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L’INTERVENTO .......................................00Ferruccio DardanelloPaolo Buzzetti

PRIMO PIANO

IN COPERTINA .......................................14Gaetano Casino

IL MODELLO LUCANO .......................20Michele SommaVito De Filippo

LA CALABRIA IN CIFRE ....................26Giuseppe ScopellitiDomenico Arena

L’ECONOMIA UMBRA .......................34Giorgio MencaroniLuisa Todini

ECONOMIA E FINANZACREDITO & IMPRESE ........................41Francesco BellottiLuigi MontemurroRaffaele Avantaggiato

L’EUROPA E LA CRISI .......................50Alberto Quadrio Curzio

AGROALIMENTARE ...........................54Mario CataniaMichele TrematerraPietro Molinaro Alberto Statti

FOCUS CATANZARO ..........................63Sergio AbramoGiuseppe Gatto

EVASIONE FISCALE............................70Claudio SiciliottiGaetano BlandiniVictor UckmarMichele CalandroAntonino Di Geronimo

ECONOMIA E FINANZAIL VALORE DELL’IMPRESA .............82Sergio Travaglia

MODELLI D’IMPRESA ........................84Antonio CavalieriCarmelo EspositoGiorgio PaparoRaimondo ParadisiGiuseppe Febert

TECNOLOGIE.........................................94Antonio Abramo

EXPORT...................................................96Gian Mauro Maggiurana

ENERGIA ...............................................100Roberto Fabiano

COMMERCIO ......................................102Luciano Racco

PREMIO BELLISARIO.......................106Lella GolfoGiorgina Gallo Elisabetta Tripodi

OSSIER

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AMBIENTEAMBIENTE E TERRITORIO ..............112Rosario Azzarà

POLITICHE ENERGETICHE..............116Gli incentivi per le rinnovabiliAgostino Re Rebaudengo

RINNOVABILI.......................................120Vincenzo D’AgostinoAndrea Brunetti

RISPARMIO ENERGETICO .............124Ugo Tosetti

BONIFICHE ...........................................128Fabio Simoni e Rita Cesarini

SPAZI VERDI .......................................130Giovanni Baglione

TERRITORIOINFRASTRUTTURE............................134Vito Nicola FoderaroMercurio CimatoPasquale Clericò

LOGISTICA ..........................................140Camillo Crivaro

EDILIZIA.................................................142Gennaro LongoMario Giuseppe BitontoI.c.o.p.Domenico Metelli

INTERNI .................................................154Piero Stano

MATERIALI ...........................................156Roberta Arcaleni

TURISMO...............................................158Piero GnudiRenzo IorioFortunato GiovannoniBernabò BoccaFabrizio Felice BraccoMarcello Pittella

GIUSTIZIARATING ANTIMAFIA ..........................172Antonello MontanteMaria Elisabetta Alberti Casellati

CRIMINALITÀ .......................................176Domenico Achille

SANITÀFARMACI SICURI ...............................180Emilio StefanelliSilvio GarattiniAntonio Concezio Amoroso

POLITICHE ANTIDROGA..................187Giovanni Serpelloni

Sommario

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Gaetano Casino,

direttore generale della Office Design Italia di Matera

www.oditalia.it

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Gaetano Casino

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Essere di nuovo protagonistie attori principali dell’im-presa. Ridefinendone lestrategie, prendendo parte

ai processi produttivi, condividendoe confrontando le idee con ogni la-voratore coinvolto. In altre parole tor-nare a essere imprenditori, nel sensoclassico del termine. Un propositoche molti hanno trascurato, magariallentando la presa su piccole e grandiaziende, costruite e portate faticosa-mente al successo dalle generazioniprecedenti. Un addormentarsi sugliallori che la crisi non ha perdonato. Ecosì, sui distretti italiani, si distinguechi, negli anni, ha ragionato da cicala,e chi, invece, ha agito da formica,

come Gaetano Casino, giovane im-prenditore a capo di una delle pocherealtà in crescita sul settore dell’ar-redo. Con la sua Office Design Ita-lia, infatti, Casino si è imposto comeuno tra i più intraprendenti attorisul fronte dell’arredamento per ufficie sedie direzionali. E soprattutto haposto il “seme” per un nuovo po-tenziale distretto che potrebbe so-stenere l’economia della provinciaMaterana. «I più importanti distrettidel mobile, in Italia, si trovano inFriuli e nelle Marche, dove non acaso abbiamo diversi partner –spiega Casino –. Quello che siamoriusciti a creare qui a Matera è ununicum. E speriamo di poter favo-

rire lo sviluppo concreto di una fi-liera capace di mettere in connes-sione Pmi e artigiani locali». Il numero uno di Office Design Ita-lia è annoverato tra chi, nel mondodell’imprenditoria, ha sollevato iltema della “pigrizia” cui si facevaprima riferimento.

Generalmente il “j’accuse” è ri-volto in primis a istituzioni e ban-che. Lei, invece, parte da una pro-fonda autocritica.«Ho semplicemente sottolineato unaspetto che tutti noi dovremmo af-frontare per poter sperare in una ri-presa del sistema Paese. Gli impren-ditori devono tornare a essere imotori dell’efficienza e dell’innova- � �

TORNIAMO A ESSEREIMPRENDITORIUn caso di successo, quello della Office Design Italia e del suo direttore generale, Gaetano Casino.

L’azienda di Matera cresce acquisendo fette di un mercato competitivo e inflazionato. Il giovane

imprenditore testimonia come il made in Italy possa ancora vincere. Ma spiega perché, nel ricambio

generazionale, il sistema produttivo deve cambiare passo

Andrea Moscariello

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IN COPERTINA

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zione. I nostri padri e i nostri nonninon avevano paura a scendere nelle li-nee di produzione e certamente nonrestavano arroccati nei loro uffici pen-sando unicamente ai fatturati».

E lei sente di aver seguito questafilosofia?«Ho riscoperto il gusto del fare im-presa. Un valore che stavamo per-dendo. E così, con sacrificio e umiltà,alla fine questa strategia ci ha pre-miato e siamo cresciuti. Senza aiutipubblici».

Perché sottolineare proprio que-sto aspetto?«Perché l’impresa ha un suo precisoruolo sociale. Deve creare sviluppo eincidere concretamente sul benesseredella comunità in cui opera. Se creasoltanto perdite, invece, ne consegueun effetto contrario».

Office Design Italia ha chiuso il

bilancio in positivo.«Abbiamo confermato un trend dicrescita che perdura da tre anni, no-nostante la crisi. Per un’azienda dalledimensioni ancora contenute, comela nostra, avere un consolidato di ol-tre 5 milioni di euro non è cosa dapoco».

Voi siete cresciuti, ma alcuninomi eccellenti del settore hanno

perso colpi. Come se lo spiega?«Si è spezzato il filo conduttore conchi, prima di noi, ha saputo creareimprese solide. Si parla tanto delmancato passaggio generazionale nelmondo politico. In pochi osservanocome tale passaggio è stato in molticasi un fallimento anche nel mondodell’imprenditoria. E questa è unadelle responsabilità più gravi cui sonochiamati a rispondere moltissimi ca-pitani d’azienda. Noi stessi, come ca-tegoria, non siamo stati capaci di pre-vedere quelle che potevano essere leevoluzioni di mercato. Non si sonoattuate, a tempo debito, le strategieidonee ad affrontare i grandi cam-biamenti imposti dalla globalizza-zione».

Prendendo il caso della suaazienda, come si riesce a proporrecostantemente un prodotto inno-vativo pur razionalizzando le spese?«Invertendo anzitutto la logica dellaproduzione e del magazzino. Ogginon si può più ragionare a lungo ter-mine, il nostro è un mercato che vivesul just in time. Il che significa colla-borazioni sempre più stringenti, tantocon le aziende e gli artigiani, quantocon i fornitori di materie prime. Inpratica, a loro abbiamo parzialmenteribaltato il problema della tempistica.Ogni soggetto coinvolto in questanostra filiera è chiamato a seguire unalogica di magazzino contenuta, masempre in grado di rispondere effica-cemente alle richieste dei clienti. Sulfronte dell’organizzazione produttiva,invece, lavoriamo attraverso una se-lezione di modelli mai eccessiva».

Non sarebbe meglio diversificaremaggiormente la produzione?«Proporre un catalogo amplio è cer-

LABORATORIO DI “GIOVANI” IDEE

«Siamo noi imprenditori a dover investire affinché si creino dei ponti tra il tessuto pro-duttivo e il mondo della scuola». Gaetano Casino scommette sui giovani. In un am-

bito, quello del design, che vive ogni giorno di idee nuove, il puntare alle nuove generazionisignifica garantirsi quell’appeal e quell’approccio produttivo che i mercati richiedono. «Ab-biamo attivato un importante progetto di collaborazione con il Liceo Artistico di Matera –spiega Casino -. In generale, poi, i clienti stranieri amano l’idea di acquistare un oggettoconcepito e realizzato da un italiano, per loro è garanzia di altissima qualità». Casino,esempio vincente per la giovane imprenditoria lucana, sottolinea come «i giovani devonoessere il motore dell’innovazione. Le nuove generazioni devono avere fiducia in se stesse enon avere paura a proporre qualcosa di nuovo, senza farsi sconfortare dalle notizie chesentiamo ogni giorno. Almeno i ragazzi devono conservare un po’ di ottimismo per esserespronati a costruirsi un futuro».

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tamente positivo, ma occorre fare at-tenzione. Sul mercato è pericolosocompiere un passo più lungo dellagamba. Soprattutto, non c’è cosa peg-giore dell’esporsi eccessivamente coni clienti per poi non essere in grado disoddisfare le loro richieste. Anchequesto è uno degli errori comuni cheha compromesso la credibilità di al-cune aziende italiane nel mondo».

Questo non rischia di limitare ilbusiness, per intenderci, i grandiordinativi?«No. Quelli sono il motore più im-portante per un’azienda come la no-stra. Ma ai grandi committenti non sipossono promettere produzioni in-sostenibili. Bisogna essere chiari suitempi e sulle modalità di consegna.Proprio in questi giorni abbiamo ri-cevuto la visita di una delegazione diclienti esteri che, osservando la preci-sione del nostro metodo produttivo,si è convinta nel farci un ordinemolto importante che ci apre inte-ressanti prospettive di sviluppo».

A proposito di estero, su qualimercati siete presenti?«Quelli tradizionali, europei, rappre-

sentano ancora oggi un grande ba-cino di business. Tra i principali visono Francia, Germania e Belgio. At-tualmente stiamo tentando di inse-rirci anche sul mercato inglese, ma inquesto caso occorrono strategie diffe-renti, quello britannico è uno scena-rio ben diverso rispetto a quello con-tinentale, dove la concorrenza conpaesi a basso costo di mano d’opera èspietata».

I cinesi hanno cambiato il voltodel mercato dell’arredo?«Hanno cambiato il volto del mer-cato in generale. Ma non amo pun-tare il dito verso i Paesi emergenti.Dobbiamo svegliarci e capire che nonsono soltanto dei “competitor”. LaCina, per tutti noi, è anche unagrande opportunità. È un Paese de-stinato a crescere e che ci presenteràuna richiesta di produzioni probabil-

mente come nessun altro ha mai fattofinora. Nel mondo il made in Italy haancora un grande appeal. Nel nostrocaso, ad esempio, è molto apprezzatoil fatto che i prodotti sono il frutto didesigner e architetti locali».

Dunque i cinesi si sono già di-mostrati interessati?«Non le nascondo che ci stanno per-venendo richieste per quotare la no-stra produzione in vista di un’even-tuale esportazione in Cina. Noiitaliani dobbiamo predisporci perconquistare questo fondamentalenuovo bacino di consumatori. E perquanto riguarda la concorrenza,quella si vince con la qualità, facendoin modo che il prodotto sia miglioredel loro. Ma qualità significa investi-menti, e se ci concentriamo soltantosui costi di produzione è chiaro chenon possiamo vincere».

Gaetano Casino

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IL FATTURATO REALIZZATO DALLA OFFICE DESIGN ITALIA.CIFRA CHE RAPPRESENTA NON SOLO UN CONSOLIDAMENTO, MA UNA CRESCITADELL’AZIENDA DI MATERA

5 mln

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Per investire, però, occorre il so-stegno del mondo bancario.«Lo so, questo è uno dei tasti dolentiper il nostro sistema produttivo. Daimass media, però, spesso emergonoanalisi limitate sulla questione del rap-porto tra banca e impresa».

Sarebbe a dire?«Partiamo dal presupposto, spessoignorato, che le banche, per prime,sono imprese. E come tali orientanoi soldi soltanto su progetti ritenuticapaci di creare profitti. Dunque èvero che la stretta creditizia si sta ve-rificando, in maniera talvolta drastica,ma è anche vero che laddove ci si pre-senta con un solido progetto impren-ditoriale, gli investimenti si trovano.Dall’altro lato le banche hanno mu-tato il loro modo di interagire con ilterritorio. Ragionando soltanto sulla

base di rating, limiti di erogazione“scritti su pietra”, non si va moltoavanti. Una volta il direttore di bancaconosceva i suoi imprenditori, andavaa verificare con i suoi occhi lo stato disalute delle aziende. Oggi questo va-lore si è perso. E purtroppo nella miaregione ho verificato questa mancanzanelle banche locali, quelle che, in teo-ria, dovrebbero esserci più vicine. Pa-radossalmente gli appoggi maggiori liabbiamo ottenuti da Intesa San Paolo– Banco Napoli che, non a caso, si èdotata di un modello organizzativovincente, spostando i centri decisio-nali in periferia, e agendo come leva disviluppo per imprese sane, con tempida imprese, e non da “istituzioni”».

A tal proposito, sul fronte delleistituzioni il suo giudizio non è po-sitivo?

«Lì, purtroppo, non vedo sufficientisostegni. Noi imprenditori italiani,nel mondo, siamo soli. Nelle cosid-dette “stanze dei bottoni”, ormai, siprendono solo decisioni autoreferen-ziali. Le amministrazioni nazionali elocali hanno perso la connessione conla realtà dei tessuti produttivi. Par-liamo una lingua differente e talvolta,provare a confrontarsi con le istitu-zioni, per un’azienda significa tro-varsi dinanzi a un muro o, peggio, aqualcuno con una visione totalmentedistorta della realtà di mercato. Èvero, noi imprenditori dobbiamo tor-nare a occuparci in prima linea dellenostre aziende, ma anche i politicidevono tornare realmente a osservaree a occuparsi del territorio. Senza re-torica. E con tempi consoni alla ve-locità del mondo in cui si vive. Unasveglia è un gadget al quale stiamopensando. Da portare in dono agliamministratori regionali per il pros-simo Natale».

IN COPERTINA

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Gli imprenditori devono tornare a occuparsiin prima persona delle loro aziende.I nostri nonni non restavano arroccati neiloro uffici pensando unicamente ai fatturati

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IL MODELLO LUCANO

Ha appena assunto l’in-carico di presidente diConfindustria Basili-cata, Michele Somma,

in uno scenario non certo facileper le imprese e per il Paese. «Perrisalire la china, dobbiamo tornarea crescere», ha affermato il neo pre-sidente degli industriali della re-gione. Recuperando il valore “so-ciale”, prima ancora cheeconomico, dell’impresa, e ali-mentando uno sforzo comune e re-sponsabile teso alla ripresa. «Suquesto solco – prosegue MicheleSomma – si innesterà ogni inizia-tiva proposta da Confindustria Ba-silicata, dando continuità al lavorogià intrapreso e aprendosi a nuoveopportunità in grado di trasferirevalore alle imprese».

La crescita dell’economia regio-nale passa attraverso il rafforza-mento dei settori automotive eoil&gas. Quali le priorità?«Si tratta di favorire la messa a va-lore delle potenzialità legate a que-sti comparti produttivi. Partiamodai numeri: l’80 per cento del pe-trolio estratto oggi in Italia pro-viene dal sottosuolo della Basili-

cata, che presto giungerà a coprirecirca il 12 per cento del fabbisognoenergetico nazionale. Nel corso de-gli anni, la Basilicata si è fatta ca-rico di tracciare un nuovo percorsonel rapporto tra Stato, compagniee territori. Ora, però, siamo a unbivio: occorre procedere verso lacrescita. È necessario che, pur nelriconoscimento e nel rispetto divalori non negoziabili quali la sa-lute e la salvaguardia ambientale, sirealizzino senza ingiustificabili ri-tardi legati agli iter autorizzativi, iprogrammi di sviluppo delle atti-vità estrattive, con conseguenti ri-percussioni positive per la filieradell’oil&gas e per le stesse aziendelucane».

Analoga importanza merita l’au-tomotive.«Sì. La filiera lucana occupa oltre9mila addetti e le sue produzionicontribuiscono per il 62 per centoalle esportazioni regionali. Il fu-turo del settore appare stretta-mente legato al piano “FabbricaItalia” del Gruppo Fiat e alla capa-cità di intercettare la domanda deimercati esteri. Confindustria Basi-licata, insieme a quelle di Campa-

nia e Abruzzo, ha dato vita allaRete Automotive Italia. Si tratta di56 aziende lucane, abruzzesi e cam-pane, che occupano oltre 6mila di-pendenti. Occorre con prontezzagiungere alla negoziazione di unaccordo di programma tra i terri-tori coinvolti e le imprese dellarete, necessario al rafforzamentodella competitività dell’intera fi-liera produttiva».

Su quali leve occorre concen-trarsi: accesso al credito, sbloccodelle infrastrutture, semplifica-zione amministrativa?«Sono tutti elementi indispensa-bili e complementari. Le difficoltàin aumento sul fronte dell’accessoal credito e la sua onerosità sono digrande ostacolo alla crescita e mi-nano gli equilibri finanziari del-l’impresa. Al contempo, il basso li-vello di patrimonializzazione delleaziende e la dipendenza quasiesclusiva dal credito bancario qualefonte di finanziamento esterno,rappresentano un freno al loro svi-luppo. È nota la cronica carenza diinfrastrutture in Basilicata. È unvulnus endemico sul quale operareper dare credibilità a ogni ambi-

Senza impresa non c’è lavoro. Per questo,

una delle parole d’ordine del neo presidente degli industriali

lucani Michele Somma è ridare centralità alle aziende.

Lavorando per il futuro della Basilicata, a partire

da occupazione e infrastrutture

Francesca Druidi

Michele Somma, presidente di Confindustria Basilicata

Impresa motore della crescita

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zione di sviluppo. Sulla semplifi-cazione amministrativa occorreuna comune strategia di intenticon le istituzioni, affinché siachiaro che il tempo per l’impresa èuna variabile di fondamentale im-portanza per tenere il ritmo delmercato. Ci sono, ad esempio, ol-tre 400 milioni di euro destinatialla Basilicata per l’avvio di infra-strutture, come previsto dalle deli-bere Cipe dell’agosto scorso. Oc-corre sbloccare rapidamente questerisorse, altrimenti il corto circuitodiventa inevitabile».

Come frenare disoccupazione gio-vanile, e femminile in particolare?«Solo sostenendo l’impresa si puòoffrire una risposta ai numeridrammatici del “non lavoro” in Ba-

silicata: nel 2011 il tasso di disoc-cupazione giovanile (15-24 anni) èstato pari al 39,6 per cento, diecipunti superiore al tasso medio na-zionale, quello giovanile femminileè salito al 47,7 per cento. Il perdu-rare di questa condizione non ètollerabile sotto il profilo del-l’equità intergenerazionale e deglieffetti perversi sul potenziale dicrescita. Serve in Basilicata unpiano organico di strumenti di po-litica attiva per il lavoro, che af-fronti singolarmente le possibiliaree di intervento, con la necessa-ria sinergia tra i differenti pianioperativi regionali e, quindi, tra icompetenti dipartimenti».

Il governatore De Filippo ha di-chiarato che “si esce dalla crisi se

cresce il Mezzogiorno”. «Concordo con l’osservazione. Èincontrovertibile, però, che nono-stante gli sforzi, l’avanzamento deiprogrammi nazionali e regionaliper il Mezzogiorno è profonda-mente deludente e al di sotto delleperformance - non brillanti - con-seguite nel periodo di programma-zione precedente. Il fatto che laBasilicata mostri risultati compa-rativamente migliori rispetto al re-sto del Mezzogiorno, non ci puòsoddisfare. Occorre produrre mi-glioramenti visibili e rapidi su ac-celerazione della spesa, concentra-zione tematica degli interventi,orientamento ai risultati. È unaquestione di metodo e di sostanza.E di coscienza».

Michele Somma

Lo stabilimento

Fiat a Melfi

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Confindustria Basilicata,insieme a quelle di Campaniae Abruzzo, ha dato vitaalla Rete Automotive Italia

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L’obiettivo della ripresa inBasilicata richiede a tuttii settori produttivi e atutti gli attori istituzio-

nali uno sforzo traversale, volto arisolvere le problematiche struttu-rali più evidenti. Il rapporto sul-l’economia lucana della Bancad’Italia rileva dati preoccupanti peril 2012 sul fronte della produzioneindustriale; migliori sono, invece,le performance dei servizi, turismoin testa. «Le previsioni per il restodell’anno sono ancora pessimisti-che – analizza il presidente dellaRegione Vito De Filippo –. Sul-l’anno in corso pesa, oltre alla dif-ficoltà di penetrare nei mercatiesteri dell’economia regionale e aldeclino della domanda del mercatoautomotive, anche la recessioneprevista a livello nazionale, con ilPil italiano che dovrebbe scenderedell’1,5 per cento». Le dimensionicontenute del mercato interno e ladebolezza nell’export oltre confinerendono le altre regioni italiane -ugualmente in crisi - i principalimercati di riferimento delle im-prese lucane, condizionando difatto il rilancio della regione.

La Basilicata ha, tuttavia, in-

dicatori economici strutturalipiù robusti di quelli del Mezzo-giorno, in materia di mercato dellavoro, redditi, ricchezza nettadelle famiglie. «Sì, per questo ha la possibilità diuscire dalla crisi più rapidamentedi altre regioni. Infatti, nei modelliprevisionali Svimez-Irpet, gli sce-nari macroeconomici per il 2013appaiono finalmente improntati aun moderato ottimismo: per il2013 è previsto che il Pil lucanocresca dello 0,3%, a fronte di un

calo dello 0,1% di quello meridio-nale, e con risultati migliori ancherispetto a regioni del Centro e delNord come la Lombardia (-0,2 %),il Trentino (0%), la Liguria(0,1%), il Lazio (-0,1%) e l’Um-bria (0%)».

Può fare un bilancio parzialedi Obiettivo Basilicata 2012?Quali i prossimi passaggi?«Io credo che il bilancio sia sen-z’altro positivo. Proprio perchéstiamo affrontando una delle crisipiù gravi da oltre cinquant’anni a

Dalla coesione puòiniziare la ripresaIncentivare settori cardine come agroalimentare e turismo, favorendo occupazione e accesso

al credito. Proseguire con il programma Obiettivo Basilicata. Sono le direttrici indicate

dal governatore della Regione Vito De Filippo per recuperare competitività

Francesca Druidi

ECONOMIA LUCANAIL MODELLO LUCANO

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Vito De Filippo

questa parte, non è privo di signi-ficato il segnale di forte coesionesociale che le istituzioni, da unlato, e le parti sociali, dall’altro,hanno lanciato alla comunità lu-cana, dicendo in sostanza: rim-bocchiamoci le maniche e proce-diamo tutti in un’unica direzione.Non sfugga che, da questo puntodi vista, la Basilicata ha fatto unpo’ da apripista, posto che a livellonazionale il Governo Monti ha, difatto, imboccato la medesimastrada. È importante evidenziareche rispetto ai 150 milioni di euromessi sul piatto della bilancia, ol-tre 60 risultano già impegnati: dai25 milioni di euro per l’ediliziaagevolata ai 9 del microcredito, da-gli 8 milioni del venture capital ai22 della banda larga per l’azzera-mento del digital divide. Nelle

prossime settimane, dovrebbero es-sere licenziati dalle competenticommissioni consiliari del consi-glio regionale i tre disegni di leggeriguardanti la semplificazione am-ministrativa, i contratti di rete e ilcontrasto al lavoro irregolare».

Quali sono le leve necessarieper la crescita? «L’arretratezza sulle condizionistrutturali di competitività deveoggi essere affrontata in un conte-sto reso estremamente complessodalla crisi economica e dalla corre-lata esigenza di riequilibrare il dis-sesto dei conti pubblici dello Statoe di numerose amministrazioni lo-cali. In condizioni di così grandeurgenza, è ovvio che se le politichedi sviluppo vorranno ottenerequalche risultato rispetto agli sce-nari foschi che si presentano al-

l’orizzonte dovranno essere rigida-mente confinate all’interno di unperimetro che può sintetizzarsi indue elementi: una rigida selettivitàsettoriale e territoriale delle prio-rità degli interventi e una gestionerigorosa delle risorse pubblichevolta a massimizzarne l’efficienza».

Come muoversi nel concreto?«Si possono individuare alcuni set-tori produttivi-guida, sui qualiconcentrare gli sforzi delle politi-che di sviluppo, in particolare ilsettore agroalimentare, il turismo ela green economy. Il futuro dellosviluppo dipenderà da quanto effi-cacemente i governi riusciranno adaffrontare le due principali sfidedel cambiamento energetico: daun lato, assicurare un’offerta dienergia affidabile e accessibile daun punto di vista economico, dal-

Si possono individuarealcuni settori produttivi-guida,sui quali concentrare gli sforzidelle politiche di sviluppo,in particolare il settoreagroalimentare, il turismoe la green economy

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Il presidente

della Regione Basilicata

Vito De Filippo

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ECONOMIA LUCANA

l’altro, passare quanto più rapida-mente possibile a un sistema diproduzione dell’energia a bassoutilizzo di carbone, efficiente e ri-spettoso dell’ambiente. Su questisettori occorrerà, quindi, concen-trare le risorse, sempre più scarse,evitando di disperderle a pioggiasull’intero apparato produttivo,poiché la massimizzazione dell’ef-ficacia di risorse sempre meno ab-bondanti dipende proprio dallaloro concentrazione su compartistrategici. La selettività, comedetto in precedenza, non deve es-sere soltanto di tipo settoriale, maanche a livello territoriale».

Ristagnano i finanziamenti ero-gati alle imprese dalle banche.Come arginare il credit crunch?«Il “gelo” calato sul settore crediti-zio è sicuramente l’effetto più aber-rante provocato dalla crisi. Non acaso la Regione Basilicata ha fatto,e sta facendo, uno sforzo straordi-nario in questa direzione, attraversoil fondo regionale di garanzia per gliinvestimenti e addirittura utiliz-zando risorse proprie, provenientidalle royalty del petrolio, con unfondo di investimento ad hoc per ilcosiddetto capitale circolante cheben poche altre Regioni possonovantare. In questi giorni, poi, ab-biamo sottoscritto con alcune ban-che locali, a partire dalla Popolare diBari che ha messo a disposizione30 milioni di euro per una linea dicredito specifica, una convenzioneper l’anticipazione, sotto forma dipro-soluto, dei crediti vantati dalleimprese nei confronti dell’ente ebloccati, come è noto, per effettodel “patto di stabilità”. Il pro-so-luto garantisce sia le banche che leimprese. Perché alle prime il cre-dito sarà rimborsato con certezza

entro i primi 60 giorni del nuovoanno; mentre i privati possono usu-fruire dello stesso “rating” assegnatoalla Regione e di conseguenza otte-nere un finanziamento a tassi piùcontenuti».

Il secondo semestre del 2011ha registrato un deterioramentodella situazione occupazionale.Quali provvedimenti la Regionesta prendendo in questo senso?«È vero, il secondo semestre 2011ha fatto registrare dati preoccu-panti, sia pure in parte mitigatidalle previsioni della Svimez che,per il 2012 e il 2013, assegnanoalla Basilicata un calo minore ri-spetto ad altre realtà del Mezzo-

giorno. Nell’anno in corso, la Ba-silicata sarà esattamente in lineacon la media del Mezzogiorno: -1,8%, rispetto a Puglia (-2) e ilMolise (-2,1). Nel 2013, la Basili-cata, stando alle previsioni Svimez,sarà la regione che nel Mezzo-giorno presenterà la performancemeno grave in termini di disoccu-pazione. A fronte di una mediapari a -1,1, da noi è previsto un -0,8%. E in ogni caso, su sollecita-zione dei sindacati, la Regione haavviato il percorso di elaborazionedi un piano regionale del lavoro,che sarà pronto entro dicembre,con la collaborazione del ClesEconomia».

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La Regione Basilicata ha fatto, e sta facendo,uno sforzo straordinario sul fronte dell’accessoal credito, attraverso il fondo regionale di garanziaper gli investimenti e l’utilizzo di risorse proprie

IL MODELLO LUCANO

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LA CALABRIA IN CIFRE

L’insediamento delnuovo questore di Reg-gio Calabria, GuidoLongo, è l’occasione

per parlare di legalità. La RegioneCalabria, in un contesto partico-larmente difficile, si sta impe-gnando costantemente sul pianodello sviluppo economico perestirpare alla radice il consensoalla malapianta della ‘ndrangheta.Il presidente Scopelliti vuole co-struire anche in Calabria, sul-l’esempio di Palermo, un giardinodella memoria per ricordare le vit-time della ‘ndrangheta. «Piante-remo alberi con i nomi di chi nonsi è piegato alla violenza crimi-nale, dai rappresentanti delle

forze dell’ordine ai giudici, dagliimprenditori ai cittadini comuni;e il loro sacrificio in nome delloStato – spiega – animerà sempre ilnostro impegno per dare ai cala-bresi un futuro libero dalla cri-minalità organizzata, che rappre-senta il freno principale allosviluppo della nostra comunità».

