Dossier Milano 05 2011

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EDITORIALE..............................................13Raffaele Costa

L’INTERVENTO.........................................15Diana BraccoAlberto Meomartini

PRIMO PIANO

IN COPERTINA .......................................18Marco De Bellis e Carlo Galli

L’ANALISI ...............................................26Roberto Formigoni

AMMINISTRATIVE ...............................30La sfida a MilanoLetizia MorattiGiuliano Pisapia

MILANO SOSTENIBILE .....................40Edoardo CrociRiccardo De CoratoElio CataniaRaffaele CattaneoGiampaolo Landi di ChiavennaMaurizio Cadeo

ECONOMIA E FINANZA

POLITICA ECONOMICA .....................60Carlo SangalliLuigi LucchettiGiovanni TerziAndrea GibelliBernhard Scholz

MADE IN ITALY .....................................74Mario BoselliMichele TronconiOttavio MissoniCesare PaciottiFerruccio Ferragamo

EXPO 2015 .............................................90Giuseppe SalaPaolo AlliGuido PodestàJacques Herzog

FINANZA .................................................98Stefano CaselliFrancesco RenneGiacomo BerettaVittoria Giustiniani

AGROALIMENTARE ...........................110Saverio RomanoMario GuidiGiuseppe PolitiSergio Marini

IMPRENDITORI DELL’ANNO ..........118Carmen Pariani GianaStefano KoflerDiego Spinelli Andrea NapoliCarlo BanfiGiovanni MaffiGiovanni Re Alberto PantanoBenedetto CitterioAntonio PozzoliLuigi PoliDaniela PolzotItalo EvangelistiGiorgio CuginiSimonetta BalboniMarcello Doniselli, Elena Persico, Dino CarubbiRiccardo VincentiPierluigi PrinaFratelli Viganò

Laura Parigi Federica De BernardiMassimo NegriEnrico FumagalliAndrea VimercatiRoberto MorandiAgostino SignorelliNorberto Sala

L’INDUSTRIA FARMACEUTICA ....184Emiliano Gummati

TELECOMUNICAZIONI .....................186Pierluigi SacchiLorenzo Zwerger

INFORMATION E COMMUNICATIONTECHNOLOGY.....................................190Roberto De Fazio

PRODOTTI E SERVIZI PER LE INFRASTRUTTURE ..........192Enrico Colombo

IL MERCATO PETROLIFERO .........194Maurizio Gambini

SICUREZZA SUL LAVORO..............196Paolo Piagnani

SERVIZI ALLE IMPRESE .................198Clemente Marelli

OSSIERMILANO

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CONSULENZA SOCIETARIA .........200Claudio Gario

CONSULENZA ALLE IMPRESE ...202Massimo Riva e Massimo Rugarli

CONSULENZA PATRIMONIALE ..204Roberto Zamboni

MARKETING........................................206Pierpaolo Piria

IL MERCATO PUBBLICITARIO......210Peter Michael Grosser

RISTORAZIONE .................................212Lino VolpeRenzo Schenetti

PRODOTTI BIOLOGICI......................218Francesco Ingegnoli

AMBIENTE

QUALITÀ DELL’ARIA .......................220Luciano BrescianiFranco OlivieriEnrico Bolzoni

ENERGIA SOSTENIBILE .................228Monica Crivellente

RINNOVABILI .....................................230Stefano Dubini

TERRITORIO

DIGITAL DIVIDE .................................234Paolo AngelucciGiampio Bracchi François de Brabant Gianluca BainiDavid Bevilacqua

CITY LIFE .............................................248Claudio ArtusiCarlo MasseroliZaha HadidDaniel Libeskind

INFRASTRUTTURE...........................262Mario Mantovani

LOGISTICA ..........................................264Pierre-Jean Lorrain

TRASPORTI.........................................266Giuseppe Milani

IMPRENDITORI DELL’ANNO.........272Giorgio, Gianni e Francesca RettagliataPaolo VillaStefano Scaroni

MACCHINE DA CANTIERE.............284Marco Bersellini

MATERIALI ..........................................286Patrizio Boffi

MATERIALI NATURALI....................288Maria Stella Rao

GIUSTIZIA

LAVORO ...............................................290Salvatore TrifiròPietro Ichino

APPALTI PUBBLICI..........................296Maurizio Steccanella

SANITÀ

ONCOLOGIA........................................300Umberto Veronesi

FARMACI..............................................304Silvio Garattini

FARMACI E SISTEMI MEDICALI..308Giorgio Pisani

CORSIE D’ECCELLENZA .................312Alberto Zangrillo

MEDICINA TRASFUSIONALE ........316Gianfranco Pitea

Sommario

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IN COPERTINA

COLLEGATO LAVORO,TROPPO RUMORE PER NULLA?È una delle più recenti, e discusse, novità introdotte nel diritto del lavoro.

Licenziamenti, retribuzioni e soluzioni stragiudiziali sono alcuni dei suoi aspetti fondamentali.

Ma si è realmente verificato un cambiamento strutturale, capace di migliorare la vita

di imprese e lavoratori? A rispondere sono Marco De Bellis e Carlo Galli

Andrea Moscariello

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pochi mesi dalla suaapprovazione, avve-nuta nel novembrescorso, fa discutereil testo del Colle-

gato Lavoro. Le novità introdotte,infatti, non hanno trovato il con-senso unanime da parte di im-prese, uffici giudiziari e avvocati.Il punto fondamentale su cui oc-corre riflettere, è l’effettiva utilitàdi una serie di norme nate conl’intento di velocizzare e semplifi-care gli iter giudiziari relativi aiprocessi del lavoro. Tutto questo èaccaduto? A rispondere sono duetra i più affermati esperti in temadi diritto del lavoro, gli avvocatiMarco De Bellis e Carlo Galli, ilcui studio di Milano assiste al-cune delle principali aziende e topmanager nazionali. Lo studio èmolto noto, per intenderci, ancheper ottenere (nel totale riserbo)fuoriuscite a sette cifre per i topmanager di importanti gruppi so-cietari. «Il Collegato Lavoro haintrodotto alcune novità – spiegaMarco De Bellis -. A partire dauno dei punti più delicati, quellodel licenziamento».

Cominciamo proprio da que-sto punto, cosa è cambiato?Marco De Bellis: «Il licenzia-mento continua a dover essere im-

pugnato entro 60 giorni. La no-vità sta nel fatto che l’azione giu-diziaria, per far valere l’invaliditàdel licenziamento, deve essere in-trapresa, pena la decadenza, entro270 giorni. Non è più possibile,pertanto, promuovere la causa nellungo termine di prescrizione di 5anni. Questi termini per l’impu-gnazione si applicano anche alledomande di ripristino del rap-porto di lavoro, connesse concontratti a termine, oppure a rap-porti di collaborazione coordinatae continuativa asseritamente ille-gittimi. Infine, i termini si esten-dono anche all’impugnazione deltrasferimento del dipendente dauna sede di lavoro a un’altra e allecessioni dei rapporti di lavoro aseguito del trasferimentod’azienda».

Perché a far discutere è so-prattutto il termine posto a 270giorni?Carlo Galli: «Perché sostanzial-mente ha deluso un po’ tutti glioperatori. Ci si aspettava che iltermine di decadenza, con riferi-mento a tutte le ipotesi di ripri-stino del rapporto contemplatedal Collegato, fosse decisamentepiù breve. Solo in questo modo sipotrebbe indurre quei lavoratoriche intendono rivolgersi al magi-

strato a depositare il ricorso contempestività».

Quindi tempi dilazionati, emaggiori costi per la giustizia.CG: «Certamente. Prima di que-sto termine, gli studi legali benorganizzati, non avevano certo bi-sogno di 270 giorni per deposi-tare un ricorso, parliamo di quasinove mesi, un’esagerazione. Tuttinel settore si aspettavano un prov-vedimento importante sul ter-mine, e invece poco si è fatto.Detta in parole povere, bisognafare in modo che se si vuole farecausa, la si faccia subito. Questonon solo per le spese degli ufficigiudiziari, che ovviamente si ri-durrebbero, ma anche per evitare,come già è accaduto in passato,situazioni in cui il soggetto licen-ziato andava a speculare sulla si-tuazione».

Vale a dire?MDB: «Più volte si è già verifi-cato che alcuni attendevano an-che oltre quattro anni, per giun-gere al limite della prescrizione, eottenere poi il pagamento di tuttele retribuzioni relative a questoperiodo. Non mi pare corretto.Ripeto, 270 giorni sono comun-que un limite certo, ma personal-mente preferivo la prima propostadi legge, che prevedeva 180

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Da sinistra, gli avvocati Marco De Bellis e Carlo Galli dello

studio legale Marco De Bellis & Partners di Milano

Marco De Bellis e Carlo Galli

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� � giorni». Questo termine, poi, cosa rap-

presenta dal punto di vista ope-rativo per voi avvocati?MDB : «Si crea una palese discre-panza. Per dare un’idea, la leggeprevede che il ricorso debba es-sere notificato almeno 30 giorniprima dell’udienza. Ciò significache chi lo riceve ha un mese ditempo, ma considerando che devecostituirsi nei 10 giorni antece-denti il termine, alla fine ha solo20 giorni per organizzarsi. E nonè che agli studi legali vengano im-mediatamente consegnate le cartesu cui lavorare, per cui capita,spesso, di dover predisporre di-fese, memoria e documenti in duesettimane. Chi redige il ricorso,invece, ha 270 giorni a disposi-zione, che non è la stessa cosa».

In generale il Collegato La-voro quale effetto avrà sulle im-prese e sui lavoratori?MDB : «Non cambierà sostan-zialmente nulla, semplicementevelocizzerà la risoluzione dellecontroversie, in quanto il terminedilatorio di 60 giorni previsto peril tentativo obbligatorio di conci-liazione è stato abrogatoSono stateintrodotte delle procedure moltocomplesse e macchinose, che ri-tengo avranno scarsissimo suc-cesso, sia per quanto riguarda iltentativo di conciliazione, sia perquel che riguarda la certificazionedei contratti e l’arbitrato. Per gliarbitri, poi, è previsto un com-penso troppo basso, e questo nonfarà altro che disincentivare laqualità del loro operato».

Il Collegato prevede l’aboli-

zione del tentativo obbligatoriodi conciliazione. È una novitàda osservare positivamente?MDB : «Direi proprio di sì. Iltentativo obbligatorio in realtànon portava pressoché mai all’ef-fettiva conciliazione delle vertenzeed era, in pratica, un semplice ter-mine dilatorio della proposizionedel ricorso avanti al giudice. Leinnovazioni del Collegato Lavoro,viceversa, hanno reso più incisivoil tentativo di conciliazione dellacausa cui il giudice deve dar corsodurante la prima udienza del pro-cesso. L’articolo 420 del codice diprocedura civile, nella nuova for-mulazione, impone al magistratodi effettuare un tentativo di con-ciliazione più approfondito, fino aformulare una proposta transat-tiva da sottoporre alle parti. Il ten-

IN COPERTINA

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tativo di conciliazione stragiudi-ziale, che pure il Collegato Lavorocontinua a prevedere, sebbenecome facoltativo e non più obbli-gatorio, inoltre, implica una pro-cedura alquanto macchinosa, incui è prevista la redazione di verie propri atti contenenti difese,profili giuridici, eccezioni e rela-tivo scambio di memorie. Comedicevo, non credo che questo tipodi procedimento avrà successo».

Altro punto dolente è quello,cui accennava poc’anzi, dell’ar-bitrato. In questo caso quali no-vità sono state introdotte?

MDB : «Mi sono già espresso piùvolte su questo punto. Perseve-rando sul lodo irrituale si scegliela strada sbagliata. In pratica siaffida a un collegio la soluzionedella controversia e non si con-cede alle parti alcuna possibilitàdi appello, salvo casi estremi,come vizi gravi di procedura o in-capacità di intendere e di volere».

In pratica, con questa for-mula, una volta presa la deci-sione da parte dell’arbitro nonci si può appellare?CG: «Esatto. Non la consiglie-remmo come soluzione ai nostri

clienti. Far decidere al presidentecon un lodo, un giudizio deciso-rio inappellabile, è troppo ri-schioso. Viceversa, se si fosse con-cesso di appellarlo, sarebbe tuttaun’altra cosa, considerando chequesto potrebbe realmente sgra-vare notevolmente l’impegno deimagistrati». MDB : «In effetti il primo gradoè la fase del giudizio più impe-gnativa e usurante, in cui vienesvolta tutta l’attività istruttoria.Se noi guardiamo a come sonocomposti i vari uffici giudiziari,tra il primo e il secondo gradoc’è una differenza di cinque ma-gistrati a uno. Se facessimo svol-gere dagli arbitri il tentativo diconciliazione, l’interrogatoriodelle parti, le eventuali attivitàistruttorie, come l’escussione deitesti o lo svolgimento di perizie ecosì via, si sgraverebbe di non � �

Il prossimo passo, che rivoluzionerebbeil diritto del lavoro favorendo gli investimentisul nostro mercato, potrebbe essere larottura di un antico mito, quello dell’articolo18 dello Statuto dei Lavoratori

Marco De Bellis e Carlo Galli

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poco il lavoro del magistrato, chein appello troverebbe tuttopronto, dovendo solo verificarese la decisione sia corretta sotto ilprofilo giuridico».

A tal proposito, le imprese,ma non solo, lamentano itempi troppo lunghi della giu-stizia. Voi che idea vi siete fatti?CG: «Nell’ambito del Diritto delLavoro, fortunatamente, il pro-cesso funziona bene e in manieracelere. Certo, noi facciamo rife-rimento soprattutto agli ufficigiudiziari di Milano, che sonoeccellenti sotto questo profilo. Ilproblema non sta tanto nellalegge, quanto nella sua applica-zione e nell’organizzazione degliuffici. In Italia, accanto ad al-cune sedi eccellenti come quelladi Milano o di Torino, ve nesono altre, male organizzate.Queste rallentano gli iter e cosìaccumulano il lavoro arretrato,

a danno di imprese, lavoratori econtribuenti».

Però su Milano vi ritenetesoddisfatti?MDB : «A Milano le cause di la-voro non durano più di un annoe mezzo. In questa città, semmai,i problemi nascono presso laCorte d’Appello, che fino a po-chi anni fa era efficiente quantoil primo grado, mentre adessopaga lo scotto di seri problemi dicarenza di organico. In generale,però, se paragoniamo i tempi delprocesso del lavoro con quelli ci-vili, possiamo dire di operare inun’oasi felice del diritto italiano».

Il caso Fiat ha infiammato ildibattito tra sindacati, lavora-tori e imprese. La scelta di uncontratto aziendale rispetto aquello nazionale non è semprevisto di buon occhio. CG: «Sicuramente una contrat-tazione di tipo aziendale può fa-

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l Collegato Lavoro ha incluso anchenuove previsioni di risarcimento danni incaso di impugnazione del termine

apposto al contratto. «È stato introdotto unrisarcimento tra un massimo e un minimo afavore del lavoratore che abbia ottenuto laconversione del contratto a termine incontratto a tempo indeterminato – spiegal’avvocato Carlo Galli -. Tuttavia, la normache introduce tale “indennità” ha unaformulazione così poco chiara da aver datoluogo già a ben tre diverse interpretazioni.Taluni hanno ritenuto che il risarcimentocosì previsto, nella misura tra 2,5 e 12mensilità dell’ultima retribuzione globale difatto, esaurisca in sé qualsiasi ulterioreforma di tutela e che pertanto in caso diconversione del contratto, esso sostituiscaanche il diritto del dipendente al ripristinodell’attività lavorativa. Una secondaopinione, quella prevalente, ritiene che talerisarcimento sia riferito esclusivamenteall’indennizzo per il periodo intercorrente trala cessazione del rapporto di lavoro atermine e il ripristino del rapporto di lavorostesso a seguito della conversione. Vi è poiun terzo orientamento, ancora più“garantista”, secondo cui tale risarcimentosarebbe aggiuntivo al pagamento delleretribuzioni maturate e non percepite,relative al periodo tra il licenziamento e ilripristino del rapporto».

Un risarcimentoda “interpretare”?

IN COPERTINA

Nelle immagini, gli avvocati De Bellis e Galli

al lavoro con i professionisti dello studio legale

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vorire lo sviluppo delle relazioniindustriali, anche se si tratta diun fenomeno che interessa preva-lentemente i grandi gruppi indu-striali. In Italia, però, il tessuto ècomposto soprattutto da piccole emedie imprese, le quali opterannopiù facilmente per il contratto na-zionale. Il caso Fiat ha creatomolto scalpore perché ha affron-tato alcuni temi, soprattutto inmateria di diritti sindacali, ri-spetto ai quali una certa compa-gine sindacale ha mosso tutta unaserie di eccezioni. Vi sono moltialtri casi che non danno luogo acontenzioso, rispetto ai quali lacontrattazione aziendale ha sicu-

ramente un ruolo determinante.Si tratta di una grande opportu-nità che, nei prossimi anni, nonpotrà che crescere».MDB : «Su questo aspetto di giu-ridico non c’è moltissimo. Sitratta di valutare le peculiarità diogni singola azienda. Ove è pos-sibile, una contrattazione azien-dale è sicuramente più coerentecon la realtà rispetto a quella na-zionale. Se pensiamo a una con-trattazione che parte da Bolzano earriva a Trapani è chiaro che il ri-sultato possa stonare».

Quale evoluzione auspicateper il futuro del diritto del la-voro in Italia?

MDB: «Il prossimo passo, che ri-voluzionerebbe il diritto del lavorofavorendo gli investimenti sul no-stro mercato, potrebbe essere larottura di un antico mito, quellodell’articolo 18 dello Statuto deiLavoratori. Questo articolo ormaivige solo in pochi paesi e consenteal dipendente di ottenere la rein-tegrazione, qualora il licenzia-mento sia illegittimo. Io sono fa-vorevole a sostituire l’articolo 18con un’indennità risarcitoria an-che pesante, fino a 24 mesi di re-tribuzione. Lo spauracchio del-l’articolo 18 spesso rappresenta unfreno per molte piccole aziende,le quali anziché ingrandirsi prefe-riscono scomporsi pur di non su-perare la soglia dei 15 dipendenti.Anche sotto un profilo morale,peraltro, è singolare che in questopaese sia più agevole separarsidalla moglie che non da un pro-prio dipendente».

Marco De Bellis e Carlo Galli

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L’azione giudiziaria, per far valere l’invaliditàdel licenziamento, deve essere intrapresa,pena la decadenza, entro 270 giorni. Untermine che ha deluso un po’ tutti gli operatori

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Iprossimi anni saranno deci-sivi per il futuro di Milano edel suo territorio. Expo, in-frastrutture, federalismo fi-

scale, turismo, innovazione sonosoltanto alcuni dei nodi con i qualigli attori istituzionali, economicie sociali del capoluogo lombardodovranno confrontarsi per mante-nere la leadership che la città vantaa livello europeo e internazionale,incrementandone la capacità at-trattiva. Gli orizzonti di sviluppodella metropoli milanese sono de-lineate dal presidente Roberto For-migoni.

Quali settori economici e pro-duttivi offrono allo stato attuale lemigliori prospettive di sviluppo alcapoluogo regionale? Dove si ri-leva maggiore fermento sotto ilprofilo delle idee e degli investi-menti?«L’economia milanese negli ultimidecenni è stata trainata dai settoridel terziario avanzato, moda, de-sign, finanza, editoria, dove dasempre assistiamo a una vivacità ea una creatività tipicamente mila-nese e lombarda. Ma in questi anniun altro settore fondamentale èstato quello della ricerca avanzata,sanitaria e delle biotecnologie. In

particolare, nelle biotecnologie ab-biamo individuato un settore stra-tegico per la competitività del no-stro territorio, sviluppando unapolitica di interventi mirata, comedimostra la creazione di un meta-distretto tecnologico focalizzato sudi esse. Una sicura prospettiva disviluppo stanno avendo, infine,quei settori ad alta tecnologia, suiquali si gioca una partita che vaben al di là dell’aumento dellequote di mercato: in un quadro dicrescente concorrenza a livello eu-ropeo e internazionale è in ballo,infatti, la futura competitività delnostro territorio regionale».

Come rendere il territorio di Mi-lano ancora più attrattivo per l’in-sediamento di nuove attività pro-duttive e l’afflusso di risorseeconomiche, finanziarie e umanequalificate?«Innanzitutto, la riforma federali-sta dello Stato deve essere attuatain modo completo e in tempibrevi: non possiamo più fare ameno di un vero federalismo, diuna reale autonomia differenziatache valorizzi chi è più in grado dicorrere. Solo così si può far girarepiù rapidamente l’economia e at-trarre maggiori investimenti, specie

dall’estero. Sono anche convintoche occorrano riforme serie sulfronte fiscale, su cui chiediamo unavera autonomia impositiva per leRegioni. Ma servono pure le libe-ralizzazioni. Bisogna intervenire suiservizi pubblici e su quelli alla per-sona: si tratta di sfide impegnative,ma bisogna affrontarle con corag-gio e decisione. Occorre poi ali-mentare il gusto per le relazioni diogni tipo: da quelle sociali, valo-rizzando il non profit, a quellecommerciali, favorendo la nostravocazione per l’internazionalizza-zione, da quelle infrastrutturali aquelle legate alla ricerca e alla for-mazione, grazie alla sinergia trauniversità e mondo produttivo».

In base ai dati diffusi in occa-sione degli Stati generali del turi-smo, Milano si conferma il princi-pale polo di attrazione turisticacon più di 11,5 milioni di pre-

«Non possiamo più fare a meno di un vero federalismo,

di una reale autonomia differenziata che valorizzi chi è più in grado

di correre». Federalismo come viatico per lo sviluppo, anche

di Milano. Lo evidenzia il governatore Roberto Formigoni

Francesca Druidi

L’ANALISI

L’onda lunga della crescita

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senze. Con quali strategie incre-mentare ulteriormente questavoce? «Il turismo a Milano, e in generalein Lombardia, sta bene. Dico dipiù: io credo che sia in arrivol’onda giusta, che ci farà migliorareancora. Quest’onda verrà dal-l’uscita graduale dalla crisi, dallaprospettiva di Expo 2015, dai fortiinvestimenti che stiamo com-piendo sulle infrastrutture del ca-poluogo e della regione. Dovremosaperla cavalcare. E per farlo oc-corre applicare strategie di valoriz-zazione dell’eccellenza, di sviluppodelle sinergie, di promozione dellaformazione. Deve, soprattutto, es-sere diffusa una nuova cultura del

turismo: più scientifica, orientataal marketing, alle nuove tecnolo-gie, all’investimento continuo. Èciò che stiamo facendo con glistrumenti legislativi, finanziari e dicomunicazione di cui disponiamo.Ma non solo. Stiamo lavorando an-che con lo Stato centrale e conl’Europa. Anche a quest’ultimachiediamo strumenti nuovi per uncontinente che, sempre di più,deve confrontarsi con il mondo in-tero. Faccio un solo esempio: unfondo unico comunitario per il tu-rismo, che riunisca tutti gli stru-menti oggi frammentati in fondidiversi».

Per la città niente tassa di sog-giorno prevista dal federalismo

municipale, lei è d’accordo conquesta scelta?«È una misura facoltativa, chel’amministrazione può applicarequalora ne ravvisi la necessità. Mi-lano ha deciso di non applicarla. Èun segnale positivo sullo stato disalute del turismo nel capoluogo ein Lombardia. Altre municipalitàpotranno fare scelte diverse. È ilfederalismo: più libertà e più re-sponsabilità delle amministrazionilocali in materia fiscale. Sta a lorodecidere se applicare la tassa di sog-giorno, e farne buon uso, inve-stendo davvero nel turismo. I cit-tadini poi, come sempre,giudicheranno».

In che modo la costituzione

Deve esserediffusa una nuovacultura del turismo:più scientifica,orientataal marketing, allenuove tecnologie,all’investimentocontinuo

Roberto Formigoni

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della società Arexpo garantirà ri-cadute più efficaci dell’Expo sullacittà? Oltre a questo appunta-mento, quali sono le principalisfide che attendono la città nel fu-turo?«La costituzione della newcoArexpo assicura una certezza sul-l’utilizzo delle aree e garantisce tra-sparenza e legittimità a un’opera-zione che, come ho detto findall’inizio, deve innanzitutto tu-telare l’interesse pubblico. La so-cietà, infatti, acquisirà le aree delsito dai soggetti pubblici e privatiche ne sono proprietari, al fine dimetterle a disposizione della so-cietà Expo per la progettazione e larealizzazione degli interventi ditrasformazione urbana attraversola costituzione di un diritto di su-perficie. Insieme alla società Expo2015 si occuperà poi, al terminedell’Esposizione, anchedella valorizzazione, dellariqualificazione e della tra-sformazione del sito esposi-tivo, privilegiando progettimirati a realizzare una piùelevata qualità del contestosociale, economico e terri-toriale. Questo sarà il vero lascitoper il futuro, che certamente dovràvedere per la città uno svilupposempre più orientato ad assicurareai nostri cittadini una qualità dellavita e una crescita sostenibile nelrispetto dell’ambiente: in questosenso, sono convinto che il Pgt re-centemente approvato dalla giuntacomunale costituisca un’ottimabase di partenza su cui costruire».

Milano al voto: si tratterà di untest di carattere nazionale per ipartiti?

«Milano da sempre è un laborato-rio politico-istituzionale di prima-ria importanza per tutto il Paese.Nel capoluogo lombardo è nata laResistenza, è sorta la Dc, dopo ilperiodo di Tangentopoli qui haavuto inizio Forza Italia. In piazzaSan Babila c’è stato il famoso di-scorso del predellino che ha vistola nascita del Popolo della Libertà.In più, questa è la prima tornataelettorale dopo la fuoriuscita di

Fini e del Fli. In questi anni, inol-tre, Milano ha saputo proporre unmodello efficiente di governo cheè esempio per tutti. Un modello diefficienza della pubblica ammini-strazione, di tagli agli sprechi, divalorizzazione della libertà perso-nale con il sistema dei voucher.Questo modello è sempre statoespresso in concerto da Regione eComune. Il test nazionale si giocaanche su questo terreno».

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In questi anni un settore fondamentaledell’economia milanese è stato quello dellaricerca avanzata, sanitaria e delle biotecnologie

L’ANALISI

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Silvio Berlusconi sarà capoli-sta del Pdl, per la quartavolta consecutiva, nelle ele-zioni comunali del 15 e 16

maggio a Milano per sostenere lacandidatura del sindaco uscente Le-tizia Moratti. Il primo ad annun-ciare la notizia, all’inizio di aprile, èstato il coordinatore lombardo delpartito, Mario Mantovani, che,commentando la decisione del pre-mier, ha dichiarato: «avere come ca-polista del Pdl il presidente delConsiglio è un onore per Milano ela Lombardia». D’altronde, le am-

ministrative rappresentano unbanco di prova importante il cuisignificato politico, soprattutto nelcapoluogo lombardo, si estende benoltre i confini regionali. «Dob-biamo vincere alla grande al primoturno a Milano per rafforzare il go-verno nazionale. Sono elezioni am-ministrative, ma anche politiche»,ha ribadito lo stesso Berlusconi in-tervenendo alla convention eletto-rale per Letizia Moratti al TeatroNuovo di Milano il 17 aprile scorso. Allo stato attuale (4 maggio, ndr), lasfida tra il primo cittadino uscente,

che in base agli ul-timi sondaggi restain testa alle prefe-renze, e il candi-dato del centrosi-nistra, GiulianoPisapia, si presentaaperta. «Primumvincere, dopo diche c’è tutto il re-sto – ha ribaditoMantovani –.L’obiettivo fonda-

mentale è continuare a governareMilano, è chiaro che poi si farannoi conti a seconda dei voti». Così ilsottosegretario alle Infrastrutture hacommentato l’istanza della LegaNord che, in caso di vittoria, puntaa quattro assessorati sui dodici pre-visti, come conferma il segretarioprovinciale del Carroccio, Igor Iezzi:«Nelle trattative con il Popolo dellaLibertà abbiamo ottenuto tre can-didati presidenti nei nove consigli dizona. Puntiamo allo stesso rapportodi forza nella giunta comunale». Trai papabili, il capogruppo in Co-mune Matteo Salvini, l’assessoreAlessandro Morelli, lo stesso Iezzi eLuca Lepore. Il coordinatore del Pdl

A dominare la scena sono Letizia Moratti e Giuliano

Pisapia. Ma altri outsider corrono per la poltrona di primo

cittadino di Milano. Gli esponenti lombardi di Pdl, Pd e

Lega Nord commentano l’intricata situazione elettorale del

capoluogo

Leonardo Testi

Nove in corsaper Palazzo Marino

AMMINISTRATIVE

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Mario Mantovani non temeun’avanzata del partito di Bossi,anzi la ritiene un fatto «positivo pertutta la coalizione, ma il Pdl non ca-lerà». Difficile valutare la portatadelle eventuali ripercussioni sullacampagna Moratti del caso Lassini,candidato del Pdl al Consiglio co-munale e indagato insieme ad altredue persone per la vicenda dei ma-nifesti apparsi a Milano con lascritta “Via le Br dalle Procure”. LaMoratti ha imposto l’aut aut – «olui o me» – e raccoglie il sostegnodella Lega – «No a Lassini in aula,ha fatto una stupidata e in politicasi pagano» ha dichiarato Igor Iezzi –ma la questione resta spinosa, so-

prattutto riguardo il suo impattosull’elettorato.Per Maurizio Martina, segretario re-gionale del Pd, «il balletto di dichia-razioni tra la Moratti e Lassini, che inultima battuta ha annunciato che nonritirerà la candidatura, è imbarazzante.Il Pdl è totalmente allo sbando, inca-pace anche di fronte a operazioniignobili come quella di Lassini». Mar-tina si dice fiducioso sulle possibilitàdi vittoria di Giuliano Pisapia: «Lavoglia di cambiamento è molto forte,attorno alla proposta di Giuliano sisono aggregate delle forze che vannooltre la logica degli schieramenti e chevogliono ragionare sul futuro dellacittà. Questa è una grande occasione

che conquisterà molti milanesi. Dauna parte, c’è un progetto per il fu-turo della città interpretato da Pisapiae dall’altro, un’ideologia rancorosa,piegata sulla vecchia propaganda na-zionale che fa i conti più con le vi-cende di Roma che con quelle di Mi-lano». Si delinea una tornataelettorale dove conterà saper catturaregli indecisi e dove bisognerà fare iconti con l’astensionismo. In ogni caso, se il sindaco uscentenon “passerà” al primo turno, la rie-lezione potrebbe non essere cosìscontata. Tra i principali sfidantinella corsa a Palazzo Marino, oltre aLetizia Moratti e Giuliano Pisapiac’è, infatti, Manfredi Palmeri, percinque anni presidente del consi-glio comunale di Milano, che godedel sostegno di Nuovo Polo per Mi-lano e Udc e che non nasconde divolerla spuntare già al primo turno. Ma ai nastri di partenza si presen-tano altri aspiranti sindaci. Voltonuovo della politica è il giovanis-simo Mattia Calise, candidato delgrillino Movimento Cinque Stelle: � �

La sfida a Milano

In apertura, Mario Mantovani,

coordinatore lombardo del

Pdl e sottosegretario alle

Infrastrutture; a fianco,

Maurizio Martina, segretario

regionale del Pd

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32 • DOSSIER • MILANO 2011

nato a Segrate nel 1990, Calise è at-tualmente iscritto alla facoltà diScienze politiche dell’Università de-gli studi di Milano. Tra i capisaldidel suo programma, il recuperodella vivibilità e della sicurezza nellezone residenziali, l’attuazione di po-litiche rivolte a una mobilità eco-sostenibile e la promozione di unacittadinanza digitale per i residenti. In lizza è anche Giancarlo Paglia-rini, classe 1942, ex esponente dispicco del Carroccio che oggi correcon la lista “Lega Padana Lombar-dia”. Nel 2008 ha costituito l’Asso-ciazione Giancarlo Pagliarini per lariforma federale. L’obiettivo èquello di «diffondere l’Abc del fe-deralismo ovunque, a destra comea sinistra, perché i cittadini pos-sano conoscerne i principi base.Vorremo concretizzare l’idea del

professor Gianfranco Miglio che,con lucidità, aveva capito che senzauna cultura federalista non c’è fe-deralismo. Solo un sogno? A noipiace sognare, mettendoci semprela nostra faccia». Se Forza Nuova schiera MarcoMantovani, l’estrema sinistra è rap-presentata da Fabrizio Montuori(Partito comunista dei lavoratori)che, come indica il suo programmaelettorale, si pone “a difesa dei la-voratori e dei ceti popolari, inaperta contrapposizione con le sva-riate alleanze di centro-sinistra ilcui baricentro è fondato su ipotesidi governo dell’esistente”. Completano il quadro dei candi-dati, escluse le liste ricusate per ir-regolarità nelle firme, due donne:Elisabetta Fatuzzo (Partito deipensionati), il cui obiettivo è en-

trare nel consiglio comunale perportare avanti i temi e le esigenzecari ai pensionati realizzando unprogramma che, come evidenziala stessa Fatuzzo, “non mostra al-cuna etichetta”, e Carla De Al-bertis, ex assessore della GiuntaMoratti, che ha accettato l’invitodi correre come candidato sin-daco per “La tua Milano”, una li-sta che si definisce libera e apar-titica, rivolgendosi a queicittadini che non sono in alcunmodo soddisfatti dalla gestione diLetizia Moratti. Tra le parole d’or-dine della lista, l’abolizione diecopass, bollato come “inutilecontro l’inquinamento, dannosoper le tasche dei cittadini” e ilcontrollo del territorio su frontisensibili quali prostituzione, clan-destinità e spaccio.

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Silvio Berlusconi sarà capolista del Pdl, per la quarta voltaconsecutiva, nelle elezioni comunali del 15 e 16 maggio a Milanoper sostenere la candidatura del sindaco uscente Letizia Moratti

AMMINISTRATIVE

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34 • DOSSIER • MILANO 2011

Èuna campagna elettoralerovente quella che caratte-rizza la corsa a Palazzo Ma-rino, nella quale fioccano

accuse reciproche tra i candidati ri-guardo alle frammentazioni all’in-terno delle coalizioni e polemichecirca i nodi cardine dei programmi,oltre alle irregolarità denunciatedopo la presentazione delle liste.Sono momenti cruciali, quindi, e ilsindaco in carica Letizia Moratti im-piega le ultime decisive giornate cheprecedono il voto per intensificaregli appuntamenti di incontro e con-fronto con i cittadini. Tra gli eventiche hanno costellato il periodo pre-elettorale, e che non hanno man-cato di suscitare polemiche, si ri-corda la firma - presso la prefetturadel capoluogo lombardo, alla pre- Gi

anni

Con

giu

AMMINISTRATIVE

Una Milano competitivaa misura di cittadinoLetizia Moratti per la sua

ricandidatura a sindaco sceglie

lo slogan “una città più bella

da vivere”. Per una visione

del capoluogo lombardo

dove convivono spazi verdi

e infrastrutture, innovazione

e servizi alla persona

Francesca Druidi

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MILANO 2011 • DOSSIER • 35

senza del ministro dell’Interno Ma-roni - del documento che sancisce lachiusura del campo rom di Tribo-niano. Un risultato che arriva dalontano, ma che ha consentito alprimo cittadino di ricordare quelleche sono state le politiche attuatedalla sua giunta nei confronti deicampi rom abusivi e regolari, por-tando sugli scudi la questione, cen-trale, della sicurezza. «Tra gli argo-menti più sentiti dei milanesi c’èsicuramente il tema della sicurezza,dei trasporti, dell’ambiente e del-l’occupazione» conferma il sindaco,che ribadisce la volontà di concre-tizzare, nei prossimi cinque anni,quanto già avviato.

Ha dichiarato di sentirsi a metàdel percorso e, infatti, le parolechiave del suo programma sono

“completare, insieme”. Su qualiprogetti ha centrato il suo pro-gramma per il secondo mandato?«Ho voluto raccogliere in un libro,quello dei “Cento progetti realiz-zati”, le cose che abbiamo fatto inquesti anni, perché credo che sia do-veroso per ogni amministrazionerendere conto ai propri cittadini dellavoro svolto. Un libro che ho in-viato a mie spese a tutti cittadini,senza gravare sul bilancio del Co-mune. Cento progetti che ruotanoattorno alle priorità che ci siamo datiin questi anni, dalla famiglia alla si-curezza, dalla mobilità sostenibile alverde, dall’ambiente alla cultura, eche sono solo l’inizio di un percorso.Un percorso che abbiamo avviato eche certamente non possiamo con-siderare concluso. Da qui la parola

“completare”. La seconda parola “in-sieme” nasce, invece, dalla convin-zione che il futuro di Milano di-penda dall’alleanza virtuosa fraistituzioni e società civile».

Su quali temi ritiene che i cit-tadini milanesi siano maggior-mente sensibili oggi e sui quali,in definitiva, si giocherà la sfidaelettorale?«Tra gli argomenti più sentiti deimilanesi c’è sicuramente il temadella sicurezza, dei trasporti, del-l’ambiente e dell’occupazione. Tuttiargomenti che ci hanno visti impe-gnati in un grande lavoro di squa-dra quotidiano fatto di piccoli passiche, in questi anni, hanno portatoa risultati concreti. Ecco perché vo-gliamo una Milano sempre più at-tenta ai suoi cittadini, che sia sem-

Dopo vent’anni,siamo tornati a investiresulle metropolitane con duenuove linee, la M4 e la M5,e il prolungamentodi quelle esistenti

Letizia Moratti

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pre più a misura di famiglia,che soddisfi il bisogno abita-tivo dei milanesi e, in parti-colare, delle giovani coppie edelle fasce più deboli. Semprepiù sicura con particolare at-tenzione alle periferie: in treanni abbiamo ridotto del48% il numero dei reati. Unacittà sempre più infrastruttu-rata, ma anche una città piùverde e bella da vivere».

In che modo?«Dal 2006 il numero di alberiè già stato incrementato del40% e con il nuovo piano digoverno del territorio Milanopasserà a 50 milioni di mq diverde entro il 2010: il doppio ri-spetto a oggi. Penso a una Milanopiù semplice, che sia veramente alservizio dei cittadini, grazie allo snel-limento della burocrazia e sulla basedi quel percorso, già avviato, fon-dato sulla trasparenza e sull’uso dellenuove tecnologie. Tutto continue-remo a farlo contenendo i costi per icittadini e senza tagliare i servizi. Inquesti cinque anni, infatti, non ab-biamo aumentato le tariffe, mante-nendo i costi dei servizi più bassi inItalia».

In che modo il Pgt e le opere perl’Expo 2015 cambieranno il voltodella città?«Con il nuovo Pgt, dopo 30 anni,saremo in grado di ridisegnare il fu-turo della città. Un futuro in cuil’interesse pubblico prevarrà sem-pre su quello privato. Un futurovolto ad assicurare nuove condizionidi vivibilità, nel quale costruire nonsignificherà più consumare suolopubblico e in cui lo sviluppo im-

mobiliare sarà sempre collegato al-l’offerta di adeguati servizi pubblici.Ogni abitazione, infatti, avrà unafermata di metropolitana e servizientro 500 metri. Milano nel 2015sarà una città più facile da percor-rere. L’Esposizione Universale è lagrande occasione per dotare Milanodi nuove metropolitane, nuovestrade, nuovi collegamenti ferro-viari. Dopo vent’anni, siamo tor-nati a investire nelle metropolitanecon due nuove linee, la M4 e laM5, e prolungando quelle esistenti.Nuove infrastrutture che contribui-ranno ad aumentare la competiti-vità di Milano e del Paese. E ancora,Expo lascerà in eredità a Milano ilpiù grande parco d’Europa: 800 et-tari, dalla Darsena fino a Pero, dovesorgerà il sito espositivo. Un gran-dissimo polmone verde nel cuoredella città».

Come valuta i quesiti referen-dari per la qualità dell’ambiente ela mobilità sostenibile in proposito

dei quali i cittadini milanesi sonochiamati a esprimersi insieme aquelli di carattere nazionale?«Mi sono impegnata in prima per-sona per l’accorpamento dei cinquequesiti civici, per il miglioramentodella qualità dell’ambiente, con ireferendum nazionali fissati per il12 e 13 giugno. Una scelta dettatadalla volontà di incentivare la par-tecipazione alle consultazioni refe-rendarie e garantire, al tempo stesso,un importante risparmio di risorsecomunali. Personalmente voterò sì atutti e cinque i referendum. Sì,quindi, alla riduzione del traffico edello smog attraverso il potenzia-mento dei mezzi pubblici, alla pe-donalizzazione del centro. Al rad-doppio degli alberi e del verdepubblico e alla riduzione del con-sumo di suolo. E ancora sì al futuroparco dell’area Expo; al risparmioenergetico, alla riduzione dell’emis-sione dei gas serra e alla riaperturadel sistema dei Navigli milanesi».

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Il futuro di Milanodipende dall’alleanza virtuosafra istituzioni e società civile� �

AMMINISTRATIVE

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Milano, motore pro-pulsivo dell’econo-mia e della finanzaitaliana. Una Mi-

lano che mira però anche a risco-prire e a valorizzare quella voca-zione al turismo che oggi sembratenere il passo, ma che necessitadi ulteriori azioni di sviluppo.L’aspirante sindaco Giuliano Pi-sapia ha proposto un rilanciocomplessivo di Milano comegrande città turistica, come “cittàaperta”. Sia il candidato del cen-tro-sindaco che la sua sfidanteLetizia Moratti dicono no allatassa di soggiorno. «Al turismo –ha avuto occasione di dichiararealla stampa Pisapia – fanno rife-rimento tanti settori che l’ammi-nistrazione comunale ha finoratenuto separati tra loro. Occorre,invece, che questi lavorino in

stretta collaborazione per renderepiù efficienti e funzionali i ser-vizi». Altro punto centrale delsuo programma è la moltiplica-zione dei luoghi di produzione efruizione culturale, come avvienenelle grandi capitali europee. Per-ché «nei quartieri di Milano devesvilupparsi una vivace vita cultu-rale per tutti, giovani, anziani,famiglie e bambini».

Come si declina il suo pro-getto per Milano?«Milano deve diventare più gio-vane, i ragazzi devono poter averebuoni motivi per abitare qui: casea buon mercato e occupazionicon contratti dignitosi. Milanodeve diventare più vivibile, piùbella e più verde: anche i quar-tieri periferici devono essere cu-rati e abitarci deve essere piace-vole e comodo. L’aria di Milano

deve essere respirabile, muoversideve essere facile e veloce grazieai mezzi pubblici che viaggianocon frequenza sulle corsie prefe-renziali, sempre più numerosisono i milanesi che amano spo-starsi in bici grazie a una rete ca-pillare di piste ciclabili. I citta-dini condividono spazi e sedipubbliche, scuole, biblioteche,negozi e alloggi, che diventanocentri di vita permanenti, i cuistabili sono stati riconvertiti alleenergie rinnovabili, al cablaggio eal wi-fi. Il Comune è vicino eamico del cittadino, i funzionaripubblici sono parte attiva dellatrasformazione, l’istituzione dellemunicipalità rende le singolezone capaci di decidere e gover-nare il territorio».

Su quali temi ritiene che i cit-tadini milanesi siano maggior-

«Un Comune amico del cittadino». È la visione

di Milano secondo il candidato sindaco

del centrosinistra, Giuliano Pisapia. Una città

in cui all’attenzione per le politiche sociali si unisce

un progetto di mobilità fortemente sostenibile

Francesca Druidi

Una città cheguarda al domani

AMMINISTRATIVE

Page 31: Dossier Milano 05 2011

mente sensibili e sui quali, indefinitiva, si giocherà la sfidaelettorale?«I milanesi hanno bisogno di re-spirare aria pulita: ciò significaaria non inquinata da riscalda-menti vetusti e scarichi automo-bilistici, ma anche trasparenza elegalità a Palazzo Marino. I mila-nesi hanno bisogno di muoversicon velocità ed efficienza suimezzi pubblici. I milanesi desi-derano tornare ad avere una vitaculturale vivace e diffusa. Cul-tura non vuol dire soltanto Tea-tro alla Scala, Pinacoteca di Brerae Piccolo Teatro: nei quartierideve svilupparsi una vivace vitaculturale per tutti, giovani, an-ziani, famiglie e bambini».

Qual è la sua visione del ca-poluogo nel 2016?«Milano sarà una città più ricca egiusta perché l’Expo le avrà la-sciato in eredità più lavoro, piùintelligenza e maggiori spazi pub-blici. Sarà una città in cui la cul-tura scientifica e tecnologica sisaranno ulteriormente sviluppateinsieme all’economia. Sarà unaMilano più giusta perché avrà ri-conosciuto le competenze delledonne, che saranno protagonistenell’amministrare la città. Saràuna città più sicura perché vivace,sarà una città trasparente chechiude ogni varco alle mafie».

A giugno, insieme ai referen-dum di carattere nazionale, ver-ranno proposti a Milano 5 que-

siti per la qualità dell’ambiente.Ritiene siano argomenti sentitidalla popolazione e, quindi, ingrado di mobilitare un numerosignificativo di persone?«Sì, certo, sono temi a cui i milanesisono molto sensibili perché toccanodirettamente la qualità della vita diognuno di noi, indipendentementedalla classe sociale di appartenenza.La vittoria dei sì ai 5 referendumpotrebbe prospettare una piccola ri-voluzione per quanto riguarda la ri-duzione del traffico, il potenzia-mento della rete dei mezzi pubblici,l’aumento di spazi verdi. In questomodo, la città diventerà un luogod’avanguardia sul traffico. Milanodeve diventare un modello europeodi sviluppo urbano sostenibile».

MILANO 2011 • DOSSIER • 39

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Milano deve diventare più giovane,i ragazzi devono poter avere buoni motivi

per abitare qui

Giuliano Pisapia

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40 • DOSSIER • MILANO 2011

L’iniziativa referendariaper l’ambiente e la qua-lità della vita a Milanocostituisce il fulcro per

gli indirizzi su cui costruire unatrasformazione urbana sostenibileche può portare il capoluogo lom-bardo a livelli di eccellenza suaspetti così rilevanti per i citta-dini. Si tratta di un’iniziativa, pro-mossa da un comitato trasversale,per la quale sono state raccolte tra22.000 e 25.000 firme per ogniquesito. «Per una Milano più so-stenibile – sottolinea EdoardoCroci, che si presenta alle pros-sime elezioni amministrative conuna lista civica e presiede il comi-tato “Milano si muove” – occorrecogliere l’opportunità dell’Exporealizzando le infrastrutture pre-viste, attivare nuovi servizi peruna mobilità collettiva e indivi-duale pulita, sostituire le vecchiecaldaie con sistemi di riscalda-mento non inquinanti come il te-leriscaldamento, promuovere l’ef-ficienza energetica, ampliare e

rendere più fruibili le aree verdi egli spazi culturali, sportivi e ri-creativi». Ma tra indirizzi, lineeguida e obiettivi da raggiungereappare chiaro che un vero miglio-ramento sarà possibile se nel con-tempo cambieranno i comporta-menti individuali dei milanesi.

Per potenziare la mobilità alter-nativa all’auto cosa occorre fare?«Il primo dei quesiti referendarichiede proprio di dimezzare il traf-fico e le emissioni inquinanti, com-pletando due nuove linee metro-politane, pedonalizzando granparte del centro storico, realiz-zando 300 km di piste ciclabili,proteggendo e potenziando le li-nee di trasporto pubblico, svilup-pando il bike sharing, il car sha-ring, i minibus di quartiere,estendendo la regolamentazionedella sosta, regolamentando il tra-sporto merci, incentivando la rot-tamazione definitiva dei veicoli piùinquinanti. Tutte azioni già avviatedalla giunta Moratti con il miocontributo di assessore alla mobi-

lità, trasporti e ambiente. Gli in-vestimenti necessari sarebbero ga-rantiti utilizzando a questo fine lerisorse generate dall’estensione del-l’Ecopass a una tariffa di conge-stione».

Con quale campagna informa-tiva si riuscirà a spiegare bene aimilanesi su cosa sono chiamati aesprimersi?«Il sindaco Moratti ha indetto i re-ferendum il 12 e 13 giugno, ac-consentendo così all’accorpamentodel voto dei referendum milanesicon quelli nazionali: una scelta chefacilita la partecipazione dei citta-dini nello spirito dello strumentoreferendario. Il comitato promo-tore “Milanosimuove” ha chiestoal sindaco di garantire una campa-gna informativa diffusa e capillarein linea con quanto previsto dalregolamento comunale per l’attua-zione dei diritti di partecipazionepopolare. Si richiede in particolareche il sindaco invii una lettera in-formativa sui quesiti alle famigliemilanesi. Il comitato promotore

Il 12 e 13 giugno i milanesi saranno chiamati a votare, oltre

che per il referendum nazionale, anche per i cinque quesiti che

interessano solo la città. Edoardo Croci, presidente del comitato

promotore dei referendum “Milanosimuove”, invita i cittadini

a votare sì

Renata Gualtieri Edoardo Croci, presidente del comitato promotore dei cinque quesiti

referendari “Milanosimuove”, alle prossime amministrative si presenta

con lista civica “Progetto Milano Migliore con Edoardo Croci”

Eppur Milanosi muove e migliora

MILANO SOSTENIBILE

Page 33: Dossier Milano 05 2011

MILANO 2011 • DOSSIER • 41

Edoardo Croci

farà poi la sua campagna invitandoi cittadini a votare sì».

Si è parlato di una vera e propria“missione civile”. Quali le mag-giori difficoltà nell’iter del refe-rendum?«Nell’iter ci sono diversi passaggi.Innanzitutto vi è la formulazionedei quesiti, per la quale mi sonoimpegnato a fondo anche attra-verso il confronto con le princi-pali associazioni ambientaliste. Viè poi la fase di raccolta dellefirme, pari almeno all’1,5% deicittadini iscritti alle liste eletto-rali, cioè 15.000, per il regola-mento comunale. C’è stata unagrande mobilitazione da parte deicomuni cittadini e, infatti, difirme ne sono state raccolte benpiù del necessario. Un’impresanon facile perché dovevano esseretutte autenticate. Alla consegnadelle firme al Comune è seguita laloro convalida e la valutazione diammissibilità dei quesiti da partedi un organo tecnico-giuridico, ilcollegio dei garanti, che non era

stato ancora costituito. Poi il sin-daco ha fissato la data e, grazie auna decisione bipartisan in con-siglio comunale, è stato possibilemodificare un regolamento chenon avrebbe altrimenti consen-tito l’accorpamento con un altromomento elettorale. Insomma,una procedura complessa, ma ab-biamo sempre tenuto ben pre-sente la responsabilità dei pro-motori di portare avanti consuccesso e senza dispersioni le ri-chieste dei cittadini milanesi».

La scelta di presentare una listaapparentata con quella di LetiziaMoratti implica obiettivi e prio-rità comuni tra le proposte per tra-sformare Milano?«Alle prossime elezioni ammini-strative si presenta, apparentatacon Letizia Moratti, la lista civica“Progetto Milano Migliore conEdoardo Croci”, che ha come sim-bolo una mela verde con fogliatricolore. Non è solo una lista, èun vero e proprio progetto peruna città più sostenibile e vivibile,

attenta alle esigenze di tutti, a par-tire dai bambini e dagli anziani.Tra i 48 candidati non ci sono po-litici di professione, ma personeconcretamente impegnate nel la-voro e nell’associazionismo permigliorare la propria città. Le pro-poste della lista si trovano al sitowww.milanomigliore.it. Si ritro-vano naturalmente anche i temidei referendum che costituisconoil logico sviluppo delle attività cheho avviato in giunta. È chiaro chela lista porterà avanti con coraggioquesta linea, portando il suo con-tributo distintivo all’interno dellacoalizione che sostiene LetiziaMoratti. La sinistra ha sempreusato l’ambiente come freno al-l’economia. Da liberale vedo in-vece le politiche per migliorare laqualità della vita come fattori disviluppo per la città e il Paese.Sono convinto che il momento siafavorevole per interventi efficaci erisultati duraturi per rendere Mi-lano sempre più vivibile, attrat-tiva e competitiva».

Il momentoè favorevoleper rendere Milanosempre più vivibile,attrattiva ecompetitiva

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42 • DOSSIER • MILANO 2011

«Il sensibile miglioramento della qualità dell’aria

nel 2010 è il frutto di una strategia di lungo

periodo». Questi dati, mai registrati prima,

confermano per Riccardo De Corato,

vicesindaco del Comune di Milano, che sono

state fatte le scelte giuste

Renata Gualtieri

Spazio alla mobilità sostenibile

Temi come l’ambiente ela qualità della vita sonodiventati centrali neiprogrammi di governo

della città per i prossimi cinqueanni dei candidati e costituisconoanche il terreno di confronti escontri elettorali. La qualità dellavita e il rispetto per l’ambientesono esigenze sempre più avvertitedai cittadini e la politica ha il do-vere di dar loro una risposta. «Noncredo che il centrosinistra, con lesue consuete critiche e gli atteg-giamenti pregiudizialmente nega-tivi – precisa però Riccardo DeCorato, vicesindaco del Comunedi Milano – sia stato capace di co-struirsi una credibilità spendibilein materia. Questa giunta inveceha fatto scelte coraggiose su am-biente e mobilità: basti pensareche, per combattere traffico e smogha istituito l’area Ecopass, unadelle Ztl più estese d’Europa, e haincentivato la ciclabilità urbana», alpunto che Milano, lo dice il re-cente studio Cittalia, è la primacittà metropolitana italiana per usoregolare delle biciclette da parte

che i cittadini. L’esito del voto re-ferendario sarà comunque deter-minante per l’attuazione del pianocomplessivo di azioni previsto daiquesiti, qualsiasi sia la coalizioneche prevarrà nelle prossime ele-zioni amministrative.

I referendum per l’ambiente e laqualità della vita promossi da “Mi-lanosimuove” potranno costituireuna forza propulsiva per lo svi-luppo di un processo di innova-zione e miglioramento ambientalea Milano?«Per fare scelte precise su temi am-bientali, le indicazioni dei citta-dini sono essenziali. Per capirel’evoluzione che avrà l’Ecopass neiprossimi anni, non rimane cheaspettare l’esito del referendum.L’amministrazione ha seguito conattenzione il lavoro della commis-sione dei saggi che si è riunita perla prima volta nel luglio 2010. Sitratta di un team di esperti nomi-nati dall’amministrazione e chia-mati a valutare i risultati ottenutidall’applicazione di Ecopass: lacommissione ha concluso il suocompito confermando l’efficacia

del provvedimento e elaborandoanalisi utili a dare indicazioni sullaproblematica del traffico e dellaqualità dell’aria in città. A questopunto, la palla passa ai cittadiniche con il referendum dovrannoesprimersi sugli sviluppi del prov-vedimento».

Come si conciliano le esigenzequotidiane legate alla mobilità deicittadini con quelle di una metro-poli dal respiro internazionale?«Mettendo in atto un piano chepreveda azioni coordinate che con-figurino la mobilità come un si-stema integrato. L’amministrazionein questi anni ha attuato una seriedi provvedimenti che non sono daintendersi come singole iniziativeisolate, ma come una strategiacomplessa che agisce su più fronti:si va da Ecopass al potenziamentodel trasporto pubblico, dalla rego-lamentazione della sosta all’istitu-zione di nuovi parcheggi, dallo svi-

MILANO SOSTENIBILE

Page 35: Dossier Milano 05 2011

MILANO 2011 • DOSSIER • 43

Riccardo De Corato

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È di questa giuntal’istituzionedell’Ecopass,una delle Ztl piùestese d’Europacontro trafficoe smog

luppo di nuovi servizi di mobilitàsostenibile alla crescita della cicla-bilità urbana. Ogni provvedimentofa parte di un sistema più com-plesso di scelte e non può prescin-dere dalla loro attuazione. Adesempio, parallelamente all’entrata

in vigore di Ecopass, a Milano èstato potenziato il servizio di tra-sporto pubblico locale su 40 lineedi superficie con 1.300 corse inpiù al giorno».

Cosa occorre migliorare per as-sicurare a Milano una mobilità so-

stenibile?«Bisogna continuare lungo lastrada già imboccata che prevedeun potenziamento del trasportopubblico. Significa potenziare eproteggere ulteriormente le lineedi superficie; continuare a svilup-

Page 36: Dossier Milano 05 2011

pare i nuovi servizi di mobilità so-stenibile come il car sharing e ilbike sharing, che conterà entro il2011 200 stazioni e 3.650 bici-clette. E ovviamente garantire unarete metropolitana sempre più ca-pillare: nel 2015 saranno conclusii lavori per la linea M5, che siestenderà complessivamente per12,6 km, comprenderà 19 fermatee sarà in grado di trasportare 96milioni di passeggeri l’anno, men-tre per il 2014 è previsto il pro-lungamento della linea M1 aMonza Bettola. La rete metropoli-tana così potenziata consegnerà al-l’Expo una Milano più moderna esostenibile».

Dai dati ufficiali apprendiamoche Milano ha chiuso il 2010 ri-spettando i valori di soglia per lemedie annue sia del Pm10 sia delPm2,5 con un quasi dimezza-mento delle giornate di supera-

mento del valore di 50 micro-grammi/m3. Quanto sono state in-cisive dunque le scelte attuate dal-l’amministrazione nello scorsoanno sulla qualità dell’aria?«Il sensibile miglioramento dellaqualità dell’aria nel 2010 non èl’effetto dei singoli provvedimentiattuati nel corso dell’anno, ma ilfrutto di una strategia di lungo pe-riodo. Non esistono ricette mira-colose che garantiscano risultatiimmediati, solo l’impegno prolun-gato dà frutti. I dati del 2010, mairegistrati prima a Milano, ci con-fermano che abbiamo fatto le sceltegiuste: dall’attivazione di Ecopassinfatti il Pm10 allo scarico dei vei-coli in ingresso alla città è dimi-nuito del 17%. Inoltre, grazie aquesto provvedimento e alle poli-tiche ambientali portate avanti inquesti anni, per la prima volta, laconcentrazione media in città di

Pm10 è risultata inferiore al valoredi 40 microgrammi al metro cubo,limite previsto dalla normativa apartire dal gennaio 2005».

Quale quadro emerge dallostudio sul black carbon nell’areaEcopass?«Lo studio effettuato tra aprile e luglio2010 da parte della società scientificadei medici di famiglia italiani e dueuniversità americane, la University ofSouthern California e la Cornell Uni-versity di New York, in collaborazionecon Medici per l’Ambiente ha dimo-strato come il black carbon, che rap-presenta la parte carboniosa e piùdannosa del Pm10, è stato abbattutofino al 50% all’interno dell’area Eco-pass rispetto all’esterno. Nella zonapedonale di Piazza Duomo la ridu-zione è risultata addirittura del 65%nei confronti delle aree senza limita-zioni di traffico».

44 • DOSSIER • MILANO 2011

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Bisogna continuare a sviluppare i servizidi car sharing e il bike sharing, che conterà,entro il 2011, 200 stazioni e 3.650 biciclette

MILANO SOSTENIBILE

Page 37: Dossier Milano 05 2011

MILANO 2011 • DOSSIER • 45

Elio Catania

Nel 2015 Milano ospi-terà il Congresso mon-diale del trasporto pub-blico. Questa scelta è

un ulteriore riconoscimento alla re-putazione di Milano quale ben-chmark nel promuovere la mobilitàsostenibile, la qualità e l’innovazionedel trasporto pubblico milanese.Un’occasione importante per con-frontarsi con i membri dell’UnioneInternazionale del Trasporto, i 5.000partecipanti previsti e gli oltre 1.000espositori provenienti da 92 Paesi

differenti e con le aziende stranierepresenti nel mercato italiano. Inte-grazione, crescita e investimentisono le parole chiave per competerecon l’Europa. «Atm – rivela il presi-dente Elio Catania – è già all’avan-guardia con un sistema di infomo-bilità unico in Europa e soluzioniinnovative come le applicazioni diAtm Mobile che consentono diavere tutte le informazioni sulla mo-bilità direttamente sul proprio smar-tphone. La società, inoltre, competegià sul mercato internazionale con la

gestione, dal 2008, della metropoli-tana di Copenaghen e il recente ac-cordo siglato per la gestione aRiyadh del sistema metropolitanoautomatico del nuovo campus“Princess Noura University” dellacapitale saudita».

In un contesto di domanda dimobilità crescente, soprattutto inchiave di servizi integrati, come sista muovendo Atm? «La domanda di trasporto pubblicocontinua ad aumentare - dal 2007 aoggi i passeggeri Atm sono cresciuti

«Il piano di governo del territorio doterà la città di una rete integrata di

trasporto pubblico che equiparerà Milano alle capitali internazionali».

Questa sarà, per il presidente Elio Catania, anche la strada di Atm

Renata Gualtieri

Un sistema integrato e innovativo

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di circa 60 milioni - e, di pari passo,cresce il servizio. Atm ha intrapresocon il piano di impresa 2008-2010un intenso progetto di sviluppo sututti i fronti, un rilancio serrato cheha visto 773 milioni di euro investitia fronte dei 294 del triennio prece-dente. Investimenti per il migliora-mento del servizio che hanno giàdato notevoli risultati: 500 nuovimezzi in circolazione; aumento dellaregolarità sia in superficie che in me-tropolitana; introduzione di nuoviservizi come il bike sharing, il carsharing e i radiobus di quartiere».

Quali dunque i servizi di offertaai cittadini? «Oggi Atm offre un sistema forte-mente integrato e innovativo conmetro, bus, filobus, tram, gestionedella sosta e dei servizi complemen-tari di condivisione di auto e bici-clette. Entrambi i servizi di sharingsono i migliori a livello nazionale,con 1.600 biciclette e oltre 100 au-tomobili da condividere. Tra le solu-zioni innovative merita un accenno ilradiobus di quartiere: un serviziounico in Europa che risponde inmodo concreto alle esigenze di spo-

stamento dalle 22 alle di 2 di nottegarantendo comfort e sicurezza conil raddoppio delle fermate e dei pas-seggeri rispetto al trasporto “tradi-zionale”, meno attese e possibilità diprenotazione. Il progetto ha datopercentuali di gradimento altissime esarà esteso fino a coprire tutte le zoneperiferiche della città».

Per quanto riguarda i progettiper i prossimi anni, in cantiere,tra le altre cose, ci sono l’esten-sione della rete metrò, l’incre-mento del servizio notturno, la so-stituzione del parco mezzi fino adarrivare ad avere nel 2013 il 90%dei mezzi di ultima tecnologia.Con quali risorse intendete at-tuare questi progetti? Ciò com-porterà un costo aggiuntivo per ivostri utenti?«Lo sviluppo intrapreso nel 2008continuerà nei prossimi anni: ilpiano d’impresa prevede di conti-nuare a investire 250 milioni al-l’anno per un totale di 750 milioninel triennio 2011-2013. Il piano èstato impostato sull’attuale situa-zione tariffaria che, è bene ricordarlo,viene definita dalla politica. Il punto

focale è che i prossimi anni sarannomolto intensi: Atm sarà il mobilityprovider di Expo 2015. Stiamo stu-diando insieme alla società Expo2015 i sistemi di “people movers”per la logistica interna ai siti Expo».

Atm si sta quindi preparandosia dal punto di vista delle strut-ture che investendo in tecnologie?«Entro il 2015 la rete metropolitanamilanese crescerà del 41%, passandoda 70 a 100 km con un incrementodel 34% delle stazioni che da 94 di-venteranno 118. In questi anni èstata realizzata la più grande com-messa in Italia per i treni di ultimagenerazione con l’acquisto di 40nuovi treni Meneghino. Per il fu-turo, il parco veicoli composto da149 treni, nel 2012 passerà a 165per arrivare al 2015 con un flotta ro-tabile di 214 unità. Inoltre, in vistadella crescita della rete metropoli-tana milanese la società sta svilup-pando un progetto ad alto conte-nuto tecnologico con l’obiettivo diincorporare in un unico sistema lagestione di tutte le linee della me-tropolitana, a oggi invece coordi-nate da tre differenti sale operative

Entro il 2015 la retemetropolitanamilanese cresceràdel 41%, da70 a 100 km

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ciascuna dedicata a una singola li-nea. Nella nuova sala unica, 27 po-stazioni gestiranno fino a sei lineedella metropolitana con funzionimultimediali avanzate per miglio-rare la comunicazione e rendere piùefficiente la capacità di coordina-mento di tutti i soggetti coinvolti nelfunzionamento e controllo dell’in-tera rete».

Facendo un confronto fra Mi-lano e le altre città europee, cosamanca perché il capoluogo lom-bardo diventi più vivibile e com-petitivo investendo su un futurosostenibile?«Il trasporto pubblico locale è unelemento strategico per la qualitàdella vita e la vivibilità delle metro-poli. Il piano di governo del territo-rio prevede di dotare la città di unarete integrata di trasporto pubblicoche equiparerà Milano alle grandicapitali internazionali, dove ogniabitazione avrà una fermata di me-tropolitana entro 500 metri con ser-vizi alla persona più accessibili e fa-cili da raggiungere, a non più didieci minuti a piedi. Si tratta di unpiano importante che punta molto

sullo sviluppo del trasporto pub-blico locale perché ed esso riconosce,giustamente, il requisito fondamen-tale per il miglioramento della vitanelle nostra città. Occorre conti-nuare su questa strada e Atm si stamuovendo in questa direzione con-tinuando a investire su impianti, in-frastrutture e sistemi tecnologica-mente avanzati applicati allamobilità sostenibile».

Con il progetto bike sharing lamobilità diverrà davvero sosteni-bile?«Milano è già all’avanguardia perl’offerta di trasporto pubblico soste-nibile. Parliamo di un elemento stra-tegico per la qualità della vita e la vi-vibilità delle metropoli. A Milano,già oltre il 70% del servizio fun-ziona attraverso energia elettrica gra-zie alla rete metropolitana, tranvia-ria e filoviaria. Senza dimenticare,ovviamente, i servizi di bike e carsharing che, come abbiamo detto,sono i primi in Italia e per i quali èprevisto un ulteriore sviluppo: è incorso la fase 2 che porterà alla città3650 biciclette e 130 automobili.Ma continuiamo a muoverci per il

futuro investendo e sperimentandonei bus di nuova generazione. Oltre350 i nuovi ecobus in circolazionecon emissioni più basse dei veicoliEuro 5, ma anche sperimentazionedi mezzi ibridi e a idrogeno. Finoalla produzione di energia “in casa”tramite i pannelli fotovoltaici suitetti dei depositi. A oggi sono infunzione gli impianti di Precotto eSan Donato che consentono di ali-mentare parzialmente la metropoli-tana milanese grazie alla produzionedi energia pulita pari a 1.8 milioni diKw all’anno».

