Dossier Lazio 03 2011

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EDITORIALE..............................................12Raffaele Costa

L’INTERVENTO.........................................15Ferruccio DardanelloAurelio Regina

PRIMO PIANOIN COPERTINA .......................................18Gianni Letta

UNITÀ D’ITALIA ....................................24Renato SchifaniGiorgio NapolitanoLouis GodartMario Cervi

POLITICA ................................................40Maurizio GasparriSilvano MoffaRoberto RossoMarcello Veneziani

ISTITUZIONI...........................................50Annibale Marini

MEDIO ORIENTE .................................54Gli sbarchi a LampedusaStefania CraxiPietro BenassiPiergiorgio CherubiniEdward Luttwak

ESTERI .....................................................68Franco Frattini

BENI CULTURALI .................................74Francesco Maria GiroJas Gawronski

ROMA CAPITALE .................................80Gianni Alemanno

POLITICHE GIOVANILI.......................84Giorgia MeloniAnnagrazia Calabria

ECONOMIA E FINANZASVILUPPO ECONOMICO ...................92Raffaello VignaliDomenico MerlaniPietro Di PaolantonioMarcello Piacentini

FORMAZIONE ......................................108Luigi SerraMassimo EgidiMariella Zezza

MERCATO DEL LAVORO ..................116Salvatore Trifirò

DONNE D’IMPRESA ..........................122Lella Golfo

VERSO I MERCATI ESTERI.............128Umberto VattaniGiovanni CastellanetaPietro CeliGiancarlo Cremonesi

IMPRENDITORI DELL’ANNO .........140FceElio ColliMarco VillaLucio Bartiromo

IMPIANTISTICA INDUSTRIALE.....150Mark McDowell, Stefano Lucarinie Stefano Mastrodonato

FARMACI VETERINARI ....................152Remo Foglietti

PRODOTTI FINANZIARI ...................156Alessandro Ceccaroni

FONDI DI INVESTIMENTO ..............158Fabiana Gambarota

PROCESSI DI BUSINESS ................162Maurizio Di Sangro

CONSULENZA .....................................164Massimo Lo Cicero

FACTORING E GESTIONECONTO TERZI .....................................166Alessandro Maione

STRUMENTI PER L’IMPRESA .......168Corrado Pierdominici

IL DISTRETTO INFORMATICO ......170Roberto Cao Pinna

GESTIONE DOCUMENTALE ...........172Patrizia Massimi

MERCATO ASSICURATIVO ............174Sauro Cruccolini

EVENT MANAGEMENT.....................178Erminio Fragassa

OSSIERLAZIO

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LA CORTE DI ARENARO..................180Anna Scorsolini

L’OFFERTA TELEVISIVA .................182Rosabianca Caltagirone

LA MODA ITALIANA ..........................184Michele Di Leva

ENOLOGIA ............................................186Marco Calcaterra

TERRITORIOINFRASTRUTTURE............................188Pietro CiucciFrancesco KarrerVito RiggioLuigi MarenziOsvaldo Mazzola

MOBILITÀ URBANA ........................204Gaetano Arconti

INGEGNERIA ......................................208Massimo RomanelliUmberto Pesce

OPERE NEL SOTTOSUOLO ...........212Aldo Bellone

SICUREZZA STRADALE .................214Graziano Scheggi

SOCIAL HOUSING .............................218Riccardo Drisaldi

PROGETTAZIONE ............................222Nedo Spini

SAPIENZA ARTIGIANA ..................224Roberta Borra Cinque

TURISMO ............................................226Vittorio Marsiglio

AMBIENTEPOLITICHE ENERGETICHE ...........228Stefania Prestigiacomo

SMALTIMENTO DEI RIFIUTI .........232Manlio Cerroni

RINNOVABILI......................................234Gruppo Icq

GESTIONE DELLE ACQUE .............236Claudio Nigita

GIUSTIZIARIFORME..............................................238L’agenda del GovernoMaria Elisabetta Alberti CasellatiMaurizio PanizCarolina Lussana