Ha chiesto al ministro dellaGiustizia Paola Severino un in-contro urgente per un con-fronto, insieme ai parlamentaricalabresi, sulle reali esigenze delterritorio. «In Calabria stiamo portandoavanti una linea rigorosa in ognicampo. Nella sanità abbiamochiuso e riconvertito ben 16 strut-

ture ospedaliere, per quanto ri-guarda la giustizia c’è il rischio diperdere due tribunali che sonofondamentali presidi di legalità.Cerco di comprendere le necessitàdel Ministero della giustizia diriorganizzare il comparto ma ri-tengo giusto che il Guardasigillici convochi insieme ai parlamen-tari calabresi per discutere deiprovvedimenti da assumere conchi è impegnato in prima linea sulterritorio».

Sin dal suo insediamento le po-litiche del lavoro sono state con-siderate prioritarie. Quali gli in-terventi più importanti e lericadute sul territorio e quali leazioni in programma?

In Calabria si vive un momento

delicato ma la classe dirigente

sta operando con serietà,

portando avanti percorsi

virtuosi. Il presidente della

Regione Giuseppe Scopelliti

rimarca il suo impegno nella

convinzione che bisogna

adottare strategie in grado

di cambiare ciò che non va

Renata Gualtieri

Il cammino della Regioneverso il rigore

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«Da subito abbiamodato alle politiche dellavoro la priorità asso-luta, nella prima faseabbiamo subito stan-ziato risorse per 147milioni di euro pro-grammando 7mila po-sti di lavoro, di cui6mila circa già otte-nuti. Dal recupero di

altri 130 milioni di euro dalla ri-programmazione dei fondi, con-tiamo di mettere in campo ulte-riori 7/8 mila posti di lavoro entrola fine di quest’anno, riunendotutti gli attori principali a un ta-volo di confronto. Venti milionisono stati impegnati per il creditod’imposta in esecuzione al pianodi azione e coesione a supportodi quanto porrà in campo il Go-verno Monti, mentre 25 milionidi euro sono per il Fondo regio-nale di garanzia per l’occupazione,in totale 45 milioni di euro a be-neficio di circa 2.300 destinatari.Per gli ammortizzatori sociali inderoga abbiamo impegnato 28milioni e 500 mila euro in favoredi circa 15mila soggetti al fine di

garantire l’erogazione di un sussi-dio al reddito, mentre altrettanti28,5 milioni sono stati già stan-ziati per integrare il sussidio conuna politica di tipo attivo, ingrado di avviare un percorso direinserimento occupazionale».

Quali gli interventi previsti perle imprese che soffrono i ritardi dipagamento della Pa e per raffor-zare la filiera del credito? «La ragioneria della Regione, no-nostante i duri vincoli imposti dalpatto di stabilità, già dal 2 gen-naio di quest’anno è aperta per li-quidare i pagamenti alle imprese.Un impegno delicato in questomomento di crisi globale ma chevede il massimo coinvolgimentodell’istituzione».

Dai dati resi pubblici sul sitodell’Ispettorato generale per i rap-porti finanziari con l’Unione eu-ropea emerge che la Calabria haspeso, alla data del 30 aprile2012, il 27 per cento delle sommepreviste dal programma operativoFse. Come giudica questa perfor-mance e a cosa è dovuto questomiglioramento nell’utilizzo dellerisorse comunitarie?

«La mia amministrazione ha sem-pre assicurato un’ampia autono-mia gestionale alle autorità pre-poste all’attuazione del Por chehanno attivato strumenti di ampiaconcertazione e di coordinamentointerno. Mi riferisco alla cabinadi regia che vede la partecipazionedi tutti i dirigenti e funzionari re-gionali a vario titolo coinvolti nel-l’attuazione del programma e chesi riunisce da metà del 2010 concadenza settimanale, parlo dellarinnovata intesa con il partena-riato economico e sociale chia-mato a condividere alcuni impor-tanti strumenti di sviluppo attuaticon questo programma. Il trendpositivo del Por Fse è merito del-l’autorità di gestione. Un’ulteriorepunto di rottura con la precedentegestione è il diverso approccio tesoa innovare il programma e i suoistrumenti di attuazione».

Al termine di un incontro conil ministro della salute RenatoBalduzzi ha dichiarato di averricevuto indicazioni molto utilidal ministro. Quali gli spuntipiù importanti e quali restano lecriticità della regione?

Giuseppe Scopelliti

C’è il rischio diperdere duetribunali che sonofondamentalipresidi di legalità

Il presidente

della Regione Calabria

Giuseppe Scopelliti

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«Dal tavolo Massicci conti-nuiamo a ottenere riconoscimentipositivi per la Calabria. Rispettoall’ultimo bilancio consuntivo, iconti sono migliorati, passandoda un disavanzo di 259 milioninel 2009 ai 120 milioni del2011. Il governo regionale chemi aveva preceduto non era riu-scito a quantificare nemmeno ilbuco di bilancio. Certo sonoemerse delle criticità che la Re-gione si è impegnata a risolvere.Tra queste la Fondazione Cam-panella e la riconversione degliospedali. Intanto abbiamo ri-dotto la spesa farmaceutica, gliacquisti di beni e servizi e il costodel personale, voci che incidonoper 28 milioni di euro. Ultima-mente abbiamo avviato una par-tnership strategica con l’ospedaleBambin Gesù, potremo offrire ainostri giovani cure adeguate nellaregione senza spendere soldi al-trove. Stiamo lavorando alla

nuova rete ospedaliera emer-genza, urgenza, territoriale».

Riguardo al porto di GioiaTauro, qual è lo stato dell’arte equali sono all’interno della pro-grammazione regionale e comu-nitaria gli interventi previsti perlo sviluppo e il rafforzamentodell’infrastruttura?«Abbiamo puntato sul tranship-ment per garantire i livelli occu-pazionali e il risultato è stato unimportante incremento dei vo-lumi. L’ingresso della Msc diAponte nella società Mtc che ge-stisce le banchine è stato un belsegnale per chi vuole investire alSud. Ora occorre sviluppare le in-frastrutture del “retroporto” e at-tirare più navi possibili affinchèGioia Tauro diventi uno dei primiscali container del Mediterraneo.La Regione ha studiato politichedi vantaggio per chi investe aGioia Tauro: dal protocollo con ilMinistero dello sviluppo econo-mico e Invitalia al regime di in-centivi. E ancora: fiscalità di van-taggio, zone a burocrazia zero,credito d’imposta e ampliamentodella zona franca per realizzareimmediatamente altri magazzinida dare in concessione ad aziendedi logistica; un servizio doganeinnovativo, con l’apertura di unosportello unico, primo in Italia;un protocollo di legalità per la si-curezza e l’accordo con i sinda-cati. Infine stiamo lavorando an-che alla riduzione delle accise, alcablaggio completo dell’area e al-l’incentivazione dall’utilizzo deltrasporto ferroviario».

Nella sanitàabbiamo chiusoe riconvertito ben16 struttureospedaliere

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LA CALABRIA IN CIFRE

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Demetrio Arena

In un momento economica-mente difficile risulta fonda-mentale il ruolo che può as-sumere per la sua ubicazione

la città di Reggio Calabria in Eu-ropa e nel Mediterraneo. «Occorrevalorizzare la posizione baricen-trica della nostra città – incalza ilprimo cittadino – e intraprendereazioni incisive per sviluppare pro-poste economiche con i Paesi chesi affacciano nell’area». Uno stru-mento importante per lo sviluppodella Calabria può essere rappre-

sentato dalle risorse europee.L’amministrazione comunale si stamuovendo proprio in tal senso,intercettando tutte le forme di fi-nanziamento provenienti da fondieuropei, per programmare in ma-niera definita il futuro della città.

Qual è l’obiettivo del progettoMusa e come si opererà per«mettere in rete e rendere frui-bile la grande maggioranza dibeni culturali presenti in città»?«Il progetto Musa ha rappresen-tato uno strumento formidabile

di dialogo tra l’amministrazionecomunale, i cittadini e gli stake-holder per condividere gli obiet-tivi strategici delle politiche dimobilità tese a valorizzare il patri-monio ambientale, culturale e ar-tistico cittadino. Le indicazionicontenute nel rapporto finale diMusa saranno recepite all’internodel Piano urbano della mobilità el’attenzione di alcuni poli di ero-gazione di servizi ai cittadini -ospedali riuniti, centro direzio-nale, palazzo di giustizia in corso

di realizzazione e uni-versità - verso i temidell’accessibilità, dellosviluppo del trasportopubblico locale e dellamobilità sostenibile, co-niugati alla fragilitàdella rete viaria di ac-cesso alle zone pede-montane della città,rappresenteranno gliobiettivi degli interventiinfrastrutturali che sa-ranno assunti dopo l’ap-provazione del piano. Inpiù, i risultati del pro-getto Musa legittimanoe confermano il gradi-

Reggio Calabria è tra le 8 città pilota del progetto Musa. «L’intento – sottolinea il sindaco

Demetrio Arena – è valorizzare la naturale vocazione turistica del capoluogo ed erogare servizi

di trasporto adeguati per rendere fruibili i beni culturali presenti in città

Renata Gualtieri

L’attrattore culturaledel Mediterraneo

Il sindaco di Reggio Calabria Demetrio Arena � �

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LA CALABRIA IN CIFRE

mento della città nei confronti delpercorso intrapreso da qualchesettimana con la pedonalizzazionedell’area di Piazza Italia e ten-dente, nel tempo, a mettere in retetutti i poli di attrazione turisticacon la creazione di itinerari pedo-nali qualificati e assistiti».

Quali i punti più importanti delpiano urbano della mobilità?«Con il Pum verrà delineata lacittà del futuro, con l’obiettivo divalorizzarne la naturale vocazioneturistica e di erogare servizi pub-blici di trasporto adeguati allacittà e di livello qualitativo ele-vato. Il piano affronta il tema del-l’accessibilità dei centri di eroga-zione di servizi ai cittadini con lostudio e la previsione di un si-stema di trasporto collettivo chemetta in rete i più importantinodi di attrazione dell’utenza conla valorizzazione della mobilità ci-clabile sull’asse Lungomare-Pen-timele-Gallico-Catona e con il po-tenziamento dei servizi ditrasporto pubblico locale e dei ser-vizi di trasporto su rotaia. Le ri-sorse economiche sono quelle de-liberate dal Cipe lo scorsodicembre e quelle derivanti daifondi Por che saranno gestite d’in-tesa con la Regione».

Quali sono le priorità delpiano strategico sociale? E qualile risorse a disposizione?«Il capitolo di bilancio relativo allepolitiche sociali è di circa 5 mi-lioni di euro: l’obiettivo dell’am-

ministrazione comunale, nono-stante i tagli ai trasferimenti statali,è quello di lasciare inalterata laspesa per il sociale. Proprio la ri-duzione dei finanziamenti del go-verno rischia di colpire maggior-mente le fasce deboli che nonhanno la possibilità di ammortiz-zare la crisi, ed è per questo che cistiamo impegnando al massimoper tutelarli. Il piano strategico do-vrà generare politiche sociali ba-sate sul principio costituzionale disussidiarietà, che contribuiscanoad accrescere gradualmente il sensodi appartenenza alla comunità».

Quali saranno i criteri guida? «Saranno tre. Il primo riguarda l’av-vio e il consolidamento dell’inte-

grazione fra politiche sociali, sani-tarie, ambientali e urbanistiche, abi-tative e formative. Il fine è quello dicostruire, insieme al cittadino, ri-sposte personalizzate al bisogno, at-tuando forme di compartecipazionenella realizzazione e nella gestionedel piano; il secondo criterio ri-guarda la messa in rete per valoriz-zare il ruolo e l’apporto del terzosettore, degli attori locali e dei cit-tadini, attivando un coinvolgi-mento responsabilizzato, in un ot-tica di sussidiarietà orizzontale peruna più efficace, equa e democraticaazione amministrativa. Infine, ilterzo criterio riguarda la continuitàdell’offerta, con l’intento di met-tere in grado gli utenti di accedere ai

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Lo sviluppo del trasporto pubblico locale e dellamobilità sostenibile, coniugati alla fragilità dellarete viaria, rappresenteranno gli obiettivi degliinterventi infrastrutturali che saranno assuntidopo l’approvazione del piano

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Demetrio Arena

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servizi e di scegliere in base a un’of-ferta integrata, continuativa e diffe-renziata sia a livello qualitativo chequantitativo».

Sono stati sottoscritti a Pa-lazzo San Giorgio nuovi con-tratti relativi al progetto “Obiet-tivo occupazione”. Che svilupposta avendo il progetto e quali lealtre risposte concrete al pro-blema occupazionale esistentesul territorio?«Il progetto nasce da una feliceintuizione di chi mi ha preceduto:lo scopo era quello di agevolarel’assunzione in forma stabile di la-voratori specializzati pressoaziende della città. Ricordo beneche questa iniziativa suscitò le

proteste di alcuni che videro nellostrumento ideato dal presidenteScopelliti un bluff clientelare. Adistanza di qualche anno questainiziativa dimostra ancora la suavalidità, e noi abbiamo potutodarne seguito. Riguardo ad altreazioni per l’occupazione, devo ri-badire che il Comune non è unaazienda e non deve dare diretta-mente lavoro: il nostro compito ènon solo quello di fungere da tra-mite fra chi offre lavoro e chi locerca, ma quello di stimolare chivolesse intraprendere un’iniziativaimprenditoriale ad agire in talsenso. Dobbiamo, quindi, fornireservizi, che siano precisi e degni diuna città europea, e in tal senso

stiamo già lavorando, anche semolti sono gli ostacoli che si er-gono quotidianamente; inoltre, sidovrà metter mano a tutti i lacciche ostacolano o addirittura sco-raggiano gli imprenditori, speciequelli più giovani. Su questo è ri-volta tutta la mia attenzione e ri-tengo che a breve avremo delleimportanti novità».

Il 13 giugno scorso ha incon-trato il nuovo questore Longo esi è detto convinto che la siner-gia interistituzionale costituiscal’arma migliore a vostra disposi-zione. Come procederete dun-que nell’azione di contrasto alcrimine organizzato?«Con la Questura, così come con

le altre istituzioni, l’interlo-cuzione è costante. Assiemea questo però non devemancare il rispetto dei ruolie delle competenze, quindinoi possiamo solo agevolareil lavoro delle forze di poli-zia, supportandole logistica-mente, per come si è fattosinora e, se possibile, au-mentando le facilitazioni allavoro delle forze dell’or-dine. Oltre a ciò sento comenecessario fare delle istitu-zioni un presidio di legalità,anche attraverso un con-fronto costante con chi èpreposto per compito istitu-zionale a garantire la sicu-rezza dei cittadini e il ri-spetto delle leggi».

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L’ECONOMIA UMBRA

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Tornare a crescere è diven-tato ormai quasi un man-tra, anche se la difficilecongiuntura di crisi eco-

nomica e di recessione sembra nonattenuarsi, anzi rafforza la crisi iniziataa fine 2007. È lo sviluppo però a es-sere l’unica via reale per uscire daquesto momento certamente non po-sitivo e per renderlo possibile, inno-vazione e internazionalizzazione sem-brano essere i due cavalli su cuiscommettere. Anche in una situa-zione come questa, una delle piùacute crisi del capitalismo, la baseimprenditoriale del nostro Paese rie-sce a resistere, tra molte chiusure, maanche con numerosi esempi di start-up, alcune molto ben strutturate. Alatitare purtroppo sono gli aiuti e gliincentivi da parte delle istituzioni, cheanzi a volte vengono viste dagli im-prenditori come un ostacolo. La soli-tudine delle aziende, soprattutto perquanto riguarda l’innovazione, è evi-dente anche consultando i dati diffusidall’Istat. In Umbria, sono 2,9 gli ad-detti nel settore ricerca e sviluppoogni 1.000 abitanti, contro una me-dia italiana di 3,8 e del centro Italia di4,6. Non migliora molto il quadro seguardiamo la percentuale del Pil re-gionale spesa in R&S: 1% in Umbriacontro l’1,4% del Centro-Italia el’1,3% della media nazionale. A que-sto cerca di porre rimedio la Camera

di Commercio di Perugia, mettendoa punto corsi di formazione e canali diconnessione per aziende e imprendi-tori alle prese con le stesse problema-tiche sulla via della ricerca e dell’in-novazione. Lo spiega GiorgioMencaroni, presidente della Cameradi Commercio di Perugia e di Union-camere Umbria.

Quali sono i principali freni allacompetitività imprenditoriale?«Gli elementi che frenano e condi-zionano negativamente la competiti-vità sono sì congiunturali, ma anchestrutturali, di sistema. Le indicazionipiù chiare ci arrivano direttamente

dalle imprese. La Camera di Com-mercio di Perugia le ha consultate e lerisposte hanno riservato anche qual-che sorpresa, ma con una costantetrasversale a tutti i livelli dimensionali:l’eccessiva pressione fiscale. Aliquoteelevate, complessità dell’ordinamentofiscale e incertezza del diritto tributa-rio gravano in maniera determinantesulle possibilità competitive delle im-prese. Seguono l’eccesso di burocraziae l’elevato costo del lavoro, insieme al-l’altro grande problema rappresentatodal credit crunch, di cui fanno le spesesoprattutto le imprese di più piccoledimensioni. La sorpresa viene invece

Proprio nel momento in cui le aziende avrebbero bisogno di essere guidate e incentivate nella

sfida dell’internazionalizzazione e della competitività, gli imprenditori sentono lontane le

istituzioni. A colmare questo gap ci sta provando la Camera di Commercio di Perugia

Teresa Bellemo

L’Umbria alla prova dell’innovazione

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Giorgio Mencaroni

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dalla scarsa considerazione riservata -almeno a livello locale - alla rigiditàdel mercato del lavoro, consideratacerto un elemento frenante della com-petitività, ma molto meno invasivo ri-spetto ad altre emergenze».

Quali sono le direttrici da seguireper fare in modo che le aziendeescano dalla crisi?«Il nostro sistema imprenditoriale èinnervato dalla presenza dominante dipiccole imprese industriali e artigiane,scopre oggi inadeguatezze che gene-rano crisi di identità. Per tornare a cre-scere abbiamo bisogno di scoprirenuove strade, trasformare modelli:dunque occorre innovare. È questa lachiave decisiva per realizzare una realerinascita: innovazione di processo e diprodotto, costante e ancor più incisivaricerca della qualità, introduzione dinuove tecnologie. Sapendo però chenon c’è innovazione senza ricerca. Unassunto poco considerato nel nostroPaese, dove molti pensano di poter

fare innovazione senza investirenella ricerca. In questa direzionele imprese sono chiamate acompiere uno sforzo impor-tante che ha bisogno, soprat-tutto in tempi di crisi, del pienosostegno da parte dello Stato,che invece è molto limitato».

Cosa sta facendo la Camera diCommercio per incentivare l’in-novazione?«Il sistema camerale su questo fronteè molto attivo e realizza iniziativevolte alla diffusione della cultura del-l’innovazione sia a livello nazionaleche locale. Aiutiamo le imprese a ca-pire le loro necessità dal punto di vi-sta della tecnologia della logistica edei brevetti, cercando di riunirle in-sieme nel caso in cui siano di piccoleo medie dimensioni e abbiano biso-gni comuni. Per esempio, lo scorsomaggio con il Ministero per lo svi-luppo economico è stata siglataun’iniziativa volta a sostenere le atti-vità tese all’innovazione delle impresesui temi della proprietà industriale edella registrazione di marchi comu-nitari e internazionali da parte dellemicro, piccole e medie imprese. Inol-tre realizziamo interventi territorialiper rendere più semplice il collega-mento tra ricerca, pubblica ammini-

strazione e pmi, infine organizziamocorsi di aggiornamento e formazioneper gli imprenditori».

Dal punto di vista dell’inter-nazionalizzazione, quali gli in-terventi e le possibilità per le im-prese umbre?«Come Camera di Commercio diPerugia, insieme a Umbria Export eCamera di Commercio italiana inCile, abbiamo recentemente orga-nizzato degli incontri tra impreseumbre e operatori, importatori e di-stributori locali finalizzati alla ricercadi nuove opportunità di business. Ilprotagonista è stato sicuramente ilcomparto della meccanica per l’agri-coltura, di cui l’Italia è primo espor-tatore in Cile. Ma i settori che pos-sono diventare profittevoli per leimprese italiane e umbre sono anchequelli della filiera delle costruzioni,dell’edilizia e dell’arredo interno pergrandi magazzini, delle energie rin-novabili, infine uno dei nostri fioriall’occhiello: i prodotti enogastrono-mici. I nostri operatori, inoltre,hanno potuto verificare in primapersona le ottime potenzialità che ilmercato cileno può offrire in diversisettori produttivi, sia in termini discambi commerciali, ma anche peraccordi e intese tra imprese».

A sinistra,

Giorgio Mencaroni,

presidente della Camera

di Commercio di Perugia

e di Unioncamere Umbria

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L’ECONOMIA UMBRA

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L’Italia ha una burocrazia e una tassazione che in molti casi sembra giocare contro

chi investe e produce, per questo servono misure più elastiche

e un rinnovamento infrastrutturale, fuori dal patto di stabilità

Teresa Bellemo

Il rinnovamentoè la chiave della ripresa

La vocazione al manifat-turiero e all’esportazioneè uno dei punti di forzadell’Umbria. Il peso del-

l’industria sull’economia locale è,infatti, pari al 20% rispetto al 19%del dato nazionale. Dopo una cre-scita delle esportazioni tra le piùelevate in Italia nel periodo 2004-2008, il 2009 ha segnato un calosignificativo, a cui le imprese um-bre hanno saputo reagire portandonel 2010 l’export regionale nuo-vamente in crescita (+19%, ben aldi sopra della media italiana). Nel2011 l’incremento si è mantenutosuperiore alla media nazionale(+13,6%), così come nel primo tri-mestre 2012. Per fare in modo chequesti valori non riguardino sol-tanto i dati dell’export ma dell’in-tera produzione regionale, c’è bi-sogno di una decisa dose diinnovazione che ridia slancio al-l’intero sistema. Dal punto di vista produttivo ilmade in Italy può certamente fareda volano per lo sviluppo. LuisaTodini, anche grazie al suo ruolo dipresidente del Comitato Leonardo,ne conosce l’importanza. «In oc-

casione dell’incontro con il terri-torio organizzato l’anno scorso dalComitato Leonardo in Umbria,ospitato da due eccellenze localicome Brunello Cucinelli e Nico-letta Spagnoli, si è condiviso lo spi-rito del saper fare umbro, basato -per il passato come per il futuro -sul connubio vincente tra tradi-zione e innovazione».

La congiuntura economica èparticolarmente difficile, qualisono le principali fonti di soffe-renza per un’azienda che mantieneil suo cuore in Italia e in Umbria?«Gran parte del Gruppo Todini,fondato da mio padre negli anniSessanta, è ancora legato all’Um-

bria. La quota di ricavi del Gruppoall’estero, pari a circa l’80%, con-sente una diversificazione fonda-mentale nell’ottica di una mini-mizzazione dei rischi anche allaluce della carenza di lavori pub-blici nel nostro Paese. È questo ilnostro maggiore cruccio: assistereal declino infrastrutturale dell’Ita-lia a causa anzitutto di scarsità distanziamenti, burocrazia eccessiva,tempi lunghi nei pagamenti e nellagiustizia civile».

Quali sono i provvedimenti piùurgenti che dovrebbero mettere incampo le istituzioni per venire in-contro a queste problematiche?«Condivido in pieno i contenuti

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Luisa Todini

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dei primi discorsi del governatoredi Bankitalia Ignazio Visco e delneo presidente di ConfindustriaGiorgio Squinzi, ovvero un sistemadi regole più snello ed efficiente,un fisco meno pesante su impresee lavoro, efficaci e rapide misure di

spending review per la pubblicaamministrazione, investimenti suigrandi progetti per le infrastrut-ture dei trasporti ed energetiche,troppo spesso bloccate da ricattilocali. A questi spunti vorrei ag-giungere anche l’opportunità di

una patrimoniale alcontrario, ovvero le di-smissioni di immobili epartecipazioni pubbli-che, nonché un pianostraordinario per la ma-nutenzione del nostropatrimonio idrogeolo-gico ed edilizio, anchecon coraggiose demoli-zioni e rifacimenti inchiave anti-sismica eper il risanamento ur-bano, storico e artistico.Su questo fronte è im-portante il pressing delpresidente Monti sul-l’Europa per ottenere lagolden rule sugli inve-stimenti fuori dal pattodi stabilità».

L’accesso al creditosta diventando uno deiprincipali motivi percui molte aziende ces-sano la loro attività.Come contrastare lastretta creditizia?«Il credit crunch è cau-sato da vari fattori, di cuile banche sono in parteresponsabili. Grazie allaprudenza degli istituti dicredito, il nostro sistemabancario non corre i ri-schi di altri paesi, ma la li-quidità che hanno rice-vuto e ricevono dalla

Banca centrale europea a tassi bassis-simi - e le banche italiane sono quelleche, dopo le spagnole, più hanno be-neficiato dei prestiti Bce - dovrebberoessere reimpiegati secondo la primariafunzione economica e sociale degliistituti di credito: aiutare lo sviluppoprestando denaro al settore privato.Dobbiamo uscirne facendo ognuno lapropria parte: noi imprese dobbiamoaumentare il grado di patrimonializ-zazione per non essere unicamentedipendenti dal credito bancario e rie-quilibrare la struttura del debito,troppo sbilanciata sul breve termine(in Italia il 38% contro il 24% dellamedia Eurozona); ma su questofronte le banche e le istituzioni de-vono aiutarci».

La Regione Umbria sta pianifi-cando la strategia energetica re-gionale che, anche in relazione alBurdensharing, prevederà un forteincremento dell’energia delle fontirinnovabili e una maggiore atten-zione al risparmio energetico.Quanto questo settore potrà essereuna valvola di sviluppo e di inno-vazione per le imprese?«In regione, i cui governatori sono datempo attenti e sensibili alla sosteni-bilità e all’efficienza energetica, ope-rano già nel settore delle rinnovabilidiverse importanti aziende. La stessaEcos Energia, di cui sono presidentee azionista di maggioranza, sta svi-luppando a Todi un progetto inno-vativo per la produzione di energiapartendo dalla pollina, materiaprima derivante dalle deiezioni delpollame. Sono fiduciosa che i bene-fici dell’impulso alle rinnovabili sa-ranno utili a tutto il settore indu-striale e alle comunità in generaledella nostra regione».

L’imprenditrice Luisa Todini

È indispensabileun piano straordinario perla manutenzione del nostropatrimonio idro-geologico,storico e artistico

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CREDITO & IMPRESE

LA STRETTA CREDITIZIAMORDE LE IMPRESE

La fragilità del sistema economico-finanziarioha imposto regole più severe agli istituti di cre-dito, sempre più attenti nel concedere fidi alleimprese. Secondo i risultati di un’indagine sulMezzogiorno presentati da Confcommercio, il26% delle realtà produttive conferma la diffi-coltà di accesso al credito come unno dei mag-giori ostacoli presentati oggi dal mercato.In Calabria, come sottolinea il rapporto dellaBanca d’Italia, tale situazione è dovuta al calodella domanda di credito da parte delle aziendee anche dalle condizioni di offerta maggior-mente improntate alla cautela da parte dellebanche. In Basilicata, accanto al rallentamentodei prestiti a famiglie e imprese, si è registratanel 2011 una diminuzione del Pil dell’1,4%,

della produzione industriale (-4,3%) e del-l’export (-3,1%). Sul fronte occupazionale, gli scenari presentati daSvimez sul Mezzogiorno offrono, inoltre, risul-tati peggiori rispetto a quelli dell’anno prece-dente, con un incremento di dieci punti per-centuali (39%) del tasso di disoccupazione. C’èpoi un altro fattore non trascurabile perché, se èvero che al Sud sono presenti meno del 30% de-gli occupati italiani, è vero anche che qui che siconcentrano il 55% delle perdite di lavoro de-terminate dalla crisi, con un riflesso particolar-mente difficile per le fasce più giovani. Disoc-cupazione e difficoltà di accesso al creditorestano dunque le variabili più critiche di que-sta fase di recessione.

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Secondo Eurisc, il sistema di informa-zioni creditizie di Crif, su oltre 8 mi-lioni di linee di credito attribuite autenti business, la domanda di finan-

ziamento da parte delle imprese italiane ha fattosegnare nel 2011 solo una lieve diminuzionepari all’1% rispetto al 2010, cioè in migliora-mento se confrontati con il calo osservato nel-l’anno precedente e attestato attorno al 5%. InBasilicata i numeri esprimono un andamento incontrotendenza non tanto a Matera, che ricalcail trend nazionale (-1%), quanto a Potenza chesegna un inatteso +4 per cento, portando così lamedia regionale al +2%. Luigi Montemurro,presidente di Abi Basilicata, spiega i motivi percui il sistema bancario ha comunque interesse acontinuare a finanziare l’economia.

Dal confronto con le istituzioni e le asso-ciazioni di categoria, quale analisi congiun-turale è emersa in merito alle dinamiche diaccesso al credito in Basilicata?«Gli ultimi dati al momento disponibili suiprestiti a famiglie e imprese parlano di una va-riazione annua, seppure in rallentamento, co-

munque in crescita rispetto all’anno prece-dente, pari al +0,4% a marzo 2012. La situa-zione di persistente deterioramento del mercatodel lavoro e della produttività stagnante inevi-tabilmente si ripercuote anche sul mercato delcredito. Come nel resto d’Italia, la domanda dicredito è legata non tanto a nuovi investimentiquanto alla necessità di copertura del capitalecircolante e a operazioni di ristrutturazione econsolidamento del debito. Nonostante il con-testo difficile, più evidente nel Sud, il sistemabancario ha comunque l’interesse a continuarea finanziare l’economia: banche, imprese e fa-miglie condividono lo stesso destino».