Cosa ne pensa della richiesta direferendum per ridurre traffico esmog attraverso il potenziamentodei mezzi pubblici, l’estensione diEcopass e la pedonalizzazione delcentro di Milano?«Le iniziative e le politiche volte alla ri-duzione del traffico e dello smog sonodi competenza, giustamente, della po-litica. Noi siamo ovviamente favorevoliallo sviluppo del trasporto pubblicoche assieme all’efficienza energetica co-stituiscono i pilastri fondamentali perlo sviluppo di una metropoli all’avan-guardia come Milano».

Elio Catania

In apertura,

Elio Catania,

presidente Atm.

In queste pagine, da

sinistra, l’inaugurazione

a Milano di quattro

nuove fermate della

linea metropolitana 3,

una delle cento

automobili messe

a disposizione da Atm

per il car sharing e il

radiobus di quartiere

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Il tema della dotazione infra-strutturale è una delle varia-bili determinanti per la ca-pacità del nostro Paese di

essere competitivo e attrattivo ri-spetto agli altri Stati. Sotto questoprofilo, però, il nostro posiziona-mento è ancora debole benché «glisforzi e le iniziative messe incampo in questi ultimi anni sianostati considerevoli». Dai vari studiinternazionali si ricava come, an-che solo rispetto alla vicina Spa-gna, la nostra dotazione infra-strutturale sia inferiore: il WorldEconomic Forum posiziona il no-stro Paese al 45° posto per dota-zione ferroviaria, al 53°posto perquella stradale e al 72° posto per laqualità delle infrastrutture. Per in-vertire questa “spirale negativa” dicui il nostro Paese è vittima, inLombardia si è cercato di dare vitanegli ultimi anni ad un vero e pro-prio cambio di marcia. «Pensiamoalla creazione di Tln, la joint ven-ture tra Trenitalia e LeNord, cheoggi ha dato vita a Trenord – ri-corda l’assessore regionale alla Mo-bilità, Raffaele Cattaneo –. Pen-siamo poi a Cal e Ilspa che hannoreso possibile l’avvio di opere di

cui si parlava da decenni: in primisPedemontana, i cui lavori sono ini-ziati il 6 febbraio scorso, e Bre-BeMi».

Quali ritiene siano i veri nodi dasciogliere nel capoluogo lombardoper garantire ai milanesi il dirittodi muoversi agevolmente in unacittà paragonabile alle grandi me-tropoli internazionali quale è Mi-lano?«Innanzitutto la realizzazione delleinfrastrutture necessarie per il ter-ritorio, come la Tem, e il migliora-mento dei servizi pubblici di col-legamento con la città, soprattuttodai capoluoghi lombardi. Oltre alpotenziamento delle linee ferrovia-rie suburbane, tra i primi obiettividati a Trenord, c’è la sperimenta-zione di treni veloci per i pendolarida qui al 2012. Altre esigenze sonolegate alla necessità di riformare iltrasporto pubblico locale regionalecon un progetto di integrazione ta-riffaria che garantisca efficacia, ef-ficienza e qualità dei servizi. È al-trettanto importante sviluppare emigliorare l’offerta ferroviaria, conl’acquisto di nuovi treni, con il po-tenziamento del sistema delle li-nee “S” (il servizio suburbano-me-

tropolitano che collega Milano alleprovince limitrofe) con maggiorifrequenze e orari cadenzati. Laquestione riguarda Milano, certa-mente, ma va considerata in uncontesto più ampio».

Per favorire una mobilità alter-nativa all’utilizzo del mezzo pri-vato cosa occorre fare?«Occorre certamente rendere piùcompetitivo e di qualità il sistemadi trasporto pubblico in Lombar-dia. Per quanto concerne il tra-

Trasporto pubblico come alternativa di qualità ai mezzi

privati e soluzioni innovative per la mobilità urbana.

È l’impegno per la regione dell’assessore alle Infrastrutture

e mobilità, Raffaele Cattaneo

Renata Gualtieri

È in atto un vero cambiodi marcia

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Raffaele Cattaneo, assessore Infrastrutture e mobilità della Regione

Lombardia. A seguire auto elettrica progetto “E -vai” e la presentazione

di Trenord la nuova società di gestione del servizio ferroviario

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sporto ferroviario abbiamo cercatodi trovare soluzioni in grado di mi-gliorare i servizi offerti ai viaggia-tori. Dopo 21 mesi dalla nascita diTrenitalia-LeNord, in Lombardiail federalismo infrastrutturale è giàuna realtà. Con la nascita di Tre-nord, la nuova società di gestionedel servizio ferroviario, creata dallafusione tra Trenitalia Lombardia eLe Nord del Gruppo Fnm, è statocompiuto un nuovo passo avanti.Abbiamo dato vita a Trenord pro-

prio perché in Lombardia ci siauna strada che provi a trovare unasoluzione al problema, questosenza presentare un libro dei so-gni ma attraverso il raggiungi-mento di risultati concreti, benconsapevoli che il percorso di mi-glioramento richiederà tempo eimpegno continuo e non tutto saràpossibile da subito».

Quali i risultati attesi?«Vogliamo che l’indicatore di pun-tualità del servizio ferroviario re-

gionale al 2015 superi pro-gressivamente il 95% sullamedia giornaliera, con undimezzamento del ritardomedio ponderato per pas-seggero dal valore attualedi 3.3 minuti a 2 minuti econ l’obiettivo di eliminarele soppressioni, dalle 19 at-tuali già dimezzate dal2008. Da qui al 2015 vo-gliamo incrementare il nu-mero attuale dei viaggiatoridi almeno il 30% nell’area

suburbana e del 20% a livello re-gionale. Un incremento possibilegrazie all’investimento già realiz-zato (pari a 1.080 milioni di euro)e a quello programmato con Tre-nord sul nuovo materiale rotabile.Insomma, non taglieremo alcunservizio ma proseguiremo nel loropotenziamento».

Bike sharing e car sharing quantosono apprezzati dai milanesi equale sviluppo potrà avere questomodello del vivere e dello spostarsiin città in maniera sostenibile?«Partiamo da un dato di fatto: il97% dei sistemi di mobilità di-pende da combustibili fossili. Unapercentuale che da sola fa com-prendere la necessità di un grandecambiamento in questo settore.Oltre a fare in modo che il tra-sporto pubblico si affermi comealternativa di qualità ai mezzi ditrasporto privati, e in grado dicompetere con questi ultimi, laRegione sta prospettando solu-zioni differenti e innovative per lamobilità urbana. Tra le iniziative

Raffaele Cattaneo

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messe in campo, da qualche mesestiamo lavorando a un progetto dicar sharing con auto elettriche,grazie alla collaborazione con Fer-rovie Nord e alla vecchia societàTln, che integrano il servizio fer-roviario. Il progetto “E-vai” è par-tito nel dicembre scorso comeprosecuzione rispetto al trasportosu ferro: i pendolari, una voltascesi dai treni, hanno a disposi-zione una nuova forma di tra-sporto, che consente loro di spo-starsi in maniera ecocompatibileall’interno delle città. Le primepostazioni pilota sono state rea-lizzate a Milano Cadorna, Varesenord e Como Lago, ma altre sa-ranno aperte nei prossimi mesi aSaronno, Busto Arsizio, Gallarate,Brescia e negli aeroporti di Linate,

della mobilità “dolce”? «Sì, grazie allo sviluppo e alla ri-qualificazione della navigazionedelle vie interne: penso alla re-cente convenzione che io stessoho firmato per la messa in sicu-rezza e la valorizzazione ai fini tu-ristici delle dighe del Panperduto,con un investimento di 21,6 mi-lioni di euro e alla riattivazionedella Conca della Miorina, conun impegno finanziario da partedella Regione di oltre 3 milioni dieuro. Senza dimenticare il finan-ziamento dei progetti per le pisteciclabili presentati dai comunilombardi cui la Regione ha desti-nato quest’anno 6,8 milioni dieuro, incrementando di oltre il50% le risorse rispetto all’annoprecedente».

Malpensa e Orio al Serio». È necessario intervenire in ma-

niera strutturale sul potenzia-mento del trasporto pubblico ur-bano ed extraurbano?«L’obiettivo che ci siamo posti ainizio legislatura è quello di ri-spondere in maniera adeguata alleesigenze di mobilità dei cittadinilombardi, in continuità con il la-voro già avviato in questi anni.Questo passa attraverso la realizza-zione di infrastrutture viarie, maanche attraverso il potenziamentodel Tpl e la realizzazione di nuovelinee di collegamento e una mag-giore integrazione tra il ferro e lagomma».

Oltre al settore dell’elettrico,l’impegno della Regione va anchenella direzione del potenziamento

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Vogliamo che l’indicatore di puntualità del servizioferroviario regionale al 2015 superi

progressivamente il 95% sulla media giornaliera

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Per garantire ai suoi cittadinistandard di salute e di vitaadeguati a una metropolimoderna, Milano non ha

bisogno di rivoluzionare i sistemi deitrasporti, dell’energia e del verde. «Ilcapoluogo lombardo – sottolinea l’as-sessore alla Salute del Comune di Mi-lano Giampaolo Landi di Chiavenna– gode di ottimi standard e non hanecessità di un cambiamento radi-cale, ma di un’integrazione dei si-stemi di trasporto che preveda unprogetto pienamente condiviso dagliinterlocutori istituzionali della città».Milano va corredata poi di un sistemainformatizzato di piazzole per il caricoe scarico delle merci, soprattuttoquelle facilmente deperibili, e va in-centivato il sistema del trasporto pub-

blico, soprattuttoquello di superficiecon piccoli mezzielettrici presenti informa capillare.

Quali gli inter-venti che giudicaindispensabili perenergia e verde?

«Guardando als i s t e m aenergeticodella città,la progres-siva sosti-tuz ione

portune decisioni politico-ammini-strative».

Lei ha dichiarato che «il verde dicui ha bisogno la città deve esseresano e non allergenico». Che ri-scontro sta avendo l’iniziativa “Mi-lano Allergy free” che parte pro-prio da questa esigenza?«La maggioranza dei milanesi chiedegiustamente più verde di qualità equindi non allergenico. È proprioin questa logica che è nato il pro-getto “Milano Allergy Free”. Miaspetto una massiccia partecipazionedei cittadini che sappiamo, quindi,concorrere all’acquisto delle pianteper la realizzazione di “Parchi in Sa-lute”. Li sfido, pertanto, a essere re-

delle caldaie a gasolio è una priorità,tenuto conto dell’incidenza del costodel combustibile. Lavorare sulle ener-gie rinnovabili (geotermia, biomasse,pannelli fotovoltaici) appare pertantoutile e, direi, indispensabile. Il pro-blema del verde non è meramentequantitativo ma soprattutto qualita-tivo, nel senso che tutte le nuovepiantumazioni della città devono es-sere orientate verso piante anallergi-che così da ridurre l’incidenza dellerelative patologie come riniti, asma,rush cutanei e congiuntiviti, di cuisoffrono 450mila milanesi».

Il primo quesito referendariochiede “un referendum consultivod’indirizzo per ridurre traffico esmog”. Come giudica questa pro-posta?«Il sistema del referendum come stru-mento di democrazia diretta è utilequando non condizionato da una mi-noranza politicizzata che strumenta-lizza i grandi temi del traffico e dellosmog. Si dovrà verificare peraltro lareale partecipazione numerica dellacittà ai referendum e di conseguenzaassumere le op-

Milano vuole essere anche la capitale del benessere e l’assessore

alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna pensa alle esigenze

delle fasce più deboli della società e alle periferie, che non

chiedono solo verde e ottima qualità dell’aria

Renata Gualtieri

La sostenibilità passaanche dalle scelte dei cittadini

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di polveri sottili nell’aria?«Lo smog e l’inquinamento della cittàhanno come cause molteplici fattori,non ultimo l’allocazione orograficadella città dentro una vasta pianuradove l’aria si muove molto lenta-mente. Non si vince la sfida dellaqualità dell’aria se non con il totalecoinvolgimento della grande area me-tropolitana e con il concorso indivi-duale del cittadino che vi deve con-correre cambiando anche le proprieabitudini quotidiane. In altre parolel’inquinamento è legato sia a fattoriambientali e meteorologici sia a cat-tive abitudini individuali. Difficileimmaginare, quindi, una vittoriapiena sull’effetto inquinamento senzaun concorso pieno dell’intera comu-nità e, comunque, senza una favore-vole condizione meteorologica».

Quali le aree della città più a ri-schio e le fasce della popolazionepiù interessate?«Milano deve passare dalla vocazionemonocentrica a una funzione poli-centrica. Quelle che oggi si chiamanoperiferie devono, dunque, diventarerealtà il più possibile autonome e do-tate di servizi utili per la popolazione.Non aree decentrate poco sviluppate,ma parti integranti della città valo-rizzate al meglio. Ci sono alcuni quar-tieri che rischiano di diventare comele banlieues parigine: enclavi multiet-niche prive di un’identità autoctona.Su queste aree bisogna intervenirecon la massima urgenza e renderecoerente il progetto di un’integra-zione interetnica e interculturale. In-fine, Milano deve saper risponderealle sfide degli strati della società piùfragili, quali il mondo della disabilitàe della salute mentale che reclamanogiustamente di far parte a pieno ti-tolo delle decisioni politiche e istitu-zionali».

almente propositivi sul tema dellasalute, rinunciando a una pizza euna bibita, per acquistare un alberoo parte di esso».

Fra le cause delle allergie ci sonoanche l’effetto serra e lo smog.Come si muoverà l’amministra-zione per ridurre la concentrazione

Nella pagina precedente, Giampaolo Landi di Chiavenna, assessore alla salute di Milano.

Qui sotto, il primo Giardino della Salute in Largo dei Gelsomini

Giampaolo Landi di Chiavenna

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Non si vince la sfida della qualità dell’aria senon con il coinvolgimento della grande areametropolitana e con il concorso del cittadino,che deve cambiare le proprie abitudini

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“Ilav Milan” è lo slogandella campagna, in cuisono stati investiti ol-tre 25 milioni di euro,

che vede per la prima volta inter-venire in modo diretto un’ammi-nistrazione per combattere la piagadel graffitismo, «inteso non comeopera d’arte ma come scarabocchisui muri». Da qui parte l’assessoreall’Arredo, decoro urbano e verde,Maurizio Cadeo, per sottolinearel’impegno del Comune di Milano.Ricorda poi l’utilizzo di nuovi si-stemi di pulizia delle strade che«consentono di effettuare il serviziosenza affannarsi a spostare le mac-chine», l’implemento dei cestini,delle frequenze del loro svuota-mento e la lotta contro gli scarichiabusivi. Non è mancata un’atten-zione particolare al verde, come te-stimonia l’avvenuta piantumazionedi 70.000 nuovi alberi - il 40% inpiù di quelli esistenti Milano - e diaiuole fiorite come essenziale ele-mento di decoro.

Che idea c’è dietro lo slogan“La luce cambia il volto dellecittà” e le strategie per lo svi-luppo di Milano? «Abbiamo puntato non solo sulFestival internazionale della Lucema anche su opere permanenti,

come le chiese illuminate, i palazzistorici, la stazione centrale, le ve-trate del Duomo. Il nostro futuroè proprio integrare il piano di luce,cioè i punti luce delle strade, conl’illuminazione degli edifici storiciper cambiare il volto della città.Abbiamo redatto il piano dellaqualità urbana e, partendo da unabaco degli arredi e dei sistemiverdi esistenti, abbiamo censitoquello che già c’era e i prototipinuovi, per tracciare un documentodi linee guida per lo sviluppo dellacittà. È la prima volta che si fa aMilano un piano del colore e unesempio di manuale sulla costru-zione del verde. Siamo partiti, in-fatti, dai raggi verdi di penetra-zione dalla periferia al centro dellecittà che sono fatti da piste cicla-bili e elementi verdi di arredo che

contornano la pista».Cos’altro avete in progetto per

il futuro “verde” di Milano?«Vogliamo arrivare a 500.000nuovi alberi, solo nell’immediatone abbiamo pianificati 128.000 eproseguiamo col piano di forte in-cremento del verde con alberi,aiuole fiorite, arbusti e varietà chefioriscono in tutto il corso del-l’anno, in grado quindi di garantiresempre il verde».

Si è mosso in difesa degli al-beri su cui incomberebbero ru-spe e seghe. Quali restano le areepiù a rischio?«Non bisogna parlare di aree a ri-schio ma di un rischio che puòsempre esistere. Laddove non èstrettamente necessario intervenire,bisogna conservare e quando in-vece è necessario intervenire biso-

Grande attenzione all’ambiente, al verde, al decoro urbano. Per l’assessore Maurizio Cadeo

sono i passi fatti nella progettazione di una Milano «bella da vivere» da parte

di un’amministrazione che già molto ha fatto per lo sviluppo armonico della città

Renata Gualtieri

Come cambia il volto della città

MILANO SOSTENIBILE

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Maurizio Cadeo

gna sostituire. Per ogni pianta chetogliamo prevediamo un coeffi-ciente di moltiplicazione di 3.6,cioè la ripiantumazione di più di 3elementi. Per l’area dove è previstala nuova linea M5 del metrò ab-biamo previsto alberi da ripiantare,giardinetti, panchine. Via Filarete èun classico esempio di questa ten-denza con un progetto che ha con-sentito di salvare quasi tutti gli al-beri, tranne 5 dove realmente c’eraun problema di sicurezza per lastrada ferroviaria. Anche in piazzaCastello il capolinea di un tram

prevedeva l’abbattimento degli al-beri, ma dialogando con Atmsiamo riusciti a convincerli a sal-vaguardare il verde esistente. An-che per la Paulonia di Brera, dovec’era una legittima ispirazione aedificare, abbiamo detto no, salva-guardando un concetto oltre cheuna pianta».

Come giudica il secondo que-sito referendario proposto perraddoppiare gli alberi e il verdepubblico e ridurre il consumo disuolo in città?«Un quesito referendario ha lo scopodi stimolare o di invertire dei pro-cessi in atto. Questo è inutile e su-perato dai fatti e dai programmi per-ché abbiamo già dimostrato di aversaputo raddoppiare gli alberi esi-stenti e il verde pubblico è cresciutodi oltre 2 milioni di metri quadri inquesto quinquennio. Anche ridurreil consumo di suolo in città è giàprevisto dal piano di governo chepredilige lo sviluppo verticale e pre-vede parchi, anche più grandi diParco Sempione».

Sono sufficienti gli spazi verdiper le esigenze dei residenti e spe-cie dei più piccoli?«Assolutamente no e infatti inten-diamo promuovere il verde anchein quello che gli architetti chia-mano il grigio. Lo faremo con igiardini lineari, anche al di là delparco di City Life, perché i citta-dini possano usufruire di areeverdi attrezzate con panchine e gio-chi. La nostra idea è quella di arri-vare ad avere spazi verdi fruibili adieci minuti di distanza dalla pro-pria abitazione, soprattutto per ipiù piccoli».

Ritiene necessari progetti peril miglioramento dei grandi par-chi e dei giardini della città?«In termini quantitativi si è giàfatto tantissimo, forse bisogna pre-sentare più attenzione al disegnodei giardini quindi alla visione pae-saggistica e al tipo di fiori, piante earbusti che si inseriscono nel con-testo. La realizzazione di orti negliedifici scolastici va in questa dire-zione».

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Il verde pubblico ècresciuto di oltre 2milioni di metri quadriin questo quinquennio

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Il 2011? L’anno di uscita dalla crisi.L’avanzata è lenta ma i risultati ci sono.Lo conferma Carlo Sangalli, presidentedella Camera di Commercio di Milano.

«Rispetto al primo trimestre del 2010 le dina-miche si sono fatte più incoraggianti». La notapositiva ne chiama subito in gioco un’altra. «Intermini assoluti sono aumentate le impreseiscritte al registro. Così, se il primo trimestredel 2010 ha avuto un saldo positivo per 596imprese, nei primi mesi di quest’anno si è sa-liti a ben 1.745». Al di là dei numeri, è l’exportdel settore industriale a manifestare segnali divivace ripresa, ma «attenzione a non dimenti-care servizi e commercio, che rappresentano il70 per cento dell’economia milanese. È qui chesi fa maggior fatica, colpa della persistente de-bolezza del mercato interno».

Le molteplici “piazze” milanesi oltre l’ExpoUna proiezione che va al di là dell’immediato, quella fatta da Carlo Sangalli,

presidente della Camera di Commercio di Milano, che pensa a un polo

crocevia di nuove sinergie. Ma sono i consumi interni a dover ripartire

Paola Maruzzi

La ripresa è legata al rilancio dei con-sumi: come andrebbe incentivata la do-manda interna?«Credo ci siano due strade principali. Laprima, più tradizionale, passa attraverso il so-stegno ai redditi: leva fiscale, ma soprattuttoincremento dell’occupazione. L’occupazione,e in particolare quella di qualità, dà reddito efiducia al mercato interno, creando domandae benessere diffuso. C’è poi la promozione delturismo, considerato come una forma di ex-port che si realizza all’interno dei nostri con-fini: invece di portare fuori il nostro pro-dotto, è il consumatore straniero che viene aprenderselo, coinvolgendo peraltro il mondodel commercio e dei servizi».

Milano è la capitale delle professioni, apatto che si aprano gli occhi sul mondo

La mostra “Avverati,

a dream come true”

in via Montenapoleone

durante il Salone

del Mobile 2011

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MILANO 2011 • DOSSIER • 61

“parcellizzato e senza volto” delle pmi.Con quali nuovi obiettivi la Camera dicommercio funziona da centro propulsore?«Milano è diventata non solo sempre più ter-ziarizzata, ma è la vera e propria capitale deiprofessionisti, intesi sia nel senso tradizionale- avvocati, architetti, commercialisti - sia nelsenso delle cosiddette nuove professioni, cheincludono i creativi, i designer e così via.Queste professioni rappresentano servizi fon-damentali alla crescita dell’economia mila-nese, ma contribuiscono anche in manieradeterminante alla creazione di simboli e con-

tenuti, parte integrante del made in Milan edell’attrattività del nostro territorio. Peral-tro, non va dimenticato che i professionisti,sulla base della nuova riforma delle Camere diCommercio, entreranno a far parte del con-siglio camerale dal prossimo mandato».

Il terziario milanese è in fermento perl’Expo: cosa fare affinché questa non sia vissutasolo come un’opportunità fine a se stessa? «L’Expo diventerà un’occasione straordinariase sarà capace di lasciare un’eredità durevole.Mi riferisco all’Expo come motore di cre-scita economica che può favorire un’occupa-zione stabile. Per questo abbiamo recente-mente promosso un patto per l’occupazionegiovanile in vista di Expo 2015: agevolazionifiscali, normative e contrattuali per le im-prese che assumono giovani o che si impe-gnano a consolidarne il percorso lavorativo.Mi riferisco anche ai “tavoli tematici” che laCamera di Commercio ha promosso: sonoprogetti delle imprese che guardano allo svi-luppo dell’intero territorio con un prospet-tiva che va oltre il 2015».

In tal senso la possibile nascita di una Newcoche vantaggi porterebbe alle pmi locali?«La nascita di una NewCo, che sblocchi ra-pidamente i tempi delle infrastrutture, è unsegnale importante di fiducia. Un’impresasu due a Milano è disposta a investire sul-l’Expo. E questo impegno si traduce, in ter-mini economici, in 3 miliardi di investimenti

��Il turismo è una forma di export: è il consumatore straniero che viene a prendere il meglio del made in Milan

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Carlo Sangalli,

presidente della Camera

di Commercio di Milano

Nel 2011 sono aumentare

le imprese iscrittealla Camera

di Commercio di Milano

ed è diminuito il numero

di quelle cessate,passate a 5.751contro le 6.245

del 2010

IMPRESE7.496

70%Insieme ai servizi

costituiscelo zoccolo durodell’economia

milanese

TERZIARIO

Carlo Sangalli

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� � complessivi e in 35milanuovi posti di lavoro».

Meno tasse, meno buro-crazia: è leitmotiv per losviluppo delle pmi. Leti-zia Moratti ha sottoscritto un documentodi sette proposte con Confapi a sostegnodelle piccole e medie imprese milanesi.Cosa ne pensa? «È sicuramente un segnale importante di sen-sibilità e disponibilità verso le pmi milanesi,che compongono oltre il 95% della nostraeconomica. I sette punti individuati hanno ilmerito di toccare temi importanti come l’oc-cupazione, l’innovazione e gli investimentisul nostro territorio. Chiunque avrà la re-sponsabilità di guidare questa città sarà chia-mato a guardare al tessuto imprenditoriale ealle sue esigenze come orizzonte imprescin-dibile del bene comune».

Pmi e nuove fisionomie: dal 2000 al 2010sono più che raddoppiati gli imprenditoristranieri titolari di un’azienda a Milano. Èun cambiamento fisiologico o nascondequalcosa di più profondo?«Negli ultimi anni queste imprese sono cre-

sciute molto. Tuttavia, per la crisi econo-mica, per la prima volta in quindici anni,hanno registrato una battuta d’arresto del3,8 per cento. Complessivamente, comun-que, le ditte individuali con titolare di na-zionalità non italiana che operano a Milanoe provincia continuano a rappresentare, conquasi 21mila unità, il 38% delle impresestraniere in Lombardia e il 7% in Italia. E seda un lato questa crescita evidenzia la carat-teristica apertura di Milano al mondo, dal-l’altro, il loro diffondersi diventa una sfidaper un percorso di integrazione reale, che èprima di tutto accettazione delle regole. LaCamera di Commercio di Milano, da tempo,ha avviato corsi di formazione, organizzatidall’azienda speciale Formaper, pensati perseguire gli immigrati nel loro percorso di au-toimprenditorialità e ha promosso la crea-zione di un’associazione di secondo livelloper dare servizi ad hoc».

POLITICA ECONOMICA

��Servizi e commercio rappresentano

il 70 per cento dell’economia milanese, è qui che si fa maggior fatica

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MILANO 2011 • DOSSIER • 63

titiva globale, sentita in particolar modo dallepiccole imprese, dobbiamo massimizzare tuttele risorse disponibili. Forse manca un coor-dinamento più efficace dal punto istituzionalee sicuramente manca ancora la fiducia daparte delle banche, un capitolo davvero com-plicato. Quest’ultime devono sì rispettare iparametri nazionali, ma dovrebbero com-prendere che il contesto territoriale italianoha degli handicap da non sottovalutare».

La competizione tra imprese, soprattuttoin campo internazionale, oggi si gioca sullaconoscenza. Diventa centrale, quindi, il rap-porto con università e centri di ricerca. Male imprese italiane, soprattutto le pmi, inve-stono poco in ricerca. Quali politiche dun-que attuate per un’inversione di tendenza?

Lo smalto innovativo scuote la ripresa e dà persino risultati brillanti. Ma sulle teste

delle pmi milanesi continuano a pesare altre misure, la pressione fiscale prima

di tutto. L’analisi di Luigi Lucchetti, presidente della Piccola impresa di Assolombarda

Paola Maruzzi

Expo 2015 come reale opportunitàper le imprese, governo del terri-torio, mobilità, infrastrutture, svi-luppo della filiera della salute, del

turismo e della green economy. Sono alcunidei temi cruciali per la competitività localepresentati da Assolombarda ai candidati sin-daco Moratti, Pisapia e Palmeri. Stessa chiavedi lettura per Luigi Lucchetti, presidentedella Piccola impresa di Assolombarda, chefacendo il punto sulle pmi del territoriomette sul piatto le responsabilità delle isti-tuzioni. Il messaggio ritorna attuale e coe-rente anche nel più ampio quadro nazionale.Ai vertici di Confindustria Emma Marcega-glia, introducendo l’appuntamento dell’As-sise di Bergamo, ha sottolineato quanto que-sto sia un «momento di grande difficoltà perle pmi e non solo, aggravato nel nostro Paeseda un conflitto istituzionale». Doverosoquindi, chiedere, uno sforzo di sistema espingere le associazioni di categoria a offrirerisposte concrete.

L’obiettivo di Assolombarda è lavoraresul territorio, tessendo relazioni costrut-tive tra imprese e istituzioni. Quanto c’èancora da fare?«In un momento difficile come questo il rap-porto con le istituzioni è fondamentale, sianoesse di natura governativa, associativa o fi-nanziaria. Per sostenere la pressione compe- � �

I “motori” instancabilidelle piccole imprese milanesi

Luigi Lucchetti,

presidente

della Piccola Impresa

di Assolombarda

Luigi Lucchetti

Page 56: Dossier Milano 05 2011

64 • DOSSIER • MILANO 2011

«Purtroppo è così. Ecco che nell’Assise diBergamo è stato fondamentale il focus sullapressione fiscale, che toglie risorse all’inno-vazione e allo sviluppo».

I fondi per offrire garanzia alle opera-zioni di credito delle pmi è in crisi. Qualialtre strade alternative battere allora? «Il vero problema è l’accessibilità. Con glianni duri che stiamo vivendo e con l’attualepressione fiscale, è difficile non avere aziendein perdita. L’importante, però, è capire sequeste lacune siano strutturali o semplice-mente fisiologiche, anticamera di un miglio-ramento. Bisogna che le istituzioni pubblichefinanziarie abbiano più coraggio nel soste-nere le pmi che hanno un rating sufficienteper accedere ai fondi di garanzia, e che co-munque dimostrano di avere delle possibilitàdi sviluppo. È uno sforzo che auspichiamo,ma che spesso vediamo negato. Si cercaquindi di sopperire mettendo assieme leforze, facendo rete».

Innovazione in direzione Ict: a che puntoè il tessuto imprenditoriale milanese?«Siamo consapevoli dell’assoluta importanza

� � «Dire che le pmi investono poco è troppo ge-nerico. Bisogna scendere nello specifico dellearee territoriali. Le pmi milanesi non sono ostilia questo fattore competitivo e innovano so-prattutto i processi più che i prodotti, dimo-strando anche di essere capaci di mettersi inrete. Il punto è che lo fanno in maniera indi-retta, implicita. Quindi, seppure qualcosa simuova, le imprese non brevettano le innova-zioni, non le rendono visibili, non le mettonoal bilancio. Si origina così un’errata valutazionee un ovvio svantaggio rispetto ai paesi in cui, alcontrario, c’è più attenzione. Sostenere l’inno-vazione non è semplice, perché è un po’ uncane che si morde la coda: alla sua origine c’èil profitto, che a sua volta dipende dallo svi-luppo e dalla marginalità sui prodotti. Maquando quest’ultima viene stroncata da un’ec-cessiva pressione fiscale diventa difficile trovarele risorse per innovare. Da parte nostra cer-chiamo di creare un contesto favorevole allo svi-luppo delle competitività, promuovendo unalogica di rete non lesiva per le singole parti».

Dunque il fisco continua a essere la notadolente?

POLITICA ECONOMICA

Dopo quella di Bergamo,

il 7 maggio 2011,l’ultima grandemobilitazione

degli industriali si tenne

in coincidenza con un altro

momento delicatodella vita del paese

ASSISE1992

6mila

È il numero stimato dei partecipanti

all’Assise del 7 maggio

IMPRENDITORI

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MILANO 2011 • DOSSIER • 65

dell’Ict, soprattutto allaluce del gap che isolal’Italia e, più in generale,l’Europa. Riparame-trando la densità di po-polazione tra l’Asia el’area occidentale, emergeche siamo indietro di trepunti. Tuttavia, in un certo senso, Milano è unoasi felice. Attraverso indagini abbiamo “map-pato” le imprese informatizzate e abbiamo vi-sto che sono nettamente più competitive.Stiamo entrando nell’ottica di fare sviluppo, an-che se il problema della pressione fiscale ri-mane centrale anche per far volare l’Ict».

La crisi ha avuto il merito di rimettere leimprese al centro. Come evitare che questoprocesso non si dissolva nuovamente?«Semplicemente cercando di far capire chel’impresa è un valore per il paese, per il suosviluppo, per il benessere generale. In questofacciamo grande fatica. Gli imprenditori nonvogliono entrare nelle sfere politiche. Al con-

��

Sostenere l’innovazione non è semplice, alla base c’è sempre il profitto, che a sua volta dipende dallo sviluppo e dalla marginalità sui prodotti

Luigi Lucchetti

trario chiediamo che le istituzioni si faccianopromotori di sviluppo».

Volendo fotografare i comparti miglioridi quest’ultimi mesi?«Il quadro è complicato. Tra tutti spiccano la sa-nità e la meccanica, che stanno avendo un tassodi sviluppo importante. Dentro la filiera dellasanità c’è tutto: tecnologia, benessere, valore ag-giunto, modo di essere. La meccanica ha poi te-nuto in piedi l’economia locale e sta dandobuoni segnali di recupero. Ma non dimenti-chiamo che la Lombardia è il cuore dell’Ict ita-liano. In vista dell’Expo, non tralascerei l’ali-mentare e il turismo, due settori che potrannoessere valorizzati se gestiti bene».

Page 58: Dossier Milano 05 2011

66 • DOSSIER • MILANO 2011

Moda, design, cultura: tre vettori per dare una spinta ai consumi.

Accanto ai commercianti, anche tanti attori sottovalutati. Per Giovanni Terzi

sono i giovani, i creativi e i musicisti. Milano come Londra, poliedrica e vitale

Paola Maruzzi

Sempre più internazionale

«Viviamo in una città vitale,che nulla ha da invidiare aLondra o a Berlino. Siamouna capitale europea in am-

bito finanziario, turistico e imprenditoriale».Su questa consapevolezza, Giovanni Terzi, as-sessore alle Attività produttive del capoluogolombardo e in prima fila nella lista civica “Mi-lano al centro”, modula i possibili interventi amisura di turista internazionale, in cerca tantodi arte quanto di mondanità. Poi ci sono gli“spazi” aperti alla socialità dei meneghini e,quindi, ai traffici economici locali. Tra tutti, ilprogetto, ancora da programmare, che prevedela costruzione di un’area funzionale ai concerti,sulla falsariga della Cascina Monlué.

La Camera di Commercio di Milano rivelache solo il 20% degli operatori nel terziario èpassato indenne alla crisi, mentre il resto hadovuto ristrutturarsi. Da dove ripartire perprogettare la vocazione commerciale dellacittà e incentivarne l’appeal internazionale? «Per esempio dando maggior visibilità ai tanti

negozi che molte città europee ci invidiano. Bi-sogna sostenere i grandi eventi, come il Salonedel Mobile o Milano Loves Fashion. Ma questonon basta: siamo diventati la seconda metropoliitaliana per attrattività anche grazie a importantiiniziative culturali: la mostra di Dalì, tanto percitarne una. Immagino un percorso che uniscaquesti punti di eccellenza all’Expo, un grandecatalizzatore internazionale. Milano è la cittàdella moda, del design, della cultura. Bisognaquindi guardare con attenzione al lavoro dei cit-tadini che se ne fanno carico, aiutandoli con ap-posite politiche di sostegno all’occupazione».

Milano, città di traffici locali e interna-zionali. Quali servizi andrebbero potenziatia supporto delle attività produttive? «Per mantenere un alto livello è utile incre-mentare i servizi di ospitalità e accoglienza peri turisti, favorendo la libertà d’impresa di chilavora in città. Immagino un polo in cui siapiù facile aprire attività, fruibili da cittadini eturisti in qualsiasi orario, anche grazie a unpotenziamento costante dei mezzi pubblici.

Sopra, l’evento Milano

Loves Fashion 2010;

nella pagina

a fianco, i Navigli

e un concerto alla

Cascina Monlué

Page 59: Dossier Milano 05 2011

MILANO 2011 • DOSSIER • 67

Per continuare nella costruzione di una me-tropoli sempre più vivace intendo continuarela mia opera di dialogo con i titolari di centriculturali e pubblici esercizi».

In un contesto ipermoderno, il manteni-mento e lo sviluppo di attività e settori tradi-zionali possono rappresentare un elemento diricchezza e diversificazione economica?«Le attività tradizionali sono sicuramente unvalore aggiunto. Penso alle botteghe storiche,un grande richiamo per italiani e stranieri.Questa città è il luogo ideale per l’incontro ditradizione e innovazione: i milanesi hanno nelloro Dna entrambi questi elementi. Possiamoessere un laboratorio che unisce i giovani pro-fessionisti della comunicazione digitale e gliimprenditori che da anni fanno grande Mi-lano con i loro negozi. Una città a “rete”anche nel tempo, un trait d’union tra nuovoe già consolidato. L’amministrazione deve

continuare la sua opera di sostegno favorendoanche questo incontro generazionale».

Il suo impegno a favore della divulga-zione musicale ha attratto l’interesse dimolti imprenditori creativi. Ha qualcheanticipazione di progetti interessanti? «Uno dei progetti che vorrei portare avanti è larealizzazione di un grande spazio all’aperto,come quello di Cascina Monlué nella zona su-dest, dedicato alla musica e agli eventi. Non èfacile perché mancano le risorse. Ma a Milanooccorrono anche i tanti piccoli spazi musicalidove possono esibirsi i giovani. A mio parereoltre che sui grandi eventi occorre puntare anchesulla creatività dei giovani e questi luoghi perloro sono assolutamente di grande importanza».

Ecopass e aree pedonali sui Navigli:qual è la giusta misura per non scontentarei commercianti? «In medio stat virtus. La domanda pone un que-sito politico. La risposta non può essere unascelta tra due diverse idee di città, ma un lavorocostante dell’amministrazione per creare unclima favorevole al dialogo. Ho fiducia in questacittà e in particolare nei commercianti penso siapossibile un incontro proficuo tra amministra-zione, residenti e associazioni di categoria».

Le attivitàcommerciali

cittadine che sonostate riconosciute

“storiche”.Costituiscono un patrimonio

della tradizioneambrosiana che

il Comune intende preservare

BOTTEGHE 264

500mila

Le risorse stanziate nel 2010

dal Comune di Milano per gli interventi nelle botteghe

storiche, favorendonela competitività

EURO

Giovanni Terzi, assessore

alle Attività produttive,

politiche del lavoro

e dell’occupazione di Milano

Page 60: Dossier Milano 05 2011

POLITICA ECONOMICA

Dalla parte delle imprese autoctone,lumbard, da almeno cinque anni.È la conditio sine qua non per ac-cedere al finanziamento di start

up locali, rilanciato dal vicepresidente della Re-gione Lombardia, Andrea Gibelli, che ancorauna volta mette l’accento sulla difesa del “madein Lombardy”. A chiederlo sono gli stessi im-prenditori, interpellati da un assessorato cheinstancabilmente continua ad andare a caccia ditestimonianze. Ma non è solo questo a emergereda questi incontri a “presa diretta”. «Gli im-prenditori chiedono di essere lasciati liberi di

fare il loro lavoro, senza finireincartati dentro procedure chenon sono a dimensione dipmi», spiega Gibelli. Burocra-zia zero, dunque, l’altro obiet-tivo trasversale. Ma prima oc-corre riflettere sul nuovo pattotra industria e artigianato. Tra gli obiettivi del governo

regionale c’è il superamentodella classica distinzione traindustria e artigianato. Acosa punta questa commi-stione di “stili”?

L’industria chiama, la politica rispondeLogica artigianale e prospettive industriali. E ancora,

mercati in espansione e politiche strette sul territorio.

Andrea Gibelli va oltre le categorizzazioni economiche:

se l’individualismo ha fatto la fortuna lombarda,

ora è tempo di rivedere gli schemi, facendo rete

e tendendo testa alla concorrenza neocomunitaria

Paola Maruzzi

Andrea Gibelli,

vicepresidente della

Regione Lombardia

e assessore all’Industria

e all’artigianato

«Già dalla costituzione di un assessorato unico, laRegione ha dato una risposta chiara in direzionedi un’aspettativa dominante: le due categorie,che pure poggiano su un terreno culturale di-stinto, si interconnettono. Per esempio, mi è ca-pitato di conoscere un imprenditore del settoredel mobile, tradizionalmente considerato arti-gianale, che per ottimizzare i costi ha industria-lizzato molti dei suoi processi, destinando l’ultimaparte della produzione, comunque di qualità,alla customizzazione. Lo stesso ragionamento,in termini opposti, vale per le grandi industrie.Un imprenditore che opera nel campo del nu-cleare si è definito “sarto dell’industria”, come adire che a certi livelli non contano solo i sistemistandardizzati, ma piuttosto la capacità di cucirei risultati su misura delle richieste».

Quali sono i punti di maggiore contatto?«La ricerca fa un po’ da collante. Prendiamo il de-sign, costantemente richiamato dall’economialocale: da un punto di vista storico ha rappre-sentato il punto di inizio dell’industria che ha

68 • DOSSIER • MILANO 2011

Page 61: Dossier Milano 05 2011

Andrea Gibelli

MILANO 2011 • DOSSIER • 69

��Gli imprenditori chiedono di esserelasciati liberi di fare il loro lavoro, senza finire incartati dentro procedureche non sono a dimensione di pmi

avendo una dimensione empirica, ha una suavalenza. Sono nate le prime considerazioni: gliimprenditori non chiedono risorse, ma rispettodelle regole. Due i grandi temi toccati: la sbu-rocratizzazione e la lotta alla concorrenza slealedei paesi neo ed extra comunitari».

A tal proposito che risposte sta dando laRegione?«Innanzitutto è nata una task force denomi-nata “Burocrazia zero”: attraverso gli spor-telli unici viene affidato ai Comuni un ruolocentrale in modo da fare un salto di qualitànel dialogo con la pubblica amministrazione.Sull’altro tema stiamo lavorando al rafforza-mento del brand territoriale, che rappresentaun elemento non ripetibile. È una contromi-sura anche contro la delocalizzazione».

Recentemente ha parlato di binomio “tec-nologia-uomo”, paradigma valido soprattuttoper le pmi. Perché?«È nelle pmi che deve radicarsi il nesso im-presa-formazione, perché è qui che resiste ilmodello della scuola-bottega. Gli istituiti pro-fessionali non sono scelte di serie B, anzi sonoil nuovo ascensore sociale».

standardizzato la produzione. Oggi è l’opposto:l’obiettivo è la caratterizzazione, l’unicità».

Quali miopie andrebbero superate?«Più che di miopie parlerei di un necessariocambio culturale, e in questo la Lombardia èprotagonista. Quando l’economia “tirava”,prevaleva l’individualismo, la scommessa delsingolo imprenditore che rischiava da solo.Ma gli ingredienti che pure hanno fatto lafortuna del sistema produttivo lombardo ogginon bastano più. È con l’idea delle reti che sisuperano le frammentazioni».

Continua l’avventura dell’assessorato itine-rante, per una politica meno ingessata, a con-tatto diretto con il territorio. Ma al termine deltour tra le pmi, quale sarà il passo successivo? «L’iniziativa non è di facciata, sono state dettee fatte delle cose di cui si terrà conto. È signi-ficativo, inoltre, che le richieste di visita conti-nuino ad aumentare, quindi andremo più in làdi quanto ci eravamo prefissati. Da quest’in-contro è nata una classificazione, che pur

Le risorse stanziateper l’avvio di start up

di impreselombarde. È l’ultimo

provvedimentoregionale a favore

delle piccolee medie imprese

FONDI

60mln

La Lombardia è la regione

più imprenditorialed’Europa, la maggiorparte delle imprese

sono medio-piccole,con un 4,2 addetti

contro i 9,8 europei

IMPRESE

820mila

Page 62: Dossier Milano 05 2011

70 • DOSSIER • MILANO 2011

Meno tasse e meno burocrazia per migliore la competitività su piccola scala. Ma per Bernhard

Scholz, presidente di Compagnia delle Opere, la ricetta più semplice per sviluppare

le pmi rimane il gioco di squadra, ambito in cui l’amicizia operativa lombarda dà il buon esempio

Paola Maruzzi

Milano, rete strategica

Sviluppo e sostegno per le piccole im-prese: esiste davvero una prospettiva piùgrande che includa tutta le altre? Com-pagnia delle Opere, l’associazione che ha

la sua culla di pmi in Lombardia, risponde met-tendo al centro l’urgenza di superare la logica po-litica asfissiante del pro e del contro. Insomma,anche l’etica ha una dimensione spendibile, com-petitiva. Bernhard Scholz, presidente di Cdo, ri-marca. «L’attuale dibattito politico-mediatico la-scia pochissimo spazio ad argomenti come lafamiglia, il lavoro, la scuola o l’impresa. Tuttotende a essere ridotto a questioni di schieramentopartitico o personalistico».

Qual è il rischio per le pmi?«Che anche i segnali, pur presenti, di una ti-mida ripresa non vengano colti come tali. Invi-tiamo da tempo a riposizionare la bussola sullequestioni che contano senza ulteriori distrazioni,offrendo il nostro contributo a chiunque vogliadialogare costruttivamente. Rispetto alle esigenzespecifiche delle imprese, l’asse del nostro impegnoè orientato verso la formazione, le iniziative perl’internazionalizzazione e innovazione e il mi-glioramento dei servizi commerciali e finanziari».

La Lombardia è stata da sempre una rocca-forte di pmi. Attraverso quali segnali si puòdire che l’amicizia operativa lombarda è an-cora centrale?«L’esempio più significativo di quanto Cdo fa è“Matching”, il grande evento milanese di fine no-vembre, al quale partecipano migliaia di impreseda tutta Italia e dal mondo e che quest’anno, perla prima volta, vivrà un’anteprima squisitamenteinternazionale, con la prima edizione di Mat-ching Russia del 28 e 29 giugno, in cui cento

aziende da tutta Italia esploreranno le potenzia-lità di questo grande mercato. L’esperienza ci in-segna che chi va fuori si rafforza dentro. PerciòMilano e la Lombardia sono un terreno fertile,che rimarrà tale quanto più saprà aprirsi almondo e al dialogo con tutti».

Il vicepresidente Gibelli ha proposto unpiano di finanziamento rivolto alle pmi au-

Sopra, due momenti

dell’edizione 2010

di “Matching,

l’annuale appuntamento

milanese per sviluppare

relazioni di business.

Al centro, Bernhard

Scholz, presidente

di Compagnia delle Opere

POLITICA ECONOMICA

Page 63: Dossier Milano 05 2011

MILANO 2011 • DOSSIER • 71

Bernhard Scholz

toctone. Qual è l’impegno di Cdo affinché losviluppo vada al di là dei regionalismi?«Il criterio più adeguato per valutare l’utilità diun’azione a favore delle imprese riguarda essen-zialmente il sostegno all’innovazione e all’inter-nazionalizzazione, cioè a quelle leve che permet-tono di ripensarsi nel medio periodo, di valutarela propria tenuta organizzativa e di riprogettarsi

Le pmi italianedenunciano il pesoeccessivo del fisco.In Germania, invece,il tax rate è di pocosuperiore al 48%

TAX RATE70%

È quanto “bruciano”all’anno le aziende

dei settorimanifatturiero,

costruzioni e servizi in adempimenti

burocratici, secondol’ufficio studi

di Confartigianato

EURO

16.629mln

per competere nel mercato glo-bale. Per questo ci auguriamoche le regioni, nell’ambito diuna giusta attenzione al territo-rio che amministrano, seguanoquesto criterio nell’adottare leproprie misure».

Tra le priorità per rilanciarele pmi ha parlato di bonus fi-scali. Cos’altro sarà strategico?«La riduzione delle tasse e l’al-leggerimento della burocrazia

sono il cavallo di battaglia. Se il primo tema è an-cora una specie di tabù a causa della congiunturaeconomica e della tenuta dei conti pubblici, sulsecondo qualcosa si sta muovendo e non pos-siamo che sperare che i provvedimenti annunciatianche nel recente decreto sviluppo portino, nellarealtà, a quel risparmio complessivo di 10-12miliardi di euro per il sistema delle imprese cal-colato sulla carta. Ma, tra gli altri fattori che pos-sono favorire le pmi, noi puntiamo molto anchesulla capacità di fare rete: per accrescere il knowhow, sviluppare economie di scala o condividereun nuovo rischio imprenditoriale connesso al-l’esplorazione di un nuovo mercato, la ricettapiù “semplice” è quella di mettersi insieme, di col-laborare con responsabilità ai nuovi progetti. Ma,al tempo stesso, questa è una sfida che imponeanche un cambiamento di mentalità da partedegli imprenditori chiamati in un certo senso ariscoprire il valore della collaborazione e a supe-rare la barriera dell’individualismo».

Page 64: Dossier Milano 05 2011
Page 65: Dossier Milano 05 2011
Page 66: Dossier Milano 05 2011

MADE IN ITALY

Cambia il passo della moda italiana,che s’avvicina a chiudere il primosemestre del 2011 con un progressodel settore stimabile all’8% e una ri-

salita del fatturato (60 miliardi e 198 milioni dieuro) del +6,5 per cento nel 2010. «Certamentela semina delle due grandi fashion week, MilanoModa Uomo e Milano Moda Donna, è andatabene» conferma il presidente della Camera na-zionale della moda italiana, Mario Boselli, guar-dando ai primi segnali del 2011. Tuttavia il gra-fico della risalita, pur asimmetrico rispetto allacaduta del biennio 2008/09, non esprime unreale consolidamento dei parametri di sviluppoche potrebbero subire sbalzi già nei prossimi mesie senza, in aggiunta, raggiungere i valori del pe-riodo pre-crisi. Già a partire dalla seconda parte

Fuori dal tunnel entro il 2012Con 8 miliardi di fatturato e 45mila addetti, il settore rappresenta per Milano

oltre il 20% del Pil. La città «vuole rimanere la capitale delle capitali del pret-à-portèr

alto» dichiara Mario Boselli, con uno sguardo interessato al mercato cinese

Elisa Fiocchi

74 • DOSSIER • MILANO 2011

dell’anno, l’accelerazione del settore potrebberallentare significativamente per motivi non deltutto connessi alle dinamiche economiche del no-stro Paese: «Come in agricoltura, la semina ècondizione essenziale ma non sufficiente per ga-rantire un buon raccolto, che dipenderà da tantifattori e accadimenti internazionali». Le rispostealla crisi e i nuovi investimenti necessari al settorenell’intervento di Mario Boselli.

Si avvertono già i primi segnali di fles-sione e, nel caso, cosa fare per evitare lostop della ripresa?«Dopo lo tsunami in Giappone, i gravi fatti innord Africa e le conseguenze già manifestatesi inMedio Oriente, abbiamo qualche preoccupazione.Dall’analisi fatta, è evidente che certe situazioni chesono al di fuori del nostro controllo non possono

Page 67: Dossier Milano 05 2011

Mario Boselli

MILANO 2011 • DOSSIER • 75

essere contrastate da volontà forti come quelle deigovernanti, tanto meno dalla Camera della moda.Noi ci dobbiamo preoccupare di aiutare la crescitaal di là di situazioni patologiche e quindi impe-gnarci nella promozione del made in Italy in Ita-lia e nell’organizzazione di missioni all’estero».

C’è chi sostiene che se alcune imprese sonocresciute è solo perché altre hanno chiuso. Lavera ripresa arriverà a fine del 2013?«Io direi che alcune aziende sono cresciute ancheperché, purtroppo, altre hanno dovuto chiudere,ma non solo per quel motivo. Lo scenario cheavevamo previsto si è verificato e nel 2010 la cre-scita del fatturato è stata del 6,5% rispetto al2009. Si tratta di un aumento significativo ri-spetto alla perdita degli anni scorsi, ma ancoranon abbastanza vigoroso da consentire di rag-giungere i livelli pre-crisi. Nel 2011 la crescita delfatturato dovrebbe essere dell’8% e, se non si ve-rificheranno altri gravi accadimenti a livello in-ternazionale, dovremmo riuscire a raggiungere ilivelli pre-crisi del 2007 entro la fine del 2012».

Guarire dalla crisi è un obiettivo raggiungi-bile nel breve-medio periodo?«In un momento come questo, in cui il mercatoitaliano è tra i fanalini di coda di quelli europeie internazionali, dubito che si riesca a raggiun-gere questo traguardo nel breve termine». � �

��Senza altri gravi accadimenti a livello

internazionale, dovremmo riuscire a raggiungere i livelli pre-crisi del 2007 entro la fine del 2012

Mario Boselli,

presidente

di Camera nazionale

della moda italiana,

con Franca Sozzani

Page 68: Dossier Milano 05 2011

76 • DOSSIER • MILANO 2011

��L'accordo con la China Fashion Association porterà le aziende italiane medie nel mercato cinese, oggi esclusivo delle grandi marche

Quali complessità rallentano i mercatitradizionali, caratterizzati da consumi sta-tici e a volte in regressione?«In Europa, e soprattutto in Italia, i consumi sonomolto deboli perché la fiducia dei consumatori èinfluenzata da un’opinione negativa sulle prospet-tive economiche a breve termine. Migliori oppor-tunità di crescita vengono sicuramente dai mercatiemergenti dei paesi Bric, ma bisogna ricordarsi cheper ora non superano ancora il 10% delle espor-tazioni e che quindi, per il successo del made inItaly, bisogna impegnarsi su entrambi i fronti».

Da quattro anni è stata instaurata una si-nergia costruttiva tra moda e design. Che bi-lancio si può trarre oggi?«L’idea di creare “Milano Moda Design” per va-lorizzare le home collection delle griffe dellamoda, che spaziano anche nell’ambito del design,è stata condivisa da molte case di moda e haavuto molto successo. Con questa manifesta-zione siamo riusciti a promuovere e dare visibi-lità agli eventi legati alla moda che rischiavano diperdersi tra le numerosissime proposte di quellasettimana. Alcune aziende hanno già confermato

� �

MADE IN ITALY

la loro partecipazione all’edizione del 2012».Dall’ultima ricerca condotta, sono emersi

dati interessati riguardanti il made in Italy e ilconfronto con altri mercati come quello cinese.Come il settore moda italiano dovrà tutelarsi emigliorare in termini di promozione dei valoridella tradizione qualitativa e stilistica?«Sono convinto che il modo migliore per tutelarsisia rimanere fedeli al vero made in Italy. L’impor-tante è soprattutto che gli operatori della modanon facciano i furbi, cioè non vendano a prezzi ita-liani o europei ciò che in realtà è stato prodotto conmateriali e qualità inferiori in paesi con bassi co-sti della manodopera. Questo comportamento ri-schia di far molto male al sistema e fargli perderecredibilità. Per quanto riguarda la promozione, laCamera nazionale della moda italiana continua aorganizzare 9 appuntamenti all’anno a Milano ediverse missioni all’estero. L’ultima in Cina, doveabbiamo firmato un accordo rivoluzionario con laChina Fashion Association. Uno degli obiettividell’accordo è portare le aziende italiane di di-mensioni medie nel mercato cinese, che ora è soloe soprattutto appannaggio di quelle grandi».

Page 69: Dossier Milano 05 2011

Michele Tronconi

«Non basta essere bravi a fare cose belle, bisogna farle in modo veloce

e conveniente». È il monito di Michele Tronconi per sanare «l’impressionante

emorragia occupazionale» del settore e condurlo oltre la crisi

Elisa Fiocchi

Ridurre le energie utilizzate nei pro-cessi produttivi, aprirsi al mercato ci-nese e offrire maggiore trasparenza almade in Italy, facile bersaglio del fe-

nomeno dell’italian sounding. Questi gli spunti sucui Sistema moda Italia è attiva negli ultimi anniper contrastare la crisi economica e le difficoltà chehanno colpito soprattutto le piccole e medie im-prese meno legate ai mercati esteri. «Per essere piùveloci non basta lo sforzo delle singole imprese,occorrono le infrastrutture; per essere più conve-nienti, avremmo bisogno di meno zavorre» af-ferma il presidente della federazione, MicheleTronconi. «In pratica, alle strategie delle impresebisogna aggiungere quelle di un Paese che torni aragionare con un’ottica di medio periodo».

Fare sistema è uno dei primi passi per usciredalla crisi. Come il comparto tessile-abbiglia-mento ha saputo fronteggiare le difficoltà eco-nomiche degli ultimi anni?«Insieme a Confindustria, e grazie al ministroTremonti, abbiamo ottenuto una defiscalizza-zione sul più tipico investimento in ricerca e svi-luppo operata dal settore: la realizzazione di col-lezioni e campionari. Un anno fa, in accordo conle organizzazioni sindacali, abbiamo rinnovato ilcontratto nazionale di categoria mettendo alcentro del confronto il miglioramento della pro-duttività e moltiplicato le missioni commerciali,come quelle in Siberia e in Brasile, per aiutare leimprese a cercare nuovi mercati dove il made inItaly - quello vero - gode ancora di grande at-

La moda italiana sbarca a Shanghai

Michele Tronconi,

presidente

di Sistema moda Italia

trattiva. È di questi giorni l’inaugurazione dellanuova sede di Sistema moda Italia a Shanghai,che rappresenta la naturale evoluzione della pre-senza della nostra associazione, iniziata 3 anni facon l’apertura di un desk presso gli uffici dell’Icea Shanghai, grazie a un accordo con il ministerodello Sviluppo economico italiano, che ha per-messo di assistere con successo oltre 150 piccolee medie aziende italiane nei loro sforzi per en-trare nel grande mercato cinese».

Quale sarà il prossimo passo?«Il riconoscimento, da parte dei ministeri delloSviluppo economico e dell’Economia, del carat-tere “energivoro” del comparto tessile, che com-prende la nobilitazione, la tessitura e la filatura. Loscopo è quello di ridurre drasticamente quel 40%in più che costa alle nostre imprese l’energia uti-lizzata nei processi produttivi rispetto ai nostricompetitor. Compresi quelli europei o dell’euromediterraneo, a partire dalla Turchia».

I dati sull’occupazione risultano ancoracritici, ma non per tutti i comparti. Qualisettori hanno continuato a investire senzamassicci tagli ai dipendenti?«L’emorragia occupazionale ha avuto una di-mensione impressionante: quasi50mila addetti tra il 2009 e il2010. Un dramma che ha fattopoco rumore, perché in molticasi si è trattato della chiusuradi piccole o medie imprese.Ma ci sono stati anche

MILANO 2011 • DOSSIER • 77

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grandi dissesti, pensiamo a Itierre o al caso Burani,e diverse “cure dimagranti”, senza arrivare allachiusura dell’azienda. Non ci sono state molteisole felici e il taglio occupazionale è stato l’ex-trema ratio. Le imprese più resilienti sono statequelle legate ai mercati esteri, sia direttamente cheindirettamente. Le realtà più internazionalizzate,con stabilimenti all’estero e uffici di rappresen-tanza nei mercati più dinamici, hanno avuto unareattività molto maggiore. Questo non significache il made in Italy, cioè il fare in Italia, non ab-bia più alcun valore; diciamo, piuttosto, che lacrisi ha portato tutti i nodi al pettine».

A parità di qualità ma a prezzo più conve-niente, il consumatore sceglie un capo made inChina rispetto a uno italiano. Come interpretail dato evidenziato dalla Camera nazionaledella moda in una recente indagine?«Il paradosso è che noi italiani consumiamo

MADE IN ITALY

��Consumiamo molto

made in China e vendiamo il made in Italy all’estero

molto made in China, a volte inconsapevol-mente, ma vendiamo il vero made in Italy al-l’estero. Questo perché quando bussiamo alleporte degli altri, loro controllano. La legge 166del 2009 contrasta l’italian sounding, ma ci sonovari escamotage che si usano per aggirare la re-gola. Comunque, la quantità di vero made inItaly che si fa in Italia è ancora elevata, anche serichiederebbe di essere coronata da una maggiortrasparenza a tutela del consumatore, così comedel produttore. A partire dall’obbligatorietà dellamarcatura d’origine per i prodotti extra Ue».

In quale forme Sistema moda Italia contri-buisce alla sensibilizzazione del problema dellalotta alla contraffazione?«La contraffazione in Italia è un’industria non le-gale che il Censis ha stimato in oltre 7 miliardi dieuro e la sua sconfitta garantirebbe circa 130milaunità di lavoro aggiuntive. Smi ha deciso di porrel’accento sui giovani; sull’importanza di una for-mazione attenta ai diritti di proprietà intellettualee sui danni che provoca la contraffazione alloStato, alle imprese e alla salute dei consumatori.Siamo, inoltre, sempre in contatto e collabo-riamo con le autorità italiane ed europee chemonitorano e devono esercitare i controlli sul fe-nomeno. Anche se non possiamo nasconderci:molta contraffazione è fatta in casa nostra».

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MILANO 2011 • DOSSIER • 91

EXPO 2015

Expo 2015 è il più importante evento mon-diale che l’Italia ospiterà nei prossimi cin-que anni. Il tema scelto, “Nutrire il pia-neta, Energia per la vita”, è di straordinariaportata. Oggi circa un miliardo di persone

soffrono perché non hanno nulla da mangiare e altret-tante soffrono perché hanno troppo da mangiare. Eccoperché abbiamo voluto lanciare il progetto Carta 2015,proposto da Umberto Veronesi, che indicherà le lineeguida per dire agli abitanti del mondo cosa mangiare ecome produrlo, per vivere tutti meglio e in buona sa-lute. Ma Expo 2015 avrà anche un forte contenuto diinnovazione. Unica nel suo genere, completamente di-versa da quelle che l’hanno preceduta, farà vivere al vi-sitatore un’esperienza irripetibile. I sei mesi di aperturasaranno costellati di eventi, spettacoli, concerti di al-tissimo livello che coinvolgeranno tutta Milano. Per i20 milioni di visitatori attesi sarà un’opportunità unica,l’intero sistema culturale della città si metterà in moto.Intorno a Expo nasceranno moltissime iniziative, tuttetese a valorizzare il territorio, la sua storia, la sua cultura,le sue tradizioni. Ecco perché sono convinto che Expo2015 sarà un volano importante per determinare unimpulso dell’economia del territorio e del Paese. L’Espo-sizione universale non sarà la soluzione di tutto, ma sipuò pensare che possa dare un’iniezione di fiducia atutto il sistema Paese. La forte carica innovativa cheavrà Expo 2015 sarà tale da invogliare le aziende del set-tore a mettersi in gioco per conquistare nuove fette dimercato. Così, sul piano del rilancio del turismo, nonc’è dubbio che l’appuntamento richiamerà visitatori datutto il mondo. Sotto il profilo delle opportunità di la-voro basta ricordare il recente studio della Bocconi cheha stimato in oltre 60.000 i posti di lavoro all'anno at-tesi fino al 2020. Per restare sulle cifre, è di queste set-

di Giuseppe Sala Amministratore delegato di Expo 2015

Tutte le opportunitàdell’Esposizione universale

timane la nostra prima gara di validazione per le pro-cedure d’appalto, vale sei milioni di euro. Prima del-l’estate lanceremo un primo lotto di gare per i lavori sulsito, quello volto a eliminare le cosiddette “interfe-renze”, che ne vale più di novanta. Tutte opportunità ingrado di dare lavoro alle imprese toccando vari settoridel mercato. Dalla fase di preparazione fino alla realiz-zazione dell’evento i mercati con cui si entra in contattosaranno molteplici. Un evento mondiale rappresentauna vetrina unica per chi lo organizza e Milano, ma ingenerale tutto il Paese, deve essere preparato a coglierequesta opportunità. Tutto il mondo passerà di qui,come dimostrano le numerose adesioni già pervenute.Tra i Paesi già al lavoro su Expo 2015 ci sono la Ger-mania, la Turchia, la Russia, la Spagna, l’Egitto. Proprioin questi giorni è arrivata l’adesione delle Nazioni Unite,presenza prestigiosa ed entusiasmante al tempo stesso.Contemporaneamente a tutto questo è iniziata la fase dicoinvolgimento della cittadinanza. A breve partirà ilroad show nazionale che, entro la fine del 2012, toc-cherà tutte le regioni italiane e farà conoscere Expo2015 ai cittadini. A seguire inizieranno altri due roadshow (provinciale e regionale) che coinvolgeranno Mi-lano e la Lombardia in modo più diretto. Lo sforzo d’in-formazione è destinato ad aumentare nei prossimi anni,come è ovvio per l’evento più importante del nostroPaese. Sempre nell’ottica del coinvolgimento popolareè il meccanismo scelto per decidere quale sarà il nuovologo. Proprio in questi giorni, fino al 22 maggio, si puòvotare on line. Basta collegarsi al sito ww.expo2015.orge scegliere una delle due proposte che hanno superatoil vaglio della giuria guidata da Giorgio Armani. Sonoarrivati oltre 700 progetti, tutti di giovani studenti oneolaureati. Un segnale importante che dimostra quantol’Expo sia un evento vivo e generoso di possibilità.

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92 • DOSSIER • MILANO 2011

EXPO 2015

L’Esposizione universale rappresenta una

grande opportunità per tutto il Paese. Per

coglierla in modo pieno, secondo Paolo Alli,

«occorre ragionare in una logica di sistema, che

coinvolga soprattutto i territori più vicini alla

Lombardia»

Michela Evangelisti

Paolo Alli,

sottosegretario

per l’attuazione

del programma ed

Expo 2015

Nella partita del-l’Expo 2015 la Re-gione Lombardiagioca un ruolo de-

cisivo: le è stato affidato il com-pito di coordinare e governare lepolitiche e gli interventi con-nessi alla manifestazione. Con ildecreto del presidente del con-siglio dei ministri del 22 ottobre2008 è stato, infatti, costituito iltavolo istituzionale per il go-verno complessivo degli inter-venti regionali e sovraregionali,che vede la presenza e la parte-cipazione non solo di tutti i li-velli di governo ma anche disoggetti privati coinvolti nel-l’evento. «Questo tavolo ha ilcompito di coordinare sia la rea-lizzazione delle principali opereinfrastrutturali di collegamentoe connessione al sito, sia le po-litiche di sviluppo connesse al-l’evento per massimizzarne le ri-cadute positive» spiega ilsottosegretario Paolo Alli. Il rag-gio d’azione e decisionale non silimita quindi alla semplice or-ganizzazione, ma si estende «a

interventi per trasfor-mare il volto del terri-torio: per migliorarnel’attrattività e la fun-zionalità in vista del-l’evento, ma anchecome lascito per il fu-turo, in questi mesiabbiamo operato inparticolare sui temi le-gati ad agricoltura, sa-nità, ricerca e innovazione, in-frastrutture, ambiente e greeneconomy».

La Lombardia ha messo apunto una serie di protocollicon le altre Regioni per otti-mizzare le ricadute positivedell’evento su tutto il territo-rio nazionale. In che direzionevanno queste intese? «Promuovere e mettere in rete lebellezze del nostro Paese è ilprimo impegno su cui lavorareinsieme, allo scopo di trasmet-tere un’immagine sempre piùattraente della Lombardia e del-l’Italia e di mettere a disposi-zione un’offerta accattivante pertutti coloro che verranno a visi-

tare l’Expo. Per questa ragioneabbiamo voluto sottoscrivere al-cuni protocolli di’intesa (in par-ticolare con le regioni Venetoed Emilia-Romagna), aventi atema sia lo sviluppo di pacchettituristici e culturali integrati, sial’avvio di un lavoro comunesulle politiche e sui temi di mag-gior interesse reciproco; in que-sto senso voglio ricordare so-prattutto, oltre alleinfrastrutture, la collaborazionee la creazione di network tra leuniversità e il tema della ricercae innovazione nel settore agroa-limentare».

