifi-care, senza il limite di avereimpianti produttivi dedicati edi dover fare grandi investi-menti per convertire la produ-zione. Un passo verso la diversi-ficazione è stato quello nelsettore del fotovoltaico, tutta-via questa opportunità è statatroncata dal taglio agli incentiviche ha colpito il comparto delleenergie rinnovabili. Maggioresuccesso abbiamo avuto nelcommercio dei rottami di ferro– che acquistiamo da fornitoriturchi, ucraini, spagnoli, egi-ziani e greci – e rivendiamo alleacciaierie italiane ed estere».

Qual è la strada da percor-rere, per crescere, rimanendolegati al settore d’origine? FRANCESCO VITALE «Dobbiamonecessariamente diversificaregeograficamente guardando an-che oltre la comunità europea.Nel Sud Europa, in particolareil settore delle costruzioni, stasubendo una fase di regressione.

Ma ci sono paesi dove l’ediliziaè in crescita esponenziale comei Brics (Brasile, Russia India eCina), nonché aree come ilNord Africa, dove la capacitàproduttiva in ambito siderur-gico è limitata rispetto alla esi-genze attuali».

Come riesce, una media im-presa che opera, general-mente, a livello locale, a con-quistare clienti e quote dimercato oltre confine?F.V. «Internazionalizzando inmaniera più estesa le nostrefonti di approvvigionamento,innovando e studiando nuoviprocessi di vendita, mettendo adisposizione il nostro know howacquisito sul mercato dome-stico, al fine non solo di darevantaggi tangibili ai nuovi po-tenziali clienti, ma di svilupparevere e proprie partnership . E in-fine, sfruttare la condizione incui si trovano questi mercatiemergenti».

Quale? F.V. «Non ci sono mercati per-fettamente strutturati, gliequilibri non sono definitivi.In queste situazioni è più fa-cile, per un’impresa incom-bente, acquisire quote di mer-cato rispetto a scenari conequilibri più forti».

Luigi Vitale,

amministratore

della Ares Spa

di Catania, insieme

al figlio, il dottor

Francesco Vitale,

responsabile

delle innovazioni

aziendali

www.aresct.it

❞❝Fra le misure più urgenti c’è il rilanciodelle opere pubbliche e interventiper far sì che le banche torninoa erogare i mutui

Page 116: Dossier Sicilia 07 2012

«Nell’ultimoventennionel nostroterritorio

abbiamo assistito a un fortesviluppo dell’edilizia e questoha favorito la diffusione dimateriali naturali comemarmi, pietre e graniti, siaper gli edifici privati che perquelli pubblici. Questo trendha avuto uno stop con l’av-vento della crisi economica,ma la nostra risposta non èstata di retroguardia. Al con-trario abbiamo investito perinserirci nelle nicchie di mer-cato risparmiate dalla con-giuntura, come l’arreda-mento». È questo lo spiritocon il quale FrancescoAmante, amministratore dellaExtra Marmi di Trepunti diGiarre, ha scelto di reagirealle difficoltà dell’edilizia. Ecosì, all’azienda che da quasiun ventennio commercializzaall’ingrosso marmi, pietre,

graniti, travertini, quarziti eonici, si è affiancata unanuova iniziativa imprendito-riale: Amante Quarzo.

Quali valutazioni hannoguidato questa vostra stra-tegia?«La crisi ha colpito tanto legrosse che le medie impresedell’edilizia, che è semprestato il nostro mercato di ri-ferimento. Tuttavia il mercatolapideo è molto più ampio enoi abbiamo deciso di pun-tare su quelle nicchie di mer-cato che finora sono rimasteimmuni dalla crisi, come peresempio l’arredamento, inse-rendoci con una selezione ri-volta a un target medio-alto.Come evidenzia il nome dellanuova società, il quarzo hauna posizione privilegiata. Ilcomposto di quarzo, infatti,rappresenta il materiale topper le cucine – oggi è utiliz-zato nell’80 per cento deipiani da lavoro destinati alla

La nostra scommessaè il quarzoReagire alla crisi specializzandosi

in nuove nicchie di mercato.

Come l’arredamento. È questa

la scommessa vinta da Francesco

Amante, commerciante di marmi

che ha scelto il quarzo

Luca Cavera

Page 117: Dossier Sicilia 07 2012

SICILIA 2012 • DOSSIER • 137

Francesco Amante

preparazione degli alimenti».Quali riscontri ha avuto

questa iniziativa sul mer-cato?«La società ha avuto da su-bito un riscontro abbastanzapositivo, anche grazie alla se-lezione dei colori che rispon-dono meglio alle esigenze delmercato del mobile. L’agglo-merato di quarzo ha caratte-ristiche estetiche e tecnicheche lo rendono adatto a mol-teplici impieghi. È compattoe la sua superficie non porosanon necessita di trattamentiidrorepellenti. Resiste allemacchie, ai piccoli urti, agliacidi, agli odori, non assorbeliquidi e grassi alimentari,inoltre non consente il proli-ficare dei batteri – per questoè scelto per le superfici dedi-cate alla preparazione deglialimenti».

Quali scelte sui materialiavete fatto, invece, perquanto riguarda ExtraMarmi?«Ci siamo sempre impegnatia promuovere la pietra locale,

la pietra lavica e la pietra Ta-ormina – che fino a circa undecennio fa era poco cono-sciuta e utilizzata. Ma que-sto non ci ha impedito dipuntare anche su materialiprovenienti dal resto delmondo. Infatti, sebbene ilnostro principale bacinod’estrazione sia l’Italia, im-portiamo tanto anche da Tu-nisia, Egitto, India e altripaesi. Fondamentalmente ilnostro obiettivo è quello diricercare nuovi materiali chepossano soddisfare l’evolu-zione del mercato. Per fareciò siamo molto presenti allefiere di settore, sia italiane siaestere, che ci danno la possi-bilità di conoscere nuovi pro-dotti lapidei provenienti datutto il mondo. Inoltre, inquesta ricerca ci aiuta anchela Rete».

Quindi in questo mo-mento il mercato preferisce

scegliere materiali esotici.«Nella fascia di prodotto e ditarget al quale ci rivolgiamo,la figura dell’architetto e del-l’arredatore di interni ha as-sunto un ruolo sempre piùpreponderante. E questo hafatto sì che i committentisiano stati stimolati a fami-liarizzare con materiali chemagari fino a poco tempo faerano noti esclusivamenteagli addetti ai lavori. Ovvia-mente non si tratta solo diquesto, la quantità di mate-riali disponibili oggi sul mer-cato ha permesso di avereuna varietà di colori e possi-bilità di impiego molto piùampia rispetto al passato. Econsiderando che l’Italia di-spone di appena il 7-8 percento delle pietre naturali esi-stenti, è spiegata la preferenzaper l’esotico – che oltretuttoha costi di estrazione e lavo-razione molto bassi».

In apertura,

Francesco Amante,

amministratore

della Extra Marmi Srl

di Trepunti di Giarre (CT)

www.extramarmi.com

www.amantequarzo.com

❞❝Siamo impegnati a promuovere la pietra

locale, ma abbiamo puntato anche sumateriali provenienti dal resto del mondo

Page 118: Dossier Sicilia 07 2012

Una storica impresa edile ora

protagonista anche sul mercato

della trasformazione dell’acciaio.

Il caso della Arcobaleno 3000,

da quarant’anni motore di sviluppo

della provincia messinese. Ne parlano

i fratelli Salvatore e Angelo Sottile

Manlio Teodoro

La diversificazione,una strada vincente

Nel 2011 ha rag-giunto un girod’affari di oltre 6milioni di euro.

La Arcobaleno 3000, tra le piùaffermate imprese messinesi nelsettore delle costruzioni, dopoquarant’anni di attività, si ap-presta a compiere un’impor-tante evoluzione. Diversifica-zione produttiva e nuoviprogetti strategici sono nel-l’agenda della società presiedutadall’Ad Salvatore Sottile.Nuovo, fondamentale core bu-siness dell’azienda è quello le-gato alla trasformazione del-l’acciaio per cemento armato,àmbito che vede impegnato inprima linea anche l’ingegnerAngelo Sottile, direttore gene-rale del centro di trasforma-zione acciai. Ad aver convinto ifratelli Sottile a intraprenderequest’avventura è stata, nel2009, l’entrata in vigore delDm che modifica la regola-

mentazione in materia di tra-sformazione degli acciai. Lenuove normative tecniche per lecostruzioni sono infatti natecon l’obiettivo di migliorare laprofessionalità del settore, latracciabilità delle materie primee la qualità delle strutture. «Ab-biamo ritenuto che questo girodi vite nel comparto delle co-struzioni fosse per noi un’op-portunità da cogliere per diver-sificare la produzione – spiega ilpresidente Salvatore Sottile – eaprire nuove prospettive di svi-luppo. Infatti, da indagini mi-rate risultava che la città di Mes-sina, e l’intera costa ionica dellaprovincia, fossero prive di uncentro di trasformazione acciaiqualificato. Si trattava, quindi,di un potenziale mercato daconquistare. In secondo luogo,

138 • DOSSIER • SICILIA 2012

Sotto, Salvatore Sottile, presidente e Ad della Arcobaleno 3000.

