dossier lazio 06 2011

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Dossier lazio 2011 giugno

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EDITORIALE..............................................13Raffaele Costa

L’INTERVENTO.........................................15Angelino AlfanoDiana Bracco

PRIMO PIANO

IN COPERTINA .......................................18Giulio Tremonti

POLITICA ECONOMICA .....................24Renata PolveriniGiancarlo CremonesiMarcello PigliacelliPietro Di PaoloMaurizio TarquiniLorenzo TagliavantiDavide BordoniValter Giammaria

E-GOVERNMENT .................................46Renato BrunettaFilippo Patroni GriffiGiovanni TriaSecondo AmalfitanoEnrico Cavallari

POLITICHE SOCIALI ...........................62Maurizio SacconiGianni AlemannoAldo Forte Emmanuele Francesco Maria Emanuele Giuseppe Scaramuzza

ECONOMIA E FINANZA

ECONOMIA DELLA CULTURA..........78Antonio MaccanicoAlbino RubertiFabiana Santini

INDUSTRIA AUDIOVISIVA.................88Riccardo TozziFabiano FabianiAdriano De Santis

MADE IN ITALY......................................98Mario BoselliMichele TronconiUmberto VattaniOttavio MissoniMariuccia MandelliCesare PaciottiMicol FontanaFiamma Lanzara

LAVORO .................................................126Pietro Ichino

IMPRENDITORI DELL’ANNO .........130Lorenzo Sorrentino, Gianfranco Lanzoni e Livio MattucciGianpiero PacchiarottiRoberto Gallina

TRADIZIONI ITALIANE .....................140Ettore MenichiniTommaso ed Edoardo Piroli

SERVIZI PER LE IMPRESE .............146Silvano Bellapadrona

SERVIZI DI COMUNICAZIONE .......148Patrizia Agate

IN CASO DI INCIDENTE ...................150Graziano Scheggi

TERRITORIO

SISTEMA AEROPORTUALE ...........154Francesco LollobrigidaGiovanni BartolettiLaura Allegrini

MERCATO IMMOBILIARE................166Stefano PetrucciLuciano Ciocchetti Laura Fioravanti

OSSIERLAZIO

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PROGETTAZIONE INTEGRATA ......174Lorenzo Monardo

INGEGNERIA ........................................176Marco e Sergio Pittori

MATERIALI ............................................178Gaetano Squeo

IL SETTORE NAUTICO .....................180Michele Prestipino

AMBIENTE

GESTIONE RIFIUTI.............................184Bruno LandiMarino GaluppoGiulio MariniAlessandro Baroni e Andrea Riccioni

RICERCA AMBIENTALE...................194Sandro Acciaioli

RINNOVABILI .......................................198Roberto Bonomo

DISINFESTAZIONE ...........................200Michele Villani

GIUSTIZIA

RIFORMA FORENSE ........................204Giovanni D’InnellaMarco Ubertini

IL PUNTO..............................................208Giovanni F. Meliadò

MERCATO DELLA DROGA ..............210Gaetano Chiusolo Paola Parisi

SANITÀ

POLITICHE SANITARIE ....................214Ferruccio FazioFulvio Moirano

TOSSICODIPENDENZE...................222Giovanni Serpelloni

DIAGNOSTICA ....................................226Mariastella Giorlandino

TRA PARENTESI ..............................230Francesco Pizzetti

GENIUS LOCI .....................................234Roberto Gervaso

Sommario

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Il piano di digitalizzazione della giustizia vaavanti. I buoni numeri, anzi i numerosi recordche abbiamo realizzato dal punto di vista infor-matico, ci spingono a voler continuare a lavorare

sull’efficienza e a puntare sull’informatica.Tutti i contratti per l’assistenza tecnica ai sistemi in-formatici della giustizia sono stati rispettati, pur con-sapevoli della diminuzione delle risorse. C’è peròl’esigenza di ripensare alla struttura di questi contrattiche devono essere valutati caso per caso.Il piano “giustizia digitale” si prefigge di velocizzareil lavoro degli operatori della giustizia rendendo piùsicure tutte le comunicazioni, migliorare la qualità dellavoro delle cancellerie e accorciare i tempi delle sen-tenze. In questo modo la serietà, la riservatezza el’imparzialità dei procedimenti vengono non soltantomantenute ma anche rafforzate. Nel bilancio del2010 sono stati stanziati circa 8 milioni di euro peril processo telematico. Rispetto al bilancio 2008, glistanziamenti sono aumentati del mille per cento. Siè partiti, infatti, da uno stanziamento di 600 milaeuro del 2008 per arrivare quasi a 8 milioni del 2010.La priorità e l’efficienza sono la caratteristica del Go-verno Berlusconi. Sul piano dell’incremento infor-matico vogliamo essere un esempio anche in untempo di risorse scarse e non vogliamo lezioni da nes-suno. Quando siamo arrivati abbiamo trovato negliuffici giudiziari, per quanto riguarda la parte infor-matica, un fai da te diffuso. Una rendita di posizioniche è venuta meno con il piano informatico del Go-verno su scala nazionale e che ha fatto cessare tante

piccole applicazioni locali.Nonostante i tagli al bilancio di questi ultimi anni, gliinvestimenti per il processo telematico hanno avuto unandamento incrementale nel triennio 2008-2010, pas-sando da 602.101 euro nel 2008 a 7.295.869 euro nel2009, e a 7.978.743 euro nel 2010. Inoltre, con ar-chitettura web, è attivo, in tutti i 165 tribunali italianie nelle 28 corti d’appello, un nuovo sistema informa-tivo dei registri di cancelleria dell’intero settore civile. Fino a oggi abbiamo registrato numerosi record: ab-biamo incrementato rispetto al 2008 i processi civilitelematici di oltre il 1000%, passando da 600 mila acirca 8 milioni; le telecomunicazioni telematiche in-viate sono cresciute dal dicembre 2009 al dicembre2010 del 350%, gli avvocati destinatari unici sonocresciuti del 100%, quelli registrati del 140%. Tra ibenefici più importanti della giustizia digitale vi sonol’azzeramento dei tempi di comunicazione tra gli uf-fici giudiziari e i professionisti nonché considerevolirisparmi del tempo di lavoro per gli uffici giudiziari(stimati tra il 30 e il 40%), per gli addetti di cancel-leria (tra il 20 e il 30%) e per gli stessi avvocati. Se guardo al giro di boa, posso dire che in questi dueanni e mezzo di governo abbiamo rispettato tutte letappe del protocolli di informatizzazione della giu-stizia che si erano prefissati i dicasteri della Giustiziae dell’Innovazione. Ora chiediamo un di più di col-laborazione agli uffici giudiziari perchè le sinergietra le parti possono dare risultati straordinari in que-sti altri due anni e mezzo che ci separano dal com-pletamento della legislatura.

di Angelino AlfanoMinistro della Giustizia

Giustizia, avanticon la digitalizzazione

L’INTERVENTO

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Per tornare ad avere una crescita economicasostenuta e un aumento della produttività ènecessario difendere il nostro comparto ma-nifatturiero, riorientando la politica indu-

striale sulla ricerca e sull’innovazione. Solo introdu-cendo nuovi prodotti e nuovi processi produttivi e,adottando tecnologie avanzate, le imprese potrannoaumentare la loro efficienza, battere la concorrenzae conquistare nuovi mercati.

Le ultime stime di Confindustria ci dicono che laripresa non è più un miraggio. La produzione sta ri-partendo, anche se per arrivare ai livelli pre-crisi, civorrà ancora tempo, e a mio parere il peggio saràdavvero dietro le spalle solo quando risaliranno i li-velli occupazionali. Per questo bisogna agire subitoper sostenere la crescita. Infatti, se da un lato è cer-tamente giusto tagliare sprechi e riqualificare la spesapubblica tenendo d’occhio i conti del Paese, dall’al-tro occorre anche investire sul futuro puntando so-prattutto sulla ricerca e sull’innovazione, sulla sem-plificazione e sulle infrastrutture. In questomomento stare vicino alle imprese, soprattuttoquelle piccole che più hanno sofferto la crisi, e ai lorolavoratori è una priorità.

Confindustria propone di adottare un programmaoperativo di medio-lungo termine, con obiettivichiari, strumenti efficaci e flessibili, tempi rapidi e ri-sorse finanziarie adeguate e certe nel tempo. In par-

ticolare, deve essere perseguito l’obiettivo del 2% delPil in investimenti in R&S, destinando un miliardodi euro di risorse pubbliche ogni anno per i prossimicinque anni. È questo l’approccio anche della nuovapolitica Ue di “Europa 2020”, in cui si ripete conforza la centralità della ricerca e dell’innovazione perassicurare sviluppo, si richiama il ruolo delle impresee la necessità di guardare ai risultati concreti degli in-terventi, alla messa a sistema delle risorse finanziariee a una governance più forte e integrata.

Proponiamo di rendere il credito d’imposta per gliinvestimenti in ricerca e sviluppo una misura strut-turale automatica per i prossimi cinque anni. In pas-sato il credito d’imposta in R&S ha avuto effettimolto positivi, con un’ampia partecipazione (29.000imprese hanno presentato richieste idonee) per unammontare di circa 2,5 miliardi di euro. Purtroppo,però, l’effetto disincentivante legato al click day haintrodotto elementi d’incertezza per le imprese che nehanno fatto richiesta. Inoltre, riteniamo importanterealizzare grandi progetti nazionali di ricerca e inno-vazione mettendo a sistema risorse pubbliche e pri-vate su grandi temi strategici per il Paese. Infine, su-perare il digital divide e dotare, entro il 2015, l’interoterritorio di banda larga con una copertura a 20Mb/s, elevata a 100 Mb/s per i distretti industriali ei grandi centri urbani, e realizzare la completa digi-talizzazione della pubblica amministrazione.

Puntare sulla ricercaper avvicinare l’Europadi Diana Braccovicepresidente di Confindustria

per Ricerca & Innovazione

L’INTERVENTO

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Giulio Tremonti è considerato il ministro più importante del governo Berlusconi. Ha l’obiettivo

prioritario di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Intanto deve fare in modo di conciliare

lo sviluppo con i vincoli di bilancio. Ha ottenuto importanti risultati nella lotta all’evasione

Giancarlo Mazzuca

che se Tremonti ha già superato“quota sessanta” (ma non li dimo-stra affatto) e l’amico Bossi prefe-risce, per ora, non bruciare la can-didatura del professore (semprepresente alla cena leghista “degliossi” a Calalzo). Se gli chiedi un parere sul temadella successione, lui si limita a ri-levare che il problema non è “chi”prenderà il posto di Silvio, troppocarismatico per esserefaci lmente

SUI CONTI PUBBLICIVIETATO ABBASSARE LA GUARDIA

IN COPERTINA

ualche settimanafa, Giulio Tre-monti è salito trai “peones” del Pdlnella piccionaiadella Camera,

lassù nei banchi della prima fila inalto, e ci ha raccontato l’ultima suicarabinieri. Eccola: al maresciallo èaffidata l’ispezione segreta di un ca-sinò. Dà l’ordine ai suoi uomini e siraccomanda: non dobbiamo farciriconoscere, andiamo tutti in bor-ghese... Ma è lui stesso a tradirsi da-vanti alla roulette. Quando il crou-pier gli chiede: “Ha puntato?”,risponde: “No maresciallo!”. Risategenerali, compresi quelli che nonhanno capito. Anche il professoreha compreso che la barzelletta puòessere un modo simpatico per dareun “look” diverso al proprio ste-reotipo di uomo austero e rigoroso.E per cercare di sdrammatizzare

una situazione che non è non certofacile per l’Italia, ma neppure sulpiano personale. Infatti, come senon bastassero le critiche di alcunicolleghi di governo che l’avevanoconsiderato peggio di QuintinoSella nella politica della lesina (e, inverità, è un merito...), il nuovo “di-vin Giulio”, suo malgrado, è en-trato in quella specie di tritacarnemediatico che è la “telenovela” sulvero delfino di Berlusconi. Dopo itanti voli pindarici dei giornali sul-l’investitura prossima ventura delGuardasigilli Angelino Alfano -concesso, ma ancora tutto da di-mostrare, che Silvio abbia dav-vero intenzione di lasciare -, èdovuto intervenire lo stesso pre-mier per smentire, prima, con-trasti con il suo ministro piùimportante e, poi, per indi-carlo serio pretendente allapropria eredità politica. An-

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Giulio Tremonti

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IN COPERTINA

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Il problema non è“chi” prenderàil posto di Silvio,ma“cosa” lo sostituirà

rimpiazzato, ma “cosa” lo sosti-tuirà. È, insomma, piuttosto sbri-gativo sull’argomento, così comeconsidera già archiviate le tensionicon alcuni colleghi sui soldi da scu-cire: si limita a definire “estempo-ranee” le critiche (in primis, Gian-carlo Galan, da poco subentrato aBondi al ministero della Cultura)di coloro che gli rimproveravano il“braccio corto” quando si tratta diaprire i cordoni della borsa. Seglissa volentieri sui temi personali,il superministro si dilunga sugliscenari prossimi venturi: i pro-blemi economici che sono il veronodo del Paese da sciogliere entroil 2014. L’obiettivo - supportatodagli ispettori del Fmi che hannopromosso l’Italia agli esami di pri-mavera, ma messo sotto i raggi Xdall’agenzia di rating Standard &Poor’s che ha tagliato l’outlook del-l’Italia, da stabile a negativo, con-fermando, invece, il giudizio suldebito a lungo termine - è quello diraggiungere, fra tre anni, un so-stanziale pareggio di bilancio, comeprevisto dal programma di stabilitàeuropea, messo a punto in aprile.Sottolinea Tremonti: «Il traguardoè arrivare a un rapporto dello 0,2%tra debito e Prodotto interno lordo,

partendo dal tetto del 3,9% di que-st’anno e passando al 2,7% nel2012 e all’1,5% nel 2013». Unameta non facile da raggiungere,considerando che sui mercati fi-nanziari europei continuano a re-gistrarsi i contraccolpi del piantogeco del 2010, quando un inter-vento troppo tardivo e lacunosodella Ue non ha bloccato il dissestofinanziario di Atene, avviata versouna ristrutturazione del debitopubblico dagli esiti molto incerti.Un mezzo crac che coinvolge, in-somma, tutto il vecchio conti-

nente: persino lo strumento deglieurobond, tanto caro a Giulio, ri-schia, così, di essere annullato.A chi gli fa notare se, per caso, anchelui non si senta vittima della sin-drome del bilancio rigoroso, costiquel che costi, Tremonti rammentaun fatto incontrovertibile: «L’arti-colo 81 della Costituzione disponeche qualsiasi legge con esborsi fi-nanziari debba indicare come farfronte alle spese, ma la norma non haimpedito, comunque, che l’Italia ab-bia raggiunto il terzo o quarto debitopubblico più elevato al mondo». Una

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Giulio Tremonti

escalation inarrestabile, ma ora ipartner europei, ricorda Tremonti,hanno sottoscritto un patto «che vin-coli ciascun membro a rafforzare gliinterventi nazionali in modo da met-tere tutti i bilanci sotto tutela». Nelcontesto europeo, l’Italia «potrà cosìfare la sua parte e la prossima desi-gnazione di Mario Draghi al verticedella Bce servirà ad aumentare ilruolo del nostro Paese».È giunto, dunque, il momento didire stop alle telefonate delle tanteamministrazioni pubbliche che con-tinuano a battere cassa. Resta un pro-blema, che è la vera sfida del ministrodell’Economia: come conciliare losviluppo con i vincoli di bilancio?Cioè, come uscire dal tunnel della re-cessione con un piatto che piangecome il venerdì di magro? Non c’ètrippa per nessuno, gatti compresi.Eppure, il decreto di stabilità, licen-ziato dal governo all’inizio di mag-gio, cerca di conciliare i due obiettivi

all’apparenza così inconciliabili. Fa-cendo di necessità virtù, il Consigliodei ministri ha, infatti, varato alcunemisure che possono servire a rilan-ciare l’economia, a patto, ovvia-mente, che tutti facciano di più (tre-montiana raccomandazione) peraccelerare lo sviluppo: minori vincolifiscali per imprese e famiglie, aiutimirati alle aziende che assumono alSud (che, in questo momento, è piùche mai la palla al piede dell’econo-mia), disboscamento nella giungladelle imposte di favore, fase due delpiano per l’edilizia (con l’elimina-zione di quegli intoppi a livello re-gionale che, di fatto, avevano fre-nato la ripresa del mercato dellacasa). Il “mix” del professore basterà?È chiaro che la vera spallata, per ri-lanciare i consumi delle famiglie, sa-rebbe propiziata dal drastico tagliodelle aliquote fiscali, come solleci-tato anche da Berlusconi. Ma i tempinon sono ancora maturi proprio a � �

In senso antiorario, Giulio Tremonti, Christine

Lagarde, ministro francese per gli Affari Economici,

Industria e impiego, Elena Salgado, vice presidente e

ministro dell’economia spagnolo e Wolfgang

Schauble, ministro alle Finanze tedesco

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IN COPERTINA

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causa di quei benedetti vincoli di bi-lancio, l’unica bussola, appunto, ingrado di indicare la rotta all’Italia. Ilsuperministro non vuole illuderenessuno: «Non possiamo abbassare laguardia sui conti pubblici. Abbiamoun sentiero di rientro e siamo obbli-gati a percorrerlo fino in fondo». Aquando, allora, la riduzione delletasse? Intanto, nonostante i tempigrami, nessun colpo mancino comel’introduzione di una patrimonialesulla casa, come prospettato da qual-che leader della sinistra. E, poi, siarriverà per gradi anche ai tagli. «In-tanto – dice – sono già stati ottenutiimportanti risultati nella lotta al-l’evasione. In Italia e anche all’estero:

fino a ieri, era comodo e sicuro de-positare il bottino nei paradisi fiscalicome in una caverna di Alì Babà».Certo, tutto sarà più facile quandosaremo vicini al famoso riequilibriodel debito. A quel punto, la ricetta diun ciclo virtuoso è già indicata: «Ilsistema fiscale dovrà essere modifi-cato sulla base dei quattro principi-cardine: progressività, in funzionedella capacità contributiva delle fa-miglie e delle imprese; neutralità ri-spetto alle scelte dei contribuenti;solidarietà verso il reale bisogno dellefamiglie; semplicità basata su alcunipunti generali».Speriamo, insomma, nel futuro. Tre-monti - che, prima degli altri, aveva

visto giusto sulle distorsioni del “diomercato” con un azzeccato “best sel-ler” - ha idee precise anche sulla re-cessione internazionale cominciata treanni fa. E per spiegarsi, cita a memo-ria Winston Churchill: lo statista in-glese, alla fine del proprio raccontosulla Seconda guerra mondiale, si do-manda se il conflitto, che l’ha vistogrande protagonista, non sia stato,piuttosto, il seguito di un’unicaguerra, una nuova Guerra dei Tren-t’anni (1915-1945), intervallata daun lungo armistizio. Anche il “divinGiulio” la pensa così: tra alti e bassi,tra tregue e spiragli di luce, la crisicontinua. Speriamo solo che non siaun’altra Guerra dei Trent’anni...

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� �Sono già stati ottenuti importanti risultati nella lotta all’evasione.Fino a ieri era comodo e sicuro depositare il bottino nei paradisi fiscali

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POLITICA ECONOMICA

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Azioni strutturaliper l’economia regionaleSi chiama “Lazio 4 impresa” il programma con cui la presidente Renata Polverini intende

dare una frustata all’economia e consentire così alle imprese regionali «di riprendere il volo».

Quattro punti cardine su cui ruotano investimenti in ricerca, formazione e alta tecnologia

Renata Saccot

Andare incontro alle im-prese e dare nuovo im-pulso all’economia regio-nale. Sono questi i

presupposti su cui poggiano le «quat-tro azioni concrete» - certificazionedei crediti delle imprese, regolarizza-zione dei debiti contributivi, pianoper la ricerca e utilizzo mirato deifondi europei - che la governatrice delLazio ha posto alla base della ripresaeconomica del Lazio. «Mettiamo incampo azioni strutturali che consen-tiranno alle nostre imprese di spic-care il volo» ha dichiarato la governa-trice del Lazio Renata Polverini allapresentazione del progetto “Lazio 4impresa”, illustrato insieme all’asses-sore al Bilancio, Stefano Cetica, alleparti sociali, alle imprese e alle uni-versità il 24 maggio scorso al MuseoMaxxi di Roma. «In questo momento c’è una morsa fi-scale e previdenziale che sta creandoproblemi non soltanto nel Lazio – haaggiunto – e questi interventi inno-vativi consentiranno di far continuarele imprese a lavorare». Un pacchettodi iniziative, dunque, che mirano a ri-solvere il problema dei pagamenti e a

erogare finanziamenti tramite fondieuropei.Per quanto riguarda i pagamenti, laRegione Lazio certificherà i creditidelle imprese che potranno così acce-dere a un fondo di rotazione di 500milioni di euro, costituito con Sace ei principali istituti di credito, impe-gnandosi in cambio a rinunciare alcontenzioso e agli interessi che riten-gono di vantare dei confronti della

Regione. Il provvedimento ha incas-sato il giudizio positivo dei rappre-sentanti di Confindustria, Federlazio,Confcoperative, Legacoop, Agci, Col-diretti, Confagricoltura, Cia, Con-fcommercio, Confesercenti, Confar-tigianato, Cna e Casartigiani chehanno partecipato nelle scorse setti-mane al tavolo tecnico convocato dallaRegione. «Pagheremo tutti i fornitoririspetto alle spese di investimento di-

Renata Polverini, presidente della Regione Lazio e Stefano Cetica, assessore regionale al Bilancio

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Renata Polverini

LAZIO 2011 • DOSSIER • 25

rette della Regione come lavori pub-blici, strade, costruzioni e acquisto dimacchinari – ha garantito Polverini –. Questo fondo sarà rimpinguatomano a mano che la Regione assu-merà i suoi crediti, entrando così in uncircuito virtuoso che speriamo possatogliere dall’emergenza molte impresedel territorio regionale».La seconda azione riguarda la firma diuna convenzione con l’Inps per favo-rire i propri creditori diretti e indirettiche intendono regolarizzare i debiticontributivi. Con questi interventi leimprese potranno nuovamente di-sporre del Durc (il Documento unicodi regolarità contributiva) il cui rilascioconsentirà loro di partecipare alle garee agli appalti pubblici. «La Regione –ha spiegato la Polverini – rilascia unagaranzia diretta all’Inps in modo che leimprese possano accedere a un paga-mento dilazionato dei contributi pre-videnziali e ottenere il rilascio del Durc,essenziale per partecipare a gare d’ap-palto pubbliche, e risparmiare i costi

per il rilascio di una polizza fideiusso-ria. La Regione, infatti, garantisce gliistituti di credito convenzionati neiconfronti delle imprese che necessi-tano di un finanziamento bancario peril pagamento dei debiti previdenziali».La terza misura riguarda gli investi-menti a favore della ricerca: 237,5 mi-lioni di euro per un programma trien-nale che avrà come principaleobiettivo quello di porre le universitàal servizio delle imprese. «Non sarannopiù le università a fare ricerche e aproporle alle imprese – ha spiegato lapresidente – ma il contrario. La stra-tegia consiste nel premiare chi fa ri-cerche con concrete ricadute per il si-stema produttivo in linea con lapolitica nazionale, partendo dalla do-manda di innovazione delle imprese».La Regione metterò sul tavolo 114milioni di euro per progetti di ricercaindustriale, sviluppo sperimentale eacquisto di nuove tecnologie; altri 41milioni andranno ai distretti indu-striali, in particolare aerospazio, bio-

scienze e beni culturali; un’ultimatranche di 54 milioni servirà a incen-tivare l’utilizzo di giovani ricercatori daparte delle imprese. Infine, i fondi europei. I 743 milionidi euro messi a disposizione servi-ranno a stimolare l’innovazione e ilrafforzamento della base produttiva,le buone pratiche ambientali e la ri-qualificazione urbana. La Regione haprevisto la riprogrammazione del PorFesr 2007/2013 in funzione dellasemplicità di accesso per le imprese.«In particolare – ha concluso la go-vernatrice –abbiamo aumentato di 70milioni le risorse sull’Asse I per l’in-novazione e la digitalizzazione delleimprese, di 60 milioni quelle per gliinvestimenti in energie rinnovabili,sull’Asse II e abbiamo istituito unnuovo Asse V di 80 milioni per la ri-qualificazione urbana, fondi che al-meno per un quarto dovranno esserededicati al sostegno alle imprese, fi-nanziando start up di nuove iniziativeimprenditoriali giovanili».

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Abbiamo disposto diversi strumenti perché c’è una morsa fiscale eprevidenziale che sta creando problemi non soltanto nel Lazio. Questiinterventi innovativi consentiranno di far continuare le imprese a lavorare

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POLITICA ECONOMICA

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Più sinergie tra impreseper crescere oltre confineAumentare la capacità attrattiva del territorio per incentivare il flusso di investimenti italiani ed esteri.

Intervenendo sulla disoccupazione, in particolar modo quella giovanile, e sull’accesso al credito.

È l’obiettivo di Giancarlo Cremonesi, presidente di Unioncamere Lazio e Camera di Commercio Roma

Francesca Druidi

Il tessuto produttivo romanotorna a sorridere dopo leforti incertezze del 2010.Senza lasciarsi trascinare da

facili entusiasmi, sono comunquedue i segnali incoraggianti: in-nanzitutto, un tasso di mortalitàimprenditoriale che ha toccato ilvalore minimo degli ultimi cin-que anni e, in secondo luogo, l’au-mento delle esportazioni di Romae provincia rispetto alla perfor-mance italiana. «Il buono stato disalute del nostro sistema econo-mico – conferma Giancarlo Cre-monesi, presidente di Unionca-mere Lazio e della Camera diCommercio di Roma – è testimo-niato anche dalla crescita del va-lore totale delle esportazioni, pas-sato da poco più di 6,2 miliardi dieuro nel 2009 a quasi 7,9 miliardinel 2010, con un incremento per-centuale del 27,5%». Una ten-denza, quella mostrata dalle im-prese del Lazio di espandere ilproprio business all’estero, che perGiancarlo Cremonesi può e deveulteriormente diffondersi e radi-

carsi a livello regionale, per confe-rire nuovo slancio al sistema eco-nomico generale.

Quali strategie occorre adot-tare per favorire l’internaziona-lizzazione delle imprese laziali?«L’internazionalizzazione rappre-senta, per il nostro territorio, unatra le sfide più importanti. Il no-stro sistema produttivo è caratte-rizzato, storicamente, da un bassogrado di internazionalizzazione,soprattutto per la presenza di unforte mercato domestico. Tuttavia,

l’export del Lazio, nonostante lacrisi internazionale, nel 2010 haottenuto importanti risultati. Persostenere e consolidare questotrend, dobbiamo coinvolgere inquesti processi il più grande nu-mero possibile di imprese - speciequelle di piccole dimensioni - am-pliando e ottimizzando la gammadi servizi offerti. Per questo,stiamo studiando la possibilità dicreare, in collaborazione con le al-tre istituzioni del territorio, unastruttura che, sul modello della

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Giancarlo Cremonesi

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Promos lombarda, coordini le ri-sorse e le iniziative e che, soprat-tutto, favorisca le sinergie fra im-prese: il loro successo sugli scenariglobali è, infatti, direttamente le-gato alla capacità di condividerestrategie e obiettivi di mercato».

Servizi, turismo e attivitàscientifiche e tecniche “tirano”di più rispetto ad agricoltura emanifatturiero. Come alimen-tare l’onda della ripresa gene-rata da questi comparti?«I servizi, l’innovazione e il turi-smo sono da sempre settori im-portanti dell’economia territoriale,che si caratterizza per un altogrado di terziarizzazione. Ma unruolo trainante può essere svoltodal comparto delle costruzioniche, per ovvi motivi, grazie ancheal suo indotto, è in grado di costi-tuire una sorta di volano della ri-

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Per il nostro territoriol’internazionalizzazionerappresenta una tra lesfide più importanti

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ANDAMENTO DELLE ESPORTAZIONI (base 2006=100)Elaborazione ufficio studi CCIAA di Roma su dati Istat, marzo 2011

140,0

130,0

120,0

110,0

100,0

90,0

80,02006

Roma Italia

2007 2008 2009

100,0

137,8

101,5

133,3

2010

102,3

88,8

116,3117,2

111,5

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POLITICA ECONOMICA

28 • DOSSIER • LAZIO 2011

Qn

Qm

0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0

Tasso dicrescita

7,2

6,7

4,8

5,6

2,4

1,2

Roma

Italia

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EVOLUZIONE DELLE IMPRESE REGISTRATE 2009-2010Elaborazione ufficio studi CCIAA di Roma su dati Infocamere

presa economica. Comunque, ilruolo del sistema camerale regio-nale è quello di favorire una cre-scita equilibrata di tutto il tessutoimprenditoriale laziale, sia con in-terventi di impatto immediato siacon misure anticicliche».

Quanto resta critico il nodooccupazionale in regione?«Non posso negare che l’anda-mento del mercato del lavoro siafonte di qualche preoccupazione.Riscontriamo, infatti, evidentitensioni: se il tasso di occupazionesi è mantenuto sostanzialmentestabile rispetto all’andamento na-zionale attestandosi, nel 2010, al59,2% a fronte del 56,9% del-l’Italia, le persone in cerca di oc-cupazione nel Lazio sono in au-mento rispetto agli anniprecedenti: ben 232.000. Il tassodi disoccupazione ha raggiunto laquota del 9,3%. E, per quanto ri-

guarda il dato sulla disoccupa-zione giovanile, stiamo studiando,assieme agli enti locali, una seriedi iniziative per cercare di dare ri-sposte concrete nel breve pe-riodo».

Dall’edizione 2011 della Gior-nata dell’economia èemerso, a ogni modo, ildinamismo del sistemaimprenditoriale ro-mano. Come hanno sa-puto affrontare la crisieconomica le realtà delterritorio di Roma eprovincia? Quali, dun-que, le prospettive disviluppo per il futuro? «I dati elaborati dall’Uf-ficio Studi della Cciaa diRoma ci confermano, daun lato, la consistenza ela vitalità del nostro tes-suto produttivo, anche

in una fase economica internazio-nale difficile e complessa; dall’al-tro, la capacità delle nostre im-prese di riuscire a cogliere le primeopportunità di ripresa, dopo mesidi crisi e di tensioni sui mercatiinternazionali. Le iscrizioni al Re-

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Giancarlo Cremonesi

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gistro delle imprese di Roma eprovincia nel 2010 sono state31.452, praticamente 86 nuoveimprese al giorno. Il saldo traiscritte e cessate è positivo, con+10.531 imprese. Il tasso di cre-scita delle aziende romane è stato,quindi, esattamente il doppio diquello nazionale: 2,4% controuna media italiana dell’1,2%. Unaconferma a questa tendenza vieneanche dai dati Unioncamere suiprimi tre mesi del 2011: le im-prese romane aumentano a untasso trimestrale dello 0,51%, ilpiù alto in Italia. Questi numeri ciconsentono di guardare al futurocon rinnovato ottimismo, purnella consapevolezza che perman-

gono ombre preoccupanti sulfronte dell’accesso al credito e del-l’occupazione, in particolarequella giovanile».

Come migliorare in manieraconcreta il sistema di accoglienzaturistica sia della Capitale, in vi-sta di eventi futuri come il Giu-bileo 2025 e le possibili Olim-piadi 2020, che della regione ingenerale?«Stiamo lavorando, insieme con lealtre istituzioni locali e con il si-stema della rappresentanza asso-ciativa, per affrontare nel miglioredei modi questi due grandi eventiche rappresentano un’occasioneunica per realizzare importantiopere infrastrutturali e un formi-

dabile strumento di promozionedella Capitale a livello mondiale. IlGiubileo 2025 e le Olimpiadi2020 costituiscono un’enorme op-portunità non solo per la città diRoma e per le sue imprese, ma pertutta la regione e l’intero Paese, inquanto potente volano di crescitaeconomica».

Con quali finalità realizzareun’agenzia di marketing territo-riale, allo studio della Cameradi Commercio di Roma?«Su questo fronte, intendiamo raf-forzare l’attrattività del nostro ter-ritorio così da incrementare il flussodi investimenti italiani ed esteri.Per farlo occorre lavorare, in primoluogo, sui fattori materiali e imma-teriali, così da sviluppare un sistemadi offerta territoriale integrato e, insecondo luogo, sulla messa a puntodi una rete di servizi a supportodegli investitori esteri».

Il Giubileo 2025e le Olimpiadi 2020costituiscono un’enormeopportunità non soloper la città di Romae per le sue imprese,ma per la regione e il Paese

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Sostenere le impresepreparandole alla sfida globaleLe aziende laziali sono sempre più in prima fila sul versante della ricerca e

dell’innovazione. Ma necessitano ancora di interventi volti a incentivare

riorganizzazione produttiva, capitalizzazione societaria e accesso al credito per

alimentare la crescita. Ne parla Marcello Pigliacelli, vicepresidente di Unindustria

Francesca Druidi

Se la ripresa del mercato dellavoro in Lazio stenta an-cora a decollare, le attesedegli imprenditori della re-

gione si fanno lievemente più otti-mistiche. A incidere in maniera po-sitiva non è solo la demografiadelle imprese, che fa registrare nelprimo trimestre 2011 un incre-mento dell’1,9% delle aziende re-gistrate rispetto al 2010. «L’ele-mento trainante in questo periododi difficoltà è stato sicuramentel’export» sottolinea Marcello Pi-gliacelli, vicepresidente di Unin-dustria, che raggruppa le impresedi Roma, Frosinone, Rieti e Vi-terbo. Per quanto riguarda il Lazio,infatti, le esportazioni nel 2010ammontano a 14.812 milioni dieuro, contribuendo al 4,4% del to-tale nazionale. E Frosinone, dovePigliacelli è alla guida degli indu-striali locali, è risultata essere laprovincia con la migliore perfor-mance: + 47,4% (3,4 miliardi).

Come innalzare investimenti,produttività e occupazione in re-gione?

«Sviluppo delle infrastrutture, ta-glio delle tasse sulle imprese e i la-voratori per sostenere la ripresa,puntualità nei pagamenti da partedella pubblica amministrazione.Queste sono sicuramente tre dellepriorità per il rilancio dell’econo-mia provinciale, regionale e nazio-nale nel corso del 2011. Le infra-strutture materiali e immaterialicostituiscono un punto di par-

tenza; la provincia di Frosinone at-tende da tempo risposte certe e ce-leri circa l’adeguamento non piùrinviabile di alcune strade, comeun collegamento con Latina e conl’Abruzzo e un collegamento ve-loce con Roma, attraverso l’utilizzodella ferrovia».

Per quanto riguarda gli altrinodi?«I crediti vantati dalle aziende nei

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Marcello Pigliacelli

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confronti della Pa sono un serioostacolo alla ripresa, così come laburocrazia deve essere snellita, al-meno nelle aree oggetto di distrettie sistemi produttivi locali. Inter-vento, questo, che tra l’altro noncomporta costi per lo Stato, maagevolerebbe moltissimo le im-prese. In un momento in cui siparla di ambiente, non deve pas-sare in secondo piano la green eco-nomy che, per la provincia di Fro-sinone, potrebbe legarsi a piani direcupero della Valle del Sacco, laquale si trova a dover fronteggiareuna grave crisi ambientale».

La dimensione delle imprese e illoro aspetto patrimoniale costitui-scono fattori cruciali. Come af-frontare queste problematiche?«Per il 40% delle imprese, la scarsapatrimonializzazione e capitalizza-zione sono sentite come un osta-colo alla crescita. Tenendo contoche il tessuto industriale della re-gione Lazio - e così quello dellaprovincia di Frosinone - è costi-tuito in larga parte da piccole im-prese dell’indotto manifatturiero, ènecessario intervenire con fondiaggiuntivi per sostenere iniziativedi riorganizzazione produttiva e di

capitalizzazione societaria. Con-findustria, a tal proposito, sta svol-gendo una forte azione di promo-zione del contratto di rete,strumento disciplinato dalla leggen. 33/ 2009, che ha introdotto nelnostro ordinamento il “contrattodi rete d’impresa”».

Con quali vantaggi?«È uno strumento giuridico checonsente alle imprese di creareforme di collaborazione per darvita a progetti comuni, creando unfondo patrimoni. UnindustriaConfindustria Frosinone è moltoimpegnata nelle iniziative di valo-rizzazione dei progetti di collabo-razione e aggregazione tra le im-prese e sin dall’inizio ha aderito alProgetto Retimpresa, associazionedi Confindustria nata per coordi-nare iniziative e proposte sui nuovimodelli di aggregazione, previstidal “contratto di rete”. Un esempiodi aggregazione di imprese appar-tenenti a una filiera è fornito, giàdal 2007, dal Consorzio Filcart,con il quale - nell’ambito del si-stema produttivo locale della carta

Confindustriapromuoveil contratto di rete,strumentogiuridicoche consentealle impresedi creare formedi collaborazioneper dar vitaa progetti comuni

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e cartotecnica - si è favorita la pro-gettualità comune tra le aziende,sviluppando iniziative su ricercaindustriale, trasferimento tecnolo-gico e processi di integrazione traaziende consorziate e presenza suimercati esteri».

Ricerca e innovazione, accessoal credito, turismo. Quali le prin-cipali strategie per qualificare ilterritorio Lazio?«Sono tutte voci molto importanti.La Regione ha recentemente chia-mato a raccolta le imprese in unagiornata dedicata a ricerca e inno-vazione ‘investendole’ di unanuova responsabilità: da questomomento saranno loro a dover ri-ferire all’Amministrazione su qualisettori puntare e che tipo di pro-getti servono per vincere la sfidadella ricerca e dell’innovazione tec-nologica. Apprezziamo particolar-mente questa apertura da partedella Regione. Le aziende stannopuntando molto su ricerca e inno-vazione, per poter guardare con più

ottimismo al mercato globale e di-verse sono le iniziative messe incampo, anche attraverso una colla-borazione più intensa con le Uni-versità. Sono prioritari interventimirati a riaffermare il marchio“made in Lazio”, con la consape-volezza che le imprese dovrannorinnovarsi in termini di prodotto edi mercati da penetrare. Sul frontedell’accesso al credito, UnindustriaConfindustria Frosinone ha sotto-scritto convenzioni con alcuni isti-tuti bancari per lo smobilizzo dicrediti che le aziende richiedentivantano nei confronti di Pa o versosocietà private appartenenti agrandi gruppi industriali».

Per quanto riguarda il turismo. «Si tratta di una grande risorsa perRoma, ma le province devono sa-per sfruttare la vicinanza con laCapitale come un’opportunità enon considerarla un handicap. Ilturismo rappresenta anche per lanostra provincia un tassello im-portante che potrebbe guidare il

nuovo sviluppo dell’area. Moltisono gli asset spendibili: culturale,enogastronomico e infine religioso,con le storiche Abbazie di Monte-cassino, Casamari e Trisulti, men-tre tra le risorse naturali vanno ci-tate le Terme di Fiuggi e le Termedi Pompeo».

Può trarre un primo bilanciodall’esperienza di riorganizzazionedel sistema associativo rappresen-tata da Unindustria?«Sicuramente il bilancio è positivo.Con il nuovo soggetto associativoci siamo posti l’obiettivo di miglio-rare i servizi offerti alle aziende ecercare di realizzare un vero riequi-librio tra le province del Lazio eRoma, che deve essere considerataper tutto il Lazio una risorsa e nonuna concorrenza. Con Unindustriaavremo tutti più forza e maggiorigaranzie. Si tratta di una svolta epo-cale che aumenterà la capacità dirappresentanza dell’associazione edelle imprese, sia al centro che nelleprovince».

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� �Le aziende stanno puntando molto su ricerca e innovazione, ancheattraverso una collaborazione più intensa con le Università

POLITICA ECONOMICA

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POLITICA ECONOMICA

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Nuovo slancio alle pmicon semplificazione e ricercaIn Lazio lo sviluppo tecnologico

si accompagna alla tutela delle

tradizioni produttive e artigiane

del territorio. Lo spiega

l’assessore regionale

alle Attività produttive,

Pietro Di Paolo

Francesca Druidi

Èpartito il 19 aprile Sprin-tExport, il nuovo serviziodi consulenza on line atti-vato dalla Regione, dal mi-

nistero dello Sviluppo economico edall’Istituto nazionale per il com-mercio estero in collaborazione coni principali soggetti economici re-gionali. Un’iniziativa gratuita rivoltaalle imprese impegnate nella pene-trazione dei mercati esteri e che pos-sono aver bisogno di consulenze,dalla contrattualistica alla materia fi-scale, dalla logistica ai trasporti, sinoai brevetti e al marketing. Si tratta diun ulteriore passaggio verso la sem-plificazione normativa, una delle levefondamentali sulle quali è indiriz-zata l’azione di governo della GiuntaPolverini. Oltre a questo obiettivo,l’assessore alle Attività produttivedella Regione, Pietro Di Paolo, indi-vidua anche «l’innovazione dei pro-cessi e dei prodotti, l’aggregazione

fra imprese e l’accesso al credito»,come direttrici particolarmente im-portanti da perseguire per lo svi-luppo del sistema Lazio.

Come la Regione sta promuo-vendo uno sforzo effettivo verso lasemplificazione amministrativa?«In questo senso, lo Small businessact europeo, che abbiamo declinatoa livello regionale, rappresenta ungrande passo in avanti. Da eviden-ziare il fatto che a giugno la legge suquesto provvedimento - già appro-vata dalla giunta e dalla commis-sione competente - approderà inConsiglio per il suo via libera defi-nitivo. Siamo fra le prime Regioni

italiane a “pensare innanzitutto inpiccolo” per dare nuovo impulso allepmi. Puntiamo molto sui settori in-novativi e sull’hi-tech, sulla ricerca esullo sviluppo».

Quali azioni, nello specifico, im-prontare sul fronte dell’innova-zione?«Nel Lazio abbiamo un distretto de-dicato, con circa cento imprese e2.380 lavoratori. A questo si affiancaun sistema produttivo dell’elettro-nica, nell’area della Tiburtina, con360 imprese e 6.400 occupati. Que-st’anno allo Smau abbiamo portatoalcune nostre aziende giovani chehanno ideato e realizzato prodotti

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Pietro Di Paolo

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altamente innovativi. Stiamo, inol-tre, concretizzando una serie di mi-sure per far sì che le imprese, piccolee grandi, si aggreghino per crearemassa critica e attrarre risorse, nelsolco del Decreto Sviluppo. Faccioriferimento a una novità assoluta,che avvicina il Lazio alle regioni eu-ropee più avanzate: il bando, in pro-cinto di essere lanciato, cofinanziatodal ministero dello Sviluppo econo-mico, che prevede l’opportunità perle pmi di mettersi in rete attraverso il“contratto”».

La nautica, il biotech, l’Ict, l’au-diovisivo, l’artigianato sono alcuni

dei comparti che maggiormenteriflettono le vocazioni produttivedella regione.«Mi piace ricordare come la nostraamministrazione cerchi di coniu-gare la previsione degli scenari,quindi gli investimenti nello svi-luppo tecnologico, con la tuteladelle specificità del nostro territorio,per esempio le attività artigiane fon-date su mestieri e prodotti caratte-ristici che si tramandano nel tempo.Premesso ciò, il sistema della nau-tica, che conta circa 440 impreseper 2.130 occupati, è un asset im-

prescindibile per la nostra economia.Promuovere questo settore, che ne-cessita anche di una rete di infra-strutture al passo con i tempi, signi-fica rilanciare un volano con unindotto su ampia scala».

Per quanto concerne gli altri set-tori?«Il biotech, come testimonia il re-cente studio di Assobiotec, rappre-senta un comparto solido e in cre-scita nel Lazio, con numeriimportanti che ci innalzano alla ri-balta nazionale. Siamo secondi inItalia per i finanziamenti ottenutidall’Europa nell’ambito del settimo � �

A fianco, Pietro Di Paolo,

assessore alle Attività

produttive e politiche dei

rifiuti della Regione Lazio

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programma quadro, il piano comu-nitario per il sostegno ai grandi pro-getti di ricerca. Il sistema produttivodell’audiovisivo, che interessa il co-mune di Roma, è il principale di-stretto italiano per le produzioni ci-nematografiche, radiotelevisive emultimediali, con oltre 2.400 im-prese e circa 49.000 occupati».

Con quali strategie si mira a ri-lanciare le attività produttive inregione?«Abbiamo messo in campo strategiedi sistema, riguardanti soprattutto idistretti industriali, i sistemi produt-tivi locali e i poli tecnologici, per ag-giornare queste realtà rispetto al-l’evoluzione di processi economici esociali sempre più veloci, conside-rando ovviamente anche gli effettidella coda della crisi del 2008. Inquest’ottica, rientrano i “contratti direte”. Ma abbiamo adottato anche

iniziative volte a rendere più effi-ciente ed efficace l’utilizzo delle ri-sorse economiche, perché ogni fi-nanziamento deve avere un ritornoin termini di lavoro per i cittadini, leimprese e il territorio. Mi riferiscoanche ai fondi europei. La semplifi-cazione amministrativa, come giàevidenziato, identifica poi un altroelemento decisivo della nostra stra-tegia. E i primi riscontri, “certificati”anche da studi e rilevazioni, sonopositivi e ci infondono fiducia».

Sono previste ulteriori inizia-tive da parte dell’assessorato edella giunta regionale per valo-rizzare e promuovere l’economiadel territorio?«Da subito ci siamo rimboccati le ma-niche per un complessivo riordino le-gislativo al fine di adeguare le nor-mative esistenti ai cambiamenti. Lanuova legge sul commercio sarà

pronta entro l’anno. Lanceremobandi per promuovere investimentinell’ambito della sicurezza sui luoghidi lavoro e di sostegno all’occupa-zione, dando anche impulso al fondodi garanzia. Sosterremo le pmi attra-verso il fondo rotativo, l’internazio-nalizzazione, la patrimonializzazionedelle aziende e anche dei confidi,senza dimenticare il mondo coopera-tivistico, creando così un “pacchettoimpresa”. Di recente, la presidentePolverini ha presentato un piano cheprevede azioni strutturali in quattropunti: certificazione dei crediti delleaziende, che potranno così accedere aun fondo di rotazione di 500 milioni;fondo di garanzia per agevolare le im-prese in difficoltà con i debiti previ-denziali; programma triennale per laricerca in sinergia con l’università; ri-programmazione dei fondi europeiin relazione alle reali esigenze».

