Dossier Lazio 06 2012

151

description

Dossier Lazio 06 2012

Transcript of Dossier Lazio 06 2012

Page 1: Dossier Lazio 06 2012
Page 2: Dossier Lazio 06 2012
Page 3: Dossier Lazio 06 2012
Page 4: Dossier Lazio 06 2012

6 • DOSSIER • LAZIO 2012

L’INTERVENTO ..........................................9Ferruccio DardanelloPaolo Buzzetti

PRIMO PIANOIN COPERTINA .......................................12Aurelio Regina

POLITICA ECONOMICA ......................18Giancarlo CremonesiRenata Polverini

GLI ITALIANI E LA CRISI ...................22Giuseppe Roma

IL VALORE DELL’IMPRESA.............24Sergio Travaglia

QUADRIENNALE D’ARTE ................28Jas GawronskiLuca Beatrice

ECONOMIA E FINANZACREDITO & IMPRESE ........................33Francesco BellottiAnna Gervasoni Gabriele Cappellini

IL FUTURO DELL’UNIONE................42Alberto Quadrio Curzio

ECONOMIA DIGITALE ........................46Cesare AveniaPaolo AngelucciStefano ParisiErnesto Belisario

TRASFERIMENTOTECNOLOGICO......................................57Il ritardo italianoDavide GiacaloneCristiano Seganfreddo

INDUSTRIACINEMATOGRAFICA .........................64Il cinema in cifreRoberto CicuttoLionello Cerri

PREMIO BELLISARIO .........................72Lella GolfoGiorgina Gallo Elisabetta Tripodi

EVASIONE FISCALE............................78Filippo RitondaleAlessio Rossi

CONSULENZA .......................................82Emanuele RiccobeneLorenza Morello

MODELLI D’IMPRESA........................90Mimmo CostanzoRoberto CiambroneFabio AndreucciPaolo FatigaCarlo BorgiaGiuseppe Bellantoni

TECNOLOGIE.......................................104Emilia Di BernardoElpidio SacchiGiovanni Grechi e Vincenzo CasseseElisabetta Montali

OSSIERLAZIO

Page 5: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 7

RICERCA E INNOVAZIONE ..............114Mauro PontremoliMaura Lupi

SICUREZZA ..........................................120Giorgio Manicone

SERVIZI ALLE IMPRESE .................124Fabrizio Valentini

COMMERCIO........................................126Angelo ed Eleonora Sermoneta

TERRITORIOEDILIZIA.................................................128Amedeo Dell’UomoPaolo BarlettaDomenico MartinoMauro UngariEnrico Basta e Franco Iannuzzi

MATERIALI ...........................................144Sergio Iani

TURISMO ..............................................146Renzo IorioFlavia CocciaBernabò BoccaFortunato GiovanoniStefano ZappalàPiero Calderoni

AMBIENTEBONIFICHE ...........................................158Sara Borsoi

GIUSTIZIADIRITTO PENALE ..............................162Nino MarazzitaGianluca Arrighi

INTERCETTAZIONITELEFONICHE.....................................166Leone Zeppieri

SANITÀPOLITICHE ANTIDROGA .................169Giovanni Serpelloni

TRAPIANTI ............................................174Alessandro Nanni Costa Jean De Ville De Goyet Antonio Amodeo

CITTADINI E SANITÀ ........................182Massimiliano Picardi

STRUTTURE SANITARIE.................186Andrea Grasso

Sommario

Page 6: Dossier Lazio 06 2012
Page 7: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 9

Xxxxx cxpknefv

di Ferruccio Dardanello,presidente di Unioncamere

Proposte perla crescita

Dopo quattro anni di crisi, il tessuto produt-tivo del Paese appare chiaramente provato.Queste difficoltà si riflettono in maniera di-retta sull’occupazione che, secondo i primi

dati del sistema informativo Excelsior di Unioncamere eMinistero del Lavoro, quest’anno potrebbe ridursi di altre130mila unità. Il quadro che emerge dalla lettura delRapporto Unioncamere, diffuso in occasione della 10°Giornata dell’economia alla presenza del ministro delloSviluppo economico Corrado Passera, mette in evidenzail fatto che le manovre di finanza pubblica, indispensabiliper riportare i conti sotto controllo e riguadagnare la fi-ducia dell’Europa e dei mercati internazionali, quest’annoavranno un costo, in termini di recessione, molto elevato:-1,5% il calo del Pil che prevediamo quest’anno, con pic-chi intorno al -2% per quasi tutte le regioni meridionali. È chiaro che oggi il rigore non basta. Bisogna tornare acrescere, con interventi cantierabili nell’immediato cherilancino i consumi e attivino di nuovo la propensioneall’investimento.L’aspetto che abbiamo ben presente, dopo questi annicosì difficili, riguarda il fatto che i grandi mutamenti delloscenario geopolitico e le ricorrenti crisi del sistema eco-nomico-finanziario mondiale ci hanno fatti entrare inun’era nuova. Dobbiamo prenderne atto e smettere dicomportarci come se tutto, tra poco, dovesse tornare co-m’era prima. Non succederà. Se l’impresa si riorganizza

nel segno dell’efficienza, della qualità e dell’innovazione,anche le istituzioni - e le Camere di Commercio perprime lo sanno - devono fare lo stesso. Per questa ragione, abbiamo identificato cinque temi sucui lavorare e su questi abbiamo sviluppato le nostre pro-poste. Gli interventi che abbiamo ideato sono diversi etutti privi di oneri sul bilancio dello Stato; riguardano lasemplificazione, l’internazionalizzazione, gli investimenti,il credito, la diffusione delle imprese e il supporto al la-voro. Tra questi, la possibilità di ammortizzare gli inve-stimenti aggiuntivi delle imprese in tre anni per rilanciarelo sviluppo; un patto tra governo e Camere di Commer-cio per portare sui mercati internazionali altre 10mila im-prese nel prossimo triennio; una disciplina speciale cheimpedisca il fallimento delle aziende causato dai ritardinei pagamenti della Pa, ma anche la proposta molto con-creta - già affidata al Parlamento - di attribuire alle Ca-mere di Commercio il compito di rilasciare unacertificazione formale del credito tra imprese, esigibile insede giudiziaria con tempi rapidissimi. Per sostenere ladiffusione delle imprese, inoltre, proponiamo un rinviodei pagamenti Iva e Irap per i primi due anni di attivitàdelle nuove realtà mentre, in materia di lavoro, chiediamodi sostenere concretamente la riforma dell’apprendistatoin chiave europea, realizzando un sistema stabile di certi-ficazione delle competenze che, come in Germania, fac-cia perno sulle Camere di Commercio.

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

Page 8: Dossier Lazio 06 2012
Page 9: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 11

Il settore delle costruzioni sta pagando a caroprezzo gli effetti della crisi dei mercati finan-ziari. La restrizione del credito concesso dallebanche rischia ormai di paralizzare l’intera rete

imprenditoriale dell’edilizia. Ma oltre a ciò, leaziende devono affrontare anche il grave problemadei ritardati pagamenti da parte della pubblica am-ministrazione. Si è giunti, infatti, a un tempo mediod’attesa di otto mesi, con un incremento del 40%:dai 114 giorni del maggio 2011 agli attuali 159.Senza considerare quelle situazioni limite nelle qualisi sono superati i due anni. In questo modo si con-dannano le imprese a un inevitabile fallimento. È, in-vece, proprio al settore edile che bisognerebbeguardare per avviare concrete azioni anticicliche ca-paci di rilanciare l’economia, come avviene in altregrandi nazioni europee. L’Ance lo sostiene da tempo:la spesa pubblica produttiva, come quella delle in-frastrutture, va salvata. Ogni miliardo di euro inve-stito in edilizia genera ricadute positive per ben 3,4miliardi. Tuttavia, negli ultimi anni, si è puntato suuna politica di tagli agli investimenti piuttosto chealla spesa corrente, generando - dal 2005 a oggi - unacontrazione del 44,5% del mercato dei lavori pub-blici. Di certo, la decisione del Cipe dello scorso gen-naio, che ha confermato l’assegnazione di fondi perle opere contro il rischio idrogeologico e per la messain sicurezza degli edifici scolastici, va letta come unprimo segnale positivo. Al quale bisogna però far ve-locemente seguire un piano di spesa delle risorse che,dopo una prima boccata d’ossigeno, sia in grado di

creare una reale prospettiva di sviluppo.Prospettiva che deve naturalmente coinvolgere ancheil settore privato il quale, nonostante abbia evitatogli effetti nocivi di una bolla speculativa, non è ingrado di rispondere a un’esigenza abitativa decisa-mente alta, stando alle stime sulla crescita del nu-mero di famiglie. Sono tre gli obiettivi su cuibisognerebbe concentrare gli sforzi. In primo luogo,è necessario investire nell’edilizia sostenibile, inter-venendo sulla gran parte degli edifici esistenti se-condo i più moderni criteri di risparmio energetico ele attuali norme antisismiche. Importante, poi, è ren-dere accessibile la casa anche alle fasce medio-bassedella popolazione, attraverso mutui a condizioni age-volate e incentivi fiscali mirati. Ma, soprattutto, è ur-gente avviare un piano città capace di realizzare unaradicale riqualificazione del tessuto urbano per recu-perare le periferie, riorganizzare la mobilità e renderele nostre città motori di sviluppo economico, poli tu-ristici di grande interesse e luoghi di sempre più ele-vata qualità della vita. Quest’ultimo punto èfondamentale non soltanto per il settore, ma pertutta l’economia. La città, infatti, intesa come luogodi produzione della ricchezza materiale e culturale diun paese, è destinata a essere il principale terreno delconfronto futuro fra le economie mondiali.

Xxxxx cxpknefv

di Paolo Buzzetti, presidente di Ance

Guardare all’edilizia come motoredel rilancio

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

Page 10: Dossier Lazio 06 2012

12 • DOSSIER • LAZIO 2012

IN COPERTINA

a terminato il suoquadriennio comepresidente di Unin-dustria (Unione de-gli industriali e delle

imprese di Roma, Frosinone, Rietie Viterbo). Oggi Aurelio Regina èpronto ad affrontare la nuova sfidarappresentata dall’incarico nel ver-tice di Confindustria nazionale,dove punterà a trasferire l’approccioadottato nella sua esperienza a li-vello regionale.

Quale eredità lascia sotto il pro-filo del sistema associativo avendoguidato un passaggio fondamen-tale come il processo di unifica-zione di quattro territoriali? «Il processo che ha dato origine aUnindustria ha seguito sostanzial-mente due direttrici. Da un lato, sitratta di un disegno che ha portato auna riorganizzazione del sistema as-sociativo sulla base di obiettivi qualirazionalizzazione, innanzitutto deicosti, efficienza del sistema e migliorequalificazione della struttura. Con-nesso a questo tema, si è imposto

un principio di visione strategica delterritorio in chiave moderna e inno-vatrice, da area metropolitana vasta,teso a legare in maniera strategica laCapitale con le altre province dellaregione. Ma c’è anche un ulterioreaspetto da considerare nella costitu-zione di quella che è oggi la secondaassociazione di Confindustria in Ita-lia per numero di soci con circa3.400 imprese che rappresentano240mila dipendenti».

Quale?«Unindustria si afferma come il ri-sultato di un progetto di riorganiz-zazione che, per la prima volta inItalia, porta a compimento unasemplificazione talmente significa-tiva da rappresentare un benchmarknazionale. Lasciamo in eredità unmodo di lavorare incentrato nonsolo sulla mera rappresentanza deglispecifici interessi delle imprese, masulla capacità progettuale di inter-vento in molte aree di rilevanza ge-nerale. Abbiamo guardato con at-tenzione prima di tutto all’interessedella nostra regione con la consape-

volezza che, se si potenzia il territo-rio, anche le realtà produttive che vioperano ne trarranno beneficio».

C’è la necessità di disegnare unnuovo modello di sviluppo eco-nomico per il Lazio. Partendo daquali presupposti e verso qualiprospettive?«Partendo dalle opportunità con-nesse al riconoscimento legislativodi Roma Capitale, abbiamo lavo-rato su un’idea di sviluppo fondatasui molteplici punti di forza del ter-ritorio unificati in una modalità po-liarchica, in cui ciascun elementomette a disposizione degli altri ilproprio know how e le proprie bestpractice. La ricerca della crescita èper noi un impegno continuo. Oc-corre mettere a sintesi un piano dipriorità definito da tutti gli attori -istituzioni, organizzazioni sindacalie imprese - e inserirlo in un accordooperativo di sviluppo, sul qualestiamo già lavorando con la presi-dente Polverini affinché sia attuatoentro la fine di luglio. Lo scopo è af-frontare gli ultimi tre anni di legi-

H

Attori istituzionali ed economici stanno mettendo a punto in Lazio un “accordo operativo

di sviluppo”. Allo stesso modo, l’Italia necessita di un piano votato alla crescita, basato

su fattori come innovazione, infrastrutture, semplificazione. Lo evidenzia Aurelio Regina,

vicepresidente di Confindustria nazionale per lo Sviluppo economico

Francesca Druidi

LA RICERCA DELLA CRESCITA,UN IMPEGNO COSTANTE

Page 11: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 13

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxAurelio Regina

Mor

eno

Mag

gi

Page 12: Dossier Lazio 06 2012

14 • DOSSIER • LAZIO 2012

slatura regionale con obiettivi chiarisu temi dell’accesso al credito, sem-plificazione, assetto delle infrastrut-ture, utilizzo dei fondi europei, oc-cupazione, agenda digitale, pianoper il turismo».

Quali sono nel medio-lungotermine le leve necessarie per svi-luppare una politica regionale se-lettiva che difenda e potenzi ipunti di forza del Lazio?«Occorre innanzitutto tutelare leeccellenze e il made in Lazio, chesostiene l’economia sul fronte del-l’export. Export che, negli ultimitre anni, ha registrato aumenti si-gnificativi, superiori alla media ita-liana. Il dato maggiormente inte-ressante riguarda il contributoofferto dal polo tecnologico: Ict,settore farmaceutico e aeronauticohanno, infatti, segnato un rialzodell’export del 14 per cento. Dob-biamo, inoltre, lavorare per raffor-zare le specializzazioni manifattu-riere delle province: il distrettoindustriale di Civita Castellana, adesempio, ha compiuto un grandesforzo di rinnovamento attraversoinvestimenti in design e qualità re-stando, nonostante la crisi, un set-tore di eccellenza. Prioritari sonoanche la valorizzazione del turismoe del patrimonio culturale, e il po-tenziamento del trasferimento del-l’innovazione dai centri di ricerca -circa 250 nel Lazio - alle imprese,perché nella nostra regione si faancora troppa ricerca senza le im-prese. Il tutto va accompagnato daun piano organico di opere infra-strutturali e mobilità intelligenteche realizzi un’effettiva integra-zione tra Roma e il territorio; suquesto punto stiamo lavorandosulla proposta di un’agenzia unicadella mobilità».

Lei è presidente dell’Agenziaspeciale per l’internazionalizza-zione della Camera di Commerciodi Roma a sostegno della compe-titività delle imprese sui mercatiesteri. Come nel concreto le im-prese della regione stanno aggre-dendo i mercati internazionali? «L’export laziale è in buona salute,anche nel 2012. Abbiamo recupe-rato parte del gap storico che carat-terizza la regione sul versante delleesportazioni, ma resta ancora moltoda fare. La riduzione dei consumiinterni e della spesa pubblica, af-fiancata all’esigenza di muoversi incontesti più dinamici, spingono leimprese a cercare nuovi mercati.Occorre, nello specifico, mantenerela leadership sui paesi del Mediter-raneo, rivolgersi ai paesi Bric conazioni mirate e posizionarsi sulle fa-sce di reddito più elevato, portandoall’estero un numero superiore diimprese, spendendo di più e me-

glio di quanto fatto finora. L’Agen-zia per l’internazionalizzazione deveessere un’agenzia snella, efficiente eoperativa che, in stretta sinergia conla struttura nazionale, mira a offrirestrumenti adeguati, anche di naturafinanziaria, alle aziende che si vo-gliono misurare sui mercati inter-nazionali».

Il credito è uno dei temi caldi.Quali strategie possono esseremesse in campo per scongiurare ilcredit crunch?«Le imprese sono stritolate da diffi-coltà di acceso al credito generaliz-zate, da un continuo rallentamentodei pagamenti della Pa e dal calo delmercato interno: un mix micidialeche sta mettendo a dura prova la vitadi migliaia di aziende. La moratoriasui prestiti, disposta lo scorso feb-braio dall’accordo tra Confindustria,Abi e governo, insieme ai decreti del-l’Esecutivo sulla certificazione deicrediti della Pa, costituiscono dei

IN COPERTINA

� �

Page 13: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 15

passi in avanti incoraggianti. Rimaneperò il nodo strutturale di come ga-rantire, assistere e favorire le aziendeper quanto riguarda l’accesso al cre-dito. Stiamo procedendo con la Re-gione per declinare in maniera defi-nitiva i principali strumenti atti asupportare le imprese: Banca Im-presa Lazio, il Fondo nazionale digaranzia e il Confidi di Confindu-stria regionale che è il primo iscrittonell’elenco speciale degli interme-diari vigilati dalla Banca d’Italia, econsente un rilascio di garanzia piùefficace nell’accesso al credito in fa-vore delle imprese».

Quale la sua valutazione, fino aquesto momento, dell’operato delGoverno Monti?«Il governo si è mosso bene sulfronte della credibilità internazio-

nale e sui temi del rigore e della te-nuta dei conti. Ora è giunto il mo-mento di adottare misure incisiveper lo sviluppo. Confindustria so-sterrà quanto il governo decideràsulla strada della crescita, chiedendoche vengano tenute in considera-zione le sollecitazioni del mercatodelle imprese. Ci auguriamo che ilDecreto Sviluppo dia presto le ri-sposte che ci aspettiamo sul temadella crescita, della competitività edella salvaguardia del patrimoniodelle aziende. Occorrerà poi defi-nire una politica industriale per ri-lanciare il settore manifatturiero, sucui siamo i secondi in Europa.Lunga è la lista delle parole chiavesulle quali intervenire: semplifica-zione amministrativa; politicheenergetiche; sblocco delle infra-

strutture; agenda digitale per recu-perare i ritardi nell’innovazione; unaspending review efficace per identi-ficare le risorse necessarie. Deter-minante sarà attuare una politicache ci permetta di usufruire deifondi strutturali destinati al Sud e diincrementare ricerca e internazio-nalizzazione».

È stato nominato vicepresidentedi Confindustria nazionale condelega allo Sviluppo economico.Con quali aspettative vive questopassaggio importante?«Lo vivo con grande senso di re-sponsabilità. L’incarico che mi haconferito il presidente Squinzi ècomplesso, soprattutto in questafase storica. Mi auguro di portareun grande pragmatismo, quello cheho adottato anche alla guida diUnindustria. Abbiamo quattro annidavanti molto impegnativi, con leincognite che potranno derivaredalla tornata elettorale del 2013.In questo contesto, dovremo - daun lato - tenere la barra dritta sullepriorità delle imprese, mettendoleal centro del dibattito anche poli-tico e istituzionale; dall’altro, do-vremo essere di grande impulso.Cercherò di raggiungere questiobiettivi coordinando i diversi in-teressi e settori che compongonol’anima di Confindustria».

Su quali priorità deve muoversiil sistema Paese?«È fondamentale tornare a cre-scere. Dobbiamo lavorare sulle ec-cellenze e sull’innovazione tecno-

��

Occorre tutelare le eccellenze e il made in Lazio, che sostienel’economia sul fronte dell’export. Il dato maggiormente interessanteriguarda il contributo offerto dal polo tecnologico

� �

Aurelio Regina

Page 14: Dossier Lazio 06 2012

16 • DOSSIER • LAZIO 2012

logica. Il bonus ricerca più volteannunciato nel pacchetto crescitadeve diventare realtà. La ricerca èprobabilmente il fattore chiave sucui si giocherà la competitività delnostro sistema imprenditoriale.Un altro aspetto è legato alle poli-tiche per lo sviluppo delle imprese.Sviluppo che passa dalla semplifi-cazione, da un rapporto con laPubblica amministrazione im-prontato sull’efficienza; da un si-stema fiscale che progressivamentealleggerisca il peso delle imposte,riducendo il cuneo fiscale sul la-voro dipendente e aumentando ilpotere d’acquisto delle famiglie.Abbiamo bisogno di una giustiziache renda le controversie certe intermini di tempistiche e di traspa-renza delle procedure, di un si-stema bancario che sappia com-

prendere il mondo dell’impresa, diuna forte liberalizzazione dei ser-vizi pubblici e privati, e di infra-strutture fisiche e digitali in lineacon la modernizzazione».

Se e in che modo Confindustriadeve adattarsi per affrontare lesfide imposte dagli scenari globa-lizzati odierne e per risponderefattivamente alle esigenze semprepiù pressanti delle imprese?«Confindustria deve e dovrà sem-pre più continuare ad avere unruolo determinante nella capacitàdi proposta e di determinazione

dei futuri scenari del Paese. Do-vremo impegnarci sempre di piùaffinché tutte le imprese, grandi epiccole, riconoscano nell’associa-zione un punto di riferimento au-torevole. Confindustria è la casadelle imprese italiane, e se conti-nuerà ad esser una voce forte e sti-molante - capace di guardare allosviluppo e alla competitività delleimprese soprattutto in questo mo-mento difficile e, allo stesso tempo,agli interessi reali del Paese - il pesodel suo ruolo sarà destinato ad au-mentare ancora».

IN COPERTINA

� � ��

Confindustria deve e dovrà sempre piùcontinuare ad avere un ruolo determinantenella capacità di proposta e di determinazionedei futuri scenari del Paese

Assemblea generale

di Unindustria

il 10 maggio scorso

Page 15: Dossier Lazio 06 2012
Page 16: Dossier Lazio 06 2012

POLITICA ECONOMICA

18 • DOSSIER • LAZIO 2012

Il tessuto imprenditoriale ro-mano ha mostrato, anche inquesti anni difficili, importantisegnali di tenuta. «Roma è stata

la prima provincia in Italia per tassodi crescita delle imprese nel 2011 enel primo trimestre 2012, regi-strando anche una crescita nell’ex-port e nel turismo», conferma Gian-carlo Cremonesi, presidente diUnioncamere Lazio e della Cameradi Commercio della Capitale. Laforte crisi dell’area euro, e dell’Italiain particolare, ha però investito an-che questa realtà territoriale. A pre-occupare sono soprattutto i dati re-lativi al tasso di occupazione, scesonel 2011 al 61 per cento, e al ricorsoalla cassa integrazione guadagni, chenel 2011 ha raggiunto il record dioltre 45 milioni di ore autorizzate.«A essere più colpite sono state so-prattutto le fasce più deboli, con ladisoccupazione giovanile che ha rag-giunto il 36,1 per cento».

Secondo le previsioni Unionca-mere-Prometeia, nel 2012 l’eco-nomia della Capitale mostrerà unacontrazione molto forte. Comecommenta queste previsioni? «Il 2012 sarà sicuramente un annomolto difficile per l’Italia e perRoma. Fare previsioni in questa fase

è difficilissimo, perché molto dipen-derà dalle scelte che verranno effet-tuate in sede europea, ma sicura-mente le manovre finanziarie messein atto per contenere il debito pub-blico avranno un impatto più fortesulla città di Roma, rispetto ad altrezone del Paese».

Il sistema produttivo del La-zio, nel suo complesso, continuaa registrare una crescita piuttostocontenuta e notevoli elementi dicriticità. Tutti i settori produt-tivi mostrano in uguale misura

una fase di immobilismo. Identi-fica situazioni maggiormenteproblematiche? «Il sistema produttivo del Lazio ècomposto, per circa il 98 per cento,da piccole e piccolissime imprese cheoperano prevalentemente nel terzia-rio. In una prima fase della crisi, que-sta specializzazione produttiva hapermesso alla nostra realtà territo-riale di affrontare meglio la difficilecongiuntura economica; ora, però,anche il Lazio è in forte difficoltà. Leprincipali criticità che colpiscono le

«Senza credito non c’è sviluppo e senza sviluppo non

c’è occupazione» rimarca Giancarlo Cremonesi,

presidente di Unioncamere Lazio. Solo dal sostegno alle

imprese sul fronte del credito e dalla ripresa della

domanda interna può ripartire la crescita

Francesca Druidi

Accesso al credito, catalizzatoreper la ripresa

Giancarlo Cremonesi, presidente di Unioncamere Lazio

Page 17: Dossier Lazio 06 2012

Giancarlo Cremonesi

LAZIO 2012 • DOSSIER • 19

nostre imprese sono trasversali a tuttii settori: mi riferisco, in particolare,al forte calo della domanda interna ealle difficoltà di accesso al credito. Leaziende che hanno un mercato di ri-ferimento locale o nazionale, e sonola grande maggioranza, hanno sicu-ramente più difficoltà in questa fase».

La Camera di Commercio diRoma è impegnata nella creazionedi un nuovo fondo di garanzia perl’accesso al credito per le pmi ro-mane. Vede, in generale, segnali diuna possibile inversione di ten-denza, anche per effetto dei prov-vedimenti presi dal governo?«La difficoltà nell’accesso al cre-dito è il problema principale da af-frontare. Senza credito non c’è svi-luppo e senza sviluppo non c’èoccupazione. Gli istituti di creditosono restii ad accordare prestiti alleimprese e, quando lo fanno, im-

pongono tassi di interesse insoste-nibili. Ciò sta avendo effetti deva-stanti sulla tenuta del nostro si-stema imprenditoriale, che trovanel canale del credito bancario laprincipale forma di finanziamentoper le proprie attività. È assoluta-mente necessario rompere questomeccanismo perverso, e occorrefarlo ora, non tra qualche mese,quando potrebbe essere troppotardi. Gli ultimi provvedimentipresi dal governo vanno nella giu-sta direzione, ma il mio timore èche gli effetti sul tessuto impren-ditoriale si manifestino in manieratroppo diluita nel tempo».

Quali altre strategie individuaper affrontare il cosiddetto creditcrunch?«Vi è la necessità di procedere con unadeguamento organizzativo del si-stema dei Confidi, che svolge

un’azione importante a sostegnodelle imprese, ma la cui efficacia ri-sulta a volte indebolita da una man-canza di coordinamento. La Cameradi Commercio di Roma è concreta-mente al fianco delle imprese nelcercare di risolvere le emergenze suldelicato e vasto fronte dell’accesso alcredito, sia attraverso provvedimentidiretti già operativi, sia attraversonuove misure. Il Fondo di garanzia,attualmente allo studio, dovrà esserein grado di interfacciarsi con ilFondo recentemente istituito a li-vello nazionale».

Tra i punti deboli identificatidalle imprese della regione ci sonola limitatezza dei mercati di riferi-mento e l’assetto economico e fi-nanziario, nonché l’occupazione egli investimenti produttivi. Comeintervenire con azioni strutturali enon emergenziali?«Gli interventi strutturali sono neces-sari ma potrebbero, purtroppo, rivelarsiinutili se, prima, non si riesce a ripri-stinare uno spirito di ottimismo versoil futuro. I dati sui primi mesi del 2012sono preoccupanti. L’indagine con-giunturale condotta da UnioncamereLazio e Censis su 1200 imprese lazialievidenzia, infatti, un clima generale dipreoccupazione e sfiducia. O ritro-viamo entusiasmo o siamo condan-nati a un triste declino».

��

Gli istituti di credito sono restii ad accordareprestiti alle imprese e, quando lo fanno,impongono tassi di interesse insostenibili

Page 18: Dossier Lazio 06 2012

POLITICA ECONOMICA

20 • DOSSIER • LAZIO 2012

La proposta di legge di as-sestamento di bilancioper l’anno 2012 muovenel Lazio 1,5 miliardi di

euro per l’intervento nei vari set-tori del sociale, del lavoro, dellasicurezza, dell’istruzione, della cul-tura e dello sport. Il presidentedella Regione, Renata Polverini,ne illustra le potenzialità, focaliz-zando l’attenzione sulle risposteimmediate che questi provvedi-menti assicureranno alle fasce piùdeboli della popolazione e al com-parto produttivo. «Le nostre pos-sibilità di manovra sul bilancio –afferma – dipendono da quantoriusciremo ad alleggerire il pesodella sanità sui nostri conti mamantenendo questo trend, pos-siamo contare su risorse economi-che da indirizzare verso gli investi-menti ed il sociale».

Perchè ha definito questa mano-vra di consolidamento e di pro-spettiva?«Di consolidamento perché, no-nostante il difficile quadro econo-mico nazionale e i tagli che questasituazione ha comportato ancheper la nostra regione, le previsionifatte con la legge finanziaria del2012 sono tutte confermate dal-l’andamento della spesa e degli in-terventi. Tanto che possiamo sbloc-

care anche quel 30 per cento deicapitoli di bilancio dei vari asses-sorati che, prudentemente, ave-vamo congelato. Di prospettivaperché i risultati che stiamo conse-guendo nell’abbattimento del di-savanzo sanitario stanno andandooltre le nostre aspettative e ci con-sentono di guardare al futuro conmaggiore fiducia».

Quali saranno i principali inter-venti?«Voglio ricordare che 1,5 milionidi ulteriori risorse andranno anuovi servizi di sicurezza; 5,2 mi-lioni per il finanziamento dei per-corsi sperimentali triennali perl’obbligo di istruzione; 4 milioniper la cultura e lo sport, di cui 2,8per il bando rivolto alle associa-

zioni sportive del Lazio per la ma-nutenzione, il miglioramento li-vello di sicurezza e l’acquisto di at-trezzature sportive».

Per l’economia regionale sonoprevisti due milioni di euro delFondo Pmi per l’accesso al credito.«Si tratta di fondi che vanno a im-plementare il Fondo regionale cheagevola e sostiene le piccole e me-die imprese con difficoltà di ac-cesso al credito. Vogliamo dare unsegnale di ulteriore attenzione allefasce in difficoltà, non solo per lepmi ma anche alle famiglie. Perquesto abbiamo recuperato dallaCassa depositi e prestiti 266 mi-lioni, fondi ex Gescal, di cui 200saranno immediatamente eroga-bili: 100 milioni per il 2012 e

Renata Polverini illustra la manovra che muoverà sull’intero territorio regionale 1,5 miliardi di euro

nei vari settori del sociale. L’obiettivo è risollevare le famiglie, i lavoratori e le imprese in difficoltà

Elisa Fiocchi

Nuove risorse per l’economia laziale

Renata Polverini, presidente della Regione Lazio

Page 19: Dossier Lazio 06 2012

Renata Polverini

LAZIO 2012 • DOSSIER • 21

cento per il 2013, per l’edilizia sov-venzionata. Questo significa fondigià spendibili per costruire case de-stinate alle famiglie più disagiate».

I sindacati lamentano che lamanovra non pone l’attenzionesul sociale: intende aprire prestoun tavolo di confronto con leparti sociali?«Tutt’altro, direi. L’assestamento dibilancio assicura cinque milioni difondi in più per le politiche socialie cinque milioni per gli asili nidonel 2012 e nel 2013. Il confrontocon le parti sociali è già stato av-viato ed è falso affermare che nonc’è stata attenzione per il sociale.Già con la legge di bilancio delloscorso dicembre, nonostante i taglidei fondi da parte dello Stato, ab-biamo salvaguardato tutte le risorsedestinate alle politiche sociali. Ri-cordo che abbiamo approvato unpiano per il sociale che mette a di-sposizione 193 milioni di euro perla programmazione triennale e unPiano Famiglia da 60 milioni dieuro che sostiene, tra le altre cose,interventi come il bonus bebè, ilservizio di tagesmutter, riduzionedelle tariffe degli asili, un ostello

per i genitori in difficoltà. E sonosolo alcuni dei provvedimenti va-rati sinora».

Quali nuovi strumenti sarannoinvece finalizzati all’inserimentoe al reinserimento nel mondo dellavoro?«Con l’assestamento di bilancio ab-biamo aggiunto un milione di europer l’inserimento e il reinserimentonel mondo del lavoro, processo giàavviato in questi due anni attra-verso numerosi bandi, avvisi e in-centivi, che hanno stimolato15mila assunzioni e sostenuto l’av-vio di 5mila nuove imprese. Il pro-getto per l’autoimpiego rivolto ailavoratori precari, in particolaregiovani, ha finanziato ad esempiocirca 300 progetti di autoimpiegoe 450 nuove assunzioni».

Il tetto di cassa della Regione èpari al 44% del tetto di compe-tenza a fronte di un rapporto me-dio nazionale pari al 77%: quali ri-cadute ciò comporta sulladistribuzione delle risorse?«Si tratta di un ulteriore elementodi criticità ereditato dal passato.Riguardo alle ricadute sulle risorse,vuole dire, di fatto, che ogni anno

si potrebbe pagare meno dellametà di quanto viene impegnato.Si tratta evidentemente di un mec-canismo irrazionale che stiamocercando di contrastare in tutte lesedi istituzionali soprattutto in unmomento in cui viene chiesto alleRegioni di velocizzare i tempi dipagamento».

Dal giorno del suo insedia-mento, quali provvedimenti hannogarantito ossigeno al territorio?«I traguardi centrati sono tanti,penso al piano rifiuti, al nuovopiano casa, ai tagli a sprechi e spesesuperflue. Vorrei però dare risaltoda una parte all’azione di risana-mento dei conti, che ci vede impe-gnati da due anni, in particolarenella sanità, e che ha visto il disa-vanzo annuale scendere da 1 mi-liardo 490 milioni del 2010,quando siamo arrivati, ai circa 850milioni del 2011, praticamente di-mezzato. Dall’altra, il fiore all’oc-chiello di questa Giunta è senzadubbio il Patto regionalizzato, cheha permesso nel 2010 e nel 2011 atutti gli enti locali di rispettare ilPatto di stabilità lasciando sul ter-ritorio 300 milioni di euro nel2010 e 450 milioni di euro nel2011: soldi che Comuni e Provincehanno potuto impiegare per ser-vizi ai cittadini».

Nonostante i tagli deifondi da parte delloStato, abbiamosalvaguardato tuttele risorse destinatealle politiche sociali

Page 20: Dossier Lazio 06 2012

22 • DOSSIER • LAZIO 2012

GLI ITALIANI E LA CRISI

Con la crisi economica, imercati finanziari inter-nazionali e le istituzionisovranazionali hanno

preso in mano il potere decisionaleassoluto sulle scelte di politica eco-nomica, spostando il tradizionaleconcetto di sovranità più in alto ri-spetto allo Stato e suscitando sensa-zioni di impotenza e antipolitica intutti i settori sociali. Secondo l’inda-gine curata dal Censis sul tema“Dove sta oggi la sovranità”, il 75%dei cittadini italiani ritiene di nonavere voce in capitolo in Europa,mentre il 77% di loro sente di nonavere alcun potere decisionale anchenel proprio paese. Un sentiment inlinea con quello di greci e spagnolima di gran lunga distante rispettoalle percezioni dei tedeschi e degliolandesi, che si trovano in testa nellaclassifica dell’autoconsiderazione.«Ho fatto un esercizio, anche un po’semplicistico» spiega GiuseppeRoma, direttore generale della Fon-dazione Censis, «provando a incro-ciare questo dato con un indicatoregenerico di sviluppo, il contestatis-simo Pil pro-capite, e ne è emersoche in Danimarca il 96% dei citta-dini sente che la propria opinioneconta e il reddito è più del 90 percento superiore a quello italiano». Aincidere nelle valutazioni anche il de-

bito, che in quarant’anni è lievitato a31mila euro a persona, contro i 242euro registrati nel 1970: motivo percui il 55,1% degli italiani preferisceche ai vertici dello Stato ci siano per-sone competenti, anche se non elettedal popolo.

Quali sono le principali preoc-cupazioni degli italiani in tempo dicrisi? «I cittadini sentono di aver poca vocein capitolo, soprattutto nelle deci-sioni, rispetto agli altri paesi europei.Secondo Eurostat, solo in Grecia sipensa di contare ancor di meno. Dipaure ne abbiamo sempre avute, ad

esempio la criminalità in passato. Orapenso che le maggiori preoccupazioniriguardino le condizioni di vita, ilreddito, il lavoro, soprattutto pen-sare che si potrebbe tornare indietronei livelli di benessere. E poi c’è l’in-certezza che ci tiene sotto stress per-chè dobbiamo continuamente pren-dere micro-decisioni che possono farpendere la bilancia verso il positivo overso il negativo».

Qual è il rapporto del singolocittadino con la moneta unica?«Abbiamo dato molte colpe alla mo-neta unica. Prezzi cresciuti e stipendidiminuiti. Per molti questa è stata la

Non solo i cittadini di Paesi deboli ma anche quelli di prima fascia nell’Unione come l’Italia,

avvertono una sorta di impotenza verso i poteri decisionali. Oggi sono il reddito,

le condizioni di vita e di lavoro a creare incertezza

Elisa Fiocchi

La sovranità fugge verso l’alto

Giuseppe Roma, direttore generale della Fondazione Censis

Page 21: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 23

Giuseppe Roma

sensazione nel passaggio all’euro. Poiperò ci siamo convinti che in unacrisi così dura è meglio avere una co-pertura europea, certo con tutti i li-miti e le costrizioni che comporta,ma l’autarchia e l’isolamento non ciha portato bene. E poi poter andareall’estero e pagare con la moneta dicasa nostra, oltre a essere una como-dità, ci fa sentire parte di un contestopiù ampio. E come si sa siamo este-rofili. C’è un dibattito fra gli econo-misti sui vantaggi o sull’opportunitàdi abbandonare l’euro, ma mi sembraun argomento da iniziati».

Per quanto concerne i servizi sa-nitari, più di 9 milioni di italianidichiarano di non aver potuto ac-cedere ad alcune prestazioni sani-tarie. Chi soffre di più?«In gran parte le regioni meridionali

e in generale nelle regioni dove la sa-nità funziona peggio o ci sono pianidi rientro per una spesa eccessiva. Poile famiglie con figli, dove si moltipli-cano le necessità di accesso al serviziosanitario, come per gli anziani a piùbasso reddito. I soldi contano per so-stituire con una prestazione privata ilunghi tempi d'attesa del serviziopubblico, ma anche per pagare quotedi prestazioni o farmaci».

Un giovane su quattro è dell’ideache solo una forte e importanteraccomandazione permetterà di la-vorare.«Raccomandazione o più semplice-mente conoscenza diretta, è questa lamodalità più diffusa per accedere aun lavoro. Sembra incredibile manon esistono luoghi fisici o digitalidove incrociare domanda e offerta di

lavoro. Negli altri Paesi si richiedonocurricula per ricercare il miglior ele-mento da inserire in azienda. Non sitollerano inefficienza e bassa produt-tività, nel comparto pubblico comein quello privato. Forse con la spen-ding review ci sarà meno spesa facilenella Pa e saranno costretti a far fun-zionare bene i servizi».

Su quali temi i cittadini italiani sidimostrano in linea con il senti-ment di quelli europei?«Come gli altri europei, gli italianipensano che l’Unione abbia suffi-cienti poteri per difendersi dagli at-tacchi esterni, soprattutto quelli dellaspeculazione finanziaria. Ma c’è unaspaccatura fra i diversi paesi sul tra-sferimento di ulteriori poteri a Bru-xelles. E gli italiani sono abbastanzatiepidi su questo».