Lei ha esortato le aziende del territorio auna ripatrimonializzazione. È questa la mi-gliore strada da percorrere per ottenere ac-cesso al credito? «La ripatrimonializzazione delle imprese è ilprimo fattore della ripresa, ma questa va ac-compagnata anche alla loro internazionalizza-zione, all’incentivazione del trasferimento ditecnologia e innovazione. Già ora per favorirel’accesso al credito delle pmi le banche stanno

FONDI DI GARANZIA PER LE PMINell’attuale scenario caratterizzato da crisi di liquidità e deterioramento

della produttività, il credito è un bene da gestire con cura per non mettere

in pericolo i risparmi degli italiani e creare danni alle imprese

Elisa Fiocchi

CREDITO & IMPRESE

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sollecitando il ricorso al fondo di garanzia che,com’è noto, favorisce l’accesso alle fonti finan-ziarie delle piccole e medie imprese mediante laconcessione di una garanzia pubblica. Al Sudquesto tipo di garanzia non ha un costo, manon tutte le imprese ricorrono a uno strumentocosì importante per la valutazione del meritodel credito. Infine, ritengo, che anche la colla-borazione con i consorzi di garanzia fidi sia davalutare con attenzione. Magari superando l’ec-cessiva frammentazione esistente e verificandoil tipo di garanzia che sono in grado di offrire».

Alcune imprese sono valutate meritorie daiconsorzi fidi e sono poi bocciate dal sistema cre-ditizio: come superare queste contraddizioni?«Il credito è l’impiego delle risorse che le ban-che raccolgono dai piccoli risparmiatori, dallefamiglie e dal mercato finanziario. Per questomotivo è un bene da gestire con cura. Noi ab-biamo il dovere di valutare il merito creditizio,altrimenti metteremmo in pericolo i risparmidegli italiani e creeremmo danni al mercato ealle imprese. E questa accortezza è naturale amaggior ragione nell’attuale scenario di crisi diliquidità e deterioramento della produttivitàsenza precedenti. In particolare, sull’erogazionedi credito e sulla capacità competitiva delleimprese meridionali incidono fattori strutturali,

quali la mancanza di infrastrutture, e fattoriambientali, come la minore redditività delleimprese, la maggiore incidenza del lavoro som-merso, la giustizia civile più lenta. L’oggettiva-zione del merito creditizio è un procedimentoche prende in considerazione parametri comele dimensioni e l’incidenza delle sofferenze. La-vorare su questi aspetti aiuterebbe certamentea raggiungere fasce di rating migliori e più van-taggiose per le aziende».

Quali strumenti saranno adottati nei pros-simi mesi per salvare quelle aziende che ri-schiano la chiusura e garantire investimentia quelle che invece possono offrire maggiorigaranzie?«Le banche si stanno facendo carico delle diffi-coltà delle imprese anche con strumenti straor-dinari quali le moratorie alle rate dei finanzia-menti e gli altri strumenti previsti da numerosiaccordi sottoscritti con le associazioni di tutti isettori produttivi. Inoltre, si continua a lavorareper favorire la comunicazione finanziaria trabanche e imprese, per migliorare la modalità direlazione reciproca e la costruzione di un lin-guaggio comune, anche tramite la possibilità divalorizzare e dare evidenza alle informazioniextra-contabili che rappresentano un asset im-portante dell’impresa».

Luigi Montemurro,

presidente

di Abi Basilicata

��

In Basilicata la variazione annua su prestitia famiglie e imprese, seppure in rallentamento,

è in crescita rispetto all’anno precedente

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48 • DOSSIER • 2012

Idati macroeconomici che riguardano le re-gioni del Sud illustrati recentemente dallaBanca d’Italia nelle varie sedi regionali, con-fermano un quadro congiunturale con

molte ombre e poche luci. «D’altronde le debo-lezze ataviche del Meridione sono certamente unfattore che ha reso e rende tuttora l’impatto dellacrisi più violento rispetto ad altre aree del paese»,spiega Raffaele Avantaggiato, direttore generaledella Banca Carime. «La nostra realtà produttiva,tuttavia, accanto ai settori maturi, vede emergeree gradualmente consolidarsi produzioni ad altocontenuto di innovazione». Il riferimento è direttoai settori delle energie rinnovabili, dell’agroali-mentare di qualità, delle nano tecnologie, dell’ae-rospaziale, della meccatronica e della chimica far-maceutica: comparti produttivi destinati a esseredecisivi, soprattutto se sapranno allargare i loromercati di sbocco verso le nuove economie delmondo. «Solo così si riavvia un percorso di crescitadell’intera economia meridionale».

Come s’imposta la ripresa del comparto pro-duttivo?«È assolutamente necessario per le imprese ri-prendere a investire e innovare superando un at-teggiamento che, quasi per inerzia, vediamo pe-ricolosamente diffondersi a tutti i livelli: unpessimismo che inclina spesso verso il catastrofi-smo. Siamo diretti testimoni del fatto che al Me-ridione non mancano i campioni tra gli impren-ditori e che una parte importante del sistemaeconomico continua a funzionare e a crescere;non mancano anche esempi virtuosi d’interventopubblico a livello regionale che hanno generatorisultati più che positivi, sia in termini di nascitadi nuove iniziative imprenditoriali che in ter-mini di attrattività e convenienza per grandi re-altà multinazionali che hanno deciso di mante-nere e sviluppare i loro siti produttivi e anche dicrearne di nuovi».

Tutte le banche del gruppo Ubi bancahanno aderito all’intesa Abi sulle nuove misure

APRIRSIALLE ECONOMIE DEL MONDOLe imprese del Mezzogiorno devono migliorare le dotazioni patrimoniali e la solidità

aziendale immettendo capitali, adottando approcci contabili e gestionali ispirati alla

massima trasparenza e coltivando una leale relazione con la banca

Elisa Fiocchi

CREDITO & IMPRESE

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2012 • DOSSIER • 49

per il credito alle pmi. Che segnale rappresentaper il territorio? «L’accordo offre nell’immediato speranze e ossi-geno alle imprese e come nostro contributo vo-gliamo ricreare un clima di fiducia e di maggioreserenità. Aiutare le imprese a resistere alla crisi ènostro compito e responsabilità sociale, oltre cheeconomica, anche perché non c’è banca di terri-torio che possa pensare di potersi mantenere eprosperare in assenza di un tessuto socio-econo-mico sano e vitale».

Con quali strumenti Carime sta sostenendola volontà di ripresa economica nel Sud?«Abbiamo recentemente attivato in Calabria unaccordo quadro con Fincalabra e la Regione met-tendo a disposizione un primo importante pla-fond di 200 milioni di euro e una strumentazioneoperativa che fornirà assistenza alle microim-prese e alle pmi per consentire loro di realizzareobiettivi di allargamento della base produttiva eoccupazionale locale. Anche su un altro fronted’interesse per le imprese, quello dell’internazio-nalizzazione, abbiamo realizzato i dei primi testdi seminari tematici rivolti agli imprenditori, aSalerno e a Bari, dove vi è una forte presenza diimprese esportatrici. Continueremo estendendol’esperimento ad altri ambiti territoriali poichél’appartenenza al Gruppo Ubi offre a Banca Ca-rime una rete estera di filiali e di uffici di rap-presentanza in molte aree del mondo, tra cuiEuropa, Cina, India, Brasile, Russia, per chivuole affacciarsi a nuovi mercati».

Qual è l’andamento dei vostri impieghi nel-l’ultimo periodo?«Nonostante la crescita dell’aggregato dei creditiproblematici, al ritmo del 50% negli ultimi tre

esercizi, Banca Carime mantiene indicatori diqualità del credito tra i migliori del Meridione ecomparabili con quelli della banche del centro-nord. I crediti sono cresciuti senza sosta negli ul-timi cinque anni a una media superiore al 5 percento. A partire dall’ultimo trimestre del 2011,questo ritmo ha rallentato notevolmente sia invirtù di una domanda sempre più asfittica sia perle note imposizioni dell’Autorità bancaria euro-pea (Eba) in tema di requisiti di capitale per il si-stema bancario. Nonostante ciò, le quote di mer-cato dei nostri impieghi, al 31 dicembre 2011,secondo i dati della Banca d’Italia, sono in crescitarispetto all’esercizio precedente su quasi tutto ilterritorio coperto dalle nostre filiali».

Com’è possibile costruire un giusto equili-brio fra accesso al credito e di crisi economicae di competitività delle imprese?«Non dobbiamo mai perdere di vista la necessitàdi non distruggere valore con condotte che nonsiano ispirate alla sana e prudente gestione. Ilmancato rigore professionale nelle concessionicreditizie, generando perdite, determina un im-poverimento della capacità delle banche di so-stenere il sistema economico e le necessità dellefamiglie. All’opposto, una corretta allocazionedelle risorse disponibili sulle imprese merite-voli, genera valore sia per i prenditori sia per labanca che, tramite la produzione di utili, rafforzai suoi mezzi patrimoniali e aumenta la sua ca-pacità di concedere credito. Purtroppo, troppospesso, alla banca è lasciato solo l’ingrato com-pito di assumere decisioni dalle quali può deri-vare la sopravvivenza o meno di un’impresaquando ormai le possibilità di scelta sono estre-mamente ridotte».

Raffaele Avantaggiato,

direttore generale

di Banca Carime

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AGROALIMENTARE

56 • DOSSIER • 2012

Il comparto agricolo e agroindustriale ri-sente fortemente delle crisi economiche e,più in generale, dei momenti di contra-zione del reddito disponibile delle fami-

glie. Ma mentre per l’industria manifatturierauna contrazione della domanda viene fronteg-giata anche con una riduzione della produ-zione, in agricoltura questo non è possibile. Seciò in un primo momento sembra porrel’economia agricola in modalità anticiclica ri-spetto alle crisi economica, di fatto, nel medioperiodo, non riuscendo a contrarre l’offerta, ge-nera un crollo dei prezzi. «Questi effetti oggi –sottolinea Michele Trematerra, assessore al-l’Agricoltura della Regione Calabria – li stiamovivendo sia sul mercato delle pesche che suquello degli agrumi. Ma anche settori tradizio-nali di prima trasformazione come l’olivicolo eil vitivinicolo stanno attraversando un mo-mento di contrazione dei prezzi a parità di do-manda e di offerta».

Qual è la situazione del settore?«Il settore agroindustriale regionale sta, in que-sto momento, giocando una partita importate.Oggi più che mai è necessario guardare al mer-cato globale come orizzonte di lavoro. La nostraregione su alcune produzioni, penso agliagrumi o al comparto oleicolo, ha numeri emassa critica per competere su scala mondiale.Le nostre aziende, nonostante le rigidità del si-stema del credito e la contrazione dei marginidi profitto, hanno in atto forti politiche di in-vestimenti in innovazione e ristrutturazioneaziendale. Questo lascia sperare in una presad’atto che la competitività è l’unica via per af-frontare e vincere le sfide di mercato».

Parliamo delle eccellenze agricole cala-bresi. Come vengono valorizzate e come simuove la Regione su questo fronte?«Sul fronte della valorizzazione è molto attenta.Noi siamo impegnati in prima linea affinché intutte le più importanti manifestazioni di set-tore, a livello mondiale, sia sempre presente ilbrand Calabria. Certo c’è un cambio di vi-sione, oggi l’azienda produttrice è ancora pro-tagonista nelle azioni di promozione, ma ilvero momento partecipativo è il nome Cala-bria. Solamente valorizzando questo marchio sipotrà innestare quella spirale virtuosa di attiva-zione del valore aggiunto che consente di fareutili con la propria impresa e avere soddisfa-zione dal mercato. Quello della regione è unimpegno importante, per effetto della crisi le ri-sorse regionali e quelle trasferite dal sistemacentrale sono quasi azzerate, però riusciamo, inquesto contesto, a soddisfare tutte le istanzepromozionali più rilevanti. La Regione è sog-

Valorizzare il brand Calabria è uno degli impegni della Regione per quanto riguarda

il settore agricolo. Molte sono le eccellenze del territorio che, secondo Michele Trematerra,

vanno maggiormente promosse al di fuori dei confini regionali

Nicolò Mulas Marcello

Esportare il made in Calabria

Michele Trematerra,

assessore

all’Agricoltura della

Regione Calabria

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getto attivo nella promozione e valorizzazionedelle produzioni di qualità certificate, favo-rendo, sempre, la nascita di nuove Igp, Dop e,in generale, tutte le certificazioni».

È in atto una frammentazione della pro-duzione agricola in Calabria? «L’Istat ci dice che in Calabria le aziende agri-cole sono diminuite, anche se meno che nel re-sto d’Italia, però evidenzia come la superficiemedia aziendale sia aumentata. L’Istituto poi cifa notare come siano diminuite le aziende in-dividuali e, viceversa, aumentate le società dicapitali e le cooperative. Io leggo questi daticome indicatori del fatto che si vanno via viasostituendo forme elementari di conduzioneaziendale con forme più articolate, come lesocietà a responsabilità limitata, facendo pari-menti registrare fenomeni aggregativi di su-perficie agricola. Probabilmente quella che è inatto non è una frammentazione della magliafondiaria ma, al contrario, l’avvio di una fase di

convergenza dei valori medi calabresi sulla di-mensione media aziendale verso i dati medinazionali. Tale fenomeno porterà, nel mediolungo periodo, a una maggiore competitivitàdel sistema agricolo regionale».Quali sono le prospettive per il futuro

del settore agroalimentare calabrese equali le misure in programma da partedella Regione?«Visto che nel mio ruolo di assessore regionaleposso definirmi un osservatore privilegiato delsettore, non posso fare altro che confermare lesensazioni che ho rappresentato. Tuttavia vo-glio evidenziare come il mio impegno è anchequello di provare a modernizzare l’intero set-tore, non solo produttivo, dell’agricoltura. Inquesto senso vanno le nuove leggi approvate inmateria forestale, le leggi di riordino degli entistrumentali, la legge regionale sull’olivicoltura, lamessa a regime dell’organismo pagatore dellesovvenzioni agricole e tanto altro ancora. Il pas-saggio cruciale della credibilità del sistema è lavera sfida che mi sento di lanciare. Mi piace direche non mi sento solo in questa missione. Sentovicine le associazioni di categoria, i sistemi pro-duttivi locali, le aziende».

Michele Trematerra

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�La nostra regione su alcuneproduzioni, penso agli agrumio al comparto oleicolo, hanumeri e massa critica percompetere su scala mondiale

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L’agricoltura e l’agroalimentare sono lapiù importante locomotiva econo-mica della Calabria. È questo seg-mento a guidare una sorta di mini ri-

salita dell’economia calabrese, in particolare nelleesportazioni, dove continua ad avere un certopeso segnando un +23,5% (dati UnioncamereCalabria), con un significativo apporto al Pil re-gionale. Insomma l’agricoltura, che in questianni si è sottoposta a un “lifting” di grande ri-lievo, innovando e diversificando l’attività, siconferma un settore in controtendenza. «Sonoconvinto – afferma Pietro Molinaro, presidentedi Coldiretti Calabria – che la Calabria può cre-scere se investe nelle proprie risorse e nelle coseche ha e sa fare: i territori, l’identità, il turismo,la distintività delle produzioni, la cultura e ilcibo sono una leva competitiva formidabile pertrainare il made in Italy nel mondo. Le difficoltàci sono ma registriamo che l’agricoltura si con-ferma un settore anticiclico come dimostra ancheuna significativa tenuta delle assunzioni di dipen-denti impegnati in campagna, in netta contro-

tendenza rispetto all’andamento generale».A preoccupare per il futuro però è il crollo deiprezzi alla produzione «soprattutto per glialimenti base della dieta mediterranea comel’ olio di oliva dove – continua Molinaro –siamo i secondi produttori a livello nazionalee i terzi in Europa».

La crisi economica è l’unico ostacolo chefrena il commercio dei prodotti o ci sono al-tri impedimenti? Nonostante la crisi economica e i conseguenti ef-fetti negativi, con una percepibile mancanza direddito, le imprese agricole non sono scappate daluoghi e responsabilità, ma sono rimaste neicampi e nelle stalle, reagendo in modo convintoe, stringendo la cinghia, hanno continuato aspendere risorse proprie ed energie con investi-menti in grado di garantire la crescita. Lavo-rando con sacrificio hanno tenuto fede agli im-pegni pubblici assunti. Se, come è il nuovoorientamento, si diffondesse la pratica di valutaregli investimenti pubblici, per dare maggiore effi-cacia alla spesa in conto capitale, potremmo dire

Coniugare prodotti, territorio e cibo è una delle strategie che in calabria si stanno

adottando per rilanciare il settore agroalimentare regionale. Pietro Molinaro non nasconde

le sue speranze per il futuro del comparto

Nicolò Mulas Marcello

La filiera corta dà valore all’agricoltura calabrese

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che l’agricoltura “ha dato”. In tempi di crisi,però abbiamo bisogno di scelte politiche di ac-compagnamento. È vitale che la crisi economicanon blocchi la capacità di innovazione delle im-prese agricole e agroalimentari, rendendole de-boli di fronte alla competizione internazionale.Questo, dovrebbero calamitare l’attenzione nonsolo di chi governa».

Cosa occorre fare in più su questo fronte?«La parola magica è competitività. Ad esempio,il Piano di sviluppo rurale, adottato nel 2007, sibasa su dati di quasi dieci anni fa, e per questo ab-biamo chiesto una sua rivisitazione per consoli-dare nuove priorità di investimento e far co-gliere alle imprese della Regione, nuoveopportunità di reddito. Il piano è stato imper-niato, per vincoli comunitari, in un contesto re-gionale completamente diverso rispetto alle at-tuali condizioni notevolmente cambiate per viadell’avvento nel 2008 della crisi, che ha resodalle nostre parti l’accesso al credito un muro in-valicabile. I margini di redditività delle impresesi sono ulteriormente ridotti facendo il paio conl’assenza di liquidità. Ricordo che gli investi-menti pubblici sono cofinanziati».

Per quanto riguarda prodotti tipici ed eccel-lenze qual è la situazione?«Quando, come sta avvenendo in modo diffuso,la tendenza è quella di coniugare i territori alcibo, questo fa ben sperare. Sotto questo aspetto

la Calabria ha davvero un patrimonio invidiabile,frutto di stratificazioni culturali che ne hanno se-gnato profondamente la storia. Con 13 Dop ri-conosciute, 7 in corso di riconoscimento, 2 Igp,271 prodotti tradizionali tipici censiti e 23 traDoc e Igt nel campo vitivinicolo, siamo davveroall’avanguardia. Il progetto della Coldiretti diuna filiera tutta agricola e italiana firmata dagliagricoltori, inserita in questo contesto, oltre adassumere una indubbia importanza economica,poiché accorcia la filiera e annulla onerose e inu-tili intermediazioni, assume una straordinariavalenza poiché contribuisce a valorizzare e remu-nerare il lavoro dell’uomo, le produzioni e il ter-ritorio. L’agricoltura calabrese, ma non solo, habisogno del territorio e della bellezza dei paesaggi.Da questi elementi distintivi prende forza per af-fermarsi. Essi rappresentano il biglietto da visitapiù immediato e percepibile. Allora rilancio: piùagricoltura produttiva e multifunzionale, per-ché è occasione di lavoro in particolare per i gio-vani. Un dato: è in continua crescita la spesa neimercati di Campagna Amica e nelle altre tipolo-gie di vendita diretta. I risultati sono assoluta-mente confortanti e confermano la grandeopportunità offerta ai cittadini - consumatoridi acquistare direttamente a kilometro zero equesto avviene anche con una legislazionenazionale e regionale all’avanguardia che ab-biamo promosso».

Pietro Molinaro

Pietro Molinaro,

presidente di

Coldiretti Calabria

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AGROALIMENTARE

60 • DOSSIER • 2012

«Nel 2011 – spiega AlbertoStatti, presidente di Confa-gricoltura Calabria – se-condo le stime Istat, è au-

mentata la capacità produttiva dell’olivicoltura,che ha raggiunto il 9,1% in più, mentre è rima-sta stabile quella degli agrumi ed è invece dimi-nuita sensibilmente la produzione cerearicolacon -11,2%, dato quest’ultimo evidentementecondizionato dalla riduzione del 5,1% di super-fici coltivate». Segnale negativo anche perquanto riguarda le esportazioni, che scendonoper l’intero sistema economico calabrese, agroa-limentare compreso. «Si conferma, invece, ildinamismo delle produzioni di qualità certifi-cata, prodotti di assoluto valore le cui peculia-rità riescono a reggere il peso della crisi – con-tinua Statti –. Questa è la strada da percorrereassieme a quella di un associazionismo che con-senta di garantire capacità produttive e standardqualitativi elevati».

Cosa frena l’agricoltura calabrese? «La crisi economica naturalmente incide, ma laCalabria ha una sua storica e negativa specifi-cità; alla dinamica congiunturale che dipendeda fattori così complessi e ampi noi dobbiamoaggiungere le difficoltà derivanti dalle condi-zioni di contesto. A parità di condizioni e in unasituazione di crisi generalizzata, noi paghiamodi più perché più forti sono i ritardi che carat-terizzano la regione; un gap evidente che ri-guarda tanto le aziende quanto il territorio.

Penso alle infrastrutture, a un’eccessiva burocra-tizzazione, ai ritardi che si registrano nell’im-piego e nella spesa effettiva dei fondi comuni-tari, alla necessità di fare sistema sul versantedella valorizzazione e promozione della produ-zione agricola regionale».

Quali sono le dinamiche future del settore? «Noi pensiamo che il settore agroalimentarenon soltanto possa avere un futuro incorag-giante, ma che dal suo sviluppo dipenda unaparte significativa del futuro economico del-l’intera Calabria. L’agricoltura e l’agroalimentaresono realtà dalle quali non si può prescindereper una serie di ragioni la cui evidenza è tale da

Occorrono interventi per il riequilibrio finanziario delle imprese agricole. A sostenerlo è

Alberto Statti, il quale spiega quali sono gli ostacoli che coinvolgono lo sviluppo

dell’agricoltura in Calabria

Nicolò Mulas Marcello

Il gap infrastrutturale affossa l’agricoltura

Alberto Statti,

presidente di

Confagricoltura

Calabria

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Alberto Statti

2012 • DOSSIER • 61

non richiedere spiegazioni e approfondimenti.Basti pensare al dato sull’occupazione in Cala-bria nel 2011, nell’industria si registra un calodel 2,2%, nelle costruzioni la diminuzione ar-riva al 15%, aumenta l’occupazione solo nei set-tori dei servizi e dell’agricoltura; il settore agri-colo e agroalimentare, in Calabria come altrove,garantisce cibo per tutti e lavoro per molti».

Cosa occorre fare dunque?«È chiaro che, soprattutto nella nostra regione,occorrono interventi e scelte di autentico e con-creto sostegno; Confagricoltura ha recente-mente evidenziato le necessità degli imprendi-tori agricoli in un approfondito documentoconsegnato al ministro Mario Catania in occa-sione della sua recente visita in Calabria. La si-tuazione attuale è delicatissima, le imprese sitrovano in difficoltà a causa del costante au-mento dei costi di produzione: lavoro, denaro,carburanti, concimi e fitofarmaci costano infattisempre di più; il caro carburanti è una veraemergenza nelle campagne, il costo del gasoliodal gennaio 2010 è cresciuto del 41,54%; ser-vono dunque politiche volte alla riduzione dei

costi. La lontananza dai mercati nazionali ed eu-ropei richiederebbe infrastrutture moderne cheperò non ci sono, è necessario sostenere lo svi-luppo del trasporto ferroviario, marittimo e ae-roportuale come concrete e valide alternative altrasporto su gomma».

Quali sono le richieste di Confagricoltura?«C’è necessità di interventi per il riequilibrio fi-nanziario delle imprese agricole, soprattutto inconsiderazione del fatto che rimane intatto ilproblema dell’accesso al credito; le imprese agri-cole hanno una difficoltà storica nel reperire li-quidità, situazione che è divenuta emergenzialecon la crisi. Nel 2011 il credito al settore pro-duttivo ha registrato una contrazione del 2,9%,nei primi tre mesi del 2012 i prestiti bancarierogati in Calabria sono ulteriormente dimi-nuiti dello 0,3%; la vicinanza e il sostegno de-gli istituti di credito è necessaria per le attivitàordinarie delle aziende agricole, per gli investi-menti straordinari, per mitigare gli effetti dellacrisi e la mancanza di liquidità, e infine per laconcreta realizzazione dei programmi di im-piego dei fondi comunitari».

��

L’agricoltura el’agroalimentare sono realtàdi cui la Calabria non puòfare a meno

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Nel 2010 erano più di 93mila. Oggi,stando ai dati provvisori del censimentoIstat 2011, sono meno di 89mila. Calanoi cittadini di Catanzaro e anche iresidenti in provincia, scesi a 360mila,rispetto ai 369mila di 10 anni fa

FOCUSCATANZARO

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SULLA VIA DELLA RINASCITA10mlnLa quota di trasferimentistatali tagliata dal bilanciocomunale di Catanzaro

La percentuale dell’aliquota Irpef deliberatadall’amministrazione comunale di Catanzaro, alle prese con un deficit di bilancio

TAGLI+0,8%ALIQUOTA

FOCUS CATANZARO

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Sergio Abramo

«Il mio obiettivo è rientrare nel patto di stabilità alla fine del 2012». Sergio Abramo, che dopo

una “parentesi” di sette anni ha riafferrato le redini di Catanzaro, non nasconde i suoi obiettivi.

A lui anche il compito di risollevare la città dall’emergenza rifiuti, condizione essenziale perché

il progetto di trasformarla in “città del verde e dei parchi” non resti un sogno

Giacomo Govoni

La somma ottenuta dal Decreto sviluppo perfinanziare i lavori di completamento del porto dilocalità Casciolino

Sopra,

Sergio Abramo,

sindaco di Catanzaro

Èuno dei Comuni che compone la pat-tuglia dei “disubbidienti” al patto distabilità, quello che Sergio Abramo haripreso a governare dal maggio scorso.

Una sfida che si ripete per il neo sindaco di Ca-tanzaro, già inquilino di Palazzo De Nobili dal1997 al 2005. «Allora – ricorda Abramo – era-vamo riusciti a riqualificare gran parte del vec-chio centro storico, ad aprire il Teatro Poli-teama, il complesso museale del San Giovanni,la funicolare e la villa Margherita».

E adesso, come proseguirà la rinascita delcentro storico? «Dopo anni di buio bisogna ripartire da quellaprogrammazione, dotare il centro storico di par-cheggi e perseguirne la graduale pedonalizza-zione. L’altro grande obiettivo è ripopolare ilcentro storico, puntando sugli studenti dell’Uni-versità Magna Graecia e su residenze di qualità».

Il significativo ritocco all’aliquota Irpefsembra preannunciare un giro di vite fiscaleper ripianarne il deficit delle casse comunali:

in quel caso, come lo motiverà ai cittadini?«Il mancato rispetto del patto di stabilità èl’innalzamento allo 0,8% dell’aliquota Irpef ri-salgono entrambi al 2011. Ho dunque trovatoun Comune già fuori dal patto di stabilità econ l’Irpef allo 0,8%. I problemi di bilancioderivano in gran parte dalla situazione disastrosadelle società a partecipazione comunale, andatefuori controllo negli anni scorsi. Il mio obiet-tivo è rientrare nel patto di stabilità alla fine del2012. Non è detto che si debba ricorrere anuove leve fiscali: se lo farò spiegherò ai mieiconcittadini che questi soldi servono a colmareil taglio statale di 10 milioni di euro e le crepedei precedenti bilanci».

Come concilierà il proposito di trasformareCatanzaro “da città del cemento a città delverde e dei parchi” con l’emergenza rifiuti at-tualmente in corso?«In campagna elettorale ho assunto l’impegno diripulire la città in due settimane. Riorganizzandoil servizio, siamo riusciti a superare l’emergenza � �

20mlnFONDI

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per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani e quelliingombranti. È stato riaperto l’impianto di trat-tamento di località Alli, la cui crisi, dovuta anchea inchieste giudiziarie, aveva causato il crollo delsistema. Anche la raccolta di cartoni è partitabene, con quantitativi record di 4-6 tonnellate algiorno. Ma l’obiettivo vero è unificare il serviziodi Rsu, Rd, Raee, di cui è in preparazione la garagenerale per l’affidamento del servizio integrato».

In tema di legalità e contrasto alla crimina-lità, come farete sentire il vostro supporto allefamiglie e alle imprese catanzaresi “pulite”?«Catanzaro era considerata un’isola felice del-l’ordine pubblico calabrese. Oggi la situazione èparzialmente cambiata, con l’occupazione quasimilitare di alcuni quartieri da parte di espo-nenti di etnia rom e la disperazione che per-vade molti giovani. Si pensi alle decine di ap-partamenti popolari occupati abusivamente danuclei rom. Punteremo molto sulla videosor-veglianza e sulla prevenzione in scuole e parroc-chie. In più, avvieremo progetti d’integrazione

sociale attraverso un “contratto locale di sicu-rezza” utilizzando al meglio gli strumenti co-munitari. Sul fronte amministrativo, garanti-remo la massima trasparenza e legalità in tuttele pratiche amministrative, mettendo fine aprivilegi e abusi».