A destra, l’ingegner Angelo Sottile, direttore generale del centro

di trasformazione acciai della società messinese

www.arcobaleno3000.it

Page 119: Dossier Sicilia 07 2012

Salvatore e Angelo Sottile

disponendo di un capannoneindustriale nella zona Asi diLarderia Inferiore, a partire dal2010, abbiamo deciso di con-vertirlo a questa attività». Determinante in questo per-corso il know how acquisito nelcampo delle costruzioni. Comeaggiunge Angelo Sottile: «Qua-rant’anni di esperienza sul set-tore ci hanno convinto ad af-frontare questa sfida,nonostante la crisi. In terminidi investimento abbiamo do-vuto acquisire macchinari au-tomatizzati di ultima genera-zione per la presagomaturadell’acciaio per cemento ar-mato. I risultati operativi ecommerciali non si sono fattiattendere. Superata la fase distart up, il centro di trasforma-zione è riuscito a ottenere no-tevoli tassi di crescita, acqui-sendo un portafoglio clienti ditutto prestigio e giungendo auna produzione che nel 2011ha superato abbondantementele più rosee previsioni. Tanto

che già nel primo trimestre2012 le aree produttive dispo-nibili si sono rivelate insuffi-cienti». Da ciò il progetto di un’espan-sione dell’area produttiva.«Dobbiamo ampliare – spiegaSalvatore Sottile – e adeguareulteriormente le strutture di tra-sformazione. Potenziare le atti-vità in corso, razionalizzando lestrutture, i macchinari e ag-giornando i gestionali. L’obiet-tivo è quello di garantire uncontinuo miglioramento nellaproduzione di acciaio per en-trare gradualmente nel mercatodella costruzione di travi Rep,micropali e carpenteria metal-lica. Per portare a compimentoquesta mission abbiamo già ac-quisito la certificazione Iso3834-3 e richiesto l’estensionedelle qualificazioni dell’attestatoministeriale 1074/10 per le at-tività di carpenteria metallica».Nonostante i risultati soddisfa-centi e la volontà di investire deifratelli Sottile, per le imprese

edili il momento continua a es-sere difficile. «I problemi sonotanti e sotto gli occhi di tutti –dice in conclusione Angelo Sot-tile –. Tra i principali fattori dirischio, al primo posto c’è lacarenza di flussi finanziari edeconomici dell’intero settore.Fattore, quest’ultimo, che com-porta notevoli difficoltà, sia perl’arroccamento degli istituti dicredito, sia per l’irrigidimentodei fornitori delle materieprime».

SICILIA 2012 • DOSSIER • 139

Page 120: Dossier Sicilia 07 2012

Ecosostenibilità e innovazione

Carmelo Agnello,

amministratore unico

della Si.Legno Più Srl

di Piraino (ME).

Nelle altre immagini,

ambienti e strutture

realizzate dalla società

www.silegnopiu.it

«Il vero problema delmercato edileodierno è la quan-tità». Con queste

parole l’imprenditore CarmeloAgnello delinea il profilo di unsettore in cui non è più possi-bile puntare sul numero dicommesse, ovvero sulla richie-sta di costruzione di centinaiadi alloggi ed edifici, ma è ne-

cessario concentrare gli in-vestimenti su altri ele-menti, in primisl’innovazione tecnolo-gica. E proprio dell’in-

novazione e di un materiale na-turale come il legno l’azienda dicui Carmelo Agnello è ammi-nistratore unico, la Si.LegnoPiù sita a Piraino, in provinciadi Messina, ha fatto la sua cartavincente. «Oggi, nel mercatodell’edilizia – spiega Agnello – ilprogresso innovativo deve es-sere volto al rispetto dell’am-biente e al risparmio energe-tico, ragion per cui la nostrasocietà non solo realizza case inlegno, ma lavora anche a 360gradi questo versatile materialenaturale».

Innovare i materiali naturali come il legno, ormai sempre

più richiesti dal settore dell’edilizia, è il modo migliore per offrire

soluzioni interessanti. Ne parla Carmelo Agnello

Emanuela Caruso

Page 121: Dossier Sicilia 07 2012

La vostra attività è formatada tre società diverse ma com-plementari. Quali sono e dicosa si occupano?«La Si.Legno Più realizza strut-ture in legno lamellare e coper-ture; la Sirame si occupa dellaproduzione di tubi pluviali,gronde in rame, alluminio, ac-ciaio inox e, più in generale, ditutto ciò che riguarda la latto-neria edile; la Siprotex Groupfornisce servizi di montaggio ditetti, isolamenti termici, im-permeabilizzazioni. Dispo-niamo di una compagine di ol-tre cento collaboratori che perme è una grande responsabilitàmorale, perché credo che unaazienda va vista sotto il profilodello sviluppo sociale e nonsolo economico».

Com’è nata la scelta di fo-calizzarsi sulla lavorazione dellegno e come l’avete resa piùcompetitiva?«L’interesse verso il legno è natograzie alla nostra esperienza ma-turata in cinquant’anni di atti-vità e oltre alle innumerevoliqualità di questo materiale.Siamo riusciti a renderlo com-petitivo e richiesto sul mercatoattraverso l’innovazione conti-nua, sia a livello di prodotti che

a livello di sistemi tecnologici,affidabili e duraturi nel tempo.L’unione di questi due elementiè in grado di rendere il sistematetto vincente, nuovo e dotatodi un ottimo rapporto qualità-prezzo. È proprio questa strate-gia ad averci reso gli unici nelSud Italia a realizzare strutturespaziali in legno con sistemi diincollaggio con resine epossi-diche e fibre di carbonio».

Da dove provengono le ma-terie prime che utilizzate?«Una buona parte provienedalla Sicilia e sono quindi ma-teriali a km zero, ad esempioil sughero e il castagno, men-tre altri prodotti come il legnolamellare vengono acquistatiin Austria e Germania, cosìcome anche al Nord Italia, ein Canada».

Nonostante la crisi econo-mica, nei primi sei mesi del2012 la Si.Legno Più ha re-gistrato una crescita del 42per cento. «Abbiamo puntato sui nostridue maggiori punti di forza,ovvero collaboratori motivati eprofessionali e strategie com-

merciali oculate e vincenti, ba-sate in particolare sul rapportoqualità/prezzo, sulla selezionedei materiali, sui prodottipronta consegna e sull’atten-zione costante alle richieste delcliente, a cui forniamo servi-zio, assistenza tecnica e con-sulenza. Parte di questo ot-timo risultato è poi anchedovuto alla nostra organizza-zione commerciale orientataal servizio cliente».

Di vostra ideazione è an-che il primo supermercatodel tetto in Italia.«Da sempre esistono magaz-zini edili che vendono ancheprodotti per il tetto, ma mainessuno aveva pensato a unastruttura specializzata desti-nata a questa fondamentaleparte di un edificio. Proprioper sopperire a tale mancanza,abbiamo creato il supermer-cato del tetto con oltre16.000mq dedicati dove èpossibile trovare consulenza,prodotti e soluzioni e soddi-sfare ogni tipo di esigenza chearrivi dal privato, dall’impresa,dal professionista».

Carmelo Agnello

SICILIA 2012 • DOSSIER • 141

Page 122: Dossier Sicilia 07 2012

Piscine pensate e costruite per integrarsi

perfettamente col paesaggio circostante.

L’esperienza di Antonino Milazzo,

che da oltre trent’anni opera

con successo in questo

particolare settore

Diego Bandini

Innovazionitra estetica e funzione

Realizzare una pi-scina in giardinooggi non è più unlusso per pochi. Le

nuove tecnologie di costruzione,infatti, unitamente a un’ampiavarietà di possibili soluzioni,hanno contribuito ad abbassarenotevolmente i costi, dalla pro-gettazione alla posa in opera. Losa bene Antonino Milazzo, fon-datore e titolare della SA Pi-scine, azienda di Canicattì chedal 1982 progetta e costruiscepiscine di qualsiasi tipo, desti-nate a privati cittadini, ma an-che a parchi acquatici, strutturepubbliche, impianti sportivi ecentri benessere. «La costru-zione di una piscina deve esserepreceduta da uno studio accu-rato e approfondito del contestopaesaggistico su cui si va a in-tervenire, per poter individuareil miglior inserimento tecnico-ambientale dell’impianto», sot-tolinea Milazzo, che in passato èstato anche membro del consi-glio nazionale di Assopiscine.«Per questo nelle nostre realiz-

zazioni cerchiamo di affiancare,a quanto già consolidato a li-vello tecnologico, tutte quelleinnovazioni che possono essereutili a perfezionare la qualità de-gli impianti stessi, sia da unpunto di vista funzionale cheestetico».

Quali sono gli elementi pe-culiari che hanno permesso aSA Piscine di affermarsi comeun punto di riferimento pertutto il settore, non soltanto alivello regionale?«Siamo in grado di fornire unservizio a 360 gradi, dall’assi-stenza in cantiere fino al col-laudo degli impianti. Una voltaultimati i lavori, inoltre, durantei primi mesi di funzionamentodegli impianti offriamo assi-stenza costante, facendoci ca-rico anche della formazione de-gli addetti alla manutenzioneordinaria delle piscine. A diffe-renza di quanto proposto dainostri competitor, ogni piscinache costruiamo può essere con-siderata come un “pezzo unico”,grazie soprattutto alla possibilità

Antonino Milazzo, titolare della SA Piscine di Canicattì (AG). Nelle altre immagini

alcune piscine realizzate dall’azienda

www.sapiscine.it [email protected]

Page 123: Dossier Sicilia 07 2012

di disporre di uno studio di pro-gettazione interno all’azienda,composto da professionisti alta-mente specializzati. Prestiamoinfine grande attenzione allostudio della legislazione in vi-gore, per dare sempre una con-sulenza completa ed esaustivasotto ogni punto di vista».

In media quanto tempo im-piegate per la costruzione diuna piscina?«Molto dipende dal tipo di in-tervento. In linea di massima,comunque, si può passare daun tempo minimo di una quin-dicina di giorni a circa un annoe mezzo, fermo restando cheogni piscina ha la sua storia».

Oggi infatti sono numerosele soluzioni offerte dal mer-cato. Quali sono, ad esempio,le differenze più rilevanti trauna piscina fuori terra e unapiscina interrata?«La piscina fuori terra è una pi-scina “precaria”, con una duratanel tempo che può essere più omeno lunga, ma comunquenon paragonabile a quella diuna piscina interrata. Questa,infatti, se ben costruita e sotto-posta ad adeguata manuten-zione, può durare praticamentein eterno. Le piscine fuori terra,

inoltre, hanno delle forme sem-plici e obbligate, mentre una pi-scina interrata può avere qual-siasi forma, dimensione,profondità e caratteristiche co-struttive».

Quale articolo trova piùampi consensi sul mercato?«Essendo un prodotto a bassocosto, la piscina fuori terra è si-curamente più diffusa. Tuttavianon credo si possa fare un con-fronto fra le due tipologie, pro-prio perché si tratta di prodottitra loro molto diversi».

A quali target si rivolge SAPiscine?«Il nostro target principale, con-siderando i materiali da noi im-piegati e il servizio che for-niamo, è rappresentato da unaclientela di fascia medio-alta, sianel settore privato che in quellopubblico».