Alcuni ritardi e cambia-menti di progetto e in seno

Potenziare l’effetto Expo

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Paolo Alli

alla società hanno caratte-rizzato finora i lavori perl’Expo. Come sarà possibilerecuperare terreno da qui al-l’inizio dell’evento? «In questi mesi abbiamo la-vorato tutti insieme per indi-viduare le strade e le soluzionipiù adeguate e più largamentecondivise, sia per quanto con-cerne la struttura e la gover-nance della società, sia relati-vamente alle aree su cuisorgerà il sito espositivo. Al-cune decisioni non sono statesemplici e aggiustamenti incorso d’opera sono nella na-tura delle cose, specie per unevento di tale portata. Pur

avendo “consumato” un po’ deltempo a disposizione, esistonoancora i margini e le condizioniper realizzare un evento mon-diale che dovrà essere, comespesso ricorda il presidente For-migoni, “affascinante, diver-tente e partecipato, cultural-mente provocatorio, che spingail mondo a venire in Lombar-dia per vedere cosa si sono in-ventati gli italiani”. La Regionein ogni caso ha fatto fin dal-l’inizio la sua parte, con uncontributo sempre costruttivo epropositivo e con uno sguardoparticolare rivolto alle relazioniinternazionali, sia durante lafase di candidatura che a se-guito dell’assegnazione del-l’evento alla città di Milano».

Su quali infrastrutture stra-tegiche punterete per aumen-tare la competitività del terri-torio?«Elemento fondamentale per lariuscita dell’Expo è la realizza-zione del grande ridisegno dipotenziamento e modernizza-zione della rete infrastrutturale:un evento di queste propor-zioni può infatti funzionaresolo se il territorio è predispo-sto a gestire la mobilità delflusso di visitatori previsto. Leprincipali opere che stiamo rea-lizzando, e che prevedono in-vestimenti complessivi per oltre10 miliardi di euro, rivestonoun’importanza cruciale per l’in-tero nord Italia. Sono in corsoi lavori per la realizzazione dellaPedemontana, quelli dell’auto-strada direttissima BreBeMi, edè stata conclusa la progetta-zione definitiva della tangen-

ziale Est esterna di Milano;inoltre stiamo procedendo perrealizzare anche le opere viarieconnesse all’accessibilità delsito, le opere infrastrutturalimetropolitane e ferroviarie e al-cuni interventi volti a miglio-rare la fruibilità e l’accessibilitàdegli aeroporti lombardi».

Quali opportunità la ma-nifestazione offrirà alle im-prese lombarde? In che modoqueste ultime si stanno pre-parando per approfittare diquesta occasione?«L’Expo costituisce un’oppor-tunità per il mondo economicoe imprenditoriale e sono con-vinto che l’intero sistema pro-duttivo lombardo saprà sfrut-tare al massimo l’occasione chel’evento offre in termini di in-vestimenti sul nostro territorioe sul fronte internazionale.Expo sarà una prestigiosa ve-trina internazionale attraversola quale proporre percorsi im-prenditoriali di successo, un’oc-casione unica per coniugare lavalorizzazione del tessuto in-dustriale con la promozione diuna bellezza e di una qualitàche non hanno eguali nelmondo, come nella moda o neldesign. Le imprese perciò po-tranno fare da traino all’interosistema economico come attorie partner sia durante il periododi preparazione dell’evento, inparticolare sui temi dell’inno-vazione tecnologica e dello svi-luppo sostenibile, sia durante lamanifestazione, che certamentepotrà diventare una straordina-ria opportunità per promuo-vere le proprie eccellenze».

Page 76: Dossier Milano 05 2011

94 • DOSSIER • MILANO 2011

XXXXXXXXXEXPO 2015

Il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà

Gli influssi positividell’Expo 2015,secondo il presi-dente della Pro-

vincia di Milano, andrannomolto al di là dell’accelerazionesul fronte della modernizza-zione infrastrutturale del terri-torio. «Oltre a Tem, Brebemi ePedemontana, per le quali laProvincia di Milano recita unruolo di primo piano, le altregrandi infrastrutture previstegenereranno progresso, ric-chezza, posti di lavoro e benes-sere – illustra Podestà -. Sitratta, d’altra parte, di opereanticicliche che una volta com-pletate metteranno il nostroterritorio e l’intero Paese piùal riparo delle crisi economi-che, rendendo maggiormentecompetitive le nostre imprese».Queste ultime, tra l’altro,hanno manifestato grande in-teresse per l’evento Expo. «Enon poteva essere altrimenti.La collaborazione tra pubblicoe privato da anni rappresentanel nostro territorio una levastrategica per lo sviluppo eco-

nomico e la crescita occupa-zionale».

Già nel febbraio scorso Mi-lano si è vestita di Expo, conun ricco calendario di incon-tri e dibattiti in preparazionedel grande evento. Qualispunti sono emersi?«Ho preso atto della volontàdei comuni del Milanese di es-sere coinvolti nell’organizza-zione dell’Expo. Si tratta, delresto, di una condizione im-prescindibile per il successodella manifestazione, che, sonocerto, si rivelerà direttamenteproporzionale alla nostra capa-cità di coinvolgere il territorio.La costruzione di una strategiacondivisa costituirà, d’altraparte, la base per promuoverele nostre eccellenze. L’Expo diMilano non sarà, infatti, unevento generalista e campiona-rio come l’edizione di Shan-ghai conclusasi lo scorso di-cembre, bensì una vetrina dellenostre peculiarità».

La Provincia di Milanonon entrerà nell’operazioneNewco per acquisire le aree

«Dobbiamo operare affinché l’impulso innovatore

dell’Expo non si arresti alla chiusura dei padiglioni ma

possa generare energie positive anche negli anni a

seguire». Le aspettative di Guido Podestà

Michela Evangelisti

L’eredità dell’Expo:progresso e occupazione

Page 77: Dossier Milano 05 2011

MILANO 2011 • DOSSIER • 95

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGuido Podestà

destinate all’Expo. «L’ente non dispone di ri-sorse adeguate per dare se-guito a questa soluzione.Solo quest’anno la parteci-pazione in Expo Spa com-porterà per Palazzo Isim-bardi, chiamato a coprirecomplessivamente 131 mi-lioni di euro da qui al 2015,un impegno finanziario di 46milioni di euro. Si tratta diimpegni onerosi per l’ammi-nistrazione che, a fronte del10% della Spa, ha un bilan-cio che è un ottavo di quellodel Comune e un quarante-simo di quello della Regione.

Più volte ho invocato la mo-difica della forma giuridicadella società di gestione, pren-dendo esempio da quantofatto per le Olimpiadi inver-nali di Torino con l’istituzionedi un’agenzia. Recentementeho anche proposto il coinvol-gimento, attraverso una ripar-tizione delle nostre quote,delle Province contermini chesaranno, inevitabilmente, in-teressate dall’organizzazionedell’evento».

Tra i detrattori dell’Expo2015 c’è chi pensa che, se an-che l’evento riuscisse davveroad attirare 100mila visitatori

al giorno sarebbe un flop sulfronte della ricettività. Comevi state preparando?«La soluzione risiederà nellacondivisione dei benefici del-l’evento. La ricettività degli ol-tre 20 milioni di visitatori at-tesi dovrà, infatti, essereammortizzata dall’intera areametropolitana e dalle provincecontermini. L’ampliamentodell’offerta agrituristica può,inoltre, rappresentare un in-centivo alle aziende agricoledel Milanese, che fanno delnostro territorio la secondaprovincia italiana nel settoreagroalimentare. L’adegua-mento delle cascine del Mila-nese rappresenta, in tal senso,un’alternativa più che credi-bile alla realizzazione di nuovialberghi».

In che modo?«Se le nostre aziende agri-cole riuscissero a ricavaresei-sette camere dalla ri-strutturazione di un fienile,potremmo aumentare la no-stra capacità ricettiva di mi-gliaia di posti letto senzaconsumare suolo. Questarete di accoglienza ci per-metterebbe in futuro ditrarre pure dal turismo quellerisorse che valorizzino l’ine-stimabile patrimonio paesag-gistico di cui disponiamo: leabbazie, le ville patrizie, ilparco agricolo a sud di Mi-lano, che è il più estesoparco agricolo d’Europa con1.400 aziende e 500 cascinee che vogliamo diventi la se-conda piattaforma dell’Expo2015, da specializzare sultema del benessere psicofi-sico e del relax».

Il flusso attesoin occasione

dell’Expo

VISITATORI

L’impegno finanziarioper l’Expo che la

Provincia di Milanoè chiamata acoprire da qui

al 2015

EURO

131mln

20mln

Page 78: Dossier Milano 05 2011

EXPO 2015

96 • DOSSIER • MILANO 2011

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Progettato come espres-sione del tema “Nutrire ilPianeta, Energia per lavita” il sito espositivo per

l’Expo 2015, un’isola circondata daun canale d’acqua che sorgerà su110 ettari di terreno a pochi chilo-metri dal centro di Milano, è statodisegnato da progettisti senior e dagiovani neolaureati, con il supportodi professionisti di fama internazio-nale, come l’architetto svizzero Jac-ques Herzog, cofondatore insieme aPierre de Meuron dello studio Her-zog & de Meuron. Il sistema del cardo e decumano è lascelta dei due architetti per la strut-tura portante del masterplan. «Que-sto reticolo ortogonale ci difendeda trappole eccentriche, apre moltepossibilità di integrazione tra padi-glioni e giardini e lascia parteciparetutte le nazioni in maniera ugual-mente importante lungo l’asse prin-cipale, coincidente appunto con ildecumano» spiega Herzog. Su que-sto ampio viale, ribattezzato WorldAvenue, «un luogo per eventi, dovela gente si potrà incontrare, che rap-

presenterà simbolicamente un ta-volo planetario al quale si siede-ranno tutte le nazioni», i Paesi sa-ranno chiamati a esprimere lapropria interpretazione del temascelto per l’Expo. «La nostra ambi-zione è proprio quella di mettere inprimo piano il contenuto “cibo/pia-neta terra”, e non il design e gli edi-fici. Questa è la vera sfida e non siamocerti di riuscire ad avere successo –precisa l’architetto svizzero –. Dal-l’inizio del diciannovesimo secoload oggi, le esposizioni mondialisono state spettacoli di vanità del-l’orgoglio nazionale. Vedremo se lenazioni partecipanti saranno d’ac-cordo nel rinunciare a queste rap-presentazioni di sé puramente com-merciali ed egocentriche, come si èpotuto vedere in ultimo a Shan-ghai». L’idea di fondo di Herzog &de Meuron è quella di offrire deglielementi standard alle varie nazioniin modo che i padiglioni si diffe-renzino più attraverso il loro pro-gramma che per il loro design.«Non siamo ancora in grado di direcome questi componenti funzione-

ranno, quanto sono sostenibili, ecome eventualmente potranno es-sere riutilizzati dopo l’Expo – pro-segue –. Ci siamo impegnati a con-tinuare a incoraggiare tale processofin quando sentiremo che questoapproccio radicale è sostenuto an-che dall’organizzazione dell’Expo edalla politica italiana, locale e na-zionale». Lungo il Cardo si svilupperà invecel’area assegnata all’Italia, che vedràesposta la straordinaria ricchezza delmade in Italy in tema di alimenta-zione. Il punto di unione dei due assi,una grande piazza di oltre 4.000 mq,rappresenterà il luogo in cui il mondoe l’Italia simbolicamente si incontre-ranno. Ma il sito non sarà una realtàisolata: la Via d’Acqua, che collegheràil Parco Agricolo Sud con il Parcodelle Groane, darà continuità ai par-chi della cintura ovest milanese, ri-qualificherà i Navigli e la darsena e ri-lancerà il sistema delle cascine, mentrela Via di Terra porterà l’Esposizioneall’interno della città di Milano, ac-compagnando gli ospiti alla scopertadel tessuto urbano.

Una struttura portante di antica memoria e un’idea

di fondo: quella di mettere al centro dell’attenzione

non il design e gli edifici ma il contenuto tematico

dell’evento. Le riflessioni di Jacques Herzog

sul masterplan per l’Expo 2015

Michela Evangelisti

Il cardo e il decumanoal centro del mondo

Da sinistra Jacques Herzog e Pierre de Meuron

Page 79: Dossier Milano 05 2011
Page 80: Dossier Milano 05 2011

FINANZA

Borsa Italiana e Università Bocconihanno siglato un accordo di collabo-razione finalizzato a promuovere lacultura della quotazione delle pmi ita-

liane presso le istituzioni, le imprese e il sistema fi-nanziario del nostro Paese. Ma già nell’attività diricerca e formazione dell’ateneo milanese la con-centrazione sul rapporto tra pmi e Piazza Affari èalta. «L’attenzione – spiega il professor Stefano Ca-selli – c’è a due livelli, su quello universitario e suquello della business school. Soprattutto neibienni di Finance e di International managementci sono numerosi corsi che trattano il tema dellaquotazione e approfondiscono quello della strut-tura finanziaria delle pmi. Nella business school cisono tanti corsi executive che hanno come obiet-tivo quello di far istruire i manager di imprese edi banche sul tema della struttura finanziaria delle

aziende e sul rafforzamento in-terno dei capitali».Cosa prevede l’accordo tra

Bocconi e Borsa Italiana? «È stato stipulato un protocollodi intesa della durata di tre anniche si impegna a lavorare su trefronti. Il primo è quello di svol-gere un’attività di ricerca in co-mune per indagare il fenomenoquotazione a livello mondiale,individuare le best practices equelli che sono i meccanismiche meglio fanno funzionare la

borsa in una prospettiva di sostegno allo svi-luppo del paese. La seconda area di interesse èquella di sviluppare pubblicazioni ed eventi mi-rati, dedicati al mercato italiano per sensibilizzaresoprattutto i policy maker ad assumere decisioniche possono sostenere maggiormente la borsaitaliana. E il terzo ambito di collaborazione con-siste in una attività che si svolge insieme agli stu-denti della Bocconi, che può concretizzarsi nellarealizzazione di case history su quotazioni di suc-cesso (cosa che abbiamo lanciato alla fine delloscorso anno creando dei gruppi di lavoro con stu-denti del bienni), oppure nel progetto più am-bizioso che dovrebbe partire l’anno prossime ov-vero creare dei gruppi di studenti che sviluppinoattività di nursering nei confronti di aziende

Un necessario percorso di crescitaPer creare una vera e propria cultura delle quotazioni

occorre partire dalle scuole di formazione. Stefano

Caselli spiega in quali importanti progetti è impegnata

l’Università Bocconi per insegnare ai giovani manager

quali valutazioni sono necessarie in questo percorso

Nicolò Mulas Marcello

Stefano Caselli,

professore

ordinario presso

il Dipartimento di finanza

dell’Università Bocconi

98 • DOSSIER • MILANO 2011

Page 81: Dossier Milano 05 2011

Stefano Caselli

MILANO 2011 • DOSSIER • 99

quotande e che vengono usate come laboratorioper ragionare sul tema delle quotazioni. Gli stu-denti quindi diventeranno assistenti supportoalle piccole e medie aziende che decidono di in-traprendere il percorso della quotazione».

Raffaele Jerusalmi, amministratore delegatodi Borsa Italiana sostiene che una adeguatacultura dell’equity costituisce il potenziale perfar crescere il sistema economico e finanziariodel nostro Paese nel medio termine. Qual è lasua valutazione? «Non ci sono alternative all’equity. La storia ita-liana negli ultimi 60 anni è stata fatta da di-chiarazioni di voler ricorrere all’equity però nellasostanza tutti ricorrevano al debito. Devo direche oggi questo trucco non è più possibile, il

Il numero di pmi italiane che secondo

uno studio di Unicredit

avrebbero i requisitiper entrare in Borsa

IMPRESE 100

L’ammontare di costifissi che secondo

il mercato delle microimprese occorre per la quotazione

a Piazza Affari

EURO

50mila

��Le imprese devono intestire di più,

sostenere sfide internazionali importanti e fronteggiare rischi crescenti

mercato richiede di avere aziende capitalizzate.Le imprese devono intestire di più, devono so-stenere sfide internazionali importanti e devonofronteggiare rischi crescenti. Pertanto senzaequity le nostre aziende non vanno da nessunaparte. Non è semplicemente uno slogan ma è di-ventata un’esigenza per il futuro, quindi sotto-scrivo in pieno quanto detto da Jerusalemi».

L’accordo che avete siglato con Borsa Ita-liana è sicuramente un passo avanti in que-sto senso ma cosa occorre fare di più perfare sviluppare una vera e propria crescita diquotazioni per le pmi? «Secondo me sono necessarie due cose: creare inmodo stabile e definitivo meccanismi fiscali cherealmente incentivino le aziende più che a quo-tarsi, a raccogliere equity. Tutti i paesi in cui leaziende sono capitalizzate e ricorrono alla borsa,presentano incentivi fiscali poderosi che aiu-tano le aziende a raccogliere equity. Senza que-sto è davvero difficile che le aziende si capita-lizzino e approdino in Borsa. Il secondo aspettoconsiste nel sensibilizzare tutti gli attori chehanno una voce in capitolo sul tema quota-zione. Occorre coinvolgere le banche, la pub-blica amministrazione, il governo, i consulentie la Borsa stessa e tutti devono convergere sul-l’interesse comune della quotazione».

Page 82: Dossier Milano 05 2011

Un’attenta gestione dei rischi è alla base di tutte le valutazioni che un’azienda

deve fare prima di approdare a Piazza Affari. Francesco Renne illustra

quali punti bisogna tenere in considerazione e quali miglioramenti servirebbero

Nicolò Mulas Marcello

Una scelta importante

luppo di un progetto aziendale; questo approc-cio è necessario per orientare il percorso diquotazione verso progetti industriali di medio-lungo periodo e non verso speculazioni di breve.Poi, è sicuramente un passo da compiere congrande attenzione e consapevolezza: la mag-giore trasparenza sulle informazioni di bilancioe sulle strategie future, gli aspetti organizzativiinterni, la nuova governance e i relativi costi dicompliance, sono tutti elementi che un’impresanon quotata non è quasi mai abituata a gestirecon la medesima attenzione richiesta dopo laquotazione. L’apertura al mercato, con l’ingressodi nuovi soci diffusi, istituzionali o privati, ca-ratterizza poi la grande differenza nella gestionedell’azienda rispetto a quelle non quotate ma,nel contempo, rappresenta anche la vera con-venienza della quotazione: la valorizzazionereale, altrimenti non ipotizzabile, del poten-ziale della propria impresa e la conseguente li-quidabilità dell’investimento».

Nello scenario economico attuale ci sonoscelte che si sente di consigliare a quelle im-prese che vorrebbero quotarsi?«Essenzialmente tre: prima di tutto indivi-duare, con i propri advisor, la finestra tempo-rale e il mercato di quotazione corretto, in fun-zione del livello dimensionale e del settore diappartenenza; poi, prepararsi con largo anticipoai cambiamenti gestionali prima accennati, intema soprattutto di principi contabili interna-zionali, governance e ruoli organizzativi in-terni; infine, non essere troppo avidi nelle ri-chieste avanzate al mercato, poiché occorrericordare che non sempre una quotazione di

Per le imprese che decidono di affron-tare il percorso di quotazione in Borsaoccorre fissare obiettivi strategici estudiare quali passi fare per conse-

guirli. «Occorre valutare – afferma FrancescoRenne, presidente di Aicef, l’associazione cheriunisce commercialisti esperti in finanza, go-vernance e borsa – se ricorrere a investitori diprivate equity o se accedere direttamente aimercati finanziari: questa seconda scelta, in sin-tesi, è possibile essenzialmente se siamo in pre-senza di strategie che creano valore e di un buonmanagement già strutturato (o strutturabile)per sviluppare il progetto. Insomma, occorrepianificare bene per conseguire buoni risultati».

Quali sono le difficoltà nelle quali può in-correre un’impresa?«Innanzitutto la Borsa, salvo poche eccezioni,non dovrebbe essere vista come un punto d’ar-rivo ma come una tappa intermedia per lo svi-

Francesco M. Renne,

socio dello studio

Renne & Partners

e presidente

dell’Associazione

italiana commercialisti

esperti in finanza,

governance e borsa

FINANZA

100 • DOSSIER • MILANO 2011

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MILANO 2011 • DOSSIER • 101

��Non sempre una quotazione di successo è necessariamente quella che massimizza i risultati nel collocamento iniziale

successo è necessariamente quella che massi-mizza i risultati nel collocamento iniziale».

Quale ruolo possono svolgere i commer-cialisti per le imprese che intendono avvici-narsi al tema della quotazione?«Diversi, in funzione del momento in cui sitrova l’azienda nel percorso di quotazione. Ilcommercialista, se ben preparato, può svol-gere un importantissima funzione di prepa-razione delle scelte razionali, siano esse con-tabili, finanziarie o di governance, per quellepiccole e medie imprese sue clienti che in-tendono percorrere questa strada. Poi, puòfungere da interfaccia, specie per le società dipiù piccole dimensioni, rispetto al linguaggioe alle problematiche operative, quasi da “ini-ziati”, che incontrerà nel percorso con ban-che, advisor, sponsor, legali d’affari, grandi so-cietà di revisione e authority di controllo.Infine, non meno importante, può svolgere ilsuo ruolo “tecnico” in sede di quotazione (pa-reri fiscali, applicazione dei principi contabiliinternazionali) e nella vita successiva del-l’azienda (a seconda delle situazioni, comeamministratore indipendente, collegio sin-dacale, membro dell’organismo di vigilanza).In proposito, sul fronte della preparazione

del commercialista, il consiglio nazionale hasiglato un protocollo d’intesa con Borsa Ita-liana e ha sviluppato, e li sta promuovendo,dei corsi di formazione specialistica itinerantiper i colleghi che vogliono indirizzarsi versol’attività propria dei processi di quotazione edella governance delle quotate».

Quali sono le riforme legislative o regola-mentari che suggerirebbe per incentivare laquotazione in Borsa?«In effetti si potrebbe lavorare su alcuni temi:una regolamentazione ad hoc per le piccolequotazioni che alimenti meglio segmenti comel’Aim Italia; un incentivazione fiscale alle quo-tazioni come strumento per creare valore, equindi crescita, commisurato non tanto all’au-mento di capitale – come era in passato – ma al-l’effettiva creazione di nuova ricchezza post quo-tazione; facilitazioni per la creazione anche inItalia di fondi di investimento specialisti nellepmi. Essenzialmente, occorre certo anche creareuna più diffusa cultura finanziaria, del mercatodelle sue regole, dal lato delle imprese e degli in-vestitori, ma anche evitare scelte legislativeestemporanee che, per ottenere specifici risultaticontingenti, alterino le regole di mercato e con-dizionino le scelte di investimento».

Francesco Renne

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Ammontano a 633,7 milioni dieuro i ricavi di Sea nel 2010(erano stati 581 nel 2009): la So-cietà esercizi aeroportuali prose-

gue così nel suo cammino di ripresa dopo ilde-hubbing di Alitalia, passata tra agosto2007 e novembre 2010 da 1.238 voli setti-manali su Malpensa a 163. Una ripresa me-rito anche del piano industriale elaboratodall’azienda per far fronte a questo processoe alla concomitante crisi economica, e cheha pianificato le strategie societarie dal 2008al 2016: proprio per finanziare gli investi-menti previsti in questo documento, se-condo quanto sostengono a Palazzo Ma-rino, a inizio aprile il consiglio comunale diMilano ha approvato la delibera per l’am-missione delle azioni ordinarie di Sea alla

Sea vola in Piazza AffariDopo la delibera approvata a inizio aprile la società aeroportuale, per l’84% di proprietà del Comune,

è prossima alla quotazione in Borsa. Una mossa già tentata in passato, ma che questa volta

sembra avere buone chance di successo, come spiega l’assessore al Bilancio, Giacomo Beretta

Riccardo Casini

quotazione presso il mercato telematico azio-nario organizzato e gestito da Borsa italiana.Un passo già tentato nel 2001 e nel 2006,ma che oggi sembra poter avere un destinomigliore: questo il parere anche di GiacomoBeretta, assessore al Bilancio del Comune diMilano, ente attualmente detentoredell’84,56% delle azioni di Sea. Una quotache, secondo la delibera approvata, in nessuncaso potrà comunque scendere al di sotto del51% in seguito all’offerta al mercato dinuove azioni, provenienti da un appositoaumento di capitale.

Assessore, cosa si attende il Comunedalla quotazione di Sea?«Si tratta di un’operazione che, se andrà abuon fine, farà innanzitutto bene alla stessaSea, che in questo modo potrà raccogliere le

Sopra, una veduta

dell’aeroporto Malpensa

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Giacomo Beretta

MILANO 2011 • DOSSIER • 105

risorse necessarie per i propri investimentiprevisti nel piano strategico, dall’amplia-mento della terza pista ai preparativi peraccogliere i visitatori dell’Expo. Senza di-menticare tutto ciò che si è reso necessarioin seguito al de-hubbing di Alitalia, passatatra agosto 2007 e novembre 2010 da 1.238voli settimanali su Malpensa a 163».

Quali benefici potrà portare invecel’operazione alle casse di Palazzo Marino?Si parla di una cifra vicina ai 160 milionidi euro.«Premesso ancora una volta che la quota-zione di Sea viene fatta soprattutto per Seastessa, il Comune ha pensato di chiedere, incaso l’operazione vada a buon fine, un divi-dendo straordinario che si aggirerebbe in-torno ai 110 milioni di euro; i 160 milioniè la cifra che si ottiene sommandovi ancheil dividendo ordinario, di circa 50 milioni.A ogni modo il Comune non sta portandoavanti questa operazione per mettere a po-sto le sue casse: tutto, ripeto, nasce dalle esi-genze economiche di Sea, che attualmentenon saremmo in grado di soddisfare».

L’operazione è stata avallata anche daicandidati sindaco del centrosinistra e delterzo polo. Ma quali linee avete seguitosulla destinazione dei dividendi all'in-

terno del Bilancio preventivo?«Le regole di contabilità ci consentono diutilizzarli anche per la spesa corrente ma,contrariamente a quanto molti pensano,questa non significa solo stipendi dei di-pendenti dell’ente o finanziamento di ini-ziative culturali: la gran parte, invece, è de-stinata al mantenimento dei servizi aicittadini, e in particolare alle fasce più de-boli, come nel caso di bonus bebè o fondi disostegno per l’affitto».

Il Comune aveva già tentato la via dellaquotazione di Sea nel 2001 e nel 2006.Cosa è cambiato da allora?«Nel 2001 sappiamo tutti cos’è successo:l’11 settembre stravolse tutti i mercati, enon si ritenne opportuno proseguire. Nel2006, più che di quotazione, ci fu un tenta-tivo di vendita a un gruppo di privati, con ilComune pronto a scendere anche al di sottodel tetto del 51% delle quote. Ma, oltre auna cifra che non corrispondeva al mercato,ci vennero posti troppi paletti, come l’esclu-sione da tutti i posti del cda, e condizionistringenti che non avrebbero favorito gli in-vestimenti. Questo invece è un momentofavorevole, come dimostra il recupero chel’azienda sta avendo negli ultimi tempi: iltraffico è in aumento, visto il +8% fatto re-

��Il Comune non sta portando avanti questa

operazione per mettere a posto le suecasse: tutto nasce dalle esigenze di Sea

� �

L’importo (in euro)che il Comune

di Milanoincasserebbein seguito alla

quotazione di Sea

DIVIDENDI

160mln

Il traffico fatto registraredall’aeroporto

di Malpensa nel 2010(+8% rispetto al

2009); Linate si è fermato invece

a 8,3 milioni

PASSEGGERI

18,7mln

Giacomo Beretta,

assessore al Bilancio

del Comune di Milano

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FINANZA

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� �

sima amministrazione comunale? Che ere-dità lasciate, non solo in merito a Sea?«Abbiamo centralizzato i costi, azzerandoquelli della macchina comunale, anche serestano quelli legati ai city-user, ovvero lepersone che vengono a lavorare in città ri-siedendo altrove, per i quali il Comunespende 270 milioni di euro senza veder rien-trare nulla, dal momento che l’Irpef da loroprodotta va interamente al Comune di resi-denza. Un traguardo raggiunto riguarda in-vece l’esclusione dal Patto di stabilità per leopere connesse al progetto Expo, che ha por-tato finora allo sblocco di oltre 150 milionidi pagamenti: d’altra parte si tratta di ungrande evento che può rilanciare tutto ilPaese. Insomma, posso dire di lasciare unacittà passata a una dimensione europea, con-testo nel quale risulta anche una tra quellemaggiormente in crescita».

gistrare da Malpensa nel2010, così come le desti-nazioni collegate da que-sto scalo, passate dalle 166precedenti al de-hubbing alle 168 attuali».

Non vi è però il rischio che una mancataquotazione, come avvenuto in passato,tolga a Sea le risorse per il nuovo piano diinvestimenti?«Non c’è un rischio del genere, abbiamorealizzato varie simulazioni e siamo convintidel buon esito dell’operazione, avendo ri-scontrato anche l’interesse delle banche acollocare. Lo studio di analisi già effettuatoci ha convinto ad accelerare: d’altra parte,l’Expo si avvicina e le richieste di avere rottesu Milano non cessano. Voglio però ricor-dare che, se il de-hubbing è stato superato,buona parte del merito va al sindaco Mo-ratti, che ha condotto personalmente gli ac-cordi bilaterali con varie compagnie aeree:basti pensare che ne sono stati firmati ben12 nel 2009 e 5 nel 2010».

Quali saranno ora i compiti della pros-

��Questo è un momento favorevole,

come dimostra il recupero che l’azienda sta avendo negli ultimi tempi

Sopra, la sala d’attesa

dello scalo di Linate

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Vittoria Giustiniani

nell’intero iter procedurale, dalla prepara-zione della stessa perché abbia le caratteristi-che necessarie alla quotazione (ad esempiouno statuto adeguato) al mantenimento deirapporti con Borsa Italiana e Consob. Ci oc-cupiamo di offrire alla società un vestito ta-gliato su misura, anche sotto gli aspetti nonrichiesti espressamente dalla legge, quantodal mercato. A questo si aggiungono altre at-tività che sono di specifica competenza degliadvisor finanziari, in relazione ai quali il no-stro ruolo è di mero supporto non trattandosidi questioni di natura giuridica: mi riferiscoad esempio al caso di valutazioni sull’oppor-tunità di riservare alcune tranches dell’offertaa certe categorie di soggetti».

Sea necessita di un tipo di supporto parti-colare? Qual è oggi la situazione della società?«Direi che la situazione è parti-colarmente positiva, avendoSea già fatto applicazione subase volontaria negli anni scorsidi buona parte della disciplinapropria delle società quotate,come l’istituzione di comitatio la predisposizione della rela-zione annuale per gli azionisti,tutti aspetti che non sono pre-visti per le società non quotate.Come advisor la stiamo assi-stendo per un perfeziona-

Tra i sette advisor di Sea, c’è anche lo studio Bonelli Erede Pappalardo

con l’avvocato Vittoria Giustiniani, secondo cui la ripresa dei mercati

costituisce un segnale incoraggiante per il via libera all’operazione

Riccardo Casini

Un’operazione importante va stu-diata e ponderata attentamente.Non deve quindi stupire che laquotazione in Borsa di Sea, la So-

cietà esercizi aeroportuali di Milano, si av-valga di ben sette advisor: a Mediobanca (chesvolgerà anche il ruolo di sponsor), MorganStanley e Banca Imi - Gruppo Intesa SanPaolo, si sommano Unicredit in qualità di fi-nancial advisor e la società Roland Berger (ad-visor industriale), mentre gli aspetti legali ver-ranno curati dagli studi Cravath Swaine &Moore Llp e Bonelli Erede Pappalardo, dovela pratica è seguita dai soci Mario Roli e Vit-toria Giustiniani. Proprio quest’ultima illustraimmediatamente quali siano le particolarità diun’operazione al centro della quale si trovauna società di proprietà pubblica.«Si tratta indubbiamente dell’aspetto princi-pale da considerare – spiega – ma che solo ap-parentemente può costituire una complica-zione, pensando all’iter deliberativo piùarticolato a cui è soggetto un ente pubblico;ma questo costituisce anche un aspetto posi-tivo, dal momento che spinge ad affrontarecerte tematiche in modo più capillare, con va-lutazioni più analitiche rispetto a casi chenon prevedano un azionista pubblico».

Quale sarà nello specifico il vostro com-pito nell’ambito della quotazione di Sea?«Assistiamo la società in tutti gli aspetti e

� �

Quotazione in autunno,il momento è giusto

Vittoria Giustiniani,

socio dello studio

Bonelli Erede Pappalardo

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mento, ma molto è già stato fatto».L’obiettivo di arrivare alla quo-

tazione entro il prossimo autunno,ribadito di recente anche dal presidente Bo-nomi, è raggiungibile?«Direi di sì, anzi credo si possa dire che stiamorispettando appieno la tabella di marcia. An-che l’assemblea degli azionisti, svoltasi negliscorsi giorni, ha dato il suo ok all’operazione:tutto insomma procede come da copione».

Secondo il cda di Sea e lo stesso Comune,la quotazione contribuirebbe a fornireun’ulteriore fonte di finanziamento a so-stegno del piano aziendale di sviluppo. Manon vi sono rischi di alcun tipo?«L’unico rischio - e lo dico per mera scara-manzia - è che l’operazione venga rimandataperché nel frattempo è successo un evento ec-cezionale: si tratta di una possibilità che non sipuò scartare a priori, anzi negli ultimi anni icasi di società che più o meno all’ultimo mo-mento hanno rivisto la decisione di quotarsi ehanno interrotto il processo sono stati nume-rosi. Minacce imponderabili sono sempre in

��Al momento non vedo particolaririschi: i mercati sono in ripresa, e anche l’Italia si sta muovendo

agguato: pensiamo alle Torri gemelle nel 2001,evento che ha avuto sul mercato un grande im-patto negativo, o al credit crunch in epoca piùrecente. Ma al momento non vedo particolaririschi: i mercati sono in ripresa, quello statu-nitense in primis, e anche l’Italia si sta muo-vendo. Sea poi ha da tempo questo progetto inmente: questo è il momento giusto».

Tra l’altro non solo il sindaco Moratti,ma anche i candidati di centrosinistra eTerzo polo si sono detti favorevoli all’ope-razione. Qualsiasi sia il responso delleurne, insomma, l’iter proseguirà.«Dico di più: ero presente in consiglio co-munale al momento della votazione della de-libera e ho riscontrato un clima di concordiabipartisan, che ha visto sulla stessa linea mag-gioranza e opposizione. Questo significa chela quotazione di Sea viene percepita come unprogetto da attuare nell’interesse di Milano,dei suoi cittadini e anche del mercato».

FINANZA

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AGROALIMENTARE

ualità, promozione, tutela,certezza e competitività co-stituiscono i principali indi-rizzi dell’azione del neomini-stro delle Politiche agricole,

alimentari e forestali, Saverio Romano, che il19 aprile scorso ha presentato al Parlamentoil suo intervento programmatico incentratosui prossimi obiettivi da conseguire.

Come sviluppare politiche improntatealla qualità?«Puntare sulla qualità significa ricercare tutti

gli strumenti legislativi che cipermettano di mantenere alti ilivelli che ci contraddistin-guono sui mercati internazio-nali e difendere il nostro madein Italy agroalimentare dai ten-tativi di imitazione e dalla con-correnza sleale. Rendere rico-noscibile il prodotto significaesaltarne non solo l’eccellenza,ma anche la tradizione e la sto-ria che rappresenta e garantirnela competitività sul mercatoglobale. Con la normativa ita-liana sull’obbligatorietà del-l’etichettatura d’origine ab-biamo fatto un grande passo

in avanti. Ora m’impegnerò a seguire l’iter del-l’approvazione di una normativa anche a livelloeuropeo. Se vogliamo, però, che ci sia un rilan-cio dell’agricoltura, dobbiamo mettere i gio-vani al centro dell’agenda politica».

Percorrendo quale strada?«Ho avviato un confronto col ministro Tremontiper poter affidare, in gestione pluriennale, le terredemaniali coltivabili ai giovani, in modo chepossano unirsi anche in cooperative. Grande at-tenzione sarà rivolta anche al Mezzogiorno: persuperare il rischio di fratture tra un’Italia a due ve-locità, ritengo che debba essere sostenuto conforza il piano per il Sud, il quale contribuisce allosviluppo delle infrastrutture idriche, interve-nendo laddove vi siano delle carenze ed elimi-nando, al contempo, gli sprechi».

Ha incontrato le associazioni di categoriadell’agricoltura. Quali le maggiori istanzeemerse e come fornire una risposta adeguata?«Il dialogo intrapreso con le associazioni di cate-

Tutela del made in Italy, piano del Sud

e valorizzazione delle produzioni di qualità.

Sono alcune delle parole d’ordine individuate

dal ministro delle Politiche agricole Saverio Romano

per il settore primario. Guardando alla nuova Pac

Francesca Druidi

Il ministro

delle Politiche agricole,

alimentari e forestali,

Saverio Romano

Costruiamo il futurodell’agricoltura

Qu

110 • DOSSIER • MILANO 2011

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Saverio Romano

MILANO 2011 • DOSSIER • 111

goria è un buon punto di partenza per avviare inmodo corretto e positivo il lavoro che ci aspetta,per tutelare e promuovere l’agricoltura italiana, ilcui rilancio presuppone una riscrittura delle re-gole del comparto, soprattutto a livello europeo.Quello agricolo è un settore strategico a livelloglobale. Ritengo che lo strumento più utile, in talsenso, sia quello degli ‘Stati generali’ dell’agri-coltura, per poter presentare a livello comunita-rio una proposta nazionale unitaria ed evitareinutili frammentazioni. Le decisioni sarannoprese di concerto, in modo da puntare sulla pro-duzione di qualità, sulla tracciabilità, sull’eti-chettatura, sulla lotta alla contraffazione, sulla di-fesa del made in Italy agroalimentare».

Quali sono le sfide dell’agroalimentare ita-liano nello scenario comunitario?«L’agricoltura in Italia è un comparto fonda-mentale, capace di coprire tutti i segmenti delmercato. Abbiamo le potenzialità per accre-scere la nostra produzione globale, in tutti i set-

tori. Uno dei miei primi impegni in vista dellanuova politica agricola comunitaria sarà otte-nere il mantenimento dell’ammontare globaledella spesa agricola. Occorre, però, introdurreda subito misure di mercato, cercando di risol-vere la questione delle somme comunitarie perlo sviluppo rurale che le amministrazioni re-gionali italiane non riescono a utilizzare. Serveuna politica comune fatta di norme che tute-lino il modello agroalimentare europeo e di ri-sorse finanziarie che consentano ai nostri pro-duttori di competere sul mercato mondiale.Ci stiamo battendo, infatti, per negoziare un si-stema di ripartizione delle risorse finanziarie traStati membri, rispettando, da una parte, le ri-chieste dei nuovi paesi entrati nell’Unione, madall’altra mantenendo un’adeguata distribu-zione a quelli che, come l’Italia, al di là della su-perficie coltivata, basano le loro politiche sullatradizione, sulla qualità, sulla pienezza di tutela,sull’occupazione e sul rispetto delle regole».

��

Se vogliamo che ci sia un rilanciodell’agricoltura, dobbiamo mettere i giovani al centro dell’agenda politica

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Ridiamo credito all’innovazione

L’impresa italiana, se riesce a reggersi,è anzitutto grazie alle proprie gambe.Un dato di fatto che per chi non siintende di management d’impresa

può apparire banale e scontato. Chi, invece,opera sul mercato, sa bene che ciò è sintomo diun paese disattento o incapace di sostenere con-cretamente il tessuto produttivo. E se a lanciareil grido di allarme non sono unicamente leaziende in crisi, ma anche quelle di successo,tanto per intenderci quelle finanziariamente sta-bili, allora è il caso di soffermarsi a riflettere. Ei riflettori occorre puntarli, anzitutto, su quelle

realtà che hanno fatto dell’internazionalizza-zione e dell’innovazione una bandiera di suc-cesso. A testimoniarlo è anche Carmen ParianiGiana, amministratore delegato, nonché mo-glie del presidente e fondatore, della GiuseppeGiana Spa. La società di Magnago, in provinciadi Milano, è nota per la particolare natura dellesue produzioni. L’azienda, infatti, esporta in tuttoil mondo torni e foratrici di grandi dimensioni.«In un mercato colpito dalla crisi, devo dire chei nostri ultimi bilanci si sono rivelati ottimi – di-chiara Carmen Pariani Giana -. Ciò non toglieche il futuro si rivelerà complicato se non si age-

Carmen Pariani Giana, Ad della società leader nel campo della meccanica di precisione,

lancia un appello affinché si torni a concedere credito alle imprese del settore, sostenendole

nella competizione internazionale

Paolo Lucchi

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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MILANO 2011 • DOSSIER • 119

voleranno maggiormente le imprese italiane».Sotto quali aspetti, soprattutto, emergono

le problematiche maggiori?«Manca l’accesso al credito. Senza questo di-venta praticamente impossibile finanziare gli in-vestimenti in ricerca, innovazione e sviluppo. Evengono meno anche le prerogative di compe-titività sul mercato internazionale».

La Giuseppe Giana, però, non ha maismesso di investire in tal senso.«È vero, ma ciò non è certamente avvenuto pervia degli aiuti esterni. È grazie alla nostra affida-bilità finanziaria che le banche ci ascoltano. Peril 2011, però, il quadro si sta rendendo più pro-blematico».

Per quali ragioni?«Si fatica a chiudere gli ordini. Le proposte com-merciali interessanti ci sono, ultime in ordinecronologico sono quelle rivolte agli Stati Uniti ealla Bielorussia. Le banche, però, chiedono diesporre e utilizzare la propria linea di creditocon i nuovi committenti. Ma questo è tropporischioso. Una nostra produzione può arrivarea costare anche un milione e mezzo di euro,non possiamo certamente permetterci di ri-schiare con simili cifre. Il mondo del credito staapplicando nei confronti di aziende che fattu-rano 12 o 15 milioni di euro annui, gli stessiparametri che si utilizzano per società che nefatturano centinaia».

Anche il quadro geopolitico, immagino,

non sia di aiuto.«Infatti gli ultimi sviluppi, a causa della guerra,stanno creando non pochi problemi. Di recenteho dovuto agire in prima persona per sbloccareil credito di un nostro committente che opera suuna zona cosiddetta a rischio. E abbiamo dovutometterci la faccia, senza essere affiancati dalle isti-tuzioni. Per una azienda come la nostra che la-vora prevalentemente nel mercato globale, la si-curezza del recupero dei crediti esteri è difondamentale importanza e su questo insistosarebbe necessaria più attenzione e assistenzadelle istituzioni».

Il mercato cui vi rivolgete è sempre più va-sto. Quali strategie perseguite per penetraresullo scenario globale?«Intanto stiamo puntando, sempre di più,sulla presenza presso i più importanti eventifieristici di settore. Oltre alla classica fiera diHannover, che rappresenta la principale ve-trina europea, abbiamo aperto stand promo-zionali anche in India, Cina, Usa e Slovenia.A breve parteciperemo a fiere anche in Bra-sile, Russia, Polonia e Vietnam».

Quali aree si stanno rivelando più interes-santi sotto il profilo commerciale?«Di recente abbiamo lavorato molto in India. Altempo stesso credo vi siano delle ottime pro-spettive anche in Russia e Brasile. Il problema,ribadisco, è sempre quello. Possiamo tentare diconquistare nuovi paesi, ma lo faremmo senza ledovute cautele e i necessari supporti da partedelle istituzioni e degli istituti di credito. Per que-sto il rischio è molto alto. In pratica si investesenza avere garanzie. E questo è un problema pertutte le aziende, specie quando si attraversano pe-riodi di crisi».

I vostri concorrenti stranieri hanno gli stessiproblemi?«Dipende. La crisi ha toccato tutti, senza ombradi dubbio. In alcuni paesi leader per il settore,penso alla Germania e, in parte, anche alla Spa-gna, vi sono degli incentivi per il commercioestero che permettono ai nostri competitor diproporsi sul mercato con costi inferiori del 30%rispetto ai nostri. E in un mercato in cui i prezzi � �

In alto, al centro

Carmen Pariani Giana,

Ad della Giuseppe

Giana Spa.

Con lei, i figli Giulio

e Carolina,

rispettivamente

coinvolti nelle aree

commerciale

e amministrativa

www.giana.it

Carmen Pariani Giana

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

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vincono sulla qualità tecnologica le conseguenzesono palesi. Noi italiani siamo sempre menocompetitivi».

Giuseppe Giana fa capo a una filiera di tantepiccole imprese, cosa osserva sul tessuto pro-duttivo lombardo?«I problemi, come dicevo, sono tanti. Qui senon si riaprono i rubinetti del credito ne risenti-remo tutti. Basta osservare i dati relativi all’occu-pazione. Le piccole imprese vanno sostenute,non si possono lasciare allo sbando in un mercatocosì grande e competitivo. A partire dallo sgravoburocratico».

A cosa si riferisce?«Non è normale che un’azienda come la nostra,con 26 dipendenti, debba seguire lo stesso am-montare di burocrazie di una che al suo interno

ne ha più di mille. Questo comporta una spesain termini di tempo e denaro che non tutti pos-sono sostenere».

Per il futuro quali sono le ambizioni dellavostra società?«La nostra è una Spa, ma a gestione famigliare.Per fortuna i miei due figli, Giulio e Carolina,hanno la tenacia e l’intraprendenza mia e del pa-dre, Giuseppe Giana, che è in questo settore daoltre 50 anni. Quello che mi preoccupa è il fattoche loro, a differenza nostra, si ritroveranno in unquadro economico molto più complesso, da solinon ce la possono fare, o almeno non facil-mente. L’Italia deve affrontare anche questo pro-blema, l’imprenditoria, se non si cambiano le po-litiche, a fatica vivrà un passaggio generazionaleproficuo ed evolutivo».

Secondo Carmen Pariani Giana «l’innovazione è la chiavefondamentale per far fronte alla sfida tecnologica eindustriale». A tal proposito, Giuseppe Giana Spa nel 2008ha adeguato la sua struttura, aggiungendo un ramo di attivitàdedicato all’engineering. Una scelta che ha reso laproduzione ancora più funzionale e flessibile. In questo, i Cadtridimensionali rivestono un ruolo fondamentale, anche inconsiderazione che i progetti del gruppo di Magnago vengonodisegnati seguendo una filosofia taylor-made, a seconda delleprecise esigenze della committenza. «I Cad sono il fulcro deinostri sistemi di progettazione, dell’elaborazione dei cicli dilavoro e curano l’informatizzazione di tutta l’azienda – spiegal’amministratore delegato -. L’obiettivo è quello di ottenereuno scambio in tempo reale di dati tra la produzione, laprogettazione e la parte commerciale». Grazie a macchinarinuovi come il tornio GGTronic, Giana ha velocizzatosensibilmente la produzione. «Questa nuova linea di centri dilavoro di tornitura e fresatura, progettata anche perlavorazioni non presidiate, può lavorare cilindri e particolaricomplessi fino ad un diametro di 4000 mm e una lunghezzadi 20000 mm. Parliamo di macchine ad elevatissimapotenza, nate per rispondere alle lavorazioni più impegnativenel campo della meccanica pesante di precisione, in quellodella lavorazione di alberi navali, alberi per mulini eolici, alberiper turbine, valvole per oleodotti, alberi a gomito, cilindri dalaminatoio e lavorazione di grandi tamburi per argani. Lacaratteristica fondamentale di tali macchinari, deve esserequella di offrire un elevato contenuto tecnologico e, allostesso tempo, multitasking».

La sfida tecnologica

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

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La gamma dei materiali contenentizinco è vasta, va dai sottoprodottidella zincatura a caldo alle variegatetipologie di rottame. La composi-

zione di tali materiali varia notevolmente e, diconseguenza, cambia anche il processo di re-cupero. I processi di riciclo sono molteplici: ingenere i rottami nuovi vengono rifusi, mentrenel caso di miscele di rottami di metalli nonferrosi, lo zinco è separato prima di essere ri-

Fondere i rottami di zinco. Per dare nuovi usi a questo metallo. Stefano Kofler illustra

il ciclo produttivo, le tecnologie e gli impianti necessari per recuperare questo materiale,

riducendo al massimo le emissioni in atmosfera

Eugenia Campo di Costa

La seconda vita dello zinco

generato attraverso la fusione. Proprio in que-sto tipo di attività è specializzata la KoflerSpa di Brugherio (MB), guidata da StefanoKofler. «La collaudata esperienza unita all’altacompetenza professionale, l’attenta e selezio-nata fonte di approvvigionamento dei mate-riali, la serietà dei nostri fornitori – afferma -, ci hanno consentito nel corso degli anni disviluppare le tecnologie per poter migliorarela qualità del prodotto finale, annoverandoci

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Stefano Kofler

MILANO 2011 • DOSSIER • 123

così in una posizione di prestigio sia a livellonazionale che internazionale».

Qual è, nello specifico, il vostro settore dicompetenza?«Il settore di appartenenza è da sempre quellometallurgico dell’industria e ci occupiamodella produzione di zinco di seconda fusioneo zinco termico in pani; produzione di polverie/o ossidi di zinco; commercializzazione dizinco primario in pani e/o in lega; commer-cializzazione di piombo».

Come si dispiega il vostro ciclo produttivo?«In generale i cicli tecnologici si articolano indiverse fasi: arrivo delle materie prime, chevengono scaricate in un’area apposita di stoc-caggio, nonché il carico dei materiali finiti in

uscita; vagliatura: abbiamo un impianto ap-posito di vagliatura delle polveri, dei cola-ticci; macinatura delle schiumature di zinco:in apposite cabine insonorizzate sono pre-senti tre mulini a sfere e uno a martelli, la cuifunzione e quella di frantumazione e separa-zione della parte pulvirulenta (ossidi e polveri)dalla parte metallica (granella) poi destinataalla fusione; fornetti: sono presenti quattroforni rotativi chiusi, per la prima fusione dellegranelle (produzione di blocchi) da riutilizzarenei forni fusori. fusione: si tratta di un im-pianto di fusione composto da un forno fu-sorio e da un forno di mantenimento a cro-giolo, entrambi alimentati da bruciatori ametano. All’uscita del forno di mantenimento � �

Il materiale può essere stoccato sia in cumuli, sia in cassoni metallici sia in sacconi(big- bags). Il quantitativomassimo autorizzato di rifiuti specialinon pericolosi è di 30.000 tonn/anno,pari a circa 99 ton/die

Stefano Kofler, attuale amministratore dell’omonima azienda di Brughero (Mb).

Nelle altre immagini, varie fasi di lavorazione e recupero dello zinco

[email protected]

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124 • DOSSIER • MILANO 2011

è presente una lingottiera avente gli stampi deipani di zinco che successivamente vengonoimpilati da una impilatrice pneumatica ro-botizzata e poi reggiati in cataste da millechilogrammi cadauna. L’ultimo step è la ven-dita ai clienti».

Come avviene lo stoccaggio dei prodotti?«Il materiale è stoccato al coperto su pavi-mentazione in cemento impermeabilizzato e,a seconda dei casi, dei ricevimenti e delle ne-cessità produttive, può variare sia come carat-teristica merceologica sia come quantità e vo-lume. Il materiale può essere stoccato sia incumuli, sia in cassoni metallici sia in sac-coni(big- bags). Il quantitativo massimo auto-rizzato di rifiuti speciali non pericolosi sotto-posti alle operazioni di recupero (R4) è di30.000 tonn/anno, pari a circa 99 ton/die. Il

� � quantitativo massimoautorizzato di rifiuti spe-ciali non pericolosi sottoposti alla messa in ri-serva (R13) è di 1.890 mc pari a 3.780 tonn».

Nel 2007 l’azienda ha presentato una ri-chiesta di variante consistente nell’istalla-zione di un trituratore che sarà utilizzatoper pre-trattare i rifiuti in ingresso. In checosa consiste?«Consiste in una variante gestionale all’im-pianto di messa in riserva e recupero di rifiutispeciali non pericolosi già autorizzato conDD n. 157/2007. Tale modifica non com-porta nessuna variazione qualitativa né quan-titativa, ma l’installazione di un trituratoreche serve a pre-trattare i rifiuti in ingresso perridurre volumetricamente la massa e per se-parare il ferro, qualora sia presente, attraversol’ausilio di un magnete. L’operazione effet-

��

L’impianto di fusione è composto da un forno a bacino e da un forno di mantenimento dello zinco allo stato liquido, entrambi alimentati da bruciatori a metano

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Page 101: Dossier Milano 05 2011

MILANO 2011 • DOSSIER • 125

Nel 1963, ad Agrate Brianza, nasce la I.L.C.O.MET.,societàper la lavorazione e la commercializzazione dei metalli nonferrosi. Ben presto si specializza nella produzione di zincotermico in pani, polveri di zinco e derivati, eseguendo ilciclo completo di raffinazione partendo dai sottoprodottidella zincatura a caldo.Il passaggio di consegna alla nuova generazione ha fattotesoro dell’esperienza maturata, proseguendo la stradatracciata dal suo fondatore Remo Kofler. Dal mese diaprile del 2000, la società cambia ragione socialedivenendo KOFLER SPA e nel corso degli anni mantienesempre la stessa tipologia di produzione ma affina letecnologie sia per la produzione che per la salvaguardiadell’ambiente. Il segreto del nostro successo si impernia su di trefondamentali capisaldi: i nostri reparti tecnici , quellicommerciali ed i controlli sistematici dei nostri operatoriche consentono di realizzare un prodotto secondo lespecifiche esigenze della clientela.

La produzione della Kofler

zialmente chiuso e coperto». Diverse sono le tipologie di emissioni che

gli impianti utilizzati da realtà come la vostrapossono immettere nell’atmosfera. Come “at-trezzarsi” per rispettare l’ambiente?«Tutti gli impianti sono dotati di un sistemapneumatico di aspirazione ad aria controllataforzata che permette di abbattere con un depol-veratore a secco a maniche filtranti tutto il ma-teriale particellare prima dell’emissione in at-mosfera; tale emissione è soggetta a verifichedegli organi di controllo competenti e l’aziendaè autorizzata all’immissione in atmosfera al disotto di soglie limite».

E le impurità che vengono trattenute?«Per evitare l’intasamento delle maniche, questesono costantemente “lavate” da un getto d’ariain controcorrente, a cicli temporizzati, che ha loscopo di staccare la polvere dalle pareti dellemaniche. I residui di polvere cadono per gravitàentro i contenitori di raccolta posti al di sottodell’impianto e, da lì, sono nuovamente inviatial ciclo produttivo».

tuata dal trituratore, oltre a separare materialiindesiderati, rende più semplici ed efficaci lesuccessive operazioni di vagliatura e fusione».

Come funziona?«Il materiale da trattare viene inserito nellatramoggia di carico che lo convoglia sul corpomacchina. Gli alberi porta-lame, ruotando,portano il materiale verso il centro, le lameagganciano il materiale per mezzo dei dentidisposti sulla loro circonferenza e lo taglianopiù volte fino al raggiungimento della pezza-tura desiderata. Il materiale, passato attra-verso le lame, cade per gravità su due nastritrasportatori a tapparelle dove poi viene de-ferizzato tramite calamita (magnete)».

Un’attività del genere deve mettere inconto il problema delle emissioni. Comeverrebbe gestito in questo caso?«A servizio della nuova macchina viene instal-lato un impianto di abbattimento per le polveriattraverso un depolveratore a secco. Le emissionisonore sono contenute in quanto le operazionidi triturazione avvengono solo in ambiente par-

Stefano Kofler

Page 102: Dossier Milano 05 2011

126 • DOSSIER • MILANO 2011

L’alluminio è un metallo molto versa-tile, utilizzato in svariati ambiti in-dustriali per la fabbricazione di mi-lioni di prodotti diversi. Le

particolari caratteristiche di questo metallo edelle sue leghe, quali la malleabilità e la notevoleleggerezza unita a una grande resistenza fanno sìche componenti strutturali in alluminio tro-vino applicazione in settori vitali per l'economiamondiale, come ad esempio i trasporti, le co-struzioni industriali, l’arredamento e le teleco-municazioni. Ogni settore, però, ha particolariesigenze, che i produttori devono essere in gradodi comprendere e soddisfare. È questa la missiondella I.M.P. - Industria Metalli Pressofusi – so-cietà di Albiate (MB), specializzata nello stam-paggio sottopressione di leghe di alluminio,come spiega il suo presidente, l’ingegner DiegoSpinelli: «La nostra è un’attività complessa checomprende anche la gestione, progettazione ecostruzione di stampi e attrezzature specificheper la realizzazione di getti per conto terzi».

Come avviene il processo di trasformazionedell’alluminio?«I componenti che realizziamo sono il frutto diun procedimento particolare che prevede, come

L’ingegner

Diego Spinelli,

presidente della IMP,

Industria Metalli

Pressofusi,

di Albiate (MB).

In alto e nella pagina

accanto, momenti di

lavorazione all’interno

dell’azienda

www.iemmepi.it

prima cosa, la fusione del metallo che viene poiiniettato a grande pressione all’interno di unostampo appositamente concepito per ottenere unprodotto rispondente alle necessità di ogni sin-golo cliente».

Come si pone la vostra azienda sul mercato?«La nostra è una società relativamente piccola, inconfronto a tante altre imprese operanti in Eu-ropa. Questo però rappresenta anche la nostraforza, perché ci ha permesso di specializzarcinella produzione di piccole e medie serie che ciconsentono di soddisfare una clientela cheguarda più alla qualità del prodotto e del servi-

L’età dell’alluminioUn lavoro meticoloso, per soddisfare richieste di mercati differenti.

I segreti alla base della trasformazione dell’alluminio secondo Diego Spinelli

Guido Puopolo

Page 103: Dossier Milano 05 2011

Diego Spinelli

MILANO 2011 • DOSSIER • 127

zio. Per mezzo di un’organizzazione apposita-mente strutturata possiamo esaudire in tempibrevissimi le richieste dei committenti. Pensi chenel nostro magazzino sono presenti oltre 400stampi che consentono la produzione di speci-fici componenti per ogni diverso ambito di de-stinazione».

Quali sono, quindi, i vostri settori di riferi-mento?«I nostri prodotti hanno una gamma di appli-cazioni vastissima, produciamo pezzi da pochigrammi a oltre 10 kg.. Sicuramente il settore del-l’automotive ricopre un ruolo di primo piano,con la produzione di componenti per gli im-pianti frenanti dei camion. Allo stesso tempo,però, offriamo i nostri servizi ad aziende operantinel campo delle telecomunicazioni, dell’arreda-mento e dell’industria in generale. Questa di-versificazione comporta quindi un’attenzioneparticolare alle singole necessità dei commit-tenti, perché se in ambito automobilistico ilprimo requisito è la sicurezza del prodotto, in al-tri settori sono richieste altre caratteristiche qualil’estetica del pezzo finito».

Quanto sono importanti, per voi, gli inve-stimenti in ricerca e sviluppo?«In un’ottica di continuo miglioramento non sipossono ottenere risultati importanti senza unaseria politica di innovazione. Negli ultimi 15anni abbiamo sostenuto importanti investimentiper offrire ai nostri partner standard qualitativisempre più elevati. Da ormai diversi anni il no-stro Sistema di Gestione della Qualità è certifi-cato. Il controllo di tutto il ciclo produttivo el’utilizzo di apparecchiature all’avanguardia, ciconsentono di soddisfare ogni richiesta sicuri difornire prodotti sempre conformi. Un altro

aspetto importante è la cura nella formazione delpersonale produttivo e addetto ai controlli».

Quanto ha inciso la crisi economica sullavostra attività e quali progetti avete per ilfuturo?«Senza dubbio la crisi ha condizionato notevol-mente la nostra produzione, che nel 2009 ha su-bito un brusco rallentamento. Tuttavia oggi lafase più difficile sembra superata e, grazie ancheall’acquisizione di importanti commesse, siamomolto fiduciosi per il futuro. Nel 2008, infatti,abbiamo iniziato un progetto al fianco di Knorr-Bremse, leader mondiale nella produzione diimpianti frenanti per veicoli industriali, per lafornitura di corpi pedaliera per camion. Ter-minata una prima fase di progettazione e co-struzione delle attrezzature, siamo ormai prontia dare il via alla produzione che, a regime, saràin grado di realizzare circa 160.000 pedalierel’anno per una nuova gamma di veicoli Volvoe Renault. Altri progetti sono in cantiere, èperò fondamentale che la politica e il sistemacreditizio abbiano un occhio più attento alleaziende che, come noi, portano sviluppo e po-sti di lavoro».

Nel 2008 abbiamo iniziato un progetto al fianco di Knorr-Bremse,leader mondiale nella produzionedi impianti frenanti per veicoliindustriali, per la fornitura di corpipedaliera per camion

Page 104: Dossier Milano 05 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

128 • DOSSIER • MILANO 2011

Quando l’elevato livello qualitativo dei processi di produzione non è più in grado di fare

la differenza, bisogna puntare anche su nuovi criteri per conquistare il mercato,

sapendosi adeguare alle sue esigenze. Andrea Napoli illustra la sua esperienza

Amedeo Longhi

Flessibilità globale

Il mercato globalizzato sta modificando le re-lazioni commerciali e un’azienda che vuolerimanere competitiva deve essere in grado dicogliere il cambiamento. Andrea Napoli è il

consigliere delegato di Dynacast Italia, la divisionelocale dell’omonima multinazionale americanaimpegnata nel settore della produzione di com-ponenti pressofusi di precisione. «Ogni unità

della casa madre – spiega Na-poli tornando sul concettodi mercato globale – è indi-pendente e opera in uncontesto principalmentenazionale, anche se oggiquesto termine ha perso unpo’ di significato in quanto

molti clienti hanno de-localizzato le produ-zioni. La direzione diogni singola unitàproduttiva condivide

i propri piani di crescita con la direzione centralee cerca di attuare quanto previsto in piena auto-nomia. Il processo decisionale è snello e questopermette di essere veloci e reattivi qualora le con-dizioni di mercato lo richiedano».

In che modo avete strutturato il processo diproduzione, consegna e assistenza per otti-mizzare i costi, l’efficienza e la qualità?«La qualità dei prodotti oggi è un prerequisito,viene dato per scontato che il livello sia sempre aimassimi. Quello che possiamo garantire in più èuna soluzione tecnica, qualitativa, logistica, eco-nomica. Sempre più aziende importanti hannoprocessi decisionali in un continente, per esempioin Europa, e unità produttive in un altro, spessoin Asia. Noi offriamo soluzioni in grado di farfronte a queste nuove necessità. Dynacast Italia,presente ormai da decenni nel nostro paese, ha vi-sto clienti con produzioni anche di alto livello mi-grare in Europa dell’Est alla ricerca di minori co-sti di produzione. La sfida di oggi consiste nel

Andrea Napoli,

consigliere delegato

della Dynacast

di Milano. Nelle altre

immagini, una fase

della lavorazione e

alcuni esempi di

applicazioni dei prodotti

www.dynacast.com

Page 105: Dossier Milano 05 2011

Andrea Napoli

MILANO 2011 • DOSSIER • 129

spesso costose».Lavorate più che altro sulla produzione se-

riale o effettuate anche molte personalizza-zioni?«Le nostre produzioni sono solitamente di grandeserie, in quanto spesso i componenti che ci ven-gono richiesti sono di piccole dimensioni, ancheperché il nostro processo multislide è specificata-mente indicato e competitivo per particolari an-che molto piccoli e di precisione. Il processoviene realizzato mediante l’utilizzo di stampi diproprietà del committente, progettati e realizzatida Dynacast. Molti dei componenti che produ-ciamo vengono impiegati in prodotti di uso co-mune».

Quali sono le implicazioni in termini di tu-tela ambientale e risparmio delle risorse dellavostra attività e quali misure avete adottato intal senso? «Siamo sempre stati molto attenti alle proble-matiche legate alla tutela ambientale e al rispar-mio. A tal proposito vengono monitorate le atti-vità mediante audits commissionate dalla casamadre sui singoli stabilimenti. Inoltre, ogni sitosi impegna a individuare e adottare criteri di ri-sparmio, tra cui una voce importante riguarda si-curamente quella energetica. Poiché gli stabili-menti spesso adottano soluzioni interessanti, lebest practice vengono portate a conoscenza ditutti in modo che si possano eventualmente adot-tare in altri siti. Questo processo è integrato in unprogramma più ampio di miglioramento conti-nuo, che abbraccia svariati aspetti delle nostre re-altà. Ogni idea, seppur piccola, può apportare unmiglioramento e la ricerca di nuove idee deve es-sere quotidiana».

Come siete posizionati sul mercato interna-zionale? «Esistono molti concorrenti che operano nei mer-cati locali, ma non esiste una società in grado dicompetere con noi a livello globale. Questo gra-zie al know how interno relativo alla macchina diproduzione, alla concezione e alla realizzazionedello stampo e del processo produttivo di stam-paggio. Un aspetto certamente non trascurabileè la solidità finanziaria del gruppo Dynacast, cheè ormai diventato un parametro fondamentaleper la scelta da parte del mercato».

riuscire a offrire un servizio eccellente pur rima-nendo a produrre in Italia. Le idee non ci man-cano e la volontà di riuscire neppure».

Quali sono i vantaggi che garantisce il tipo dilavorazione del metallo che effettuate voi?«Nel gruppo trasformiamo leghe di zinco, allu-minio e magnesio e siamo considerati leader nellaproduzione di componenti pressofusi di preci-sione. Il nostro nome è noto agli addetti ai lavoriper il particolare processo produttivo multislide perla produzione di componenti in leghe di zinco,che avviene con macchine di tecnologia Dynacastprodotte all’interno del gruppo. Questa tecnolo-gia è presente nello stabilimento italiano. Le ca-ratteristiche di questo processo sono l’elevata pre-cisione del manufatto stampato, la velocità ditrasformazione e quindi l’elevata competitività. Ilvantaggio dell’utilizzo della nostra tecnologia èquello di ottenere componenti con elevata preci-sione da un processo di stampaggio e questo evitaspesso di dover ricorrere a lavorazioni successive

Page 106: Dossier Milano 05 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

130 • DOSSIER • MILANO 2011

Leader nei sistemi di pompaggio e compressione di elevata qualità,

la Sterling Fluid Systems (Italy) Spa è inserita attivamente nel tessuto produttivo

di Monza. Carlo Banfi fa il punto sulla nuova produzione e le prospettive dell’azienda

Lucrezia Gennari

La meccanicatra flessibilità ed efficienza

Non tutti i settori hanno risentitodella crisi. E nel panorama dell’in-dustria italiana ci sono realtà in cre-scita, che in questi anni hanno con-

tinuato a investire, su ricerca e sviluppo, maanche sull’organizzazione aziendale. La SterlingFluid Systems (Italy) Spa di Monza è una di que-ste. Storica società lombarda specializzata nellaproduzione di pompe idrauliche, appartiene algruppo multinazionale tedesco Sterling SIHIed è inserita attivamente nel tessuto produttivodi Monza dove nel 2000, dallo storico stabili-mento di Cologno Monzese, ha trasferito la sedeoperativa. «L’attuale sede – spiega l’amministra-tore delegato, ingegner Carlo Banfi – al mo-mento ospita l’officina, il reparto per il montag-gio, la sala prove, il magazzino e il repartospedizioni». Nell’ambito del Gruppo SterlingSIHI , la società è responsabile del mercato ita-liano, dove opera in particolare nei settori ener-gia, industria e chimica, «anche se più della metàdelle forniture è destinata ad impianti all’estero,attraverso società di ingegneria italiane».