CUSTODIA CAUTELARE.................248Gaetano PecorellaGiovanni Maria Giaquinto

CRONACA GIUDIZIARIA .................254Il caso MercadanteGiuseppe Lipera

LEGALITÀ.............................................260Luca Albertario

SICUREZZA SUL LAVORO ............264Oreste TofaniFrancesco CompagnaLuciano AnnichiaricoGiuseppe Lucibello

REATI D’IMPRESA ............................274Carlo Federico Grosso

DIRITTO FALLIMENTARE ..............276Giulia Pusterla

GIUSTIZIA TRIBUTARIA .................280Daniela GobbiRiccardo AlemannoMario BoidiEnnio Sepe

RESPONSABILITÀ MEDICA..........290Riccardo Battiati e Fabio Grappasonni

RESPONSABILITÀ DEGLI ENTI ...292Raffaele Quaglietta

NOTARIATO ........................................294Giancarlo Laurini

SANITÀPOLITICHE SANITARIE...................298Ferruccio FazioEnrico Garaci

TOSSICODIPENDENZE ..................304Giovanni SerpelloniAldo Forte

MEDICINA MATERNO-FETALE.....312Maria Stella Giorlandino

FRATTURE VERTEBRALI ...............314Attilio Di Donato

OFTALMOLOGIA.................................316Giorgio Ghirelli

CHIRURGIAE DIAGNOSTICA OCULARE..............318Enrico Orefice

Sommario

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L’INTERVENTO

Isegnali congiunturali mostrano un quadro eco-nomico ancora incerto. Se lo scenario delladoppia recessione sembra oggi scongiurato è altempo stesso evidente che le conseguenze dellacrisi non si sono ancora completamente esau-

rite: mercato del lavoro, credito e conti pubblici sonole principali fragilità. Fino a quando non ripartirà ilmercato del lavoro, e con esso i consumi e la domandainterna, non credo che si potrà parlare di vera ripresa. Sono convinto che la strategia vincente sia puntare sugrandi progetti di sviluppo, in grado di creare nuoviposti di lavoro e utilizzare le risorse in modo più effi-ciente e moderno per lo sviluppo del territorio.L’Unione degli industriali e delle imprese di Roma siè fatta promotrice di importanti iniziative tese a va-lorizzare quei settori che potranno far ripartire lacittà di Roma, le nostre imprese, ma soprattutto ilPaese. Faccio riferimento al settore delle infrastrut-ture, con progetti come la nuova stazione Tibur-tina, la conclusione della linea B1 e C della metro-politana e l’aeroporto di Fiumicino; l’ammoderna-mento della rete elettrica; lo sviluppo di piattaformedigitali attraverso il progetto della banda larga, cheprevede lo stanziamento di 600 milioni di euro peri prossimi tre anni, sviluppato da Telecom, Voda-fone, Wind, Fastweb, Acea e altri operatori telefo-nici. Queste infrastrutture avranno una forte rica-duta occupazionale e prepareranno la città aimportanti eventi quali l’Expo 2015, di cui Roma è