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È prevista unariprogrammazionedei fondi europeiin relazione allereali esigenze

XXXXXXXXXXXPOLITICA ECONOMICA

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POLITICA ECONOMICA

La terza dimensione della tecnologiaAerospazio, bioscienza, energia. Ma anche nuove ricerche per migliorare la diagnostica delle

immagini, come una radiografia o un cuore in 3D, racconta Maurizio Tarquini. Le nuove risorse?

Da destinare ai progetti di network e alle aziende di successo

Elisa Fiocchi

Le imprese vere protago-niste del processo dellaricerca. È la sfida lan-ciata dalla Regione La-

zio con il primo programma stra-tegico triennale della ricerca,dell’innovazione e del trasferi-mento tecnologico che metterà adisposizione 237,5 milioni di euroa sostegno delle imprese, degli isti-tuti di ricerca e delle università.«Un piano che non era mai statopensato prima, ciò significa un

passo in avanti» ha dichiaratoMaurizio Tarquini, direttore ge-nerale di Unindustria Roma, Fro-sinone, Rieti e Viterbo, dopo lapresentazione del progetto. Ep-pure, «le risorse a disposizionesono importanti ma non consen-tiranno di fare tutto quello che sipotrebbe fare: parliamo di una ci-fra importante, ma bisogna tenereconto che un punto percentualedi Pil regionale è un miliardo emezzo di euro».

Come queste risorse sarannoinvestite e in quali settori?«Il nostro suggerimento è quellodi premiare il più possibile i pro-getti che sono punto di aggrega-zione, vale a dire quelli a cui par-tecipano una università, unagrande impresa e dieci piccole im-prese, che sono da preferire aquelli promossi da una sola unità.L’esempio non è vero in assoluto,ma l’accordo tra più soggetti pre-suppone un interesse più forte suquel tema anziché su altri. I pro-getti di network, dunque, restanoprioritari».

Quali imprese beneficerannodei nuovi finanziamenti?«Credo sia necessario premiarequelle realtà imprenditoriali che

sono nelle condizioni di fare ri-cerca e chi ha dimostrato, in ter-mini di bilancio, di fare bene no-nostante la crisi. Sappiamo che èpiù facile che generi sviluppoun’azienda in salute rispetto a unache va male. Le imprese che inve-stono in ricerca e con buoni risul-tati sono tante nel Lazio: alcunemolto grandi, altre nel mondodella piccola e media impresa. Atal proposito sono stati ben inter-cettati i settori su cui intervenire.Non che gli altri non li meritino,ma sono privilegiati quelli dove ilLazio ha imprese di qualità, comead esempio il mondo del digitale,l’aerospazio, le bioscienze e i beniculturali. All’interno di questicomparti, anche le pmi godono dibuona salute».

Su quali particolari attività in-novative il programma quadroper la competitività e l’innova-zione offre un sostegno dellepiccole e medie imprese romane? «L’accordo deve premiare preva-lentemente le pmi. La ricerca, in-vece, deve concentrasi sui progettidi network. È un compito difficilema talvolta le condizioni nonbuone dettate da una situazioned’emergenza possono paradossal-

Maurizio Tarquini, direttoregenerale di Unindustria Roma,Frosinone, Rieti e Viterbo

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Maurizio Tarquini

mente aiutare. Ora tutto si gio-cherà sui tempi, con l’auspicioche siano quelli tipici della ricercae dell’innovazione perchè dob-biamo colmare ritardi (non im-putabili a questa legislatura re-gionale) che sono intollerabili.Non possiamo immaginare cheservano due anni per passare dal-l’uscita del bando all’erogazionedel finanziamento: nel caso di unprogetto su un software sarebbeinutile. La tecnologia deve diven-tare veloce».

Come stanno evolvendo i set-

tori Ict, biotech, energia e aero-spazio sul territorio?«Lo scenario è molto ampio, an-che grazie all’impatto della gene-tica sulla cura e sul farmaco e atutto ciò che riguarda la scienzagenetica. Per il mondo del digitalesiamo pronti a entrare nell’eradella tridimensionalità a tutti glieffetti. Siamo partiti con il biancoe nero, poi è arrivato il colore eoggi siamo alla terza dimensioneche offre prospettive enormi comela possibilità di immaginare unaradiografia tridimensionale, di ve-

dere un cuore in tutte le sue di-mensioni e non più piatto. Pen-siamo a quali orizzonti potrebbeaprire la diagnostica delle imma-gini anche attraverso la creazionedi un museo digitale con percorsitridimensionali».

Il protocollo d’intesa con l’Ap-sti quale respiro internazionalesarà in grado di offrire agli in-novatori delle pmi romane?«È un’ottima possibilità e unasfida per le imprese del territorio,ma potremo rispondere soltantotra due anni».

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Le imprese che investonoin ricerca e con buonirisultati sono tante nel Lazio

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POLITICA ECONOMICA

40 • DOSSIER • LAZIO 2011

Interventi su occupazionee ritardi della PaIl terreno perso nel corso della recessione non è ancora

stato recuperato. Per imboccare la ripresa secondo

Lorenzo Tagliavanti, direttore di Cna Roma, devono

ancora essere messe in campo efficaci azioni di

contrasto

Francesca Druidi

«Idati dell’ultima inda-gine congiunturaleparlano di un mo-mento particolarmente

delicato, nel quale permangonoanche incertezze sulle prospettivedi medio periodo». A sottoline-arlo è Lorenzo Tagliavanti, diret-tore della Confederazione nazio-nale dell’artigianato e della piccolae media impresa di Roma. Unadelle possibili strade da percorrereper imboccare la ripresa è rappre-sentata dall’internazionalizza-zione, un ambito nel quale l’areacapitolina - come ricorda Taglia-vanti - risultava storicamente inritardo rispetto ad altri territoriitaliani. In particolare, il direttoreevidenzia come in regione nonsiano stati adeguatamente finan-ziati i consorzi export tra imprese.«Le nostre aziende, estremamentepiccole, se lasciate sole di fronte aimercati esteri incontrano moltedifficoltà, soprattutto di approc-cio. I consorzi export servono an-che a questo, ad abituare le im-prese ad aggregarsi e a lavorare

insieme per un obiettivocomune». Ora però ilvento sembra essere cam-biato, con il nuovo con-tratto di rete e la possibi-lità di fruire di agevolazioni fiscaliper le realtà coinvolte: «speriamoche possano costituire strumentiadatti per accompagnare i processidi internazionalizzazione delle im-prese e che la Pa scelga di desti-nare le limitate risorse disponibilial sostegno di tale scommessa, ri-conoscendo le associazioni comeluogo di aggregazione e come sog-getto facilitatore».

Si registrerà qualche segnale diottimismo nei prossimi mesi o lasituazione si manterrà critica?«Gli indicatori misurati dalla Cnadi Roma (produzione, ordini, fat-turato, fatturato estero e utilelordo) continuano a presentare va-lori negativi, sebbene in misuraleggermente inferiore rispetto allarilevazione precedente, segno cheuna nuova fase di espansione nonha ancora preso avvio. In partico-lare è sul mercato del lavoro che si

scaricano i costi maggiori di que-sta difficile fase: le indicazionifanno ritenere che nel corso del2011, senza adeguati interventi,le nuove posizioni lavorative po-trebbero ridursi di 10mila unità almese. A breve, inizieremo la rac-colta dei dati relativi al primo tri-mestre 2011 e potremmo offrireun quadro più completo, anchese i segnali non sono incorag-gianti».

Come ovviare alla disomoge-neità di andamento a livello setto-riale da cui deriva l’attuale debo-lezza della ripresa economica?«È indubbio che i settori produt-tivi presenti nel nostro tessuto im-prenditoriale hanno risposto inmodo differenziato alla crisi e che,quindi, necessitano di politichedifferenti e mirate a sostegno dellaripresa. Questo dipende dal mer-cato al quale le imprese si rivol-

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Lorenzo Tagliavanti

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gono e a specifici fattori che pos-sono minare la ripresa. È il caso,ad esempio, dei ritardi di paga-mento sofferti dalle aziende for-nitrici della Pa, soprattutto nelsettore della sanità, o del bloccodegli appalti pubblici che pesa inmodo particolare sull’edilizia. Ilruolo delle associazioni in questoè fondamentale, sia per la capacitàdi farsi portavoce delle esigenzedelle imprese nei confronti del-l’amministrazione sia per accom-pagnare la riconversione di seg-menti produttivi in crisi versocomparti con maggiori margini diredditività».

Avete denunciato una carenzanelle strategie di sostegno da partedelle istituzioni. Cosa invocate so-prattutto?«Da un lato, sono mancate le ri-sorse e, dall’altro, i progetti fi-nanziati si sono rivelati spessoconfusi e troppo a lunga scadenza.

Ancora oggi manca un’analisidella crisi a Roma e le istituzionifaticano a intraprendere delle ef-ficienti azioni di contrasto».

La confederazione si è aperta allenuove tecnologie con un’applica-zione per lo smartphone volta afacilitare la ricerca e la localizza-zione di artigiani e commerciantinella Capitale. Qual è l’obiettivoche si prefigge nello specifico l’ini-ziativa? «Con questo progetto abbiamovoluto offrire uno strumento tec-nologico e innovativo a supportodelle imprese e al servizio dei cit-tadini. È il primo passo di un pro-cesso di alfabetizzazione tecnolo-gica che stiamo intraprendendoinsieme ai nostri associati per ri-durre il gap con le tecnologie diultima generazione. Da oggi, laCapitale e le sue realtà produttivesaranno più facilmente rintraccia-bili anche per tutti coloro che vi-

vono la città come pendolari o tu-risti. L’applicazione, scaricabilegratuitamente su iTunes Store,consente ai cittadini di effettuarericerche su tutte le aziende pre-senti sul territorio di Roma, inmodo geolocalizzato rispetto allapropria posizione, grazie alla fun-zionalità Gps. Lanciando l’App,l’utente dovrà solo inserire lachiave di ricerca interessata e inpochi secondi avrà a disposizionela lista di tutte le attività com-merciali vicine alla propria posi-zione, con indicazioni su ragionesociale, tipologia di attività, con-tatti e con la possibilità di cono-scere tutte le promozioni in corso,inserite direttamente dal-l’azienda».

In apertura,

Lorenzo Tagliavanti,

direttore della

Confederazione nazionale

dell’artigianato e della

piccola e media impresa

di Roma

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42 • DOSSIER • LAZIO 2011

Il nuovo corsodel commercio romanoTutelare gli ultimi santuari della tradizione commerciale cittadina e, in generale, tutte le forme

del commercio. Senza trascurare la lotta alla contraffazione. Sono alcuni degli obiettivi

indicati dall’assessore alle Attività produttive di Roma Capitale, Davide Bordoni

Francesca Druidi

Un contributo di300mila euro, tramitebando pubblico, persostenere le botteghe

storiche e l’istituzione di un Albodei negozi storici romani d’eccel-lenza individuano alcune delle ini-ziative realizzate dall’assessoratoalle Attività produttive di RomaCapitale per valorizzare il “madein Rome”. «È, infatti, nostra fermaconvinzione – afferma l’assessoreDavide Bordoni – che la tutela ditutte le forme del commercio ca-pitolino, ancor più di quelle chetramandano la tradizione dei mar-chi storici romani, siano da salva-guardare per rilanciare un com-parto che da solo vale più del 30%dell’economia della Capitale». Unostep ancor più significativo è rap-presentato dal nuovo piano di ur-banistica commerciale, che saràpresentato a giugno alle associa-zioni di categoria.

Può anticiparne le principalidirettrici?«Il piano del commercio vuole do-tare Roma Capitale di uno stru-

mento per disciplinare lo sviluppodel settore della media e grande di-stribuzione, secondo le disposi-zioni normative in materia urbani-stica e di commercio recentementeentrate in vigore. L’evoluzione dellenuove forme commerciali, in ri-sposta ai cambiamenti della do-manda, richiedono, infatti, daparte dell’amministrazione lo svi-luppo di strumenti dinamici chefavoriscano l’insediamento delle at-tività non solo attraverso l’imposi-

zione di regole, ma anche attra-verso risposte più articolate in ter-mini dei servizi locali. Roma Ca-pitale vuole tutelare tutte le formedel commercio capitolino, valoriz-zando i piccoli esercizi di vicinatoe promuovendo la loro tutela, pro-grammando la crescita di nuovestrutture di media e grande distri-buzione solo laddove ve ne sia ef-fettivamente bisogno».

Come si raccorderà il pianocon temi quali la tutela dei quar-

POLITICA ECONOMICA

L’assessore alle Attività produttive, al lavoro e al litorale di Roma Capitale, Davide Bordoni

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Davide Bordoni

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tieri e la lotta all’abusivismo?«Adottare una sana pianificazionecommerciale significa preservare iquartieri di Roma già troppo con-gestionati dalla nascita di nume-rose strutture di vendita. Il pianodel commercio specifica, infatti, icontenuti del piano regolatore ge-nerale adottato dalla precedenteamministrazione, attivando un si-stema di interventi che potrannoessere attuati attraverso la parteci-pazione di soggetti pubblici e pri-vati. In questo modo, anche leaperture di nuove strutture com-merciali autorizzate con l’entratain vigore del Prg potranno esserein qualche modo “calmierate”, per-ché verranno dettate delle prioritàdi intervento, favorendo una mag-giore competitività nel settore.L’adozione del piano funzioneràcosì da deterrente per il commer-cio illegale e potenzierà la lotta allaspeculazione».

“Rilanciare il commercio perfar ripartire l’economia del La-zio” è il titolo del recente conve-gno organizzato dall’Ente bila-terale regionale del terziariodistribuzione e servizi del Lazio.Quali strade individua per mi-gliorare la situazione occupazio-nale del comparto e renderlomaggiormente competitivo?«Come ha evidenziato lo studiopresentato nel corso del convegno,in un contesto produttivo che saràcomunque più competitivo neglianni a venire, i piccoli e medi eser-

Èstato di recente presentato dall’Ente bilaterale regionale del terziariodistribuzione e servizi del Lazio e dal Censis il rapporto “Commercio e

occupazione nel Lazio - Il ruolo delle Pmi” nel quale si rileva, per il 2010, unariduzione degli occupati nel commercio di quasi il 10%. A commentare il quadroè Valter Giammaria, presidente Confesercenti di Roma e Lazio (nella foto).

La Camera di Commercio della Capitale segnala una buona natalità delleimprese. Si sta registrando un’inversione di tendenza o l’andamento positivoriguarda soprattutto Roma? «Purtroppo, osserviamo che delle imprese in attività, al netto delle nuoveaperture, soprattutto trainate da parte di cittadini stranieri, nel 2010 nechiudono oltre 9.300, in particolare piccole aziende. Si tratta di 24mila posti dilavoro persi e, se non ci fosse stato il ricorso massiccio alla cassa integrazione,gli effetti sarebbero stati molto più preoccupanti. Insomma, siamo nel vortice diuna crisi profonda e i segnali di ripresa sono ancora deboli: si pensi che il valoreaggiunto per l’impresa, nel periodo 2007-2009, è sceso dell’11,4% medio e iconsumi sono calati del 6% medio nel 2010; dati che vanno sommati a un altro6% perso in precedenza. Occorre riflettere e condividere il fatto che bisognaripartire da un nostro slogan: solo “se vive il commercio, vivono le città”».

L’assessore Bordoni ha annunciato l’incontro per l’esame del nuovo pianourbanistico commerciale di Roma. Quali le principali istanze perConfesercenti?«Occorre rimboccarsi davvero le maniche, adottando una seriaprogrammazione urbanistica commerciale per le medie e grandi superfici divendita. Roma non può più sopportare altre aperture indiscriminate di grandedistribuzione. Bene ha fatto l’assessore a indicare finalmente una data perl’avvio della discussione. Così come dobbiamo continuare un’azione di fortecontrasto all’abusivismo commerciale, al mercato della contraffazione, allaconcorrenza sleale. Ci vogliono regole e il rispetto delle stesse. Dobbiamo,inoltre, sostenere l’accesso al credito, che di fatto risulta estremamente difficileper una piccola impresa. Gli accordi di Basilea per garantire il sistema creditiziosi sono rivelati, come più volte denunciato, una mannaia per i nostriimprenditori. Occorre superare queste logiche bancarie con gli strumenti digaranzia consortile sussidiaria offerti dal sistema dei Confidi».

Oltre al testo di modifica della legge regionale 33/99 sul commercio, suquali leve puntare per risollevare il comparto?«Rivedere la legge sul commercio è urgente e un tavolo è già stato convocatodall’assessore Bordoni. Pensiamo che questa sia anche l’occasione perdiscutere dell’istituzione di un osservatorio sulle trasformazioni, subentri e altro,per capire davvero cosa avviene nel nostro settore: monitorarlo con attenzioneci aiuterà a mettere in luce le difficoltà e le anomalie. Occorre parlare anche diregole per i contratti di locazione dei locali commerciali, che a Roma mostranoaffitti da capogiro, unico caso in Italia insieme a Milano. Al centro della Capitale,solo per fare un esempio, si pagano affitti per meno di cento metri anche di 25-30mila euro al mese. Occorre poi parlare di formazione ai lavoratori e agli stessiimprenditori. Dobbiamo assolutamente puntare sulla qualificazione complessivadella rete di vendita. Anche per questo abbiamo dato vita a Ebiter Lazio, l’entebilaterale di gestione del contratto e della formazione».

Il commercio invoca rilancioLotta all’abusivismo, accesso al creditoe qualificazione della rete di vendita.Valter Giammaria illustra le prioritàper il settore

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cizi che vorranno mantenere laloro autonomia imprenditorialedovranno muoversi su due fronti:il rafforzamento delle relazioni direte e il consolidamento delle pro-fessionalità. Le istituzioni, dalcanto loro, dovranno perfezionarele procedure di semplificazioneamministrativa per venire incontroalle esigenze della piccola e mediaimpresa. Perseguendo tale finalità,a giugno 2010 abbiamo centraliz-zato la struttura dello Sportellounico attività produttive presso ilDipartimento attività economico-produttive di Roma: con i servizionline aprire un’impresa nella Ca-pitale è diventato più semplice. Sipuò, infatti, avviare una pratica,monitorarne l’avanzamento, effet-tuare i pagamenti e ricevere auto-rizzazioni e permessi, tutto tramiteweb. A fine aprile, inoltre, siamo

stati uno dei primi comuni italiania ottemperare a un obbligo dilegge, dando modo ai nostri utentidi presentare la segnalazione certi-ficata di inizio attività diretta-mente online».

L’assessorato ha in programmaulteriori iniziative specifiche persostenere l’imprenditoria capito-lina e valorizzare il made inRome?«Quando parliamo di tutela delmade in Rome e quindi del madein Italy, il riferimento normativopiù recente, tra l’altro oggetto diampio dibattito tra istituzioni ecategorie produttive, è la LeggeSviluppo del 2009, che ha stabi-lito nuove misure e regole percontrastare il grave fenomenodella contraffazione che colpisce iprodotti italiani. Roma è stata trale prime città ad applicare la

nuova normativa nazionale e, gra-zie alla collaborazione della poliziamunicipale e delle forze dell’or-dine, sono state intensificate leoperazioni di controllo del terri-torio per contrastare il dilagantefenomeno sia del commercio abu-sivo da parte di venditori non au-torizzati che della vendita di pro-dotti contraffatti in generale.L’assessorato alle Attività produt-tive, in sinergia con il ministerodello Sviluppo economico, la Di-rezione generale per la lotta allacontraffazione, ha inoltre lanciatouna campagna di informazione esensibilizzazione alla lotta allacontraffazione e al commercio il-legale, che abbiamo voluto carat-terizzare con lo slogan “La qualitànon si tratta, No al falso”, rivoltaai cittadini e ai turisti che transi-tano nella Capitale».

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POLITICA ECONOMICA

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E-GOVERNMENT

La scossa necessariaalla pubblica amministrazione«Mai prima d’ora la pubblica amministrazione è apparsa come deve essere: una vera casa di

vetro, nella quale i cittadini hanno diritto di guardare per rendersi conto di come sono spesi i loro

soldi». Il punto del ministro Renato Brunetta a tre anni dall’avvio della riforma

Viola Leone

Sono tre i pilastri della ri-forma della pubblica am-ministrazione individuatidal ministro Brunetta. Il

primo è rappresentato dal decreto150, che riguarda merito, traspa-renza, valutazione, azione collet-tiva e che, come ha sottolineato iltitolare del dicastero per la Pub-blica amministrazione e l’innova-zione, è in fase di completa imple-mentazione. Il secondo coincidecon la digitalizzazione, che dovràessere completata nell’arco dei

prossimi 18 mesi e che vedràscuola e giustizia come settori diintervento prioritario. L’ultimo ri-guarda la semplificazione, che, se siguarda al piano complessivo, do-vrebbe ridurre di circa 12 miliardii costi per le famiglie e le imprese.«Il 2012 sarà l’anno della conver-genza, in cui si vedranno gli effettidi tutti e tre gli indirizzi» ha an-nunciato Brunetta al convegno diapertura della XXII edizione di Fo-rum Pa, nel corso di un interventodedicato a trarre un primo bilancio

della riforma e a sottolinearne lanatura di percorso possibile solocon la collaborazione di tutti. «Cisono ancora resistenze, non tantodi ordine economico e finanziarioma legate a mentalità, abitudini eanche a situazioni di monopolio eincomunicabilità tra le ammini-strazioni – ha dichiarato –. Ma leresistenze sono sempre meno: lascossa è ormai entrata a far partedella nostra vita quotidiana».

Il rinnovamento della Pa è par-tito dalla lotta ai “fannulloni”.Possiamo fare il punto su questitre anni di attività? «Sul fronte della lotta all’assentei-smo, il conto annuale della Ragio-neria dello Stato conferma i datidelle rilevazioni che il mio mini-stero realizza mensilmente in col-laborazione con l’Istat: a oltre 34mesi dalla loro approvazione, lemisure contenute nella legge 133del 2008 - la cosiddetta “legge an-tifannulloni” - hanno comportatouna riduzione media del 33% delleassenze per malattia pro capite deidipendenti pubblici. Per ottenereun successo che non ha precedenti,e che diversi altri Paesi stanno stu-

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Renato Brunetta

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diando con grande attenzione, èbastato decidere di non corrispon-dere più l’indennità di presenzaagli assenti per malattia e predi-sporre visite mediche fin dal primogiorno. Riportare le persone al la-voro, non darla vinta ai furbi, è unsegno di rispetto sia nei confrontidel cittadino-cliente che paga letasse sia nei confronti dei tanti di-pendenti pubblici che fanno co-scienziosamente il loro dovere, mache per colpa dei colleghi fannul-loni sono anch’essi colpiti dallacondanna generalizzata dell’opi-nione pubblica».

E per quanto riguarda la traspa-renza, altro cardine della sua ri-forma? «La pubblica amministrazione hasmesso di essere una macchinaopaca, autoreferenziale e poco con-trollabile dall’esterno. L’operazioneTrasparenza è iniziata nel giugno

2008, con la pubblicazione sul sitodi Palazzo Vidoni della mia retri-buzione e di quella dei miei colla-boratori. Sempre sul sito del mioministero abbiamo pubblicato glielenchi completi degli incarichi af-fidati a consulenti e collaboratoriesterni, degli incarichi retribuiti aidipendenti pubblici, degli emolu-menti dei membri dei consiglid’amministrazione di consorzi esocietà a totale o parziale parteci-pazione pubblica. Con la legge 69del 2009 abbiamo poi esteso atutte le pubbliche amministrazionil’obbligo di pubblicazione on linedi curriculum vitae, recapiti e re-tribuzioni annuali dei dirigentinonché i tassi di assenza e di mag-giore presenza del personale di-stinti per uffici di livello dirigen-ziale. Tutto in rete, quindi. Adisposizione di tutti, in base alle vi-genti disposizioni di legge e se-

guendo scrupolosamente le indi-cazioni del Garante della privacy. Ilrisultato? Risparmi consistenti, re-cupero di motivazione per chi hasempre fatto il proprio dovere,maggiore efficienza della macchinapubblica».

Ora la parola d’ordine è digita-lizzazione: quali sono i modi, itempi e gli obblighi contenutinella costituzione digitale delPaese? E quali vantaggi ne derive-ranno?«Come ha ben compreso questogoverno, che per la prima volta leha riunite in un unico ministero,pubblica amministrazione e inno-vazione tecnologica sono stretta-mente legate fra loro: senza inno-vazione tecnologica le riforme delpubblico impiego resterebberoprive di una concreta possibilità diapplicazione. Il piano e-Gov 2012è stato concepito proprio con � �

� �Riportare le persone al lavoro è un segno di rispetto sia nei confronti

dei cittadini che dei tanti dipendenti pubblici coscienziosi

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l’obiettivo di garantire entro treanni la riforma digitale della buro-crazia, della sanità, della giustizia edella scuola. Molto è già statofatto, a partire dalla recente entratain vigore del nuovo Codice del-l’amministrazione digitale, che in-troduce un insieme di innovazioninormative che vanno a incidereconcretamente sui comportamentie sulle prassi delle amministrazionie sulla qualità dei servizi resi. Dallarazionalizzazione della propria or-ganizzazione e dall’informatizza-zione dei procedimenti, le pubbli-che amministrazioni ricaverannodei risparmi che potranno utiliz-zare per il finanziamento di pro-getti di innovazione e per l’incen-tivazione del personale in essicoinvolto».

Quali trasformazioni sono pre-viste in particolare per il mondodella sanità?«Il piano e-Gov 2012 ha previstoun portafoglio di interventi condi-viso da tutte le amministrazionioperanti a livello centrale, regio-nale e locale, in grado di aumen-tare il tasso di adozione delle Ict

nel settore e garantire uno sviluppoomogeneo dei servizi primari sulterritorio. Siamo partiti dalla tra-smissione on line all’Inps dei cer-tificati di malattia di circa 17mi-lioni di dipendenti pubblici eprivati e nei prossimi mesi ver-ranno introdotti anche la ricettamedica elettronica, il fascicolo sa-nitario elettronico e i centri unicidi prenotazione. Sviluppare l’e-He-alth in Italia è un nostro impegnoprioritario: come confermano an-che alcune stime elaborate da Con-findustria, grazie all'introduzionedelle Ict nella sanità è infatti pos-sibile ottenere un risparmio com-plessivo pari a 12,4 miliardi di euroin un anno».

Quali risultati avete ottenuto in-fine sul fronte della semplifica-zione amministrativa per le im-prese? «Le analisi condotte dalle princi-pali organizzazioni internazionaliindividuano nella complicazioneburocratica una delle prime causedello svantaggio competitivo del-l’Italia nel contesto europeo e nel-l’intera area Ocse. Per questa ra-

gione, tagliare i costi della buro-crazia per le imprese e disboscare lagiungla delle procedure è divenutoun impegno prioritario. Il “Pianoper la semplificazione amministra-tiva per le imprese e le famiglie2010-2012” fornisce il quadro deirisultati raggiunti dal “taglia-oneri”(un’attività di misurazione e ridu-zione degli oneri amministrativi,essenziale per tagliare in modo si-stematico i costi della burocrazia) edefinisce obiettivi, strumenti epiani operativi per intensificare ecompletare le attività in corso econseguire entro il 2012 il tra-guardo di un taglio di oltre il 25%dei costi della burocrazia».

Con la manovra finanziaria èstato inoltre introdotto il principiodi proporzionalità per gli adem-pimenti amministrativi.«Si tratta di un’innovazione senzaprecedenti per l’Italia: gli adempi-menti vengono infatti differenziatiin relazione alla dimensione, al set-tore in cui l’impresa opera e all’ef-fettiva esigenza di tutela degli in-teressi pubblici, in linea con leprevisioni dello Small Business Actadottato a livello comunitario. In-fine, poiché accanto all’impegnodel governo e a una nuova coope-razione tra Stato, Regioni ed entilocali, il fattore vincente di unapolitica di semplificazione è rap-presentato dall’ascolto e dal coin-volgimento delle imprese e delleloro associazioni, ho deciso di pro-muovere sul web l’iniziativa diascolto “Burocrazia: diamoci un ta-glio!”. Sono, infatti, convinto chemolte soluzioni per rendere l’am-ministrazione più semplice pos-sano essere meglio suggerite da chiogni giorno vive le complicazioniburocratiche: i cittadini, le impresee le loro associazioni».

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E-GOVERNMENT

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Un servizio pubblicotrasparente e di qualitàA un anno a mezzo dalla sua istituzione, Filippo Patroni Griffi traccia un bilancio dell’attività

della commissione Civit. «Bisogna tenere conto che stiamo introducendo un processo molto

innovativo, che richiede quindi gradualità e grande capacità di sperimentazione»

Viola Leone

La commissione per la va-lutazione, la trasparenza el’integrità delle ammini-strazioni pubbliche è stata

istituita dal decreto legislativo 150dell’ottobre 2009 con il compito diindirizzare, coordinare e sovrin-tendere all’esercizio delle funzionidi valutazione, garantendo la tra-sparenza dei sistemi adottati e la vi-sibilità degli indici di andamentogestionale delle amministrazionipubbliche. A questo compito si ac-compagna quello di garantire latrasparenza totale delle ammini-strazioni, cioè l’accessibilità deidati inerenti al loro funziona-mento, anche con la fornitura inrete di una selezione di quelli ve-ramente utili a consentire alle isti-tuzioni e ai cittadini di operare unpartecipato controllo sul modo digestione della cosa pubblica. Unostrumento in più per assicurarel’integrità delle amministrazioni eprevenire il grave fenomeno dellacorruzione. In questo anno e mezzo l’attivitàdella commissione si è concentrataessenzialmente su tre settori di in-tervento: trasparenza, performance

e qualità dei servizi pubblici. «Lalegge e il decreto legislativo danno,come sempre avviene, le normefondamentali. Civit si è dovutaquindi innanzitutto dedicare alcompletamento del quadro di re-gole, per dare delle indicazioni didettaglio alle amministrazioni invista dell’attuazione della legge –spiega Filippo Patroni Griffi, mem-

bro della commissione –. Abbiamoemesso alcune delibere su comeelaborare i sistemi di misurazione eil piano della performance e unafondamentale delibera sulla tra-sparenza». A questo proposito oc-corre sottolineare che il decreto150 contiene un’importante no-vità: mentre prima la trasparenzaveniva intesa come diritto del cit-

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Filippo Patroni Griffi

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tadino di chiedere l’accesso ai dati,ora si cerca di rendere alcuni dati ilpiù possibile pubblici fin da su-bito, indipendentemente dal fattoche qualcuno ne faccia o meno ri-chiesta. «A questo scopo abbiamocercato di elaborare delle indica-zioni per le amministrazioni sucome strutturare i loro siti internet,in modo da renderli il più possibileomogenei e uniformi, su quali datipubblicare e su come renderli fa-cilmente reperibili. La trasparenzaoggi serve per il controllo sociale,perché consente un dialogo tra cit-tadino e Pa affinché il cittadinopossa dare all’amministrazionemodo di migliorarsi e di conoscerei problemi del territorio». Perquanto riguarda, infine, il temadella qualità dei servizi, la com-missione ha emesso per ora duedelibere. Nella prima ha invitato leamministrazioni, ancora in fase dielaborazione di indicatori di qua-lità specifici, ad utilizzare gli stan-dard già esistenti in alcune ammi-nistrazioni, soprattutto nelle cartedei servizi. Nella seconda poi ha

dato delle prime indicazioni sucome vanno concepiti metodolo-gicamente gli indicatori di qualità.«Si tratta inevitabilmente di unadelibera di carattere generale – spe-cifica Patroni Griffi –, perché sonole singole amministrazioni che, inbase al servizio che offrono, do-vranno poi scegliere un indicatorepiuttosto che un altro».Ora la commissione è passata a unafase di monitoraggio degli standarddi trasparenza e performance, mo-nitoraggio che si sta realizzandosulla base di griglie elaborate in unconfronto con le amministrazionistesse. «Contiamo prima dell’estatedi terminare il monitoraggio perquanto riguarda la trasparenza e diavere un primo quadro completosia degli adempimenti che sonostati osservati dalle amministra-zioni sia delle criticità incontrate:le difficoltà, infatti, non sempredipendono dalla cattiva volontà,ma anche dal fatto che le normesono concepite male o pretendonocose non esigibili. Dobbiamoquindi in primis capire se il quadro

regolatorio è plausibile.Sul piano della traspa-renza i dati più importantisono decisamente quellirelativi al personale (chisono i dirigenti, qualisono i loro curricula e leloro retribuzioni), i datisull’utilizzazione delle ri-sorse e quelli relativi allaperformance».Il grosso dell’attività 2010della commissione è statarivolta alle amministra-zioni centrali, non soloministeri ma tutti gli enti

nazionali, mentre da quest’annoinvestirà anche le autonomie lo-cali, attraverso dei mediatori. «Poi-ché non siamo una struttura ingrado di controllare Comuni eProvince, abbiamo firmato un pro-tocollo con Anci e Upi per cercaredi utilizzare un meccanismo direte: noi avremo come primo in-terlocutore Anci e Upi che a lorovolta si rapporteranno a Comuni eProvince. Sui Comuni si giocheràuna parte non irrilevante della par-tita; oggi erogano infatti i due terzidei servizi al cittadino. Se la ri-forma non funzionasse sui Co-muni, sarebbe il suo fallimento».In generale il bilancio di questaprima fase di vita della commis-sione è secondo Patroni Griffi po-sitivo, ma bisogna tener presenteche «si tratta di un processo moltoinnovativo, che si propone di tra-sporre nel pubblico, con gli adat-tamenti necessari, meccanismi pre-valentemente utilizzati, fino apochi anni fa, solo nel privato. Ri-chiede quindi gradualità e grandecapacità di sperimentazione».

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Riforme,strategie per stare al passoPartire dall’informatizzazione della

pubblica amministrazione per indurla a

cambiare procedure e organizzazione del

lavoro, e a semplificare. Ma anche

selezionare i dirigenti del futuro puntando

in primis sulle capacità gestionali e di

interazione in uno scenario internazionale.

Le proposte di Giovanni Tria

Michela Evangelisti

La Scuola superiore dellapubblica amministrazioneche sin dalla sua fondazione,nel 1957, ha come fine isti-

tuzionale quello di selezionare i diri-genti pubblici e provvedere alla loroformazione continua, si trova oggi afare i conti con un’ondata di rinno-vamento. E cerca di stare al passo coni tempi e con i nuovi compiti che lesono stati assegnati pensando unpiano formativo ad hoc per accom-pagnare la riforma della Pa, o me-glio, le riforme. «Ci troviamo difronte a un quadro complesso, perchéin campo, accanto alla riforma delpubblico impiego voluta dal mini-stro Brunetta, che punta a ribaltare ilrapporto tra pubblica amministra-

zione e cittadino per introdurre lacultura del civil service, ci sono la ri-forma del bilancio e della contabilitàpubblica, la riforma federalista incorso, la riforma che riguarda l’intro-duzione dell’informatizzazione nellaPa con l’approvazione del codice diamministrazione digitale – spiega ilpresidente della scuola, Giovanni Tria–. Abbiamo elaborato un piano for-mativo molto articolato, perché si ri-volge sia alla dirigenza generale sia atutti gli altri dirigenti, secondo le lorocompetenze, sui vari temi della ri-forma e sulle nuove norme che inve-

Giovanni Tria, presidente

della Scuola superiore della

pubblica amministrazione

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Giovanni Tria

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stono la Pa in parte intersecandosi esovrapponendosi. I diversi pro-grammi strategici si articolano sia inattività di formazione all’accesso peri nuovi dirigenti sia in corsi e incon-tri dedicati ai funzionari già inseritiall’interno della Pa».

La pubblica amministrazioneitaliana sta vivendo una fase di rin-novamento; come si evolverannodi conseguenza i corsi-concorsi davoi organizzati per l’accesso allecarriere dirigenziali?«La procedura d’accesso ai corsi-con-corsi si svolge in base a step fissatidalla legge: a una preselezione se-guono prove scritte e orali, secondoun percorso molto rigido e selettivo.Abbiamo ricevuto quest’anno60mila domande - tutto si svolge online, con grande facilità d’accesso - eammetteremo soltanto 150 personeal corso competitivo dal quale usci-ranno 113 nuovi dirigenti delloStato. Il nostro primo obiettivo èrendere annuale il corso-concorso,così come è indicato dalla legge, cheprevede inoltre che almeno il 30%

dei nuovi dirigenti debbano essereselezionati in questo modo. La ca-denza annuale consentirebbe a tutticoloro che vogliono diventare diri-genti - ai tanti giovani che affrontanomaster e dottorati - di programmarela loro carriera e la loro preparazionecon un obiettivo preciso e vicino,senza vivere nell’attesa di scadenzecasuali».

Come cambieranno, se cambie-ranno, i criteri di selezione rispettoal passato?«Pensiamo che, accanto alla prepa-razione tecnico-professionale di tipogiuridico o economico, sia necessarioporre maggiormente l’accento sullecapacità gestionali. L’attitudine al la-voro di squadra, le doti di leader-ship, l’abilità nella mediazione e nellacomunicazione saranno sempre dipiù, come nell’impresa privata, le ca-ratteristiche sulle quali puntare. Nondobbiamo perdere di vista che il no-stro obiettivo è non solo prepararedei bravi professionisti ma dei diri-genti».

Qualche giorno fa il Consiglio

dei ministri ha approvato in viadefinitiva un altro tassello della ri-forma Brunetta, il “Regolamentoper la disciplina delle modalità dicompimento del periodo di for-mazione all’estero dei neo dirigentidi prima fascia”. Quanto e comepensa possa incidere sulla qualitàdel personale dirigente questa for-mazione obbligatoria all’estero? «Credo possa essere molto impor-tante non solo per migliorare laqualità del personale sotto il profilodelle capacità tecnico-professionali,ma per favorire l’apertura dellementi al dialogo e far sì che i futuridirigenti conoscano come funzionail mondo e come si muovono le al-tre amministrazioni. Il loro obiet-tivo non deve essere tanto quello diassorbire delle buone pratiche dapoter applicare in patria ma quellodi imparare a interagire in un am-biente internazionale, cosa che sa-ranno chiamati a fare di frequentenel corso della loro carriera. Stiamoparlando di un aspetto sul quale an-cora i dirigenti italiani hanno qual-

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che ritardo rispetto a quelli deglialtri Paesi».

Quella tra Pa e tecnologia è sem-pre stata una relazione difficile.Quali sono a suo parere gli aspettiche oggi presentano le maggioricriticità? «Uno dei punti principali di questorapporto difficile riguarda la capacitàe la volontà di mutare le proceduredi fronte ai nuovi mezzi tecnologici.Ovvero il problema non è tantoquello di sapere usare le tecnologie,ma il fatto che possono avere ungrande impatto solo se l’organizza-zione del lavoro si adatta a esse e im-para a sfruttarne le opportunità.Questo processo è avvenuto con ri-tardo anche nel settore privato: dopol’arrivo di software e pc dagli StatiUniti le imprese hanno impiegatomolto tempo nel tradurre l’introdu-zione delle nuove tecnologie in uneffettivo incremento di produttivitàtramite un aggiustamento delleforme organizzative. Nella Pa poi c’èin particolare una vischiosità forte,

quasi che le nuove tecnologie si so-vrappongano all’esistente con l’esitodi produrre un rallentamento piut-tosto che un’accelerazione».

A proposito di capacità di uti-lizzare le nuove tecnologie, da unarecente ricerca condotta dall’asso-ciazione italiana per l’informaticain collaborazione con la Bocconi èemerso che i dipendenti della Paitaliana perdono almeno 47 mi-nuti a settimana per le difficoltàincontrate con lo strumento in-formatico. Un gap di formazione?Come intervenire?«Forse ci può essere un gap di for-mazione, ma la mia impressione èpiuttosto un’altra. 47 minuti a setti-mana non mi pare poi una quantitàenorme, anzi, sembra quasi suggerireche non si fa un grande uso dellenuove tecnologie, forse appena dieciminuti al giorno. Accetterei una per-dita di tempo anche maggiore do-vuta a un ritardo di formazione malegata a un uso più frequente dellefunzioni di ultima generazione».

Il nostro obiettivoè non solopreparare dei braviprofessionistima dei dirigenti

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Secondo Amalfitano

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Accesso e formazione,i due nodi da sciogliereConcorsi più efficaci ma anche più economici e trasparenti, grazie alle nuove

tecnologie e all’oculatezza di un ente organizzatore competente in materia.

Ma alla base, come spiega Secondo Amalfitano di Formez Italia, occorre

un passaggio culturale: quello dal “dipendente pubblico” al “civil servant”

Michela Evangelisti

L’esperienza nella gestionedella cosa pubblica Se-condo Amalfitano se l’ècostruita sul campo, con

due mandati come sindaco del Co-mune salernitano di Ravello e 35anni di carriera in ruoli amministra-tivi. Ora, come presidente di For-mez Italia, ritiene che per cambiare lapubblica amministrazione sia deter-minante intervenire in modo serio sudue aspetti: l’accesso e la formazionecontinua. Una scommessa che, sevinta, farà passare a suo avviso in se-condo piano tutte le leggi di rior-

dino. La sfida però si prospetta dura,soprattutto per la presenza di solidisbarramenti culturali: allo stato at-tuale più che di veri e propri cam-biamenti si può parlare di «esempiche evidenziano come, operando inmaniera oculata e innovativa ancheall’interno delle norme già presenti,sia possibile ottenere risultati alta-mente produttivi. L’abbiamo dimo-strato con il maxi concorso al co-mune di Napoli e con quello allaScuola superiore della pubblica am-ministrazione, gestiti tramite proce-dura Ripam».

Avete monitorato dieci anni diconcorsi pubblici in Italia. Qualitendenze sono emerse?«Un dato folle che salta subito al-l’occhio è che in media in Italia si in-dicono procedure per la coperturadi 1,9 posti di lavoro. La frantuma-zione dei momenti concorsuali si-gnifica costi eccessivi, tempi dilatati,mancanza di competenze specificheda parte di chi organizza i concorsistessi, il ché comporta una serie di er-rori che si traducono in ricorsi eblocchi delle procedure; il bandostesso infatti, se fatto bene, tutelal’ente riducendo di molto i possibilimotivi di contesa».

Come mai innovare le procedureconcorsuali è così difficile in Italia?«L’introduzione di nuovi sistemi emodelli presuppone una trasforma-zione culturale. Se una parte delPaese si muove in una nuova dire-zione mentre tutte le altre conti-nuano a muoversi in quella opposta,o comunque non sinergica, il lavoroè improbo. Ma l’importante è che ilprocesso parta e credo che si stia len-tamente delineando un’inversione ditendenza». � �Secondo Amalfitano, presidente di Formez Italia, centro di ricerca e formazione per la pubblica amministrazione

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Quali differenze ha invece messoin luce il confronto tra la situa-zione italiana e quella del restod’Europa? «Le procedure di accesso all’esterosono specchio di una diversa cultura;ad esempio nel mondo anglosassoneun dirigente che ha bisogno di unquadro mette un annuncio e tramitecolloqui decide autonomamente chiassumere. In Italia una procedura delgenere diventerebbe la chiamata di-retta per parenti e affini. La differenzadi fondo è che quel dirigente in patriaviene chiamato civil servant: quandoanche in Italia riusciremo a definire idipendenti pubblici “servitori delloStato”, allora avremo vinto».

La procedura concorsuale Ri-pam da voi proposta si basa sul-l’informatizzazione. Quali risul-tati ha dato laddove è stata messain pratica?«Ripam significa affidare lo svolgi-mento dell’intera procedura a un sog-getto che ha come unico interessequello di realizzare un concorso come

si deve e che ha le adeguate compe-tenze per farlo. Senza contare l’abbat-timento dei costi. L’ente deve pro-durre una delibera iniziale e un attofinale di assunzione: non un minutoin più dedicato da un dipendente allosvolgimento del concorso. Ripam poiutilizza le tecnologie più avanzate:pensiamo solo al lettore ottico cheviaggia a numeri da capogiro per fogliesaminati al minuto. Ho calcolato cheil sindaco Iervolino, affidando a noi ilconcorso, ha regalato ai napoletanicirca 6 milioni e mezzo di euro».

Che facilitazioni porterebbe consé l’istituzione di un “passaportoper il pubblico impiego”?«Oggi bandire un concorso significatrovarsi sepolti da migliaia di do-mande. Qualche decennio fa era suf-ficiente inserire un titolo di studiouniversitario nel bando per scremare:oggi il titolo di studio ce l’hannotutti e affidargli un valore eccessivo èsbagliato. Tramite una preselezionegenerica sull’intero stivale due voltel’anno potremmo offrire a chi ambi-

sce a entrare nella Pa una sorta di pa-tentino, che poi il singolo ente po-trebbe decidere autonomamente serendere obbligatorio o meno. Così siridurrebbero le preselezioni di al-meno un 40%, con un risparmio diparecchi milioni di euro per la Pa».

L’attività di Formez si concentraanche sulla formazione del perso-nale della Pa. La principale novitàsembra l’e-learning.«Esatto, una risorsa ancora troppopoco utilizzata, che invece oggi sa-rebbe in molti casi addirittura da pre-ferire alla formazione in presenza.Consente infatti di portare la forma-zione anche in luoghi sperduti, senzaspostare persone, strumenti e nem-meno un grammo di carta; rende pos-sibile poi non solo raggiungere la per-sona nel migliore dei modi senzaobbligo di orari, ma anche monito-rarla a distanza, tramite piattaformealtamente tecnologiche che permet-tono di valutarne l’apprendimento incorso di somministrazione con un’in-terattività strepitosa».