Si tratta di commesse importanti.«Sì, sia per le dimensioni che per la complessitàdi gestione legata alle specifiche tecniche appli-cabili e alla documentazione a supporto da pro-durre. Queste commesse sono state ac-quisite grazie a un teamtecnico specializzato e auna intensa collabo-razione con le so-cietà del Gruppo

di appartenenza. In aggiunta alla commercializ-zazione dei prodotti costruiti nelle varie societàdel Gruppo, costruiamo alcune linee di pompeproprie indicate principalmente per i mercatidell’energia, tra cui un’apprezzata pompa verti-cale radiale in “barrel” per servizi di estrazionecondensato per le centrali per la produzione dienergia elettrica».

La vostra realtà non ha risentito quasi dellacrisi, merito anche delle ristrutturazioni cheavete affrontato negli ultimi anni?«Oggi abbiamo un’organizzazione snella, flessi-bile ed efficiente, che è il risultato delle ristrut-turazioni avvenute negli anni precedenti. Graziea questa caratteristica abbiamo potuto di recenteaffrontare le richieste e beneficiare di un mercatoche, nonostante la crisi finanziaria,si è mantenuto stabile, almenonei settori di nostra compe-tenza. Inoltre, per aumen-tare la potenzialità delmercato abbiamo de-ciso di valutare l’ac-quisizione di linee diprodotti comple-mentari».

L’ingegner Carlo Banfi,

amministratore delegato

della Sterling Fluid

Systems (Italy) Spa.

[email protected]

Page 107: Dossier Milano 05 2011

Carlo Banfi

MILANO 2011 • DOSSIER • 131

Di che tipo?«Si tratta di tipologie di pompe per servizi prin-cipali in grandi impianti per la produzione dienergia, del processo e della chimica, normal-mente incluse in forniture ingegnerizzate di me-die e grandi dimensioni che possono garantirealla società un periodo di notevole sviluppo. Intale contesto, sensibili al mantenimento dei po-sti di lavoro, abbiamo di recente perfezionatol’acquisto del ramo d’azienda pompe verticalie turbine idrauliche della Società OfficineImpianti Meregalli. Per poter usufruire dellestrutture produttive e soprattutto di una salaprove attrezzata per i collaudi funzionali dipompe verticali di grandi portate, è previstoinoltre, entro la fine dell’anno, lo sposta-mento dell’unità produttiva presso l’ex sededella Meregalli a Monza».

Quali pompe, nello specifico, compongonola nuova produzione?«La nuova produzione comprende le CoolingWater Pumps, una cui tipica applicazione è neisistemi di raffreddamento dei condensatori nellecentrali di produzione energia: pompe verticalidella serie PAV, ad elica con pale ad assetto va-riabile, per portate fino a 36.000 m3/h di fluido

e prevalenze fino a 12 m, pompe verticali della se-rie PSA, semiassiali a flusso misto, per portatefino a 50.000 m3/h di fluido e prevalenze fino a25 m, pompe verticali della serie PEC, a flussomisto con giranti chiuse, per portate fino a10.000 m3/h di fluido e prevalenze fino a 120 m.Sono inoltre disponibili versioni particolari comela pompa PAO in a orizzontale per applicazioninel campo della chimica e saranno inoltre messein produzione turbine idrauliche quali: turbinePelton, per portate da 0,01 a 1 m3/sec di acquae salti geodetici da 100 a 400 m; turbine Fran-cis, per portate da 0,1 a 4 m3/sec di acqua e saltigeodetici da 15 a 150 m; turbine Kaplan, perportate da 0,5 a 10 m3/sec di acqua e salti geo-detici da 4 a 6 m».

Fornite anche un servizio di assistenza suquesti prodotti?«Il nostro team Serv Large Service, è un centro as-sistenza in grado di riparare non solo le nuovepompe Meregalli, ma anche le pompe fornite daHalberg, Man e Balke-Duerr, in stretta collabo-razione con il corrispondente Centro Serv Largedella consociata tedesca Sterling Sihi Halberg diLudwigshafen, dove operano 140 addetti. LaHalberg inoltre sviluppa e costruisce pompeper alimento caldaia orizzontali, pompe adalta portata per acqua di raffreddamento ver-ticali, pompe estrazione condensato in barrele miscelatori di fanghi da utilizzarsi nelle cen-trali per la produzione di energia elettrica,negli impianti chimici e per il trattamentodelle acque e nelle acciaierie».

��

Di recente abbiamo perfezionatol’acquisto del ramo d’azienda pompeverticali e turbine idrauliche dellaSocietà Officine Impianti Meregalli

Sopra, pompa verticale

della serie PEC

e la futura sede

operativa della Sterling

Fluid Systems (Italy)

Spa a Monza

Page 108: Dossier Milano 05 2011

Energia al lavoro

IMPRENDITORI DELL’ANNO

132 • DOSSIER • MILANO 2011

Il comparto delle aziende costruttrici diGruppi Elettrogeni, rappresentato in Ita-lia da aziende di piccole e medie dimen-sioni, non ha mostrato segni di particolare

innovazione o crescita negli ultimi anni. Inquesto contesto Compagnia Tecnica Motorirappresenta sicuramente l’eccezione. «Nel 1958,quando siamo nati – racconta l’amministratoredelegato Giovanni Maffi – distribuivamo mo-tori industriali, oggi siamo protagonisti nel mer-cato per la costruzione di Gruppi Elettrogeni diemergenza e produzione continua, impianti di

cogenerazione, sistemi di con-tinuità assoluta e più in gene-rale nella realizzazione di solu-zioni ed impianti atti agarantire l’approvvigionamentoenergetico continuativo».

Quali sono i settori di de-stinazione dei vostri prodotti?«Alla base della nostra propostac’è la diversificazione e specia-lizzazione che ci consente direalizzare soluzioni “personaliz-

zate” allo stato dell’arte tecnologico. Mercatidi riferimento per noi sono sicuramentequello dei Data Center, Ospedaliero, Ban-cario, e oil and gas particolarmente florido inMedio Oriente».

Come si è evoluta l’attività?«Inizialmente costruivamo Gruppi elettrogeniche poi venivano utilizzati per l’alimentazionedi emergenza in caso di mancanza rete. Fortidella qualità dei nostri prodotti e delle compe-tenze maturate, abbiamo iniziato a proporre“soluzioni” che offrissero approvvigionamentoenergetico senza soluzione di continuità ad unaclientela sempre più esigente. Abbiamo quindisviluppato un network tecnico – commerciale- di servizio che, partendo dal core businessrappresentato dalla costruzione di Gruppi Elet-trogeni abbraccia tutte le aree di business com-plementari. Per garantire un servizio all’altezzadelle aspettative abbiamo potenziato il diparti-mento service con l’acquisizione della MotorDelta che si occupa principalmente di manu-tenzioni e riparazioni. Quest’anno, abbiamoconsolidato la nostra presenza nel settore dei

Diversificazione dei campi d’attività, apertura verso i mercati esteri, sviluppo

di nuove tecnologie a basso impatto ambientale. Giovanni Maffi descrive

la strategia del gruppo CTM

Amedeo Longhi

Giovanni Maffi,

amministratore

delegato della CTM

di Cesano Boscone (MI).

www.ctm.it

Page 109: Dossier Milano 05 2011

Giovanni Maffi

MILANO 2011 • DOSSIER • 133

motori marini, acquisendo in seno alla nostracontrollata Nord Ovest Motori, mandato esclu-sivo di vendita e servizio da Volvo Penta per laLombardia, Liguria e Piemonte».

Dal punto di vista territoriale come è orien-tata la politica societaria?«Orgogliosi di rappresentare il Made in Italynel mondo, il gruppo oggi fattura il 70% al-l’estero e continua la strategia di penetrazione delmercato attraverso una politica di espansione checi vede presenti in Inghilterra a Londra conCTM UK focalizzata principalmente nel mer-cato dei Data Center e in Francia, dove stiamocompletando la creazione di CTM Francia, chesarà testa di ponte verso il mercato dell’Africafrancofona. La presenza commerciale vieneinfine rafforzata attraverso un network di Di-stributori e Agenti che in Europa e Ucraina

sono seguiti dall’ufficio Export e in Italia dalladirezione».

Qual è invece il vostro impegno nel settorericerca e sviluppo?«Ricerca e sviluppo sono alla base del nostro im-pegno. Siamo costantemente coinvolti nella ri-cerca di soluzioni tecnologicamente avanzate perla nostra clientela. Esempio concreto sono gli im-pianti di Cogenerazione e Trigenerazione ali-mentati a oli vegetali o a gas in grado di produrrecontemporaneamente energia elettrica e termica,che vengono realizzati e collaudati presso i nostristabilimenti e che forniamo chiavi in mano cu-rando tutti gli aspetti amministrativi-autorizzativie di progettazione. Stiamo inoltre sviluppandouna nuova tecnologia che ci consentirà di realiz-zare impianti di produzione energia alimentati dagas di sintesi, biogas, gas di eiezione animale.Nel settore poi della Business Continuity, dove lacontinuità di alimentazione, qualità dell’alimen-tazione elettrica, efficienza energetica e modula-rità delle soluzioni sono esigenze imprescindibilistiamo proponendo sistemi di continuità assolutacoperti da quarantadue brevetti internazionaliad accumulo di energia cinetica che, abbinati ainostri generatori diesel, garantiscono l’utenza daqualsiasi disservizio sulla rete elettrica».

��

L’obiettivo dei nostri sistemi ègarantire l’approvvigionamentoenergetico anche quando la reteviene a mancare

Sopra, fasi

di produzione all’interno

dell’azienda.

Page 110: Dossier Milano 05 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Ilaboratori di ricerca che si occupano del-l’analisi e lavorazione di alimenti, cam-pioni ambientali, solventi, coloranti e altresostanze di vario genere, necessitano di ap-

parecchiature di altissima qualità, in grado di ga-rantire affidabilità, precisione e sicurezza, requi-siti indispensabili nell'esecuzione di questiparticolari procedimenti. La produzione di stru-menti scientifici capaci di soddisfare queste esi-

genze è il core business di Büchi Italia Srl,azienda con sede ad Assago (MI) che rappresentain Italia, dal 1992, la società svizzera Büchi La-bortechnik AG. «Le nostre strumentazioni sonoutilizzate, all’interno dei laboratori, nella fase dipretrattamento dei campioni da analizzare – sot-tolinea Giovanni Re, general manager del-l’azienda – in maniera tale da preparare, attra-verso tecniche di evaporazione, separazione,distillazione ed estrazione, gli stessi campioni allesuccessive analisi».

Quali sono, nello specifico, i settori di im-piego a cui si rivolge la vostra produzione?«I macchinari che produciamo hanno ambiti diapplicazione molto diversificati. Questo ci per-mette di operare al fianco di aziende farmaceu-tiche, chimiche, alimentari e che operano incampo ambientale, ma anche di fornire servizi alaboratori universitari e scuole secondarie, pre-stando sempre grande attenzione alle nuovepossibilità offerte dal mercato. Un settore inforte crescita, ad esempio, è quello della nu-traceutica, che oggi rappresenta già il 5 percento del nostro fatturato, ma che prospettaampi margini di crescita».

Quanto contano gli investimenti in ricercae sviluppo?«Pur essendo presente ormai in tutto il mondo,Buchi è ancora un’azienda di tipo familiare, ca-ratterizzata da una sana gestione economica escelte oculate. Per poter competere con le grandimultinazionali, gli investimenti in ricerca e svi-luppo sono dunque fondamentali. Pur avendo

Strumenti all’avanguardia, capaci di offrire soluzioni progettate e realizzate

per adattarsi alle più sofisticate tecniche di analisi. I dispositivi e i procedimenti

più innovativi spiegati da Giovanni Re

Guido Puopolo

Nuovi strumenti per la ricerca in laboratorio

134 • DOSSIER • MILANO 2011

Sotto uno dei

macchinari, il Nirmaster,

usato dalla Büchi utile

per le analisi dei

campioni alimentari

www.buchi.com

Page 111: Dossier Milano 05 2011

Giovanni Re

MILANO 2011 • DOSSIER • 135

mercati di riferimento?«Il nostro gruppo ha una presenza consolidata inpiù di ottanta paesi nel mondo, che ci permettedi cogliere le possibilità di sviluppo offerte danuovi potenziali mercati, come quelli dell’Asia edel Sud America. Ultimamente abbiamo inoltreintrapreso una politica di maggior radicamentosul territorio, attraverso la valorizzazione dellenostre filiali. La presenza, sul posto, di tecniciqualificati, garantisce così un’assistenza precisae puntuale, per essere sempre più vicini ai no-stri partner».

Come avete affrontato la recente crisi eco-nomica mondiale e quali sono le prospettiveper il futuro?«Indubbiamente la negativa congiuntura econo-mica non ci ha risparmiato. Nel 2009 la societàha infatti registrato un notevole calo del fatturato,ma dopo un periodo davvero buio abbiamo ini-ziato a risalire la china, tanto che attualmentesiamo praticamente tornati ai livelli produttiviprecedenti alla crisi. Per questo siamo molto ot-timisti per il futuro, e gli investimenti sostenutidi recente testimoniano l’impegno per un ulte-riore rafforzamento della nostra posizione nelpanorama internazionale».

Le nostre strumentazionisono utilizzate, all’interno dei laboratori, nella fase di pretrattamento deicampioni da analizzare

In alto Giovanni Re,

general manager

dell’azienda

di Assago.

A destra, una fase di

lavoro e, in basso,

lo SpeedExtractor

per l’analisi in campo

ambientale

esternalizzato una parte dell’attività, infatti, inostri strumenti vengono progettati, svilup-pati e prodotti nel quartier generale di Flawil,in Svizzera, da personale dotato di elevate com-petenze. Per garantire un livello qualitativosempre maggiore abbiamo inoltre adottato ilsistema delle quality talk, riunioni in cui i no-stri partner possono intervenire, con idee e se-gnalazioni, per contribuire al miglioramentodelle nostre produzioni».

A questo proposito, quali novità avete pre-sentato ultimamente?«Uno strumento che ha riscosso un notevolesuccesso è senza dubbio lo SpeedExtractor, unasoluzione innovativa e adatta a tutti quei labo-ratori che effettuano analisi di campioni incampo ambientale. Il suo utilizzo permettel’estrazione pressurizzata da matrici solide e se-misolide di pesticidi e altri componenti inqui-nanti, in pochi minuti e con un ridotto consumodi solvente. Un'altra linea di prodotti su cui ri-poniamo grandi aspettative è invece quella dellaspettroscopia NIR, basata su una tecnologia a in-frarossi capace di analizzare sia da un punto di vi-sta quantitativo che qualitativo la composizionedi campioni alimentari, come, ad esempio, carnie cereali, senza l’uso di altri reattivi e con un’ele-

vatissima velocità di esecuzione del-l’analisi stessa. Questo particolare

spettrometro offre inoltre la pos-sibilità di eseguire analisi in linea,cioè direttamente nell’impiantoproduttivo, con enormi van-

taggi dal punto di vista dellaproduzione e del controllodi qualità».

Quali sono i vostri

Page 112: Dossier Milano 05 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

136 • DOSSIER • MILANO 2011

Puntare sulla qualità e sulla robustezza

dei componenti è sempre una scelta

vincente, anche se può comportare

un investimento iniziale più importante.

Alberto Pantano, che si occupa della

produzione di torri di raffreddamento,

racconta la sua esperienza

Francesco Bevilacqua

Il valoredell’affidabilità

Il raffreddamento dell’acqua, utilizzata a suavolta come fluido raffreddante in apparec-chiature e processi industriali, è un proce-dimento importante in molti settori pro-

duttivi. Questo può avvenire tramite diversi tipidi procedimento, ciascuno con costi energetici,economici e rese differenti. Quello che garanti-sce un maggiore equilibrio è il sistema evapora-tivo, sicuramente il più economico tra quelli pos-sibili sia come investimento iniziale, sia comecosto di esercizio, che consente inoltre di raf-freddare l’acqua a temperature decisamente piùbasse rispetto al sistema a secco. Questo tipo diraffreddamento viene effettuato attraverso appa-recchiature conosciute come torri di raffredda-mento oppure torri evaporative. Alberto Pan-tano illustra i dettagli del sistema evaporativo: «Ilprocesso si basa sulla legge che attribuisce al li-quido un costo energetico necessario per pro-durre un cambio di stato dello stesso: facendoneevaporare una parte piccolissima, circa 3%, si sot-trae calore al liquido che resta. L’aria è un gas abi-tualmente propenso ad assorbire acqua, quindi semettiamo in intimo contatto un flusso d’acqua,mosso da una pompa, e un sufficiente flussod’aria, mosso da un ventilatore, possiamo favorire

Impianti di torri

di raffreddamento

realizzate dalla

Boldrocchi T. E.

di Biassono (MB)

www.btetorri.com

il trasferimento, sotto forma di vapore, di quellapiccola parte di acqua nell’aria». Pantano è il re-sponsabile della Boldrocchi T.E., azienda lom-barda che si occupa proprio della progettazionee realizzazione di torri di raffreddamento.

Che tipo di apparecchiature realizzate?«Noi produciamo unicamente torri di raffred-damento metalliche con ventilatore assiale postoin aspirazione, perché è la tipologia più richiestadall’industria in virtù dei consumi contenuti edella facilità di manutenzione. Ci rivolgiamo di-rettamente agli utilizzatori finali – distillerie,aziende siderurgiche, agro-alimentari, metallur-

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Alberto Pantano

MILANO 2011 • DOSSIER • 137

giche, chimiche, di produzione di energia e altre– evitando il passaggio attraverso i rivenditori, eforniamo il prodotto completamente assem-blato».

Le vostri torri hanno particolari caratteri-stiche di durata e robustezza.«Questo è vero, in particolare per quanto ri-guarda alcune parti. Il riempimento per esempio,detto anche pacco evaporante o pacco di scam-bio, è un componente che ha lo scopo di favorireil contatto tra acqua da raffreddare e aria. Que-sto pezzo è sottoposto generalmente a una sosti-tuzione abbastanza frequente, poiché da un latoil materiale plastico, di spessore sottile, di cui èfatto si danneggia o si rompe, dall’altro la suastruttura con passaggi di sezioni estremamente li-mitate è spesso soggetta a intasamenti. Per ovviarea questi problemi noi proponiamo pannelli stam-pati per iniezione, decisamente meccanicamentepiù robusti con passaggi molto più larghi. La resaè leggermente inferiore e quindi richiede un vo-lume maggiore e un costo iniziale superiore allamedia, ma una volta installato non si rompe enon si ostruisce e i costi manutentivi vengono az-zerati. Nel complesso, le nostre macchine sonostudiate per un uso intensivo e costante e con lo

scopo di durare il più possibile. Non abbiamo or-gani in movimento a parte le ventole, che co-munque sono montate direttamente sull’alberomotore e quindi senza organi di trasmissione.non necessitano di trasmissione, cinghie o altreparti soggette a usura. L’acquisto iniziale dei no-stri prodotti può sembrare, a volte, leggermentepiù oneroso rispetto a qualche altra soluzioneanaloga, ma i costi di manutenzione e di mante-nimento successivi sono praticamente nulli».Questa scelta costruttiva ha anche un’impor-tante valenza ambientale.«Già il tipo di apparecchiatura ha il grande pre-gio di favorire il riutilizzo di acqua. In assenza diun sistema di raffreddamento infatti, una voltautilizzata nei processi industriali, essa raggiunge-rebbe temperature troppo elevate per essere usatadi nuovo e verrebbe quindi buttata. La nostra fi-losofia di realizzare componenti di lunga duratainoltre, consente un notevole risparmio di mate-riali, ottimizzando i costi economici ed ecologicisia della produzione che dello smaltimento. Pro-prio il processo di gestione degli scarti è partico-larmente delicato, poiché la parte soggetta a piùfrequente sostituzione, il riempimento, nellamaggior parte delle torri è realizzato in PVC, ma-teriale non biodegradabile. Quello che cerchiamodi fare i è trasmettere l’idea che una struttura ro-busta e duratura è la soluzione migliore per con-tenere l’utilizzo di risorse e materiali, oltre a es-sere un intelligente investimento economico, piùoneroso in termini di costi fissi ma decisamentevantaggioso nel lungo periodo».

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

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La tecnologia al servizio della plasticaDa oltre mezzo secolo, Benedetto Citterio guida la società Ilpra plasmandola

secondo una filosofia dedita all’innovazione e al costante rinnovo tecnologico.

Una scelta che ha premiato questa realtà brianzola, oggi punto di riferimento

per lo stampaggio di materie plastiche

Andrea Moscariello

semplice come può essere un tappo di plastica– asserisce Benedetto Citterio -. La tecnologiarappresenta il vero cambiamento del nostromodus operandi». Restano immutati, comun-que, i presupposti che Citterio ha posto sin dal-l’inizio dell’attività. «La serietà e la puntualitànei confronti dei committenti non devonocambiare, tanto più oggi che viviamo in unmercato sempre più esigente e competitivo».

A proposito di questo, con chi compete,oggi, la Ilpra?«Non lavoriamo in un contesto economicosemplice. La nostra è un’azienda virtuosa, one-sta. Purtroppo sul mercato, e con questo non

Oltre cinquant’anni di impresa.Una vita vissuta in prima personanell’orientare la crescita di quelloche, a tutti gli effetti, è oggi dive-

nuto un esempio di azienda dedita all’innova-zione e alle applicazioni tecnologiche. Il patrondella società Ilpra, Benedetto Citterio, pone dasempre lo sguardo verso il futuro. E oggi la suaimpresa, ai vertici in Lombardia, ma non solo,nel settore dello stampaggio delle materie pla-stiche, è divenuta un vero e proprio contenitoredi high-tech. La robotica e la progettazione 3doggi la fanno da padroni. «È incredibile quelloche si cela dietro alla realizzazione di un oggetto

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Benedetto Citterio

MILANO 2011 • DOSSIER • 139

dico nulla di nuovo, vi sono alcuni soggetti chenon si comportano allo stesso modo».

Insomma, la cosiddetta concorrenza sleale.«Esatto. Ahimè non sempre vengono premiatele aziende che agiscono in totale onestà. Anzi,spesso sono proprio queste le aziende più mar-toriate dalla burocrazia».

Parliamo di innovazione, la sua è un’atti-vità che ha conosciuto negli ultimi anni im-portanti novità e sviluppi. Quali i principali?«Le produzioni oggi vengono effettuate me-diante l’utilizzo di presse a iniezione di recen-tissima costruzione. L’avvento dei computer edella robotica ha senza ombra di dubbio age-volato il nostro mestiere».

Ciò non toglie che al vostro interno per-mangono i tecnici.«Non solo. Oltre al nostro personale, altamentequalificato e in grado di fornire un servizio in-formativo dettagliato, abbiamo il grande van-taggio di possedere un’officina interna. Graziea questa ci è possibile realizzare nuovi articolie modificare le attrezzature esistenti».

Su cosa si concentra la produzione?«L’intera gamma dei prodotti è progettata e al-lestita tenendo conto dei molteplici aspetti ri-chiesti, dalle caratteristiche fisiche a quelle mec-caniche, estetiche e di compatibilità. Ilprodotto, poi, viene realizzato con materieprime di assoluta qualità. Gli imballi realizzatisi rivolgono a una rosa piuttosto variegata disettori, tra cui farmaceutico, cosmetico, chi-mico, agricolo, alimentare, cartotecnico, deter-genza, accessori per auto e vernici».

La crisi per voi ha rappresentato un danno?«Fortunatamente non ne abbiamo risentito.Questo grazie anche alle strategie intraprese,che prevedono il continuo aggiornamento degliautomatismi. Fattore, quest’ultimo, che con-sente un importante contenimento delle spese».

Nel quadro, complesso, relativo al vo- � �

Benedetto Citterio,

fondatore della Ilpra

Sas di Lesmo (MB)

www.ilpra.it

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

140 • DOSSIER • MILANO 2011

��

I prodotti sono progettati tenendoconto delle caratteristiche fisiche, meccaniche, estetiche e di compatibilità

stro settore di riferimento, incide anche ilcosto delle materie prime. Nello specificoquanto influisce sul trend della Ilpra?«Indicativamente il costo delle materie primeha un’incidenza del 50%. Anche per questoriteniamo che programmare e organizzarescorte a magazzino possa essere un buon si-stema di gestione dei listini».

Soprattutto su quali aree rivendete?«L’80% del nostro fatturato deriva dal mer-cato italiano, il restante 20% è ottenuto dallevendite all’interno dell’Unione Europea.L’area lombarda, comunque, continua a rap-presentare la fonte principale del nostro busi-ness. In questo la vicinanza con i nostri princi-pali investitori ci ha agevolato. In tutti questianni di attività non abbiamo investito in parti-colari strategie di marketing. È stata la qualitàdelle nostre produzioni, con il naturale passa-parola che ne consegue, a garantirci l’aumentodel nostro portfolio clienti».

Nel 2009 avete celebrato i 50 anni dalla

nascita dell’azienda attraverso un’inizia-tiva lodevole, a favore della comunità. Dicosa si tratta?«Gli ultimi anni, per il sottoscritto, non sonostati semplici. La mia famiglia ha dovuto farfronte a un grave lutto che ci ha colti di sorpresa.Un fatto che mi ha spinto a riflettere su ciò chele nostre azioni lasciano alle persone e ai luoghiche amiamo. Ho compreso come in realtà, piùche una delle solite feste, per celebrare l’aziendasarebbe stato più significativo creare qualcosa aservizio dell’intera comunità, qualcosa in gradodi restare nel tempo. Per questo ho donato alComune di Lesmo un palazzetto, luogo idealeper spettacoli ed eventi vari. Così ho creato sulterritorio un’area attrezzata per l’aggregazione inambito sociale, culturale e ricreativo».

Quali sono le sue prerogative per il futurodella società?«Restare all’avanguardia, cercando di realizzarenuove idee, per stare al passo con i tempi econtinuare a crescere».

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

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applicate all’industria

Entro il 2050 le emissioni inquinantidovranno ridursi del 50% rispetto al li-vello registrato nel 1990. A benefi-ciarne non sarà solamente l’ambiente

ma anche le singole attività lavorative. Secondouno studio recente infatti, il Voluntary Disclo-sures and the Firm-Value Effects on CarbonEmissions, più aumentano le emissioni inqui-nanti prodotte, più diminuisce il valore sul mer-cato della società. È seguendo questa linea dipensiero che lavora la I.T.A.S. di Monza, aziendafamiliare attiva da 35 anni nella realizzazione diimpianti e componenti ad alta tecnologia per dif-ferenti settori industriali. Oltre a collaborazioni

importanti come quelle con il Gruppo Eni e conla Tecnimont, la I.TA.S. offre un servizio di re-vamping, ovvero una sorta di ristrutturazione.«Esistono raffinerie – spiega il titolare e fonda-tore Antonio Pozzoli - che hanno sistemi dicombustione obsoleti e non a norma. Il nostrocompito è quello di ristrutturarli in modo darenderli in accordo con le leggi attuali e con letecnologie più avanzate».

Quali sono i maggiori campi di applica-zione dei vostri prodotti?«I principali settori di cui ci occupiamo sono ilsettore petrolchimico, il settore dell’industriadella carta, della ceramica e quello alimentare. In

Quanto il fattore ecologico ha influenzato il mercato? Ne parliamo

con Antonio Pozzoli, titolare e fondatore della I.T.A.S., azienda che da 35 anni

sviluppa eco tecnologie per le combustioni industriali

Nicoletta Bucciarelli

Eco tecnologie

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Antonio Pozzoli

MILANO 2011 • DOSSIER • 143

ordine d’importanza di fatturato il primo settoreè il petrolchimico, il secondo è l’ecologia e ilterzo la combustione. Attraverso la sinergia ditutti i settori siamo in grado di fornire impiantichiavi in mano, compresa l’assistenza tecnica».

Dal 1976 la tecnologia ha registrato deicambiamenti considerevoli. Per una realtàcome la vostra quali sono stati i passi in avantipiù significativi?«Sicuramente il cambiamento più rilevante versocui si è mossa tutta la tecnologia, e non soloquella della I.T.A.S., è legato all’interesse am-bientale. Tutti i nostri impianti hanno subitodei test rivolti al risparmio energetico, alla ri-duzione delle emissioni inquinanti, incluso ilrumore e gli odori. Per questo motivo siamodotati anche di un’area prove. Tutte le nostrericerche sono rivolte all’ecologia e al rispar-mio energetico. Alcuni dei nostri prodotti adesempio sono le torce per le raffinerie e i bru-ciatori per le fasi del processo. Sia i bruciatoriche le fiaccole sono state modificate neltempo per ridurre le emissioni e i consumienergetici. Tutti i settori lavorano da anni in

questo senso e abbiamo otte-nuto degli ottimi risultati».

In questo preciso periodostorico, verso che ambiti si staindirizzando la ricerca e losviluppo?«Tutto è indirizzato al settoreecologico. Ci concentriamosulla riduzione della CO2, degliNOx e del CO, e di tutto ciòche è inquinante, incluse le pol-veri sottili. A questo propositoabbiamo ottenuto differenticertificazioni. Siamo certificatiISO 9001 dal 1994. A dicem-bre 2010 abbiamo ottenuto lacertificazione ISO 9001:2008ed è inoltre in corso la certifica-zione ISO 14000:2005».

Qualche brevetto?«Quindici anni fa abbiamo bre-

vettato un sistema catalitico verticale con pre-ri-scaldatore incorporato. Inoltre abbiamo vari mar-chi registrati di molte apparecchiature».

Il fatto di essere attivi in diverse divisioni harappresentato un vantaggio durante la crisieconomica? «Sicuramente. Durante il periodo di crisi, anchese abbiamo ridotto leggermente il fatturato,siamo rimasti competitivi proprio grazie all’esi-stenza delle nostre differenti divisioni. Dato cheal centro di tutti i nostri settori c’è il sistema dicombustione e di ecologia, per noi è stato suffi-ciente spostare un tecnico o un ingegnere da unsettore ad un altro. Fornisco un esempio pratico;in questi anni di crisi sono stati colpiti differentisettori, ad esempio il tessile e in seguito la cera-mica. Mentre la maggior parte delle politicheaziendali sono state rivolte a portar fuori leaziende, noi ci siamo specializzati in altri settori,come ad esempio quello della coogenerazione edei combustibili alternativi. Se un mercato tendea calare, le nostre capacità ingegneristiche per-mettono di muoverci ad un altro settore utiliz-zando sempre lo stesso staff».

In apertura, il depuratore Sov. A fianco, una torcia di una raffineria in azione.

Sotto, il titolare e fondatore della Itas Antonio Pozzoli

www.itas.com

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

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Da sempre il successo di un’impresadipende dalla capacità di studiaregli impianti bilanciando costid’investimento con costi di eser-

cizio. L’industria manifatturiera, oggi, incon-tra delle difficoltà che potrebbero essere resemeno problematiche se, nella fase prelimi-nare di un progetto e nella scelta delle mac-chine per realizzarlo, si analizzassero una se-rie di fattori. Fra questi la semplicitàcostruttiva e operativa, l’affidabilità, la ma-nutenzione, il risparmio energetico. Questielementi garantiscono il controllo totale dellefasi di produzione, controllo che è decisivo so-

prattutto quando si lavora con margini sem-pre più ridotti e si deve risparmiare per averedegli utili. Afferma Luigi Poli, titolare di Fap:«L’idea di costruire le macchine considerandoin primis le difficoltà che incontra chi devepoi utilizzarle è sempre stata la nostra preoc-cupazione prioritaria, sia nella progettazioneche nella realizzazione».

Della costruzione di quali macchine si oc-cupa la vostra azienda?«Fap è un’azienda che progetta e realizza mac-chinari per l’estrusione e la trasformazione diplastiche espanse e per la produzione di filmprotettivi in polietilene e polipropilene. In par-

Luigi Poli, titolare di Fap, spiega come ottimizzare i costi di produzione industriale.

Analizzando i fattori rilevanti e progettando macchinari che garantiscano la migliore resa

Luca Cavera

Sistemi di progettazione industriale

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Luigi Poli

MILANO 2011 • DOSSIER • 145

ticolare, ci siamo specializzati nella produ-zione di linee di estrusione per film espansi,avvolgitori, laminatori e macchine per la tra-sformazione».

Nella fase di progettazione, il vostro scopoprioritario è capire le esigenze di chi utilizzeràla macchina. Come riuscite a soddisfare que-ste esigenze che di volta in volta, prevedibil-mente, sono diverse?«Seguire le esigenze e le problematiche di pro-duzione, realizzarle e ottimizzarle immediata-mente, è per noi importante e abbastanza sem-plice, dato che usufruiamo di un ottimoorganico tecnico e di una buona flessibilitàstrutturale. È questa flessibilità che avvantaggiaun’azienda, grazie alla velocità nelle scelte deci-sionali; tuttavia la stessa flessibilità può anchepenalizzarla, perché i budget destinati alla ricercae allo sviluppo, normalmente sono a carico del-l’azienda stessa, come in tutte le realtà delle no-stre dimensioni. Siamo soddisfatti però di riu-scire a confrontarci con una concorrenza esteracapace di potenzialità e mezzi molto più im-portanti».

In concreto, come riuscite a dare una ri-sposta precisa, prima di aver realizzato lemacchine, a chi vi chiede quali saranno i co-sti di gestione e mantenimento?«Abbiamo mappato le performance dei nostriimpianti in termini di produttività, consumo dimaterie prime e consumo energetico nelle di-verse condizione di utilizzo. Siamo quindi ingrado di correlare le soluzioni tecnologiche aicosti di esercizio facendo l’analisi preventivadell’efficienza di utilizzo della macchina e siamoanche in grado di determinare il costo di tra-sformazione per unità di prodotto. Questo si-gnifica poter rispondere, cifre alla mano, alle do-mande poste sugli elementi tecnologiciintrodotti. Nel mondo dell’industria ognuno è“ciò che è in grado di misurare”, ogni processoindustriale dovrebbe essere descritto attraversodei numeri e non in modo qualitativo».

Quanto questa filosofia conta nell’azione dipromozione e marketing?«In realtà abbiamo sempre cercato di fare inmodo che fossero le nostre macchine, nelmomento in cui sono impiegate nelle lavora-

zioni, a operare un’azione di marketing. De-cisamente questo nostro approccio ha allun-gato i tempi di resa, ma ha consolidato un’im-magine positiva dell’azienda, basata sui fatti enon sulle parole. Oggi beneficiamo di unabuona reputazione sul mercato, siamo consi-derati dei costruttori affidabili».

Sulla base dei successi finora ottenuti, qualisono i programmi per il futuro dell’azienda?«Abbiamo sempre operato in un’ottica di fles-sibilità e capacità di adattamento alle richiestedei clienti, attraverso il bilanciamento del-l’offerta tecnologica con i prezzi degli im-pianti. Oggi abbiamo tradotto questo ap-proccio sviluppandolo operativamente in duedirezioni: da una parte, il completamentodella gamma per gli impianti di estrusione e,dall’altra, una metodologia innovativa nellaprogettazione, che analizza in termini di co-sto di trasformazione l’impatto delle solu-zione tecnologiche applicate. La strada per ilfuturo di Fap è questa».

Nella foto, da destra,

Francesco e Luigi Poli,

titolare della Fap,

Besana Brianza (MB)

www.fapitaly.com

Abbiamo mappato le performance dei nostri impianti in termini di produttività, consumo di materieprime e consumo energetico nellediverse condizioni di utilizzo

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146 • DOSSIER • MILANO 2011

Spesso c’è una certa diffidenza nei confronti

delle aziende che operano nel settore chimico.

Per sfatare questa convinzione, c’è chi ha puntato

sulla trasparenza e sulla chiarezza d’intenti.

Daniela Polzot racconta la sua esperienza

Amedeo Longhi

Le aziende chimicheaprono le porteal pubblico

L’IDEA non è solo ciò che sta allabase di ogni nuovo progetto, maanche l’insieme delle colonne su cuipoggia l’attività della Chemetall Ita-

lia. Appartenente all’omonimo gruppo inter-nazionale, Chemetall si occupa di trattamentisuperficiali dei metalli. «Innovation, Dedica-tion, Environment e Assets – spiega l’ammini-stratore delegato Daniela Polzot – sono le pa-role chiave a cui ci ispiriamo».

Il 21 di maggio Chemetall parteciperà al-l’iniziativa di Federchimica “Fabbricheaperte”. Di che cosa si tratta?«È una iniziativa che Federchimica ha organiz-zato per celebrare il 2011, proclamato dal-l’ONU Anno Internazionale della Chimica.Apriamo quindi le nostre porte alle istituzionilocali, alla popolazione e alle scuole proprio perdimostrare che l’industria chimica può essereun’industria sicura, pulita e responsabile. Lagiornata sarà divisa in tre momenti: uno dedi-cato alle scuole in cui un gruppo di studenti po-trà assistere ad alcuni processi produttivi e alleattività di ricerca in laboratorio; uno dedicato

Sopra, Daniela Polzot,

amministratore

delegato della

Chemetall Italia di

Giussano (MI).

Nell’altra pagina,

un’immagine

dell’interno dell’azienda

www.chemetall.it

alle autorità, ai clienti e ai fornitori e uno allapopolazione e ai familiari dei dipendenti».

Prestate anche molta attenzione al discorsodella tutela ambientale.«Siamo molto attenti alla salvaguardia del-l’ambiente e alla tutela della salute e sicurezzadei lavoratori. Proprio per questo abbiamodeciso di ottenere la certificazione del sistemadi gestione salute e sicurezza secondo la normaOHSAS 18001 in aggiunta alle certificazioniche già possediamo in tema ambientale (ISO14001) e di qualità (ISO 9001/ISO TS16949)».

Secondo quello che percepisce lei, a livellodi opinione pubblica esiste una sorta di pre-giudizio nei confronti delle aziende che ope-rano in questo campo?«Purtroppo c’è ancora molto pregiudizio. Pro-prio per promuovere una corretta informazionein materia pubblichiamo periodicamente unascheda, in collaborazione con il comune diGiussano, che viene distribuita a tutta la po-polazione e all’interno della quale spieghiamochi siamo, cosa facciamo, quali sono i rischi as-

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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Daniela Polzot

MILANO 2011 • DOSSIER • 147

sociati alla nostra attività e le misure di sicurezzache adottiamo, perché siamo convinti che l’in-formazione e il coinvolgimento della popola-zione siano fondamentali».

Come si svolge la produzione e la com-mercializzazione dei vostri trattamenti? «Siamo coscienti che la collaborazione con iclienti è una garanzia di successo. Grazie a pro-cessi di alta qualità, consegne puntuali e un ec-cellente servizio tecnico, miriamo a fornire pro-dotti di valore e soluzioni mirate per ogniesigenza. Una vasta esperienza di lavoro nei di-versi settori di mercato e la capacità di valuta-zione dei processi e delle singole esigenze ci per-mettono di offrire soluzioni su misura, avendosempre come obiettivo la ricerca di nuove e mi-gliori applicazioni allo scopo di creare un valoreaggiunto per i nostri clienti. I nostri mercati diriferimento sono quello automobilistico e deicomponenti per il settore automobilistico, ge-neral industry, coil coating, cold forming (de-formazione a freddo), aerospaziale e alumi-nium finishing».

Fra questi settori figura anche l’industriaaerospaziale.«Autovetture, aeroplani, apparecchiature, mac-chinari ed elettrodomestici devono la loro forzae resistenza alla propria struttura in metallo; an-che il più forte dei metalli, però, per garantirele migliori performance, necessita di essere pro-tetto dagli effetti del tempo, del clima e del-

l’ambiente. In settori specifici come quello ae-rospaziale, il nostro impegno si concretizzanello sviluppo di prodotti in grado di creare ilgiusto equilibrio fra le necessità di una facile,veloce ed efficace applicazione con quelle di si-curezza, qualità e affidabilità che caratteriz-zano questo campo».

Un ultimo accenno alla composizione so-cietaria: com’è strutturato il vostro gruppo?«Il management della società è costituito da unBoard – di cui io faccio parte assieme ad alcunirappresentanti della casa madre tedesca –, unaparte direttiva costituita dai vari responsabili difunzione e una struttura commerciale compo-sta da due macro divisioni».

Chemetall nasce a Francoforte nel 1889 come GruppoMetallgesellschaf, per poi evolversi in Chemetall-Bonder nel 1982.Da agosto 2004 fa parte del gruppo multinazionale americanoRockwood Specialties. Il Gruppo Chemetall conta oggi più ditrenta siti produttivi, quaranta consociate e tremila dipendenti intutto il mondo. Chemetall Italia, con sede principale a Giussano eun sito commerciale a Roveredo in Piano, impiega novantacinquedipendenti tra uffici, laboratori, produzione e forza vendite.Negli ultimi anni la società ha sviluppato e lanciato innovazioniche hanno rappresentato una svolta nel settore e ha dato origine auna solida rete di comunicazione e scambio con tutte le principaliindustrie, i produttori di acciaio e alluminio, istituti di ricerca,associazioni di categoria e università. L’attività, in continuacrescita, è focalizzata sul lungo termine. La Chemetall dispone diuffici commerciali, siti produttivi, team di servizio, laboratori emagazzini localizzati in tutto il mondo e offre inoltre un accuratoservizio di assistenza tecnica.

Il gruppo Chemetall

Page 124: Dossier Milano 05 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

150 • DOSSIER • MILANO 2011

Non solo abbigliamento. Le taglierine prodotte dalla Italvox si sono fatte strada in differenti

realtà industriali. A parlarne è il suo amministratore unico, Giorgio Cugini, che illustra

gli importanti risultati di crescita della storica società meneghina

Aldo Mosca

I maestri del tagliopuntano alla diversificazione

Sono in evidente crescita i ricavatiottenuti dalle Officine Meccani-che Italvox. Il trend registrato da-gli ultimi fatturati della società

guidata dall’ingegner Giorgio Cugini rap-presentano, o almeno questa è la speranza,un importante segnale di ripresa per ilmercato tessile ma non solo. Italvox, in-fatti, è leader e punto di riferimento nellaproduzione di taglierine elettriche e pneu-matiche per svariate tipologie di mate-riali, a partire dai tessuti. La produzione sirivolge a numerosi settori produttivi, dal-l’abbigliamento all’arredamento, fino al-l’automobile e il nautico. «Nel 2010 ab-biamo ottenuto un aumento di fatturatodi circa il 24% rispetto al 2009, recupe-rando in gran parte il calo dovuto allacrisi mondiale – spiega l’amministratoreunico Giorgio Cugini -. Nel 2011, poi,stiamo notando un’ulteriore crescita negliintroiti». A confermarlo è proprio l’incre-mento del fatturato, pari a circa il 20%,re-gistrato nel primo trimestre.

Dunque il trend si conferma positivo?«Direi proprio di sì. Se manteniamo que-sto andamento potremo al più presto tor-nare ai valori e alle cifre del periodo pre-crisi».

Italvox in che modo ha fatto frontealla congiuntura dell’ultimo biennio?

«Fortunatamente siamostati lungimiranti. Nel2009 abbiamo contenuto lespese riuscendo a mante-nere quel minimo di reddi-tività che ci ha consentitodi conservare i livelli occu-pazionali esistenti. E unavolta superato il momentopiù difficile, la ripresa haavuto inizio».

Sono molti i settori produttivi cui virivolgete. Crede che in futuro cambie-ranno gli equilibri dei vostri acquirenti?«Al di là dei mercati tradizionali cui si ri-volgono i nostri prodotti, abbigliamento earredamento, è per noi difficile eviden-ziare a priori dei settori in cui avranno im-piego le nostre macchine. Questo perchél’acquisto di una nostra taglierina ri-sponde generalmente a un’esigenza con-tingente. In pratica il committente si trovaa dover risolvere un problema del tuttonuovo per lui e cerca chi può aiutarlo.Una volta acquistata, poi, ne constata laqualità e continua a rivolgersi a noi per lamanutenzione e il ricambio delle compo-nenti. Così nasce la fidelizzazione».

Quella dell’abbigliamento è semprestata una delle voci più importanti delvostro fatturato. È ancora così?

L’ingegner

Giorgio Cugini, a capo

della Italvox di Milano

Page 125: Dossier Milano 05 2011

Giorgio Cugini

MILANO 2011 • DOSSIER • 151

«Fino a dieci anni fa rappresentava anchel’85% del nostro fatturato. Con il tempo,poi, la delocalizzazione delle produzioniha causato una riduzione delle vendite. Vaanche detto che le nostre taglierine sononote per avere una qualità elevata e unalunga durabilità. E il loro costo è ovvia-mente adeguato a tali caratteristiche. Mamentre in Europa e negli Stati Uniti vienepremiata e apprezzata l’eccellenza, in mer-cati come quello orientale o nordafricanoviene giudicata troppo cara. Anche questo

ha inciso su un calo dellenostre commissioni rivolteall’abbigliamento. Fortu-natamente, ha compensatola progressiva crescita su al-tri settori».

In futuro la vostra pro-duzione subirà ulteriori evoluzioni? «Sicuramente cercheremo di adeguare inostri modelli ai problemi di taglio postidai nuovi materiali che si presenterannosul mercato, come del resto abbiamo sem-pre fatto. Le esigenze di qualità, sicurezzaed estetica spingono i produttori di tes-suto e di filati a innovarsi. Di conseguenzale nostre macchine devono fare altret-tanto. Recentemente abbiamo progettatonuovi modelli per il taglio di fibre ara-midiche, solitamente utilizzate nella pro-duzione di giubbotti antiproiettile, nellablindatura di vetture, nella nautica e intessuti ignifughi. Le nostre taglierine, tral’altro, sono in grado di tagliare le fibre divetro, applicate nella nautica per la pro-duzione di scafi, nell’edilizia come iso-lante termico e nel condizionamento ariaper i filtri. Possiamo anche tagliare tessutiin fibra di carbonio, anche questa utiliz-zata in molteplici settori come auto, nau-tica e arredamento».

Quali gli obiettivi per il futuro?«Considerando le attuali condizioni dimercato non ci poniamo obiettivi parti-colarmente ambiziosi. Cercheremo diconsolidarci ulteriormente, mantenendole posizioni attuali con un trend di cre-scita contenuto, ma costante».

La Italvox Officine Meccaniche nasce come piccola aziendanel 1929, al fine di produrre proiettori sonori per lacinematografia. Con il tempo, si concentra anche nellaproduzione di particolari e apparati meccanici per contoterzi. Giunti all’inizio degli anni Quaranta, subentra l’attualeproprietà, che abbandona progressivamente il business deiproiettori e incrementa l’attività conto terzi, dando il via allaproduzione di taglierine elettriche per tessuti. Questi, daiprimi anni Cinquanta, ottengono anche un proprio marchio,Secat. Si sviluppano da lì in avanti molteplici modelli, siaelettrici che pneumatici, per soddisfare un mercato semprepiù vasto e alle prese con nuovi tessuti. Oggi, Italvox vantaun catalogo con oltre quaranta modelli di taglierine rivolte aipiù diversi settori produttivi come abbigliamento,arredamento, auto motive, nautica, industria della gomma econcerie, solo per citarne alcuni. www.italvox.it

Dai cinema alle industrie

Page 126: Dossier Milano 05 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Chi compatta “i pezzi” dell’industriaI risultati della Trafileria Bulloneria Viteria dalle parole del suo amministratore delegato,

Simonetta Balboni. Il caso di un’azienda che raccoglie i frutti di una politica industriale

flessibile e, soprattutto, del suo legame indissolubile con il capoluogo lombardo

Carlo Sergi

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Simonetta Balboni

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Una sede ritenuta così costitutiva efondante da essere stata inseritanello statuto della società, sin dallasua nascita. Così, gli spazi mila-

nesi della Trafileria Bulloneria Viteria, nota nelmercato come TBV Spa, possono essere iden-tificati come uno dei motori propulsivi strate-gici dell’economia meneghina. «A Milano siorigina la fase iniziale di tutto il nostro lavoro,è da qui che si avviano e si rinforzano i contatticon i principali committenti, italiani e stra-nieri, è da questa realtà che sorgono e si svi-luppano progetti e idee, ipotesi e soluzioni con-crete» spiega l’attuale amministratore delegato,Simonetta Balboni. Eppure la realtà aziendaledella TBV, azienda leader nella produzione ditiranti, bulloni, viti, dadi, prigionieri, partico-lari a disegno per il settore petrolchimico, chi-mico e per gli impianti industriali, sorge lon-tana, nella provincia di Brescia, in quella ValleCamonica che da quasi mezzo secolo è zona diindustria pesante e metalmeccanica.

Lei è al vertice di un’azienda nata su pre-supposti particolari rispetto ad altre realtàproduttive storiche.«TBV è sorta da un'idea di Pa-dre Marcolini, che si rivolse aun ristretto gruppo di impren-ditori bresciani e milanesi, af-finché con coraggio e determi-nazione fondassero un'attivitàindustriale a Sellero, in questaMedia Valle Camonica, dovespesso si era costretti ad andarelontano per trovare lavoro».

TBV si appresta a compiere50 anni di attività, tra la sedecommerciale di Milano e lostabilimento produttivo diSellero. Come si sono conci-liate queste due realtà? «Non è stata certamente un’im-presa facile. Quando la tecno-

logia era ancora ai suoi esordi, decenni fa, te-nere insieme i due poli lavorativi, milanese ebresciano, senza disporre di internet e dei mezzidi comunicazione attuali non era scontato. Masenza dubbio si è rivelata una sfida molto sti-molante. Oggi sono convinta che proprio que-sta dualità aziendale si sia dimostrata strategicanell’affrontare l’attuale crisi economica».

In che modo?«Credo abbia aiutato trasmettere, tra Sellero eMilano, la volontà di operare seguendo una lo-gica di estrema flessibilità con i clienti, co-gliendone le esigenze tecniche e qualitative, ri-ducendo al minimo le tempistiche di consegna.Tenga presente che i tiranti e i bulloni sono in

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È sempre importante essere aperti, sensibili agli stimoli, accettare le sfidesenza mai restare chiusi nella propria'autoreferenziale' sapienza

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Simonetta Balboni,

Ad della Trafileria

Bulloneria Viteria Spa

www.tbvitaly.it

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vestimenti esterni, per renderei prodotti idonei a operare inambienti marini, desertici,oleosi, gassosi, nucleari, spa-ziali, a temperature altissime obassissime a seconda dell'im-piego. Proprio per questa va-rietà di produzione vantiamo

una partecipazione attiva, in cordata, con altresocietà di componentistica per il piping, neipiù importanti, prestigiosi e innovativi im-pianti al mondo. Non solo, a noi si rivolgonoda anni i cosiddetti colossi che si occupano del-l'attività estrattiva e della lavorazione del greg-gio. Alcuni nostri committenti, poi, si dedi-cano alla costruzione di autostrade, ponti, allaristrutturazione delle baie di carico dei portimarini, all'alta velocità».

Insomma, non vi ponete molti limiti “set-toriali”.

«Il nostro agente israeliano, OrKwiatkowsky, un giorno cidisse "voi siete come quellepopolazioni asiatiche, dite sì atutto, non vi tirate indietro difronte a niente”. Ed effettiva-mente è così. Questo lavoromi porta a viaggiare molto, aconfrontarmi con gli standarde le procedure dei nostri ac-quirenti, che poi sono le so-cietà più grandi e importantial mondo, a capire le loro esi-genze, a comprendere i loro

bisogni, oltreché in termini di qualità e strut-tura del prodotto anche in quelli di comuni-cabilità, reperibilità e soprattutto rintracciabi-lità dei beni e dei servizi in cantiere, tra chi èaddetto all'assemblaggio e al montaggio deipezzi. Tutto questo si è tradotto in una grandeapertura da parte nostra e in un’estrema elasti-cità nella compilazione dei documenti, che ri-portano la programmazione e la gestione dellevarie fasi di lavorazione o che accompagnanola merce».

assoluto gli ultimi prodotti chele società di ingegneria acqui-stano quando fanno un im-pianto. Va detto, inoltre, che isoci fondatori dell'azienda, lefamiglie Ghitti, Chiesa e Bal-boni, guardano con orgoglio aquesta loro realtà, spronandociad andare sempre più avanti,sempre oltre nel lavoro, nellaricerca, nella sperimentazione, nell'affinamentotecnologico, nell'affidabilità, nell'attenzionealla customer's satisfaction. Ci piace parlaresempre al plurale, sentirci parte di una squadratra Milano e Brescia».

Oggi cosa rappresenta la vostra produ-zione?«Sforniamo più di 5 milioni di pezzi prodottiall'anno, tra tiranti, dadi, viti, bulloni, prigio-nieri in acciaio, acciaio inossidabile, leghe esuperleghe. Oltre a una vastissima gamma di ri-

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Dall’alto, un tecnico al

lavoro, una fase di

applicazione del

trattamento TiBiCoat

4000, a protezione dei

prodotti dalla ruggine e

dell’ossidazione e due

membri dello staff

milanese TBV

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Non trova difficile il far coincidere un mo-dus operandi radicato da anni con così tanterealtà industriali e mercati differenti?«La regola, secondo noi fondamentale, per re-sistere sul mercato globale sta nel condividerela filosofia di chi ci commissiona il lavoro,senza stare a obiettare sulle richieste, spessomolto complesse ed elaborate, di omologazionedocumentale. Bisogna collaborare con uno spi-rito oserei dire di 'obbedienza'. Si tratta di unadote molto rara e apprezzata da una filiera chesi distingue per un suo connotato: la semplicità.

Peculiarità, quest’ultima che emerge anche neltono da noi scelto per interagire con i nostri in-terlocutori. Le dirò una curiosità, anche la no-stra sede commerciale favorisce un approcciocolloquiale, essendo a trecento metri dallo Sta-dio Meazza. Qualunque nostro visitatore oospite, italiano o internazionale, prima di tuttochiede notizie su Inter e Milan».

L’azienda investe molto anche in ricerca esviluppo. Qual è il progetto più significativosu cui vi state concentrando?«Su pressione di una società di ingegneria diSan Donato Milanese, che voleva un rapportogarantito da un ente certificativo per il nostrotrattamento esterno Tibicoat 4000, abbiamosottoposto una campionatura di tiranti rivestitialle prove in camera di nebbia salina per circadue stagioni. Il tutto è avvenuto sotto la guidascientifica del TUV e con l’ausilio del labora-torio di un ente legato al dipartimento di chi-mica dell'Università degli Studi di Milano».

Quali risultati avete raggiunto?«Decisamente positivi. Questo perché i nostriprodotti rivestiti con Tibicoat 4000 hanno su-perato la prova di oltre 5mila ore in nebbia sa-lina dimostrandosi resistenti alla ruggine e al-l'ossidazione. In aggiunta, cosa rarissima,hanno mostrato un'estrema facilità nello svita-mento e nel disassemblaggio, dando così provadel fatto che i pezzi possono essere riutilizzati,per esempio in una piattaforma offshore, anchedopo essere stati smontati per una verifica.Tutto questo dimostra come è sempre impor-tante essere aperti, sensibili agli stimoli, accet-tare le sfide senza mai restare chiusi nella pro-pria 'autoreferenziale' sapienza».

Quindi una bella soddisfazione.«Per noi è anche una conferma di quanto, lascelta di rimanere a Milano, sia vincente. Molteaziende, purtroppo, nell’ultimo trentenniohanno spostato altrove l’attività, ma a mio av-viso così facendo hanno commesso un errore.Questa città offre ancora oggi infinite possibi-lità di sviluppo».

«Teniamo uniti i pezzi, stringiamo gli elementi costitutivi,esercitiamo la potenza del serraggio nei principali siti industrialidel pianeta» spiega l’amministratrice delegata della TBV diMilano, Simonetta Balboni. Germania, Austria, Belgio, Olanda,Polonia, Inghilterra, Norvegia, Svezia, Francia, Spagna,Portogallo, Croazia, Ungheria, Romania, Grecia e poi ancoraRussia, Kazaghestan, Uzbekistan, Ukraina, Israele, Iran, Siria,Kuwait, Qatar, Dubai, Abu Dhabi, Emirati Arabi, Algeria, Tunisia,Marocco, Libia, Egitto, Congo, Corea, Thailandia, Madagascar,Australia, Cile, Brasile, Venezuela. Questi sono solo alcuni deipaesi in cui ha lavorato la storica azienda nata in Valle Camonica.«Nelle industrie noi teniamo in piedi il discorso in termini diipotassi - sottolinea ironicamente Simonetta Balboni -. Senza ilnostro contributo i pezzi di un impianto rimarrebbero a livello diparatassi, parole senza un filo logico conduttore, materia senzanerbo, senza energia, pezzi sparsi di un Lego che non diventacostruzione».

Le viti milanesi

Simonetta Balboni

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

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Non solo mere forniture di componenti meccanici, ma vere e proprie partnership

con imprese e industrie che lo richiedono. Marcello Doniselli descrive le attività

della Bulloneria Villa, dove non ci sono scarti né tempi morti

Giulio Conti

Produzione a scarto zero

Domanda e offerta. Fornitori ecommittenti. Commercianti econsumatori. Le leggi di mercato,oltre le specificità e dinamiche in-

terne a ogni settore produttivo, non fanno al-tro che rappresentare e disciplinare i rapportitra i protagonisti del quotidiano business-to-business. Ma tra questi, venditori e compratori,spesso non si instaura solo un asettico e unicoconfronto commerciale bensì una vera e pro-pria partnership. Ed è con questa premessa che da oltre cin-quant’anni, coadiuvando il settore industrialemetalmeccanico, la Bulloneria Villa è riuscita atrasformare semplici componenti meccaniciquali viti, bulloni e tiranti, in protagonisti es-senziali per le attività delle Pmi e delle grandiindustrie. «La filosofia che da sempre muove il

nostro lavoro si basa sul costante tentativo disviluppare con i clienti un rapporto di par-tnership. Non vogliamo essere considerati deimeri fornitori ma veri e propri partner per laproduzione e affermazione dell’impresa nelmercato». Marcello Doniselli, portavoce dellaBulloneria Villa, racconta l’andamento di mer-cato e il carattere di partner ideale assunto dal-l’azienda come caposaldo della filosofia su cuisi basa ogni sua attività.

In cosa e come è cambiato il semplice“bullone” di una volta rispetto a quelloodierno? «In passato la produzione della Bulloneria Villacomprendeva elementi di fissaggio standard eprodotti speciali su disegno del cliente. Con ilpassare degli anni, oltre ad essere sempre ingrado di fornire a livello globale i prodotticommissionati, abbiamo concentrato la nostraproduzione nella realizzazione di bulloneriaspeciale, su disegno o con specifiche di mate-riali e trattamenti dettati dal cliente».

Da quali settori proviene maggiore do-manda di forniture?«Non è facile indicare il settore che più di unaltro richiede costanti forniture. Al momentoin cui ci si impegna con un cliente per la for-nitura di bulloneria per un impianto che puòessere rivolto ad esempio, al settore petroli-fero, energetico o ambientale, le forniture de-vono essere continue e senza tempi morti, ov-vero devono avvenire in 48 ore dall’ordine».

Qual è il valore aggiunto della BulloneriaVilla che consente di sferzare la concorrenza?

Da destra,

Marcello Doniselli,

Elena Persico e Dino

Carubbi della Bulloneria

Villa di Milano e alcuni

ambienti dell’azienda

[email protected]

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Marcello Doniselli, Elena Persico, Dino Carubbi

MILANO 2011 • DOSSIER • 157

consente di immettere sul mercato una pro-duzione a scarto zero».

Quali sono i mercati di riferimento di Bul-loneria Villa? «Lavoriamo da sempre per il mercato internoe ci rivolgiamo alle Pmi e alle grandi aziendeche realizzano impianti o parti di questi. I no-stri prodotti giungono però anche all’esteroperché molti dei nostri clienti si aggiudicanoappalti fuori dall’Italia e in paesi emergenti.Cerchiamo ogni anno di ottenere dei risultatimigliori, anche se, purtroppo, bisogna fare iconti con gli andamenti dei mercati che nonsempre lo consentono».

«Innanzitutto il sistema qualità che segue tuttol’iter di produzione nei particolari, dal disegnosino alla sua realizzazione. Con il costante econtinuo monitoraggio di ogni fase produt-tiva, sino alla consegna finale, l’azienda è ingrado di soddisfare ogni richiesta rendendoefficiente il processo ed eliminando costi inu-tili, offrendo un servizio di altissima qualità efornendo ogni prodotto accompagnato da cer-tificato di collaudo».

Quali scelte progettuali determinano laproduzione della Bulloneria Villa? «Eseguiamo lavorazioni sulla base di progettiche vengono dettati dall’utilizzatore finale. Lematerie prime sono essenzialmente tondi chereperiamo dalle acciaierie sul mercato nazio-nale. Pezzi speciali per materiale o dimensionivengono richiesti principalmente dal settorepetrolchimico ed energetico. Ed è in questicasi che, a dispetto dell’asset automatizzatodell’azienda, molti pezzi con caratteristiche par-ticolari e in quantitativi non elevati, vengonoancora trattati manualmente».

Come i vostri prodotti percorrono la “ca-tena” commerciale “dal produttore all’uti-lizzatore finale”?«La richiesta del cliente passa direttamente allaproduzione che si occupa di realizzare il pro-dotto; questo viene preso in consegna dal ma-gazzino che lo smista per eventuali trattamentitermici o galvanici. Infine il prodotto, prima dipassare alla consegna presso il cliente finale, ri-torna per un nostro controllo interno che ne dàl’avallo definitivo. Questo controllo capillare

~

A dispetto dell’asset automatizzatodell’azienda, molti pezzicon caratteristiche particolarie in quantitativi non elevati, vengonoancora trattati manualmente

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

160 • DOSSIER • MILANO 2011

Una strategia commerciale ben studiata e un importante portafoglio di certificazioni

sono le armi per combattere la concorrenza cinese nell’elettronica. Pierluigi Prina

racconta la sua esperienza

Amedeo Longhi

Certificazioni, un valore aggiunto

Il settore dei componenti elettronici, inparticolare elettromeccanici, è invaso daprodotti cinesi a basso prezzo e scarsa qua-lità. In virtù di ciò, è importante che chi

punta ancora sul valore dei progetti e dei mate-riali fornisca ai suoi interlocutori un’immaginecapace di distinguersi nel mare dei prodotti dibasso profilo. È questa la strada che ha scelto Re-valco, azienda milanese specializzata nel settoreelettrico industriale e dell’automazione. SecondoPierluigi Prina, presidente e proprietario, «se sipunta sulla qualità certificata il riscontro com-merciale è ottimo. L’anno scorso il nostro fat-turato è aumentato del cinquantuno per centoe anche quest’anno è previsto un incremento diquesta portata».

Per voi quindi le certificazioni sono unaspetto fondamentale.«Abbiamo puntato molto sulle certificazioniitaliane, europee, tedesche e russe, che sono i

mercati verso i quali ci stiamo rivolgendo. Cer-tificarsi vuol dire differenziarsi da quella che è lamassificazione del prodotto cinese, che haprezzo e qualità molto bassi. Il valore aggiuntoè rappresentato dalla certificazione da parte ditutti gli enti. Siamo certificati anche nel navalee nel ferroviario – in questo settore siamo gliunici in Europa ad avere la certificazione Tuv –, abbiamo il Gost per la Russia, l’Ul per gliStati Uniti, il Serv per la Svizzera e molte altrecertificazioni europee».

Com’è progettata la vostra strategia com-merciale?«La filosofia con cui è nata l’azienda e con cui laportiamo avanti si basa sulla ripartizione in partiuguali di tre ambiti di mercato: un terzo dellaproduzione è indirizzato verso quello italiano,un terzo verso quello estero e un terzo è desti-nato a brand name diversi, che possono essere ipiù grossi costruttori nel settore della strumen-tazione o degli strumenti modulari per auto-mazione. Stringiamo accordi con questeaziende, realizziamo gli stampi seguendo la lorolinea e costruiamo i pezzi che internamentecontengono sempre gli stessi materiali, mentreesternamente sono personalizzati con loghi eforme dei committenti. Questo tipo di attivitàè molto formativa: i grandi costruttori infatti, siaggiudicano la fetta maggiore dei guadagni ecomprano solo a prezzi concorrenziali; questo ciha abituato a produrre ottimizzando sempre dipiù i costi e diventando così estremamente com-petitivi sui mercati italiani ed europei. In que-sto momento stiamo accusando una piccolaflessione dovuta al fatto che all’aumento dei co-sti delle materie non è seguito un corrispon-

Pierluigi Prina,

presidente e

proprietario

della Revalco

di Milano, insieme

al figlio Daniele.

www.revalco.it

Page 133: Dossier Milano 05 2011

Pierluigi Prina

MILANO 2011 • DOSSIER • 161

meccanica, dove c’è molta manodopera. La no-stra caratteristica rimane un lavoro di progetta-zione e realizzazione interna – il novanta percento dei nostri prodotti sono made in Italy –,non seguiamo la scia dei costruttori europei omondiali ma proponiamo delle idee nostre. Ab-biamo una consistente dotazione ingegneristicaper la realizzazione di software per Pc/Plc/Mi-cro e hardware, soprattutto a livello elettronico.Un team di tre persone è dedicato alla proget-tazione della parte elettromeccanica dei TA, itrasformatori amperometrici speciali, prodottivenduti in tutto il mondo anche in grossi quan-titativi, la cui produzione mensile raggiunge isessantamila pezzi, tra speciali e normali».