Page 22: Dossier Lazio 06 2012
Page 23: Dossier Lazio 06 2012
Page 24: Dossier Lazio 06 2012

QUADRIENNALE D’ARTE

28 • DOSSIER • LAZIO 2012

La presenza di cento artisti,scelti tra gli altri da MimmoPaladino e MichelangeloPistoletto, per offrire uno

sguardo complessivo e non banalesull’arte contemporanea. Questo vo-leva essere il progetto cardine dallaXVI edizione della Quadriennaled’arte, prevista per ottobre nella sededel Palazzo delle Esposizioni di Roma.A fine maggio è arrivata però la doc-cia fredda: il presidente della Fonda-zione La Quadriennale, Jas Gawron-ski, ha dichiarato l’impossibilità diorganizzare l’evento per carenza difondi, denunciando la mancanza diun intervento da parte del Ministeroper i Beni culturali. “Non abbiamo idue milioni di euro necessari a orga-nizzare la mostra e che sarebbero do-vuti arrivare dall’Arcus”, ha affermatoil presidente della Fondazione. Il mi-nistro Ornaghi ha replicato: “Il mini-stero non è un pozzo di San Patrizio”,sollecitando il ricorso al sostegno deiprivati. Non sono poi mancate le cri-tiche all’indirizzo di Gawronski, chefa il punto della situazione sulle pro-spettive future della Quadriennale.

Non ci sono allo stato attuale (15giugno, ndr) margini per pensaredi organizzare la XVI Quadrien-

nale? L’annullamento è definitivo?«No, speriamo di no, ma difficil-mente sarà cantierizzabile prima diun paio di anni».

Raffaele Gavarro, Claudio LiberoPisano e Cecilia Casorati hannoespresso la volontà di mettere inpiedi una manifestazione a budgetridotto, invitandola di fatto a di-mettersi. Come risponde alle lorodichiarazioni?«Benvenuta ogni proposta di con-fronto. Peccato che nessuno di loro ciabbia contattato. Le intenzioni,quando sono serie, credo intrapren-dano altre strade, certo diverse dalle

boutade mediatiche. Mi sembra poiche tali esternazioni rivelino una certaconfusione di ruoli all’interno diun’istituzione culturale. Sicuramente,non pare abbiano chiara la distin-zione tra chi ha una funzione di ga-ranzia e indirizzo e chi ha un incaricodi curatela tecnico-scientifica di unaqualsivoglia iniziativa».

Servirebbero due milioni di europer realizzare l’evento. Alcuni la ri-tengono una cifra troppo elevata. «Le mostre temporanee sono tra le at-tività più dispendiose. Ne è riprova laloro drammatica riduzione nella pro-grammazione di tutte le strutture, an-

L’annuncio della cancellazione della 16esima Quadriennale di Roma per mancanza di risorse ha

destato scalpore. Il presidente della Fondazione Jas Gawronski annuncia possibili modifiche

nello statuto e rilancia: «La Quadriennale non è ferma»

Francesca Druidi

Continuare a valorizzareil patrimonio

Appuntamento del ciclo “L’arte negli anni ‘70. Le parole e le immagini”

dedicato a Sandro Chia a Villa Carpegna, sede della Quadriennale

Page 25: Dossier Lazio 06 2012

Jas Gawronski

LAZIO 2012 • DOSSIER • 29

che museali. Nel nostro caso, si tendea dimenticare che la Quadriennalepaga un handicap di partenza: non hauna propria sede espositiva e deve sem-pre chiedere in locazione gli spazi, al-meno 3 mila metri quadrati che nonha mai avuto gratis o a costo simbolico,né dallo Stato né dal Comune che,peraltro, sono tra i suoi soci. Si tende,poi, a pensare che le opere di arte con-temporanea comportino costi orga-nizzativi inferiori. Tutt’altro. Sonoopere spesso più complesse, fragili, vo-luminose, con componenti tra le piùsvariate (organiche, tecnologiche, ecc.),che richiedono monitoraggi e investi-menti importanti. L’ultima edizionedella Quadriennale ha cercato di favo-rire la presentazione di lavori ad hoc ocomunque molto recenti, con unosforzo di produzione superiore alle pre-cedenti edizioni, il che è stato ricono-sciuto tra gli elementi di maggiore qua-lità della mostra».

Quali saranno le sue prossimemosse? Resterà alla guida della

Quadriennale?«Non sono attaccato alla poltrona eneanche allo stipendio, dato che viho già rinunciato da subito per de-volverlo in spese a disposizione dellaQuadriennale per esigenze di pro-mozione e comunicazione. Ma lemie eventuali dimissioni non modi-ficherebbero minimamente il qua-dro di contorno. Anzi. Credo che, inquesto momento, ciascuno debbastare al suo posto e fare, se possibile,anche di più. La Quadriennale co-munque non è ferma in questo pe-riodo. Sarebbe stato forse più co-modo incrociare le braccia. Non è ilnostro atteggiamento. Come tutti,stiamo cercando di valorizzare il piùpossibile il nostro patrimonio. Nonabbiamo collezioni d’arte, ma unpatrimonio documentario straordi-nario sul Novecento e gli anni Due-mila. Da qui a novembre, ad esem-pio, mettiamo in vetrina alcuni pezzipregevoli in un ciclo di proiezioni econversazioni con gli artisti sull’arte

negli anni 70. Sta, inoltre, per par-tire un’indagine sull’arte italiana un-der 40 affidata a curatori sempre un-der 40».

Se, come sembra, il contributodello Stato non arriverà, è impen-sabile ricorrere al coinvolgimento disoggetti privati?«Stiamo lavorando con i soci alla mo-difica dello statuto per la creazione diun collegio di partecipanti aperto aiprivati e con condizioni di ingressomeno proibitive rispetto a quelle at-tualmente chieste. Temo, comunque,che nuovi sostenitori saranno certoutili, ma non determinanti nei bi-lanci di tutte le istituzioni culturali».

A chi si può imputare la delicatasituazione dell’arte contemporaneanella Capitale? Alle istituzioni, algoverno, alla crisi? «Ciascuno ha le sue responsabilità,ma non sono risalenti all’oggi. Il de-pauperamento della cultura pur-troppo è un processo che prosegueinesorabile da decenni».

Jas Gawronski, presidente della Fondazione La Quadriennale di Roma

Stiamo lavorandocon i socialla modificadello statutoper la creazionedi un collegiodi partecipantiaperto ai privati

Page 26: Dossier Lazio 06 2012

QUADRIENNALE D’ARTE

30 • DOSSIER • LAZIO 2012

Fondata nel 1927 per pro-muovere l’arte contempo-ranea italiana, la Fonda-zione La Quadriennale di

Roma è ora al centro di diverse po-lemiche. La sua sedicesima edizione,infatti, non si terrà come previsto aottobre per la mancanza dei soldinecessari a organizzarla. Luca Bea-trice affronta la questione dal suopunto di vista di critico d’arte e dicuratore di mostre.

Quale importanza ha rivestitoe riveste la Quadriennale nel-l’ambito della cultura e dell’arteitaliana?«È un’istituzione storica per la cul-tura del nostro Paese, ha identificatol’alter ego della Biennale di Veneziain termini di valorizzazione dell’arteitaliana in maniera capillare, seppuretra alti e bassi. Si ricordano edizionimolto importanti, come le prime,durante il Ventennio, quando Mar-gherita Sarfatti aveva rilanciato il co-siddetto “Ritorno all’Ordine”, e so-prattutto negli anni Sessanta laQuadriennale era stata la culla diuna certa pittura romana. Recente-

mente, la Fondazione si erarimessa un po’ in quadro gra-zie alla presidenza di GinoAgnese e poi di Jas Gawron-ski. Una manifestazione,quindi, di tutto rispetto, lacui cancellazione lascia moltoperplessi».

Se dovesse essere confer-mata la cancellazione del-l’edizione prevista per otto-bre, che tipo di segnalerappresenterebbe per l’Italia e so-prattutto per Roma, dove già si èsegnalata nei mesi scorsi la que-stione del commissariamento delMaxxi?«Sarebbe un disastro. Innanzitutto, cisi aspetterebbe da un governo tec-nico la capacità di risoluzione deiproblemi, al di là delle misure adot-tate finora improntate al rigore. Conogni probabilità, se al posto di unministro di area tecnica come Orna-ghi ci fosse stato un ministro poli-tico, magari del governo precedente,avrebbero parlato di attacco alla cul-tura, se non peggio. L’aspetto chetrovo maggiormente inquietante di

questa situazione è proprio l’assor-dante silenzio che ruota attorno allavicenda. Non si sono levate, infatti,particolari voci di protesta. Anche ilcommissariamento del Maxxi, a dueanni dalla sua apertura, è un segnaledevastante per l’immagine del no-stro Paese in giro per il mondo. Nelbene e nel male, infatti, questo mu-seo è stato considerato a tutti gli ef-fetti il centro principale per l’artecontemporanea in Italia; metterlo inamministrazione controllata nonrappresenta di certo un incoraggianteindicatore rispetto all’operato, adesempio, di Tate e Centre Pompi-dou. La Quadriennale è meno spet-

La prevista cancellazione della Quadriennale di Roma

deve far pensare all’adozione di un nuovo approccio alla

gestione della cultura oggi in Italia. Razionalizzando le

risorse a disposizione. L’opinione del critico d’arte e

curatore Luca Beatrice

Francesca Druidi

Troppo silenzio attornoall’affair Quadriennale

Foto

Ste

fano

Cer

io

Luca Beatrice, critico d’arte e curatore di mostre, cataloghi e saggi

Page 27: Dossier Lazio 06 2012

Luca Beatrice

LAZIO 2012 • DOSSIER • 31

tacolare sotto il profilo della riso-nanza all’estero. Però per Roma, cheaveva tentato strategicamente di lan-ciarsi o di rilanciarsi come nuova ca-pitale dell’arte contemporaneaaprendo il Maxxi e il Macro nel girodi pochi mesi, si tratta di un falli-mento su quasi tutta la linea, nonriuscendo a mantenere e a far decol-lare queste istituzioni».

Di fronte alla scarsità di risorseerogate dallo Stato, s’impone piùche mai una riflessione sulle pos-sibilità di sopravvivenza e di fi-nanziamento alternativo per lestrutture culturali. È possibile met-tere in pratica strategie per non di-pendere esclusivamente da fondistatali?

«Senza dubbio, il sostegno dei pri-vati è importante, ma in generaleva considerato il fatto che è finitoun mondo e che, dunque, è neces-sario reinventarsi. Le mostre de-vono costare di meno e occorre ar-ginare il più possibile gli sprechi.Non dico che bisogna smettere diinvestire in cultura - anzi, è statoampiamente dimostrato come gliinvestimenti nel settore culturalesiano capaci di generare ritornieconomici e sociali importanti -ma occorre prestare molta più at-tenzione a quanto si può spenderee, di conseguenza, a come utilizzareil budget. Impossibile oggi teneretutto aperto, tutto funzionale,come se non fosse accaduto nulla.

Bisogna cambiare e riscrivere le re-gole del gioco, ripensando in pri-mis alle strategie di posiziona-mento dei vari musei».

Gawronski, Alemanno e Orna-ghi sono stati criticati a vario titoloper la mancata edizione della Qua-driennale. Secondo lei, chi è mag-giormente responsabile di questasituazione?«Al di là del discorso già fatto per ilministro Ornaghi, eviterei un di-scorso di questo tipo. Inoltre, quellodi Gawronski è stato un atto di puraresponsabilità: se i soldi per organiz-zare la mostra non ci sono, diventaimpossibile, nella pratica, assumersil’impegno. La Quadriennale prose-guirà la sua attività ordinaria. Ma loslittamento dell’evento non è il soloelemento preoccupante. L’aria chetira non è buona. In generale, nonavverto una reale voglia di mettersi indiscussione nel settore; e forse nonc’è nemmeno la capacità di lavorarecon budget oggi più ridotti rispettoa quelle che erano le risorse disponi-bili tempo fa. È un mondo che sideve reinventare».

Cred

it Fon

dazio

ne L

a Qu

adrie

nnal

e

Villa Carpegna, sede della

Fondazione La Quadriennale

di Roma

��

La Quadriennale è una manifestazionedi tutto rispetto, la cui cancellazionelascia molto perplessi

Page 28: Dossier Lazio 06 2012
Page 29: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 33

CREDITO & IMPRESE

VIE ALTERNATIVEDI SVILUPPO

Diminuiscono le erogazioni alle piccolee medie imprese, anche in relazione alledifficoltà nella raccolta e, in parallelo, si ri-ducono anche le domande per i prestiti.Potrebbe apparire un segnale di adegua-mento della domanda alla situazione del-l’offerta, ma è da considerarsi piuttostoun semplice riflesso della stagnazione del-l’attività produttiva. A ulteriore confermadi questa situazione, sono arrivate le rile-vazioni della Banca d’Italia presso leaziende, che evidenziano un aumento dellerichieste di prestiti per finanziare il capitale

circolante, collegate sia al calo dell'attivitàeconomica, sia alle difficoltà di incasso deicrediti commerciali. Una situazione checoinvolge anche start-up e aziende saneche faticano ad accedere al credito e perquesto non possono crescere, innovare eaccettare la sfida del mercato globale. E inun contesto così complesso i fondi d’in-vestimento attivi nel private equity e nelventure capital possono rappresentare unapossibilità per quelle pmi che hanno ne-cessità di nuova liquidità per cogliere ivantaggi della ripresa economica.

Page 30: Dossier Lazio 06 2012

38 • DOSSIER • LAZIO 2012

«Aifi raduna gli operatori diprivate equity e di venturecapital e tutti i soggetti at-tivi sul mercato d’investi-

mento in capitale di rischio. Quando ci sonodelle imprese che hanno dei piani di svi-luppo interessanti, l’associazione decide diconcedere loro finanziamenti sotto formadi capitale di rischio. Non ci sostituiamoalla banca, però per quelle imprese chehanno piani di sviluppo importanti siamoun canale di riferimento». Descrive cosìl’Aifi Anna Gervasoni, direttore generaledell’associazione.Nel 2011 sono stati 3,6 i miliardi di euroinvestiti dagli operatori di private equity eventure capital attivi in Italia, un valoreche mostra un incremento significativo ri-spetto ai 2,5 miliardi registrati l’anno pre-cedente (+46%). Cresce anche il numero dioperazioni, passato da 292 a 326 (+12%).In una situazione di incertezza e di forte

volatilità, questi numeri sono incorag-gianti, anche perché le imprese che vedonol’intervento di questo tipo di fondi pre-sentano quasi sempre dei tassi di crescitamaggiori rispetto alle altre.

Quali sono i problemi principali dell’ac-cesso al credito e come si può andare incon-tro alle imprese per renderlo più facile?«Ci sono due temi, uno riguarda le imprese el’altro il mercato del credito. Molte impreseoggi sono in difficoltà per via della crisi eco-nomica e finanziaria. Ciò fa sì che queste re-altà vengano escluse dai requisiti minimi perrientrare nel nuovo accordo di Basilea.Un’azienda che in passato aveva certi coeffi-cienti oggi a causa della crisi non li ha più,quindi sostanzialmente ha un rating bancarioinferiore, motivo per cui gli viene affidato conenorme fatica un eventuale finanziamento. Insecondo luogo, oggi ci troviamo di fronte auna crisi di liquidità profonda, dovuta a dif-ficoltà del sistema economico ma anche al

A CACCIA DI START-UPPROMETTENTILa crisi economica continua a colpire. Le prospettive sono però più rosee per quelle

aziende che godono della fiducia degli operatori di private equity, che crescono anche

in tempi difficili, proprio grazie a chi ha scommesso su di loro

Teresa Bellemo

CREDITO & IMPRESE

Page 31: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 39

fatto che le banche faticano a riavere i capi-tali d’impresa prestati ad aziende oggi in sof-ferenza. Dunque, le banche hanno difficoltàa liberare nuove risorse e a raccoglierle suimercati perché ci sono meno soldi circolanti.Per questo oggi anche un’azienda in salute sitrova a dover fare i conti con una grave strettacreditizia».

Quanto conta in questa crisi il ruolo dellaspeculazione finanziaria?«La speculazione rende i mercati molto ner-vosi e reattivi, dunque è ovvio che essa abbiaun forte peso sugli scambi, soprattutto sul-l’ampliamento delle ciclicità. C’è chi speculasulle dichiarazioni della Merkel, chi sulleaspettative. Diciamo che è inevitabile, datoche esistono strumenti dichiaratamente spe-culativi. Queste dinamiche però riguardanochi fa di mestiere lo speculatore, non i fondidi private equity».

In che modo le istituzioni possono limitarequesto fenomeno?«Ogni fenomeno può essere limitato grazie aregole certe. Ci sono strumenti tecnici per li-mitare la speculazione, per esempio baste-rebbe lavorare sulle vendite di acquisto alloscoperto. Il problema principale è che oggi imercati sono talmente interconnessi da ren-dere necessarie misure a livello globale, nonha senso applicare una regola a Milano e nona Shanghai».

Come interagite con le aziende in crisi?«Nel caso di venture capital lavoriamo quasisempre con start-up, ma siamo in relazionecon aziende in crisi nel caso in cui le impreseche avevamo in portafoglio qualche anno fa

oggi stiano affrontando, come molte altre, lacrisi dei mercati reali. Hanno però la fortunadi avere come socio un fondo di privateequity che permette loro di far fronte allacrisi meglio delle aziende “sole”».

I dati confermano, infatti, che le aziendecon una partecipazione di capitali daparte di un’associazione di private equityhanno tassi di crescita maggiori rispettoalle altre.«ciò dipende essenzialmente da due fattori.Uno di selezione, nel senso che noi cer-chiamo aziende con una marcia in più; in se-condo luogo, concedendo capitali alleaziende permettiamo loro di crescere più ve-locemente, per far sì che ottengano perfor-mance migliori».

Come detto in precedenza, vi concentratesoprattutto su start-up che hanno bisogno epossibilità di crescere. Qual è la situazionedelle start-up in Italia e quali sono i settoripiù effervescenti?«In Italia ci sono delle energie straordinarie.Ci sono tantissime idee e progetti e la crisiha sicuramente stimolato anche processi in-novativi. Questo non dipende tanto dal set-tore, quanto dal business model. Serve unaforte capacità innovativa e una forte com-ponente manageriale: un’impresa che nasceoggi deve avere necessariamente una grandevocazione internazionale per crescere. Perquanto riguarda il settore, non c’è una pre-dominanza, però si nota una maggiore ef-fervescenza nelle aree Ict, delle scienze dellavita, della medicina e del biomedicale, in-fine, nelle nanotecnologie».

Anna Gervasoni,

direttore generale di Aifi

Page 32: Dossier Lazio 06 2012

40 • DOSSIER • LAZIO 2012

Dati alla mano, le imprese negli ul-timi mesi hanno ridotto le richiestedi finanziamento alle banche. Po-trebbe sembrare un fattore positivo

se non fosse che questo dato è riferito a quei fi-nanziamenti rivolti all’innovazione, alla ricerca ealla ristrutturazione aziendale. Le aziende, in-somma, sono soprattutto concentrate nel cer-care credito per pagare spese correnti e fornitorie rischiano di arrivare alla ripresa economica,prospettata per il 2013, sostanzialmente ferme. IlFondo italiano di investimento si rivela uno stru-mento che permette a quelle aziende, prevalen-temente sane, di investire proprio in innova-zione e sviluppo, in modo da poter crescere erafforzarsi. Le attività del fondo negli ultimi annisi sono concentrate, infatti, nel tentativo di in-centivare l’accorpamento delle innumerevoli pic-cole e medie aziende che a causa delle loro di-mensioni risentono maggiormente dellaconcorrenza globale e della difficoltà di penetrarei nuovi mercati. Si tratta prevalentemente di in-terventi di expansion capital, quindi finalizzati asostenere le fasi di sviluppo delle aziende in cuisi investe.

Attenzione viene data anche ad operazioni di re-placement e management buy-in e buy-out, inpresenza di esigenze di ricambio generazionale oproblemi di governance interni che rischiano dipregiudicare l’operatività dell’azienda. Oggi sono21 le aziende nel portafoglio del fondo e 9 le so-cietà di investimento in cui si è intervenuti conl’attività indiretta. Ne parla l’amministratore de-legato, Gabriele Cappellini.

Come opera il Fondo italiano di investi-mento?«Il fondo opera attraverso due modalità di inter-vento. La prima è costituita dai cosiddetti “inve-stimenti diretti”, ovvero acquisizioni di quote dicapitale di imprese, che hanno ambizioni di cre-scita e vocazione all’internazionalizzazione. Lapolitica del fondo esclude la possibilità di inter-venire direttamente in imprese in fase di start-up,così come in quelle di turnaround, a meno chequeste non siano state effettivamente superate ele imprese siano quindi pronte ad avviare unanuova fase di sviluppo. La seconda modalità diintervento riguarda, invece, gli investimenti in-diretti, ovvero la sottoscrizione di quote di altrifondi di private equity aventi approccio e carat-

LO SVILUPPO PASSA DAL RISCHIOAccedere al credito e ottenere finanziamenti è ancora difficile. Ma esistono modi per

superare l’ostacolo, ad esempio aprire il capitale aziendale agli investitori o quotarsi in

Borsa, favorendo così la crescita degli asset immateriali dell’azienda

Teresa Bellemo

CREDITO & IMPRESE

Page 33: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 41

teristiche simili a quelle definite per il Fondoitaliano. In questo modo contiamo di poter rag-giungere un numero ancora più ampio di aziendee, soprattutto, di aumentare la capillarità del no-stro intervento».

Quanto può influire il ruolo del fondo inun momento economico complesso comequesto?«Il fondo è nato per supportare le imprese dipiccole e medie dimensioni nel loro processo disviluppo, operando attraverso interventi di ca-pitalizzazione in funzione del loro sviluppo sianazionale che internazionale. L’obiettivo èquello di ricercare aziende in possesso di validiprogrammi di crescita, affiancandole nelle diffi-cili scelte industriali che spesso comportanonon solo assistenza finanziaria, ma anche soste-gno negli sviluppi organizzativi, commerciali enel ricambio generazionale. Certamente questoinsieme di attività può rappresentare un ele-mento fondamentale per le imprese che vo-gliono crescere, nonostante la difficoltà del con-testo economico. Bisogna, al tempo stesso, tenerpresente che si tratta di interventi molto miratisu aziende sane, con un buon equilibrio dellastruttura finanziaria e, quindi, non finalizzati arecuperare situazioni di difficoltà né strutturali,né congiunturali».

Quanto l’accesso al credito può diventare unfreno per chi fa impresa? Quali le soluzioni persemplificarlo?«Le difficoltà di accesso al credito possono sem-pre costituire un freno per l’attività di impresa,considerando che il corretto utilizzo del capitaledi debito rappresenta un elemento fondamentaleper la costruzione di una struttura finanziaria

equilibrata. Al tempo stesso, con l’evoluzionedei sistemi economico-produttivi e lo sviluppodelle tecnologie, sta emergendo in forma semprepiù netta come i fabbisogni delle imprese sianocostituiti in maniera crescente da asset “intangi-bili”, che non si prestano a essere finanziati at-traverso il capitale di debito. In questo caso, lafonte di finanziamento più appropriata non puòche essere il capitale di rischio e da qui l’esigenzache le imprese, anche di minori dimensioni,siano disposte ad aprire il loro capitale a nuovi in-vestitori, siano essi fondi, come il nostro, piut-tosto che il mercato di Borsa».

Il tessuto imprenditoriale italiano è forte-mente caratterizzato da aziende di piccola di-mensione. Quanto questa realtà indebolisce laproduzione e quali possono essere le strategieper strutturarle maggiormente?«La ridotta dimensione delle imprese italiane,per anni considerato un vantaggio in termini diflessibilità organizzativa, oggi è senz’altro un li-mite per ciò che riguarda la loro capacità com-petitiva, con riferimento a mercati sempre piùglobali e sempre meno protetti. Proprio in que-sto ambito si inserisce l’attività del Fondo italiano,i cui interventi sono finalizzati ad avviare e so-stenere processi di consolidamento settoriale, ov-vero l’aggregazione di imprese operanti nellostesso ambito, al fine di creare dei veri e propri“medi campioni nazionali”. Molte delle aziendein cui abbiamo investito fino ad oggi hanno giàiniziato questo processo, acquisendo altre realtànazionali ed internazionali, e altre lo inizierannoa breve. È attraverso queste iniziative che vo-gliamo contribuire ad aumentare la competitivitàdi alcune eccellenze del sistema Italia».

Gabriele Cappellini,

amministratore

delegato del Fondo

italiano di investimento

Page 34: Dossier Lazio 06 2012

Uno degli obiettivi prioritari di Con-findustria Digitale, e contenutonel pacchetto di proposte per lacrescita che la Federazione ha pre-

sentato per fine marzo al Governo, consistenella creazione di un mercato di venture capi-tal in grado di sostenere lo sviluppo di nume-rose start-up. Sono tantissimi, infatti, i giovaniche s’affacciano al web con iniziative e ideed’impresa senza trovare adeguati strumenti fi-nanziari in loro sostegno. «Oltre a garantireuna semplificazione burocratica, la cosa piùimportante - dichiara il presidente Stefano Pa-risi - sarebbe offrire un vantaggio fiscale a chi in-veste nello start-up o nel venture capital». La na-scita di imprese innovative è quindi unpassaggio fondamentale per riavviare la crescitain Italia e va sostenuto anche attraverso stru-menti per la creazione di un exit market, comesgravi fiscali per le aziende che acquisiscono

start-up italiane finan-ziate da fondi venturecapital o che abbianosponsorizzato la nascitadi incubatori, piatta-forme di aggregazione diidee ed iniziative im-prenditoriali. Il numerouno di ConfindustriaDigitale spiega la dire-zione da percorrere:«Dall’obbligo di passag-gio dalla carta al web diservizi pubblici e privati,all’aumento degli inve-

stimenti necessari a soddisfarela crescita di domanda sulle retifisse e mobili e realizzare le retidi nuova generazione».

Come la crescita e il soste-gno delle star-up può favo-rire l’economia digitale?«Bisogna potenziare il mercatodel venture capital. In Italia,infatti, ci sono molte realtà digiovani che nascono sul web ecreano servizi e nuove applicazioni, dall’e-com-merce, all’alimentare, al turismo. Esistono mi-gliaia d’iniziative promosse da ragazzi che esconodalle Università, che hanno sviluppato una tesi oun algoritmo che vogliono mettere sul web perfar partire un’applicazione. Il problema è che cisono pochi strumenti finanziari per aiutarli acrescere».

Per quali ragioni il venture capital in Italiaè scarsamente presente e come intervenire percerare maggiori opportunità?«Il venture capital richiede una forte propen-sione al rischio e una approfondita conoscenzadei settori in cui si investe, quindi tradizional-mente ci sono poche iniziative. Oggi, tuttavia, siassiste alla nascita di nuovi fondi, a banche chehanno interesse a crescere e che guardano a que-ste nuove realtà: sarebbe utile favorire questotipo d’attività per accelerare il processo di crescitadel venture capital».

Quali esempi di start up emergenti si fannospazio nel nostro Paese?«Una fra le più interessanti iniziative è H-Farm,l’incubatore d'impresa nel campo di internet e dei

ECONOMIA DIGITALE

52 • DOSSIER • LAZIO 2012

La cabina di regia voluta dal governo può raggiungere risultati in tempi rapidi

per la crescita dell’economia digitale. «Il mercato è pronto a partire - sostiene

Stefano Parisi - ma bisogna promuovere lo switch off digitale dei servizi e

aumentare gli investimenti in rete»

Elisa Fiocchi

Web e start-up digitali

Stefano Parisi,

presidente di

Confindustria Digitale

Page 35: Dossier Lazio 06 2012

Stefano Parisi

LAZIO 2012 • DOSSIER • 53

media digital nella provincia di Treviso, dovesono partite tante iniziative finanziate da unfondo che offre sia la location alle imprese, siaservizi di organizzazione, contabilità e perso-nale. Questa fattoria digitale mette a disposizionetutti gli strumenti per partire. Sono piccoli in-vestimenti che però fanno nascere nuove impreseche si posizionano sul territorio».

Nel 2011 l’e-commerce ha superato le pre-visioni e la crescita raggiungerà un valorecomplessivo di mercato pari a 8,1 miliardi dieuro. Il recupero del gap digitale che separal’Italia da altri Paesi in che modo può costi-tuire un volano per la ripresa economica?«Inizialmente bisogna partire offrendo maggioriservizi. Negli altri Paesi avere un collegamentointernet è indispensabile nei rapporti con la Pub-blica Amministrazione, la scuola, l’università, ilsistema sanitario. L’Italia da questo punto di vi-sta è ancora molto indietro. Il primo passaggioda compiere, che non solo costa meno ma ga-rantisce anche dei risparmi, è quello di mettereservizi sul web e di portare le domanda di inter-net laddove oggi non c’è. Questa è la base, a

fianco della quale, s’inserisce lo sviluppo diaziende capaci di offrire soluzioni innovative perle imprese della pubblica amministrazione e difar crescere internet».

Con che tempi e modalità ritiene possibileraggiungere uno switch-off generalizzato delleprocedure e a quali nuovi modelli bisognafare riferimento?«Il governo ha avviato una cabina di regia digi-tale ed è molto importante che ci sia un coordi-namento generale attorno a questi temi. Il passosuccessivo è avviare progetti concreti. Il pac-chetto di proposte che abbiamo presentato al mi-nistro Profumo, è molto articolato, ma contieneprogetti che posè molto avanzato, articolato, masono progetti che possono essere attuati rapida-mente solo attraverso la collaborazione tra Go-verno e imprese».

��

Una fra le più interessanti iniziativeè H-Farm, l’incubatore d'impresa nelcampo di internet e dei media digitalnella provincia di Treviso

Page 36: Dossier Lazio 06 2012

ECONOMIA DIGITALE

54 • DOSSIER • LAZIO 2012

Per velocizzare l’accesso alle informazioni pubbliche bisogna agire su due fronti secondo

Ernesto Belisario: «Quello normativo, rendendo obbligatoria la pubblicazione dei dati sul web,

e quello culturale, spiegando a tutti che così facendo migliorano le nostre vite»

Elisa Fiocchi

Open data, trasparenza e partecipazione

L’open data nasce dall’esigenza didare una concreta attuazione alprincipio secondo cui i dati pro-dotti dalle istituzioni pubbliche

nell’espletamento delle loro funzioni appar-tengono alla collettività e devono quindi es-sere resi disponibili e riutilizzabili. La primaregione italiana che si è dotata di un portaledei dati pubblici è il Piemonte, che ha adot-tato le linee guida per il riutilizzo del patri-monio informativo pubblico, approvando an-che la prima legge regionale in materia.Ernesto Belisario, presidente dell’Associazioneitaliana per l’open government, che ha re-datto la prima proposta di legge italiana pre-

sentata dal consigliere Rocco Berardo alla Re-gione Lazio, insiste sull’importanza di tra-sformare la volontà politica in realtà ammi-nistrativa sul territorio e chiede una rapidaapprovazione della legge, l’adozione dei ne-cessari regolamenti attuativi che servano amettere in piedi il portale regionale di opendata e la pubblicazione del maggior numerodi dati rilevanti e utili per cittadini e im-prese. «L’obiettivo è di allargare i diritti deicittadini, assicurando maggiore trasparenza,partecipazione e collaborazione alla gestionedella cosa pubblica».

Su quali temi di particolare interesseverte la proposta di legge?«L’intervento normativo risponde, in primoluogo, all’esigenza di trasformare la traspa-renza in effettivo accesso da parte dell’interacollettività a tutte le informazioni pubbliche,secondo il paradigma della libertà di infor-mazione dell’open data. Per questo motivo sipropone di inserire norme che impongono atutte le pubbliche amministrazioni la pub-blicità delle informazioni del settore pub-blico, prevedendo delle vere e proprie san-zioni per i soggetti inadempienti; disposizionidi questo tipo hanno lo scopo di favorireforme diffuse di controllo del rispetto deiprincipi di imparzialità e buon andamentodell’azione amministrativa».

In Italia cresce il divario con gli altripaesi occidentali: sul portale degli StatiUniti sono disponibili 390mila dataset, su

Ernesto Belisario,

fondatore e titolare

dello studio legale

Belisario e presidente

dell’Associazione

italiana per l’open

government

Page 37: Dossier Lazio 06 2012

Ernesto Belisario

LAZIO 2012 • DOSSIER • 55

quello francese oltre 350mila, sul britan-nico circa 8mila. Come si evolverà la sfidadell’open government nel nostro Paese?«Le iniziative di open data avviate in Italia eil numero di dataset rilasciati non sono an-cora paragonabili a contesti più maturi comequello statunitense o britannico, ma il movi-mento italiano sta attualmente vivendo unafase di grande crescita. Da uno studio con-dotto dallo staff del portale dati.gov.it, fattosu tutte le iniziative di open data avviate inItalia e mappate sul sito, emerge un numerodi dataset aperti ben più elevato rispetto aidati catalogati al momento (circa 180); unaprima stima di tutti i dataset italiani in for-mato aperto è di oltre 1.600 unità. Un nu-mero incoraggiante destinato a crescere ul-teriormente».

L’economia dell’immateriale, quella cheutilizza i dati del settore pubblico, quali be-nefici potrebbe ottenere in relazione al va-lore dei dati, al valore del riutilizzo del-

l'informazione del settore pubblico in Eu-ropa?«Secondo i dati diffusi dal commissario eu-ropeo all’Agenda digitale, Neelie Kroes, ilriutilizzo dei dati del settore pubblico nei 27paesi membri potrebbe creare un indotto paria 140 miliardi di euro in tutta l’Ue. Ma nonè tutto: grazie all’open data, i servizi on linepotrebbero essere sviluppati da soggetti pri-vati, a costo zero per l’amministrazione e ilportale può essere utilizzato per la lotta allacorruzione, il cui costo, in Italia, è stimato inoltre 60 miliardi di euro».

Per quali ragioni, le amministrazioni me-ridionali non si stanno muovendo e conquali ripercussioni? «È innegabile che le amministrazioni del cen-tro-nord siano più ricettive alle sollecitazioniche vengono dalla rete mentre gli enti meri-dionali sono legati a un approccio più “bu-rocratico”, che consiste nello stretto adempi-mento di quanto prevedono le norme. Ancheal Sud ci sono molti enti virtuosi, che perònon hanno ancora compreso che l’unica viaper comunicarlo in modo corretto è esseretrasparenti. Tuttavia, poiché è difficile aspet-tarsi un cambiamento culturale in tempibrevi, la strada dell’imposizione normativa èimprescindibile per evitare che al “divide”economico e digitale se ne aggiunga ancheuno legato ai dati».

Secondo il commissario europeoNeelie Kroes, il riutilizzo dei dati delsettore pubblico nei 27 paesi membripotrebbe creare un indotto pari a 140miliardi di euro in tutta l’Ue

Fonte: www.dati.gov.it

Page 38: Dossier Lazio 06 2012
Page 39: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 57

TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

Nei prossimi due anni l’Italia dovràtrasformarsi in un Paese palestra,preparandosi a centrare gli obiettividel progetto Horizon 2020, si-

stema di finanziamento europeo integrato de-stinato alle attività di ricerca e operativo dal gen-naio 2014. Il nuovo programma dovràsupportare l’Unione europea nelle sfide globalie fornirà ai ricercatori e agli innovatori dei paesimembri gli strumenti necessari alla realizzazionedei propri progetti. «Una sfida», ha detto il mi-nistro dell’Università, ricerca e istruzione, Fran-cesco Profumo, «a cui l’Italia deve arrivare pre-parata e per farlo dobbiamo allenarci sul pianonazionale, rendendo i bandi aperti e trasparenti,immettendo un sistema serio di valutazione chefaccia ricorso a commissari esterni e soprattuttopotendo contare sulla certezza di tempi e regole».Di questo e di altri temi si è discusso in occasionedella quarta edizione della Giornata nazionaledell’innovazione 2012 nel convegno “L’Italiache corre”, dove dal quadro tracciato dagli espertidel settore è emersa la forte contraddizione nelnostro Paese tra competenze e regole di mercato.Sono ben 15mila, infatti, i ricercatori nostraniche scelgono di operare negli Stati Uniti e sonotanti coloro che a fronte di un’ottima prepara-zione s’aggiudicano bandi di concorso organiz-zati dai centri di ricerca europei. I cervelli in fugascappano da un sistema contraddistinto da scarsagovernabilità e dalla poca sinergia che esiste trail mondo della ricerca, quello dell'università equello dell'impresa. In poche parole, l’Italia non

è in grado di fare sistema: «Subisce un corto cir-cuito - sottolinea il ministro - e incapaci di farein modo che tutta questa preparazione abbiaun ritorno in termini di crescita e di progressodel nostro Paese».L’evoluzione al digitale di interi comparti, comequelli dei contenuti, dei servizi e dei prodotti diintrattenimento e dei sistemi speciali ha cam-biato l’approccio classico al sistema determi-nando un calo delle componenti tecnologichepiù tradizionali. Si diffondono in particolareanche tutte quelle nate dalla convergenza sem-pre più stretta tra informatica e telecomunica-zioni, come ad esempio il cloud computing, iservizi on line in mobilità, la dematerializza-zione dei documenti e tutto quanto ruota at-torno ai social network e alle smart community.Il potenziale della domanda Ict è dunqueenorme, soprattutto a favore delle piccole emedie imprese, ma perchè possa avviarsi consuccesso non può esimersi da regole semplicima strategiche, alcune di queste contemplatenell’Agenda digitale italiana, che metterà ilPaese al passo con gli indirizzi di Europa 2020per la modernizzazione infrastrutturale e cul-turale. Gli ambiti di intervento riguarderannola diffusione della banda ultra larga, soprat-tutto per le imprese, condizioni favorevoli perl’e-commerce, accelerazione delle pratiche di e-government, sviluppo delle competenze digi-tali, sostegno alla ricerca e all’innovazione Ict emaggiore interazione fra imprese, cittadini epubbliche amministrazioni.

La scarsa governabilità e la poca sinergia tra il mondo della ricerca, dell’università

e dell’impresa fa scappare tantissimi ricercatori: «Tutta questa preparazione deve invece avere

un ritorno in termini di crescita e di progresso del Paese» dichiara il ministro Francesco Profumo

Elisa Fiocchi

Cervelli in fuga,servono regole strategiche

Page 40: Dossier Lazio 06 2012

TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

58 • DOSSIER • LAZIO 2012

Secondo Davide Giacalone, il sistema produttivo legato all’innovazione è forte,

«ma lo Stato deve intervenire su quelle aziende che potrebbero avere una proiezione

globale ma sono troppo deboli per affacciarsi su un mercato grande e difficile»

Elisa Fiocchi

Innovare abbattendogli ostacoli del mercato

«Abbiamo preso in esame l’Ita-lia che corre e ci siamo dettiche non c’è ragione di na-scondere la nostra forza, non

dobbiamo avere paura di raccontare la po-tenza del nostro sistema produttivo, ma ne-anche dobbiamo nasconderci dalle difficoltà».Con queste parole Davide Giacalone, gior-nalista ed esperto di telecomunicazioni, rias-sume il significato della quarta edizione dellaGiornata nazionale dell’innovazione, doveesperti del settore hanno esaminato da unaparte gli eccellenti dati economici delleaziende e dall’altra le criticità da ribaltate alpiù presto. «A partire da una pressione fi-scale insopportabile e una pressione burocra-

tica e amministrativadissennata, passandopoi per un mercatoabbandonato all’in-giustizia e conclu-dendo con un sistemafinanziario che sem-bra aver dimenticatol’esigenza di fornireenergia a chi producericchezza». Ecco per-chè non servono aiutima occorre rimuoveregli ostacoli.