� �

� �La frantumazione dei momenti concorsuali significa costi eccessivi,tempi dilatati, mancanza di competenze specifiche in chi organizza

E-GOVERNMENT

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E-GOVERNMENT

58 • DOSSIER • LAZIO 2011

Dematerializzare, un passovincenteNel campo dell’innovazione tecnologica Roma si

attesta sempre più come capitale della governance:

lo dimostra la dematerializzazione dei flussi cartacei

e delle procedure amministrative che già da tempo

ha preso il via negli uffici comunali

Michela Evangelisti

Fiore all’occhiello tra le in-novazioni introdotte dal-l’amministrazione capito-lina è, secondo l’assessore

ai Servizi tecnologici e reti infor-matiche di Roma Capitale, EnricoCavallari, il servizio di rilascio online dei certificati anagrafici e distato civile, «che permette ai citta-dini residenti a Roma di ottenereda casa, senza costi aggiuntivi e intempo reale sul proprio computer,le certificazioni intestate a se stessio a un membro della propria fami-glia anagrafica, rese valide a tuttigli effetti dalla tecnologia dellafirma e del timbro digitale». L’im-pegno a favore della dematerializ-zazione è valso al comune il premiod’eccellenza per la gestione elettro-nica documentale, consegnato aRoma Capitale dal ministro Re-nato Brunetta nel corso dell’ultimoForum Pa. «Il Campidoglio è ingrado di dematerializzare5.500.000 pratiche ogni anno, ri-sparmiando quantità incommen-surabili di carta, tempo e denaro –

spiega Cavallari –.Siamo molto orgo-gliosi del fatto che ildiploma d’eccel-lenza, su 235 ammi-nistrazioni parteci-panti al progetto, siastato conferito al piùgrande Comuned’Italia, cioè proprioa quella macchina che può sem-brare più elefantiaca e difficile dainnovare».

A marzo è stato siglato il proto-collo d’intesa tra Roma Capitale el’Ordine degli avvocati cittadinoper il rilascio della certificazioneanagrafica on line. Quali obiettivisi pone?«Gli avvocati appartenenti all’Or-dine di Roma stanno procedendoall’accreditamento per l’accesso alservizio di certificazione on line.Con l’iscrizione al portale internetdel comune, l’avvocato accreditatoriceve un identificativo utente e unapassword personali con cui accedealla sezione riservata agli utenti iden-

tificati, richiede i certificati di cui habisogno dal proprio pc 24 ore su24, paga con carta di credito i dirittidi segreteria e l’imposta di bollo cheavrebbe pagato allo sportello senzaalcuna maggiorazione, e riceve il cer-tificato in formato pdf. La finalitàdel nuovo servizio è duplice. Da unlato si esonerano i cittadini dal-l’onere di procurarsi certificati ana-grafici e di stato civile da consegnareagli avvocati; dall’altro, si consenteagli avvocati di ottenere via web dalproprio studio, e in tempo reale, ladocumentazione che prima potevaessere acquisita solo recandosi allosportello dell’ufficio anagrafe o chie-dendola al cliente».

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Uno dei progetti che avete ap-pena lanciato è la “Scuola digi-tale”. Cosa vi aspettate?«La digitalizzazione della scuola,progetto che Roma Capitale halanciato in collaborazione con Fa-stweb, volto all’informatizzazionedi tutte le 509 scuole comunali(200 nidi e 309 scuole dell’infan-zia), rappresenta un importantepasso in avanti nel processo di in-novazione che sta investendo tuttii settori del Campidoglio in lineacon il piano nazionale e-Gover-nment 2012. Attraverso l’infor-matizzazione già in corso, e cheverrà completata nel giro di unanno, tutte le famiglie avranno la

possibilità di partecipare in ma-niera diretta e immediata alla vitascolastica dei propri figli tramiteappositi spazi web, bacheche digi-tali e colloqui via pc con gli inse-gnanti, fermo restando l’insosti-tuibile rapporto umano tra lepersone».

All’interno dell’ente svilupperetepoi su tutti i vostri dipendenti ilprogetto di «Unified communica-tion».«Esatto, il progetto è già in corso disperimentazione in alcuni diparti-menti comunali e permette l’uti-lizzo di pc, videocamera, cellularee telefono «Voice over Ip» per latrasmissione gratuita di conversa-zioni in voce via web: una volta aregime su tutto il personale infor-matizzato, i servizi di «Unifiedcommunication» procureranno unforte incremento d’efficienza e diproduttività, nonché risparmicomplessivi dell’ordine del 30% al-l’anno rispetto agli attuali costi dicomunicazione.Alla dematerializzazione degli atti

amministrativi in corso, poi, si ac-compagnerà la delocalizzazione de-gli archivi capitolini».

Come assessore alle Risorseumane, crede che il personale dellaPa sia sufficientemente preparatoper accogliere e rendere efficaci lenovità introdotte?«Nella società di oggi c’è un’ot-tima predisposizione alla tecnolo-gia ma il personale va comunqueformato. In Campidoglio sonopartiti corsi già da tempo. Loscorso dicembre, inoltre, si è con-cluso il concorso interno di sele-zione, riqualificazione e progres-sione professionale dei capitolini.Circa 8.000 persone hanno parte-cipato ai corsi, che si sono svoltiesclusivamente in versione on line:una svolta epocale nella storia del-l’amministrazione capitolina. Perla prima volta si è portato a com-pimento un percorso di selezioneassolutamente rapido e traspa-rente, per il quale sono state messein campo quelle best practice ri-conosciute a livello europeo».

Enrico Cavallari

LAZIO 2011 • DOSSIER • 59

C’è una buonapredisposizione allatecnologia ma ilpersonale vacomunque formato

In apertura, Enrico

Cavallari, assessore ai

Servizi tecnologici e reti

informatiche di Roma

Capitale, insieme al

ministro Brunetta allo stand

di Roma Capitale durante

l’ultimo Forum Pa

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POLITICHE SOCIALI

62 • DOSSIER • LAZIO 2011

Tra solidarietà e sussidiarietàNel 2011 in Italia le associazioni di volontariato godono di una fiducia elevata ma rivelano una forte

frammentazione. Dal federalismo fiscale alla riforma del 5 per mille, il ministro Sacconi ha

delineato il loro futuro: «Più raccolgono risorse nella comunità e più nei confronti di questa

devono rendicontare»

Leonardo Rossi

Il 2011 è stato proclamatoAnno europeo delle attivitàdi volontariato che promuo-vono la cittadinanza attiva. Si

tratta di una scelta promossa dalleorganizzazioni di volontariato, delterzo settore e della società civile, efatta propria dal Consiglio del-l’Unione europea con la decisionedel 27 novembre 2009, nella qualeil volontariato viene definito ”unadelle dimensioni fondamentalidella cittadinanza attiva e della de-mocrazia, nella quale assumonoforma concreta valori europei qualila solidarietà e la non discrimina-zione”. In Italia, secondo l’ultimorapporto Eurispes, si stima che icittadini impegnati in modo con-tinuativo in organizzazioni di vo-lontariato siano 1 milione100mila, mentre 4 milioni sareb-bero coloro che si impegnano inmodo saltuario o individualmente.Inoltre, come è emerso dalle rile-vazioni (effettuate tra dicembre2010 e gennaio 2011) le associa-zioni di volontariato rappresentanotra le istituzioni italiane l’unica re-altà capace di conservare nel tempoun livello di fiducia elevato pressola maggior parte dei cittadini: an-cora oggi infatti il 79,9% degli ita-

liani ha dichiarato di avere fiducianelle associazioni di volontariato,percentuale superiore anche aquella raccolta dalle forze dell’or-dine (i carabinieri sono al 72,6%),dalla scuola (43,7%) e dalla Chiesa(40,2%).I dati rivelano, però, anche una certadisomogeneità nella distribuzioneterritoriale del fenomeno (29% nelNord-Ovest, 31% nel Nord-Est,20% nel Centro e altrettanto nel

Mezzogiorno) e soprattutto una suaframmentazione, dimostrata daglistudi dei Centri servizi per il volon-tariato secondo cui all’aumento delleorganizzazioni corrisponde inveceuna riduzione del numero mediodelle persone impegnate. Una pol-verizzazione e un’incapacità di fare si-stema emerse anche in occasionedella Conferenza nazionale tenutasia Venezia lo scorso 1 aprile, che hasegnato l’avvio ufficiale dell’Anno

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Maurizio Sacconi

LAZIO 2011 • DOSSIER • 63

europeo del volontariato. In quellacircostanza, mentre il ministro delWelfare, Maurizio Sacconi, parlavadelle associazioni di volontariato de-finendole «un capitale sociale», unaparte consistente del non profit si ètirata fuori, accusando anche il go-verno di aver operato tagli impor-tanti alle politiche sociali.«Mi spiace – ha detto in quell’occa-sione il ministro – che ogni voltache si parla di volontariato, si deb-bano tradurre i suoi bisogni in spesapubblica e in spesa pubblica dellostato sociale. Avverto che non c’èsufficiente consapevolezza del me-todo nuovo che è stato avviato: que-sta richiesta del volontariato si ri-volge allo Stato centrale con unacolpevole assoluzione degli enti localiche sono coloro a cui riferirsi».Chiaro il riferimento alla riforma fe-deralista in ambito fiscale. «Il mini-stro Tremonti – ha detto Sacconi –aspira a sostituire l’impianto dei va-lori del Paese in un tempo straordi-

nariamente diverso da quello che vi-viamo. Tra i criteri della nuova fisca-lità abbiamo la sussidiarietà nella col-laborazione fra Stato e società anchenella forma di sostituzione di queiservizi. Lo sviluppo del volontariatodeve realizzarsi rimettendo in di-scussione le funzioni pubbliche», lacui «invasività nei confronti delleistituzioni non profittevoli, un’inva-sività decrescente alla gestione di de-naro pubblico», dovrà essere ridotta.«Più queste istituzioni raccolgono ri-sorse nella comunità – ha spiegato ilministro – più nei confronti di que-sta comunità in un rapporto sinal-lagmatico devono rendicontare. E larendicontazione dovrà essere semprepiù spostata sull’esito più che sugliaspetti formali». Questa insomma è la direzione,senza necessariamente dover tirarein ballo presunti modelli stranieri.«L’idea della “Big society” – ha con-tinuato Sacconi – a cui si fa spesso ri-ferimento con incredibile provincia-

lismo da parte di molti commenta-tori, quasi che fosse una realtà daimitare, nella nostra storia nazionalevanta almeno otto secoli, lungo iquali si è forgiata una nazione chenei suoi valori fondamentali ha sem-pre avuto una cultura del dono chesi manifesta con il dono di sé. Credoche sia importante avere senso delloStato, ma non slegato dal più anticosenso della nazione».Nella stessa occasione il ministroha anche annunciato la volontà delgoverno di stabilizzare l’istituto del5 per mille, sottoponendolo peròogni anno alla decisione di bilan-cio. «Mi fa piacere – ha chiarito –che oggi siate tutti a invocare lastabilizzazione del 5 per mille, cheè una modalità non solo destinata atrasferire importanti risorse ma an-che a sollecitare il rapporto fra con-tribuente e una piccola parte dellaspesa. Credo di potervi dire chepossiamo stabilizzare il 5 per millecome strumento» anche se «questastabilizzazione può avere in questastagione un limite», ovvero «la de-cisione ogni anno delle relative ri-sorse considerando il quadro fi-nanziario». Il ministro ha, infine,parlato della social card, accen-nando a una prossima sperimenta-zione: sarà distribuita attraversoenti non profit attivi in alcunegrandi città, dove l’esperienza delleassociazioni potrà aiutare ad affi-nare soluzioni compatibili con lecondizioni di bilancio, ma soprat-tutto coerenti con gli obiettivi pre-fissati. «La patologia dell’indigenzae del bisogno assoluto – ha con-cluso – si affianca al problema dellasolitudine e richiede quindi unaparticolare attenzione per la di-mensione relazionale di cui quellapersona beneficia o meno».

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POLITICHE SOCIALI

64 • DOSSIER • LAZIO 2011

Si chiamano Percorsi di cit-tadinanza attiva (Pica) esono il modo in cui il co-mune di Roma ha deciso

di rispondere “presente” all’Annoeuropeo del volontariato. Si trattadi un progetto di formazione e im-pegno civico che consiste in 36 ti-rocini retribuiti per 189 posti com-plessivi in vari campi,dall’assistenza alla tutela del patri-monio artistico, per arrivare allaprotezione civile e alla sicurezza.Nati in collaborazione tra il co-mune e il ministero della Gio-ventù, il progetto Pica si è già ag-giudicato il premio “Sussidiarietàall’opera”, un riconoscimento perle amministrazioni che hanno rea-lizzato le migliori esperienze di sus-sidiarietà orizzontale, “favorendoconcretamente l’autonoma inizia-tiva dei cittadini per azioni di in-teresse generale”.«La risposta dei giovani a questoprogetto – spiega il sindaco GianniAlemanno – è stata assolutamenteentusiasmante, basti pensare che

sono state presentate 4816 do-mande. I Pica rappresentano unanuovissima offerta formativa cheha l’obiettivo di rispondere a queiragazzi che ci chiedono di avereuna prima possibilità per conoscereil funzionamento della macchinaamministrativa nonché le tantefacce della nostra meravigliosacittà, la sua cultura e il suo territo-

rio. I Pica consen-tono di realizzare an-che un’importanteesperienza di educa-zione alla solidarietàattraverso gli speci-fici percorsi dedicatial volontariato. Tral’altro le competenzeacquisite durante itirocini verrannocertificate dal si-stema Validation ofprior learning (Vpl),già collaudato in am-bito europeo: questopermetterà ai parte-cipanti di poterspendere il proprio

bagaglio di conoscenze sul mercatodel lavoro in tutta l’Ue».

Recentemente lei ha espresso lanecessità di “mettere il fisco al cen-tro delle politiche familiari, aiu-tando i nuclei più numerosi equelli che hanno più soggetti a ca-rico”. Roma sta anche sperimen-tando un innovativo quoziente fa-miliare. Quali altri progetti ha inquesto senso il comune?«L’amministrazione capitolinasente molto forte la necessità dimettere al centro delle priorità ilsostegno e lo sviluppo di politicherivolte alle famiglie: per questo vo-gliamo promuovere una serie diiniziative non pienamente sovrap-ponibili alle politiche sociali, nor-malmente volte a sostenere i nucleiproblematici, ma mirate a rispon-dere concretamente alle esigenzedelle famiglie in generale, con par-ticolare attenzione alle famiglie piùnumerose e a quelle che affrontanomaggiori costi per le cure fami-liari».

Di cosa si tratta nello specifico?«Vogliamo avviare altri interventi

Famiglie, Roma guardaai nuclei numerosiMentre stanno per partire i “percorsi di cittadinanza attiva”,

l’attenzione della giunta comunale si concentra sulle politiche

familiari. Il sindaco Gianni Alemanno illustra i progetti:

sostegno economico, ma anche potenziamento

dei servizi e della comunicazione

Riccardo Casini

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Gianni Alemanno

LAZIO 2011 • DOSSIER • 65

in ambito economico quali il so-stegno all’acquisto della prima casaper i neosposi e il potenziamentodegli sconti su attività culturali, ri-creative e commerciali per le fami-glie con figli. Inoltre verrà poten-ziata l’offerta dei servizi rivolti allefamiglie attraverso l’ampliamentodei servizi per la prima infanzia, lamessa in rete e il potenziamentodei centri per la famiglia, l’au-mento dei centri estivi, la creazionedi corsi prematrimoniali e post-matrimoniali in cui le coppie pos-sano conoscersi, confrontarsi e co-struire reti informali di sostegno.Inoltre, perché tutto ciò possa re-almente essere fruibile per i citta-dini, verrà potenziata la comuni-cazione attraverso la creazione diun numero verde e un sito internetdedicati alle iniziative per le fami-glie attivate dai Municipi e dal Co-mune ma anche da associazioni fa-miliari del terzo settore. Con questistrumenti le famiglie potranno re-almente dialogare con l’ammini-strazione, facendo segnalazioni eproposte per ampliare e migliorare

i servizi e le iniziative attivate».Nel frattempo il segretario ro-

mano del Pd, Marco Miccoli, haparlato di “città al collasso”, segna-lando “migliaia di lavoratori che ol-tre al posto stanno per perdere anchegli ammortizzatori sociali”. Questoscenario corrisponde alla realtà?«Non proprio, se le statistiche del-l’Istat dicono che Roma dal 2008cresce di più rispetto al livello na-zionale: i dati indicano che questacittà può essere trainante anche perlo sviluppo del Paese. E visto chegli effetti della crisi economica ri-chiedono ancora notevoli sforzi peressere superati, per l’ultimo bien-nio del mandato ho inserito tra lepriorità i problemi finanziari da ri-solvere per far crescere, anche in unmomento di risorse pubblichescarse, sia Roma sia il Paese: siparte con il risanamento del bilan-cio, gravato da un imponente de-bito pregresso di cui hanno esclu-siva responsabilità le passategestioni, per arrivare all’approva-zione da parte dell’assemblea capi-tolina del piano strategico di svi-

luppo, al quale seguirà un accordoquadro con governo e amministra-zione regionale per attivare fondiCipe ed europei sui progetti delpiano strategico stesso. E anche lacandidatura olimpica gioverà qualestimolo alla programmazione diuna crescita».

Quale contributo potrà darenello specifico?«Parliamo di una progettazioneeconomica e sociale attraverso laquale abbiamo la possibilità di dareuna scossa fortissima all’economia:con 22 miliardi di investimenti,tre quarti dei quali possono venireda privati o da investimenti euro-pei, è possibile realizzare un au-mento del Pil del 3% contro lo0,28% nazionale, e 327mila postidi lavoro in dieci anni. Ma per farquesto dobbiamo concepire le ri-sorse pubbliche come volano pergli investimenti privati. Prendiamoad esempio il secondo polo turi-stico della Capitale, una realtà or-mai ben consolidata e in corso direalizzazione in buona parte confinanziamenti privati, che non pre-vede solo uno sviluppo edilizio mauna vera crescita economica e la-vorativa in tutti i settori collegati:lo attestano gli 89mila posti di la-voro in più che si creeranno. Que-sta è una città che per raggiungerei suoi obiettivi di vita quotidianaha bisogno di scommettere sullosviluppo, e il Piano strategico conprogetti concreti, finanziabili e daitempi certi, ci permetterà di poterrivolgere a tutto il mondo l’invitoa venire a investire nella Capitale».

Nella pagina a fianco,

il sindaco di Roma,

Gianni Alemanno.

A sinistra, una manifestazione

dell’Associazione famiglie

numerose

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POLITICHE SOCIALI

66 • DOSSIER • LAZIO 2011

Per giovani attivi e anzianile soluzioni sono nella reteInterventi contro il gap tecnologico che caratterizza la terza età e un “Facebook del servizio civile

regionale” per i volontari: Aldo Forte, assessore regionale alle Politiche sociali, va oltre la recente

delibera che stanzia oltre 127 milioni di euro perché «non possiamo limitarci a erogare fondi, ma

dobbiamo accompagnare il processo di sviluppo della nostra società»

Riccardo Casini

Un intervento «di peso»,proprio in occasionedell’Anno europeo delvolontariato: a inizio

maggio la giunta regionale del Lazioha approvato una delibera che stan-zia oltre 127 milioni di euro per iservizi e gli interventi in ambito so-ciale. Il provvedimento, propostodall'assessore regionale alle Politi-che sociali e alla famiglia AldoForte, permetterà innanzitutto di«garantire la continuità dei nume-rosi servizi sociali già attivi sul ter-ritorio», soprattutto «in funzionedei pesanti tagli dello Stato sullepolitiche sociali»: gli stanziamentiriguarderanno, tra le altre cose, la ri-qualificazione dei centri anziani (2milioni di euro), la lotta alle dipen-denze (4 milioni), gli aiuti alle fa-miglie affidatarie (6 milioni) e lagestione delle strutture che ospi-tano minori (4 milioni). Ma altrifondi sono stati destinati alla pro-grammazione sociale dei comuni(30 milioni), alle emergenze assi-stenziali che si verificano in quellicon meno di 2mila abitanti (5 mi-

lioni) e al contrasto della povertàattraverso l’attivazione di almenoun servizio di mensa e di acco-glienza notturna per distretto so-cio-sanitario (3,5 milioni).

Assessore Forte, quali criteriavete seguito per la ripartizionedi questi stanziamenti?«Abbiamo posto grande attenzioneai minori, ai disabili e alla terza età,

senza tralasciare importanti investi-menti per l’integrazione degli im-migrati. Ciononostante non cisiamo limitati a una mera riparti-zione delle risorse, ma abbiamo sta-bilito precise linee guida cercando,dove possibile, di innovare. Unesempio? I 2 milioni di euro per lariqualificazione dei centri anziani, iquali più che guardare al tempo li-

Aldo Forte, assessore

regionale alle Politiche

sociali e alla famiglia; dal

2005 è consigliere regionale

nel gruppo Udc

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Aldo Forte

LAZIO 2011 • DOSSIER • 67

bero dovranno sviluppare l’auto-sufficienza dell’anziano e colmare ilgap tecnologico che complica la vitanella terza età. Un altro esempio ri-guarda le risorse stanziate per con-trastare le dipendenze, di cui unaparte indirizzata alla prevenzionedal gioco d’azzardo compulsivo che,con la diffusione di slot machine ecasinò online, è ormai una piagasociale allarmante soprattutto perla stabilità delle famiglie».

Il 2011 è l’Anno europeo delvolontariato. In che modo oggiquesto contribuisce in regione agarantire l’erogazione di certi ser-vizi sociali?«Il volontariato è per la nostra re-gione l’energia rinnovabile di mag-gior pregio. Nel Lazio abbiamo1.700 cooperative sociali, 2mila or-ganizzazioni di volontariato e 1.300associazioni di promozione sociale,senza dimenticare i 700 volontaridel servizio civile regionale: se nonci fossero, ed è bene sottolinearloproprio nell’Anno europeo del vo-lontariato, se ne sentirebbe la man-canza. Si tratta di un tessuto di

corpi intermedi che già esiste eopera, a differenza di altri paesi neiquali solo più recentemente si ègiunti a parlare di “Philantropic BigBang”. Il loro contributo diventasempre più prezioso. E nostroobiettivo è promuoverlo, soprat-tutto per quanto riguarda i serviziassistenziali rivolti alle persone piùfragili, come ad esempio gli anzianinon autosufficienti e i disabili. An-che perché, a fronte di un ridimen-sionamento delle risorse statali, siregistra un aumento dei bisogni so-ciali ai quali possiamo risponderesolo attraverso una rete diffusa disolidarietà».

In diverse occasioni la presi-dente Polverini ha elogiato la coo-perazione, indicandola anchecome un possibile soggetto trai-nante dello sviluppo, in partico-lare nel settore della sussidiarietà.Che ruolo ha oggi il modello coo-perativo in regione?«Per noi è centrale, tant’è vero cheabbiamo avviato un progetto di va-lorizzazione dell’intero terzo settoreper superare definitivamente il mo-

dello delle “buone azioni” e spin-gere verso “azioni di qualità”. Inparticolare promuoveremo la for-mazione specializzata, il confrontointernazionale e l’utilizzo di fondieuropei. Questo è un punto chiave:non possiamo limitarci a erogarefondi, ma dobbiamo accompagnareil processo di sviluppo della nostrasocietà. Per questa ragione i sog-getti del terzo settore regionale, abreve, avranno l’opportunità di ot-tenere il nostro marchio di certifi-

Il volontariato puòporre rimedio alfenomeno dei“neet” grazie allasua spinta allaresponsabilizzazionesociale e alcoinvolgimentoattivo nella vitadelle comunità

� �

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68 • DOSSIER • LAZIO 2011

cazione Isq Lazio (Impresa sociale diqualità del Lazio) che attesterà ilpossesso di determinati requisiti e ilcompletamento di uno specificopercorso di accreditamento».

Quali sono le difficoltà mag-giori per avvicinare la generazionedel lavoro precario e delle partiteiva al volontariato?«Per questa generazione la questioneeconomica è una delle difficoltàmaggiori. Ma, oltre al precariato,c’è anche un’altra dinamica socialeche si sta diffondendo tra i giovaniin maniera preoccupante: oggi i so-ciologi parlano della cosiddetta ge-nerazione “neet” (not in education,employment or training), giovanisenza lavoro e senza voglia di cer-carlo. Si tratta di una deriva perico-losa, contro la quale proprio il vo-lontariato può porre rimedio, graziealla sua spinta alla responsabilizza-zione sociale e al coinvolgimentoattivo nella vita delle comunità».

Recentemente, all’Assembleadei volontari del Servizio civileregionale, lei ha dichiarato di vo-ler “fare in modo che sempre più

giovani entrino” in questomondo. Quali interventi ha inprogramma la Regione per rag-giungere questo obiettivo?«Stiamo lavorando a un progetto dirilancio e di valorizzazione dell’im-magine del settore, che prevede lacreazione di una “scuola civica” re-gionale per il Servizio civile. Ab-biamo chiari gli obiettivi: prima ditutto vogliamo incrementare la qua-lità e la quantità di informazionesul Servizio civile regionale a partiredalla valorizzazione delle storie edelle esperienze di vita dei giovani.Di pari passo stiamo già attuandoun’azione di trasparenza che coin-volga tutti gli attori del settore, perfare in modo che i volontari ven-gano considerati un valore aggiuntodella nostra società e non, comepurtroppo accade a volte, una ma-nodopera a basso costo. Su questascia intendiamo sviluppare un si-stema di validazione delle compe-tenze maturate dai giovani che ab-bia un riconoscimento formale dallastessa Regione. E facilitare le occa-sioni di incontro tra i giovani e le

imprese».Nella stessa occasione lei ha an-

che parlato della creazione di un“Facebook del servizio civile re-gionale”. Qual è il suo scopo?«Si tratta di un sito realizzato sulmodello dei moderni social net-work, nel quale i volontari avrannola possibilità di seguire corsi di for-mazione in e-learning, condividerele loro storie e segnalare i problemiche incontrano, con l’obiettivo diaccorciare le distanze con la Re-gione. In più, sarà anche una ve-trina per le attività messe in campodagli enti e facilitare così l’incontrotra domanda e offerta. L’obiettivoè quello di promuovere il Serviziocivile regionale e renderlo alta-mente identificabile nella culturagiovanile, ma anche di fare inmodo che i volontari siano i primipromotori tra i loro coetanei delmessaggio di solidarietà sociale e diimpegno che il servizio civile portacon sé. Una vera e propria praticasussidiaria che deve necessaria-mente entrare a far parte della lorovita quotidiana».

�Il volontariato è per la nostraregione l’energia rinnovabile

di maggior pregio

POLITICHE SOCIALI

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Nonostante le sue ori-gini vengano ricon-dotte al 1539 con lanascita nella capitale

del Monte di Pietà, è solo nel2007 che la Fondazione Cassa diRisparmio di Roma cambia de-nominazione, diventando Fonda-zione Roma. Una realtà che oggiopera in cinque aree (sanità, ri-cerca scientifica, istruzione, arte ecultura, assistenza alle categoriesociali deboli) con l’obiettivo di«costruire una welfare communityche, ispirandosi ai principi di so-lidarietà e di sussidiarietà, sappiarispondere ai bisogni di una so-cietà in perenne evoluzione»,come spiega l’attuale presidente,Emmanuele Francesco MariaEmanuele.

Presidente, qual è oggi ilruolo delle fondazioni nel terzosettore? Si stanno in qualchemodo sostituendo a uno Statocon sempre meno fondi?«Direi che non vogliono, né po-trebbero in alcun modo sostituirsiallo Stato. Piuttosto sono con-vinto che le fondazioni, nell’am-bito di quello che io chiamo“terzo pilastro” e che nel RegnoUnito viene associato alla formuladella “Big Society”, possano svol-gere un ruolo di guida e di pio-nieri nel progettare e realizzarenuove modalità di intervento nelcampo del sociale. In quanto mo-delli di best practice possono con-tribuire al superamento della crisidello stato sociale, verso la co-struzione di un nuovo welfare so-stenibile, plurale, universalmente

XXXXXXXXXXX

70 • DOSSIER • LAZIO 2011

Un modello di welfareplurale e accessibile

Il primo ministro inglese

David Cameron, teorizzatore

della “Big Society”. A destra,

Emmanuele Francesco Maria

Emanuele, presidente

di Fondazione Roma

��

Il settore ricerca scientifica è strategicoper la costruzione di una società

dinamica e competitiva

accessibile, efficiente, meno co-stoso, che lasci ampi spazi di li-bertà alle forze spontanee della so-cietà civile che voglianocontribuire al bene comune».

A proposito di Big Society, afebbraio avete ospitato a un con-vegno Lord Nat Wei, il collabo-ratore del primo ministro in-glese Cameron che sta curando

POLITICHE SOCIALI

Secondo il presidente della Fondazione Roma, Emmanuele

Francesco Maria Emanuele, «le fondazioni non potrebbero

sostituirsi allo Stato. Ma in Italia il problema è il ritardo della politica

nel riconoscimento e nella valorizzazione di queste specificità»

Riccardo Casini

Page 67: dossier lazio 06 2011

Emmanuele Francesco Maria Emanuele

LAZIO 2011 • DOSSIER • 71

dire che è nata in Italia. E nonqualche anno fa, ma già nel BassoMedioevo quando istituzioni ec-clesiastiche, corporazioni d’arti emestieri, confraternite e miseri-cordie operavano insieme per as-sistere i bisognosi e fare credito,curare i malati e realizzare opered’arte che sono poi diventate pa-trimonio dell’umanità. La societàcivile di oggi, erede di quella glo-riosa tradizione, deve divenire laprotagonista di una nuova tra-sformazione. Il terzo settore co-stituisce del resto un punto diforza del modello sociale italiano:la rete delle imprese sociali è pro-fondamente radicata nel Paese,con un peso economico e socialedi tutto rilievo. In Italia pur-troppo il problema è il ritardodella politica nel riconoscimento enella valorizzazione di queste spe-cificità».

Quali politiche andrebberointraprese allora da governo eamministrazioni locali? ARoma, dove è stato lanciato ilprogetto Pica, si sta andando

nella direzione giusta?«Stiamo parlando di un progettoche appare ancora in fase embrio-nale, e che per essere efficaceavrebbe bisogno di essere condi-viso dalla maggioranza dei citta-dini: in questa prospettiva è ne-cessario che lo Stato, o meglio ilComune, faccia un passo indie-tro e cessi di essere gestore ed ero-gatore diretto di beni e servizi af-finché, in armonia col principiodi sussidiarietà sancito dall’arti-colo 118 della Costituzione, as-suma il diverso e comunque fon-damentale ruolo di responsabiledelle scelte strategiche e program-matiche di fondo. Insomma, chelo Stato vigili, che la politica con-trolli, che intervenga a correttivo;ma laddove ci sono sul territorioenergie e risorse sufficienti, lasciagire queste affinché diventinosempre più protagoniste negli am-biti dove c’è bisogno».

Fondazione Roma si occupaanche di promuovere la culturadel volontariato. Qual è oggi loscenario in Italia? In che modo è

questo progetto. Si tratta di unmodello importabile in Italia?«Assolutamente sì. Anzi, direi chela Big Society, di là dalle variantiterminologiche, è già radicata nelnostro Paese. In fondo, possiamo

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possibile incentivare soprattuttoi giovani?«Oggi, con un patrimonio di15mila organizzazioni, 360miladipendenti, 10 miliardi di volumeannuo di affari e 8 milioni diutenti - cui bisogna aggiungere ilcontributo dell’associazionismo dipromozione e dei 4 milioni di vo-lontari, che incidono in modosensibile nella produzione di benie servizi di utilità comune - il nonprofit rappresenta una parte im-portante del tessuto produttivo esociale del nostro Paese. Per ungiovane un impiego nel volonta-riato, oltre che possibile, può es-sere un’esperienza importante,espressiva, relazionale e forma-tiva».

Quali progetti avete in can-tiere in ambito di ricerca scien-tifica sulle malattie rare?«Il settore ricerca scientifica è stra-tegico per la costruzione di unasocietà dinamica e competitiva.La Fondazione Roma ha focaliz-zato negli ultimi anni la sua at-tenzione sulla ricerca biomedica,investendovi ben 15 milioni dieuro. In tale ambito è stata av-viata un’iniziativa finalizzata arendere possibile la realizzazione

di progetti di alta qualificazionesu tematiche di grande attualità erilevanza sociale. I progetti di ri-cerca, selezionati con la metodicascrupolosa e rigorosissima del peerreview, sono entrati a regime nel2010 e ci aspettiamo ora impor-tanti progressi e scoperte. Ulte-riori 500mila euro li abbiamo de-stinati, attraverso la FondazioneRoma - Terzo Settore, al sostegnodi iniziative finalizzate allo studioe alla ricerca in campo delle ma-lattie rare. Anche qui speriamo diottenere importanti risultati».

Tra le vostre priorità per iltriennio 2011-2013 figura an-che il tema dell’avvio al lavorodei giovani. Quali interventisono in programma in questosenso?«In collaborazione con i princi-pali atenei privati romani orga-nizziamo master universitari voltialla formazione di esperti in poli-tica e relazioni internazionali o dimanager qualificati nell’ambito

della gestione delle risorse artisti-che e culturali. Ma la Fondazionesostiene anche i progetti inerential settore dell’inserimento lavora-tivo di giovani disabili, immigrati,sofferenti psichici, detenuti o ex-detenuti, o quelli finalizzati alla ri-scoperta e valorizzazione delle artie dei mestieri a rischio di estin-zione. Così come chi opera nelcampo dei servizi socio-educativiper la prevenzione del disagio edell’emarginazione, ad esempio digiovani rifugiati, o per il recuperodi chi versa in stato di disagio,purché portino una ricaduta a li-vello occupazionale. Sono tuttiesempi che hanno insita la carat-teristica che muove ogni azionedella Fondazione Roma: quella diprovenire dalla società civile, diconoscere bene il proprio territo-rio, ma di avere contestualmenteuna visione più ampia, conl’obiettivo di contribuire alla co-struzione di un nuovo welfare, fa-cendo la parte che ci compete».

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� �

� �La Fondazione sostiene anche progettiriguardanti l’inserimento lavorativo

POLITICHE SOCIALI

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POLITICHE SOCIALI

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Intervenire a difesa del cit-tadino, prevenendo le in-giustizie; attuare i diritti ri-conosciuti dalle leggi e

favorirne il riconoscimento dinuovi; fornire ai cittadini stru-menti per tutelarsi e dialogare aun livello più consapevole con leistituzioni. Sono questi alcunidegli obiettivi di Cittadinanzat-tiva, il movimento nato nel 1978e oggi diffuso in tutta Italia: unmovimento che acquista parti-colare importanza proprio in oc-casione dell’Anno europeo delleattività di volontariato che pro-muovono la cittadinanza attiva.«Oggi – spiega Giuseppe Sca-ramuzza, segretario regionale delLazio – la nostra attenzione si con-centra soprattutto sul sistema sa-nitario: in collaborazione con laRegione abbiamo avviato un’atti-vità di monitoraggio e valutazionedel servizio sanitario regionale, ilcosiddetto Audit civico, che pre-vede la rilevazione della qualità deiservizi in tutti i luoghi ove questivengono erogati. Ma la novità

principale è data dai Tavoli perma-nenti della partecipazione chestiamo avviando nelle varie aziendesanitarie».

Cosa vi attendete da loro?«Possono dare un contributo im-portante, dal momento che si oc-cupano soprattutto di temi con-creti come la mancanza di sistemidi interpretariato o di mediazioneculturale o la possibilità di profes-

sare fedi diverse dal cattolicesimoall’interno di un’Asl. Ma non pun-tiamo solamente il dito sulle criti-cità: questi Tavoli vogliono anchevalorizzare gli elementi che fun-zionano, le best practices che anchenel Lazio non mancano. Si trattainsomma di un’esperienza che po-trebbe diventare un fiore all’oc-chiello della regione e magari unmodello esportabile nelle altre re-

Ascoltare non basta più,serve condivisione

Anche nel Lazio Cittadinanzattiva si muove su diversi fronti,

dalla sanità alla mobilità. Secondo il segretario regionale,

Giuseppe Scaramuzza, «è finito il tempo delle consulte: la

politica oggi non deve solo decidere ma riflettere su come farlo»

Riccardo Casini

A fianco, Giuseppe Scaramuzza,

segretario regionale del Lazio di

Cittadinanzattiva. Sopra, tram e

autobus in centro a Roma: il

movimento denuncia un numero

crescente di lamentele in tema di

mobilità

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altà del nostro Paese».Sarebbe una dimostrazione im-

portante per una regione impe-gnata in un duro piano di rientro.«Ne siamo consapevoli, proprioper questo Cittadinanzattiva sta va-lutando attentamente le cause sullequali impegnarsi: ad esempio cisiamo spesi molto contro la chiu-sura dell’ospedale di Subiaco, unascelta a nostro avviso inopportunaper un paese non solo di montagnama anche lontano da Tivoli, doverisiede la struttura più vicina, men-tre non mettiamo bocca sul ridi-mensionamento operato a Gaeta,un ospedale distante appena 5 chi-lometri da quello di Formia. Que-sto per sottolineare che non siamo

un movimento che dice “no” atutto. L’importante, come abbiamoribadito anche alla presidente Pol-verini, è rispettare il principio dellacontemporaneità: nel momentostesso in cui si chiude l’erogazionedi un servizio è necessario fornireun’alternativa ai cittadini».

Cittadinanzattiva non si occupaperò solo di sanità.«Attraverso la metodologia del mo-nitoraggio civico stiamo realiz-zando anche diverse rilevazionisulla qualità dei servizi offerti aipendolari: 52 nostri volontari sonoimpegnati su 7 tratte in ingresso aRoma per valutare elementi comepuntualità, igiene, sicurezza e pre-senza di barriere architettoniche,ovvero tutto quel che concerne laqualità di un servizio pubblico diquesto tipo. D’altra parte, in que-sta regione e a Roma in particolare,la mobilità costituisce una delleprincipali criticità: a tal proposito,ultimamente stiamo ricevendomolte segnalazioni da parte dei cit-tadini in merito alla presenza sem-pre più invadente degli autobus incentro storico, che spesso costitui-scono anche un intralcio alla flui-dità del traffico con fenomeni di“sosta selvaggia”. Un aiuto, vistoche oggi il servizio è svolto pro-prio da autobus sostitutivi, po-trebbe venire anche dal ripristinodella linea 3 del tram, annunciatoda due anni ma non ancora af-frontato».

Una delle “emergenze” di questaprima parte di 2011, non solo nelLazio, riguarda indubbiamentel’immigrazione. Come si sta af-frontando la situazione in regione?«Stiamo apprezzando molto il lavorodel direttore generale del San Ca-millo, struttura che, oltre a curare i

profughi libici, sta gestendo la situa-zione venutasi a creare a Civitavec-chia. Non dimentichiamo però la re-cente tragedia dei bimbi rom mortinel campo dell’Appia nuova: in quel-l’occasione Cittadinanzattiva, in-sieme ad altre associazioni come Ca-ritas e Comunità di Sant’Egidio, haespresso la propria contrarietà allapolitica del pugno duro, ricordandocome Roma sia da sempre una cittàaccogliente, ovviamente nel rispettodelle regole».

L’assessore alle Politiche sociali,Aldo Forte, ha detto che “il volon-tariato è per la nostra regionel’energia rinnovabile di maggiorpregio”. Ma qual è oggi il vostrorapporto con le istituzioni e le am-ministrazioni locali?«Con la Regione c’è un rapportocostante e privilegiato, anche acausa dell’attività del nostro Tribu-nale dei diritti del malato. Mabuono è anche il rapporto con laProvincia di Roma, che sta lavo-rando tanto sia sulla mobilità che inambito scolastico. Purtroppo nonriusciamo ad avere la stessa interlo-cuzione con il Comune, che anzi haportato avanti una serie di decisioni,dalla mobilità al sociale, senza ren-dere partecipi i cittadini. Condi-vido quanto dice l’assessore Forte, eproprio per questo penso che il no-stro lavoro vada valorizzato».

Chiedete un maggiore ascolto?«Non solo. Una volta erano suffi-cienti le consulte, ma ora queltempo è finito: se la politica vuolerealmente rinnovarsi non deve so-lamente decidere, ma anche riflet-tere su come farlo. Non bastano laconsultazione e l’ascolto, nelle de-mocrazie mature c’è una vera con-divisione delle scelte con associa-zioni e cittadini».

Giuseppe Scaramuzza

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In questa regione,e a Roma inparticolare, lamobilitàcostituisce unadelle principalicriticità

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tore di una nuova industria, quella creativa,che oggi anche a livello europeo, è ricono-sciuta come trainante ed effettivamente al-ternativa a quella tradizionale». Quando ilpatrimonio culturale si unisce, infatti, a turi-smo, nuove tecnologie, made in Italy e pro-dotti tipici si «produce un effetto di filiera conimportanti ricadute anche in termini econo-mici e occupazionali, favorendo, d’altra parte,una maggiore attenzione alla tutela di quellostesso patrimonio».

La rilevanza economica connessa ai beniculturali è un aspetto talvolta sottovalu-tato nel nostro paese o si registrano nuoviinvestimenti e opportunità?«In Italia abbiamo sempre avuto un atteggia-mento molto reverenziale, come è giusto chesia, nei confronti della nostra tradizione cul-turale e del patrimonio che la incarna, perce-piti soprattutto come un’eredità dagli elevati

Civita lancia un modello di sviluppo dove il motore

trainante risiede nel patrimonio culturale italiano fatto

di monumenti, musei, tradizioni e paesaggi.

Un primo sguardo all’Europa nel punto del presidente

Antonio Maccanico

Elisa Fiocchi

Perché la filiera culturale diventi unvero e proprio asse portante per losviluppo del nostro paese, servonoprogrammi lontani dalla logica tra-

dizionale del fare cultura, in grado di attivaree sostenere le industrie “creative” e stimolaregli enti privati attraverso l’individuazione diforme di semplificazione e regolamentazionecon le amministrazioni pubbliche. Il presi-dente dell’associazione Civita, Antonio Mac-canico, illustra le moderne frontiere della cul-tura “alternativa” dove nuovi programmi disviluppo rilanciano l’economia del settore purin una fase di scarsità di risorse connesse allacrisi economica: «Civita ha individuato unmodello che parte dal patrimonio culturale(musei, chiese, centro storici, monumenti,ma anche tradizioni e paesaggi) e ne fa il mo-

Antonio Maccanico,

presidente di Civita

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Una nuova industria creativa

ECONOMIA DELLA CULTURA

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tanto che, anche in un’epoca di crisi econo-mica, le imprese italiane continuano ad inve-stire quote significative in cultura. Da un no-stro recente studio emerge che gli investimenticulturali con scopo di comunicazione da partedelle aziende italiane ammontano annual-mente a circa 3 miliardi di euro».

“Tesori in un palmo di mano. Luoghi dascoprire lungo le vie Consolari romane” è iltitolo di un’iniziativa per la tutela del pa-trimonio del territorio. Come s’inverte lalogica del consumo e dell’edificazione a fa-vore di una valorizzazione del territorio?«Il nostro progetto, realizzato in collabora-zione con la Camera di Commercio di Romae con il patrocinio della Provincia di Roma, na-sce dall’attenta osservazione di alcune tendenzeche si vanno sempre più affermando negli at-teggiamenti turistici italiani e non, associata al-l’uso di strumenti e prodotti innovativi. Effettosecondario, non certo per importanza, dellaglobalizzazione, è, come molti da tempo so-stengono, l’aumento del desiderio di risco-perta delle tradizioni e dei sapori veri e origi-nali dei territori, oltre all’esigenza di entrare incontatto con le realtà locali attraverso un turi-smo “lento” e di qualità. Anche in questo casonon mancano i vantaggi per l’economia locale,se si considerano principalmente produttori,artigiani e gestori di servizi ricettivi e di risto-

contenuti immateriali da tramandare alle ge-nerazioni future. Nel nostro Dna è da semprefortemente presente l’attitudine alla tutela ealla conservazione, più che la spinta alla valo-rizzazione. I grandi cambiamenti sulla scenaeconomica e sociale a livello mondiale hannoprodotto effetti importanti anche in questosettore, delineando la necessità di individuarenuovi modelli di sviluppo, in cui l’immaterialepotrebbe giocare un ruolo strategico. Stentaperò ancora ad affermarsi una convinzione inquesto senso, e, quindi, una forte scelta in ter-mini di vere e proprie politiche culturali, siaa livello locale, sia a livello centrale, che ri-chiederebbero, di conseguenza, un’allocazionedi risorse ben più consistenti di quelle in ge-nere disponibili, indipendentemente dalla si-tuazione contingente. Malgrado ciò, i privatisono, invece, molto consapevoli della rile-vanza economica del “messaggio culturale”, ��

Antonio Maccanico

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È possibile immaginare un’altraeconomia dove pubblico, impresee privati collaborano in manieravirtuosa

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e di business dall’altra, senza che questo debbanecessariamente produrre diffidenze o rischi.Sempre che, naturalmente, il gioco sia giocatonel totale rispetto di ruoli e professionalità».

Quale ruolo istituzionale nell’economiadella cultura e quale impegno di tutela e va-lorizzazione del patrimonio culturale haassunto Civita in questi anni?«Per il fatto di essere sulla scena culturale ita-liana da ormai quasi venticinque anni, molti ciconsiderano uno fra gli attori principali delsettore. In realtà, l’unica caratteristica, che cipermette di avere uno sguardo di maggioreampiezza sul panorama, rispetto ad altri, è chenoi associamo costantemente l’anima associa-tiva a quella della società di servizi. Queste duenature, fortemente e strategicamente comple-mentari determinano un doppio vantaggio intermini di efficienza/efficacia garantiti dalla so-cietà, e di una forte rappresentatività ormai ac-quisita dall’associazione; ma anche un doppiovincolo, in termini di credibilità e di impegnoche si sono creati nel tempo, e devono rimanerecostanti e continui».

razione. Si spiega quindi come il progetto ab-bia trovato i finanziamenti anche per il 2011».