di Aurelio ReginaPresidente di Unindustria

Puntare su exporte infrastrutture

capofila per le imprese del Centro Sud, e alle ambiteOlimpiadi del 2020, se la Capitale verrà scelta. Sonoconvinto che sussistano le condizioni perché Romapossa presentarsi al Cio nel 2013 pronta a ospitareuna manifestazione di così alto livello, al pari delle al-tre grandi metropoli internazionali.Le imprese romane hanno capito che affacciarsi suimercati esteri può costituire un’importante viad’uscita dalla crisi. Le strategie più efficaci sonoquelle ormai consolidate che puntano sulla qualitàdel prodotto, sull’innovazione tecnologica, sul de-sign. Le nostre aziende di maggior successo neipaesi esteri sono quelle che hanno saputo coniugareper l’appunto alto livello qualitativo e prezzi com-petitivi, anche in paesi tradizionalmente complessi,stiamo registrando ad esempio un rinnovato inte-resse verso l’Africa sub-sahariana. Ovviamente, èsempre valido il suggerimento di internazionalizzarela propria attività affidandosi a quei soggetti, siapubblici che privati, in grado di indirizzare l’aziendaverso i mercati più promettenti, utilizzando partnerlocali affidabili.In tema di “strumenti” per l’internazionalizzazione ri-tengo sempre valido il modello delle cosiddette “mis-sioni di sistema” adottato da Confindustria e Ice, rive-latosi idoneo per accompagnare all’estero le pmi nelleloro primissime “esplorazioni” oltre frontiera. Un’espe-rienza preziosa che le imprese romane dimostrano diapprezzare particolarmente.

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Gianni Letta

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Risolvere i problemi e sciogliere i nodi della politica italiana con l’intelligenza

e la pazienza antica dell’abruzzese. È il ruolo di Gianni Letta. Un compito che il sottosegretario

svolge con apprezzamento bipartisan, il cui momento più importante, per sua stessa ammissione,

è il pre-Consiglio del martedì mattina dove «si dà anima e corpo all’attività di Governo»

Renato Farina

ominciamo subitoda una domanda diattualità. Letta èstanco? Si toglieràgli abiti sacerdotalie vivrà da spretato

della politica? Qui non si esagera.Intorno a Gianni Letta si è creatoun alone di rispetto sacro. In effettiè il sacerdote di Palazzo Chigi,sembra che lo abiti come un tem-pio, vegliandovi giorno e notte daetà immemorabili, quasi un cu-stode del Santo Graal salvandolodai predoni bergamaschi e dai bri-ganti peloritani (citazione senzamalizia da “L’armata Branca-leone”). Ormai è l’unico che abbiail potere magico di lasciar sospet-tare che nelle famose stanze deibottoni, i bottoni siano preziosi,lucidati con cura, premuti nei de-

fango. Di certo però non ha cam-biato idea. Lo stesso vale per il suopredecessore alla segreteria del Par-tito democratico, Walter Veltroni,il quale sostenne che lo avrebbeincluso volentieri nella sua squadradi governo. Persino Vittorio Feltri,alienissimo dai modi da ciambel-lano del Nostro, nel suo primo ar-ticolo dopo la (immeritata) so-spensione dal giornalismo, harimproverato Berlusconi di nonaver indicato Letta come premieral posto suo.La risposta al quesito è prestodetta: Gianni Letta è stanco, maha un unico modo per riposare:lavorare, venire più presto la mat-tina. È come un telefono che si ri-carica da sé. Più lavora, più èpronto a lavorare. Un po’ comequegli eremiti della Cirenaica, i

quali meno mangiavano e più gua-dagnavano in energie. È la misticadel potere. Ma anche la pratica delpotere. Un po’ come le due sorelledi Lazzaro: Maria che contemplavae Marta che serviva. Un giornomagari si scoprirà che GianniLetta sono due, gemelli omozigoti,ma non esageriamo.Qui proviamo a spiegare qual è ilmomento più importante dellasettimana del sottosegretario. Ri-peto, sottosegretario: un nomebellissimo, che predilige per civet-teria da trappista. Un nome checomincia con una professione diumiltà: sotto. Sotto, prediligendola praticità alla visibilità. Conti-nua con un sinonimo di riserva-tezza: segretario viene da segreti.Un appellativo quello di sottose-gretario che gli ha fatto intestare

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MA PERCHÉ LETTANON SI STANCA MAI?