Con quali pre-messe e interventi èpossibile creare nel

nostro paese un sistema favorevole all’in-novazione?«Attraverso la meritocrazia e senza avere pauradi dire che chi è più bravo merita di più. Lameritocrazia è l’opposto del classismo, anzi: èla migliore medicina per combattere le ma-lattie croniche del privilegio e dell’immobilitàsociale. Liberando fette sempre più grandi dispesa pubblica, restituendo spazio al mercato,se ne può indirizzare una parte a promuoverel’innovazione, nella quale abbiamo molte piùcapacità di altri. Insomma, se ci si guarda ingiro si nota che i nostri giovani hanno suc-cesso ovunque fuorché in Italia. Non è unamaledizione, è il frutto di società che preten-dono di conservarsi sempre eguali, così cor-rompendosi e imbastardendosi. Vale per leistituzioni, per la politica, per le università,per le imprese, per le professioni: chi è bravovada avanti e gli altri non siano autorizzati asparargli alle spalle, per sentirsi anch’essi de-gni di considerazione».

Come valuta la collaborazione tra attoripubblici e privati per facilitare gli investi-menti nell’ambito dell’innovazione?«Essenziale. Anzi, per la precisione, il mercatospetta ai privati mentre lo Stato può rendersiutile laddove le imprese faticano, ma non confinanziamenti, bensì con un buon lavoro co-ordinato. Faccio un esempio: la ricchezza in-novativa si trova spessissimo presso aziendemedie, piccole e piccolissime, aziende che ne-anche contabilizzano la spesa per ricerca e

Davide Giacalone,

esperto

di telecomunicazioni,

giornalista e blogger

Page 41: Dossier Lazio 06 2012

Davide Giacalone

LAZIO 2012 • DOSSIER • 59

sviluppo, al punto da deprimerne il quozientenazionale, queste aziende potrebbero avereuna proiezione globale, ma sono troppo de-boli per affacciarsi su un mercato così grandee difficile, lo Stato intervenga lì. “Italia degliinnovatori” è stato questo: costo zero e buro-crazia zero; possibilità di incontrare potenzialipartner e innesco di affari».

Quali ostacoli impediscono ai giovaniinnovatori italiani di trovare ampi spazisul mercato?«Il nostro sistema formativo, scuola e uni-versità, è per certi aspetti fra i migliori, ma an-che fra i più distanti dal mondo produttivo.Una follia. La cultura è anche saper fare, men-tre il valore legale del titolo di studio è l’in-corniciamento dell’ignoranza corporativiz-zata. Il nostro mondo del lavoro è ostile aigiovani proprio perché poco elastico, quindi

poco permeabile. I padri sono stati di grandeegoismo, anche se grazie a quello mantengonoi figli. Il reddito è chiuso ai giovani, perchétutto basato sulla prestazione di garanzie reali.Abbiamo bisogno di soggetti capaci di entrarenel capitale di rischio, presenti in tutto ilmondo che cresce. Da noi mancano, ancheperché il rischio è troppo alto, per assenza dimercato aperto, giustizia reale e fisco».

In merito agli obiettivi strategici da rag-giungere, l’Italia come si posiziona nel qua-dro europeo?«L’Italia è un Paese forte, una potenza indu-striale fra le prime al mondo ed è anche unmercato ricco. Oggi viviamo due crisi. Laprima ha radici interne e ci porta a perderecompetitività, da quindici anni. La secondaè esterna, riguarda la debolezza strutturaledell’euro, ci fa bruciare ricchezza e aggrava laprima crisi. La prima va curata aumentandola libertà del mondo produttivo e premiandoil merito di imprenditori e lavoratori. Parlodi premio fiscale: le tasse sulla produzione de-vono scendere, altrimenti scenderà la produ-zione e ci avviteremo nel vedere crescere lapovertà. La seconda va curata in sede euro-pea, ricordando anche ai fratelli tedeschi cheoggi godono di un vantaggio indebito, dopoessere riusciti, grazie all’Europa, a coronareun loro sogno nazionale, che era anche unaferita europea: la riunificazione. In Europadobbiamo integrarci meglio e competere dipiù. Ad armi pari».

L’innovazione, nella quale abbiamomolte più capacità di altri, deve esserecontinuamente promossa. Se ci siguarda in giro ci si accorge che i nostrigiovani hanno successo ovunquefuorché in Italia

Page 42: Dossier Lazio 06 2012

60 • DOSSIER • LAZIO 2012

TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

Quando le idee fanno impresa

Dedicato a una nuova idea di fareimpresa, il Premio Gaetano Mar-zotto mette a disposizione dei gio-vani talenti italiani un budget eco-

nomico oltre a un sistema di partner e networkin grado di sviluppare al meglio il proprio pro-getto. Il riconoscimento si propone di offrirespazio e luce alle idee in grado di cambiare l’Ita-lia, mettendo al centro della valutazione nontanto l’area di applicazione imprenditorialequanto la visione e la forza progettuale dellaloro innovazione. Una giuria internazionale se-leziona ogni anno le migliori tre proposte inno-vative, originali, finanziariamente sostenibili e ingrado di generare ritorni economici con un im-patto sociale positivo sul territorio italiano. Cri-stiano Seganfreddo, direttore dell’AssociazioneProgetto Marzotto, descrive i progetti vincitoridella passata edizione e analizza gli ostacoli cul-turali che imprigionano le nuove idee: «Il 40 percento del Pil americano è generato da aziendeche hanno meno di vent’anni, è un dato abba-stanza significativo, che non può essere con-templato in Italia, dove l’apparato è vecchio estanco».

Oggi i talenti italiani hanno sufficiente mer-cato nell’ambito dell’innovazione per otte-nerne i giusti riconoscimenti?«Il problema del talento è complesso in Italia per-chè qui manca un sistema ampio con caratteri-stiche internazionali e siamo una taglia provin-ciale. C’è poi poca attenzione all’innovazione eal rischio e ciò è evidente dalla titolarità e dall’età

A destra,

Cristiano Seganfreddo,

direttore dell’Associazione

Progetto Marzotto

Il Premio Marzotto permette ai vincitori di entrare in

contatto con un ampio ventaglio di soggetti interessati.

Per questo, oltre a una dotazione economica, spiega

Cristiano Seganfreddo, «viene coinvolto tutto il sistema

dei venture capital italiani e dei fondi di private equity»

Elisa Fiocchi

Bisogna lavorare di piùnei settori maturi cioèconnettere in modocontemporaneo il patrimoniomanifatturiero, storico-artistico e artigianale in cuiil nostro paesefa la differenza

Page 43: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 61

Cristiano Seganfreddo

media delle presenze all’interno di un consigliodi amministrazione o nell’ambito universita-rio. Abbiamo anche una scarsa propensione ainvestire in territori nuovi e un sistema format-tato non verso i giovani ma verso un establi-shment molto consolidato. Lo scoglio più im-portante all’ingresso è senz’altro di tipoculturale».

Quali sono gli obiettivi alla base dell’ope-rato dell’Associazione Progetto Marzotto?«Vogliamo creare un ecosistema dell’innova-zione in Italia e diventare un aggregatore piùampio, non avendo fini o sostegni commer-ciali. Uno dei punti critici dei premi è quello diconsegnare targhe che finiscono in molti casinelle vetrine o nei salotti delle zie e dellemamme, noi invece forniamo una dotazioneeconomica grazie al primo premio che am-monta a 250mila euro, il secondo a centomilae il terzo che consiste di una decina di borse distudio all’interno degli incubatori più impor-tanti del nostro paese. Questo è uno step fon-damentale perchè non si fa impresa con dieci-mila euro ma servono molti denari e una seriedi accessori come la managerialità, un tutoringe altri investimenti. Da qui l’esigenza di portareall’interno del premio i venture capital italianie i fondi di private equity. Anche grossi im-prenditori, che hanno una sensibilità di inve-stimento, possono entrare in molti casi nel ca-pitale stesso delle aziende che vedono passare peril premio: penso a Renzo Rosso, Federico Mar-chetti, Mario Moretti Polegato».

Come si sono trasformate le idee vincentipremiate nella passata edizione in progetticoncreti?«I due premi maggiori sono stati vinti da duedonne, un segnale per noi significativo. Il primoè stato assegnato al progetto Micro4yoU, spin-off della facoltà di Agraria dell’Università diMilano, che ha ideato un sistema innovativo edecosostenibile di pulitura dei monumenti rovi-nati dalle croste nere causate dall’inquinamentoatmosferico. Il secondo è andato alla cooperativasociale Tice, con un progetto finalizzato ad aiu-tare le famiglie e i bambini in difficoltà nell’ac-cesso all’educazione. Il terzo premio, che pre-vede alcuni piani di incubazione come H-farm,

è invece un modo per coinvolgere altri soggettidell’innovazione in Italia e mettere in moto tanteenergie. Nel nostro paese non mancano, infatti,i privati disposti a investire, ciò che manca è il“matching” con le buone idee, o meglio, un mixdi idee e persone competenti che sappiano gui-dare un’azienda».

Da chi è composta la giuria tecnica e attra-verso quali criteri valuta i progetti?«Abbiamo ricevuto circa ottocento domande fi-nora e credo che per la fine del bando ne arrive-ranno più di mille. Valutiamo l’originalità del-l’idea, la fattibilità e la sua misurabilità. Leproposte non devono appartenere solo all’ambitotecnologico, anzi riteniamo che in Italia si debbalavorare di più nei settori maturi: bisogna cioèconnettere in modo contemporaneo il patrimo-nio manifatturiero, storico-artistico e artigianalein cui il nostro paese sa fare la differenza ri-spetto ad altri mercati. Da un punto di vista tec-nologico, non possiamo certo pensare di con-frontarci con la Silicon Valley o Berlino».

Page 44: Dossier Lazio 06 2012
Page 45: Dossier Lazio 06 2012
Page 46: Dossier Lazio 06 2012

INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA

64 • DOSSIER • LAZIO 2012

Sono stati 155 i film italiani prodottinel 2011, 13 in più rispetto al 2010,e anche l’investimento da capitali ita-liani è stato abbastanza stabile rispetto

al 2010, toccando quota 333 milioni di euro.Sono le principali tendenze registrate dal mer-cato cinematografico nostrano nel 2011, inbase ai dati presentati da Anica (Associazionenazionale industrie cinematografiche audiovi-sive e multimediali) e dalla direzione generaleper il cinema. Il 2011 sarà ricordato comel’anno del cinema italiano: 38, dei poco più di

100 milioni di biglietti venduti, secondo idati Cinetel, sono stati staccati per film ita-liani, pari a una quota del 37,5 per cento. Unrisultato impensabile fino a qualche anno fa,quando ci si avvicinava a quote del 10 percento circa. Nonostante questa performance,garantita soprattutto dalle commedie, nonvanno dimenticati i punti di debolezza delmercato italiano. Mercato che, purtroppo,mostra risultati negativi in termini di presenzee di incassi nei primi mesi del 2012, vuoi perl’oggettiva flessione del cinema americano,

La produzione cinematografica italiana, che nel 2011 mostrava segnali incoraggianti,

deve fare i conti nel 2012 con un mercato in difficoltà e in trasformazione. Pirateria,

distribuzione, ammodernamento delle sale tra i fattori da risolvere

Leonardo Testi

Le sfide del cinema

Page 47: Dossier Lazio 06 2012

Il cinema in cifre

LAZIO 2012 • DOSSIER • 65

vuoi per il maltempo e il terremoto in Emi-lia e, nel complesso, per la crisi economica cheattanaglia il Paese. Per questo motivo, il pre-sidente di Anica, Riccardo Tozzi, in occasionedell’ultima edizione del Festival di Cannes, loscorso maggio, pronosticava scenari foschiper il prossimo futuro. Sempre sulla Croi-sette, il presidente dell’Anica ha lanciato l’al-larme sui tagli alle produzioni cinematografi-che operati da Medusa - smentiticategoricamente da Mediaset e ridimensionatidall’amministratore delegato di MedusaGiampaolo Letta - e dalla Rai. Restano sul tavolo i nodi chiave da sciogliereper il settore: innanzitutto il dilagare dellapirateria on line - sempre Tozzi ha lanciatol’allarme sul rischio di “far crescere una gene-razione che pensa che internet sia il luogonaturale su cui vedere i film gratuitamente” -e poi il rinnovamento e il processo di digita-lizzazione del parco sale, in particolar modoquelle dei centri urbani. Perché, se è vero cheaumenta il numero di film italiani che aspiraa essere visto e magari apprezzato dal pub-blico, è altrettanto vero che non vi è un nu-mero adeguato di schermi nel nostro Paese. Inoltre, la stagione cinematografica dura difatto sette mesi anziché dodici. Da qui, l’ec-cessiva concentrazione delle uscite di film ita-liani da ottobre a marzo. Il fatto che da aprilea settembre la quota nazionale si abbatta ver-tiginosamente è un elemento che va corretto,anche perché allo stato attuale le pellicole na-zionali tendono a cannibalizzarsi l’un l’altra,con uscite troppo ravvicinate. A farne le speseè la visibilità delle piccole e medie opere. Unquadro che, inevitabilmente, incide anchesulle scelte di produzione. Studiare e adottareforme intelligenti per incentivare uscite piùdiffuse nell’arco dell’anno, e magari ancheper trovare sistemi alternativi di sfruttamentoper alcuni titoli, costituiscono le priorità peril cinema italiano e, in generale, per il mercatocinematografico. L’allungamento della sta-gione nei mesi estivi è una questione che il set-tore si porta dietro da anni; sono stati fattimolti tentativi in questo senso. La situazione,

rispetto a un decennio fa, è in parte miglio-rata, ma non può assolutamente essere para-gonata a quella delle altre stagioni e le usciteimportanti si contano sulle dita di una mano.Ciò comporta delle storture non indifferentia livello distributivo: accade, infatti, che unblockbuster d’autore come “Prometheus” diRidley Scott sia uscito in pressoché tutto ilmondo tra la fine di maggio e la metà di giu-gno, mentre in Italia sarà nelle sale solo a ot-tobre inoltrato. Facile capire come anche la pi-rateria, in questi casi, vada a nozze. Un altroelemento problematico è identificato dallaprogrammazione del cinema italiano nelle te-levisioni, sia generaliste che satellitari e digi-tali: le sole 34 prime visioni di cinema nazio-nale in tv nel 2011, e una quota intorno al 20per cento di programmazione di pellicole ita-liane su Sky, contro il circa 40 per cento diquota nazionale in sala, sono gli aspetti criticisu cui lavorare. A Cannes, in occasione della presentazionedi “Italia in Luce”, la nuova struttura per lapromozione del cinema, del territorio e delprodotto italiano all’estero per un valore di5 milioni di euro a cui partecipano IstitutoLuce Cinecittà, Anica e quattro ministeri(Beni culturali, Sviluppo economico, Esterie Turismo), il ministro Ornaghi ha pro-messo di accelerare l’iter sulla normativaanti-pirateria e ha annunciato la stabilizza-zione del tax credit con cicli di quattro anni.Da queste iniziative e dal successo del film“Reality” di Matteo Garrone all’ultimo Fe-stival di Cannes, dove ha vinto il Gran Pre-mio della Giuria, si può e si deve ripartireper sfruttare appieno le potenzialità del ci-nema italiano.

Riccardo Tozzi, presidente

dell’Associazione nazionale

industrie cinematografiche

audiovisive e multimediali;

a sinistra, un’immagine

del film “Reality”

di Matteo Garrone

Page 48: Dossier Lazio 06 2012

INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA

66 • DOSSIER • LAZIO 2012

L’incasso dei film nelle sale perquanto riguarda il 2011 ha subìtoun decremento del 10 per cento,così come si è registrata una dimi-

nuzione delle presenze di circa l’8 per cento. Iprimi mesi del 2012 non sono stati però moltoconfortanti sotto questo profilo. LionelloCerri, presidente di Anec (Associazione na-zionale degli esercenti cinematografici), indicale leve necessarie per risollevare il mercato.

Qual è la tendenza evidenziata nellaprima parte del 2012? «I primi cinque mesi del 2012 confermano latendenza negativa del 2011. Per quanto ri-guarda le presenze, ci attestiamo su un -14,80 per cento, -12 per cento per gli incassi.A incidere, in primo luogo, c’è sicuramentela crisi economica. Anche il terremoto ha,negli ultimi tempi, creato dei disagi. E si fasentire soprattutto la questione relativa allamancanza del prodotto, che nel nostro set-tore è una componente fondamentale. Èmancato l’apporto di buona parte del pro-dotto americano, ma anche italiano. Il mer-cato cinematografico è costruito prevalente-mente sul prodotto e questo fattoreinterviene in modo incisivo».

Sono diverse le istanze che Anec pone sultavolo per garantire un futuro all’eserciziocinematografico, tra cui la riattivazionedei contributi in conto capitale e in contointeresse e l’allungamento della stagionecinematografica anche nei mesi estivi.Quali le priorità individuate? «Dal punto di vista di Anec, non si può inter-

venire soltanto sulle emergenze, bisogna trovareuna formula di sviluppo e di incentivazione de-gli incassi. Il nostro punto di riferimento princi-pale è il pubblico e, per aumentare il pubblico,occorre un buon prodotto, nazionale e non solo.S’impone l’esigenza di avere più tipologie difilm: non solo le commedie tanto per inten-derci, ma nemmeno esclusivamente i prodottid’autore o i film di genere. Serve la somma di piùelementi per accontentare e sollecitare i diversi“pubblici” di cui il cinema è composto. Rispettoa questa situazione, il cambio di passo avviene nelmomento in cui esiste una forte riconoscibilità:da una parte, della sala e, dall’altra, del prodotto.Le sale cinematografiche sono e dovrebbero es-sere sempre più il centro di aggregazione per-

Attirare più pubblico al cinema con un’offerta di film articolata e di qualità, restituendo alla sala

una dimensione aggregatrice e socializzatrice. È la strada indicata da Lionello Cerri, presidente

dell’Associazione nazionale esercenti cinema

Francesca Druidi

Le sale come luoghi di aggregazione

A destra, Lionello Cerri,

presidente di Anec

Page 49: Dossier Lazio 06 2012

Quale effetto ha avuto il 3D nelle sale ita-liane, dopo il boom iniziale e l’exploit di“Avatar” di James Cameron?«Basta non abusarne: i progetti più interes-santi sono quei film in cui il 3D costituiscerealmente una discriminante importante nellavisione. Uno degli ultimi film in cui il 3D èemerso di prepotenza è stato “Hugo Cabret”di Martin Scorsese. Non è produttivo realiz-zare un elevato numero di film in 3D se poinon sono all’altezza: considerando anche ilcosto maggiorato del biglietto d’ingresso, ilpubblico si fa molto più accorto e selettivo».

Come si può contrastare la pirateria?«Occorre innanzitutto promulgare un’efficacelegge anti-pirateria e poi educare le persone, legiovani generazioni ma non solo, diffondendoil messaggio che il download illegale è reato. Nelmomento, infatti, in cui si continua imperter-riti a non riconoscere che si tratta di un veroreato, non scatta nemmeno il senso di colpa daparte della gente: un aspetto molto grave, tenutoconto delle ripercussioni della pirateria sul set-tore cinematografico».

manente di un territorio, il luogo deputato al ri-trovo per divertirsi, magari anche per mangiare oleggere un libro. Sotto questo aspetto, la sala è alcentro di un percorso di inserimento nel tessutocittadino, nella grande metropoli come nel pic-colo centro, e in generale di un percorso di recu-pero della socialità. Si tratta di due aspetti deter-minanti: per le sale cinematografiche,riappropriarsi di questi ruoli significa già rag-giungere un risultato significativo».

Quali sono le principali criticità che gliesercenti delle sale cinematografiche italianeincontrano nel processo di digitalizzazione,un passaggio obbligato considerando loswitch-off dalla pellicola nel 2014? «Una parte di questo progetto di ammoderna-mento ricade, in buona sostanza, sulle spalledell’esercizio. Abbiamo finora raggiunto il 50per cento degli schermi digitalizzati in Italia. Se,da una parte, lo Stato è intervenuto con il taxcredit per il 30 per cento di credito d’imposta,dall’altra dobbiamo capire ancora come gli in-vestimenti delle sale e il riconoscimento di una“virtual print fee” (meccanismo attraverso ilquale la distribuzione dà il proprio contributoaffinché gli esercenti possano recuperare l’one-roso investimento necessario per la conversioneal digitale, ndr) da parte della distribuzione,possano effettivamente concorrere alla coper-tura di tutta la spesa».

Lionello Cerri

LAZIO 2012 • DOSSIER • 67

��

Non si può intervenire soltantosulle emergenze, bisogna trovareuna formula di sviluppoe di incentivazione degli incassi

Page 50: Dossier Lazio 06 2012

68 • DOSSIER • LAZIO 2012

INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA

Riflettori puntatisul cinema italianoCon “Italia in Luce” si mira a dare maggiore efficacia alla

promozione del cinema nostrano oltre confine, alla

ricerca di sempre nuove e migliori modalità di diffusione.

Ne parla Roberto Cicutto, ad di Istituto Luce Cinecittà

Francesca Druidi

Èstato presentato a maggio, in occa-sione del Festival di Cannes, “Italiain Luce”, il programma di coopera-zione realizzato da Istituto Luce Ci-

necittà con Anica, Mibac, ministeri dello Svi-luppo economico, Esteri e Turismo, perottimizzare la promozione all’estero del ci-nema italiano. «L’obiettivo – spiega RobertoCicutto, amministratore delegato di IstitutoLuce Cinecittà – è soprattutto quello di darecontinuità, almeno nei territori ritenuti stra-tegici, al nostro intervento», al di là dei “pic-chi” di visibilità durante festival, rassegne dicinema italiano e fiere.

Quali azioni, nello specifico, portereteavanti?«Il primo obiettivo è la costituzione di quat-tro desk responsabili dei rapporti con gli ope-ratori locali (distributori theatrical, piatta-forme Vod, reti televisive), oltre che conomologhi soggetti delle organizzazioni parte-cipanti al programma, quali addetti com-merciali nelle ambasciate, direttori degli isti-tuti di cultura e rappresentanti di agenzie delturismo. I desk avranno sede a Mosca, aHong Kong per l’Estremo Oriente, a BuenosAires per l’America Latina e a Los Angeles perStati Uniti e Canada. Ugualmente impor-tante sarà la messa a disposizione di fondi oservizi - copie sottotitolate, doppiaggio, fondi

per la comunicazione - per quei distributoridi cinema italiano che abbiano già acquistatoun nostro film. La scelta del tipo di contri-buto sarà operata dai distributori internazio-nali che hanno effettuato la vendita. Questoper investire nel modo ritenuto più efficace,lasciando la decisione a chi conosce quel mer-cato. Terzo obiettivo è il potenziamento dellapresenza nei quattro mercati più importanti:Berlino, Cannes, Toronto, Roma. Un bancodi prova importante saranno le azioni co-muni con gli altri partner di “Italia in Luce”in occasione dell’anno della cultura italiananegli Usa che sarà celebrato nel 2013».

Quali le prospettive, economiche ma ancheartistiche, del cinema italiano oggi? «La grande potenzialità del nostro cinemacontemporaneo consiste nell’aver ritrovato lacapacità di diversificare l’offerta. C’è un ri-torno ai generi che ha conquistato il pubblicointerno, ma che deve ancora trovare spaziadeguati all’estero. L’Italia è ancora cono-sciuta soprattutto per i film d’autore che vin-cono premi importanti ai festival. L’espe-rienza di questi ultimi mesi ci ha convintoche l’interesse per un cinema più “popolare”è in forte crescita. Bisogna fornirlo di stru-menti adeguati di diffusione. In questo senso,importantissime saranno le scelte di alleanzecon piattaforme Vod che, a prezzi accessibili

Roberto Cicutto,

amministratore

delegato di Istituto

Luce Cinecittà

Page 51: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 69

Roberto Cicutto

e con standard di qualità elevati, “fidelizzino”il pubblico straniero a film che normalmentenon partecipano ai festival internazionali».

Produzione, distribuzione, pirateria, qualii principali nodi da sciogliere?«La pirateria è il vero cancro che corrode granparte delle risorse che dovrebbero, invece, di-ventare fonte di reinvestimento nella produ-zione. In Italia c’è ancora troppa divisione nelnostro settore e troppa poca attenzione, pernon dire confusione, nella politica. La lottaalla pirateria dovrebbe essere la battaglia nu-mero uno, parallelamente all’adeguamentodelle sale, soprattutto nei centri cittadini, allaloro digitalizzazione e a una politica di di-stribuzione che restituisca ai film “più diffi-cili” la possibilità di crearsi un pubblico».

Come si articolerà il futuro impegno diIstituto Luce Cinecittà? «Cercheremo di rispondere alla mission che lalegge ci assegna, distribuire opere prime e se-conde italiane, facendole vedere ma non le-gandole alle regole impietose del mercato.Non ho mai creduto all’equazione “più copie,migliore risultato al botteghino”. Bisognaconsentire un passaggio in sala “protetto” euna riduzione delle finestre per il video on de-mand e l’home video. Non si può prescindereda una politica diversa delle reti televisive ge-

neraliste e da obblighi di programmazione -non solo di quote ma anche di fascia oraria -anche per le reti pay».

Cosa rappresenta la candidatura dell’Ar-chivio storico Luce a patrimonio dell’Unesco? «Come Istituto Luce Cinecittà, ci concen-triamo non solo sulla promozione e sulla con-servazione del patrimonio audiovisivo, macerchiamo di porlo al servizio dello sviluppodell’industria cinematografica. Un impegnoche è risultato spesso meno evidente rispettoalle politiche sull’Archivio storico. Questorappresenta la nostra prima ricchezza. L’ac-cordo con Telecom Italia-Cubovision ci haconsentito una forte accelerazione nel pro-cesso di conservazione e digitalizzazione. Agiorni saranno annunciati altri importantiaccordi che aumenteranno esponenzialmentela diffusione di questo materiale. Come te-stimonia la candidatura a patrimonio dellamemoria dell’Unesco, l’Archivio deve uscireda un concetto puramente museale per di-ventare materia viva nella realizzazione dinuovi prodotti (film e documentari) che loutilizzino nel modo migliore. Un accesso fa-cile a questi materiali, una forte campagna perla promozione dei suoi contenuti in Italia eall’estero, saranno obiettivi prioritari per iprossimi anni».

Giapponesi in fila per

richiedere autografi ad

alcuni registi italiani

durante l’ultimo

Festival del Cinema

italiano di Tokyo

Importantissime saranno le sceltedi alleanze con piattaforme Vod che“fidelizzino” il pubblico straniero a filmche normalmente non partecipanoai festival internazionali

Foto

Pie

tro C

occia

Page 52: Dossier Lazio 06 2012
Page 53: Dossier Lazio 06 2012
Page 54: Dossier Lazio 06 2012

PREMIO BELLISARIO

72 • DOSSIER • LAZIO 2012

In un’economia che chiede performance sempre più brillanti e competitività crescente, una maggiore

partecipazione femminile in tutti gli ambiti significa, secondo Lella Golfo, presidente della Fondazione

Marisa Bellisario, reale crescita per il Paese

Renata Gualtieri

L’Italia parla al femminile

norma non fosse ancora in vigore. La leader-ship femminile comincia ad affermarsi conforza e spetta a noi coltivarla e far sì che si ra-dichi nel nostro sistema economico. Per que-sto, dobbiamo mettere a frutto questa mianorma e vigilare sulla sua applicazione, ancheattraverso un organismo di vigilanza ad hocche ho proposto al ministro delle Pari oppor-tunità e spero venga istituito. Un’altra ambi-zione è avere più donne in Parlamento, nelleistituzioni, in politica. Abbiamo condotto conEuromedia research una ricerca che ci dice cheil 64,7 per cento dei giovani è favorevole a un“partito delle donne” e vuole si presenti alle ele-zioni del 2013. Il nostro manifesto ha tra le suepriorità aanche una maggiore occupazionefemminile e più servizi che consentano alledonne di conciliare carriera, lavoro e fami-glia».

Il 60 per cento di occupazione femminileprevisto da Lisbona resta an-cora un miraggio per il no-stro Paese. Per quanto temposi dovrà parlare ancora di“gender gap”?«Spero ancora per poco e miauguro che la nuova riforma dellavoro possa contribuire a ri-durre un gap insostenibile. Nonsi può chiamare civile un Paesedove su poco meno di 23 mi-lioni di occupati le donne sonosolo 9,4 milioni e le inattivesono 5.000 in più; dove, se-condo l’ultimo Rapporto Istat,il 33,7 per cento delle donne trai 25 e i 54 anni non percepisce

“Donne: l’Italia che vogliamo”non è un semplice titolo,spiega Lella Golfo alla con-segna delle Mele d’oro, ma

un manifesto da riempire di progetti e tra-guardi. «L’Italia che vogliamo è prima di tuttoil Paese in cui le quote nei Cda sono diventatelegge e può dirsi quindi all’avanguardia in Eu-ropa e che la vicepresidente della Commis-sione europea, Viviane Reding, ha definito“un esempio da seguire”». Il progetto da cuipartire è che il nostro Paese giochi un ruolo daprotagonista in Europa nel processo di empo-werment femminile.

Quali le ambizioni e i traguardi da pro-grammare?«Un traguardo fondamentale è avere più donneai vertici del sistema economico. Grazie allequote già più di 40 donne hanno fatto il loroingresso nei board delle società, nonostante la

Le premiate alla XXIV

edizione del Premio

Marisa Bellisario

Page 55: Dossier Lazio 06 2012

Lella Golfo

LAZIO 2012 • DOSSIER • 73

alcun reddito e se lo percepisce è comunque, aparità di mansioni, più basso del 20 per centorispetto a quello maschile; dove una donna sucinque è costretta a lasciare il lavoro dopo ilprimo figlio e il tasso di fecondità continua ascendere e ci pone in coda alle classifiche eu-ropee. Misure fiscali che rendano più vantag-giosa l’assunzione delle donne e un avvicina-mento a quel 33 per cento di asili nido fissatodall’Unione europea (in Italia siamo fermi al13 per cento del fabbisogno), potrebbero esseremisure utili nella direzione di una maggiore oc-cupazione femminile e di una riduzione di undeficit di partecipazione non più sostenibile».

La forza delle donne ha un chiaro simboloin Marisa Bellisario, cui è intitolata la Fon-dazione da lei presieduta. Il ricordo di unadelle prime manager degli anni 80 è un mes-saggio ancora valido per le donne di oggi?«La modernità del messaggio e dell’esempio diMarisa Bellisario non viene mai meno. Era leiche trent’anni fa incitava le donne a intra-prendere una carriera nelle nuove tecnologie,a laurearsi in materie scientifiche che avrebberoofferto loro grandi opportunità. L’esempio diuna donna partita da un piccolo paesino inprovincia di Cuneo che ha scalato i verticidelle più importanti aziende italiane grazie alsuo impegno rimane di grandissimo valore pertutte noi, soprattutto per le più giovani. Ma-risa è la dimostrazione che per una donna,come lei amava dire, “fare carriera è più diffi-

cile ma più divertente” e che nessun obiettivo,anche il più ambizioso è impossibile».

La cerimonia di consegna delle Mele d’oroha messo in scena l’Italia «delle opportunitàe dell’ottimismo». Cosa deve fare la poli-tica per trasferire tutto ciò nel mondo reale?«Prima di tutto dare voce e spazio alle donne,come ha detto il premier Monti consegnandola Mela d’oro al ministro dell’Interno. Questaè stata la legislatura con più donne parlamen-tari di sempre. Ed è la legislatura dove unadonna alla prima esperienza in Parlamento haportato a casa una legge epocale come quellasulle quote. Significherà qualcosa? Avere piùdonne nelle istituzioni comporterà inevitabil-mente più politiche a favore di quella compo-nente del nostro Paese che ha talenti ed ener-gie ancora inespresse e che devono e possonocontribuire alla crescita dell’Italia. Perche “unadonna in politica cambia se stessa, più donnein politica cambiano la politica”».

Le donne restano sempre il vero valoredell’economia di mercato e la loro scarsapartecipazione è lo spread più grave?«È lo spread più grave e quello a più lungo ter-mine. Nel momento più acuto della crisi, peresempio, le imprese guidate da donne sonostate un vero e proprio salvagente per l’Italia.“Women mean business” dice spesso la Re-ding. E credo anche che, una volta sperimen-tati gli effetti benefici del massiccio ingresso didonne nei board, non si tornerà indietro».

Sopra Lella Golfo con il

Premier Mario Monti,

a destra, Elisabetta

Tripodi, sindaco di

Rosarno e Paola

Severino, ministro

della Giustizia

Page 56: Dossier Lazio 06 2012

PREMIO BELLISARIO

74 • DOSSIER • LAZIO 2012

Le premiate della XXIV edizione delPremio Marisa Bellisario rappresen-tano l’eccellenza femminile del Paese«che è riuscita a esprimersi e a met-

tere il proprio mattone – ricorda Lella Golfo,presidente della Fondazione – della grandecasa che è questo Paese: un edificio che resisteai terremoti, coeso e solidale». Sono impren-ditrici, manager, donne delle istituzioni che nelloro ambito lavorano ogni giorno, e con grandirisultati, per lo sviluppo del Paese. La Melad’oro come premio a una carriera rosa è stataassegnata all’amministratore delegato L’OréalItalia Giorgina Gallo, per un successo matu-rato tappa dopo tappa in cui «ha contato

molto la tenacia –sottolinea la premiata– la forza di combat-tere e di non mollaremai. Il mio back-ground di marketingper la visione e l’espe-rienza sul campo dicommerciale per laconcretezza e la rapi-dità d’azione. È stato,inoltre, importanteascoltare sia l’espe-rienza dei collabora-tori senior che le ideenuove dei giovani epoter contare susquadre motivate e

creative e ho sempre cercato di privilegiarel’attenzione alle persone e “l’esempio” percreare un modello di leadership condiviso edaziendale».

Perché le donne italiane laureate e piùbrave delle loro colleghe europee fannomeno carriera?«In realtà le donne italiane stanno comin-ciando a contare davvero a livello mondiale.Nella nostra azienda il management femmi-nile italiano - e anche quello maschile - èmolto apprezzato. Tanto che la nazionalitàitaliana nel management è la più rappresen-tata dopo la francese. Il che è un evidente ri-conoscimento del nostro talento e della nostrapreparazione. È vero invece che nel nostroPaese le donne hanno ancora meno spazionei posti di responsabilità. Questo dipende ingran parte, come dicono indagini della Com-missione europea, dalla crescita di carriera in-feriore che le donne subiscono tra i 25 e i 35anni, a causa della necessità di integrare lescelte personali con quelle professionali. Inol-

«La leadership è un mix di qualità naturali e cultura

del lavoro che si può apprendere e affinare».

Giorgina Gallo è riuscita ad affermarla in l’Oréal Italia

Renata Gualtieri

Talenti italianinel management

Giorgina Gallo,

amministratore

delegato L’Oréal Italia

Page 57: Dossier Lazio 06 2012

Giorgina Gallo

LAZIO 2012 • DOSSIER • 75

tre, i problemi dell’economia italiana non fa-voriscono certo le carriere, soprattutto quellefemminili. Un ritorno alla crescita può essereun’importante spinta anche alla soluzione diquesto problema».

L’accesso alla carriera continua a esserepiù facile in una multinazionale che in unasocietà italiana?«Nelle multinazionali ci sono più opportu-nità e maggiori possibilità di confronto. L’am-biente internazionale favorisce l’esempio e lacultura d’impresa. È quindi più facile, per unapersona con le giuste capacità, avere ricono-scimenti. La struttura delle aziende italiane èspesso basata sulle piccole dimensioni e, fre-quentemente, su geniali e coese famiglie di ge-stori. Sempre più spesso capita che il managersia la donna. Che anche nell’impresa assume ilruolo di perno che nella famiglia ha sempreavuto. Nelle aziende medio-grandi, invece, è lastessa necessità di internazionalizzazione chespinge a cercare anche donne al top per poteravere talenti sufficienti. Vedo molto talento

femminile attivo in Italia. Ma non dobbiamomai abbassare la guardia né smettere di chie-dere con forza che i meriti femminili venganoriconosciuti».

Cosa fa l’Oreal Italia per sostenere la ri-cerca in rosa?«Noi crediamo molto in questo tema, chemette insieme argomenti a cui teniamo moltocome la valorizzazione del talento femminile ela ricerca scientifica. Nato nel 1998 su inizia-tiva di L’Oréal e Unesco, “For women inscience” è stato il primo premio internazionalededicato alle donne che operano nel settorescientifico. Fin dalla sua nascita, il programma“For women in science” premia cinque candi-date, una per ciascuno dei cinque continenti.Oltre ai premi alle cinque laureate, sono at-tribuite ogni anno quindici borse internazio-nali a giovani ricercatrici. Dal 1998 a oggisono state sostenute nel loro percorso di car-riera ben 1.300 scienziate. In Italia il pro-gramma “L’Oréal Italia per le donne e lascienza”, declinazione locale del progetto mon-diale, è giunto alla sua decima edizione. Ognianno assegna cinque borse di studio, a cura diun’autorevole giuria presieduta dal professorUmberto Veronesi. Finora sono state assegnatecinquanta borse di studio ad altrettante scien-ziate. Molte di loro grazie al premio hannoavuto la possibilità di poter progredire in uncampo di ricerca che altrimenti avrebbero ab-bandonato per mancanza di fondi. Questo èsenza dubbio uno dei progetti di cui sono piùorgogliosa».

A sinistra la

premiazione di

“For women

in science”, premio

che vede

la collaborazione

di L’Oréal e Unesco

Grazie a “L’Oréal Italia per le donnee la scienza” molte premiatecontinuano a progredire in un campodi ricerca che avrebbero dovutoabbandonare per mancanza di fondi

Page 58: Dossier Lazio 06 2012

76 • DOSSIER • LAZIO 2012

PREMIO BELLISARIO

«Restare nella propria terra significa mettersi in gioco in prima linea e non delegare agli altri le

proprie responsabilità». Elisabetta Tripodi ha fatto la scelta di scendere in campo come sindaco,

anche se dissuasa da molti, per il riscatto della sua Rosarno

Renata Gualtieri

Il cambiamento parte dalle donne

Il sindaco di Rosarno

Elisabetta Tripodi

Il Premio Marisa Bellisario fa di lei ilsimbolo di un possibile cambiamento inuna “terra di confine”. Elisabetta Tri-podi, sindaco di Rosarno, si dice lusin-

gata per il riconoscimento ricevuto, che nonfa che accrescere la responsabilità di ammi-nistrare un comune che per la rivolta dei mi-granti del 2010 è stato conosciuto dai mediainternazionali come un esempio negativo.«Vorrei dimostrare che la mia città haun’enorme voglia di riscatto morale e cultu-rale - rivela - e che un cambiamento è possi-bile solo se i cittadini ci crederanno».