Qual è il messaggio che Civita consegnadal 1987 al nostro paese?«Civita ha conosciuto una crescita costante edifficilmente immaginabile, quando, con ilcompianto amico, Gianfranco Impretori, suoideatore e segretario generale per circa ventianni, ne avviammo l’avventura. Solo alcuninumeri per dare un’idea: gli associati sono sa-liti da una decina a circa 190; dipendenti ecollaboratori da 4 a circa 600; le sedi, dal-l’unica, storica, nel cuore di Roma, alle sei di-stribuite tra Nord, Centro e Sud su quasi tuttoil territorio italiano, anche grazie alle nostresocietà collegate; sono poi 106 le sedi musealiin cui gestiamo servizi al pubblico; più di 30le mostre che realizziamo mediamente ognianno. Credo che il messaggio più importantecontenuto in questi dati sia che è possibile im-maginare un’altra economia, in cui settorepubblico, imprese e operatori privati possonocollaborare in maniera virtuosa, creando oc-casioni di tutela e valorizzazione da una parte

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ECONOMIA DELLA CULTURA

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Albino Ruberti

Cresce del 20% il numero dei visitatori nella capitale, grazie alla diversificazione dell’offerta

e al coinvolgimento dei privati. Anche le periferie s’allacciano con centri polifunzionali alla città:

come cambia la cultura nella logica di Zètema

Elisa Fiocchi

La cultura che fa sistema

La società romana che si occupa di ge-stione museale, organizzazioneeventi e progetti culturali, vanta unastruttura solida e una gestione sana

che non ha mai richiesto un intervento ag-giuntivo da parte di Roma Capitale. I numeriparlano chiaro: il bilancio del 2010 si è chiusocon un utile di 15mila euro e un fatturato paria 65 milioni (il 10% in più rispetto al 2009),con la riconferma di tutte le cariche del Cdadi Zètema e l’assunzione, con procedure d’evi-denza pubblica, di 42 nuove unità. Un datointeressante dietro al successo di questaazienda sta nell’aver colto, anche in tempi dicrisi economica, il crescente desiderio di par-tecipazione da parte del pubblico e dei visita-tori, vero punto di partenza per differenziarel’offerta culturale e quella dei servizi a essa as-sociati. «È stato necessario cambiare anche lastrategia nel sistema delle imprese, passandoda una logica di semplice sponsorizzazione aduna di partnership che ci ha consentito di in-crementare le entrate da parte dei soggetti pri-vati». In scena i nuovi prota-gonisti della macchinaculturale, nel punto dell’am-ministratore delegato di Zè-tema, Albino Ruberti.

Una maggiore esternaliz-zazione dei servizi ha con-sentito nel 2009 un au-mento del coinvolgimentodei privati nelle politicheculturali della città di Roma.Quali iniziative ad hoc sonopreviste nel 2011 per at-

trarre nuovi investimenti sia da parte delpubblico sia delle aziende private?«Abbiamo posto un’attenzione particolare alprivato in una duplice direzione. Da unaparte, con l’aumento della collaborazione peri servizi e le attività con il principio di ester-nalizzazione attraverso le procedure di evi-denza pubblica. In tal modo è stato possibilemantenere un ruolo di coordinamento e d’in-dirizzo assieme all’amministrazione comunale,dando però ai soggetti privati la possibilità diessere parte attiva nella gestione. Mi riferiscoad esempio a servizi più tradizionali come lepulizie e le manutenzioni ma anche a pro-getti culturali nell’ambito delle mostre, finoagli allestimenti. L’obiettivo è quello di sti-molare tutta la filiera produttiva che operanel comparto culturale. Dall’altra parte, peraumentare la capacità d’investimento, si è cer-cato di superare la logica di semplice sponso-rizzazione, offrendo servizi rispetto all’utilizzodei nostri spazi per eventi culturali, con un ef-fettivo ritorno di comunicazione: i soggetti

privati diventano così i veripromotori d’iniziative cultu-rali come avviene ad esempioal Macro con l’esperienza diEnel».

Qual è stata la risposta deiprivati a riguardo?«Malgrado le difficoltà delmomento è stata positiva.Con un incremento progres-sivo tra il 2008 e il 2010. Tor-nando all’esempio di Enel, afronte di un intervento eco-

Albino Ruberti,

amministratore

delegato di Zètema

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ECONOMIA DELLA CULTURA

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I soggetti privatidiventano i veripromotori d’iniziativeculturali come avvienead esempio al Macrocon Enel

nomico importante, l’azienda contribuisce an-che alla programmazione culturale oltre ad at-tività di comunicazione di cui s’avvantaggia an-che la struttura museale e tuttal’amministrazione capitolina».

Qual è invece il contributo dell’ammini-strazione comunale?«Ha confermato un impegno significativo nelsettore culturale con particolare attenzione allarazionalizzazione. Va notato come tutti gli in-dicatori - numero di visitatori, risposta in ter-mini di qualità e gradimento - si confermanopositivi dalle nostre indagini. Dal punto di vi-sta dei visitatori, si registra un +20% nei primimesi dell’anno, con un alto gradimento del-l’offerta museale espositiva e di eventi come ilFestival della Letteratura. In parallelo, si assi-ste alla volontà di investire nel settore conmaggiore attenzione alla razionalizzazione dellespese e mantenendo una collaborazione con iprivati per non diminuire la quantità e la qua-lità dell’offerta nella nostra città».

L’attività di fund raising ha permesso laraccolta di oltre 3,5 milioni di euro a frontedei 2,9 milioni di euro del 2008. Come verràintensificata la ricerca, grazie al lavoro sullepmi e sui fondi monetari?«La ricerca si sviluppa, oltre che sui grandigruppi industriali (Enel, Lottomatica, Cea e le

banche) anche nel tessuto delle pmi che inpassato venivano spesso trascurate. Esse di-ventano decisive nella realizzazione di alcunieventi anche con interventi meno significa-tivi. Penso all’esperienza di Montemartini e alsistema museale».

In tema di sviluppo dei servizi culturali eturistici, quali particolari attenzioni sarannorivolte alle realtà periferiche?«Nelle grandi città l’offerta culturale tende aconcentrarsi nel centro storico quindi lo sforzoda fare è creare spazi vitali nei luoghi perifericicon l’attivazione di centri culturali polifun-zionali. L’ultimo inaugurato è il centro cultu-rale Elsa Morante che ospita una sala teatrale,uno spazio espositivo, un nuovo punto “In-contragiovani” e un parco. Un centro perma-nente che offre visibilità ai giovani artisti eche dà spazio alle associazioni culturali attivenei territori periferici. L’obiettivo è crearne al-tri sette in città e metterli tutti in rete tra loroper dialogare con le grandi istituzioni culturalie per portare cultura di qualità in periferia. Iltutto senza una duplicazione di costi e con lacondivisione delle importanti offerte già a di-sposizione. In quest’ottica abbiamo avviatouna collaborazione tra la Casa del Cinema e ilcentro Elsa Morante e ci auguriamo di poterproseguire con il teatro».

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Adottata dalla giunta regionale loscorso dicembre, la legge quadro re-gionale per il cinema e l’audiovisivonasce da una nuova politica cultu-

rale basata sulla riduzione degli sprechi e sulsuperamento della frammentazione e s’avvia inConsiglio regionale per la definitiva approva-zione. Con circa 80mila addetti, oltre 500 so-cietà, il 70% della produzione nazionale difiction e 600 milioni di euro di business ognianno, il settore rappresenta un patrimonio co-spicuo per il Lazio, proprio per questo la Re-gione ha optato per una razionalizzazione dellerisorse e per il superamento di un «sistema ec-

cessivamente policentrico»,come ha spiegato l’assessorealla Cultura, arte e sport dellaRegione Lazio, Fabiana San-tini. «Non una legge autorefe-renziale ma, al contrario, unconfronto sistematico e co-struttivo con tutte le categoriedegli operatori interessati».

La legge prevede uno stan-ziamento iniziale di 15 mi-lioni di euro per tutte leattività imprenditoriali chesi svolgeranno nel Lazio.

Nuove risorse per contrastarela delocalizzazione

Un nuovo ente per il cinema e l’audiovisivo, un osservatorio e un tavolo

di confronto. Sono le basi della legge quadro voluta dall’assessore

Fabiana Santini per rilanciare la cultura

Elisa Fiocchi

Fabiana Santini, assessore alla Cultura, arte e sport della Regione Lazio

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nell’ambito della cultura?«Parlando dell’ambito di

competenza del mio assesso-rato, nessun altro settore ne-cessitava di un’opera dirazionalizzazione e messa a si-stema quanto quello del ci-nema e dell’audiovisivo, vistala controproducente pluralitàdi soggetti e di strumenti che

si era stratificata nel tempo. Per quanto con-cerne l’arte, la promozione culturale, lo spet-tacolo dal vivo, l’esigenza è soprattutto quelladi svecchiare gli strumenti normativi, fare leggiquadro semplici e trasparenti e concentrare lerisorse su pochi, espliciti obiettivi di valorestrutturale, evitando le mille inutili dispersioniche ancora perdurano, non dimenticandoun’attenta analisi delle effettive e concrete esi-genze dei diversi comparti».

Il Festival di Roma si sostiene economica-mente grazie agli sponsor e alle istituzionilocali. Quanta rilevanza assumono gli inve-stimenti privati nell’intero sistema culturadel Lazio? «Certamente un ruolo di crescente rilevanza,anche in presenza di bilanci pubblici che esi-gono scelte sempre più attente e selettive. Legrandi mostre romane non sarebbero le stessesenza il concorso degli sponsor privati: il Fe-stival di Roma è uno dei casi di maggiore suc-cesso da questo punto di vista».

Fabiana Santini

Sulla base di quali criteri saranno distribuitele risorse? Sarà in tal modo allontanato il ri-schio di una delocalizzazione delle produ-zioni cinematografiche?

«Il principale obiettivo della legge, almenoper ora, è quello di combattere la delocalizza-zione e di invertire questa tendenza, che im-poverisce il nostro sistema economico e haricadute occupazionali e sociali inaccettabili.Quanto ai criteri, ci affideremo a una sorta di“automatismo”, nel senso che tutti coloro cherisponderanno a certi requisiti oggettivi (a co-minciare dalla percentuale spesa nel Lazio deicosti complessivi di produzione di un’opera au-diovisiva) avranno diritto - fino a esaurimentodel budget annuale - a un rimborso delle spesenel caso in cui le fatture certifichino che sonostate effettuate nella regione».

Uno degli obiettivi del provvedimento stanell’eliminazione degli sprechi, anche a li-vello di tagli dirigenziali. Quali altre com-plessità economiche vive la regione

��La delocalizzazione è una logica

da invertire: impoverisce il nostrosistema economico e ha ricaduteoccupazionali e sociali inaccettabili

Il numero di impreseattive nel settore

del cinema e degliaudiovisivi

SOCIETÀ500

Il fatturato annualeche vanta il 70%della produzione

nazionale di fiction

BUSINESS

600mln

Il Festival Internazionaledel Film di Roma, inprogramma dal 27ottobre al 4 novembre2011, taglierà il traguardodella sesta edizione

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INDUSTRIA AUDIOVISIVA

Dopo l’impennata del 2010, che ha segnato il record al botteghino, l’industria cinematografica

italiana si prepara ad allargare il mercato. Per Riccardo Tozzi, presidente di Anica, si chiude

la stagione della rifondazione. Ed entrano in scena i grandi istituti bancari

Paola Maruzzi

Nuove luci si accendonosul cinema made in Italy

Posto che le produzioni cinematogra-fiche stanno gradualmente perdendoil sostegno finanziario dello Stato - loha dimostrato il 2010, in cui gli in-

vestimenti della quota pubblica sono scesi a35,4 milioni di euro contro i 70,9 del 2008,portando a 31 su 114 il numero delle pellicoleche hanno goduto dei contributi statali - ci siinterroga sui nuovi stimoli per produrre e gi-rare film in Italia. Una boccata d’ossigeno ar-riva dal versante privato, che l’anno scorso hamesso sul piatto ben 277 milioni, totaliz-zando un +7,3%. Ora si preparano a entrarein scena anche i grandi istituti bancari e, a

detta del presidente di Anica,Riccardo Tozzi, si aprirà unanuova stagione di consolida-mento. “This must be theplace” di Paolo Sorrentino,che dal Festival Cannes si èportato a casa il premio Ecu-menio, è la prima case historydi un regista italiano che spe-rimenta quest’incontro vir-tuoso: entrando nel vivo diuna produzione internazio-nale, Intesa Sanpaolo hamesso a disposizione 2,5 mi-lioni di euro, su un budgettotale di 28 milioni di dol-lari. Al Festival non si potevanon toccare l’argomento, cosìnel cuore dell’Italian Pavillon

è stato siglata la convenzione tra Mediocre-dito Italiano del Gruppo Intesa Sanpaolo eAnica Servizi, relativa all’accesso ai finanzia-menti ordinari da parte delle imprese di pro-duzione cinematografiche. Un’altra buonanotizia, che si somma alla performance dellepellicole made in Italy. Nel 2010 la quota dimercato nazionale è stata del 32% e nei primimesi del 2011, complici i successi di CheccoZalone e Antonio Albanese, è arrivata addi-rittura al 65. Ora si passa alla seconda fase.

Dopo il difficile decennio partito nel2000, la rifondazione del cinema italianovolge al termine. Come far sì che si passialla fase di consolidamento vero e proprio? «In questo decennio si è ricreato il cinema inItalia. Abbiamo ricostruito l’industria, il si-stema di produzione, il mercato, il rapportocon il pubblico. Le cifre lo confermano, lacrescita è stata straordinaria. Quest’anno sichiuderà con una quota di mercato del 40%,tra le più alte al mondo. Abbiamo superatopersino la Francia. Bisogna - questo sarà ilcompito che porteremo avanti nei prossimidieci anni - allargare il mercato. Proviamo aparagonarci alla Francia, da un punto di vistacinematografico equivalente all’Italia: lì cisono 6mila schermi contro i nostri 3mila;200 milioni di spettatori contro i nostri 100milioni; 250 film annui contro i 120 italiani.Dobbiamo recuperare questo deficit. Per farloc’è bisogna di più sale, più film e, in defini-tiva, di più spettatori».

Sotto, Riccardo Tozzi,

presidente di Anica

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Riccardo Tozzi

Nel documentario “Buio in sala”, Riccardo Marchesini fanotare come dal 2000 in Italia abbiano chiuso i battenti 616sale cinematografiche medio-piccole. L’Emilia Romagna è lapiù colpita. Come far ripartire il sistema nelle città? «Siamo di fronte a un paradosso: i cinema urbani chiudonoe il numero degli schermi è in aumento. Significa che il mer-

cato è dominato dai multi-plex, in crescita ma non an-cora distribuiti in modo equi-librato su tutto il territorionazionale, cosa che dipendedagli incentivi e dalla pianifi-

cazione regionale. Agli enti locali sta anche ilcompito di incentivare e riproporre l’aper-tura dei “vecchi” cinema che sorgevano neicentri cittadini, oggi “strozzati” dalla man-canza di una vera e propria politica di svi-luppo. Pensiamo per esempio alla tassa sullanettezza urbana: è impensabile che un ci-nema paghi come dieci ristoranti, quandosporca decisamente meno».

I costi della Capitale sono in aumento esono sempre più forti le Film Commissionregionali, soprattutto in Puglia e Piemonte.Per quanto riguarda la produzione, Romasta perdendo il suo ruolo da protagonista?

«Verissimo. Negli ultimi cin-que anni nel Lazio si è perdutoquasi il 25% della produzione.La fiction è migrata addirit-tura fuori dall’Italia, mentre ilcinema si sta delocalizzandolungo la Penisola, Piemonte ePuglia principalmente, ma an-che Sicilia e Friuli. Stanno par-tendo la Toscana, l’Emilia Ro-magna e la Lombardia. Laconcorrenza regionale sarà unpo’ la nuova frontiera del ci-nema made in Italy».

Farà bene all’industria ci-nematografica?«Sì, anche se difficilmente si

A fianco, Riccardo Tozzi, Nicola Corigliano

di Mediocredito Italiano e Paolo Ferrari, presidente

di Anica Servizi al festival di Cannes

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È verosimile ipotizzare che l’interventodelle banche possa portare a unamaggiore attenzione verso i contestiinternazionali

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LAZIO 2011 • DOSSIER • 89

Page 86: dossier lazio 06 2011

INDUSTRIA AUDIOVISIVA

90 • DOSSIER • LAZIO 2011

raggiungeranno gli standard quantitativi delLazio, seppure qui persistono certe difficoltà.Se mediamente una regione attira al massimocinque o sei produzioni all’anno, da noi oc-corre mantenerne decine e decine».

A Cannes è stata firmata la convenzionetra Mediocredito Italiano e Anica Servizi. Aquali nuovi cambiamenti andrà incontro ilcinema italiano? «Sarà una boccata d’ossigeno. Gli istituti ban-cari stanno già mostrando un inaspettato in-teresse verso le produzioni di qualità, senzaminimamente interferire sui contenuti».

Si è fatto notare come “This must be theplace” di Sorrentino, uno dei primi filmitaliani prodotti con il tax credit e primacaso in cui un grande gruppo bancarioviene coinvolto, abbia già dal titolo un ri-ferimento internazionale. È un segnale?«È verosimile ipotizzare che l’intervento dellebanche possa portare a una maggiore atten-

zione verso i contesti internazionali. Le nostreproduzioni all’estero hanno più possibilità diquanto si pensi, anche se alcuni aspetti, comela promozione, non vengono curati molto.Sapendo che ci sono degli investitori interes-sati a questo tipo sviluppo, si farà maggiore at-tenzione».

Quali altre forme di finanziamento chiedeil made in Italy cinematografico?«Sicuramente c’è bisogno dell’apporto deglienti locali e delle regioni. Fino a oggi ne sonoentrate in scena principalmente quattro o cin-que, prima o poi si muoveranno tutte. L’idealesarebbe emulare quello che accade in America,in cui gli Stati entrano gioco in maniera de-terminante. Un capitolo a parte andrebbeaperto sullo sviluppo dell’offerta legale in rete,combattendo la pirateria. Internet è una fonteimportantissima di commercializzazione delcinema e dopo aver sottratto spettatori pa-ganti, li restituisce».

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Negli ultimi cinque anni nel Lazio si è perduto quasi il 25% della produzione, il cinema si sta delocalizzando

A sinistra, Paolo

Sorrentino sul set di “This

must be the place”. In

basso, le riprese del film “Il

signor H” di Dante

Marmone, con Alessandro

Haber, girato in Puglia con

il contributo di Apulia Film

Commission

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92 • DOSSIER • LAZIO 2011

Fabiano Fabiani,

presidente

dell’Associazione

Produttori Televisivi.

Nella pagina accanto,

la quarta edizione del

Roma Fiction Fest

settore. Fabiani non sisbottona sulle anticipa-zioni in programma,«aspettiamo l’avvallodella Regione», ma ècerto che il prodottoitaliano busserà alleporte di buyer e diret-tori dei palinsesti televisivi di tutto il mondo.«Sarà una grande opportunità di vetrina e discambi internazionali, sia sul versante creativoche su quello produttivo in senso stretto».

Sky, digitale terrestre e web tv, con i loronuovi target di consumatori, si annuncianocome il futuro della televisione. Si aprirannonuove opportunità che in Rai e Mediaset ri-schiano di rimanere in stallo?«Le cose non cambieranno molto per via diun’irrisolta e anomala questione della proprietàdei diritti tipica del settore televisivo italiano,caratterizzato da rapporti contrattuali forte-mente asimmetrici tra produttori ed emittenti.A prescindere dalle piattaforme e dalla moda-lità trasmissive, esistenti o da inventare, i pro-duttori - a parte casi rarissimi - non conservanoi diritti sulle opere realizzate. La situazione pro-

Secondo l’Osservatorio sulla fiction ita-liana, nel passaggio dalla stagione2007-2008 a quella 2008-2009, si èregistrata una progressiva contrazione

dell’offerta di fiction inedita, programmata daRai e Mediaset, scesa a 646 ore. In onda sulleemittenti principali ci sono pochi prodotti “fre-schi” e non sembra che l’avvento delle nuovepiattaforme, da Sky alla web tv, possa miglio-rare di molto lo scenario a causa di un’«ano-malia» tutta italiana. Ad affermarlo e ad ap-profondire l’argomento è Fabiano Fabiani,presidente dell’Apt, il cui 90% degli associati -45 in tutto, concentrati prevalentemente nellaCapitale - si dedicano appunto alla fiction. Po-sitivo, invece, il giudizio sulla legge quadro re-gionale per il cinema e l’audiovisivo. «Per laprima volta viene garantito l’accesso ai finan-ziamenti anche ai produttori televisivi, offrendocosì un incentivo ai produttori di tutti i generiperché restino a girare nel Lazio». La “mac-china” vuole ripartire e trovare nuovo slancioper affacciarsi su mercati internazionali. NellaCapitale, infatti, c’è grande attesa per la quintaedizione del Roma Fiction Fest, l’evento inter-nazionale di luglio che ha colmato finalmenteun vuoto, dando ossigeno al giro d’affari del

Le piattaforme di trasmissione cambiano

e l’industria televisiva chiede nuovi stimoli.

Ne parla Fabiano Fabiani, presidente

dell’Associazione produttori televisivi.

Intanto i produttori della Capitale,

e non solo, si preparano all’appuntamento

di luglio, il Roma Fiction Fest

Paola Maruzzi

INDUSTRIA AUDIOVISIVA

È la fiction l’animadell’industria televisiva

Page 89: dossier lazio 06 2011

LAZIO 2011 • DOSSIER • 93

altre strade e trovare fonti di finanziamento al-ternative, per esempio co-produzioni, venditeall’estero, product placement».

In America Latina si fanno fiction a uncosto dell’80% inferiore al nostro e i loroprodotti vengono venduti in tutto il mondo.In Italia c’è tutt’altra scuola di pensiero.«Ha mai visto una fiction argentina? Battute aparte, si tratta di programmi industriali a bas-sissimo costo e di certo non destinati al primetime, mentre il prodotto italiano è di alta qua-lità. I produttori italiani sono stati, comunque,in grado di abbassare il budget – gli esempi di“Un posto al sole” e “Vivere” lo dimostrano -,pur dovendo affrontare un costo del lavoro piùalto di quello dei paesi centro e sudamericani.Sulle esportazioni purtroppo vale sempre il di-scorso sui diritti: le emittenti hanno minor in-teresse dei produttori per la commercializza-zione all’estero, non fa parte del core business,senza mettere l’accento sulla questione lingui-stica. Lo spagnolo è la seconda lingua più diffusaal mondo».

voca conseguenze che sonosotto gli occhi di tutti: da unaparte, i produttori vedono ine-vitabilmente rallentata la propria crescita in-dustriale, dall’altra, le piattaforme trasmissivediverse dall’emittenza generalista, sono costrettea rallentare il loro sviluppo per mancanza diprodotti “freschi” da trasmettere».

Gli investimenti della Rai per la produzionedi fiction sono passati dai 284 milioni di eurodel 2008 ai 200 del 2009. Per Mediaset sonoscesi di 105 milioni, da 250 nel 2008 a 145nel 2009. Quali misure sta prendendo Apt?«La contrazione non è dell’offerta ma della do-manda, in parte causata dalla crisi degli inve-stimenti pubblicitari, che ha portato le princi-pali emittenti generaliste a tagliare i costi sulprodotto pregiato, in particolare la fiction. Èuna politica imprenditoriale irragionevole per-ché taglia sul genere che di fatto produce mag-giori ascolti, quindi ricchezza per le emittentistesse, anche perché è un prodotto replicabile.Come Apt già da tempo chiediamo all’Agcomdi sorvegliare adeguatamente le quote di inve-stimento dovute ai produttori indipendenti perlegge. D’altra parte, aiutiamo i soci a esplorare

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Il Roma Fiction Fest sarà una grandeopportunità di scambi internazionali,sia sul versante creativo che su quelloproduttivo

Fabiano Fabiani

Le realtà cheappartengono al

comparto audiovisivoitaliano e ai settori

connessi. Di queste,2.300 si occupano diattività radiotelevisive,che impiegano circa200mila lavoratori

IMPRESE

9mila

Sono derivati, nel2007, dalla sola

produzione di fiction.I restanti 386 milioni

provengono daintrattenimento,

cinema e altre attività

RICAVI

520mln

Page 90: dossier lazio 06 2011

94 • DOSSIER • LAZIO 2011

Michelangelo Antonioni, PietroGermi, Paolo Virzì. Sono alcunidegli ex allievi che hanno fre-quentato la Scuola nazionale di

cinema a Roma, la più antica istituzione del set-tore e tra le più prestigiose al mondo. Rigoro-samente a numero chiuso - gli aspiranti sonochiamati a superare numerose prove di sele-zione, dal colloquio a un seminario propedeu-tico in cui si capisce se c’è la stoffa per conti-nuare - la mecca della cinematografia è unincubatore di talenti. Non è un caso che questafortunata categoria di studenti (solo sei all’annoper ogni corso) venga velocemente assorbita dalmercato del lavoro già durante il periodo diformazione. Perché la scuola, oltre che essere ca-talizzatore di docenti d’eccezione, è una palestradi “messa in scena”. Qui, come nell’industria ci-nematografica, le nuove tecnologie entrano didiritto ma senza scomporre troppo le profes-sionalità. «Che il supporto sia la pellicola o il di-gitale, contano i linguaggi» dice il direttoreAdriano De Santis. Eppure qualcosa cambia,persino dove sembrerebbe meno scontato. «An-che l’attore deve prenderne coscienza, perchénon è la stessa cosa recitare davanti a un obiet-tivo 50 piuttosto che 75».

Didattica e nuove tecnologie. Quali nuoveopportunità si aprano?«Le nuove tecnologie sono di grandissimo aiutoe molto utili per sviluppare esercizi sul linguag-gio cinematografico soprattutto per fotografi,produttori e registi. Non dovendo fare un pro-dotto fruibile dalle grandi sale, è comodo fare pa-lestra usando attrezzature “leggere”».

Le cosiddette troupe leggere permettono difare un cinema più economico e fanno presa

sui giovani emergenti. Ma la qualità del pro-dotto ne risente?«Sfatiamo un luogo comune: non è sempre dettoche girare in digitale sia meno costoso perché, peresempio, la post produzione è molto complessa.Se si punta all’eccellenza il budget rimane alto.Certo, le cose cambiano se al posto della nuovaAlexa si usa la telecamerina consumer, meno so-fisticata ma, un po’ come è accaduto per la di-scografia, capace liberare la creatività di molti gio-vani alle prime prese con la cinematografia».

L’impiego di attrezzature soft, significa che cisarà meno bisogno di alcune figure classiche? «Le troupe e gli equilibri di squadra non subi-scono nessuna riduzione. Cambia il supporto, mase prendiamo la fotografia, i fuochi e i carrellivanno fatti lo stesso. Certo, ci sono ambiti in cuila tecnologia facilita molto il lavoro rispetto alpassato, su tutti il montaggio».

Il centro ha accolto il dipartimento digi-tale, che si presenta come avanguardia euro-pea. Perché questa piattaforma non è ancoradecollata del tutto?«È partita una prima parte legata alle riprese e almontaggio del “green screen”, con una serie di

Adriano De Santis,

direttore della Scuola

nazionale di cinema

di Roma. A destra,

allievi del corso di regia

Creatività come strumento baseRivoluzione digitale? Il Centro sperimentale di cinematografia non si scompone. Dalla pellicola al virtual

set, contano le idee e i linguaggi. Ne parla Adriano De Santis, direttore della scuola, diventata negli anni

un riferimento internazionale

Paola Maruzzi

INDUSTRIA AUDIOVISIVA

Page 91: dossier lazio 06 2011

LAZIO 2011 • DOSSIER • 95

macchine che lavorano sulle scenografie virtuali. Nel frattempo ab-biamo avviato anche un altro progetto molto importante: la rea-lizzazione di una struttura unica in Europa che attraverso com-puter in rete ci permette di lavorare su diversi aspetti dellacinematografia. Per il progetto complessivo più ampio del teatroci sono stati rallentamenti dovuti a lungaggini burocratiche. Pro-babilmente verrà consegnato dopo l’estate».

Con le sedi di Torino, Milano e Palermo la scuola ha trovatonuove specialità. Si sta giàpensando a una prossimasede regionale?«Presto all’Aquila sarà attivo uncorso di reportage giornalistico.Si andrà così ad assorbire l’Ac-cademia dell’immagine. La fi-losofia del Centro sperimen-tale di cinematografia è farpartire percorsi formativi chenon siano in competizione conRoma, che rimane centrale. Lesedi decentrate, dal punto divista del budget, gravano sullaregione di appartenenza: que-sto è molto importante perchépermette di trovare altri spazi ealtre risorse finanziarie, neces-sarie si vuole puntare alla qua-lità della formazione. A Torino

si è sviluppata l’animazione, a Milano il cinemad’impresa, a Palermo il documentario storico-artistico».

Tra i 232 enti culturali, la scorsa manovrafinanziaria ha rischiato di far chiudere ancheil centro, poi salvato in extremis. Il pro-blema sembra riproporsi ogni anno, comerisolverlo?«È un tasto dolente, soprattutto se si considerache siamo in crescita: solo a Roma ci sono 150docenti di altissimo livello. La nostra risposta èfornire una didattica di qualità, ricca di rapportiinternazionali. Tre le ultime iniziative c’è un la-boratorio interdisciplinare sugli stimoli creativi,nato da un’idea di Daniele Luchetti. Abbiamoospitato già Jannis Kounellis e Sabina Guzzanti.Cerchiamo di catalizzare l’attenzione. A questoproposito, il 20 giugno ci sarà la presentazionedi un grande evento culturale, su cui non possosvelare ancora nulla».

A giugno partiranno anche i nuovi bandiper reclutare nuovi talenti. Negli anni il nu-mero di candidati stranieri è aumentato?«È rimasto sostanzialmente invariato. Gli stra-nieri non sono molti perché le professionalità ci-nematografiche sono legate alla lingua madre ealla sua padronanza. Partirà comunque unacampagna di promozione».

Adriano De Santis

Page 92: dossier lazio 06 2011
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Umberto Vattani,

presidente dell’Istituto

nazionale per il

Commercio estero

esteri per favorire azioni di fidelizzazione versole eccellenze del nostro made in Italy. Il sostegnodell’Ice alle imprese italiane all’estero sarà quindiassicurato nonostante i noti vincoli di finanzapubblica che hanno fortemente ridotto le risorsea disposizione dell'Istituto in questi ultimi annie conseguentemente obbligato a scelte priorita-rie che stanno privilegiando, a seconda dei set-tori, le iniziative a forte partecipazione aziendale.Naturalmente nei sistemi di produzione ci sononuove modalità che noi seguiamo con grandeinteresse da tempo. Uno fra tutti il sistema di fi-liera come quello di Italy for sport, infrastrutturee contract».

Il punto di partenza del percorso d’inter-nazionalizzazione è la selezione dei mercativerso i quali esportare i prodotti. Come vieneaffrontato questo difficile passaggio? «La conoscenza dei mercati deriva dal fatto chesiamo presenti in 86 paesi e siamo perciò in

L’XI rapporto di previsione Ice-Pro-meteia ha evidenziato una sostan-ziale stabilità della posizione com-petitiva italiane in Europa

Occidentale nel 2010. La quota complessiva èperò leggermente diminuita e si nota un inde-bolimento nel sistema moda. L’Italia mai comeora deve affrontare l’affermazione del made inItaly a livello internazionale e individuare i mer-cati più interessanti. Umberto Vattani, presi-dente dell’Istituto nazionale per il Commercioestero spiega come affrontare questo momentodelicato.

Quali le strategie per il 2011 per potenziarela visibilità dei prodotti made in Italy e con-solidare le opportunità di business?«La strategia promozionale dell’Istituto, dettatadalle linee direttrici 2011 del ministro delloSviluppo economico, prevede azioni promo-zionali nei paesi Bric, nelle aree economica-mente avanzate e sui mercati ad alta potenzia-lità di crescita. L’Ice mira a migliorarel’interscambio commerciale bilaterale con que-sti Paesi e gli investimenti diretti in Italia. In si-nergia con gli altri attori pubblici dell’interna-zionalizzazione, sono previste azioni di followup delle missioni imprenditoriali e di sistema erafforzeremo i rapporti con i canali distributivi

104 • DOSSIER • LAZIO 2011

MADE IN ITALY

Dal commercio mondiale sono venute, a

partire dai mesi centrali del 2009,

importanti opportunità per le imprese

italiane. Umberto Vattani, presidente

dell’Ice, individua le azioni per valorizzare le

eccellenze del nostro Paese

Renata Gualtieri

La moda all’estero parla italiano

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LAZIO 2011 • DOSSIER • 105

mercati più interessanti a seconda dei settori.Vorrei invitare gli imprenditori a rivolgersi ainostri uffici per ottenere informazioni, notizie diprimo orientamento. I nostri funzionari sono aloro disposizione e il loro compito è di rispon-dere alle istanze loro rivolte dalle associazioni diimpresa e dalle imprese stesse».

Gli Stati Uniti sono il terzo mercato di de-stinazione delle nostre esportazioni e il primomercato extraeuropeo, con oltre il 6% deltotale delle nostre vendite estere. Quali leiniziative programmate, d’intesa con il mini-stero dello Sviluppo economico, per il mer-cato statunitense?«Il mercato americano è stato sempre moltosensibile alla moda italiana e a tutti i prodotti,anche accessori che lo accompagnano. L’imma-gine complessiva è estremamente attraente e leazioni promosse dall’Ice per rafforzarla hannoreso molto popolare il made in Italy. Nel 2008insieme a Isabella Rossellini, quale testimonial,abbiamo avviato la campagna “Let yourself becharmed by an Italian” che ha riscosso un gran-dissimo successo. Nel 2009 abbiamo coinvoltola stampa specializzata su tutto il territorio de-gli Stati Uniti con una campagna dal titolo “If

grado di cogliere le opportunità che si presen-tano localmente. Le notizie provenienti dai no-stri uffici vengono esaminati dai nostri funzio-nari competenti per settore che si mettono incontatto con le associazioni di categoria sul ter-ritorio. Particolari analisi vengono effettuate incollaborazione con Prometeia per individuare i

Umberto Vattani

Le esportazioni di Tessile-Moda italino (2005-2010)

2005

18000

14000

10000

6000

2000

(milioni di euro correnti)

4000

8000

12000

16000

2006 2007 2008 2009 20100

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15,0

5,0

-5,0

-15,0

-25,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

Intra UE Extra UE 27 Var % totale (sc. dx)

Fonte: SMI su Indagini Interne, ISTAT, Sita Ricerca e Movimprese

Page 96: dossier lazio 06 2011

106 • DOSSIER • LAZIO 2011

you speak Fashion you speak Italian”. Anchequest’anno d’intesa con le aziende del settorestiamo realizzando importanti eventi pressopunti vendita nella zona di New York e Los An-geles. Molte imprese ci seguiranno ai “Market”di Las Vegas e di New York, eventi questi dedi-cati alla moda uomo, e a “Premiere Vision Pre-view” di New York, dove sarà in prima linea iltessile moda».

A marzo l’Ice ha presentato all’Artis Tree diHong Kong, l’evento “Promozione del tessile,abbigliamento, moda in Paesi Bric e nuovimercati”, volto a diffondere la conoscenzadei prodotti italiani del comparto moda inCina e Hong Kong. Quali spunti interessantisono emersi per incrementare la vendita deiprodotti italiani già noti ed apprezzati e dif-fondere nuovi marchi nel mercato cinese?«Hong Kong è una delle più importanti ported’ingresso verso la Cina ma si contraddistingueanche per cultura e formazione anglosassone. Lenostre iniziative si avvalgono di un sistema dicomunicazione e di distribuzione molto vicino

ai modelli occidentali. Abbiamo così attiratobuyer cinesi molto interessati all’offerta italianadi alta qualità e abbiamo avviato negoziati conla Grande distribuzione. Infine abbiamo messoin programma visite di compratori cinesi alleprincipali manifestazioni fieristiche italiane».

L’Ice ha partecipato con alcune tra le mi-gliori firme della moda italiana alla primaedizione della manifestazione San Paolo Prêt-à-Porter. Che importanza può rivestire que-sta nuova iniziativa brasiliana per promuo-vere e consolidare nel continente latinoamericano l’eccellenza del settore tessile edell’abbigliamento italiano? «Al Brasile dedichiamo molta attenzione pro-prio perché offre grandi opportunità per le no-stre imprese. I grandi marchi italiani si sono giàaffermati ma le aziende medio-piccole incon-trano forti difficoltà. L’Ice intende promuo-verle, fornire loro assistenza e facilitare i lorocontatti con imprenditori locali. Purtroppo idazi di ingresso per i nostri prodotti di eccel-lenza sono ancora molto elevati».

� ���L’Ice, secondo le linee direttrici 2011 del ministro dello Sviluppo

economico, prevede azioni promozionali nei Paesi Bric

MADE IN ITALY

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L’assessore alle Attività produttivedel Comune di Roma, DavideBordoni, al termine della cerimo-nia di consegna degli attestati di

partecipazione al seminario di moda realiz-zato nell’ambito della convenzione stipulatatra Roma Capitale e Fondazione Micol Fon-tana, ha consegnato alla presidente la LupaCapitolina. «Un riconoscimento che vuoletestimoniare l’attenzione di Roma Capitalenei confronti di una donna che ha saputoconiugare il ruolo di ambasciatrice dell’altamoda italiana nel mondo con quello di mae-

stra di una sapienza artigianale da tramandarealle nuove generazioni».

Cosa ha rappresentato per lei la consegnadella Lupa Capitolina?«Durante la mia lunga carriera, ho avutol’onore di accettare molti premi, onorificenze,attestati. Ricevere la Lupa Capitolina dal sin-daco Alemanno e dall’assessore Bordoni comericonoscimenti di un’attività e di un impegnoper una vita dedicata alla moda è stato com-movente ed emozionante; ho ricordato a tuttiche non ero sola a conquistare il successo maeravamo in tre e ho felicemente accolto que-sto importante omaggio di Roma Capitaleanche a nome di Zoe e Giovanna».

La scelta di Roma, un po’ frutto del caso,quali occasioni ha offerto al suo lavoro?«La nostra avventura è iniziata nel 1936 conuna bella dose di coraggio e intraprendenzada parte nostra e con il sostegno dei nostri ge-nitori. Iniziare una nuova vita nella Capitaleè stato un bel salto nel buio, ma quella fu pernoi una scelta determinante che, attraversotanto lavoro e dedizione, ci ha portato al suc-cesso. La grande occasione arrivò con la finedella guerra, e grazie alla presenza degli studidi Cinecittà, per cui Roma divenne la metaprediletta dei divi e delle dive del cinema, so-

Il cuore dello storico atelier continua

a vivere e a suscitare emozioni

come custode delle radici dell’alta moda

italiana e di grande artigianato

e come laboratorio progettuale e fucina

di creatività, animato dall’entusiasmo

di Micol Fontana

Renata Gualtieri

Sotto, Micol Fontana,

presidente

dell’omonima

Fondazione

Roma omaggia la signoradell’alta moda italiana

118 • DOSSIER • LAZIO 2011

MADE IN ITALY

credit foto: Roberta Lami

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LAZIO 2011 • DOSSIER • 119

nostra epoca, quando la moda significava so-prattutto eleganza, buon gusto, costruzionesartoriale, originalità, e metteva in risalto lafemminilità vestendola non spogliandola».

Come maestra di una sapienza artigia-nale da tramandare alle nuove generazioni,quale consiglio darebbe a un giovane stili-sta?«Presso la Fondazione incontro molto gio-vani aspiranti stilisti che mi chiedono consi-gli in merito. La mia risposta è: lavorare, la-vorare, lavorare; credere fortemente in ciòche si fa, essere molto pazienti, avere pas-sione e spirito di sacrificio e avventura, ri-spetto per se stesso e per gli altri».

Come viene messo a disposizione dellegenerazioni future il grande patrimonio la-sciato in eredità dall’Atelier Sorelle Fon-tana?«La Fondazione Micol Fontana è un’associa-zione no-profit istituita nel 1994, integrataufficialmente nell’Albo degli Istituti cultu-rali della Regione Lazio, e dichiarata “Archi-vio di notevole interesse storico” dal ministeroper i Beni culturali. Con la Fondazione dellaquale sono presidente, ho realizzato un pro-getto - molto amato e perseguito con grande

prattutto quello hollywoodiano. Il nostroAtelier vestì le attrici più famose e, avveni-mento determinante per il nostro lancio in-ternazionale, fu il vestito da sposa per LindaChristian con Tyrone Power, le cui foto com-parvero su tutte le testate mondiali».

Nel corso del tempo, è cambiata l’Italia,le tradizioni, le mode. Cosa le piace e cosano della moda di oggi?«È una domanda a cui non rispondo volen-tieri, non mi piace esprimere giudizi sul la-voro altri. Comunque ho difficoltà a ricono-scere in certa moda di oggi i canoni della

Il grande patrimoniolasciato in eredità

dall’Atelier delle sorelleFontana, creato dal 1940 al 1990

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Micol Fontana

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Determinante per il nostrolancio internazionale fu il vestito da sposa per Linda Christian

Sotto, Linda Christian prova l’abito da sposa per il suo matrimonio con Tyrone Power

(1949). A sinistra, Audrey Hepburn nell'Atelier delle Sorelle Fontana

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Page 100: dossier lazio 06 2011

120 • DOSSIER • LAZIO 2011

� � determinazione - in omaggio a una vita de-dicata, con le mie sorelle, al mondo dellamoda e rivolto al conseguimento di obiettiviculturali, didattici e sociali. Il grande patri-monio lasciato in eredità dall’Atelier dellesorelle Fontana, costituito da oltre 200 abiti

dal 1940 al 1990, una vastaraccolta di figurini, ricami eaccessori, biblioteca, emero-teca, fondo fotografico, èconservato nell’Archivio dellaFondazione come memoriadel passato, messo al serviziodelle nuove generazioni. Ilcuore dello storico Ateliercontinua a vivere e a suscitareemozioni, sia come custodedelle radici dell’alta moda ita-liana, espressione massima digrande artigianato, sia comelaboratorio progettuale e fu-cina di creatività, attraversol’organizzazione di seminari,corsi di formazione, mostre,visite ed incontri culturali».

Come avete recuperato gliabiti fatti nel corso di unquarantennio?«Noi sorelle abbiamo sempre

avuto la lungimiranza di conservare i fruttidel nostro lavoro. A questi si sono unite le do-nazioni da parte di affezionate clienti. Dopoil successo della fiction “Atelier Fontana. Lesorelle della Moda”, prodotto da Rai e Lux-vide e andata in onda quest’anno, il nostropatrimonio si ulteriormente arricchito dinuove donazioni».

La Fondazione ha tra le sue attività anchequella didattica con l’istituzione di semi-nari di moda e corsi di formazione. Cosaaccade in questo laboratorio progettuale?«I seminari sono rivolti a studenti che fre-quentano accademie, corsi universitari o istitutisuperiori a indirizzo moda italiani e stranieri.Con questa iniziativa, ci proponiamo di tra-sferire ai giovani la memoria storica del nostroAtelier e di dare agli allievi la percezione com-pleta dell’iter creativo che porta alla realizza-zione di un abito di alta moda. Durante il per-corso didattico viene messo a disposizione tuttoil materiale depositato nell’archivio storico:tecniche operative da apprendere e documenti“vivi” che riguardano la nascita dell’alta modaitaliana dal 1940 in poi, da osservare, consul-tare, toccare, conoscere. I seminari sono unagrande opportunità di arricchimento per glistudenti e costituiscono un prezioso bagaglio diesperienze per il loro futuro».

MADE IN ITALY

Ho accolto l’omaggio di Roma Capitale, per una vita dedicata alla moda, anche a nomedi Zoe e Giovanna

A fianco, la consegna

della Lupa Capitolina

in occasione della

cerimonia di consegna

dei diplomi a

conclusione del

seminario promosso

dal Comune di Roma.

Sotto, Liz Taylor

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MADE IN ITALY

122 • DOSSIER • LAZIO 2011

Formazione tradizionale legata a una cinquantennale esperienza e spazio alla sperimentazione

perché «lo stilista non è più il solo creativo ma la moda è frutto di un lavoro di team». La ricetta

della presidente dell’Accademia di costume e di moda, Fiamma Lanzara

Renata Gualtieri

Laboratorio di idee e di ricerca

L’Accademia è un punto di riferi-mento per molte maison di moda.Diversi ex allievi della scuola lavo-rano oggi in importanti uffici stile

di griffe italiane e internazionali, altri sono di-rettori creativi, che sanno di poter trovare gio-vani creativi dove loro stessi si sono formati.«Una solida preparazione culturale, tanta ri-cerca, curiosità per tutto quello che ci cir-conda, capacità di lavoro in team, un’ottimamano nel disegno, e tanta umiltà, perché lamoda – sottolinea la presidente dell’Accade-mia, Fiamma Lanzara – è un lavoro serio, fa-ticoso, di continuo aggiornamento». Il servizio“Career e placement office” segue poi l’inseri-mento degli studenti monitorando continua-mente il mondo del lavoro per rispondere alleesigenze del settore.

Come sono cambiati i programmi di stu-dio nel corso degli anni a seguito dell’evol-versi della cultura, della moda e della societàitaliana?«L’Accademia aggiorna i propri programmiadeguandosi alle richieste ealle esigenze delle aziende, purmantenendo una formazionetradizionale legata alla sua ora-mai cinquantennale espe-rienza. Accanto alle materiegrafiche, molta importanzaviene data ai laboratori, allematerie culturali e alle tecni-che di ricerca».

Nella “scuola-laborato-rio”, quanto spazio c’è oggiper la sperimentazione?«Tanto. I nostri laboratori

sono sempre stati il nostro vanto, sia per lamoda che per il costume. I giovani hanno lapossibilità di sperimentare, ma rimanendosempre legati a una proposta creativa realiz-zabile e concreta. Sperimentazione e innova-zione a uso della realtà produttiva delleaziende».

Dal 1969 l’Accademia assegna ogni annoil Premio Irene Brin a ungiovane stilista di talento.Cosa distingue un giovanecreativo dagli stilisti del pas-sato? «Irene Brin, amava i giovani esi è sempre prodigata per sti-molarne il successo. Il rap-porto di stima e amicizia chelegava la fondatrice RosanaPistolese a Irene Brin è an-cora oggi un importante rife-rimento per l’Accademia che,attraverso una solida forma-

A sinistra, Fiamma

Lanzara, presidente

dell’Accademia di

Costume e di Moda;

in alto, la sfilata Art

of the Loom. Nella

pagina seguente,

laboratorio

e Talents 2011

Credits fotoGiulia Mitarotonda

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Fiamma Lanzara

LAZIO 2011 • DOSSIER • 123

zione basata sullo studio delle materie culturali,offre ai suoi studenti tutti gli stimoli necessariper attingere trasversalmente dalla storia del co-stume all’arte, dal design alla fotografia, dallaconoscenza dei materiali alla sperimentazionedegli stessi. Il lavoro del creativo non è cam-biato, c’è stata una trasformazione della pro-fessione seguendo quella del settore. Le aziendesono oramai diventate multinazionali, lo stili-sta non è più il solo creativo, tutto è frutto diun lavoro di team».