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IN COPERTINA

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Sopra, Gianni Letta

durante un convegno

dedicato alle eccellenze

italiane con i fratelli Ferrero;

qui a fianco,

una veduta di Avezzano

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Austerità,sobrietà, serietà,religione, sentimento,lavoro, dovere e moralesono le parole scelteda Gianni Letta perdescrivere Avezzano,il suo paese natale

biti modi e con coscienza. E che daquelle parti si celebrino riti ma-gari un po’ bizantini, ma con qual-che traccia del buon latino antico,e in fondo garanzia di civiltà. Ilpotere acquista, sapendo che Lettaveglia, come un’aura di castità, chenon è il nome astratto di casta, mauna specie di utopia alla TommasoMoro. Da qui il peso enorme della do-manda: Letta è stanco? Questo èuno dei quesiti più seri che circo-lino tra chi si occupa di politica.Non c’entra con il gossip, ma conil destino dell’Italia. Se Letta è (ofosse; scegliete voi il tipo di ipote-tica) stanco, e se la stanchezza sidovesse trasformare in resa, indu-cendolo ad abbandonare il suo stu-dio grande e laccato, le conse-guenze appaiono irreparabili. Noncauserebbe tanto la caduta di Ber-lusconi, il quale ha risorse impen-sabili tutte sue, ma - sia detto senzaoffesa per il Cavaliere - qualcosa di

peggio: la fine dell’impossibile con-giunzione tra decoro ed efficienza,tra - diciamola tutta - romanità elaboriosità. Tra Lombardia e Ita-lia, tra imprenditoria e diploma-zia. In lui gli ossimori si trasfor-mano in rime baciate. E se sispezzasse la fibra di Letta sarebbeuna sconfitta tremenda per tutti:destra, sinistra e centro. Un guaioper questo benedetto Paese.Se ne accorgono tutti i pensanti.Hanno smesso di definirlo “l’uomopiù pettinato d’Italia”, il “mag-giordomo di Silvio Berlusconi”,come se fosse una specie di ama-nuense di corte bravo a trovare si-

nonimi gentili al linguaggio rozzodel potere per intortare gli igno-ranti. Anche a sinistra, almenoquella che non lo odia per il poteretransitivo dell’inimicizia, lo sti-mano e persino gli vogliono bene.Pier Luigi Bersani ne tessé le lodipubbliche dicendo: «Mi associo al-l’applauso per il sottosegretarioGianni Letta: è veramente il mo-numento vivente della differenzache c’è tra il fare e il parlare». Se sivede la data di questo intervento -era il 2006, manifestazione diConfindustria a Roma - si potràsostenere che molta acqua è passatasotto i ponti, anzi più che acqua è

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Gianni Letta

persino il suo indirizzo e mail così:[email protected]. Poi si ac-corto che ss per alcuni non vuolprecisamente dire sottosegretarioma qualcosa di meno sereno, e hacambiato mail…È il martedì mattina, a PalazzoChigi, e sono le ore 9 precise. Luiè già lì. Ogni settimana si apre ilpre-consiglio dei ministri. Lì nonci sono il premier e i ministri, maquelli del suo convento: i monacidello Stato, i Templari della poli-tica. Si direbbe con parola anglo-sassone: i civil servant, di cui Lettaè il Papa italiano. Ha detto nellasola intervista che si conosca, con-cessa a un altro grand commisd’Etat, Luigi Tivelli: «Il momentopiù esaltante della mia esperienzain Presidenza è quello del pre-con-siglio». Qui purghiamo il virgolet-tato dal tempo passato. In realtà èda intendersi come l’aoristo greco:è un passato ma dura ancora. Durasempre. «Lì mi ritrovo appuntocon i civil servant, i capi degli uf-fici legislativi, i capi di Gabinettodi tutti i ministeri. Lì le decisioniprendono forma giuridica, lì si di-scute del merito e della forma deisingoli provvedimenti. Lì si dà