Avete in cantiere progettiparticolari per il futuro?«Continueremo a investire inricerca e formazione, cercandodi rafforzare e potenziare ulte-

riormente la nostra struttura.Guardiamo con particolare in-teresse al settore turistico-ricet-tivo, che è in continua espan-sione, specialmente nella nostraregione, e che di conseguenzadeve essere meglio seguito, nonsoltanto nella progettazione dinuovi impianti, ma anche nellamanutenzione di quelli già infunzione. Altrettanto impor-tante è il settore dell’idrotera-pia, dove, in collaborazionecon medici specialistici, stiamocostruendo vasche dimensio-nate e attrezzate per le cure didiverse patologie. Stiamo in-fine lavorando alla creazionedi un laboratorio di analisi del-l’acqua di piscina, equipag-giato con le migliori attrezza-ture disponibili, in modo dafornire un’assistenza semprepiù qualificata, rivolta soprat-tutto agli impianti pubbliciche, per la loro natura, sonoquelli più a rischio di infezionie i più controllati da parte delleautorità sanitarie».

Antonino Milazzo

SICILIA 2012 • DOSSIER • 143

Page 124: Dossier Sicilia 07 2012

INTERNI

Nell’attività di ristorazione il visual merchandising sta acquistando sempre più

importanza. Per questo è necessario interpretare gli spazi da arredare. Ne parliamo

con il dottor Giuseppe Onorato, un punto di riferimento nel panorama siciliano

Marco Tedeschi

Le evoluzioni del visual merchandising

«Le attività diristorazionesono untraino del-

l’economia e visti i tempi dicrisi ci stiamo impegnandoper permettere la ristruttura-zione dei locali o l’aperturadelle nuove attività in brevetempo e con l’originalità cheda sempre ci caratterizza».Giuseppe Onorato, fondatoredell’azienda Onorato di Pa-lermo introduce in questomodo il settore in cui si inse-risce la sua realtà che, da oltre

25 anni, si occupa di arredareuna vasta gamma di spazi la-vorativi. Dai bar ai centricommerciali, dai negozi, aipanifici, dai ristoranti agli al-berghi, dalle gelaterie ai labo-ratori artigianali, dai pub allepizzerie.

Onorato è una realtà sto-rica che offre servizi impor-tanti per l’arredo dei locali.Qual è la vostra zona dicompetenza? «La nostra azienda opera inSicilia nella realizzazione dilocali commerciali con la for-mula “chiavi in mano” da ol-tre 25 anni. Nella regionevantiamo migliaia di attivitàrealizzate, ma grazie all’intra-prendenza e alla professiona-lità siamo riusciti a realizzarelavori importanti nel NordItalia e in diversi paesi europeicome Spagna, Francia, Ger-mania, Inghilterra e anche inAfrica, fornendo non solo gliarredamenti ma anche le at-trezzature adatte agli scopi daraggiungere».

C’è un tipo di locale in cuisiete specializzati?

«I locali realizzati nel corsodegli anni sono di svariate ti-pologie: bar, hotel, agrituri-smi, ristoranti, pastifici, pani-fici, pasticcerie, paninerie,pub, gelaterie, pizzerie, grandicucine, centri commerciali,impianti frigoriferi industriali,negozi food e non food diogni tipo. In ogni caso la no-stra specializzazione è ilmondo del food, dove è ri-chiesta una maggiore profes-sionalità; ad esempio la rea-lizzazione di un bar richiedeuna competenza specifica deldesign e nell’aspetto tecnico,dove l’arredo non deve soloessere congeniato per esporrein maniera intelligente, ma èrichiesta una competenza tec-nica che riguarda la conserva-zione e il mantenimento deiprodotti. Per non parlare poidella complessità di realizza-zioni di laboratori di gelateria,cucine che sono al serviziodella struttura bar. Per questosiamo diventati il punto di ri-ferimento dei baristi siciliani».

Arredare un locale consi-ste anche nell’interpretare

Il dottor Giuseppe Onorato, titolare della Onorato Srl con sede commerciale a

Palermo, insieme al geometra Gabriele Onorato

www.onoratosrl.com [email protected]

144 • DOSSIER • SICILIA 2012

Page 125: Dossier Sicilia 07 2012

Giuseppe Onorato

SICILIA 2012 • DOSSIER • 145

gli spazi e nel capire le esi-genze commerciali.«Il visual merchandiser, cioè lostudio degli spazi fatto per ren-dere ogni metro quadrato dellocale produttivo è fondamen-tale. Grazie ad un’equipe tec-nica composta da architetti,geometri e progettisti riu-sciamo a rendere produttivoogni locale. Progettiamo intempo reale lavori in 2D e inpoco tempo progetti ultrarea-listici in 3D. In questo mododiamo al committente la pos-sibilità di vedere con i suoi oc-chi il suo futuro locale».

In che modo è cambiatal’idea di arredare un localenel corso degli anni? «Un tempo i locali dovevanooffrire tutti gli stessi prodottie servizi, ma la Onorato giàdiversi anni fa capì l’impor-tanza di rendere unica edesclusiva ogni attività. Trale novità, visto che le per-sone hanno sempre menotempo a disposizione, spiccala realizzazione di pescherie,fruttivendoli e macellerieprovviste della zona cottura,

che permettono quindi diportare a casa il prodotto giàpronto».

Quali servizi offrite?«Tutto inizia dal supporto del-l’equipe tecnica guidata dalgeometra Gabriele Onorato edal perito Fabio Onorato cheprogrammano un sopralluogoper comprendere i bisogni delcliente, poi si passa al progettocorredato da uno scrupolosopreventivo. Dopo questi im-portanti passaggi subentra ilteam finanziario da me gui-dato. Cerco sempre di trovarela soluzione migliore per per-mettere di ottenere i miglioritassi d’interesse, fondi perdutie agevolazioni statali. Unavolta realizzato rimaniamo inogni caso vicini al commit-tente attraverso un servizio diassistenza».

Su che cosa avete puntatomaggiormente in questi 25

anni?«Sulla completezza dei servizi.Sopralluogo, progetti, pre-ventivi, consulenza finanzia-ria, autorizzazioni, centro as-sistenza e tutto quello cheserve per diventare imprendi-tori. Questo ci ha aperto leporte anche a collaborazioniimportanti. Anche il più im-portante Pilotage a livello Eu-ropeo, si è avvalso della nostraequipe per realizzare il gran-dissimo centro commercialeConca D'Oro, di Zamparini,a Palermo. Anche UnicreditBanca, si è servita della no-stra collaborazione. Abbiamoinfatti organizzato dei conve-gni all'interno della banca perspiegare ai direttori Unicre-dit, come rivolgersi alleaziende, spiegando e illu-strando come la banca e leaziende possono crescere inmaniera sinergica».

❞❝Il visual merchandiser, cioè lo studio degli spazi

fatto per rendere ogni metro quadrato del localeproduttivo, è fondamentale

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TURISMO

156 • DOSSIER • SICILIA 2012

La Sicilia riparte dai distrettiPartire dal turismo per rilanciare l’economia

regionale. Questo è uno degli obiettivi della creazione

dei distretti turistici. Giuseppe Cassarà spiega

cosa occorre fare per rendere ancora più

attraente il settore

Nicolò Mulas Marcello

L’Istituzione di di-stretti turistici daparte della Regioneè un’azione volta a

incentivare lo sviluppo turi-stico del territorio. I distrettivengono distinti in due fasce:nella prima fascia sono inse-riti quelli considerati a pienamaturità, nella seconda i di-stretti sottoposti a forme emisure di assistenza e accom-pagnamento. Si possono,inoltre, distinguere in due ca-tegorie: 11 sono a caratteretematico e 15 sono a carattereterritoriale. «Si tratta – spiegaGiuseppe Cassarà, presidente

onorario di Fiavet – di stru-menti moderni che promuo-vono un territorio a voca-zione turistica omogenea, chepotrebbero attivare flussi diinteresse culturale, archeolo-gico, congressuale ed enoga-stronomico, di cui la Sicilia èricca. Oggi siamo alla vigiliadel rinnovo del Parlamentoregionale e probabilmente afine autunno avremo ancheun nuovo governo: noi conti-nueremo a lottare affinché leintuizioni politiche valide di-ventino realtà».

La creazione dei distrettiaiuterà il rilancio dell’econo-mia siciliana, anche alla lucedella crisi economica?«La creazione dei distretticolma un vuoto lasciato dallasoppressione per legge regio-nale delle Aziende autonomeprovinciali per il turismo edalle Aziende di cura e sog-giorno, divenute ormai ineffi-cienti e senza ruolo promo-zionale apprezzabile. Tuttavia,il rimedio è stato peggiore del

male, in quanto l’istituzionedei distretti prevista dalla leggen. 10 del 2005, è stata real-mente messa in cantiere nel2011 e i decreti di riconosci-mento sono stati consegnatisoltanto nel mese di giugno diquest’anno: esattamente doposette anni dal dettato legisla-tivo. Ritardi della burocrazia?Forse, ma soprattutto unaconcezione antica del poterepolitico che ha giocato ancoranegativamente sullo sviluppo.Oggi abbiamo in Sicilia 23 di-stretti turistici, ma l’Assesso-rato al turismo ha messo lemani avanti spiegando che esi-ste uno stanziamento di 40milioni (20 per il 2012 e 20per il 2013), ma che questisoldi non potranno essere im-piegati per lo start-up dellenuove strutture, ma andrannoa finanziare “progetti”. Questoperché l’assessorato ha paurache ciò che di negativo è av-venuto, finora, nella pubblicaamministrazione ora possa av-venire a causa degli operatori

Page 129: Dossier Sicilia 07 2012

privati che dei Distretti hannola governance. In altri terminil’assessorato sta creando lepremesse per un “aborto” delnuovo strumento, anche per-ché in 5 mesi sarà quasi im-possibile progettare, finan-ziare e spendere lostanziamento comunitario di20 milionidi euro, che si do-vranno quindi restituire aBruxelles. In verità i distrettituristici in Sicilia avrebberopotuto, e forse potrebbero an-cora, se si cambia la filosofiadella gestione pubblica, rilan-ciare l’economia siciliana alla

luce della crisi economica».Sono previsti incentivi per

la creazione di nuovi servizituristici in Sicilia?«La politica promozionale inSicilia è interamente avocataall’amministrazione regio-nale. Nessun incentivo è at-tualmente previsto per nuoviservizi turistici. Gli unici in-centivi sono quelli comuni-tari, sottoposti a bandi di evi-denza pubblica».