Quali le iniziative promosse nel 2011 chesi inseriscono nello slancio che l’attività cul-turale, espositiva e museale ha avuto nel-l’ultimo decennio nella Capitale?«Certamente si è vista da parte delle istitu-zioni una maggiore attenzione alla culturadella moda e del costume. Altaroma, conun’attenzione particolare ai giovani stilisti,promuove iniziative e manifestazioni checonfermano Roma come capitale della cul-tura della moda. Mostre di importanti stilisticome Capucci, Valentino, Armani hanno su-scitato l’interesse di migliaia di visitatori;esposizioni sull’eccellente lavoro delle sarto-rie cine-teatrali come Annamode, Farani, Ti-relli, hanno fatto riscoprire il valore del lavoro

artigianale che è stato da sempre il nostrofiore all’occhiello».

Quali sono i partnership internazionalidell’accademia e quale è la visibilità suimercati emergenti?«Molti paesi emergenti sono interessati allanostra realtà. Sono molte le richieste di par-tnership con Cina, Paesi arabi e India. Nel2010 attraverso un protocollo d’intesa con ilNational Institute of Fashion di Nuova Delhiabbiamo dato vita al progetto “The Art of theLoom”, una collaborazione tra i due istitutiche hanno realizzato una collezione speri-mentale, ma legata alle reciproche tradizioniculturali. I progetti sono stati presentati du-rante Altaroma e in seguito a Nuova Delhi du-rante Fashionova 2010. Con il supporto degliIstituti italiani di cultura di San Paolo e San-tiago del Cile, dell’Ice di San Paolo e delle am-basciate d’Italia in Paraguay e in Cile, le crea-zioni dei nostri giovani talenti hanno sfilatonel settembre 2010 ad Asuncion, a San Paoloe Santiago, il “Final Work di Moda” si è tra-sformato in ambasciatore dell’eccellenza for-mativa e della creatività italiana. Stiamo inol-tre lavorando per quest’estate a un corsoestivo in accordo con la Parsons Paris».

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I giovani hanno la possibilità di sperimentare, rimanendo semprelegati a una proposta creativarealizzabile e concreta

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130 • DOSSIER • LAZIO 2011

Una società di servizi nel campo della sostenibilità che ha posto in primo piano la sicurezza.

Ne parliamo con i manager di Nalco Italiana, che festeggia i 60 anni dalla sua fondazione

Nicoletta Bucciarelli

Consapevolezza e riduzione nel con-sumo di acqua, energia, altre ri-sorse naturali non rinnovabili eminimizzazione delle emissioni

nell’ambiente stanno sempre più diventandouna scelta e un dovere nelle abitudini di ognigiorno. È proprio in questo campo d’azione chelavora Nalco Italiana. L’azienda nasce nel 1951come prima sede estera di Nalco Company,società di servizi nel settore della sostenibilità,

specializzata nelle applicazioni per l’acqua,l’energia e l’aria, fondata nel 1928 negli StatiUniti e attualmente leader mondiale nell’offertadi soluzioni integrate e innovative nel campodei trattamenti chimici industriali. Con sedeamministrativa a Roma e stabilimento di pro-duzione a Cisterna di Latina Nalco Italiana sidistingue nei suoi 60 anni di attività, dal do-poguerra ai nostri giorni, per essere un’aziendache guarda al futuro e punta a migliorare co-stantemente l’efficienza e la sostenibilità del ci-clo produttivo. Ne parliamo con i manager diproduzione, vendita e servizi di Nalco. «Le divisioni principali di Nalco sono due -afferma Lorenzo Sorrentino, direttore di sta-bilimento Energy Services (ES) e Water andProcess Services (WPS). La divisione EnergyServices fornisce soluzioni per l’industria pe-trolifera, petrolchimica e di gas naturali men-tre la WPS comprende i servizi per l’industriadella carta e per il trattamento delle acque divari mercati industriali, chimico, farmaceu-tico, alimentare, automobilistico, acciaierie,fino ai clienti istituzionali quali ospedali e ho-tel. Dopo la fondazione di Nalco Italiana, la

Innovazioni e sostenibilità

Gianfranco Lanzoni,

direttore vendite

di Nalco Italiana

www.nalco.com

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LAZIO 2011 • DOSSIER • 131

compagnia si espande ulteriormente in tuttoil mondo arrivando oggi a contare una pre-senza globale di 150 paesi di attività, più di12.000 impiegati in tutto il mondo e unavasta rete di stabilimenti produttivi, uffici divendita e centri di ricerca». La sicurezza inparticolare rappresenta un punto fondamen-tale per Nalco. «Lavoriamo costantementeaffinché sia un valore personale per ciascunimpiegato, durante e dopo il lavoro» prosegueil direttore di stabilimento Sorrentino. «Lanostra cultura si basa sul buon esempio datodai manager ma applicato nelle scelte quoti-diane di tutti. Individuare i pericoli e mitigarei rischi, dev’essere un’abitudine mentre si la-vora, si guida o si è in casa. Le squadre diemergenza presenti nelle sedi Nalco sono ad-destrate a rispondere in ogni situazione. Essetrovano nello stabilimento le radici più anti-che e sono state costantemente ampliate emigliorate per divenire parte essenziale delpiano di emergenza studiato ed elaboratodalla direzione e dal personale tecnico. Tuttoil personale è inoltre periodicamente formatoe aggiornato con training teorici e pratici edè chiamato a partecipare attivamente tramitela compilazione di osservazioni sulla sicu-rezza per gestire e migliorare la sicurezza dellostabilimento, degli uffici e presso i clienti».Un valore, quello della sicurezza, espresso

concretamente proprio nell’entrata dell’edifi-cio. «All’ingresso dello stabilimento è pre-sente un contatore che mostra i giorni tra-scorsi dall’ultimo infortunio e ricorda dilavorare sempre in sicurezza, ponendo l’ac-cento su quanto questo concetto sia impre-scindibile e debba essere condivisibile da tuttisu base quotidiana». Per una realtà comeNalco Italiana la molteplicità a cui si rivolgee le differenti industrie servite rappresentanosicuramente un punto di forza. «Il nostrostaff tecnico - commenta Gianfranco Lan-zoni, direttore vendite di Nalco Italiana - èformato di esperti che lavorano ogni giorno afianco dei clienti, ascoltandoli attivamente eindividuando soluzioni efficaci e innovative.Per questo motivo Nalco viene sempre di piùpercepita come una valida risorsa, tecnologi-camente all’avanguardia e immediatamente

Tra le novità c’è Nalco 3D Trasar ®,utilizzato per acque diraffreddamento e per caldaie.Garantisce prestazioni eccellenti e sostenibili

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

132 • DOSSIER • LAZIO 2011

accessibile per rispondere alle molteplici sfidequotidiane e di crescita in un mercato semprepiù difficile e competitivo. La presenza direttasul campo ha innescato un circolo virtuoso: lasempre più vasta cerchia di persone a cui ci ri-volgiamo ci consente di ampliare le nostreesperienze, mentre ci fornisce i mezzi finanziariper sviluppare nuove tecnologie, cherappresentano la vera differenzacompetitiva». Proprio a li-vello tecnologico Nalcosta sviluppando nuovisistemi. «Una novità èrappresentata daNalco 3D Trasar ®–prosegue Lanzoni- peracque di raffredda-mento e per caldaie chegarantisce prestazioni ec-

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cellenti e sostenibili. 3D Trasar ® è un sistemadi monitoraggio basato su sensori ed un soft-ware avanzato che controlla costantemente leacque di sistema 24 ore al giorno, 7 giorni su 7,365 giorni l’anno. Il sistema è costantementesotto controllo per assicurare che operi con lemigliori tecniche disponibili (BAT, Best Avai-lable Techniques) e fornisce indicazioni su even-tuali misure correttive». Tra le realtà di fonda-mentale importanza per la politica di Nalco èmessa in primo piano la questione ambientale.Lo spiega Livio Mattucci, amministratore de-legato di Nalco Italiana. «Aiutando chi si ri-volge a noi ad usare meno acqua ed energia,contribuiamo a conservare le preziose risorsedel pianeta, a ridurre le emissioni nell’aria enell’acqua e a proteggere l’ambiente. Nel con-tempo miglioriamo l’efficienza dei processi edelle operazioni riducendo i costi e tutelandogli impianti. Questo impegno si riflette anchenella partecipazione a importanti iniziative alivello mondiale, quali il carbon DisclosureProject, il Global compact delle NazioniUnite e il CEO Water Mandate. La Tecnolo-gia 3D TRASAR® soddisfa i requisiti delle“migliori tecniche disponibili” per l’efficienza

energetica ai sensi della legislazioneUE nota come IPPC (Integra-

ted Pollution Prevention &Control, Prevenzione e ri-

duzione integrate del-l’inquinamento) voltaa favorire un utilizzoefficace dell’energia,ridurre l’uso dell’ac-qua e diminuire le

emissioni nell’aria enell’acqua».

Sopra, un tecnico

di Nalco al lavoro.

Sotto, immagine

simbolo della

sostenibilità di Nalco

Italiana

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Lavoriamo costantementeaffinché la sicurezza sia un valore personale per ciascun impiegato

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

134 • DOSSIER • LAZIO 2011

Solidità finanziaria, rinnovo tecnologico, versatilità produttiva e strategie di medio periodo

indirizzate all’acquisizione di nuove commesse. Gianpiero Pacchiarotti illustra la formula

che ha reso la Carlucci Spa una delle aziende più importanti nel settore delle etichette autoadesive

Carlo Sergi

La Carlucci cresce con il farmaceutico

«L’imperativo è investire percrescere». Gianpiero Pac-chiarotti, amministratore de-legato della Carlucci Spa,

non usa mezzi termini nel delineare la stradache l’impresa dovrà seguire nei prossimi mesi.La società di Pomezia, leader nel settore dellarealizzazione di etichette autoadesive, hachiuso il 2010 con un bilancio più che posi-tivo. Rispetto al 2009, infatti, si evidenzia unsostanziale incremento dei ricavi, che si atte-stano su valori che superano la soglia degli 11milioni di euro. «È un picco mai raggiunto,finora, dalla nostra società – spiega l’ammi-nistratore delegato -. Abbiamo registrato unincremento in termini percentuali pari a circail 9%». Una crescita che cer-tamente è espressione di unaripresa, seppur lieve, del mer-cato interno.

L’export, invece, soffreancora della congiuntura negativa?«Sebbene il ricavato delle esportazioni sia pas-sato dal 7,84% del 2009 al 6,06% dell’annoscorso, la società sta continuando a consoli-dare il proprio processo di internazionalizza-zione commerciale, con previsioni di fatturatoper il 2011 tendenzialmente in linea con lamedia dell’ultimo biennio. Analizzando i dati

Gianpiero Pacchiarotti,

Ad della Carlucci Spa

di Pomezia

www.carluccispa.it

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Carlucci Spa

LAZIO 2011 • DOSSIER • 135

relativi al fatturato globale dei primi mesi del2011 si evince un incremento rispetto al primotrimestre del 2010, sia in termini assoluti, siacon riferimento ai margini economici».

Quali strategie perseguirà il vostro ma-nagement per mantenere il trend di cre-scita?«Stiamo strutturando una strategia di medioperiodo tesa ad acquisire nuove commesse diproduzione da operatori nazionali e interna-zionali, aventi ad oggetto produzioni a elevatoimpatto tecnologico e con altissimi standarddi qualità. Occorre quindi puntare a impor-tanti marginalità in termini di valore aggiuntoper commessa».

Strutturalmente, dunque, l’azienda è giàin grado di incrementare le nuove esigenzeproduttive?«Certamente. Attualmente abbiamo 87 di-pendenti. Le nostre risorse sono idonee inrelazione alle esigenze produttive della so-cietà e garantiscono, inoltre, la necessaria fles-sibilità in caso di commesse di lavoro diverserispetto agli attuali standard dei lotti di pro-duzione. Dall’analisi degli indici di riferi-mento, si evince l’ottimo livello di redditivitàconseguito dalla Carlucci nel corso del 2010,sia in termini di remunerazione dei mezzipropri sia in termini di redditività del capitaleinvestito nell’attività operativa».

Come mai a trainare la crescita, nel vo-

stro caso, sono soprattutto le industrie far-maceutiche?«Il settore farmaceutico, ormai, per noi rap-presenta il 90% del lavoro. Ci riferiamo aindustrie che non hanno subìto flessioni do-vute alla crisi internazionale. Devo dire, poi,che in futuro vi sono ottime prospettive disviluppo anche dal settore vinicolo».

È innegabile il fatto che, specie in un pe-riodo di crisi, al di là delle strategie è la sta-bilità finanziaria a garantire la sopravvi-venza delle imprese. Sotto questo profiloqual è la situazione della Carlucci?«Si riscontra un netto miglioramento anchedella posizione finanziaria netta, che, rispettoanche al 2009, ha aumentato il proprio saldopositivo. Ciò è imputabile sia al conteni-mento delle esposizioni verso gli istituti dicredito per scoperti di conto corrente e anti-cipi su fatture, sia a una più attenta gestionedei flussi di pagamento dei debiti verso for-nitori, oltre che dell’incasso dei crediti versoi nostri acquirenti. Il costante miglioramentodella gestione finanziaria lo si può peraltroconstatare, con maggiore evidenza, analiz-zando i flussi di cassa operativa».

Cosa dimostrano i dati del cash flow?«Attestano la capacità, da parte della gestioneoperativa, di produrre liquidità. I dati hannoassunto valori estremamente positivi ancheper l’anno 2010, durante il quale il valore del � �

Attueremo una politicadegli investimenti tesa ad aumentare, di circa un 20-30%, la capacitàproduttiva dell’azienda

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

136 • DOSSIER • LAZIO 2011

cash flow è risultato in linea con quantoemerso nell’anno 2009. La società gode di ungrado di solvibilità estremamente elevato. Ciòva interpretato positivamente, in quanto l’ec-cedenza di capitale circolante netto non èimputabile, come spesso accade nelle aziendemanifatturiere, a un valore elevato delle gia-cenze di magazzino, bensì principalmente alvalore dei crediti commerciali verso clienti peri quali non sussistono rischi di esigibilità,considerata la dispersione dei crediti e la so-lidità finanziaria dei clienti che vantano unamaggiore esposizione».

Molte altre imprese, però, non naviganosulle vostre stesse acque. Cosa può fare ilmondo della politica a sostegno del tes-suto produttivo?«Occorrono meno tasse, più incentivi e menoburocrazia. Ne è una dimostrazione quelloche è accaduto nel 2007, con la finanziariaapprovata dal Governo Prodi, la quale ha in-trodotto, oltre alla riduzione dal 33 al 27,5%

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dell’aliquota IRES, il cosiddetto “Cuneo Fi-scale”per l’IRAP. Queste nuove disposizionihanno permesso alla Carlucci un risparmio fi-scale dal 2007 al 2010 pari a 180mila euro,circa 45mila all’anno. Con queste risorsesiamo riusciti a proseguire con gli investi-menti produttivi. Per il 2011, infatti, ab-biamo programmato, e in parte già formaliz-zato, investimenti per due nuove linee distampa, dal valore di circa mezzo milione dieuro. Si tratta di un acquisto fondamentale,in quanto ci permette di aumentare la nostra

Stiamo strutturando una strategia di medio periodo tesa ad acquisirenuove commesse di produzione da operatori nazionali e internazionali,aventi ad oggetto produzioni a elevatoimpatto tecnologico

La Carlucci Spa ha un sistema di gestionecertificato in conformità alle norme UNI ENISO 9001:2008 e UNI EN ISO 14001:2004.L’azienda adotta e implementa di fattomodelli di responsabilità sociale basatisulla Norma SA 8000:2008 e modelliOHSAS 18001:2007 per la Salute eSicurezza. Per quanto riguarda le politicheambientali, si segnala l’assoluta attenzioneposta dal management aziendale a questatematica, e avendo posto in essere nel sitoaziendale un efficace sistema per laraccolta differenziata di rifiuti urbani.Inoltre, nei primi mesi del 2011 è statorealizzato un impianto fotovoltaico da49,68 Kw che consentirà alla società digenerare annualmente energia elettrica percirca 70mila Kw, con un notevole risparmioin termini di impatto ambientale edeconomici.

Certificazioni e ambiente

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La Carlucci Spa ha dimostrato un significativo impegno anche inambito umanitario. Grazie ai finanziamenti dell’aziendaamministrata da Gianpiero Pacchiarotti, è stato infatti realizzatoun progetto idrico che ha già visto la realizzazione di tre pozzi inKenya. «Avere acqua significa salute e progresso sociale -. Hadichiarato Thomas Simmons, direttore generale di Amref ItaliaOnlus, nel ringraziare il supporto della Carlucci Spa -. Grazie aipozzi le donne non devono più camminare per ore e ore allaricerca dell’acqua, avendo così più tempo a disposizione percrescere i propri figli, per aiutarli a studiare e per svolgere qualcheattività che possa permettere loro un reddito migliore».

Un progetto per il Kenya

Carlucci Spa

LAZIO 2011 • DOSSIER • 137

competitività sui mercati italiano ed euro-peo. Ma occorrono sicuramente sforzi mag-giori da parte dello Stato».

Dunque nei prossimi anni vi sarannogrossi investimenti per il rinnovo dellemacchine?«Per quest’anno abbiamo già programmato eformalizzato l’acquisto di una macchina ti-pografica del tipo MIDA MD 280, che andràa sostituire il macchinario GALLUS R160.Da qui al 2013, poi, anche alla luce dellenuove e diverse prospettive di mercato in cuila società potrà collocarsi, è nostra intenzioneporre in essere una politica degli investimentitesa ad aumentare ulteriormente, per circaun 20-30%, la capacità produttiva del-l’azienda. In tal senso sarà utile ritagliarsi unanicchia di prodotti e servizi realizzati con latecnologia più aggiornata e con sistemi di si-curezza e garanzia di conformità sempre piùspinti. Tra gli altri, è previsto anche l’acqui-sto di una macchina da stampa flessografica a6 colori con laminazione, stampa su adesivoe stampa su retro».

Quali aspetti del vostro lavoro, soprat-

tutto, otterranno dei benefici?«Grazie alle nuove tecnologie, oltre all’au-mento di produttività cui ho già accennato, si

ridurranno i tempi di Set up.Non solo. Occorrerannomeno materie prime, sia perl’avviamento che per le pro-duzioni. Ci sarà possibilestampare etichette di qualitàin nuovi settori quali heal-tcare, householdcare, nonchéincrementare la produzione dietichette alimentari e farma-ceutiche. Punteremo anche ainformatizzare sempre di più ireport giornalieri su tutte le li-nee di produzione e di allesti-mento, fattore che consentiràdi monitorare tutte le fasi di la-vorazione in tempo reale».

Da sinistra, Ivana Tiraferri, direttore vendite, Tiziana Maluzzi, responsabile programmazione, Giusy Sanna,

relazioni con l’estero, e Attilia Picchiotti, responsabile ufficio commerciale; in alto, Progetto idrico, terzo pozzo

realizzato in Africa (2010) grazie al finanziamento della Carlucci Spa

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138 • DOSSIER • LAZIO 2011

Il complesso ruolo dei subfornitori fra le stringenti esigenze imposte dal mercato

e gli obiettivi di crescita fondati sullo sviluppo tecnologico, con una certa

attenzione al problema ambientale. Roberto Gallina descrive questo scenario

Amedeo Longhi

Tecnologia per subforniture

Non è facile operare fra l’incudinee il martello, fra i fornitori dimaterie prime e chi realizza i pro-dotti finiti. Lo sa bene Roberto

Gallina, titolare della In. Tech. di Aprilia,azienda che fornisce manufatti tecnologici eimpiantistica. «Flessibilità, efficienza e velo-cità di risposta agli ordini sono fondamentaliin questo settore, dove il cliente vuole tutto,subito e con alti standard qualitativi, per po-ter competere lui stesso con prodotti innova-tivi in un mercato in continua evoluzione.Inoltre, la crisi degli ultimi due anni ha fattocapire alle aziende l’importanza delle bassegiacenze di magazzino, per cui l’affidabilità ela pronta risposta di noi subfornitori danno lapossibilità di soddisfare in modo adeguato leesigenze del mercato».

Per rimanere al passo e tenere a bada la con-correnza cinese, l’innovazione è fondamen-tale, come sottolinea Gallina: «I paesi del fareast ormai non sono più emergenti, ma al-l’avanguardia in fatto di tecnologia. Dal cantonostro, stiamo evolvendo il sistema di ge-stione della qualità integrandolo con unaforte componente tecnologica e informaticache ci permette di monitorare la produzionein ogni sua area e ridurre al minimo le pro-blematiche inerenti a non conformità». La riduzione dell’impatto ambientale costi-tuisce un aspetto importante: «L’impatto zeroè un obbiettivo primario per noi, tant’è chesiamo certificati ISO 14001 dal 2007 e lenostre procedure ci impongono il rispetto to-tale dell’ambiente interno ed esterno. Siamoinoltre energeticamente autosufficienti, poi-ché disponiamo di due impianti fotovoltaicie del solare-termico. Purtroppo però vediamoche in Italia non viene data molta impor-tanza al settore del riciclo degli scarti indu-striali, non c’è ricerca e questo annulla granparte degli sforzi che vengono fatti a montedella filiera». Allargando il campo dell’analisi,Gallina conclude avanzando una critica al si-stema che regola il mercato in cui anche la In.Tech si trova a operare: «Purtroppo mi trovoa sottolineare ciò che diversi colleghi riven-dicano da molto tempo ovvero, l’attuazionedi quei cambiamenti nel nostro sistema cheporterebbero a una diminuzione degli adem-pimenti burocratici in materia di impresa,per far sì che ognuno di noi possa dedicaremaggiore attenzione allo sviluppo della pro-pria azienda e contribuire a dare al nostropaese la giusta immagine che merita».

Tecnici all’opera presso

la In. Tech. di Aprilia (LT)

www.intechnet.org

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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TRADIZIONI ITALIANE

140 • DOSSIER • LAZIO 2011

Il settore della gioielleria risente ancora degli effetti della crisi.

Ma alcune realtà storiche riescono a tenere bene il mercato,

forti del radicamento sul territorio e dell’ampia offerta.

L’esperienza di Ettore Menichini

Eugenia Campo di Costa

L’arte orafache non teme la crisiIl settore della gioielleria in Italia è ancora in

crisi. Secondo Federorafi, infatti, le espor-tazioni nazionali lo scorso anno sono au-mentate in valore per l’effetto dei prezzi, in-

fluenzati dalle altalenanti quotazioni dell’oro,ma diminuite in quantità dell’11%. «Se il mer-cato degli orologi di lusso vive una fase positiva,in cui è quasi difficile accontentare tutta la do-manda quello della gioielleria sta ancora sof-frendo a causa della recessione - conferma EttoreMenichini, titolare della storica gioielleria diPiazza di Spagna a Roma -. Credo che una delleconcause sia anche la carenza di pubblicità do-vuta al fatto che il settore non ha gli utili adattia investire in comunicazione, quindi le persone,che già stanno più attente a quello che spendono,comprano meno gioielli».

Soffrono anche alcuni articoli “intramon-tabili” come i brillanti?«Il brillante, in realtà, si vende ancora bene.Rappresenta un valido investimento per unacerta fascia della popolazione. Da sempre la gio-ielleria Menichini è specializzata nei brillanti eoggi vanno molto quelli colorati, neri, brown. Ilbrillante nero, più economico di quello bianco,permette infatti di realizzare ottime soluzioni,

molto eleganti e meno costose, per esempio al-ternando brillanti bianchi e brillanti neri. Ol-tre al brillante colorato, piace l’oro rosa, va lagioielleria in argento, ma soprattutto sonomolto richiesti gli orologi di lusso. Soffre la gio-ielleria più classica, che risente di un certo calorispetto agli anni scorsi».

Roma, città cosmopolita, presenta comun-que un quadro critico per la gioielleria?«È vero che dal centro di Roma passa tutto ilmondo, ma la crisi è internazionale. Oggi, aparte russi e cinesi, quasi tutti subiscono le con-seguenze della recessione e, nonostante a Romaci sia un mercato mondiale, molte gioiellerie

Un interno della gioielleria Menichini di Piazza di Spagna.

Nella pagina accanto, il titolare, Ettore Menichini

www.menichinigioiellieri.com

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Ettore Menichini

LAZIO 2011 • DOSSIER • 141

tappe più significative della vostra storia?«Le origini risalgono ai fratelli Giacomo e NicolaMenichini che già dal 1865 lavoravano l’oronell’attività aperta da Giacomo. Ettore, uno deifigli di Nicola, dopo essersi dedicato allo studiodell’arte orafa tradizionale e dell’incassatura dipietre preziose, affiancò il padre e lo zio e tra-sformò una parte del laboratorio in negozio divendita al pubblico. In quegli anni, nonostantefurti e difficoltà, l’attività fiorì, diventando unagioielleria conosciuta in città. Ettore perfezionòle sue conoscenze a Parigi e fu affiancato in ne-gozio dai figli Mario e Renato. La gioielleria, or-mai famosa, si trasferì da via Cavour a piazza diSpagna 74 e nel 1931 fu rinominata “Mario eRenato, fratelli Menichini”».

Che successe dopo la guerra?«L’attività tornò a svolgersi come e più di prima.I fratelli Menichini cavalcarono il “Boom eco-nomico” degli anni 60 specializzandosi semprepiù sulla manifattura altamente qualificata e inun’offerta maggiore di prodotti tra cui orologi,argenteria e accessori. Nel 1968, dopo gli studied esperienze specifiche nel settore orafo, anch’io,primogenito di Renato, cominciai l’attività digioielliere collaborando con mio zio e mio padre.Il negozio si trasformò in gioielleria di lusso gra-zie all’offerta di marchi internazionali prestigiosidi orologi (Jaeger – Le Coultre, Piaget, Baume& Mercier, solo per citarne alcuni) e di gioielli(Chopard, Favero, Federico Buccellati) anche dimanifattura orafa vicentina mantenendo al con-tempo la realizzazione di propri gioielli esclusivio anche personalizzati».

Oggi l’attività procede con lei e i suoi due fi-gli, Renato e Riccardo.«Nel 1966 la gioielleria si è trasferita in piazza diSpagna 1 e recentemente ha raddoppiato la su-perficie di vendita, realizzando una nuova vetrinasu via del Babuino che consentirà di dividerel’esposizione dei gioielli da quella degli orologi.I miei figli danno un contributo essenziale al-l’attività, acquisendo nuovi mercati, innovativi si-stemi di vendita e curando molto il rapporto conil cliente. Attualmente siamo un punto di rife-rimento sia per i cittadini della Capitale cheper i turisti stranieri innamorati dell’inegua-gliabile arte italiana».

sono in difficoltà, alcune ditte del settore hannoaddirittura chiuso. Noi teniamo bene il mer-cato grazie alla nostra storia, al fatto che ilcliente sa che il nostro negozio offre moltegaranzie, e anche all’ampia offerta che pro-poniamo. Oltre alla vasta scelta di orologi dilusso e brillanti, ci stiamo specializzando an-che in accessori come i gemelli, un settoreche sta riscuotendo un certo successo».

Quale valore aggiunto offre una realtà comela vostra?«Abbiamo una clientela fidelizzata conscia dellegaranzie che possiamo offrire e della consulenzaqualificata e personalizzata che ci contraddistin-gue. Anche se a pochi metri dal nostro ne-gozio hanno aperto grandi boutique di mar-chi che commercializziamo anche noi, nonabbiamo subito contraccolpi. C’è chi conti-nua a preferire il rapporto più confidenzialee la consulenza su misura che possono offriresolo negozi come il nostro».

Le origini della gioielleria Menichini risal-gono al XIX secolo. Vogliamo ripercorrere le

Il brillante nero, più economico di quello bianco, permettedi realizzare ottime soluzioni, moltoeleganti e meno costose, peresempio alternando brillanti bianchi e brillanti neri

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L’espresso conquista il Sol Levante

Forse ancora più della pasta, il caffè è unemblema dello stile di vita italiano. Nonsoltanto un sapore, ma una ritualità checi contraddistingue dal resto del mondo.

L’andare al bar, gustarsi un espresso o un cap-puccino al bancone, scambiare due chiacchierecon il barista di fiducia, trovando in quell’irresi-stibile sapore amarognolo un attimo di respiro inuna vita sempre più frenetica. Quello che per noiè un rito quotidiano, quasi scontato, è osservatoall’estero come uno dei gesti più tradizionali e ap-prezzati della nostra cultura. Ma si sa, quello checi invidiano nel mondo, non sempre viene valo-rizzato da chi, nello stivale, ci nasce e ci vive. Ecosì per l’espresso si è aperta una nuova, difficile,era. A confermarlo sono anche gli eredi di unadelle famiglie di torrefattori storiche del Lazio,

Tommaso ed Edoardo Piroli, alla guida diquella Bondolfi Boncaffè che, fondatadal trisavolo Pietro Bondolfi, è oggi uno

dei pochi baluardi rimasti, dietro ai grandi

nomi, dell’epoca d’oro della caffetteria romana.«La nostra storia è simile a quella della maggiorparte delle torrefazioni italiane – spiega TommasoPiroli -. Siamo nati con il commercio al dettaglioper poi, nel tempo, diventare una realtà cono-sciuta a livello internazionale». Secondo la Fami-glia Bondolfi, gli italiani stanno perdendo unadelle loro tradizioni più rinomate. «Con il boomdelle capsule e delle cialde, vengono consumatisempre meno espressi. Si sta via via riducendouna produzione che non rappresenta soltantoun business, ma un simbolo della nostra italia-nità. E pensare che nel mondo l’espresso è rite-nuto quasi un lusso, in certi paesi lo vendono an-che a 8 o 9 euro». Sì, perché il caffè, quellobuono, alle sue spalle ha un lavoro di ricerca cheforse in molti ignorano. «Un buon torrefattore ècolui che sa ricercare le migliori provenienze dicaffè miscelandole con metodo e tostandole conmaestria» ribadisce Tommaso Piroli. Il caffè siconferma essere il prodotto più venduto al

Se gli italiani, per comodità e risparmio, tendono a rinunciarvi, all’estero lo amano sempre di più.

Cambia il ruolo del caffè nell’economia. A parlarne sono gli eredi della storica torrefazione Bondolfi

Andrea Moscariello

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Tommaso ed Edoardo Piroli

LAZIO 2011 • DOSSIER • 143

stanno quasi superando il nostro in termini diqualità e competenza». Una curiosità, in Giap-pone la Bondolfi si è anche proposta sul mercatodiscografico, realizzando una compilation jazz,“Boncaffè BuonJazz”, che ha ottenuto un di-screto successo di vendita. Nonostante il recentedramma del sisma, gli investimenti non stannoscemando. «Dopo il terremoto pensavamo didover ridurre l’export, di dilazionare i pagamenti,per aiutare i nostri clienti e partner che, ovvia-mente, sono rimasti colpiti da un evento cata-strofico. Invece si è verificato l’opposto, le ri-chieste sono addirittura incrementate.Dimostrazione di come questo sia un popoloche non si arrende mai dinanzi alle difficoltà». Atestimonianza della grande passione che lega i fra-telli Piroli al mondo del caffè troviamo la gestionedi uno dei locali più frequentati della capitale,proprio dinanzi a Piazza San Pietro, in via diPorta Cavalleggeri, dal quale, gustandosi un“Boncaffè” si può ammirare una vista unica almondo. «Tra gli altri progetti stiamo valu-tando varie opportunità per rilanciarci sulmercato italiano. Inoltre, puntiamo ad aprirenuovi locali a livello internazionale. Per noi,quella del “bancone” non è soltanto una que-stione di lavoro, è una passione a cui difficil-mente rinunceremo».

mondo, dopo il petrolio, e il numero di produt-tori è tale da rendere sempre più difficoltoso il re-perimento delle origini migliori. «Gli anni diesperienza e la volontà costante della famiglia dimantenere alti gli standard qualitativi, ci portanoalla ricerca delle provenienze più pregiate e co-stose mantenendo sempre un prezzo molto com-petitivo sul mercato». Ancora oggi l’azienda di-stribuisce le sue miscele soprattutto nelle regionidel Centro Italia, ma l’ambizione principale, perla nuova generazione della famiglia, è il mercatointernazionale. Mercato che, nel corso degli ul-timi anni, le tre figlie Pamela, Carola e Lucillasono riuscite a incrementare. “La qualità, vienesempre riconosciuta e apprezzata». È grazie a in-segnamenti come questo che, nel corso deglianni, Gianfranco Bondolfi, è riuscito a traman-dare alle generazioni successive l’arte di un me-stiere cosi apparentemente semplice ma nella suasemplicità enormemente complesso. Sicuramentela qualità Bondolfi viene riconosciuta anche nel-l'Est Asiatico, con in prima linea il Giappone. «IlGiappone si potrebbe paragonare all’Italia di 50anni fa. Un paese sorprendente dove le persone,che vedono l’espresso come una novità, stannoapprezzando pienamente il rito di un prodotto dicui ne amano la ritualità e la storia che lo ac-compagna. Questi nuovi paesi consumatori

��

Quello che per noi è un rito quotidiano,quasi scontato, è osservato all’esterocome uno dei gesti più tradizionali e apprezzati della nostra cultura

In apertura,

una tazzina di Boncaffè

Bondolfi a Tokio;

in questa pagina,

foto d’epoca con,

da sinistra Edoardo

e Gianfranco Bondolfi;

a destra il locale

dinanzi Piazza

San Pietro, a Roma

www.bondolfiboncaffe.it

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SERVIZI PER LE IMPRESE

146 • DOSSIER • LAZIO 2011

Produrre e rivendere articoli innovativi e marchi prestigiosi,

significa assicurarsi redditività commerciale. L’esperienza della Italchimica

Lazio nelle parole di Silvano Bellapadrona

Giulio Conti

Rapporti sinergici per l’impresa

Le dinamiche produttive e commer-ciali sottese a ognuna delle filiere in-dustriali implicano la partecipazionedei rivenditori. Dall’industria di pro-

duzione all’utilizzatore finale, molti prodottisubiscono quindi un passaggio d’intermedia-zione. Ma affinché l’attività del rivenditore,così vasta e articolata, possa concretamente di-mostrarsi efficiente e redditizia, deve esseresupportata a monte da un perfetto sistema di-stributivo e organizzativo delle imprese chesceglie di rappresentare. Ad esemplificare il va-lore dell’imprenditoria d’alto profilo e affida-bilità, alla Italchimica Lazio, azienda attivanella produzione e distribuzione di prodottichimici a uso industriale e prodotti vari per co-

lorerie e ferramenta, «da sempre impegniamole competenze ed esperienze acquisite nel corsodegli anni affinché i nostri rivenditori possanousufruire di tutti quei vantaggi che soloun’azienda stabile può garantire, quali ad esem-pio, notevole flessibilità operativa, prezzi com-petitivi, celerità e sicurezza nelle consegne euna vasta scelta di articoli che sia puntual-mente aggiornata grazie alla ricerca continua dinuovi prodotti effettuata su tutti i mercatimondiali». Sa bene cosa offrire e garantire neltempo Silvano Bellapadrona ai rivenditori dellaItalchimica Lazio perché conscio di quantol’efficacia del passaggio che anticipa l’arrivodei vari prodotti agli utilizzatori finali sia fon-damentale per non soccombere alle complesse

leggi di mercato e ai competi-tor più agguerriti. Oltre l’espe-rienza, indispensabile a ogniimprenditore, «sensibilità agliumori variabili del mercato,costante aggiornamento tec-nologico, ricerca di nuovi pro-dotti e nuove soluzioni, masoprattutto selezione oculatadegli uomini con cui collabo-rare, basata sulla loro espe-rienza, serietà e capacità com-merciale» rappresentano perBellapadrona la filosofia di la-voro che accompagna da sem-pre la Italchimica Lazio, unarealtà imprenditoriale in cuil’energia della struttura orga-nizzativa si è dimostrata im-prescindibile per instaurare

In queste pagine,

parte del magazzino,

riempitrice automatica

e tester della

Italchimica Lazio,

azienda di

Monterotondo Scalo

(RM)

www.italchimica.com

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Silvano Bellapadrona

LAZIO 2011 • DOSSIER • 147

abbiamo acquisito progressivamente la rap-presentanza di marchi prestigiosi con prodottidi valore tecnologico sempre più alto, la cui di-stribuzione è sempre garantita». L’azienda ro-mana, con sede a Monterotondo Scalo, impe-gna altresì importanti energie nell’acquisizionee il rinnovamento di prodotti di antica tradi-zione come la Cera Aurora che, insieme a unavasta gamma di altri prodotti interni, è com-mercializzata su tutto il territorio nazionale.«La costante ricerca e innovazione tecnicacui sottoponiamo ogni divisione della Ital-chimica Lazio spazia anche nel settore dellesospensione per moto con “Duoble System”,il marchio che dopo 30 anni di ricerche eprove nel fuoristrada, in pista e su strada, haormai raggiunto e consolidato l’avanguardiarispetto ai migliori prodotti esistenti nel set-tore grazie alle ottime prestazioni, il pesoestremamente contenuto e l’infinita, semplicee immediata possibilità di setting». Da se-

gnalare è l’ultima innovazione per l’ammor-tizzatore stradale, “ammortizzatore top ra-cing”. «Con un semplice pulsante sul manu-brio, in pochi secondi, è possibile aumentarela pressione dell’aria in modo di avere un set-ting perfetto per guidare in tutta sicurezza an-che con il passeggero – spiega l’imprenditore–, quando con le classiche sospensioni amolla, per ottenere le stesse prestazioni e ri-sultato, dovrebbe intervenire un tecnico persmontare e resettare l’ammortizzatore e sosti-tuire la molla; si dovrebbero quindi affrontareuna spesa elevata e tempi tecnici improponi-bili per l’utilizzo stradale». Un valido sup-porto marketing consente alla Italchimica La-zio di operare con mirata precisione sulmercato con prodotti di garantita efficaciagrazie alla scelta accurata delle materie prime,assicurandosi quindi dall’utente finale unafavorevole accoglienza e, dal rivenditore, unaproficua e sicura collaborazione.

La costante ricerca l’innovazione tecnicaspaziano anche nel settoredelle sospensioni per motocon “Duoble System

rapporti sinergici con i rivenditori e scalare levette del mercato di riferimento. La Italchi-mica Lazio nasce nel 1972, dapprima creandoprodotti per la casa, quindi, immediatamentedopo, allargata la propria area di commercio apiù settori, inizia a fornire prodotti con indi-rizzo maggiormente tecnico. «Fin dall’avviodell’impresa, è sempre stato evidente quell’in-put di rinnovamento continuo che caratterizzal’approccio della Italchimica Lazio verso il com-plesso e mai statico andamento del mercato –afferma Bellapadrona –. Per questo, nel tempo,

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SERVIZI DI COMUNICAZIONE

148 • DOSSIER • LAZIO 2011

Affiancare le imprese nell’organizzazione

di convention e nella gestione

della comunicazione significa contribuire

allo sviluppo economico del paese.

L’esperienza di Patrizia Agate

Lucrezia Gennari

La comunicazione sostiene l’impresa

Se le imprese, piccole, medie o grandi chesiano, rappresentano il volano di svi-luppo dell’economia italiana, la crescitadel paese passa anche attraverso quelle re-

altà professionali che affiancano le imprese nelloro percorso, contribuendo attivamente, attra-verso meeting, convegni, eventi, ma anche servizidi comunicazione, ufficio stampa e viaggi incen-tive alla crescita di queste realtà. Queste realtàcreano valore per l’intero sistema-impresa. Ne èuna World’s Image di Roma, società leader di co-municazione, si occupa dell’ideazione e della ge-stione dell’immagine di realtà imprenditoriali eistituzionali. «Progettare l’identità di un’aziendasignifica conoscerne la storia, le persone, i pro-dotti, la cultura - afferma Patrizia Agate, ammi-nistratrice della società -. Questo implica un la-voro di studio, di analisi dell’attività dell’aziendacommittente e l’instaurare con essa un rapportodi profonda sintonia».

Nell’ambito della Corporate Communica-tion, congressi e convention rappresentanoun investimento importante per le aziende.Quali sono le caratteristiche della vostra of-ferta in questo senso?«Convention, meeting e congressi sono eventiimportanti per le aziende, in quanto rappresen-

tano strumenti di comunicazione essenziali per illancio di nuovi prodotti, per la presentazione distrategie commerciali, per il dibattito su temispecifici di carattere scientifico, commerciale, so-cio - economico e di sviluppo del territorio. Inquesto ambito, per World’s Image, l’attenzione alcliente, da sempre fondamentale per la società, sitraduce in un’assistenza continua già dalle primefasi di definizione e progettazione dell’evento.Dagli studi di fattibilità alla ricerca di location,dalla progettazione degli spazi ai contatti con ipartecipanti e con gli sponsor, fino ai booking al-berghieri, ogni attività è seguita in stretta colla-borazione con il cliente».

In quest’ambito, dunque, offrire un ser-vizio completo, occupandovi di ogniaspetto dell’evento. «Sì, nello specifico, la divisione World’s ImageCorporate si occupa dell’organizzazione e ge-stione di eventi nazionali e internazionali per lacomunicazione interna ed esterna di aziende edenti pubblici allo scopo di promuovere il brand,il lancio di nuove attività, prodotti e servizi. La di-visione World’s Image Communication Design,invece, progetta, realizza e produce strumentigrafici, multimediali e interattivi a supporto dellacomunicazione».

A quali tipologie di aziende, soprattutto, sirivolge World’s Image?«World’s Image nasce e si sviluppa in ambitoistituzionale. Nel corso degli anni abbiamo ar-ricchito le nostre professionalità, differenziandoi settori di competenza ed estendendo i servizi adiverse tipologie di clientela. Oggi operiamo an-

Patrizia Agate,

amministratrice della

World’s Image di Roma

www.worldsimage.com

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che al fianco di grandi realtà aziendali».Vi occupate anche della partecipazione delle

aziende presso importanti fiere di settore. Puòapprofondire questo aspetto?«La partecipazione a fiere ed expo accresce il po-tenziale di visibilità offerto alle aziende che mi-rano al rafforzamento del brand e a far conoscerei propri prodotti e servizi. Gli eventi expo sonouno strumento imprescindibile per chi intendeaprirsi al mercato nazionale e internazionale, gra-zie anche alla risonanza mediatica che sono ingrado di determinare. Nell’organizzazione di fiereed expo, la nostra attività comprende l’inizialecontatto con il complesso fieristico che ospiteràl’evento, l’accoglienza di delegazioni italianee straniere da parte di personale altamentequalificato, la predisposizione di misure di si-curezza e personale addetto, la gestione dellospazio espositivo».

World’s Image si propone anche come par-tner specializzato nella ricerca e gestione dicontatti utili allo sviluppo aziendale, nonchécome ufficio stampa promotore di eventi einiziative.«Una struttura aziendale competitiva, che operaattivamente sul mercato e che si pone obiettivi dicrescita e di sviluppo, non può prescindere da unufficio stampa per divulgare le notizie e le infor-mazioni che la riguardano. L’ufficio stampa com-prende un ampio ventaglio di attività che spaziadall’analisi e strutturazione delle informazioniindirizzate ai mass media nazionali e internazio-nali a mezzo stampa, radio, televisione e web; al-l’archiviazione e monitoraggio di rassegne stampacon riferimento al settore e alle attività di com-petenza del cliente; dalle pubbliche relazioni allapromozione e divulgazione di iniziative editoriali,eventi aziendali, manifestazioni culturali e spor-tive; dai contatti con centri d’informazione eagenzie di stampa nazionali e internazionali allastrutturazione di articoli redazionali, editoriali, fo-rum e dibattiti per pubblicazioni aziendali pe-riodiche; dalla progettazione di inserzioni pub-blicitarie per la promozione dell’immagine e deiservizi offerti dal cliente all’organizzazione diconferenze stampa e redazione di comunicati ecartelle stampa. World’s Image offre questo tipodi attività sia ad imprese pubbliche che private,

Patrizia Agate

LAZIO 2011 • DOSSIER • 149

attraverso mirate azioni strategiche».Il successo di un’azienda è anche con-

nesso alla gestione efficace dei fattori rela-zionali ed emozionali. Quale servizio of-frite in questo senso?«L’attività di incentive è focalizzata sull’organiz-zazione di viaggi per i dipendenti delle aziende,al fine di sperimentare momenti di svago in con-testi diversi da quello aziendale, rompendoschemi relazionali precostituiti attraverso un’espe-rienza di gruppo significativa, favorendo allostesso tempo nuove soluzioni di business, nuovistimoli per i collaboratori e un ritorno di im-magine positivo per il cliente. Mediante un’at-tenta analisi delle esigenze economiche e moti-vazionali del cliente, progettiamo eorganizziamo attività di incentive originali einnovative: viaggi premio in Italia e all’estero,percorsi enogastronomici, culturali e naturali-stici in località di grande fascino».

In alto,

hostess e steward

in attesa di un briefing

in un Salone

Internazionale.