Come pensa di “trascinare” Rosarno e isuoi concittadini nell’ambiziosa impresa dicontrastare la ‘ndrangheta?«Non mi sento né un simbolo né una pala-dina dell’antimafia. Credo che la ‘ndran-gheta vada combattuta con comportamentipersonali non inclini al compromesso, allacollusione o alla compiacenza verso un po-

tere criminale che è semprepiù pericoloso quando si nu-tre di consenso sociale. Biso-gna portare avanti il rispettodelle regole, uguale per tutti,ed essere liberi da condizio-namenti. Ma la ‘ndranghetaperderà il suo potere soloquando sarà risolto il pro-blema della mancanza di la-voro in Calabria, e quandosi capirà che la criminalitàdistrugge il territorio impo-verendolo sempre più».

Quanto la preoccupano le intimidazioniricevute?«Le intimidazioni le avevo già messe in contonel momento in cui ho fatto delle scelte che miavrebbero esposta. Non pensavo però che tuttosarebbe avvenuto così velocemente dopo la miaelezione e che la mia vita ne sarebbe uscitastravolta dall’assegnazione di una tutela perso-nale. È ovvio che il mio primo pensiero siasempre la sicurezza della mia famiglia. Nonho paura per me stessa ma per loro».

“Sentieri di carta” può disegnare unanuova politica culturale del territorio?«Penso che la riscoperta delle radici culturalidi una città sia essenziale per il suo sviluppo,la conoscenza del passato coniugato a un pre-sente non sempre all’altezza delle aspettative.Il sapere in tutte le sue forme è la medicinanecessaria per aprire le menti e sottrarle al ri-chiamo della criminalità. Solo attraverso unsistema scolastico che riesca ad aiutare i ra-gazzi deboli, per contesto familiare e sociale,sottraendoli all’emarginazione culturale, sipotrà sconfiggere il substrato sociale in cui sifonda la ‘ndrangheta».

Nel suo programma amministrativo c’è spa-zio per la parità di genere e per le quote rosa?«Abbiamo già compiuto una piccola rivolu-zione. In consiglio comunale vi sono, oltreme, quattro donne, tra maggioranza e oppo-sizione, su ventuno consiglieri. Non era maiaccaduto in passato. Stiamo pensando con leconsigliere del Pd di proporre per l’annoprossimo un bilancio di genere e di far de-collare la consulta delle donne».

Page 59: Dossier Lazio 06 2012
Page 60: Dossier Lazio 06 2012

In un momento di forti tensioni legate allacrisi economica, la Guardia di Finanza,quale organo di polizia economico-finan-ziaria, è intervenuta attivamente nel con-

trasto all’evasione fiscale. «Come in tutta la na-zione – spiega Filippo Ritondale, comandante

della Guardia di Finanza del La-zio – anche nel territorio lazialequesta instabile situazione eco-nomico-finanziaria ha portatoa un decremento della produ-zione, con una possibile conse-guente espansione della feno-menologia evasiva».

In ragione di ciò si sono in-tensificati i controlli negli ul-timi mesi per quanto riguardaesercizi commerciali e impresein regione?«Negli ultimi mesi si è provve-duto, da un lato, a orientare gliinterventi ispettivi nei confrontidegli obiettivi che risultavanoidonei, per macroscopica incoe-renza con l’austerità del mo-mento e con l’esigenza del ri-spetto delle regole, a coadiuvarel’azione governativa di rinnova-mento della “coscienza morale”.Dall’altro, abbiamo predispostoe attuato una serie di operazionivolte al contrasto e alla preven-

78 • DOSSIER • LAZIO 2012

EVASIONE FISCALE

zione degli illeciti connessi alla mancata certifi-cazione dei corrispettivi e all’abusivismo com-merciale, inclusa la minuta vendita di merci con-traffatte, con il duplice obiettivo di diffondere ilmessaggio che il fisco colpisce sì chi non assolveai propri obblighi ma aiuta anche chi, nel rispettodei propri doveri, si vede leso da forme abusivedi concorrenza sleale».

In che modo operate?«Merita di essere menzionato il complesso “pianostraordinario di controllo economico del terri-torio” organizzato dal dipendente comando pro-vinciale di Roma che, impiegando 250 finanzieri,ha provveduto a constatare, a fronte di 405 con-trolli, 190 violazioni per mancata o irregolareemissione di scontrini o ricevute fiscali, e, paral-lelamente, a sequestrare quasi 500.000 articolicontraffatti, denunciando quindici persone divaria nazionalità. Devo, infine, annoverare, inquesto ambito, le numerose aziende e professio-nisti sottoposti a verifica fiscale, modulo ispettivoche permette, anche attraverso la cooperazionecon gli altri uffici finanziari, di acquisire e repe-rire tutti gli elementi utili ai fini dell’emersionedelle situazioni fiscali più significative relative aun determinato contribuente».

La sinergia con Agenzia delle Entrate e Re-gione Lazio ha dato frutti nell’arginare ildanno erariale?«Al fine di pervenire alla redazione di processiverbali di constatazione inattaccabili e “resistenti”al vaglio degli uffici in sede di accertamento, non-

L’evasione fiscale è uno dei temi principali su cui si concentra l’attenzione delle

istituzioni e sul quale è focalizzato anche l’impegno della Guardia di Finanza del Lazio.

Il comandante Filippo Ritondale illustra le strategie adottate e i risultati raggiunti

Nicolò Mulas Marcello

Operazioni all’esteroe verifiche mirate

Page 61: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 79

Filippo Ritondale

prezioso supporto della rete di ufficiali del corpodistaccati in sede estera e dei molteplici rapportidi collaborazione interistituzionale con le omo-loghe autorità degli altri Paesi, è migliorata l’ana-lisi dei fenomeni di illeciti transnazionali aventiriflessi fiscali, allo scopo di individuare fenomenidi esterovestizione, manovre elusive connesse arapporti con imprese ubicate in paradisi fiscali ecasi di occultamento di capitali in Paesi a fiscalitàprivilegiata. In questo contesto, è emerso l’utilizzostrumentale di trust, società fiduciarie o altrischermi societari, il coinvolgimento di profes-sionisti, il ricorso a prodotti finanziari nonchémediante soluzioni d’investimento e forme dipianificazione fiscale che, in realtà, nascondonotecniche di evasione particolarmente sofisticate».

Quali risultati avete ottenuto negli ultimianni?«A Roma da oltre due anni è in corso una cam-pagna ispettiva a cura del Nucleo di Polizia tri-butaria nei confronti di persone fisiche iscritte al-l’anagrafe italiani residenti all’estero del Comunedi Roma. L’attenta disamina delle singole posi-zioni economico-patrimoniali, effettuata al ter-mine del preliminare contraddittorio, unitamentealle risultanze delle indagini finanziarie, ha per-messo di individuare, per ciascun contribuenteverificato, il luogo di radicamento dei propri in-teressi economici, sociali e familiari, rilevante aifini della determinazione della residenza ai fini fi-scali, sulla base degli orientamenti giurispruden-ziali e di prassi. Allo stato, è stato proposto aicompetenti uffici locali dell’Agenzia delle En-trate il recupero a tassazione, per gli anni di im-posta dal 2003 al 2008, di materia imponibile,pari a oltre 9 milioni e mezzo di euro ai fini delleimposte sui redditi, ed al deferimento, alla com-petente all’autorità giudiziaria, dei soggetti re-sponsabili del reato di omessa presentazione delladichiarazione annuale».

ché nell’eventuale fase contenziosa dinanzi allecommissioni tributarie di 1° e 2° grado, sono statepredisposte forme strutturate di coordinamentoprima di addivenire alla formulazione di rilievinei casi dubbi, connotati da incertezza normativa,ovvero fondati su interpretazioni di norme o su di-sconoscimenti di effetti fiscali di operazioni rite-nute elusive o abusive, nell’ottica di pervenire,caso per caso, a soluzioni condivise. Qualora nelconfronto localmente esperito, emergano diffe-renti opinioni in ordine alla regolarità o alla irre-golarità di certe situazioni o operazioni, speciecon riferimento a profili ermeneutici di particolarecomplessità o novità, è previsto ora l’interessa-mento della linea gerarchica fino a livello regionaleper il coordinamento con la direzione regionaledell’Agenzia delle Entrate. Nel corso del 2011sono stati effettuati oltre 5mila accertamenti aifini delle imposte sui redditi, dell’Iva e dell’Irap col-legati a processi verbali redatti dalla Guardia di Fi-nanza, che hanno dato luogo a maggiori imposteaccertate per circa 2,2 miliari di euro».

Sul fronte dell’evasione internazionale sonostati fatti passi avanti?«Sono stati completati e sono in corso numerosifiloni investigativi nei confronti di soggetti so-spettati di detenere attività finanziarie o investi-menti all’estero non dichiarati, in gran parte in-seriti in “liste” acquisite nel corso di attività dipolizia giudiziaria, di cooperazione internazio-nale, di intelligence e di controllo economicodel territorio. Su questo versante, grazie anche al

A sinistra,

Filippo Ritondale,

comandante della

Guardia di Finanza

del Lazio

Nel corso del 2011 sono stati effettuatioltre 5mila accertamenti ai fini delleimposte sui redditi che hanno dato luogoa maggiori imposte accertateper circa 2,2 miliari di euro

Page 62: Dossier Lazio 06 2012

80 • DOSSIER • LAZIO 2012

EVASIONE FISCALE

Maggiore attenzione al rispetto delle regole

Più attenti al rispetto delle regole eanche all’importanza della legalitàfiscale, i giovani sembrano dare ilbuon esempio. Il commento del pre-

sidente dei giovani imprenditori di Unindu-stria Lazio, Alessio Rossi.

Sta crescendo secondo lei una cultura dellalegalità tra gli imprenditori laziali per quantoriguarda la lotta all’evasione fiscale?«La cultura della legalità sta crescendo se-condo me in tutto il paese. Non è una cultura

che deve riguardaresolo gli imprenditoriperché è una que-stione che riguardatutti ma gli imprendi-tori si stanno ren-dendo conto dell’im-portanza del rispettodelle regole perché iprimi che ne benefi-ciano sono proprioloro. Questa cultura sista diffondendo sem-pre di più soprattutto

tra i giovani. Le nuove generazioni di im-prenditori stanno crescendo con un approccioalla legalità diverso da quello dei loro padri».

Per quanto riguarda la pressione fiscalesugli imprenditori, dalla Regione c’è stato

un primo passo con il taglio dell’Irap.Cosa occorre fare in più in questa dire-zione secondo lei? «Questa è sicuramente la direzione giusta,l’Irap è una tassa che andrebbe completa-mente abolita perché va a gravare propriosulle aziende produttive, su quelle che hannopersonale. In un momento in cui la disoccu-pazione aumenta, andare a tassare aziendeche assumono a tempo indeterminato mipare una follia. A livello nazionale andrebberivista tutta la tassazione d’impresa».

Quali sono le politiche di supporto ai gio-vani industriali da parte di Unindustria Lazio? «Da parte di Unindustria viene offerta tuttala disponibilità di quei servizi che occorronoper gestire un’azienda. Il sistema di Unindu-stria è molto vicino agli imprenditori diprima generazione, cercando di non farli maisentire soli, offrendo vari servizi che vannodalla gestione del personale, alle trattativesindacali ma anche servizi per sviluppare lacultura d’impresa. Abbiamo recentementerealizzato un corso sulla cultura bancaria perfar conoscere come le banche approcciano evalutano le aziende. Questo sia per cercare dicreare un rapporto con le banche in terminidi accesso al credito ma anche e soprattuttoper aumentare la cultura bancaria dei giovaniimprenditori».

«Le nuove generazioni di imprenditori stanno crescendo

con un approccio alla legalità diverso da quello dei loro padri». Ne parla

Alessio Rossi, presidente dei giovani imprenditori di Unindustria Lazio

Nicolò Mulas Marcello

Alessio Rossi,

presidente Unindustria

Giovani Lazio

Page 63: Dossier Lazio 06 2012
Page 64: Dossier Lazio 06 2012

CONSULENZA

Sono loro a prendere in esame, per conto di banche

ed Enti pubblici, progetti e cantieri delle più importanti

opere edili ed energetiche. Nuove figure di advisor

tecnici indipendenti. Il caso della Eos Consulting

dalle parole di Emanuele Riccobene

Andrea Moscariello

I n un Paese drammaticamente ingessatosul fronte degli investimenti, cresce l’in-sofferenza sul mercato delle infrastrut-ture e delle grandi opere. Il modello del

project financing, oramai ampiamente rico-nosciuto come tra i più idonei per favorirel’allentamento della stretta creditizia – per il so-lido sistema di garanzie che lo contraddistin-gue – e agevolare la messa in opera dei cantieri,deve fare i conti con l’aumento, molto signifi-cativo, dei tassi di finanziamento. SecondoEmanuele Riccobene, direttore generale dellaEos Consulting di Roma, realtà di spicco sulpanorama dell’advisory tecnica, «il 2012 segnaun momento di particolare crisi congiunturaledei mercati. In un tale contesto la figura delconsulente tecnico, legale, assicurativo e fi-nanziario opera cercando di mantenere e am-pliare i livelli di servizi, per adattarli alle mu-tate condizioni operative». Per Riccobene, ilcui gruppo ha acquisito notorietà anche gra-zie all’incarico di project monitor sul pro-getto City Life, la prudenza generalizzata nellascelta degli investimenti più solidi, che ha ca-ratterizzato il recente orientamento bancario,«si deve confrontare con la nuova sfida che ilPaese deve affrontare».

A cosa si riferisce?«Allo sviluppo delle infrastrutture, agli aumenti

82 • DOSSIER • LAZIO 2012

Emanuele Riccobene,

direttore generale

di Eos Consulting Srl,

Roma. Nelle altre

immagini, render

e cantiere del progetto

City Life (Milano)

Nuovi advisor,per infrastrutture ed energia

Page 65: Dossier Lazio 06 2012

Emanuele Riccobene

Le attività su cui Eos Consulting si concentra ruotano attorno a due ambiti:infrastrutturale ed energetico. Settori che presentano opportunitàstrategiche determinate dalla continua evoluzione delle possibilitàimprenditoriali di aggredire nuovi mercati e entrare in nuovi business.Nel corso dell’ultimo biennio, Eos Consulting è stata incaricata, in qualitàdi project monitor, di seguire due importanti commesse. La prima,su mandato EuroHypo (Gruppo Commerzbank), riguarda l’interventodenominato Citylife, uno dei maggiori investimenti immobiliari attualmentein corso in Europa. Tale intervento prevede la riqualificazione dell’area exfiera di Milano, attraverso lo sviluppo di nuove residenze, uffici e immobiliad uso commerciale e terziario, e si avvale della presenza delle più grandifirme dell’architettura contemporanea quali Isozaki, Hadid e Libeskind.La seconda, su mandato di Accademia SGR, prevede lo sviluppo di variinterventi di natura commerciale, industriale e logistica nell’area di Milano.Non è da meno l’ambito delle energie rinnovabili: negli ultimi quattro anniEos ha ricevuto incarichi di Advisory tecnica di circa 800 impiantialimentati di fonti rinnovabili per un totale di oltre 2.500 MW, curandole analisi e le valutazioni tecnico-amministrative propedeutiche allafinanziarizzazione e, per i progetti avviati, tutte le successive fasi dimonitoraggio e collaudo. www.eosroma.com

L’analisi sui grandi progettiDal progetto City Life alle rinnovabili. Ecco doveEos Consulting si è imposta come protagonista suimercati infrastrutturale ed energetico

occupazionali, al rilancio della produttività delleimprese nei settori edile ed energetico. Un circolovirtuoso, questo, nel quale il mondo della con-sulenza costituisce il giusto tramite fra le banchee le imprese, cercando di conciliare le rispettive –legittime – necessità di rendimento e tutela del ca-pitale investito, contribuendo a determinare lecondizioni migliori per il nuovo avvio del pro-cesso di crescita».

La società di cui è a capo, Eos Consulting,come si sta ponendo?«Siamo sempre più attivi nello sviluppo di presta-zioni professionali, servizi tecnici e gestionali perla realizzazione di opere e infrastrutture, al servi-zio del settore edilizio e industriale. Il ruolo delconsulente tecnico, caratterizzato in termini disupporto e assistenza agli istituti di credito perl’analisi di “bancabilità” dei progetti di investi-mento, deve diventare – valorizzando le espe-rienze acquisite – sempre più proattivo, per cercaredi indirizzare, fin dalle fasi di sviluppo, progetti chesiano in grado di alimentare la crescita di un set-tore vitale per lo sviluppo del nostro Paese».

Il 2011 è stato un anno estremamente cri-tico per i mercati. Voi come avete reagito?«Malgrado le difficoltà congiunturali, nel 2011 � �

LAZIO 2012 • DOSSIER • 83

Page 66: Dossier Lazio 06 2012

84 • DOSSIER • LAZIO 2012

Eos Consulting ha confermato i risultati econo-mici rispetto agli anni precedenti, sia sul frontedelle infrastrutture, sia su quello delle energierinnovabili, che rappresenta l’altro nostro corebusiness. Anche il primo semestre 2012 ha se-gnato una confortante stabilità di fatturato ri-spetto al primo semestre 2011. Tutto sta nell’averpuntato su settori dalle enormi potenzialità, siada un punto di vista economico che occupazio-nale, approcciando ai progetti in modo attivo epropositivo. La scelta operata nell’ultimo trien-nio di scommettere su un percorso di crescitaprofessionale, organizzativo ed economico, si èrivelata qualificante. In tale maniera siamo di-venuti uno tra i technical advisor maggiormenteattivi in favore degli istituti di credito».

Settori come real estate e rinnovabili, però,sono minacciati su più fronti, a cominciareproprio da quello finanziario. «Lo vediamo benissimo, anche perché il nostrocompito, per conto delle banche e dei fondi diinvestimento, è quello di esercitare una verificasul progetto e un monitoraggio sull’esecuzionedei lavori, sempre nell’ambito di iniziative diproject financing. È nota l’attuale situazione deifinanziamenti bancari, caratterizzati da tassi ele-vati divenuti particolarmente onerosi per gli in-vestimenti. Anche per questo, nell’ultimo trien-nio abbiamo intensificato le attività a servizio difondi immobiliari relativi a progetti real estate asviluppo e a reddito; ma anche a servizio difondi immobiliari attivi negli investimenti suenergie rinnovabili, per operazioni di M&A sulmercato secondario, a favore di un processo di

raccolta ed ordinata aggregazione di interventigià operativi. In tal senso, per conto delle Societàdi Gestione e Risparmio (SGR), svolgiamoun’attività di monitoraggio tecnico economicosullo stato di attuazione degli interventi sugli im-mobili a sviluppo e sullo stato di manutenzionedegli immobili a reddito».

A breve otterrete l’accreditamento per la qua-lifica di controlli tecnici su lavori di ingegneriaedile. Cosa implica?«Per raggiungere questo obiettivo la strutturaorganizzativa della società si è dotata di unanuova divisione “Controllo tecnico”. La suafunzione è quella di svolgere servizi di ispezionenel campo delle opere edili e di ingegneria ci-vile, in accordo alla normativa Uni10721:2008. Si tratta di specifici controlli fi-nalizzati a garantire adeguati livelli di qualitàdegli interventi, per i quali si richiede al sog-getto indipendente il possesso di determinatirequisiti di competenza, indipendenza e orga-nizzazione».

Passando al fronte dell’energia, la norma-tiva ha ridimensionato gli incentivi verso fo-tovoltaico ed eolico.«Per quanto riguarda in particolare il settore fo-tovoltaico, nel corso del 2011 e fino alla circo-lazione delle prime bozze del V Conto Energia,nuovi progetti fotovoltaici, in particolare sutetti, hanno continuato a rappresentare unanicchia di stabilità e sicurezza, grazie anche alprogressivo abbassamento dei costi degli inve-stimenti. Di contro, le recenti evoluzioni nor-mative, che ad oggi - incredibilmente - ancoranon hanno trovato un assetto definitivo, hannoindotto una nuova fase di standby dei progetti,implicando una brusca interruzione di impor-tanti idee di investimento che il mercato – an-che grazie all’azione di operatori internazio-

CONSULENZA

� �

Da sinistra, un impianto

fotovoltaico, la sede

della Microsoft

a Peschiera Borromeo

(Milano) e il parcheggio

dell’ospedale

di Bergamo

Page 67: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 85

nali – stava sviluppando. Tale condizione, og-gettivamente di nuova crisi per il settore, harappresentato per la Eos una fase di stimolatoe riflessione, che ha condotto a rivedere –nuovamente – l’orientamento delle attività: af-fiancato al ruolo “tipico” di advisory in favoredelle Banche su progetti “coadiuvati” dalloStato, abbiamo individuato la necessità di ini-ziare ad affiancare operatori privati, di respirointernazionale, che potessero essere interessatiad approcciare al mercato dell’energia fotovol-taica in grid parity».

In definitiva cosa offre la vostra divisioneenergy?«Fornisce servizi di verifica, ispezione, moni-toraggio e valutazione tecnico economica diiniziative nel campo delle rinnovabili, sia foto-voltaico che eolico, in favore di banche e fondidi investimento. Anche in questo caso, siamochiamati a effettuare le verifiche sul progetto esull’esecuzione dei lavori: l’analisi è finalizzataa rappresentare alla banca gli elementi di com-plessità e criticità e le relative forme di mitiga-zione, al fine di valutare la fattibilità del pro-getto stesso. In fase di esecuzione, l’attività èfinalizzata a verificare il rispetto delle obbliga-

zioni contrattuali e gli standard di qualità, aifini della collaudabilità finale dell’opera stessa».

Da pochi anni avete anche una divisione“Finanza e Sviluppo”. Su quali preroga-tive è nata?«La divisione è nata nel 2009, ed è dedicataprincipalmente alla verifica di studi di fattibilitàe di business plan per la creazione, lo sviluppo,il consolidamento e la ristrutturazione di inizia-tive imprenditoriali, anche mediante il ricorsoalla finanza agevolata, in sostegno ad aziendeoperanti nel settore immobiliare, infrastrutturale,agricolo e industriale. Oltre che in favore delleimprese, la divisione svolge la propria attività diverifica in favore degli organismi a cui i Ministerio le Regioni affidano la gestione dei vari stru-menti legislativi di finanza agevolata. Principal-mente banche, Enti locali e società concessiona-rie. È un’attività di verifica che riguarda sia la fasedi valutazione che quella di attuazione dei pro-getti presentati per l’ottenimento delle diverseagevolazioni. In tal senso è fortemente qualifi-cante la sinergia esistente tra le diverse unitàoperative che ci consente di svolgere sia le atti-vità istruttorie che le successive verifiche tecnichedi monitoraggio e collaudo».

Emanuele Riccobene

��

Nonostante la riduzione degli incentivi, i nuovi progetti di energierinnovabili continuano a rappresentare una nicchia di stabilitàe sicurezza dai risultati a medio e lungo termine

Page 68: Dossier Lazio 06 2012

CONSULENZA

86 • DOSSIER • LAZIO 2012

U na nuova strategica avventuraprofessionale dopo anni al fiancodei protagonisti del nostro tes-suto produttivo. Lorenza Morello,

già presidente nazionale dell’associazione Av-vocati per la Mediazione (APM) e socio fonda-tore di Formamed, ha annunciato la nascita diuna struttura che punta a conquistare ampispazi sul mercato dell’advisoring italiano. Nasceinfatti Morello Consulting, un’iniziativa che, adetta della sua fondatrice, «è il frutto di un’espe-rienza pluriennale di confronto con le diverserealtà giuridiche e commerciali internazionali».Un confronto avvenuto a più livelli, dal piccoloprivato alla multinazionale. «La spinta è arrivataanche dalla necessità, sempre più pressante emanifestata dai nostri interlocutori, di com-battere questo momento di difficoltà cercandonuovi spazi, senza però fuggire dal Paese» sot-tolinea Lorenza Morello.

Dal suo punto di osservazione di cosa ne-cessitano, oggi, gli imprenditori?«Chi è a capo di un’azienda palesa la volontàdi non volersi arrendere agli andamenti alta-lenanti dei mercati. Molti italiani stanno rea-gendo con coraggio e umiltà. Vediamo ognigiorno professionisti affermati costretti, per lacrisi, a ripartire da zero, magari in un settorenuovo, reinventandosi. Quello che posso direè che in un simile scenario le imprese necessi-tano di un servizio di consulenza specializ-zato. Il primo consiglio che mi sento di dare èproprio quello di diffidare dai “tuttologi”».

Dunque ognuno resti nel suo campo.«Ogni professionista ha le sue prerogative. Io,personalmente, ho una formazione specifica,ho accumulato anni di esperienza sul campodella mediazione e dei contratti, argomentiche ho studiato e insegnato per anni in diverseuniversità italiane ed estere, pubbliche e pri-vate, facendo tutta la trafila dall’assistente alprofessore a contratto, e mi sono diplomata inDiritto Comparato presso l’Università Schu-man di Strasburgo. Ci tengo a sottolinearloperché, nella propria materia, ogni professio-nista deve essere esperto conoscitore dei dif-ferenti sistemi normativi, politici, economicie sociali in cui un può trovarsi a operare. Altempo stesso deve poter contare su altre figureprofessionali cui affiancare la propria azioneper una tutela a tutto campo del cliente».

La sua squadra affianca le aziende a 360gradi. Questo cosa comporta a livello orga-nizzativo e gestionale? «Sicuramente il nostro non è un lavoro privodi problematiche, è necessario essere prontiall’imprevisto. Da un momento all’altro puòpalesarsi l’esigenza di salire su un aereo perraggiungere un proprio assistito all’estero ma,

Advisor: è finita l’era dei “tuttologi”

Lorenza Morello,

fondatrice della Morello

Consulting e socio

di Formamed Srl

www.miconsulting.itwww.formamed.it

La rappresentante dei mediatori italiani,

Lorenza Morello, annuncia l’apertura di una nuova

realtà al servizio delle imprese. Una struttura

che si pone l’obiettivo di incrementare

la competitività delle aziende italiane nel mondo

Andrea Moscariello

Page 69: Dossier Lazio 06 2012

allo stesso tempo, occorre mantenere fedeagli impegni presi in precedenza. Un modusoperandi perseguibile solo con l’avvallo diuna squadra affiatata e dinamica. Si tratta diun elemento imprescindibile».

Il suo ricorda il modello consulenzialeamericano. Questo quanto incide nel favorirela competitività all’estero delle aziende davoi affiancate? «Ha una comprovata incidenza. Quando unimprenditore si rivolge alla nostra strutturaper aprire un nuovo mercato, partiamo subitocon lo studio del prodotto o dell’idea daesportare. L’analisi è fondamentale per ca-pire come e in quali tempi aggredire il mer-cato. La competitività si calcola sotto piùaspetti, non soltanto attraverso la compara-zione con altri prodotti di pari gamma e ca-tegoria, ma anche calcolando il livello di re-sistenza che un determinato mercato puòpresentare dinanzi a una nuova proposta.Ogni qualvolta si propone un nuovo pro-dotto, occorre farlo ben consapevoli dei gu-sti e delle necessità del bacino di acquirenticui ci si rivolge, e qui mi affiancano gli espertidi business development e start up. Le mie

conoscenze specifiche subentrano invece nellafase di studio, trattativa e redazione del con-tratto e tutto ciò che vi ruota attorno».

Il suo settore vede protagoniste sempre piùle donne. La crisi economica e istituzionalecrede possa, in un certo senso, stimolare unaripresa della componente femminile all’in-terno delle realtà professionali e della classedirigente? «Come ho già avuto modo di dichiarare, lavera vittoria si avrà quando una donna che as-sume una posizione di rilievo non farà piùscalpore».

Quali sono le sue aspettative per il futuro?«I prossimi mesi mi vedranno concentratasoprattutto nello sviluppo della Morello Con-sulting. Ogni nuovo progetto, per me, ècome un figlio, da seguire passo passo fino aquando non sarà in grado di camminare conle proprie gambe, a schiena dritta».

Lorenza Morello

LAZIO 2012 • DOSSIER • 87

Quando un imprenditore si rivolgealla nostra struttura per aprireun nuovo mercato, partiamo subitocon lo studio del prodottoo dell’idea da esportare

Page 70: Dossier Lazio 06 2012
Page 71: Dossier Lazio 06 2012
Page 72: Dossier Lazio 06 2012

MODELLI D’IMPRESA

90 • DOSSIER • LAZIO 2012

E siste una correlazione tra la crisi eco-nomica e la perdita del senso socialedell’impresa? Secondo Mimmo Co-stanzo, affermato imprenditore sici-

liano del settore infrastrutture ed energia, nonvi sono dubbi, questa correlazione esiste ec-come. La storia di Costanzo, di recente balzatoalle cronache per aver denunciato un tentativodi estorsione ai danni di un cantiere sulla StataleIonica, affidato alla sua Cogip InfrastruttureSpa, è oggi vista come un esempio da seguire.Specie in un Mezzogiorno il cui tessuto pro-duttivo, quello sano, chiede a gran voce un rin-

novo della cultura d’impresa,ma anche della società stessa.«La crisi ha mostrato che esisteuno scollamento della finanzadai processi produttivi reali -sottolinea Mimmo Costanzo -.L’innalzamento esasperato e ar-tificioso dei bisogni, un consu-mismo senza limiti e una man-canza di responsabilità sulconcetto di sostenibilità nellungo termine, a favore di unafocalizzazione nel brevissimotermine, hanno dimostrato ilfallimento del modello econo-mico che è stato protagonistadell’ultimo secolo».

Dunque l’economia va cambiata alla base?«Ritengo vi sia la necessità di ritrovare nuovi mo-delli d’impresa. Si parla di un capitalismo piùumano, di un ritorno a bisogni comuni, della ca-pacità d’intendere il concetto della reciprocità.Giungendo, finalmente, alla reale valorizzazionedella responsabilità sociale dell’impresa».

Anche lei crede, come alcuni suoi colleghi,che occorra rinsaldare questo valore?«Certamente, deve essere intimamente acquisitonel dna degli imprenditori. Non deve essere soloun solo valore di facciata. Tra l’altro, se si assumeconsapevolezza di quanto sia importante, si no-terà che l’azienda ne trae un beneficio nella so-stenibilità, nel lungo termine, nella reputazione,nella crescita delle sue risorse umane».

La classe dirigente italiana deve fare i conticon un passato in cui il valore della merito-crazia è stato fin troppo ignorato. Anche nel-l’ambito delle imprese, incluse le Pmi, ritienevada riposto sul tavolo il tema meritocratico? «Il tema della meritocrazia è stato fin troppo igno-rato, anzi, in Italia si tratta di un valore addiritturacombattuto. A volte dico che in questo Paese esi-ste la “meritofobia”, l’orrore verso il merito, la de-cisione spietata di combatterlo in tutti i settori».

Ma la crisi, almeno, è effettivamente servitada filtro, lasciando sul mercato soltanto glioperatori più virtuosi e lungimiranti?«Non è andata proprio così. È chiaro che sono in

Mimmo Costanzo, tra i più affermati imprenditori del Mezzogiorno

nell’ambito delle opere infrastrutturali, pone l’accento

sul valore sociale d’impresa, troppe volte “ignorato”

in favore di un modello economico oggi in crisi

Aldo Mosca

Mimmo Costanzo,

amministratore

delegato Cogip

Holding, Catania (CT)

www.cogip.it

La crescita passa attraversofiducia e responsabilità

Page 73: Dossier Lazio 06 2012

Mimmo Costanzo

LAZIO 2012 • DOSSIER • 91

difficoltà anche alcuni imprenditori virtuosi, ri-trovatisi a fare i conti con una realtà ingigantita daun cambiamento di strategia da parte degli istitutifinanziari. Va detto, comunque, che da ogni cam-biamento nasce poi un processo selettivo. Ci saràun percorso evolutivo, e di selezione, così come èavvenuto in passato in periodi di grande crisi».

Per l’edilizia, oggi, virtuosismo è anche ri-spetto dell’ambiente. Quale politica ha as-sunto, in tal senso, la società da lei presieduta?«Siamo particolarmente interessati al tema del-l’uso dei materiali, della loro lavorazione e dellaloro compatibilità con l’ambiente. Dobbiamoseguire tutti i percorsi di scelta, utilizzo e smalti-mento, soprattutto per la realizzazione di opereche abbiano una capacità d’integrazione e chesiano volute dal territorio. Siamo anche attenti atutto ciò che riguarda l’efficienza energetica, cheè un altro dei grandi temi del futuro su cui le im-

prese saranno tenute a rispondere».Il Governo ha annunciato lo sblocco di una

prima tranche di liquidi per pagare una partedei debiti con le imprese. Il suo settore, quellodelle infrastrutture, è tra quelli che vantano icrediti più alti con lo Stato. Che opinione si èfatto a proposito?«Finalmente c’è un’attenzione, e lo dico da im-prenditore che sa bene come le dinamiche fi-nanziarie vadano al di là dei percorsi strategici deiprocessi economici, mettendo spesso in ginocchiole imprese, soprattutto per le asimmetrie tra pa-gamenti e riscossioni. Mi pare che finalmentequesto sia diventato oggetto di attenzione daparte del Governo e l’annuncio del Premier nonpuò che rendermi più sereno».

Quali interventi auspica affinché si possanoagevolare maggiormente gli investimenti ininfrastrutture?«Lo Stato deve creare le condizioni affinché gli im-prenditori possano tornare ad avere fiducia nel si-stema Paese. Devono tornare a credere in quelloche fanno: nel progetto, nella possibilità di cam-biare le cose, di coinvolgere tutti gli attori e i la-voratori. La grande maggioranza delle aziendesono disponibili e impegnate nel dare sostegno alPaese, mettendo al primo posto il valore della le-galità e del rispetto delle regole, ma è importanteche lo Stato ci aiuti a rinsaldare questo patto di fi-ducia che credo sia necessario».

Page 74: Dossier Lazio 06 2012

92 • DOSSIER • LAZIO 2012

G li allestimenti scenografici chefanno da sfondo a programmi te-levisivi, rappresentazioni teatrali oa eventi di varia natura, somigliano

sempre di più a vere e proprie opere d’arte, espesso costituiscono un elemento di fondamen-tale importanza per il successo di spettacoli e ma-nifestazioni di questo tipo. Ma come nasconoqueste creazioni? Ce lo spiega Roberto Ciam-brone, titolare e direttore artistico della Sceno-grafia International, azienda romana che da piùdi vent’anni opera proprio nel campo dell’allesti-mento scenografico. «Per realizzare una sceno-grafia servono abilità e competenze paragonabilia quelle di un designer o di un architetto. I nostriinterventi, ad esempio, sono il frutto di un lungolavoro progettuale, che si compone di diversefasi. In primo luogo provvediamo a costruire unbozzetto o un plastico, attraverso il quale pos-siamo farci un’idea di come potrebbe esserel’opera finale. A questo segue l’attività di labora-torio, dove vengono costruite le strutture portanti,che solitamente sono realizzate in legno o in ferro.

Per ultimo, infine, vengono assemblate le rifini-ture che vanno a formare l’involucro esterno dellascenografia». La disponibilità di un gruppo di la-voro composto da architetti, scenografi, pittori,scultori, grafici, tecnici e decoratori, con la pos-sibilità di svolgere l’intero processo produttivocompletamente all’interno dello stabilimentoaziendale, rappresenta la vera forza della Sceno-grafia International, che è così in grado di assi-curare ai propri committenti massima rapidità neitempi di realizzazione e un’immediata risoluzionedi qualsiasi tipo di problema si dovesse verificare.«Il nostro lavoro – spiega Ciambrone – nasce daldesiderio di concepire e realizzare la scenografia inmodo originale e innovativo, cercando di usciredai canoni tradizionali, preferendo un approccioalla progettazione da inventare giorno per giorno,che scaturisca da una moderna visione della scenae, di conseguenza, del modo in cui allestirla».Una scenografia, infatti, non ha il solo compitodi descrivere lo spazio e il tempo in cui si consumal’evento, ma deve interagire con l’evento stesso.«Potremmo quasi dire – prosegue Ciambrone –

Un laboratorio che è anche una fabbrica di idee, all’interno della quale

prendono forma spettacolari allestimenti. Con Roberto Ciambrone

alla scoperta del mondo della scenografia

Guido Puopolo

Creatività in scena

Page 75: Dossier Lazio 06 2012

che lo spettatore viene trasportato dentro l’azionee reso protagonista. Si può raggiungere questo ri-sultato solo attraverso la realizzazione di produ-zione di alto livello per creatività, tecnologia eprofessionalità, lasciando ogni elemento in ar-monioso accordo con l’insieme. In questo modosi crea un autentico strumento di comunica-zione a tre dimensioni». E non è un caso se ognianno all’interno del laboratorio della Scenogra-fia International vengono allestite le scene di de-cine di spettacoli, con una particolare predilezioneper il mondo della televisione. «Disponiamo di at-trezzature e macchinari tecnologicamente al-l’avanguardia, indispensabili per assicurarsi stan-dard eccellenti e flessibilità operativa. Solo per fareun esempio, ultimamente abbiamo realizzato lescenografie per trasmissioni come Centocin-quantanni, Ballarò e Ballando con le Stelle». Laformazione “sul campo” è fondamentale per ma-turare l’esperienza necessaria per operare in que-sto particolare settore. Per questo Ciambrone hadeciso di impegnarsi in prima persona per soste-nere e incoraggiare le inclinazioni artistiche dei fu-

turi progettisti di elementi scenografici: «Colla-boriamo con scuole e accademie, ospitando iloro studenti, a cui offriamo la possibilità di fareuna diretta esperienza lavorativa. Così facendo livogliamo stimolare, verificando, tramite un in-tervento diretto, le loro capacità di percezione eorganizzazione dello spazio scenico, attraversouno specifico percorso operativo». In tale ottica,Ciambrone ha fondato un’associazione senzascopo di lucro denominata “Cultura è…”, conl’intento di diffondere e promuovere tutte leforme di arte, in particolare, quelle legate almondo della televisione, del cinema, del teatroe della musica, attraverso l’organizzazione diconvegni, concerti, manifestazioni, stage, e corsidi aggiornamento. «Il nostro progetto puòconsiderarsi un naturale collegamento tra cul-tura e pratica lavorativa. Stare a diretto contattocon le giovani leve ha rappresentato uno sti-molo anche per noi: ci ha, infatti, arricchito dinuove esperienze, facendoci diventare un veroe proprio laboratorio di progettualità teorica epratica partecipata».

Il nostro lavoro nasce dal desideriodi concepire e realizzarela scenografia in modo originalee innovativo, cercandodi uscire dai canoni tradizionali

Roberto Ciambrone

LAZIO 2012 • DOSSIER • 93

La Scenografia International srl si trova a Roma - www.scenografiainternational.it

Page 76: Dossier Lazio 06 2012

96 • DOSSIER • LAZIO 2012

A fianco Paolo Fatiga,

fondatore e presidente

della Fatigappalti Spa

di Roma

www.fatigappalti.it

«L a nostra società potrebbe rag-giungere dimensioni molto mag-giori e dare occupazione a nuovemaestranze se i lavori eseguiti ci

venissero pagati con tempestività». Quello solle-vato dal commendator Paolo Fatiga, fondatore epresidente della Fatigappalti di Roma è, pur-troppo, un problema che accomuna moltissimeaziende italiane. Questo vale, a maggior ragione,per tutte quelle realtà che lavorano a stretto con-tatto con la Pubblica amministrazione, propriocome la Fatigappalti, presente sul mercato del-l’impiantistica fin dal 1963 e specializzata nei la-vori di gestione e manutenzione di impianti tec-nologici, civili e industriali.