Il mercato risponde positivamente alla vo-stra strategia?«Dal punto di vista commerciale c’è un’ottimarisposta da parte dei clienti istituzionali, ma so-prattutto sta crescendo il mercato italiano. Ol-tre al fotovoltaico, che dopo una piccola bat-tuta d’arresto si sta riprendendo, sono inaumento soprattutto le grosse commesse in-ternazionali che fanno riferimento a nomi im-portanti come Ansaldo e Ferrovie. Ci distin-guiamo rispetto al dato generale dei nostricompetitor, che registra incrementi di entitàcontenuta mentre il nostro trend positivo èmolto più deciso e consistente. Questo è do-vuto al fatto che, se la concorrenza diretta si èlimitata a mantenere la propria posizione nel-l’ambito dei mercati di strumentazione, noi se-guiamo le nuove tendenze e ci adattiamo aesse. L’anno scorso per esempio c’è stata unanotevole affermazione del fotovoltaico e la Re-valco ha progettato, messo a punto e realizzatotutta una serie di apparecchiature legate a que-sta tecnologia come il quadristringa e l’elet-tronica, lo scaricatore, il controllo dell’energiarelativi, ponti Atv di bassa e media tensionecon la certificazione dell’energia acquistata ovenduta dagli impianti fotovoltaici, con unmateriale approvato e certificabile Enel e col-loquiante con il sistema Enel».

dente incremento dei prezzi di mercato. Perriequilibrare questo scompenso, ci stiamo at-trezzando per risparmiare sul costo del pro-dotto prima che arrivi a noi, realizzando di-rettamente i semiprodotti o semicomponentiinvece di comprarli».

Avete un settore di ricerca e sviluppo chevi ha permesso di mettere in piedi questastrategia?«Noi puntiamo tutto il margine operativo sugliinvestimenti futuri. A livello di elettronica siamomolto competitivi anche con i cinesi, mante-nendo un livello superiore a prezzi quasi uguali,mentre è più ostico il comparto dell’elettro-

L’attività dell’azienda si svolge su tre sedi operative. Quellacentrale di Milano ospita gli uffici commerciali, il magazzinocentrale e la produzione di strumenti analogici, a Lissone vengonorealizzati trasformatori amperometrici e voltmetrici speciali estandard, mentre lo stabilimento di Gallarate è dedicato alcomparto software ed elettronica di tutti i tipi. La superficiecomplessiva è di quasi 6000 metri quadrati e ospita un personaledi 120 persone. Il fatturato previsto per il 2011 si aggira intorno ai22 milioni di euro e mantiene il tasso di crescita superiore al 50%già fatto registrare nel 2010. La produzione è realizzata al 90%in Italia, mentre le materie prime come ferro e rame sonoacquistati sulle piazze mondiali. Grande attenzione è rivolta allefiere di settore: dopo la recente partecipazione alle kermesse diDubai e Saigon, le prossime tappe sul programma di Revalco sonoGiacarta, San Pietroburgo e Mosca.

I numeri di Revalco

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164 • DOSSIER • MILANO 2011

Etica aziendale non significa solamenteapplicarsi con rigore in fase di produ-zione o muoversi disinvoltamente sulmercato di riferimento. Una società

non deve essere un riferimento solo dal punto divista economico, ma deve interagire con la so-cietà civile in molti modi. La pensa così LauraParigi, della Parigi Industry, azienda lombarda,specializzata nella produzione di tubi flessibili nelsettore acqua, gas e gasolio. «Mi adopero perportare avanti in modo dinamico e innovativo ilpercorso imprenditoriale iniziato da mio padresessant’anni fa». Già, perché lo scorso anno ilgruppo Parigi ha festeggiato l’anniversario didiamante, ispirandosi proprio a questo impor-tante traguardo per la nuova campagna con cuil’azienda si presentata ai nastri di partenza nel2011.

La comunicazione è un aspetto fondamen-tale, quante risorse investite su di essa e qualiobiettivi vi prefiggete? «Tutte le azioni previste a sostegno del marchio

Parigi nel corso degli anni testimoniano la pro-pensione naturale dell’azienda nell’investire no-tevoli risorse nel settore della comunicazione edel marketing, con l’obiettivo di offrire agliutenti strumenti validi a supporto e a corredodella loro attività. Il sito web costantemente ag-giornato, la documentazione tecnica rieditataannualmente, le campagne pubblicitarie, l’uffi-cio stampa, i display per il punto vendita, i gad-get, la partecipazione alle fiere sono alcuni deglistrumenti adottati dall’azienda per promuoversi.Per il 2011 è previsto un forte investimento sulpunto vendita, con nuovi strumenti di comu-nicazione destinati a rendere più visibile il mar-chio Parigi, con l’obiettivo di far conoscere me-glio le caratteristiche tecniche e prestazionalidella nostra gamma».

Per quanto riguarda invece il settore tecnicoe produttivo, come si svolge la vostra attivitàdi ricerca e sviluppo? «Ricerca e sviluppo per noi sono molto impor-tanti, poiché ci hanno consentito spesso, con ri-

L’impresa italiana punta sull’innovazioneUn’intensa attività progettuale e produttiva può portare all’affermazione sul mercato e al successo

economico. Tuttavia, un’azienda può fare molto più, per esempio formare le giovani generazioni

o tutelare il tessuto economico, ma non solo, italiano. La parola a Laura Parigi

Francesco Bevilacqua

Page 135: Dossier Milano 05 2011

Laura Parigi

MILANO 2011 • DOSSIER • 165

ferimento alle aziende fabbricanti, di creare rap-porti di partnership per lo sviluppo di prodottispecifici, realizzati in base ai requisiti particolari.Inoltre l’azienda resta sempre a disposizione perrealizzare incontri formativi presso la sua sede opresso il grossista, le “giornate al banco”, garan-tendo la crescita tecnico-commerciale continuadel personale di vendita e degli installatori. Oggivantiamo un ricco catalogo che comprende fles-sibili per rubinetti di ogni tipo, per scaldabagni,lavatrici, lavastoviglie e macchine da caffè, flessi-bili metallici per piani cottura, cucine a gas, cal-daie d’appartamento e impianti a vapore».

Qual è il vostro posizionamento sul mer-cato? «Attualmente riforniamo i maggiori produt-tori di rubinetti, caldaie, bruciatori, cassetteWC e pompe italiani ed europei. Inoltre inItalia vendiamo a grossisti e rivenditori attra-verso una rete di agenti presenti in ogni regionee coordinati dal nostro direttore vendite. Al-l’estero effettuiamo le vendite verso questo ca-nale distributivo attraverso agenti o distributoria seconda dei paesi. L’export interessa circa ilsettanta per cento del fatturato ed è rivoltoper lo più verso Germania, Svizzera ed UnioneEuropea in generale».

Per il vostro sessantesimo anniversario aveteospitato giovani studenti in azienda per mo-strare loro da vicino il funzionamento dellapiccola imprenditoria: qual è il messaggio piùimportante che avete voluto comunicare loro? «“Un giorno in azienda” è stata un’esperienzaunica per i ragazzi che hanno potuto respirareanche se solo per poche ore il clima aziendale,visitando uffici, laboratori, produzione, cono-scendo da vicino i profili professionali ricercatie incontrando direttamente la proprietà e i re-sponsabili aziendali. Attraverso giochi, slides edibattiti abbiamo cercato di avvicinarci almondo della scuola, proponendo un’attivitàpedagogico-formativa con lo scopo di far co-noscere anche in modo ludico gli elementi piùimportanti del sistema azienda, dalla produ-zione alla vendita passando per la qualità».

Che importanza ha il made in Italy nellastrategia Parigi e che riscontro avete dalmercato?

«In un settore come quello sanitario italiano,dove non esiste una normativa nazionale a tu-tela del consumatore finale per i nostri prodottie dove quindi nessun ente certificatore puòcreare una barriera all’ingresso, il made in Italypuò costituire un valido punto di riferimentoper gli operatori. Inoltre la nostra tradizione diimpresa, fortemente radicata sul territorio ita-liano, ha sortito l’effetto di farci identificaremolto bene sul mercato, facendoci apprezzaresia dalla nostra clientela tradizionale sia da al-tri potenziali clienti, attirati dai prodotti inno-vativi inseriti all’interno della nostra gamma».

Come mai avete scelto di diventare unCorporate Golden Donor del Fondo Am-biente Italiano?«Perché condividiamo l’obiettivo di tutelare esalvaguardare per le generazioni future il pa-trimonio comune, valorizzando la crescita cul-turale della società nel suo complesso anche at-traverso una cultura d’impresa che si facciacarico, quando possibile, di preservare quantoin nostre mani per chi verrà dopo di noi».

In alto,

Laura Parigi, presidente,

e Cesare Parigi,

fondatore e presidente

Onorario della Parigi

Industry di Monza.

Sotto, una fase della

produzione

www.parigispa.it

Page 136: Dossier Milano 05 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Il tessile punta “sull’elasticità”Federica De Bernardi, amministratore delegato dell’omonimo

nastrificio, erede di una storia imprenditoriale iniziata oltre sessant’anni

fa, ha raccolto la sfida di proiettare questa lunga tradizione nel futuro

Riccardo Ceredi

diversi settori. Abbiamo pertanto ampliato laproduzione estendendola a nastri di ogni tipo emateriale: fibre naturali, fibre sintetiche, nastririgidi o elastici, rifrangenti e personalizzati. Iprodotti sono destinati sia al settore tessile-moda, sia al settore per il confezionamento diarticoli da regalo, prodotti di pasticceria o fiori,il cosiddetto settore del packaging».

Come è gestita l’intera struttura orga-nizzativa?«Per far fronte alla notevole diversificazionedella domanda il principio sul quale è impron-tata la struttura produttiva è l’elasticità, intesacome massima flessibilità dei processi produttiviin un ragionevole equilibrio tra produzione in-terna e ricorso all’attività di terzisti. Sulla flessi-bilità organizzativa si innesta la nostra strut-tura commerciale, coordinata da Marco DeBernardi, che ha saputo negli anni mantenere eampliare la nostra rete di distribuzione. In talecontesto abbiamo, nel corso del tempo, rag-giunto e consolidato un buon equilibrio eco-nomico e finanziario, assicurando comunque ilcostante aggiornamento degli impianti e mac-chinari, attuato con programmi di investimentosempre commisurati al cash flow. In sostanza,abbiamo operato nell’ottica di un costante equi-librio tra la nostra tradizione produttiva e le esi-genze di modernizzazione».

Un impegno che l’ha vista in prima linea. «Sì, nel costante sforzo di coordinare la flessibi-lità produttiva e organizzativa, le esigenze delmercato, le capacità delle risorse umane di cuidisponiamo e le necessità di investimento con ilquadro economico finanziario della società. Peressere all’altezza del mio compito lavoro co-

Il settore tessile è da sempre uno dei capi-saldi del made in Italy. Le aziende si tro-vano oggi a dover fronteggiare una for-tissima concorrenza internazionale e

spesso scelgono di abbandonare completamenteil proprio core business per investire su nuoviprodotti, spostando all’estero la produzione. IlNastrificio De Bernardi mantiene il legame colpassato e col territorio, e – come spiega Fede-rica De Bernardi - si prepara al futuro, pun-tando sul il miglioramento dei processi pro-duttivi e sulla crescita delle risorse umane.

Come si è sviluppata negli anni l’attività?«La società, costituita nel 1946, è nata comeproduttrice del nastro di velluto, tuttora unodei suoi articoli di punta. Nel corso degli anniil nastrificio, investendo sulla creatività e sullosviluppo tecnologico, ha incrementato lagamma dei prodotti, per soddisfare le più di-sparate richieste di fornitura che provengono da

166 • DOSSIER • MILANO 2011

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Federica De Bernardi

MILANO 2011 • DOSSIER • 167

tare la fiducia, migliorare la comunicazione efavorire la condivisione delle informazioni. Sitratta di uno strumento che conduce i parte-cipanti a instaurare rapporti maggiormentecollaborativi con i colleghi di lavoro. Spessonelle aziende le diverse unità operano a com-partimenti stagni, rischiando di disperdereenergie e di generare situazioni conflittuali. Illavoro di gruppo consente, invece, di svilup-pare processi decisionali più consapevoli econdivisi nei quali ciascun soggetto si sentepienamente partecipe degli obiettivi comuni,esprimendo al meglio le proprie risorse. Suquesti presupposti stiamo lavorando alla crea-zione di un vero e proprio middle manage-ment che spesso manca nelle aziende di tra-dizione familiare».

Avete mai pensato di delocalizzare?«No. Il made in Italy, prima ancora di essereun nostro principio di azione imprendito-riale é, per la nostra azienda, requisito fon-damentale e qualificante nei confronti deinostri clienti che percepiscono il NastrificioDe Bernardi spa come la tipica azienda ma-nifatturiera italiana di qualità».

stantemente alla costruzione della mia profes-sionalità, affidandomi anche a programmi dipersonal coaching che mi hanno consentito digestire la delicata fase del passaggio generazio-nale nella conduzione dell’azienda. Credo siafondamentale assicurare il corretto bilancia-mento tra tradizione familiare e innovazione».

E il personale come si integra nell’am-biente?«Per noi l’azienda è un corpo unico in cui il ri-sultato finale dipende dalle capacità, dalle mo-tivazioni di tutti i soggetti coinvolti. Dedi-chiamo, quindi grande attenzione alla crescitaprofessionale e personale dei nostri collabo-ratori. In questa ottica abbiamo fatto ricorsoallo strumento dei focus group, per aumen-

��

I prodotti sono destinati sia al settore tessile-moda, sia al cosiddetto settoredel packaging

Federica De Bernardi, Ad del nastrificio

www.nastrificiodebernardi.com

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168 • DOSSIER • MILANO 2011

Investire in nuove attrezzature per mantenersi competitivi sul mercato. Un’esigenza sentita,

soprattutto in settori come quello della stampa digitale, in cui l’aggiornamento tecnologico

è imprescindibile. Il caso della Pentacolor

Eugenia Campo di Costa

Progresso tecnologiconella stampa digitale

Ci sono settori in cui l’aggiornamentotecnologico è fondamentale. E in cuicontinuare a investire, anche in mo-menti difficili, è l’unica chiave per ri-

tagliarsi il proprio spazio in un mercato semprepiù competitivo. Da sempre l’investimento suinuovi macchinari, ma anche sugli spazi produt-tivi e le nuove risorse rappresenta un must per laPentacolor di Desio (Mi), un gruppo di 25 per-sone specializzate nella realizzazione di prodottigrafici per la comunicazione visiva, principal-mente realizzati con stampa digitale abbinata amolteplici materiali. «Nonostante la crisi che haimmobilizzato lo sviluppo delle aziende del no-stro settore, la nostra impresa ha scelto di andarein controtendenza, investendo in tecnologia, in-novazione e risorse umane» afferma MassimoNegri, amministratore delegato di Pentacolor.

«In quasi 20 anni di attività siamo riusciti ad at-tuare tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati,anche in un momento economico in cui le mar-ginalità ridotte devono essere gestite in modo at-tento e consapevole, mettendo sempre al centrolo sviluppo aziendale». Pentacolor è nata nel1993, forte di un’esperienza decennale maturatadai soci nel settore della fotolitografia e dellaprestampa tradizionale. Ha investito da subitonel settore digitale creando una realtà in conti-nua crescita con l’obiettivo di fornire, non soloun prodotto grafico, ma anche una consulenzapolivalente per valorizzare il prodotto stesso.«Nel 1994, con un notevole sforzo economico,abbiamo acquistato i primi computer grafici Ap-ple e un sistema con tecnologia laser e totalmenteautomatico per la realizzazione degli impianti distampa. Questo ci ha permesso un aumento

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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Pentacolor

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della capacità produttiva con costi più conte-nuti, determinando una accelerazione dello svi-luppo aziendale». Pochi anni dopo, per rispon-dere alle esigenze degli stampatori offset di avereprove stampa a colori di grande formato, Penta-color ha acquistato il primo plotter HP con tec-nologia ink jet. «Nonostante questo tipo di at-trezzatura non lo permettesse, siamo riuscitinell’intento di stampare immagini fotografiche digrande formato con una buona qualità di stampa,anticipando quella che da lì a poco sarebbe statal’evoluzione di queste attrezzature nel settore de-gli ingrandimenti fotografici». E proprio in que-gli anni Pentacolor ha deciso di investire ulte-riormente sulla stampa digitale di grande formatoacquistando i primi due plotter con tecnologia in-kjet con luce di stampa 150 cm, attrezzature dilivello estremamente qualitativo. Sviluppando inmodo deciso questo ramo aziendale, ha acqui-stato anche attrezzature per la finitura dellestampe, quali plastificatrici e calandre per l’ap-plicazione delle stampe stesse su svariati tipi disupporti. La stampa digitale rappresentava il mer-cato del futuro e la Pentacolor ha approfonditosempre di più questo ramo, attrezzandosi ancheper il piccolo formato, per la produzione di stam-pati commerciali di ogni genere, anche in piccoliquantitativi e in tempi rapidi. «In concomitanzacon l’aumento delle attrezzature, si faceva semprepiù urgente la necessità di uno spazio più ampio– afferma Negri -. Così, nel 2005, abbiamo ac-quistato la nostra attuale sede di Desio all’internodel Polo Tecnologico Brianza ex Area Autobian-chi. L’insediamento nella struttura, composta dacirca 300 mq di uffici commerciali e operativi eda 700 mq di area produttiva, ha segnato il pas-saggio dalla realtà artigianale alla dimensione dipiccola industria permettendo all’azienda di svi-luppare progetti e crescere». Negli ultimi anni,nonostante le difficoltà legate all’andamento deimercati e la relativa preoccupazione generalizzata,l’azienda non ha tradito l’innata filosofia im-prontata al continuo aggiornamento delle at-trezzature, dei software e all’inserimento delle ri-sorse umane. specialmente nel settorecommerciale. Questo ha permesso, grazie allacapacità dei nostri collaboratori che si occupanodi “accompagnare” il cliente prima, durante e

dopo nello sviluppo della sua esigenza, di creareun rapporto particolarmente solido all’internodel quale il cliente stesso trova garanzia e affida-bilità. Nel 2009, nell’apice della crisi dei mercati,ha acquistato una prima stampante digitale in-dustriale con tecnologia UV fornita da Durst erelativo piano di finitura con possibilità di sago-mare, fresare, fustellare i supporti stampati for-nita da Konsberg, aziende leader del settore. Uninvestimento azzeccato che ha contribuito al-l’incremento della produzione e alla conseguentenecessità di creare una seconda linea di stampaper poter gestire al meglio il volume richiesto daiclienti: a fine 2010 l’azienda ha investito in unaseconda stampante. «Questi investimenti – con-tinua Negri – ci hanno permesso di offrire unavasta gamma di prodotti per la comunicazionevisiva, raggiungendo l’obiettivo di gestire inter-namente e totalmente il prodotto finito, conte-nendo sia i costi che i tempi di realizzazione e pre-stando attenzione in particolar modo allo studioe alla realizzazione di prototipi». Particolare at-tenzione, nell’evoluzione del settore e del-l’azienda, è stata riservata all’impatto ambientale,con l’installazione del primo plotter di grandeformato con inchiostri totalmente ecologici pro-posto da HP Scitex, che utilizza supporti distampa privi di pvc. La possibilità di stampare ingrande formato, infine, ha richiesto un investi-mento anche sugli spazi produttivi, che sonostati ampliati nell’ultimo anno di 1.200 mq alfine di accogliere più adeguatamente gli impiantie i meccanismi produttivi.

Alcune fasi

di lavorazione all’interno

della Pentacolor

di Desio (Mi)

www.pentacolor.eu

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174 • DOSSIER • MILANO 2011

Le merci possono essere spedite senza subire alcun danno, in qualsiasi parte del mondo

e con qualsiasi mezzo di trasporto, grazie a imballaggi speciali che non consentono alcun

tipo di infiltrazione. Roberto Morandi spiega le tecniche di imballaggio più innovative

Giulio Conti

Imballaggi sempre più sicuri

Gli “accoppiati barriera” sono filmplastici multistrato impiegati perproteggere qualsiasi tipo di pro-dotto, dal meccanico all’elettronico,

dal chimico al farmaceutico fino all’alimentare.«Sono insostituibili per le spedizioni via mare onegli immagazzinaggi di lunga durata perché ga-rantiscono la perfetta preservazione da umidità,luce, temperatura, muffe e agenti inquinanti ingenere». Roberto Morandi, portavoce della Co-coon, società attiva nel settore degli imballaggiprotettivi speciali, spiega l’importanza di un’ade-guata protezione di ogni prodotto attraverso tec-niche capaci di salvaguardarne l’integrità e leproprietà dei vari materiali utilizzati per imbal-lare i prodotti più disparati, tra cui si evidenzianomezzi e attrezzature militari.

Quale connessione esiste tra la Coocon el’ambiente militare?«Le varie tecniche del condizionamento e del-l’imballaggio hanno registrato grandissimi pro-gressi proprio nel corso dell’ultimo conflitto du-rante il quale venne ravvisata la necessità di

proteggere il materiale bellico secondo nuoviprocedimenti che garantissero la perfetta con-servazione e quindi la perfetta efficienza e la si-curezza d’impiego del materiale imballato. E fuproprio nel 1948 che mio padre, l’ufficiale del-l’aereonautica militare Giovanni Morandi, decisedi fondare Cocoon; l’azienda oggi possiede unknow-how completo grazie al quale può risolverequalsiasi problema di condizionamento e di pro-tezione, sia dagli urti che dalla corrosione, conmateriali protettivi rispondenti alla specifica mi-litare americana MIL. Cocoon è iscritta all’Albodei fornitori delle Forze Armate Italiane ed èfornitrice di enti militari e di società che operanonel settore militare».

A quali settori sono destinati gli imballaggiCocoon?«La Cocoon è inserita nelle più diverse realtà pro-duttive, dall’elettronica alla meccanica, dal chi-mico al farmaceutico, dagli armamenti all’aero-nautico, al navale e al militare. Qualsiasi tipo dimerce protetta con i nostri imballaggi può esserespedita senza subire alcun danno in qualsiasi

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Roberto Morandi

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tenuta del vuoto. Vengono impiegati per pro-teggere qualsiasi prodotto (meccanico, elettro-nico, chimico, farmaceutico, o alimentare), esono insostituibili per le spedizioni via mare o ne-gli immagazzinaggi di lunga durata nei porti o inclimi tropicali o glaciali, garantendo la perfettapreservazione da umidità, luce, temperatura,muffe e agenti inquinanti in genere. Anche gliaccoppiati Cocoon vengono prodotti in confor-mità alle specifiche militari americane MIL, lacui corrispondenza viene dichiarata sul prodottostesso».

In che modo vengono disposti gli “accop-piati barriera” per la fornitura?«Gli accoppiati vengono forniti in bobina o con-fezionati in buste, tubolari, sacchi di qualsiasifoggia o dimensione. I sacchi di maggior di-mensione costruiti dalla Cocoon sono sacchi perrivestimento interno di un container da 12 piedi,sacchi per contenere un elicottero Agusta A 109oppure un aereo SIAI SF 260 o un carro Leo-pard. I sacchi di accoppiato barriera, richiedonol’inserimento di una certa quantità di sacchettidisidratanti, che hanno lo scopo di abbassare ilgrado di umidità relativa e che va calcolata infunzione di alcuni parametri a parte dettagliati,oppure possono essere messi sottovuoto o sottoatmosfera modificata con, ad esempio, azoto».

Quali evoluzioni ha subito l’azienda daglianni Cinquanta a oggi?«Cocoon è stata la prima in Italia a introdurre lesofisticate tecnologie e i metodi di preservazionedelle più importanti e complete specifiche diimballaggio del mondo: le specifiche militariamericane MIL. Il patrimonio di conoscenze edesperienze accumulato in 60 anni di attività,l’alto livello di specializzazione raggiunto, l’im-pegno costante nella ricerca di prodotti e tecno-logie innovative, e i continui contatti con le piùimportanti industrie mondiali di imballaggio,hanno consentito alla Cocoon di raggiungereuna posizione di leadership nel suo settore».

In basso il team

della Cocoon, azienda

milanese diretta

da Roberto Morandi.

Nelle altre immagini,

alcuni esempi

di imballaggi

www.cocoon.it

parte del mondo con qualsiasi mezzo di trasportoterrestre, aereo e navale, anche nei climi più se-veri. Il range di prodotti include materiali bar-riera, sacchetti disidratanti, schiume poliuretani-che e macchine schiumatrici, prodotti e sistemiantiurto, carte anticorrosive, termosaldatrici, na-stri adesivi, scatole di cartone, regge di poliesteree una vasta gamma di prodotti per l’imballaggio».

Quali sono i principali prodotti “barriera”?«I più richiesti sono gli “accoppiati barriera”,cioè film plastici termosaldabili multistrato consupporto di carta, poliestere, polipropilene o tes-suti non tessuti, con film intercalare di alluminioe non, caratterizzati da una bassissima permea-bilità al vapor d’acqua e ai gas e da una perfetta

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

176 • DOSSIER • MILANO 2011

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Agostino Signorelli

MILANO 2011 • DOSSIER • 177

Internazionalizzare oggi non è più sempli-cemente un’opportunità per le piccole emedie imprese italiane, ma sta diventandoormai una necessità. In un contesto in cui

il mercato interno non solo è saturo, ma ancheconteso da concorrenti stranieri, le imprese ita-liane devono arrivare prime nella corsa versonuove piazze, investendo all’estero. Proprio inquesta direzione si concentrano gli sforzi di tantepiccole e medie imprese lombarde. L’obiettivo èpuntare su nuovi mercati, diffondendo all’esterola qualità del prodotto italiano. E proprio suimercati emergenti ha deciso di puntare AgostinoSignorelli, responsabile commerciale della MaboSpa di Telgate, specializzata nella produzione dibottoni e accessori per l’abbigliamento, qualifibbie, borchie, etichette, cinture.

Mabo Spa fa parte di un gruppo già “in-ternazionalizzato” da anni.

«Contiamo cinque centri operativi e due com-merciali. Al nostro “quartier generale”, che è laMabo Spa di Telgate, si affiancano in Italia laMabo Carpi Srl in provincia di Modena e laZama Italia Srl a Chiuduno. All’estero abbiamodue siti: Mabotex Sa a Bucarest in Romania eMabo Ua a Kiev, in Ucraina, entrambi dedicatialla finitura dei prodotti e alla fornitura dei mer-cati dell’Est. Dal punto di vista commerciale, ab-biamo il centro Jessica Button a Londra e oggianche la sede di Mabo Shangai».

L’ufficio commerciale cinese è l’ultimo natodel gruppo. «Partendo dal presupposto dell’internazio-nalizzazione, ha preso il via il progetto el’apertura di un nuovo ufficio commerciale aShangai. Questa scelta è mirata a gettare lebasi per la presenza di Mabo sui mercatiemergenti dei Paesi asiatici che possono sen-z’altro offrire nuove opportunità di vendita».

I vostri futuri obiettivi di mercato si con-centreranno quindi sui paesi dell’Est?«Certamente, ma non guarderemo solo ai paesiasiatici. Per il futuro, infatti, abbiamo anche in-tenzione di puntare su una terza fascia di busi-ness, quella dei paesi a basso costo, emergenti,quali Bangladesh, India e Pakistan, che possonoaprire nuovi scenari di vendita ed espansione».

Quali sono oggi i vostri principali mercatidi riferimento?«I nostri prodotti si rivolgono a un target medio

Il settore bottonisi apre a nuovi mercatiI mercati dell’Est e i paesi emergenti offrono nuove opportunità alle imprese italiane.

Da questo presupposto prende il via il progetto di internazionalizzazione della Mabo,

che ha recentemente aperto una nuova sede a Shangai. Il punto di Agostino Signorelli

Eugenia Campo di Costa

Agostino Signorelli,

responsabile

commerciale della

Mabo Spa di Telgate.

Nelle altre immagini,

alcuni momenti della

produzione dei bottoni

� �

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178 • DOSSIER • MILANO 2011

Il gruppo Mabo oggi conta complessivamente 140 addetti,impegnati nei cinque siti operativi e nelle due sedicommerciali. La Mabo Spa di Telgate conta 50dipendenti, Zama Italia Srl di Chiuduno ne conta 20,Mabo Carpi Srl impegna un’altra ventina di addetti,Mabotex Sa, a Bucarest conta 20 dipendenti e Mabo Ua aKiev ne occupa 10. A questi si aggiungono le due realtàcommerciali: Jessica Button a Londra, con 10 dipendenti,e l’ultima arrivata di Shangai, la Mabo Shangai con 7addetti. I tre stabilimenti italiani, di cui due in Valcalepio,occupano complessivamente un’area operativa di 17 milametri quadrati: 5500 a Telgate, 9 mila a Chiuduno e2500 a Carpi. Nel momento di crisi l’azienda è riuscita anon licenziare nessuno, e oggi registra una crescita difatturato, con previsioni positive anche per il 2011. www.mabo.it

Il quadro del gruppo

alto e sono destinati alle maggiori griffe italianedel settore abbigliamento. Il nostro mercato, ineffetti, è prevalentemente nazionale, circa il 70%della produzione è distribuita sul territorio ita-liano. Il restante 30% viene esportato, per lamaggior parte in Europa, in particolare in paesicome Inghilterra, Francia e Paesi dell’Est».

Quali sono le caratteristiche della vostraproduzione?«Realizziamo bottoni ma anche molti altri ac-cessori per il settore dell’abbigliamento, qualiborchie, etichette metalliche, fibbie e cinture. Inostri prodotti vengono realizzati prevalente-mente sulla base dei progetti e delle esigenze delcliente. Solo una piccola parte della produzione,circa il 20%, si compone di prodotti a campio-nario, la stragrande maggioranza del nostrogiro d’affari deriva proprio dalle realizzazionisu commissione».

Molte piccole e medie imprese hanno sof-ferto parecchio a causa della recessione. Co-m’è riuscita la Mabo a tenere il mercato ne-gli anni più critici?«Facendosi forte della tempra della piccolamedia impresa italiana. Anche se abbiamosedi in diversi paesi, anche stranieri, rima-niamo un’azienda familiare. L’impresa, infatti,è stata fondata nel 1952 da mio padre Edo-ardo, e tuttora è gestita dai componenti della

famiglia: oltre a me, Adriano Signorinelli è re-sponsabile dell’organizzazione interna e LuigiSignorinelli è responsabile dell’area venditaItalia. Negli anni sono cresciuti i dipendentie gli incassi, siamo arrivati a contare 140 ad-detti, tra operai e tecnici, e un fatturato diquasi 20 milioni di euro l’anno. La crisi l’ab-biamo sentita, soprattutto nel 2009, masiamo riusciti a superarla non fermandocimai, non lamentandoci e continuando a pro-durre. Sono fiero del fatto che, a dispettodella recessione e della scarsa liquidità, sonoriuscito a non ricorrere alla cassa integra-zione o ad altri ammortizzatori sociali e anon licenziare nessuno. Oggi viviamo unafase di netta ripresa».

Il gruppo ha chiuso infatti il 2010 conun bilancio soddisfacente. Quali prospet-tive ci sono per il 2011?«Dopo il rallentamento registrato nel 2009,pari a un calo di oltre il 20% del business, ab-biamo chiuso l’ultimo anno con un aumentodel fatturato, rispetto all’anno precedente, parial 5%, per un volume di affari complessivo cheha superato i 16 milioni di euro. Le prospet-tive per il 2011 sembrano positive. Credo chenel corso di quest’anno si possa puntare a unulteriore incremento del fatturato, anche di ol-tre il 10% rispetto a quello del 2010».

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

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Due unità industriali dislocate adArcore, cuore della Brianza e ful-cro strategico dell’economia ita-liana, e a Grassobbio, nel berga-

masco, vasto comprensorio industriale dieccellenza nella meccanica di precisione, elet-tronica e terziario avanzato. Nella prima unitàha sede la direzione amministrativa e com-merciale della Delcon, azienda nata nel 1981come importatrice e distributrice di apparec-chiature per i laboratori di analisi, con la ven-dita di analizzatori ematologici e apparec-chiature di chimica clinica. «La ricerca esviluppo, la progettazione e la produzione

sono invece collocate nellostabilimento di Grassobbio incui l’ambiente di lavoro èstrutturato per affrontare pro-getti a elevata innovazione tec-nologica tramite i più mo-derni sistemi di progettazionee sofisticate apparecchiaturedelle migliori marche del mer-cato internazionale». L’incipitdi Noberto Sala, presidentenonché amministratore unicodella Delcon, annuncia undettagliato resoconto sullestrategie imprenditoriali diuna delle cinque più impor-tanti realtà industriali produt-trici di strumentazione per icentri trasfusionali e le banche

del sangue. «La Delcon alimenta da decenniun mercato di nicchia fondato su i più alti li-velli di tecnologia e competenza in medicinatrasfusionale».

Navigando in un mercato internazionalesempre più competitivo, quali fattori criticiriscontra la Delcon?«Le difficoltà non mancano soprattuttoquando si è in corsa con grandi competitorsquali sono le multinazionali. Il confronto èquotidiano ma nel circuito d’affari in cuisiamo chiamati ad agire, riusciamo a difen-derci e distinguerci. Delcon è infatti uno deipochi costruttori al mondo che produce sal-datori, mixer e separatori di sangue senza pro-durre sacche: possiamo vendere liberamentesenza metterci in concorrenza con i nostriclienti. Per alcuni produttori di sacche il no-stro ruolo è strategico, rappresentiamo unabuona interfaccia tecnica, sia per l’aggiorna-mento che per lo sviluppo di nuovi prodottidi qualità di interesse internazionale».

Lavorare in qualità significa disporre diun sistema. Qual è il vostro?«Oggi le aziende più qualificate dispongono diun sistema qualità che deve essere certificatoda Enti preposti. Ogni Paese con cui ope-riamo è soggetto a normative e certificazioniche bisogna soddisfare, pena l’esclusione dalbusiness, pertanto disponiamo delle oppor-tune registrazioni presso i Ministeri compe-tenti. Le apparecchiature di nostra produ-zione sono registrate inoltre presso il

Evoluzioni tecnologichenella medicina trasfusionaleLa regione Lombardia annovera una delle cinque più importanti realtà industriali nel settore

della produzione di apparecchiature per centri trasfusionali e banche del sangue. Norberto Sala

descrive questo mercato di nicchia che da trent’anni la Delcon continua a conquistareGiulio Conti

180 • DOSSIER • MILANO 2011

Norberto Sala

è il presidente della

Delcon, azienda attiva

nel settore della

medicina trasfusionale

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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MILANO 2011 • DOSSIER • 181

Ministero della Salute come dispositivi me-dici. Delcon ha certificato il sistema qualitàcon il TUV RHEINLAND - UNI EN ISO9001:2008 e UNI EN ISO 13485:2004 spe-cifico per i fabbricanti di dispositivi medici.Ogni apparecchiatura prima della venditaviene sottoposta a processi di ispezione e con-trollo tramite il nostro reparto qualità. Tuttociò ci ha permesso di accedere a mercati dif-ficili e molto selettivi quali la Germania e iPaesi Scandinavi».

Qual è l’area geografica più interessanteper l’export dei prodotti Delcon?

«Sono ormai pochi i mercati esteri inesplorati.I più importanti clienti della Delcon sonoproduttori di sacche che operano su scala in-ternazionale. È con loro che portiamo i nostriprodotti in tutto il mondo. Oltre l’Europasiamo presenti in Cina, Russia, America La-tina, Asia e Medio Oriente. Abbiamo fornitoanche Paesi difficili come l’Iran, dove gliscambi commerciali vengono soffocati del-l’embargo. Prossimi obiettivi? Stati Uniti, Ca-nada e Australia, dove la situazione sta cam-biando a favore dell’ingresso delleapparecchiature Delcon. Attualmente l’ex-

Disponendo di know-how accumulato in decenni di attività,di laboratori per la ricerca e sviluppo, e di sistemi di qualitàcertificata, dal 1981 la Delcon continua a scalare le vettedi mercato affrontando a testa alta le sfide che il mondodel business internazionale costantemente propone. L’aziendaoccupa due unità distinte per una superficie totale di circa3.500 mq. La direzione amministrativa e commerciale è ubicataad Arcore. La ricerca e sviluppo, la progettazione e la produzionenonché il centro assistenza tecnica e training sono collocatea Grassobbio, in posizione strategica vicino all’aeroportodi Bergamo e al nodo autostradale di collegamento con tuttal’Europa. Lo staff aziendale è composto da professionistipreparati e motivati, nella maggior parte dotati di laureain ingegneria, scienze biomediche e biochimiche, capacidi sviluppare progetti di medio-alta complessità.www.delcon.it

Un trentennio d’eccellenza nel settore medicale

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Norberto Sala

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port raggiunge il 70% circa della produzione».In che modo sono organizzate le attività

di ricerca e sviluppo?«Una componente essenziale per la nostraazienda è la progettazione. L’area Research &Development dispone di un reparto specialedove sono collocate le apparecchiature e lastrumentazione idonee per la progettazione ela sperimentazione dei nuovi prodotti, e, se-paratamente, di un laboratorio chimico. Ilteam è composto da sei ingegneri di cui un re-sponsabile progetti, un elettronico, un infor-matico, un meccanico, un biomedico e unbiochimico. La società utilizza ovviamenteanche dei consulenti esterni tutti qualificati,oltre la collaborazione con università, ospedalie istituti di ricerca».

Quanto investe la Delcon in ricerca e svi-luppo?«Le apparecchiature medicali di nostra pro-duzione subiscono una repentina e continuaevoluzione tecnologica, pertanto necessitanodi un continuo aggiornamento e di un impe-gno quotidiano nello studio di nuovi materialie implementazioni. Mediamente siamo ingrado di sviluppare un nuovo progetto ogni 2-3 anni di lavoro e lo immettiamo sul mercatodopo aver effettuato le validazioni, le certifi-cazioni e i necessari test. Investiamo ogni annoil 4-5% del fatturato. Il valore si incrementaa secondo dei costi e della complessità deiprogetti in esecuzione».

Qual è la sua opinione sullo sviluppo tec-nologico e la ricerca in Italia?«L’Italia è patria di scienziati che con le loroscoperte, teorie e intuizioni, hanno cambiatola vita e il modo di pensare del mondo intero.La nostra nazione non è stata terreno fertilesolo per menti geniali come Leonardo, Gali-lei, Volta, Marconi o Meucci; altre grandi per-sonalità italiane hanno consegnato al mondomolte invenzioni tecnologiche quali la mac-china da scrivere del Pellegrino, l’anestesia diUgo Da Lucca, la dinamo di Pacinotti, il ba-rometro del Torricelli, il sismografo del Pal-mieri. La lista è infinita. Anche i jeans sonogenovesi. Purtroppo però, la genialità italiananon è mai stata in sintonia con la politica, laburocrazia e il sistema creditizio. Le banche,che pure sono un’invenzione Italiana del 1472così come la cambiale del Datini, non amanoil “rischio d’impresa”. Fortunatamente la si-tuazione sta cambiando, ma la strada da per-correre è ancora lunga».

La specificità produttiva della Delcon im-plica una particolare attenzione alla for-mazione e all’assistenza. In che modo sirende tangibile?«È impensabile credere di poter vendere ap-parecchiature per la separazione delle fra-zioni ematiche senza disporre di un appro-priato servizio di assistenza tecnica (SAT) edi un’adeguata struttura per il training e laformazione. Delcon offre infatti un servizio

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In queste pagine,

ambienti operativi

e laboratori chimici

delle sedi della Delcon,

ad Arcore (MB)

e a Grassobbio (BG)

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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MILANO 2011 • DOSSIER • 183

specializzato per questo scopo con personaleinterno ed esterno all’azienda opportuna-mente addestrato. Siamo in grado di gestireanche un servizio di follow-up molto utileall’estero, quando si presentano problemi diprocedure e calibrazioni strumentali, chespesso possono essere risolti telefonicamentee con i mezzi informatici a disposizione.Un’area particolare dell’azienda è destinataai corsi di formazione e al training sulle ap-parecchiature».

Il “mondo impresa” partecipa costante-mente in investimenti nel settore energe-tico. In che modo la Delcon segue questatendenza?«Il futuro sarà per le aziende che produrrannoenergia a basso impatto ambientale. Da anniinvestiamo per questo, adottando una politicaenergetica per diventare una “green company”a tutti gli effetti. Siamo stati tra i primi inLombardia nel 1995 ad adottare un sistema dicondizionamento caldo/freddo che funzionaad assorbimento di energia. Attualmente neabbiamo tre a copertura di entrambe le sedi diArcore e Grassobbio. Abbiamo installatoinoltre un sistema fotovoltaico per la produ-zione di energia elettrica di oltre 60 Kw/anno.Tuttavia, la complessità delle leggi e la len-tezza burocratica impediscono purtroppomassicci investimenti per il futuro dell’am-biente e la produzione di energia a basso im-patto ambientale. Il rapporto ENEA non la-

scia dubbi sulla triste realtà italiana circa l’ina-deguatezza degli investimenti nel settore ener-getico alternativo, rispetto ad altri Paesi Eu-ropei come la Germania, la Danimarca eRegno Unito».

Quali sono i principali appuntamenti fie-ristici cui partecipate?«Delcon opera in un settore medicale di nic-chia riservato a una cerchia molto ristretta dioperatori. La manifestazione più importantea cui partecipiamo è la biennale dell’ISBT –International Society for Blood Transfusion–, che raggruppa tutti gli operatori del set-tore a livello internazionale. Per un’altra fa-scia di mercato partecipiamo annualmenteall’Arab Lab di Dubai. Infine siamo presentiogni novembre alla Medica di Dűsseldorf,luogo d’incontro con molti dei nostri clientiesteri».

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Le apparecchiature medicali Delconsubiscono una repentina e continuaevoluzione tecnologica, pertantonecessitano di un impegnoquotidiano nello studio di nuovimateriali e implementazioni

Norberto Sala

Page 150: Dossier Milano 05 2011

L’INDUSTRIA FARMACEUTICA

La rivoluzione nella promozione dell’industria

farmaceutica e il ruolo di una società italiana

che ha sviluppato un software che fa del tablet

Apple uno strumento chiave per il marketing

del settore. La parola a Emiliano Gummati,

general manager di Cegedim Italia

Luca Cavera

Soluzioni software per il settore farmaceutico La connettività e l’essere costantemente

on line sono esigenze essenziali per di-verse figure professionali, soprattuttoper quelle che hanno alla base del loro

lavoro la mobilità. Le nuove tecnologie, come itablet, e fra questi il neonato iPad, stanno rivo-luzionando la vita produttiva di molti settori.Questa è anche l’opinione di Emiliano Gum-mati, una laurea in fisica, autore di diversi studisulle reti neurali e general manager di CegedimItalia. La Cegedim è un’azienda multinazionalefrancese di servizi e tecnologia specializzata nelsettore farmaceutico. Cegedim Italia è la filialeche implementa in Italia i software dedicati al-l’industria farmaceutica. Con i suoi servizi di Sa-les and Marketing Effectiveness – che vannodalla fornitura di dati strategici, al software diCustomer Relationship Management (Crm), aiservizi di help-desk e training specializzato nelsettore – supporta oltre 60 aziende. «Il nostroprodotto più importante è Mobile Intelligence,un software di Crm, che fa da supporto all’at-tività dell’informatore scientifico e dei Key Ac-count Manager (Kam)».

Qual è stato l’input che vi ha spinto a svi-luppare un software dedicato ai Kam?«Il cambiamento del modello di business del-l’industria farmaceutica ha spostato il centrodell’attenzione promozionale dall’informatoremedico-scientifico al Kam. Questa è una fi-gura che si relaziona, oltre che con le struttureospedaliere, anche con gli interlocutori istitu-zionali che presiedono al servizio sanitario lo-cale – il cosiddetto sistema di Market Access.Questa attività istituzionale necessita di dati edi strumenti tecnologici specifici per poter es-sere svolta pienamente. Noi abbiamo investitoper costruire e distribuire le informazioni ne-cessarie al processo di Market Access e all’atti-vità informativa dei Kam».

In che modo l’uso delle nuove tecnologieinfluenza il lavoro degli informatori scien-tifici?

Emiliano Gummati, general manager di Cegedim Italia

www.cegedim.com

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Emiliano Gummati

MILANO 2011 • DOSSIER • 185

«L’informatore scientifico del farmaco, come ilKam, è un professionista che lavora in movi-mento. Per questo motivo, nella scelta dellostrumento di lavoro, di solito un computer, laportabilità ha sempre rappresentato un fattoredeterminante, insieme al peso, alla durata dellabatteria e alla dimensione dello schermo. Noicreiamo soluzioni software per sfruttare le tec-nologie portatili, dai tablet Pc ai Pda, dai tele-fonini ai nuovi smartphone. Tuttavia ognuno diquesti device rappresenta un compromesso fraprestazioni e usabilità. L’ingresso sulla scena, nel2010, dell’iPad ha rivoluzionato il mercato,eliminando queste limitazioni».

Dunque è questa la nuova tecnologia sullaquale investire?«Oggi tutta l’industria sta sperimentandol’utilizzo dell’iPad all’interno delle aziende eil 2011, nel supporto al settore farmaceutico,sarà l’anno dell’iPad. La prima applicazione èdata dalla multimedialità: l’iPad permette didotare gli informatori scientifici di supportidigitali che sostituiscono il materiale infor-mativo cartaceo con più efficaci presentazionimultimediali. Noi crediamo che questo ap-proccio, che ha più un impatto di immagine,sia riduttivo e sfrutti solo una minima partedi quanto offerto dal tablet. Per questo stiamoinvestendo molto su questa nuova piatta-forma e siamo la prima azienda in Europa adaver realizzato un Crm farmaceutico per il ta-blet Apple».

Qual è il vostro prodotto dedicato al-l’iPad nel settore farmaceutico?«Noi abbiamo creato uno strumento di Crmcompleto e fruibile su iPad, che è il softwareMobile Intelligence. Questo permette, oltrea effettuare presentazioni multimediali digrande impatto, di sfruttare anche la duratadella batteria e il basso peso per consentire aiprofessionisti dell’industria farmaceutica dilavorare costantemente in mobilità, avendosotto mano tutte le informazioni».

Com’è stato accolto dagli addetti ai la-vori questo applicativo?«Da gennaio 2011 sono oltre cento gli infor-matori scientifici che stanno pianificando laloro attività e analizzando le performance suldispositivo Apple utilizzando il nostro soft-ware. Questo risultato è la combinazione degliinvestimenti del gruppo multinazionale fran-cese di cui facciamo parte e della capacità –tutta italiana – di adattare ciò che proviene daun centro di sviluppo globale alle necessità pe-culiari del nostro business».

Il fatturatodel Gruppo

Cegedim nel 2010

EURO

927mln

È il numerodelle aziende

farmaceutiche cheCegedim Italiasupporta coni suoi servizi

AZIENDE

60

Page 152: Dossier Milano 05 2011

INFORMATION E COMMUNICATION TECHNOLOGY

190 • DOSSIER • MILANO 2011

In molti campi il terziario avanzato sta conoscendo una grande espansione e i servizi

prendono ovunque il posto di attività quali produzione e vendita. Roberto De Fazio analizza

la situazione del settore ICT, dove questo aggiornamento sta diventando un’esigenza

Amedeo Longhi

L’espansionedell’information technology

«Q uando i margini si assot-tigliano, o ci si sa tra-sformare o si rischia disparire». È questa l’opi-nione di Roberto De Fa-

zio, amministratore delegato della Delco,azienda milanese che opera nel settore della in-formation e communication technology. «Daun lato i costi diretti sono in continua contra-zione e l’utente finale si sta abituando a comu-nicare pagando sempre meno, mentre dall’altroi costi della tecnologia necessaria a fornire il ser-vizio si innalzano. Questo vuol dire che leaziende devono effettuare una scelta e organiz-zarsi in modo preciso rispetto a un target spe-cifico. La nostra preferenza è ricaduta sui clienti

medio grandi, in con-tinuità con la storia e lavocazione di Delco».

Di quali settori dimercato vi occupate?«Lavoriamo con mediee grandi realtà sia pub-bliche che private,come banche, assicu-razioni e pubblica am-ministrazione. Peresempio, abbiamo uncontratto con Fastwebper la manutenzionedella rete di RegioneLombardia per quanto

riguarda gli impianti telefonici e la rete dati, nonsolo nell’area lombarda ma anche nelle sedi di-staccate, come gli uffici di Bruxelles».

Che tipo di prestazioni vi vengono ri-chieste?«Flessibilità, efficienza e tempestività prima ditutto. Abbiamo recentemente stipulato, in RTIcon una multinazionale, un contratto con Enel,in base al quale i Service Level Agreement di ri-ferimento per la manutenzione correttiva sonoassolutamente stringenti: il tempo di risposta èdi venti minuti, il tempo di intervento, di riso-luzione dei casi più gravi, è di due ore».

Come siete organizzati per far fronte a que-ste esigenze?«L’individuazione del guasto e degli interventida fare vengono gestiti da noi direttamente.Per la manutenzione operativa, oggi sempreminore, ci avvaliamo di società collaboratriciche possono essere del nostro stesso settore opossedere altri tipi di competenze. Per esempio,a volte ci serviamo di aziende specializzate in lo-gistica, affidando loro il compito di consegnaredeterminate parti e creando piccoli magazzinicon i ricambi più importanti presso le loro sedi.Dovendo garantire personale disponibile a ogniora e su tutto il territorio è chiaro non possiamocontare solo sulle risorse interne, quindi im-pieghiamo questa rete di collaborazioni tecnichee logistiche per fornire un servizio efficiente, ve-loce e con costi accettabili».

Si tratta quindi di un mercato partico-

Roberto De Fazio,

amministratore

delegato della Delco

di Milano

Nell’altra pagina,

lo staff dirigenziale

e un tecnico al lavoro

www.delcospa.it

Page 153: Dossier Milano 05 2011

Roberto De Fazio

MILANO 2011 • DOSSIER • 191

lare, dove i concorrenti possono diventaredei partner?«Sì, anche in virtù del fatto che, soprattutto nelmondo delle telecomunicazioni, si è registratauna sensibile riduzione dei nomi di riferi-mento. I competitor con cui ci troviamo aconfrontarci sono realtà di grosso calibrocome IBM, Accenture o HP, rispetto allequali Delco è competitiva grazie alle sue di-mensioni e alla flessibilità su cui può contare,ma con le quali spesso ci troviamo a collabo-rare. I servizi da fornire richiedono avanzatecompetenze tecnologiche, che hanno peròcosti considerevoli. D’altro canto, per quantoriguarda le singole forniture, il mercato si starestringendo e per questo abbiamo dovutopuntare molto sulla manutenzione, che perchi ha buone capacità consente ancora mar-gini apprezzabili. Inoltre, le esigenze dei com-mittenti sono spesso importanti – penso adesempio a UniCredit, per la quale curiamoservizi fondamentali come quello del loro callcenter – dove ciò che viene richiesto è primadi tutto la qualità del servizio».

La manutenzione rappresenta quindi ilvostro core business?«Se analizziamo il risultato economico dell’ul-timo anno, emerge che poco più di un terzodel nostro fatturato deriva da contratti di ma-nutenzione annuali o pluriennali. Questo ciconsente di avere una base abbastanza conso-lidata che copre una parte dei costi fissi. Di-

versamente – ed è proprio ciò che sta met-tendo in difficoltà molte delle società che ope-rano in questo settore – ci troveremmo a farei conti con la standardizzazione di molti pro-dotti, come i telefoni o i computer, che si tra-duce in costi d’acquisto sempre più vantag-giosi per chi compra e margini di guadagnosempre più risicati per chi vende. I servizi col-legati al funzionamento di queste apparec-chiature però saranno sempre necessari e cisarà sempre bisogno di chi effettua la manu-tenzione, consiglia il prodotto migliore, indi-vidua i problemi o suggerisce qual è il tipo dicomunicazione più adatto alle singole esi-genze. Insomma, serviranno aziende in gradodi fornire prestazioni a metà fra la consulenzae la vendita di un servizio. È proprio questociò che ci stiamo preparando a fare noi».

~

Serviranno aziendein grado di fornireprestazioni a metà frala consulenza e lavendita di un servizio.È proprio questo ciòche ci stiamopreparando a fare

Page 154: Dossier Milano 05 2011

PRODOTTI E SERVIZI PER LE INFRASTRUTTURE

192 • DOSSIER • MILANO 2011

Infrabuild nasce dall’unione di 10 aziende lombarde

e fornisce prodotti e servizi per le infrastrutture

e la mobilità sostenibile. Ne fa parte anche

la Resin Glass Lissone che mira ad accrescere

la sua competitività in questo settore

Carlo Gherardini

Una rete di impreseper le infrastrutture Dall’unione di 10 aziende lombarde,

decise ad aumentare la loro compe-titività e ad accedere a nuove e piùampie opportunità, è nata Infra-

build. Una rete flessibile, che fornisce prodotti eservizi per le infrastrutture e la mobilità sosteni-bile, dalla ricerca di soluzioni infrastrutturali allaloro implementazione e realizzazione in modointegrato. Le aziende che compongono la retecondividono esperienze pluriennali nel settoredelle infrastrutture e della mobilità sostenibile e,grazie alle competenze acquisite nel tempo, pos-sono proporre soluzioni innovative. Esse ricercanole opzioni migliori per il cliente, partendo daquella che è oggi l’infrastruttura e definendoquello che sarà, nonché innovando, anche attra-verso partner scientifici quali le più prestigioseUniversità e società di eccellenza nei vari campi diapplicazione. Rientra in Infrabuild anche la ResinGlass Lissone di Enrico Colombo.

Come si compone Infrabuild e qual è la mis-sion della rete di imprese?«Ne fanno parte sei aziende del territorio diMonza e Brianza, due di Bergamo e due di Varese.La rete è nata dall’esigenza delle imprese di ac-crescere la loro competitività sul mercato in rela-zione all’esercizio delle attività specifiche di cia-scuna e, in particolare, alla capacità diaffermazione dei relativi prodotti e servizi sulmercato. Ne è derivata la necessità di creare si-nergie in termini di innovazione di prodotto e

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Enrico Colombo

MILANO 2011 • DOSSIER • 193

processo in un’ottica di alta tecnologia e sosteni-bilità. In Infrabuild le aziende si impegnano asvolgere l’attività di ricerca e ideazione, progetta-zione e sviluppo, produzione, commercializza-zione e gestione di prodotti, servizi e accessori le-gati al settore delle infrastrutture e dellecostruzioni, anche per una mobilità sicura e so-stenibile».

L’attuale situazione del mercato ha influitosulla scelta di unirsi in Infrabuild?«Certamente nell’attuale scenario è necessario“fare rete” affinché il posizionamento delle im-prese possa diventare competitivo, per indivi-duare nuovi scenari di innovazione e nuove areedi opportunità di mercato, anche tramite la ri-cerca, la produzione, la commercializzazione el’offerta di nuovi prodotti e servizi, incluse le areedel design, nonché quelle dell’innovazione di pro-getto per la qualità e rinnovabilità dei materiali».

E la Resin Glass Lissone in quale settoreopera in particolare?«L’attività iniziale dell’azienda, fondata nel 1980,era la produzione di elementi speciali di coperturaper l’edilizia industriale, quali ad esempio lucer-nari traslucidi e basamenti con aperture specialiantincendio. Successivamente la produzione si èampliata ad articoli per scocche per l’arredamento,quali tavoli e sedie, chaise longue, scrivanie e perl’industria, quali carter di protezione, scocche perautovetture fuoristrada ed elettriche, metropoli-tane e camper, per poi inserirsi gradualmente nel

settore nautico, dove per la produzione vengonoutilizzati i procedimenti ad infusione e RTMlight. Attualmente il settore nautico rappresentail 70% della produzione, mentre il restante 30%è caratterizzato dalla produzione di pezzi di designper l’arredamento di lusso ed elementi speciali dicopertura per l’edilizia. In quest’ultimo ambitosiamo dotati di un ampio parco stampi per la pro-duzione di basamenti prefabbricati in poliestererinforzato con fibra di vetro, come elementi di ac-coppiamento per evacuatori di fumo e calore edelementi di illuminazione».

Quali sono le caratteristiche della vostraproduzione nell’ambito dell’edilizia indu-striale?«I nostri elementi permettono una posa agevolee una completa ermeticità e adattabilità a qualsiasipannello di copertura grazie alla leggerezza strut-turale e ai profili in andamento che ne ricopianola geometria di sezione, sia grecata che ondulata,piana o curva. I basamenti in vetroresina sono re-sistenti agli agenti atmosferici grazie al tratta-mento esterno in gelcoat e possono essere richie-sti a parete semplice o coibentata per un miglioreisolamento termico».

❝~

È necessario “fare rete” perrendere più competitive le imprese,individuare nuovi scenari diinnovazione e nuove opportunità

Enrico Colombo,

titolare della Resin

Glass Lissone

di Lissone (Mi). Nelle

altre immagini, alcune

realizzazioni

dell’azienda

www.resin-glass.com

Page 156: Dossier Milano 05 2011

194 • DOSSIER • MILANO 2011

Oro nero e protagonisti invisibili Dalla parte dell’intermediazione petrolifera. Maurizio Gambini della Damoil

racconta il mestiere del broker, dove fiuto, gioco d’anticipo e regole internazionali

vanno di pari passo

Paola Maruzzi

Mai come oggi gli accadimentiinternazionali costringono atornarci su: la crisi del regimelibico, oltre a smuovere le di-

namiche di potere interne, solleva la delica-tissima questione dei giacimenti petroliferi edelle politiche energetiche, spesso appese alfilo degli equilibri diplomatici. Ma il capitolodelle trattative non finisce qui, anzi è il mo-tore di questo mercato smisurato. E allora ri-flettori puntati sul broker, tra i tanti, il pro-tagonista “invisibile” della correttaintermediazione. Se in Inghilterra è una fi-gura pienamente sdoganata, in Italia questa

figura è stata circondata da un’aurea di so-spetto, che lo collocava al limite del faccen-diere. A sfatare il luogo comune, MaurizioGambini portavoce di Damoil, la micro im-presa milanese nata dalle ceneri di Gadoil,quando arbitration cominciava a essere la pa-rola chiave di un mercato in via di sviluppo,fatto di continui cambiamenti. «Lo scatto inavanti è stato aver trovato la sinergia tra duepiazze: Nord Europa e Mediterraneo».

In un mercato quanto mai difficile comequello petrolifero, cosa vuol dire oggi svol-gere il ruolo di broker? «Il broker deve essere sempre aggiornato in

Page 157: Dossier Milano 05 2011

Maurizio Gambini

MILANO 2011 • DOSSIER • 195

tempo reale sulle evoluzioni della domanda edell’offerta, deve sapere con esattezza chi po-trebbe avere la merce adatta, cercando di essereil primo a presentare il carico giusto e al mo-mento giusto. In un mercato altamente compe-titivo i minuti contano come le ore una volta».

Quali sono i vostri principali interlocu-tori?«Le major, i trader a livello internazionale, leraffinerie, le società produttrici e consumatrici.In una società in continua evoluzione dovenuovi paesi si affacciano prepotentemente allaribalta e nuovi interlocutori nascono e nonsono addestrati e pronti ad affrontare tutte ledinamiche che questo mercato così sofisticatoe altamente specializzato esige, la figura delbroker si propone come una parte terza ed im-parziale che può accompagnare il produttoree/o il consumatore verso una indolore cono-scenza delle prerogative della comunità petro-lifera internazionale».

Quali sono le principali attività della Da-moil International Oil Brokers e in chemodo avviene l’intermediazione?«La Damoil opera sul mercato spot dei pro-dotti petroliferi, con particolare riguardo algasolio, sia diesel che alto zolfo, e alle benzinee componenti ottanici. L’intermediazione av-viene dopo costanti ricerche di mercato e col-loqui con i vari attori sul mercato petrolifero.Si cerca così di trovare un’intesa sul prezzo esulle date di consegna che soddisfino sia ilcompratore che il venditore».

Quanto incide il trasporto sulla scelta diun determinato fornitore?«È determinante. Nelle trattative c’è sempre

un porto di base cui fare riferimento e, in casodi consegna in un punto diverso, il prezzo va-ria in funzione della differenza di nolo tra ilporto “cardine” e quello attuale basandosisulla worldscale rate di noleggio».

Per definizione il mercato spot è quello incui “le transazioni di acquisto e vendita siconcludono effettivamente con la conse-gna del bene in oggetto”. Ma quando ilbene in oggetto è il petrolio, quali partico-lari dinamiche sottende? «Viene considerato alla stregua di tutte le al-tre comodities, una volta controllata la qualitàalla caricazione da un ispettore indipendentee accettato dalle parti, consegnato nei modi enei tempi stabiliti dal contratto e pagato, ildeal si considera concluso, salvo questioni re-lative alle controstallie della nave da esserepresentate entro novanta giorni».

Nei momenti di aumento dei costi delcarburante, quali strategie riuscite ad at-tuare per non rischiare di dover arrendersiall’inflazione? «Il broker incassa solo una commissione sullavendita che non è una percentuale sul valore,ma un fisso molto esiguo indipendente dalprezzo pagato. L’unica variabile, ma consi-stente, è la fluttuazione del cambio del dollaroe con la moneta americana così debole per chi,come noi, incassa dollari e spende euro, la si-tuazione non è brillante».

In alto,

il dottor Maurizio Gambini,

titolare della Damoil

di Milano

www.damoil.it

Page 158: Dossier Milano 05 2011

SICUREZZA SUL LAVORO

196 • DOSSIER • MILANO 2011

Irecenti casi di cronaca rendono semprepiù evidente quanto sia importante per leaziende investire nella sicurezza. La for-mazione dei dipendenti a questo ri-

guardo, nonché la loro incolumità sul lavororappresentano le basi per un’azienda sana, inregola e produttiva. Proprio allo scopo di di-vulgare ulteriormente questa coscienza l’Inailsta prodigando degli investimenti economicimolto ingenti, come dimostrano i circa 750milioni di euro di incentivi che verrannostanziati entro il 2013 a favore di tutte leaziende che decidono di investire nella salutedei dipendenti. «Una componente fonda-mentale per la sicurezza dei dipendenti è rap-presentata dai dispositivi di protezione indi-viduale, vale a dire, da tutte quelleattrezzature destinate a essere indossate dallavoratore allo scopo di proteggerlo contro irischi suscettibili di minacciare la sicurezza ola salute durante il lavoro, nonché ogni com-plemento o accessorio destinato a tale scopo»afferma Paolo Piagnani, direttore venditedella Tutal Srl di Birone di Giussano (MB),una tra le prime aziende a fornire abbiglia-mento professionale per le industrie.

Come si articola la vostra produzione e, inparticolare, a quali settori sono destinati ivostri capi di abbigliamento?«Innanzi tutto acquistiamo i tessuti e gli ac-cessori in Italia e in Europa, attraverso un’ac-curata selezione. In seguito, quando non è pre-sente nei nostri archivi, studiamo il modello,tramite una procedura computerizzata, ese-guiamo quindi la stesura automatica e il taglio

Garantire la sicurezza dei lavoratoriInvestire in sicurezza è il punto di partenza per costruire un’azienda sana,

produttiva e competitiva. Paolo Piagnani fa il punto su un’esigenza sempre

più sentita nel mondo imprenditoriale italiano

Luca Righi

Paolo Piagnani,

direttore vendite

della Tutal Srl di Birone

di Giussano (MB)

www.tutal.it

per poi passare alla lavorazione in laboratori ita-liani. La nostra produzione è destinata a tutti isettori, sia pubblici che privati, che necessitinouna protezione sia del prodotto che del perso-nale, in cui quindi vengano utilizzati i DPI, di-spositivi di protezione individuali. Si spaziapertanto dal comparto alimentare a quello chi-mico, petrolchimico, meccanico, farmaceutico,forestale. Lavoriamo su tutto il territorio na-zionale, attraverso una rete di vendita capillare».

Quali sono le tendenze del vostro mercatoin questo momento?«Secondo i dati riportati nel mese di marzodalla rivista Ambiente & Sicurezza sul lavoro,l’Italia è leader nella produzione dei DPI con il25,4% ma è solo quarta nell’utilizzo di questidispositivi. Tale tendenza è dovuta essenzial-mente al ritardo nel recepire le direttive euro-pee e a un’impostazione che punta più sull’as-sistenza al lavoratore che sulla prevenzione.Attualmente, comunque, la domanda si sta svi-luppando fortemente sugli indumenti protettivi

Page 159: Dossier Milano 05 2011

Paolo Piagnani

MILANO 2011 • DOSSIER • 197

«La concorrenza è forte sui prodotti standardnon certificati. Sui DPI certificati esiste pocaconcorrenza in quanto in Europa, e soprat-tutto in Italia, siamo tecnologicamente piùavanzati, a partire dal tessuto tecnico».

Qual è l’attuale panorama del vostromercato alla luce della crisi economica maanche dell’esigenza sempre più importantedi sicurezza sui posti di lavoro?«Nel nostro settore la crisi è sentita soprat-tutto in relazione al fatto che, purtroppo, leaziende in questi anni hanno ridimensionatoil personale. Di conseguenza, fornendo leaziende, ed essendo diminuito il personaleall’interno di esse, è calato il lavoro ancheper aziende come la nostra. A questo si ag-giunge il fatto che molti nostri clienti hannoaperto sedi produttive all’estero dove, perlegge, non sono obbligatori DPI. D’altrocanto è anche vero che molte aziende ita-liane, per poter lavorare, devono sempre piùessere in regola con le direttive CEE; addirit-tura alcuni tipi di lavoro eseguiti per contoterzi, soprattutto per enti pubblici, non pos-sono essere effettuati se non si è in possesso diabbigliamento certificato».

Quali prospettive intravede per il futurodell’azienda?«Da sempre puntiamo tantissimo sulla ricercae lo sviluppo di nuovi materiali e lavorazioni.La nostra azienda si avvale di tecnologie al-l’avanguardia soprattutto nell’ambito dellamodellistica, stesura e taglio. Attualmente,sempre attenendosi alle disposizioni dettatedalla Comunità europea, stiamo cercando dimigliorare il comfort degli indumenti abbi-nando tra di loro normative e modellistica,realizzando per esempio capi antitaglio, chenormalmente necessitano di parecchi strati ditessuto e vincolano i movimenti, caratterizzatida una comodità superiore».

certificati. La Tutal, in particolare, oltre ai DPIgenerici, realizza DPI specifici utilizzati in set-tori in cui gli addetti sono sottoposti a rischielevati. È importante lavorare con capi protettidalla corrente elettrostatica vagante e dai rischidi fiamma, pertanto ci occupiamo di: Prote-zione trivalente (antifiamma, antistatico, an-tiacido), Protezione alta visibilità, Protezionerischi arco elettrico, Protezione danni causatida motosega e altre attrezzature».

Una produzione, la vostra, che ha otte-nuto la certificazione europea.«Le certificazioni dei nostri capi ci sono staterilasciate da Enti italiani riconosciuti a livelloeuropeo. Grazie a tali certificazioni riusciamoa soddisfare tutta la nostra clientela, privata epubblica. In particolare abbiamo conseguitole certificazioni antifiamma, antistatico, an-tiacido, alta visibilità, antifreddo, antitaglio,protezione dagli effetti termici dell’arco elet-trico. Molti prodotti sono certificati per di-verse tipologie di protezione».