Qui sopra, cena di gala

a un evento AEREC -

Accademia Europea

per le Relazioni

Economiche e Culturali

Page 126: dossier lazio 06 2011

IN CASO DI INCIDENTE

Passato lo shock iniziale, che cosa bisogna fare dopo un incidente stradale per evitare

di restare invischiati nelle procedure burocratiche? Graziano Scheggi, presidente di Sicurezza

e Ambiente Spa, parla del “Progetto trasparenza”

Nicoletta Bucciarelli

Più trasparenza nei sinistri stradali

Nei minuti successivi ad un incidentestradale non sono pochi gli auto-mobilisti che, superato lo shockdella botta, possono trovarsi alle

prese con un’altra paura: quella di restare invi-schiati in una trappola di procedure burocrati-che. Moduli da riempire, testimonianze daraccogliere, danni da elencare. È in questo am-bito che si è indirizzato il lavoro di Sicurezza eAmbiente S.p.A., impegnata da oltre cinqueanni nel contesto nazionale sulla sicurezza dellacircolazione post incidente. A questo propositoè stato ideato e realizzato il “Progetto traspa-renza”, finalizzato a contrastare il fenomenodelle denunce fraudolente di sinistri alle com-

pagnie assicurative attraverso un servizio dirilevazione immediata di tutti i dati rela-

tivi all’incidente. Ne parliamo conGraziano Scheggi, presidente di "Si-

curezza e Ambiente".Che cos’è il "Progetto trasparenza" e quali

sono i risultati attesi dalla sua applicazione alivello nazionale?«Il “Progetto trasparenza” prevede che alla se-gnalazione del sinistro alla Centrale operativa diSicurezza e Ambiente, venga immediatamenteattivato un operatore che, a bordo di un “moto-veicolo polifunzionale”, appositamente proget-tato e realizzato, raggiunga il luogodell’incidente in tempi rapidi. Parliamo di pochiminuti dalla segnalazione, 24 ore su 24, 365giorni l’anno. In totale sicurezza propria e deltraffico sopraggiungente, una volta posto in si-curezza il luogo del sinistro e prestato soccorsosanitario di primo livello, l'operatore esegue lapuntuale rilevazione di tutti i dati non sensibilirelativi all'evento infortunistico. Tali dati sa-ranno poi inseriti in uno speciale modulo a

Graziano Scheggi,

presidente di Sicurezza

e Ambiente S.p.A.

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Graziano Scheggi

LAZIO 2011 • DOSSIER • 151

compilazione con penna elettronica e teletra-smessi "in tempo reale", accompagnati da unacopiosa documentazione fotografica sull’inci-dente e sui veicoli coinvolti e in particolare suidanni riportati dagli stessi, alla centrale opera-tiva di Sicurezza e Ambiente e, contemporanea-mente, alla compagnia di assicurazioneconvenzionata».

Il motoveicolo polifunzionale sarà quindiprovvisto anche di tutto il necessario per ilprimo soccorso sanitario?«Certamente. Il motoveicolo polifunzionale di-spone di cassetta di emergenza medica, medici-nali di primo intervento, defibrillatore, piccolabombola di ossigeno a boccaglio per asmatici,coperta termica e bottiglie d’acqua. Tutti glioperatori hanno seguito corsi di primo inter-vento di soccorso sanitario e sull’impiego del

defibrillatore (BLS-BLSD), tenuti dallestrutture provincialidel pronto soccorsosanitario 118».

Quali sono le motivazioni della scelta del“motoveicolo polifunzionale”?«Nelle attuali condizioni di circolazione, l’unicasoluzione possibile per assicurare la tempesti-vità di intervento è quella di fare affidamentosu dei motoveicoli polifunzionali in grado dirisalire con facilità gli accodamenti veicolari,oppure muoversi con disinvoltura all’internodi spazi assolutamente ristretti per effetto delparcheggio “selvaggio” o di viabilità insuffi-ciente. Sono questi i “motoveicoli a treruote”, di recente fabbricazione del tipo Piag-gio MP3, 300 cc., che offrono una facile ma-novrabilità nel convulso traffico cittadino,una buona ripresa e velocità, una discreta ca-

pacità di carico e stabilità nella fase di stazio-namento».

Quali saranno i benefici per le compa-gnie di assicurazione e per il cittadino?«Tale organizzazione operativa potrebbe di-ventare “l’occhio vigile” delle compagnie diassicurazione su tutto il territorio nazionale,proprio per la sua capacità di fornire tutti glielementi sull’evento infortunistico. Questadocumentazione viene acquisita “alla fonte”,vale a dire nel periodo immediatamente suc-cessivo all’evento, con tutti i vantaggi sulfronte della genuinità delle informazioni enon, come accadeva prima, dopo diversigiorni o settimane. Questo momento rap-presenta proprio il punto cruciale della vi-cenda sinistro, definito anche “punto caldo”,nel quale l’assicurato viene a trovarsi nellaimpossibilità pratica di organizzare una di-versa rappresentazione dell’accaduto pertrarre vantaggio economico e/o compensare ilcosto di riparazioni non dovute al sinistroche altrimenti rimarrebbero a proprio carico.

L'adesione volontaria del cittadino al pro-getto di accertamento immediato della realtàdell'evento infortunistico in tutte le sue com-ponenti, siano esse materiali o fisiche evi-denti, porterà innanzitutto a una rapidaliquidazione dei danni da parte della compa-gnia di assicurazione del civilmente respon-sabile, in quanto verrà superata la faseistruttoria della pratica. Il conseguente bene-ficio economico acquisito dal sistema assicu-rativo si riverserà sul costo delle polizze. Mac'è di più, le compagnie di assicurazione po-tranno incentrare i controlli su di un numeropiù ridotto di casi, giungendo a risultati piùconcreti a beneficio della collettività».

Angelo Caciotti, direttore generale

di Sicurezza e Ambiente Spa., insieme

ad alcuni collaboratori. Accanto,

la Centrale operativa

www.sicurezzaeambientespa.com

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SISTEMA AEROPORTUALE

156 • DOSSIER • LAZIO 2011

In cantiere il Lazio che si rinnovaPotenziamento e integrazione, due vettori perseguiti

dal Lazio per rinnovare la fruibilità su scala regionale.

Per l’assessore alla Mobilità, Francesco Lollobrigida,

il prossimo piano regionale dei trasporti sarà la cartina

di tornasole. «Verificheremo il livello progettuale raggiunto»

Lorenzo Di Stefano

Alla luce dei cam-biamenti chestanno attraver-sando il sistema

aeroportuale del Lazio, l’as-sessore alla Mobilità e al tra-sporto pubblico, FrancescoLollobrigida, ribadisce conconvinzione la linea politica:«Fiumicino è destinata a di-ventare un hub interconti-nentale, mentre Ciampino abreve verrà delocalizzato, fa-vorendo Viterbo comenuovo scalo per i voli com-merciali e soprattutto lowcost». A completamento delquadro Lollobrigida ag-giunge: «Stiamo ragionandosu un aeroporto di livello re-gionale da allocare nel Frusi-nate», un’operazione che, sedovesse andare in porto,completerebbe il profondoripensamento del sistema in-frastrutturale, ricalibrato an-che in funzione di possibilinuovi scali. Integrazione èquindi la parola d’ordine elo si vede già esaminando il

progetto Milleniun, chevuole rinnovare la Capitale invista dell’obiettivo 2020. Indefinitiva quello del piano disviluppo aeroportuale èun’ambizione complessa, sucui non sono mancate le po-lemiche, tra cui quella mossadal centrosinistra secondo cuiè da riconsiderare l’amplia-mento di Fiumicino, che nonè affatto inefficiente. «Ma –rassicura Lollobrigida – que-sta prerogativa, insieme al-l’aeroporto di Viterbo, fanno

già parte del piano, come haconfermato la presidente Re-nata Polverini. In agenda an-che l’intesa istituzionale cheverrà firmata con il governocentrale per il finanziamentodelle infrastrutture».

Dal punto di vista econo-mico, quanto la Regione è di-sposta a investire per inno-vare le infrastrutture? «Certamente l’amministra-zione regionale non si sta ti-rando indietro. Tuttavia do-vranno essere sfruttare il più

Francesco Lollobrigida,

assessore alla Mobilità

e al trasporto pubblico

del Lazio; a destra,

l’aeroporto di Ciampino;

nella pagina a fianco,

il Leonardo Express,

che collega Roma

Termini e Fiumicino

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Francesco Lollobrigida

LAZIO 2011 • DOSSIER • 157

possibile le risorse prove-nienti dal settore privato esarà necessario reperire fondinazionali attraverso intesecon il governo centrale. Que-st’amministrazione, intanto,sta compiendo un fortesforzo per sviluppare diret-trici come quella del Leo-nardo Express e della Fr3.Quest’ultima linea è stata in-dicata come quella che do-vrà andare a servire il futuroaeroporto di Viterbo».

Più in generale le infra-strutture che dovranno fareda corollario all’aeroporto diViterbo sono ancora lontanementre a Ciampino, per viadell’impatto ambientale, lasituazione sembra insosteni-bile. Come intendete affron-tare questa problematica?«Come primo passo, la Re-

gione e il Cipe si sono atti-vati per stanziare le risorsenecessarie per l’ammoderna-mento della linea a singolobinario fra Cesano e Viterbo.Non è escluso, tuttavia, checon l’avvio dei lavori di rea-lizzazione dello scalo di Vi-terbo, si possa pensa anche diprovvedere al raddoppio diquesta linea».

La Regione si è dotata diuna cabina di regia per mo-nitorare il traffico su gommae rotaie. State già pensando amisure ad hoc che possanomigliorare la fruibilità delleprincipali piattaforme aero-portuali?«L’accessibilità dovrà essereincrementata per sistemi emodelli, necessari a garan-tire l’accesso più semplicepossibile alle strutture. Su

Fiumicino abbiamo coin-volto tutti i principali attoriistituzionali ed economiciper programmare la realizza-zione delle infrastrutture e ilpiano per il futuro».

Quali altre priorità inagenda per raggiungere sulpiano regionale l’integra-zione delle infrastrutture? «È in corso la redazione delpiano regionale dei trasporti,che tra breve vedrà la luce.Uno dei criteri direttori delpiano sarà l’integrazione frale infrastrutture dedicate allamobilità e, soprattutto, laloro interazione. La presen-tazione di questo pro-gramma rappresenterà ilmomento topico per valu-tare il livello progettualeraggiunto dalla regione intermini di mobilità».

� �L’attuale amministrazione sta compiendo un forte sforzo persviluppare direttrici come quella del Leonardo Express e della Fr3

Page 134: dossier lazio 06 2011

SISTEMA AEROPORTUALE

158 • DOSSIER • LAZIO 2011

Che nel capoluogodella Tuscia la rea-lizzazione di unoscalo aeroportuale

sia percepita come una prioritàlo dimostra l’esistenza di un’isti-tuzione ad hoc, unico caso inItalia: un assessorato all’Aero-porto, retto da Giovanni Bar-toletti, tra i più attivi sostenitoridel progetto e dal 2005 a capodi un comitato cittadino di pro-mozione dello scalo. Daquando, in seguito alla deci-sione di ridurre il traffico suCiampino, dove la pista corre apochi chilometri dalle abita-zioni, Viterbo si è aggiudicata ilterzo podio - «se non addirit-tura il secondo se, Fiumicino aparte, terremo testa al trafficoregionale» precisa Bartoletti -c’è stato un susseguirsi di an-nunci e smentite circa la possi-bile data d’apertura. L’ammini-stratore delegato della Ryanair,che non ha mai visto di buonocchio il cambio di testimone,solo qualche mese fa ha ironi-camente ribattuto che «né noiné i nostri figli vedranno la na-scita dello scalo». In effetti i

tempi burocratici si sono dila-tati: si era parlato del 2011, poidel 2020, infine del 2044. Sulpiano politico ufficialmente nes-sun passo indietro: da Polverinial sindaco di Viterbo, che il 21maggio ha incontrato Lettachiedendo che il protocollo d’in-tesa tra Adr e ministero dell’In-frastrutture venga chiuso rapi-damente, si ribadisce chel’aeroporto c’è e sarà attivo. Mase la conversione dell’infrastrut-tura da militare a civile nonpone grosse difficoltà, più com-plesso è collegare su gomme erotaie la Tuscia alla Capitale. Suquesto lavorerà anche l’ammini-strazione locale. Per Bartoletti iviterbesi vogliono “volare”.Largo alla chiarezza e basta conle voci infondate, come quellasecondo cui sono già aperte lecandidature per lavorare in ae-roporto, rivelatasi un falso.

Nel documento presentatoda Aeroporti di Roma si parladi pieno regime nel 2044.Come stanno le cose? «Non mi stupisce. I piani sugliaeroporti sono sempre a lungascadenza. Il 2044 è solo l’obiet-

tivo finale, quando si prevede cheFiumicino passerà dagli attuali30 ai 120 milioni passeggeri.Nessun dubbio su Viterbo, so-prattutto in vista delle Olimpiadi2020. Anche il presidente del-l’Enac, Vito Riggio, sempre sulchi va là sulla questione, ne ha ri-badito il ruolo strategico. Nel girodi tre anni lo scalo dovrebbe es-sere pronto. I tempi stringono: ilministro dei Trasporti, AlteroMatteoli, ha convocato d’urgenzatutti gli attori coinvolti perché,se è vero che Ciampino rischiadi chiudere e che Fiumicinobypassa i voli low cost, dob-biamo farci trovare pronti».

Al Cipe il prima possibile, forse a luglio. Giovanni Bartoletti,

assessore all’Aeroporto di Viterbo, fa luce sul progetto

in cantiere da anni. «Saremo la seconda base del Lazio»

Paola Maruzzi

PASSEGGERI

7mln

È il numero di passeggeri previsto

entro il 2020. È quanto emerge

dallo studio di prefattibilità

del nuovo aeroportodi Viterbo

redatto da Adr

LOW COST

Sulle rotte nazionali,tra il 2004 e il 2009,

le compagnie low cost che volano in Italia hanno fatto

registrareun’impennata

+80%

Low cost in Tuscia, una pista praticabile

Page 135: dossier lazio 06 2011

Giovanni Bartoletti

LAZIO 2011 • DOSSIER • 159

Orte, in un’oretta si è a Roma,una distanza compatibile congli scali low cost europei».

Cosa state facendo per sen-sibilizzare quella fetta di vi-terbesi scettici? «A breve ci sarà un incontroprevisto dall’iter burocratico.Strano a dirsi, ma propriol’Enac ci ha fatto notare comeViterbo sia una delle poche cittàin cui non esiste una vera op-posizione. Tra i comuni dellaprovincia, 56 su 60 hanno vo-tato a favore e uno studio del-l’Università di Roma dà il 90per cento dei viterbesi a favoredell’aeroporto».

Seppure la risoluzione vadaal di là dei confini ammini-strativi locali, a Viterbo si ri-chiede impegno. Come vistate muovendo per passaredalle parole ai fatti?«L’amministrazione comunale èsempre stata protagonista diquesta battaglia, che non è poli-tica ma “tecnica”. Insieme aglialtri soggetti coinvolti abbiamoiniziato a lavorare per rispon-dere alla cabina di regia indettadal ministro Matteoli. Tre mesifa abbiamo firmato una con-venzione con l’Enac, secondocui ogni ente, nel giro di 7 mesi,deve adempiere ad alcuni com-

In apertura,

l’attuale aeroporto

militare della Tuscia;

in alto, Giovanni

Bartoletti, assessore

all’Aeroporto di Viterbo

piti. Per quanto ci riguarda l’at-tenzione è alla progettazionepreliminare del tratto che collegalo scalo alla superstrada Orte-Civitavecchia. L’obiettivo è an-dare al Cipe per i finanziamentiil prima possibile, forse a luglio».

Arriviamo al vero pro-blema: i collegamenti conRoma che il settimanale AirPress definisce sottodimen-sionati. Cosa risponde?«I lavori vanno avanti. Ab-biamo appena inaugurato iltroncone che da Viterbo ar-riva a Monte Romano. Non èvero che siamo così isolati: im-boccando l’autostrada da

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SISTEMA AEROPORTUALE

160 • DOSSIER • LAZIO 2011

Il decollo di Viterbo passa dalla trasversaleLungi dall’essere un

fuoco di paglia, il fu-turo scalo civile vi-terbese sta già rimo-

dellando l’economia delterritorio. Ne è convinta la se-natrice del Pdl, Laura Allegrini,che ribadisce: «Sarà un mezzoe non solo un fine perché chia-merà a sé altri cantieri, altreinfrastrutture e, ci auguriamo,coinvolgerà le aziende locali».Che l’aeroporto sia un vettoredi cambiamento non è un no-vità. Quando nel 2007 è ini-ziata la corsa per aggiudicarsiquesto ruolo di primo piano,destinato a riconfigurare lamobilità regionale, ognunadelle città coinvolte - Latina, lapiù agguerrita, Frosinone, lameno papabile, e Viterbo, laprescelta da Enac e Enav - hamostrato un grandissimo inte-resse, certa delle ripercussionisia in termini turistici che dimercato occupazionale. Orache le polemiche non sonostate del tutto spente e l’oppo-sizione punta il dito sui ritardi,la senatrice Allegrini, instan-cabile sostenitrice del progetto,fa il punto sulla tabella di mar-cia e, nel capitolo dei possibilicollegamenti tra la Tuscia e laCapitale, propone una mossastrategica sulla trasversale Orte-Civitavecchia, l’opera su cuiComune e Provincia sperano ildefinitivo completamento per-ché consentirebbe di avvici-narsi a Roma e al più grandeporto turistico dell’Italia cen-

trale. Intanto, dopo una stasidurata trent’anni, il 19 aprilesono stati inaugurati 7 chilo-metri di tratto: lo svincolodella provinciale tuscanese el’innesto sull’Aurelia bis, inlocalità Cinelli.

Siamo nel pieno della fase2, quella in cui Viterbo deveprepararsi ad accogliere l’im-portante base aeroportuale.Lei quale nuovo impegno do-vrà assumersi, contribuendoa dar voce alla politica locale? «Come in precedenza, vigileròaffinché le procedure già in-quadrate marcino in modospedito. È innegabile che la si-nergia politica tra Comune,Provincia, Regione e governo,possa facilitare il dialogo. Cisaranno da attendere solo itempi tecnici e non è dettoche nel cronoprogramma pre-visto da Adr si debba arrivareper forza al 2044. Più che suitempi, ragioniamo sulle op-portunità da cogliere e sul-l’inevitabile riqualificazionedella Tuscia. Tra gli impegni da

portare a termine, prioritarisaranno la trasversale Orte-Ci-vitavecchia e l’ammoderna-mento del sistema ferroviario».

Per il viterbese Parroncini,consigliere regionale Pd, l’at-tenzione politica sull’aero-porto è stata demagogica,nella realtà il progetto si al-lontana perché mancano ifondi. Cosa risponde?«Nel passaggio dal governo di

Nessuna preoccupazione sullo scalo della Tuscia. Ora la sfida

si gioca spingendo l’acceleratore su gomme e rotaie. Sul tanto

atteso collegamento autostradale Orte-Civitavecchia, Laura Allegrini,

senatrice del Pdl, lancia una “variante”. «Frazioniamo i lotti

e procediamo a piccoli passi. Costerà molto meno»

Paola Maruzzi

Laura Allegrini,

senatrice del Pdl

Page 137: dossier lazio 06 2011

Laura Allegrini

LAZIO 2011 • DOSSIER • 161

tavecchia, su cui c’è già unprogetto definitivo, propo-nendo una variante. Chevantaggio porterebbe cam-biare le carte in tavola?«La mia proposta, cioè frazio-nare i lotti in più parti, con-sentirebbe di trovare fondi espenderli nel momento in cuiservono. È la direzione intra-presa dall’assessore regionaleai Lavori pubblici, Luca Mal-cotti. Oggi il Cipe ha messo hadisposizione 171 milioni dieuro per il prolungamento daCinelli a Monte Romano, unulteriore passo in avanti ri-spetto al tratto inaugurato loscorso aprile. Fin qui tuttobene. È impressionante, in-vece, il finanziamento che siipotizza per arrivare all’Aurelia:oltre 600 milioni di euro. Nelprogetto ci sono tre gallerie ediversi viadotti: è evidente cheil costo pro-chilometro sia al-tissimo, tre volte in più ri-

spetto al lotto appena portatoa termine. Insieme al sindacodi Monte Romano, abbiamoripreso le carte in mano e cisiamo accorti di un percorso,individuato nel 2003, checonsentirebbe, rinunciandoalle gallerie, un risparmio diquasi tre quarti, quindi si arri-verebbe a un tetto massimo di300 milioni di euro. Poi siprocederebbe per piccoli passi,parcellizzando i lavori, dandola possibilità alle imprese localidi partecipare alle gare».

Quali i prossimi passi perrendere praticabile questasua proposta?«Abbiamo presentato un pre-liminare all’assessore Mal-cotti, che ne ha già parlatocon il presidente Polverini.Approfondire lo studio, tuttosenza andare a toccare 171milioni già stanziati».

Torniamo all’aeroporto.Come rassicurare i viterbesidal momento che non c’è an-cora uno studio di fattibilitàdell’impatto ambientale? «L’aeroporto di Ciampino èimmerso in un centro abi-tato, i disagi sono reali. A Vi-terbo, invece, l’attuale aero-porto sorge in una zona quasiisolata. È in corso l’indaginesull’impatto ambientale.Aspettiamo i risultati, masiamo tranquilli: gli occhiesperti dell’Enac hanno giàdato il loro riscontro posi-tivo. Viterbo non sarà una se-conda Ciampino».

centrosinistra a quello di cen-trodestra non c’è stato nessuncambiamento sui fondi che, ri-badisco, ci sono ma con ilnuovo sistema di bilancio nonpossono più essere immobiliz-zati: saranno a disposizionequando le procedure sarannosbloccate. L’investimento, comesi sa, è privato e riguarda Adr.Su Viterbo non ci sono dubbi».

Di recente è intervenutasul collegamento Orte-Civi-

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MERCATO IMMOBILIARE

164 • DOSSIER • LAZIO 2011

Nuove sfide per i costruttoriIl mercato dell’edilizia residenziale nel 2010, in base agli ultimi dati

di Cresme e Ance Lazio, registra segnali contrastanti in regione.

Stefano Petrucci, presidente dei costruttori laziali,

traccia lo scenario che si va delineando

Renata GualtieriAnche a Roma e nel

Lazio la crisi dellecostruzioni si è ri-velata acuta. Nel

2009 e nel 2010 tutti i motoridelle costruzioni si sono fer-mati. Particolarmente grave ri-sulta la contrazione in terminidi investimenti in nuove abi-tazioni, ridottisi del 38% ri-spetto al 2008. «Un datorilevante – commenta il presi-dente Ance Lazio Urcel, Ste-fano Petrucci – che si inseriscein una congiuntura in cui allacrisi economica e finanziaria sisono sommati gli effetti ciclicidi un calo che potremmo defi-nire fisiologico se guardiamoalla forte crescita produttiva edi risorse investite tra la finedegli anni Novanta e la primametà dell’ultimo decennio». Ilrisultato è una recessione ec-cezionale dove la contrazionedel residenziale si è accompa-gnata a un vero e propriocrollo dell’edilizia non resi-denziale e a cui non ha fattoda contrappeso il mercato deilavori pubblici, anch’esso indifficoltà e caratterizzato daun cambiamento di tipo strut-turale che ha finito per pena-lizzare soprattutto ladimensione piccola e mediadei lavori. «Ora la sfida è comefavorire una ripresa in un con-testo di risorse scarse e di unagenerale inerzia amministra-tiva e decisionale».

Quanto incidono su que-sto trend negativo le diffi-coltà degli imprenditori adaccedere al credito?«Il calo di attività registratonegli ultimi due anni si ri-percuote sulle imprese che sivedono costrette a interve-nire sulla struttura aziendalecercando di posizionarsi suun mercato ristrettosi, ricer-cando la collaborazione degliistituti di credito, a lorovolta soggetti a maggioricontrolli e oggetto di politi-che più attente rispetto alleoperazioni di investimento.Tutto ciò avviene in un mo-mento in cui moltissime im-prese si trovano ad avererilevanti crediti nei confrontidelle pubbliche amministra-zioni, i cui ritardi nei paga-menti finiscono per metterein seria difficoltà numeroseaziende. Una prima solu-zione è stata trovata graziealla disponibilità del governoregionale. Ance Lazio haconcordato un protocollo,riguardante 113 imprese percrediti pari a 120 milioni,che ha consentito la cessionedei crediti pro soluto alla

Il presidente

di Ance Lazio Urcel,

Stefano Petrucci

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Stefano Petrucci

LAZIO 2011 • DOSSIER • 165

Domande di agevolazione fiscale per opere di ristrutturazione residenzialeFonte: CRESME su dati ministero delle Finanze, Agenzia delle entrate

Sace. L’accordo non solo in-terviene sui crediti esistenti,ma consentirà alle imprese diottenere, per i nuovi lavori,il rispetto dei pagamentientro 60 giorni. Da questaintesa ne è derivata un’altrache consente di coinvolgerediversi istituti di credito el’intero tessuto imprendito-riale della regione, conl’obiettivo di contenere i ri-schi in cui versano molte im-prese con pesantissimi riflessisull’occupazione e sul tessutoeconomico».

A dare ossigeno nel 2010a un mercato regionale asfit-tico sono stati gli investi-menti in ristrutturazioni(+9,2%) e le compravendite(+7,5%). Queste ultime par-ticolarmente vivaci soprat-tutto nei comuni capoluogo(+12,3%), con un picco a

Roma (+12,7%). Come giu-dica questo dato dopo 4anni di flessione?«Si tratta di segnali importantima il dato rilevante riguarda leristrutturazioni e il recuperodel patrimonio esistente. È inquesto segmento di mercatoche a breve sarà possibile con-vogliare sia il piccolo risparmioche risorse di investitori. Ov-viamente è necessario che sidelineino progetti e si sia ca-paci di orientare questo inve-stimento creando le condizioniper valorizzare i capitali im-messi nel settore, rivedendo leregole, individuando incentiviadeguati e dando seguito econcretezza a politiche di set-tore quali il perseguimentodell’efficienza energetica e lademolizione e ricostruzione. Sitratta di correggere e renderepiù efficace, ad esempio, la re-cente legge regionale sul pianocasa. Egualmente è essenzialealzare il livello della scala dal-l’edificio a “pezzi di città”. Lavera sfida dei prossimi mesi ècreare le condizioni per pianidi investimento di riqualifi-cazione urbana. Da questopunto di vista proprio qual-che giorno fa la Regione nelriprogrammare i finanzia-menti europei ha istituitouna nuova misura, finalizzataallo sviluppo urbano e locale

2007

26000

25000

24000

23000

22000

21000

200002008 2009 gen-nov

2009gen-nov

2010

Valori assoluti

23.628

22.343

25.711

23.588

25.521

� �

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MERCATO IMMOBILIARE

166 • DOSSIER • LAZIO 2011

mettendo sul piatto 80 mi-lioni di fondi Fers».

I tempi per passare daiprogetti all’apertura deicantieri vanno davvero ri-dotti per accelerare i timidisegnali di ripresa del mer-cato residenziale privato?«Assolutamente. Come asso-ciazione regionale dei co-struttori edili, insiemeall’associazione nazionale,abbiamo posto la questionedelle procedure al centrodelle nostre azioni. Già in oc-casione del varo del pianocasa regionale abbiamo otte-nuto alcuni importanti cam-biamenti sull’accelerazione dialcune procedure e in meritoai rapporti tra i diversi livelliamministrativi e decisionali».

Un recente studio presen-tato dall’Università La Sa-pienza ha tracciato loscenario di Roma al 2020:

“una città in espansione, conun numero sempre maggioredi abitanti nelle periferieesterne al grande raccordoanulare, nella quale il centrocittadino manterrà la sua vi-vacità e i quartieri perifericisaranno sempre più popolatia discapito di quelli semi-centrali. Conviene con que-sta analisi?«L’evoluzione della città di-pende molto dalle politicheurbanistiche dell’amministra-zione comunale, mentre si èin attesa che si acceleri laormai necessaria riforma am-ministrativa in direzionedella città metropolitana. Inquesta direzione dovrebbeandare la nascita di RomaCapitale. Poter contare suuna maggiore capacità e au-tonomia decisionale costitui-rebbe un indubbio vantaggio.Si tratta poi di saper cogliere

in maniera più tempestiva ladomanda di insediamentononché dare risposte ade-guate alle nuove esigenze dimolte fasce di popolazione.Certamente l’allargamentoinsediativo richiederebbescelte in grado di razionaliz-zare le funzioni di servizio,aumentando la dotazione in-frastrutturale e riorganiz-zando gli spazi urbani in unalogica di maggiore sostenibi-lità e di integrazione tra cen-tro e periferie. Non soltantorispetto al territorio comu-nale, ma tra Roma e il suohinterland, tra Roma e i co-muni dell’area metropoli-tana, così come rispettoall’articolazione urbana del-l’intera regione. Il sistemaimprenditoriale è pronto adaccettare una sfida di moder-nizzazione, di razionalizza-zione e di riqualificazione».

� �

� �È essenziale alzare il livello della scala dall’edificio a “pezzi di città”.La sfida è creare piani di investimento di riqualificazione urbana

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MERCATO IMMOBILIARE

168 • DOSSIER • LAZIO 2011

Ha definito questalegge come «fon-damentale peraccelerare i timidi

segnali di ripresa del mercato re-sidenziale privato». L’assessore al-l’Urbanistica della Regione La-zio, Luciano Ciocchetti,definisce la battuta d’arresto delpiano casa laziale un effetto deicirca 2.000 emendamenti pre-sentati dall’opposizione inConsiglio regionale. Con lapresidente Polverini assicura,però, «stiamo lavorando per ri-durre il numero degli emenda-menti» e questo potrà consen-tire entro luglio di approvare ilprovvedimento legislativo.

Tra le richieste avanzate daicostruttori della regione alleistituzioni locali, al primo po-sto c’è la semplificazione nor-mativa. Un capitolo affron-tato nel piano casa all’esamedel Consiglio regionale. Lanuova legge quali interessantipassaggi contiene?«Tutti quegli interventi che oggi

dovrebbero essere effettuati at-traverso la variante urbanisticapotranno essere fatti con sem-plice permesso a costruire, o conuna super Dia in caso di edificial di sotto dei 500 mq, ad esem-pio nel caso di cambio di desti-nazione d’uso degli edifici di-smessi. Con questa disposizione,in accordo con l’Urcel Ance,sarà mdificata la legge 36/87sulla semplificazione delle pro-cedure in maniera urbanisticaedilizia. La modifica consentiràdi ridurre il numero dei passaggitra amministrazione comunale eregionale e anche all’internodello stesso comune. In assenzadi varianti sostanziali né dalpunto di vista degli investimentiné dei pesi insediativi - proprioqueste modifiche portavano allanecessità di tornare in Consi-glio comunale - noi prevediamoche le autorizzazioni venganoapprovate con una semplicefirma del tecnico responsabiledel procedimento all’internodell’ufficio tecnico dell’ammi-

nistrazione comunale. In più, lalegge prevede l’ampliamento de-gli strumenti di silenzio-assensodell’amministrazione nell’ap-provazione dei piani particola-reggiati e dei piani integrati, fis-sando in 60 o 90 giorni almassimo il lasso di tempo per farscattare questo meccanismo».

Alcuni comparti dell’edili-zia nel Lazio cominciano fi-nalmente a mostrare segnalidi ripresa. A fare da apripista èstato nel 2010 il mercato dellariqualificazione e del recu-pero, seguito poi nei primi tremesi del 2011 dal settore dei

Nessuna accelerazione per il piano casa laziale.

«La nostra proposta di legge è compatibile con

le norme del decreto sviluppo, ma per l’approvazione

del piano casa molto dipenderà dall’opposizione».

Il punto dell’assessore Luciano Ciocchetti

Renata Gualtieri

Aumento di gare di opere pubblichenei primi tre mesi del 2011 rispetto

allo stesso periododell’anno

precedente

GARE OPEREPUBBLICHE

+26

Percentuale di crescita della cassaintegrazione nei primi

tre mesi del 2011rispetto allo stessoperiodo dell’anno

precedente

CASSA INTEGRAZIONE

+20,6

L’obiettivo resta il via libera alla legge entro luglio

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Luciano Ciocchetti

LAZIO 2011 • DOSSIER • 169

lavori pubblici. La crisi nelsettore è dunque davvero fi-nita o permangono degli ele-menti negativi?«Stiamo vivendo ancora un pe-riodo di forte crisi e i dati sul-l’occupazione e sull’indotto nelsettore dell’edilizia lo dimo-strano. Ha retto solo chi è statocapace di internazionalizzare.Le piccole e medie imprese e lamanodopera che lavora nel set-tore sono in crisi profonda. Cisono solo timidi segnali di ri-presa sulla riqualificazione e lalegge sul piano casa diventa stra-tegica per far riprendere i piccolie medi cantieri e dare opportu-nità di occupazione e voglia direinvestire in questo settore».

Con il cambio di destina-zione d’uso degli immobili sipuò migliorare l’assetto ur-bano e dare una risposta con-creta all’emergenza abitativa.L’approvazione del piano casaregionale come può favorirequesto processo?«Lo favorisce perché al suo in-terno ha una serie di misurestrutturali che possono far ri-partire un grande piano perl’edilizia residenziale pubblica.In questa legge ci sono 4 capi-saldi proprio per il rilancio delsettore e per l’emergenza abita-tiva. Il primo riguarda l’ediliziasovvenzionata per costruire casepopolari e anche una normaurbanistica che consente di re-

��

Ci sono timidi segnali di ripresa sullariqualificazione ma la legge sul piano casapuò far riprendere i piccoli e medi cantieri

Luciano Ciocchetti,

assessore

all’Urbanistica

della Regione Lazio

cuperare le aree all’interno dizone popolari che già esistonoma non sono state utilizzate;quanto all’edilizia agevolata ab-biamo definito l’accordo per ab-battere il tasso di interesse suimutui e sbloccare il piano 2004per 12.000 alloggi di ediliziaagevolata nel Lazio. La vera no-vità è avere una norma che con-sente ai comuni di avere unadisponibilità di aree pubbliche acosto zero per poter soddisfarequesti bisogni. Inoltre, vieneistituito lo standard sociale e il20% delle aree dove si realizzaun nuovo quartiere deve essereceduta dai proprietari all’am-ministrazione comunale che poile può utilizzare secondo le sueprogrammazioni; l’housing so-ciale, che però non può funzio-nare fino a quando il costo diacquisto delle aree sarà così alto;il quarto caposaldo si riferisce aicambi di destinazione d’uso,cioè degli edifici non residen-ziali dismessi per cui si può fareil cambio di destinazione d’usoin modo diretto, senza varianteurbanistica, ma con permesso acostruire sopra i 500 mq, consuper Dia sotto i 500 mq e glioperatori dovranno mettere adisposizione dell’amministra-zione comunale il 30% degli al-loggi recuperati dal cambio didestinazione d’uso, i quali sa-ranno assegnati dal comune acanone calmierato».

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MERCATO IMMOBILIARE

170 • DOSSIER • LAZIO 2011

I romani hanno voglia di casa

Il 2010, stando ai datidella Federazione ita-liana agenti immobi-liari professionali, ha

visto una significativa ripresadelle trattative. Da un’analisidella presidente provinciale diFiaip ci si rende conto dicome i fattori che hanno resopossibile questo migliora-mento sono molteplici e con-comitanti. Le banche, adesempio, sono tornate a of-frire i loro prodotti di credito,a seguito di una sostenutachiusura negli ultimi 2-3anni, «che ha generato in-nanzi tutto per loro, e perl’utenza poi, una fetta ghiottadi mancate risorse». Unaquota di apporto di capitali,«anche se non quella sperata»,va riscontrata nell’ultimoscudo fiscale. L’introduzionedella cedolare secca, induceinfine il risparmiatore ad ac-quisire immobili da locare,generalmente di piccolo ta-glio, per crearsi un reddito ag-giuntivo.

Dal report 2010 Fiaip sievidenzia una diminuzionegenerale dei prezzi per leabitazioni in tutte le città,fatta eccezione per Venezia(+2,22%) e Siena (+0,2%)

che fotografano una realtàin controtendenza. Qual èla diminuzione dei prezzidegli immobili residenzialia Roma?«Per quanto concerne la di-minuzione dei prezzi nellanostra città, rileviamo un -4%, che però va per la grandemaggioranza a toccare la fa-scia di immobili usati, semi-periferici e periferici. Il centrostorico e le zone cosiddetteresidenziali, e quindi tutti gliimmobili “di nicchia” nonsono stati colpiti dalla dimi-nuzione dei prezzi, bensì daun semplice rallentamentonei tempi di esecuzione delle

vendite e da una domandapiù attenta da parte del-l’utenza. Gli immobili di pre-gio mantengono il prezzo,grazie alla domanda costantedi investitori che non deb-bono ricorrere al mutuo perl’acquisto».

Si segnala poi come piùdella metà delle compraven-dite a uso residenziale por-tate a termine (52%) av-venga con il ricorso alsistema creditizio e l’accessoai mutui, sebbene vi sia unariduzione di richieste di ero-gazioni rispetto al 2009. Lefamiglie romane seguonoquesta tendenza?

Migliora l’andamento del mercato nella Capitale e tra gli immobili più ricercati si assestano

la prima casa, di taglio intermedio, e gli immobili di pregio e del centro storico.

Laura Fioravanti, presidente di Fiaip Roma, analizza l’andamento del settore

Renata Gualtieri

Diminuzione del costo degli

immobili a Romache va a toccare

per la grandemaggioranza

la fascia di immobiliusati, semiperiferici

e periferici

PREZZI–4%

Sono quelle che avvengono

con il ricorso al sistema creditizio,

ma con una riduzionedi richieste

ed erogazioni rispetto al 2009

COMPRAVENDITE 52%

Page 147: dossier lazio 06 2011

Laura Fioravanti

LAZIO 2011 • DOSSIER • 171

Variazioni percentuali dei contratti di compravendita rispetto al precedente periodo (2009)

Abitazioni

0,00%

- 2,00%

- 4,00%

- 6,00%

- 8,00%

- 10,00%

Fonte: Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali

- 8,37%

- 9,04%

- 8,06%

- 9,00%

- 7,00%

- 5,00%

- 3,00%

- 1,00%

Negozi Uffici Capannoni

- 1,98%

«Sì, certamente. Parlando difamiglie medie, che si rivol-gono all’acquisto di un tagliomedio, 80/100 mq in zone difascia media, la richiesta dimutuo copre la stragrandemaggioranza delle compra-vendite. Piuttosto che pagareun canone di locazione alto(anche se negli ultimi dueanni abbiamo riscontrato unnetto ribasso del valore dei ca-noni), le famiglie, preferisconounire le risorse e fare ricorso alcredito per acquistare una casae coronare il sogno di posse-derne una propria».

È sempre la prima casa a es-sere la protagonista assolutaanche nei momenti difficili e asostenere in Italia l’interomercato immobiliare?«Sì, la prima casa è l’investi-mento protagonista e in asso-luto quello preferito dagli ita-liani. Quando si acquista unimmobile, oltre ai professio-

nisti del settore per la com-pravendita, il rogito e il cre-dito, abbiamo un’infinità dialtri settori economici inve-stiti da questa attività: impresedi ristrutturazione, trasporta-tori, mobilieri, tappezzieri evia discorrendo. Se solo il le-gislatore riuscisse a capirequanto il settore immobiliaresostiene il Paese, forse smette-rebbero di tassare in modo,spesso incondizionato, il benerifugio degli italiani».

La nuova tendenza che si re-gistra è costituita dalla nuovaqualità della domanda. Ciò èfrutto delle nuove norme re-lative al rendimento energe-tico oltre che a una ritrovataspinta di “voglia di casa”?«Al primo posto metterei laseconda opzione. Il mio pen-siero per le norme del rendi-mento energetico è il se-guente: gli immobili usatinon sono tenuti in conside-

razione per taleaspetto, non dovreb-bero avere neppurel’obbligatorietà dellapresentazione in sededi rogito. Assai diffe-rente è il rendimentoenergetico per lenuove costruzioni,che non solo trovogiusto, ma assai deter-minante. Ho potutoconstatare quanto inostri costruttori si siano at-tivati in tal senso e in piùcantieri ho riscontrato im-piantistica e finiture di ultimagenerazione che mi hannomeravigliata non poco. I no-stri costruttori hanno saputo,oltre che adeguarsi alle nuoveleggi, migliorare i loro inter-venti e vedo una corsa a volereffettivamente progettare leloro case con criteri di rispar-mio, innovazioni e agevola-zioni alle famiglie».

Laura Fioravanti,

presidente provinciale

della Federazione

italiana agenti

immobiliari

professionali di Roma

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PROGETTAZIONE INTEGRATA

174 • DOSSIER • LAZIO 2011

Dalla progettazione informatica alla pubblicistica, dall’urbanistica al restauro. In mezzo secolo

di carriera nell’architettura sono tanti gli obiettivi realizzati. Lorenzo Monardo racconta la sua esperienza

Amedeo Longhi

Verso un’architetturasempre più sostenibile

Un lungo curricu-lum, tanti progettirealizzati e decinedi pubblicazioni. I

cinquant’anni di professionedi Lorenzo Monardo sonodensi di traguardi importanti,coronati con la Targa d’Oroche l’Ordine degli Architettidi Roma gli ha riconosciutoper celebrare la ricorrenza.Monardo ripercorre le tappepiù importanti della sua car-

riera: «Ho iniziato a lavorarenel 1952 nel mio studio, con-frontandomi e facendo scambiculturali come docente al-l’Università di Roma con do-centi e ambienti professionaliinternazionali aperti all’infor-matica. Nel 1970 ho ideato erealizzato, grazie alla collabo-razione dell’IBM, un innova-tivo programma informatico(ESECU) per la progettazionee il disegno di massima ed ese-cutivo delle strutture edilizie.Ho trasformato successiva-mente il mio studio di archi-tettura nella società Tecnur-barch – che sta per“Tecnologia, Urbanistica, Ar-chitettura” – a indirizzo infor-matico, specializzata nelle pro-gettazioni nel campodell’architettura, dell’urbani-stica residenziale, industriale edelle infrastrutture».

Quali sono i lavori realiz-zati a cui tiene di più?«In Italia ho contribuito allacostruzione di diverse opere siadi edilizia che di urbanistica.Fra le più importanti posso ci-tare la nuova sede nazionale diTelecom Italia a Roma pressoil Parco dei Medici, origina-

A destra, Lorenzo Monardo, Amministratore Unico

e Direttore Tecnico della Tecnurbarch Computer Consulting Spa, insieme

all’archietto Caltagirone

www.tecnurbarch.it

riamente concepita come sededel Ministero della Salute, ilSantuario di Nostra Signora diFatima sempre a Roma, il co-siddetto “fungo” dell’EUR,l’Istituto di Ricerca Farmaco-logico Cesare Serono ad Ar-dea, l’Ospedale Generale zo-nale da cinquecento letti aTerracina, il Piano Urbanisticodella zona turistica di Sove-rato, l’autostrada Roma-Latinae la bretella Cisterna-Valmon-tone. Inoltre ho progettato di-versi quartieri di Roma comeCasal dei Pazzi, Saxa Rubra, Vi-gna Murata, Ponte di Nona».

Ha operato anche al-l’estero?«Sì, ho curato diversi progettianche all’estero, cercando sem-pre di tenere alto il buon nomedell’architettura italiana nelmondo. In particolare, ho re-centemente ho realizzato ungrande complesso alberghierodi lusso vicino ad Abu Dhabi,mentre a Mosca ho firmato ilnuovo Campus dell’Universitàdi Sokol e il Campus dell’Isti-tuto dell’Aviazione di Mosca.Inoltre ho progettato impiantipetroliferi per la Snam e portatoa termine progetti in Tunisia,

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Lorenzo Monardo

LAZIO 2011 • DOSSIER • 175

in Libia, in Iraq, in Siria A Da-masco ho vinto l’appalto per ilnuovo Teatro della Fiera».

Basandosi anche sulla sualunga esperienza didattica,che importanza attribuiscealla trasmissione dei valori edelle tecniche della scuola ar-chitettonica italiana alle gio-vani generazioni?«Una parte importante e con-sistente della mia vita profes-sionale è stata dedicata all’in-segnamento. Ho infatti allespalle una quarantennaleesperienza didattica presso laFacoltà di Architettura ValleGiulia dell’Università La Sa-pienza di Roma, dove ho ini-ziato a insegnare nel 1952.La notevole tradizione diquesta storica istituzione, natanel 1934, è un’ulteriore con-ferma del grande valore che se-

acquisito una notevole cono-scenza del tessuto urbano, inparticolare della Capitale».

Quanto sono importantioggi i criteri di sostenibilitàambientale, risparmio dellerisorse e miglioramento delleprestazioni energetiche ap-plicati all’architettura?«Oggi sono senza dubbio untema centrale, che per fortunagode di una considerazionesempre maggiore nel settore.L’analisi della sostenibilità am-bientale rappresenta infattiuno degli aspetti più impor-tanti per definire un’idoneaprogettazione architettonica.Basilare in questo senso è an-che lo studio di sistemi e tec-niche che consentano un sem-pre più accentuato risparmioenergetico, delle materie primee delle risorse in generale».

Pensa che sia giusto pun-tare sulla conservazione e sulrecupero del patrimonio edi-lizio e architettonico italianopiuttosto che sulle nuove co-struzioni?«Sicuramente sì. A questo pro-posito vorrei citare di nuovola valida tradizione, notevole econtinua, della Facoltà di Ar-chitettura di Roma, nelcampo della conservazione, del recupero architettonico,del restauro e della tutela delnostro patrimonio storico eambientale».

condo me rivestono a trasmis-sione e l’insegnamento a tuttigli studenti della qualità pro-gettuale compositiva per latutela e lo sviluppo del no-stro patrimonio storico am-bientale e culturale».

Viste anche le sue diversecollaborazioni con le istitu-zioni, qual è la sua valuta-zione generale sulla politicaurbanistica italiana e la nor-mativa in merito?«Purtroppo non posso valutarepositivamente la politica urba-nistica e ambientale italiana.Dico questo basandomi sul-l’attività di lungo corso che hosvolto presso le CommissioniEdilizie, nella Commissionedel Centro Storico del Co-mune di Roma e nella Com-missione Urbanistica dellaProvincia di Roma, dove ho

Il complesso

alberghiero Ras Al

Khaimah, realizzato

dall'architetto Monardo

negli Emirati Arabi

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INGEGNERIA

176 • DOSSIER • LAZIO 2011

Progetti sostenibiliUn software di simulazione che può verificare i cambiamenti e il ripristino delle coste erose.