anima e corpo all’attività di Go-verno. È lì che imparo quello che,poco o tanto, riesco a fare. Da loro,dai veri servitori dello Stato, hol’esempio e lo stimolo di quellospirito istituzionale con il quale af-fronto tutti i problemi». Letta haattinto da uno di questi “servitori”la formula essenziale della “attivitàpubblica” (lui chiama così la poli-tica). È il prefetto Carlo Mosca adavergliela dettata: e che consistenel principio fondamentale di “ri-tenere essenziale il servizio ai citta-dini in termini di capacità di riso-luzione dei problemi che i cittadiniavvertono come tali”.Risolvere problemi. Scioglierenodi. Senza usare la spada che trin-cia la trama grossolana e il sottilefilo di seta come fossero la stessacosa. Ma usare la delicatezza del-l’intelligenza e la pazienza anticadell’abruzzese.E qui siamo alla stoffa intima e alleradici di Gianni Letta. È abruzzesedi Avezzano, secondo di otto figli,padre avvocato, studente operaio,turno di notte, laureato in Giuri-sprudenza, e improvvisamentegiornalista. Trent’anni al Tempo,tutta la scala gerarchica. Un tiroci-

nio completo: non solo ricercadella notizia, scrittura, titolazione,organizzazione delle redazioni edelle pagine. Ma anche il mestieredi editore, imparando a leggere eredigere i bilanci, a trattare coi sin-dacati, con il potere romano maanche coi tassisti. Infine catturato da Berlusconi. Ilquale si innamorò di Letta quandosi scontrarono da editori con inte-ressi diversi: uno dalla parte dicarta e inchiostro l’altro di etere efrequenze. Coraggioso e gentile.Da allora - era il 1987 - si sonopresi. Sembrano l’uno opposto del-l’altro. Io credo invece che Letta sia- con la sua personalità, ovvio - latraduzione abruzzese del brianzoloSilvio. La grandezza del premier èdi accettare un’altra lingua cheparla però lo stesso amore per l’Ita-lia.Ora metto in fila tutte le parolescelte da Letta - nella citata inter-vista - per descrivere la sua fami-glia, il suo Paese, la sua idea di po-litica e di parlamento. Eccol’elenco bellissimo.Austerità, sobrietà, serietà, reli-gione, sentimento, lavoro, dovere emorale (Avezzano). Valori veri, � �

Antonio Rossi, consegna al

premier Berlusconi e a

gianni Letta una tuta della

nazionale olimpica italiana

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IN COPERTINA

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senso del dovere, rispetto per gli al-tri, responsabilità personale, impe-gno e lavoro, sobrietà, solidarietà,amicizia-quella-vera-e-autentica, laguida paterna, intransigente-ri-gore-morale (la famiglia). Verificapreventiva, responsabilità, misura,precisione, rigore (giornalismo).Solennità-del-luogo, dignità, de-coro, rispetto, riguardo, vestitoscuro, sottovoce, devozione, sa-craltà-del-luogo, tradizione, buonaeducazione (Parlamento come do-vrebbe essere). Esattezza, rapidità,flessibilità, semplicità, carattere,forza morale (qui parla di Berlu-

sconi ma anche di sé). Capacità divisione e di pensare in grande, fan-tasia e intelligenza, talento e abi-lità, impegno e forza, convinzionee senso dell’organizzazione, follia,profondità dell’irrazionale, vera ge-nuina saggezza (Berlusconi). Finito, the end? Un attimo. Horintracciato nell’abisso del miocomputer una memorabile testi-monianza registrata al Meeting diRimini, agosto 1986. Parlava di sestesso, della sua idea della vita edel lavoro: «Se non ricordo male,Don Giussani, l’altro anno quandovenne qui al Meeting, esordì la sua

applauditissima, meravigliosa le-zione, dicendo che il pericolo mag-giore dell’umanità non è una cata-strofe che venga da fuori, non è néla peste né la fame, ma come affer-mava Theillard de Chardin, pro-prio quella malattia mentale che èil più umano dei flagelli: la per-dita del gusto di vivere. Chi fa que-sto mestiere con responsabilità,non perderà mai il gusto di vivereperché quel continuo irromperedel nuovo ti pone quotidianamenteal centro della vita». Uno così nonsi stanca. Letta non è stanco. Menomale.