Quali conseguenze sta producendo questasituazione sulla vostra attività?«Dobbiamo fare i salti mortali per riuscire a

I ritardi nei pagamenti da parte della Pa pesano come macigni sulle spalle delle aziende.

Lo sa bene Paolo Fatiga, che da quasi cinquant’anni lavora nel settore dell’impiantistica,

al fianco di grandi società ed enti pubblici

Guido Puopolo

Pagamenti certi per sostenere il rilancio

Page 77: Dossier Lazio 06 2012

Paolo Fatiga

LAZIO 2012 • DOSSIER • 97

rispettare gli impegni assunti ma, soprat-tutto, abbiamo enormi difficoltà nel pro-grammare nuovi investimenti, anche per im-portanti progetti di ricerca e innovazione chestiamo cercando di sviluppare nel settoredelle energie alternative. A livello generalequesti investimenti sono ostacolati anchedalla mancanza di fondi, visto che, come bennoto, una tassazione elevata e l’alto costo deldenaro annullano quasi completamentel’utile aziendale, portando le imprese a ral-lentare e, nei casi più gravi, a esaurire com-pletamente ogni tipo di attività».

Manca, quindi, anche un supporto ade-guato da parte degli istituti di credito?«Certamente. Per quanto riguarda l’accesso alcredito le banche di piccole e medie dimen-sioni hanno completamente chiuso i “rubi-netti”, mentre le grandi banche nazionalihanno di molto ristretto il loro sostegno fi-nanziario alle Pmi. Come accennato in prece-

denza questo ha prodotto un crollo verticaledegli investimenti, con la conseguente impos-sibilità di impiegare nuove unità lavorative».

Come è riuscita la Fatigappalti, pur in uncontesto del genere, a mantenere e consoli-dare la propria posizione all’interno di unmercato così complesso come quello del-l’impiantistica?«Per competere e resistere sul mercato è fon-damentale, in primo luogo, poter disporre dimano d’opera qualificata, con un alto livello dipreparazione e costantemente aggiornata, an-che da un punto di vista delle innovazioni tec-nologiche. La nostra forza è rappresentata dallaqualità e dall’affidabilità dei servizi offerti, checi permettono di realizzare lavori a “regolad’arte”. Poniamo inoltre grande attenzione allasicurezza sul lavoro e al rispetto dell’ambiente,due argomenti oggi molto sentiti anche daparte dell’opinione pubblica. La Fatigappalti èun’azienda di tipo familiare, ed è proprio gra- � �

Abbiamo enormi difficoltànel programmare nuoviinvestimenti, ancheper importanti progettidi ricerca e innovazione

Page 78: Dossier Lazio 06 2012

MODELLI D’IMPRESA

98 • DOSSIER • LAZIO 2012

zie all’impegno di tutta la famiglia che riu-sciamo a portare avanti il nostro progetto».

Quali sono, nello specifico, le vostre spe-cializzazioni nell’ambito dell’impiantisticagenerale?«La nostra attività comprende la progetta-zione, la costruzione e l’installazione di im-pianti civili e industriali, termici, di condi-zionamento, climatizzazione, ventilazione,elettrici, speciali, idraulici, antincendio, mec-canici, gas tecnici e medicali. Abbiamo avutomodo di raggiungere questo insieme di com-petenze differenti grazie alla possibilità di la-vorare in contesti fra loro eterogenei, come adesempio, solo per citare alcuni interventi, ne-gli ospedali romani San Camillo e Santa Lu-cia, nella Stazione Termini e nell’Aeroporto

intercontinentale Leonardo da Vinci di Fiu-micino. Ci occupiamo anche di edilizia, conla realizzazione, la manutenzione e la ristrut-turazione di opere sia civili che industriali, ol-tre che di beni sottoposti a tutela».

Di quali abilitazioni e certificazioni vi sietedovuti dotare per poter svolgere il vostro la-voro?«Siamo certificati ai sensi della norma Uni EnIso 9001:2008 e Uni En Iso 14001:2004, ol-tre che Ohsas 18001:2007. Siamo in pos-sesso dell’attestazione per l’esecuzione dei la-vori pubblici con la certificazione rilasciatadalla Axsoa. Siamo infine abilitati per l’ese-cuzione di lavori di igiene ambientale comepulizia, sanificazione, disinfezione, disinfe-stazione, derattizzazione per edifici e impianticivili e industriali; lavori di pulizia e di steri-lizzazione di condotte per il condizionamentodell’aria; e lavori di depurazione dell’aria etrattamenti ambientali».

Su quali ambiti operativi siete al momentoimpegnati?«Attualmente la società sta lavorando su pro-getti di ampio respiro, per grandi aziende edenti, non soltanto pubblici ma anche privati.Purtroppo però devo dire che siamo costrettia sostenere spese molto elevate, determinatesoprattutto dall’elevata tassazione, dall’au-mento del prezzo del carburante e dei costibancari, tali a volte che l’utile ricavato dal la-voro non riesce a coprire le spese stesse».

Cosa auspicate, infine, per il futurodell’azienda?«Speriamo che la situazione generale possa mi-gliorare, al fine di continuare a lavorare conmaggiore serenità. Oggi lavorano con noi circa150 dipendenti. L’obiettivo è quello di conti-nuare a rappresentare un punto di riferimentoimportante per il nostro territorio, assicurandostabilità economica e il mantenimento dei po-sti di lavoro a tutti i nostri collaboratori».

� �

��

Per resistere sul mercato èfondamentale poter disporredi mano d’opera qualificatae costantemente aggiornata

Page 79: Dossier Lazio 06 2012
Page 80: Dossier Lazio 06 2012

MODELLI D’IMPRESA

102 • DOSSIER • LAZIO 2012

Investire sulla conoscenza e sull’esperienza pratica, per competere su un mercato

fortemente vocato all’internazionalizzazione e caratterizzato da una concorrenza sempre

più serrata, come quello energetico. Il punto di Giuseppe Bellantoni

Guido Puopolo

Ripartire dalla formazione

M algrado l’onda d’urto dellacrisi economica e finanziariaabbia colpito anche il mondoenergetico, il settore Oil &

Gas è alla continua ricerca di figure altamenteprofessionali. Tuttavia i profili qualificati scar-seggiano. Servono quindi spazi formativi ade-guati, volti a colmare il gap tra domanda e of-ferta. Lo sa bene Giuseppe Bellantoni,Managing Director di ISS International, so-cietà di Roma che dal 2005 offre soluzioni in-tegrate per tutte le attività nell’ambito di im-pianti gas-petroliferi. «Siamo in un’epoca diricostruzione, e per ricostruire non si puòprescindere da due fondamentali elementi:formazione e spirito collaborativo».

Crede che in Italia le aziende del settoredispongano degli strumenti e delle compe-

tenze necessarie per affron-tare un mercato in continuaevoluzione, come quelloenergetico?«In Italia abbiamo i migliori in-gegneri del mondo, che devonoessere però adeguatamente va-lorizzati. La ISS International,ad esempio, è composta per lamaggior parte da ragazzi pre-parati e desiderosi di crescere emigliorare. Conoscono più lin-gue, si confrontano tutti i giornicon culture, mentalità, standarde procedure internazionali, ef-fettuano periodi di training epartecipano allo Start-up dellenostre branch all’estero, come

quelle di Abu Dhabi e Doha».E infatti ISS, attraverso un apposito Trai-

ning Center, è costantemente impegnatain attività di formazione e trasferimento diknow how tecnico per gli operatori del set-tore. Da dove è nata l’idea di creare unCentro di Formazione interno alla vostrasocietà? «Abbiamo avvertito l’esigenza di creare un Trai-ning Center che fosse a disposizione di tuttiquei giovani che avessero voglia di avvicinarsi alsettore dell’Oil & Gas da un punto di vista piùpratico e professionalizzante. Infatti, se a livelloteorico le facoltà italiane di ingegneria rappre-sentano l’eccellenza, il lato pratico è completa-mente sconosciuto. Sembra una contraddizione,ma fatichiamo a trovare specialisti del settoresotto una certa soglia d’età, perché i grandi pla-yer e le università non hanno come core busi-ness questo tipo di formazione».

A chi si rivolge principalmente la vostra of-ferta formativa?«Come accennato in precedenza il nostro puntodi riferimento sono i giovani, laureati e non. Aloro diamo l’opportunità di assistere a docenze dimanager e tecnici specializzati e di partecipare, at-traverso sofisticati simulatori d’impianto, allarealizzazione di progetti di ampio respiro; of-friamo stage remunerati presso importanti societàdel comparto, insegniamo un lavoro reale e noninflazionato che, nonostante l’alta specializza-zione richiesta, può garantire sbocchi impensa-bili e duraturi. A dispetto di chi afferma che il pe-trolio è agli sgoccioli, infatti, non possiamodimenticare che le riserve conosciute durerannoalmeno altri “cento” anni, per non parlare di

Giuseppe Bellantoni, Managing Director della ISS

International Spa di Roma

www.iss-international.it

Page 81: Dossier Lazio 06 2012

Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx

LAZIO 2012 • DOSSIER • 103

Giuseppe Bellantoni

quelle ancora da scoprire». Come è strutturato, nello specifico, il vo-

stro Training Center? «Il Training Center di ISS International non èsoltanto una scuola professionalizzante rico-nosciuta dagli organi amministrativi italiani(siamo accreditati presso la regione Lazio e nu-merosi enti bilaterali), ma è un’“idea”: la com-petenza, l’elevato standard di qualità, la multi-disciplinarietà e l’approccio internazionale checaratterizza i nostri metodi di addestramento edi trasferimento del know how hanno trovatoapprezzamento soprattutto presso clienti esteriche, a partire dalla formazione prettamentetecnico-specialistica, in alcuni casi - comequello dell’azienda Kazaka KazMunaiGaz - cihanno persino chiesto di insegnare loro la no-stra Metodologia di Management. A Menzel,in Algeria, all’interno del progetto MLE, cisiamo invece occupati della formazione di ol-tre 3000 tecnici internazionali sugli Standard diSalute, Sicurezza, Ambiente e Qualità, unamateria che rappresenta uno dei fiori all’oc-chiello del nostro centro».

ISS International è oggi una realtà leader alivello internazionale nell’offerta di serviziintegrati per tutte le attività nell’ambito de-gli impianti gas-petroliferi. Quali sono leprospettive per il futuro della società? «Lavoriamo a 360 gradi, fornendo servizi chevanno dagli studi di fattibilità di un impianto allostart-up, fino ad attività di Operation & Main-tenance. Nell’immediato futuro abbiamo inmente di protendere all’estero altri tre rami delnostro piccolo “albero”: apriremo una filiale inKazakistan, dove operiamo indirettamente giàda molti anni, una filiale in Algeria e, infine, unafiliale in Ghana. Qui siamo stati invitati dal go-verno locale a implementare un progetto forma-tivo di “know-how transfer”, tramite la costitu-zione del West Africa Educational Center di cuiISS, speriamo, sarà uno dei principali attori».

3000SONO I TECNICI FORMATI DA ISS

INTERNATIONAL ALL’INTERNODEL PROGETTO MLE, IN ALGERIA

SPECIALISTI

Page 82: Dossier Lazio 06 2012

TECNOLOGIE

104 • DOSSIER • LAZIO 2012

C on il termine Fits - FlexibleImage Transport System - si in-dica un particolare formato difile standard, utilizzato soprat-

tutto per la memorizzazione di immagini edati in astronomia e astrofisica spaziale. Svi-luppato dalla Nasa a partire dagli anni 70 mareso pubblico solo nel 1981, proprio per as-sicurare lo scambio dei dati tra le varie isti-tuzioni scientifiche e garantire così la con-servazione a lungo termine degli elementiraccolti, questo sistema open source, negli ul-timi anni, sta conoscendo nuove e significa-tive applicazioni. Basti pensare alle grandi bi-blioteche e agli archivi storici, che si trovanoperiodicamente a dover fare i conti con l’esi-genza di conservare in maniera adeguata im-magini e testi che, col passare del tempo, ri-schierebbero di danneggiarsi in manierairreparabile, comportando gravi perdite peril nostro patrimonio culturale. Si inserisceproprio in quest’ambito il progetto portatoavanti dalla Seret Art in Technology, societàdi Roma specializzata nella fornitura di pac-chetti software e di sistemi informativi enella progettazione e fornitura di sistemi diidentificazione e sicurezza ambientale me-diante tecnologia a radiofrequenza (Rfid).«Grazie alle particolari caratteristiche del for-mato Fits – afferma la dottoressa Emilia DiBernardo, amministratore unico dell’azienda

- è possibile archiviare qualsiasi tipo di dato,e renderlo così leggibile e fruibile anche ne-gli anni a venire, al contrario di quanto av-viene con i formati proprietari, che per laloro natura si rendono chiaramente inadattia garantire l’accedibilità a lungo termine».Seret, a testimonianza della spinta all’inno-vazione che anima la sua attività, è infatti laprima azienda italiana ad aver avviato unprogramma di sviluppo di plug-in e servizisu questo formato, in collaborazione con laBiblioteca Apostolica Vaticana, proprio conl’obiettivo di favorirne la diffusione nel set-tore documentale. «Il percorso intrapreso èsicuramente impegnativo – spiega Di Ber-nardo - ma siamo convinti che sia indispen-sabile maturare le necessarie competenze eprofessionalità, per poter offrire servizi qua-lificati a tutte quelle realtà interessate alla co-stituzione di archivi di grande affidabilità».

Per salvaguardare l’immenso patrimonio culturale conservato all’interno dei nostri

archivi e delle biblioteche storiche esistono strumenti innovativi e assolutamente

efficaci. Li illustra Emilia Di Bernardo

Guido Puopolo

Un software salverà gli antichi manoscritti

Emilia Di Bernardo,

amministratore unico

della Seret Art in

Technology di Roma

www.seretat.com

Page 83: Dossier Lazio 06 2012

Emilia Di Bernardo

LAZIO 2012 • DOSSIER • 105

Proprio la Biblioteca Vaticana sarà l’orga-nizzatrice della sessione speciale presente alconvegno dell’European Week of Astro-nomy and Space Science – Ewass, manife-stazione che si svolgerà a Roma dall’1 al 6 lu-glio prossimi e che vede Seret tra gli sponsorprincipali. «Nel corso del convegno si terràun incontro dedicato proprio a questo nuovoformato, che a breve siamo sicuri sarà rico-nosciuto come una tangibile testimonianza.La speranza è che si possa dare avvio a unpercorso di sviluppo concreto, che possa ren-dere il Fits uno standard di fatto per la con-servazione di contenuti digitali».In un’ottica di continuo sviluppo tecnolo-gico Seret, ormai affermatasi come partner esystem integrator di alcuni tra i più impor-tanti player internazionali del settore ICT,sempre nel campo documentale ha inoltre

iniziato a collaborare alla sperimentazionedi un nuovo sistema, per il riconoscimentodi testo in immagini digitali di documentimanoscritti e a stampa. «Il prototipo, realiz-zato congiuntamente con Dabimus, spin offdell’Università di Bari Aldo Moro, è stato de-nominato ICRPad. Tale strumento è ingrado di interpretare testi redatti a manocon funzionalità di Icr, Iwr e Ocr. Attraversoquesta soluzione ci poniamo l’obiettivo di ri-solvere una tra le problematiche più com-plesse nel mondo documentale digitale, inparticolare per ciò che concerne documentiantichi e manoscritti, che proprio in virtùdelle loro caratteristiche presentano notevolidifficoltà nell’interpretazione automatica daparte degli elaboratori». La struttura algorit-mica elaborata per il sistema, come sottolineala dottoressa Di Bernardo, consente due fon- � �

Grazie alle particolaricaratteristiche del formatoFits è possibile archiviarequalsiasi tipo di dato,e renderlo così leggibilee fruibile anche negli annia venire

Page 84: Dossier Lazio 06 2012

106 • DOSSIER • LAZIO 2012

damentali livelli di utilizzo, peraltro appli-cabili contestualmente: «Il primo permetteall’utente di effettuare ricerche all’internodel documento, senza necessità di indicizza-zione dell’intero contenuto testuale. Unavolta che il documento viene immesso al-l’interno della banca dati con opzioni di ri-cerca per parole chiave, l’utente può effet-

tuare tutte le ricerche a suo piacimento, conuna restituzione immediata del testo».I riscontri altamente positivi ottenuti sino adoggi dai test sono tali da prevedere, fin d’ora,che le ulteriori implementazioni cui è at-tualmente sottoposto ICRPad aprirannonuove possibilità di ricerca, studio e frui-zione interattiva delle digital libraries di do-cumenti, garantendo un livello di accessibi-lità ai documenti digitali a oggi non ancoraraggiunto da sistemi analoghi.«Questa, ad esempio, è una soluzione che sipone come fondamentale risorsa anche intutti i processi di automazione che riguar-dano le aziende», conclude l’amministratore.«Non vanno dimenticati, inoltre, i beneficiche potrebbe trarne la Pubblica amministra-zione, soprattutto per quel che riguarda lasemplificazione nell’archiviazione e nel re-cupero documentale che da più parti vieneinvocata, ma che al momento è stata tra-dotta in pratica solo marginalmente».

� �

TECNOLOGIA

La Seret Art in Technology opera da 15 anni nel mercato dell’Ict,e oltre alla sede di Roma, è presente con due filiali ad Anagni e Milano.Fondata da professionisti con alle spalle significative esperienzenell’ambito dell’implementazione di tecnologie informatiche, è oggiuna realtà di livello internazionale nella fornitura di servizi e soluzioniad alto contenuto tecnologico. Negli anni l’azienda ha sviluppato servizi di document management per i principali istituti bancari italiani, per Fondiprevidenziali, aziende petrolifere italiane, istituti pubblici e privati,oltre che per l’ISTAT e per le Poste Italiane. La Seret, sfruttandole potenzialità della tecnologia RFID, sviluppa, sin dal 2002, soluzionie servizi finalizzati ai processi di automazione e controllo dellamovimentazione di beni librari in stretta collaborazione con gli specialistidella Biblioteca Apostolica Vaticana. Il sistema Qualità della Seretè garantito dal possesso dalle certificazioni CISQ e Iqnet, conformementealla norma Uni En Iso 9001:2008 e Uni Iso 27001:2005 per progettazionee sviluppo software e sistemi Rfid, acquisizione ottica e digitalizzazionedei documenti, servizi di inserimento dati, archiviazione e gestione fisicadella documentazione cartacea.

Collaborazioni di prestigio

Page 85: Dossier Lazio 06 2012
Page 86: Dossier Lazio 06 2012

108 • DOSSIER • LAZIO 2012

C ome registrato dall’Undicesimorapporto Aniasa (AssociazioneNazionale Industria dell’Auto-noleggio e Servizi Automobili-

stici), il 2011, in Italia, è stato un anno ne-gativo per il fleet management. A fronte di unincremento del 2 per cento nel numero com-plessivo dei veicoli gestiti in outsourcing perconto della Pa e delle aziende private, a livellodi fatturato il calo è stato del 25 per cento,confermando così la sottodimensione del set-tore rispetto allo sviluppo che ha nel resto deipaesi europei. Se infatti dal confronto con il2010 risulta cresciuto il numero dei veicoligestiti, il fatturato medio per veicolo è passatoda 631 a 464 euro (meno 26,5 per cento),consegnando a fine anno al settore un fattu-rato di 60 milioni di euro contro gli 80 del2010. Le cause? E le soluzioni? Ne parliamocon Elpidio Sacchi, titolare di Safo, gruppo disocietà con presenza in Italia, nel RegnoUnito e in Romania: «Durate lo scorso anno,l’inasprirsi degli effetti della crisi economica

e il contemporaneo aumento dei prezzi deicarburanti hanno fortemente penalizzato ilmercato italiano. A questo si è poi sommatoil ritardo dei pagamenti da parte della Pa e ildisincentivo all’investimento determinatodalla stretta sul credito».

Quali sono le strategie praticabili perinvertire questa tendenza?«Com’è stato indicato già dal rapportoAniasa, il settore potrebbe compiere un saltodi qualità potenziando l’applicazione delletecnologie informatiche e approfittando deimeccanismi di outsourcing su componentidi servizio che non siano direttamente partedel core business. Noi, ad esempio, siamouna società che è specializzata da oltre tren-t’anni nella fornitura di servizi specialistici. Ilnostro approccio prevede che ci assumiamo laresponsabilità in outsourcing su processi che,rispetto al core business delle società di no-leggio sono marginali e ne facciamo il nostrocore business. Ciò determina che, operandosu volumi più ampi di veicoli rispetto alla sin-gola società di noleggio, attuiamo una sud-divisione degli oneri di investimento per i no-leggiatori e costruiamo elementi di eccellenza.La conseguenza è una rilevante riduzione deicosti e un significativo miglioramento deiservizi che i nostri clienti possono offrire ailocatari. Grazie a questo approccio, stiamodando una mano ai nostri clienti per resistere

L’ultimo anno ha registrato una flessione

nel settore delle flotte aziendali, della Pa

e del noleggio. Elpidio Sacchi illustra

le cause e indica le soluzioni praticabili per

portare il mercato in linea ai livelli europei

Luca Cavera

Il rilancio del fleet managementpassa dall’Ict

Elpidio Sacchi,

amministratore del Safo

Group di Roma

www.safogroup.it

TECNOLOGIE

Page 87: Dossier Lazio 06 2012

alla generale tendenza alla crisi e, allo stessotempo, conseguiamo una significativa cre-scita nelle nostre attività».

I vostri servizi quali aree di gestionecoprono?«L’offerta del nostro gruppo è articolata sutre linee di business principali: servizi spe-cialistici per l’automotive, general back of-fice e soluzioni Ict. Queste tre linee, poi,combinate, contribuiscono a migliorare l’of-ferta complessiva. I nostri servizi specialisticicomprendono tutte le procedure ammini-strative per la gestione di grandi flotte e co-prono l’intero ciclo di vita del veicolo e del-l’attività di noleggio professionale, dalla fasedi quotation al remarketing. Per quanto ri-guarda il general back office, i nostri serviziprevedono le attività di document manage-ment, recupero crediti, Crm e data entry.Infine, per l’Ict, facciamo consulenza, pro-gettazione e sviluppo di soluzioni software,direttamente presso le nostre factory diRoma e Bucarest».

Quali sono le ultime novità a livello diSw development?«Le nostre maggiori competenze ed esperienzesono state maturate nella realizzazione di solu-zioni di tipo datawarehousing e Cpm. Oggi cistiamo concentrando soprattutto sullo sviluppodi soluzioni per le nuove piattaforme mobili. Ab-biamo investito e stiamo continuando a investirerisorse in questa direzione, costituendo ancheuna divisione specifica e dedicata esclusivamentealla realizzazione di applicazioni per le piatta-forme iOS e Android. Il nostro obiettivo è quellodi offrire nuove soluzioni di business, utilizzandosistemi di comunicazione all’avanguardia che ga-rantiscano l’accessibilità alle informazioni in qua-lunque momento e in totale mobilità».

Quali sono gli obiettivi per il 2012?«L’attuale politica di sviluppo del gruppo sibasa sulla ferma volontà di garantire ai nostripartner la massima disponibilità e flessibilitàattraverso una struttura competente e affida-bile rispetto alle esigenze del mercato, ac-compagnate da un processo continuo di in-novazione ed evoluzione e con una visioneuropea. Per questo motivo il gruppo sta in-sistendo su una strategia di espansione al-l’estero, per la costituzione di nuove partner-ship. Già entro il 2012, contiamo di insediarcianche in altri paesi europei».

Elpidio Sacchi

LAZIO 2012 • DOSSIER • 109

��L’obiettivo è offrire soluzioni

che garantiscano l’accessoalle informazioni in qualunquemomento e in totale mobilità

Page 88: Dossier Lazio 06 2012

TECNOLOGIE

Mentre all’estero, nel complesso,il 2011 è stato un anno di cre-scita per l’Information Techno-logy, il mercato italiano ha

chiuso in negativo. Il rapporto Assinform ha re-gistrato un complessivo meno 4,1 per cento. Lecause? A pesare è stata la restrizione della spesadella Pubblica amministrazione – la cui infor-matizzazione massiccia è ancora da venire –, masoprattutto il calo di investimenti dell’impresaprivata, che rappresenta il 90 per cento della do-manda di informatizzazione e che, l’annoscorso, ha diminuito la destinazione di risorseper almeno il 4,3 per cento. In questo scenariodi crisi si sono distinte alcune eccezioni, comequella della ComTel, system integrator che an-che nel 2011 è riuscito a centrare l’obiettivo cre-scita, segnando a bilancio una crescita di fattu-rato del 17,5 per cento rispetto al 2010,attestandosi così a quota 47 milioni di euro. Perspiegare le ragioni del successo in controten-denza intervengono Giovanni Grechi, presi-dente e amministratore delegato della società, eVincenzo Cassese, suo direttore generale.

A fronte di un settore in difficoltà, qual è

stata la leva che ha permesso di proseguirenello sviluppo?Giovanni Grechi: «Alla base della nostra perfor-mance di successo continua a giocare il suoruolo fondamentale la nostra strategia di inno-vazione tecnologica. A questo, nello specifico, siè aggiunto, come determinante fattore di cre-scita, l’apertura ai mercati internazionali. Infatti,siamo ormai presenti in 130 paesi nel mondo,grazie a un network di system integrator stra-nieri. Questo significa che ComTel, attraversoil proprio sistema tecnico e organizzativo, puòfare da focal point per tutte le problematichetecniche e di sviluppo di soluzioni Ict per qual-siasi azienda italiana presente all’estero con sedi,filiali o uffici».

Quali sono state, in concreto, i prodotti ei servizi che hanno fatto da traino?Vincenzo Cassese: «L’azienda è cresciuta perchéha saputo evolvere specializzandosi nell’offertadi soluzioni che vanno dal cablaggio fisico alnetworking, dal VoIP ai sistemi di video intel-ligence, video conference e applicativi. Inoltre,grazie al nostro Network Operation Center(NOC), attivo 24 ore su 24, possiamo affron-tare e risolvere in tempo reale qualsiasi pro-blema tecnico che dovesse interessare i sistemidei nostri clienti. Questi sono rappresentati dapiccole, medie e grandi imprese, compresa la

L’informatizzazione,motore di sviluppo

Giovanni Grechi,

presidente e ad

della ComTel Spa

di Milano, insieme

al direttore generale

Vincenzo Cassese

www.comtelitalia.it

Gli scenari dell’Information

and Communication Technologies

per il 2012. Le soluzioni, le visioni

e la capacità di intercettare le esigenze

di una platea variegata di soggetti e

utenti. Ne parliamo con Giovanni Grechi

e Vincenzo Cassese

Valerio Germanico

110 • DOSSIER • LAZIO 2012

Page 89: Dossier Lazio 06 2012

pubblica amministrazione. La nostra forza èanche quella di saper rispondere alle esigenze di-versificate di una schiera così varia di attorieconomici».

Com’è organizzata internamente ComTel?G.G.: «Abbiamo due divisioni: Reti ed Enter-prise. La prima è attiva sui mercati carrier,svolge attività di installazione, collaudo e ma-nutenzione di apparati di telecomunicazioneper gli operatori Tlc che erogano servizi locali,a lunga distanza o ad alto valore aggiunto. In-vece, la divisione Enterprise, con una capillaredistribuzione sul territorio nazionale e interna-zionale, si rivolge a una clientela business, pro-ponendo soluzioni per reti voce, dati e conver-genti, in grado di rispondere alle esigenze disempre maggiore efficienza delle aziende dioggi».

Quali sono le vostre previsioni sull’anda-mento del mercato nel 2012 e quali le stra-tegie per affrontarlo?V.C.: «Per raggiungere l’affermazione in un mer-cato globale e competitivo, le aziende guardanoalla tecnologia come fattore strategico. Però,alle reti e ai sistemi non chiedono più soltantol’efficienza e l’affidabilità, bensì anche la capa-cità di integrarsi con una visione più ampia deiprocessi di business, che permettano di sup-portarne nuove strategie, applicativi e servizi.

Oltre che rispondere alle attese crescenti di unanuova generazione di utenti. Per assecondarequesta richiesta – certo frenata a livello di in-vestimenti dalla crisi, ma tuttora attuale per losviluppo del nostro paese –, stiamo prose-guendo nella nostra politica di destinazione dirisorse nell’aggiornamento, nell’adeguamentodelle strutture e delle risorse e nella ricerca e svi-luppo di servizi e prodotti in linea con gli sce-nari del futuro. Fra questi, nel 2012, la sfidamaggiore sarà rappresentata dal cloud».

��

Le aziende guardano alla tecnologiacome fattore strategico.Noi le accompagniamonell’implementazione

LAZIO 2012 • DOSSIER • 111

Giovanni Grechi e Vincenzo Cassese

47 mlnLA CIFRA REALIZZATA NEL 2011DA COMTEL SPA, SOCIETÀ DEL SETTORE ICT

FATTURATO

Page 90: Dossier Lazio 06 2012

TECNOLOGIE

112 • DOSSIER • LAZIO 2012

Elisabetta Montali,

amministratore unico di

Irce Spa, Roma

www.ircespa.it

«C iò che si sta verificando sulmercato Ict rappresenta unasvolta epocale». Questa l’im-pressione di Elisabetta Mon-

tali, al vertice di Irce Spa, tra le società italiane piùaffermate sul fronte dell’informatica e delle tele-comunicazioni, attiva da oltre trent’anni. Secondol’amministratore unico, il cambiamento è da leg-gere nella rivoluzione scaturita dall’esplosione deisocial network e del mobility, ambiti su cui Irce hainiziato a investire in maniera sistematica sin dal2008. Ma è certamente nella razionalizzazione deicosti e nell’efficientamento dei sistemi che si tro-vano i nodi più importanti da sciogliere.

Su cosa avete investito negli ultimi anni?«Abbiamo riposto molte risorse per migliorareil nostro livello di competenza e professiona-lità, specie sulle nuove tematiche protagonistedel settore. In primis sul Cloud oltre che sullavirtualizzazione delle applicazioni e delle po-stazioni di lavoro».

Nonostante il boom di questi sistemi, ancheil mondo Ict sta affrontando la crisi. «Non solo. Il nostro settore, in Italia, paga loscotto di un’arretratezza infrastrutturale ormaiinsostenibile. Pensiamo solo alla banda larga. Equesto non aiuta certamente il tessuto produt-tivo. Oggi le imprese hanno esigenza di avere so-luzioni informatiche efficienti e poco costose,

non solo in termini di acquisto ma di manuten-zione e gestione».

Soprattutto chi si rivolge a Irce?«Ci rivolgiamo a un target di enti e aziende digrandi dimensioni. Tutte realtà che necessitano dimigliorare il loro servizio clienti pur ottimiz-zando i costi di gestione. Anche per questo il ser-vizio post vendita è sempre stato un nostro obiet-tivo. Per mantenere una committenza èimportante dimostrarsi flessibili ed essere presentiper tutto quello che avviene dopo l’acquisto».

Uno dei vostri progetti è stato concepito alfine di ridurre l’impatto ambientale. Comenasce Green It?«Negli ultimi dieci anni, soprattutto grazie aldiffondersi di sistemi dal costo relativamentebasso e al proliferare di applicazioni di ogni ge-nere, il numero di macchine installate nelleaziende è cresciuto significativamente. L'insiemedi queste tecnologie e i loro impieghi ovviamenteimpattano sul fabbisogno energetico. Il prolife-rare delle server farm, secondo un modello chetendeva a prevedere un server per ogni applica-zione, ha condotto a una distribuzione delle ri-sorse elaborative diseguale e, in generale, a un loro

Il mercato Ictalla svolta ambientaleTenere il passo con i tempi permettendo

alle aziende di ridurre tanto i costi energetici

quanto l’impatto ambientale delle dotazioni

informatiche. Una rivoluzione descritta

da Elisabetta Montali, amministratore di Irce

Andrea Moscariello

Page 91: Dossier Lazio 06 2012

sottoimpiego. In secondo luogo, la crescita deidati generati e la loro gestione hanno portato aun costante ampliamento del fabbisogno di spa-zio per la memorizzazione».

Dunque si può lavorare per ridurre i costienergetici che queste voci implicano?«Oggi si stima che il consumo energetico del-l'ICT raggiunga il 3 per cento del consumo to-tale. La produzione di CO2 è comparabile aquella del traffico aereo, o a un quarto delleemissioni causate dal parco automobili mon-diale. A tal proposito, il nostro progetto proponemolteplici soluzioni, che vanno dalla riduzionedei consumi delle componenti hardware alla ca-pacità dei sistemi operativi, fino ad applicazioniche regolano la potenza elaborativa in base al ca-rico di lavoro previsto. Queste forme di adatta-bilità sono ancora distribuite in maniera dise-guale nell’ambito delle tecnologie impiegate erichiedono un continuo presidio al fine di im-pattare positivamente la bolletta energetica».

Quanto incide la crisi sul livello di atten-zione che le aziende ripongono su queste te-matiche?«Dopo anni di crescita rapida, e spesso poco or-ganica, dei propri investimenti in Ict, le aziendesi sono trovate periodicamente a fronteggiaremomenti di rallentamento o di recessione. Cosìhanno dovuto fare i conti con i costi della tec-

nologia, con il ritorno sugli investimenti e conla necessità di migliorare la propria capacità discegliere i progetti da lanciare. Al tempo stessoè aumentato progressivamente il costo del man-tenimento in vita di quanto era stato preceden-temente realizzato. Si stima che oggi, nelleaziende, una percentuale che può arrivare all’80per cento del budget annuo venga destinata allamanutenzione. In questo scenario si inserisce laproblematica dell’impatto ambientale, che inassenza di una strategia di sviluppo dell’Ict chene tenga conto porta inevitabilmente a un ini-ziale aggravio di costi in cambio di successivi re-cuperi di efficienza».

Qual è la soluzione più richiesta dalleimprese?«Probabilmente la virtualizzazione, che consenteil consolidamento delle risorse riducendo il nu-mero di macchine impiegate. In generale le tec-niche applicate alle varie tecnologie mirano a co-struire insiemi di risorse e a condividerli inmodo più efficiente. Le soluzioni più sofisticatetendono ad aggiustare l’allocazione delle risorsein modo dinamico, così da rispondere ai picchidi richieste di servizio e ridurre i consumiquando l’attività diminuisce».

��

Le aziende devono fare i conticon i costi della tecnologia e conil ritorno sugli investimenti effettuati

Elisabetta Montali

LAZIO 2012 • DOSSIER • 113

Page 92: Dossier Lazio 06 2012

114 • DOSSIER • LAZIO 2012

Mauro Pontremoli,

amministratore delegato

del CSM di Roma.

Nelle altre immagini

momenti di ricerca

all’interno del centro

www.c-s-m.it

R ecentemente approvato dai ministridello Sviluppo e della Ricerca euro-pei, il programma Horizon 2020prevede un finanziamento di 87 mi-

liardi di euro destinati alla ricerca e all’innova-zione per il settennio 2014 - 2020. Secondo ilministro del Miur Francesco Profumo «Horizon2020 sarà l’unica occasione per il nostro Paeseper rilanciare il sistema della ricerca e dell’inno-vazione». Il programma è stato accolto con fa-vore dai tanti attori del settore: «Horizon 2020richiede una crescente consapevolezza del fattoche le politiche su scala nazionale e regionale ine-renti ricerca e innovazione debbano essere sem-pre più integrate a quelle europee» affermaMauro Pontremoli, amministratore delegato delCSM – Centro Sviluppo Materiali, centro di ri-cerche industriale privato con sede principale aRoma e partecipato da grandi gruppi nazionali

Nuove prospettive per la ricercaCon Horizon 2020 si prospetta una nuova fase per le politiche mirate a incentivare la ricerca

e l’innovazione, aspetti fondamentali per la crescita dell’Europa. E si sposta l’attenzione

dalla ricerca all’effettiva innovazione. Il punto di Mauro Pontremoli del CSM di Roma

Eugenia Campo di Costa

Page 93: Dossier Lazio 06 2012

Mauro Pontremoli

LAZIO 2012 • DOSSIER • 115

e internazionali quali Thyssen Krupp AcciaiSpeciali Terni, il Gruppo Tenaris, Acea, Fincan-tieri, Acciaieria Arvedi, AMA, il Gruppo Fin-meccanica, Saipem (gruppo Eni) e la Società peril Polo Tecnologico Industriale Romano. Csm èuna realtà di primissimo piano nel panoramadella ricerca industriale a livello mondiale, unpartner indispensabile per lo sviluppo tecnolo-gico non solo delle grandi aziende, ma anchedelle piccole e medie imprese.

Quali sono le novità più significative in-trodotte da Horizon 2020?«Di fondamentale importanza è lo spostamentodell’enfasi dalla ricerca all’innovazione. Con Ho-rizon 2020 si pone cioè maggiore attenzione al-l’impatto della ricerca sul sistema produttivo,quindi all’effettivo trasferimento dell’innova-zione alle imprese e alla società. Trovo che que-sto sia un pilastro del piano che non potrà che

condizionare le politiche nazionali e regionali chefino a ora tendevano a privilegiare la fase più amonte del sistema di creazione dell’innovazione».

Questo “passaggio” dalla ricerca all’inno-vazione sposta l’attenzione sulle realtà comela vostra, elementi chiave della catena di in-novazione.«Il CSM fa parte di quelli che in Europa ven-gono chiamati Rto, Research TechnologicalOrganisation. Gli Rto, come il CSM, nonsono numerosi in Italia. Si tratta di centri diricerca industriali, che hanno cioè un’im-pronta e una cultura d’azienda e fanno ri-cerca focalizzata sulla futura applicazione al si-stema industriale e di innovazione di mercato.Dalla ricerca di base alla ricerca industriale ap-plicata al sistema produttivo, l’anello inter-medio è rappresentato appunto dagli Rto.Tale anello, significativamente presente in � �

31 mlnÈ IL VALORE REGISTRATO DAL CSM NEL 2011.IL PIANO AZIENDALE PREVEDE RICAVI STABILI PERI PROSSIMI TRE ANNI ATTORNO A QUESTO LIVELLO

FATTURATO

87 mldÈ LA CIFRA IN EURO PREVISTA DA HORIZON 2020PER FINANZIARE LA RICERCA E L’INNOVAZIONEIN SETTE ANNI, DAL 2014 AL 2020

FINANZIAMENTI

Page 94: Dossier Lazio 06 2012

RICERCA E INNOVAZIONE

116 • DOSSIER • LAZIO 2012

Europa, è invece molto debole in Italia no-nostante la sua importanza fondamentale neltradurre la ricerca in innovazione reale».

Qual è la situazione in Italia nello specifico?«Nel nostro paese vi sono numerosi soggettiche si pongono come intermediari tra il si-stema che produce ricerca di base, cioè i cen-tri di ricerca pubblici e le Università, e gli uti-lizzatori finali che in Italia sono costituiti,oltre ad un ristretto numero di grandi im-prese, principalmente di piccole e medie im-prese. In molti casi questi intermediari nonfanno direttamente ricerca e ciò contribuiscealle evidenti difficoltà che il nostro Paese hanell’incentivare l’innovazione applicata, spe-cie alle piccole e medie imprese».

Un gap che potrebbe essere colmatodagli Rto?«Gli Rto sono strutture in grado di fare realmentericerca, non solo di fungere da punto di contattotra gli enti e le imprese. Tale ruolo è particolar-mente significativo per superare la difficoltà dimettere in collegamento il mondo universitario,fortemente ancorato alla tradizione accademica,con il mondo delle imprese, specialmente quellepiccole e medie che strutturalmente sono pocoorientate alla ricerca, sia per l’insufficiente di-sponibilità finanziaria che per la scarsa capacità diprogettare innovazione di alto livello».