Marco e Sergio Pittori spiegano i presupposti e gli obiettivi del progetto per lo sviluppo

sostenibile del diporto nautico

Giulio Conti

L’erosione costiera èun fenomeno divaste proporzioniche sta interes-

sando estesi tratti del litoraleitaliano. Diversamente daiprimi interventi degli anni ‘70 e’80, «nei tempi recenti, i criteridi progetto si sono orientativerso soluzioni di ripascimentomisto, con apporti di sabbieestratte dal mare o da cave aterra, protetti alcuni con sco-gliere appena affioranti e dispo-ste a breve distanza dalla lineadi battigia, altri con scogliere a250-300 metri dalla costa, lecosiddette barriere soffolte». Perdescrivere le nuove metodolo-gie di studio e di intervento mi-rate al ripristino delle coste, gliingegneri Marco e Sergio Pit-tori della Interprogetti, societàattiva nella progettazione e con-duzione di opere ingegneristi-che dal 1985, hanno di recente

preso parte alla tavola rotondaorganizzata dalla Regione Lazionel quadro della mostra Big Bludella Nuova Fiera di Roma.«Tra le soluzioni tecniche chemeglio assicurano la stabilitànel tempo dei profili di spiag-gia e la conservazione in sito deivolumi di ripascimento versati,sono preminenti quelle che affi-dano a una barriera soffolta diidonee caratteristiche e ade-guata posizione, la funzionedella attenuazione del moto on-doso e del frangimento delleonde più grandi», spiega MarcoPittori. Ma la soluzione del pro-blema si complica quando al fe-nomeno naturale erosivo sisomma l’impatto di un’operaportuale proposta sul litorale.Quali garanzie si possono of-frire allora per uno sviluppo so-stenibile del diporto nautico?«Partendo dai software piùavanzati elaborati dalle univer-

sità e laboratori specialistici,dopo un lavoro di sperimenta-zione durato quattro anni, ab-biamo messo a punto unsoftware tarato in termini reali,cioè non in scala di similitudineridotta, ma sulla reale situa-zione delle forze idrodinamichein gioco su un litorale – riferisceSergio Pittori –. In particolare,nel corso del progetto delnuovo porto turistico di Ce-cina, il software di simulazionedell’intero tratto di litoralecomprensivo del nuovo portoturistico, è stato verificato ap-plicandolo all’operazione di ri-pascimento morbido nelcontempo svolto dalla Provin-cia di Livorno con versamentosul litorale di Cecina di oltre40.000 metri cubi di sabbia».Il nuovo profilo di spiaggia ri-sultante dal ripascimento èstato rilevato e riportatocome input di avvio del soft-ware e «nei tre anni successivisono state rilevate a terra lemodifiche dei profili di spiag-gia risultanti dalle mareggiateregistrate e dal trasporto dellacorrente litoranea e messi apunto i parametri del soft-ware affinché i risultati dellesimulazioni rappresentino eriproducano fedelmente i fe-nomeni rilevati e registratinella realtà».

L'ingegnere Marco

Pittori descrive il nuovo

software durante

la tavola rotonda della

Regione Lazio tenutosi

di recente a Roma

[email protected]

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MATERIALI

178 • DOSSIER • LAZIO 2011

Il suo nome deriva da “La-pis Tiburtinus”, ovvero“Pietra di Tivoli”. È dallazona posta intorno all’an-

tica città di Tivoli che infatti,già in epoca romana, venivaestratto il travertino. Nel pe-riodo dell’impero romano iltrasporto dei blocchi di pietraera poi effettuato via fiume, at-traverso l’Aniene, un affluentedel Tevere. I blocchi arrivavanoa Roma e venivano lavorati etrasformati a seconda degli im-pieghi edificatori. Da quel lon-tano I millennio a.C. moltesono le innovazioni subentrate

Il “marmo” che ha edificato la storiaPer le sue caratteristiche legate alla qualità, alla resistenza e alla luminosità, gli antichi Romani

lo hanno eletto il materiale con cui edificare le costruzioni più importanti del loro impero.

Incluso il Colosseo. Con Gaetano Squeo, Amministratore unico della Estraba Spa

e della Travertini Caucci Spa, parliamo di “Travertino”

Nicoletta Bucciarelli

all’interno de settore ma non siè scalfita affatto invece la qualitàdella pietra. Il gruppo Caucciannovera tra le sue Aziendel’Estraba Spa e la TravertiniCaucci Spa, che da decenni sioccupano d’estrazione e com-mercializzazione di questa pietramillenaria. Con l’Amministra-tore unico Gaetano Squeo, par-liamo dell’unicità del travertino.

Il Gruppo Caucci e le su3industrie hanno fatto dell’usodel Travertino la base del lorolavoro. Che cosa offre questo“marmo” e quali caratteristi-che possiede? «Il Travertino è una pietra cal-carea ed è una formazionemolto antica. Parliamo di unapietra di circa 110.000 anni fa.Tra le sue peculiarità c’è quelladi essere un composto di car-bonato di calcio. Un materialecompletamente puro sotto ognipunto di vista. Inoltre, ha dellecaratteristiche pure naturali chenon lo rendono nocivo comealtre pietre e altri materiali uti-lizzati nell’edilizia, che possonoprodurre radon. Il colore basedel travertino è il colore paglie-rino, per questo spesso viene in-tegrato con altre tipologie perampliarne l’effetto cromatico. Il

Travertino è il materiale che hapermesso all’Impero Romanodi edificare tantissimi manu-fatti, tuttora presenti nel ForoRomano e non ultimo il Co-losseo, completamente in tra-vertino, come la Basilica diSan Pietro».

Il vostro lavoro si concentraquindi solo nella zona di Ti-voli e Guidonia o anche fuoridal territorio nazionale?«Attualmente il Travertino vieneestratto in più parti del mondoe come Gruppo abbiamo varidepositi in differenti paesi male caratteristiche di robu-stezza, resistenza, qualità econservazione del TravertinoRomano sono uniche».

Esistono delle normative diriferimento per l’estrazione?«Assolutamente si. Noi siamosoggetti a normative di tipo or-dinario ma anche vessatorio. Siva dalle generali normative sullasicurezza fino a quelle specificheche regolano la lavorazione etutto quello che avviene suipiazzali. Nei laboratori e nellesegherie noi rispettiamo il Testounico decreto legislativo 81 del2008, che ha uniformato e rag-gruppato tutta una serie di nor-mative che erano state emanate

Gaetano Squeo,

Amministratore

Unico di Estraba SpA,

Travertini Gaucci SpA

e Setra S.r.l.

Nella pagina accanto,

panoramica

del laboratorio

Estraba SpA

[email protected]

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Gaetano Squeo

LAZIO 2011 • DOSSIER • 179

in passato a più riprese, ora in-tegrato dal decreto legislativo106 del 2009. Per quanto ri-guarda la parte estrattiva, la cavavera e propria, si fa invece rife-rimento al decreto legislativo624 del 1996».

L’attività oggi svolta nellecave è molto tecnologica. «Se una volta il nostro era un la-voro prettamente di fatica, oggil’usura del personale impegnatoè ridotta al minimo. Per estrarrei blocchi venivano utilizzati iDerrick, gigantesche strutturedi carpenteria metallica che im-pegnavano cinque persone, duein superficie, due in basso e unoperatore nella cabina. Oggi perl’attività in cava e il trasferi-mento dei blocchi di travertinoin superficie usiamo delle paleCAT 988 che hanno un sistemadi aggancio e sgancio rapidodella benna o delle forche, se-condo le esigenze di lavoro.Tutto questo ha fatto sì chedove prima c’erano 3-4 derrickoggi vengono sostituiti daun’unica macchina operatrice.

l’Estraba, sull’antica complanareTiburtina, ha fornito il mate-riale per l’edificazione del ponteFlaminio, negli anni 20. Radiciche affondano quindi nella sto-ricità. Un’eredità dal passato chein ogni caso non ha scalfito lecaratteristiche del travertino chesi conservano perfettamente in-tatte nel materiale, estrema-mente chiaro e luminoso. Altrerealizzazioni, come ad esempiol’aeroporto di Siviglia, sonostate invece eseguite in Spagna.Abbiamo inoltre collaboratocon molti architetti importantiche hanno utilizzato il nostrotravertino. Considerata la qua-lità e la durevolezza nel tempo,il travertino viene utilizzato perdifferenti realizzazioni, inclusemolte moschee arabe».

Se in un indotto come il nostrofino agli anni sessanta erano im-pegnati oltre cinquemila ad-detti, oggi ce ne sono circa1.000. Precedentemente inol-tre per riquadrare un blocco siimpiegava una giornata, oggi,con il taglio diamantato, pos-siamo farlo in meno di un’ora.Attraverso le normative e i mo-derni sistemi tecnologici ab-biamo molto ridotto gli infor-tuni e le disgrazie sul lavoro. Cisiamo certificati ISO 9001, ISO14001 e oggi anche sulla sicu-rezza OHSAS 18001».

Potrebbe raccontarci unadelle realizzazioni con ilTravertino del gruppoCaucci che è possibile am-mirare a Roma?«Una delle nostre società,

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Abbiamo depositi in molti paesi del mondo. Ma le caratteristiche di robustezza, resistenza,qualità e conservazione del Travertino Romanodi Tivoli sono uniche

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IL SETTORE NAUTICO

180 • DOSSIER • LAZIO 2011

Anche la nautica guarda all’ambienteImbarcazioni di qualità, ma economiche e a ridotto impatto ambientale. Michele Prestipino traccia le linee guida della filosofia vincente nel settore nautico. E presenta il nuovo Tornado 50’ ClassicEugenia Campo di Costa

R ealizzare imbarca-zioni essenziali, so-stenibili, di altaqualità ma econo-

miche, sia nei consumi che nelmantenimento. È questa la ten-denza vincente, oggi, nel set-tore nautico. Una filosofia dasempre sposata dalla TornadoMarine di Fiumicino, cantierecon oltre quarant’anni di storia,rilevato nel 2007 da MichelePrestipino. L’imprenditore ro-mano, grazie alle esperienze ma-turate nel settore della finanzainternazionale, ha saputo dareun nuovo impulso managerialealla produzione, partendo dalrestyling dei modelli classici, cheavevano decretato il successo delmarchio sia commerciale che

sportivo, con la vittoria in di-verse competizioni di off-shorea partire dagli anni 70. Presti-pino ha avviato un’azione dirinnovamento in armonia conla tradizione degli storici moto-scafi, mantenendo intatte ledoti marine e le connotazioniclassiche delle imbarcazioniTornado, migliorando al con-tempo la qualità dei materiali,il livello delle finiture e la fun-zionalità degli spazi.

Dopo il rinnovamento dellagamma, ha progettato unnuovo modello di imbarca-zione, il Tornado 50’ Classic,presentato lo scorso ottobreal 50° Salone Internazionaledi Genova. Quali sono le suecaratteristiche?

«Il 50 piedi è un motoscafo di16, 20 metri, più grande ri-spetto alla gamma tradizional-mente prodotta che spazia dai10 ai 14 metri, ma è una barcaprogettata e costruita seguendole linee guida della Tornado, chesono la semplicità e il conteni-mento dei costi; il classico uni-sce tradizione e creatività. Credoche questa imbarcazione possasoddisfare le nuove richieste disobrietà e concretezza che arri-vano da un mutato approccio almare da parte dell’armatore cheoggi non ha più intenzione digettare fiumi di danaro in unbene che usa sostanzialmente20 giorni l’anno, pertanto vuoleun’imbarcazione facile, che con-sumi poco, che si possa mante-

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Michele Prestipino

LAZIO 2011 • DOSSIER • 181

nere anche senza marinaio.Questa è esattamente la tipolo-gia di imbarcazione Tornado. Eil 50’ Classic è un motoscafo digrandi dimensioni, di chiara de-rivazione americana, che pro-mette alte prestazioni e consumiridotti, senza alcuna velleità peril superfluo».

Quindi anche nella proget-tazione oggi è necessario pen-sare all’impatto ambientale. «Personalmente lo ritengo unrequisito essenziale, come si puòguidare un’impresa che ha unatale influenza sul mare senza te-nere conto dell’ambiente? Duesono gli elementi su cui fareleva: consumi ridotti, allo scopodi inquinare il mare il menopossibile, e contenimento del-l’impatto acustico. Per ottenerequesto risultato sono state sceltemotorizzazioni Volvo Penta“commonrail Tier 3” per tuttele imbarcazioni Tornado che, almassimo della loro velocità,esprimono soltanto 69 db».

Il settore nautico è statofortemente colpito dallacrisi. Come ha reagito la Tor-nado Marine?«I dati di Confindustria parlanodi una contrazione del fatturatodella nautica del 30% ma di

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Il 50’ Classic è un motoscafo di grandi dimensioni,che promette alte prestazioni e consumi ridotti,senza alcuna velleità per il superfluo

fatto la contrazione, negli ul-timi due anni, è arrivata ancheal 60%. Ciò che è emerso dallacrisi è l’importanza di una filo-sofia che mira a realizzare im-barcazioni più fruibili e menocostose. Forte della filosofia cheda sempre la contraddistingue,e in netta controtendenza con ilmercato, la Tornado Marine haaumentato il fatturato del35%, proprio nell’annus hor-ribilis della nautica. Basti pen-sare che sono già stati ordinatinove Tornado 50’ Classic, chevanno tutti in consegna en-tro fine giugno».

Quali prospettive intravedeper il futuro del settore?«Credo che, sebbene in fase fi-nale, una contrazione comequella che ha investito l’interosistema economico-finanziario,abbia prodotto comunque unacoda emotiva sul tessuto delPaese pronta a durare almenodue o tre anni. Andremo in-

contro ancora ad un triennio incui la politica premiante saràquella del contenimento dei co-sti e di imbarcazioni concrete,sobrie, dove ci sia solo quelloche serve. Ritengo che il mer-cato sta oggi adottando la fi-losofia che Tornado esprimeda sempre, per questo sonomolto ottimista anche per leprossime stagioni».

Avete in mente qualchenovità?«Abbiamo appena realizzato,come primo cantiere italiano,l’applicazione I-Pad scarica-bile gratuitamente su AppleStore, in cui si trovano nu-merosi contenuti, anche fo-tografici, della nostre novitàcome, per esempio il nuovo38 Sport, la prima imbarca-zione in Italia ad essere moto-rizzata con i Volvo Penta da400 cavalli, che presenteremoufficialmente al salone diCannes a settembre».

In apertura,

il Tornado 50’ Classic.

A sinistra, Michele

Prestipino, proprietario

e Presidente della Tornado

Marine Spa, a destra

un interno

del Tornado 50’ Classic

www.tornadomarine.com

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GESTIONE DEI RIFIUTI

184 • DOSSIER • LAZIO 2011

Un servizio essenzialeper il decoro urbanoSono circa una tren-

tina i comuni lazialiindebitati con gli im-prenditori che gesti-

scono le discariche in re-gione. L’incontro diFederlazio Ambiente e ditutti i rappresentanti dellediscariche presenti sul terri-torio, avvenuto il 9 maggioscorso, ha ufficializzato lostato di agitazione dei gestoridei siti di smaltimento ri-fiuti, proclamando la serratadel 9 giugno. In testa, perquanto riguarda l’insolvenza,c’è il comune di Roma conun debito che raggiungecirca 70 milioni di euro. Se-gue Pomezia, che grazie a unaccordo di rateizzazione hainiziato a pagare la propriaparte, 14 milioni di euro. PoiNettuno e Guidonia, concirca 4 milioni a testa, Ar-dea, e con cifre tra i 2 mi-lioni e i 300 mila euro, Al-bano, Civitavecchia, Viterbo,Rieti, Latina, Frosinone,Mentana, Fontenuova, Mon-terotondo, Palombara, Ti-voli, Ariccia, Fiumicino,Ciampino. Ma quello del-l’insolvenza non è l’unicoproblema lamentato dai ge-stori delle discariche. Feder-lazio Ambiente tramite ilsuo presidente Bruno Landichiede anche l’adeguamentodelle tariffe: «Il paradossodella situazione è che il La-zio gode delle tariffe piùbasse d’Italia e nel frattempo

il sistema di smaltimento edi trattamento finale dei ri-fiuti è migliorato, adeguan-dosi alle normative di tutelaambientale».

La serrata delle discari-che regionali, annunciataper lo scorso 10 maggio, èstata posticipata al 9 giu-gno. C’è il rischio che si ve-rifichi successivamentequello che è successo a Na-poli o siete fiduciosi neiconfronti delle parole pro-nunciate dall’assessore DiPaolantonio riguardo lapromessa di interventi sol-leciti sulle morosità? «La nostra posizione non èné pregiudizialmente pessi-mistica né ottimistica. Noiabbiamo posto due problemifondamentali: uno riguarda iritardati pagamenti da partedelle amministrazioni comu-nali e l’altro è quello dell’ag-giornamento delle tariffe perlo smaltimento e il tratta-mento finale dei rifiuti. Perquanto concerne la questione

dei ritardati pagamenti nonvediamo significativi miglio-ramenti, stiamo cercando diutilizzare una legge regionaleapprovata a questo propositoallo scopo di mobilizzare icrediti».

Per quanto riguardal’adeguamento delle tariffe,se molte amministrazionisono già insolventi, alzarele tariffe in questo mo-mento non è ulteriormenterischioso? «Rispetto alle pratiche chesono state avviate e che sono

Per scongiurare il rischio di vedere anche nelle città laziali

le immagini delle strade di Napoli invase dai rifiuti, occorre

che tutti i comuni insolventi saldino i loro debiti. Bruno Landi

spiega quali sono i malumori dei gestori delle discariche

Nicolò Mulas Marcello

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Bruno Landi

LAZIO 2011 • DOSSIER • 185

anche che tenere pulita lacittà. Avere un sistema dismaltimento dei rifiuti ade-guato costituisce prima an-

cora che una spesa, un inve-stimento».

Per quanto riguarda la di-scarica di Malagrotta, ilsindaco Alemanno ha pro-messo l’istituzione di un ta-volo permanente. Quali sa-ranno le prospettive futuredell’area? «Malagrotta dovrà avere unaconclusione e il nostro au-spicio è quello di un utilizzorazionale del sito, tenendoconto che l’area ospita alcuniimpianti tecnologicamentemolto avanzati che non sonodestinati a una fine prema-tura. Pertanto gli impianti ditrattamento meccanico bio-logico di Malagrotta 1 e Ma-lagrotta 2 sono destinati acontinuare il loro servizio alpieno sfruttamento cosìcome la linea di gassifica-zione dell’impianto dovrà es-sere accompagnata da altredue linee secondo il pianoregionale di gestione dei ri-fiuti. Malagrotta, comun-que, cesserà prima o poil’utilizzo dei volumi di di-scarica perché saranno ormaistati riempiti però conti-nuerà a funzionare il sistema

In apertura Bruno

Landi, presidente

Federlazio Ambiente

in attesa di risoluzione, ab-biamo avuto la formalizza-zione di un solo provvedi-mento, quello riguardantel’impianto di Viterbo. Il pa-radosso della situazione è cheil sistema laziale è miglioratoma è ancora legato a tariffebasse e non remunerative.Penso che i comuni ne sianoa conoscenza e che sappiano

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Penso che i comuni sappiano che avere un sistema di smaltimento dei rifiuti adeguato costituisce primaancora che una spesa, un investimento

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GESTIONE DEI RIFIUTI

186 • DOSSIER • LAZIO 2011

� � impiantistico e dovrà essereindividuato un nuovo spaziodove allocare una discarica diservizio per i residui non re-cuperabili».

Ancora non è stato desi-gnato un sito preciso per ac-cogliere i rifiuti? «Noi sappiamo che il diret-tore di Malagrotta ha propo-sto l’utilizzo di un sito nonpiù lontano di due o tre chi-lometri dall’attuale; questasoluzione in termini di fun-zionalità operativa ed econo-mica è forse la soluzione mi-gliore. Sappiamo però che lasede individuata, i Monti del-l’Ortaccio, trova resistenze insede politica e istituzionale.Sappiamo anche che le istitu-zioni sono alla ricerca dieventuali alternative. Comeassociazione degli imprendi-tori noi teniamo molto all’ef-ficienza del servizio e alla suaeconomicità quindi auspi-chiamo che le soluzioni sianotali da risparmiare a Roma in-flazione dei costi e pessimoservizio».

Dal dossier di FederlazioAmbiente sulla situazionerifiuti, è emerso che occor-rono investimenti per circa

600 milioni di euro da im-piegare in impianti tecno-logicamente avanzati. Suquesto punto si è mossoqualcosa da parte degli isti-tuti bancari e delle ammini-strazioni? «Ho cercato di consultare gliistituti bancari di interessenazionale che hanno sede aRoma e ho trovato attenzioneal problema. Tuttavia uno de-

gli aspetti della questione èanche la rimuneratività delletariffe, le quali debbono con-sentire quel delta utile all’in-vestimento da parte del pri-vato e alla restituzione delprestito bancario. Quindi iltema tariffe costituisce untutt’uno anche con lo svi-luppo impiantistico del si-stema dei rifiuti. Le banchehanno anche bisogno di un

DISCARICHE ESISTENTI NELLA REGIONE LAZIO (2010)Fonte: REGIONE LAZIO

FR

LT

RM

RM

Cerreto

Borgo Montello

Cupinoro

Cecchina

Roccasecca

Latina Latina

Bracciano

Albano Laziale

Roma

Roma

Frosinone 435.000

180.000

35.00019

PROVINCIA LOCALIZZAZIONE COMUNE PROVINCIA VOLUMETRI RESIDUA AL 30.06.2010 (MC)

240.00017LatinaLatinaBorgo MontelloLT

400.000RomaGuidonia MontecelioInviolataRM

RM Malagrotta Roma Roma 1.750.000

700.000ViterboViterboLe FornaciVTRM Fosso Crepacuore Civitavecchia 7.50020Roma

33.10318

1.480.000RM Colle Fagiolara Colleferro Roma

Page 163: dossier lazio 06 2011

Bruno Landi

LAZIO 2011 • DOSSIER • 187

I comuni laziali che smaltiscono i propri rifiuti nella discarica di Colleferro sono 29, per un volume pari a circa 400/500 tonnellate al giorno. «All’interno del sito – spiega Marino Galuppo,direttore tecnico del Gruppo Gaia, la società che gestisce la discarica – si effettua un intervento di trito vagliatura del rifiuto ai fini dellariduzione volumetrica, come previsto dalla legge 36 del 2003.Vengono poi allestiti degli invasi che progressivamente vengonoriempiti. Successivamente i rifiuti vengono posti in strati e compattatida un’attrezzatura apposita che è appunto il compattatore di discarica». Per quanto riguarda il recupero ambientale dell’interaarea di stoccaggio, esso prevede varie fasi. «Nell’ambito complessivodi riordino – continua Galuppo – è previsto il completamento dei volumidisponibili per la discarica con varie forme anche di riprofilatura delle sponde. Inoltre, una discarica in rilevato con completamentoprogressivo dei lotti esauriti che vengono riprofilati con la ricopertura e il capping definitivo». Per quanto concerne l’impianto di trattamento, recupero e valorizzazione rifiuti di Colle Fagiolara: «Il progetto è già partito – conclude Galuppo – stiamo attendendo solo che la Regione ci comunichi l’autorizzazione alla costruzione».

I rifiuti di Colleferrocenno, o meglio di un indi-rizzo, da parte delle istitu-zioni e, in particolare, dallaRegione che dimostri il con-creto interesse di portare ilpiano di gestione dei rifiutidalla carta agli impianti.Quindi per passare dalle pa-role ai fatti sarebbe utile chela Regione riunisse intorno aun tavolo i maggiori istitutibancari e indicasse questoobiettivo come un punto diprimaria importanza per lastessa istituzione. Se non sene fa vedere l’importanza isti-tuzionale probabilmente lebanche restano pigre, soprat-tutto in un momento di dif-ficoltà finanziaria comequello che stiamo vivendo».

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Occorre un indirizzo, da parte della Regione che dimostri il concreto interesse di trasformareil piano di gestione dei rifiuti dalla carta agli impianti

In questa

pagina, in alto,

il Comune

di Colleferro

Page 164: dossier lazio 06 2011

GESTIONE DEI RIFIUTI

Raccolta differenziata su tutto il territorio

L’amministrazionecomunale di Vi-terbo si sta da anniimpegnando per

migliorare l’efficienza del ser-vizio di raccolta e gestione deirifiuti urbani. «Nella nuovagara d’appalto – chiarisce il sin-daco Giulio Marini – è con-templato anche l’ampliamentodella raccolta differenziata atutto il complesso cittadino. Il24 maggio si è conclusa la gara,stiamo valutando i partecipantie successivamente l’aggiudica-zione del servizio, vedremo an-che le tempistiche per la rea-lizzazione del nuovo servizio».

Nel Lazio sono una trentinai comuni in affanno nei con-fronti delle società di smalti-mento rifiuti. I gestori dellediscariche, tramite Federlazio,hanno minacciato una serrataper il 9 giugno. Qual è la si-tuazione a Viterbo?«Per quanto riguarda la raccoltaal momento abbiamo una so-cietà in house in procinto di li-quidazione con una gara in attoper l’acquisizione dell’appalto.Lo smaltimento, invece, è unacompetenza di carattere re-gionale. La situazione a Vi-terbo è sotto controllo, c’èqualche piccolo problema diraccolta in quanto siamo inquesta fase di liquidazione incui gli interventi straordinarinon si possono fare».

Secondo il Sole 24 Ore, Vi-terbo è la città a più basso costoper quanto riguarda lo smalti-mento dei rifiuti. Le società dismaltimento laziali però hannochiesto alla Regione un ade-guamento delle tariffe. Questocomporterà oneri maggiori daparte del comune? «Il fatto che il nostro territoriosia sede dell’impianto fa sì che

Come molti altri comuni laziali anche Viterbo deve far fronte ai problemi

legati a raccolta e smaltimento dei rifiuti ma, conferma il sindaco Giulio Marini,

si sta lavorando su questo fronte per migliorare i servizi

Nicolò Mulas Marcello

percepiamo un ristorno econo-mico da parte dei comuni cheafferiscono al nostro impianto.La tassa dei rifiuti va a coprirel’intero costo di raccolta e smal-timento ma nel caso in cui cisiano eccedenze, quindi richie-ste di maggiori costi, questispettano al contribuente».

Lo scorso 19 marzo lagiunta comunale ha delibe-rato alcune variazioni permigliorare il servizio di rac-colta dei rifiuti. A due mesidalla delibera si possono re-gistrare risultati? «La situazione è in una faseevolutiva e, stando ai numeri, èaccettabile, ma personalmentenon sono soddisfatto. Va benela parte relativa alla raccolta deirifiuti, però a mio avviso c’èancora gran parte della cittàche ancora non ha digerito ilmetodo, e non credo si trattisolo di questo. Esiste un pro-blema di irregolarità nel modoin cui i cittadini raccolgono irifiuti perché non tutto ilcomparto che abbiamo messosotto controllo ha usato i con-tenitori, pertanto c’è qual-cos’altro che non funziona».

188 • DOSSIER • LAZIO 2011

Giulio Marini,

sindaco di Viterbo

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IL RIFIUTO COME RISORSA

190 • DOSSIER • LAZIO 2011

Da rifiuto a energiaverso l’epoca post-discaricaIl caso della Bracciano Ambiente è emblematico sulla direzione che la raccolta differenziata

dei rifiuti potrebbe intraprendere. Una filiera ritenuta finora “ingombrante” e che oggi potrebbe

garantire occupazione, riduzione dei costi e recupero energetico per i comuni italiani

Andrea Moscariello

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Alessandro Baroni e Andrea Riccioni

LAZIO 2011 • DOSSIER • 191

Sono passati ormai setteanni da quando laBracciano Ambienteha preso in gestione la

discarica regionale di Cupi-noro, nel comune di Brac-ciano, in provincia di Roma.Un compito certamente nonfacile per la società per azioni,le cui quote sono totalmentedetenute dal comune di Brac-ciano. L’obiettivo alla base del-l’operazione è anzitutto la ri-duzione progressiva delconferimento dei rifiuti in di-scarica. Si punta, a tal propo-sito, a trasformare il servizio diraccolta indifferenziata dei ri-fiuti in uno “porta a porta”, se-parando e recuperando tutti imateriali riutilizzabili. Una po-litica che può ovviamenteaprire nuovi scenari, sia sotto ilprofilo ambientale, sia sottoquello dell’indotto economicoche ne scaturirebbe. Realiz-zando nuovi impianti per la la-vorazione dei materiali recupe-rati, in modo da diversificare leattività della Bracciano Am-biente, si garantirebbe il man-tenimento, se non l’incre-mento, del tasso occupazionaledell’azienda, soprattutto of-frendo nuove opportunità la-vorative per i più giovani. Nonsolo, puntando alle energie rin-novabili, si potrebbe creare uncircolo virtuoso tra la società, ilComune, le imprese e gli entidi ricerca. «A oggi la società haavviato un percorso di trasfor-mazione industriale del sito diCupinoro, ove originariamenteera presente solo l’invaso per il

conferimento dei rifiuti, inun’area di recupero, trasforma-zione e produzione di energiada fonti rinnovabili – sottoli-nea Alessandro Baroni, il pre-sidente della Bracciano Am-biente Spa -. L’azienda si èdotata di un impianto per lacaptazione del biogas di disca-rica e per la produzione dienergia elettrica, oltre che diuno per il trattamento del per-colato prodotto dalla disca-rica». Inserita nel nuovo PianoRifiuti elaborato dalla RegioneLazio all’inizio del 2011, ilgruppo ha in cantiere la realiz-zazione di un impianto dicompostaggio e digestione

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La differenziazione dei rifiuti la fanno i cittadini. Senza la loro attiva collaborazionetutto il ciclo seguente incontra enormi difficoltàtecniche e, di conseguenza, economiche

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anaerobica dalla capacità di30mila tonnellate annue, rea-lizzato in collaborazione con lasocietà svizzera Axpo, che,sempre secondo Baroni, «per-metterà di risolvere l’ormai cro-nico problema della scarsità diimpianti dedicati nella Provin-cia di Roma e sarà capace diprodurre energia dal processodi digestione anaerobica». Altrasfida impiantistica lanciatadalla Bracciano Ambiente èquella della realizzazione di unimpianto di preselezione dei ri-fiuti solidi urbani, che permet-terà di eliminare il conferi-mento del rifiuto pressol’invaso di Cupinoro.

In apertura,

un impianto

per la captazione

di biogas.

Sotto, da sinistra,

Alessandro Baroni,

presidente,

e Andrea Riccioni,

direttore generale della

Bracciano Spa

www.braccianoambiente.it

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192 • DOSSIER • LAZIO 2011

come la nostra». Un input pri-vatistico che incide anche sulcosting dell’impresa. «Il conte-nimento delle spese è un ele-mento essenziale, occorre ri-durre gli sprechi. Per questo èfondamentale la responsabiliz-zazione del personale, farcomprendere che il compor-tamento di ogni singolo la-voratore incide nel rendi-mento e nell’immaginedell’azienda, anche se pub-blica, e che lo stipendio a finemese non è dovuto in quantosi è dipendenti, ma piuttostoin ragione dell’impegno pro-fessionale che ogni lavoratoreoffre giorno per giorno».

I CITTADINI E LA RAC-COLTA DIFFERENZIATAMa ciò non basta se privi di

UNA GESTIONE IMPRENDITORIALESecondo Andrea Riccioni, di-rettore generale, la continuaprogettualità e il dinamismodell’azienda nascono anche gra-zie a un management svinco-lato dalle lentezze e dalle farra-ginosità tipiche delle dirigenzepubbliche. «Ritengo sia neces-sario gestire la società da im-prenditore dinamico, piuttostoche da classico dirigente di entepubblico – spiega Riccioni -.Occorre motivare tutto il per-sonale, dal funzionario di piùalto livello all’operativo di re-cente inserimento, circa la ne-cessità di sentire proprial’azienda ma, allo stesso tempo,di condividere i regolamenti e idettami che la normativa pub-blicistica impone a una realtà

una sufficiente attenzione, daparte degli Enti e della cittadi-nanza, al tema del rifiuto. «Urgeuna riconversione del settore, aifini del riciclo dei materiali edel recupero energetico dai ri-fiuti – interviene nuovamente ilpresidente Baroni -. Sotto que-sto profilo in Italia il panoramaè estremamente variegato e di-pende in maniera preminentedal livello di “cultura civile” diciascuna realtà». Secondo Ba-roni bisogna tenere ben pre-sente che «la differenziazionedei rifiuti , che è alla base del ri-ciclo, la fanno i cittadini. Senzala loro attiva collaborazionetutto il ciclo seguente incontraenormi difficoltà tecniche e, diconseguenza, economiche». Inquesto, l’influenza dei mass me-dia ricopre un ruolo decisivo.

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Una buona raccolta può esistere solo nei territoridove sono presenti, a livello provinciale oltre che regionale, più impianti di trattamento dellafrazione di rifiuto differenziato

IL RIFIUTO COME RISORSA

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LAZIO 2011 • DOSSIER • 193

«Si parla sempre della raccoltadifferenziata come soluzione de-finitiva del problema dei rifiuti,ma non è dato di vedere in nes-sun programma televisivo adalta diffusione una qualcheforma di formazione del pub-blico alle buone pratiche di dif-ferenziazione dei rifiuti – evi-denzia il presidente dellaBracciano Ambiente -. È indi-spensabile, a mio avviso, lan-ciare una vera e propria campa-gna mediatica a livello nazionaleper educare i cittadini alla rac-colta differenziata».

GLI INVESTIMENTI IN ATTOConcepire la filiera del rifiuto inchiave di recupero energeticosignifica anche porre le basi perun business tutt’altro che mar-ginale. Nel caso specifico dellasocietà di Bracciano, per la solacostruzione degli impianti giàin programma, verranno inve-stiti oltre 20 milioni di euro e,una volta realizzati, verrà as-sunto un congruo numero dioperai e tecnici per la loro ge-stione. «Una buona raccoltadifferenziata può esistere solonei territori dove sono presenti,a livello provinciale oltre che re-gionale, più impianti di tratta-mento della frazione di rifiutodifferenziato – sostiene AndreaRiccioni -. A volte molti co-muni si trovano a sostenere co-sti di gestione del servizio diraccolta differenziata troppo ele-vati, considerato che gli im-pianti di destinazione spesso sitrovano fuori provincia o ad-dirittura fuori regione, conuno spreco di denaro e di

tempo, solo per i trasporti,non trascurabile».

LA RICERCAGrande spazio, infine, alla ri-cerca. La società, oltre allo svi-luppo della linea impiantistica,ha infatti avviato percorsi colla-borativi con importanti enti a li-vello nazionale. «Attualmentestiamo sviluppando, in collabo-razione con l’ente Enea, una ri-cerca su alcune coltivazioni ingrado di aumentare significati-vamente la produzione di me-tano all’interno del processo dicompostaggio dei rifiuti da rac-colta differenziata – annuncia

Bracciano Ambiente Spa ha chiuso l’ultimo fatturato annuo toccando quota 12 milioni dieuro. La sua attività si rivolge principalmente a enti pubblici, in particolari i comuni dellaprovincia Nord di Roma. Ma, nonostante l’ottima performance in termini di fatturato, ildirettore generale Andrea Riccioni spiega come «sia ormai cronico il ritardo nelpagamento delle fatture da parte dell’80% degli enti conferitori, al punto che in alcunicasi si raggiungono quasi 500 giorni di ritardo. La società si trova costretta a doverricorrere a forme di finanziamento quali il factoring, i cui costi vengono di conseguenzaribaltati ai debitori sotto forma di interessi». Un quadro critico, dunque, che spinge lasocietà presieduta da Alessandro Baroni a razionalizzare al massimo spese einvestimenti, anche in termini di forza lavoro. La società, dal 2004, anno della suacostituzione, ha comunque sempre mantenuto in attivo il bilancio, garantendo utili alComune di Bracciano, proprietario dell’azienda, e commesse per le aziende locali e delsettore che fungono da indotto alla società. Bracciano Ambiente Spa ha inoltre avviatopercorsi collaborativi con enti di ricerca quali Enea e altri istituzionali come la Prefetturadi Roma, la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, Ama e Acea.

Il bilancio

Alessandro Baroni -. Questecoltivazioni potrebbero essereutilizzate in aree compromesse,ad esempio in prossimità delladiscarica, per contribuire allaproduzione di energia rinnova-bile». Tra le altre cose, partirà abreve la costruzione di un im-pianto di compostaggio perl’umido dalla potenzialità di re-cupero energetico pari a 1 Mw.«Pensiamo anche di ricoprire laparte ormai chiusa della disca-rica con pannelli fotovoltaici –conclude Baroni -. In tal modootterremo il duplice effetto di si-gillare la discarica e produrreenergia rinnovabile».

Un’isola ecologica

gestita dalla Bracciano

Ambiente Spa

Alessandro Baroni e Andrea Riccioni

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RICERCA AMBIENTALE

Non solo progettazione e gestione di infrastrutture ferroviarie. Oggi Fenit investe su un

nuovo progetto che coniuga industria e ricerca ambientale. A parlarne è Sandro Acciaioli

Piero Lucchi

Scommettiamo sull’ambiente

Èdivenuta, negli anni,una delle partner piùrichieste e affidabiliper la Pubblica am-

ministrazione e per gli Entipubblici. Fenit Spa ha dunquetrovato, nella privatizzazione,un importante volano di svi-luppo. Nata nel 1988 come so-cietà strumentale della Federa-zione Nazionale ImpreseTrasporti che rappresentavatutte le Ferrovie locali non ap-partenenti alle FS, è oggi unodegli attori più qualificati sulmercato ferroviario, specializ-zato nella fornitura di serviziintegrati e di assistenza tecnico-ingegneristica, ma anche eco-nomica, finanziaria, giuridico-

amministrativa e gestionale.«Pur essendo una realtà privata,la nostra storia, la nostra formamentis, ci porta ad avere unaparticolare sensibilità nei con-fronti dei bisogni della Pub-blica amministrazione – spiegal’amministratore unico dellaFenit, Sandro Acciaioli -. Perquesto la nostra cultura opera-tiva è così apprezzata, specienella realizzazione e nella ge-stione di impianti e infrastrut-ture». Opere, peraltro, non piùunicamente rivolte al settoretrasporti, ma anche in quellidell’ambiente e dell’energia. Atal proposito, dal 2008 Fenit siè resa promotrice di un artico-lato programma di iniziative

scientifiche e industriali, che in-tende contribuire alla risolu-zione dei problemi ambientalilegati ai rifiuti e alle compo-nenti inquinanti dell’aria, delsuolo e dell’acqua.

La vostra è una società sem-pre meno monosettoriale.«È vero, anche se ovviamentequello dei trasporti resta unodei nostri principali mercati diriferimento, sia a livello nazio-nale che internazionale. Nel-l’ambito ferroviario Fenit è unnome che è riuscito ad affer-marsi avendo assunto il ruolo diadvisor in numerose operazionidi project financing, coordi-nando e svolgendo direttamentele attività preliminari di proget-tazione tecnica, pianificazioneeconomica e finanziaria, analisidei tempi di realizzazione, dellemodalità esecutive e delle com-ponenti tecniche e funzionalidelle opere».

L’ambiente, poi, è diventatal’altra grande voce del vostrobusiness. In quale momentoha preso il via questo svi-luppo?«Direi dal 2004, quando la no-stra società ha siglato un impe-gno di collaborazione operativacon l’ANCI, l’Associazione Na-zionale dei Comuni Italiani, perl’attuazione di un interessanteprogetto finalizzato al monito-

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Sandro Acciaioli

LAZIO 2011 • DOSSIER • 195

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pact Technology».Qual è la mission della

nuova società?«La ricerca, lo sviluppo, l’inte-grazione, l’automazione e l’in-gegnerizzazione di nuovi pro-cessi produttivi basatisull’applicazione dei brevetti edelle conoscenze scientifichedello stesso Reverso, nonché losfruttamento commerciale deiprocessi medesimi, sia diretta-mente, attraverso l’avvio di spe-cifiche iniziative industriali conqualificati partner, sia indiretta-mente, attraverso la cessione delknow-how che è nella disponi-bilità della società. Nel settoredei rifiuti, ad esempio, l’insiemedelle iniziative che la ZENITintende avviare potrebbero co-stituire una piattaforma di so-luzioni integrate per il recuperototale dei rifiuti a ciclo ecologicochiuso. Ancora, i processi di mi-crobiologia applicata sviluppatidal dottor Reverso e le tecnichedi corretta gestione dallo stessoelaborate potrebbero consentiredi avviare un Centro agro-zoo-tecnico-alimentare di eccellenza,basato sul riequilibrio pedolo-gico di terreni agricoli a rischiodesertificazione e sul ripristinodelle attività agricole, agro-ali-mentari e zootecniche attuatecon criteri di rigorosa osser-vanza delle norme D.A.C. (De-nominazione di AmbienteControllato)».

Quali iniziative industrialipotreste già intraprendere

Sandro Acciaioli, Amministratore unico della Fenit

Spa e Amministratore delegato della Zenit Srl

www.fenit.net

raggio degli investimenti incampo ambientale avviato nel-l’ambito di un più ampio Ac-cordo Quadro di collaborazionetra la medesima Associazione eil Ministero dell’Ambiente edella Tutela del Territorio e delMare».

Cosa prevede il progetto?«Il monitoraggio della spesa edelle altre iniziative in materiadi investimenti in campo am-bientale, effettuate o intrapreseda Regioni, Province, Comunie altri Enti istituzionali. Da que-sto all’impegno rivolto alla ri-cerca basata su solide basi scien-tifiche per intervenire, consoluzioni innovative ed eco-compatibili, sulle numerose ediversificate problematiche am-bientali, il passo è stato breve enaturale».

Dal 2008, infatti, siete pro-tagonisti di un’importanteiniziativa.«Stiamo promuovendo un arti-colato programma di ricerca esviluppo che si propone di con-tribuire al miglioramento del-

l’ambiente attraverso l’applica-zione su scala industriale di unaserie di innovativi processi bio-logici e/o chimico-fisici chenon comportano né emissionidi gas serra, né impatti am-bientali indesiderati, secondouna concezione di ciclo ecolo-gico chiuso basata sulla sinergiafra i diversi processi utilizzatial fine di azzerare l’impatto am-bientale delle attività realizzate».

Il programma vede coin-volto Riccardo Reverso, notobiologo esperto nei temi del-l’ambiente e dell’energia. «Il nostro obiettivo, infatti, èproprio quello di valorizzare leconoscenze scientifiche del dot-tor Reverso che, in oltre venti-cinque anni di ricerche e speri-mentazioni, ha elaboratonumerosi processi innovativi,brevettandone 10 di notevolerilevanza, sia in Italia che negliUSA. La collaborazione con ilbiologo nasce nel 2008 conl’obiettivo, in virtù della suaesperienza nei processi e nelletecnologie, di promuovereun’industrializzazione sosteni-bile, sia sul piano ambientaleche su quello economico, fina-lizzata a coniugare i temi del-l’ambiente e dell’energia se-condo un approccio integrato.Per la realizzazione del pro-gramma, Fenit ha recente-mente costituito, insieme aldottor Reverso, la società aresponsabilità limitata Ze-nit–Zero Emission No Im-

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196 • DOSSIER • LAZIO 2011

Fenit, prima ancora di essere una Spa, nasce a Roma nel 1988 come società di servizi a responsabilità limitata. Un ramo strumentaledella Federazione Nazionale Imprese Trasporti che rappresentava tutte le Ferrovie locali non appartenenti alle FS, nonché alcuneaziende esercenti attività di trasporto pubblico su gomma. A seguito della fusione tra la Federazione Nazionale Imprese Trasporti e laFedertrasporti, che ha dato vita all’Asstra - Associazione Trasporti, la partecipazione della Federazione nella Fenit Servizi è andataprogressivamente riducendosi, fino ad azzerarsi del tutto. Dal 2001 la società ha acquisito la denominazione di Fenit, divenendo deltutto autonoma e di proprietà di un singolo azionista privato. L’attività, specie all’inizio, è rimasta focalizzata sul settore dei trasporti,in cui la Fenit, promuovendo la costituzione del Consorzio Ferconsult con le principali società di ingegneria del Gruppo IRI-ITALSTAT,ha assunto dal 1990, in forza di una Convenzione sottoscritta con il Ministero dei Trasporti, un ruolo fondamentale per le attivitàtecnico-ingegneristiche e giuridico-amministrative a supporto dell’Amministrazione dei Trasporti per la realizzazione di un vastopiano di ammodernamento e potenziamento delle Ferrovie in concessione (3.700 Km di rete), finanziato con 3,5 miliardi di euro. Dal1994 ha inoltre sviluppato numerose operazioni di project financing, coordinando o svolgendo direttamente le attività preliminari diprogettazione tecnica e gestione delle opere. Di particolare interesse, a questo riguardo, è stata la costituzione della Sat Srl, societàdella quale Fenit detiene una partecipazione, che ha progettato e realizzato un innovativo sistema automatizzato di trasporto – inesercizio dal 1996 - che collega l’ospedale San Raffaele con la stazione di Cascina Gobba della Linea 2 della metropolitana diMilano, uno dei primi esempi di sistemi di trasporto realizzati in regime di Project Financing in Italia.

Pionieri del project financing

sulla base delle conoscenze ac-quisite e delle sperimentazionicondotte?«Intanto la commercializzazionedi fertilizzanti organici e or-gano-minerali per l’agricoltura,prodotti da sostanze organichedi scarto attraverso procedi-menti microbiologici pilotati.Inoltre produrremo anche olivegetali grezzi tramite un pro-cesso di estrazione biologicainnovativo, in cui la rotturadella cuticola del seme vieneottenuta attraverso un attaccoenzimatico condotto sullamandorla del seme a mezzoenzimi, ricavandone un olioqualitativamente migliorecon costi di produzione no-tevolmente inferiori. Attra-verso ulteriori trattamenti, glioli vegetali grezzi ottenuti po-

tranno avere destinazionenon soltanto alimentare, maanche per la produzione dibiodiesel».

A proposito di energia,quali progetti ha in serbo Ze-nit su questo fronte?«Stiamo lavorando sul ciclo ditrasformazione della CO2 inmetano, basandoci su un bre-vetto depositato in Italia in-centrato su un processo di fer-mentazione biologica. Inoltreci concentriamo sulla produ-zione di biogas, mediante ladigestione anaerobica a seccodi rifiuti organici».