Quali sono le previsioni diaffluenza per quest’estate?«La domanda estiva sta lenta-mente evolvendo verso un

modesto superamento dellacrisi di questi ultimi anni. Letariffe sono ormai “schiac-ciate” verso il basso, ancheper far fronte alla concorrenzadei Paesi frontalieri. Sembratuttavia che si riprendano iflussi dai Paesi che tradizio-nalmente hanno preferito laSicilia come meta per le va-canze, come francesi, ameri-cani e giapponesi, mentre sista sviluppando un interes-sante movimento verso la Si-cilia da parte di turisti delcentro e del nord Italia».

Cosa occorre fare in più permigliorare l’attrazione turi-stica in Sicilia?«Per migliorare l’attrazioneturistica e per interessare iflussi serve una riorganizza-zione dell’offerta e una con-certazione continua con glioperatori privati. Serve la co-stituzione di un’agenzia re-gionale per la promozione e lapropaganda e sono indispen-sabili regole semplici chediano certezze di diritto aglioperatori. E in fine servonostrumenti e infrastruttureutili per una destagionalizza-zione del turismo orientando,in primo luogo, gli sforziverso un prodotto culturale,per il quale abbiamo un’egua-gliabile patrimonio archeolo-gico, artistico e monumen-tale, e verso un prodottocongressuale di cui la Sicilianon dispone».

Giuseppe Cassarà

SICILIA 2012 • DOSSIER • 157

� �Servono strumenti e infrastrutture utiliper una destagionalizzazione del turismo

A sinistra,

Giuseppe Cassarà,

presidente onorario

di Fiavet

Page 130: Dossier Sicilia 07 2012

158 • DOSSIER • SICILIA 2012

Nel primo semestre del 2012, si delinea in Sicilia una fase recessiva più grave rispetto

al resto del Paese. Per non soccombere l’Isola ha bisogno di puntare sui settori

in cui rappresenta un’eccellenza, ovvero turismo ed enogastronomia. Ne parliamo

con Giuseppe Arena, titolare di due ristoranti nel cuore di Palermo

Nicoletta Bucciarelli

Enogastronomia e turismo,serve più flessibilità

Page 131: Dossier Sicilia 07 2012

Giuseppe Arena

SICILIA 2012 • DOSSIER • 159

In questo periodo la Sici-lia si trova sull’onda diun ciclone. Da quelloche emerge nell’ultimo

report Diste nella regionesembrano crollare Pil e occu-pati mentre l'Unione Euro-pea ha nel frattempo conge-lato 600 milioni di fondicomunitari legati al ciclo diprogrammazione 2007-2013.Sulla base delle stime di pre-visione contenute nell'ultimoReport Sicilia elaborato daDiste Consulting e Fonda-zione Curella relative al primosemestre 2012, si delinea nel-l'Isola una fase recessiva piùgrave rispetto al resto delPaese, con effetti pesanti sulmercato del lavoro. Il quadroche ne emerge raffigura unaregione che ha decisamentebisogno di puntare sulle suecarte vincenti per uscire fuori

dalla situazione drammaticain cui si trova. Ha infatti bi-sogno di rendere ancora piùefficienti concreti e di qualitài settori che l’hanno fatta co-noscere nel mondo, ovvero ilturismo e l’enogastronomia.Anche per questo motivo ilpresidente regionale di Con-findustria e delegato nazionaleper la Legalità, AntonelloMontante, ha avuto di recenteun incontro con il ministrodell'Interno Anna Maria Can-cellieri e con il ministro deiBeni Culturali, Lorenzo Or-naghi. Nell’incontro è statofirmato un protocollo per losviluppo e la sicurezza. E svi-luppo, in questo momento,significa puntare su alcuni set-tori come Beni Culturali, Tu-rismo e Agroalimentare ga-rantendo sicurezza e scelteetiche. A tal proposito ab-

biamo sentito l’opinione diGiuseppe Arena, titolare didue importanti ristoranti nelcuore di Palermo.

Quali sono le scelte che an-drebbero fatte per consentireuna ripresa della Sicilia?«A mio avviso bisognerebbepuntare maggiormente sullaflessibilità degli orari dei lo-cali, caratteristica fondamen-tale per poter sfruttare unaclientela turistica. Ovvia-mente il turista che visita lanostra terra è abituato alla si-tuazione che incontra nel re-sto d’Europa. Vuole pertantoviversi il “fuori”, la vera città,le sue vie, i suoi quartieri, an-che di notte. Noi in questosiamo penalizzati, in quantonon c’è una legge, riguar-dante il suolo pubblico e gliorari, che sia uniforme intutta Italia. Gli orari notturnidi chiusura dei locali sono

Felix srl ha sede

a Palermo. Nelle immagini

il titolare Giuseppe Arena

all’interno dei suoi locali

siti nel cuore di Palermo

www.felixamericanbar.it

❯❯

❝La crisi ha inciso in manieraconsistente sul settoredella ristorazione. In ogni casosiamo riusciti a creare delle formulee dei pacchetti che ci hannopermesso di non soccombere

Page 132: Dossier Sicilia 07 2012

TURISMO

troppo drastici e in questomodo si penalizzano le atti-vità come la nostra, non con-sentendo allo stesso turismolocale di crescere. Servirebbepiù flessibilità».

Il Governo Monti cosa harappresentato per esercizicome il suo?«Dobbiamo riconoscere checon questo Governo il nostrosettore ha avuto molte agevo-lazioni. Sono state snellite lepratiche burocratiche e dicertificazioni, permettendocidi risparmiare anche moltisoldi altrimenti destinati ad

ingegneri e permessi. Ciò chechiediamo al Governo però èun’apertura maggiore neiconfronti delle richieste dipermessi durante la notte.Nel nostro settore Monti hafatto delle scelte ponderate egiuste, serve solo maggiorflessibilità».

Potrebbe raccontarci nellospecifico la sua attività?«Noi possediamo due localisiti nel centro di Palermo, unoin piazza Castelnuovo e unoin piazza Francesco Nascè.Entrambi i locali si trovano inuna zona piuttosto centrale. Ilocali si occupano sia di cola-zioni, che di pranzi e cene. Lanostra offerta per il pranzo ri-guarda una cucina mediterra-nea, prettamente a base dicarne. Durante il pomeriggio,in ambedue i locali, abbiamoattrezzato una sala da thè.Dalle 19 in poi inizia invecel’happy hour che si protraefino alle 20:30: qui diamo lapossibilità di pagare solo ilcocktail ma di usufruire di unricco buffet. Una consuetu-dine oramai a Palermo».

E per la cena?«La cena è un momento deltutto particolare in cui è pos-sibile mangiare godendo digrande musica. Piano bar, sot-tofondo musicale, o musicalive. Partendo dal martedìogni sera cambia sempre il sot-tofondo musicale. Partendodal giovedì, allestiamo anchela discoteca, in uno dei due

locali, quello di piazza Ca-stelnuovo che è più grande edestremamente adatto per se-rate del genere. Riusciamoanche a sfruttare led, luci par-ticolari e un impianto stereopotente. Il giovedì è universi-tario, il venerdì house, il sa-bato c’è musica anni settanta-ottanta e la domenica ballicaraibici. Riusciamo a distin-guerci proprio sfruttandoquesta nostra capacità di ab-bracciare una clientela ampiaoffrendo servizi molteplici.Proprio per quest’aspettodella nostra attività abbiamobisogno di più flessibilità ne-gli orari».

Quali sono i prodotti ti-pici che offrite?«Le eccellenze enogastrono-miche siciliane possono esseregustate soprattutto durante i

❯❯

❝Alla sera ci siamospecializzati su un menùparticolare: la carneargentina. Una sceltadovuta alla volontàdi differenziarcie abbracciareuna clientela più ampia

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 161

pranzi in cui è possibile man-giare carne, pesce e tutti i pro-dotti che provengono dallezone limitrofe. Un menù ti-pico mediterraneo. Alla serainvece ci siamo specializzatisu un menù un po’ particolareovvero la carne argentina, An-gus soprattutto, oltre ovvia-mente alla fiorentina e alla ta-gliata. Una scelta dovutaanche alla volontà di differen-ziarci e abbracciare una clien-tela più ampia».

E in che modo nello spe-cifico siete riusciti a diver-sificarvi?«Durante il pranzo, visto che citroviamo nel centro di Pa-lermo, ci rivolgiamo soprat-tutto a chi lavora negli uffici.Una clientela importante e si-gnificativa. Per questo ci siamobasati su un menù più classico;

in questo siamo aiutati anche esoprattutto dal fatto che sce-gliamo prodotti a Km zero, ec-cellenze locali sia per quantoriguarda la carne, che il pesce,che i vini. Durante la cena in-vece ci si può anche aprire adaltri menù, più internazionali ecosmopoliti. Abbiamo inoltreconvenzioni con diversi enti eoffriamo ovviamente la possi-bilità di diversificare il menù.Organizziamo inoltre feste,nelle quali offriamo diversepossibilità di pacchetto cena opacchetto happy hour».

Quanto ha inciso la crisisul settore della ristora-zione?«La crisi ha inciso in manieraconsistente. In ogni casosiamo riusciti a creare formulee pacchetti che ci hanno per-messo di non soccombere. La

scelta di aprire anche ad altriorari, ovvero per le colazioni eper le serate discoteca, ha con-sentito di recuperare quantoperso. Abbiamo sentito la crisima siamo riusciti a recuperarepuntando su altre carte. Que-sto ha portato anche a una di-versificazione di clientela. A li-vello di fornitori inveceabbiamo dovuto adeguarci; ifornitori infatti molto spessosono a livello internazionale esubiscono altre dinamiche in-terne. Ad ogni modo, anchein questo ambito, siamo riu-sciti ad adeguarci e trovare lemigliori formule. Per i tra-sporti ad esempio siamo staticapaci di venirci incontro, cisiamo dati una mano, tra for-nitori e venditori».

Palermo, città universita-ria e d’affari. Quanto incideperò la stagionalità turistica?«Moltissimo, visto che ci tro-viamo in una zona pretta-mente turistica. D’inverno inogni caso, grazie alle formuleche abbiamo adottato, mi rife-risco alla discoteca e all’happyhour, riusciamo a non far pe-sare troppo il distacco con ilperiodo estivo».