Quali cambiamenti auspica per la ricercain Italia?«Mi auguro che gli Rto vengano valorizzati ade-guatamente, dal momento che sono organi estre-mamente importanti per garantire che la ricercadestinata all’innovazione del sistema industrialevenga poi effettivamente messa in pratica. Perquanto riguarda i sostegni finanziari alla ricerca, hotrovato estremamente interessante la prima bozzadel Decreto Sviluppo fatta dal ministro Passera».

Il decreto del ministro Passera insisteva sulcredito d’imposta.«Il credito di imposta è lo strumento fonda-mentale e prioritario per un’incentivazionenella ricerca, soprattutto per quella orientata almercato. Trovo sia molto efficace soprattuttoper la sua impostazione di fondo: non defini-sce centralmente le priorità, lascia che sia il si-stema a decidere quali sono le esigenze prima-rie della ricerca, quindi dà un aiuto fiscale cheviene poi gestito a seconda delle esigenze. Que-sta logica è completamente diversa dagli altriinterventi di incentivazione che invece defini-scono a priori linee di attività, settori, oggettidei bandi ai quali sono destinate le risorse. Lacertezza delle incentivazioni per la ricerca amedio e lungo termine costituisce infine unelemento decisivo per la loro efficacia inquanto consente alle aziende di dare adeguataprospettiva ai loro piani di sviluppo».

� �

Il credito di impostaè lo strumento fondamentalee prioritario per un’incentivazionenella ricerca, soprattuttoper quella orientata al mercato

Page 95: Dossier Lazio 06 2012
Page 96: Dossier Lazio 06 2012

INNOVAZIONE

118 • DOSSIER • LAZIO 2012

N el 2011 l’attività economica delLazio ha ristagnato. Al rallenta-mento degli investimenti delleimprese si è affiancata la debo-

lezza dei consumi delle famiglie. La lieveespansione dei primi tre trimestri è stata se-guita da una brusca contrazione del prodotto,in connessione con le turbolenze finanziariee con l’indebolimento del ciclo economico in-ternazionale. Le tendenze recessive dell’eco-nomia della regione sono proseguite nei primimesi del 2012, in linea con le altre aree geo-grafiche del Paese. Nell’industria del Lazio ilivelli produttivi sono lievemente cresciutinel 2011, mantenendosi comunque ampia-mente inferiori a quelli precedenti alla crisi

del 2008. Le esportazioni hanno continuatoa fornire un impulso, favorite da una specia-lizzazione regionale basata su settori a mediae alta tecnologia. Le indagini della Bancad’Italia sembrano fornire uno scenario deci-samente in linea con quanto esposto daMaura Lupi, amministratore della Cs,azienda romana che dal 1985 si occupa dellarealizzazione di circuiti stampati e che stasempre di più investendo su una tecnologia dinicchia che ha aperto le porte a preziose col-laborazioni internazionali. «La nostra azienda, - spiega Maura Lupi-, si oc-cupa di costruzione di schede elettroniche, ov-vero i circuiti stampati, una sorta di cuore delsistema elettronico. Nel corso degli anni siamopassati dalla realizzazione di circuiti mono-facciali a quelli bi-facciali, fino al circuitomulti-strato. Un’innovazione considerevoleper la nostra azienda riguarda l’utilizzo delclad, che rappresenta una vera e propria novitàtecnologica. Questa viene utilizzata soprat-tutto dai progettisti di apparati a microonde.Tali materiali trovano un'eccellente applica-zione laddove viene richiesta una notevole dis-sipazione del calore, come per esempio neitrasmettitori ad alta potenza, per i quali è ne-cessario disporre di una grande massa termi-camente conduttiva, per unità di superficie econ caratteristiche di affidabilità garantite neltempo. Attraverso questa tecnologia il circuitonon è più solo supporto e conduttore ma è do-tato di un’antenna che riceve e trasmette. È ri-

Importanti collaborazioni con il comparto difesa hanno permesso alla Cs di Roma

di stipulare partnership con India, Germania e Spagna. Il punto di Maura Lupi

Marco Tedeschi

Tecnologia cladper i sistemi elettronici

C.S. Circuiti Stampati

ha la sede a Roma

www.csroma.com

Page 97: Dossier Lazio 06 2012

volta inoltre a tutti quelli che vogliono utiliz-zare una tecnologia senza fili elettrici». Per quanto riguarda le fasi della produzionedei circuiti stampati, queste necessitano diuna minuziosa preparazione e di molta preci-sione. «Le fasi sono moltissime. Ci sono 5 re-parti. Il fotografico, il meccanico, il chimico,dei controlli e infine il serigrafico. Ogni re-parto vede al lavoro circa due operatori. Ditutti questi reparti sicuramente quello mecca-nico ha bisogno dei maggiori adeguamenti einvestimenti sotto il profilo tecnologico datoche è supportato da una meccanica di preci-sione con i controlli numerici. Anche nel con-trollo finale, in ogni caso, dobbiamo portareavanti un forte adeguamento tecnologico». All’interno dell’industrializzazione la Cs la-vora a stretto contatto con il cliente che for-nisce il disegno. «Poi – prosegue Lupi - sta anoi creare il master. Nel nostro settore noicollaboriamo molto con il comparto mili-tare, aerospaziale e professionale. Gli altricomparti con cui lavoravamo precedente-mente, ovvero quello degli antifurti, delle te-lecomunicazioni e dell’elettromedicale,stanno infatti attraversando delle grandi dif-ficoltà. Solo il Gruppo Finmeccanica e leaziende militari continuano a collaborarecon noi». Una partnership che si è spinta an-che fuori dai confini nazionali. «Soprattutto

nella difesa e spazio. Abbiamo infatti dellecollaborazioni con l’India, la Spagna e laGermania. Antenne per radar e navi. Un set-tore molto specifico che necessita di unaqualità e di una precisione assolutamenteelevata. Per questo è importante che questicircuiti vengano realizzati da realtà come lanostra, con esperienza». I circuiti stampati stanno inoltre sbarcando an-che nel mondo delle applicazioni. Verrà infattilanciata a breve un’app gratuita che consentiràdi realizzare circuiti stampati. Una notizia cheperò non preoccupa più di tanto la Cs. «Nonconosco quest’applicazione, in ogni caso c’è dadire che tutto quello che è consumer, con noinon è in concorrenza. Fortunatamente nellatecnologia clad e nei circuiti misti con mate-riali resistivi possiamo contare su un primato,siamo gli unici ad utilizzarla. Anche una dele-gazione indiana è venuta a farci visita per riu-scire a “coglierne i segreti” ma finora non sonoriusciti a svilupparla». Questo permette diguardare positivamente anche in prospettivafutura. «Puntiamo soprattutto su queste nuovatecnologie e su queste nicchie di mercato per-ché per gli altri settori non c’è concorrenza. –Conclude Maura Lupi -. Il 2011 è statobuono e anche il 2012 sembra essere caratte-rizzato da una certa flessione. Restiamo qui, avedere cosa succederà».

Nel comparto difesacollaboriamo con l’India,la Spagna e la Germaniaper antenne per radar e navi.Un settore molto specificoche necessita di qualitàe precisione

Maura Lupi

LAZIO 2012 • DOSSIER • 119

Page 98: Dossier Lazio 06 2012

SICUREZZA

120 • DOSSIER • LAZIO 2012

I l decreto ministeriale 269/2010 hal’obiettivo di fornire al settore della si-curezza privata un insieme organico dinorme, volto a regolare compiutamente

ogni aspetto e a fissare con precisione i requi-siti minimi, soggettivi e strutturali, di cui leaziende dovranno essere in possesso per operarea partire dal mese di settembre. Giorgio Ma-nicone è responsabile della divisione vigilanzadella Sipro, istituto romano che opera dal1992. «Per adeguarci alle nuove esigenze –spiega – il nostro assetto societario è stato rior-ganizzato attraverso la costituzione di una hol-ding di partecipazioni, alla quale fa capo unaholding operativa che detiene quote in tutte leaziende appartenenti delle tre divisioni da cuiè formata la Sipro. Fino a ieri i nostri istituti divigilanza erano rappresentati da ragioni sociali

Il rinnovamento del corpus normativo

ha innescato un processo di ristrutturazione

delle aziende di sicurezza privata, il cui mercato

sta attraversando una fase particolarmente delicata.

Giorgio Manicone fa il punto su questi aspetti

Amedeo Longhi

Le novità nel settore sicurezza

Alcune fasi dell’attività della Sipro di Roma

www.grupposipro.it

Page 99: Dossier Lazio 06 2012

Giorgio Manicone

LAZIO 2012 • DOSSIER • 121

diverse; in ottemperanza al decreto 269, laprima operazione portata a termine nel nostrogruppo è stata la concentrazione, attraverso lafusione per incorporazione, dei diversi istitutidi vigilanza operanti in Lombardia, Veneto, To-scana, Lazio, Sardegna, Abruzzo e Molise in ununico soggetto giuridico. Ogni due settimanesi tiene inoltre una riunione fra i vari reparti peraggiornamenti sullo stato di avanzamento delleazioni intraprese per adeguare le strutture alleprescrizioni del decreto; ma, visti gli importantiinvestimenti già effettuati, tali adeguamentidelle nostre sedi non sono di entità rilevante».Le tre divisioni sopracitate si occupano rispet-tivamente di vigilanza, servizi e sistemi: «Laprima, da me attualmente diretta, coordinaoperativamente e commercialmente tutte le fi-liali che erogano servizi di vigilanza, il nostrocore business. A capo delle altre divisioni cisono due manager giovani ma già esperti, unvalido supporto alla proprietà fresca di pas-saggio generazionale. La caratteristica che hasempre contraddistinto il gruppo è la capacitàdi integrazione dell’offerta: con le nostre tre di-visioni costituiamo un interlocutore unico perogni esigenza di sicurezza. La divisione ServiziItalia organizza, coordina e controlla servizi disicurezza e di facilities su tutto il territorio na-

zionale, mentre la divisione Sistemi rappre-senta un vero e proprio system integrator ingrado di progettare, realizzare e manutenere si-stemi di sicurezza integrati, utilizzando e cu-stomizzando le migliori tecnologie; in questo èsupportata dalla Neulos, reparto dedicato a ri-cerca e sviluppo». I dati del settore parlanoperò di un mercato saturo, fatturati stazionarie occupazione in calo. «Questa analisi è asso-lutamente coerente con la realtà – osserva Ma-nicone –. È recentemente stato presentato ilrapporto 2012 di Federsicurezza, la nostra as-sociazione di categoria, che registra questa ten-denza. Negli ultimi anni abbiamo visto migrareuna parte significativa degli addetti alla vigi-lanza privata verso i cosiddetti operatori nonarmati, per assecondare una logica di saving deiclienti spesso assecondata a dispetto delle nor-mative vigenti in termini di sicurezza sul la-voro, obblighi contributivi e fiscali, nonché

22,4%DIMOSTRANO DI CONOSCERE PIENAMENTEI CONTENUTI DEL DECRETO MINISTERIALE269/2010 (FONTE FORMAT RESEARCH)

GLI ISTITUTI DI VIGILANZA

� �

Page 100: Dossier Lazio 06 2012

122 • DOSSIER • LAZIO 2012

del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicu-rezza. Noi rispondiamo seguendo coerente-mente la strada che ci ha sempre differenziatodalla maggior parte dei nostri competitor, pun-tando su qualità, investimenti, innovazione ediversificazione. Crediamo infatti che il futurosia riservato a chi si è attrezzato per fornirequei servizi, di cui il mercato non potrà fare ameno: quelli di tipo “tradizionale”, come i ser-vizi di presidio fisso, ma ad alto contenutoprofessionale e di notevole livello qualitativo,come la protezione delle infrastrutture criticheo i servizi di controllo dei passeggeri e dei ba-gagli presso sedimi portuali e aeroportuali». Anche altri aspetti, secondo Manicone, non de-vono essere trascurati, al fine di garantire cre-

scita e continuità al settore: «Sono fondamen-tali gli investimenti strutturali, per esempio inun altro dei settori tradizionali della vigilanza,ovverosia nel trasporto, nel trattamento e nellacustodia dei valori, non solo monetari. Lanuova sede del gruppo ospita nei suoi piani in-terrati un centro valori privato che non haeguali in Italia per capacità e dotazioni tecno-logiche. Anche innovazione e diversificazionedell’offerta di sicurezza vanno coltivate: a que-sto proposito, da un lato abbiamo focalizzatol’attenzione su ricerca e sviluppo di nuoviprodotti e tecnologie mettendo a punto, at-traverso la Neulos, un sistema di analisi dellascena basato sullo sviluppo delle reti neurali,che crediamo possa costituire un punto di ri-ferimento tra i sistemi di video analisi del fu-turo, utilizzabile non solo nel settore della si-curezza. Dall’altro lato, abbiamo diversificatola nostra offerta con servizi di disaster reco-very e business continuity, grazie alla pro-gettazione e realizzazione del nuovo buildingche ci ospita, secondo canoni che potesserosoddisfare i più elevati requisiti normativiper le attività di housing. E proprio nel “tra-dizionale” settore della protezione delle agen-

zie bancarie abbiamo svilup-pato e realizzato progettifortemente innovativi me-diante l’integrazione tra uo-mini e tecnologie, progettiche hanno consentito di au-mentare il livello di sicurezzae ridurre i costi d’esercizio.». Va infine modificato il rap-porto con la committenza,che deve essere reso più fles-sibile e collaborativo: «Inquesto momento l’esigenza –conclude Manicone – èquella di fare saving, anche acosto di diminuire il livellodi sicurezza».

� �

In ottemperanza al decreto 269,la prima operazione nel nostrogruppo è stata la concentrazionedei diversi istituti di vigilanzain un unico soggetto giuridico

SICUREZZA

Page 101: Dossier Lazio 06 2012
Page 102: Dossier Lazio 06 2012

SERVIZI ALLE IMPRESE

I contraccolpi della recessione, perquanto concerne le imprese che of-frono servizi, riguardano in particolarmodo il rischio di mancati pagamenti

da parte delle aziende o degli enti cui pre-stano servizi. «Al fine di ridurre al minimoquesto rischio, purtroppo oggi molto fre-quente nel nostro settore, stiamo puntandosoprattutto sui clienti storici, con i quali ab-biamo instaurato da anni un rapporto di fi-ducia reciproca». A parlare è Fabrizio Valen-tini, amministratore della Sogest di Roma,società specializzata in servizi di sicurezza e

di controllo accessi, reception e guardianianon armata. «Questa strategia fino ad oggi ciha premiato: l’azienda quest’anno ha incre-mentato il fatturato rispetto all’anno prece-dente, a fronte dell’introduzione di nuoviappalti per lo più sviluppati su quelli giàesistenti. Molti degli enti con cui già lavo-ravamo, infatti, hanno ampliato la gammadei servizi affidandoci nuovi incarichi enuove mansioni. Naturalmente questa è unagrande soddisfazione, non solo in terminieconomici, ma anche e soprattutto perquanto riguarda il rapporto con il clienteche evidentemente ha piena fiducia nellenostre attività: chi si affida a realtà come lanostra, mette in mano a terzi servizi delicati,come il controllo degli accessi e la receptiondella propria azienda e deve fidarsi assoluta-mente del proprio interlocutore».Nello specifico, le attività della Sogest ri-guardano, oltre a portierato, guardiania nonarmata, gestione centralino e al reception ser-vice - che rappresentano senza dubbio il corebusiness della società - il controllo accessicon pass e transito ospiti/visitatori/dipen-denti, la gestione chiavi, la gestione e la cu-stodia dei parcheggi, la gestione degli in-gressi, i servizi di prevenzione incendi, iservizi al piano con fattorini/autista per ritiroe smistamento corrispondenza.L’ampia gamma dei servizi offerti permette

Enti e imprese necessitano sempre più spesso di servizi legati alla reception

e alla sicurezza. E richiedono soluzioni studiate e realizzate in base alle particolari esigenze.

Per questo, secondo Fabrizio Valentini, è necessario un costante investimento

sulla formazione del personale

Lucrezia Gennari

La sicurezza si attuacon servizi su misura

La Sogest Srl ha sede a Roma, ma opera in tutta Italia - [email protected]

124 • DOSSIER • LAZIO 2012

Page 103: Dossier Lazio 06 2012

Fabrizio Valentini

alla Sogest di interfacciarsi con qualsiasi ti-pologia di azienda, appartenente a ogni cate-goria merceologica e con qualsiasi ente, pub-blico o privato. Come specifica Valentini:«Qualunque struttura che ha la necessità digestire un servizio di portineria si può avva-lere della collaborazione della nostra società.Il nostro target principale è quello delleaziende private, piccole, medie e grandi, maanche enti pubblici che necessitano dei servizidi controllo e gestione degli accessi».Sogest da sempre punta tantissimo sulla for-mazione del personale. «La nostra organiz-zazione è un’attività di “Global Service”,operativa su tutto il territorio nazionale, cheha conseguito la certificazione di qualitàUni En Iso 9001:2008 n° 329886, nel ri-spetto delle leggi sull’occupazione e con unaspecifica formazione, pertanto il nostro per-sonale è particolarmente formato grazie an-che ai corsi di primo soccorso, antincendionei luoghi di lavoro e sicurezza sui rischidella mansione specifica. La nostra forma-zione prevede affiancamenti completamentea nostro carico e disponiamo inoltre di unastruttura di controllo che monitorizza co-stantemente tutta l’attività». L’estrema curadel servizio e della formazione del perso-nale sono tratti che distinguono Sogest daaltre realtà simili che non investono cosìtanto nella cura di ogni dettaglio; non a

caso i clienti dell’azienda rientrano in untarget piuttosto alto, che pretende una certaqualità nel servizio. «Al di là degli investi-menti effettuati, cerchiamo di mantenerecomunque dei costi competitivi, senza peròrinunciare mai all’alta qualità della nostraattività e prendendo sempre in considera-zione le esigenze del nostro committente.Inoltre, pur nel rispetto delle normative cheregolano il mercato del lavoro, la Sogest hastipulato con una primaria società di assi-curazioni, polizze per la copertura dei ri-schi Rct e di eventuali danni recati dal no-stro personale con un massimale di tremilioni di euro, proprio per offrire al clienteuna totale garanzia sui servizi da noi pre-stati» precisa Fabrizio Valentini. Ma qualiprospettive intravede la Sogest per il pros-simo futuro? «Speriamo di chiudere l’annomantenendo gli standard di lavoro attuali,infatti stiamo lavorando con il nostro uffi-cio commerciale, che è impegnato su tuttoil territorio nazionale, proponendo anchesoluzioni e servizi innovativi. Punto fermodella nostra filosofia – conclude Valentini –rimane comunque l’attenzione alla risorsaumana: proprio per preservare posti di la-voro preferiamo, anche laddove alcune atti-vità potrebbero essere effettuate in remoto oautomatizzate, gestire le stesse con risorseumane, sempre appositamente formate».

La nostra formazioneprevede affiancamenticompletamente a nostrocarico e disponiamodi una strutturadi controllo che monitorizzacostantemente tutta l’attività

LAZIO 2012 • DOSSIER • 125

Page 104: Dossier Lazio 06 2012

COMMERCIO

“I l mercato del lusso non conoscecrisi”. Questa affermazione, vera alivello globale e sostenuta soprat-tutto dalle performance che i lu-

xury brand realizzano in Cina, Stati Uniti e In-dia, non trova però riscontro in mercati maturicome quello spagnolo, giapponese e italiano.Se il nostro paese resta protagonista per la pro-duzione e l’esportazione, le vendite interne diprodotti di lusso hanno certamente registratoun decremento, sull’onda del complessivo calodi consumi di beni, durevoli e non, che sta se-gnando l’economia italiana almeno dal 2011.Se quindi gli stilisti e gli amministratori dele-gati dei grandi marchi possono affermare diavere bilanci in netto attivo, in che situazionesi trovano i rivenditori? A delineare un quadrodella situazione Angelo ed Eleonora Sermo-

neta, compagni nella vita e negli affari e tito-lari delle più importanti boutique di alta modadella capitale, sia in franchising che multi-brand. «Nel 2011 – spiega Angelo Sermoneta– alcuni dei nostri negozi hanno registratodelle vendite in crescita, nel complesso peròanche noi abbiamo risentito della crisi inter-nazionale e italiana. Il gruppo, complessiva-mente, nel 2011, ha perso fra il 5 e il 10 percento del fatturato. Tuttavia siamo ancoraun’azienda sana. I marchi che proponiamosono fra quelli più affermati in questo mo-mento e la loro forza è stata anche la nostra,che ci ha permesso di tenere il mercato nono-stante le difficoltà. Naturalmente il 2012 èancora pieno di incertezze, ma la nostra stra-tegia è quella di rispondere alla crisi propo-nendo nuove iniziative imprenditoriali». Oltreallo storico multibrand Eleonora, a Pure de-dicato alla moda bambino, ai franchising Er-manno Scervino e Brunello Cucinelli – pre-sente anche a Forte dei Marmi –, il gruppoSermoneta ha recentemente portato a Romaanche Herve Leger. «Abbiamo preso – ag-giunge Angelo Sermoneta – un intero isolatoin Via Borgognona, tutti i negozi dell’HotelD’Inghilterra dove realizzeremo le nuove bou-tique. Inoltre, stiamo perfezionando dei con-

Nuove iniziative nel mondo capitolino

della moda e del fashion di lusso.

Per Angelo ed Eleonora Sermoneta

la migliore risposta alla crisi dei

consumi che ha scalfito anche il top

della gamma è continuare a credere

e investire nella città eterna

Manlio Teodoro

Angelo ed Eleonora Sermoneta, titolari del gruppo Sermoneta di Roma. Nella pagina accanto, da sinistra,

le boutique Eleonora, Brunello Cucinelli e, in basso, Herve Leger - [email protected]

Strategie di venditaper le boutique

126 • DOSSIER • LAZIO 2012

Page 105: Dossier Lazio 06 2012

Angelo ed Eleonora Sermoneta

tratti in franchising con un grande marchio delcachemire e un grande marchio di dolciumi.Questa scelta di diversificare, sempre restandoperò all’interno del circuito del lusso, ha cer-tamente una componente di immagine, macontiamo che possa trasformarsi in un busi-ness. Anche perché crediamo che a Roma ci siauna richiesta di novità per quanto riguardal’offerta di prodotti di fascia alta. Noi abbiamosempre messo tutto il nostro coraggio nel se-guire le strade non ancora praticate, dimo-strando di saper anche anticipare le tendenze».Tutti i negozi del gruppo Sermoneta, anchequando fanno riferimento a marchi specifici,sono organizzati su una stessa idea di vendita.«La nostra filosofia – dice Sermoneta – è sem-pre stata quella di offrire non solo un pro-dotto, bensì un servizio, in modo da renderepreferibile per il consumatore la scelta dellanostra boutique piuttosto che un’altra dovepuò trovare lo stesso prodotto. Ed è proprio inquesto momento di difficoltà del mercato chebisogna prestare ancora più attenzione al ser-

vizio, alla gentilezza e alla proposta di no-vità». Questa strategia vale anche per la clien-tela straniera. Infatti, all’interno del tour delvisitatore straniero è sempre più presentequalche tappa nei negozi delle grandi griffeitaliane. «Nel complesso, il fatturato dei no-stri negozi – prosegue Angelo Sermoneta –deriva per metà dalle vendite ai turisti e permetà dai clienti italiani – con punte anche del60 per cento di italiani nel settore baby. La vo-lontà di intercettare anche il consumo turi-stico ha dettato anche la nostra scelta del-l’apertura di un franchising BrunelloCucinelli anche a Forte dei Marmi». L’espe-rienza di Angelo ed Eleonora Sermoneta èstata raccolta dai tre figli Massimiliano, Mi-chèle e Alberto, che hanno scelto anche lorodi inserirsi nel settore dell’abbigliamento difascia alta, sia affiancando i genitori nei diversipunti vendita sia con store gestiti in autono-mia, rilanciando così la tradizione di famigliacon una spinta in più verso l’innovazione e lenuove tendenze del mercato.

LAZIO 2012 • DOSSIER • 127

��

È proprio in questo momento di difficoltàdel mercato che bisogna prestare ancorapiù attenzione al servizio, alla gentilezzae alla proposta di novità

Page 106: Dossier Lazio 06 2012

È un quadro a tinte fo-sche quello dipintodalla Cna di Romanel suo notiziario

trimestrale Eco – Economia,Costruzioni e Occupazioni, cheanalizza l’andamento del mer-cato delle costruzioni nel Lazio.La crisi del settore, infatti, nonsembra intenzionata ad arre-starsi, se è vero che negli ultimisei anni sono diminuiti gli in-vestimenti (-22 per cento), le

nuove volumetrie ultimate (-52per cento) e le transazioni resi-denziali (-24 per cento), insiemealla percentuale di imprese at-tive nei cantieri (-13 per centonegli ultimi tre anni e mezzo).«La crisi in corso, però, non èmai stata, né di fatto né perdefinizione, una crisi di mer-cato. Questa nostra convin-zione è motivata dal fatto chenon sono mai cessate le visite aicantieri da parte di potenzialiacquirenti. Il problema è legatoalla quasi totale impossibilità,per le persone, di accedere aimutui indispensabili per l’ac-quisto di un immobile. Se gliistituti di credito non ricomin-ceranno a sostenere le famiglie,sarà molto difficile poter ve-dere una ripresa del mercato».Ne è convinto Amedeo Del-

l’Uomo, amministratore dellaEdil 2000, azienda edile diAnagni da lui fondata insiemeai fratelli Giancarlo e Sisto neiprimi anni Sessanta, e afferma-tasi come una delle realtà piùimportanti su scala regionale.

Un altro enorme problema èrappresentato dalla difficoltà,per le imprese, di riscuotere icrediti spettanti.«Assolutamente. Da questopunto di vista la situazione stadiventando veramente insosteni-bile, soprattutto per le aziende dipiccole dimensioni. Purtroppospiace constatare come l’attualelegislazione in vigore, nonostantestabilisca la “responsabilità soli-dale” delle stazioni appaltanti neiconfronti delle aziende incaricatedi eseguire i lavori, difficilmentetrova applicazione nella pratica».

La ripresa del settore edile non può prescindere dal ruolo delle banche

e dall’entrata in vigore di regole in grado di tutelare le imprese,

sempre più in difficoltà nel riscuotere i crediti. Ne parla Amedeo Dell’Uomo

Guido Puopolo

Qui sopra i fratelli Amedeo, Giancarlo e Sisto Dell’Uomo, soci fondatori della Edil

2000 Fratelli Dell’Uomo Srl di Anagni (FR) - [email protected]

128 • DOSSIER • LAZIO 2012

Le imprese edili chiedono più tutele

Page 107: Dossier Lazio 06 2012

Amedeo Dell’Uomo

A cosa si riferisce?«Al fatto che la legge sembratutelare di più i debitori ri-spetto ai creditori. I commit-tenti, infatti, sono consapevoliche solo in casi estremi il cre-ditore ha la possibilità di ri-correre a un’azione legale neiconfronti dei debitori stessi,con un procedimento che ilpiù delle volte è destinato atrascinarsi per anni. Questoperò dà origine a un meccani-smo perverso che si ripercuotesu tutto il sistema, coinvol-gendo a ruota, oltre all’appal-tatore, anche gli eventuali su-bappaltatori a cui possonoessere affidati specifici lavori.Le drammatiche conseguenzedi questa situazione sono sottogli occhi di tutti».

Come fare allora per farfronte a questa situazione?«Dopo la manifestazione del14 aprile 2012 “Stati Generalidelle Costruzioni nella Provin-cia di Frosinone” Ance Frosi-none, in collaborazione con lealtre associazioni di categoria

della Provincia e con le orga-nizzazioni sindacali, è riuscitaa ottenere un tavolo di con-trattazione con l’ABI regionalee i comuni del nostro territo-rio. L’obiettivo è quello di “re-sponsabilizzare” proprio lebanche, obbligandole a unmaggior controllo nei con-fronti degli “immobiliaristi” edei costruttori a cui concedonofinanziamenti. Crediamo in-fatti che il credito debba es-sere concesso solo in presenzadel rispetto di determinatecondizioni, come già accadenel resto d’Europa. Per capirci,se una stazione appaltante ri-ceve da una banca un “mutuoedilizio” per la realizzazione diun determinato intervento, labanca deve vigilare affinchéquesta somma di denaro vengautilizzata esclusivamente perpagare le opere eseguite da ap-paltatori e maestranze all’in-terno del cantiere in questione,e non per effettuare operazioni“speculative”, come invecespesso accade».

Quali risposte avete otte-nuto?«Al momento abbiamo svoltosolo un paio di incontri preli-minari, ma le sensazioni sonobuone. La speranza è che que-sta trattativa possa portare auna soluzione condivisa, checontribuisca al rilancio dell’in-tero comparto».

Per quel che riguarda nellospecifico l’attività di Edil2000, quale bilancio è possi-bile trarre dagli ultimi dodicimesi di attività?«Pur con grandi sacrifici, siamoriusciti a mantenere la nostraposizione sul mercato, assicu-rando al contempo la massimapuntualità nei pagamenti a for-nitori e maestranze. Questa èuna cosa di cui siamo orgo-gliosi, soprattutto in relazionealla situazione sopra descritta».

Edil 2000, pur avendo rag-giunto dimensioni piuttostoimportanti, continua a carat-terizzarsi per un’imposta-zione tipicamente familiare.Quale valore aggiunto credete � �

LAZIO 2012 • DOSSIER • 129

-22%È QUANTO HA PERSO IL MERCATO EDILE LAZIALENEGLI ULTIMI SEI ANNI SECONDO UN RECENTERAPPORTO DELLA CNA DI ROMA

INVESTIMENTI

Page 108: Dossier Lazio 06 2012

130 • DOSSIER • LAZIO 2012

possa garantirvi questo tipodi organizzazione nel vostrolavoro? «Siamo molto attaccati alla no-stra “creatura”, che oggi si av-vale anche dell’apporto dellenuove generazioni, tanto chedifficilmente riusciremmo a tra-smettere a terzi un tale senti-mento. Al di là del lato affet-tivo, comunque, l’essere presentiin prima persona sul campooperativo, oltre che direzionale,fa si che la clientela possa avererisposte immediate alle proprierichieste, qualunque esse siano.Questo rappresenta un ele-mento importantissimo nel no-stro lavoro, in quanto ci per-mette di risolvere in tempo realetutte le eventuali problematicheche quotidianamente possonopresentarsi in cantiere».

Centrale, nella storia dellavostra società, è l’attenzioneriposta nei confronti dellenuove tecniche costruttive.

Quali sono, attualmente, leevoluzioni più significativeche meglio contribuiscono auna progressione del vostrooperato?«Abbiamo sempre cercato di ri-manere al passo con i cambia-menti che hanno caratterizzatoil settore, e questo aspetto èstato fondamentale nella nostracrescita. Negli anni sono cam-biate le modalità di lavorazione,le tecnologie e le attrezzature adisposizione, che hanno contri-buito a migliorare non soltantola qualità delle costruzioni maanche la qualità del lavoro dichi ogni giorno calca il suolodei cantieri. Grazie all’utilizzodi strumenti sempre all’avan-guardia e all’industrializzazionedi alcune lavorazioni siamo cosìriusciti a ridurre i costi aumen-tando la produzione, a tuttovantaggio dell’utente finale».

A questo proposito, quantoinvestite annualmente nel rin-

novo dei mezzi e dei supportitecnici?«Non abbiamo mai stanziatobudget fissi da utilizzare per ilrinnovo di mezzi, supporti tecnicio quant’altro. Diciamo che que-sti investimenti sono stati sempresostenuti sulla base delle specifi-che necessità del momento sto-rico. Sicuramente abbiamo sem-pre dato importanza primaria aciò che migliora la produttività».

In particolare, oggi l’ediliziaè chiamata a rispondere a im-portanti esigenze di risparmioenergetico e riduzione del-l’impatto ambientale. Quantaattenzione riponete a questetematiche?«La qualità rappresenta la di-scriminante che deve caratte-rizzare i prodotti che oggi sipropongono al mercato. Ne-gli ultimi anni sono state af-finate tecniche e metodolo-gie che permettono di avereun risparmio energetico so-

� �

EDILIZIA

Page 109: Dossier Lazio 06 2012

stanziale, con enormi bene-fici non soltanto ambientalima anche economici. Cre-diamo che il futuro delle co-struzioni andrà inevitabil-mente in questa direzione: diconseguenza è di primariaimportanza recepire al me-glio le normative in materiae, soprattutto applicarle inmaniera maniacale. Questa èuna delle peculiarità dellaEdil 2000, cosa che è semprestata riconosciuta e premiataanche dal mercato».

Molti attori del vostro set-tore spingono sulla necessitàdi rallentare il “nuovo” in fa-vore di un’ampia opera di in-tervento per la rivalorizza-zione e ristrutturazionedell’esistente. Qual è il suopunto di vista in merito?«Le nuove costruzioni garanti-scono degli standard abitativi digran lunga superiori rispetto aquelle realizzate nel passato, ol-

tre che, ancora più importante,delle strutture più avanzate e piùsicure. La modernizzazione dellenostre città passa anche dainuovi edifici. Non è un caso se lalegislazione in vigore sia statapensato per incentivare la de-molizione di vecchi edifici e la ri-costruzione di nuovi sul sito».

A livello geografico suquali territori operate pre-valentemente? «Il nostro raggio d’azione è statosempre orientato verso le pro-vincie di Frosinone e Latina, ol-tre che verso il mercato diRoma. In quest’ultimo quin-quennio abbiamo però allargatogli orizzonti, prima con la rea-lizzazione di alcune opere nellaprovincia de L’Aquila e succes-sivamente a Milano».

Su quali progetti siete im-pegnati al momento?«Nell’ultimo periodo abbiamodato inizio alla costruzione diedifici residenziali di proprietà

del gruppo, dove applicheremoal meglio le ultime normativein materia antisismica e di ri-sparmio energetico. Altrettantoimportante, in un’ottica di ul-teriore miglioramento delle no-stre performance, è stata la rea-lizzazione della nuova sedeaziendale, oggi racchiusa all’in-terno di struttura moderna eadeguata alle nostre mutate esi-genze produttive».

Quali sono gli obiettivi peril prossimo futuro della Edil2000? «L’imperativo è quello di conti-nuare a essere presenti in ma-niera strutturata sul mercato.Come ribadito in precedenza,inoltre, lavoriamo per cercare disensibilizzare, nel nostro pic-colo, le associazioni di settoresulla necessità di avere una legi-slazione che regolamenti i rap-porti economici tra le parti, per-ché solo così l’edilizia potràtornare a crescere».

��

Spiace constatare come l’attuale legislazionesembri tutelare di più i debitoririspetto ai creditori

LAZIO 2012 • DOSSIER • 131

Amedeo Dell’Uomo

Page 110: Dossier Lazio 06 2012

EDILIZIA

132 • DOSSIER • LAZIO 2012

«C he non siaun mo-mento facileè chiaro a

tutti». Paolo Barletta, oggi acapo della storica impresa ro-mana Costruzioni Barletta,che da oltre cinquant’anni sioccupa di edilizia, introducedeciso la situazione generalein cui verte il settore. «Pur-troppo stiamo attraversandoun momento di particolarecrisi dovuto soprattutto al ter-rorismo mediatico che ognigiorno ci affligge». Il mattoneinfatti, secondo Barletta, hada sempre costituito un rifu-gio sicuro. «Le svalutazionimomentanee non hanno maipredominato e la curva im-mobiliare ha continuato econtinuerà la sua salita. Oggipiù che in altri momenti val-gono le due regole fonda-mentali di questo lavoro: lo-cation e taglio. Di case inlocation strategiche ci saràsempre bisogno e nessuno

vorrà mai farne a meno.Comprare in una buona zonagarantisce l’investimento. Insecondo luogo la casa grandeha meno mercato. Difficile daacquistare se si tratta d’inve-stimento e di più difficile ge-stione se si tratta della pro-pria abitazione. Comegruppo non possiamo segna-lare un andamento negativo,anzi, le operazioni che ab-biamo in corso di realizza-zione o vendita riscontranoun alto interesse e i nostri li-stini non hanno subito tagli».I servizi che vengono offertiriguardano piuttosto l’assi-stenza finanziaria «per far siche si possa stare tranquilli evendere senza fretta e senzadeprezzare i propri immobili». Quando Raffaele Barletta, ini-ziò l’avventura imprendito-riale, le grandi città e le peri-ferie, erano nel pieno dellosviluppo. «Noi, - prosegue ilfiglio Paolo -, siamo stati dasubito presenti nel capoluogo

laziale e nell’hinterland dellacapitale anche se il gruppo la-vorava in tutta Italia con can-tieri aperti in Toscana, Basili-cata, Calabria e Puglia. Conl’espansione del mercato ab-biamo radicato parte della no-stra presenza nella provinciadi Latina consegnando oltre2700 appartamenti. Iniziandola costruzione di nuovi quar-tieri che oggi hanno espanso iloro confini. Anche questa,secondo me, è stata la lungi-miranza di mio padre». Gli interventi realizzati daCostruzioni Barletta sonomolteplici. «I Palazzi Barletta,a Latina, sono forse una delleopere più conosciute nel ca-poluogo pontino. Punto di ri-ferimento per Latina e pro-vincia, i Palazzi Barletta del1969, si ergono in via Isonzo.Uno dei primi esempi di ar-chitettura residenziale dall’al-tezza oltre il limite conosciutoal tempo. Tutt’oggi portanoquesto nome. Un altro esem-

Costruzioni Barletta coniuga da più di cinquant’anni materiali

e ricerca estetica. Cercando sempre di integrare l’abitazione

nel paesaggio. Anche perché «costruire bene e costruire male

costa la stessa cifra». Ne parliamo con Paolo Barletta

Nicoletta Bucciarelli

Come cambia l’edilizia nell’hinterland della capitale

Page 111: Dossier Lazio 06 2012

Paolo Barletta

LAZIO 2012 • DOSSIER • 133

pio realizzato da CostruzioniBarletta sorge invece in unadelle cornici più belle e im-portanti dei Castelli Romani;si tratta del complesso resi-denziale “Borgo San Rocco,33” a Frascati, 24 lussuosi ap-partamenti che coniugano al-l’innovazione tecnologica lafisionomia storica propria diun quartiere antico. Recupe-rare edifici abbattuti durantela seconda guerra mondiale eterminare un progetto di re-cupero iniziato negli anni 60è stata una sfida. Un ulterioreesempio di edificio che sisposa con il paesaggio è l’in-tervento che abbiamo effet-tuato in Via Cupa, ad Anzio;un interessante progetto di re-cupero nel cuore di una dellecittà costiere più glamour eaffascinanti della nostra re-

gione. Il palazzo rende omag-gio al sontuoso movimentodelle onde del mare grazie allesue forme sinuose. I balconi asbalzo permettono un con-tatto con il paesaggio marino,visibile da ogni lato del pa-lazzo e, affacciandosi da unodei balconi, si ha la sensazionedi non avere solo una casa almare, ma la casa nel mare». La costruzione è cambiatamolto nel corso degli anni.«Oggi anche grazie a molteleggi che hanno regolamen-tato un mercato un po’ sel-vaggio, il risparmio energe-tico, i materiali eco sostenibili

e l’antisismica sono realtà dif-fuse. Il cartongesso rinforzatoe le nuove coibentazioni per-mettono l’edificazione distrutture snelle, modulari,esteticamente piacevoli e so-prattutto i tempi di realizza-zione sono molto più conte-nuti. La conquista piùimportante però è proprio sulrisparmio energetico e l’anti-sismica». Trasformazioni chein ogni caso hanno interes-sato anche il lato estetico. «Icasermoni che a volte si ve-dono nelle città degradanopiù di altri fattori. - SpiegaPaolo Barletta -. Mio padre

2700SONO GLI APPARTAMENTI

CONSEGNATI DA COSTRUZIONIBARLETTA NEL LAZIO

ALLOGGI

In apertura, Paolo Barletta, titolare del Gruppo Barletta di Roma - www.costruzionibarletta.com

� �

Page 112: Dossier Lazio 06 2012

134 • DOSSIER • LAZIO 2012

ha sempre sostenuto che co-struire bene e costruire male co-sta la stessa cifra. La progetta-zione è uno stepimportantissimo ma molti co-struttori lo danno per scontato.Aggraziare un fabbricato èmolto semplice. È sufficiente ilmovimento di finestre o bal-coni e qualche elemento este-tico come le fioriere o la cor-tina». L’elemento piùimportante resta la vivibilità de-gli spazi. «Oggi grazie ai nuovimateriali è possibile realizzarestrutture modulari che sfrut-tino al meglio ogni spazio. Ele-menti irrinunciabili sono ca-mere vivibili, tanta luminosità ebalconi ampi e spaziosi. La casanon deve per forza esseregrande, ma quando si abita nondeve sembrare piccola». Co-struzioni Barletta non si occupasolo di edilizia residenziale.