Ha affermato di voler valorizzare il profiloturistico e marittimo di Catanzaro: attra-verso quali progetti metterete in pratica que-sto proposito? «Catanzaro ha una peculiarità paesaggistica:un binomio mare-monti assolutamente nonutilizzato, unito ad altri elementi di interessecome il centro storico, il sistema museale, l’areaarcheologica di Scolacium e i parchi naturali.Il problema è mettere in rete questi elementi ecreare una solida base infrastrutturale. Il primoobiettivo è il completamento del porto di loca-lità Casciolino, l’unico approdo di un certo in-teresse tra Crotone e Roccella Jonica, per ilquale abbiamo ottenuto 20 milioni di euronel decreto sviluppo».

La perdita d’esercizio fatta segnare nel 2010 da Ambiente&servizi Catanzaro,società che si occupa del servizio di raccolta differenziata sul territorio, acquistata totalmente dal Comune nel 2011

-1,173MILIARDI

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In un territorio già funestato dalla criminalitàorganizzata, il vento della recessione soffia ancoraforte e preoccupa il presidente di ConfindustriaCatanzaro Giuseppe Gatto, che agita lo spettro di«un azzeramento del tessuto produttivo locale»Giacomo Govoni

Un distretto agroali-mentare che resistegrazie allo sforzo diassociazioni come

“Consuma e spendi calabrese”,impegnate nella promozione deiprodotti locali, più qualche re-altà di nicchia nel settore deiservizi, ad esempio quello infor-matico. Sono le “isole felici” diun sistema produttivo locale cheanche l’annuale rapporto diBankitalia presentato l’altrogiorno a Catanzaro, dipingecomplessivamente in flessione,al pari di tutta l’attività econo-mica calabrese. «Nella nostraprovincia – sottolinea il numerouno degli industriali locali – ab-biamo un’economia stretta-mente legata alle commesse conla pubblica amministrazione,

ma ora gli appalti sono solo ap-pannaggio dei contraenti gene-rali, che soffocano le pmi».

Quali settori stanno pa-gando il prezzo più alto a causadella stagnazione economica eproduttiva?«Questa crisi non fa soffrire chiha creato in passato delle oppor-tunità di export. Chi invece è le-gato ai consumi interni e ai con-tratti pubblici, versa in grossedifficoltà. Un dato rappresenta-tivo: 50 aziende nostre associatevantano un credito complessivodi 62 milioni di euro, differen-ziato fra 79 diverse pubblicheamministrazioni solo nella no-stra provincia».

La Calabria è una delle terrepiù esposte al fenomeno delladelocalizzazione: quali le rica-

dute in termini occupazionali?«Il quadro è drammatico. Se-condo uno studio informale suiprimi 4 mesi del 2012, prosegueil trend negativo dell’occupa-zione. In proporzioni più ridotterispetto al 2011, ma solo perchéil ridimensionamento grosso ègià avvenuto. L’edilizia è di granlunga il comparto più colpito,con una perdita secca del 50% diaddetti dal 2008 a oggi. Tantis-sime aziende che facevano ce-menti e laterizi non esistono piùe ora rischiamo la chiusura dellaItalcementi a Vibo Valentia el’anno prossimo quella di Ca-strovillari. Gli unici piccoli se-gnali positivi arrivano dall’occu-pazione femminile e giovanile,che registrano lievi incrementiin virtù, con ogni probabilità, di

SERVE UNA POLITICA PIÙ RESPONSABILE

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Giuseppe Gatto,

presidente di

Confindustria

Catanzaro

Giuseppe Gatto

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qualche specifico bando re-gionale o borsa lavoro ancorain corso».

A quali esigenze rispondel’intesa col Banco di Napoliche avete siglato da poco?«Si trattava di un accordo perassistere al meglio le pmi indu-striali calabresi, attraverso adesempio anticipazioni sulle fat-ture. Ne parlo come di una mi-sura già superata perché ormai ilproblema ha assunto contornipiù preoccupanti, tanto che ogginoi cominciamo ad avere diffi-coltà già con i consorzi di garan-zia. I confidi sono in difficoltàperché gli istituti bancari escu-tono i consorzi alla primarata non pagata. Non vogliofare allarmismo, ma così ri-schiamo veramente una vera

shoah delle imprese».Senza contare l’annosa que-

stione della legalità: che atteg-giamento assumete rispettoalle aziende che cadono nellarete della criminalità locale?«Nell’ultimo anno, abbiamo ge-stito i casi di 2-3 imprese asso-ciate che avevano qualche re-mora nel denunciare episodi diestorsione e usura: hanno chie-sto il nostro supporto e li ab-biamo affiancati. E quando civiene consentito siamo disponi-bili a costituirci parte civile neiprocedimenti. Ma la vera crimi-nalità, quella che si ripercuotesull’economia locale, rimane la‘ndrangheta, che si muove suilivelli più alti della finanza edella droga. Ed è questa lapriorità da affrontare in fretta

e senza timore».Qual è l’appello del tessuto

produttivo catanzarese alleistituzioni?«Abbiamo bisogno di una poli-tica più responsabile. Portol’esempio della precedentegiunta regionale, che avevaemesso un bando per l’ediliziasociale, con contributi a favoredegli acquirenti e dei locatari de-gli immobili. Ebbene, col cam-bio di giunta, il bando è stato re-vocato e ne è stato avviato unaltro. Da allora, sono trascorsi treanni e il risultato è che sono statimessi in moto 150 milioni dieuro e 4.000 alloggi risultanofermi. Noi non abbiamo biso-gno di opere da un miliardo, madi un miliardo di opere da 1euro ciascuna».

L’ammontare complessivo di debiti contratti da79 amministrazioni pubbliche nei confronti di 50aziende catanzaresi associate a Confindustria

62mlnCREDITO

� �

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La lotta all’evasione fiscale in Calabriasegue un modello operativo ad am-pio raggio, capace di aggredire i fe-nomeni illeciti da diversi versanti,

non solo per recuperare risorse all’erario, maanche per individuare e reprimere illeciti -spesso connessi a quelli fiscali - e ripercorrerei flussi finanziari frutto di violazioni, impe-dendo che entrino nel circuito dell’econo-mia legale. Accanto alle 4mila verifiche, sonostati eseguiti 28mila controlli strumentali «dicui 19mila hanno interessato il settore degliscontrini e delle ricevute fiscali, in cui sonostate scoperte violazioni in circa 5mila casi».Il comandante regionale della Guardia di Fi-nanza, Michele Calandro, descrive le strate-gie per garantire le condizioni di sicurezzaeconomica e finanziaria sul territorio.

Che cosa è cambiato, nell’ultimo anno,

nell’azione della Guardia di Finanza in Ca-labria contro l’evasione fiscale?«I nostri reparti hanno continuato a operareutilizzando gli schemi operativi consueti, cioèmediante l’intelligence, le analisi di rischio, ilcontrollo economico del territorio, poi, attra-verso verifiche e controlli fiscali, puntandoalla qualità dei riscontri e tenendo conto dellarilevanza dei fenomeni di evasione, nella pro-spettiva di assicurare all’Erario concreti recu-peri fiscali. Le strategie curate a livello regio-nale sono state poi integrate da azioni aprogetto, attività investigative e ispettive».

Quali sono stati i risultati? «I risultati ottenuti sono stati piuttosto signi-ficativi sia sul fronte delle imposte sui redditi,con la scoperta di basi imponibili complessivesottratte alla tassazione per oltre 630 milionidi euro, sia su quello dell’Iva, nel quale è

Il sommerso d’azienda è un fenomeno rilevante in Calabria. Nell’ultimo anno sono stati

scoperti 308 evasori totali, che hanno occultato redditi per 385 milioni di euro e omesso

il versamento di Iva per 62 milioni

Elisa Fiocchi

Evasione e zone grigie

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Michele Calandro

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stata constatata un’evasione di oltre 107 mi-lioni di euro. Inoltre, sono stati numerosi icasi di evasione fiscale che hanno assunto an-che rilievo penale, con la denuncia all’autoritàgiudiziaria di 527 responsabili di vari reati».

Avete scoperto fenomeni nuovi o par-ticolari?«Emblematico è stato il caso di due soggetti,in provincia di Cosenza, che tenevano in vitadue distinte aziende delle quali solo una re-almente operante mentre l’altra, di fatto ine-sistente, svolgeva funzioni di “cartiera”, for-nendo fatture false a beneficio della prima:l’intervento delle Fiamme Gialle ha consen-tito di recuperare a tassazione 12 milioni dieuro per le imposte sui redditi, di scoprireuna evasione Iva di circa 1 milione di euro edi denunciare tre persone per frode fiscale».

È ancora presente nella regione e in quale

misura il fenomeno della cosiddetta eva-sione totale? «Il fenomeno di quello che noi chiamiamosommerso d’azienda, ossia di totale sottrazioneall’obbligo di presentazione delle dichiarazioniannuali, è tuttora presente e, anzi, occupa unospazio rilevante nel panorama complessivo del-l’evasione fiscale nella regione. I nostri repartihanno scoperto nell’ultimo anno 308 evasoritotali, i quali hanno occultato redditi per 385milioni di euro e omesso il versamento di Ivaper 62 milioni di euro».

Vi sono altri settori a rischio, cioè ca-paci di sottrarre ingenti risorse al gettitofiscale?«Il più significativo è quello delle accise suiprodotti energetici. Nell’ultimo anno i re-parti della Guardia di Finanza in Calabriahanno denunciato 108 persone, sequestrato � �

In alto a sinistra,

Michele Calandro,

generale di divisione e

comandante della

Guardia di Finanza

della Calabria

5000REGISTRATE DALLA GDF CALABRESE SU 19MILA CONTROLLI SU SCONTRINI E RICEVUTE FISCALI

LE INFRAZIONI

308CHE NELL’ULTIMO ANNO HANNO OCCULTATO REDDITI PER 385 MILIONI DI EURO E OMESSO IL VERSAMENTO DI IVA PER 62 MILIONI

I CITTADINI

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EVASIONE FISCALE

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� � 172 tonnellate di prodotti e, soprattutto, sco-perto consumi fraudolenti per oltre 3milatonnellate di oli minerali. Si è trattato difrodi consumate mediante la destinazione diprodotti sottoposti a regime fiscale agevolatoverso usi maggiormente tassati, che hannoprodotto un’evasione complessiva di acciseper circa 15,5 milioni di euro».

Un mezzo insidioso utilizzato per sot-trarre risorse al fisco è quello dell’elusionefiscale: quali casi si sono registrati in Cala-bria?«Fra i casi individuati, ricordo quello sco-perto qualche mese fa nel settore delle spon-

sorizzazioni di enti sportivi: un imprenditore,per sfuggire a un accertamento fiscale avviatoa carico di una sua società responsabile di unarilevante frode fiscale, aveva creato una nuovasocietà nella quale aveva trasferito le attivitàdella prima che, svuotata di contenuti, avevapoi trasferito all’estero, così sottraendosi alpagamento dei tributi evasi. L’intervento deifinanzieri ha consentito di recuperare, in que-sto caso, base imponibile, ai fini delle impo-ste sui redditi, per circa 30 milioni di euro edi scoprire una consistente evasione Iva».

Qual è stato il contributo della Guardiadi Finanza in Calabria sul fronte delle frodiai finanziamenti pubblici?«Accanto alle truffe all’Unione europea, con-tro le quali abbiamo svolto un’intensa attivitàinvestigativa, vi è un ampio spettro di con-dotte illecite che sottraggono risorse alle cassepubbliche. Un vero e proprio campionario difrodi che spaziano dall’area minima delle co-siddette prestazioni sociali agevolate a quelladelle frodi al sistema previdenziale dove, nellasola provincia di Cosenza, sono state scopertetruffe all’Inps da parte di 174 persone cheavevano indebitamente riscosso assegni so-ciali per circa 5 milioni di euro. Poi ci sono lefrodi sui finanziamenti nazionali, in materiadi incentivi alle imprese, come ad esempioquella scaturita dalla mancata realizzazione, inprovincia di Crotone, di contratti di pro-gramma destinati a investimenti nel settoredell’energia rinnovabile».

Come intervenire per arginare questi fe-nomeni?«Certamente occorre continuare a vigilare mala repressione non basta. Occorre affiancarleuna strategia che coinvolga tutte le istitu-zioni, prima fra tutte la scuola, per diffonderela cultura della legalità e, con essa, la consa-pevolezza che contribuire lealmente alle spesepubbliche è presupposto imprescindibile perla coesione e lo sviluppo sociale».

Accanto alle truffe all’Unioneeuropea, contro le quali abbiamosvolto un’intensa attivitàinvestigativa, vi è un ampio spettrodi condotte illecite che sottraggonorisorse alle casse pubbliche

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Antonino Di Geronimo

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Cresce tra i calabresi l’utilizzo dei servizi on line. E anche le istituzioni, Guardia

di Finanza, Inps, Siae, Comuni ed Equitalia, stringono alleanze sempre più incisive

nel contrasto all’evasione fiscale

Elisa Fiocchi

Azioni sinergiche e collettive

Ifenomeni dell’evasione e dell’elusionepresentano molte complessità sul territo-rio calabrese, così come molteplici sonoi motivi che incidono sul comporta-

mento dei contribuenti per quanto riguardal’adempimento spontaneo. L’Agenzia delle En-trate regionale svolge un ruolo fondamentalenel mettere in campo azioni finalizzate a inci-dere positivamente sui comportamenti futuri,con l’obiettivo di incrementare il livello di taxcompliance. Secondo il direttore generale An-tonino Di Geronimo, «occorre, in via pre-ventiva, puntare sulla qualità dei servizi resialla collettività e nello stesso tempo assicurareun idoneo presidio del territorio per contra-stare i fenomeni evasivi». Le risorse disponibilisaranno perciò concentrate su tutti quei sog-getti che a, seguito di qualificate analisi di ri-schio, presentano livelli elevati di pericolositàfiscale.

Ogni cento euro prodotti in Calabria,circa sessanta non vengono dichiarati: que-sta tendenza è stabile sul territorio o qual-cosa sta cambiando?«In Calabria il tax gap, ovvero il rapporto traimposta teoricamente dovuta e imposta effet-tivamente versata, è stimato attorno al 65%,un dato che evidenzia una tendenza positiva.Dal 2001, infatti, il rapporto è passato dal105% al 65%. Il nostro impegno, alla luce deirisultati conseguiti, non può che essere orien-tato al conseguimento di livelli crescenti diadesione spontanea da parte dei contribuenti».

L’Agenzia delle Entrate ha reso noto ilrapporto riguardante i dati del 2011: inItalia il recupero dall’evasione fiscale è cre-sciuto del 15,5% rispetto al 2010. Quali

sono le principali forme di evasione regi-strate in Calabria e in quali particolari am-biti e settori produttivi?«La Calabria è caratterizzata dalla presenza diun sistema produttivo non particolarmentearticolato, composto in larga misura da im-prese di piccole e piccolissime dimensioni, la-voratori autonomi e professionisti. Le impresedi medie dimensioni rappresentano circa lo0,30% del totale, mentre pressoché irrilevanterisulta la presenza di imprese di grandi dimen-sioni. In linea generale, si può affermare chenon si riscontrano architetture evasive partico-larmente complicate, ma nella maggioranzadei casi si tratta di un’evasione basata su metodisemplicisti».

Come sarà utilizzato il nuovo redditome-tro che permetterà di incrociare i dati sullostile di vita con quelli relativi alle dichiara- � �

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Il tax gap è stimato attorno al 65%, un dato che evidenziauna tendenza positiva. Dal 2001, il rapporto èpassato dal 105% al 65%

zioni dei redditi?«Si tratta di uno strumento basato su un con-cetto di immediata comprensione: il tenore divita di ognuno deve essere coerente con il red-dito dichiarato. La vera novità contenuta nel-l’attuale formulazione dell’articolo 38 del Dpr600/73 consiste nel fatto che il nuovo reddi-tometro diviene a tutti gli effetti uno stru-mento di orientamento di tutti contribuenti,assumendo una specifica funzione ai fini dellatax compliance. Gli strumenti e le procedurefinalizzati ad assicurare giustizia ed equità fi-scale per essere efficaci vanno utilizzati inmodo appropriato e sempre nel pieno rispettodelle norme vigenti».

Quali sono i principali servizi on line di in-formazione ma anche di denuncia di illeciti? «I servizi telematici messi a disposizione delcittadino rappresentano il mezzo più sicuro,rapido ed efficiente per mettersi in contattocon l’Agenzia delle Entrate ed effettuare online i propri adempimenti tributari come lapresentazione di dichiarazioni, i pagamentidelle imposte, la registrazione di contratti di

locazione. Gli strumenti principe sono senz’al-tro “Fisconline” ed “Entratel”. Il primo è de-dicato a tutti i contribuenti, l’altro è destinatoai soggetti obbligati alla trasmissione telema-tica di dichiarazioni e atti».

Come incentivarne e favorirne l’utilizzo?«Dai dati in nostro possesso emerge che sulterritorio calabrese risultano attivi ben 58.263pin, di cui 6.562 attribuiti a “soggetti Entra-tel” e 51.701 a “utenti Fisconline”. Nell’ultimotriennio, l’attribuzione di questi codici di iden-tificazione personale è in continua crescita.Segue a ruota Civis, attivo in Calabria dal 14gennaio 2010, che consente ai professionistiabilitati a Entratel e a Fisconline di usufruire,tramite internet, di assistenza e informazionesu comunicazioni di irregolarità. Dal 1 gen-naio a oggi, sul territorio regionale, sonostate inoltrate ben 5.774 richieste di assi-stenza, di cui ben il 91,32% è stato soddi-sfatto entro tre giorni dalla ricezione. In Ca-labria, l’utilizzo dei servizi on line è in nettacrescita, registrata in particolar modo nel-l’ultimo triennio».

EVASIONE FISCALE

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MODELLI D’IMPRESA

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In Italia, ogni anno, vengono immessesul mercato circa 200 mila tonnellate dibatterie contenenti piombo. Il recuperodegli accumulatori esausti, attraverso

idonei consorzi di raccolta, è di fondamen-tale importanza, sia dal punto di vista am-bientale, sia economico. «Le batterie esauritepossono trasformarsi in potenti agenti in-quinanti se abbandonate per strada, dispersein natura o, peggio, gettate nei laghi o nei

Batterie al piombo,un recupero strategicoLe batterie esauste, non trattate in maniera adeguata, possono causare gravi danni all’ambiente

e alla salute dell’uomo. Meca Lead Recycling rappresenta uno dei pochi impianti di riciclaggio

per questo tipo di rifiuti presenti in Italia. L’analisi di Antonio Cavalieri

Eugenia Campo di Costa

corsi d’acqua, causando gravi danni sia allanatura che all’uomo» afferma Antonio Ca-valieri, presidente della Meca Lead RecyclingSpa, azienda di Lamezia Terme che ha fattodella salvaguardia ambientale il core busi-ness della propria attività e oggi rappresentauno dei pochi impianti di riciclaggio dellebatterie esauste al piombo esistenti in Italia.Lo smaltimento di questo tipo di scarti puòavvenire solo in discariche idonee a ricevererifiuti pericolosi e rappresenta comunqueuna soluzione onerosa sia per i costi della di-scarica sia per il mancato recupero e valoriz-zazione del metallo piombo e di alcune com-ponenti plastiche. «Le batterie esaustecontengono il 60-65 per cento di piombo, il20-25 per cento di elettrolita acido, l’8-10per cento di materia plastica – spiega Cava-lieri -. Il metallo recuperato rappresenta quasila metà della produzione italiana di piomboe più di 1/3 del fabbisogno nazionale. Il pro-cesso di produzione del piombo raccolto “se-condario”, inoltre, è economicamente van-taggioso in quanto richiede minor energiarispetto a quella che si sarebbe dovuta utiliz-zare per estrarre e lavorare il minerale».In Meca il trattamento delle batterie vienerealizzato in un complesso ad elevata tecno-logia che recupera sia le batterie esauste chel’acido. L’azienda è autorizzata con provve-dimento A.I.A. della Regione Calabria rila-

Momenti

di smaltimento

delle batterie negli

stabilimenti di Meca

Lead Recycling

a Lamezia Terme (CZ)

www.mecaspa.it

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Antonio Cavalieri

2012 • DOSSIER • 85

sciato nel rispetto delle normative ambientalie adotta le migliori tecnologie disponibili estandard di massima sicurezza. «Recupe-riamo gli accumulatori attraverso distintiprocessi per i metalli e le materie plastiche,da cui produciamo leghe di piombo e poli-propilene. Le altre componenti che non ven-gono recuperate sono stoccate e affidate adaziende preposte allo smaltimento finale». Gli impianti presenti in Meca Lead Recy-cling per il recupero delle batterie sonoquello di frantumazione, il forno di fusionee l’impianto di raffinazione. «Nell’impiantodi frantumazione – spiega Cavalieri - av-viene la macinazione dei materiali con sele-zione, separazione e stoccaggio dei diversicomponenti della batteria. Nel forno di fu-sione avviene la riduzione dei composti dipiombo a piombo metallico. In raffineria,infine, il piombo viene trattato e raffinatooppure prodotto in leghe di piombo. Granparte delle leghe di piombo prodotte sonoimpiegate nuovamente per la produzione dibatterie per auto, il resto nell’edilizia, nel-l’industria della ceramica, nel tiro a volosportivo, nella fabbricazione di schermatureprotettive e apparecchiature radiologiche.Solo attraverso una corretta gestione degliaccumulatori esausti, si può ottimizzare ilcircolo virtuoso che va dalla produzione al ri-ciclaggio dando nuova vita al rifiuto-batteriaa beneficio ambientale per la collettività edeconomico per gli operatori economici delsettore». Ma qual è la situazione in Italia diaziende come la Meca Lead Recycling, spe-cializzate nello smaltimento e recupero dei

rifiuti, nell’attuale contesto politico ed eco-nomico? «Operiamo in un paese in cui pur-troppo manca la condivisione delle necessitàtra chi fa le norme, chi le deve rispettare e chideve controllare che vengano rispettate – ri-sponde Cavalieri -. Alcuni operatori, di con-seguenza, organizzano vere e proprie fughedall’Italia di materiale che viene destinato apaesi che sicuramente non hanno gli stessistandard operativi e gli stessi costi italiani.Purtroppo nel nostro paese la burocrazia èasfissiante, gli oneri molto alti, mi auguro chel’attuale crisi faccia capire a chi è preposto albene comune che una fabbrica deve produrrebeni e non adempimenti burocratici costosie inutili, ma soprattutto che i beni prodottiin altri stati con regole e comportamenti piùpermissivi di quelli che vengono imposti anoi non debbono trovare spazio sul nostroterritorio. È paradossale che le regole rap-presentino per chi le rispetta un ostacolo,credo che in un paese moderno dovrebbe es-sere il contrario».

Recuperiamo gli accumulatoriattraverso distinti processi peri metalli e le materie plastiche,da cui produciamo leghe di piomboe polipropilene

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MODELLI D’IMPRESA

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Iritardi nei pagamenti schiacciano il set-tore edile. E con esso, tutto l’indotto e leaziende fornitrici di materie prime e se-milavorati. Fino allo scorso anno, la PG

di Satriano aveva il doppio del personale, macome afferma il titolare Giorgio Paparo «i con-tinui ritardi nell’incasso delle somme legateagli appalti pubblici, hanno costretto l’aziendaa fare una selezione del personale e quindidelle forniture da portare a termine, poiché iritardi negli incassi hanno rischiato di ingol-

fare la situazione finanziaria della nostra re-altà». La PG è specializzata nella sagomaturadel tondo per cemento armato e la maggiorparte della sua produzione si rivolge a lavoripubblici, principalmente strade, autostrade,ponti e viadotti, mentre l’edilizia residenziale,a causa anche dell’attuale fase di stop delle co-struzioni, occupa una parte residuale dellaproduzione.

Avete dovuto ridurre il personale, ma sietecomunque riusciti a tenere in piedil’azienda e a mantenere buone quote dimercato. Come sta andando oggi l’attività?«Rispetto all’anno precedente, nel 2011 ab-biamo ottenuto un piccolo incremento nelfatturato. Per raggiungere questo risultato,però, con grande rammarico all’inizio del-l’anno abbiamo dovuto applicare una seriapolitica di riduzione dei costi, trovandoci a do-ver procedere a una drastica riduzione del per-sonale destinato alla produzione. Nella se-conda metà dell’anno abbiamo potutoriscontrare una crescita nei volumi di produ-zione, cui siamo riusciti a far fronte anchecon il personale dimezzato».

L’edilizia è notoriamente uno dei com-parti in Italia più colpiti dalla crisi. Comeha risposto PG alla crisi dei mercati? «Per mantenere il mercato abbiamo puntatosulla diversificazione delle attività, unendo allanostra storica linea di produzione, la sagoma-

Non solo l’edilizia, ma tutto il suo indotto soffre la crisi economica e i ritardi nei pagamenti della

Pubblica amministrazione. Giorgio Paparo descrive la strategia imprenditoriale adottata dalla PG,

che fornisce tondi sagomati per cemento armato

Lucrezia Gennari

La diversificazionecome strategia

Giorgio Paparo, titolare della PG Srl di Satriano (CZ). Nella pagina accanto una fase di lavoro all’interno

dell’azienda e, sotto, un tratto della SS 106 jonica per la quale la PG ha fornito grandi quantità di ferro

[email protected]

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Giorgio Paparo

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tura del tondo, anche altri tipi di attività col-legate alla trasformazione dei metalli, in par-ticolare la profilatura per la realizzazione digrondaie. Inoltre siamo dovuti ricorrere anchea una seria politica di riduzione del credito,poiché molte piccole aziende del settore edileche un tempo potevano dirsi ottimi clienti,hanno dovuto affrontare problemi di scarsa li-quidità che, a catena, si sono ripercossi sui no-stri flussi finanziari».

Fornendo tondi per cemento armato de-stinati soprattutto alle opere pubbliche do-vete fare i conti con l’annoso problema delritardo dei pagamenti da parte della pub-blica amministrazione. Quale la vostra espe-rienza in questo senso e come cercate difare fronte a questa problematica?«L’edilizia pubblica un tempo era il fiore al-l’occhiello della nostra attività, dal momentoche eravamo uno dei principali fornitori ditondo sagomato per la provincia di Catan-zaro. Tuttavia, mentre quando abbiamo co-minciato ad inserirci nel settore, lavorare conla pubblica amministrazione comportava unacerta regolarità nella gestione degli incassi, ne-gli ultimi anni questa regolarità è andata via sce-mando, costringendoci a dover ricorrere in mi-sura maggiore ai finanziamenti delle banche. Ilrisultato è che il continuo rallentare degli incassiha comportato una sempre maggiore riduzionedei margini, dovuta soprattutto all’incrementodegli oneri finanziari, tanto che stiamo valu-tando una progressiva uscita da questi tipi diforniture».

Avete partecipato a numerose opere pub-bliche. Può descriverci nello specifico uno deivostri lavori più importanti? «Per quanto attiene ai lavori eseguiti, soprat-tutto in merito alle forniture rese per la pubblicaamministrazione, la nostra azienda ha fornitouna buona parte del ferro utilizzato nella rea-lizzazione della nuova 106 jonica, sia nella pro-vincia di Catanzaro che in quella di ReggioCalabria. Tra i nostri committenti figura infattianche Astaldi Spa».

Quali le prospettive per il 2012 dell’azienda?Quali gli obiettivi e le sfide della PG Srl nelprossimo futuro?«Per il 2012, che come stiamo vedendo è unanno ben peggiore del 2011, PG punta a man-tenere i volumi realizzati nello scorso esercizio,anche al fine di non dover più ricorrere a ridu-zioni del personale. A questo scopo, continue-remo a investire in nuovi macchinari, che ven-gono periodicamente rinnovati per migliorarecostantemente il processo produttivo. Miriamoinoltre a incrementare le attività dirette all’edili-zia residenziale, che consente di lavorare conmargini migliori nonché con un numero in-feriore di persone».

Abbiamo unito alla sagomaturadel tondo, anche altri tipi di attivitàcollegati alla trasformazionedei metalli, come la profilaturaper la realizzazione di grondaie

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MODELLI D’IMPRESA

90 • DOSSIER • 2012

Secondo i dati diffusi dall’Istat, nel 2011si è registrato un calo dello 0,5 per centonel reddito delle famiglie con una con-seguente diminuzione del potere d’ac-

quisto, legata a una forte disuguaglianza nella di-stribuzione del prodotto nazionale, del reddito edella ricchezza. A causa anche dell’insistentepressione fiscale, inoltre, l’Italia detiene oggi ben“due record”: il primo posto nella classifica deipaesi Ocse per aumento delle tasse, in ragionedell’austerità nel periodo 2011- 2013, e il primoposto nella classifica europea per la pressionetributaria sul lavoro. La situazione viene poi ag-gravata dal generale rallentamento della dina-mica retributiva, che nel 2011, combinandosi aun’accelerazione dell’inflazione, ha determinato

una diffusa perdita di potere d’acquisto dei salari(-1,4 per cento per le retribuzioni di fatto lorde). Da questo quadro si evince facilmente la riper-cussione che tale situazione economica può averesui mercati, in particolare per quanto riguarda ibeni voluttuari. «Sempre meno persone entranonelle gioiellerie – afferma Raimondo Paradisi, ti-tolare della Rai & Co, orafo e gioielliere -. Il calodel potere di acquisto delle famiglie si è riversatosui negozianti e di conseguenza sulle aziendeche si trovano a monte della catena produttiva,realizzando i gioielli per i distributori».L’attività di Raimondo Paradisi consiste nellacreazione di articoli di oreficeria commissionatidalle aziende distributrici, manipola pietre pre-ziose e semipreziose e realizza, passo passo, pic-

Strategie per il mercato orafoCon il calo del potere di acquisto delle famiglie, molte gioiellerie hanno diminuito gli ordini.