Giuseppe Arena

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CRIMINALITÀ

168 • DOSSIER • SICILIA 2012

Oggi il contrasto alla criminalitàorganizzata passa in maniera so-stanziale attraverso l’aggressionedei patrimoni illecitamente ac-

cumulati dalle cosche. «In questi ultimi annisi è acquisita una maggiore consapevolezzasull’importanza che riveste la materia dei benisequestrati e confiscati – sottolinea GiuseppeCaruso, direttore dell’Agenzia nazionale perl'amministrazione e la destinazione dei benisequestrati e confiscati –. Da qui, l’istitu-zione dell’agenzia e la creazione di una legi-slazione ad hoc, quale il recente Codice anti-mafia, teso ad armonizzare e coordinare lastratificazione normativa sviluppatasi nel-l’arco di un cinquantennio. Questo è sicura-mente un grande sforzo dello Stato nella lottaalla mafia». Tutto questo però non basta, aggiunge il prefetto Caruso, perché restanoancora diverse ombre da dissipare e criticitàda risolvere.

Quali al momento gli aspetti maggior-mente problematici relativi all’attività dell’agenzia?

«Istituire l’agenzia na-zionale, assegnandoleperò trenta personesu tutto il territorionazionale, con cinquesedi già pienamenteoperative, rischia divanificare l’operatodelle forze dell’ordinee della magistratura.Creare una legisla-zione ad hoc, ma prevedere termini brevi entro cui la magistratura deve disporre laconfisca, potrebbe voler vanificare la lottaalla mafia in quanto, probabilmente, nessunbene sarà più confiscato. Da qui, la necessitàdi modificare, in sede di decreti correttivi al Codice antimafia, alcune disposizioni con-cernenti il funzionamento e l’organizzazionedell’Agenzia nazionale e, più in generale, la disciplina processuale contenuta in alcuniarticoli».

Cosa servirebbe, quindi, per rendere più efficace il ruolo e il funzionamento di

«Un restyling normativo» è la misura invocata da Giuseppe

Caruso per superare le criticità che indeboliscono l’azione

dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni

sequestrati alla mafia. In primis, l’esigua dotazione organica

Francesca Druidi

Rendere più efficacel’Agenzia nazionaleper i beni confiscati

Page 137: Dossier Sicilia 07 2012

Giuseppe Caruso

SICILIA 2012 • DOSSIER • 169

questa struttura? «Per poter funzionare efficacemente l’agenzianecessita di un completo restyling normativoin modo da acquisire professionalità specifi-che - avvocati, dottori commercialisti, inge-gneri, architetti, geometri, agronomi - nonrinvenibili nella pubblica amministrazione.Proprio per raggiungere tale obiettivo, l’agen-zia dovrebbe trasformarsi in un ente pub-blico economico che, come noto, può agirenelle assunzioni tramite schemi privatisticie, quindi, acquisire le professionalità neces-sarie dal libero mercato senza pubblico con-corso. Inoltre, dovrebbe essere dotata di unbudget annuale parametrato all’organico dialmeno cento unità di personale, senza quindidover ricorrere al cosiddetto potenziamento,ossia la possibilità di affittare i beni immobiliconfiscati per finanziarsi e pagare gli stipendi.Sul punto va evidenziato che l’Agenzia na-zionale, se posta nelle condizioni di funzio-nare efficacemente, potrebbe essere produt-trice di elevate entrate finanziarie sia per lecasse dello Stato, tramite ad esempio la ven-

dita dei beni aziendali, sia per le casse deglienti territoriali, tramite la restituzione deibeni alle comunità locali».

Il ministro Cancellieri vorrebbe rivedere icriteri base dell’Agenzia. Potrebbe esserepresa in considerazione la proposta di Anto-nello Montante di scegliere un territorio specifico dove sperimentare la vendita deibeni confiscati. «Il Codice antimafia già consente di venderea soggetti privati i beni aziendali, ossia quellaparticolare tipologia di beni aventi un valorepatrimoniale particolarmente significativo.L’Agenzia nazionale ha chiesto di estenderetale disciplina anche ai beni immobili nonaziendali per i quali, invece, il Codice anti-mafia ammette la vendita soltanto come ex-trema ratio e peraltro in favore di particolaritipologie di soggetti (enti pubblici, associa-zioni di categoria, fondazioni bancarie). Taleproposta di modifica legislativa, ove accolta,consentirebbe, tra l’altro, di superare moltecriticità oggi non diversamente risolvibili. Diconseguenza, condivido la proposta di Mon-

��L'Agenzia nazionale potrebbe essere produttrice dielevate entrate finanziarie sia per le casse dello Statosia per le casse degli enti territoriali

Sopra,

Giuseppe Caruso con il

ministro dell’Interno

Annamaria Cancellieri

all’inaugurazione, nel

novembre scorso,

della sede di Palermo

dell’Anbsc

� �

1.954 GLI IMMOBILI GESTITI IN SICILIA (AL 4 GIUGNO 2012)DALL’AGENZIA NAZIONALE PEL'AMMINISTRAZIONE DEI BENI SEQUESTRATI

BENI

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CRIMINALITÀ

170 • DOSSIER • SICILIA 2012

tante e la estenderei su tutto il territorio nazionale».

Ha denunciato il problema delle ipotechebancarie sui beni mafiosi come uno dei nodipiù seri da affrontare. Come affrontare la questione?«In relazione alle ipoteche, l’Agenzia nazio-nale ha avviato uno specifico e dettagliatomonitoraggio sui beni immobili: in partico-lare, sono stati formalmente interessati i nu-clei di supporto costituiti presso tutte le pre-fetture per avviare, preliminarmente, icontatti con i singoli istituti di credito e coin-volgere, successivamente, le singole procuredella Repubblica affinché azionino il proce-dimento giudiziale teso all'accertamento dellacosiddetta buona fede in capo all’istituto dicredito. Le procedure sono in corso e proba-bilmente richiederanno tempi medio-lunghiper essere definite. Solo all’esito di tali pro-cedimenti giudiziari, l’agenzia potrà even-tualmente valutare una transazione con l’istituto di credito in buona fede. L’agenzia,comunque, si è già attivata con alcuni responsabili di istituti di credito per l’estin-zione o il significativo abbattimento di ipoteche».

Si chiama www.patrimoniodeisiciliani.it il

sito voluto dalla Regione per fornire tutte leinformazioni utili sul grande patrimonio co-stituito dai beni confiscati ai mafiosi. Comevaluta la specifica situazione in Sicilia in ter-mini di problematiche e non solo? «L’iniziativa della Regione Sicilia, come quelladi altri enti territoriali, è un’importante di-mostrazione di trasparenza nella gestione deipatrimoni confiscati. Sul punto ricordo che ilCodice antimafia pone uno specifico obbligoin tal senso. Auspico che l’esempio sicilianopossa essere da stimolo per altri enti territo-riali che, seppur destinatari di beni confi-scati, ancora non hanno reso pubblici i datisul proprio sito istituzionale. Per quanto con-cerne la situazione siciliana, com’è noto,l’Isola costituisce il principale bacino di pro-venienza dei beni confiscati: basti pensareche secondo l’ultimo monitoraggio aggior-nato al 4 giugno, l’Agenzia nazionale gestiscein questa regione 1954 beni immobili su untotale di 3470. Naturalmente, al primato nu-merico corrisponde un altrettanto primatoin termini di criticità riscontrate. È anchevero che proprio in Sicilia possiamo contaresu un supporto tecnico, fatto di giudici e amministratori giudiziari, particolarmentequalificato».

�L’Isola costituisceil principale bacinodi provenienza dei beniconfiscati e proprio inSicilia possiamo contaresu un supporto tecnicoparticolarmentequalificato

� �

Il Feudo di

Verbumcaudo,

confiscato ai fratelli

Michele e Salvatore

Greco, oggi gestito dal

Consorzio “Sviluppo e

Legalità”

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Giuseppe Castiglione

SICILIA 2012 • DOSSIER • 171

Catania è il secondo capoluogo di pro-vincia in Sicilia per aziende (92, se-condo le statistiche più recenti pub-blicate dall’Agenzia nazionale per i

beni sequestrati alla criminalità organizzata) eimmobili (520) confiscati alle mafie. In questianni, sono stati compiuti alcuni passi avanti nellamessa in campo di iniziative finalizzate alla reim-missione di questi beni nel circuito della legalità.Nel dicembre 2009, il ministero dell’Interno haapprovato il progetto “Gelso Bianco”, propostodalla Provincia di Catania per un importo pari a893mila euro, che mira al recupero di un bene se-questrato da destinare a centro polifunzionale perl’integrazione e l’inserimento degli immigrati ex-tra-comunitari regolari. All’interno del centro èprevista l’attivazione di servizi di consulenza am-ministrativa, orientamento al lavoro e media-zione culturale, ma anche di attività ricreative edi formazione. È il presidente della Provincia diCatania, Giuseppe Castiglione, a fornire un qua-dro aggiornato della situazione relativa ai beniconfiscati nell’ambito del territorio provinciale.

Qual è lo stato di attuazione del progetto

“Gelso Bianco”?«Nel dicembre 2009 per la prima volta alla Pro-vincia è stato assegnato un bene sequestrato allamafia. In soli sei mesi sono stati progettati e fi-nanziati dal ministero dell’Interno, con i fondidel Pon sicurezza, la ristrutturazione e l’adegua-mento alle norme di sicurezza di tale bene, per larealizzazione di un centro polifunzionale per gliimmigrati. I lavori sono stati appaltati e sono infase di conclusione. Contiamo di inaugurarlodopo l’estate, nel mese di ottobre».

Sono in programma altre iniziative di que-sto tipo?«Il Consorzio etneo per la legalità e lo sviluppo,di cui fanno parte 19 Comuni, oltre alla Provin-cia, ha attualmente 10 progetti cantierabili già fi-nanziati dal ministero dell’Interno, per un im-porto complessivo di 2 milioni 700 mila eurocirca, per procedere al recupero strutturale di talibeni per iniziative sociali sul territorio».

AddioPizzo Catania Onlus e Libera sonostate recentemente destinatarie di un beneconfiscato. In che misura la Provincia ha for-nito il suo sostegno?