Anche lei conferma,quindi, che il rifiuto è unarisorsa?«Certamente. Tanto per fareun esempio Zenit è impegnatanella trasformazione di rifiuti

� � plastici in idrocarburi alifatici,mediante un processo di crac-king catalitico pilotato. Sulpiano industriale e commer-ciale intendiamo utilizzare gliscarti delle materie plastichenon riutilizzabili nei processidi riciclaggio, provenienti dallaraccolta differenziata dei co-muni. Ma anche altri scarti in-dustriali come le pelature di cavielettrici, quelli della lavorazionedella carta, i tettucci delle auto-mobili da demolire e i teli diserra. Gli idrocarburi prodottipotranno essere venduti cometali o utilizzati per alimentareunità per la produzione di ener-gia elettrica e termica, ridu-cendo sensibilmente i consumidi vettori energetici da partedelle industrie produttrici deglistessi rifiuti plastici».

RICERCA AMBIENTALE

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RINNOVABILI

198 • DOSSIER • LAZIO 2011

Partnership con aziende leader e un servizio completo e di qualità potrebbero

non bastare per incentivare la produzione di energia solare, penalizzata oggi

da una politica fortemente carente. Ne parla Roberto Bonomo

Francesco Bevilacqua

Gli ostacoli all’energia pulita

In un momento in cui ildibattito sulla questioneenergetica è più che maiacceso, sulle fonti rinno-

vabili l’Italia si fa trovare impre-parata. Roberto Bonomo cono-sce bene il settore delfotovoltaico, dove opera con lasua azienda, la EnerEvolution.«Il quarto Conto Energia –spiega l’imprenditore romano –prevede una riduzione mediadel cinquanta per cento delletariffe incentivanti per la se-conda metà del 2012. In questomodo di fatto si annulleranno imargini di guadagno e smette-remo di realizzare i grandi im-pianti che ora le aziende com-

missionano, restringendo l’atti-vità alle piccole installazioni pri-vate per l’autoconsumo dome-stico». Questa flessione creeràcertamente scompiglio nelmercato del solare, minandola stabilità di molte aziende.La EnerEvolution da questopunto di vista è tranquilla,avendo solide basi testimoniateanche da un aspetto particolare:«Siamo Premier Partner dellaSunpower, azienda ai vertici delmercato mondiale della produ-zione di pannelli fotovoltaici.Questa ditta vende solo attra-verso partner autorizzati, i qualinon possono rivendere i pan-nelli ma solo installarli. In più,

oltre a un elevato livello tecnico,la Sunpower esige anche solidegaranzie sull’affidabilità finan-ziaria da parte delle società concui collabora». Questa scrupo-losa politica porta grandi bene-fici anche agli acquirenti che,oltre che di prodotti di altissimaqualità, possono usufruire an-che di una garanzia e di un ser-vizio completi. Proprio il servi-zio è uno dei punti di forza dellaEnerEvolution, come sottolineaBonomo: «L’assistenza è onni-comprensiva e va dalla proget-tazione dell’impianto all’esple-tamento di tutte le praticheburocratiche per l’allacciamentoalla rete, fino all’ottenimento

Nella pagina

a fianco,

Roberto Bonomo

della EnerEvolution

di Roma e alcuni

esempi di impianti

realizzati dalla

sua azienda

[email protected]

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Roberto Bonomo

LAZIO 2011 • DOSSIER • 199

della tariffa incentivante. Il mo-nitoraggio che svolgiamo anchedopo il montaggio è costante e,terminata la prima garanzia diun anno, prosegue grazie al rin-novo del contratto di manu-tenzione che proponiamo». Negli ultimi tempi, il mercatodel fotovoltaico ha subito unattacco da parte di un altro av-versario. «La componentisticadi bassa qualità, provenienteper lo più dalla Cina, si sta dif-fondendo pericolosamente. Lacombattiamo puntando sullaqualità certificata e sul conteni-mento dei prezzi, che talvoltasono addirittura più contenutirispetto a quelli dei prodotti difascia inferiore». Proprio i costi rischiano di di-ventare un problema, a causadelle novità previste dal ContoEnergia. «Il decremento delletariffe incentivanti – spiega Bo-nomo –, costringerà gli opera-tori ad abbassare ulteriormentei prezzi. Purtroppo però, men-tre i produttori di pannellihanno ancora un discreto mar-

gine per farlo, noi che instal-liamo gli impianti e realizziamole infrastrutture non possiamocalare ancora dei prezzi che giàda tre anni sono stazionari, afronte fra l’altro di aumenti an-che sensibili dei costi delle ma-terie prime». La discutibile politica energe-tica del Governo rischia quindidi infliggere un colpo decisivoal settore delle energie rinnova-bili, già penalizzato da un’in-terpretazione che, come spiegaBonomo, dipinge un quadrofuorviante: «I famosi CIP6, chedal 1992 costituiscono la vocedella nostra bolletta che do-vrebbe andare a finanziare leenergie rinnovabili, sono in re-altà in gran parte destinati allefonti assimilate, cioè conside-rate efficienti, che però sonospesso basate su combustibilifossili, come il metano, o co-munque inquinanti, come il le-tame di pollame. Per quantoriguarda invece le tariffe incen-tivanti per gli impianti fotovol-taici, non è vero che esse costi-

tuiscono un peso economicoper il paese, poiché consentonodi produrre autonomamenteenergia che altrimenti saremmocostretti a importare dall’estero,pagandola fino a cinque volte ilsuo prezzo di mercato». Secondo Bonomo, rischiaquindi di iniziare una lenta ago-nia del mercato delle rinnova-bili: «Continueremo a costruirepiccoli impianti da tre o quat-tro chilowatt per i privati chepuntano all’autonomia energe-tica e alla sostenibilità am-bientale, ma le grosse società ele industrie che oggi, graziealle tariffe incentivanti, uti-lizzano il fotovoltaico anchecome fonte di guadagno,quando i margini saranno ri-dotti al minimo abbandone-ranno questo settore».

Siamo Premier partner della Sunpower, azienda ai vertici del mercato mondialedella produzione di pannellifotovoltaici

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DISINFESTAZIONE

200 • DOSSIER • LAZIO 2011

fondamentale rivolgersi a pro-fessionisti del settore e non achi si improvvisa “disinfesta-tore” o “Negromante”, comeafferma l’Ariosto in una fa-mosa commedia».

Qual è lo scopo dei vostriinterventi?«Alla base delle nostre atti-vità c’è da una parte il ri-spetto dell’ambiente, dall’al-tra la soluzione a problemi didisagio dovuti, per esempio,alla presenza di infestanti

Più spazio al “pest control”Un’attività senza la quale le nostre città sarebbero infestate

da nuovi insetti provenienti da paesi esotici. Con Michele Villani, amministratore

unico di Global Service Ambiente, parliamo di disinfestazione

Nicoletta Bucciarelli

gate alla disinfestazione, disin-fezione e derattizzazione diluoghi pubblici come ad esem-pio le biblioteche dove, per ilgrande rilievo che possonoavere i manoscritti storici, è ri-chiesta una particolare cura.«Chi necessita di questi ser-vizi- afferma Michele Villani,amministratore unico dellaGlobal Service Ambiente -deve tener presente che inset-ticidi e topicidi sono PresidiMedico Chirurgici. Pertanto è

Per la salubrità dimolti luoghi pub-blici, oggi sono sem-pre più richieste atti-

vità come la disinfestazione ela derattizzazione, soprattuttoper l’arrivo, anche nei paesioccidentali, di insetti come lazanzara tigre. È all’interno diquesto ambito che si è svilup-pata la ricerca di Global Ser-vice Ambiente, azienda certi-ficata per la Qualità, che sioccupa delle problematiche le-

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Michele Villani

LAZIO 2011 • DOSSIER • 201

spesso veicoli di agenti pato-geni e responsabili di situa-zioni d’insalubrità».

Quali sono le ultime tec-nologie nel vostro settore?«Oggi utilizziamo sempremeno insetticidi e topicidi,puntando sull’ecologico esulla minor tossicità possibile.Si dà spazio al “pest profing”,quell’insieme di attività cheprevengono ed eliminano lecause d’infestazione. Ab-biamo inoltre affinato alcunetecniche, anche mediante gliinterventi “a freddo” o “acaldo”. La tecnica “a freddo”consiste nella disinfestazioneCriogenica. Si tratta di un si-stema che utilizza l’Azoto,quindi un sistema ecologico,che lavora allo stato gassoso abassissime temperature (-120°c), ottenendo una mor-talità del 100% di tutte lespecie di infestanti. Una tec-nica invece della disinfesta-zione “a caldo” è quella che siavvale delle microonde per lasanificazione del legno (travidei tetti o mobili antichi) perla lotta contro il tarlo».

La disinfestazione deiluoghi, in particolar mododi quelli pubblici, è unprocedimento sempre piùnecessario.«L’incessante urbanizzazionee globalizzazione e il sovrap-popolamento delle città,hanno aumentato in manieraesponenziale, i fenomeni diinfestazione: dovunque in-setti, topi e anche alcuni vo-latili trovano facile insedia-mento. Considerando chequesti agenti infestanti hannogrande facilità di adatta-

mento e cambiano le loroabitudini in maniera repen-tina, si capisce che la nostraattività non può che esserefondamentale e costante-mente in crescita».

Avete creato anche unpunto vendita per la com-mercializzazione di pro-dotti. Quali sono le ultimenovità per chi volesse prov-vedere da solo alla disinfe-stazione e derattizzazione?«Quando veniamo contattati,in negozio o tramite il nostrosito di E-commerce, cer-chiamo di capire subito qualè la problematica reale perproporre un servizio mirato,oltre a fornire indicazioni perrealizzare attività preventivedi “pest-proofing”. Abbiamopoi una vasta gamma di solu-zioni per uso domestico, pro-fessionali, efficaci e di facileapplicazione, ecologiche, pro-venienti da aziende italianeche ne garantiscono qualità eassistenza, come nel caso diapparecchi anti-zanzara».

In Italia esiste una legisla-zione di riferimento per leaziende di questo settore?«Si fa capo alla legge Biocidi.Nel corso degli anni sonostate bandite alcune molecoledi principio attivo con lequali venivano realizzati al-cuni formulati. Oggi i Pre-sidi Medico Chirurgici auto-rizzati dal Ministero dellaSalute sono un numero esiguorispetto a quelli di qualchetempo fa e peraltro ormai con-cepiti con formulazioni in baseacquosa, prive di solventi chi-mici e quasi in assenza di tos-sicità. Esiste poi la normativa

Diamo spazio al “pestproofing”, quell’insieme di attività che hanno lo scopo di prevenire ed eliminare le causedi infestazione

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Michele Villani, amministratore unico di Global Service Ambiente

di Roma. Nelle altre immagini, interventi di disinfestazione effettuati dalla

Global Service Ambiente [email protected] www.gsambiente.it

Page 178: dossier lazio 06 2011

DISINFESTAZIONE

202 • DOSSIER • LAZIO 2011

«Da qualche anno collabo-riamo con il Comune di Romanell’ambito della lotta alla zan-zara tigre. Abbiamo effettuatoun monitoraggio sul territoriocomunale posizionando setti-manalmente centinaia di “ovi-trappole” per la cattura delleuova deposte. Ci siamo quindiconfrontati con le istituzionicomunali, oltre che con il Mi-nistero della Salute, che sullabase dei risultati ottenuti,hanno potuto programmareuna campagna di interventi an-tilarvali nel territorio comunalee presentare una campagnad’informazione e di sensibiliz-zazione ai cittadini».

viamo a fronteggiare l’ingressonei paesi occidentali, di insetti eparassiti provenienti da mondilontani come la zanzara tigre, lacimice dei letti, il Rhynchopho-rus Ferrugineus (PunteruoloRosso delle palme) che sta infe-stando le palme. Si cerca di ar-ginare le infestazioni studiandonon solo l’entomologia dei pa-rassiti, ma anche i motivi deicambiamenti delle loro abitu-dini di vita, per cercare di indi-viduare sempre nuovi e più effi-caci metodi di lotta».

La Global Service Am-biente offre servizi di disinfe-stazione e derattizzazione permolti Enti pubblici e privati.

HACCP che riguarda le indu-strie alimentari mentre sta di-ventando sempre più incalzantel’applicazione delle normativeriguardanti il controllo dellaqualità. In questo momento, inparticolare, seguendo le ormedi Inghilterra e Germania, sista sviluppando l’applicazionedella normativa riguardantel’attività di monitoraggio econtrollo delle specie infestantiall’interno della filiera alimen-tare (norma Uni 11381), nor-mativa che la mia azienda è infase di ottenimento».

Verso quali dei vostri settorisi sta spingendo la ricerca?«Da qualche decennio ci tro-

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RIFORMA FORENSE

Approvata dal Senato, la riforma fo-rense è ora al vaglio della com-missione Giustizia della Camera.Per il governo, si tratta di un prov-

vedimento necessario che vuole premiare ipiù meritevoli e puntare su una maggiorespecializzazione dei professionisti. Vengonoripristinate le tariffe come criterio per la de-terminazione degli onorari, così come il di-vieto di legare una quota del compenso al ri-sultato. La riforma chiude la porta allesocietà di capitali e la apre alle specializza-zioni, tanto che il Consiglio nazionale fo-rense, con un regolamento varato a settem-bre, ha già disciplinato nel dettaglio lamateria tanto attesa dalla categoria e dalle as-sociazioni rappresentative. Al Cnf, viene af-fidato il compito di vigilare con severità sul-l’esercizio effettivo della libera professione,incompatibile, comunque, con un contrattodi lavoro subordinato (come accade, invece,in molti paesi esteri). «In altri Stati europei– spiega Giovanni D’Innella, coordinatoreGruppo giovani del Consiglio nazionale fo-rense – è presente la figura dell’avvocato-collaboratore, ma per poterla mutuare in Ita-lia sarebbe necessario uno stravolgimento ditutto il nostro ordinamento professionale».

L’accesso alla professione e la tutela deipraticanti sono forse i temi più dibattuti.Cosa cambierà con la riforma? «Il testo approvato dal Senato il 23 novembre2010 ha come obiettivo quello di consentirel’accesso e la permanenza nella professione aipiù meritevoli e a chi esercita effettivamente,garantendo una maggiore qualificazione epreparazione dei professionisti, oltre che latrasparenza verso i cittadini e un maggiorecontrollo sulla correttezza. Decorso il primoanno di tirocinio, lo studio legale riconosce alpraticante un rimborso forfettario e congruoper l’attività svolta. Le prove di esame rimar-ranno invariate, tre scritte e una orale, ma di-versamente dal passato non sarà consentitoconsultare codici o testi di legge con cita-zioni giurisprudenziali».

Il 60% dei professionisti in questo settoreè sotto i 45 anni ma guadagnano solo il 40%

Il nuovo percorso dei giovani avvocatiPiù selezione per diventare avvocati, formazione

e assicurazione civile obbligatoria, controllo

sulla correttezza dei legali più serrato. Questi i punti

più importanti della riforma forense che analizza

Giovanni D’Innella, coordinatore dei giovani avvocati

del Consiglio nazionale forense

Nicolò Mulas Marcello

204 • DOSSIER • LAZIO 2011

Page 181: dossier lazio 06 2011

Giovanni D’Innella

LAZIO 2011 • DOSSIER • 205

mento dei costi dello studio, ma so-prattutto in ordine alla possibilità diun proficuo scambio di conoscenze, diuna maggiore presenza di specialistiper far fronte alle richieste del mercatoe, in ultimo, di concentrare le varie ca-pacità attitudinali nella gestione in-terna dello studio. Ma a fronte ditanto, sempre dalla ricerca, si riscon-tra un numero modestissimo di studiassociati fra giovani avvocati (circa il2-3%). Quindi l’impegno delle istitu-zioni forensi deve essere mirato a fa-vorire e incentivare queste iniziative».

Negli ultimi anni è aumentato il numero diprofessionisti a partiva Iva. «Riguardo a questo problema la riformapone l’accento sul fatto che l’avvocato puòavvalersi della collaborazione di altri avvo-cati, fermo restando l’adeguato compensoper l’attività resa. Ma questa collaborazionenon può dar luogo a un rapporto di lavorosubordinato in quanto non può essere, in al-cun modo, messa in discussione l’autonomiae l’indipendenza dell’attività libero profes-sionale e quindi il ruolo stesso dell’avvo-cato. Certo, in altri Stati europei è presentela figura dell’avvocato-collaboratore, ma perpoterla mutuare in Italia sarebbe necessariouno stravolgimento di tutto il nostro ordi-namento professionale, con la previsione diun albo speciale per l’avvocato-collabora-tore abilitato al patrocinio limitatamenteallo studio legale “datoriale”».

del reddito globale. Siamo lontani dal vo-lume di affari e dai redditi della metà deglianni 90. Cosa è cambiato? «Sicuramente ha inciso l’elevato numero diiscritti negli albi, ma non sono da sottovalu-tare i tempi lunghi per ottenere giustizia,nonché la evidente crisi economica che si ri-verbera sulle professioni intellettuali».

Per i giovani avvocati diventa sempre piùdifficile aprire un proprio studio legale. La ri-forma entrerà nel merito di questa situazione?«Va prima di tutto evidenziato - comeemerge chiaramente da una recente ricercacondotta dall’Osservatorio permanente gio-vani avvocati del Consiglio nazionale forense- che i giovani (oltre il 40% degli intervistatiattraverso un questionario inviato via web)ritengono particolarmente utili le forme diaggregazione professionale come gli studi as-sociati, non solo sotto il profilo del conteni-

��Le prove di esame rimarranno invariate,

tre scritte e una orale, ma diversamente dalpassato non sarà consentito consultare codicio testi di legge con citazioni giurisprudenziali

Giovanni D’Innella,

coordinatore

del Gruppo giovani

del Consiglio

nazionale forense

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RIFORMA FORENSE

Al Congresso europeo del Federationdes Barreux Europeénne tenutosi aFirenze dal 26 al 28 maggio sonostati messi a confronto i singoli si-

stemi nazionali di previdenza forense in un pe-riodo in cui la recessione economica condizionainevitabilmente, in tutti i paesi europei, il cir-colo vizioso reddito-contributi. «È stata anchel’occasione per discutere della fattibilità di un si-stema sopranazionale europeo – spiega MarcoUbertini, presidente della Cassa nazionale fo-rense – e per confrontarsi sulle modalità dellaprevidenza e dell’assistenza forense. In tempi dicrisi la libera professione dell’avvocato risentedel peggioramento delle condizioni economichedei clienti. E in Italia, forse più che altrove inEuropa, l’elevato numero di iscritti alla profes-sione impone una riflessione sul sistema previ-

denziale e sulla sua capacità ditutelare gli avvocati che più dialtre categorie professionalihanno subito le conseguenzedi una congiuntura particolar-mente sfavorevole».

Quali punti della riformadell’avvocatura interesserannola Cassa nazionale forense?«La riforma forense ci inte-ressa nel suo complesso, poi-ché rappresenta il quadro diregole all’interno delle quali sisvolgerà tutta l’attività degli

La riforma forense interessa, anche se in maniera indiretta, il sistema previdenziale

degli avvocati gestito dalla Cassa nazionale forense. Il presidente Marco Ubertini illustra

quali sono le novità riguardanti questo importante aspetto per il futuro dei legali

Nicolò Mulas Marcello

Pensione modulare,un investimento per il futuro

avvocati. Come avvocato ritengo essenzialeche, dopo quasi ottant’anni, una nuova leggeci consenta di stare sul mercato con regoleadeguate. Come presidente di Cassa Forenseho un interesse in più: la capacità degli avvo-cati di produrre reddito si traduce, ovvia-mente, anche in contributi per l’ente di pre-videnza e assistenza. Al di là di ogni altraconsiderazione, la prima garanzia per chi eser-cita oggi la professione forense deve esserepoter avere domani una pensione adeguata. Inparticolare, siamo molto attenti alla previ-sione sulla continuità dell’esercizio della pro-fessione per mantenere l’iscrizione all’Albo. Èun aspetto molto delicato: andrà contempe-rato l’interesse di mantenere iscritti agli Albisolo coloro che effettivamente fanno gli av-vocati con l’esigenza di non penalizzare, ad-dirittura con la cancellazione, quegli avvo-cati, soprattutto giovani, che, in una fasedelicata personale o generalizzata come quellaattuale, non raggiungano i minimi di redditoprevisti per l’iscrizione obbligatoria alla cassa».

Quali vantaggi permette il meccanismodella pensione modulare in vigore dal 2012?«La pensione modulare è uno strumento intro-dotto con la riforma della previdenza forense invigore dall’anno scorso e consentirà agli avvocatidi avere una pensione più alta al termine dellaloro carriera. Per invogliarne l’utilizzo è statoprevisto un versamento obbligatorio dell’1%,per il resto è un meccanismo del tutto volonta-

206 • DOSSIER • LAZIO 2011

Marco Ubertini,

presidente della Cassa

nazionale forense

Page 183: dossier lazio 06 2011

Marco Ubertini

LAZIO 2011 • DOSSIER • 207

rio e molto flessibile. Si tratta di un versa-mento contributivo volontario, con un ali-quota che, a scelta dell’avvocato, può andaredall’1 al 9% del reddito netto. Ogni anno gliavvocati possono scegliere se utilizzarlo omeno. A rendere particolarmente interessanteil ricorso alla modulare, contribuisce anchel’integrale deducibilità dei contributi versati».

Quali strumenti di sostegno ha adottatola Cassa per aiutare donne e giovani in que-sti ultimi anni contraddistinti dalla crisieconomica?«I giovani e le donne sono categorie deboli al-l’interno del mercato del lavoro nel nostroPaese. Ma, purtroppo, in questi anni di crisile difficoltà economiche hanno interessatonon solo i giovani colleghi, in particolare ledonne, ma gli avvocati di tutte le generazioni.La Cassa forense ha agito su due fronti. Dauna parte ha esteso al massimo, all’internodella riforma appena approvata (che di per sérappresenta un sostegno ai giovani perché ga-rantisce loro la certezza della pensione), leagevolazioni a favore delle fasce più in diffi-coltà. Dall’altra, sta elaborando una serie di in-

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Il meccanismo modulare consentirà agli avvocati di avere una pensione più alta al termine della loro carriera

terventi specifici, che avranno definitiva ap-provazione nei prossimi mesi. Sul primofronte, è stato esteso da 3 a 5 anni d’iscrizionealla Cassa il periodo nel quale i giovani legalipagano sola la metà del contributo minimosoggettivo e pagano il contributo integrativosolo se lo hanno effettivamente riscosso dalcliente. Ma, più in generale, va sottolineatocome la scelta di mantenere un sistema retri-butivo per il calcolo delle pensioni punta aspalmare i sacrifici su tutte le generazioni an-che per garantire ai più giovani di avere unbuon trattamento pensionistico. Sul secondofronte, stanno per essere varati una serie di prov-vedimenti che daranno un sostegno concretoalle famiglie e, in particolare, alle donne checontinuano a svolgere, nell’intero arco dellaloro vita, compiti sussidiari in famiglia».

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210 • DOSSIER • LAZIO 2011

Disarticolare le organizzazioni criminali alla base dei traffici di droga grazie soprattutto

a una cooperazione internazionale tra polizie il più spedita e aperta possibile. Gli obiettivi

della Direzione centrale per i servizi antidroga illustrati da Gaetano Chiusolo

Michela Evangelisti

Coordinare le indagini

Si è conclusa qualche giorno fa a Roma,con 38 ordinanze di custodia cautelare,la maxi operazione dei carabinieri de-nominata “Orfeo”, che ha sgominato

un gruppo di narcotrafficanti attivo nella capi-tale, dove avrebbe smerciato ingenti quantità disostanze stupefacenti, in particolare cocaina,marijuana e hascisc. È questa una delle tante in-vestigazioni che scandiscono l’attività delle forzedi polizia, coordinate dalla Direzione centraleper i servizi antidroga del ministero dell’In-terno. Nella relazione annuale 2010 della dire-zione si parla di un totale di 2.345 operazioni,con il 18,73% della cocaina sequestrata a livellonazionale, l’1,81% dell’eroina, il 3,18%dell’hascisc, il 6,93% della marijuana e il 3,10%delle droghe sintetiche. Tutti dati però che,come sottolinea Gaetano Chiusolo, direttoredella Direzione centrale per i servizi antidroga,vanno letti nel contesto dell’andamento degli ul-timi anni e interpretati con i giusti strumenti.

Nel 2010 la quantità di stupefacenti e so-stanze psicotrope sequestrati nel Lazio ha re-gistrato un calo del 51,3% rispetto al 2009.Come spiega questo dato?«Non necessariamente, e purtroppo, un calo deisequestri significa un calo dei consumi; i duedati non sono immediatamente correlabili. Enon è nemmeno un segnale di una minore at-tenzione delle forze di polizia alle investigazioniantidroga, come si evince dal numero di opera-zioni, sempre crescente; semplicemente in alcunianni capitano dei maxi sequestri, principalmentedi hascisc e marijuana provenienti dal Maroccoattraverso la Spagna, con punte di anche 2 o 3tonnellate in una singola operazione. Ovvia-

MERCATO DELLA DROGA

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Gaetano Chiusolo

LAZIO 2011 • DOSSIER • 211

mente negli anni in cui questi maxi sequestrinon avvengono i dati statistici si abbassano».

Per quanto riguarda invece i tipi di sostanzesequestrate, sempre dal 2009 al 2010 si è veri-ficato un calo notevole dell’eroina (-51,33%)e, parallelamente, un aumento del 70,64%della cocaina. Quale cambiamento è in atto?«Dietro questo dato c’è una netta espansionedella criminalità organizzata calabrese, specia-lizzata nel traffico di cocaina. Ultimamente nu-merose operazioni di squadra mobile e carabi-nieri, soprattutto nel nord e nel centro Italia, sisono rivolte a personaggi di spicco della ‘ndran-gheta. Bisogna comunque tenere presente chel’obiettivo delle forze di polizia, specie per le in-vestigazioni di più ampio respiro, è quello di

scompaginare il gruppo criminale; non ci inte-ressano tanto il quantitativo di droga seque-strato, le statistiche o il risultato immediato,quanto raccogliere informazioni e prove sui ver-tici delle organizzazioni in modo da disartico-larle, occupandocene anche per mesi o anni».

In che maniera si svolgono le operazioni equali sono i metodi che danno migliori esiti?«Le investigazioni antidroga sono per loro naturatransnazionali; si basano infatti su una coopera-zione internazionale la più spedita e aperta pos-sibile. Il traffico di droga è un reato complesso chenella maggior parte dei casi inizia al di fuori delnostro territorio, perché la droga si produce a mi-gliaia di chilometri da qui: la cocaina principal-mente in America Latina, i derivati dell’oppio inAfghanistan. Alle spalle dello spaccio ci sonogruppi organizzati appartenenti a diverse nazio-

Gaetano Chiusolo,

direttore della direzione

centrale per i Servizi

antidroga del ministero

dell’Interno

nalità e che commettono più reati in diverse na-zioni, seguendo esclusivamente il principio delmassimo guadagno. Purtroppo l’Italia è un mer-cato di consumo abbastanza appetibile. Di re-cente si sono imposti, specie nel Nord, gruppi cri-minali serbi che vanno a comprare direttamentela cocaina in America Latina, si preoccupano deltrasporto e riescono a offrirla a un prezzo piùbasso di quello di mercato; a essi si sono imme-diatamente legati i nostri criminali calabresi, se-condo il principio del maggior profitto».

Quali sono gli obiettivi di questa coope-razione tra polizie?«Il lavoro delle polizie è finalizzato alla raccoltanon solo di informazioni ma anche di prove,che siano in grado di reggere in processo nellafase dibattimentale. L’intercettazione telefo-nica, ad esempio, non ha valenza di prova; non

SEQUESTRO DI SOSTANZE STUPEFACENTI NELLA REGIONE LAZIO (2010)Fonte: DIREZIONE CENTRALE SERVOZI ANTIDROGA

Chilogrammi Dosi, piante e compresse

Cocaina Eroina Hashish Marijuana Altre droghe TotalePiante

di CannabisDroghe

sinteticheVariazione

%

719,59 17,07 641,41 370,04 201,41 1.949,52 4.112 2.311-51,11

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Page 186: dossier lazio 06 2011

212 • DOSSIER • LAZIO 2011

serve a nulla ascoltare le conversazioni sul contodi un trafficante che risiede in Montenegro sepoi la polizia montenegrina non collabora al-l’identificazione della persona che utilizza queltelefono. In assenza di prove solide non si arrivaalla condanna e questo significa aver lavoratoanche sei mesi o un anno per nulla».

Qual è nello specifico la situazione del mer-cato della droga nel Lazio? Chi gestisce i traffici?«In Lazio la criminalità organizzata fortunata-mente non controlla il territorio, come inveceavviene in Calabria o Puglia, ma controlla le at-tività di traffico. Il Lazio tra l’altro, e in parti-colare la provincia di Roma, è un ricco mercatodi consumo. Non ha, a parte l’aeroporto di Fiu-micino, che è comunque strettamente sorve-gliato, punti di approdo estremamente appeti-bili per la criminalità organizzata (la droga passasoprattutto dalla nostra frontiera nord orientalee dai grossi porti, come quelli di Genova, Barie Taranto). Ma la droga arriva ugualmente. Agestire il traffico sono soprattutto i calabresi perquanto riguarda la cocaina, la criminalità cam-pana per eroina, hascisc e marijuana; fortuna-tamente in regione non sono oggi presenti grossigruppi di criminalità stanziale»

Quali sono i compiti specifici della dire-zione centrale per i servizi antidroga?«È molto probabile che le diverse investiga-

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Il viceprefetto Paola Parisi è responsabile del Not, il Nucleo operativotossicodipendenze della Prefettura di Roma, presso il quale vengonoconvocate, in ottemperanza alla legge 49 del febbraio 2006, le personetrovate in possesso di sostanze stupefacenti. «I nostri assistenti socialihanno la capacità di dare al colloquio una particolare valenza – spiegaParisi –. Ma la prevenzione andrebbe fatta a monte, con un’informazionea tappeto nelle scuole e tra le famiglie». Al termine del colloquio sistabilisce se applicare una specie di ammonizione o una vera e propriasanzione. «Siamo tenuti a segnalare ai servizi pubblici per letossicodipendenze tutti i casi in cui si faccia uso di sostanze, ma rimanenella libera determinazionedell’interessato se partecipare ono ai programmi proposti». Il Notriceve ogni anno in media 4.000segnalazioni; si tratta per unanettissima maggioranza disoggetti maschili. «Il problemamaggiore – conclude il viceprefetto– è che ormai l’uso della droga nonè più legato solo a situazioniproblematiche ma fa parte dellaquotidianità».

Gestire la tossicodipendenza

zioni antidroga si accavallino tra loro; noisvolgiamo quindi, di concerto con l’autoritàgiudiziaria, un’attività di coordinamento, perevitare diseconomie e sfruttare la specializza-zione dei vari reparti in modo da assegnare deicompiti tra loro complementari. Forniamopoi alle varie squadre un supporto informa-tivo, attraverso i nostri data base, e anche tec-nologico (nel campo ad esempio delle inter-cettazioni ambientali) e da noi dipendono 20uffici di esperti antidroga dislocati all’estero,dove si producono o transitano le droghe».

Il viceprefetto

Paola Parisi,

responsabile dell’area

Diritti civili, cittadinanza,

condizione giuridica

dello straniero della

Prefettura di Roma

MERCATO DELLA DROGA

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226 • DOSSIER • LAZIO 2011

La diagnosi tramite risonanzaAttenta ai severi protocolli clinici e strumentali, la risonanza magnetica

è diventata fondamentale per la ricerca e la diagnostica. Mariastella Giorlandino,

amministratore del Gruppo Artemisia, spiega le sue applicazioni

Adriana Zuccaro

affettano l’utenza sanitaria. Mariastella Gior-landino, amministratore unico del Gruppo Ar-temisia, spiega perché «la risonanza magneticarappresenta lo strumento principe per rag-giungere la massima efficacia diagnostica».

Qual è la principale caratteristica della ri-sonanza magnetica?«La rivoluzione indotta dalla RM consiste nel-l’abbandono dei raggi x come mezzo di inda-gine anatomica. Questa metodica utilizza onderadio a campi magnetici che non presentano glistessi rischi delle radiazioni ionizzanti impiegatein esami RX e TC. Anche i mezzi di contrastoferromagnetici hanno minori controindicazionirispetto a quelli organo iodati. Oggi, la RM èinfatti la più diffusa delle moderne metodichedi studio in diagnostica per immagini ed è uti-lizzata dai medici radiologi in rapporto a nu-merosi e differenti quesiti clinici, spesso al ter-mine di un iter diagnostico complesso».

L’alta performance delle apparecchiature

Un recente censimento svolto pressola regione Lazio ha stimato più diun centinaio di apparecchiature dirisonanza magnetica (RM) nelle

aziende pubbliche capillarmente distribuite sulterritorio. A testimoniare l’importanza dellatecnologia medica, i magneti di ultima genera-zione, in dotazione anche presso i centri dellasanità privata, rappresentano l’eccellenza che

distingue il valore di alcune strutture. Traqueste, i laboratori di analisi e diagnosticadei centri Artemisia – dislocati principal-mente in Lazio, Lombardia ma anche in

Abruzzo, Puglia e Sicilia –, sviluppati apartire dagli anni Settanta secondo ipiù severi protocolli clinici e stru-mentali, oggi rappresentano unpunto di riferimento per l’approfon-

dimento della ricerca, l’elaborazionestatistica e la definizione diagno-

stica delle tante patologie che

La dottoressa architetto

Maria Stella Giorlandino

è amministratore unico

dei centri clinico-

diagnostici del Gruppo

Artemisia

Page 189: dossier lazio 06 2011

Mariastella Giorlandino

LAZIO 2011 • DOSSIER • 227

deve però trovare la giusta lettura da partedei medici.«Per rendere efficace un esame non si può pre-scindere dalla stretta relazione che intercorre trale tecnologie e le specifiche professionalità de-gli operatori. Di fatti, gli esami allestiti e inter-pretati da medici radiologi esperti consentonola corretta sintesi fra lo studio classico morfo-logico-dinamico e quello moderno funzionale,sempre più attuale nella caratterizzazione dei re-perti in alternativa alla tradizionale biopsia chi-rurgica. Inoltre, sia gli accessori in dotazione,sia i software dedicati all’elaborazione dellecentinaia di immagini prodotte per esame, au-mentano la performance delle apparecchiaturee la loro accuratezza diagnostica».

Per la diagnosi di quali patologie è utile onecessaria la RM?«La metodica di studio RM trova spazio in di-versi campi di applicazione della medicina nelladiagnosi delle più svariate patologie. Viene uti-lizzata, ad esempio, per la valutazione dellestrutture tendinee, capsulo-legamentose e dellacartilagine di grandi e piccole articolazioni, perlo studio del bacino e della colonna vertebralenella patologia artrosico-degenerativa e posttraumatica, per lo studio delle mammelle nellepazienti operate per tumore e in quelle conprotesi estetiche, per la diagnosi di casi afferentil’ambito ginecologico, cardiologico, neurolo-gico e neurochirurgico. In particolare poi, la co-langio-RM e la pancreato-RM mirano alla de-finizione del sistema epato-bilio-pancreatico,con le sue anomalie ed eventuali patologie ditipo ostruttivo e organico».

Per quali diagnosi specifiche risultano par-

ticolarmente all’avanguardia i centri Arte-misia?«Tra i tanti esami eseguibili presso i nostri cen-tri, merita particolare attenzione la RM delfeto quale approfondimento, perfezionamentoo completamento diagnostico di un sospettoecografico di patologia fetale, attraverso la si-nergica collaborazione tra ginecologi e radiologidedicati. Le indicazioni fetali per la risonanzamagnetica sono numerose e comprendono al-cune patologie malformative che sono stateidentificate dall’ecografia. In particolare la ri-sonanza magnetica fetale è utile qualora sianostate accertate o sospettate patologie del si-stema nervoso centrale, quali ventricolomega-lie o difetti del verme cerebellare. La capacitàdella risonanza magnetica di ottenere scansioninelle tre dimensioni viene sfruttata per confer-

mare la diagnosi».

Sopra, paziente

sottoposto a ecografia.

In basso, risonanza

magnetica in dotazione

presso il centro

Artemisia di Roma

www.artemisia.it

��

La capacità della risonanzamagnetica di ottenere scansioni3D viene sfruttata per confermarela diagnosi ecografica

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230 • DOSSIER • LAZIO 2011

TRA PARENTESI

tuali, soprattutto da parte dei giovani, comportadei rischi specifici, spesso sconosciuti: i dati regi-strati su un social network possono essere con-servati negli archivi dei provider per tempi inde-finiti; le informazioni possono essere catturatedai motori di ricerca e decontestualizzate; ognisingolo “movimento” dell’utente può essere regi-strato. Peraltro, le informazioni relative al “pro-filo” degli utenti rischiano di essere, se non ade-guatamente protette, a disposizione non solo della“comunità” del social network, ma anche di sog-getti terzi che possono utilizzarle per fini illeciti,quali la creazione di falsi profili, oppure per fina-lità diverse. Si pensi, ad esempio, al caso di alcuniresponsabili di risorse umane che hanno ammessodi utilizzare le informazioni acquisite dalla reteper verificare la veridicità di curricula inviati e se-lezionare i possibili canditati. I rischi posti in termini di protezione dei datisono, dunque, molteplici e destinati a compli-carsi con lo sviluppo di nuovi servizi offerti inrete. I legislatori, le Autorità di protezione dei datieuropee e gli stessi fornitori si trovano ad affron-tare queste nuove problematiche per le qualispesso è difficile utilizzare le tradizionali catego-rie giuridiche: ha senso parlare di “consenso in-formato” rispetto a fenomeni così complessi?Quali sono le nuove modalità per dare agli utentiinformative adeguate, ma al tempo stesso semplici

Il 2010 è stato l’anno di una vera e propriasvolta per il web, nel momento in cui si è as-sistito al sorpasso del social network Face-book sul motore di ricerca Google, in ter-

mini di numero di visite e di contatti. Il fatto cheun social network sia divenuto in poco tempo ilsito più visitato della rete rappresenta indubbia-mente un fenomeno ricco di implicazioni. Il feno-meno delle comunità virtuali e degli altri serviziospitati sul web, quali appunto i servizi di socialnetwork, anche se relativamente recente, continuaa svilupparsi ed evolvere a un ritmo esponenziale.Se è fuori discussione l’importanza che i social net-work hanno nel mondo quali strumenti per aggre-gare idee e persone, non si può negare che la prin-cipale ricchezza dei loro contenuti sia l’effetto diuna causa ben precisa, ovvero la condivisione vo-lontaria di informazioni, contatti, foto, storie divita, messaggi personali degli utenti: più conte-nuti significa inevitabilmente più dati personali e,quindi, potenzialmente, meno privacy. Una delle sfide più importanti che oggi ci tro-viamo di fronte è dunque quella di ricercare ungiusto e corretto equilibrio tra la necessità di con-sentire una facile immissione e condivisione delleinformazioni e la necessità di mantenere, in capoagli utenti, un effettivo controllo sui loro dati,una volta che questi siano stati immessi in rete.L’uso inconsapevole delle nuove comunità vir-

di Francesco Pizzetti

Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali

LA TUTELA DELLA PRIVACYAI TEMPI DI FACEBOOK

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Francesco Pizzetti

ed efficaci, sull’uso dei loro dati? A livello euro-peo, la stessa Commissione e le Autorità di pro-tezione dei dati si stanno interrogando su taliquestioni, anche nel tentativo di modificare le re-gole elaborate in materia di protezione dei dati alfine di renderle efficaci e concretamente applica-bili al cosiddetto “mondo virtuale”. Uno dei principali ostacoli è rappresentato dallaimpossibilità di applicare il diritto nazionale a fe-nomeni che hanno ormai una dimensione glo-bale: la maggior parte dei social network ha sedeall’estero, dove le regole europee elaborate diffi-cilmente possono trovare applicazione. In questocontesto, è dunque fondamentale operare percreare regole semplici e chiare che devono esserenecessariamente condivise a livello globale e in-ternazionale, ma anche incoraggiare le iniziative diautoregolamentazione, come, ad esempio, la pro-mozione di codici di condotta. Emerge sempre

più forte la consapevolezza che, per garantire unaeffettiva “sicurezza” on line dei dati personali,tutte le parti interessate, a partire dai fornitori deiservizi, comprendano appieno l’importanza e lanecessità di collaborare all’elaborazione di regolee misure tecniche adeguate a proteggere i dati de-gli utenti. Del resto, non è difficile capire, ancheda parte di chi offre i servizi di social network, chela sicurezza del trattamento delle informazionidegli utenti non può che costituire, nel tempo, unelemento chiave per sviluppare fiducia tra gliutenti nelle enormi possibilità offerte dalla rete.

L’uso inconsapevole delle nuovecomunità virtuali, soprattutto daparte dei giovani, comporta deirischi specifici, spesso sconosciuti

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GENIUS LOCI

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Roberto Gervaso

Roma policentrica

Una città che non si stupisce più dinulla, che non è tollerante ma me-nefreghista, che non è generosa macalcolatrice. Un ritratto a tinte forti

quello che emerge dalle parole di Roberto Ger-vaso. Lo storico, giornalista e scrittore, in ondadal lunedì al venerdì su Rete Quattro con la tra-smissione “Peste e corna e gocce di storia”, nonha mezze misure. «Roma è una vecchia bal-dracca, piena di rughe, verruche, acciacchi evene varicose, grassa e flaccida. Continua a faremarchette, ma puoi pagarla in cambiali o conun assegno a vuoto, che tanto non succedeniente. Ormai ne ha viste talmente tante, etante ne ha fatte, che è indifferente a tutto.Non può meravigliarsi di nulla una città dovesono passati tutti gli eserciti: può solo vivere allagiornata, alla nottata, lasciar correre. L’impor-tante è che non si turbi il suo equilibrio». Ma,nonostante le sue bassezze, è una città che nonpuoi fare a meno di amare. Perché è saggia, per-ché conserva le vestigia di un passato glorioso,perché quando ti siedi nelle sue hostarie ti sem-bra di entrare in un film di Alberto Sordi e haila certezza di alzarti con la pancia piena.

Il luogo di Roma che ama di più?«Ovviamente il Colosseo, vicino al quale abito.Anzi, è il Colosseo che abita vicino a me!»

Un luogo legato a un ricordo?«Via Santa Maria dell’Anima, dove ho abitatodal 1967 al 1972. Avevo la compagnia deimiei trent’anni e una splendida mansarda, che

«È difficile vivere a Roma ma è impossibile starne lontano».

È l’aforisma che Roberto Gervaso dedica alla città eterna,

della quale ci parla con amore, cinismo e ironia

Michela Evangelisti

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nei momenti felici trasformavo in una garçon-niere. Lì ho scritto la mia Storia d’Italia e dallascrivania godevo di una vista meravigliosa sullacupola di Sant’Agnese. È stato senza ombra didubbio il periodo più spensierato della miavita. Piazza Navona all’epoca non era ancoraquel luna park che è diventata ora; Indro Mon-tanelli abitava al numero civico 93. Mi bastavaattraversare la piazza ed ero a casa sua. In quelperiodo andavo da lui ogni giorno, erano glianni in cui lavoravamo insieme».

Ha un itinerario meno noto da suggerire aun turista curioso?«Consiglierei di seguire l’Appia antica, lungo laquale si incontrano una natura rigogliosa, re-perti archeologici, le catacombe, la splendidatomba di Cecilia Metella e ville meravigliose».

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GENIUS LOCI

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Sopra, un particolare

della Fontana

di Trevi di Roma

e un tratto

dell’Appia Antica

Dove batte il cuore più autentico di Roma?«Roma è una città policentrica. Uno dei suoicuori è sicuramente localizzato in piazza di Spa-gna; poi c’è un altro centro, che possiamo defi-nire strategico e topografico, in piazza Venezia,perché è da lì che si prendono le misure delle di-stanze della città. Poi ci sono altri cuori: la fon-tana di Trevi - forse uno dei più affollati -, piazzaNavona, piazza Barberini. Ma la Roma che vo-gliono vedere i turisti, che è anche la Roma piùbella, è quella dove abito io, la Roma antica delCirco Massimo, del Colosseo, della Domus Au-rea, delle terme di Traiano, dell’arco di Costan-tino. La vecchia Roma, invece, la si respira aTrastevere, un rione che io amo molto, ma cheormai è diventato una casba. Roma è l’unicacittà africana senza un quartiere europeo, dicevaEnnio Flaiano. Una descrizione oggi più azzec-cata che mai. La capitale è ormai un guazzabu-glio di etnie, i romani sono in netta minoranza».

Cosa le manca di più di Roma quando èin viaggio?«Tutto, soprattutto il peggio: la confusione, lafinta bonarietà, la maleducazione e la falsa tolle-ranza, di una città che non si meraviglia più dinulla. Nel racconto di Ennio Flaiano, “Un mar-ziano a Roma”, quando l’extra terrestre sbarcavain città erano tutti stupiti e curiosi. Poi pian

piano è diventato un romano anche lui, e nes-suno si accorgeva più della sua presenza. Poi diRoma mi mancano anche le vestigia - il Colos-seo, la Domus Aurea, che hanno recintato per-ché non hanno i soldi per restaurarla - i rumori,gli odori e i sapori».

Dove va a cena e quali sono i piatti chepredilige?«Le hostarie offrono il meglio della gastro-nomia romana, e non solo. Sono ancora aconduzione familiare, il proprietario sa fare ilproprietario e fa una scenata davanti a tutti seun piatto non è buono o il servizio si allasca.Al loro interno, tra vecchi frigoriferi, pareti inlegno, nonnine che fanno capolino dalla cu-cina, si respira l’atmosfera dei film di AlbertoSordi; sembra di tornare indietro nel tempo,negli anni 50 e 60, quando sono nate. Alcunepurtroppo stanno chiudendo, schiacciatedalla concorrenza, ma le migliori sopravvi-vono – almeno finché sopravvivono i pro-prietari - perché si spende poco, si mangiabene e il servizio è rapido. Sotto casa ho latrattoria Nerone, dove amo cenare. Sono fru-gale, l’abbacchio non mi piace e trovo che latrippa sia l’equivalente di una colata dipiombo nello stomaco. Preferisco ordinare ilbaccalà alla romana o gli gnocchi».

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