Tutto il processo produttivo della vostraazienda avviene prevalentemente in Italia e,anche in un settore specializzato come ilvostro, il made in Italy è sinonimo di qua-lità. Il vostro mercato teme la concorrenzadei paesi produttori a basso costo?

��

Oggi alcuni tipi di lavoronon possono essere effettuati se non si è in possesso di abbigliamento certificato

Page 160: Dossier Milano 05 2011

CONSULENZA SOCIETARIA

200 • DOSSIER • MILANO 2011

Bolle speculative, banche, agenzie

di rating, grandi imprese. Un reticolo di

soggetti al vertice della finanza mondiale,

spesso al centro di scandali. Ma quanto,

i cittadini, ne sono consapevoli?

Di Claudio Gario*

La libertà della “post-finanza”Nel mondo della finanza, i titoli di

borsa e i loro derivati stanno cau-sando una bolla speculativa plane-taria che, come una bomba a oro-

logeria, prima o poi scoppierà con effettidevastanti. Ad avere il ruolo di prime attrici nellafolle corsa alla finanza sono state le Banche Cen-trali, affiancate nelle loro attività da una miriadedi istituzioni internazionali, enti, fondazioni,banche di credito e d'affari, della cui esistenzal'uomo comune è a mala pena a conoscenza.Ormai sono molti gli storici e gli interpreti dellafinanza contemporanea che ci informano che leBanche Centrali sono enti di diritto privato (equindi non di diritto pubblico) che sfuggono adogni regola della democrazia parlamentare, inquanto le stesse autonominano i rispettivi Go-vernatori nelle varie nazioni del mondo con la de-terminante approvazione dalla Banca dei Rego-lamenti Internazionali (BRI o BSI in linguaoriginale) e, solo in qualche raro caso, con la ra-tifica ex post da parte dei Governi nazionali delledecisioni prese. La BRI è assai poco conosciuta,se non in questi ultimi anni per il Progetto Basi-lea 2, ma per chi non lo sapesse, risiede a Basilea,ed è rigidamente controllata dalla Federal Reservee dalla Bank of England.

A questi Regolamenti non è affatto estraneal'Unione Europea, la cui stessa esistenza e deci-sioni sono sottratte al voto parlamentare e allaconsultazione dell'elettorato, salvo venire con-validate a livello nazionale ex post «a giochifatti» da vaghe leggi di delega che possono essereattuate per mezzo di decreti delegati.Il caso più vistoso, dopo la rinuncia di fare dellaUe un’unione politica, è stato quello di ridurlaad un’Unione monetaria. Il fatto più esilaranteriguarda le migliaia di leggi e regolamenti che iburocrati della Ue, sotto la pressione di ognisorta di incentivi ricevuti da business promotersal servizio degli interessi delle rispettive lobbies,scovano ogni giorno per intervenire anche sufatti che a noi potrebbero apparire marginali eche ci vengono fatti passare come necessari peril bene dei cittadini dell'Unione. Cito ad esem-pio: la dimensione delle banane, la curvatura deicetrioli, il numero e grandezza dei piselli nelbaccello (almeno 5 del diametro non inferiore a10 mm.), il contenuto di cotone e fibre sinteti-che nei pigiama e nelle mutande, la larghezzadelle porte delle saune e, per tornare al punto dacui sono partito, i requisiti dei forni a legna perpizze. Basterebbero queste constatazioni per ca-pire facilmente dove si collochi l'origine di tanteafflizioni che ci piovono addosso senza sapere chidover ringraziare, non solo nella vita stretta-mente privata ma anche nella sfera legata alla fi-nanza di cui stiamo discutendo. Cito a riguardoe solo a titolo di esempio: le interminabili esempre superate riforme dei mercati finanziari edel diritto societario, i modelli di corporate go-

Claudio Gario esercita a Milano

[email protected]

*Commercialista esperto in consulenza societaria internazionale

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MILANO 2011 • DOSSIER • 201

vernance, i principi contabili e di revisione in-ternazionali, i regolamenti di Basilea 2 e quan-t'altro ci viene imposto nella nostra vita quoti-diana: authorities, privacy, security,cartolarizzazione, privatizzazioni, sino al più re-cente TFR delle aziende a vantaggio dei Fondipensione (ça va sans dire, governati dagli stessispeculatori della finanza internazionale). Nonsolo, abbiamo demandato a società come Gol-dman Sachs, Solomon Brothers, Chase Man-hattan, Moody's Investor Service, Standard &Poor's, Morgan Stanley, Merryl Linch, il GruppoRotschild-Lazar, il compito di fare il rating dellenostre imprese, sia per la quotazione in Borsa cheper il finanziamento bancario, per cominciare ascoprire che esse agiscono, sotto la copertura diinsospettabili parametri tecnici di valutazione,non nell'interesse dei loro clienti ma in quelloproprio di chi comanda dietro le quinte. I risul-tati sono sotto gli occhi di tutti: siamo ancora quia rilanciare, risanare, ristrutturare, riformareun'economia sempre più asfittica. In Americaabbiamo gli immani disastri di Enron e Wor-ldcom, mentre in Italia siamo passati da scandalitutto sommato «provinciali» come quelli di Vir-gillito, Rovelli-SIR e Banco Ambrosiano-Sin-dona a quelli di oggi, ben più imponenti per di-

mensione e impatto sui risparmiatori, come Par-malat, Cirio, Bonds argentini. I danni causati airisparmiatori dai reati finanziari di un tempo ve-nivano per lo più risarciti, è pur vero con i soldidello Stato e quindi con quelli di tutti noi, mavenivano risarciti; quelli di oggi restano inveceincagliati in interminabili procedimenti giudi-ziari che, se tutto va bene, lasciano ai danneggiatigli spiccioli. Le bolle finanziarie non sono più«incombenti»: stanno per esplodere; i conti del-l'Occidente non tornano più da un pezzo e le«toppe» che i governi locali - i regolatori - con-tinuano a mettere sulle sbrindellate economienazionali non ce la fanno più a nascondere la re-altà. Che fare allora? Quando si arriverà ad unnuovo crollo - quando volenti o nolenti si dovràricominciare a costruire - quello sarà il tempo dinuove classi dirigenti (non solo ma anche diuomini di coscienza) e queste potranno formarsisolo se già da oggi avranno potuto «sapere» e «ca-pire». Essere oggi uomini liberi, infatti, rappre-senta il ruolo più difficile da ambire, da conqui-stare e da mantenere, ma è anche una condizionementale che deve essere alimentata, coltivata. Ilpensiero stesso diventa poi una condizione in-dispensabile per sperare di vedere nuove classi di-rigenti delinearsi all'orizzonte.

Claudio Gario

��

I danni causati ai risparmiatori dai reati finanziari di un tempovenivano per lo più risarciti; quelli di oggi restano inveceincagliati in interminabili procedimenti giudiziari che lasciano ai danneggiati gli spiccioli

Page 162: Dossier Milano 05 2011

CONSULENZA ALLE IMPRESE

202 • DOSSIER • MILANO 2011

Le imprese virtuose possiedono la cultura del miglioramento continuo.

Il percorso nasce dall'ottimizzazione e dal controllo dei costi. L’esperienza

di Massimo Riva e Massimo Rugarli

Lucrezia Gennari

Strategie di Saving

La crisi economica ha colpito, in ma-niera più o meno intensa, quasi tuttele piccole e medie imprese italiane.Sicuramente alcuni settori sono stati

più coinvolti dalla recessione rispetto ad altri,ma se si analizzano in profondità le reali ra-gioni che hanno determinato il declino di al-cune aziende, e a volte la rinascita di altre, cisi rende conto che fondamentali sono state lescelte strategiche, così come la possibilità e lavolontà di rifinanziare l’impresa, investendonella giusta direzione. «Diverse sono quelle re-altà che hanno saputo rimettere in discus-sione i loro obiettivi, a volte addirittura ri-convertendosi integralmente, indirizzando leloro strategie verso utenti e mercati più re-munerativi e longevi» afferma Massimo Ru-garli, direttore insieme a Massimo Riva dellaBMR di Milano, realtà leader nell’incrementodelle performance aziendali attraverso il mi-

glioramento ed il controllo dei costi.Per tenere il mercato in un periodo tanto

difficile, alcune imprese si sono rivolte aconsulenti specializzati, come il gruppoBMR. Nello specifico, qual è il contributoche i vostri servizi apportano alle aziende?Massimo Rugarli: «Spesso i processi intrapresidalle aziende per l’identificazione delle leve ca-paci concretamente d’impattare sui profitti, cihanno visto fortemente coinvolti. Grazie alnostro supporto, numerose aree di costohanno fortemente diminuito il loro impattosul conto economico, a seguito di una serie diazioni da noi identificate e promosse, la cuiimplementazione ha apportato effetti positivie immediati sulla bottom-line, generando con-temporaneamente miglioramenti permanentialla struttura dei costi».

Come avviene, fase per fase, il servizioche fornite alle imprese?Massimo Riva: «Dapprima approfondiamo laconoscenza dei processi e delle strutture azien-dali, comprendendo i reali bisogni. Ciò ciconsente di effettuare delle analisi comparativedalle quali identifichiamo una serie di areesuscettibili di miglioramento, nel totale man-tenimento degli obiettivi richiesti. Successi-vamente, analizziamo ogni area una ad una eutilizzando leve e strumenti interni, svilup-piamo e implementiamo, insieme alle risorseaziendali, le soluzioni che consentono di ge-nerare importanti livelli di Saving. Una quotadegli stessi rappresenta la nostra remunera-zione».

Quali sono le più comuni strategie di Sa-ving?

Massimo Riva e

Massimo Rugarli,

direttori del gruppo

BMR

www.bmrgroup.it

Page 163: Dossier Milano 05 2011

Massimo Riva e Massimo Rugarli

MILANO 2011 • DOSSIER • 203

miche, possiamo affermare di poter fornireun servizio sicuramente vitale per le imprese,indipendentemente da specifici contesti e pe-culiarità. Crediamo che anche l’attuale crisiabbia fatto comprendere ai vertici aziendaliquanto la ricerca di fonti di profitto che si an-nidano all’interno della struttura dei costi siaun percorso prima o poi inevitabile. A tal pro-posito, abbiamo di recente dato vita a una se-rie di nuovi servizi maggiormente focalizzatisull’analisi e il controllo dei processi passivi e,contemporaneamente, stiamo operando innuove nicchie di mercato, finora inesplorate inquanto ritenute maggiormente efficienti».

Massimo Riva: «Spesso sono le soluzioni di tipotecnologico quelle maggiormente efficaci, mala conoscenza approfondita dei mercati dellafornitura e la conseguente capacità di generaredinamiche competitive danno il loro contri-buto. Anche la revisione dei bisogni e dei re-quisiti sono generatrici di sorprese spesso ina-spettate, ma non bisogna dare per scontatoche non vi siano opportunità attraverso lamessa in discussione della struttura corrente».

È possibile quantificare l’incremento cheun’azienda può ottenere attraverso l’otti-mizzazione e il controllo dei costi?Massimo Rugarli: «Generalmente il valore deicosti sui quali è possibile apportare migliora-menti significativi costituisce dal 20% al 35%del fatturato, cifra sulla quale le nostre perfor-mance si attestano tra il 15% e il 20%».

Crede sia finalmente cominciata la ri-presa? come vede il futuro delle impreseitaliane?Massimo Rugarli: «Sarebbe quanto mai azzar-dato e forse non corretto fare delle previsionio soltanto delle ipotesi. Abbiamo tutti defini-tivamente appreso quanto il contesto globaleinfluenzi oltremodo il tessuto economico na-zionale. Quello che onestamente rileviamo èche quando si potrà affermare che saremo inpresenza di una ripresa certa, questa sarà co-munque lenta. Ciò a causa di una serie di vin-coli strutturali del paese che, se non rimossi, ciprecluderanno la possibilità di competere su-gli scenari internazionali ma spesso anche in-terni, sempre più ad appannaggio di gruppistranieri. Ad ogni buon conto, rileviamo sem-pre più la presenza di imprese che hanno in-vertito la rotta e sono ritornate a livelli di red-ditività ante crisi. Spesso sono realtàparticolarmente proiettate verso l’innovazionee che competono sui scenari sia locali che in-ternazionali».

Quali sono, invece, gli obiettivi futuri delGruppo BMR?Massimo Rugarli: «Dopo 14 anni di attività, ser-vendo le imprese attraverso diverse fasi econo-

BMR nasce nel 1997, e in breve si attesta come l’organizzazioneleader nell’incremento delle performance aziendali attraverso ilmiglioramento e il controllo dei costi. Grazie infatti alla fornitura diun servizio vitale, BMR ha contribuito al significativo incrementodei profitti e al miglioramento dei flussi finanziari di oltre 350imprese di medie e grandi dimensioni. Operando all’interno dellepiù significative aree di costo dei clienti, gli specialisti di BMRidentificano le migliori strategie di Saving, e, a seguito della lororapida implementazione, l’impresa beneficia immediatamente deiconseguenti miglioramenti economici, strutturali e permanenti.Il servizio si contraddistingue per la modalità di retribuzione,legata al risultato realmente realizzato, quale massima garanzia diassenza di rischio per l’impresa, e per il continuo sostegno emonitoraggio del valore atteso dal mercato della fornitura.

Il servizio BMR

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Virale, unconventional, tradizionale osemplicemente diretto. Il marke-ting è il sale dell’economia. Esisteda sempre, già prima che venisse

teorizzato e sviscerato dai cosiddetti esperti. Perquesto continua a condire i mercati, propo-nendo ogni volta strategie sempre diverse. Maper essere efficace deve arrivare diritto al sodo,deve intuire l’incastro giusto tra domanda e of-ferta. Altrimenti prodotti e servizi rimarreb-bero stazionari. Visto da lontano, il mondo de-gli affari risulta un po’ come un gigantescopuzzle: ogni metaforica parte è in cerca di unacorrispondenza, deve tessere relazioni mirate.In definitiva il business ha bisogno di aprireponti e canali comunicativi. È questa la ric-chezza del Gruppo Eise, che da 57 anni lavorapromuovendo e svilup-pando le opportunità dinumerose aziende, italianee straniere. Pierpaolo Pi-ria, amministratore unicodi Eise, ne ripercorre le li-nee guida.

A ritroso nell’avven-tura imprenditoriale:quando scatta la “scin-tilla” del Gruppo Eise?«Eise nasce per volontà dimio padre, Giuseppe Pi-ria, Cavaliere di GranCroce. È stato una di

quelle rare personalità in cui avvedutezza e ge-nialità si fondono con la tenacia e la dedizioneassoluta al lavoro. Nato a Reggio Calabria nel1926, da giovanissimo muove i primi passi aMilano come promotore di spazi pubblicitariper annuari e riviste specializzate. Le quoti-diane trattative con i titolari e dirigenti indu-striali, gli suggeriscono di realizzare un serviziodi contatti di affari basato sulla disciplina delmarketing diretto. Si concretizza così l’idea diEise. Il successo, nazionale e poi subito inter-nazionale, è immediato. Per sviluppare al me-glio gli incontri di affari tra le aziende interes-sate alla vendita e quelle che, invece, voglionocomprare, mio padre costituisce la Eise Inter-national, la E.D.B. Data Bank for EuropeanBusiness Contacts GmbH con sede a Monaco

di Baviera, la Sedim e laCirdam, tutte società col-legate con l’attività dellacapofila Eise».

Oggi che tipo di servizioffrite alle imprese?«La principale attività con-siste nella promozione dicontatti d’affari internazio-nali e, più specificata-mente, nella ricerca diclienti e agenti, in Italia eall’estero per conto diaziende produttrici. Il no-stro principale servizio è

Il business vincente deve saper comunicare, specie se aspira ai mercati internazionali.

Pierpaolo Piria apre le porte di Eise, una piattaforma logistica che ogni anno rende

possibili 23mila contatti d’affari

Paola Maruzzi

L’azienda antesignanadel total marketing

MARKETING E COMUNICAZIONE

Pierpaolo Piria,

amministratore unico

del Gruppo Eise

www.eise.it

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l’Ibc, l’International Business Contacts».In cosa consiste?

«L’Ibc è un sistema (tutelato) di promozionecommerciale. Efficace, veloce ed economico èutilissimo per procacciare le cosiddette “ri-chieste di acquisto o rappresentanza”, che sonoesclusive e personali, formulate in modo certoda parte di clienti e agenti aventi un reale in-teresse a ricevere offerte del prodotto in que-stione».

Attraverso quali strategie perseguite que-sti ambiziosi obiettivi? «Per prima cosa con impegno, lavoro, espe-rienza e professionalità. La costante ricerca diclienti e agenti, che va avanti ininterrotta-mente dal 1954, ha dato modo di costruirci,passo dopo passo, una preziosa banca dati diaziende italiane ed estere. La nostra forza sibasa, infatti, sul patrimonio informativo. Esulla capacità di raccogliere e classificare le im-prese in base a un nostro Codice MerceologicoEise. In questo modo possiamo conoscere, intempo reale, chi ha un immediato e certo in-teresse ad acquistare o rappresentare specificibeni o servizi. Naturalmente l’archivio vieneaggiornato di volta in volta».

Quali sono i passaggi chiave che regolanoun’azione efficace di marketing?«Il primo passo sta nell’intercettare le esigenzedell’abbonato: quindi capire cosa, dove e a chivuole vendere o affidare il mandato di rappre-sentanza dei propri prodotti. In un secondomomento, i nostri esperti di marketing co-struiscono “su misura” un programma diazione promozionale per individuare e sele-zionare gli interlocutori più adatti. Attraversoun sofisticato software, vengono selezionati edestrapolati dalla nostra banca dati tutti queisoggetti che hanno manifestato interesse perl’acquisto o la rappresentanza di prodotti ap-partenenti al settore merceologico in cui operal’abbonato».

A questo punto, come interagite con leaziende selezionate?«Una per una, ci preoccupiamo di interpellarle,al fine di riscontrare nuovamente l’interesse,che viene manifestato compilando un’ apposita

richiesta scritta. Questa passa successivamenteattraverso il filtro dei nostri esperti di marketingche verificano la regolarità e l’attinenza all’of-ferta. Solo così, il “materiale” raccolto viene tra-smesso all’abbonato, affinché possa entrare incontatto con i richiedenti e avviare finalmente

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Pierpaolo Piria

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❝Il primo passo sta nell’intercettarele esigenze dell’abbonato: capirecosa, dove e a chi vuole vendereo affidare il mandatodi rappresentanza dei suoi prodotti

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208 • DOSSIER • MILANO 2011

rimborsati”?«In un certo senso sì. Mi spiego meglio: ai no-stri abbonati viene offerta una formula di rim-borso del canone corrisposto, previsto in con-tratto, qualora le ricerche non abbiano dato, intermini quantitativi, i risultati previsti».

Vi è mai capitato di dover correre “ai ri-pari”?«Per fortuna no. D’altronde l’ininterrotta ecrescente presenza di Eise sul mercato sin dal1954 è garanzia di affidabilità, efficacia e tra-sparenza».

Durante quest’arco temporale così lungo,quante sono le aziende che si sono rivolte avoi?«Tra piccole imprese e multinazionali affer-mate, sono parecchie migliaia. Difficile fareun identikit univoco dal momento che pro-vengono dai settori merceologici più dispa-rati. A ogni modo, buona parte di queste ha unsolido settore vendite e ha sviluppato un rile-vante giro d’affari. Per avere un’idea sulla no-stra mole di lavoro, basti pensare che annual-mente le azioni promozionali in favore degliabbonati sono circa 270.000 mila, mentre icontatti d’affari procurati annualmente sonocirca 23.000».

Quante persone lavorano all’interno delgruppo Eise?

delle mirate trattative d’affari». Fornite assistenza anche all’estero?

«Certo. La conoscenza dei mercati esteri è unodei nostri punti di forza. Questo ci consente unapproccio competente in perfetta sintonia conlo stampo internazionale dell’economia con-temporanea. In tal senso, tra i principali servizinon potevano mancare: l’assistenza nelle trat-tative commerciali, la triangolazione telefonicain simultanea (in assoluto il servizio più ri-chiesto per l’immediatezza con cui si entra incontatto telefonico diretto con i clienti e agentipresentati, assistiti da interpreti madrelingua),l’organizzazione di incontri d’affari in occa-sione di fiere o eventi, l’interpretariato, la tra-duzione di testi, la diffusione d’inviti, i son-daggi».

Insomma, il servizio è a trecentosessantagradi. Ma quanto costa?«La spesa è assolutamente sostenibile. L’abbo-nato corrisponde un canone fisso, che incide inmaniera trascurabile sul consistente movimentod’affari che potrebbe derivargli dalla nostra col-laborazione. Naturalmente il prezzo differisce aseconda delle aree di ricerca (mercati regionali,nazionali o esteri)».

Strizzando l’occhio a uno dei tormentonipubblicitari più in voga, anche nel vostroambito vale la formula del “soddisfatti o

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MARKETING E COMUNICAZIONE

Giuseppe Piria,

fondatore

del Gruppo Eise

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MILANO 2011 • DOSSIER • 209

«Sono oltre 140, tra dipendenti, agenti e colla-boratori autonomi. È un piccolo esercito che simuove in maniera organica e capillare, distri-buito tra le sedi di Milano, Perugia e Monacodi Baviera. E, in prospettiva di crescita, stiamovalutando l’opportunità di aprire filiali in altrecittà del mondo».

Ma in definitiva, perché conviene rivol-gersi a un professionista del marketing?«Chiunque si trovi sul mercato certamente harisorse e capacità. Ma cercare o trovare clientiinteressati all’acquisto e agenti interessati al-l’assunzione del mandato di vendita dei propriprodotti è tutta un’altra cosa. Questi passaggirichiedono una specifica competenza. Noi ab-biamo esperienza e professionalità, nonché unknow how e, soprattutto, una tecnologia spe-cifica. Possono testimoniarlo i titolari delleaziende che si sono avvalse dei nostri servizi,sviluppando, al di là di ogni previsione, il pro-prio comparto vendite».

Novità in cantiere?«Complessivamente siamo soddisfatti, ma dasempre siamo abituati a guardare avanti, a co-gliere tutte le opportunità offerte dalle piùsofisticate tecnologie dell’informatica per po-tenziare l’efficacia e la rapidità delle nostreazioni di ricerca. In questo campo, la tempe-stività tra la nascita della domanda e la rispo-

sta dell’offerta è determinante. Abbiamoprovveduto perciò alla ristrutturazione dellanostra Banca Dati per un costante aggiorna-mento ai nuovi linguaggi software. Tra le no-vità è in fase di ultimazione un nuovo e unicosistema interattivo Eise, che verrà predispostoper la creazione di contatti d’affari interna-zionali. Internet sarà, naturalmente, il canaleprivilegiato».

Quali sono le prospettive in questo mo-mento di crisi economica mondiale?«Guardiamo con fiducia al futuro e conti-nuiamo a insistere sullo sviluppo degli scambicommerciali delle aziende italiane, ponendo inessere la nostra pluriennale competenza soste-nuta dalla passione e dalla disponibilità diun’organizzazione complessa ed efficiente diuomini e mezzi. Insomma gettiamo le basiall’entrata della terza generazione preparata epronta a scendere in campo».

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❝Tra le novità, un sistema interattivoche verrà predispostoper la creazione di contatti d’affariinternazionali. Internet saràil canale privilegiato

Pierpaolo Piria

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RISTORAZIONE

La ristorazione vive anche di tecnolo-gia. Ristoranti, catering, mense,grandi alberghi, tutte strutture al cuiinterno si dovrebbero trovare grandi

cucine, attrezzate con gli strumenti e gli arredipiù innovativi. Si dovrebbero, perché oggiquesta non rappresenta più una peculiaritàcosì scontata. A osservarlo è anche uno degliimprenditori simbolo del settore, Renzo Sche-netti, patron dell’omonima azienda milanesenota per la progettazione e fornitura di im-pianti d’avanguardia, leader nel campo dellecucine industriali e per il catering. «Il muta-mento del quadro economico ha fatto sì cheoggi, ancora prima della qualità, il prezzo lafaccia da padrone – spiega il numero uno

della Schenetti Cu-cine -. I costi rappre-sentano l’ago dellabilancia per le grandiaziende e per tuttiquei comuni che lan-ciano le gare di ap-palto per le mense e,più in generale, perattrezzare le cucinedelle strutture pub-bliche». Schenetti,dopo un periodoprivo di particolariperformance di fattu-rato, complice anche

la scelta, da parte del gruppo, di concentrarsisu nuovi business, è oggi intenzionato a ri-concentrarsi sul lay-out delle cucine, rilan-ciando così il core business originario del-l’azienda di Piazza Franco Martelli.

Insomma, si torna a investire sulle cucine?«Esatto. Anche se il mercato con cui ci con-frontiamo non è più lo stesso di vent’anni fa».

Cosa è cambiato?«Intanto quello della ristorazione è un mondosempre più variegato. È vero, le cucine madein Italy sono ancora oggi riconosciute da tutticome le migliori, ma questo non basta a con-quistare gli acquirenti. Bisogna offrire prezzicompetitivi, senza andare a discapito dellaqualità».

Qual è la strategia da seguire?«Bisogna acquistare i materiali alla loro fonte.Pagando con regolarità e puntualmente i for-nitori. In questo modo, non di rado, si otten-gono anche degli accordi commerciali migliori,più convenienti rispetto al listino. In periodo dicrisi chi rispetta i pagamenti non passa inos-servato, e noi sotto questo aspetto godiamo diun’ottima reputazione. La produzione, poi, vasempre affiancata da una ricerca rivolta allaqualità dei materiali. I nostri tecnici si prepa-rano con corsi di specializzazione, il che ci per-mette di lavorare in esclusiva con aziende lea-der del settore. Nel mondo del catering non sipuò improvvisare. Occorrono storia, espe-rienza, tecnici specializzati e una tecnologia al

Cambia il voltodella cucina modernaRenzo Schenetti, patron della società fornitrice di cucine e attrezzature

per la ristorazione collettiva, parla della situazione del settore. L’imprenditore milanese

ne approfitta per soffermarsi a riflettere sulle nuove prospettive e sulle criticità

di un comparto in cui l’Italia è leader nel mondoAldo Radici

Renzo Schenetti,

amministratore unico

della Schenetti Cucine

di Milano

www.schenetti.it

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Page 169: Dossier Milano 05 2011

Renzo Schenetti

MILANO 2011 • DOSSIER • 215

passo con i tempi. Gli Chef sanno che rivol-gendosi a noi si confrontano con un knowhow forte di oltre trent’anni di esperienza, chepermette loro di riscoprire il piacere dellagrande cucina».

Oggi che tipi di cucine offre il mercato?«Devo dire che gli standard sono molto alti.Ormai è tutto in acciaio inox e le componenti

sono super collaudate. In futuro saremo testi-moni dello sviluppo sempre più sorprendentedell’elettronica applicata alle cucine. In questo,paesi come la Germania e gli Stati Uniti sonoimpareggiabili, e non è un caso se anche noi ciriforniamo da loro per avere le attrezzaturetecnologicamente più avanzate».

Sul settore si affacciano anche nuovimercati emergenti. La Schenetti ne è inte-ressata?«Sì, in particolare quello cinese con cui stiamoiniziando a lavorare assiduamente. In futurocredo diventerà una voce sempre più rilevantedel nostro fatturato».

Come mai proprio quello cinese?«Nel nostro mestiere, tante volte, basta la sod-disfazione del committente per far partire unbusiness. A Milano, dove abbiamo fornito unnoto ristorante, di alto livello, è scattato il pas-saparola, che ci sta ora aprendo le porte diquesto mercato, dall’enorme potenziale. Altrofattore da tenere in considerazione è quelloche i cinesi sono portati, negli affari, a instau-rare rapporti di fiducia duraturi. Se si trovano

Furono i primi a presentare alla Fiera di Milanoi forni a microonde e le cucine a sbalzo. Eoggi, i tecnici della Schenetti si preparano ariconquistare il loro ruolo sul mercato delleattrezzature da cucina. «Selezionare prodottiin grado di rendere una panoramica il piùpossibile completa ed esauriente è la sfida piùdifficile per noi – spiega Renzo Schenetti -.Non ha senso appesantire la scelta condoppioni o articoli scarsamenterappresentativi». Gli impianti Schenetti sipossono trovare in tutto il mondo, dall’Arabiaalla Germania, dall’America Centrale alCanada. Ad aver contribuito alla conquista delmercato, secondo Schenetti è anche «Lafacilità di manutenzione degli impianti. Conpoche e semplici istruzioni, ognuno è in gradodi fare la propria assistenza. Ciò non significa,ovviamente che noi non restiamo adisposizione».

Innovatori nel mondo

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bene con un fornitore o con un produttore,difficilmente poi cambiano idea. Insomma, èpiù fidelizzabile rispetto alla media dei com-mittenti europei o americani».

Chi investe, soprattutto, su di voi?«Oggi come oggi otteniamo riscontri impor-tanti da parte dei piccoli comuni, il che hacambiato il quadro di riferimento rispetto aldecennio scorso».

I piccoli comuni?«Sì, perché con questi è possibile avere unconfronto concreto, in cui riusciamo a mo-strare la qualità delle nostre produzioni. Men-tre nei grandi comuni sempre più spesso sicreano gare di appalto in cui vince semplice-mente chi offre il prezzo più basso, nelle re-altà medio piccole, invece, incide ancora, for-tunatamente, la valutazione sulla qualitàtecnica».

Perché gli investimenti sul vostro settoresono calati?«Al di là della crisi economica, che tocca tra-sversalmente tutte le categorie produttive,nei confronti delle grandi cucine mancano ifinanziamenti. Purtroppo le attrezzature chenoi andiamo a creare non vengono osservatee valutate al pari, per esempio, delle auto-mobili, che volendo possono essere rotta-mate. Le cucine, una volta installate, non

creano più valore per le banche».Quindi mancano i finanziamenti?

«In realtà ci sono, il problema è che vengonoapplicati male e in maniera ristretta. Ci sonotroppi vincoli e limitazioni. Senza finanzia-menti le aziende faticano a coprire le spese, edevono così limitarsi negli acquisti. Di re-cente, per citare un caso, abbiamo realizzatola cucina per un ristorante di prossima aper-tura a Milano. I gestori, potendo appoggiarsialla legge Sabatini, sono riusciti ad acquistaretutto quello che occorreva per andare a creareuna struttura d’avanguardia. Ma sono pochicoloro i quali riescono a sfruttare la legge. An-che lo strumento del leasing, oggi, è di diffi-cile applicazione».

Cosa prevede per il futuro del GruppoSchenetti?«Come ho già detto, intendo rifocalizzarel’attenzione sul business delle cucine. Nel-l’ultimo anno ci siamo concentrati su un af-fare immobiliare che, lo ammetto, ci ha toltoun po’ di energie. Ma ora stiamo rientrandoin carreggiata per tornare ai livelli pre-crisi,proponendo come sempre, sul mercato,un’offerta particolarmente attenta all’inno-vazione tecnologica e a un rapporto qualità-prezzo idoneo alle esigenze dell’acquirentecontemporaneo».

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Nel mondo del cateringnon si può improvvisare.Occorrono storia,esperienza, tecnicispecializzati e unatecnologia al passocon i tempi

RISTORAZIONE

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220 • DOSSIER • MILANO 2011

Aria pulita e politiche sanitarie, binomio attualissimo per la Lombardia. L’assessore regionalealla Salute, Luciano Bresciani, ridimensiona la cattiva comunicazione che fa di Milano una cittàirrespirabile. Il problema polveri sottili esiste, ma va “ripulito”. Va fatta, invece, luce su un temaancora in ombra, l’inquinamento indoorPaola Maruzzi

Oltre la nebbia degli allarmismi

Allarme smog. È,specie nelle latitu-dini lombarde, ilfardello che ogni

indagine ambientale si portairrimediabilmente dietro. IlCentro diagnostico italiano diMilano ha fatto sapere chesono quasi 4mila le personeche ogni anno si presentanonei presidi di Pronto Soccorsocittadini per attacchi di asmadovuti all’inquinamento. Diquesti, il 50 per cento ri-guarda persone con meno didiciotto anni. Poco confor-tante è anche la fotografiaemersa dalla campagna“Treno Verde” di Legam-biente e Ferrovie dello Stato,

realizzata con lapartecipazionedel ministerodell’Ambiente.Si scopre cosìche i primi

quattro mesi del 2011 sonopartiti con qualche nota do-lente di troppo: sono già 29 icapoluoghi che hanno supe-rato gli standard previsti perlegge, cioè 35 giorni di off li-mits. Dopo Torino, che“vanta” ben 74 giornate soprale righe, seguono a pari meritoMilano e Verona, con 67 su-peramenti, mentre in quartaposizione c’è Brescia che,stando al 26 aprile, ha regi-strato 63 sforamenti. Che lasituazione non sia rosea loconferma anche Luciano Bre-sciani, assessore alla Sanitàdella Lombardia. Ma un contoè nascondere la testa sotto lasabbia, un’altra è fomentare ilclima di “terrore”. L’argo-mento è delicato e va presocon le pinze, rischiarandoprima di tutto la foschia degliallarmismi. È d’obbligo,quindi, partire con una pro-vocazione.

In Lombardia le politichesanitarie si trovano a doverfare i conti con l’annosoproblema dell’inquina-mento atmosferico. Non èpreoccupante? «Va premesso che la qualitàdella vita e la sua durata de-vono essere considerate con un

approccio che valuti l’insiemedei fattori, positivi e negativi,che vi concorrono. La personaè unica, nel suo complesso dipatrimonio genetico, compor-tamenti, appartenenza alla co-munità e ai valori che la carat-terizzano. Secondo questadimensione la sola stima deidecessi per singola causa, qualel’inquinamento atmosferico oqualsiasi altra di tipo compor-tamentale, si presenta come unapproccio del tutto teorico, manon immediatamente applica-bile alla realtà, nella quale lamorte, quando precoce, è do-vuta al concorso di più fattori,che si influenzano reciproca-mente, senza essere una sem-plice somma».

Quali nuove misure stateprendendo per prevenire einformare i cittadini sui ri-schi connessi alle polverisottili?«Abbiamo adottato, alla finedel 2010, il piano regionaledella prevenzione che defini-sce, quale strategia complessivaper “guadagnare salute”, la ne-cessità di mantenere un ap-proccio a tutti gli ambiti pre-ventivi mediante interventi ditipo integrato, che tenganoconto sia dei fattori fisici e am-

Luciano Bresciani,assessore regionalealla Sanità. In alto,protesta pacifica di cittadini nelcentro di Milano loscorso febbraio

QUALITÀ DELL’ARIA

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iono prematuramente acausa delle polveri sottili. Cisono del falsi luoghi comunida sfatare?«Per meglio contestualizzare ilpeso del Pm10 sulla salute eper non ingenerare effetti ne-gativi con un’errata comuni-cazione, è necessario ricordareche gli studi epidemiologicipiù importanti condotti negliultimi anni portano a indicarel’inquinamento atmosfericocome un fattore “debole” dirischio per la salute umana,che può determinare impor-

tanti effetti su soggetti porta-tori di patologie croniche de-generative, quali quelle car-diovascolari e respiratorie, chea loro volta dipendono da con-dizioni multifattoriali di ri-schio ben più significative del-l’inquinamento stesso. Adesempio, un incremento di 10μg/m3 di Pm2,5 porta a unincremento di rischio di svi-luppare il tumore polmonarepari all’8 per cento, mentre es-sere fumatori aumenta lostesso rischio del 1.480 percento».

bientali, sia degli stili di vita.La declinazione di questi prin-cipi trova attuazione da unaparte nelle azioni di controllosvolto dalle Asl sul territorio -graduando gli interventi se-condo una scala di priorità chetiene conto dei rischi poten-ziali - e dall’altra promuo-vendo, in sinergia con le am-ministrazioni, gli enti locali egli altri soggetti operanti sulterritorio, iniziative per favo-rire l’adozione di comporta-menti individuali virtuosi. Ciòconsente di fornire alle ammi-nistrazioni locali gli elementisignificativi di conoscenza perorientare le scelte di governodel territorio, sia per gli aspettiurbanistici e infrastrutturali,sia per l’utilizzo funzionale chefavorisca comportamenti in-dividuali positivi per il mi-glioramento delle condizionidi salute dei cittadini».

Secondo il rapporto “Ma-l’aria 2011” di Legambiente,in Italia oltre 15 personeogni 10mila abitanti muo-

MILANO 2011 • DOSSIER • 221

Luciano Bresciani

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Il piano regionale dellaprevenzione definisce la strategia complessivaper guadagnare salute

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222 • DOSSIER • MILANO 2011

Quando si parla di qualitàdell’aria, cos’altro si tralasciadi dire?«Dell’inquinamento indoor. Èvero che quando si parla di in-quinamento dell’aria si faquasi sempre riferimento al-l’ambiente esterno, senza te-ner conto che trascorriamo lamaggior parte del tempo negliambienti confinati, in casa, ascuola e negli uffici, e che inquesti casi la qualità dell’aria èspesso più compromessa diquella esterna».

In tal senso avete intrapresoazioni di monitoraggio?«Per quanto riguarda le scuole,le attività di prevenzione sonointegrate secondo un approcciocomplessivo che tiene contodei diversi fattori che possonoinfluire negativamente sullecondizioni di salute sia dei ra-gazzi sia dei lavoratori in am-

bito scolastico. Il monitorag-gio delle condizioni di sicu-rezza e di igiene su tutto il pa-trimonio scolastico regionalepassa attraverso la collabora-zione di tutte le istituzioni.Questi controlli si sono inte-grati, in particolare, laddove nesussistevano le condizioni, conil censimento sulla presenza distrutture contenenti amianto efornendo le indicazioni per lamessa in sicurezza. In ambitoscolastico, particolare atten-zione viene mantenuta nei con-fronti della prevenzione dellemalattie infettive; è stato pre-disposto e diffuso in manieracapillare, sia attraverso la retesanitaria sia attraverso la retescolastica, materiale informa-tivo di facile consultazione perl’adozione di misure efficaci diprevenzione».

Risiedere in prossimità di

strade con traffico elevato,non avere possibilità econo-miche per allontanarsi dallecittà e via dicendo. Sembra cisiano precise sottocategoriedi cittadini più vulnerabili.«La rilevanza del particolatourbano per la salute sta nelfatto che si tratta di un fat-tore presente stabilmente,per l’intero arco della gior-nata, in modo ubiquitario,per l’intera popolazione, an-che nei suoi segmenti piùfragili e vulnerabili, dalbimbo in utero all’anzianocon disturbi cardio-respira-tori. Poiché quasi tutte lemalattie sono conseguenzadel combinarsi di concause,la presenza permanente diuno di tali fattori favorisce ilformarsi di queste combina-zioni e quindi la comparsadi malattie».

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QUALITÀ DELL’ARIA

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224 • DOSSIER • MILANO 2011

QUALITÀ DELL’ARIA

Buone, nel complesso,le performance del2010: il capoluogolombardo sembrava

quasi essere tornato a respirare.Dalla centralina di via Pascal, ilverdetto è stato chiaro. «Qui laconcentrazione media annuadi Pm10 è risultata inferiore ailimiti di legge e solo di un mi-crogrammo superiore nelle duestazioni da traffico di via Ver-ziere e via Senato» spiegaFranco Olivieri, direttore deldipartimento Arpa di Milano.«Non è invece stato rispettato illimite di 35 giorni oltre la so-glia di 50 μg/m3». Azzardatofare ipotesi a lungo termine sul2011, ma vale la pena appro-fondire il caso Milano dove, invista delle elezioni, la qualitàdell’aria diventa soprattutto untema politico. Palla al centro elargo all’analisi ambientale.

Si è detto che l’inverno del2011 sia stato uno dei piùinquinati dell’ultimo decen-nio. Oggi, in termini di

Pm10, i livelli sono ancoraallarmanti? «Sebbene i primi mesi del 2011siano risultati più critici, acausa delle condizioni meteo-rologiche avverse alla disper-sione, rispetto ai corrispon-denti periodi degli ultimi anni,il trend in diminuzione com-plessivo è ancora evidente. Larealtà di Milano è del tutto si-mile a quella delle altre cittàdella pianura padana: la pre-senza delle Alpi e degli Appen-nini crea un di bacino chiuso,con una velocità del vento me-dia tra le più basse d’Europa einversioni termiche molto fre-quenti. In queste condizioni è

particolarmente difficile con-seguire gli obbiettivi previstidalle normative e valide allostesso modo anche per territoriben più favoriti del nostro dalpunto di vista meteorologico».

Nel 2010 sono state 87 legiornate con polveri sottili aldi sopra della soglia di legge,quasi un successo se raffron-tato ai 150 giorni del 2006. Acosa è dovuto questo parzialemiglioramento? «La legislazione vigente e iprovvedimenti del programmadi risanamento regionale con-tinuano a portare un migliora-mento progressivo. La diminu-zione delle emissioni da traffico

Inizia a diminuire il numero di record

in negativo in fatto di polveri sottili. A dirlo

è Franco Olivieri, direttore di Arpa Milano.

Dopo l’Ecopass, bisogna continuare

con le strategie complessive

Paola Maruzzi

Leggera boccata d’ossigenosotto la Madunina

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Franco Olivieri

veicolare deve molto al rin-novo del parco circolante. Dalpunto di vista tecnologico vasegnalata l’importanza dell’in-troduzione del filtro antiparti-colato per i motori diesel e la

diminuzione del contenuto dizolfo nei carburanti. Un con-tributo non trascurabile vienedalla limitazione delle emis-sioni industriali nell’ambitodel processo di rilascio delleautorizzazioni integrate am-bientali. Particolare attenzioneè riservata al comparto del ri-scaldamento domestico, in ter-mini di risparmio energetico,ma anche in relazione alla dif-fusione della combustione dalegna che, fuori città, contri-buisce in modo importantealle emissioni».

Il famigerato blocco delleauto serve solo a tamponareuna situazione critica oppureè determinante? «Nell’ambito dei provvedi-menti di limitazione della cir-colazione va evidenziato comein Lombardia esista una zonaa traffico limitato tra le piùampie d’Europa: i divieti re-gionali interessano una popo-lazione di oltre 4,7 milioni diabitanti, circa il 50 per centodella popolazione lombarda, ecoinvolgono l’agglomerato di

Milano fino a Gallarate,Como e Merate, di Brescia,Bergamo, Cremona, Lodi,Mantova e Pavia. Durante ilperiodo critico, dal 15 otto-bre al 15 aprile, la circolazionedei veicoli pre-euro a benzinae diesel, e diesel euro I e II èvietata dal lunedì al venerdìdalle 7.30 alle 19.30. Sebbeneil numero dei veicoli apparte-nenti a queste classi sia in di-minuzione, la riduzione delleemissioni ottenuta è significa-tiva sia nell’immediato, sia amedio termine per lo stimoloal rinnovo del parco circolante.I provvedimenti di tipo emer-genziale possono contribuiresolo in modo parziale alla so-luzione del problema».

Di quali altri provvedi-menti ad ampio raggio habisogno l’area metropoli-tana di Milano, consideratala sua posizione orograficanon favorevole?«La scala degli interventi nonpuò che essere di ampio rag-gio. Se si guarda a quanto pre-visto nei programmi di inter-vento regionali, si osservacome vengano presi in consi-derazione un po’ tutti i ma-crosettori emissivi: oltre al traf-fico, alle attività industriali ealla già citata combustionedella legna per riscaldamento,i piani di intervento riguar-dano anche, ad esempio,l’agricoltura e l’allevamento, imezzi off-road, che hannoemissioni di Pm10 primarionon trascurabili».

I giorni in cui, nel 2010, a Milano è stata superata

la soglia di polverisottili consentita

dalla legge. Nel 2006sono state 150

GIORNATE

Tanti sono, per l’Arpa, i cittadinilombardi coinvolti

dai divieti di trafficodei veicoli

PERSONEmln

87

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QUALITÀ DELL’ARIA

Effetto smog. Lungi dall’essere una vera e propria sindrome, è un fenomeno da non trascurare esu cui la ricerca si sta già interrogando. Ne parla Enrico Bolzoni, direttore sanitario dell’Asl di MilanoPaola Maruzzi

Polveri sottili e rischi per la salute

In un agglomerato ur-bano come Milano, persua natura soggetta al ri-stagno d’aria e a un tasso

di traffico notevole, va da séche la direzione sanitaria del-l’Asl si stringa attorno al ta-volo per approfondire quelliche sono gli “effetti a breve e alungo termine dell’inquina-mento atmosferico sulla saluteumana”. Così si chiama, ap-punto, lo studio condotto daPaolo Crosignani, della Fon-dazione Istituto Tumori di Mi-lano. Apparentemente l’opera-zione con cui si valutal’incidenza degli agenti atmo-sferici è molto semplice: mi-surati quotidianamente i livellidegli inquinanti, tra cui il

Enrico Bolzoni, direttore sanitariodell’Asl di Milano

Pm10, si va poi a verificare senei giorni in cui l’inquina-mento è aumentato, sia cre-sciuto anche il numero deglieventi sfavorevoli di salute. Dif-ficile, quindi, entrare nel detta-glio senza inciampare nellasemplificazione perché, comesi legge dal report, «ci troviamodi fronte a dati dispersi e taloraapparentemente contraddittori.Occorre quindi rivisitare ogniconcetto che utilizziamo inmodo tale da poterlo inserire inmodo giustificato all’interno diun modello concettuale com-plessivo». In altre parole, la cau-tela è d’obbligo, non basta som-mare i casi di ricovero per avereil polso della salute dei citta-dini. Il quadro è molteplice e, aparte le punte estreme di mor-talità, si parla più che altro diattacchi di asma che colpisconoprevalentemente i soggetti giàvulnerabili.

Quali sono i principalidanni provocati dall’inquina-mento atmosferico? «I danni riguardano principal-mente gli apparati respiratorioe cardiocircolatorio. Gli studiepidemiologici hanno eviden-ziato un contributo dell’esposi-zione a breve e a lungo termineall’inquinamento atmosfericoper quanto riguarda l’aumentodelle patologie respiratorie e

cardiocircolatorie nella popo-lazione generale. Sono in corsostudi per individuare le classi dietà più sensibili».

A Milano, dove il feno-meno è consistente, possiamoparlare di una sintomatolo-gia che circoscrive una sortadi “sindrome” da inquina-mento, oppure si tratta sem-pre e comunque di fenomenipatologici isolati, che varianoda un paziente all’altro?«Allo stato attuale non ci sonoelementi che portano all’iden-tificazione di una “sindrome”da inquinamento, intendendocon questa definizione un in-sieme di sintomi che si presen-tano nello stesso individuo eche l’insieme si ripeta in altrisoggetti. A tutt’oggi gli effettidell’inquinamento vengono sti-mati come aumento dell’insor-genza di patologie respiratorie ecardiovascolari, patologie aeziologia multifattoriale».

Effetto smog e allergie sta-gionali: stando alla casistica,cosa provoca quest’incontro?«Le allergie sono espressione diuna risposta anomala, cioè esa-gerata, del sistema immunitarioall’esposizione a diverse so-stanze ambientali, chimiche obiologiche. I vari componentidell’inquinamento atmosfericourbano non sono in grado di

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Enrico Bolzoni

determinare questa condi-zione: i soggetti non allergicinon lo diventano improvvisa-mente a causa dell’esposizioneall’inquinamento atmosferico,tuttavia sono in grado di au-mentare il numero, la durata ela gravità degli episodi di aller-gia quando i soggetti predi-sposti, detti anche atopici, ven-gono contemporaneamenteesposti alle sostanze allergiz-zanti e all’inquinamento at-mosferico. In particolare,l’asma bronchiale e la riniteatopica - il cosiddetto raffred-dore da fieno - sono più fre-

quenti nei soggetti allergiciesposti anche all’inquina-mento».

Mascherina anti smog: inche percentuale contribuiscea “filtrare” il problema? «Le normali mascherine nonproteggono dalle polveri sot-tili. Sono necessari dispositividi protezione atti a trattenereparticelle di diametro inferiorea dieci centimetri».

Quali altre misure possonoessere d’aiuto?«Una buona misura preven-tiva si ritiene possa essere evi-tare di fare attività fisica in-

tensa all’aperto in giornate incui i livelli di inquinamentosono elevati».

Un’indagine sull’utilizzodella bici a Milano riportacome fattore scoraggiante lapresenza del traffico. Esaspe-rando il discorso, fare sportin un contesto fortemente ur-banizzato può a lungo andareavere delle controindicazioni?«Confermo che non è affattoopportuno effettuare sforzi in-tensi e prolungati in arteriecon traffico intenso, dove i li-velli di inquinamento sonopiù elevati e nelle giornate coninquinamento elevato. Losforzo fisico, infatti, aumentala frequenza respiratoria e laconseguente inalazione degliinquinanti aerodispersi, chepossono raggiungere attra-verso gli alveoli polmonari ilcircolo sanguigno».

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I danni principali sonoprovocati agli apparatirespiratorio e cardiocircolatorio

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Q uanto amiantoc’è ancora inItalia? Quantoterritorio èstato bonifi-

cato? A quasi vent’anni dallalegge 257/92 che mise albando questa particolare fibranel nostro Paese, rispondere aqueste domande è ancoramolto complicato. Utilizzatoin abbondanza nell'edilizia perle sue particolari qualità di re-sistenza e isolamento, la lavo-razione dell’amianto comportaperò notevoli rischi per la sa-lute, come conferma StefanoDubini, amministratore dellaTi&a – Tecnologie Industriali& Ambientali spa -, societàmilanese attiva nella bonificadi siti inquinati e nel settoredelle energie rinnovabili: «An-cora oggi ci sono, sul nostroterritorio, parecchi milioni di

metri cubi di eternit che, nelcomplesso, rappresentano unpericolo non indifferente pervaste aree. Allo stesso tempo –prosegue Dubini - esistono an-che porzioni di territorio che,sempre a causa dell’inquina-mento ambientale, risultanoabbandonate e completamenteinutilizzabili. Con adeguati in-terventi di bonifica e riqualifi-cazione questi terreni possonoessere riconsegnati alla collet-tività, con importanti beneficianche in termini sociali edeconomici». Per cercare di rea-lizzare questi obiettivi,l’azienda ha implementatoun’idea tanto semplice quantoinnovativa: «Negli ultimi anniabbiamo deciso di puntaresulle energie rinnovabili, cre-ando un’apposita divisionespecializzata nella progetta-zione e realizzazione di im-

Coperture in amianto e terreni

inquinati, un problema gravoso

che affligge molte zone d’Italia.

Stefano Dubini spiega come

affrontare la questione con

un approccio innovativo, coniugando

le classiche attività di bonifica con

le possibilità offerte dal fotovoltaicoGuido Puopolo

Dal sito inquinato al fotovoltaico

In alto, bonifica dell’amianto. Nella pagina accanto la posa di pannelli

fotovoltaici. La ditta Ti&a ha sede a Milano

www.tia.it

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Stefano Dubini

MILANO 2011 • DOSSIER • 231

pianti fotovoltaici, e affian-cando questa attività a quelladi bonifica ambientale. Inquesto modo, ad esempio,siamo in grado di rimuoverecoperture di cemento-amianto, per poi ricoprire lestesse superfici con pannellifotovoltaici. Ciò che offriamoè un servizio integrato, capacedi trasformare un potenzialepericolo in una risorsa, nelpieno rispetto dell’ambiente».Per quel che riguarda le fontirinnovabili, l’attività di Ti&a èrivolta principalmente alla rea-lizzazione di sistemi fotovol-taici per edifici di medie egrandi dimensioni, e Dubinispiega il perché di questascelta: «Ultimamente si sonocostruiti molti impianti foto-voltaici di grosse dimensioni,sottraendo terreni coltivabilialle loro destinazioni d’usooriginarie, con un impatto no-tevole anche da un punto divista ambientale. Noi cre-diamo invece che la diffusionedei pannelli fotovoltaici debbaavvenire sfruttando le poten-zialità offerte da capannoni ededifici vari, senza incidere sul

territorio e con l’aggiunta dipoter consumare direttamentein loco l’energia prodotta».Una scelta vincente, che hatrovato un ulteriore supportonelle recenti novità introdottedal Quarto Conto Energia:«Le disposizioni contenute nelprovvedimento sembrano fa-vorire proprio la costruzionedi impianti di piccole e mediedimensioni, soprattutto se in-tegrati su edifici già esistenti, eper noi questo è un aspettomolto positivo. Tuttavia laprogressiva diminuzione degliincentivi rappresenta un fat-tore di incertezza notevole pertutto il settore, perché i costidi produzione sono ancoramolto elevati». Nonostantel’insicurezza per l’evoluzionedel mercato, però, l’aziendacontinua a investire in ricercae sviluppo, con importantiprogetti non solo all’internodei confini nazionali: «Attual-mente stiamo cercando dipromuovere l’uso del fotovol-taico in agricoltura, con unprogetto in collaborazione conl’Università di Milano chepresenteremo ufficialmente in

❝~

Offriamo un serviziointegrato, capace ditrasformare un potenzialepericolo in una risorsa

occasione di Expo 2015.Questo prevede l’installa-zione sulle serre agricole dispeciali pannelli che, al con-trario di quelli attualmenteutilizzati, garantiscono mas-sima luminosità degli am-bienti e un conseguente au-mento della produzione.Recentemente – concludeDubini – abbiamo avviato inMali un progetto pilota conun elevata valenza sociale,trasformando un terreno ab-bandonato in una pianta-gione di jatropha, una piantacapace di crescere in condi-zioni di estrema siccità dallaquale si può ottenere biocar-burante sostenibile. Ab-biamo sostenuto un grossosforzo, ma siamo orgogliosidi aver portato lavoro e spe-ranza in un contesto digrande povertà».

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DIGITAL DIVIDE

Link più stabili per lanciare l’IctAumenta il fatturato internet, diminuisce il digital divide. Per Paolo Angelucci,presidente di Assinform, è il momento di riempire con nuovi contenuti il made in Italy tecnologico. «Le imprese non possono più aspettare, dobbiamo mettercial passo»Paola Maruzzi

Imprese e sviluppo tecno-logico: finalmente arrivaqualche timido segnaledi cambiamento. L’As-

sinform fotografa così lo statodell’Ict nazionale facendo rife-rimento al 2010: il fatturatohardware è cresciuto del 2,8%;in leggerissima salita, dello0,6%, anche il software mid-dleware; migliorate le perfor-mance delle vendite di pc, pas-sate a +15,7%. Spostando losguardo agli accessi broadbandsi nota che hanno conquistatoun + 6,9%, mentre le famiglieconnesse a banda larga salgonoa +49% sul totale. Infine, in-coraggiante è il fatturato deiservizi internet: +7,4%». PaoloAngelucci, presidente di As-sinform, commenta il trend insalita lasciando trapelare chetroverà ulteriore consolida-mento nel corso di quest’anno,a patto che vengano in soc-corso alcune precondizioni.«Per far crescere il Paese e au-mentare l’occupazione qualifi-cata occorre sviluppare il madein Italy tecnologico a supporto

dell’export e dell’innovazionedell’industria e dei servizi. Perquesto chiediamo sostegno aiprocessi di aggregazione dellepmi, credito d’imposta su ri-cerca e sviluppo, diminuzionedell’Irap, e la piena e veloce at-tuazione del Codice dell’am-ministrazione digitale, verachiave di volta dell’innova-zione del Paese». Doppia,quindi, la chiave di lettura: ilmiglioramento c’è ma i ritmisono ancora troppo lenti, so-prattutto se paragonati sulpiano internazionale. «Il ri-corso all’innovazione tecnolo-gica continua a rimanere inItalia un feno-meno troppo li-mitato e quasisottovalutato,perciò incapacedi funzio-nare da

leva strategica di crescita e pro-duttività».

Tra le componenti tecno-logiche in crescita, partico-larmente rilevante è quellodell’hardware. Come inter-preta questo dato?«In effetti l’hardware, dopoanni di costante calo, nel 2010ha messo a segno una crescitadel 2,8%, con un recupero diben 17,6 punti percentuali ri-spetto all’anno precedente,chiuso con una perdita di 14,8punti. La dinamica dei grandiserver, cioè i sistemi HighEnd, la cui domanda è cre-sciuta del 18,4%, indica chemolte imprese, soprattutto didimensioni medio grandi,hanno avviato processi di rin-novamento del proprio parco

tecnologico. Questo dato siriflette nella crescita po-sitiva della domanda disoftware infrastruttu-rale: a fronte di un com-parto del software chenel suo complesso ha

chiuso il 2010 a - 0,9%, ilsoftware di base è cre-

PaoloAngelucci,presidente di Assinform

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MILANO 2011 • DOSSIER • 235

Paolo Angelucci

sciuto dello 0,4, recuperandocinque punti percentuali ri-spetto all’anno precedente,mentre il middleware ha se-gnato + 0,6%, con un recu-pero di 2,6 punti percentuali».

Il rapporto Assinform2011 presenta un quadro na-zionale dell’Ict ancora scar-samente competitivo rispettoalle realtà estere. Perché que-sto ritardo, considerato che

sono le stesse imprese a chie-dere un cambiamento? «Due le motivazioni principali,una di tipo culturale e l’altrastrutturale. Partiamo da que-st’ultima, che è la meno cura-bile. Mediamente le impreseitaliane hanno 3,4 addetti,contro lo standard europeo cheè il triplo esatto. Bisogna con-siderare che la spesa dell’It èdirettamente proporzionale alle

dimensioni, quindi stare unpasso indietro è quasi fisiolo-gico. C’è poi un problema cul-turale, consequenziale alprimo: il nostro approccio allastruttura informatica è semprestato, per così dire, “artigia-nale”. Infine, non va sottovalu-tato un terzo fattore: la scarsaattenzione dell’Ict nell’agendadell’innovazione del Paese».

Quanto siamo distanti da-gli obiettivi posti dall’Agendadigitale europea? «Siamo abbastanza distanzi. Ilgap infrastrutturale è faticosoda colmare per la cronica ca-renza di investimenti e questoritardo viene pagato soprat-tutto dalle imprese. Assinformpunta alla massima diffusionedel Cad, che eliminerebbe dra-sticamente gli aspetti burocra-tici delle imprese, provocandoun sostanziale risparmio».

Ha senso fissare un modello“astratto” europeo conside-rato che molte aree sono an-cora in pieno digital divide?«In realtà gli obiettivi europeisono semplici e lineari. Il pro-

Sono stati venduti in Italia nel 2010

TABLET mila

Rispetto al 2009 le vendite di questo

accessorio sonoraddoppiate

SMARTPHONEmln

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236 • DOSSIER • MILANO 2011

blema è che le aspettativesono quantitative e non qua-litative. Quindi, almeno perquel che riguarda le imprese,bisognerebbe invertire le pro-spettive ed è quello chestiamo facendo, sensibiliz-zando il governo».

Se, come ha ribadito, lo svi-luppo tecnologico è sottova-lutato dalle politiche nazio-nali, cosa sta producendo losforzo di fare sistema da partedelle imprese coinvolte?«Onestamente i risultati sonoancora pochi. In sinergia conConfindustria stiamo spin-gendo affinché si creino deiprogrammi di filiera. Il piùgrosso sforzo è stato fatto per ilrafforzamento del programmadell’Industria 2015, che haconsentito di rimettere ingioco l’It. Da questo momento

in poi c’è stato un rallenta-mento, sostanzialmente do-vuto al bilancio».

Milano si è imposta comeriferimento del made in Italytecnologico: questo è validotutt’oggi? «Sicuramente Milano è il piùimportante mercato di It ita-liano. Rimane un polo con-creto e sta lavorando sempre dipiù in questa direzione. Viag-gia molto bene anche Roma.Le due più grandi piattaformesono differenziate: mentre l’Itdi Milano è “tarato” sui settoriimmateriali, la finanza peresempio, quello di Roma sfo-cia maggiormente nella pub-blica amministrazione».

Ci sono altre realtà emer-genti?«Il Piemonte sta scoprendo unvolto innovativo. Direi che l’It

inizia a diffondersi dapper-tutto, ma il vero limite rimaneun altro: bisogna far sì che lesperimentazioni nascenti si in-seriscano nei sistemi coordi-nati e complessi, cioè che por-tino le soluzioni sul mercato.Insomma occorrono nuovilink, un passaggio dai prototipiai prodotti. Le grandi start uptecnologiche hanno difficoltà a“impiantarsi” perché manca lacomponente finanziaria».

Dai distretti ai poli tecno-logici, ogni regione vantauna propria “Silicon Valley”in miniatura. Come stannorealmente le cose?«Ci sono tanti incubatori dinuove tecnologie. Il vero pro-blema è l’incrocio tra ricercae realtà imprenditoriali di uncerto rilievo. Il made in Italytecnologico esiste, ma nonancora alla pari di campioniinternazionali come quellidell’arredo, dell’alimentare,dell’automazione».

��Puntiamo alla diffusione del Cad,

che eliminerebbe drasticamente gli aspetti burocratici delle imprese

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DIGITAL DIVIDE

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A cavallo tra tecnologie informatiche ed economia, gli studenti del Politecnico si allenano a prendere parte a un più vasto programma internazionale. Ne parla Giampio Bracchi,antesignano di un nuovo modo di guardare alle tradizionali materiePaola Maruzzi

Lo sviluppo dell’ Ict parte dalla formazione double face

sce del sistema di virtual dataroom - le pmi italiane nonhanno ancora raccolto inpieno la sfida.

Lei ha fondato il settore diricerca sui sistemi informa-tivi gestionali del Politec-nico di Milano. Rispetto aqualche anno fa, questo am-bito accademico può dirsisdoganato a tutti gli effetti?«Partiamo dal fatto che i si-stemi informativi gestionalirientrano in un’area a cavallotra tecnologia e impresa.Mentre a livello internazio-nale si sono sviluppati sia nellefacoltà di ingegneria che inquelle economiche, in parti-colare attraverso master e corsidi business administration, inItalia lo sviluppo è stato ca-rente nelle classiche facoltà dieconomia aziendale, ma ab-bastanza consistente in quelledi ingegneria».

Perché questa sostanzialedifferenza?«È dovuta alla rigidità delmondo accademico nell’asse-gnare le risorse alle aree nontradizionali. Quindi, specienelle facoltà di economia, c’èstato un gap di interventi de-

stinati alle applicazioni delletecnologie alle imprese. Esi-stono comunque alcune facoltàche hanno cattedre sui sistemiinformativi di base di dati, masono comunque in misura mi-nore rispetto alle università eu-ropee e americane».

In che modo il Politecnico,che invece ha messo in rete idue ambiti disciplinari, cercadi stabilire un dialogo reci-proco con le imprese?«Lavoriamo molto sui con-tratti con le imprese, sia esseutilizzatrici finali che aziendespecializzate nel realizzare disoluzioni informatiche. Le col-laborazioni con le piccole im-prese presentano difficoltàmaggiori perché non dispon-gono di risorse e strutture.Quindi le partnership ven-gono strette con aziende digrande respiro, come l’Ibm».

Uscendo dalla sfera didat-tica, ci si imbatte nel digitaldivide, che non è l’unicoostacolo per informatizzarel’impresa. Va fatta una ri-flessione sugli approcci?«Le soluzione informaticheper le imprese si basano suicosiddetti sistemi di “enter-

MILANO 2011 • DOSSIER • 237

Giampio Bracchi

Formare nuovi profes-sionisti, aperti tantoalla sfera ingegneri-stica, quanto al busi-

ness. È un po’ questa la sfida,ancora incompiuta dal sistemauniversitario tout court, a cuiobbliga l’Ict. Tra i precursoriitaliani c’è stato sicuramenteGiampio Bracchi, docente delPolitecnico di Milano e fon-datore del settore di ricercasui sistemi informativi gestio-nali. Quello che negli anniSettanta era un ambito speri-mentale, oggi fa da stimoloall’innovazione di aziende,banche ed enti pubblici. Ma nella pratica il miracolotecnologico è ancora lontano.Se in America i linguaggi e leapplicazione tecnologiche

sono a buon punto - tantoper fare un esempio, l’80

per cento delle transa-zioni di merger and

acquisition usufrui-

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Giampio Bracchi,docente diTecnologiedell’informazioneper l’impresa epresidente dellaFondazionePolitecnico diMilano

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238 • DOSSIER • MILANO 2011

DIGITAL DIVIDE

prise resource planning”, cheormai hanno prese piede nellegrandi come nelle piccole emedie realtà. Sempre di più siadottano piattaforme infor-matiche “ritagliate” sui pro-cessi delle imprese. Il pro-blema, quindi, si staspostando, soprattutto per lepiccole imprese, dal proporresoluzioni tecnologiche ad hoca quello, viceversa, di sce-gliere una piattaforma infor-matica e adattarla ai processidi lavoro che l’impresa svolge.In questo modo si ristruttu-rano i processi, impiantando-gli dentro applicazioni infor-matiche già precostituite.Questo è ciò che è accaduto

negli ultimi anni. Poi ci sonosoluzioni innovative come ilCustomer relationship mana-gement, che servono a gestirerapporti con la clientela e ilcontact center».

Tra ricerca e applicazioni,Milano che ruolo occupa?«Milano è un centro vivace diimprese che sviluppano solu-zioni informatiche, natural-mente accanto all’altra im-portante area di Roma. Ingenerale, il problema italianoè che le piccole imprese de-vono trovare soluzioni giàpronte, quindi servono solu-zioni a distanza, fornite tra-mite la rete attraverso dei ser-vizi applicativi. L’altro aspetto

nuovo è la disponibilità delweb 2.0 che finalmente offrela possibilità di interazionecon clienti e fornitori».

Concludendo, di qualinuove figure professionaliavranno bisogno le pmi peressere sempre più competi-tive in tema di Ict? «Servono persone che cono-scano le soluzioni e le piatta-forme informatiche esistenti eche siano al tempo stesso ca-paci di adattarle alle esigenzedelle imprese. In sintesi, chesappiano analizzare e re-inge-gnerizzare i processi di impresa,mettendo in atto le soluzioniinformatiche disponibili sulmercato».

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Servono professionisti che conosconole piattaforme informatiche, capaci di adattarle alle esigenze delle imprese

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240 • DOSSIER • MILANO 2011

DIGITAL DIVIDE

La mappatura, perdirla con un terminecaro agli internauti,viene dall’osservato-

rio predisposto da Between, lasocietà di consulenza nata nel1998 a sostegno dell’Ict. Oggii suoi sviluppi sono sulla boccadi tutti, ma sul concreto ter-reno delle applicazioni possodirsi ancora in parte inesploratele potenzialità. François de Bra-bant, presidente di Between,va ancora più a fondo, chie-dendosi senza mezzi terminicosa comporterà questa rivo-luzione tecnologica. Necessa-riamente «la modifica dei vec-chi modelli di business, diprocesso e di organizzazionedella vita stessa delle persone».Un cambiamento che saràcompreso solo se si agirà infretta. In volata c’è Milano,dove, ricorda de Brabant, «laRegione ha pianificato di co-prire il digital divide entro il2013, garantendo il servizio al-l’intera popolazione anche at-traverso un progetto di banda“ultralarga”, cioè di 100 mbps,il primo a livello nazionale».