Dal progetto “Gelso Bianco” al centro polifunzionale per gli

immigrati, il presidente della Provincia di Catania Giuseppe

Castiglione illustra l’impegno dell’ente provinciale in materia

di recupero dei beni confiscati alle cosche

Francesca Druidi

Sosteniamoil riutilizzo socialedei beni sequestrati

� �

Sopra,

immagine dell’hotel

Sigonella Inn

confiscato in provincia

di Catania

(Archivio Anbsc)

Page 140: Dossier Sicilia 07 2012

CRIMINALITÀ

172 • DOSSIER • SICILIA 2012

«La Provincia di Catania ha donato un contri-buto di 20mila euro, con il quale è stata ristrut-turata e arredata la sede di Addiopizzo e Libera.Abbiamo lavorato un anno a questo progetto e loabbiamo realizzato in sordina e senza clamori,preferendo darne annuncio soltanto a cose fatte.Nonostante l’amministrazione provinciale nondisponga di un capitolo apposito per questo tipodi attività, ho deciso di attingere al fondo di ri-serva per sostenere l’impegno di associazioni a cuitutti dobbiamo dire grazie e per realizzare in unquartiere, che per certi versi è a rischio, uno spa-zio civico di aggregazione e formazione. La gioiae i sorrisi di questi ragazzi mi hanno confermatodi aver preso la decisione giusta».

Si chiama www.patrimoniodeisiciliani.it ilsito voluto dalla Regione Siciliana per fornireinformazioni utili sul patrimonio costituitodai beni confiscati ai mafiosi. Come valutaquesta iniziativa? «Sul piano della comunicazione esterna la Re-gione fa sempre grandi annunci, ma i risultatipurtroppo non corrispondono alle effettive esi-genze. Gli enti no profit e di volontariato che ri-cevono in assegnazione i beni sequestrati allamafia non hanno bisogno di pubblicità ma di ri-cevere sostegno economico per rendere tali im-mobili utilizzabili, così come ha fatto la Provin-

cia con Addiopizzo e Libera, nel momento in cuiqueste associazioni hanno chiesto contributi percompletare le opere di ristrutturazione necessarieal loro utilizzo sociale».

Lei è anche presidente dell’Unione delle pro-vince italiane. Come può essere definito ilcontributo di queste istituzioni nel contrastoalla criminalità organizzata?«Le Province hanno consapevolezza del fatto chelo sviluppo dei territori non possa essere co-struito senza la sicurezza e la legalità. Abbiamoesperienze importanti, costruite negli anni incollaborazione con le Prefetture, i Comuni e le as-sociazioni di volontariato: grazie al nostro con-tributo sono state realizzate stazioni uniche ap-paltanti e osservatori sulla legalità e sullatrasparenza nel settore degli appalti, per contra-stare il fenomeno delle infiltrazioni criminalinelle opere pubbliche. Abbiamo lavorato nellescuole per promuovere una cultura della legalitàtra i giovani, con progetti, iniziative e incontri,portando nei nostri istituti persone straordinarieche sono simboli della lotta alle mafie. A partireda queste esperienze, e sulla base di quanto pre-visto dalla legge, l’obiettivo è quello di sviluppareun protocollo che ci consenta di intervenire almeglio su alcune problematiche che sono stret-tamente legate alle nostre funzioni».

�La Provincia di Cataniaha donato un contributodi 20mila euro con ilquale è stata ristrutturatae arredata la sede diAddiopizzo e Libera

� �

Giuseppe Castiglione

all’inaugurazione,

il 27 gennaio scorso,

della sede delle

associazioni Addiopizzo

Catania e Libera

Page 141: Dossier Sicilia 07 2012
Page 142: Dossier Sicilia 07 2012

RIORGANIZZAZIONE SANITARIA

174 • DOSSIER • SICILIA 2012

Nel novero delle regioni meridionali alle prese con i piani di rientro, la Sicilia è quella in cui la

marcia di risanamento sembra procedere in maniera più spedita. Ma «servono ulteriori

impulsi affinché ogni esigenza di cura trovi la risposta più idonea» avverte Laura Azzolina

Giacomo Govoni

Salutato senza rimpianti un quindi-cennio scandito da un deficit strut-turale e da livelli di performance sa-nitaria tra i peggiori su scala

nazionale, la Sicilia sta rispondendo in modosoddisfacente agli obiettivi di riassestamentofinanziario. «In effetti – sostiene Laura Az-zolina, docente presso la facoltà di Scienzepolitiche di Palermo e autrice di un saggio al-l’interno del libro “Il cambiamento possibile:la sanità in Sicilia tra Nord e Sud”, presentatodalla fondazione Res – la Sicilia sembra averconsiderato il piano di rientro come l’occa-sione per attuare una complessiva razionaliz-zazione del suo sistema sanitario».

Quali i miglioramenti più rilevanti messi asegno fino a oggi?«La Sicilia è una delle regioni sottoposte alpiano di rientro che ha mostrato le miglioricapacità di recupero dei ritardi e delle ineffi-cienze accumulate in passato. Un esito rag-giunto attraverso due importanti strategie:una riorganizzazione strutturale, tradottanella riduzione dei dipartimenti generali del-l’assessorato da 5 a 2 e delle aziende sanitarieda 29 a 17; una maggior assunzione di com-petenze normative e di poteri di regolazionesu aziende, privati accreditati e professionisti.Il primo risultato di questi sforzi è giunto con il ripiano di oltre 800 milioni di euro di disavanzo».

Sul fronte della razionalizzazione dellespese per il personale, attraverso quali cor-rettivi la sanità siciliana è riuscita a recupe-rare risorse e in che proporzioni?«Negli anni di vigenza del piano sono stati at-tuati il blocco del turnover e la riduzione deifondi destinati ad attività accessorie dalla bu-sta paga del personale dipendente, come stra-ordinari e incentivazioni, determinando unaflessione della spesa netta di circa 75 milionidi euro. Ma quel che più conta è stata la suc-cessiva approvazione delle nuove piante or-ganiche delle strutture sanitarie, che dovrebbegarantire anche in futuro una politica delpersonale più orientata al miglioramento delservizio e meno assunzioni indiscriminate».

Quali indicatori esprimono ancora in

Il “paziente” Sicilia migliora

Laura Azzolina,

ricercatrice di

sociologia dei processi

economici e del lavoro

presso la facoltà di

Scienze politiche

dell’Università di

Palermo

Page 143: Dossier Sicilia 07 2012

Laura Azzolina

SICILIA 2012 • DOSSIER • 175

modo eloquente il divario tra il sistema re-gionale del sud e quello del centro e del nord?«Come la Sicilia, anche altre regioni meri-dionali sottoposte al piano di rientro stannofacendo importanti sforzi per riqualificare ilproprio sistema sanitario, seppure non tuttecon gli stessi risultati. Ma non c’è dubbioche per recuperare il ritardo con le regioni set-tentrionali più virtuose, rimane da fare ancoramolta strada per tutti. A dimostrarlo nelmodo più chiaro sono i viaggi della speranza,pazienti che migrano da sud a nord in cercadi migliore accoglienza ospedaliera e presta-zioni sanitarie, e che alimentano livelli ancoraelevati di mobilità passiva. Nel 2010 peresempio il 6,5% dei ricoveri di siciliani eranofuori dalla regione».

Quali garanzie in più ha offerto in questianni la gestione regionale della materia sani-taria e quali politiche nazionali, in prospet-tiva, potranno rafforzarne l’efficacia?«Il piano di rientro si è dimostrato un efficacestrumento usato dal governo centrale per re-sponsabilizzare ma anche sostenere le regioniche avevano avuto più difficoltà nell’eroga-zione dei servizi sanitari e avevano accumu-lato disavanzi, da quando era stata attuata laregionalizzazione del Ssn negli anni 90.Quello era stato forse un passaggio di com-petenze eccessivamente rapido, che ha finitocon il lasciare immutato o perfino aumentareil gap fra nord e sud. Laddove i governi re-gionali hanno manifestato poi di voler intra-prendere un percorso di cambiamento, l’espe-rienza dei piani ha mostrato l’importanza diun contemperamento fra autonomia regio-nale e responsabilizzazione dal centro nel

l’erogazione dei servizi e nella gestione della spesa».

Al di là di una spending review del sistemasanitario siciliano nel suo complesso, qualieffettivi passi avanti a livello di qualità delle prestazioni sono stati compiuti e cosaresta da fare?«In questi anni in Sicilia è stato ridotto il li-vello di inappropriatezza delle prestazioni sa-nitarie e accresciuto il grado di complessitàdei ricoveri ospedalieri. Ora il sistema riescea calibrare meglio le risposte al fabbisognodella popolazione, ricorrendo al ricoveroospedaliero solo in presenza di fatti acuti enon come unica soluzione alla domanda disalute del cittadino. Il potenziamento dellamedicina territoriale, risposta alternativa aquella ospedaliera, è già stato avviato, ma ne-cessita di ulteriori impulsi affinché ogni esi-genza di cura trovi la risposta più idonea, dalpunto di vista dell’efficienza del sistema, maanche del diritto alla salute del cittadino. In-somma, sono stati fatti molti passi avantinella gestione finanziaria, con ricadute sul-l’efficienza dei servizi, ma altri ne restano dafare per migliorare la qualità delle prestazioniper i cittadini».

Ora il sistema riescea calibrare meglio le risposteal fabbisogno della popolazione,ricorrendo al ricovero ospedalierosolo in presenza di fatti acuti

Page 144: Dossier Sicilia 07 2012

POLITICHE SANITARIE

Già ricucito di due terzi il deficit di bilancio che aveva condotto al

commissariamento dell’ente, Gaetano Sirna descrive la graduale messa

a punto a cui sta sottoponendo l’azienda sanitaria catanese

Giacomo Govoni

Il riequilibrio fra struttureospedaliere e territorialicostituisce uno dei pila-stri attuativi della riforma

sanitaria siciliana varata nelmaggio 2009. Un principio diarticolazione integrata dell’of-ferta che, nella provincia etnea,si è tradotto a marzo scorso nelbattesimo di dieci punti diprimo intervento. Vere e pro-prie strutture alternative al-l’ospedale, i Ppi sono pensatiper rispondere alle urgenze dibasso e medio livello. «Untempo – rimarca il commissariodell’Asp di Catania GaetanoSirna – ciò si pensava potesseavvenire solo con gli ospedali.Oggi stiamo dimostrando che un sistema sani-tario efficiente, efficace, diffuso e capillare sulterritorio è possibile, a prescindere dagli ospedali».