Le conseguenze si riversano sulle realtà produttive. Raimondo Paradisi, alla produzione artigianale

affianca servizi complementari e permette alle aziende di contenere i costi

Carlo Gherardini

Raimondo Paradisi,

titolare di Rai & Co.

L’azienda ha sede

a Lama

di San Giustino (PG)

www.raieco.it

Page 65: dossier italia 06 12

Raimondo Paradisi

2012 • DOSSIER • 91

coli capolavori artigianali. Ma come prende vitaun gioiello Rai & Co? «Le aziende forniscono al-cuni spunti, indicandomi le pietre da usare, iltipo di articolo che vorrebbero. Io studio il pro-getto, interpretando le loro esigenze, lo pro-pongo e, se viene accettato, passo alla fase rea-lizzativa». I gioielli firmati Rai & Co sono pezziunici o riproducibili in serie, ma anche perso-nalizzati o di design. «Porto avanti l’attività damolti anni – afferma Paradisi -. Un tempo leaziende chiedevano produzioni in serie. Essendocreazioni artigianali, non si parlava comunque digrandi numeri, ma si viaggiava sul centinaio dipezzi per serie. Oggi, con la crisi economica, lasituazione è molto diversa: moltissimi articolisono pezzi unici o quasi, le aziende richiedonoal massimo una decina di esemplari per mo-dello». In buona sostanza si lavora tanto perguadagnare meno. E il quadro si aggrava se sipensa che molte realtà hanno chiuso i battenti,altre hanno ridotto gli ordini perché hannomeno mercato, altre ancora hanno a che fare conammortizzatori sociali e devono ridurre i costi. «Tuttavia la Rai & Co riesce a tenere il mercatoperché si pone come unico interlocutore perdiversi servizi». L’azienda infatti copre tutti queiservizi, dal progetto, al modello, alla messa in

produzione, all’incassatura, al controllo qualitàche normalmente vengono seguiti da soggetti di-versi. «Offriamo così un prodotto finito a costiridotti, in quanto tutti i passaggi da una fase al-l’altra della produzione, se effettuati da realtà di-verse, rappresentano una dispersione di risorse.Il fatto di accentrare tutti questi servizi in ununico soggetto permette alle imprese di ridurrenotevolmente i costi». Se oggi la produzione, convolumi sempre inferiori, non ripaga gli investi-menti fatti dalle aziende, poter risparmiare suicosti rivolgendosi a un’unica realtà in grado difornire diversi servizi, rappresenta un grandevantaggio. La produzione di Rai & Co è desti-nata principalmente ad aziende del territorio, ap-partenenti a una fascia di mercato medio alta chein questo momento vive una fase di stallo: «Lasperanza per il futuro – conclude Paradisi - ha ache fare con una ripresa generalizzata dei mer-cati. Dal momento che la nostra produzione ri-guarda beni voluttuari, è evidente che le personepreferiscono risparmiare su gioielli e accessori,non potendo rinunciare a beni di prima neces-sità. Mi auguro quindi che possa aumentare ilpotere di acquisto delle famiglie e che le personecomuni, non solo i ricchi, possano ricominciarea entrare in gioielleria».

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Oggi la produzione non ripaga gliinvestimenti fatti dalle aziende, e poterrisparmiare sui costi rivolgendosia un’unica realtà è un grande vantaggio

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EXPORT

Crescono le prospettive di sviluppo per una delle aziende storiche del settore ascensoristico,

che punta all’export mantenendo la produzione in Italia. La parola all’amministratore

della Samer, Gian Mauro Maggiurana

Filippo Belli

“Salgono” le prospettivedell’ascensoristica italiana

Nonostante la crisi del settoreedile, giungono segnali di ripresasu alcuni comparti legati almondo delle costruzioni. Tra

questi, l’ascensoristico continua a rappresen-tare uno dei fiori all’occhiello del mercato ita-liano. A testimoniarlo è anche il caso della Sa-mer, società umbra, con sede a Corciano, inprovincia di Perugia, guidata da Gian MauroMaggiurana. «Nonostante la congiuntura at-tuale, posso affermare che il trend registratodall’azienda nell’ultimo triennio è piuttostostabile – sottolinea Maggiurana –. Anche senel 2010 abbiamo registrato una leggera fles-sione negativa rispetto al ricavato del 2009,nel 2011 abbiamo già risalito la china, otte-

nendo un incremento dei ricavi nel-l’ordine del 20 per cento». Dunque sono aumentate le ven-dite?«Sì, il risultato più significativo è

rappresentato proprio dall’incre-mento del numero di im-

pianti venduti nel corso del2011, di oltre il 29 percento, che ha portato a

una maggiorazione delvolume delle vendite

di circa il 33 percento».

Quali strategie vi hanno permesso di cre-scere?«Certamente l’aver puntato sull’export ha in-ciso positivamente. Nell’ultimo periodo cisiamo concentrati molto nello sviluppo diun nuovo filone estero in Congo, a Brazza-ville».

L’edilizia italiana è tra le principali vit-time della crisi economica in atto. Come siriflette, questo, sul vostro lavoro?«Le criticità maggiori sono chiaramenteemerse sul fronte dell’edilizia abitativa. Leimprese edili coinvolte stanno vivendo unrallentamento dello stato di approntamentodei cantieri, con una conseguente dilatazionedelle tempistiche di pagamento rispetto aquanto pattuito contrattualmente al mo-mento dell’acquisto dell’impianto».

Nonostante questo, però, il 2012 per Sa-mer si apre su nuove prospettive di svi-luppo.«L’anno corrente, in effetti, è iniziato moltobene. A oggi abbiamo realizzato volumi divendite pari a circa il 70 per cento dell’annoscorso. Tuttavia nutriamo dei timori sul fattoche il mercato locale possa “tenere” in questoscenario di crisi generalizzata e persistente».

A distinguervi sul mercato è la vostra at-tenzione al processo tecnologico e all’in-novazione. Dodici anni fa nacque la vostra

Gian Mauro Maggiurana,

amministratore

della Samer Srl.

Nelle altre immagini,

alcuni impianti installati

dall’azienda

di Corciano (PG)

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Gian Mauro Maggiurana

2012 • DOSSIER • 97

“Piattaforma Elevatrice”, concepita perrisolvere il problema delle barriere archi-tettoniche. Come si è evoluta da allora?«Abbiamo compiuto molti passi. Questa no-stra piattaforma, la MR. 2000, ci ha per-messo di crescere. Inizialmente era stata con-cepita per le abitazioni private, mentre orapossiamo installarla anche in ambito pub-blico. Negli ultimi dodici anni, poi, abbiamovia via apportato migliorie tecniche ed este-tiche che oggi hanno un riflesso molto posi-tivo nel rapporto qualità-prezzo».

Anche la legge incide sul disegno e suimeccanismi di elevatori, scale mobili eascensori.«Appena la normativa è cambiata, abbiamosubito realizzato impianti più evoluti, tantoche oggi la “Piattaforma Elevatrice” è diven-tata un impianto con cabina e porte auto-matiche, come un normale ascensore.L’unica cosa che non si può variare è la ve-locità, che è rimasta a 15 centimetri al se-condo».

A livello estetico cosa è mutato?«Oggi possiamo personalizzare il prodotto inbase alle esigenze dei clienti. Questa tipolo-gia di impianti, che ricordo si rivolgono tuttial mercato locale, hanno avuto un incre-mento numerico significativo anche graziealla loro maggiore gradevolezza estetica».

È complicato l’iter previsto per il loro ac-quisto e l’installazione?«Parliamo di impianti che possiamo forniretranquillamente con il concetto “chiavi inmano”. Dunque ci occupiamo direttamentedella pratica edilizia autorizzativa e attuativa,della fornitura del vano di corsa in acciaio evetro, dell’installazione interna o esterna al-l’edificio, di eventuali opere murarie e fab-brili. Questa piattaforma, da marginale cheera all’inizio, sta diventando una delle voci piùimportanti per il fatturato della Samer, graziealla quale controbilanciamo la contrazione inatto nel settore edile abitativo. Anzi, possiamoaffermare che, unitamente al settore manu-tenzioni, rappresenta il nostro punto di forza». � �

53%OLTRE METÀ DELLA PRODUZIONE SAMER NEL 2012È STATA VENDUTA A COMMITTENTI STRANIERI

EXPORT

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EXPORT

98 • DOSSIER • 2012

Su cosa, oltre alla tecnologia, sceglie diinvestire?«Indubbiamente sulle risorse umane. Comedicevo, a darci garanzia di competitività sulmercato è la nostra capacità di fornire un’as-sistenza di altissimo livello. Il nostro stafftecnico e amministrativo, di indubbio valoreprofessionale e umano, è estremamente mo-tivato. Chi lavora in Samer dimostra un at-taccamento all’azienda certamente non scon-tato per la cultura del lavoro odierna. Moltimiei collaboratori dimostrano di identificarsicon l’azienda e di essere grati per il fatto difarne parte».

Attraverso quali strategie siete riusciti aconquistare anche i mercati stranieri? «Proponendo sempre una produzione retta suelementi quali robustezza, affidabilità ed este-tica. L’innovazione, in particolare, ha rap-presentato la leva più importante per cre-scere oltre confine. A convincere i nostricommittenti esteri sono stati molti elementi.Su tutti, l’impiego esclusivo di quadri di ma-

novra e controllo elettronici, a microproces-sori, e la possibilità, tramite linea telefonicafissa o gsm allacciata all’impianto, di moni-torarne lo stato di funzionamento o verifi-care la causa del fermo direttamente da uncomputer presso la nostra sede».

In effetti, quando si pensa a un ascen-sore, le tempistiche di intervento in casodi blocco fanno la differenza.«Questa peculiarità è stata molto apprezzataall’estero poiché possiamo dare un sostegnoal cliente acquisendo i dati in maniera di-retta, tramite un monitoraggio elettronicoremoto. Non siamo costretti a farci spiegareil tutto a voce, magari in maniera non cor-retta. Questo fa sì che si guadagni in tem-pestività per la risoluzione del problema. Illivello del nostro servizio post-vendita e ma-nutenzione ha fatto sì che il numero di chia-mate per guasto, su base annua per ogni im-pianto, sia molto basso rispetto alla media disettore».

Ad ogni modo, operare all’estero signi-fica trasferire anche delle risorse. Qual è lavostra politica in tal senso?«Non abbiamo messo in atto strategie parti-colari se non quella di trasmettere il nostrosistema di operare, il nostro know how, in-viando sul posto le migliori risorse interne

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L’innovazione ha rappresentatola leva più importante per crescere

oltre confine

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Gian Mauro Maggiurana

2012 • DOSSIER • 99

Èil 1972 quando alcuni tecnici, provenientida aziende leader del settore ascensori-

stico, decidono di iniziare un’avventura im-prenditoriale in proprio. Nasce così Samer,azienda che in quarant’anni di attività ha sa-puto posizionarsi strategicamente sul mercato,proponendo ascensori, montacarichi, piatta-forme elevatrici e scale mobili dai più alti stan-dard tecnologici e funzionali. «Gli impianti cheproponiamo e progettiamo con il nostro ufficiotecnico rispondono alle esigenze di una com-mittenza sempre più variegata ed esigente –spiega Gian Mauro Maggiurana, amministra-

tore Samer –. La nostra struttura, snella e fles-sibile, ci consente di fornire impianti persona-lizzati sia per misure fuori standard, sia per lefiniture che risultano eleganti, robuste e di ot-tima qualità». La qualità dei materiali, unita auna cura artigianale nei montaggi e a un ottimorapporto qualità-prezzo, ha consentito a que-sta società di Corciano di crescere non solo inItalia, ma nel mondo, nonostante l’agguerritaconcorrenza delle multinazionali. AttualmenteSamer installa i suoi impianti anche in Slove-nia, Croazia, Senegal, Congo e Nigeria.www.samerascensori.it

per tutte le fasi di montaggio, messa a punto,prove e collaudi».

Attualmente quanto incide l’export sulbilancio aziendale?«In questi primi cinque mesi del 2012 ab-

biamo realizzato volumi di vendita all’esteronell’ordine del 53,3 per cento del totale. Adogni modo Samer, essendo ben integrata sulsuo territorio natale, opera prevalentementenel Centro Italia».

Dunque non si fa sedurre, come moltisuoi competitor, dalla delocalizzazioneproduttiva?«Non vogliamo abbandonare un modo di la-

vorare e soprattutto un territorio che in que-sti 40 anni di attività ci ha permesso di cre-scere con gradualità e costantemente. Tutta-via continueremo a esaminare le opportunitàdi business provenienti dall’estero optandoper le più significative».

La cronaca di queste settimane ci portaa riflettere sullo stato di sicurezza degliedifici pubblici e privati. È possibile par-lare di parametri antisismici anche perquanto concerne l’ascensoristica?«Allo stato attuale non ci sono impiantiascensori antisismici. Esiste però un progettodi norma, a livello europeo, che sta pren-dendo corpo. Ma il tutto è ancora in fase distudio nelle commissioni preposte. Devodire, però, che anche se gli impianti nonvengono ancora costruiti con criteri antisi-smici, da molti anni ormai i vani di corsa en-tro le quali scorrono, siano essi in cementoarmato o in struttura metallica, sono pro-gettati e costruiti tenendo conto del grado disismicità della zona interessata all’installa-zione. Il nostro territorio, l’Umbria, è statocolpito anch’esso da un grave evento sismico,nel 1997, a seguito del quale, fortunata-mente, non mi pare che gli ascensori ab-biano registrato danni di una qualche rile-vanza».

TECNOLOGIA E ARTIGIANALITÀ

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ENERGIA

«Aumentare la quota di energiaproveniente da fonti rinno-vabili e migliorare l’effi-cienza energetica, promuo-

vendo le opportunità di sviluppo locale,integrando il sistema di incentivi messo adisposizione dalla politica ordinaria, valoriz-zando i collegamenti tra produzione di ener-gie rinnovabili, efficientamento e tessuto so-ciale ed economico dei territori in cui esse sirealizzano». È questo l’obiettivo del Pro-gramma Operativo Interregionale EnergieRinnovabili e Risparmio Energetico 2007-2013, che coinvolge Sicilia, Calabria, Pugliae Campania. Il Mezzogiorno è un terrenomolto fertile per le energie alternative, graziealle sue particolari condizioni climatiche,che garantiscono ampio soleggiamento ebuona ventosità: l’obiettivo per il 2020 è in-fatti quello di quadruplicare i 10 Tw prodottinel 2010 da fonti rinnovabili fino a giungerealla quota di 38,4 Tw. Questo ambizioso programma sarebbe irrea-lizzabile senza l’aiuto degli operatori del ter-

ritorio, come Roberto Fabiano, ti-tolare della Tecnosat, azienda

calabrese che da più di diecianni opera nel settore del-l’impiantistica e della si-curezza. «La nostra espe-rienza è eterogenea e spazia

in un campo moltovasto che includela realizzazione diimpianti tecno-

logici, telefonici, di ricezione Tv terrestre esatellitare, di Tvcc e antiintrusione, quadrielettrici, impianti fotovoltaici, eolici e di co-generazione. Ma anche reti Lan cablate e so-luzioni wireless per forniture di servizi wifisenza fili. Curiamo inoltre la manutenzionee l’assistenza post vendita. Operiamo anchenel settore navale, dove l’efficienza e la com-pleta autonomia sono prerogative fonda-mentali». La crescente attenzione nei confronti delle te-matiche della sostenibilità ha coinvolto an-che l’azienda di Catanzaro: «Abbiamo cer-cato di cogliere al volo le nuove tendenze delsettore energetico e in questo possiamo con-siderarci all’avanguardia nella zona in cuioperiamo, ovvero il Meridione, in particolareCalabria e Sicilia. Molte aziende stentanoad aggiornarsi, dal punto di vista tecnologicoe da quello delle competenze specifiche. Peresempio siamo fra i pochi che propongonosoluzioni legate alla cogenerazione, che in-vece in questo momento è una delle tecno-logie energetiche su cui puntare. Molte ri-sorse vengono destinate all’aggiornamento: letecnologie si evolvono a ritmi frenetici e ilknow-how del personale deve essere sempreadeguato».Efficientamento energetico, aggiornamentotecnologico, ma anche attenzione a sicurezzae qualità degli impianti: «Proprio per ade-guarci alle caratteristiche intrinseche delleinstallazioni che realizziamo, attuiamo un’ot-timizzazione dell’impianto sia dal punto divista funzionale che da quello qualitativo e di

Le ottime potenzialità che il Sud Italia possiede in termini di fonti rinnovabili stanno stimolando la

crescita del mercato dell’energia sostenibile, sostenuta dalle aziende del settore operanti nella zona.

Ne parla Roberto Fabiano

Amedeo Longhi

Il futuro energetico del Mezzogiorno

Roberto Fabiano,

titolare della

Tecnosat Fabiano

di Catanzaro

www.tecnosat.info

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Roberto Fabiano

2012 • DOSSIER • 101

sicurezza. Per questo curiamo con particolareattenzione una serie di punti: costante ag-giornamento tecnico, sinergia con i princi-pali costruttori di apparecchiature, ricerca esviluppo di nuove soluzioni tecniche, ergo-nomiche e relative all’innalzamento del co-efficiente di sicurezza. Questi aspetti sonocomprovati anche sulla carta, grazie alle cer-tificazioni di cui siamo in possesso: Soa concategorie OS30 in 3° e OG10 IN 3°, conprossima assegnazione in 4° e ISO 9001, piùautorizzazione del Ministero delle Poste edelle Telecomunicazioni per impianti e cer-tificazioni in fibra e in rame di 1° grado».I lusinghieri risultati conseguiti anche sulpiano commerciale dalla Tecnosat dimo-strano la validità dell’approccio seguito.«Tuttavia – conclude Fabiano –, essendo latrasformazione del settore impiantistico an-cora in una fase transitoria, solo il tempo po-trà fornire indicazioni più sicure sulle futureazioni da elaborare. Ritengo però importantesottolineare il nuovo “approccio al lavoro” acui si è data origine: è questo il tessuto con-nettivo di fondo che sosterrà ulteriori svi-luppi ed è questa nuova mentalità che per-mette di affrontare una realtà di mercatocosì mutevole. Non da ultimo abbiamo con-statato che tutti i cambiamenti organizza-tivi, per poter essere attuati dal punto di vi-sta operativo, necessitano di un fortecoinvolgimento della forza lavoro: non si

può imporre a nessuno il cambiamento, se isingoli individui non ci credono e non ven-gono interessati, è impossibile attuarlo. Que-sto è il principio che guida la gestione delGruppo e che ha permesso di raggiungere ot-timi risultati: agire soprattutto da un puntodi vista motivazionale. La ristrutturazioneha interessato diverse aree aziendali nel corsodegli ultimi due anni e, pur non potendodirsi concluso, ha indicato la strada da se-guire: evolversi continuamente, adattarsi almercato e costruire soluzioni ad hoc. I settoritoccati sono stati diversi e ciò ha permesso dilavorare in team multifunzionali, imparandoa lavorare per progetti e obiettivi, con pro-fessionalità diverse, cercando di fornire unapporto positivo sia dal punto di vista teoricoche da quello operativo».

3697 ALIMENTATI DA FONTI ENERGETICHE

RINNOVABILI IN CALABRIA A FINE 2010, SECONDOI DATI DEL GESTORE SERVIZI ENERGETICI

IMPIANTI

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COMMERCIO

102 • DOSSIER • 2012

La crisi economica ha influito negativa-mente sui consumi, penalizzando for-temente il settore dell’abbigliamento ein misura minore quelli alimentare ed

elettronico. Oggi più che mai, quindi, i centricommerciali si propongono non solo come puntidi acquisto ma anche, e soprattutto, come luoghidi aggregazione sociale e di cultura. Questa è dasempre una delle prerogative del centro com-merciale La Gru di Siderno (RC): «Sin dall’ini-zio – spiega il presidente Luciano Racco - l’ideada cui si è partiti per realizzare “La Gru” non sibasava esclusivamente su una ragione commer-

ciale in senso stretto. Il nostro centro doveva es-sere soprattutto un punto di incontro della co-munità nel tempo libero. “Vivi il Centro” è statoinfatti il primo slogan utilizzato per rappresentaree propagandare la concretizzazione del nostroprogetto». Proprio lo sviluppo di questa idea haportato negli anni all’apertura della libreria Mon-dadori con annesso salotto letterario, al centro be-nessere “Linea”, al laboratorio di idee “Magikè”e a numerosi punti di attrazione-ristoro come ilMcDonald’s con aggiunto servizio Mc Drive. Ei progetti non si fermano.

Avete quindi concepito il centro come uncontenitore di spazi e servizi a soddisfazionedei bisogni dell’utenza.«Esattamente. Abbiamo voluto creare una di-mensione non solo astrattamente commerciale edeconomica, ma anche inserita in un contesto disupporto alle istituzioni, in un’ottica capace difornire orientamenti positivi alla persona sia comeconsumatori che come cittadini. La nostra stra-tegia si basa quindi sull’integrazione e la comu-nicazione con il territorio e, a questo scopo, or-ganizziamo anche mostre ed eventi. Il nostrocentro, inoltre, è in continua evoluzione e in co-stante “work in progress” per fornire sempre piùservizi e attività».

Bisogna però fare i conti con la crisi econo-mica. Quali ripercussioni ha avuto la difficilecongiuntura sulla vostra attività?«La crisi economica e finanziaria ha colpito tuttoil continente, quindi anche la nostra azienda con

Calano i consumi, ma la Gdo sa reinventarsi con nuovi servizi, eventi e attività da proporre

agli utenti. Per continuare a contribuire attivamente alla crescita del territorio.

Le strategie di Luciano Racco per il centro commerciale La Gru

Eugenia Campo di Costa

Dal commercio all’aggregazione sociale

Luciano Racco,

presidente del centro

commerciale La Gru.

Il centro sorge

in prossimità dello

svincolo

Jonio/Tirreno,

a ridosso della Statale

Ionica 106

a Siderno (RC)

www.lagru.com

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Luciano Racco

2012 • DOSSIER • 103

differenze negative sui fatturati. La strategia azien-dale si è modificata, cercando di sostenere almassimo la platea degli imprenditori che si sonosviluppati con noi su basi di serietà e affidabilità.Tutto questo ha consentito il mantenimentodelle posizioni di mercato con la ferma intenzionedi rilanciare nuove attività e di nuovi operatoriche diano maggiori stimoli e convenienza ai con-sumatori del centro commerciale».

Quali strategie possono mettere in atto re-altà come la vostra per incentivare i consumi?«Penso che una strada possa essere quella di in-centivare i nostri operatori a effettuare continueattività promozionali della durata di 15 giorni,dando supporto con i nostri mezzi pubblicitariper far conoscere le singole iniziative. Il clienteinfatti consuma ormai quasi esclusivamente iprodotti in offerta, non più il superfluo, ma solol’effettivo necessario».

Al di là dello “shopping” la vostra realtà dasempre si pone come punto di incontro dellacomunità nel tempo libero. Quale valore ag-giunto ha rappresentato La Gru per il terri-torio, e quali le prossime iniziative volte apromuovere anche lo svago e la cultura?«L’apertura de La Gru ha comportato un forteincremento occupazionale principalmente tra igiovanissimi, con circa 500 nuovi posti di lavoro

che negli anni si sono stabilizzati con contrattia tempo indeterminato. La conseguenza è statauna crescita nell’economia della zona e la for-mazione di nuovi nuclei familiari che necessi-tavano di stabilità economica. Quanto allenuove iniziative, stiamo formulando un pro-gramma di eventi estivi 2012 rivolto a incre-mentare le presenze e ad aumentare i tempi dipermanenza delle persone presso il centro consfilate di moda, rassegne musicali di gruppi et-nici emergenti del territorio, attrazioni perbimbi con animatori e compagnie teatrali, mo-stre d’arte».

Quali le prospettive e i progetti per il pros-simo futuro de La Gru? «Qualora finisse la fase di stasi bancaria,avremmo in previsione la realizzazione di unterzo livello del centro commerciale, che ospi-terà un albergo di 30 camere con vista mare,con accesso dall’interno e dall’esterno del cen-tro commerciale. Dal punto di vista più stret-tamente economico, le sfide 2012 sono il con-solidamento di operatori affidabili con i qualiintendiamo creare future partnership, la ridu-zione dell’indebitamento con un contenimentodei costi e il puntare su nuovi investimenti ri-volti alle innovazioni tecnologiche, per aumen-tare l’efficienza e ridurre le spese».

��L’apertura de La Gru ha comportato un forte

incremento occupazionale principalmente trai giovanissimi, con circa 500 nuovi posti di lavoro

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AMBIENTE E TERRITORIO

112 • DOSSIER • 2012

In un momento di gravecrisi economica per ilPaese, la riduzione degliinvestimenti in pro-

grammi e progetti si fa sentiresoprattutto in aree come quelledel Meridione, che, oltre allecriticità scaturite dalla con-giuntura attuale, conservanoun sostrato di limiti e ritardienormi. Per la comprensionedella portata del problemaaiuta la disamina che RosarioAzzarà, fra i maggiori conosci-

Azioni concrete per il territorioL’ambizioso piano industriale di una società calabrese che intende porsi come una multiutility

per la gestione dei servizi ambientali e dei rifiuti. Un piano di sviluppo che prevede importanti

ricadute nel breve e nel medio periodo a livello di ecosostenibilità, occupazione e indotto

produttivo. Lo presenta Rosario Azzarà

Manlio Teodoro

tori del territorio calabrese,traccia della realtà locale. Azzaràè amministratore unico diAsed, società di Melito di PortoSalvo specializzata nella ge-stione dei servizi ambientali in-tegrati, e sarà presto affiancatodal dottor Gabriele Familiari,che assumerà la carica di am-ministratore delegato. «Più chein qualsiasi altro posto – spiegaAzzarà –, dalle nostre parti, iproblemi sono evidenti e le cri-ticità rischiano di generare statidi paralisi generale. Ma nono-stante questo la nostra societàha scelto di dare avvio a un pro-getto ambizioso, destinato a ge-nerare benefici per il territoriostesso, con ricadute economi-che sia immediate, sia nel me-dio termine. Si tratta del nuovopiano di sviluppo della nostrasocietà, che prevede diversi step.Il primo è rappresentato dallarealizzazione di un polo indu-striale di oltre 54mila metriquadrati per la lavorazione deirifiuti, nel quale saranno ospi-tati anche gli uffici direzionali eamministrativi della società».

Quali sono gli ulteriori step

previsti dal vostro nuovopiano industriale?«Dopo la creazione di un im-pianto per la gestione integratadei rifiuti – che sarà ancheun’opportunità per creare oc-cupazione e un indotto sul ter-ritorio –, l’obiettivo successivo,altrettanto ambizioso e signifi-cativo, è sempre strettamenteconnesso al settore ambientale.La nostra società intende strut-turarsi come una multiutility,per poter operare nella gestionedegli impianti idrici, fognari edi depurazione, nella bonificadei siti contaminati, nella di-sinfezione, disinfestazione, nellapulizia di aree private e pubbli-che, per offrire agli enti pub-blici e privati la possibilità di ri-durre i costi di trasporto e dilavorazione dei propri rifiuti,con ovvie benefiche ricaduteeconomiche sui cittadini. Perraggiungere questo obiettivostiamo investendo sia dal puntodi vista della formazione delpersonale, sia da quello delladotazione strutturale e tecnica».

La vostra è quindi una stra-tegia aperta al territorio. Sa-

Rosario Azzarà,

amministratore unico

della Ased Srl

di Melito di Porto

Salvo (RC)

www.asedsrl.it

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2012 • DOSSIER • 113

ranno possibili coinvolgi-menti di altre realtà produt-tive?«Assolutamente sì. Uno dei ca-pisaldi operativi dell’azienda,da sempre, è rappresentatodalla scelta di non operare maia comparti stagni, ma di inte-ragire con tutti. Anche in que-sta occasione punteremo a svi-luppare il massimo dellesinergie possibili, magari attra-verso la costituzione di un con-sorzio fra i vari operatori attivinella provincia di Reggio Ca-labria. Questo anche per evi-tare quegli squilibri territorialiche, alla lunga, inevitabilmentesi traducono in costi aggiuntiviper i committenti e quindi peri cittadini. La nostra politica ècertamente quella di guardareal giusto profitto, senza peròperdere mai di vista il benesseredella realtà nella quale ope-riamo. Di conseguenza, l’otti-mizzazione dei servizi avrà unavalenza piena soltanto se nonpeserà sui bilanci delle fami-glie, né tantomeno su quellodegli enti locali e dei privati aiquali ci rivolgiamo».

Qual è l’area geograficanella quale intendete svilup-pare la filiera del rifiuto?«Il nostro vero interesse è rivoltoalla Calabria e più precisamenteal territorio della provincia diReggio. È questa l’area che ne-cessita di attenzioni dirette epuntuali, a causa di un mai sod-disfatto sviluppo socio-econo-mico. È chiaro che per arrivarea centrare l’obiettivo dobbiamofare in modo che si realizzinotutte le condizioni necessarie.Questo significa che tutti i sog-getti coinvolti dovranno fare laloro parte: noi investiremo incapitali e metteremo a disposi-zione la nostra ultradecennaleesperienza; gli enti ai quali ci ri-volgiamo dovranno, invece,avere le idee chiare sui servizi diigiene ambientale che voglionogarantire ai propri cittadini. E,infine, questi ultimi dovrannoimpegnarsi nella pratica dellaraccolta differenziata».