«Anche se rimane sempre il no-stro core business. – PrecisaBarletta - Oggi il gruppo oltreall’attività edilizia è presente nelsettore turistico ricettivo, ungrande valore aggiunto di que-sto paese e purtroppo, per lamiopia della classe politica, unenorme serbatoio quasi deltutto inutilizzato». L’azienda dicostruzioni è anche molto im-pegnata sotto “l’aspetto so-ciale”. «Nel corso degli annisono state realizzate aule scola-stiche, chiese poi interamentedonate alle amministrazioni oalle attività ecclesiastiche. Ab-biamo contribuito alla realizza-zione di opere caritatevoli chehanno permesso lo sviluppo diaree degradate o emarginate.Inoltre siamo in prima linea percontribuire alle spese di ricercamedica contro il cancro e la fi-brosi cistica. L’infanzia e la cul-

tura sono inoltre attività chespesso contribuiamo a suppor-tare. Il sociale, in ogni caso, èanche l’aiuto diretto del terri-torio. In ogni nostro interventoabbiamo imparato a entrare insimbiosi con le comunità che ciospitano. È per questa ragioneche cerchiamo di assumere la-voratori del luogo e di lavorarecon le aziende e i fornitori dizona supportando così i terri-tori a noi limitrofi. Se ognunocontribuisse a migliorare i 50metri intorno a lui la nostra so-cietà potrebbe quasi essere au-tosufficiente». La fiducia cheviene riposta dai committenticontinua ad essere per Costru-zioni Barletta fondamentale.«Una fiducia, - conclude paoloBarletta -, che non deve mai es-sere data per scontata. Nei mo-menti di euforia è facile defi-nirsi costruttori o“immobiliaristi”, ma poter su-perare le difficoltà che anche inquesto campo spesso accadonoè forse la miglior gratificazionee testimonianza che la serietà eil duro lavoro pagano».

EDILIZIA

� �

��

I 24 lussuosi appartamenti del complesso“Borgo San Rocco, 33” a Frascati coniuganoall’innovazione tecnologica la fisionomiastorica propria di un quartiere antico

Page 113: Dossier Lazio 06 2012
Page 114: Dossier Lazio 06 2012

EDILIZIA

136 • DOSSIER • LAZIO 2012

L’ Ance Lazio hareso pubblici gliultimi dati sugliinvestimenti nel

settore delle costruzioni. Nel2011 il totale degli investi-menti in regione è stato di11 miliardi e 856 milioni dieuro. A confronto con il2007, incipit dell’attuale si-tuazione di crisi, il calo, al

netto dell’inflazione, è statodel 19,4 per cento. E le stimerealizzate dal Cresme per il2012 prospettano un annoancora al ribasso, con unacontrazione del 3,8 percento, quasi doppia di quellastimata a livello nazionale. Lascarsità di risorse finanziarieha portato alla chiusuramolte imprese. A dicembre2011 nelle Casse edili lazialierano iscritte il 10 per centoin meno di imprese rispettoal 2010: ciò vuol dire che inun anno 1.200 aziende sonouscite dal mercato. Come loaffrontano quelle che hannoavuto la forza di resistere ecome stanno reagendo? Neparliamo con DomenicoMartino, amministratoredella Stiledile, una giovaneimpresa di fornitura di cera-miche e materiali edili cheMartino gestisce insieme alsocio Aulo Micheli.

Com’è cambiato l’approc-cio nei confronti del mercato

e quali sono stati i risultatidell’ultimo biennio?«Siamo riusciti ad acquisirequote di mercato importanti.Ma soprattutto abbiamo rea-lizzato quello che era il no-stro progetto iniziale: creareun’azienda nel settore delcommercio edile e ceramicoche potesse rappresentare unpunto di riferimento per ilterritorio di Roma Nord.Tuttavia, anche noi abbiamorisentito della crisi. Per cer-care di limitare al minimo idanni, la nostra strategia èstata quella di porre unamaggiore attenzione al si-stema di pagamento del com-mittente e alla sua solidità fi-nanziaria. Il settore dellecostruzioni, per sua natura, èsempre stato caratterizzato datempi di pagamento con sca-denze molto lunghe. Oggiperò non è più possibile fare“salti nel buio” ed è necessa-rio avere delle garanzie suipagamenti futuri. Purtroppo

Mentre decrescono gli investimenti nelle costruzioni, cresce l’attenzione delle imprese

nel selezionare i progetti in base alla solidità finanziaria e alle garanzie di pagamento

dei committenti. Domenico Martino traccia un quadro del mondo del mattone a Roma

e nel Lazio. Un settore in crisi, ma con imprese capaci di reagire

Luca Cavera

Bilanci e prospettiveper l’edilizia capitolina

Domenico Martino, amministratore della Stiledile Srl di Roma

[email protected]

Page 115: Dossier Lazio 06 2012

veniamo da una tradizione incui i tempi lunghi per il saldodei crediti erano consideratila norma e forse sarebbe ne-cessario introdurre delle re-gole certe per riuscire a in-vertire questa che si è rivelataun’abitudine disastrosa perl’esistenza di molte aziende».

La vostra azienda quindiha un forte radicamento ter-ritoriale. C’è spazio ancheper l’export?«Recentemente abbiamo ef-fettuato delle forniture e poieseguito delle realizzazioniimportanti sia fuori dalla no-stra regione che fuori daiconfini nazionali. Abbiamolavorato a Trieste e Udine perla realizzazione di complessiresidenziali caratterizzati dauno stile più ricercato ri-

spetto a quello delle classi-che costruzioni. Inoltre, ab-biamo fatto delle fornitureanche in Austria, per la ri-strutturazione completa diun albergo importante, la-voro per il quale abbiamo ef-fettuato la fornitura com-pleta. Sul nostro fatturatol’export rappresenta unaquota del 5-6 per cento,quindi certamente non de-terminante. Però conside-riamo con attenzione l’inte-resse mostrato dal mercatorusso e dai mercati dell’Esteuropeo per la ceramica dilavorazione italiana».

A questo proposito, conquali criteri selezionate ivostri fornitori per le cera-miche?«Dal punto di vista della

qualità del prodotto cer-chiamo di mantenerci su unlivello medio-alto. Oltre aquesto però siamo molto se-lettivi anche sotto il profilodella serietà e delle garanzieche ci offre ogni fornitore.Cerchiamo di sviluppare ac-cordi che permettano una la-vorabilità sul campo, soprat-tutto perché i margini in

Intendiamo potenziarela nostra offertaper il settore dei materialiedili, cercandodi completare l’interagamma dei prodottirichiesti dal mercato

� �

Domenico Martino

LAZIO 2012 • DOSSIER • 137

Page 116: Dossier Lazio 06 2012

138 • DOSSIER • LAZIO 2012

questo settore sono semprepiù ristretti e quindi l’atteg-giamento del fornitore è fon-damentale».

Verso quale direzione siorienteranno i vostri prossimisforzi e investimenti?«Stiamo curando una riorga-nizzazione della nostra so-cietà, per avere una strutturapiù flessibile e capace di adat-tarsi all’attuale scenario dimercato. Abbiamo anche de-ciso di suddividere i diversi

rami dell’azienda e crearedelle sotto-società, in mododa raggiungere un maggiorcontrollo dei nostri settori divendita. Inoltre intendiamopotenziare la nostra offertaper il settore dei materialiedili, cercando di completarel’intera gamma dei prodottirichiesti dal mercato. Questascelta è dettata da una do-manda emergente nel nostrotarget di riferimento, che èquello delle imprese medio-

grandi: quella di avere ununico fornitore per tutte letipologie di materiale. Perquesto, oltre alla parte di pro-dotto grezzo, stiamo acqui-sendo, per esempio, i pro-dotti per le finiture, lepitture, l’idraulica».

Quali sono le altre esigenzedel mercato attuale?«Oltre al fatto che moltissimeaziende cercando di avere unfornitore unico, per acquisiremaggiori quote di mercato –dato che la competizione èaltissima e i margini sonobassissimi – non è possibilelimitarsi all’ampiezza digamma. Bisogna puntare an-che al servizio, alla tempisticanelle consegne e in generale aun trattamento che appaghiil cliente anche al di là dellaqualità del prodotto che gliforniamo e al rapporto mi-gliore fra qualità e prezzo».

Oggi c’è una crescente at-tenzione sulla scelta di mate-riali con un basso impatto

� �

EDILIZIA

Page 117: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 139

ambientale. Che riscontrihanno sul mercato questetendenze che animano l’opi-nione pubblica?«In seguito all’introduzionedelle nuove normative che re-golano i materiali sotto ilprofilo del rispetto ambien-tale, la nostra azienda si èmessa subito al passo, cer-cando prima di tutto di in-formarsi, seguendo anche deicorsi formativi presso i no-stri fornitori, in modo da po-ter mettere a disposizione deicommittenti una competenzastrutturata nel momentodella scelta della soluzionemigliore. Purtroppo negli ul-timi anni a pesare nelle sceltedei materiali sono state so-prattutto le esigenze econo-miche».

Facendo una riflessionesulla capitale, dal suopunto di vista, quali sono leprospettive per il mercatodelle costruzioni nei pros-simi mesi?«Certamente per quanto ri-guarda le nuove edificazioniesistono pochissime possibi-lità, dato che sotto questoprofilo il mercato è fermo damoltissimo tempo. Inoltre,all’interno delle recenti rea-lizzazioni esiste una consi-stente quota di invenduto,che ha contribuito a metterein difficoltà le imprese che

vi avevano investito. In as-senza di un atteggiamentodiverso da parte delle ban-che, non solo nel fornire cre-dito alle imprese, ma anche aerogare mutui alle famiglieche intendono acquistarecasa, difficilmente sarà pos-sibile rimettere in moto laparte del residenziale. A so-stenere il mercato, a Roma,restano le ristrutturazioni,che infatti rappresentano laparte maggiore del nostrofatturato».

Al di là di quello che ci siauspica faranno le istituzioniper risollevare un settorestrategico come quello del-l’edilizia, quali sono gli stru-menti sui quali le impresepotrebbero fare leva per atte-

nuare gli effetti della crisi?«Uno dei nostri problemi, senon il principale, è la man-canza di relazione. Natural-mente le imprese fra loro siguardano come competitor,ma questo non dovrebbe im-pedire di parlarci, scambiarcidelle idee e delle opinioni suquelli che sono, di fatto, deiproblemi comuni. Bisogne-rebbe fare più sistema fra leimprese. Certamente questoci permetterebbe anche diavanzare maggiori richieste achi ci governa, dimostrandoche non siamo solo dei que-stuanti, bensì dei soggetti at-tivi dell’economia che sannofare la prima mossa e non at-tendono immobili di essere“salvati” dallo Stato».

��

A sostenere il mercato, a Roma, restanole ristrutturazioni, che infatti rappresentanola parte maggiore del nostro fatturato

Domenico Martino

Page 118: Dossier Lazio 06 2012

TURISMO

152 • DOSSIER • LAZIO 2012

A nche il turismo,come tutti i set-tori economici,nel 2012 mostra il

fianco. Uno degli asset delnostro Paese che dovrebbe es-sere una delle risorse princi-pali, paga la contrazione deiconsumi e delle disponibilitàeconomiche delle famiglie. Inquesto è evidente non sol-tanto la riduzione del turi-smo nostrano, ma anche diquello estero, che ha ridottonotevolmente la sua disponi-bilità nella spesa. L’indaginecampionaria mensile sul turi-smo internazionale italiano,condotta dalla Banca d’Ita-lia, ha infatti rilevato per ilmese di marzo 2012 un saldonetto positivo di 535 milionidi euro ma in calo di circa il20% rispetto allo stesso mesedell’anno precedente. Esclu-dendo i mesi di febbraio e di-cembre 2011, le entrate daturismo internazionale nelnostro Paese non avevanomai subito cali chiudendocomunque l’anno con un

buon risultato (+5,6%). Ladiminuzione è appunto ri-conducibile al calo dellaspesa sostenuta dai viaggia-tori stranieri in visita nel no-stro Paese che, nel mese dimarzo, ha fatto registrare unadiminuzione del 7,7% ri-spetto allo stesso mese delloscorso anno. Le difficoltàeconomiche e un clima nonproprio favorevole hanno pe-nalizzato le imprese ricettiveitaliane nel corso del primotrimestre 2012, come sottoli-nea Fortunato Giovannoni,presidente di Fiavet. Le po-tenzialità del nostro patrimo-nio turistico sono enormi,ma risentono delle scarse ca-pacità di pianificazione a li-vello organico e della situa-zione lacunosa delleinfrastrutture, soprattutto nelsud Italia, che rende com-plesso raggiungere alcune de-stinazioni turistiche.

Qual è la situazione delturismo in Italia?«Il settore sta attraversandoun momento di difficoltà.

Registriamo infatti diminu-zioni significative degli arrivi,con picchi in alcune destina-zioni dove, a causa di altrifattori contingenti, il caloraggiunge numeri a doppiacifra. Altre località, invece,soffrono meno soprattuttograzie ai flussi turistici pro-venienti dall’estero. Infatti, èil turismo interno che, inquesta fase, registra la mag-giore contrazione».

L’Italia è riconosciuta datutto il mondo come unodei paesi con il patrimonioculturale, storico e artisticopiù importante. Nono-stante ciò, risulta al quartoposto dei paesi più visitatidel 2011, preceduta daFrancia, Usa e Spagna.Come mai?«Oggi il turismo è cambiato eil turista è un viaggiatoreconsapevole, che sceglie unadestinazione in base non soloalle sue bellezze storiche, ar-tistiche o naturalistiche maanche in base ad altri ele-menti importanti, come l’ac-

L’Osservatorio della Banca d’Italia evidenzia un calo

della spesa turistica di italiani e stranieri nel primo

trimestre 2012. Per rilanciarla, serve pianificare

e incentivare l’intera offerta nazionale

Teresa Bellemo

In alto, Fortunato

Giovannoni, presidente

di Fiavet, la federazione

che unisce

le associazioni

delle imprese viaggi

e turismo

Stranieri,calano arrivi e spesa

Page 119: Dossier Lazio 06 2012

Fortunato Giovanoni

LAZIO 2012 • DOSSIER • 153

cessibilità, la qualità dei ser-vizi, un giusto rapporto qua-lità-prezzo. Purtroppo l’Ita-lia paga il dazio di alcunecarenze, come la difficile ac-cessibilità di alcune destina-zioni, soprattutto del Meri-dione d’Italia e nelle isole, lamancanza di politiche di in-centivazione del turismo,come quelle per favorire ladestagionalizzazione o iBuoni vacanza, infine unapolitica di promozione delterritorio frammentata».

Quali sono le iniziativedi Fiavet per rendere l’Ita-lia più competitiva nelmercato turistico interna-zionale?«Fiavet sta lavorando attiva-mente insieme alle altre as-sociazioni di categoria diagenzie di viaggio e tour ope-rator europei ed internazio-nali per stringere accordi dicollaborazione, al fine dipromuovere le destinazioni

italiane presso gli operatoriesteri. Inoltre, sta svilup-pando i rapporti anche congli enti del turismo esteri:l’ente del turismo croato equello tunisino hanno giàconfermato la loro adesionein qualità di membri aggre-gati alla nostra Federazione eanche l’ente del turismomessicano farà richiesta abreve di ammissione».

Quali sono i principalipunti di sofferenza per ilcomparto turistico italiano?«I trasporti rappresentanouno degli elementi di mag-giore criticità. Ma a ciò si ag-giunge anche, soprattutto inalcune destinazioni turisti-che, un rapporto qualità-prezzo meno vantaggioso di

quello di altre destinazionidel Mediterraneo, anche acausa di una politica fiscaleche non agevola il conteni-mento dei costi da parte de-gli operatori».

Come è cambiato l’iden-tikit del turista italiano edestero a causa della crisieconomica?«I viaggiatori sono oggi allaricerca di un migliore rap-porto qualità-prezzo. Inoltre,emerge la diminuzione deigiorni di permanenza: prima,oltre al periodo di vacanzaprincipale, venivano fatte piùvacanze, anche brevi, nelcorso dell’anno; oggi, a causadella minore disponibilitàeconomica, ci si sposta moltomeno».

Oggi i viaggiatori sono alla ricercadi un migliore rapporto qualità-prezzoed emerge la diminuzione dei giorni dipermanenza e la concentrazione delle vacanzein un unico viaggio

Page 120: Dossier Lazio 06 2012

TURISMO

154 • DOSSIER • LAZIO 2012

Mettere insiemecompetenze ecapacità. Èquesta la solu-

zione per rilanciare il turismoin tutto il Lazio. Troppospesso, infatti, chi arriva nellaregione si ritrova a conosceree visitare soltanto Roma, checon i suoi oltre 28 milioni dipresenze nel 2011 è stata ladodicesima città più visitataal mondo. Per quanto ri-guarda l’andamento dei flussituristici, da gennaio a no-vembre 2011 la nazionalitàche più è cresciuta è quellabrasiliana (+18,20 per cento),seguita dalla russa con +17,33per cento, e da quella cinesecon +13,24 per cento. Suquesti valori l’assessorato re-gionale al turismo cerca dicoinvolgere i visitatori dellacittà eterna in un’esperienza

d’insieme che tenga conto ditutte le attrattive presentinella regione. La creazione del sito e delmarchio “Il mio Lazio” puntaproprio a questa finalità: met-tere insieme le varie attrat-tive, che spaziano dal marealla montagna, fino ai siti cul-turali e artistici, in modo daunire anche le strutture ricet-tive, dando un’offerta com-pleta al visitatore. Dopo lachiusura delle Apt di compe-tenza provinciale, è stata laRegione a gestire l’aspetto tu-ristico del Lazio, grazie allastruttura dell’Agenzia regio-nale del turismo. A questoproposito l’assessore al turi-smo Stefano Zappalà esprimela sua soddisfazione: «C’èstata una fase iniziale diffi-cile, ma oggi l’Agenzia sta en-trando nel pieno delle sue

azioni, ed è ormai totalmenteoperativa».

Qual è la situazione delturismo regionale?«Il Lazio è, come ho dettosempre, un museo a cieloaperto, un bellissimo museoche si conosce poco, che nonaveva mai avuto una sua iden-tità. Noi abbiamo cercato dicreare un’immagine del Laziocome un valore aggiunto ri-spetto a Roma. Il marchio “Ilmio Lazio” con il logo che hastilizzato l’acquedotto ro-mano è la visualizzazione diquesto concetto: Roma ha bi-sogno delle risorse del Lazio eil Lazio ha Roma come riferi-mento. Su questo abbiamo la-vorato in questi mesi e i ri-sultati ci sono. Nella nostraregione sono cresciuti sia gliarrivi sia le presenze, ma dob-biamo fare ancora molto. Il

Lazio, museoa cielo apertoda scoprireNumeri da record ma tempi di permanenza ridotti.

È tentando di coinvolgere l’intera regione

che l’assessorato al turismo intende offrire

un prodotto che non significhi solo Roma,

ma che sfrutti tutte le potenzialità del territorio

Teresa Bellemo

Sopra,

Stefano Zappalà,

assessore

al Turismo

della Regione Lazio

Page 121: Dossier Lazio 06 2012

Stefano Zappalà

LAZIO 2012 • DOSSIER • 155

turismo è la vera grande in-dustria del Lazio. Non bastaavere bellezze uniche, ai turi-sti dobbiamo offrire qualitàdella vita e servizi».

Si può parlare di turismoa due velocità tra Roma e ilresto della regione?«Roma è una grande capitaleeuropea, capitale di due stati,ma ha bisogno della regioneche gli sta intorno. Abbiamotanti visitatori a Roma, ma cirimangono poco. Dobbiamoallungare i tempi di perma-nenza e per far questo dob-biamo proporre ai nostriospiti la ricchezza ambientale,culturale e ricreativa del La-zio. Non vedo le due velocità,vedo le opportunità dell’in-tegrazione dell’offerta turi-stica. Del resto le nuove op-portunità turistiche vengonoda iniziative come la nuvoladi Fuksas, dall’acquario diRoma, ma anche dal parco te-matico di Valmontone, daquello sul cinema a CastelRomano, dallo Zoomarine. IlLazio sta crescendo nel suoinsieme».

Quali possono essere lemodalità per rilanciare unturismo più omogeneo?«Dobbiamo promuovere ilLazio, lo dobbiamo fare inmaniera innovativa: abbiamoattivato un portale (ilmiola-

zio.it) che ha registrato, inmeno di un anno di lavoroeffettivo, oltre 700mila ac-cessi. Abbiamo cercato dipuntare su mercati in fortecrescita come la Cina e perfare questo abbiamo pianifi-cato educational tour per farconoscere la regione anche agiornalisti e operatori inter-nazionali. Ci rendiamo contoche dobbiamo investire an-che nella qualità dei servizi,per questo abbiamo sostenutoinvestimenti che miglioras-sero l’offerta alberghiera e laformazione. Sfide importanti,sfide che stiamo portandoavanti di concerto con glioperatori».

Come state gestito il Pua,il piano di utilizzo degli are-nili regionale?«Il Pua regionale, consideratala sua importanza, è stato ab-

biamo redatto consultandocicon circa 600 operatori delsettore ed è stato oggetto diun lavoro complesso duratocirca due anni; la Giunta loha approvato da tempo ed èin attesa di essere discusso inConsiglio regionale».

Quali sono le finalitàdella Carta del turista?«Trasparenza e attenzione pergli ospiti. Un tempo si dicevache l’ospite è sacro, noi nellacarta abbiamo messo periscritto la nostra cortesia, ilsuo rispetto. La Carta del tu-rista è una sfida di qualità peril sistema Lazio. Noi met-tiamo nero su bianco i dirittidei turisti e ci impegniamo arispettarli. Crediamo che lasfida nella competizione turi-stica mondiale sarà tutta gio-cata sulla qualità, e noi siamopronti ad accettarla».

��

Il Lazio è, come ho detto sempre, un bellissimomuseo che si conosce poco, che non aveva maiavuto una sua identità

Page 122: Dossier Lazio 06 2012

158 • DOSSIER • LAZIO 2012

A vent’anni esattidalla sua messa albando, l’amiantocontinua a rappre-

sentare una seria minaccia per lasalute delle persone. Basti pen-sare che, secondo quantoemerso dal dossier presentato loscorso maggio a conclusionedella “Campagna di Educazionee Sensibilizzazione alla LegalitàAmbientale”, organizzata dal-l’Osservatorio Ambiente e Le-galità di Legambiente Lazio,solo in questa regione sono an-cora presenti tra le 360.000 e le700.000 tonnellate di tetti e co-perture in cemento-amianto.«L’amianto si può trovare prati-camente ovunque, dalle tettoieai serbatoi idrici, dalle guarni-

zioni delle flange ai discendenti.Diciamo che, per chi opera nelcampo della bonifica, il lavoronon manca». A parlare è SaraBorsoi, legale rappresentantedella Ecoservizi Srl, società diPontinia specializzata nella for-nitura di tecnologie, servizi emateriali innovativi per la tu-tela dell’ambiente, la minimiz-zazione della produzione di ri-fiuti e per lo smaltimento anorma di legge.

E infatti il core business diEcoservizi è rappresentatoproprio dalle bonifiche di siticontenenti amianto. Qualisono i rischi a cui è ancoraesposta la popolazione?«Bisogna distinguere traamianto compatto e friabile. Il

primo, utilizzato principal-mente per ricoprire tettoie egrandi superfici, ha una note-vole resistenza, ma diventa pe-ricoloso se non viene mante-nuto in un ottimo stato diconservazione. Molto più “sub-dolo”, invece, risulta esserel’amianto friabile, che per la suaparticolare composizione hauna maggiore tendenza a fran-tumarsi e a disperdere quindi lesue fibre nell’ambiente».

Quanto sono importantinel vostro lavoro la forma-zione e l’aggiornamento, an-che da un punto di vista nor-mativo, e quale politica è stataadottata da Ecoservizi a que-sto proposito?«La normativa è in continua

Liberare il territorio laziale dall’amianto sarà un’impresa “titanica”, viste le enormi quantità

di questo materiale ancora presenti. Gli operatori del settore, però, sono pronti alla sfida.

Ne parliamo con Sara Borsoi della Ecoservizi Diego Bandini

Eliminare l’amianto è una priorità

Nella pagina a fianco,

Sara Borsoi, legale

rappresentante

della Ecoservizi Srl

di Pontinia (LT)

[email protected]

Page 123: Dossier Lazio 06 2012

Sara Borsoi

LAZIO 2012 • DOSSIER • 159

L’amianto friabile,per la sua particolarecomposizione, ha una

maggiore tendenzaa frantumarsi

e a disperdere le suefibre nell’ambiente

evoluzione, ed è quindi fonda-mentale riuscire a rimanere alpasso con questi cambiamenti.Per quel che ci riguarda ope-riamo a stretto contatto condiverse società del settore, cheperiodicamente ci aggiornanosulle novità legislative e ci con-sigliano sui corsi di formazionepiù idonei per il nostro perso-nale dipendente, che deve es-sere messo in condizione di la-vorare in piena sicurezza».

Quali sono soprattutto lerealtà che richiedono i vostriservizi? «Collaboriamo con privati,aziende ed enti pubblici, ubicatiprincipalmente al centro sud,anche se siamo in grado di in-tervenire su tutto il territorionazionale. Siamo dotati di tuttele certificazioni del caso, e inquesti anni hanno usufruito deinostri servizi, tra gli altri, il Mi-nistero della Difesa, il Comunedi Roma, la Guardia di Fi-nanza, Ama Spa e la CMC -Cooperativa Muratori e Ce-mentisti di Ravenna».

Ecoservizi tra le sue attivitàeffettua anche il trasporto dirifiuti speciali ed è quindi di-rettamente coinvolta dall’en-

trata in vigore del Sistri, ilnuovo Sistema di controllodella tracciabilità dei rifiutiche dovrebbe permettere uncontrasto più efficace alle co-siddette “ecomafie”. Come lavostra azienda si sta prepa-rando all’utilizzo del Sistri? «Dopo una lunga fase di incer-tezza, iniziata tre anni fa e ca-ratterizzata da proroghe, pareri,annunci, test e tante ore di vanolavoro, proprio di recente il Mi-nistro dello Sviluppo Econo-mico Corrado Passera ha an-nunciato la sospensione delSistri. La decisione è stata presadal Governo per consentire ul-teriori verifiche sulla reale fun-zionalità di questo sistema,messa ora in discussione anchedalla Digitpa (Ente nazionaleper la digitalizzazione dellaPubblica Amministrazione) alquale il Ministero dell’Am-biente, allora sotto la guida diStefania Prestigiacomo, si erarivolto per un parere tecnico.Attendiamo quindi di vederecome evolverà la situazione, an-che se al momento non è statoancora possibile valutare “sulcampo” l’effettiva funzionalitàdel nuovo sistema».

Quale bilancio può trarredall’ultimo anno di attività equali saranno i prossimiobiettivi di Ecoservizi?«Non possiamo negare che lacrisi si sia fatta sentire. Eco-servizi è però una società so-lida, e grazie anche al lavoroportato avanti dal nostro di-rettore tecnico, Antonio Ma-scaro, siamo riusciti a consoli-dare la nostra posizione sulmercato. Oggi possiamo cosìguardare al futuro con ottimi-smo, con l’obiettivo di offrireun servizio sempre più al-l’avanguardia, a tutela dellepersone e della loro salute».

Page 124: Dossier Lazio 06 2012
Page 125: Dossier Lazio 06 2012
Page 126: Dossier Lazio 06 2012

DIRITTO PENALE

162 • DOSSIER • LAZIO 2012

Sono molti i casi giudiziari le cui sen-tenze hanno spesso messo in dubbiol’efficacia delle pene del nostro ordina-mento. E non sono in pochi a pensare

che la durata media delle condanne è ben di-stante dalle massime punizioni previste dal co-dice per quei reati. «Il problema – spiega l’av-vocato Nino Marazzita – consiste nel fatto chenon sono coordinate tutte le norme che riguar-dano il momento di espiazione della pena e direintegro nella società civile».

Esistono secondo lei norme inadeguate nelnostro ordinamento per quanto riguarda lepene?«Sicuramente è così, anche perché il nostro co-dice penale, ovvero il Codice Rocco, ha ormai70 anni di vita. Inoltre, il nuovo codice di pro-cedura penale che ha introdotto i riti alternativi,quindi la possibilità di riduzione di un terzo oil patteggiamento, anche esso offre pene inade-guate. Proprio a tal proposito il legislatore nonsi era accorto che con la riduzione di un terzodella pena dell’ergastolo si eliminava propriol’ergastolo, quindi in concreto chi veniva con-dannato all’ergastolo avrebbe automaticamentevisto la propria pena scendere a 30 anni di car-cere. Questo è un atto di illegittimità costitu-zionale. Si sono dovuti trovare poi vari espe-dienti per limitare l’utilizzo del rito abbreviato».

Spesso in ambito penale si parla di ina-sprimento della pena. Ma è veramente indi-spensabile renderla più dura o talvolta ba-sterebbe solo la certezza della pena?«Quando i politici parlano di inasprire le penevuol dire che non hanno approfondito i pro-blemi. L’inasprimento della pena tradotto intermini di ragionevolezza legislativa e normativasignifica fare processi equi e veloci. Il problemaconsiste nel fatto che non sono coordinate tuttele norme che riguardano il momento di espia-zione della pena e di reintegro nella società ci-vile. In Italia non funzionano quei meccanismiche dovrebbero far sì che chi ha commesso unreato poi si redima. Per questo la gente sente il

«Quando i politici parlano di inasprire le pene vuol

dire che non hanno approfondito i problemi».

Nino Marazzita, ripercorrendo la sua carriera, spiega

come è cambiata la giustizia penale nel nostro paese

Nicolò Mulas Marcello

Occorrono processipiù equi e veloci

L’avvocato Nino Marazzita

Page 127: Dossier Lazio 06 2012

Nino Marazzita

LAZIO 2012 • DOSSIER • 163

bisogno di una pena inasprita. A Roma neglianni 70 si è verificata una serie di sequestri dipersona. In particolare, ci fu un caso di seque-stro di un industriale del caffè, questa personafu uccisa immediatamente ma fu conservata inuna cella frigorifera dai suoi aguzzini allo scopodi effettuare successive foto facendo credereche l’uomo fosse ancora vivo. Allora il legisla-tore non inasprì le pene ma le ridusse a due li-velli: impunità a chi si pentiva nel corso del se-questro e faceva in modo che l’ostaggio sisalvasse e venissero arrestati i colpevoli. E poiuna pena non molto elevata a chi contribuiva ascoprire il meccanismo di fondo del sequestro.Ebbene il reato di sequestro di persona neglianni 70 a Roma fu praticamente vanificato».

Nella sua carriera lei ha difeso vari serialkiller. Qual è in questi casi il ruolo dell’av-vocato? Può raccontare un caso che le è ri-masto impresso?

«Io ho affrontato molti casi di que-sto tipo, Donato Bilancia, MicheleProfeta e Alivebi Hasani, il pastoremacedone noto come il mostrodella Maiella. Non mi faccio con-dizionare emotivamente dal caso,ma mi interessa molto indagarenella mente di queste persone chehanno avuto dei comportamentiterrificanti. Per esempio scoprii conmolto stupore che Bilancia svenivaalla vista del sangue. Ma il casoche mi è rimasto più impresso èquello di Alivebi Hasani perchéquando andai a trovarlo in carcere

non potevo chiedergli niente perché non ri-spondeva, era disarticolato e non si capiva. An-che al processo non riusciva a esprimersi. Dopodue mesi di carcere, tornai a trovarlo ed è statocome se quell’ambiente gli avesse conferito unaconnotazione di civiltà che prima non aveva. Ilreato era terribile, aveva violentato due ragazzee poi le aveva uccise, e una terza ragazza erasfuggita al tentativo. Io difendo l’uomo e nonil reato, e ho capito che quest’uomo non avevapotuto acquisire una coscienza».

Nella sua esperienza quali sono i processipiù eclatanti che secondo lei possono esserestati condizionati dall’ingerenza dei media? «Personalmente direi il caso del mostro di Fi-renze. Io ho difeso Pacciani in secondo grado epoi è stato assolto, ma il condizionamento è av-venuto successivamente, ovvero quando si sonoseguite le varie piste. Questo delitto non dovevarestare impunito e si doveva trovare a ogni co-sto un colpevole. In quel caso il paradosso è chesono stati condannati gli esecutori mentre iloro mandanti sono stati tutti assolti. Un altroprocesso condizionato dai media, al quale perònon ho partecipato come legale, è stato quellodell’omicidio di Marta Russo, a mio avviso Fer-raro e Scattone non c’entrano niente con l’omi-cidio ma l’accanimento mediatico ha condi-zionato la vicenda processuale».

��

Tutti quei meccanismi chedovrebbero far sì che chi hacommesso un reato poi si redimanon funzionano

Page 128: Dossier Lazio 06 2012

DIRITTO PENALE

Spesso la realtà supera la finzione e pro-prio a essa Gianluca Arrighi, avvocatodel Foro di Roma, si è ispirato per ro-manzare i casi giudiziari che hanno

contraddistinto la sua carriera. Un modo persvelare il lato umano degli imputati: «Nei casigiudiziari che ho seguito – spiega Arrighi – gliimputati erano spesso personaggi straordinari erappresentativi della più varia umanità capito-lina. Per questa ragione i “miei” processi eranomolto seguiti dai media, soprattutto dalla cro-naca di Roma».

Perché secondo lei il crimine ha sempre af-fascinato i lettori?«Perché anche il migliore degli esseri umani hadentro di sé una parte oscura e, quindi, perce-piamo il crimine come un pezzo possibile dellanostra vita. Cerchiamo di tenerlo lontano danoi, ma al tempo stesso ne subiamo il fascino per-verso e seduttivo ogni volta che lo vediamo im-possessarsi di un nostro simile. In qualche modoè come se, guardando il crimine, percepissimouna visione astratta di un qualcosa che, in modolatente, è presente nella nostra anima. Il fascinoche il crimine esercita sui lettori è un tipico esem-pio di catarsi: vediamo qualcun altro realizzare ciòche noi non faremmo mai, riuscendo così a sca-ricare la tensione prodotta da quelle parti di noi

che potrebbero compiere qual-che gesto malvagio».

La spettacolarizzazione deicasi giudiziari è pane quoti-diano dei media, quanto in-cide l’accanimento mediaticosulla sorte delle sentenze? «Quello che accade ogni giornonei tribunali penali, la giustiziareale e quotidiana che si occupadi reati comuni è ancora, fortu-natamente, svincolata dai media.Quando però ci si imbatte nei

processi “mediatici” - che rappresentano, co-munque, una percentuale irrisoria rispetto al ca-rico giudiziario - tutto cambia. In questi casipuò capitare che magistrati, avvocati, imputati,persone offese e testimoni si trasformino in attorie questo ruolo “cozza” indubbiamente con quelloloro attribuito dal codice di procedura penale.Non dimentichiamo che gli amministratori dellagiustizia sono uomini come tutti altri e, di con-seguenza, non può escludersi che possano subireanche loro gli effetti perversi dell’accanimentomediatico».

Nel suo ultimo romanzo dal titolo “Vin-colo di sangue” parla di una madre che uc-cide la figlia per gelosia. In questo libro leidice: «È proprio quando cerchiamo di can-cellare il male dalla nostra vita che rischiamodi esserne posseduti». Questo significa chenon si può sfuggire alla spirale del male unavolta entrati?«Gli esseri umani sono complessi e contraddit-tori e negare il male può rivelarsi un’impresa pe-ricolosa. Siamo uomini e, quindi, fallibili e in-coerenti per definizione. E quando tentiamo,scioccamente, di essere perfetti, ci trasformiamoin ciò che prima odiavamo. Spesso senza nep-pure rendercene conto. Per questo non bisognanegare il male. Bisogna invece comprenderne leragioni e domandarsi cosa può indurre personeassolutamente normali a commettere delittitanto efferati».

Gianluca Arrighi,

avvocato e scrittore

«È proprio quando cerchiamo

di cancellare il male dalla nostra vita

che rischiamo di esserne posseduti».

Gianluca Arrighi indaga la natura

umana attraverso i suoi libri ispirati

a casi giudiziarii

Nicolò Mulas Marcello

Il fascino della cronaca nera

164 • DOSSIER • LAZIO 2012

Page 129: Dossier Lazio 06 2012
Page 130: Dossier Lazio 06 2012
Page 131: Dossier Lazio 06 2012

LIBERIDI ESSERELIBERI

RUBRICA SULLA PREVENZIONE DELL’USO DI DROGHE

Page 132: Dossier Lazio 06 2012

POLITICHE ANTIDROGA

Era ormai tempo di innovazione nelcampo dell’analisi del fenomenodroga, bisognava creare una piatta-forma di confronto e condivisione

di esperienze scientifiche riconosciute sia a li-vello nazionale che estero, facendo emergereprofessionalità giovanili. Una piattaforma sce-vra da qualsiasi altro scopo, se non quello dimettere a disposizione dei tecnici del settoredelle tossicodipendenze strumenti di studio,istituzionalmente accreditati, altamente qua-

lificati, a titolo completamente gratuito. Ènata così la Scientific Community on Addic-tion, voluta e ideata dal professor GiovanniSerpelloni, capo del Dipartimento delle Poli-tiche Antidroga, per creare un network tra leprofessionalità del settore e le istituzioni na-zionali e regionali con l’obiettivo di condivi-dere tutte le conoscenze e le scoperte della ri-cerca. La comunità scientifica mira, inoltre, arappresentare uno strumento di coordina-mento e allineamento tecnico-scientifico a li-vello internazionale grazie anche alle indica-zioni e agli indirizzi provenienti dalle realtàeuropee e d’oltreoceano, analizzando la te-matica in tutte le sue sfaccettature, dandouna nuova visione e un nuovo orientamentoalle dipendenze, a partire dalle evidenze scien-tifiche nell’ambito delle neuroscienze, con unapproccio multidisciplinare che tenga contosia degli aspetti neurobiologici che di quellimedici, psicologici, sociali nonché economici,che l’uso di sostanze stupefacenti comporta. La compenetrazione delle conoscenze di basecon quelle cliniche, oltre a quelle sociali edeconomiche, promuove una visione olisticadel fenomeno che utilizza anche dei contributiinternazionali provenienti da realtà scientifi-che avanzate che collaborano costantementecol nostro paese, nonché l'acquisizione dinuovi stimoli scientifici, di iniziative di ag-

Si chiama Scientific Community on Addiction ed è il network internazionale voluto

da Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga, per il contrasto alla droga.