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� �Sembrano l’uno opposto dell’altro. Io credo invece che Letta sia - conla sua personalità, ovvio - la traduzione abruzzese del brianzolo Silvio

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Gli affanni di Futuro e Li-bertà, le incertezze in-terne al Pd e le forma-zioni che oggi costellano

il panorama del centrodestra italianodisegnano uno scenario politico com-plesso, sul quale grava la situazionegiudiziaria del presidente del Consi-glio Berlusconi. Maurizio Gasparri,presidente del Pdl al Senato, si di-mostra però ottimista sull’avveniredel partito.

Con il progressivo affermarsi diuna vasta area di centro-destra, se ecome cambiano gli equilibri politicial Senato? «Nonostante le campagne politico-giudiziarie in corso contro Berlusconi,i dati parlamentari indicano un con-solidamento della maggioranza, siaalla Camera che al Senato. Questoha consentito di superare alcuni pas-saggi: approvare il decreto Millepro-roghe, respingere le mozioni di sfidu-cia presentate da Fini e dal Pd controil governo e contro il ministro Bondi.È stata, inoltre, approvata la relazioneannuale del ministro della GiustiziaAlfano alle due Camere, così come ilfederalismo municipale. Quel requi-sito che il presidente della Repub-blica, giustamente, riteneva essenzialeper certificare la stabilità del governo,ossia avere i numeri in Parlamento, èstato più volte accertato. Questo cipermette, pur tra le polemiche e le

difficoltà che nessuno ignora, di im-maginare un percorso possibile per ilgoverno».

Come si configura il rapporto traPdl e altri movimenti di centro-de-stra come Iniziativa Responsabile eCoesione Nazionale?«Si tratta di un rapporto positivo per-ché sono gruppi che seguono la dire-zione di una vasta area moderata; pos-siedono specificità diverse, macondividono un impianto bipolare,con la sinistra da un lato e, dall’altro,tutto ciò che è il mondo di centro-destra, cattolico, moderato, con varieespressioni che delineano una realtàvasta. Alcune di queste posizioni av-vertono l’esigenza di una maggiorerappresentanza del Sud e delle sueproblematiche».

Quali sono gli appuntamenti

Federalismo e giustizia

rappresentano le prossime,

cruciali, sfide per il governo.

La cui tenuta, per Maurizio

Gasparri, non è più in

discussione, «pur tra le

polemiche e le difficoltà

che nessuno ignora»

Francesca Druidi

Il governo ha i numeriper attuare le riforme

Maurizio Gasparri, presidente del Pdl al Senato

POLITICA

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Maurizio Gasparri

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principali che attendono l’aula delSenato?«Sia la Camera che il Senato prose-guiranno il percorso su federalismo egiustizia. Si attendono i provvedi-menti per completare la riforma delfederalismo fiscale e poi sarà la voltadei temi della giustizia. Ci sono poi lecrisi internazionali, che non costitui-scono un fatto secondario. Il Parla-mento sarà probabilmente chiamatoa pronunciarsi su quanto sta acca-dendo nel Nord Africa, su iniziativeche, ci auguriamo, la comunità inter-nazionale e non solo l’Italia, possanoassumere a breve».

Come vede lo stato di “salute”dell’opposizione? «L’opposizione cerca di speculare sulleiniziative giudiziarie. Sul piano ope-rativo, però, non la vedo molto solida.