Sulla base degli ambiziosiobiettivi che vi siete posti,quali sono le prospettive per il2012?«Noi lavoreremo per vincere la

sfida che abbiamo deciso di af-frontare, facendo prevalere lospirito imprenditoriale insitonel Dna della nostra società, cheha sempre voluto reinvestire sulterritorio i proventi del propriolavoro. Cercheremo pertanto dimantenere stabile, ove non fossepossibile far crescere, il livellooccupazionale e, allo stessotempo, di alimentare l’indotto equindi l’economia locale».

A partire da quali presup-posti la vostra società ha co-struito il proprio know hownella gestione dei rifiuti a li-vello locale?«Nel primo decennio della no-stra attività, dal 1991 al 2011, cisiamo avvalsi dell’esperienza del

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La nostra politica è quella di non perderemai di vista il benessere della realtà

nella quale operiamo

Il dottor Gabriele

Familiari, prossimo

ad assumere la carica

di amministratore

delegato della

medesima società

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gruppo Azzarà, attorno a cuigravitavano diverse società delsettore ambientale, con le qualiabbiamo interagito professio-nalmente, arricchendo e am-pliando il nostro know how, ga-rantendo una maggioreincisività sul mercato della ge-stione dei servizi ambientali in-tegrati, e offrendo un validosupporto alle gestioni dei serviziesternalizzati dagli enti comu-nali. Il panorama dell’epocanon era affatto facile da ap-procciare, ma siamo riuscitiugualmente a creare uno stiled’intervento efficace ed effi-ciente, e una filosofia d’azioneunanimemente apprezzata».

Quali sono state le maggioricriticità che avete dovuto af-frontare?«L’avvento di nuove disposi-zioni regionali, che orientavanola fase di smaltimento dei ri-fiuti a una gestione più razio-nale ed efficace – determinandopertanto la chiusura di moltediscariche –, aveva generatonon poche difficoltà agli entipubblici e ai gestori dei ser-vizi. I primi avevano vistoesplodere i costi per il tra-sporto dei rifiuti nelle discari-che. I secondi si ritrovavano adover gestire l’emergenza deitrasferimenti con gli auto-mezzi, le attrezzature e i mezzifino a quel momento utilizzatiper la raccolta, con un evi-dente utilizzo improprio deifattori produttivi. Nei centripiccoli o medio-piccoli, poi,difficilmente trovava soluzionela problematica relativa ai ri-fiuti pericolosi e ai rifiuti du-revoli di grosse dimensioni».

AMBIENTE E TERRITORIO

114 • DOSSIER • 2012

E qual è stato il ruolo diAsed?«Poiché esisteva una diffi-coltà a ottimizzare i conferi-menti di vari produttori va-riamente dislocati sulterritorio e serviti da varieaziende, proprio in questafase Ased si è inserita, por-tando il proprio supportotecnologico e professionaleagli enti locali in difficoltà. Ecolmando, pertanto, quelledeficienze strutturali che,spesso, rendevano troppoonerosi i costi di produzionee, dunque, il prezzo del servi-zio reso al consumatore finale.Abbiamo fatto la nostra parte,aprendo la strada alle sinergiefra attori privati e alla colla-borazione stretta con gli enticommittenti. Un modo difare che si è tradotto in servizidi grande utilità che hannoottenuto il consenso dei cit-tadini, facendo crescere il no-stro livello di autostima».

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La nostra società intendestrutturarsi come una multiutilityper la gestione ambientale

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POLITICHE ENERGETICHE

Le polemica tra i produttori di energia da fonti rinnovabili e il ministro dello Sviluppo economico

Corrado Passera non si placano. Sulla questione nelle scorse settimane è intervenuta

anche la Commissione europea, che ha invitato il governo a correggere i due testi,

la cui approvazione in Parlamento procede a rilento

Renata Saccot

I decreti della discordia

D ue visioni di-stinte. Da unaparte, il ministrodello Sviluppo

economico Corrado Passera,che a inizio aprile ha presentatoi decreti che riformano il si-stema di incentivi per le energierinnovabili e istituiscono ilquinto conto energia. Dall’al-tro, le associazioni ambientalistee le aziende che lavorano nelsettore, che contestano la troppaburocrazia nel sistema degli in-centivi, bocciando di fatto iprovvedimenti, il cui iter parla-

mentare sembra in diritturad’arrivo (il quinto conto energiadovrebbe comunque entrare invigore dal prossimo settembre).Nei decreti si trova il sistema dicontrollo dei volumi installati edella relativa spesa complessiva,che verrebbe effettuato attra-verso un meccanismo di astecompetitive per i grandi im-pianti (superiori a 5 MW) e tra-mite registri di prenotazione perquelli di taglia medio-piccola(dai registri sarebbero esclusi imicro impianti). Centrale, al-l’interno delle proposte presen-

tate dal ministro Passera, è lacorrezione dei finanziamenti alsettore finora pressoché incon-trollati, che hanno favorito inmaniera quasi unilaterale il foto-voltaico. A dare man forte alministro Passera, da questopunto di vista, è l’entità degli in-centivi nel resto dell’Europa, chein molti casi sono inferiori an-che della metà rispetto a quelliitaliani. Le conseguenze però sa-rebbero una bolletta più caraper le famiglie e una spesa diffi-cilmente prevedibile per loStato. A creare il maggior di-

116 • DOSSIER • 2012

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sappunto, per le associazioni eper le aziende, è la considera-zione che gli incentivi ministe-riali appesantiscano la bollettadell’energia, aumentandola finoal 23%. Nella querelle è interve-nuta anche la Commissione eu-ropea, tramite il commissarioall’energia, Guenter Oettinger,la quale ha sottolineato i puntida correggere del decreto attual-mente in discussione in Parla-mento. In particolare, sono duei temi che, secondo Bruxelles, ilnostro governo deve migliorare:da una parte, la riduzione delletariffe dell’elettricità andrebbedifferenziata in base al grado di“maturità” e all’efficienza ener-getica delle diverse tecnologie,dunque vanno evitati i cosid-detti “finanziamenti a pioggia”;dall’altra, la necessità per il no-stro Paese di adottare “sistemi disostegno per le fonti rinnova-bili nel settore del riscaldamentoe raffreddamento”, da accom-pagnarsi a una politica di “soste-gno ai progetti di efficienzaenergetica con la definizione de-gli obiettivi per il 2020 del si-stema dei certificati bianchi”. In definitiva, sono essenzial-

mente due i nodi da scioglierestando alle indicazioni com-plessive giunte da Bruxelles edalle Regioni: la troppa buro-crazia per accedere agli incen-tivi (che frena sia le aziende siasoprattutto i privati cittadininell’avvicinamento agli im-pianti per la produzione dienergie rinnovabili) e il “mec-canismo dei registri” che, at-tualmente applicato anche aipiccoli impianti sotto ai 12 Kwdi potenza, paralizzerebbe difatto il settore. Mediatore tra ledue parti è Corrado Clini, tito-lare del dicastero dell’Am-biente, il quale ha ribaditol’importanza dal punto di vistaeconomico delle fonti rinnova-bili: «È un settore fondamen-tale che non può essere consi-derato marginale, se si pensache tra il 2009 e il 2011 hacreato 120mila posti di lavoro,soprattutto tra i giovani. Poioffre prospettive interessantianche dal punto di vista dellacapacità di innovazione, la do-manda dei mercati mondialidi nuove tecnologie è moltoalta e continua a crescere».Clini, comunque, condivide la

necessità di una razionalizza-zione degli incentivi ma credeanche nella forza positiva delcomparto green. «Non si pos-sono sottolineare i costi e igno-rare i vantaggi in termini diincremento del prodottolordo, aumento del gettito fi-scale, diminuzione del piccodiurno della domanda, miglio-ramento della bilancia com-merciale». Intanto, mentre sicerca di trovare terreno co-mune, il settore delle energiepulite continua a guadagnaresostenitori, a incassare buoniricavi e un alto gradimento daparte degli italiani. È del 5maggio scorso l’inaugurazionedel parco eolico a Naso diGatto, in provincia di Savona.I quattro aerogeneratori sono ipiù potenti installati in Liguriae hanno una potenza comples-siva di 9,2 MW. In base allestime, questo impianto pro-durrà 25.000 MWh annui dielettricità, che corrispondonoal fabbisogno elettrico annuodi 8.000 nuclei familiari, edeviterà l’immissione in atmo-sfera di 10.700 tonnellate an-nue di anidride carbonica.

Gli incentivi per le rinnovabili

2012 • DOSSIER • 117

��

La riduzione delle tariffe dell’elettricità andrebbedifferenziata in base al grado di “maturità” eall’efficienza energetica delle diverse tecnologie

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RINNOVABILI

Nel 2011 l’Italia èstato il primopaese al mondoper nuova capa-

cità fotovoltaica installata,con circa 9mila MWp. Datoche assume significato seconfrontato con i 7.500MWp della Germania e gliappena 2mila della Cina(fonte: rapporto annuale del-l’European Photovoltaic In-dustry Association). Si stimache entro il 2012 l’energiaprodotta grazie a impianti fo-tovoltaici coprirà il 6 percento del fabbisogno com-plessivo nazionale, contri-

buendo così a ridurre la di-pendenza energetica dell’Ita-lia dall’estero e dalle fontifossili. «È fuori dubbio che ilmondo occidentale stia pun-tando con forza sulle rinno-vabili. Anche la Calabria haregistrato un forte incre-mento del numero di nuoviimpianti fotovoltaici, conuna crescita particolare nelsegmento degli impianti resi-denziali e industriali su tetto,nonché su numerosi edificiscolastici e comunali». A fareil punto sulla diffusione dellatecnologia solare in Calabriaè Vincenzo D’Agostino, am-

Al primo posto nel fotovoltaicoNon si arresta la crescita del mercato fotovoltaico italiano. Entro il 2012 il 6 per cento del fabbisogno

nazionale deriverà dal sole. Vincenzo D’Agostino spiega le motivazioni di questo successo e

presenta un modello di sviluppo energetico nato in Calabria e basato sulla fornitura locale

Luca Cavera

ministratore delegato di Om-nia Energia, azienda localeche fornisce energia elettricaa industria ed enti pubblici eche negli ultimi anni si è af-fermata nel mercato del fo-tovoltaico.

Quali sono le ragioni delsuccesso del fotovoltaico inItalia e soprattutto in Cala-bria?«Il costo di un impianto fo-tovoltaico standard, suffi-ciente per il fabbisogno dienergia elettrica di una fami-glia media, è ormai accessi-bile per il privato cittadino,anche grazie al sistema di in-centivi statali previsti dalConto Energia – la spesa èparagonabile a quello di unapiccola utilitaria. Inoltre, ilvantaggio economico ha tro-vato terreno fertile nella co-scienza diffusa dei beneficiambientali connessi alle ener-gie pulite. La Calabria, poi,ha condizioni di irraggia-mento molto favorevoli perl’investimento nel fotovol-taico, di gran lunga superioririspetto ai valori medi delNord Italia, producendo 1,5volte in più a parità di tec-

Page 83: dossier italia 06 12

riale in cui Omnia si è svi-luppata, sia per la congiun-tura degli ultimi tempi, for-temente penalizzante per leimprese italiane e per quellecalabresi in particolare. Inquesti dieci anni Omnia si èprofondamente trasformata.L’idea imprenditoriale inizialee la successiva perseveranza ededizione all’azienda da partedi tutti i dipendenti ci hannoconsentito di consolidare unaposizione di leadership nelmercato locale, di rafforzaregli asset patrimoniali e finan-ziari, di far conseguire consi-stenti risparmi economici al-l’utenza privata e pubblica».

Quali sono le prospettivee gli obiettivi per il 2012?«Il futuro di Omnia è legato

all’energia, nelle diverseforme che essa assume e

rappresenta. A partireda quest’anno cree-remo una divisione

gas e abbiamo inprogetto an-

che diaprirci alm e r c a t od e l l e

utenze domestiche, che costi-tuisce una sfida di grandeportata. Questo richiederà unnotevole impegno organizza-tivo, commerciale e finanzia-rio, ma che non mancherà difornire le dovute soddisfa-zioni all’azienda e agli utenti.Un’altra importante novitàdel 2012 è il programma diinternazionalizzazione del-l’azienda, che parteciperà anumerose missioni imprendi-toriali internazionali, tra cuiquella in Turchia promossadall’Istituto per il commerciocon l’estero. Al contempo in-tendiamo consolidare la no-stra realtà locale, interagendoquotidianamente con il terri-torio. L’obiettivo di Omnia èquello di diventare un puntodi riferimento per l’energiadel Sud».

Vincenzo D’Agostino

2012 • DOSSIER • 121

nologia e di costi».Qual è oggi l’organizza-

zione di Omnia?«Le attività della nostra so-cietà sono organizzate in duedivisioni: la divisione rinno-vabili, con il fotovoltaico inprimo piano, e la divisioneelettrica, in grado di gestireogni fase del processo di for-nitura di energia elettricaagli enti pubblici, ai clientiindustriali, alle Pmi, alle par-tite iva e ai condomini. Que-sta seconda divisione è quelladel core business tradizio-nale. Chi sceglie un forni-tore locale, oltre alle condi-zioni economiche studiate sumisura per i propri profili diconsumo, ha la possibilità disfruttare soluzioni di effi-cienza energetica per l’otti-mizzazione dei consumi eprogrammi di risparmio plu-riennali sui costi energetici.Nel 2011 abbiamo poten-ziato l’organizzazione com-merciale, realizzando unarete di consulenti specializ-zati in efficienza energeticache copre anche Basilicata,Campania, Puglia e Sicilia».

Quest’anno celebrate iprimi dieci anni diattività. Cosa rap-presenta questotraguardo?«È un traguardoimportante,sia per ilparticolarecontestoterrito-

Vincenzo D’Agostino,

amministratore

delegato della

Omnia Energia Spa

di Zumpano (CS)

www.omniaenergia.it

9000NUOVA CAPACITÀ FOTOVOLTAICA INSTALLATA INITALIA NEL 2011 (FONTE: EPIA). IL NOSTRO PAESEHA RAGGIUNTO IL PRIMATO MONDIALE

MWP

Page 84: dossier italia 06 12

RINNOVABILI

122 • DOSSIER • 2012

Il fotovoltaico non“droga” la bolletta

Uno studio recen-temente presen-tato dall’Autoritàper l’Energia e il

Gas ha svelato come negli ul-timi dieci anni la spesa mediadelle famiglie italiane perl’elettricità sia cresciuta del52,5 per cento, passando dai338,43 euro del 2002 ai515,31 euro del 2012. Ma acosa sono dovuti questi au-menti? Secondo diversi espo-nenti del mondo politico la“colpa” è da ricercare nel si-

stema di incentivi volto a fa-vorire lo sviluppo delle fontirinnovabili, tanto che lostesso ministro Corrado Pas-sera, lo scorso aprile, haespresso la necessità di “in-tervenire sugli incentivi per-ché costano troppo”. «Ulti-mamente abbiamo assistito auna sorta di “caccia alle stre-ghe” nei confronti delle fontirinnovabili, fotovoltaico inprimis, alimentata da pole-miche strumentali che sem-brano avere l’unico scopo difavorire determinati settoriproduttivi che, con lo svi-luppo delle rinnovabili, ri-schiano di perdere importantiquote di mercato. Il pro-blema, però, è che l’impattomediatico che questo tipo didichiarazioni hanno sulla po-polazione è enorme, al con-trario di quello che accade se,invece, a parlare è un sem-plice imprenditore». È que-sto il pensiero di Andrea Bru-netti, amministratore

delegato di Green Energy, so-cietà per azioni nata nel 2005su iniziativa di un gruppo diimprenditori catanzaresi, econ alle spalle una consoli-data esperienza nel campodelle fonti rinnovabili, dal-l’eolico al fotovoltaico. «Larealtà delle cose è ben diversa.Basterebbe analizzare tutte levarie voci di costo che com-pongono la nostra bollettaper capire che solo una pic-cola parte è effettivamentedestinata ai finanziamenti perlo sviluppo del fotovoltaico edelle altre energie alternative.Mi riferisco, in particolare, aicosiddetti oneri di sistema,che rappresentano circa il 9per cento del totale della bol-letta e all’interno dei qualisono compresi gli incentivialle Fer, ma non solo», spiegaBrunetti. «Una quota rile-vante di questi oneri di si-stema è infatti destinata alladismissione delle vecchie cen-trali nucleari, ad agevolazioni

Quanto incidono gli incentivi alle fonti rinnovabili sulla bolletta

energetica delle famiglie italiane? Il dibattito in questi mesi si è fatto

piuttosto acceso, con punti di vista e valutazioni differenti. Ne parliamo

con Andrea Brunetti, amministratore delegato di Green Energy Spa

Diego Bandini

Page 85: dossier italia 06 12

Andrea Brunetti

2012 • DOSSIER • 123

versificate, è arrivata ad assu-mere una posizione di leader-ship nel panorama calabrese.«A partire dal 2007 siamo di-ventati “Premium Partner”della Schüco International Ita-lia Srl, una delle aziende piùimportanti per quel che ri-guarda la produzione di mo-duli fotovoltaici. Dal 2005 aoggi abbiamo progettato e co-struito circa 16 Mw di impiantifotovoltaici, collaborando conrealtà del calibro di Abb Italia,Gamesa Eolica e Bester. La re-visione del sistema degli incen-tivi, come accennato in prece-denza, potrebbe però minarealle fondamenta l’intero settore,con conseguenze drammaticheanche da un punto di vista oc-cupazionale. Credo che questosarebbe davvero un clamorosoautogol, anche e soprattuttoin prospettiva futura».

per la società Ferrovie delloStato e ad altre attività, chenecessitano di finanziamentima che non concorrono di-rettamente alla riduzione delleemissioni. La parte più consi-stente, però, serve a finanziarele cosiddette fonti “assimilate”individuate dal famigeratoCip6, una delibera del Comi-tato Interministeriale Prezziadottata nel 1992 e ancora invigore, che nelle intenzioniavrebbe dovuto promuoverelo sfruttamento delle fonti rin-novabili. In realtà – proseguel’amministratore di GreenEnergy – più del 60 per centodei fondi Cip6 prelevati daglioneri di sistema finisce per in-centivare proprio le fonti “assi-miliate”, vale a dire impiantiche, nella maggior parte deicasi, producono con fonti fos-sili, favorendo di fatto i grandigruppi petroliferi ed elettriciitaliani. Dire che la bolletta èaumentata a causa degli incen-tivi alle rinnovabili, quindi, è

assolutamente falso». Il rischio, però, se dovesse farsistrada quest’idea, è quello dimettere a dura prova la tenutadi un settore che, in questi annidi crisi, ha contribuito a crearemigliaia di nuovi posti di la-voro, come sottolinea Bru-netti. «Il boom del fotovol-taico è iniziato solo tre anni fa.Un tempo troppo breve pertutti quegli operatori chehanno scommesso sulle po-tenzialità della green economye che hanno investito ingenticapitali per acquistare mac-chinari e strumentazioni al-l’avanguardia, senza specularema con prospettive di medio elungo periodo». E infatti sono stati notevoli glisforzi sostenuti in questi annida Green Energy, che grazieanche a uno staff dotato dicompetenze specialistiche e di-

��

Solo una piccola parte della nostra bollettaè effettivamente destinata ai finanziamentiper lo sviluppo del fotovoltaico e dellealtre energie alternative

Green Energy Spa

ha la sua sede a Caraffa

di Catanzaro (CZ)

www.greenenergyspa.it

Page 86: dossier italia 06 12

RISPARMIO ENERGETICO

Le attuali normativenazionali in materiadi risparmio energe-tico, riduzione dei

consumi e produzione ener-getica da fonti rinnovabilirendono oggi quanto mai im-portante lo sviluppo di tec-nologie e strategie per il con-tenimento dei consumienergetici di edifici e attivitàparticolarmente energivore.In questo senso la genera-zione distribuita rappresentauna grande possibilità, data la

sua capacità di riduzione deiconsumi legati al trasportodell’energia stessa, comespiega Ugo Tosetti, membrodel Consiglio di Ammini-strazione della ICP Energie,società umbra specializzatanella progettazione e svi-luppo di impianti per la pro-duzione di energia da fontirinnovabili, nonché sistemiper il risparmio energetico.«Quando si parla di genera-zione distribuita si fa riferi-mento a sistemi di genera-zione elettrica di piccolataglia, modulari e localizzativicino ai consumatori (im-pianti industriali o edifici perattività commerciali o resi-denziale), in grado di soddi-sfare specifiche necessitàenergetiche e di affidabilità».

Quanto è diffusa, in Ita-lia, questa modalità di di-stribuzione dell’energia?«Il Terzo Rapporto sull’evo-luzione della generazione di-stribuita, realizzato dall’Au-torità per l’Energia e il Gas,attraverso il monitoraggio de-

gli impianti di generazionedistribuita e di piccola gene-razione, ha censito in Italiapiù di 2.600 centrali di pic-cole dimensioni con una po-tenza installata totale di oltre4.000 Mw e una produzioneannua pari al 4,3 per centodell’intera produzione lordanazionale di energia elettrica.La penetrazione della Gene-razione Distribuita nel si-stema elettrico nazionale èquindi ancora modesta, masi prevede un incrementoconsistente nei prossimi annidel suo livello di diffusione,con particolare riferimentoalle fonti rinnovabili e allacogenerazione-trigenera-zione».

Quali sono, nello speci-fico, i vantaggi offerti dallacogenerazione?«La cogenerazione è la pro-duzione combinata di elet-tricità e calore. In un im-pianto convenzionale per laproduzione di energia elet-trica, l’energia chimica delcombustibile, trasformata in

Sistemi di trigenerazione con turbine a gas, innovativi e tecnologicamente avanzati,

in grado di assicurare risparmio energetico e massima efficienza a costi contenuti.

Le ultime novità illustrate da Ugo Tosetti della ICP Energie

Guido Puopolo

Le nuove frontiere della cogenerazione

Ugo Tosetti,

Consigliere di

Amministrazione

della ICP Energie

di Magione (PG)

www.icpenergie.it

124 • DOSSIER • 2012

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Ugo Tosetti

2012 • DOSSIER • 125

energia termica tramite com-bustione, viene utilizzata inun ciclo di potenza che la tra-sforma in elettricità. Il caloredi scarto del ciclo viene di-sperso nell’ambiente, otte-nendo così rendimenti diprimo principio del 40-50per cento. Con un impiantodi cogenerazione, invece, ilcalore di scarto non viene di-sperso, ma recuperato per es-sere poi utilizzato in variomodo. In questo modo si rag-giunge un’efficienza superioreanche all’85 per cento. Que-sto si traduce non solo in ri-sparmi economici, ma ancheecologico-ambientali: si con-suma circa il 20 per cento dicombustibile in meno, con la

conseguente riduzione delleemissioni inquinanti».

Proprio dai sistemi di co-generazione derivano i piùrecenti sistemi di trigenera-zione con turbine a gas, unodei principali ambiti di at-tività di ICP. Quali le pecu-liarità di questi sistemi?«La trigenerazione rappre-senta un particolare sviluppodei sistemi di cogenerazioneche, oltre a produrre energiaelettrica, consente di utiliz-zare l’energia termica recupe-rata dalla trasformazione an-che per produrre energiafrigorifera, ovvero acqua re-frigerata per il condiziona-mento o per i processi indu-striali. Sfruttando questa

particolare tecnologia ICP siè resa protagonista di un in-novativo progetto, volto a ga-rantire la stabilità e la sicu-rezza dei Centri diElaborazione Dati – CED».

Su quali presupposti si èsviluppata quest’idea?«L'idea nasce dall’avvertitanecessità di ridurre sensibil-mente i consumi di energianecessari all’esercizio di unCED. Questo, in genere,presenta un consumo con-temporaneo di energia elet-trica e frigorifera, sostanzial-mente stabile e nell'arco ditutto l’anno, oltre all’esigenzadella ridondanza dei sistemidi approvvigionamento didetta energia, per garantirne � �

La trigenerazione, oltre a produrreenergia elettrica, consente di

utilizzare l’energia termica recuperatadalla trasformazione anche per

produrre energia frigorifera

Page 88: dossier italia 06 12

RISPARMIO ENERGETICO

126 • DOSSIER • 2012

il funzionamento continua-tivo ed evitare danni alle ap-parecchiature informatiche.Fino a oggi i sistemi di emer-genza generalmente utilizzati,oltre agli UPS, erano i gruppielettrogeni in scorta attiva.L'intuizione dello staff diICP Energie è stata quella diribaltare lo standard e di uti-lizzare la rete elettrica comeback-up anziché come fonteprimaria di alimentazione,minimizzando il rischio di“fermo” dovuto a black-oute contemporaneo malfunzio-namento dei sistemi di emer-genza».

Come siete riusiciti a rag-giungere questo obiettivo?«Allo scopo è stato sviluppatoe realizzato un impianto cheoltre a garantire quanto so-pra, permette l'abbattimentodei costi energetici per unaquota superiore al 25 per

cento. La fase progettuale èstata il fulcro della realizza-zione, dovendo affrontare erisolvere simultaneamentemolteplici problematiche. Lasoluzione adottata da ICPEnergie è stata quella di uti-lizzare microturbine, alimen-tate a gas metano di rete, cor-redate da modulo di recuperotermico, collegate in paral-lelo e complete di un sistemadi gestione sviluppato e col-laudato per questa specificaapplicazione. L’energia ter-mica recuperata dai gas discarico delle microturbineviene “valorizzata” in un as-sorbitore per la climatizza-zione degli ambienti delCED. In questo modo ab-biamo un rendimento ener-getico complessivo del si-stema superiore all’81 percento».

ICP Energie, però, non

sviluppa solo sistemi di co-generazione e trigenera-zione, ma affronta la tema-tica della produzione dienergia da fonti rinnova-bili a 360°. In quali altriambiti siete presenti?«ICP Energie sviluppa e rea-lizza impianti per la produ-zione di energia da fonti rin-novabili, oltre a sistemi per ilrisparmio energetico, dal fo-tovoltaico all’eolico, fino algeotermico. Siamo in gradodi fornire impianti e sistemi“chiavi in mano”, a partiredallo studio di fattibilità sinoal collaudo e alla richiesta diincentivazione, il tutto attra-verso proposte finanziare mi-rate e richieste, ove possibile eprevisto, di finanziamenti re-gionali, nazionali o comuni-tari, al fine di rendere l’inve-stimento proposto il piùredditizio possibile».

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BONIFICHE

128 • DOSSIER • 2012

L’articolo 14 delQuarto ContoEnergia, al para-grafo c) prevedeva

un bonus di 5 centesimi dieuro/kWh per gli impianti fo-tovoltaici installati in sostitu-zione di coperture contenentiamianto. Purtroppo questovantaggioso e intelligente in-centivo non sarà replicato dalQuinto Conto Energia, al varoproprio in questi giorni e ca-ratterizzato da una riduzionecomplessiva del volume di aiutieconomici superiore al 30 percento. «Questa “altalena nor-mativa” è devastante per le im-prese che operano nel settore»,commenta Fabio Simoni, tito-lare della Costruzioni Edili Cdse responsabile del settoreamianto insieme alla moglieRita Cesarini. «L’azienda – pro-

Dall’amianto all’energia pulitaSostituendo le coperture in amianto con pannelli

fotovoltaici è possibile convertire un rifiuto pericoloso in

fonti energetiche rinnovabili. Come sottolineano Fabio

Simoni e Rita Cesarini, però, sul tema sono necessarie

certezze normative e maggiore informazione

Amedeo Longhi

Rita Cesarini, insieme

a Fabio Simoni

responsabile del

settore amianto della

Costruzioni Edili Cds

di Norcia (PG)

www.cdsamianto.com

segue quest’ultima – è nata nel1984 e dopo una ventinad’anni di attività, per diversifi-care gli ambiti operativi ab-biamo deciso di specializzarcinella bonifica di amianto. Aitempi la normativa era ancorafarraginosa e l’iter di acquisi-zione delle autorizzazioni ne-cessarie è durato quattro anni». Il settore della rimozione di co-perture in eternit e, più in ge-nerale, contenenti amianto, ècollegato attraverso strette si-nergie a quello dell’impianti-stica fotovoltaica: «Un buon 50per cento del nostro lavoro –spiega Simoni – si inserisce inquesto processo di trasforma-zione virtuosa. In generale, daquando ci occupiamo di boni-fiche, c’è stata una sensibile cre-scita di consapevolezza, chepurtroppo non è stata accom-pagnata da una politica gover-nativa costante. Fanno ecce-zione le iniziative di regioni ealtri enti locali, che spesso atti-vano programmi di microrac-colta che vanno a semplificarela procedura di smaltimento e a

far risparmiare ai privati prati-che autorizzative spesso moltocomplesse e di conseguenza co-stose. È importante dire cheanche per le aziende, da partedello Stato, ci sono state delleincentivazioni, non diretta-mente alla bonifica ma a essacollegate; per esempio, chiaveva una copertura in eternit ela sostituiva con un pannellosandwich coibentato o comun-que con una copertura cherientrava in determinate carat-teristiche termiche poteva usu-fruire della detrazione del 55per cento per interventi di ri-sparmio energetico». Va tuttavia sottolineato che,pur in assenza di piani struttu-rati, chi vuole effettuare opera-zioni di modifica può usufruiredi diverse facilitazioni. «Il pro-blema spesso è amplificato dauna sorta di “terrorismo me-diatico” – racconta Cesarini –che alimenta la disinformazionedegli utenti. In questo senso ilmercato è molto sensibile: inparticolar modo, da quado labonifica amianto è strettamente

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Fabio Simoni e Rita Cesarini

2012 • DOSSIER • 129

legata al fotovoltaico, la nostraattività procede a singhiozzo;con la voce di un possibile,peggiorativo, nuovo contoenergia le commesse stentanoad arrivare. Per i mesi successiviall’entrata in vigore di unnuovo programma di finanzia-menti, invece, la situazione sisblocca improvvisamente conun eccesso di lavoro». Oltre a questo, esistono anchei problemi reali, acuiti dalla fasedi profonda recessione chestiamo attraversando: «Le ri-chieste di interventi di bonificae riconversione contenuti – os-serva Simoni –, aventi comeoggetto canne fumarie, garagee altri manufatti di piccole di-mensioni, sono aumentati sen-sibilmente, ma i grossi lavori sufienili e capannoni industriali,che richiedono investimentidifficili da fronteggiare, sonosempre di meno». Ai problemi di ordine finan-ziario e legislativo, si sommanoquelli di natura ambientale, ri-guardanti l’opera di bonificanel suo complesso: «È difficile

quantificare il volume diamianto ancora da rimuovere– aggiunge Rita Cesarini –, ma,nonostante il lavoro negli ul-timi anni sia proseguito a ritmielevati, credo che a livello na-zionale la quantità di materialetossico rimosso non sia supe-riore al 20 per cento di quellapresente. A questo proposito,ritengo opportuno ricordarequanto previsto dalla legge 257del 1992, in base alla qualeogni proprietario di immobilicon coperture in eternit è ob-bligato a effettuare un esamedello stato della coperturastessa; in base all’esito di que-sta valutazione, l’interessatodeve proseguire il monitorag-gio con cadenza biennale o,nei casi peggiori, effettuare labonifica. In realtà oggi, a ven-t’anni dalla promulgazione diquesta legge, la quasi totalitàdei manufatti in amianto è aldi fuori dei limiti di tolleranza.L’età – e quindi il tempo diesposizione alle fibre – è in-fatti uno dei principali criteriper la valutazione del rischio».