L’intento è quello di mettere in rete le best practice provenienti da tutto il mondo

per lo studio e l’applicazione di nuovi strumenti

Fiorella Calò

Una comunità scientificacontro le dipendenze

Giovanni Serpelloni,

capo del Dipartimento

per le Politiche

antidroga della

Presidenza del

Consiglio dei Ministri

POLITICHE ANTIDROGAPOLITICHE ANTIDROGA

170 • DOSSIER • LAZIO 2012

Page 133: Dossier Lazio 06 2012

Giovanni Serpelloni

LAZIO 2012 • DOSSIER • 171

giornamento profes-sionale, continuo eaccreditato.L’approccio multidi-sciplinare, l’aperturaai contributi nazionali e stranieri, la messa inrete delle conoscenze, delle esperienze e delle“best practice” mirano, in generale, a rag-giungere l’obiettivo di un modello integrato diservizi comune e omogeneo che tenga pre-senti, al contempo, le diversità dei contesti incui i professionisti del settore operano quoti-dianamente e le loro differenti esigenze.Cinque sono i pilastri che sostengono la piat-taforma della Italian Scientific Community onAddiction: la Scientific Community, l’ItalianJournal on Addiction, la newsletter Droga-news, la National School on Addiction e gliInternational Groups.La Scientific Community è una società scien-tifica innovativa che offre ai propri iscrittil’opportunità di partecipare alla definizione dilinee di indirizzo, nazionali e regionali, voltea migliorare il sistema italiano di prevenzione,cura e riabilitazione delle tossicodipendenze,e consente ai professionisti del settore di co-stituire network specifici per lo scambio di in-formazioni e buone pratiche.Italian Journal on Addiction e newsletter Dro-ganews sono, invece, le due realtà editorialidella community. Il primo è un bimestralespecialistico, consultabile anche online, pub-

blicato in collaborazione con l’Istituto delleNazioni Unite per la ricerca sul crimine e lagiustizia (Unicri) e il Ministero della Salute ededicato a tutti gli operatori del settore aiquali, secondo il concetto ispiratore dell’in-tero progetto Community, offre un approcciomultidisciplinare al fenomeno droga. Oltreche lettori, gli utenti della Community hannola possibilità di essere autori degli articoli chepossono essere pubblicati sul Journal sottoforma di contributi originali, editoriali, studiclinici, rassegne critiche della letteraturascientifica.La newsletter Droganews viene distribuitamensilmente per via telematica a tutte le strut-ture nazionali operanti nel campo delle di-pendenze. La pubblicazione compendia gliarticoli pubblicati nel mese precedente sul-l’omonimo portale www.droganews.it e ne ri-specchia la suddivisione in otto contenitori te-matici: aspetti psico-socio educativi, diagnosicliniche e terapia, epidemiologia, farmacolo-gia e tossicologia, neuroscienze, prevenzione,strategie e management, tecniche analitiche.La National School on Addiction - Pro-gramma di formazione multidisciplinare sulledipendenze - è una scuola di alta formazione � �

��

La newsletter Droganews viene distribuitamensilmente per via telematica a tutte le strutturenazionali operanti nel campo delle dipendenze

Sopra, a sinistra,

un convegno

della National school

on addiction. A destra,

lo staff di Droganews

Page 134: Dossier Lazio 06 2012

172 • DOSSIER • LAZIO 2012

nel campo delle dipendenze, istituzional-mente accreditata dal Dipartimento per lePolitiche antidroga della Presidenza del Con-siglio dei Ministri, con sede a Roma e gestita,con uno specifico programma didattico, dallaScuola superiore della pubblica amministra-zione (Sspa), in collaborazione anche con ilMinistero della Salute, il Ministero del-l’Istruzione, dell’università e della ricerca e ilMinistero dell’Interno.Nata con l’obiettivo di proporre nuovi modellie nuovi stimoli e di offrire un percorso di studiorientato alla multidisciplinarietà, privilegiandola trasmissione di conoscenze scientifiche easpetti tecnici legati al funzionamento del si-stema nazionale e dei sistemi regionali di pre-venzione, cura e riabilitazione delle tossicodi-pendenze, la scuola ha già concluso il primociclo di lezioni registrando un’elevata frequenzae un forte gradimento da parte degli iscritti.Nove i moduli ai quali hanno partecipato i circacento allievi, dedicati inizialmente all’inqua-dramento generale multidisciplinare delle di-pendenze per poi passare al processo di cura eriabilitazione, alla prevenzione, al monitoraggioe al sistema di allerta, ai rapporti internazionalie alla legislazione e al contrasto, al coordina-

mento nazionale e delle Regioni e Province au-tonome. Un modulo speciale è stato dedicato al-l’incontro e confronto degli allievi con i ricer-catori dello statunitense National Institute onDrug Abuse (Nida), ente col quale il Dpa col-labora costantemente; mentre l’ultimo incontroè stato dedicato alla valutazione finale.I gruppi internazionali, infine, sono stati pen-sati con l’obiettivo di promuovere e creare unarete di collaborazioni e scambi di esperienzee culture professionali a livello sovranazio-nale, con i paesi del Mediterraneo oltre checon Gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, e di fa-vorire (come nel caso del modulo specialededicato al Nida, nel primo ciclo di lezionidella Scuola) l’incontro e lo scambio tra pro-fessionisti dei più importanti istituti di ri-cerca del mondo, primi fra tutti il Nida, ilSubstance Abuse and Mental Health ServiciAdministration (Samhsa).L’obiettivo ultimo che anima questa ampia earticolata iniziativa del Dpa è quello di faci-litare il dialogo tra le diverse discipline e trai professionisti del settore e consentire la ra-pida trasformazione delle scoperte della ri-cerca in applicazioni scientifiche pratiche e inazioni concrete.

� �

POLITICHE ANTIDROGA

��

I pilastri della piattaforma Italian scientific community on addictionsono la Scientific community, l’Italian journal on addiction, Droganews,la National school on addiction e gli International groups

Sopra,

la presentazione

del progetto Italian

Scientific Community

on Addiction

Page 135: Dossier Lazio 06 2012
Page 136: Dossier Lazio 06 2012

TRAPIANTI

Trapianti pediatrici,rene e fegato i più donatiIn ambiente trapiantologico, accorciare la distanza fra la domanda e l’offerta

significa porsi come obiettivo prioritario l’aumento del numero dei donatori

di organi viventi. Il punto di Alessandro Nanni Costa

Giacomo Govoni

Donatori viventi in aumento e tassodi opposizione in frenata. Predo-minano le luci nel documentopreliminare sull’attività di dona-

zione e trapianto in Italia relativo al quadri-mestre gennaio-aprile 2012. Curato dal Centronazionale trapianti, il report registra anche unincremento del numero assoluto degli inter-venti, con punte di crescita massima toccate daitrapianti di rene, passati nel periodo di riferi-mento da 1.542 a 1.688 e di fegato, da 1.019a 1.071. «Per quanto riguarda i pazienti pedia-trici – sottolinea Alessandro Nanni Costa, pre-sidente del Cnt – la donazione da vivente di

questi due organi rappresenta un’opzione tera-peutica concreta».

In riferimento alla fascia infantile, a chepunto sono le lista d’attesa nazionali e perquali organi la richiesta è in crescita?«Per i trapianti pediatrici in Italia c’è una listaunica, caratterizzata da una gestione traspa-rente e consolidata. L’istituzione di una lista na-zionale consente di equiparare con assolutaprecisione i bimbi in tutta Italia, garantendopiena equità. Inoltre, il programma nazionalepediatrico prevede l’attribuzione prioritaria aipazienti in lista di tutti gli organi prelevati dadonatori con età inferiore ai 15 anni. I dati al31 dicembre 2011 dicono che le maggiori ri-chieste di trapianto sono per il rene, seguonocuore e fegato. I tempi di attesa per i piccoli pa-zienti sono ridotti rispetto all’adulto: stando aidati aggiornati al 31 dicembre 2011, i tempimedi di attesa sono 1,72 anni per il rene, 1,8per il cuore e 1 anno per il fegato».

In merito al recente impianto di cuore ar-tificiale al bambino di 16 mesi al BambinGesù, qualcuno ha parlato di momento ri-voluzionario: che ne pensa? «I risultati raggiunti dalla scienza e dalla tecno-logia nel campo medico hanno senza dubbio ri-voluzionato anche il settore dei trapianti, cin-quant’anni fa considerato a sua voltaun’avanguardia chirurgica. Le diverse tipologie didispositivi di assistenza meccanica, così come ilcuore artificiale, permettono di mantenere in

Alessandro Nanni

Costa, direttore

del Centro nazionale

trapianti

Page 137: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 175

buone condizioni fisiche il paziente in attesa diricevere un trapianto o addirittura prevedonol’impianto di un device a permanenza. Il nostroPaese non è certamente rimasto indietro nelcampo dell’innovazione tecnologica e il trapiantodi cuore artificiale su un piccolissimo paziente alBambino Gesù ne è la testimonianza».

Com’è cambiato negli ultimi anni iltempo medio di attesa al trapianto per ogniorgano?«Negli ultimi anni abbiamo registrato una certastabilità delle liste di attesa. I dati di fine 2011indicano che i pazienti iscritti e in attesa di ri-cevere un trapianto sono 8.731, di cui 6.542sono in attesa di un trapianto di rene, 1.000 peril fegato, 733 per il cuore, 382 per il polmone,236 per il pancreas e 23 per l’intestino. I tempimedi di attesa in lista sono 2,8 anni per il rene,2,1 anni per il fegato, 2,5 anni per il cuore,2,12 per il polmone e 3,58 per il pancreas.Siamo riusciti a mantenere costante il tempo diattesa, nonostante l’aumento dell’età media deidonatori influisca sul numero complessivo diorgani idonei al trapianto».

Sebbene il numero dei trapianti in Italiasia complessivamente in aumento, non man-cano le opposizioni alla donazione: dovevanno ricercate le cause e come limitare que-sto trend?«È sempre molto difficile indagare i motivi pro-fondi di un rifiuto alla donazione. Da alcune in-

dagini conoscitive relative alle fasi della comu-nicazione della morte e della proposta di dona-zione, è emerso che la difficoltà di spiegazionedella morte cerebrale e le incomprensioni nellarelazione tra medici curanti e familiari del pa-ziente sono tra le principali cause di opposi-zione. Proprio per questo, il Centro nazionaletrapianti ha puntato molto sulla formazionedegli operatori impegnati nel processo di do-nazione e sulla cura della comunicazione tramedico e familiari del donatore».

Dal punto normativo, quali strumentihanno contribuito o potrebbero incentivarel’attitudine alla donazione?«In Italia a ogni cittadino maggiorenne è offertala possibilità di dichiarare il proprio consensoo diniego alla donazione di organi e tessutidopo la morte. Infatti, nel nostro Paese vige ilprincipio del consenso o dissenso esplicitomentre quello del cosiddetto silenzio-assensonon ha trovato attuazione. È possibile dichia-rare la proprio volontà registrandola pressol’Asl di appartenenza, firmando e conservandoil tesserino blu inviato dal Ministero della salutenel 2000 oppure una delle donor-card di asso-ciazioni di donatori e pazienti. Il recente pro-getto sperimentale per la registrazione di vo-lontà presso gli uffici dell’anagrafe nei comunidi Perugia e Terni rappresenta un’utile e im-portante possibilità per invitare i cittadini adichiarare la propria volontà».

Alessandro Nanni Costa

Il programma nazionalepediatrico prevedel’attribuzione prioritariaai pazienti in lista di tuttigli organi prelevatida donatori con età inferioreai 15 anni

Page 138: Dossier Lazio 06 2012

TRAPIANTI

176 • DOSSIER • LAZIO 2012

Nuovi organi per nuove terapieSia come “bridge” che come terapia definitiva, spiega Jean De Ville De Goyet, il trapianto

d’organo costituisce «una grande opportunità di miglioramento della qualità di vita».

Non di meno per i piccoli pazienti che, a livello di trapiantologia addominale,

trovano nel Bambino Gesù un istituto all’avanguardia

Giacomo Govoni

Coro unanime di sì quello che loscorso 8 maggio, alla Camera deideputati, ha sancito l’approvazionedelle nuove norme in materia di tra-

pianti fra vivi. Polmone, pancreas e intestinosono i nuovi organi che vanno ad aggiungersi areni e fegato e che d’ora in avanti si potrannodonare a chi ne manifesta il bisogno. Un prov-vedimento che va ad ampliare il ventaglio dellepossibilità terapeutiche a disposizione dei pa-zienti italiani e implementerà l’attività dei no-stri centri di eccellenza sul fronte della trapian-tologia. «Al Bambino Gesù per esempio –

osserva Jean De Ville De Goyet, direttore delDipartimento chirurgia e centro trapianti – nel-l’ultimo anno si è registrata una percentuale ditrapianti di reni da vivente del 40%, rispettoall’11% della media nazionale».

Sul piano della ricerca scientifica e del pro-gresso della medicina, quali sono le prossimefrontiere legate al tema dei trapianti?«I punti più importanti su cui si articola e si ar-ticolerà la discussione sui trapianti d’organosono la disponibilità di organi per trapianto, lepossibilità di dialisi epatica, tecnica attualmenteallo stato sperimentale che favorisce l’elimina-zione di sostanze tossiche dal fegato nelle pato-logie gravi, e il trapianto di epatociti, terapia cel-lulare sostitutiva. Gli studi attuali si incentranoinoltre sulla prevenzione delle recidive di ma-lattie virali come l’epatite B e C, nell’adulto e inparticolare per ciò che riguarda i pazienti pe-diatrici, la prevenzione, sia nel medio che nellungo termine, della fibrosi e della steatosi cro-nica del graft».

Nel trattamento delle malattie rare, in chemisura il trapianto d’organo può costituireuna soluzione terapeutica “vincente”?«Il trapianto rappresenta una possibile terapiaquando viene considerato come soluzione pontein attesa che altri approcci o terapie siano svi-luppati: è il caso della terapia cellulare/genetica.Inoltre, allo stato attuale va detto che il tra-pianto rappresenta per molti pazienti affetti damalattie rare un’opportunità molto importante

Jean De Ville De

Goyet, direttore del

Dipartimento chirurgia

e Centro Trapianti

del Bambino Gesù

Page 139: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 177

di miglioramento della qualità di vita».Sul versante della trapiantologia, quali pre-

rogative - professionali e tecnologiche - ilBambino Gesù può mettere in campo?«L’ospedale pediatrico Bambino Gesù mette adisposizione sia dei piccoli pazienti, sia deimedici trapiantatori, una vasta expertise concasistiche tra le prime in Europa e differenticompetenze specialistiche, tutte specificamentepediatriche. Il tutto associato a una visioneglobale del bambino come paziente. Questoconsente l’utilizzo di equipe multidisciplinari,di fondamentale importanza per esempio neicasi di trapianti combinati. L’ospedale offre,inoltre, uno strumentario all’avanguardia e unsupporto logistico avanzati per quanto ri-guarda il trapianto di cellule, di organi e tes-suti. Grazie a tutto ciò, i risultati sul piano del-l’outcome sono ottimi: l’istituto vanta peresempio il più alto numero in Italia di trapiantipediatrici di cuore e rene. Questi ultimi, uni-tamente a quelli di fegato, registrano inoltre ilpiù alto tasso di sopravvivenza nel lungo ter-mine su scala nazionale».

Quali sono oggi le tecniche trapiantologi-che che rispondono all’esigenza di “minimainvasività per massima efficacia”?«Per definizione, il trapianto d’organo richiedeun approccio chirurgico convenzionale (tora-

cotomia, laparotomia) e al momento sono an-cora minime le indicazioni laparoscopiche. Esi-stono report di trapianto di rene in laparosco-pia, ma attualmente si trovano a livello di“sperimentazione clinica” e vengono applicatiall’ambito della chirurgia degli adulti. In pratica,nel trapianto tradizionale, potremmo parlaredi “mini-invasività” nel ricevente in questi ter-mini: ottimizzare la selezione del graft e le tec-nica chirurgica in corso di trapianto in modo daridurre al minimo i rischi di complicanze e didisfunzione del graft, la durata del ricovero interapia intensiva e il numero di eventuali ulte-riori interventi. Tutti fattori che vanno a inci-dere direttamente sulle aspettative e sulla qua-lità della vita del piccolo trapiantato».

E dal punto di vista del donatore, le tec-niche di espianto che genere di garanzieoffrono?«In termini di interventi mini-invasivi, il pre-lievo di un organo, come ad esempio un rene oil fegato, può essere invece realizzato con tecni-che laparoscopiche nel donatore vivente. Que-sto permette di incoraggiare il ricorso a talemetodica che è una valida alternativa al classicotrapianto da donatore cadavere, con tutti i van-taggi in termini di maggiore sopravvivenza del-l’organo e conseguente miglioramento dellaqualità di vita del trapiantato».

Jean De Ville De Goyet

Esistono report di trapianto di renein laparoscopia, ma attualmentesi trovano a livello di sperimentazioneclinica e vengono applicati all’ambitodella chirurgia degli adulti

Page 140: Dossier Lazio 06 2012

TRAPIANTI

Il cuore in miniaturache salva la vita

Non si è ancora spenta l’eco prodottadall’eccezionale intervento cardiacoche alcune settimane fa ha attirato iriflettori della scena della medicina

internazionale sul Bambino Gesù. Il noto ospe-dale pediatrico romano, infatti, ha fatto da cornicelo scorso marzo al trapianto del più piccolo cuoreartificiale mai impiantato su un essere umano. Ariceverlo è stato un bimbo di soli 16 mesi, affettoda miocardiopatia dilatativa con una grave infe-zione del sistema di assistenza ventricolare. L’ap-parecchio, applicato in extremis e ancora in fasedi sperimentazione nell’ambito di un programmadi ricerca del National Institutes health, ha ne-cessitato di un apposito permesso per il suo primoimpiego da parte della Food and drug admini-stration e del ministero della Salute. «Tentare disalvare la vita di un bambino che altrimenti nonavrebbe avuto alcuna possibilità di sopravvivenza– spiega Antonio Amodeo, responsabile dell’Unitàdi progetto assistenza meccanica del BambinoGesù – è stata l’unica motivazione che ci ha spinto

a provare un intervento senza precedenti». Ri-masto in funzione per 13 giorni, il dispositivo siè rivelato provvidenziale per eliminare l’infezionee attendere un trapianto di cuore compatibile dadonatore. E oggi, a distanza di tre mesi, il bam-bino sta bene.

Quali sono state le fasi più delicate dell’ope-razione?«La fase sicuramente più delicata è stata l’im-pianto del cuore artificiale, trattandosi di un pro-totipo non sapevamo se avrebbe funzionato e perquanto tempo. L’altro momento difficile è so-praggiunto quando, dopo due settimane di fun-

Il trapianto cardiaco da record compiuto

lo scorso marzo al Bambino Gesù

su un paziente di neppure un anno

e mezzo, sposta ulteriormente in avanti

la frontiera della cardiochirurgia

pediatrica. Ne parla il professor

Antonio Amodeo

Giacomo Govoni

Antonio Amodeo

(il secondo da sinistra)

in sala operatoria

assieme alla sua equipe

Page 141: Dossier Lazio 06 2012

Antonio Amodeo

LAZIO 2012 • DOSSIER • 179

zionamento, il cuore artificiale miniaturizzatoha avuto un problema elettrico. Nonostante lepossibilità di successo fossero in quel momentoscarse, abbiamo deciso di continuare ad assistereil bambino sperando in un trapianto poi eseguitocon successo».

Quali sono le caratteristiche del dispositivoimpiantato?«Si tratta di una turbina in titanio alimentata dabatterie al litio. Il cuore pesa soltanto 11 grammie ha uno spessore di un centimetro. La caratte-ristica è che è completamente impiantabile al-l’interno del cuore con il cavo di alimentazioneche viene tunnellizato e fatto uscire dall’ad-dome, dove poi viene connesso alla batteria,ognuna delle quali dura dalle 8 alle 10 ore. Ilgrande vantaggio di questo dispositivo è che ilbambino non è attaccato a una consolle comegli altri cuori artificiali, ma può muoversi libe-ramente avendo solo il cavo di alimentazioneche fuoriesce dall’addome».

Quali problematiche ha presentato il de-corso operatorio e come le avete gestite? «Il decorso operatorio è stato molto delicato inquanto non essendo mai stata inserita una turbinacosi piccola in un essere umano, non sapevamocome avrebbero reagito gli organi interessati. Ba-sti pensare che la turbina ha una velocità di24.000 giri al minuto e l’impatto di questa velo-cità sul sangue era del tutto imprevedibile. Lastessa scoagulazione che è mandatoria in questicasi è stata difficile da ottenere. Dopo una fase ini-ziale di scompenso generalizzato durata tre giorni,tutti gli altri organi hanno ripreso a funzionarenormalmente adattandosi al nuovo dispositivo».

Alla luce di questo intervento, che prospet-tive terapeutiche si delineano nel panoramadella cardiochirurgia infantile? «Senza dubbio l’impianto di questo cuore minia-

turizzato completamenteimpiantabile apre uno sce-nario del tutto nuovo. Lapossibilità di inserire tur-bine di peso cosi piccolopermetterà in un prossimo futuro di dimetterequesti bambini dall’ospedale. I bambini potrannoquindi aspettare a casa, nell’ambiente familiare,l’arrivo di un cuore per il trapianto cardiaco. Pur-troppo attualmente questo è impossibile inquanto l’unico dispositivo disponibile per bam-bini di basso peso è quello di un “cuore paracor-poreo” connesso a una consolle esterna vicino alletto del paziente».

Poco più di un anno fa sempre lei ha im-piantato un cuore artificiale permanente a un15enne. È realistico pensare che, a medio-lungo termine, si possa arrivare a dispositivipermanenti anche per bambini nei primi annidi vita?«All’inizio del 2013 inizieremo il trial clinico peril cuore artificiale pediatrico impiantabile che po-trà essere impiantato su bambini a partire dai treanni. Soltanto più tardi nel 2014 sarà possibile ini-ziare un analogo trial per i neonati. Purtroppoquesti dispositivi non saranno pronti per l’uso cli-nico prima di due/tre anni».

Quanto la qualità della dotazione professio-nale e infrastrutturale in forza al BambinoGesù, ha contribuito alla buona riuscita del-l’intervento?«Il successo dell’impianto di un cuore artificialeminiaturizzato, che attualmente rappresenta ilmassimo della tecnologia, è il risultato di un la-voro di gruppo. Solo la possibilità di avere com-petenze multidisciplinari permette il successo diqueste iniziative. Competenze multidisciplinariche un grande ospedale come il Bambino Gesù hala possibilità di esprimere».

��

La turbina impiantata ha una velocitàdi 24.000 giri al minuto e l’impattodi questa velocità sul sangue era del tuttoimprevedibile

Page 142: Dossier Lazio 06 2012
Page 143: Dossier Lazio 06 2012
Page 144: Dossier Lazio 06 2012

182 • DOSSIER • LAZIO 2012

CITTADINI E SANITÀ

O rientare positivamente le scelteper la salute dei cittadini. Èquesto l’obiettivo più impor-tante della comunicazione so-

cio-sanitaria. Attraverso il quale passano perònodi di non semplice soluzione, come quellodell’influenza sulle future decisioni in mate-ria di politica sanitaria e di contenimentodei disagi dell’utenza. Il punto di partenzaperò non può che essere quello di fornire alcittadino una comunicazione capillare, pro-ponendo una socializzazione degli obiettivi,attraverso un potenziamento mediatico suiservizi d’eccellenza e un’informazione cor-retta e chiara, che umanizzi il più possibile ilprocesso, riducendo le distanze tra le istitu-zioni e le persone. Questo è quello che si pro-pone il Progetto Archimede, portale svilup-pato da Medilife, società che offre soluzionistrategiche nel panorama dei servizi alle im-prese e che si è specializzata nella comunica-zione in ambito sanitario. Con MassimilianoPicardi, presidente del Cda della società, par-liamo dei temi più attuali del marketing so-cio-sanitario e dei nuovi strumenti per rag-giungere il cittadino.

Internet e i social network hanno aperto lastrada a moltissime iniziative di comunica-zione sociale. Nel vostro caso quale variabilerappresenta il web?

«Oggi non è più pensabile accostarsi alla co-municazione sociale e sanitaria senza l’uso delweb e dei social network. Poiché la nostrapriorità è informare il cittadino, non pos-siamo certo trascurare i canali di informa-zione che privilegia e quindi è inconcepibilerestare fuori dalle logiche della Rete. Internetperò non può essere uno strumento cheesclude gli altri, per questo ci proponiamo diutilizzare tutte le risorse a nostra disposi-zione, comprese le news mensili sanitarie informato cartaceo, che raggiungono i cittadinidelle varie Asl con una distribuzione il più ca-pillare possibile. Lo scopo resta quello di aiu-

Il ruolo delle nuove tecnologie informatiche e social per il miglioramento dei rapporti

fra cittadini e istituzioni sanitarie. Massimiliano Picardi illustra l’importanza dei nuovi

mezzi. Che non escludono però quelli tradizionali. L’obiettivo è raggiungere il cittadino

integrando tutti gli strumenti di comunicazione

Luca Cavera

Il nuovo portaledella comunicazione sanitaria

Massimiliano Picardi, presidente del Cda di Medilife Spa di Roma

www.progettoarchimede.com - www.medilifegroup.com

Page 145: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 183

Massimiliano Picardi

tare i cittadini a considerare le strutture sani-tarie come soggetto di immediata e praticautilità sociale, destinato a tutti senza distin-zioni. E per raggiungere questo scopo è ne-cessario integrare tutti gli strumenti e i mezzidi comunicazione».

Quali sono stati i risultati più importanticonseguiti dal Progetto Archimede nel corsodell’ultimo anno?«Abbiamo lavorato con successo sul frontedella comunicazione per aumentare la visibi-lità e migliorare la reputazione del ProgettoArchimede, investendo sui canali web e mo-bile. Stiamo lavorando per ottimizzare il sitointernet dedicato al progetto, in modo dapoter offrire maggiori funzionalità, pur ga-rantendo la semplicità d’uso, e creare un am-biente virtuale nel quale offrire agli utentiinformazioni sulle attività e i servizi promossidalle Asl sul territorio, in modo da migliorarei processi di accesso e fruibilità dei serviziaziendali e sanitari. In vista del potenzia-mento di questi aspetti e incoraggiati anchedagli ottimi riscontri ottenuti dai cittadini,abbiamo previsto per il 2013 nuovi investi-menti sul progetto».

I cittadini, spesso, si fidano di una strutturasanitaria o di un determinato professionistaaffidandosi al passaparola o ai titoli. Nontrova che, culturalmente, la popolazionedebba compiere un passo in avanti circa icriteri di scelta dei medici e delle strutture?«Il cittadino poco informato pensa che il pri-mario della capitale sia più bravo del prima-rio di provincia. Purtroppo lo stesso citta-dino ignora che lo stesso primario dellacapitale è stato medico o responsabile in ospe-dali di provincia. La disinformazione è spessocausa della mobilità passiva da un territorio aun altro. Noi cerchiamo di arginarla infor-mando l’utente sui servizi offerti nel proprioterritorio dai privati, sulle équipe sanitarie, sui

��

C’è ancora troppa distanzatra le istituzioni e il cittadino.E poca informazione sociale

� �

Page 146: Dossier Lazio 06 2012

184 • DOSSIER • LAZIO 2012

CITTADINI E SANITÀ

nuovi reparti, sulle nuove tecnologie, sugliinvestimenti delle aziende sanitarie locali. Cipiacerebbe pubblicare sulle nostre news lefoto di medici, infermieri, del personale sa-nitario, perché credo che vedere anche infoto le persone, leggere i loro curriculum,faciliti un processo di umanizzazione e ditrasparenza. Inoltre, sicuramente andrebberopotenziate le attività degli uffici per le rela-zioni con il pubblico, spostando l’azioneverso il territorio e coinvolgendo i municipie tutte le strutture sanitarie presenti. C’è an-cora troppa distanza tra le istituzioni e il cit-tadino e poca informazione sociale. Pochiprivati partecipano al processo di trasforma-zione nella sanità, almeno nel Lazio».

Quanto la vostra azione può incidere sul-l’efficientamento dei servizi socio-sanitari esu quali aspetti, in particolare, è possibilefare leva?«Quando si parla di efficientamento dei ser-vizi socio-sanitari mi viene in mente il ruolosvolto dalla nostra controllata Meditral, che

Secondo l’approccio di Medilife, umanizzare i servizi significaaccorciare le distanze fra le istituzioni e il cittadino.

Come riassume Massimiliano Picardi, presidente del Cdadi Medilife: «Di fronte a un problema sanitario, non esistonodistinzioni: siamo tutti allo stesso livello». È su questa filosofiadell’umanizzazione che è strutturato il Progetto Archimede,la cui essenza è il riconoscimento della tutela della salute comediritto del cittadino, e la facilitazione, al contempo, del complessopercorso di creazione di fiducia fra medico e paziente. «Bisognaeducare l’individuo a una maggiore tutela del proprio stato di salute,attraverso un approccio personale che porti a una maggioreprevenzione e a un graduale processo di consapevolezza, sia delcittadino sano che del paziente». Il marketing socio-sanitario, cosìinteso, mira dunque a modificare quei comportamenti che, puravendo una certa diffusione fra la collettività, sono valutatinegativamente o contrari al senso etico comune, perché deviantirispetto alle regole consolidate di convivenza, oppure perchésuscettibili di arrecare gravi costi alla comunità.

Umanizzare i servizisocio-sanitari

� �

Page 147: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 185

Massimiliano Picardi

��

Oggi non è più pensabileaccostarsi alla comunicazionesociale e sanitaria senza l’usodel web e dei social network

effettua il trasposto disabili e dializzati ingran parte delle Asl del Lazio. Questo deli-cato servizio ci rende orgogliosi di risolvereogni giorno problemi pratici a famiglie chevivono difficoltà reali. E ciò è possibile anchegrazie alle istituzioni, che ci informano sullerealtà dove è urgente intervenire. All’internodel Progetto Archimede, la Meditral è lacomponente sociale del gruppo, sulla qualeabbiamo sempre investito, perché l’impren-ditore che opera in sanità deve avere chiaroche non può solo fare impresa, redditività ebasta. Bensì deve avere una spinta, una pre-disposizione verso i problemi socio-sanitari ecercare il punto di equilibrio tra etica e im-presa, fattori che in questo contesto devononecessariamente convivere. Le istituzioni, at-traverso un protocollo predeterminato, do-vrebbero individuare gli imprenditori piùpropensi a partecipare e dare il proprio con-tributo al processo di trasformazione del si-stema sanitario, con particolare attenzioneai servizi socio-sanitari».

Quali risultati, a livello di società Medilife,avete raggiunto nell’arco dell’ultimo anno equali sono le prospettive per il futuro?«Medilife, nell’ultimo anno, ha raccolto isuoi frutti migliori su due fronti distinti, maugualmente importanti. Da una parte, in-fatti, abbiamo acquisito nuovi partner an-che al di fuori del mercato sanitario, sia nelLazio che nelle Marche, con il valore ag-giunto di applicativi specifici di supportoalle attività. Dall’altra, ci siamo consolidatisotto l’aspetto finanziario, con investimentifunzionali all’attività. Fra questi è stata ac-quistata una nuova struttura logistica. Guar-dando al futuro, abbiamo già avviato l’as-sunzione di risorse specializzate nel settoredell’Ict e nello specifico del work flow docu-mentale, applicativi nel print on demand enei settori di smaterializzazione e informa-tizzazione della cartella clinica sanitaria. Inol-tre, il nuovo accordo regionale sui pagamentici permette di avere flussi finanziari regolari,che ci danno la possibilità di programmare einvestire sempre nelle nostre attività. Ritengoche l’imprenditoria che rappresenta la Pmidel Lazio sia in grado di affrontare il difficileperiodo cui andiamo incontro con serietà. Ènecessario però che gli imprenditori si sfor-zino di dotarsi di un’ottima struttura orga-nizzativa e di guardare in prospettiva».

Page 148: Dossier Lazio 06 2012

186 • DOSSIER • LAZIO 2012

STRUTTURE SANITARIE

A quattro anni dalla riorganizzazionesanitaria voluta dall’allora presi-dente della Regione Piero Mar-razzo, che ha portato nel 2008 a

un taglio di 1.953 posti letto – taglio che ha ri-guardato sia le cliniche sotto i 90 posti letto siagli ospedali “a bassa percentuale di utilizzo” –,qual è oggi lo scenario dell’offerta sanitaria la-ziale? Ne parliamo con Andrea Grasso, me-dico chirurgo specializzato in ortopedia e re-sponsabile della casa di cura Villa Valeria diRoma, una delle 21 strutture che in base allaprima stesura del provvedimento erano desti-nate alla chiusura, salvo poi venire riconvertitada centro polispecialistico a monospecialistico.«L’effetto maggiore di questa riconversione im-posta dall’alto è rilevabile nel fatto che oggiVilla Valeria è un centro di alta specialità or-topedica. Infatti, mentre prima avevamo 64posti letto polispecialistici accreditati con laRegione, il decreto li ha ridotti a 25, ma soloper l’ortopedia. Naturalmente gli altri lettisono rimasti disponibili per tutte le altre spe-cialità – fra le quali chirurgia generale, endo-scopia, oculistica, urologia, ginecologia –, peròsolo in regime privatistico».

Come valuta i risultati di questo processodi specializzazione?«Da una parte, per una struttura di piccole di-mensioni, la specializzazione è quasi una ne-cessità, che risponde sia a esigenze di bilanciosia alla qualità dell’offerta sanitaria e delle pre-stazioni. Infatti, la concentrazione del personalemedico e paramedico su un numero ristretto dipatologie e di tipologie di intervento non puòche accresce la competenza specialistica e rap-presenta una garanzia per il paziente. Non a

caso, a livello mondiale, i centri vengono valu-tati in base al numero di esecuzioni di un certotipo di intervento. La specializzazione consenteanche di ridurre i costi per l’acquisto di protesie farmaci. Però, dall’altra parte, è inevitabile chevengano penalizzate tutte le altre specialità, an-che perché essendo queste limitate al regimeprivatistico, diventa meno frequente che il pa-ziente si rivolga a noi, per esempio, per unproblema di chirurgia generale».

Quali sono le patologie che maggiormenteaccedono ai posti letto in convenzione?«La nostra politica è quella di dare priorità ai pa-

Andrea Grasso, medico

chirurgo specializzato

in ortopedia e

responsabile della casa

di cura Villa Valeria

di Roma, struttura

associata all’AIOP

(Associazione Italiana

Ospedalità Privata)

www.villavaleria.it

Il punto sulla sanità privata romana

a quattro anni dai pesanti tagli ai posti

letto decisi dall’amministrazione

Marrazzo. Il dottor Andrea Grasso

spiega qual è stato il destino

della casa di cura Villa Valeria

Luca Cavera

Cliniche private,la strada è la specializzazione

Page 149: Dossier Lazio 06 2012

LAZIO 2012 • DOSSIER • 187

zienti socialmente più deboli, cioè agli anziani confratture al femore o bisognosi di interventi perl’impianto di protesi. Questi sono gli interventipiù costosi a livello privato, ai quali la maggiorparte di questi pazienti difficilmente potrebbeaccedere senza il sostegno economico statale.Dunque la nostra volontà è quella di mantenerein convenzione la chirurgia socialmente più im-portante e proporre invece, per quella di benes-sere necessaria per la qualità della vita, l’accesso allecure tramite una copertura assicurativa – econo-micamente sostenibile grazie ai nostri accordicon una delle principali compagnie nazionali. Aquesta categoria di pazienti abbiamo dedicato ilnostro Trauma Sport Center».

Avete introdotto delle tecniche chirurgicheinnovative per la cura di particolari patologie? «Attualmente siamo uno dei pochi centri di ri-ferimento, in Italia, per l’intervento artroscopicodella spalla, una tecnica chiamata Latarjet. Èun intervento necessario nei casi di spalla insta-bile che determina ripetute lussazioni e che pre-vede il posizionamento di una porzione di ossosulla scapola. La particolarità della tecnica La-tarjet – che è un esempio della chirurgia del fu-turo – è la sua bassa invasività. Mentre in tuttoil mondo questo tipo di intervento viene ancoraeseguito a “cielo aperto”, cioè con incisione chi-rurgica, noi lo eseguiamo in maniera endosco-pica e senza aprire l’articolazione. Inoltre, stiamoper adottare la tecnica della chirurgia di protesial ginocchio “personalizzata”, un’innovazioneassoluta in tutto il mondo».

Può descriverla in breve?«Si tratta di ricostruire tridimensionalmente, pre-

via acquisizione dell’arto del paziente tramiteTac, l’esatta condizioni anatomia del ginocchiodel paziente stesso e di conseguenza progettarel’intervento su misura per ogni singolo ginocchio,così da soddisfare le volontà del chirurgo e le esi-genze del paziente. Per il corretto inserimentodella protesi è necessario eseguire dei tagli osseidel femore e della tibia, per i quali ci si avvale diadeguate maschere che guidano il chirurgo. Nelnostro caso le maschere vengono personalizzatetramite lo studio Tac maschere permettendo diridurre a zero la possibilità di errore nel dimen-sionamento, nella rotazione o nell’allineamento,diminuiscono i tempi di intervento, induconominore perdita ematica e i tempi di ripresa delpaziente sono molto più veloci».

I vostri pazienti fanno riferimento sol-tanto all’area romana?«Essendo il nostro uno dei centri di chirurgiadella spalla e del ginocchio più avanzati di tuttoil centro Sud, oltre a quelli del nostro territorio,accogliamo moltissimi pazienti provenienti dallaCalabria, dalla Campania e da tutte le regioni me-ridionali. Per quanto riguarda però nello specificol’area del IV municipio di Roma, qui abbiamoavuto la possibilità di avviare numero iniziative ecampagne di prevenzione. Negli ultimi tre anniabbiamo portato avanti la campagna “Stare beneprevenendo”. L’abbiamo realizzata col patrociniodel Comune e dell’Asl e ha previsto sia delle no-stre visite presso i centri per anziani, sia incontriorganizzati all’interno di Villa Valeria».

2200ESEGUITI OGNI ANNO A VILLA VALERIA

PER LA CURA DI PATOLOGIE DEGENERATIVEDELLE ARTICOLAZIONI E DI TRAUMI SPORTIVI

GLI INTERVENTI

Andrea Grasso

Page 150: Dossier Lazio 06 2012
Page 151: Dossier Lazio 06 2012