Bersani viene espropriato in casa pro-pria da Vendola, che lo insidia con larichiesta di primarie e propone la can-didatura - lui che di fatto è il leader diun altro partito - di Rosi Bindi a capodel centrosinistra. Casini ha respintol’invito a guidare una sorta di super-cartello di tutte le opposizioni e perquanto riguarda Fini credo che, nelleultime settimane, abbia perso deicolpi, schierando in maniera innatu-rale il suo movimento in connubiocon la sinistra. In sintesi, Fini si trovain difficoltà politica, Casini non ac-cetta l’appello del “tutti uniti controBerlusconi”, mentre Bersani vieneespropriato di potere decisionale incasa propria. Le loro uniche speranzee chance si basano sulla Procura diMilano: il settore più operoso e insi-dioso dell’opposizione è proprio la

Procura di Milano, che si rivela ungiocatore schierato in campo nelle filadella sinistra italiana».

Nelle prossime elezioni ammini-strative è possibile che a livello lo-cale si ripropongano alleanze traPdl e Udc? «Alle ultime elezioni regionali si sonoverificate alleanze con l’Udc. Oggi irapporti si sono complicati in virtùdelle posizioni nazionali del partito,vedremo caso per caso sul territoriocosa accadrà, non dimentichiamo lerealtà regionali dove siamo al governocon l’Udc, come Sardegna, Campa-nia, Calabria e Lazio. Le amministra-tive sono elezioni locali, dipenderàperciò dalle singole situazioni. Certo,non si può escludere la formazione dicoalizioni locali più ampie rispettoalla dimensione nazionale».

A fianco, il Tribunale di

Milano dove ha sede la

Procura. Sotto, il guardasigilli

Alfano

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Le uniche speranze dell’opposizione sibasano sulla Procura di Milano, il settorepiù operoso e insidioso dell’opposizione

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Crede che queste elezioni pos-sano costituire un banco di provaper le dinamiche politiche nazio-nali?«Anche il più piccolo turno eletto-rale viene letto in termini politici.Sarebbe strano che ciò non succe-desse, anche se poi in realtà quelloche conta per il governo è dato dainumeri in Parlamento e da quelloche accadrebbe in eventuali elezionipolitiche. È già accaduto di averemeno adesioni alle amministrative epoi raccogliere successi a quelle po-litiche. Il Pdl e il centrodestra for-mano una coalizione di taglio poli-tico soprattutto nazionale, tuttaviain questi anni siamo passati da 4 a11 regioni e da 30 a 60 province go-vernati dal centro-destra. Affronte-remo con spirito vincente e posi-

tivo anche questo turno ammini-strativo».

Come vede il futuro del Pdl?«Il fatto che, in base ai sondaggi, in unmomento di così duro attacco a Ber-lusconi, il Pdl ottenga un forte con-senso -non esiste nessuna previsioneche ci indichi sotto il 30% - dimostrache gli italiani hanno capito che ilPdl non è una lista elettorale, un’ag-gregazione momentanea ma una for-mazione permanente, dotata di unagrande prospettiva strategica nell’areadel centro-destra italiano. Vedo unfuturo importante e positivo per ilPdl, lo stesso Berlusconi ha favoritonel governo la valorizzazione di unanuova fascia di ministri giovani, tracui Alfano, Carfagna, Gelmini, Me-loni, che attestano come il partito ab-bia una forte prospettiva futura».

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Berlusconi ha favorito lavalorizzazione di una nuovafascia di ministri giovani cheattestano come il Pdl abbiauna forte prospettiva futura

POLITICA

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POLITICA

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Nulla può dirsi certo edefinitivo nell’ambitodell’attuale quadro po-litico italiano, contras-