Questo rende ancora più ur-gente attivare un programma dibonifica definitiva: «Sarebbe ne-cessario che nel giro di due otre anni il processo di dismis-sione delle coperture in eter-nit si avviasse a pieno regime»,auspica Simoni. «Perché que-sto succeda è necessaria unaprevisione normativa benstrutturata. Ai tempi dei pre-cedenti conti energia, imma-ginavo che le tariffe incenti-vanti sarebbero state il primopasso di un processo gradualeche avrebbe portato all’obbli-gatorietà della bonifica. Pur-troppo non è stato così e oggiè impensabile imporre questovincolo, considerando glienormi oneri economici col-legati, che pochi sarebbero ingrado di accollarsi».

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SPAZI VERDI

130 • DOSSIER • 2012

Criticità e prospettive per i costruttori del verde

Il Sud e la Calabria in par-ticolare sono la terra delsole e del verde che, grazieall’operato di realtà spe-

cializzate, si sposa armonica-mente con le infrastrutture via-rie, gli elementi architettonicidelle città, gli spazi pubblici equelli privati. Per i costruttoridel verde si sta inoltre avvici-nando un momento impor-tante, l’imperdibile occasionedi risollevare un mercato cheda diversi mesi, essendo stretta-mente legato a quello dell’edili-zia e più in generale degli inve-stimenti pubblici, è oggetto di

un forte rallentamento. Gio-vanni Baglione è amministra-tore della Baglione Piante, so-cietà che deriva daun’esperienza ultracentenarianel settore del verde. «Ope-riamo sin dal 1890, quandol’azienda nacque come vivaiospecializzato nella produzionedi piante di agrumi, olivi e frut-tiferi. All’inizio degli anni Ses-santa, in seguito al boom delleinfrastrutture e alla costruzionedi tante nuove strade e auto-strade, mio padre fondò la Ba-glione Francesco, oggi BaglionePiante, che si occupa di siste-mazione del verde e ingegnerianaturalistica. Mio padre è statoanche fra i fondatori di Asso-verde, la nostra associazione dicategoria, che oggi conta più di500 imprese iscritte». A proposito della grande op-portunità in arrivo, il settore èin attesa delle numerose gareche indirà la regione grazie aiPOR, il Programma OperativoRegionale 2007-2013. «Saràuna boccata d’ossigeno che cipermetterà di risollevarci dopo

un periodo di flessione. In re-altà la nostra società ha solidebasi e, grazie alla lunga espe-rienza nel campo, è ben cono-sciuta e questo costituisce unvantaggio strategico nell’acqui-sizione delle commesse. Inol-tre, la struttura solida e orga-nizzata ci permette di offrireprezzi fortemente competitivi». Una parte dei lavori inseriti nel-l’ambito del POR è già statabandita o sarà comunque av-viata nella seconda metà del2012. «La stragrande maggio-ranza – aggiunge Baglione –,costituita da centinaia di opere,è prevista per il 2013. Si tratteràdi sistemazioni idrogeologiche,messa in sicurezza di versantiin frana, ingegneria naturali-stica e altri lavori di cui ci oc-cupiamo». Non solo vivaistica earredo urbano dunque:«L’azienda – precisa a propo-sito Baglione – è in possesso ol-tre alla categoria OS24 (Verde earredo Urbano) ed OG13(Opere di Ingegneria Naturali-stica) delle certificazioni OG3 eOG6 per lavori di strade ed im-

Ingegneria ambientale, arredo urbano, vivaistica e irrigazione sono tutti ambiti appartenenti

al grande indotto dell’edilizia, anche se godono di un canale proprio.

Giovanni Baglione ne descrive le problematiche

Amedeo Longhi

Giovanni Baglione,

amministratore della

Baglione Piante di

Lamezia Terme (CZ)

www.baglione.it

Page 93: dossier italia 06 12

Giovanni Baglione

2012 • DOSSIER • 131

lavori coinvolgono tutte le pub-bliche amministrazioni: entistatali, regione, provincie, co-muni. A volte i pagamenti av-vengono con dilazioni di parec-chi mesi o anche di anni. Ciòcomporta difficoltà conseguentisia con i fornitori del credito, lebanche, che con i prestatori dilavoro, verso i quali è prioritariala nostra attenzione».

pianti di irrigazione, oltre chedella certificazione di qualitàUni En Iso 9001:2000 per leattività di sistemazione e ma-nutenzione di verde e arredourbano e di realizzazione e ma-nutenzione di opere di inge-gneria naturalistica. Altri ambitidi cui ci occupiamo sono pro-duzione e allevamento dipiante, progettazione, realizza-zione, manutenzione e sistema-zione ambientale di aree verdi egiardini, di opere di inseri-mento paesaggistico e ambien-tale, connesse a grandi infra-strutture, di opere diriqualificazione ambientale,idraulico-forestale e del suolo edi impianti di irrigazione». Laquasi totalità dell’attività, circail novanta per cento, è rivolta alsettore pubblico, per il quale laBaglione Piante S.r.l. lavora tra-mite l’acquisizione di gare diappalti. «Il restante dieci percento – prosegue Baglione – èdedicato al settore privato, inparticolare alla realizzazione divillaggi, a iniziare dalla proget-tazione fino alla realizzazionechiavi in mano, con impiantid’irrigazione a più stazioni,prati e successiva manuten-zione. Fa parte del team di pro-gettazione l’architetto Dome-nica Baglione, mia sorella,esperta in ingegneria dell’am-biente, progettazione ed inseri-mento paesaggistico di grandiopere, valutazione di impattoambientale. Un’altra nicchia èrappresentata dai vivai CavalierGiovanni Baglione Torre – dicui è amministratore mio fra-tello Antonio Maria –, che sonomolto estesi: il nostro vivaio diquaranta ettari, è uno dei più

estesi della Calabria». «Attual-mente la Baglione Piante S.r.l. èimpegnata in diversi Comunifra i quali: Lamezia Terme,Montauro, Caulonia, Vibo Va-lentia e Catanzaro, dove stiamoeseguendo lavori pertinenti allenostre specializzazioni: sistema-zione lungomare, centri spor-tivi, arredo urbano, sentieri na-turalistici». Baglione conclude con un’ana-lisi della situazione del mercatoin cui opera, che condivide glistessi problemi di altre aree e al-tri settori: «Oggi la criticitàmaggiore è quella relativa ai pa-gamenti, che non è limitata allasola Calabria ma si estende intutta Italia. Tale fattore è diestrema rilevanza: infatti, senon siamo in regola con le con-tribuzioni e con le formalitàamministrative, ci viene imme-diatamente preclusa la possibi-lità di partecipare a bandi e ap-palti perché veniamoconsiderati inadempienti e il la-voro si ferma del tutto. Le diffi-coltà di incassi regolari sullabase degli stati di avanzamento

2,99 mldLO STANZIAMENTO COMPLESSIVO DELPOR CALABRIA. DI QUESTI, CIRCA 360 MLN SONODESTINATI A OPERE DI CARATTERE AMBIENTALE

FONDI

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INFRASTRUTTURE

134 • DOSSIER • 2012

Gioia Tauro: serve una visione più ampia

Conoscere i continuimutamenti sulpiano proceduralee delle normative

doganali costituisce il requi-sito fondamentale che il doga-nalista, quale figura professio-nale abilitata al commerciocon l’estero e intermediario fraautorità doganale e operatorieconomici, deve possedere perpoter affrontare le sfide chegiornalmente si presentanonelle maggiori realtà portuali,come quella di Gioia Tauro. Aparlarne è Vito Nicola Fode-raro, attuale presidente della

Serport, società impegnata daanni nel fornire consulenza eservizi doganali alle impreseoperanti nel porto. «È un pec-cato che una struttura così im-ponente non venga resa appe-tibile ad altre compagnie dinavigazione, vista la posizionegeografica nel Mediterraneo,e si accontenti soltanto di ser-vire un solo armatore, la-sciando all’abbandono gru e

piazzali acquistati e costruitiper altro scopo».

Molti imprenditori localilamentano una scarsa pre-senza delle istituzioni nelleoperazioni di business al-l’estero. «È per questo che al fiancodelle imprese occorrono deisoggetti altamente qualificati,che sappiano come gestire lediverse problematiche e sup-portare in maniera adeguatale aziende in relazione alle spe-cifiche esigenze. Soprattuttoin un contesto come il nostro.Il porto di Gioia Tauro rap-presenta uno snodo fonda-mentale per il comparto delcommercio internazionale sindai primi anni novanta. Non èun caso, infatti, se la SerportGioia Tauro Srl è nata nel1993».

Come è nata l’idea perquesta società?«Tutto è stato reso possibilegrazie all’idea di un gruppo diimprenditori calabresi, profes-sionisti del settore, che hannosaputo cogliere la sfida postadai nuovi operatori econo-mici. Questi ultimi, infatti,

Più connessioni con il territorio e maggiori

infrastrutture per inglobare navi da carico tradizionali.

L’analisi e le prospettive di Vito Nicola Foderaro,

a capo di una tra le prime società del porto

nella consulenza marittima

Carlo Sergi

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Vito Nicola Foderaro

2012 • DOSSIER • 135

ro e tanker. Tutti mezzi chenecessitano di specifiche infra-strutture e, di conseguenza, diadeguate realtà industriali e lo-gistiche che diano valore ag-giunto alle merci trasportate».

Anche voi investirete suquesta strategia?«Assolutamente. Il futuro dellanostra società è proiettato inquesta direzione e grazie allacollaborazione con la “SudImpresa di Lamezia Terme”,specializzata nello sviluppo dinuove idee imprenditoriali,stiamo provando a dare con-cretezza alla nostra visione.Convinti che si possano porrele basi per stimolare nuoveeconomie e incrementare l’oc-cupazione in maniera signifi-cativa creando, questa volta si,l’indotto sul territorio».

cercavano nel porto chi po-tesse offrire servizi ad altissimistandard per quel che con-cerne la consulenza doganale,l’agenzia marittima, la logi-stica delle merci, i trasporti,le eventuali manipolazioni etutti i servizi connessi. In pocotempo Serport si è confermataall’altezza delle aspettative, ac-quisendo ampio gradimentoda parte della clientela, tra cuisi annoverano importanti re-altà multinazionali».

Cosa vi ha permesso diconsolidarvi, nonostante lacongiuntura? «La nostra forza, in questitempi di crisi, è rappresentatadal fatto di poter offrire servizianche in altri porti, potenzial-mente su scala mondiale. An-che se preferiremmo che que-sto territorio fosse la primafonte di sostentamento. Vor-remmo che i calabresi avesseromaggiori opportunità, viste leenormi potenzialità che que-sto porto potrebbe sviluppare.Ma devo dire che, per quantoci riguarda, nonostante il calodel traffico navi registrato ne-gli ultimi anni, contiamo al

nostro interno 23 dipendenti,3 responsabili settore e dispo-niamo di un’area di 6000mqper le attività di magazzinag-gio, deposito doganale, depo-sito Iva e temporanea custo-dia. Offriamo inoltre lapossibilità di collegamenti sugomma e su rotaia. Mentrecon le merci da spedire per viaaerea ci serviamo degli aero-porti di Lamezia e di ReggioCalabria».

Secondo lei quali progettipotrebbero rendere quello diGioia Tauro un porto piùcompetitivo?«Il transhipment di containerè stata finora la principale at-tività del porto, lasciandopoco o niente al territorio, inquanto i container, durantequesto processo, sbarcano dauna nave e imbarcano su altra,non facendo crescere quel fa-moso indotto di cui anni fa siparlava tanto nei tavoli istitu-zionali. Occorre puntare a unpiù efficace sfruttamento dellepotenzialità che offre GioiaTauro, come ad esempio lapossibilità di accogliere im-portanti navi tradizionali, ro-

Al centro, Vito Nicola Foderaro, presidente

della Serport Gioia Tauro Srl, con, da sinistra,

Giuseppe Sergi e Fabrizio Gangeri

www.serport-gioiatauro.it

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LOGISTICA

140 • DOSSIER • 2012

Haccp è l’acro-nimo di HazardAnalysis andCritical Control

Points ed è una sigla che in-dica un sistema di autocon-trollo riguardante l’igiene fi-nalizzato a prevenire il rischiodi contaminazione degli ali-menti. Per chi trasporta que-sto tipo di merci, il discipli-nare Haccp riveste unafondamentale importanza,così come tutte le normativesul tema. Camillo Crivaro è ilrappresentante legale della

Calabria Distribu-zione Logi-

stica, società

La logistica del freddo fa rotta verso l’Europa La logistica del freddo è un comparto particolare, in cui le rigide norme igieniche e sanitarie devono

essere rispettate per garantire la sicurezza degli utenti. Camillo Crivaro spiega come si è organizzata

la sua azienda per rientrare nei parametri

Amedeo Longhi

La Calabria

Distribuzione

Logistica Srl ha sede

a Tiriolo (CZ)

www.cdlitalia.com

operante nel settore della lo-gistica e del trasporto, specia-lizzata nel campo delle mercideperibili. «La normativa de-dicata è rigida e dettagliata eva rispettata alla lettera. Oltrea questo, quello che tento ditrasmettere sempre alle per-sone che collaborano con noiè il senso di responsabilitànello svolgimento delle pro-prie mansioni, perché quandoparliamo di logistica e tra-sporto di prodotti deperibilici riferiamo agli alimenti cheogni giorno troviamo sulle no-stre tavole e che noi puntual-mente consegniamo ai riven-ditori finali». La struttura in cui operal’azienda, che si estende peroltre 3000 metri quadri, sitrova a Sarrottino, tra Lame-zia Terme e Catanzaro, in po-sizione strategica per il rag-giungimento delle localitàservite dalla distribuzionedelle merci sul territorio cala-brese. «È inoltre dotata di unampio piazzale per il ricoverodei mezzi e il carico e scarico

delle merci. Lo stabilimento,completamente refrigerato, ècostituito da tre corpi inter-comunicanti per lo stoccag-gio e il mantenimento deiprodotti a temperatura con-trollata, che varia dai 4°C ai18°C. Dispone anche di at-trezzature tecnologicamenteavanzate e di personale quali-ficato, circa cinquanta unitàtra dipendenti diretti e ad-detti inseriti nell’indotto».La Calabria Distribuzione Lo-gistica è nata nel 1998 dallacollaborazione tra due realtàimprenditoriali, una locale, laCabe Trasporti, operante dal1968, e l’altra rappresentatada un’azienda del Nord Italialeader nel settore del trasportomerci a temperatura control-lata, la Cavalieri Trasporti,oggi acquisita dalla Stef-Tfe,secondo gruppo europeo nellalogistica e trasporto di mercideperibili quotato alla borsadi Parigi. «La società – pro-segue Crivaro – ha una spic-cata attitudine regionale, conuna distribuzione capillare su

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Camillo Crivaro

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tutto il territorio, dove con-segna le merci nell’arco delle24/48 ore dalla data di arrivoin piattaforma. Entrando afar parte del mondo Stef-Tfe,abbiamo in programma l’in-tensificazione dei flussi dellemerci sia per la distribuzionelocale sia in partenza dallanostra regione per il resto diItalia e Europa con partenzequasi giornaliere».L’efficienza e la sicurezza lo-gistica vera e propria sonogarantite anche dalle dota-zioni tecniche a disposi-zione: «Siamo in grado di as-sicurare un servizioaffidabile, puntuale e di qua-lità, fornendo – grazie allepiù moderne tecnologie ditrasmissione dati, all’ausiliodi sistemi di radiofrequenzae di sistemi informativi qualiInfolog, Logmanager, Sie e,non ultimo, Sap – informa-zioni accurate e precise chegarantiscono la tracciabilitàcompleta delle merci, co-perte da polizza assicurativaall-risk sia durante lo stazio-namento nella struttura chedurante il trasporto». Con la collaborazione di unpartner specializzato nel set-tore igiene degli alimenti, èstato redatto un manuale diautocontrollo aziendale. Inesso vengono descritte le at-tività logistiche e ammini-strative: le tipologie di pro-dotti alimentari, le modalitàcon cui vengono individuatee mantenute sotto controllo

le fasi e i punti critici dei pro-cessi produttivi che possonocompromettere la sicurezzadegli alimenti, le procedureda adottare per migliorare estandardizzare i controlli in-terni, le modalità di forma-zione del personale in materiadi buona prassi igienica, ladocumentazione atta a regi-strare i controlli. «Questo cipermette di essere sempre inlinea con la normativa Haccp,in base anche alle linee guidadell’Unione Europea in ma-teria d’igiene dei prodotti ali-mentari, facenti riferimentoal Decreto Legislativo 155 del26 Maggio 1997». La Cdl èanche in possesso delle auto-rizzazioni sanitarie rilasciatedall’Asl di Catanzaro, SettoreIgiene Pubblica e Servizio Ve-

terinario, per il deposito diprodotti alimentari; inoltre,dal 1998 è in essere un con-tratto con la Dimar Srl per leattività preventive di derattiz-zazione e sanificazione sullemerci trattate. Anche la qua-lità è certificata, grazie all’at-testato Iso 9002. «A oggi siamo partner logi-stico per la distribuzione inCalabria di marchi quali Gal-bani, Kraft, Grandi salumificiitaliani, Beretta,Vismara, Fer-rarini, Prealpi, Biraghi, Lindt,Caffarel, Condorelli, Perni-gotti e tante altre aziende chehanno scelto di affidarsi a noiesternalizzando la parte logi-stica per crescere insieme, inun rapporto non fra cliente efornitore ma di vera e propriapartnership».

��

Entrando a far parte del mondo Stef-Tfe, abbiamoin programma l’intensificazione dei flussidelle merci sia per la distribuzione locale,sia per il resto di Italia e d’Europa

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EDILIZIA

142 • DOSSIER • 2012

Un’impresa di co-struzioni calabreseche ha il propriocore business nel-

l’esecuzione di appalti pubblicinel Nord Italia. È questa la spe-cificità della Elle Due Costru-zioni, originaria di LameziaTerme e che oggi ha una sedeanche in Veneto. Ammini-strata da tre fratelli, Gennaro,Domenico e PasqualinoLongo, l’azienda si è aggiudi-cata lavori importanti in Emi-lia Romagna – come quellinell’aeroporto Guglielmo Mar-coni di Bologna – e in Veneto,regione dalla quale Gennarosta seguendo direttamente la

L’esperienza di tre imprenditori che hanno portato la loro capacità di fare edilizia pubblica e privata

fuori dalla regione di origine. Una case history che sfata molti pregiudizi sull’efficienza produttiva

delle imprese meridionali. La parola a Gennaro Longo

Valerio Germanico

Fare impresa oltre i confini regionali

realizzazione della nuova te-nenza dei carabinieri di Due-ville: «La ricollocazione terri-toriale ci ha dato un nuovoslancio. Nel Nord Italia siamoriusciti a esprimere tutto il no-stro potenziale, aggiudicandocigare d’appalto per la realizza-zione di grandi opere pubblichee lavorando anche nel residen-ziale, nel multifunzionale enelle ristrutturazioni».

Quali sono state le ragioniche vi hanno spinto a portarei vostri cantieri al Nord?«La Calabria si trovava già indifficoltà prima dell’inizio dellacrisi economica. Adesso, quellache in altre realtà è crisi, qui è

diventata povertà. Il tessutoproduttivo è totalmente im-mobile, da parte delle istitu-zioni locali non arrivano in-centivi per favorire la culturadel lavoro, gli istituti di creditonon erogano credito per le im-prese. Prevedendo che la situa-zione potesse soltanto peggio-rare col tempo, nel 2008abbiamo raccolto le nostreforze e abbiamo deciso di pro-vare a ricominciare in un altrocontesto. In questo, anche dalpunto di vista economico, ab-biamo avuto pochissimi soste-gni, perché eravamo visti dallebanche come un’impresa gio-vane e quindi con poche ga-ranzie».

In base a quali criteri avetescelto le aree in cui “deloca-lizzare”?«Abbiamo considerato qualipotevano essere i territori con lemaggiori opportunità e li ab-biamo individuati nelle regionidel Triveneto e in Emilia Ro-magna. Queste sono regionidove viene apprezzata la serietàdel lavoro e si vedono ricono-

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Gennaro Longo

2012 • DOSSIER • 143

Gennaro Longo, socio e amministratore di Elle Due Costruzioni Srl

di Lamezia Terme (CZ)

www.elleduecostruzionisrl.it

sciuti i propri meriti, anchedalle istituzioni locali. Certa-mente all’inizio abbiamo ri-scontrato una certa diffidenza,ma col tempo abbiamo potutodimostrare le nostre capacità eci siamo scrollati di dosso i pre-giudizi che inevitabilmente ac-compagnano noi meridionaliquando ci spostiamo al Nord».

Quali sono stati gli ultimilavori più importanti e inquesto momento in quali la-vori siete impegnati?«Fra i lavori recenti, uno dei piùimportanti è stato ultimato anovembre 2011 in Calabria, aLamezia Terme, dove abbiamorealizzato il parcheggio dell’ae-roporto – un lavoro con un im-porto di circa un milione dieuro – e in seguito abbiamo an-che fatto dei lavori di cavidottoall’interno della pista. Sempreper quanto riguarda i lavori ae-roportuali, attualmente stiamolavorando presso l’aeroportoGuglielmo Marconi di Bolo-gna, dove stiamo realizzando icinque nuovi pontili di imbarcoche permetteranno l’accesso agli

aeromobili direttamente dai ter-minal. Il progetto è stato stu-diato in maniera tale che, unavolta ultimati i lavori, non sinoterà alcuna discontinuità nel-l’aspetto delle facciate esistenti avetrate continue: le nuove strut-ture risulteranno perfettamenteintegrate nello stile architetto-nico attuale».

Quali lavori state realiz-zando in Veneto invece?«A Dueville, in provincia di Vi-cenza, stiamo costruendo lanuova tenenza dei carabinieri,con residenza annessa. Il com-plesso si svilupperà su un’area dicirca 4.200 metri quadrati, conun costo complessivo dell’operadi quasi 2,5 milioni di euro. Ilprogetto è finanziato dal mini-stero della Difesa, da fondi dellaRegione Veneto e dai Comunidi Dueville, Monticello ConteOtto, Caldogno, MontecchioPrecalcino e Costabissara. Que-sta struttura, infatti, rappresen-terà un grande presidio inun’area nella quale esiste attual-mente soltanto una piccola ca-serma alla quale fanno riferi-

mento più di 45mila abitanti.Sarà dunque un’opera strate-gica per il territorio e verràcompletata entro luglio 2013».

Nei prossimi mesi, qualicantieri avvierete?«Un appalto pubblico che cisiamo già aggiudicati, e di cuiprossimamente partiranno i la-vori, riguarda un importanterestauro a Tesero, in provinciadi Trento. Qui eseguiremo laristrutturazione di Casa Jellici,che verrà adibita in parte a mo-stra permanente di presepi e inparte a biblioteca. Si tratta diun progetto molto importante,sia per la qualità dell’interventosu un edificio storico, uniconella Val di Fiemme, sia per laparticolarità del contesto pae-saggistico e socio-economicotrentino. Inoltre, nell’ambitoprivato, stiamo realizzando ilprogetto di un elegante com-plesso residenziale a Jesolo, inlocalità Cortellazzo. Qui co-struiremo ampie unità indi-pendenti caratterizzate da unomogeneo studio delle forme edei materiali».

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EDILIZIA

144 • DOSSIER • 2012

«Nonostantele sue ca-pacità anti-c i c l i che ,

questa volta il comparto dellecostruzioni risente in modoparticolare del calo degli ap-palti pubblici e della domandainterna, ma soprattutto di unacronica carenza di liquidità do-vuta a una crescita del 42 percento dei mancati pagamenti ea un sistema bancario miopeche, con poche eccezioni, im-piega altrove la raccolta locale». Inquadra nitidamente le prin-cipali cause del crollo dell’edi-

All’edilizia lucanaoccorrono incentivi Calo degli appalti pubblici. Mancati pagamenti. Carenza di liquidità. Fondi insufficienti. Riduzione della

domanda. E, di conseguenza, perdita di posti di lavoro. Il dottor Mario Giuseppe Bitonto fotografa la

situazione in cui versa l’edilizia lucana mentre l’impresa adotta una concreta spending rewiev

Adriana Zuccaro

Mario Giuseppe

Bitonto, dell’impresa

di costruzioni Falbit Srl

di Ferrandina (MT).

Nelle altre immagini,

opere di edilizia

residenziale

e industriale realizzate

dalla Falbit

www.falbit.it

lizia per il settore pubblico, ildottor Mario Giuseppe Bitontodell’impresa di costruzioni Fal-bit Srl, che riprende: «Nei set-tori dell’edilizia civile, indu-striale e delle opere stradali incui la Falbit è primariamenteimpegnata, purtroppo i drasticitagli agli investimenti per leprincipali stazioni appaltanti di-mostrano la scarsa lungimi-ranza di una classe politica chenon ha compreso che durantele crisi è consigliabile investirein questo settore, capace, grazieal suo vasto indotto, di invertirei cicli economici negativi».

Eppure la Giunta regionaleha approvato lo stanziamentodi 10 milioni di euro perl’edilizia pubblica residen-ziale. «Dieci milioni sono utili ma as-solutamente insufficienti per ri-mettere in moto un’economiafortemente provata come la no-stra, soprattutto se conside-riamo che alla provincia di Ma-tera sono destinati poco più di3 milioni. Tuttavia, molto di-pende dalla tempestività della

messa a disposizione dei fondi.Le imprese hanno oggi più chemai bisogno di interventi im-mediati, non solo di vaghe pro-messe che purtroppo la Re-gione è solita fare. In ogni casoun serio piano di investimentinel campo dell’edilizia pubblicaresidenziale, soprattutto in unacittà come Matera dove è fortela domanda di edilizia popo-lare, sortirebbe il duplice effettodi ridare fiato al comparto dellecostruzioni e di soddisfare ladomanda calmierando i prezzirispetto all’edilizia residenzialeprivata».

Fotografando l’edilizia lu-cana in generale, quali con-trasti emergono?«Innanzitutto occorre tenerpresente che quasi il 70 percento delle imprese edili lucanepartecipa a gare di appalto di la-vori pubblici. Ne deriva che ladiminuzione dei trasferimenti,il calo delle gare – soprattuttodi quelle di piccolo importo,tarate sulla ridotta dimensionedelle imprese locali –, il Patto diStabilità Interno con il blocco

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Mario Giuseppe Bitonto

2012 • DOSSIER • 145

dei pagamenti, l’aumento deiprezzi delle materie prime,hanno creato notevoli danni alsettore. Anche il mercato del-l’edilizia privata registra unacontrazione, soprattutto nel ca-poluogo a causa del ritardo nelvaro di importanti strumentiurbanistici, dei cosiddetti PianoCasa 1 e 2 e di consistenti in-vestimenti di edilizia econo-mica e popolare».

Con quali conseguenze?«Tutto ciò ha portato a nume-rose chiusure aziendali, con unsaldo negativo di nati-mortalitàe alla perdita di parecchi postidi lavoro: 5.000 unità in menodal 2008; 1.000 nel 2011, parial 25 per cento della forza la-voro complessiva impiegata nelsettore; 84 imprese hanno

chiuso l’attività nel secondo se-mestre del 2011. Qualche se-gnale positivo arriva dai piccolilavori privati, incentivati dal bo-nus fiscale del 50 per cento perle ristrutturazioni recentementeintrodotto e dallo sconto del 55per cento per chi investe nel ri-sparmio energetico. Una delu-sione, invece, si è avuta per lemancate promesse allo svilupponella regione delle energie rin-novabili, con un Piano energe-tico regionale reso inutile daisoliti cronici ritardi nell’attua-zione. Ritardi, inoltre, si regi-strano negli investimenti indu-striali legati ai bandi regionali difinanziamento, con una len-tezza nello scorrimento dellegraduatorie che, oltre a rallen-tare le previsioni di investi-mento industriale, ha disattesole aspettative di ripresa del mer-cato dei prefabbricati in ce-mento e degli impianti indu-striali».