Punti di primo intervento e presidi territo-riali d’assistenza ricalcano il proposito di de-congestionare le strutture ospedaliere. Comesono dislocati e che servizio forniscono?«Una delle idee forti che l’assessorato regionaledella salute ha affermato con la legge 5/2009 è lacreazione di un sistema di servizi prossimi ai cit-tadini. I Pta e i Ppi rappresentano nuovi modellidi organizzazione della sanità in grado di coniu-gare la capillarità sul territorio e la sicurezza pergli utenti. Sono, di fatto, porte d’accesso dei cit-

tadini al sistema sanitario, che accompagnano neipercorsi di cura. Nella nostra provincia i Pta pre-visti sono dieci. Abbiamo già inaugurato quelli diGiarre, Librino e Acireale, con annessi Ppi».

A settembre scorso, quando lei è suben-trato al direttore Calaciura, l’azienda scon-tava un disavanzo di oltre 18 milioni dieuro. Quali iniziative sta orchestrando perripianare il passivo?«Devo ribadire prima di tutto un concetto: la pre-cedente amministrazione non è stata commissa-riata per problemi di gestione dell’Azienda, ma acausa di debiti pregressi nei confronti della cittàdi Catania. Nel mio ruolo ho cercato di risolvere

Più assistenza locale,meno code al pronto soccorso

176 • DOSSIER • SICILIA 2012

Page 145: Dossier Sicilia 07 2012

Gaetano Sirna

alcune criticità bandendo, ad esempio, le garescadute e quelle per nuovi servizi o partecipandoal progetto del Cup unificato con le aziendeospedaliere provinciali. Per quanto riguarda ilbilancio, siamo intervenuti su più fronti: dallaspesa farmaceutica ai costi di gestione».

Arrivando a risparmiare quanto?«I risultati ottenuti ci soddisfano: chiudiamo il2011 con un disavanzo di 6 milioni di euro, afronte dei 18 dell’anno prima. Sappiamo però didover fare ancora di più. Abbiamo cercato, inol-tre, di azzerare i debiti verso i fornitori e, appro-fittando del fatto che le rimesse regionali arrivanopuntuali, abbiamo pagato una serie di debiti pre-gressi. Oggi siamo quasi in regola con i paga-menti, riuscendo a dare un po’ di respiro alleaziende nostre fornitrici».

Qual è lo stato dell’arte delle altre strutturesanitarie che afferiscono all’Asp catanese equali gli interventi di ammodernamento inagenda?«Per ognuno dei sette i presidi ospedalieri dell’Aspabbiamo previsto, o sono in corso, interventisulla base delle priorità stabilite dal decreto sul-l’accreditamento delle strutture sanitarie in Sici-lia. Abbiamo inaugurato il Pta di Acireale e la Rsadi Ramacca, la prima pubblica della Sicilia. Verràinaugurata entro la fine dell’estate anche la Rsa diGrammichele e in autunno l’ospedale di Bian-cavilla. Stanno anche continuando i lavori al-l’ospedale di Caltagirone e di Bronte. Un po’più complessa è la situazione dell’ospedale di Pa-ternò. Stiamo provvedendo, inoltre, a dotare i no-stri presidi degli impianti e accorgimenti neces-sari per ridurre il fabbisogno energetico osostituirlo con fonti rinnovabili».

Secondo il piano delle performance 2011-2013, il bacino di utenza della vostra Asp su-pera il milione di persone. Su che livello dipersonale medico e paramedico può far affi-damento?«Le risorse umane in servizio all’Asp Cataniasono oltre 5.000, impegnate in numerosi compitiistituzionali: dalle attività ospedaliere a quelleambulatoriali, dall’igiene pubblica ai consultorifamiliari, dalla medicina veterinaria alla sicurezzasui luoghi di lavoro. Una dotazione adeguata alladomanda sanitaria aggregata del territorio. Puresprimendo punte d’eccellenza, dobbiamo pre-pararci meglio alla sfida della modernità. Perqueste ragioni abbiamo investito soprattutto sul-l’informatizzazione».

Nel suo passato c’è un anno e mezzo di di-rezione dell’Asp di Messina: sotto quali aspettila sfida di Catania presenta maggiori ostacoli?«Parliamo di due realtà difficili da comparare.L’Asp di Catania serve, ad esempio, oltre un mi-lione di abitanti. Quella di Messina circa700mila. A Catania l’area metropolitana con-centra un alto numero di abitanti e di servizi,mentre a Messina permane un certo fraziona-mento dei Comuni. Differenti anche i ruoli cheho assunto: a Messina ero direttore sanitario in uncontesto che conoscevo molto bene. Qui a Ca-tania sono commissario straordinario, in una re-altà che ho imparato a conoscere e che mi sta per-mettendo un’esperienza professionalearricchente».

SICILIA 2012 • DOSSIER • 177

Gaetano Sirna,

commissario

straordinario

dell’Azienda sanitaria

provinciale di Catania

I Pta e i Ppi rappresentano nuovimodelli di organizzazione dellasanità in grado di coniugarela capillarità sul territorioe la sicurezza per gli utenti

Page 146: Dossier Sicilia 07 2012

Idanni causati da un trauma spesso non si li-mitano alla sola parte lesionata, ma, se noncorrettamente trattati, possono compor-tare ripercussioni e scompensi anche in al-

tre aree del corpo e, nel tempo, cronicizzarsi.«La fisioterapia non dovrebbe ridursi a una meratecnica riabilitativa volta a restituire la funziona-lità della parte traumatizzata – afferma la dotto-ressa Marina Marcoccio che insieme alla dotto-ressa Teresa Sardina, sono alla guida del CentroMedico Marcoccio di Catania fondato dal dot-tor Umberto Marcoccio – ma deve puntare a una

risoluzione globale deiproblemi dal punto di vi-sta riabilitativo, che co-mincia da una mappadell’esclusiva e personaleanatomia funzionale delpaziente». Proprio un ap-proccio di questo tipo hapermesso al centro me-dico Marcoccio di diven-tare, da oltre sessan-t’anni, un fondamentalepunto di riferimento perla fisiokinesiterapia intutta la regione, conven-zionato con il SistemaSanitario Nazionale.

Quali sono le pato-logie che più frequente-mente curate?

«Abbiamo al nostro interno un team di medicie di fisioterapisti con diverse specializzazioni. Lamaggioranza dei nostri pazienti è composta dapersone che hanno subìto un trauma muscolo-scheletrico, sono affette da patologie ortopedi-che, neurologiche, reumatologiche o hanno su-bito traumi sportivi. Sulla base di un’attentavalutazione delle condizioni fisico-motorie diingresso, per ogni singolo paziente viene svi-luppato un programma strutturato e persona-lizzato, in modo che la pratica riabilitativa siarivolta alla persona nella sua interezza, nella suaspecifica soggettività».

Le tecniche riabilitative si sono evolute no-tevolmente negli ultimi anni. L’impostazionedel centro, comunque, punta da sempre sul-l’avanguardia tecnologica. «È vero che abbiamo intrapreso la strada dell’in-novazione tecnologica, ma ci tengo a sottoli-neare che la tecnologia rappresenta un supportoe un completamento alle competenze di un per-sonale altamente specializzato e costantementeformato e aggiornato. Qualunque strumento tec-nologico deve essere associato alla terapia ma-nuale e deve essere usato da personale altamentecompetente, diversamente perde qualsiasi uti-lità. Inoltre, anche l’uso di tecnologie all’avan-guardia non prescinde dalla mappa del paziente,finalizzata a capire la particolare anatomia fun-zionale dell’individuo. I programmi di riabilita-zione devono essere individualizzati, e la diffe-renza la fa lo specialista che sa ben interpretare la

Un approccio alla riabilitazione che non si limita alla cura del trauma ma guarda all’intera

struttura funzionale del paziente. Conducendolo alla guarigione completa attraverso

una terapia personalizzata. L’esperienza del Centro Medico Marcoccio

Manlio Teodoro

Da sinistra, la dottoressa Teresa Sardina, direttore

amministrativo del Centro di Fisiokinesiterapia Marcoccio

di Catania, la dottoressa Marina Marcoccio, amministratore,

e il padre, Umberto Marcoccio, fondatore del centro,

scomparso nel 2010

[email protected]

L’evoluzione del percorsoriabilitativo fisioterapico

RIABILITAZIONE

Page 147: Dossier Sicilia 07 2012

SICILIA 2012 • DOSSIER • 185

Centro Medico Marcoccio

situazione del singolo paziente, qualunque sia lostrumento che utilizza. D’altro canto, la tecno-logia è utile per supportare il terapista e accele-rare i tempi di recupero, evitando così la croni-cizzazione del disturbo».

Quali sono le tecniche riabilitative cheutilizzate?«La terapia manuale, come rieducazione postu-rale, metodica di riarmonizzazione e di riequili-brio delle catene muscolari, rimane la forza delnostro centro. Fra le terapie convenzionate pra-tichiamo la diadinamica, la laser terapia, l’ultra-suono terapia e la magneto terapia. Inoltre, il cen-tro è specializzato nell’utilizzo di nuove tecnichedi terapia fisiche e motorie non ancora conven-zionate, come i laser di potenza Nd Yag e laserHilt. Per la cura dell’artrosi, poi, è particolar-mente indicata l’horizzontal terapia, una formadi elettroterapia che riesce a stimolare contem-poraneamente cellule e tessuti cellulari bioelet-tricamente e biochimicamente, garantendo findalle prime applicazioni notevoli miglioramentisul dolore e sulla mobilità».

Fra le tecnologie più recenti, qual èquella che rappresenta la punta più avan-zata del centro?«Certamente la Tecar terapia. Ci siamo affer-mati come uno dei punti di specializzazione perl’utilizzo di questa recente ed efficace tecnologia,diventando Centro di riferimento Human Tecar

per la Sicilia. Questa terapia studiata per riattivarei naturali processi riparativi, richiama le caricheelettriche da tutto il corpo, sfruttando il princi-pio del condensatore. Ciò fa sì che nella zonatrattata si abbia un flusso di cariche con attiva-zione metabolica e un effetto termico endogeno.Utilizzata inizialmente nell’ambito dell’agoni-stica sportiva, alla luce delle numerose esperienzepositive e agli ottimi risultati ottenuti – e invirtù della quasi totale assenza di controindica-zioni –, è stata applicata anche in tanti altri am-biti riabilitativi, come quello della medicina este-tica, ortopedia, diabetologia e neurologia».