Si parla sempre di vantaggie opportunità dell’Itc ma cisono dei fattori che, se nongestiti correttamente, pos-sono diventare rischiosi? «Sì. Come sempre le grandi fasidi innovazione, soprattutto se

così profonde, pongono realiinterrogativi e paure. Basti pen-sare ai conseguenti spostamentidi posti di lavoro, ma anche atemi complessi come la privacy.Tutti questi problemi si acui-scono se sottovalutati o se af-frontati troppo lentamente.Prendiamo un esempio: la“scuola digitale”. Pensiamo siapossibile proporre ai nativi di-gitali di studiare sui vecchi libri?Pensiamo sia possibile che que-sta innovazione così importantepossa essere estesa lentamente atutte le scuole su un periodo divent’anni e oltre? Pensiamo che

le famiglie possano accettare undigital divide di questo tipo chetocca da vicino i loro figli?Certo, la digitalizzazione del-l’insegnamento pone molti pro-blemi, ma i più pesanti nasconodalla lentezza nell’affrontarli».

Nessuna impresa o pub-blica amministrazione, diqualunque settore, può dirsitecnofoba, ma a fare la diffe-renza è l’utilizzo dell’Ict. Co-s’è che in Italia risulta ancorainesplorato? «Risulta inesplorato propriol’utilizzo effettivo e l’impattoreale delle nuove tecnologie sulbusiness delle aziende e sul fun-zionamento delle amministra-zioni. Molte di esse annun-ciano progetti molto innovativie ambiziosi, di cui però dopoun po’ si perde ogni traccia enotizia su cosa effettivamentesia stato realizzato. Con le no-stre analisi, che osservano a tap-peto o a campione migliaia disoggetti (famiglie, imprese, am-ministrazioni) si va oltre l’ef-fetto annuncio e si può misu-

Milano capofila della rivoluzione digitale

Innovazione, fibre ottiche, business in rete. Se ne parla in continuazione, ma François de Brabantavverte: attenzione a non fermarsi all’effetto-annuncio,le certezze tecnologiche vanno ancora costruite. E Milano? Naviga benePaola Maruzzi

François deBrabant, presidentedella società di consulenzaBetween

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MILANO 2011 • DOSSIER • 241

François de Brabant

rare il grado reale di diffusionedi una tecnologia in una città oin un settore produttivo. Siamoconvinti che il benchmark suirisultati e sulle esperienze siautile ad accelerare il processo diinnovazione».

Tra i clienti di Between cisono importanti organi isti-tuzionali. Ci può fare unesempio di intervento che harinnovato l’approccio dellapubblica amministrazione?

«Tra i nostri clienti figuranoamministrazioni centrali,come il Dipartimento per ladigitalizzazione e l’innovazionetecnologica, che ha realizzatocon il nostro supporto il rap-porto “eGov Italia 2010”, unatlante dell’innovazione chefornisce una fotografia delladiffusione effettiva delle nuovetecnologie a livello territorialein vari settori come la sanità, lascuola, la giustizia. La fotogra-fia è essenziale per poter indi-rizzare nel verso giusto le poli-tiche dell’innovazione. Vi sonoanche amministrazioni locali,come la Regione Marche, chegrazie ai dati di Between e allasua consulenza hanno redattodei piani telematici che porte-ranno la banda larga a tutti icomuni che ne sono privi. Ilprogetto certamente più inno-vativo è “City+” a Milano, cheraggruppa oltre venti aziendedell’Ict che hanno deciso di la-vorare in modo pre-competi-tivo con gli stakeholders della

città. Comune, Atm e Fierahanno così accettato di aprirecantieri di lavoro per progettareinsieme le tante innovazioniche possono migliorare la vitadei milanesi».

Secondo il vostro osserva-torio sulla banda larga lan-ciato nel 2002, qual è lamappatura dell’offerta in-frastrutturale di Milano eprovincia?«L’area metropolitana milaneseè oggi una delle aree più infra-strutturate d’Europa. Grazie agliinvestimenti realizzati nell’ul-timo decennio per effetto dellacollaborazione tra l’aziendamulti-servizi locali e Fastweb, lamaggior parte degli edifici mi-lanesi sono oggi raggiunti dallarete in fibra ottica di nuova ge-nerazione di Metroweb. Milanoè così una delle città europeecon il maggior numero di col-legamenti a internet in fibra ot-tica. Anche la situazione nel re-sto della provincia è moltopositiva: già oggi i servizi abanda larga sono garantiti sullaquasi totalità del territorio, oltreil 96% della popolazione. Inol-tre, la Provincia sta stendendoreti in fibra ottica per collegarei Comuni, le scuole, le bibliote-che e altri edifici pubblici, ini-ziativa che potrà fare da volanoper l’infrastrutturazione in fibradell’intero territorio».

�L’Ict obbliga a riflettere.Pensiamo alla scuola: sarà ancora possibileproporre ai nativi digitali di studiare sui vecchi libri?

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La comunicazione è intelligente

una collaborazione sulle retiottiche del futuro».

Quale ritiene sia il futurodella comunicazione digitale?«Le comunicazioni sono di-ventate così pervasive e criticheper il funzionamento della no-stra società da essere ricono-sciute tra le infrastrutture diimportanza nazionale. Sonoun moltiplicatore economico:accorciano le distanze, velociz-zano i processi, migliorano laproduttività e la vita quoti-diana. E questo vale anche esoprattutto per le economiemature come la nostra, che po-tranno beneficiare di trend giàin atto, come lo sviluppo delcloud, l’Internet delle cose o laconvergenza fisso-mobile peraccedere a servizi voce e datiin modo trasparente rispettoalle reti. Per la loro criticità, lecomunicazioni del futuro do-vranno garantire la massimasicurezza dei dati e la più altaqualità del servizio. E soprat-tutto saranno ecosostenibili- in questa direzione va la no-stra R&D - e permetterannodi ridurre i consumi di altrisettori, aumentandone laproduttività, come accade

con le smart grid. L’accessouniversale alla larga banda, eper certi servizi anche allabanda ultralarga, è fondamen-tale per consentire al Paese diripartire nel suo processo disviluppo».

La capacità di innovare ri-marrà l’arma vincente?«Sicuramente nelle economiemature la capacità di innovareè fondamentale per rimanere

«La Lombardia è una delle regioni europee più avanzate in termini di programmiper la realizzazione dell’agenda digitale». Gianluca Baini, presidente e amministratore delegato di Alcatel-Lucent Italia, delinea un quadro del settoreRenata Gualtieri

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DIGITAL DIVIDE

L’intervento del pre-sidente Formigoniin occasione del re-cente evento sulla

società digitale, organizzato daAlcatel-Lucent e RegioneLombardia presso il Politec-nico di Milano, ha evidenziatocome priorità assolute labanda larga e l’azzeramentodel digital divide. «In questoambito – rivela GianlucaBaini, presidente e ammini-stratore delegato di Alcatel-Lucent Italia – la nostra pre-senza sul territorio non hapari». È a Vimercate la princi-pale sede nazionale del-l’azienda, con circa 1.500 per-sone di cui circa 600impegnate in attività diR&D». Il legame con il terri-torio è forte e la presenza qua-lificata di aziende di rilievomondiale sul territorio è unaricchezza per l’ecosistema: «Lovediamo nel lavoro quoti-diano, nelle relazioni che ab-biamo costruito negli annicon le istituzioni locali, conaziende innovative di ogni di-mensione e con le università,prima fra tutte il Politecnicodi Milano, con cui è in atto

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MILANO 2011 • DOSSIER • 243

competitivi nel panoramamondiale e l’innovazione puòessere un importante trainoper tutta la filiera produttiva.Questo vale soprattutto neisettori ad alta tecnologia, neiquali la capacità di interpretarei segnali deboli del mercato, lacapacità di capire in anticipoquali saranno i fenomeni rile-vanti nel medio-lungo pe-riodo, sapendoli tradurre in

prodotti e soluzioni nuove, di-ventano le basi non solo delsuccesso di un’azienda, ma an-che le condizioni per la suasopravvivenza. È un’impresatutt’altro che semplice; le va-riabili che intervengono nelprocesso, infatti, sono nume-rose e imprevedibili nella loromanifestazione. Alcatel-Lu-cent segue diversi percorsi diinnovazione: può contare suiBell Labs - tra le organizza-zioni di R&D più avanzatenel settore, sui diversi centri dieccellenza - tra cui quelli ita-liani nell’ottica - e sugli ecosi-stemi, tra cui quelli suppor-tati dal programma“Alcatel-Lucent ventures”.Competere sull’innovazionenon significa però non tenerein considerazione altre di-mensioni, quali l’execution, lagamma di offerta o l’efficienzaorganizzativa».

Ha dichiarato che il suomandato è «di potenziare esviluppare le eccellenze ita-liane». Quanto ritiene chesia necessario dunque inve-stire in Italia e quanto suimercati esteri?«Alcatel-Lucent è un’impresaglobale nel vero senso del ter-mine: localizza le attività lad-dove è più conveniente in ter-mini economici, didisponibilità, di talento, diproduttività ma ha come sce-nario di riferimento il mondointero. La presenza nel nostroPaese segue questa logica: inItalia ci sono competenze diassoluto livello che hanno per-messo all’azienda di raggiun-

gere e mantenere posizioni dileadership in settori chiavecome l’ottica o le reti intelli-genti. Il mio compito e quellodei colleghi italiani è conti-nuare a dimostrare che inve-stire qui è una scelta vincente».

Quali i prossimi progettidell’azienda?«Stiamo investendo con suc-cesso in aree di business menotradizionali per noi, come l’Ipo il wireless, dove stiamo cre-scendo rispettivamente a tassisuperiori al 40% e al 50%,mantenendo il presidio dellenostre aree di eccellenza. Direcente abbiamo presentato“lightRadio”, un innovativoconcetto di reti mobili ingrado di coprire in modo fles-sibile le esigenze degli opera-tori dal 2G fino al 4G, dallacopertura nazionale fino allesmall cells. Gli operatorihanno accolto “lightRadio”con grande interesse, anche inItalia. Nello stesso tempo,continuiamo a essere unpunto di riferimento nelle retia banda larga di trasporto e diaccesso, ottiche e dsl. La stra-tegia che stiamo mettendo inpratica mira a rendere le retisempre più “intelligenti” e ca-paci di supportare servizi in-novativi, inclusivi ed ecososte-nibili: per realizzare questoobiettivo, siamo molto impe-gnati nel promuovere ecosi-stemi basati su una catena delvalore aperta, che riducono itempi dell’innovazione e nemigliorano l’efficacia in ter-mini di risposta al mercato dioggi e domani».

Gianluca Baini

A sinistra, GianlucaBaini, presidente e amministratoredelegato di Alcatel-Lucent Italia. In alto,laboratori R&D nellasede di Vimercate

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cato in ottica globale. La stradaper allargare gli orizzonti è col-laborare, assicura David Bevi-lacqua, amministratore dele-gato Cisco Italia evicepresidente Cisco Corpo-rate, con un progetto volto aindividuare le eccellenze ita-liane e a lavorare con loro.«Unendo la nostra forza di pla-yer leader nel settore con la lorocarica di innovazione e creati-vità, ci poniamo l’obiettivo disviluppare progetti di ampio re-spiro, in cui l’Ict sia protagoni-sta: sia come contenuto siacome strumento che permettedi abbattere in modo sistema-tico le barriere di accesso aimercati e di ottenere visibilità».

Quali importanti strumentioffre Cisco per promuovere

la cultura tecnologica nel-l’area lombarda?«Il nostro obiettivo è quello diaiutare le aziende a compren-dere i benefici derivanti dal-l’utilizzo delle tecnologie. Perfare questo abbiamo inaugu-rato 3 anni fa presso la nostrasede di Vimercate il centro perla Business collaboration, unospazio dove aziende e istituzionipossono apprezzare come noiutilizziamo le tecnologie e so-luzioni che poi proponiamo almercato: qui è possibile vedereall’opera, ad esempio, le nostresoluzioni di collaboration e laTelePresence, una tecnologiavideo estremamente evolutache permette di effettuare riu-nioni a distanza vivendoun’esperienza molto simile a

Nel nostro Paese cisono numeroserealtà di valore al-l’interno del set-

tore Ict che spesso, per man-canza di strumenti, noncolgono o non riescono a sfrut-tare le proprie potenzialità per

rivolgersi al mer-

Il futuro è la banda ultra larga«Il talento non basta, serve un paese moderno con infrastrutture digitali per sostenereproduttività e internazionalizzazione». È il parere di David Bevilacqua, amministratore delegatodi Cisco Italia Renata Gualtieri

A sinistra, DavidBevilacqua, ad di CiscoItalia e vicepresidenteCisco Corporate. Sotto,il Cisco BusinessCollaboration Center

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David Bevilacqua

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quella fisica o anche la CiscoHealthPresence, un sistema perle visite mediche da remotoche permette la cura a distanzae che, grazie a un accordo cheabbiamo stipulato a novembrecon l’Ospedale Niguarda, con-sente oggi ai nostri dipendentidi effettuare i controlli sanitaridi routine, con comodità,senza lasciare la sede di lavoro».

Un altro contributo che, da10 anni, l’azienda offre allacreazione dell’expertise tec-nologica non solo lombardama di tutta Italia è il pro-gramma Cisco NetworkingAcademy. Di che si tratta?«È un’iniziativa per ridurre ildivario tra domanda e offertadi posti di lavoro nel settoreIt. Il programma consente auniversità, scuole, enti pub-blici, centri di formazione pro-fessionale di offrire corsi chepermettono di ottenere la cer-tificazione Ccna (Cisco certi-fied network associate). In Ita-lia esistono oltre 300Academies e solo negli ultimi

dodici mesi oltre 16.000 stu-denti sono risultati iscritti.L’85% dei diplomati ha trovatooccupazione o migliorato lapropria posizione lavorativanell’anno successivo».

Qual è la situazione occu-pazionale per le nuove gene-razioni?«Continua a esserci un’impor-tante richiesta di figure profes-sionali in ambito Ict. Le nuovegenerazioni hanno il vantag-gio di essere nate con Internete hanno una padronanza si-gnificativa delle tecnologie.Una ricerca che abbiamo re-centemente presentato eviden-zia a questo proposito un datointeressante: in Italia il 68%degli intervistati ha dichiaratodi essere disposto ad accettareun posto di lavoro con stipen-dio inferiore pur di avere mag-giore flessibilità in termini diutilizzo dei dispositivi, di ac-cesso ai social media e di lavoroin mobilità».

Cosa rende un’aziendatecnologica competitiva edefficiente?«Sono molti i fattori che de-terminano il successo diun’azienda. Per quanto ci ri-guarda direi che uno dei piùimportanti è l’attenzione con-tinua alle attività di ricerca esviluppo, che ci permette di an-ticipare i trend di mercato incui Cisco investe oltre 5,3 mi-liardi di dollari l’anno; uno deicentri di ricerca a livello mon-diale si trova proprio in Lom-bardia, a Monza. Si tratta diCisco Photonics, un laborato-rio dove lavorano oltre 200 ri-cercatori italiani che creano lesoluzioni che permettono di

gestire, controllare, realizzare lereti in fibra a larghissima bandadi nuova generazione. Le solu-zioni che nascono a Monza, incollaborazione con alcune uni-versità italiane, vengono utiliz-zate in tutto il mondo percreare le reti a banda larga dinuova generazione, elementoimprescindibile per lo sviluppoeconomico di un paese».

Il rapporto Assinform 2011offre un quadro nazionaledell’Ict ancora poco competi-tivo rispetto alle realtà estere.Perché si registra ciò?«La spesa in Ict a confronto diquella in Gdp in Italia è circa lametà della media europea equasi un terzo di quella statu-nitense. L’Ict nel nostro Paese èancora visto come un costo,mentre dovrebbe essere consi-derato un investimento grazie alquale le aziende possono mi-gliorare la loro efficienza opera-tiva e incrementare la loro com-petitività. È necessariotrasformare i processi di busi-ness, innovandoli e Ict e bandalarga sono gli elementi abili-tanti di questa trasformazione,perché sono gli strumenti chepermettono la condivisione diinformazioni, la trasparenza,l’allineamento strategico di tuttii livelli aziendali e soprattuttol’incremento di produttività.Serve fare sistema, è necessarioche tutte le parti - aziende, isti-tuzioni, decision maker, in-fluencer - collaborino a unobiettivo comune, che è quellodi accelerare l’adozione di ap-plicazioni Ict e di creare una in-frastruttura a banda ultra largaadeguata a supportarne l’im-plementazione su vasta scala».

È la cifra in dollariche Cisco investe

ogni anno in questeattività

RICERCA E SVILUPPO

mld

È il numero dipersone impegnate

nel laboratorio CiscoPhotonics a Monza

RICERCATORI200

La percentuale degli studenti iscrittialle 300 Academies

italiane che ha trovato

occupazione o migliorato

la propria posizionelavorativa nell’anno

successivo al diploma

DIPLOMATI85%

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Cresce la Milano

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«Un appunta-mento conil futuro».Così l’ha de-

scritto il sindaco di Milano, Le-tizia Moratti. Si tratta del mag-giore progetto diriqualificazione urbana da partedi un operatore privato in corsoa livello europeo e prende ilnome dalla società CityLife,partecipata da Generali Pro-perties, Gruppo Allianz e Im-mobiliare Milano Assicura-zioni. L’obiettivo da centrare è ilrecupero dell’area già occupata

dal polo storico della Fiera diMilano. L’intervento, che siestende su un’area di oltre360.000 mq, prevede un mixarticolato e bilanciato di fun-zioni pubbliche e private, fraresidenze, uffici, aree verdi, cul-tura, shopping e tempo libero.«La peculiarità del progetto èquella di dare vita a una cittàdentro la città» spiega l’ammi-nistratore delegato di CityLife,Claudio Artusi.

Alla base del vostro lavoroc’è una ricerca sulle aspetta-tive del quartiere e di tutta la

città. Quali esigenze sonoemerse e come le state tradu-cendo in pratica?«Sono state espresse due grandirichieste, che mi sembra il pro-getto stia seguendo con coe-renza. In primis il desiderioche a una cittadella proibita,come prima era il polo fieri-stico, non si sostituisse un’altracittadella proibita, ma un sitopermeabile e parte integrantedella città. Difatti nel nostroprogetto non sono previste re-cinzioni, ma degli assi che si in-terfacciano con l’attuale tessuto

di domaniCityLife, secondo Claudio Artusi, sarà un sito perfettamente permeabile alla città. E non deve sorprendere il lungo tempo di incubazione. «Ora siamo in discesa. L’obiettivo di terminare l’opera entro il 2015 è del tutto raggiungibile»Michela Evangelisti

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Claudio Artusi

urbano. La seconda esigenzaemersa è quella di massimizzarele zone verdi: anche a questaabbiamo dato una risposta, siain termini di verde pubblico,realizzando il terzo parco delcentro di Milano, sia in terminidi verde privato all’interno deicomplessi residenziali».

Come mai avete deciso diaffidare il progetto a quattroarchitetti di culture, nazio-nalità ed esperienze tanto di-verse tra loro?«Innanzitutto la scelta a monteè stata quella di avere a dispo-

sizione più mani; spero che infuturo possano diventare an-che più numerose. CityLife èun pezzo di città e le città nonsono fatte da un solo stile, masi sviluppano nel tempo e nellospazio attraverso tante espres-sioni che trovano un filo con-duttore e un’armonia. La partedella progettazione poi è la piùpregiata: se è fatta bene tuttodiventa più facile. Per questomotivo ci siamo posizionati suarchitetti che avessero un fon-damento valoriale e culturale,e soprattutto che sapessero

usare l’architettura non solocome momento prestazionaleo funzionale ma anche percreare icone e luoghi dalla forteidentità».

Dopo esservi aggiudicati lagara avete affrontato unlungo confronto con il Co-mune, che è sfociato in al-cune varianti sul progettoiniziale. «Possiamo quasi definirle ba-nali ottimizzazioni; il progettooriginale è stato preparato insoli tre mesi per presentarlo alconcorso, quindi ovviamentescontava tutta una serie di ac-celerazioni. Un progetto dimasterplan ben fatto necessitainvece di tempo e di molta in-terlocuzione. Il parco è statoampliato e si è entrati nel me-rito di una modalità di dislo-cazione delle masse ancora piùrispettosa del tessuto urbanoesistente; è stata poi data mag-giore flessibilità alla destina-zione d’uso dei diritti volume-trici disponibili, questo anchein coerenza con il principiofondante del piano di governodel territorio: la città è uncorpo che vive e si modifica eoggi il dinamismo dei sistemirelazionali e non soltanto eco-

A sinistra,il museo di DanielLibeskind. Sopra,Claudio Artusi, ad di CityLife. In bassoe nella paginaseguente, duerender delleresidenze di Libeskind

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La peculiarità del progetto è quella di dare vita a una città dentro la città, con tutte le tipiche funzioni urbane

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CITY LIFE

nomici le chiede di sapersiadattare velocemente alle varieesigenze che man mano dipresentano».

A quanto ammonta laspesa per la realizzazionedell’intero progetto e qualiritorni economici sono pre-visti?«Sono previsti investimentiimportanti: tra l’acquisto del-l’area e la realizzazione delleopere si supereranno sicura-mente i due miliardi di euro.Il ritorno atteso, nonostanteil periodo di particolare diffi-coltà del mercato immobi-liare, è ancora positivo e i no-stri azionisti, non a caso,continuano a credere in que-sto progetto; Generali, in par-ticolare, ha aumentato la pro-pria quota».

Dalla gara all'inizio dei la-vori sono passati parecchianni. Come procedono ora ilavori? «La zona prospiciente piazzaGiulio Cesare sarà la prima avenire ultimata, sia in terminidi verde pubblico che di resi-denze; i primi abitanti entre-

ranno a CityLife l’estate pros-sima nelle case progettate daHadid e a breve partirà la co-struzione della torre Isozaki.L’obiettivo, del tutto raggiun-gibile, è di terminare l’operaentro il 2015. Non deve sor-prendere un tempo di incuba-zione lungo: nel mondo dellecostruzioni la fase progettuale eautorizzativa dura solitamentedi più di quella costruttiva.Adesso siamo in discesa».

Da poco è stato presentatoa Roma il progetto defini-tivo del nuovo Museo diArte contemporanea firmatoda Libeskind che sorgerà al-l’interno del complesso diCityLife.

«Credo si tratti di un ottimoesempio di come si possaconciliare il dovere dell’im-prenditore privato di contri-buire per opere di funzionepubblica eccellenti e l’inte-resse del pubblico a fare inmodo che tali opere venganoofferte a tutti i cittadini. Ilmuseo ha una funzioneesclusiva e riteniamo dia va-lore a tutto quanto il quar-tiere e anche al nostro pro-getto; per questo siamo benlieti di finanziarlo. Siamo esaremo impegnati, per gliaspetti di nostra competenza,a fare in modo che venga rea-lizzato entro i tempi indicatidal sindaco».

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Carlo Masseroli

Un progetto simbolo come CityLife costituisce, secondo l’assessore Carlo Masseroli, un modello importante per l’edilizia del futuro: ecosostenibilità, aree verdi messe a sistema e investimenti sul trasporto pubblico sono gli aspetti da replicareMichela Evangelisti

Un cantiere vitale

«Il cantiere di City-Life è vitale. Pas-sando oggi nellesue vicinanze si

notano, rispetto a qualchemese fa, grandi novità». Pa-rola dell’assessore comunaleallo Sviluppo del territorio,Carlo Masseroli. L’ambiziosointervento che riqualificheràlo storico quartiere della Fieradi Milano, affidato a tre gurudell’architettura mondiale,sembra quindi procedere agrandi passi. «Le cassandreche nel tempo hanno dettoche questo progetto nonavrebbe resistito alla crisi sisbagliavano – assicura l’asses-sore –. Le vendite stannodando riscontri positivi el’obiettivo di realizzare l’interaopera entro i tempi previsti èassolutamente raggiungibile».Lo scavo relativo alla piazza ealle tre torri è infatti termi-nato, sono in corso i lavoriper accogliere la linea 5 dellametropolitana e si è conclusoil 27 ottobre scorso il con-corso internazionale per laprogettazione del parco pub-blico.

La società CityLife negliultimi anni si è ampiamenteconfrontata con l’ammini-strazione cittadina. Quali

Carlo Masseroli,assessore comunaleallo Sviluppo del territorio

sono state le richieste e leistanze espresse dal Comune? «Il progetto dall’inizio del miomandato ha subito delle mo-difiche importanti, soprattuttosul fronte della linea 5 dellametropolitana: non era previ-sta la fermata sotto le tre torri,ma abbiamo voluto che cifosse. Un investimento di que-sto tipo sulla mobilità pub-blica dà il segno di una precisavolontà, quella di orientarciverso un sistema che riduca almassimo l’utilizzo delle vetture

private. Nell’accordo con glioperatori si è stabilito che loroaffrontino i costi legati alla co-struzione della fermata dellametropolitana, partecipandoquindi all’investimento com-plessivo sulla linea 5. Questoha fatto sì inoltre che tutto ilsistema commerciale di City-Life si spostasse e che la fer-mata diventasse parte inte-grante del progetto».

Di quali altre modifiche alprogetto iniziale siete statipromotori? � �

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CITY LIFE

«Ho reso possibile la rivisita-zione stessa delle architetturedi CityLife, perché i residentidelle zone circostanti preferi-vano avere nelle vicinanze diciò che era già edificato i pa-lazzi più bassi; quindi via viache ci si avvicina al nucleo delprogetto gli edifici diventanopiù alti. Altro aspetto rilevanteè quello del museo; era previ-sto in modo generico un mu-seo del design, poi realizzatoaltrove, mentre proprio inquesti giorni sono stati defini-tivamente approvati i conno-tati del progetto di Libeskindper il nuovo museo di Artecontemporanea; è stata anche

aumentata l’estensione delprogetto, con l’aggiunta diun’area di cerniera sulla qualesarà posizionato il museo e cheaccrescerà significativamentela dimensione del parco».

Quale valenza avrà il parconella rete del verde cittadino?«Avrà la valenza di un parcourbano nel quale non si dovràavere paura di andare perchésarà ampiamente fruito, inprimo luogo dai residenti maanche dall’intera città. E so-prattutto sarà inserito all’in-terno del sistema dei parchicittadini. La strategia della no-stra amministrazione è stataquella di generare una rete di

parchi: non punti isolati maambiti ampi collegati tra loro.In ogni progetto ipotizzato dalpiano di governo del territorioapprovato recentemente vieneaggiunto un tassello al sistemaverde, che a sua volta si con-nette al grande parco a suddella città, finora troppo pocovalorizzato».

CityLife costituirà ilprimo caso a Milano di ali-mentazione di un interoquartiere a emissioni zero,grazie all’accordo sul teleri-scaldamento. Un modelloestendibile a tutta la nuovaedilizia meneghina?«Nel piano di governo del ter-ritorio abbiamo fortementeincentivato l’utilizzo di sistemiecosostenibili in tutti i nuoviprogetti. CityLife rappresentaun modello importante: unprogetto simbolo di natura ar-chitettonico-urbanistica nonpuò restare indietro dal puntodi vista della sostenibilità am-bientale. Le tecnologie legateall’ecosostenibilità in questomomento stanno correndo;quindi l’esempio di CityLifecostituisce un punto di riferi-mento ma anche un punto dipartenza per quello che potràaccadere altrove».

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L’obiettivo di realizzare l’intera operaentro i tempi previsti è assolutamenteraggiungibile

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INFRASTRUTTURE

«Il metodo innovativo sin qui applicato, di un’attenta e coraggiosa collaborazione tra Comune,Provincia, Regione e rappresentanti lombardi di Camera e Senato, farà bene alla Lombardiaanche nei prossimi mesi». Lo assicura Mario MantovaniRenata Gualtieri

La Lombardia rap-presenta un ponteverso il Mediterra-neo per l’Europa

economicamente più avan-zata. E tra gli interventi persfruttare al meglio la posi-zione strategica della regione,il primo successo dei gruppiparlamentari lombardi del Po-polo della Libertà è stato loscioglimento dell’ultimo nodofinanziario che rischiava dibloccare i lavori della Pede-montana. «Ora i cantieri po-tranno procedere senza soste ecome da programma, esclu-dendo ulteriori oneri aggiun-tivi per i cittadini». Il sottose-gretario ai Trasporti, MarioMantovani, interviene sullostato dei lavori delle infra-strutture in regione.

Quali i progetti mirati perfavorire la competitività,l’innovazione creando uncontesto favorevole alla cre-scita di tutto il sistemaLombardia?«La Lombardia è terra d’ec-cellenza. Questa regione, dasola, produce ricchezza, be-nessere e salute. Non è uncaso che proprio qui il sistemasanitario sia in grado, con ibilanci in attivo rispetto adaltre zone d’Italia, di offrire

qualità ed efficacia, ai Lom-bardi e a tanti cittadini di al-tre regioni che scelgono di ve-nire qui per curarsi. Ilgovernatore Formigoni inquesti anni ha saputo, con in-telligenza e capacità, creare eproporre un modello lom-bardo negli investimenti, nellacrescita, nella formazione,nella cultura. Sostenuto intutto questo dal Governo Ber-lusconi, che sta offrendo il suoessenziale contributo per il ri-lancio delle infrastrutture edei collegamenti, veri puntinevralgici per portare nonsolo il “made in Italy”, ma il“made in Lombardia” in tuttoil mondo».

Per una Lombardia chemira a sviluppare un carat-tere sempre più internazio-nale, quali ulteriori strate-

gie sono necessarie?«Expo 2015 è la risposta diMilano e del nord alla richiestadi un nuovo rilancio italiano.Letizia Moratti è stata un ot-timo sindaco perché ha saputointercettare le richieste dei cit-tadini e proporre con successouna modalità concreta e inno-vativa di sviluppo: venti mi-lioni di visitatori con investi-menti complessivi, a livellourbano e regionale, di 11,8 mi-liardi di euro, con un valoreaggiunto generato dall’eventonei prossimi 10 anni calcola-bile in circa 29 miliardi e unbeneficio sul Pil nazionale dicirca lo 0,2% all’anno. Nel pe-riodo 2011-2020 l’evento de-terminerà un maggiore gettitofiscale per lo Stato e gli entilocali pari a circa 11,5 miliardidi euro, di cui 7,3 di impostedirette e 4,2 di imposte indi-rette, con 61.000 nuovi postidi lavoro. Occorre proseguiresu tale strada. Per questo Leti-zia Moratti sarà ancora nei

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Sulla strada della concretezza

Il senatore MarioMantovani,coordinatore regionaledel Popolo della Libertàe sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti

��Le infrastrutture sono

i punti nevralgici per portare il “madein Lombardia” nel mondo

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MILANO 2011 • DOSSIER • 263

Mario Mantovani

prossimi cinque anni il sindacodi Milano».

In previsione di Expo2015 quale è lo stato dei la-vori delle infrastrutture chesaranno interessate dal-l’evento a partire dalle lineemetropolitane?«Expo vuol dire chiaramentenuove infrastrutture, a partiredalla città di Milano. Le attesein questo senso sono molte,ma sono convinto che il ca-poluogo lombardo, la Provin-cia, la Lombardia e l’interoPaese saranno come sempreall’altezza delle grandi sfideche si prospettano. Per le me-tropolitane mi sembra che lachiusura dei lavori entro il2015 sia realizzabile. Certo laprevisione potrà essere più ac-curata nei prossimi mesi. Tut-tavia anche l’ipotesi di piùturni giornalieri di lavora-zione sembra andare proprionella direzione auspicata. Oc-corre poi ricordare che il con-siglio comunale di Milano haapprovato dopo 30 anni ilprimo piano di governo delterritorio, che affronta il pro-blema della mobilità con ungrande progetto di collega-menti pubblici sotterranei,come altre grandi città euro-

pee. Il percorso è dunquetracciato».

Il progetto per l’auto-strada Brescia-Bergamo-Milano e la tangenziale Estdi Milano verranno comple-tate prima dell’evento inter-nazionale?«La società BreBeMi haespresso l’auspicio che l’operasia ultimata entro l’inizio del2013. È presumibile pertantoche l’inaugurazione dell’operapossa avvenire prima del-l’Expo. Anche riguardo ai la-vori della tangenziale Est laprevisione più attendibile perla fine dei lavori è quella fis-sata a fine 2014».

Lo sbocco delle procedureche mettevano a rischio laprosecuzione della Pede-montana può essere consi-derato un passo avanti perle imprese e per le famigliedella Lombardia e del nord?«La società autostradale chesta curando la realizzazionedella Pedemontana lombardaha annunciato l’apertura altraffico entro il 2015 dell’in-tero sistema autostradale,proprio in concomitanza conExpo. Siamo dunque tran-quilli. Mi sento però di sot-tolineare il metodo innova-

tivo applicato in questo casoe che farà senza dubbio beneal nostro territorio nei pros-simi mesi: quello di un’at-tenta e coraggiosa collabora-zione tra tutti, Comune,Provincia, Regione e rappre-sentanti lombardi di Camerae Senato. In particolare, il Po-polo della Libertà lombardo,di cui sono coordinatore daqualche mese, sta difendendoe affrontando in modo an-cora più incisivo e determi-nante le istanze e le attesedella nostra gente nelle sedicompetenti. Modalità di la-voro che hanno consentito disuperare per esempio i recentitecnicismi burocratici che ri-schiavano di rallentare i can-tieri della Pedemontana. IlPdl sceglie dunque la stradadella concretezza e delle coseda fare, a fianco dei cittadinilombardi».

Roberto Formigoniall’avvio del lavoridella Pedemontana

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Operatore primarionella logistica peri settori automo-tive e industriale,

in costante interazione con unnetwork mondiale solido. Par-tner logistico, flessibile e inno-vativo per le aziende manifat-turiere inserite nelle filiereinternazionali dell’automotive,dell’health&beauty , del foto-voltaico, delle due ruote, del-l’elettronica/informatica e . delfashion. Da oltre 60 anni, i pro-tagonisti dell’industria possonocontare su Gefco, punto di ri-ferimento per la logistica inte-

grata. «Gefco amplia costan-temente il proprio network

con l’apertura di duenuovi filiali all’anno.

Recentemente cisiamo insediati in

Kazakistan e per il 2011 saremopresenti anche in India». Pierre-Jean Lorrain, direttore generaledi Gefco Italia, descrive le prin-cipali chance che la società giocasul tavolo internazionale dellalogistica, e, per inciso, del busi-ness d’avanguardia.

Quali sono le strategie disviluppo che Gefco mette inatto nel mercato europeo?«Promuoviamo innanzituttouno sviluppo basato sia sullacrescita organica che su quellaesterna, cogliendo le eventualiopportunità che dovessero pre-sentarsi nelle tre attività strate-giche in cui siamo esperti: la lo-gistica a monte, la logistica avalle e l’overseas. Senza dimen-ticare che il nostro obiettivo pri-mario è quello di accrescere ul-teriormente la nostra leadership

sia in quell’Europa dove ormaii tassi di crescita non superanoil 2%, che in quella “emer-gente” che comprende paesicome la Russia, l’Ucraina, laBulgaria e la Romania dove cisono importanti risorse di pro-duzione e abbiamo ampie po-tenzialità di sviluppare attivitàdi groupage internazionale».

Cosa prevedono i piani disviluppo? «Con la recente acquisizione del70% del Gruppo Mercurio,uno dei maggiori operatori nelsettore dei trasporti e della di-stribuzione veicoli in Italia eall’estero, Gefco accelererà losviluppo della logistica auto-motive, la diversificazione delportfolio clienti e l’estensionedella presenza internazionale.Altro esempio dei nostri piani

Soluzioni per il trasportoIndustria e logistica. Un connubio internazionale che si traduce in flessibilità, innovazione

e sviluppo sostenibile. E la chiave del tutto è nella multimodalità. Parola di Pierre-Jean Lorrain

Giorgio Canti

Pierre-Jean Lorrain è

direttore generale di

Gefco Italia, con sede

centrale a Milano

Page 207: Dossier Milano 05 2011

Pierre-Jean Lorrain

MILANO 2011 • DOSSIER • 265

di espansione è dato dal re-cente accordo di joint venturetra Gefco e Srr, compagniaferroviaria leader in Lettonia,per costituire la societàEmma, Eurasian MultiModalAlliance, che offrirà servizimultimodali tra la Lettonia el’Asia Centrale, per suppor-tare sempre di più le aziendemanifatturiere. Non dimenti-chiamo inoltre che i mercatipiù dinamici sono quelli delSud America, dell’EuropaCentrale e Orientale, l’India,la Cina e la Russia».

Come Gefco coniuga losviluppo sostenibile con l’ef-ficienza? «Lo storico ricorso di Gefcoalla multimodalità rappresentala promozione di uno svilupposostenibile e si concretizza me-diante l’utilizzo di forme di tra-sporto alternative a quello sugomma (marittimo, ferrovia-rio e fluviale) che hanno rag-giunto il 25% di quota. Vo-gliamo ridurre l’impattoambientale delle nostre attivitàcontrollando le emissioni degliimpianti, delle flotte di veicoli,delle auto di servizio e di tuttigli altri mezzi. L’attenzioneverso la sostenibilità e la sicu-rezza ambientale è diventato ilmust per i nostri clienti e peraccompagnare i loro processidi sviluppo in questa direzione,abbiamo creato la divisioneGreen Energy Solution».

In che modo Gefco ha sup-portato logisticamente leaziende durante la crisi in-ternazionale?«Gefco, durante il periodo dicrisi, ha dovuto agire congrande flessibilità e reattività,

prendendo decisioni impor-tanti molto velocemente. Unesempio recente riguarda i di-sordini avvenuti in Tunisia, acausa dei quali il rifornimentodei cavi elettrici destinati aglistabilimenti produttivi PSA erastato interrotto; Gefco è stata ingrado di organizzare immedia-tamente un ponte aereo tra Tu-nisi e l’aeroporto di Vatry, si-tuato a 150 km a est di Parigiper mantenere costante l’ap-provvigionamento alle lineeproduttive».

Come la logistica può sup-portare le attività delleaziende e il loro sviluppo in-ternazionale?«Gefco fornisce alle aziendemanifatturiere soluzioni flessi-bili e innovative. Il nostro obiet-tivo è risolvere le problematichedi carattere logistico, che di-ventano sempre più complessesoprattutto a causa dell’inter-nazionalizzazione della supplychain. Le nostre sono soluzioniottimali in quanto permettonoflussi continui sia in fase di ap-provvigionamento che di di-stribuzione dei prodotti finiti,con una priorità: evitare l’in-certezza nei flussi di trasporto ela rottura della catena logistica.Le nostre soluzioni sono anche

innovative in quanto Gefco èin grado di proporre un serviziosu misura ai propri clienti, ri-ducendo i costi, i tempi e leemissioni di carbonio. In breve,aspiriamo ad essere più veloci,meno cari e più puliti. Ma in-novare significa anche proporresoluzioni di supply chain chepermettano di rendere affida-bili le percorrenze riducendo itempi di consegna. In effetti,oggi non basta più ottimizzare icosti, rispettare i tempi e pro-porre servizi di qualità. Occorreanche lavorare sulla velocitàd’esecuzione, il che non è unobiettivo facile in quanto nellacatena logistica, ridurre i tempidi consegna non vuol dire sem-plicemente velocizzare le trattedi trasporto: anche le operazioniamministrative, doganali e i si-stemi informativi svolgono unruolo essenziale».

In queste pagine,

momenti operativi

del Gruppo Gefco

www.gefco.net

Page 208: Dossier Milano 05 2011

Èmutato in manieranetta lo scenariointernazionale rela-tivo al traffico

merci. Le imprese italianehanno decisamente allargatole loro prospettive, andandoben oltre l’area di Schengen.Emerge poi un’esigenza, daparte delle aziende, di affi-dare i propri carichi a spedi-zionieri più scrupolosi ri-spetto al passato. E questo siscontra con le politiche ge-stionali messe in atto dai

grandi gruppi internazionali,di certo più interessati al-l’ammontare dei volumi tra-sportati piuttosto che allaqualità del servizio. «Il mer-cato odierno è più articolato,così come lo sono le produ-zioni e i materiali da traspor-tare». A sottolinearlo è Giu-seppe Milani, fondatore dellaInsped di Ornago, società dispedizioni nota soprattuttoper annoverare, nel suo por-tfolio clienti, numerose realtàprovenienti dal settore rubi-

Sono sempre più alti gli standard

richiesti agli spedizionieri da parte

delle imprese europee. A parlarne

è Giuseppe Milani, fondatore

della società Insped, il quale riflette

sulle discrasie tra l’Italia, l’Europa

e i mercati emergenti Filippo Belli

Spedizionieri nell’eradella new economy

Giuseppe Milani, fondatore della Insped Srl di Ornago (MB)

www.insped.com

266 • DOSSIER • MILANO 2011

Page 209: Dossier Milano 05 2011

Giuseppe Milani

MILANO 2011 • DOSSIER • 267

netteria/sanitari e comple-menti per l’abitazione in ge-nere. La qualità e la cura de-gli spedizionieri vengono oggipremiati dal mercato. Ilgruppo guidato da Milani,che comprende la sede di Or-nago, alle porte di Milano, equella di Vicenza, ha chiuso il2010 in bellezza, con un fat-turato in crescita attestatosisugli 8.4 milioni di euro.

Niente crisi dunque?«Esatto. Anzi, il 2010 ha con-fermato un trend positivo cheormai va avanti da lungotempo. A Milano, poi, la con-giuntura negativa non l’ab-biamo sentita per nulla. NelTriveneto, invece, che èun’aria più depressa, abbiamoregistrato un calo nei primimesi del 2009, subito recu-perato comunque».

Come avete fatto a non ri-sentirne?«Ci ha salvato il fatto di es-sere un’azienda di medie di-mensioni. Questo ci ha con-sentito di programmare ilbusiness in maniera flessibile.

Nel 2009 abbiamo realizzato,come tutti del resto, che indiverse aree europee si stavaverificando una recessione,pensiamo solo a Spagna e Re-gno Unito. Abbiamo così de-ciso di puntare a nuovi paesiemergenti, come la Turchiae l’Est Europa. In praticasfruttare delle situazioni con-tingenti suggeriteci dalla crisisi è rivelata la nostra cartavincente».

La Insped ha iniziato lasua attività all’inizio deglianni Novanta. Cosa è cam-biato da allora?«Sono cambiati i metodi diprogrammazione e magazzi-naggio delle merci. Se unavolta si poteva programmareampliamente la produzione,per avere uno stock sempredisponibile, oggi si ragionasecondo una logica di tutto esubito, il cosiddetto just intime. Sono diminuite le di-sponibilità di magazzino daparte delle industrie e così lemerci vengono richieste a se-conda degli ordinativi, non si › ›

Insped nasce dall'esperienza trentennalematurata nel settore delle spedizioni e dellalogistica di Giuseppe Milani, il quale ha creato lasocietà nel 1988 con la ferma intenzione diproporre un modello di cooperazione con laclientela, sia italiana che estera, basato sullamassima professionalità e assistenza in ogni fasedella spedizione. «Ancora oggi, a distanza di anni,questa è la filosofia della nostra azienda ed èproprio con questo spirito che abbiamo sviluppatoi servizi nel corso degli anni». Gomma, ferrovia,mare, aereo. La società di Ornago segue ognitipologia di trasporti, rivolgendosi ai migliorivettori italiani e internazionali. In particolare,grazie al servizio sea-air, ha creato un servizio diimportazione dai cinque continenti che unisce allavelocità dell’ aereo la convenienza del marittimo.Partenze settimanali e transiti programmati neiporti e aeroporti di transito fanno di questopacchetto un prodotto affidabile e sicuro, chenegli anni si è sempre più imposto come validocompromesso tra le due tipologie di trasportomerci a livello internazionale. www.insped.com

Tra mare e cielo

Page 210: Dossier Milano 05 2011

fanno scorte per intenderci.E in un mercato di questotipo se non si è rapidi e sicurinelle spedizioni si rimane ta-gliati fuori».

Ha più volte rimarcato ladifferenza tra una realtàcome la sua e quella deglispedizionieri “giganti”. Leiperò proviene proprio daquesti.«Sì, la mia formazione è av-venuta presso un grosso spe-dizioniere, una società cheoggi non esiste più, cui iodevo moltissimo. Alla fine de-gli anni Ottanta, però, decisidi mettermi in proprio inquanto non condividevo la

politica che stava intrapren-dendo l’azienda. Si stava vin-colando troppo, finanziaria-mente, ai prestiti delle bancheestere, che per contenere lespese richiesero dei tagli sulpersonale in Italia. Non miandava giù questo fatto. Cosìlasciai il gruppo e iniziai lamia impresa da zero, senzarubare clienti o corrispon-denti a quella società, non sisputa certamente nel piattodove si è mangiato».

E da quel momento si èaccorto che stavano cam-biando le esigenze del mer-cato di riferimento?«Diciamo che di lì a breve la

cosa si è palesata. I grossigruppi si preoccupano solodel quintalaggio, dei volumi.Le aziende, però, non si ac-contentano più dello spedi-zioniere che va a ritirargli ilpacchetto per poi conse-gnarlo a destinazione. Ri-chiede un professionista ca-pace di scegliere le strade e imezzi migliori con cui tra-sportare le merci, in grado disbrigare gli adempimenti bu-rocratici doganali, preveden-done eventuali problemi.Non solo, chiede un pac-chetto assicurativo completoe su misura, a seconda dellamerce e del mezzo utilizzatoe, laddove persiste questo me-todo, desidera avere assistenzanella negoziazione del cre-dito. Tutte caratteristiche cherichiedono una professiona-lità sempre più elevata daparte di noi operatori».

Se fino a vent’anni fal’estero, per la maggiorparte dei casi, significavaEuropa, oggi è molto di più.Su quali nuove paesi statelavorando?«Come dicevo, i paesi dell’exblocco sovietico stanno col-mando il calo dei paesi dellavecchia Europa. Ora comeora rappresentano circa il10% del nostro fatturato. Sul

~

Il nostro paese, rispetto agli altri europei,deve fare i conti con alcuni deficitinfrastrutturali importanti.A cominciare da quello ferroviario.In pratica non è quasi più possibilefar trasportare le merci tramite ferrovia

TRASPORTI

268 • DOSSIER • MILANO 2011

Page 211: Dossier Milano 05 2011

Mediterraneo, invece, la que-stione è più delicata, vista lasituazione venutasi a crearenei paesi del Nord Africa.Fino a un anno fa lavora-vamo molto anche conl’Egitto, ma negli ultimimesi, con quello che è acca-duto, non si è più speditoneppure un pacchetto».

Lei teme che la situazionedel Magreb possa degene-rare?«Si spera che in questi paesiavvenga una vera svolta de-mocratica, senza l’ombra del-l’integralismo religioso. Sol-tanto in questo modo sipotranno riaprire i mercati.Inoltre ricordiamoci, a par-tire dalla Libia, che ci saràun bel po’ da ricostruire».

Dal punto di vista doga-nale quali problemi si ri-scontrano al di là dell’areaeuropea?«Chiaramente la questione èpiù complicata rispetto al-l’area Schengen. In partico-lare in Russia, le operazionidi sdoganamento possono ri-velarsi molto complesse, enessuno in Europa se nevuole prendere l’onere».

Chi si occupa di spedi-zione merci come lavora inItalia?«Il nostro, rispetto agli altri

europei, è un paese che devefare i conti con alcuni deficitinfrastrutturali importanti. Acominciare da quello ferro-viario. In pratica non è quasipiù possibile far trasportare lemerci tramite ferrovia. Si èpuntato tutto sull’alta velo-cità e i passeggeri. Con unimpatto negativo anche dalpunto di vista della sosteni-bilità ambientale. Nel restod’Europa la situazione è di-versa, basta osservare la vi-cina Svizzera, in cui si è in-centivato l’uso della ferroviacreando dei vagoni merci incui può salire direttamente ilcamion. Non occorre il si-stema intermodale. Il mezzosale a bordo e attraversa ilpaese. E la Svizzera non èl’unico esempio, basta guar-dare all’Eurotunnel, sotto lamanica, tra Francia e Inghil-terra».

Il successo di Insped ènato soprattutto grazie allespedizioni per le impresedel settore rubinetteria e sa-

Giuseppe Milani

MILANO 2011 • DOSSIER • 269

nitari in genere. Oggi aquali settori vi rivolgete?«La rubinetteria rappresentaancora una delle voci più ri-levanti del nostro bilancio.Con gli anni, però, grazie an-che ai nostri rappresentantiesteri, ci siamo aperti a quasitutti i settori industriali, in-cluso il chimico e l’alimen-tare. Quest’ultimo, però, ciinteressa solo per la spedi-zione di alimenti secchi, nondeperibili. Ci siamo poi spe-cializzati nel trasporto dimerci pericolose e in futurocredo allargheremo sempre dipiù le nostre prospettive disviluppo in tal senso».

Dunque sul futuro è otti-mista?«Sì, credo riusciremo a con-solidare il trend positivo dellaInsped, per entrambe le no-stre sedi. In particolare, pun-tiamo a diventare un interlo-cutore unico per i nostricommittenti, sotto il profiloburocratico, doganale, assicu-rativo e logistico».

Il fatturato dellaInsped per il 2010,

che registraun incremento

del 12% rispettoall’anno

precedente. Nelprimo trimestre

del 2011, poi,si evidenzia un

ulteriore aumentodel 14% rispetto

all’analogo periododel 2010

EURO

8,4mln

Page 212: Dossier Milano 05 2011
Page 213: Dossier Milano 05 2011
Page 214: Dossier Milano 05 2011

La personalità è unadelle armi vincentiche determinano ilsuccesso dei migliori

imprenditori. Dopo anni vis-suti su un’economia pura-mente numerica, in cui laquantità ha troppo spessovinto sulla qualità, i consu-matori e gli investitori cer-cano nei volti di chi si celadietro un’azienda le motiva-zioni, l’input, in grado di in-fondere loro fiducia. Il tes-suto produttivo italiano in talsenso è maestro. Le migliaiadi imprese a gestione fami-gliare ci garantiscono da ge-nerazioni un’eredità culturaleche nessun corso specializzatoin management potrebbe so-

stituire. In alcuni casi, poi, cisi imbatte ancora nella com-presenza non solo di due, madi tre generazioni all’internodella stessa attività. È questoil caso della Antonio Retta-gliata, fondata nel 1908 aMilano, divenuta nel tempouno dei principali punti diriferimento sul mercato dellafornitura di combustibili. Fuproprio Antonio Rettagliataa fondare l’azienda, acqui-stando inizialmente un pic-colo negozio nel centro sto-rico del capoluogo lombardo.In seguito, poi, fu il figlioGiacomo a occuparsi dell’at-tività. «All’epoca non fu cer-tamente facile – spiega l’at-tuale presidente del gruppo,

Incontro con una delle famiglie

storiche dell’imprenditoria

milanese. I Rettagliata, che hanno

saputo seguire i trend energetici

diventando leader nella

distribuzione di combustibili

in Regione. E che ora si apprestano

a conquistare il territorio nazionale

nella distribuzione di gas metanoAldo Radici

Da cento anni nell’energia

272 • DOSSIER • MILANO 2011

Page 215: Dossier Milano 05 2011

Giorgio, Gianni e Francesca Rettagliata

MILANO 2011 • DOSSIER • 273

Giorgio Rettagliata -. Que-sta azienda è passata attra-verso la guerra e opera in unsettore notoriamente oscilla-torio, talvolta instabile».Giorgio, nipote di Antonio, èoggi coadiuvato in aziendadalle due nuove generazionidella famiglia Rettagliata, ilfiglio Gianni e la nipoteFrancesca. «In questa societàconvivono tre generazioni, equesto lo trovo un fatto diper sé straordinario – evi-denzia il presidente -. Ciò cipermette, da un lato di man-tenere la tradizione e i valoriche hanno consentito al-l’azienda di crescere e di con-quistare il mercato e, dall’al-tro, di proseguire l’attivitàcon una forma mentis gio-vane, sempre orientata al fu-turo».

Insomma, la famiglia è ilvostro valore aggiunto?GIORGIO RETTAGLIATA «Un va-lore che ci ha sempre accom-pagnato. Non è scontato riu-

scire a trasmettere alle gene-razioni successive la culturad’impresa. Fortunatamentenel nostro caso questa si è ri-velata una risorsa preziosis-sima».FRANCESCA RETTAGLIATA «Nonsolo. A vivere il passaggio ge-nerazionale sono stati anche inostri collaboratori. Alcunifigli dei nostri vecchi dipen-denti sono subentrati inazienda. Abbiamo semprepotuto contare su personalelaborioso e con una tempracertamente rara».

Il mercato dei combusti-bili non è uno dei più sem-plici, essendo trascinatodalla variazione dei prezzi edalle situazioni politicheinstabili dei suoi paesi diriferimento. Il vostrogruppo, comunque, si di-mostra stabile?GIANNI RETTAGLIATA «Devodire di sì. Nell’ultimo bilan-cio chiuso, quello del 2010,il fatturato ha toccato quota

~

Occorre puntaresul valore del rapportopersonale. Il mercatoodierno soffre diun’eccessiva indifferenzatra venditori e acquirenti

80 milioni di euro».Dunque la crisi non si è

fatta sentire?GIORGIO RETTAGLIATA « Ne ab-biamo risentito meno di altreaziende operanti in settori di-versi, in quanto la fornitura dicombustibile è un’attività dicui, comunque sia, tuttihanno bisogno. La nostraclientela principale è infattirappresentata dai condominie pertanto gli utenti finalisono le singole famiglie.L’azienda è comunque pre-sente anche nel settore pub-blico e terziario».

Un'altra voce importantedel vostro business è il gas.Quali prospettive riponetesu questo settore?GIORGIO RETTAGLIATA «Il gasmetano rappresenta proprioquella fonte in cui noi intra-vediamo importanti possibi-lità di espansione. Non sol-tanto a livello di fatturato, maanche come presenza capil-lare in molte regioni italiane.

In apertura, da sinistra,

Giorgio, Francesca

e Gianni Rettagliata

www.rettagliata.it

› ›

Page 216: Dossier Milano 05 2011

Vogliamo incrementare il no-stro impegno come distribu-tori».

Per cui andrete oltre iconfini della Lombardia?GIANNI RETTAGLIATA «Il nostroobiettivo è conquistare altreregioni italiane. Per questostiamo investendo e poten-ziando la nostra organizza-zione commerciale. Oltre allaLombardia e al Piemonte,dove disponiamo di depositipetroliferi di nostra proprietà,ci stiamo espandendo su Ge-nova e in breve tempo com-mercializzeremo prodotti intutta la Liguria, per poi spin-gerci verso le altre provincie».

Quali strategie commer-ciali utilizzerete?

FRANCESCA RETTAGLIATA «Si-curamente il web ci sarà diaiuto. Attraverso internet po-tremo presentarci e proporrele nostre soluzioni a un mer-cato molto più vasto. Ancheper questo stiamo studiandoun rinnovo del nostro sito.Sono convinta, però, che laformula migliore resteràquella che utilizziamo dasempre».

Vale a dire?GIORGIO RETTAGLIATA «La no-stra forza sta nell’avere sem-pre instaurato un rapportodiretto con il cliente. Occorrepuntare sul valore del rap-porto personale e umano. Ilmercato odierno soffre, a no-stro parere, di un’eccessiva in-

differenza tra azienda e con-sumatore».

Oltre al gas metano, cisono altri settori nei qualidesiderate espandervi?FRANCESCA RETTAGLIATA

«L’azienda, che da sempreaveva incentrato la sua attivitàprincipalmente sul gasolio auso riscaldamento, oggi ri-sponde anche alle esigenze delterziario e del settore agricolo,commercializzando gasolioautotrazione utilizzato ancheper gruppi elettrogeni indu-striali».

La Rettagliata ha sempreposto molta attenzione an-che all’ambiente.GIORGIO RETTAGLIATA «Pur-troppo sotto questo aspetto il

IMPRENDITORI DELL’ANNO

274 • DOSSIER • MILANO 2011

› ›

Nata nel 1908, la Antonio Rettagliata Srl si è impostasul mercato nazionale dei combustibili di qualitàcontrollata, tradizionali ed ecologici, liquidi e gassosi,acquistati dalle principali aziende importatrici. Èpassato oltre un secolo da quando il fondatore,Antonio Rettagliata, investendo nel campo delcarbone, diede il via a un’attività che sulla scia delprogresso industriale si specializzò nellacommercializzazione dei prodotti petroliferi per ilriscaldamento di abitazioni, aziende e terziario, oltre aespandersi nel campo del gasolio autotrazione,utilizzato anche per gruppi elettrogeni industriali.L’attività dell’azienda, un tempo solo su territoriolombardo, è ora presente anche in Piemonte, dove lasede di Scarmagno soddisfa anche le richieste delsettore agricolo. Nel campo della distribuzione delgas metano, invece, la Antonio Rettagliata è una delleaziende italiane a poter rispondere alle richieste dellaclientela di tutto il territorio nazionale,personalizzando la fornitura al fine di offrirecondizioni vantaggiose ai propri clienti.

Dalla Lombardia all’Italia

Page 217: Dossier Milano 05 2011

nostro potere è limitato.Come fornitori possiamofare poco dal punto di vistaecologico, non possiamo an-dare a modificare il prodotto.Qualcosa comunque l’ab-biamo fatto. Siamo stati iprimi e i maggiori rivendi-tori del gasolio vegetale uti-lizzandolo per il riscalda-mento degli edifici. Levendite sono state ottime maattualmente questo prodotto

non è più competitivo acausa dei suoi alti costi in-dustriali. Oggi è principal-mente utilizzato quale addi-tivo al gasolio. Per questo staa chi gestisce gli impianti iltentativo di diminuire l’in-quinamento».

Su cosa si orienteranno iprossimi investimenti?FRANCESCA RETTAGLIATA «Ol-tre allo sviluppo dei nostristrumenti informatici e della

MILANO 2011 • DOSSIER • 275

rete commerciale, l’aziendasta investendo, come ha sem-pre fatto, in sicurezza. La no-stra famiglia non ha mai lesi-nato sotto questo aspetto. AMilano si è fatto tutto il pos-sibile per adeguarci alla nor-mativa. Per il 2011 è previstainoltre un’importante operadi automatizzazione nella ge-stione dei quantitativi stoc-cati. Questo è fondamentale,ancora prima che dal puntodi vista produttivo, proprioda quello della sicurezza. Taliinnovazioni sono al centro delnostro nuovo programma diulteriore miglioria degli im-pianti».

Cosa vi distingue dallaconcorrenza?GIANNI RETTAGLIATA «Sicura-mente l’essere certificati findal 1995 secondo le normeISO 9000 testimonia la qua-lità del servizio di distribu-zione oltre alla nostra co-stante reperibilità. I nostridepositi in Lombardia e Pie-monte sono infatti aperti365 giorni all’anno e garan-tiscono consegne immediatealla clientela rispondendotempestivamente a ogni loroesigenza».

A fianco, la sede

dell’azienda

in via Londonio, Milano

Giorgio, Gianni e Francesca Rettagliata

Page 218: Dossier Milano 05 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

276 • DOSSIER • MILANO 2011

Le fonti energetichealternative e le tec-nologie che ne per-mettono lo sfrutta-

mento stanno sempre piùentrando nell’orizzonte del-l’imprenditoria italiana, siacome opportunità di rispar-mio – nel caso in cuiun’azienda installi un im-pianto per il proprio fabbiso-gno energetico –, sia come set-tori e mercati nei qualiinvestire. Tuttavia può stupireche un’azienda solidamenteimpegnata da decenni in unsettore, per certi versi lontanoda quello energetico, come ilsettore edile, decida di scom-mettere sul fotovoltaico e sullaproduzione di energia con olivegetali. In realtà non si trattadi un’evoluzione produttivache prevede l’abbandono diun settore e la riorganizza-zione dell’azienda verso altreattività, bensì di tenere in-sieme più ambiti. Questo èquello che ha sperimentatocon successo la società guidatada Paolo Villa: la Profed Ita-liana Spa. Dal settore edile,operando sia in Italia che al-l’estero, l’azienda si è inseritain contesti produttivi anchemolto differenti dall’attività dicostruzione iniziata sin dallafondazione, che risale agli

anni Sessanta. «Fino dai primianni 90 – afferma Paolo Villa–, il lavoro della nostra societàsi è concentrato prevalente-mente nei Paesi Arabi e del-l’Africa Settentrionale, soprat-tutto in Libia. Lì siamo statipresenti per un certo periodo,realizzando edifici di pregio,sia destinati all’uso dei privatiche edifici pensati per l’usodella collettività. Il nostro im-pegno nell’edilizia consistenella cura dei lavori a partiredalla progettazione fino allarealizzazione e alla consegna“chiavi in mano” dell’immo-bile. Ultimati i lavori in Li-bia, dal 1990 in poi, siamo“tornati in patria”, rivolgen-doci al territorio nazionale, inparticolare alla Lombardia, eci siamo dedicanti al settoreindustriale e direzionale, co-struendo capannoni e ufficiche poi forniamo in locazionead altre aziende». Nel 2001 ha avuto inizio ladiversificazione delle attività.Ciò ha trasformato di fatto laProfed Italiana in una holdingche detiene partecipazioni insocietà, a essa collegate, cheoperano in vari settori, anchemolto diversi fra loro. Peresempio, controlla per il 50per cento la Vi.Co BrianzaSpa, società immobiliare pro-

Diversificare l’attività investendo

in settori nuovi e nei quali la tecnologia

è la chiave di volta. L’esperienza

di Paolo Villa, fondatore e titolare

della holding Profed Italiana, che

da imprenditore edile si occupa adesso

anche di fotovoltaicoLuca Cavera

Dalle costruzioni alle rinnovabili

Paolo Villa, a capo della Holding Profed Italiana Spa

www.profed.it

› ›

Page 219: Dossier Milano 05 2011

L’ENERGIA “VERDE” E SOSTENIBILEI moduli fotovoltaici con componenti europei certificatigarantiscono 25 anni di produzione pulita e impiantirealizzati con materiali riciclabili

Solar Green Energy nasce nel 2010dall’esperienza e dalla volontà di

un gruppo di imprenditori eprofessionisti già operanti nel settoredelle energie rinnovabile dal 2007, sianella produzione di moduli fotovoltaiciche nella realizzazione di impianti datetto e da terreno. Precisal’amministratore delegato, il dottorAlessandro Sotgiu, che «a oggi lasituazione con il prossimo quartoConto energia, è tale per cui chieffettua investimenti a lungo terminericerca soprattutto la sicurezza. Noisiamo in grado di rispondere a questaesigenza offrendo impianti di media egrande taglia dotati di certificazione».A partire da giugno 2011, presso lostabilimento di Burago di Molgora(Mb), il modulo fotovoltaico degliimpianti di Solar Green sarà prodottoin Italia, con l’impiego di materialieuropei garantiti e certificati. Questomodulo avrà una garanzia di 10 anni

sui vizi di fabbricazione e saràottimizzato per dare il massimorendimento nei 25 anni di vitadell’impianto. Queste caratteristichesono verificate già durante la fase diproduzione, ogni modulo, è sottopostoa 8 controlli di qualità e di validazione.La filosofia aziendale è quella difornire la migliore combinazione tramoduli, inverter e sistemi di montaggiosecondo il modello “just-in-time”. Aoggi la Solar Green offre assistenzasin dalla fase iniziale della redazionedelle perizie sui terreni, fino allaconsegna di un impianto già connessoalla rete elettrica. «Sono tre gliobiettivi che, come azienda, vogliamoraggiungere: il primo è quello di avereun rapporto qualità-prezzoconcorrenziale rispetto al prodottoasiatico, che ha soli 2 o al massimo 5anni di garanzia; il secondo obiettivo èavere affidabilità, sicurezza e certezzasulla fabbricazione molto più alte dei

nostri concorrenti esteri; terzoobiettivo garantire la produzione dienergia elettrica per 25 anni». Poichéla sostenibilità ha un grande valore perSolar Green, tutti i componenti deimoduli sono riciclabili. Per gli impiantidi media e grande taglia, che SolarGreen realizza, aggiunge AlessandroSotgiu: «Installare un impianto, perl’utente, è ancora un conveniente, sel’analisi interna di costi e benefici èproiettata all’effettivo rendimento nei25 anni. Per questo è necessario chel’impianto sia progettato, realizzato einstallato con precisione, masoprattutto sia realizzato con prodottidi qualità».

Paolo Villa

MILANO 2011 • DOSSIER • 277

Page 220: Dossier Milano 05 2011

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prietaria del campo da golf dadiciotto buche che si trova aUsmate Velate (Mb), denomi-nato “Golf Brianza CountryClub”, con annessa ClubHouse ristrutturata e inaugu-rata nel 2001 e dotata di ri-storante, pro shop, campopratica, putting green e pit-chin green. La Vi.Co Brianzaha anche costruito e gestisceun residence, “Vi.Co Resi-dence”, che si trova pure al-l’interno della Club House edè composto da dodici appar-tamenti. Nel 2002 costituisce,sempre per il 50 per cento, lasocietà immobiliare UsmateGreen, con lo scopo di realiz-zare il complesso residenziale“Abitare nel Golf”, inserito al-l’interno del già ricordato“Golf Brianza Country Club”.Il complesso risulta esserecomposto da sei palazzine eda trenta ville. «Al contempo– aggiunge il signor PaoloVilla –, la società ha focaliz-zato la sua attenzione sul set-tore delle energie alternative,acquisendo la maggioranzadelle partecipazioni di alcunesocietà quali la Control HTP,società che opera nel settoredell’elettronica industriale eche in particolare progetta,realizza, produce e commer-cializza sonde di temperatura,di termostati elettronici, di ap-parecchiature e schede elettro-niche a scopo civile e indu-striale. Abbiamo acquisitoanche la Entalpica Spa, societàdedita alla costruzione e ven-dita di sistemi di cogenera-zione e trigenerazione, gruppielettrogeni a olio vegetale, en-gineering e consulenza. E inol-

tre abbiamo acquisito la SolarGreen Energy Spa, società cheautorizza, progetta, realizzachiavi in mano e mantiene im-pianti fotovoltaici e impiantialimentati da olio vegetale, siadi media che grande taglia eopera in tutte le regioni d’Ita-lia, oltre che produrre e com-mercializzare componenti diimpianto (moduli, inverter,strutture) destinati al mercatodei piccoli e medi installatori».In questo modo, pur conser-vando l’originaria attivitàedile, la Profed Italiana è riu-scita a specializzarsi in un set-tore nuovo e in rapido svi-luppo. «Tutte le società delgruppo lavorano in sinergia –sottolinea Paolo Villa –. Ab-biamo diversificato gli investi-menti e ci siamo orientativerso le energie alternativequali il fotovoltaico, le bio-masse, il solare termico per-ché crediamo che queste rap-presentino il futuro dellaproduzione energetica. At-tualmente il nostro gruppo stasviluppando progetti nei mer-cati esteri e soprattutto con-cretizzerà a breve rapporti coni mercati del Marocco e delSud Africa. In quest’ultimoverrà avviata la produzionedella moringa, dalla quale siottiene olio vegetale per ali-mentare gli impianti a bio-masse. L’importanza dell’uti-lizzo di tale pianta rappresental’alternativa all’utilizzo dei“prodotti food”, poiché questotipo di olio vegetale non è de-stinato al settore alimentare».La Profed Italiana Spa detieneanche la maggioranza nellaProfed Com, società di recente

Control HTP, azienda con sede a Usmate Velate(Mi), è stata creata agli inizi degli anni 80 daAnna e Giorgio Buzzi. Dopo le prime esperienze,ha iniziato a sviluppare e produrre sensori ditemperatura Ntc a basso costo, ma con unatecnologia fortemente innovativa. In quelmomento l’industria affrontava il problema dellariduzione dei consumi energetici, in paralleloall’esigenza di migliorare le prestazioni deiprodotti; la tecnologia di Control HTP contribuìalla progettazione e realizzazione dei cosiddetti“elettrodomestici intelligenti”. Negli ultimi 10anni, l’allargamento del mercato su scalamondiale e le strategie di delocalizzazioneproduttiva dei grandi marchi di elettrodomesticinell’est Europa e in Asia hanno creato lecondizioni favorevoli per cambiare la strutturasocietaria, per assicurare economie di scala,sinergie industriali e la solidità finanziaria perl’espansione sul mercato mondiale. Questirisultati sono stati raggiunti con l’acquisizione daparte di Profed Italiana Spa, che ha permesso diallargare il raggio d’azione ad altri settori, tra cuile energie alternative, i sistemi solari fotovoltaicie i sistemi solari termici. Per questi ultimi settorisono stati realizzati vari progetti tra cui una“Junction Box” per pannelli fotovoltaici.