Quali carte ha posto sul “ta-

volo della ripresa” la Falbit? «Abbiamo messo in campo unadecisa azione di contenimentodei costi. Mentre la pubblicaamministrazione parla tanto dispending review, le impresesono le prime a tagliare il su-perfluo. Purtroppo anche lespese di investimento hannodovuto subire una riduzione,almeno in attesa che la RegioneBasilicata vari alcune misure diincentivazione previste come,per esempio, il credito d’impo-sta sugli investimenti in beniammortizzabili. Infine, rispettoal passato, considerato che ilnumero delle gare d’appalto si èridotto, così come anche il loroimporto, puntiamo anche al-l’acquisizione anche di piccolecommesse che, paradossal-mente, ci garantisce maggior-mente rispetto ai lavori piùgrandi, perché in tempi di ca-renza di liquidità come questi ilrischio del mancato pagamentoè elevato».

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Segnali positivi arrivano dai piccolilavori privati, incentivati da bonus fiscaliper le ristrutturazioni e sconti per chi investenel risparmio energetico

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EDILIZIA

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Tempi biblici per i pagamenti,gli effetti sul settore

Secondo un’analisi cu-rata da Euler HermesItalia, condotta per re-gioni e settori produt-

tivi, dopo un triennio sul quale

la crisi aveva pesato in manieracontenuta, fra il 2010 e il 2011,in Calabria le difficoltà nei pa-gamenti si sono acutizzate, conun incremento della severità del38 per cento rispetto al 2007. Isettori più colpiti sono stati l’ab-bigliamento, il comparto grandimagazzini e l’edilizia, sia pri-vata che pubblica. In questoscenario, al deficit infrastruttu-rale calabrese – fattore determi-

nante nel frenare la ripresa –corrispondono i tagli delle pub-bliche amministrazioni sulfronte delle grandi opere. Que-st’ultimo fenomeno, tuttavia, siinserisce nel quadro dello sce-nario economico nazionale del-l’edilizia, per il quale si prevede,preso a riferimento il 2008, unaflessione degli investimenti chetoccherà il 24,1 per cento a fine2012. A questo seguirà un calodi fatturato del 2-3 per cento,che colpirà soprattutto le Pmi,già vessate dai mancati paga-menti, la cui severità, per l’edi-lizia, ha raggiunto quota 73 percento rispetto ai livelli precrisi,confermando il primato di unodei settori più colpiti dal pro-blema della riscossione dei cre-diti. Criticità avvertita puredalle imprese che in questi anninon hanno registrato bilancinegativi. Come spiega MassimoSiciliano: «Negli ultimi dodicimesi a cavallo fra 2011 e 2012,nonostante il numero di appaltirealizzati per diversi enti pub-blici, anche la nostra impresadi costruzioni si è dovuta scon-

trare con tempi di pagamentosempre più difficili da soste-nere». Siciliano è responsabile,insieme al fratello Marco, dellaI.c.o.p. Srl di Antonimina(RC), azienda specializzata nelleopere pubbliche, in particolarestradali idrauliche e marittime.E aggiunge Marco Siciliano:«Siamo riusciti ad aggiudicarciun buon numero di appalti, so-prattutto fra quelli banditi dalleprovince. Tuttavia, in corsod’opera abbiamo avuto delledifficoltà, soprattutto perché citroviamo in un momento discarsa liquidità e dobbiamo co-munque anticipare cifre im-portanti per il pagamento difornitori, della manodopera edei mezzi. Poiché riceviamo ipagamenti dopo molto tempodalla fine dell’esecuzione dei la-vori, le difficoltà si ripercuo-tono di appalto in appalto e noisiamo riusciti a farvi fronte solograzie alla forza della nostra or-ganizzazione. Se i capitolati deicontratti prevedono un mas-simo di 45 giorni dopo l’appo-sizione dell’autorizzazione di

Cambia il modo di approcciare l’appalto pubblico da parte delle imprese di costruzioni.

Queste puntano su opere già finanziate, sulla prossimità territoriale.

E spesso su importi più bassi. La parola a Marco e Massimo Siciliano, imprenditori edili

Valerio Germanico

In queste pagine, lavori

di cantiere eseguiti

dalla I.c.o.p. Srl

di Antonimina (RC)

www.icopsrl.it

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I.c.o.p.

2012 • DOSSIER • 149

nella fase di realizzazione. An-che la posizione geografica delcantiere rispetto alla nostra sedeha assunto un’importanza mag-giore. Dato che i margini sonosempre più ristretti – al contra-rio dei costi di trasporto e mo-vimentazione, che sono lievitatienormemente – cerchiamo dilavorare all’interno di un raggiodi 100 km, mentre prima lavo-ravamo molto anche fuori re-gione». � �

certificato di pagamento, nellaprassi si raggiungono anche i120 giorni».

LA STRATEGIA DI SELEZIONE

Questa situazione ha spinto leimprese, inevitabilmente, adadottare un approccio selettivoagli appalti. Come spiega Mas-simo Siciliano: «Se prima sce-glievamo i bandi in base allacategoria dell’opera da realiz-zare, adesso ciò che dobbiamoindividuare per prima cosa è lasituazione finanziaria che stadietro all’appalto, oltre a verifi-care quali vincoli, fra le diverseamministrazioni coinvolte nel-l’erogazione dei fondi, potreb-

bero poi determinare problemicon i tempi di pagamento. Lanostra cernita fra i bandi,quindi, ha avuto lo scopo di in-dividuare e cercare di vinceresoltanto la realizzazione diopere per le quali i fondi sianogià nelle casse dell’ente appal-tante. Questa strategia, certa-mente, non è esente da unacomponente di rischio, però cipermette di impegnarci in la-vori che dovrebbero darci mi-nori imprevisti. Sempre in virtùdi questo atteggiamento dimaggiore prudenza, abbiamoiniziato a scegliere appalti diimporto più basso, in modo danon esporci eccessivamente

VOLUME D’AFFARI NEGLI ULTIMI 5 ANNI, DELLA I.C.O.P. SRL,SOCIETÀ DI COSTRUZIONI SPECIALIZZATA NEGLI APPALTI PUBBLICIDI GRANDI OPERE AUTOSTRADALI, MARITTIME E IDRAULICHE

36 mln

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EDILIZIA

150 • DOSSIER • 2012

PROBLEMI BUROCRATICI

La maggiore prudenza nellapartecipazione alle gare ha lasua ragione anche in un altroproblema che colpisce a livellonazionale le imprese di costru-zioni che realizzano opere pub-bliche, quello dei prezziari. «Ilavori da realizzare – diceMarco Siciliano – spesso sonobasati su progetti fatti anche10-12 anni fa, che prevedonodunque prezzi oggi assoluta-mente fuori mercato e chevanno quindi aggiornati all’at-tualità – soprattutto perquanto riguarda il prezzo delferro e del calcestruzzo, cioèdelle forniture fondamentaliin una qualsiasi opera. La riva-

lutazione del progetto e deiprezzi, a causa del complesso diadempimenti burocratici cherichiede, ha il doppio effettodi ritardare sia l’esecuzione deilavori sia, in seguito, il loro pa-gamento da parte della pub-blica amministrazione. In par-ticolare, i progetti appaltati daiComuni, che sono enti inseritiin una lunghissima catena bu-rocratica, spesso vengono bloc-cati dall’assenza di un’autoriz-zazione che dipende da unaltro soggetto istituzionale. Afare le spese di questa situa-zione sono naturalmente le im-prese, sulle quali di fatto gra-vano tutti gli effetti dellalentezza procedurale».

ULTIME OPERE

Fra gli ultimi cantieri comple-tati dalla I.c.o.p. i più impor-tanti hanno riguardato operestradali, in regione e fuori re-gione. Nel mantovano, adopera della provincia di Man-tova, l’impresa ha realizzato latangenziale sud di Quistello,appaltato con un importo diquasi 5 milioni di euro. Lastessa portata economica haavuto anche un lavoro di grandidimensioni realizzato per contodell’Amministrazione Provin-ciale di Catanzaro: la super-strada di collegamento fra i co-muni di Girifalco e Maida. ANovara, invece, per contodell’Associazione Irrigazione EstSesia di Novara, è stato realiz-zato il quarto lotto del CanaleCavour. Come racconta Mas-simo Siciliano: «Negli anniscorsi abbiamo realizzato com-messe di notevole importo –dai 3 ai 5 milioni di euro – frale province di Novara, Cre-mona, Mantova e Parma, ap-paltate con pubbliche ammini-strazioni e consorzi di bonifica.Nel 2012, vista la forte ondatadi crisi che ha investito soprat-tutto le zone più industrializ-zate del Nord Italia, abbiamodeciso di concentrare la nostraattività nel territorio calabrese,soprattutto fra le province diReggio Calabria, Catanzaro eCosenza. Anche per questomotivo, se in passato la nostraspecializzazione erano le operestradali, tornando a lavorare dipiù in Calabria ci siamo avvici-nati anche alle opere marittime,

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Prima sceglievamo i bandi per categoria.Adesso per prima cosa guardiamo

alla copertura finanziaria garantita dall’ente

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I.c.o.p.

2012 • DOSSIER • 151

un settore quest’ultimo che sulfronte della salvaguardia e dellariqualificazione di scogliere ecoste ci ha dato molte possibi-lità di lavoro». E prosegue ilfratello Marco: «La nostra espe-rienza nei vari settori è cresciutae si è venuta specializzandoman mano che realizzavamo leopere, passando dalla piccolastrada comunale via via finoalle grandi opere. Il settore stra-dale qui in Calabria è certa-mente uno dei più rilevanti eper questo rappresenta il nostrocore business».

LE PROSPETTIVE

In conclusione, Marco Sici-liano spiega quali sono i nodida sciogliere per un’edilizia checol perdurare della crisi rischiadi trascinare con sé un interotessuto economico, che diret-tamente e indirettamente vi ècollegato. «Il problema princi-pale rimane attualmente sem-pre quello dei tempi di paga-mento. La sua soluzione,riportando liquidità alle im-prese, avrebbe certamente uneffetto importante. Se questopuò essere risolutivo per leaziende che hanno affrontatomeglio la crisi, però, esistonorealtà che sono state pesante-mente penalizzate, avendo su-bito non solo il ritardo dei pa-gamenti, ma anche numerosiinsoluti. Per queste sarebbe ne-cessario predisporre un pianodi aiuti e finanziamenti. Cre-diamo infatti che la soluzionealla crisi vada risolta nel cuoredelle aziende. Noi ci stiamoimpegnando per superare que-

sto momento, anche avan-zando delle proposte attraversola sede di Confindustria ReggioCalabria e i vari enti di settore.Una possibilità potrebbe esserequella di destinare dei fondi co-munitari per il rinnovo delleattrezzature e dei macchinari,in modo da porre le basi per ilmomento della ripresa. Amolte imprese, infatti, mancala forza per investire,visto an-che l’abbandono da parte dellebanche, le quali non assicuranopiù, prestiti e fidi necessari,oserei direi quasi fondamentaliper superare il momento». Unaproposta di Massimo Siciliano,

poi, è quella di destinare risorsealla qualificazione edilizia. «Unpiano nazionale di riqualifica-zione avrebbe un duplice ef-fetto positivo. Da una parte,rilancerebbe il settore delle co-struzioni, che anche nell’am-bito dei privati ha registrato uncalo significativo della quan-tità di lavori disponibili. E dal-l’altra, permetterebbe diporre in sicurezza i moltis-simi edifici che ancora in Ita-lia sono soggetti a rischi,come ha dimostrato quantoaccaduto con i terremoti del-l’Aquila e più recentementein Emilia Romagna».

EVOLUZIONE DI IMPRESA

Fondata negli anni Sessanta da Antonio Siciliano, per poi passare alla guida dei figli Massimoe Marco alla fine degli anni Novanta, la I.c.o.p. Srl è un’impresa di costruzioni che in pochi

decenni ha saputo evolversi da realtà artigianale a società con un notevole sviluppo dimensio-nale e tecnico-imprenditoriale. Questo l’ha portata all’acquisizione di una notevole capacità tec-nologica e oggi I.c.o.p. è in grado di realizzare opere di importanza strategica all’interno del pro-gramma nazionale dell’edilizia infrastrutturale e dell’ingegneria civile. I cantieri di maggioreimportanza sono quindi diventati quelli per la realizzazione di opere di bonifica, sistemazioneidraulica, consolidamento di terreni, opere in calcestruzzo, trivellazioni, demolizioni di strutture,rilevati, opere stradali e costruzione di acquedotti. È proprio grazie a queste lavorazioni e all’ele-vato standard nella realizzazioni delle opere – raggiunto grazie a un team di operatori qualificatinel settore e ad un ampio parco macchine per l’esecuzione di progetti di maggiore complessità –che l’azienda ha ottenuto le certificazioni Soa e Iso 9001:2000, alle quali da ultimo si sono ag-giunte la certificazione per la gestione ambientale Iso 14001:2004 e la qualificazione rilasciatadall’Eni Spa per la costruzione di metanodotti e gasdotti.

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EDILIZIA

Nuove opere e più coesione per rilanciare il settoreLa realizzazione di infrastrutture strategiche che riattivino il settore edile in tutta Italia

rappresenta una priorità. Come sottolinea Domenico Metelli, però,

è necessario che tutti gli attori coinvolti agiscano d’intesa e in maniera coordinata

Amedeo Longhi

Rimettere in motol’edilizia significaattivare una mi-riade di comparti

in successione. Purtroppooggi quella del mercato edileitaliano è una situazione pres-soché drammatica a livello na-zionale ed è inevitabile chevada affrontata nella manierapiù precisa possibile. «Bisogna dire che le originidel problema non sono ri-conducibili all’imprenditorialocale ma vanno in gran parteimputate alla politica – pre-cisa Metelli –, quindi ci au-guriamo che il ministro Pas-

sera e la squadra diGoverno attivino in frettale misure che hanno pro-messo». Metelli, a capo del-

l’omonima azienda che da ol-tre sessant’anni opera nel set-tore, si considera fortunato,pur vivendo anche lui la crisidel comparto: «La nostra èuna realtà storica, ben strut-turata e saldamente radicata.Questo ci ha consentito dicrescere anche negli ultimi treanni, la recessione ci ha toc-cato ma non investito». L’imprenditore umbro prose-gue individuando una dellepossibili cause della situazionee azzardando una previsione:«Il boom edilizio degli anniSessanta ha favorito la nascitadi una miriade di aziende,molte delle quali improvvisatee costruite senza le basi strut-turali e finanziarie necessarie.Questa crisi sta effettuandouna consistente scrematuranel settore e questo po-

trebbe essere l’aspetto positivo:solo le società in salute, ingrado di operare rispettandogli impegni e gli oneri finan-ziari, sopravvivranno alla re-cessione. Quando il mercato siriprenderà sarà quindi piùequilibrato e animato da ope-ratori più solidi e affidabili». Metelli chiama in causa an-che l’apparato statale nell’in-dividuare i colpevoli: «Daparte dello Stato non è arri-vato alcun tipo di aiuto. Il set-tore edilizio è al riparo da certestorture del mercato globale,come la concorrenza dellaproduzione a basso costo pro-veniente dall’EstremoOriente, ma è gravata da altriproblemi. Penso ad esempioal costo dei terreni: un’areaagricola in Umbria oggi ha unvalore di mercato che va dai30 ai 50 mila euro l’ettaro,che aumentano fino a 2 mi-lioni nel caso in cui essa vengaconvertita in edificabile. Na-turalmente questo caroprezzisi ripercuote sul costo dell’im-

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vista è la E45. Importante al-ternativa all’A1, dorsale ap-penninica, tratta strategica perla Romagna, tutto il Nord Este i paesi balcanici, è un’operache risale agli anni Sessanta enecessita di un riammoderna-mento. Dal punto di vista oc-cupazionale fra l’altro, i can-tieri si estenderebbero indiverse regioni, dando lavoroa molte aziende e rappresen-tando, grazie al ricorso al pro-ject financing, un investimentodecisamente abbordabile per loStato». In particolare per l’Um-bria, dove si trova la Metelli,questa opera è molto impor-tante. «Tuttavia il suo aspettopiù rilevante è rappresentatodalla trasversalità, sia in terminiterritoriali che di settori dicompetenza. Non bisogna in-fatti concentrarsi in questo mo-mento su soluzioni con una ri-caduta esclusivamente locale oche coinvolgono solo una partedella filiera. Per riattivare ilcomparto c’è bisogno diun’azione comune e organica». Proprio la coesione è l’altropunto su cui fa leva Metelli:«È arrivato il momento di met-

tersi tutti intorno a un tavolo eagire in maniera coordinata.Oggi è necessario lavorare se-riamente e questo vuol direcreare una squadra, pianificarei tempi giusti ed evitare com-portamenti scorretti. A questoproposito, lo Stato ha il com-pito di stabilire le priorità in-dicando le opere necessarie equelle più remunerative, cioècapaci di riattivare l’indottodell’edilizia e propedeutiche auno sviluppo economico com-plessivo e non localizzato. Deveanche intrattenere un rapportocon il sistema bancario e quelloassicurativo in modo da garan-tire la certezza dei pagamenti.Infine, deve fare qualche sacri-ficio, abbattendo i costi e otti-mizzando le risorse. Le impreserimaste sul mercato sonoquelle più competitive, hannogià dimostrato di essere ingrado di resistere alla crisi e sel’edilizia è ancora in piedi que-sto è dovuto principalmentealle loro capacità».

mobile e quindi sull’acqui-rente finale. Per questo è ne-cessaria una politica di cal-mieramento». Inoltre, il Governo da troppotempo è carente nel ruolo acui è naturalmente deputato,quello di guida: «Noi im-prenditori edili siamo capacidi svolgere molte tipologie dilavorazioni, dalla villa al ca-pannone alla grande opera,possiamo spostarci di regionein regione e selezionare com-messe e bandi. Però c’è biso-gno di qualcuno che indichile priorità, che vanno natu-ralmente scelte in base a unastrategia ben ponderata, chedetti le linee guida e che fac-cia da garante. Questi compitivanno svolti dalla pubblicaamministrazione e dall’appa-rato politico».A proposito di scelte strategi-che, Metelli ne suggerisce unache sarebbe, a suo avviso, ingrado di fornire un aiuto im-portante all’edilizia e al suoindotto: «Un’infrastrutturache da troppo tempo richiedeimportanti interventi e che èprioritaria da molti punti di

La Luigi Metelli Spa ha sede a S. Eraclio di Foligno (PG)

www.luigimetellispa.com

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Fabrizio Felice Bracco, assessore al turismo della Regione Umbria

P ur essendo l’unicaregione dell’Italiacentrale non ba-gnata dal mare, ha

ideato una kermesse dedicataall’acqua e ne ha fatto un vei-colo promozionale delle pro-prie bellezze idriche. E così, inuna regione dove acqua non si-gnifica automaticamente mare,è andato in scena l’Umbria Wa-ter Festival. Accade in Umbria,dove lo scorso maggio si è te-nuta la prima edizione di que-sta manifestazione. Evento in-novativo nel panorama

internazionale, tanto più inuna regione che non ha nel-l’acqua la sua punta di dia-mante turistica. Almeno fino aieri. «Con il festival – spiegaFabrizio Bracco, assessore re-gionale al turismo – abbiamovoluto mettere in risaltol’ingrediente che ha portato be-nessere al territorio fin dall’an-tichità: il Tevere navigabile, lacascata delle Marmore sorgentedi energia, i laghi ricchi di pe-sce, a partire dal Trasimeno».

Cosa vi ha spinto a ideare erealizzare un festival dedicatoall’acqua?«Il Festival prende le mossedalla constatazione chel’Umbria è una terra ricca diacque interne: fiumi ruscelli,laghi, fino alla cascata delleMarmore, tra le più alte inEuropa. Tenendo anche pre-sente che siamo la regionedell’acqua minerale. Infine, inostri corsi e specchi d’acqua,sono una grande risorsa perpraticare attività sportive“ecologiche”: dalla vela sulTrasimeno al canottaggio allago di Piediluco, dal ratfinglungo la discesa del fiumeNera alla discesa del Teverein canoa o in gommone».

Acqua a parte, quali sono i

fattori di unicità del paniereturistico umbro?«L’offerta turistica umbra sifonda sui tratti identitari di unaregione che non dispone di at-trattori turistici classici, maesprime la sua specificità nel le-game con la storia e la tradi-zione. Da noi predominano ilturismo culturale, articolato incittà d’arte, castelli, monasteri esiti archeologici, gli itinerari na-turalistici fra i boschi ma anchenel paesaggio lavorato dal-l’uomo come vigneti e oliveti. Aquesti si aggiungono i luoghidella spiritualità umbra legatialla presenza di santi celebri e ilturismo enogastronomico».

Oltre a quelli collaudati,quali prodotti turistici stannovenendo avanti?«In epoca recente, a questi ca-pisaldi si sono aggiunti aspettinuovi, come il turismo legatoalla tradizione di artigianato ar-tistico locale. Penso alla nostratradizione ceramica di Orvieto,Gubbio, e Gualdo Tadino, cu-stodita anche nel museo regio-nale a Perugia. Inoltre, siamoda poco divenuti la regione delcachemire di qualità, grazie al-l’esperienza di Cucinelli a Solo-meo. Due ulteriori tasselli chearricchiscono e completano il

Entra anche il “prodotto” acqua nel paniere turistico made in Umbria, che conferma

tuttavia il suo ruolo di leadership nel panorama del turismo religioso, culturale

e naturalistico. Fabrizio Felice Bracco descrive le bellezze della sua regione

Giacomo Govoni

Un mosaico di turismi possibili

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TURISMO

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brand Umbria».Dietro Assisi, quali sono le

altre mete del turismo reli-gioso umbro?«Assisi, assieme a Perugia, costi-tuisce la destinazione più im-portante a livello regionale. Alleloro spalle, ci sono altri duecentri dal grande valore spiri-tuale: Norcia, con il celebremonastero di San Benedetto, eCascia, con il monastero SantaRita. Luoghi di pellegrinaggio acui si affianca anche la basilicadi San Valentino a Terni, doveogni anno giungono centinaiadi promessi sposi a ricevere labenedizione. Senza dimenticareil percorso mistico della via di

Francesco, un cammino di oltre270 km nel cuore verde d’Italia,che va dall’Averna a Roma».

Qual è il suo gradod’incidenza sull’industria del-l’accoglienza regionale?«In riferimento ad Assisi, nel2011 abbiamo avuto 1,1 mi-lioni presenze per 490mila ar-rivi, mentre nei primi 4 mesidel 2012 siamo a quota253mila presenze per 123 ar-rivi, con una permanenza me-dia di oltre due giorni. A frontedi un lievissimo calo dello0,21% degli italiani, cresce dioltre il 15% la componentestraniera, trainata nel 2011 daiPaesi Bassi con 357mila pre-

senze, da un’ampia rappresen-tanza americana e tedesca, finoai 55mila visitatori polacchi,sensibili alla nostra vasta propo-sta religiosa. In quest’ottica, ilnostro prossimo obiettivo saràvalorizzare i luoghi benedettini,con una presenza significativadi abbazie da portare al livellodei luoghi francescani».

Quali itinerari traduconoal meglio il concetto di "turi-smo slow", di cui l’Umbriarappresenta il teatro ideale?«Al di là della via di Francesco,senz’altro i percorsi benedettinie le escursioni sui nostri monti,antichi luoghi di eremitaggioad alto tasso spirituale. Tra glialtri, cito il monte di Subasio emonte Luco sopra Spoleto.Zone predilette da chi al turi-smo consumistico, anteponel’esperienza di approfondi-mento di conoscenze».

Fabrizio Felice Bracco

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Il prossimo obiettivosarà la valorizzazionedei luoghi benedettini,da portare al livellodi quelli francescani

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Lontana dal logorio delturismo moderno, ver-rebbe da dire, la Basili-cata regala suggestioni

senza tempo. Terra che trasudastoria e religiosità a ogni angolo,tra i primi a rimanerne incantatofu Carlo Levi, emulato nei de-cenni successivi da Pier PaoloPasolini e Mel Gibson che, daquelle parti, fecero persino pas-sare Gesù. Come cuore pulsantedelle rispettive narrazioni i dueartisti scelsero Matera, ma «digrande interesse – sottolineaMarcello Pittella, assessore alleattività produttive – è tutta la“Lucania arcaica”, con il parcoarcheologico di Metaponto, gliscavi dell’antica Grumentum ele Tavole Palatine di Bernalda».

Matera e Maratea a parte,quali sono le altre località sim-bolo del turismo lucano?«Se vogliamo considerare le lo-calità classiche del turismo,vanno aggiunte altre due “M”:la città di Melfi, che fu resi-

denza dell’imperatore FedericoII di Svevia, e il Metapontino,la fascia costiera lucana che af-faccia sul mar Ionio. Le cosid-dette “4 M” rappresentano ilturismo tradizionale della Basi-licata, probabilmente l’unico ingrado di attrarre visitatori finoagli anni Novanta».

E la Basilicata del terzo mil-lennio, invece, su quali “cala-mite” ricettive punta?«Oggi gli orizzonti turistici sisono allargati e pur in una fasedelicata dell’economia nazionalee regionale, il turismo in Basili-cata registra flussi di crescita co-stanti. La giunta regionale si èimpegnata in questi anni a ripor-tare alla luce realtà turistiche di-menticate, incentrando la pro-pria azione sulla relazione tracinema e territorio, sui grandieventi della tradizione regionalee sulla sperimentazione di nuoveforme, anche spettacolari, di va-lorizzazione del patrimonio na-turalistico, storico e culturale».

Quali forme alternative e de-stagionalizzate di turismo pos-sono svilupparsi nell’entro-terra lucano?«Stiamo cercando di mettere asistema un’offerta turistica chericomprenda parchi, mare, cul-tura, archeologia ed entroterra.Il turismo lucano non può in-centrarsi solo sul mare e sullastagione estiva. I due sbocchisul mare, quello del metapon-tino e il golfo di Maratea sulTirreno, possono essere com-petitivi sulla qualità del mare edei servizi ma meno sullaquantità, vista la limitatezzadei chilometri di spiaggia. An-che per questo, abbiamo de-ciso di puntare su itinerari al-ternativi. Nelle azionistrategiche previste dal Pianoregionale per il turismo, in-fatti, si passa dal cineturismo alturismo enogastronomico, aquello naturalistico, culturale,del benessere, religioso, spor-tivo, invernale e così via».

Nella pagina a fianco

Marcello Pittella,

assessore

alle attività produttive

della regione Basilicata

Dalle evocazioni poetiche di Pasolini allo scanzonato ritratto cinematografico

di Rocco Papaleo, la terra lucana è un teatro culturale e paesaggistico che colpisce

occhi e cuore dei visitatori. Ne parla l’assessore regionale Marcello Pittella

Giacomo Govoni

L’inedito profilo lucano

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Quali idee turistichestanno germogliando in-torno alla candidatura diMatera a Capitale europeadella cultura 2019?«Come governo regionalestiamo portando avanti unaserie di attività per incremen-tare un’industria culturale giàfervida, così da accompagnarela città di Matera verso questogrande traguardo sociale e cul-turale. Lo spirito della candi-datura di Matera rappresentauna possibilità in particolareper il Mezzogiorno per riscat-tarsi da quello che è il divariopiù antico del mondo e inte-grarsi pienamente nell’Italia enell’Europa».

Tra i “prodotti” del cata-logo ricettivo lucano, qualicatturano maggiormente ilgusto e la curiosità dei visi-

tatori stranieri?«I visitatori stranieri sono parti-colarmente attratti dal variegatopaesaggio lucano: dai sassi diMatera ai calanchi di Aliano ePisticci, fino alla spiaggia nera diMaratea. Ma i turisti arrivano inBasilicata anche perché incurio-siti dai luoghi che hanno fattoda scenario a film di successo,basti pensare al “Basilicata coastto coast” di Rocco Papaleo, cheracconta con poesia e sugge-stione i luoghi nascosti dellaterra lucana».

Il territorio lucano rappre-senta una cornice ideale perospitare turismi di nicchia,come quello equestre. Qualiitinerari regionali traduconoal meglio il concetto di turi-smo slow?«La Basilicata è la terra idealeper una vacanza all’insegna della

lentezza e del relax. Il clima fa-vorevole e un universo di pro-dotti di nicchia possono soddi-sfare la quasi totalità delleesigenze del mercato. Il turismoequestre, ad esempio, è moltoorganizzato nel parco delle Pic-cole Dolomiti lucane, ma anchegli itinerari religiosi hanno unaforte attrattiva. Tra questi, meri-tano una visita l’abbazia di SanMichele di Monticchio, il con-vento di S. Maria di Orsoleo diSant’Arcangelo e il santuariodella Madonna di Pierno. E poic’è il turismo enogastronomicocome, ad esempio, gli itineraridel vino: da Barile a Venosa perl’Aglianico, fino a Roccanovaper il Grottino. Oppure le viedell’olio che passano da Rapolla,Vietri e Ferrandina. La Basili-cata è tutta da scoprire e di certonon delude i suoi visitatori».

Marcello Pittella

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La Basilicata è terra idealeper una vacanza all’insegnadella lentezza e del relax, grazieal clima e ai prodotti di nicchia