A questo proposito, quali sono le percen-tuali statistiche di successo per le patologie checurate?«Effettuiamo un’attenta valutazione statistica al-meno una volta l’anno. Nell’anno solare 2010-2011, i parametri qualitativi e quantitativi deitrattamenti erogati hanno ulteriormente con-fermato il nostro trend di successi. Dei numerosipazienti che si sono rivolti al nostro centro nel2010, il 95 per cento di essi ha ottenuto unanetta riduzione della sintomatologia dolorosastatisticamente significativa».

❝Per ogni singolo pazienteviene sviluppatoun programmadi riabilitazione strutturatoe personalizzato

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«Nonostante l’importanza at-tribuita dal Sistema Sani-tario Nazionale alle strut-ture dedicate alla

riabilitazione dei pazienti portatori di un di-sagio mentale, dobbiamo constatare che que-sto dato rimane soprattutto a livello teorico.Nella pratica, la scarsità delle risorse econo-miche disponibili limita fortemente le pos-sibilità di intervento degli operatori. Inoltre,temiamo che quest’inadeguatezza di risorsepossa diventare ancora più critica con laprossima chiusura degli ospedali psichiatricigiudiziari». A parlare è il dottor SalvatoreLabisi, amministratore di Villa Erminia, unacomunità terapeutica assistita e convenzio-nata con il Ssn che ha sede presso Pedara, inprovincia di Catania. «La maggior parte deipazienti che giungono nella nostra strutturasono giovani adulti affetti da quelle che ven-gono considerate le più gravi patologie psi-chiatriche, spesso croniche, come la schizo-frenia. Il nostro approccio terapeutico è

sempre multidisciplinare e infatti nella co-munità lavora un’équipe composta da psi-chiatri, psicologi, pedagogisti, assistenti so-ciali e tecnici della riabilitazione psichiatrica.Poiché ogni paziente non ha solo una pato-logia, bensì anche una storia personale spe-cifica, per ciascuno viene definito un pro-getto riabilitativo individualizzato che hacome finalità il reinserimento nel tessuto so-ciale di origine. Questo obiettivo viene rea-lizzato attraverso molteplici tipologie di at-tività. Fra queste le principali sono leLa comunità terapeutica assistita Villa Erminia ha sede a Pedara (CT)

[email protected]

Le risorse destinate dal Ssn

alla riabilitazione del disagio mentale

si confermano scarse. L’impegno

degli operatori delle comunità

terapeutiche per garantire la migliore

assistenza. Soprattutto di fronte

a pazienti sempre più giovani.

La parola a Salvatore Labisi

Valerio Germanico

La cura del disagio psichico

COMUNITÀ TERAPEUTICHE

Page 149: Dossier Sicilia 07 2012

psicoterapie individuali e di gruppo, chepossono coinvolgere anche il nucleo di ori-gine; inoltre, tutte quelle attività ergoterapi-che che abbiano in prospettiva un inseri-mento lavorativo». Nonostante il fine ultimo sia il reinserimentodella persona nella società, l’origine multi-fattoriale delle problematiche psicopatologi-che rende spesso necessario l’inserimento delsoggetto in un ambiente diverso da quello fa-miliare, nel quale il paziente sia protetto dapotenziali fattori di rischio. «A questo si ag-giunge anche il fatto che purtroppo non èprevista la possibilità di un sostegno rivoltoai familiari – se non quello lasciato alla liberainiziativa dei singoli dipartimenti, che neassumono autonomamente l’onere, in parti-colare economico. Questo è un problemaimportante, perché le famiglie, se suppor-tate, eviterebbero i frequenti atteggiamentidi rifiuto e di emarginazione che influiscononegativamente nelle terapie che noi rivol-giamo ai pazienti. Purtroppo i meccanismiintrafamiliari generati dal disagio psichicosono spesso determinati dall’abbandono incui si trovano le famiglie nel gestire i lorocari problematici».Nonostante le poche risorse economiche conle quali si trovano a lavorare le comunità te-

rapeutiche, l’impegno di progettare un ser-vizio caratterizzato dai migliori standardqualitativi e quantitativi rimane l’obiettivoprioritario di Villa Erminia. Insieme a quellodi individuare terapie per le singole specifi-cità dei pazienti. «Negli anni – prosegue ildottor Labisi – il nostro target di utenza èmutato. Oggi abbiamo pazienti sempre piùgiovani e portatori di un carico patologicomolto diverso rispetto al passato. Ecco per-ché emerge via via più urgente l’esigenza ditrasformare i laboratori occupazionali di untempo – orientati soprattutto al ripristino diuna manualità semplice, necessaria alla crea-zione di un oggetto che monitorava un per-corso terapeutico e le capacità di base delsoggetto – in attività formative e produttiveinserite in un percorso terapeutico riabilita-tivo vero e proprio, con prospettive anche la-vorative».

SICILIA 2012 • DOSSIER • 187

Salvatore Labisi

❝Ogni paziente ha una storiapersonale che richiedela definizione di un progettoriabilitativo individualizzato,che porti al reinserimentonel tessuto sociale

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Busti, tutori e protesi, così come ortesi,calzature e plantari sono, per chi soffredi determinate patologie, strumentiindispensabili per prevenire e curare

malformazioni e traumi della colonna vertebralee degli arti. Ogni singolo paziente presenta peròesigenze e bisogni diversi, che vanno interpretatie tradotti nella pratica. Per realizzare prodotti diquesto tipo servono dunque competenze tecni-che specifiche, ma anche strumenti tecnologici al-l’avanguardia, che possano supportare e facilitareil lavoro degli operatori. In questo senso le Offi-

cine Ortopediche VillaSalus di Augusta rappre-sentano senza dubbio uncentro all’avanguardia,come racconta l’ammi-nistratore unico dellastruttura, Salvatore Sca-fati: «Da alcuni anni ab-biamo puntato con forzasullo sviluppo dellenuove tecnologie. Gra-zie ad appositi softwaresiamo in grado di rile-vare, con una semplicefotografia, la sagoma delpaziente, da cui partireper elaborare e proget-tare il presidio ortope-

dico più adatto. Così facendo possiamo realizzarebusti per scoliosi e protesi di arti superiori e in-feriori, in maniera totalmente computerizzata, ri-ducendo drasticamente i tempi di produzione eassicurando elevati standard qualitativi».

Che tipo di riscontro stanno ottenendo que-sti nuovi prodotti?«Inizialmente i pazienti erano un po’ titubanti,soprattutto quelli più anziani. Col tempo peròhanno capito i vantaggi derivanti dall’utilizzo diquesti strumenti, e oggi dobbiamo dire che talipresidi si stanno diffondendo con una granderapidità. Continuiamo a produrre protesi e bu-sti anche in maniera “artigianale”, ma siamoconvinti che il futuro sia sempre più orientatoverso soluzioni caratterizzate da un elevato va-lore tecnologico».

Di quali altri servizi è possibile usufruireall’interno delle Officine OrtopedicheVilla Salus?«Siamo specializzati nella realizzazione di plantari“su misura”, grazie a un sistema computerizzatoche, mediante l’utilizzo di una pedana barome-trica, è in grado di rilevare la topografia del piede

Salvatore Scafati, amministratore unico delle Officine

Ortopediche Villa Salus di Augusta (SR)

www.officineortopedichesrl.com

Nuove tecnologieper l’ortopedia

188 • DOSSIER • SICILIA 2012

PRESIDI ORTOPEDICI

Presidi ortopedici innovativi, capaci di soddisfare

ogni specifica esigenza. Salvatore Scafati illustra

l’attività delle Officine Ortopediche Villa Salus,

una struttura che punta a diventare un riferimento

per tutto il territorio siciliano

Guido Puopolo

Page 151: Dossier Sicilia 07 2012

con i relativi punti di appoggio. Il risultato è unplantare che riproduce perfettamente la formadel piede, eliminando quei sovraccarichi meta-tarso-falangei spesso causa di fastidio e dolore.Mettiamo inoltre a disposizione dei nostri pa-zienti una vasta gamma di prodotti per la pre-venzione e la riabilitazione, come carrozzine,scooter elettrici, montascale, deambulatori, lettiortopedici e tanto altro ancora».

Pur in un contesto tecnologicamente avan-zato come il vostro, la professionalità e le ca-pacità delle persone continuano però a esseredeterminanti.«Puntiamo molto sulla valorizzazione delle risorseumane. Disponiamo di personale con unagrande esperienza, costantemente formato e ag-giornato sulle ultime novità. Siamo sempre apertial dialogo e al confronto, e questa sinergia cimette nelle condizioni di trovare sempre solu-zioni innovative, che in questi anni ci hannofatto crescere e consolidare la nostra presenzasul territorio».

Da dove provengono, a questo proposito, le

persone che si rivolgonoalla vostra struttura?«Naturalmente serviamo laprovincia di Siracusa, masiamo presenti su tutto il ter-ritorio regionale e nazionale.Ci troviamo in una posi-zione strategica, a due passidall’Istituto Ortopedico“Villa Salus” e a 500 metridall’ospedale pubblico. In

questo modo i pazienti che hanno subito un in-tervento possono rivolgersi a noi, oltre che per larealizzazione di busti e protesi, anche per tuttociò che riguarda la fase post operatoria e riabili-tativa, senza essere costretti a dover “migrare” perricevere cure e terapie adeguate. Vogliamo di-ventare un punto di riferimento per tutta la Si-cilia, e a questo proposito abbiamo in cantiere unprogetto molto ambizioso, che speriamo di po-ter tradurre in pratica non appena possibile».

Di cosa si tratta?«L’intenzione dell’azienda è quella di creare de-gli spazi per allocare i pazienti che hanno subitodelle amputazioni di arti superiori e inferiori, alfine di garantire dei tempi minimi per la provae la consegna delle protesi, e ridurre al minimoi disagi e i costi . L’obiettivo è quello di evitare aipazienti di affrontare lunghi viaggi, e di dover so-stenere ingenti spese economiche. Abbiamo av-viato questo progetto con un importante sforzoprofessionale ed economico, ma crediamo chenel medio e lungo periodo questa idea risulteràvincente».

SICILIA 2012 • DOSSIER • 189

Salvatore Scafati