L’innovazioneper la riduzionedei consumi

› ›

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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formazione che si occupadella produzione e commer-cializzazione, sia a livello na-zionale che internazionale, dimaterie prime e materiali peril recupero, sia per l’ambitodell’edilizia che per il settoreenergetico. «Le partecipazioni

nelle società che sviluppano ilsettore dell’energia alternativasono tutte di recente acquisi-zione. Le società operano tradi loro con una strategia pre-cisa per progetti che appor-tino innovazione e valorizzinoil patrimonio aziendale nel

lungo periodo. Un esempiodi collaborazione è quello in-staurato tra Control HTP eSolar Green Energy, chehanno unito le loro forze e leloro competenze per la pro-gettazione e produzione della“Junction Box” che viene uti-lizzata nella produzione deipannelli fotovoltaici». Il pros-simo obiettivo di Profed Ita-liana è quello di entrare neimercati di quei contesti, cheper lo più si trovano all’estero,nei quali lo sviluppo delle tec-nologie per le energie alterna-tive è ancora assente o aiprimi passi. «La Profed Ita-liana, come holding, è co-sciente che le aziende delgruppo debbano avere unorizzonte internazionale e si-curamente si impegnerà perinserirsi sui mercati esteri chepiù sono carenti nella produ-zione di energia e che dispon-gono tuttavia della materiaprima naturale – il sole, perquanto concerne il fotovol-taico – e dei terreni per la pro-duzione della moringa».

Produrre energia elettrica e termica da un unico impianto permette di ottimizzare l’uso eil consumo di combustibile, rispondendo a tutte le possibili esigenze di industrie,comunità, centri sportivi, piscine, centri commerciali, ospedali, teleriscaldamento. Lasocietà Entalpica nasce per dare una risposta a questo mercato, orientato allo sviluppoenergetico. La sua sede si trova a Bellusco (Mi). Entalpica propone la soluzioneenergetica alternativa alle fonti tradizionali che offre la più completa risposta alleesigenze di industrie e amministrazioni locali, a partire da 200 kW fino a 4 MW. Fin dallafondazione è stata affiancata da numerosi e importanti partner, che, passo dopo passo,hanno accompagnato la sua crescita fino ad approdare in Sud africa, dove è presenteEntalpica SudAfrica, produttrice di oli vegetali ed energia da fonti rinnovabili. Se il primomotore inventato da Rudolph Diesel funzionava con olio di arachidi, perché noncontinuare su questa strada? Entalpica crede in questo, e ha integrato le miglioritecnologie disponibili per adeguare i motori che utilizza alle esigenze ambientali e almassimo rispetto delle popolazioni in via di sviluppo, inoltre dando all’utilizzatore lapossibilità di usare oli non destinati all’uso alimentare.

L’energia prodottacon le fonti alternative

❝~

Abbiamo diversificato gli investimentie ci siamo orientati verso le energie alternativeperché crediamo che queste rappresentinoil futuro della produzione energetica

Paolo Villa

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

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Una proposta logistica completa e innovativa che, partendo

dalla costruzione di scatole, arriva alla gestione dell’intero processo

di imballaggio. Il tutto con un occhio di riguardo all’impatto ambientale.

La descrive Stefano Scaroni

Francesco Bevilacqua

La filiera dell’imballaggioL’inscatolamento è

il passaggio chesta fra la fase diproduzione e

quella di trasporto e chemolto spesso viene trascu-rato, nonostante sia un mo-mento fondamentale dellavita del prodotto. «In molteaziende – spiega Stefano Sca-roni, amministratore dele-gato di Deles – è un po’come quando eravamo bam-bini: chi non sapeva giocarea pallone veniva messo inporta; allo stesso modo, ilpersonale che non ha parti-colari mansioni viene desti-nato a chiudere le scatole».Spesso succede che quandosi rompe un prodotto lacolpa venga attribuita al-l’imballo, ma magari la causaè l’operatore che ha montatomale un tassello all’internodella scatola o ha effettuatol’imballaggio in maniera im-propria.«È stata proprio la volontà dicostituire una catena che cu-rasse tutte la fasi dell’insca-tolamento a ispirarci nel-l’ideare e nel costituirequello che è oggi il gruppoDeles», spiega Scaroni. «Lanostra azienda infatti oggi sioccupa dell’intera “filieradell’imballaggio”. Abbiamomantenuto l’attività per cuila struttura è nata ormai cin-quant’anni fa, cioè costruirescatole. Dal 1997 però, ab-biamo ampliato il nostroraggio d’azione e da semplice

scatolificio siamo passati aoffrire una proposta com-pleta e integrata». È nato cosìDelesLab, che dal 2003 si oc-cupa dello studio, della ri-cerca e della progettazione dinuove soluzioni per l’imbal-laggio, proponendo prodottiche vengono prototipati, te-stati, certificati e infine rea-lizzati, il tutto in stretta colla-borazione con il committenteper soddisfare le esigenze piùparticolari. «Questa è stataun’interessante novità, poi-ché nel nostro settore l’atti-vità di ricerca e sviluppo èsempre stata molto statica eci si è sempre affidati a ideevecchie e già collaudate». La ristrutturazione aziendaleè proseguita all’insegna delladiversificazione. «Siamo pas-sati dalla classica proposta diimballaggio, quindi cartone,polietilene espanso e quan-t’altro – prosegue Scaroni – aidee più complesse nelcampo della marcatura e del-l’etichettatura. A questo

scopo è nata DelesMatic, so-cietà a parte che tratta questotipo di soluzioni». Il quadro è completato dalILC, la divisione che si oc-cupa della logistica che, comesottolinea Scaroni, «rispettoall’attività svolta dai più notied esperti operatori del set-tore, si focalizza su un servi-zio specifico, ovvero perfe-zionare l’attività di

Stefano Scaroni,

amministratore

delegato della Deles

di Uboldo (VA)

www.deles.it

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Stefano Scaroni

MILANO 2011 • DOSSIER • 281

confezionamento facendo inmodo che gli imballi da noiprogettati e realizzati funzio-nino in maniera ottimale. Laspecificità del nostro serviziospesso funge da collegamentotra il committente e l’opera-tore logistico, con cui si in-staura un rapporto di colla-borazione e partnership». Siritorna così alla considera-zione iniziale, quella che met-teva in evidenza la scarsa atten-zione che viene generalmente

vece che sul sovradimensio-namento puntiamo sull’otti-mizzazione dei materiali e suun design intelligente. I nostrisforzi progettuali sono voltialla realizzazione di materialicon densità più basse, quindianche di minor peso, ma conrese maggiori». I risultati diquesto processo di costantemiglioramento sono evidenti:confezioni in materiali espansisempre più sottili, che misu-rano anche solo una decina dimillimetri di spessore, hannouna capacità di assorbimentoche fino ad alcuni anni fa eragarantita solo da prodottiben più ingombranti e pe-santi. La filosofia di fondoconsiste nello studiare unimballo in grado di proteg-gere l’oggetto che contieneutilizzando la quantità dimateriale sufficiente a otte-nere questo risultato, non ungrammo in più. Il tutto conun enorme beneficio perl’ambiente, grazie al rispar-mio delle risorse energetichee delle materie prime neces-sarie per la produzione e losmaltimento di imballaggiingombranti e superflui.

prestata alla fase di imballag-gio. «Per essere sicuri chetutto si svolga nel migliore deimodi, abbiamo cominciato aoccuparci anche del processodi confezionamento e spessole aziende esternalizzano que-sta attività affidandola diret-tamente a noi, che mandiamoi nostri tecnici a “chiudere lescatole a domicilio” ». Inol-tre, in un momento in cui ildibattito sul risparmio di ri-sorse e materie prime è moltoattuale, la Deles ha intensifi-cato gli sforzi su questofronte, identificando l’otti-mizzazione dei materiali comeun’esigenza prioritaria sindalla fase di progettazione.«Nel settore degli imballaggil’eccesso è diventata una peri-colosa consuetudine. È un po’come se per proteggerci dalfreddo, invece di usare un solocappotto caldo e ben isolante,ne indossassimo due: sarebbesostanzialmente inutile ed esa-gerato». Questa sproporzionenell’attività di confeziona-mento si traduce in uno sprecodi materiali, di costi e di ri-sorse che al giorno d’oggi nonci possiamo permettere. «In-

Producendo i materiali da imballaggioabbiamo la necessità di creare un collegamento tra la confezione e il confezionamento, che va eseguito in maniera appropriata

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Primo costruttore euro-peo e uno dei tre mag-giori al mondo dimacchine da cantiere.

Oltre 7.000 dipendenti e 18stabilimenti, 300 diversi mo-delli commercializzati in 150paesi attraverso 1.300 conces-sionari. I numeri registrati dalGruppo JCB, azienda ingleseavviata nel 1945 da Mr JCB,Joseph Cyril Bamford, parlanochiaro. E non potevano essereda meno i risultati ottenutipresso la JCB Spa, filiale ita-liana del Gruppo con sede adAssago, nel milanese che «dalle120 macchine del 1984 è pas-sata alle oltre 3.300 vendute inun anno. Numeri che hannoportato la JCB in Italia a essereda sempre il numero uno nelsettore delle terne e tra i primicostruttori di macchine opera-trici per numero di pezzi ven-duti». Marco Bersellini, Ad

della JCB Spa, fotografa la ri-presa di un segmento di mer-cato che in Italia sembra essereancora bypassato da stalli di tipoeconomico e normativo. Ma«siamo fiduciosi che le istitu-zioni si adopereranno per losblocco delle risorse».

Quali sono i fattori in cui ri-siede il valore produttivo delGruppo JCB?«La forza della JCB è nellagamma, la più completa e tec-nologica del mercato, potendocontare su molte linee di pro-dotto non solo nel settore dellemacchine da cantiere (terne,escavatori, mini escavatori, palegommate, mini pale) ma anchenei settori agricolo (movimen-tatori telescopici e trattori) e in-dustriale (carrelli). JCB sta con-tinuando a investire perrinnovare la gamma dei suoiprodotti, macchine sicure, effi-cienti e a bassi costi di gestione.

Tecnologiche, sicure ed ecologiche.

Sono le macchine JCB, protagoniste

indiscusse del settore delle

costruzioni, agricolo e industriale.

Marco Bersellini racconta l’eccellenza

del brand inglese anche in ItaliaAdriana Zuccaro

Macchine operatrici in gamma “eco”

MACCHINE DA CANTIERE

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L’ingegnere

Marco Bersellini,

Ad della JCB Spa, filiale

italiana del Gruppo JCB

con sede ad Assago (MI)

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Marco Bersellini

MILANO 2011 • DOSSIER • 285

A livello produttivo la strategiadel Gruppo consiste nel dedi-care le fabbriche alla produ-zione di specifiche linee di pro-dotto permettendo unaffinamento delle competenzeprofessionali di progettisti emano d’opera qualificata».

Come JCB vive la lenta ri-presa del mercato?«Già nel 2010 il Gruppo ha re-gistrato un atteso ritorno allacrescita con un aumento dellevendite a livello mondiale diquasi il 50% rispetto l’annoprecedente, consolidando unfatturato di oltre 2 miliardi dieuro. In Europa la ripresa delmercato è più visibile nei paesicome Germania, Francia e Po-lonia, mentre l’Italia, che ri-spetto al periodo pre-crisi hasubito un calo di mercato nelsettore del 60%, al momentodà segnali di ripresa ancora de-boli. Affinché le cose miglio-rino siamo fiduciosi che le isti-tuzioni si adopereranno per losblocco delle risorse economi-che volte alla realizzazione diopere e infrastrutture, al rilan-cio del Piano casa e al raggiun-gimento di una maggioresemplificazione normativae amministrativa».

Nel rinnovare lagamma dei pro-

dotti, come JCB favorisceun’economia sostenibile e si-cura?«JCB è un’azienda attenta aitemi di sicurezza e ambiente.JCB Efficient Design rappre-senta il nostro approccio neiconfronti della responsabilitàdel prodotto. Il segreto è realiz-zare macchine che migliorino lasicurezza, preservino le risorse esalvaguardino il clima. JCB Ef-ficient Design definirà il futurosviluppo dei prodotti e aiuteràa garantire un’economia soste-nibile e a basse emissioni di car-bonio. JCB infatti è all’avan-guardia nello sviluppo dimacchine a bassi consumi dicarburante e ha recentementelanciato la gamma ECO, con lanuova terna, le minipale e ilmidi escavatore da 80qt checonsentono di raggiungere ri-sparmi di carburante nell’or-dine del 16% nei tipici cicli dilavoro».

Qual è l’ultima novità JCB?«JCB ha effettuato uno deimaggiori investimenti della suastoria per sviluppare il motorepiù ecologico del settore off-hi-

~

JCB sta continuando ainvestire per rinnovare lagamma dei suoi prodotti,macchine sicure, efficientie a bassi costi di gestione

ghway. L’investimento ha per-messo di mettere a punto unanovità assoluta che elimina lanecessità di qualsiasi dispositivodi post-trattamento dei gas discarico e garantisce un rispar-mio del 10% dei consumi dicarburante».

Come è organizzata la rete eil post-vendita?«La JCB in Italia può vantarela migliore rete del settore mo-vimento terra con 33 conces-sionari a cui se ne aggiun-gono 20 nel settore agricolo. Ilservizio post-vendita garanti-sce l’investimento fatto e man-tiene un’elevata resa e produt-tività lungo l’intero ciclo divita della macchina. I serviziaftermarket JCB come leestensioni di garanzia, i pro-grammi di manutenzione e ipacchetti di assistenza flessi-bili Assetcare, garantisconocosti certi e commisurati alreale utilizzo della macchina.Da sottolineare inoltre il ser-vizio di localizzazione satelli-tare LiveLink che permette aiclienti di poter gestire il pro-prio parco macchine attin-gendo a informazioni sulla po-sizione, sullo spostamento esull’effettivo impiego deimezzi eliminando il rischio difurti e cattivo utilizzo».

Nelle immagini,

alcuni degli oltre 300

modelli JCB

www.jcb.com

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Le applicazioni del legnoIn che modo vengono utilizzate le bobine di legno? Patrizio Boffi parla delle

loro differenti applicazioni tra cui, afferma, non mancano richieste particolari

«come la possibilità di farne tavoli in legno o arredamenti per locali»

Nicoletta Bucciarelli

mm. Nata nel 1920 a SestoSan Giovanni, da oltre cin-quant’anni la Boffi ha spo-stato la sua sede principale aCinisello Balsamo. «Attual-mente - prosegue Patrizio Boffi- abbiamo l’esigenza di averespazi più ampi e strutture piùmoderne a misura di lavora-tore che a Cinisello non pos-siamo realizzare. Non dispo-nendo di risorse adeguateabbiamo cominciato con l’ac-quisto di un terreno a Gam-

bolò, dove i costi sono decisa-mente più bassi e, dato chenon esistono aiuti istituzionali,siamo in attesa di poter realiz-zare, con la vendita dell’area diCinisello, la costruzione dellanuova sede.Soprattutto nei periodi di crisi,gli investimenti per un’aziendasono indispensabili. Rappre-sentano un’arma d’attaccopiuttosto che di difesa. Il no-stro è un prodotto povero erichiede molti lavoratori so-

«Siamo stati iprimi ad instal-lare sei lineep r o d u t t i v e

completamente controllate daPLC». Le produzioni a cui fariferimento Patrizio Boffi, co-titolare della Boffi Spa, sonobobine in legno e compen-sato con anima in PVC, car-tone e ferro, che vengono uti-lizzate per cavi, corde, funi efibre ottiche di diametrocompreso tra 290 e 3600

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Patrizio Boffi

MILANO 2011 • DOSSIER • 287

prattutto nella fase di assem-blaggio della bobina che si puòfare solo a mano». Un livellotecnologico elevato che puòcontare su certificazioni im-portanti, soprattutto per chilavora con il legno. «La tecno-logia ci supporta soprattuttonella tempistica. Siamo perfet-tamente in grado di soddisfarein tempo reale le esigenze deiclienti, sia in termini di qualitàsia di quantità, con prodotticonformi alle normative Uni-En-Iso 9001. Anche la prove-nienza del legno è controllata.L’azienda è certificata PEFC esiamo certificati per il tratta-mento a caldo del legname,HT, Heat Tratament, secondola direttiva Ispm 15 della FAOoggi imprescindibile per chilavora sui mercati internazio-nali. Tali regole vengono ri-spettate seguendo le procedureitaliane stabilite dal marchioFitOk del Consorzio Legno diFederlegno che ha decisamenteperfezionato il controllo delprocesso produttivo miglio-rando la qualità italiana in am-bito internazionale». Il rap-porto con grandi aziende comela Prysmian o Nexans (ex Al-catel) ha permesso alla Boffi diaprire sedi su tutto il territorionazionale così come all’estero.«Due sono le consociate in Ita-lia, a Latina e a Pineto degliAbruzzi. Da qualche anno ab-biamo uno stabilimento inFrancia, dove si assemblanobobine per la Prysmian e altreaziende. Lavoriamo inoltrecon altri paesi, come la Spa-gna, la Svizzera, la Libia, la Tu-nisia, gli Emirati Arabi, la Ger-mania e l’Ungheria. La cosa

interessante e particolare è checi sono state richieste bobineanche per farne tavoli da giar-dino o per arredare alcuni lo-cali notturni». Dopo la scom-parsa di Elio Boffi, avvenutanel 2009, la ditta è oggi con-dotta dai figli Cesare e Patri-zio. «Nonno e papà hanno ini-ziato dando una mano ad unvecchio fornitore di bobineper la Pirelli Cavi. Mio padreha poi diversificato l’attività,crescendo nel settore e suben-trando a questo fornitore chenon aveva eredi. Siamo cre-sciuti con la Pirelli, oggi Pry-smian, e siamo sempre statiqui a Cinisello. La svolta è av-venuta quando, alla fine deglianni 70, abbiamo deciso di in-dustrializzare il processo diproduzione delle flange dellabobina, cosa che ci ha fattocontenere i costi». Una realtàproduttiva cinesellese che harisentito della crisi, arrivata so-prattutto nel momento piùsbagliato. «Nel 2009 è man-cato mio padre e si è verificatoun calo del lavoro di circa il30%, che ha impoveritol’azienda. Ma, nonostante ledifficoltà, abbiamo attuatouna politica d’investimento al-l’interno dell’azienda unita auna politica dei prezzi». Tra lenovità, create e ideate diretta-mente all’interno dell’azienda,c’è un nuovo macchinario cheproduce un disco di legnoogni venti secondi. «È la primamacchina a lavorare così velo-cemente e sono serviti dueanni per realizzarla, usandosupporti informatici per i di-segni e le simulazioni di la-vorazione».

In apertura e sopra, bobine in legno realizzate dalla Boffi Spa di Cinisello

Balsamo. Nella foto in alto, i titolari Patrizio e Cesare Boffi

www.boffireels.com

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LAVORO

290 • DOSSIER • MILANO 2011

L’ennesima spaccatura verificatasi tra iprincipali sindacati italiani riponesul tavolo l’annosa questione delladialettica, marcatamente conflittuale,

tra le parti sociali. Un elemento che non può faraltro che complicare un quadro economico eproduttivo già di per sé critico ma che, in realtà,non stupisce il Paese. «Le relazioni sindacali inItalia sono sempre state caratterizzate da un’ac-cesa conflittualità, non solo tra le rappresentanzesindacali da un lato e i datori di lavoro dall’al-tro, ma anche e soprattutto all’interno deglistessi sindacati» sottolinea l’avvocato SalvatoreTrifirò, esperto in relazioni industriali. La con-flittualità cui fa riferimento il legale è andata via

Anche se alimentate da demagogie e ataviche contrapposizioni tra collettibianchi, le tensioni tra imprenditori,lavoratori e organizzazioni sindacalihanno effetti concreti, e negativi, sul benessere del Paese. L’analisi di Salvatore TrifiròAndrea Moscariello

Se il conflitto bloccalo sviluppo

via esasperandosi sino alla clamorosa rotturaavvenuta nel 2009, quando la Cigl ha scelto dinon siglare con Cisl e Uil l’accordo-quadro perla riforma del sistema contrattuale.

Perché quel passaggio si è rivelato cosìcritico?«L’accordo avrebbe dovuto rappresentare l’in-gresso in una nuova era, quella dell’unità sin-dacale e del perseguimento di un interesse col-lettivo comune a tutte le rappresentanze deilavoratori. In realtà la frattura tra Cisl e Uil dauna parte e la Cigl dall’altra ha evidenziato cheil “mito” dell’unità sindacale non esiste. Tantopiù che la spaccatura si è riproposta anche in oc-casione delle recenti vicende che hanno riguar-dato la Fiat e lo stabilimento di Mirafiori».

Secondo lei si tratta di una frattura ri-componibile?«Non ritengo vi siano le condizioni per ricucirelo strappo, almeno non attualmente. Il che nonpuò che avere effetti negativi sulle dinamiche so-ciali e produttive. Finché continueranno a es-servi organizzazioni sindacali che, al solo fine disalvaguardare le proprie posizioni, anche a costodi compromettere il futuro delle aziende, rifiu-tano di accettare il cambiamento del sistemaproduttivo e di adottare un metodo che privilegiuna logica di cooperazione con l’impresa, nonci si può certo aspettare che il sistema econo-

mico possa uscirne rafforzato.Mai come ora è necessario chelavoratori e sindacati superino

L’avvocatoSalvatore Trifirò nelsuo studio di Milano

Page 231: Dossier Milano 05 2011

Salvatore Trifirò

MILANO 2011 • DOSSIER • 291

le dinamiche conflittuali e collaborino con leimprese per trovare nuove forme di produzionee assetti che consentano di superare la crisi».

Qual è, a suo avviso, il limite principaledelle organizzazioni sindacali italiane?

«L’essere piegate su sé stesse, restando ancorate,in primo luogo, alla propria sopravvivenza. Nontutte sono state disposte a mettere da parte i pro-pri interessi corporativi, per difendere i quali sisono trincerate dietro “battaglie” per la tutela didiritti dei lavoratori dalle stesse rivendicati comeintangibili e immodificabili, a prescindere dalcontesto economico e organizzativo».

La scarsa evoluzione delle relazioni indu-striali e sindacali in Italia quanto sta inci-dendo sui livelli di produttività e sviluppodelle aziende?«In modo considerevole. Le relazioni industrialie sindacali, impantanate nelle loro rigide con-trapposizioni e divisioni, costituiscono un rile-vante fattore di rallentamento della capacità con-correnziale delle imprese. La mancanza di unsistema di concertazione agile, snello e flessibilee l’esistenza, per contro, di rigide “liturgie” da os-servarsi al momento del confronto tra le parti so-ciali, impediscono di adottare le misure neces-sarie ad assicurare maggiori competitività eproduttività. Senza contare, poi, che la com-plessità delle relazioni intersindacali che regola ilmondo del lavoro italiano rappresenta una delleprincipali ragioni per cui le multinazionali noninvestono nel nostro Paese. Basti pensare, a talproposito, al dietrofront di Air France nei con-fronti di Alitalia».

Quali strumenti mancano al paese per po-ter far evolvere in chiave costruttiva i rap-porti contrattuali di lavoro, combattendo inprimis il precariato?«Il mondo del lavoro italiano è fortemente pe-nalizzato dalla mancanza di una flessibilità inuscita: per le aziende vi sono troppi limiti nel po-ter recedere dai rapporti di lavoro. Occorrerebbepensare a una riforma della disciplina dei licen-ziamenti e, specialmente, dell’articolo 18 delloStatuto dei lavoratori. Il vincolo della “stabilità � �

��

Le relazioni industriali e sindacali,impantanate nelle loro rigidecontrapposizioni, rallentano lacapacità concorrenziale delle imprese

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292 • DOSSIER • MILANO 2011

reale” ostacola la mobilità del lavoro nell’ambitodell’azienda, facendo sì che il datore di lavorosia spinto a stipulare contratti a tempo deter-minato. Al contrario liberando le aziende dallarigidità della reintegrazione nel posto di la-voro, si disincentiverebbe la parte datoriale dalricercare la “flessibilità” a mezzo di contratti atermine e contratto a progetto e si elimine-rebbe, anche concettualmente, il cosiddetto“lavoro precario”. Inoltre le aziende, in un’ot-tica di riduzione dei costi, avendo minori re-strizioni, potrebbero fare scelte più ponderatee mirate, anziché vedersi costrette a sacrificare,come spesso accade, anche bravi e validi ma-nager, in quanto i soli a essere licenziabili senzail rischio della reintegrazione».

Sì, ma in concreto come si possono renderepiù flessibili i contratti?«La risposta sta nell’abbandonare la cultura delrapporto di lavoro subordinato quale unicaforma “garantista” e lasciare spazio al lavoro au-tonomo anche nell’ambito dell’impresa. Per ri-durre il tasso di disoccupazione, giovanile e nonsolo, la soluzione è qui davanti: l’impresa del fu-turo più flessibile che mai, fondata su rapportidi lavoro autonomo. Liberi, questi ultimi, dal si-stema parassitario e soffocante di contribuzionecosiddette sociali, che servono ad alimentarevoragini di sprechi e di inefficienza. Liberi dalla

cosiddetta tutela sindacale che, come ho giàdetto, è un ostacolo alla produttività e alla com-petitività. Il diritto vivente insegna che qualsiasiattività umana può essere data o in regime di au-tonomia o in regime di subordinazione. Il lavo-ratore, forte di tutta la legislazione di sostegno,può liberamente optare per un contratto di la-voro autonomo».

Dunque occorrono formule meno vinco-lanti, più libere?«Esatto. Perché non dar vita a questi rapporti, siapure caratterizzati dalla continuità della presta-zione, da retribuzione fissa, da direttive e controllisull'esecuzione della prestazione, dalla messa a di-sposizione da parte del datore di lavoro di uffici,scrivanie, telefoni e segreterie, insomma con tuttol' apporto che l'organizzazione imprenditorialepuò offrire? Il lavoratore vedrebbe rivalutata lapropria professionalità e riceverebbe gratifica-zione dal proprio lavoro attraverso assunzioni diresponsabilità maggiori e una migliore redditivitàdella propria prestazione. Il datore di lavoro ve-drebbe realizzata un'impresa flessibile fondatasu personale altamente motivato».

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La risposta sta nell’abbandonare la cultura del rapporto di lavorosubordinato quale unica forma“garantista”

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LAVORO

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LAVORO

294 • DOSSIER • MILANO 2011

Un programma per incentivarel’occupazione

In Italia circa 1,1 milioni di giovani sotto i30 anni non studiano, non lavorano, nécercano attivamente un lavoro. È il feno-meno dei “neet” (not in education, em-

ployment or training), potenziali forze lavoroche restano inattive, una volta finiti i percorsiformativi, senza riuscire a entrare nel mondo dellavoro. «Il fenomeno dell’alto numero di giovaninon più a scuola e non ancora al lavoro – af-ferma Pietro Ichino, giuslavorista e senatore delPartito Democratico – è il risultato di uno deidifetti più gravi del mercato del lavoro italiano:quello del cattivo coordinamento tra sistemascolastico-formativo e tessuto produttivo, che simanifesta anche nella mancanza di servizi re-gionali efficienti e capillari di orientamento sco-lastico e professionale. Il tutto è aggravato dalladomanda di lavoro fiacca in un Paese che subi-sce i danni della globalizzazione senza saper ap-profittare dei suoi vantaggi».

Eppure in questo quadro, in molti settoririsultano esserci migliaia di posti scoperti,come mai?«È proprio qui che si vede l’inesistenza o co-munque l’inefficienza dei servizi di orienta-mento scolastico e professionale. Quei posti sco-perti richiedono per larga parte capacitàprofessionali comprendenti anche abilità ma-nuali: parliamo per esempio di installatori, fale-gnami, elettricisti, macellai, idraulici, tecnici in-formatici. Queste qualifiche sarebbero accessibiliagevolmente da quasi tutti i nostri neet; ma nes-suno li informa, né dell’esistenza di questa pos-sibilità di lavoro, né dei canali formativi dispo-nibili per raggiungerla. E non è solo questione dimancanza di buona informazione: ai nostri gio-vani forniamo informazioni sbagliate, che li in-ducono a compiere scelte sbagliate».

Quali misure bisognerebbe prendere per

sbloccare la situazione e incentivare l’oc-cupazione?«Innanzitutto occorre rimettere in moto la cre-scita nel nostro Paese. E la sola leva di cui di-sponiamo per aumentare gli investimenti e l’af-flusso di buoni piani industriali consistenell’aprire il Paese agli investimenti stranieri. Suquesto terreno oggi l’Italia è fanalino di coda inEuropa. Se solo riuscissimo ad allineare l’Italiacon la media europea, potremmo attirare ognianno un flusso aggiuntivo di investimenti stra-nieri tra i cinquanta e i sessanta miliardi: trentavolte il pur cospicuo investimento proposto dalla

Pietro Ichino,giuslavorista e senatore Pd

Lo scenario del mercato del lavoro in Italia è ancora difficile. Per il senatore Pietro Ichino,occorre innanzitutto rimettere in moto la crescitadel Paese, ma anche correggere il coordinamentotra sistema scolastico e tessuto produttivoEugenia Campo di Costa

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Pietro Ichino

MILANO 2011 • DOSSIER • 295

Fiat di Marchionne con il piano Fabbrica Italia».Oggi in Italia di fatto si può assumere con

partita iva o con contratto a progetto qualsiasilavoratore dipendente; e questa è la sorte dellamaggior parte dei giovani, non soltanto per lafase di ingresso nel mercato del lavoro. Comesi può superare questa situazione?«Questo fenomeno è in larga parte la conse-guenza dell’iperprotezione che caratterizza il rap-

porto di lavoro regolare.L’unico modo per superarlo èriscrivere un diritto del lavoroche possa davvero applicarsi atutti i rapporti di lavoro di-pendente che si costituisconoda qui in avanti: tutti a tempoindeterminato, a tutti le prote-zioni essenziali, ma nessunoinamovibile. È il progetto cheho presentato, insieme ad altri54 senatori, con il disegno di

legge 1873/2009».Quali strumenti strategici mancano al Paese

per far evolvere in chiave costruttiva i rap-porti contrattuali di lavoro, combattendo inprimis il precariato?«Occorre un diritto del lavoro che possa appli-carsi a tutti i rapporti di lavoro dipendente, in-tendendosi per tali quelli in cui il prestatore traecontinuativamente tutto o quasi tutto il suoreddito da un’unica azienda, salvo che quel red-dito superi una soglia determinata: per esempio,30.000 o 40.000 euro annui. La mia proposta èche, per i rapporti di lavoro di questo tipo chesi costituiranno d’ora in poi, si elimini del tuttoil controllo giudiziale sul licenziamento per mo-tivi economici od organizzativi, e lo si sostitui-sca con un’indennità di licenziamento e un trat-tamento complementare di disoccupazione acarico dell’impresa che licenzia».

Sotto quali altri aspetti normativi i con-tratti di lavoro vanno resi più flessibili, anchein un’ottica di riduzione del tasso di disoccu-pazione giovanile?«La nuova disciplina dovrebbe essere drastica-mente semplificata: il mio progetto sostituiscel’intera legislazione di fonte nazionale in mate-ria di lavoro con 70 articoli brevi, chiari e tra-ducibili in inglese. E dovrebbe tenersi aderenteagli standard europei: nulla di meno, ma il menopossibile di più rispetto a quegli standard, sia inmateria di mansioni, sia in materia di orario epermessi».

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I posti di lavoro scoperti richiedono per larga parte capacità professionali e abilità manuali

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APPALTI PUBBLICI

296 • DOSSIER • MILANO 2011

Nelle procedure di aggiudicazionedegli appalti di lavori, fornituree servizi spesso si sfocia nellaproblematica del “risarcimento

del danno ingiusto” che può ripercuotersianche a carico di dirigenti e funzionari dellePubbliche Amministrazioni. Anche a seguitodi recenti sentenze della Corte di Giustiziadella Ue sono state apportate sostanziali no-vità. Ne parliamo con l’avvocato MaurizioSteccanella, esperto di diritto pubblico, di-ritto amministrativo e in particolare in ma-teria di appalti pubblici, di lavori, di forni-ture e servizi, nei giudizi di responsabilitàalla Corte dei Conti, nell’urbanistica e nellepubbliche affissioni.

Parlando di appalti pubblici, qual è ilquadro normativo di riferimento?«Due anni fa è entrato in vigore il codice deicontratti pubblici che ha disciplinato e uni-ficato nella sostanza l’argomento degli ap-palti. Questa, più di altre, è stata la grande no-

vità. Fino al 2009 infattiper i lavori, le fornituree i servizi c’erano trenormative differenti chesi sono ora unificate inuna normativa unica.L’abbandono della set-torializzazione e il ri-torno a una regolazioneunitaria e omogenea de-gli appalti pubblici co-stituisce un elemento dirilevanza notevole. Conil decreto legislativo 2luglio 2010 numero104, si è realizzata in-fatti una tappa storica

nel cammino della giustizia amministrativacon l’introduzione del codice del processoamministrativo, fino ad ora inesistente.Questo offre un quadro normativo omoge-neo nell’ambito della giustizia amministra-tiva. Il nuovo codice del processo ammini-strativo, entrato in vigore il 16 settembre2010 rappresenta una versione del processoal Tar che richiama, ma con molte diffe-renze, il codice di procedura civile».

All’interno della sfera degli appalti pub-blici rientra anche “il risarcimento deldanno ingiusto”. Praticamente tutta la re-sponsabilità civile è contenuta in questoarticolo. Come descriverebbe lo scenarioattuale?«Questo è uno dei temi più caldi e delicati inquanto rappresenta una vera e propria novità.Fino al 2000 colui che si rivolgeva al Tar e ad-duceva un’illegittimità al provvedimento diamministrazione, se vinceva, sostanzialmenteera solo all’inizio di un iter processuale lun-ghissimo. Su spinta delle direttive europee,una delle quali del 2005, è sempre stata ri-chiesta invece una tutela maggiore per il sog-getto. Secondo l’Europa gli stati devono as-sicurare una tutela effettiva a colui che induce

Il risarcimento del danno ingiusto

L’avvocato Maurizio

Steccanella esercita

la professione forense

a Milano

[email protected]

Le novità nate dall’introduzione

nel 2010 del codice del processo

amministrativo dalla voce

dell’avvocato Maurizio Steccanella,

esperto in materia di appalti pubblici,

di lavori, di forniture e serviziNicoletta Bucciarelli

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Maurizio Steccanella

MILANO 2011 • DOSSIER • 297

un ricorso per un’illegittimità reale. Proprioper questo motivo è stato introdotto il risar-cimento del danno ingiusto».

Quali sono state le conseguenze?«A questo punto è iniziata una bagarre natadalla richiesta che, oltre al danno ingiusto, cifosse anche una colpa specifica dell’Ammini-strazione. Al di là del provvedimento illegit-timo, si richiedeva in più proprio la dimostra-zione della colpa dell’Amministrazione; perquesto motivo i risarcimenti del danno sonostati molto pochi. Le cose in seguito sono cam-biate e adesso, per effetto di sentenze dellaCorte di Giustizia, la questione legata alla colpadell’Amministrazione è caduta. Ora è l’Ammi-nistrazione che deve provare, se ci riesce, che ilprovvedimento illegittimo ha causato un dannoma che per alcune ragioni sostanziali e ogget-tive, non poteva fare altrimenti. Se non dimo-stra questo, l’Amministrazione è condannata alrisarcimento del danno».

Su questo problema si è poi innestatauna questione secondaria.«Si, la scelta del Giudice. Inizialmente infattisi era detto che per il risarcimento del dannosi doveva andare al Tribunale Civile; il Tardecideva solamente che il provvedimento era

illegittimo ma il risarcimento del danno ve-niva deciso dal Giudice Civile. Questo com-portava un’autentica beffa e contempora-neamente uno strazio per il soggetto il qualedoveva prima vincere al Tar per l’illegittimitàe poi cominciare una lungaggine proces-suale. I tempi del Giudice Civile inoltre sonoenormi, in quanto ha tre gradi di giudiziomentre il Giudice Amministrativo solamentedue. Adesso finalmente anche questo pro-blema si è avviato a una soluzione con il co-dice del processo amministrativo ed è lostesso giudice amministrativo che decide sul-l’illegittimità e poi sul risarcimento».

Quali sono le prospettive?«Si assisterà all’aumento del contenziosoamministrativo. L’introduzione del codicedel processo amministrativo rappresentasicuramente un vantaggio accattivante.Prima infatti si dovevano affrontare di-versi gradi di giudizio e infine la dimo-strazione della colpa. Ora, a questa lun-gaggine processuale, c’è un’alternativa cheporterà ad un aumento del numero dei ri-sarcimenti, finora molto ridotti. Ora lecose sono cambiate e il cittadino è di fattopiù incoraggiato».

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Con l’introduzionedel codice del processoamministrativoè lo stesso GiudiceAmministrativo chedecide sull’illegittimitàe poi sul risarcimento

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300 • DOSSIER • MILANO 2011

ONCOLOGIA

L’anticipazione diagnostica rappre-senta oggi uno degli strumenti piùincisivi nella lotta contro il cancro.«Le nuove tecnologie – spiega Um-

berto Veronesi, direttore scientifico dell’Istitutoeuropeo di oncologia – acquisendo e decodifi-cando un numero sempre maggiore di dati, cidanno informazioni sempre più “anticipate”sullo stato di salute della persona. In alcunicasi, sono in grado addirittura di rilevare le mo-difiche indotte dall’inizio della proliferazione tu-morale, quando le cellule cominciano a divi-dersi in modo anarchico modificando lastruttura normale del tessuto, e di individuare,dunque, i tumori prima che diventino una“massa”, seppur piccolissima». Lo Ieo sta, inparticolare, sperimentando l’accuratezza di unoscreening di tutto il corpo effettuato con diversetecnologie, un progetto ancora in fase di ri-cerca: «dobbiamo capire – evidenzia Veronesi –per quali tumori questi esami potrebbero essereefficaci e con quale intervallo di tempo an-drebbero ripetuti».

Quali sono i più recenti e promettenti svi-luppi delle tecnologie di diagnostica perimmagini?«L’ultima frontiera è oggi costituita dall’imagingmolecolare o biomolecolare, la tecnologia ra-diologica che permette di “vedere” l’attivitàdelle singole cellule e addirittura dei loro geni,e dunque di studiare non solo la morfologia maanche le funzioni, o disfunzioni, di un organo

o di un tessuto del nostro corpo e la sua reazionea farmaci o radiazioni. L’imaging molecolarepermette, infatti, di valutare la risposta alla te-rapia, farmacologica o radiante, e quindi di sa-pere se una cura serve veramente per quel tipodi tumore, evitando trattamenti non efficaci».

In che modo lo Ieo sta sviluppando unospeciale screening per ottenere una diagnosiin tempi rapidissimi? «Allo Ieo stiamo sperimentando apparecchi dirisonanza magnetica di ultima generazione, chepermettono di produrre immagini in circa 15-20 minuti, per verificare l’accuratezza di unoscreening di tutto il corpo per l’anticipazionediagnostica dei tumori. Questa tecnologia è af-fiancata poi dall’analisi di diffusione, una tecnicache, senza bisogno di radiazioni ionizzanti né dimezzi di contrasto, consente di vedere l’affa-stellamento cellulare che può precedere il for-marsi di una massa vera e propria. Inoltre, gra-zie a un nuovo uso dei raggi X, anch’esso insperimentazione allo Ieo, sembra possibile otte-nere nella pratica clinica l’analisi della tramadel tessuto, basata sulla misura della densità divolumi piccolissimi, inferiori al millimetro. An-che la diagnostica con ultrasuoni sembra offrirenuove possibilità. In particolare, stiamo speri-mentando l’analisi spettrale ottenuta con l’eco-grafia per studiare l’architettura dei tessuti: sitratta di scomporre l’eco riflesso dai tessuti inmodo da rilevare immediatamente le struttureche non sono “rotonde”, ma che iniziano a pre-

Trattamenti più miraticontro i tumoriChirurgia robotica, diagnostica per immagini e radioterapia.Umberto Veronesi illustra tecniche e ricerche che caratterizzanol’evoluzione dell’oncologia. Mantenendo costante una priorità: il rispetto per la qualità di vita del pazienteFrancesca Druidi

Sopra, UmbertoVeronesi, direttorescientifico dello Ieo.Nella pagina a fianco, in alto, il robot chirurgico“da Vinci”

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MILANO 2011 • DOSSIER • 301

Umberto Veronesi

sentare irregolarità sulla superficie. Le ricerche siconcentrano su quegli organi che sono meglioindagabili con l’ecografia, come la mammella,l’ovaio e la tiroide».

La robotica viene impiegata in chirurgia eoggi anche nella preparazione dei farmaciantitumorali. Quali i vantaggi legati all’uti-lizzo di questa tecnologia?

«La chirurgia robotica riduce il peso sia fisicoche psicologico degli interventi e permette iltrattamento mini invasivo di alcuni tumori uro-logici, ginecologici, gastrointestinali e polmo-nari. Rispetto alla chirurgia tradizionale, la ro-botica offre una miglior visuale del campooperatorio e permette di effettuare manovre dialtissima precisione e rapidità, utilizzando stru-menti che non traumatizzano la muscolaturadel paziente. La possibilità di seguire da vicinoogni passaggio chirurgico, utilizzando uncampo tridimensionale ingrandito, e di poter ef-fettuare movimenti molto più delicati consen-tono di amplificare le abilità del chirurgo, conminore sanguinamento intra-operatorio, ridottodi un terzo rispetto alla chirurgia tradizionale,con tempi medi di degenza dimezzati e con unpiù rapido recupero post intervento».

Nel trattamento di quali neoplasie vienesoprattutto impiegata la robotica?«I tumori urologici sono stati il primo campo diapplicazione e lo Ieo è un punto di riferimentonazionale in quest’ambito. Nella chirurgia deltumore della prostata, la robotica offre notevoli

��La chirurgia robotica riduce

il peso sia fisico chepsicologico degli interventi

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302 • DOSSIER • MILANO 2011

ONCOLOGIA

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Lo Ieo ha costantemente investito nella radioterapia e oggi si avvia a diventare uno fra i maggiori centri europei

per dotazione tecnologica e volume di attività

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A fianco, esempio di radioterapia intraoperatoria Eliot. Nella

pagina a lato, ancora impiego del robot “da Vinci”

vantaggi per il paziente: oltre alla riduzione si-gnificativa delle perdite di sangue e a una de-genza post-operatoria più breve, offre miglioririsultati sulla continenza e sulla ripresa dell’at-tività sessuale. Anche per i tumori del rene i ri-sultati della nefrectomia parziale e totale sonomolto incoraggianti. Nei casi di tumore del co-lon-retto, l’intervento robot-assisted riduce il ri-schio di impotenza e di alterazioni della fun-zione urinaria, una delle complicanze piùfrequenti in questo tipo di intervento. La ro-botica è uno strumento importantissimo anchenella chirurgia del tumore dell’ovaio: vista la dif-fusione rapida della malattia agli organi dell’areaaddominale, la chirurgia robotica è un validosupporto per affrontare efficacemente la com-plessità di trattamento che questo tumore spessorichiede».

Come si delineano le nuove frontiere dellaradioterapia oncologica?«Lo Ieo ha costantemente investito nella radio-terapia e oggi si avvia a diventare uno fra i mag-giori centri europei per dotazione tecnologica evolume di attività. Offrire trattamenti sempre

più mirati e rispettosi della qualità di vita èl’obiettivo degli ultimi sviluppi della radiotera-pia. Per esempio, la tecnica Eliot (electron in-traoperative therapy) permette di concentraredirettamente sul tumore alte dosi di radiazioni,in un’unica somministrazione, durante l’opera-zione chirurgica riducendo, o in alcuni casi eli-minando, i cicli esterni. Questa tecnica, oltre aridurre decisamente gli effetti collaterali e idanni ai tessuti, riduce significativamente ancheil “peso” psicologico della radioterapia».

Per quanto riguarda i nuovi apparecchi diradioterapia 4-D?«Consentono un impiego sempre più mirato edefficace dei raggi, intervenendo anche nellaquarta dimensione, che è quella del movimento:sono infatti in grado di visualizzare il bersaglioe di inseguirlo nel suo movimento, orientandoi raggi in tempo reale con precisione millime-trica, perché sono le immagini reali, a quattrodimensioni appunto, a guidare direttamente ilraggio radiante. La maggiore precisione è allabase anche della radioterapia Fast: il numero disedute di terapia può essere ridotto perché le

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Umberto Veronesi

dosi sono più intense e meglio concentrate sulbersaglio da trattare e convogliano, quindi, intempi più rapidi la quantità di raggi necessariaper il controllo definitivo della malattia. Altraevoluzione della radioterapia è l’adroterapia».

In cosa consiste nello specifico?«A differenza della radioterapia convenzionale,che utilizza fasci di elettroni oppure di raggi X,utilizza particelle adroniche: così vengono de-nominate nell’ambito della fisica sub-nuclearele particelle quali il protone e il neutrone, com-poste di quark. Gli adroni elettricamente cari-chi consentono un trattamento dei tumori pro-fondi più “conforme” al bersaglio tumorale chesi vuole raggiungere, risparmiando così i tessuti

sani meglio di quanto sia possibile ottenere conle radiazioni convenzionali».

Si torna a discutere di fine vita e di te-stamento biologico. Come valuta il ddlCalabrò?«Si tratta di una legge che nega se stessa: ren-dendo obbligatoria per tutti l’idratazione e lanutrizione artificiale, che sono le condizioniche mantengono all’infinito la vita artificiale, di-mostra di aver perso del tutto di vista l’obiettivodel testamento biologico, che è nato nei paesipiù avanzati civilmente proprio per poter direno al prolungamento artificiale della vita. Unalegge che violerebbe, inoltre, l’articolo 32 dellaCostituzione, che sancisce che nessun tratta-mento sanitario può essere imposto senza ilconsenso del malato. Ma come può un malatoesprimere la propria volontà se ha perso le pro-prie facoltà cognitive ed espressive, e se ciò chedecide prima, in piena coscienza, anche messoper iscritto e consegnato a un fiduciario, nonviene tenuto in considerazione? Meglio, dun-que, nessuna legge che una legge che calpesta ildiritto inalienabile dell’autodeterminazione, cheè la base delle democrazie moderne. In Italia, iltestamento biologico può comunque essere va-lido grazie alla Convenzione di Oviedo, che ilnostro Paese ha firmato».

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«I più diffusi sono certamente l’omeopatia e lafitoterapia, che è un termine comunque moltoambiguo perché comprende sia prodotti ven-duti nelle erboristerie sia nelle farmacie. A que-ste si aggiunge la meno diffusa agopuntura.Bisogna dire che nessuno di questi prodotti haavuto un’autorizzazione da parte dell’autoritàregolatoria che approva la commercializzazionedei farmaci. Con la medicina alternativa o com-

La diffusione di rimedi alternativi allamedicina convenzionale è un feno-meno su scala mondiale. Negli StatiUniti più del 40% della popolazione

usa regolarmente rimedi naturali o alternativi,e in Italia almeno 5 milioni di persone fanno ri-corso a farmaci non riconosciuti. Occorre peròessere informati sugli effetti di questo tipo dipreparati e sapere se possono essere dannosi perchi li assume o solamente inefficaci. «Abbiamoosservato tanti casi in cui questi prodotti omeo-patici, a differenza di quelli fitoterapici, noncontengono nulla, quindi non fanno né benené male».

La medicina alternativa col tempo è di-ventata in certi casi complementare a quellaconvenzionale. In quali ambiti è ritenuta af-fidabile e quali tipi di medicina alternativasono più diffusi?

Una maggiore informazionesui farmaci alternativi

Sempre più persone in Occidente fanno ricorso a farmaci non convenzionali non riconosciutidall’autorità regolatoria. Il professor Silvio Garattinispiega se queste sostanze possono comportare rischiper la salute o se sono solo inefficaciNicolò Mulas Marcello

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Silvio Garattini

di guarire un paziente che soffre di quellamalattia. Spesso anche nella ricerca farma-ceutica si parte da questo punto. Ma qualisono le sostanziali differenze? «Per i farmaci autorizzati ci troviamo di frontea un principio attivo presente in una certa con-centrazione e in una certa dose, mentre con lamedicina omeopatica abbiamo a che fare condiluizioni, per cui questi farmaci alla fine noncontengono più neanche una molecola diquello che c’è scritto. Tra farmaci omeopaticipotremmo scambiare le etichette e nessunoavrà mai la possibilità di rendersi conto chesono state scambiate perché non contengonoprincipi attivi e nessuno può notare differenze.Il punto di vista di chi non si basa sulle appa-renze ma sulle evidenze non afferma che non siapossibile curarsi nel modo che ognuno ritienepiù opportuno, ma ci devono essere delle con-

plementare siamo di fronte a una forte asim-metria. Da un lato, infatti, chi vuole vendere unfarmaco deve preparare una documentazione alivello preclinico, in vitro o su animali da espe-rimento, deve avere studi clinici controllati efare confronti con gli altri farmaci, oltre a sot-toporre il farmaco a un processo di revisionecritico che determina se questo si può metterein commercio oppure no. Dall’altro lato ab-biamo preparati che possono essere in qualchemodo utilizzati per le stesse indicazioni degli al-tri, ma che invece non hanno bisogno di nes-suna autorizzazione: vengono messi in com-mercio senza che nessuna autorità li abbiaesaminati e abbia deciso la loro messa in com-mercio».

L’omeopatia si basa sul principio in base alquale una sostanza che provoca i sintomi diuna malattia in una persona sana è in grado

Sopra, Silvio Garattini,

direttore dell’Istituto

Mario Negri

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I farmaci alternativi sono inefficaci intutti i casi perché non abbiamoevidenze di effetti positivi riconosciuti

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306 • DOSSIER • MILANO 2011

FARMACI

buona salute, anche se comunque ritengo chenon li debba pagare il servizio sanitario nazio-nale. Se però vengono utilizzati al posto di ri-medi che già esistono per curare le malattie realiallora siamo in presenza di una omissione gravecome nel caso citato. I farmaci alternativi sonoinefficaci in tutti i casi perché non abbiamo evi-denze di efficacia riconosciute. Sono dannosiqualora vengono usati al posto delle terapie ri-conosciute, e qualche volta anche insieme alle te-rapie convenzionali, modificando l’effetto deifarmaci, e tutte le volte in cui non sappiamobene che cosa si somministra».

Quale consiglio può dare a chi si sta cu-rando o ha intenzione di curarsi attraversol’assunzione di farmaci alternativi? «Io consiglierei di documentarsi molto bene edal mio punto di vista direi di non utilizzarequesto tipo di terapie perché non hanno alcunabase scientifica. Bisogna invece ricorrere a ciòche è disponibile per quanto riguarda i far-maci autorizzati, anche se con grande cautela,perché non bisogna dimenticare che dietro lavendita dei farmaci, alternativi o no, ci sonosempre grandi interessi economici e che i far-maci hanno sempre effetti tossici accanto aglieventuali effetti benefici».

dizioni e una adeguata informazione, per-tanto la persona che usa farmaci non con-venzionali dovrebbe avere una giusta infor-mazione su ciò che sta facendo e sul fatto chenon ci sono evidenze scientifiche. Ci dovrebbeessere poi un’autorizzazione per evitare chevenga commercializzato qualsiasi tipo di pro-dotto. E infine dovrebbe valere il principio se-condo cui il servizio sanitario nazionale, sic-come utilizza fondi pubblici, deve rimborsaresoltanto tutto ciò che è basato su evidenzescientifiche e non tutto ciò che la popola-zione vorrebbe avere rimborsato altrimentidiventa difficile la sostenibilità del serviziosanitario nazionale».

Non sono poche le polemiche che susci-tano spesso le cure affidate esclusivamentealla medicina alternativa, come ad esempioun caso di decesso di una bambina che ve-niva curata con la medicina ayurvedica. Inquali casi queste cure alternative sono dan-nose o solo inefficaci? «Sì, abbiamo tanti casi in cui questi prodottiomeopatici - a differenza di quelli fitoterapici -non contengono nulla, quindi non fanno nébene né male. Una persona sana è libera di cre-dere che questi farmaci aiutino a mantenersi in

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Occorre un’autorizzazioneper evitare che vengacommercializzato qualsiasitipo di prodotto

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308 • DOSSIER • MILANO 2011

FARMACI E SISTEMI MEDICALI

Èsullo sviluppo di forme farmaceuticheinnovative che IBSA (Institut Biochi-mique SA) azienda svizzera fondatanel secondo dopoguerra, consolidata a

livello nazionale e internazionale, dal 1985 «con-duce una tangibile strategia di ottimizzazione deiprincipi attivi per l’immissione nel mercato far-maceutico di nuove sostanze contraddistinte daun’evoluta efficacia terapeutica e tollerabilità,studiate ad hoc per migliorare la compliance deipazienti e quindi il risultato terapeutico». A pre-sentare le dinamiche essenziali dell’azienda tici-nese e le ultimissime novità produttive, è il pre-sidente di IBSA Farmaceutici Italia, il dottorGiorgio Pisani che rivela l’ulteriore potenzia-mento d’impresa avvenuto nel 2010 con l’ac-quisizione della Bouty, società con sede a Milanoattiva nella produzione e distribuzione di pro-dotti farmaceutici e di sistemi completi per ladiagnostica.

Grazie all’acquisizione di Bouty Spa, qualinuove strategie aziendali IBSA ha potuto met-tere in atto o ampliare? «In questa prima fase di integrazione aziendaletra IBSA e Bouty, la prima sinergia evidente èstata la vendita di prodotti IBSA, principalmenteintegratori e dispositivi medicali, attraverso i ca-nali farmaceutici collaudati e ampliati dalla forterete di vendita che negli anni la Bouty ha saputoprogressivamente consolidare. Questo primoanno di “unione” ha rappresentato per entrambele aziende una fase di rodaggio organizzativo,

Farmaceutica,un dialogo responsabileUn complesso e dinamico circuito di rapporti commerciali ha condotto alla fusione

di due importanti aziende attive nella produzione e distribuzione di farmaci e sistemi medicali.

Le competenze ora unificate del gruppo IBSA-Bouty presieduto da Giorgio Pisani

Giulio Conti

Il dottor Giorgio Pisani

è il presidente di IBSA

Farmaceutici Italia,

azienda farmaceutica

che nel 2010

ha assorbito

la Bouty di Milano

www.ibsa.itwww.bouty.it

dove senza alcuna riduzione di organico le diversefunzioni hanno cominciato a dialogare con pocafrizione e molto senso di responsabilità: ed èstata la soddisfazione più grande».

Quali sono le principali attività sottese algruppo di società cui IBSA fa capo? «Il gruppo IBSA-Bouty è in grado di coprire le ri-chieste e le esigenze del mercato farmaceutico atrecentosessanta gradi perché svolge e sviluppa at-tività di ricerca, produzione e informazione me-dico scientifica, oltre che per la rete di vendita di-retta alle farmacie anche per quella destinata allagrande distribuzione limitatamente all’area salute.IBSA-Bouty rappresenta quindi un laboratoriosperimentale di sinergie commerciali, distributivee di marketing strategico che rendono il gruppoquasi un unicum del settore cui partecipano re-altà aziendali di medie dimensioni».

In che modo si affiancano i canali commer-ciali rivolti da una parte al Mass Market e dal-l’altra ai mercati Otc?«Partendo dal presupposto che i mercati over

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MILANO 2011 • DOSSIER • 309

Giorgio Pisani

the counter, Otc, non hanno contratti e moda-lità di compravendita standardizzati e non sonolegati a una serie di norme che regolamentano imercati ufficiali, e che i Mass Market riguardanoi prodotti che vengono venduti in volumi moltoampi e pubblicizzati attraverso i mass media, i ca-nali commerciali di IBSA-Bouty seguono ilritmo naturale del ciclo di vita del prodotto equando presente, l’origine naturale del mercatodi riferimento».

A quali mercati sono destinati i prodottiIBSA e Bouty?«Una forte attenzione viene data all’espansioneinternazionale, dopo aver consolidato il mer-cato interno europeo con le sue reti vendita inFrancia, Italia e Est Europa, oggi IBSA è presente

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Il gruppo IBSA-Bouty di recente si è concentrato nell’industrializzazionedel brevetto di cerotti transdermici e capsule soft-gel

con le attività operative e commerciali, nonchécon i propri prodotti, dagli Stati Uniti al Sud-America, in Cina e prossimamente in Russia».

Quali sono i rapporti tra IBSA-Bouty e ilsettore farmaceutico italiano? «Il rapporto con le farmacie, pubbliche e pri-vate, è basato sulla fiducia di un gruppo forte,serio, dinamico e un canale che oggi deve farei conti con un conto economico sempre piùprecario. Quindi garanzia di continuità, qua-lità,investimenti sul prodotto e sul canale spin-gono i nostri interlocutori a rappresentarci almeglio perché garantiamo attenzione massimaalla qualità e sicurezza dei prodotti, nessunafalsa promessa ma solo la serietà di un’aziendache ha rispetto dei clienti e degli utilizzatori fi-nali dei prodotti».

Lo sviluppo del “mondo impresa” va abraccetto con la ricerca, l’innovazione e latecnologia. Come IBSA-Bouty interpretatali fattori?«Le società sono fortemente focalizzate allaResearch and Development con lo sviluppo dinuovi di sistemi farmacoterapeutici dai mec-canismi d’azione complessi. A confermare taledisposizione aziendale, ci siamo recentementeconcentrati nell’industrializzazione del bre-vetto di cerotti transdermici e capsule soft-gel.L’innovazione è lavorare su molecole cono-sciute, con l’applicazione di nuove forme di de-livery e lo sviluppo di tecniche farmaceutichehigh tech. Uno straordinario sforzo tecnolo-gico è stato legato alla fondazione della pro-duzione industriale, incentrato sulle seguentiaree di attività: infertilità, endocrinologia, reu-matologia, dermatologia e trattamenti dellapelle collegati. Inoltre, nell’area farmaceutical’urologo, il ginecologo e l’ortopedico sono inostri target storici, mentre la dermatologia ela medicina estetica sono le nostre nuove areedi diversificazione».

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ganizzative e mediche da affrontare?«L’anestesia si presenta sempre più impegna-tiva, tecnologicamente avanzata e sicura perchérivolta al trattamento di pazienti acuti gravidove largo è l’impiego di tecnologie all’avan-guardia. Lo sforzo è, dunque, quello di armo-nizzare un atto anestesiologico con un attochirurgico che si rivela sempre più preciso emini-invasivo. Non si tratta più soltanto diaddormentare il paziente e ridurne il dolore,quanto piuttosto di garantire in maniera asso-luta un livello di benessere e di sicurezza ade-guato e bilanciato al tipo di tecnica chirurgicaadottata, assicurando un approccio anestesio-logico modulato e dinamico».

Per quanto riguarda la rianimazione?«Il campo dell’intensivismo è in decisa evolu-zione: la grande sfida del futuro consisterà nel-l’occuparsi a pieno titolo dell’insufficienza d’or-gano, mentre sul piano organizzativo

Etica e progresso, umanità e tecnolo-gia, vita e morte. Tra questi poli cru-ciali si snodano l’esistenza e il lavorodell’anestesista-rianimatore. E in un

momento nel quale in Italia si torna a discuteredi testamento biologico e di fine vita, temi dasempre destinati a scuotere le coscienze e asollevare dibattiti, il libro Ri-animazione. Tec-nica e sentimento scritto da Alberto Zangrillo,

professore dell’Unità Vita e Sa-lute del San Raffaele di Mi-lano, dove dirige le unità ope-rative di anestesia erianimazione sia generale checardio-toraco-vascolare, resti-tuisce la personale visione suquesti e altri aspetti della me-dicina che oggi individuanoancora sfide aperte per la co-munità scientifica e la societànel suo complesso.

Anestesia e rianimazione,discipline in passato consi-derate, a torto, come subor-dinate ad altre specializza-zioni. Oggi che, invece, laloro centralità è maggior-mente riconosciuta, qualisono le principali sfide or-

Alberto Zangrillo,professoredell’Unità Vita e Salute del SanRaffaele di Milano

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CORSIE D’ECCELLENZA

Verso un’anestesiapiù dinamica e sicuraSi assiste da anni alla crescita dell’intensivismo. A spiegarne l’evoluzione è Alberto Zangrillo, docentee direttore delle unità operative di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolarepresso il San Raffaele di MilanoFrancesca Druidi

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bilità di definire protocolli di approccio tecno-logico e terapeutico che affrontino gradual-mente anche il problema degli organi artificialie della terapia rigenerativa cellulare. Concen-trandoci, ad esempio, sul cuore, dobbiamo te-nere presente l’esigenza di confrontarci pergradi con la terapia medica, quella chirurgica equella realizzata con il supporto avanzato del-l’organo disfunzionante come, ad esempio, ilcuore artificiale».

È stato nominato vicepresidente dellaCommissione nazionale della ricerca sanita-ria. Quali le prospettive di sviluppo per la ri-cerca italiana?«Lo stato di salute della ricerca italiana è moltobuono. Bisogna allontanarsi dal preconcettoche si debba necessariamente uscire dal confinenazionale per esprimersi ad alti livelli; dob-biamo, invece, pensare che siamo talmentebravi che fuori dall’Italia c’è bisogno della no-

l’obiettivo in Italia sarà quello, peraltro già inatto, di definire strutture di terapia intensiva didifferente livello sul fronte della prestazioneerogata, improntando un sistema, un network,che possa costituire da riferimento per il pa-ziente. Non è pensabile raggiungere grandi nu-meri mantenendo costantemente un livello dialtissima qualità; per questo motivo è impor-tante, in accordo con le regioni, istituire unarete d’eccellenza che agisca alla base, attraversoil dialogo tra terapie intensive di vario livello,in modo che il paziente – a seconda della gra-vità del proprio quadro clinico – venga curatonel modo più efficace possibile».

Le più promettenti frontiere del campodell’intensivismo?«Sono sicuramente quelle destinate a correggerele insufficienze d’organo: l’insufficienza cardio-vascolare, cardio-polmonare e la grave insuffi-cienza renale. In generale, si guarda alla possi-

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Alberto Zangrillo

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Lo sforzo è armonizzare un attoanestesiologico con un attochirurgico sempre più preciso e mini-invasivo

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stra cultura. È in atto, in particolare, uno sforzoda parte del ministero della Salute, in sintoniacon il Miur (Ministero dell’istruzione, del-l’Università e della ricerca), per favorire la ri-cerca traslazionale che coniuga la ricerca dibase alla clinica. Il mio ruolo è quello di so-vrintendere un percorso, voluto fortemente dalministro Fazio, che mira a dare risposte efficaciprima di tutto all’utente, al cittadino malato,affinché possa essere il primo a usufruire deivantaggi della ricerca. Garantire un processofluido tra quella che è la ricerca di laboratorioe l’applicazione clinica consente, del resto, diavere un sistema maggiormente efficace e dai ri-sultati più immediati. È anche e soprattutto unottimo viatico per ottenere fondi economici,senza i quali la ricerca non può progredire, cat-turando l’attenzione di chi nell’ambito tecno-logico-sanitario-medico ha interesse che il pro-prio device, tecnica, prodotto, farmaco oprocedura, venga testato in clinica velocizzandocosì gli step necessari».

Perchè ha scritto il libro Ri-animazione.Tecnica e sentimento? «Questo libro nasce dall’idea di mettere nero subianco alcune sensazioni e riflessioni, anchemolto personali. Racconto le mie soddisfa-zioni, ma anche le mie paure e i miei grandi in-terrogativi, cercando di delineare dei piani dimeditazione su alcuni concetti, tra cui eviden-zare il carattere prezioso di una professione,quella medica appunto, che non deve esserefrustrata da un atteggiamento eccessivamentesuperficiale, soprattutto nel trattare temi sensi-bili che io considero sacri, come il fine vita. Di

fronte a questo pericolo, si avverte quindi l’esi-genza di una legislazione in merito, per evitareche si arrivi a una giungla di libertà estrema, chenon fa il bene della nostra società e dei nostripazienti».

Non si rischia di ignorare quell’esigenza diautodeterminazione espressa da una partedella popolazione italiana?«Non credo che il mio ruolo sia quello di ac-contentare chi professa l’autodeterminazione.Ritengo che su questi argomenti, che devonoessere considerati sacri, possano esprimersi tutti,però è altrettanto vero che spesso lo si fa in ma-niera ideologica. Il rischio è quello di un’espo-sizione incontrollata di concetti, anche moltopersonali, senza tener conto dei danni che sipossono generare. Invoco, dunque, il giustospazio per la componente medica, soprattuttoquando basa i propri convincimenti sulla com-petenza, sulla cultura e sull’esperienza».

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Garantire fluidità tra ricercadi laboratorio e applicazioneclinica consente di avere un sistema efficace

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