segnato dall’incertezza, ma un ele-mento che in questi ultimi mesi staemergendo è l’avvio di un processodi trasformazione nell’area di cen-trodestra che potrebbe condurre amutamenti, nel prossimo futuro, dipiù ampia e significativa portata.Questa trasformazione si declina at-traverso la nascita di formazioni -quali Iniziativa Responsabile o Coe-sione Nazionale al Senato - che nonappartengono di fatto al Pdl, ma ga-rantiscono un riequilibrio della mag-gioranza e contribuiscono alla so-pravvivenza del governo. L’ipotesiche sta prendendo forma è quella diun grande movimento federativo ditutti i partiti del centrodestra. Loevidenzia Silvano Moffa, presidentedella commissione Lavoro della Ca-mera, ex deputato di Fli e attualeanimatore del gruppo dei Responsa-bili alla Camera, che appoggiano lamaggioranza. «Il rinnovamento delcentrodestra passa da una ri-artico-lazione, tramite un patto federativo,tra i vari soggetti che possono com-porlo», rimarca Moffa, sottolineandol’esigenza di affermare in Italia un bi-polarismo plurale che tenga conto

delle diversi voci e identità presentinel movimento di centrodestra.

Quale ruolo vede per i Respon-sabili nella vita politica italiana? «Il gruppo ha posto un problema diresponsabilità istituzionale e digrande attenzione rispetto alle con-dizioni del Paese. La responsabilitàidentifica un collante importante,inoltre stiamo lavorando a una piat-taforma politico-programmatica. Ri-teniamo, infatti, che nella ri-artico-lazione del centrodestra si possaprocedere verso un patto federativoche tenga conto anche di queste

nuove realtà». Lei ha rivendicato per Iniziativa

Responsabile pari dignità con Pdle Lega, assicurando un contributofattivo alla realizzazione di una se-rie di riforme indispensabili alPaese. Quali sono le aspettative dicrescita dei deputati appartenential gruppo? «Il gruppo ha già dimostrato la suacapacità attrattiva e di crescita; ilfatto che si sia costituito anche alSenato dimostra che il senso di re-sponsabilità pervade gran parte deiparlamentari, indipendentemente

Una nuova stagione per il bipolarismo potrebbe essere

alle porte. Ne parla Silvano Moffa, leader di Iniziativa

Responsabile, guardando alle prospettive di sviluppo

del neo-movimento e in generale del centrodestra

Francesca Druidi

Silvano Moffa, leader di Iniziativa Responsabile

Verso un patto federativo

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Silvano Moffa

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dalle appartenenze, proprio perchéoggi è prioritario attuare le riforme dicui il Paese ha bisogno. È questo chemuove le coscienze».

Dove vanno ricercate le ragioniche stanno spingendo i membri diFli a lasciare il movimento? «Ritengo che si stia diffondendo lacrescente consapevolezza che Futuroe Libertà, nato all’interno di una crisipolitica del Pdl ma con un grandesenso di rispetto nei confronti del-l’elettorato e una indubitabile lealtàverso il governo, nell’ottica di far an-dare avanti la legislatura, ha progres-

sivamente modificato la sua ragioned’essere. Il partito si è spostato versol’opposizione, configurando una po-sizione terzopolista che contraddiceanche il disegno bipolarista che èsempre stato nel dna della destra.Oltre a ciò, la confusione nel lin-guaggio usato e la propensione astringere alleanze con il centrosinistrada parte di Fli hanno ulteriormentecontribuito a scuotere le coscienze dichi possiede una cultura e una posi-zione politica di destra».

Cosa ne pensa della promessa diFini di lasciare la politica in caso difallimento del suo progetto?«Credo che quanto ha dichiarato sial’espressione, più che di una sfida, di

una debolezza. Emerge in qualchemodo la preoccupazione sullo statodi salute di un gruppo che non hasuperato la prova della tenuta e pre-senta divisioni interne riguardo allaposizione politica e culturale da as-sumere».

Quali margini di manovra poli-tica ha oggi il terzo polo?«Nel dna, nelle corde e nella sensibilitàdegli italiani, posizioni terzopolistedifficilmente riescono a farsi stradaoggi. Abbiamo semmai bisogno di raf-forzare il bipolarismo rendendolomaggiormente plurale, facendo inmodo che le due parti della mela sianorappresentative di una società caratte-rizzata da posizioni politiche più arti-

In questa pagina,

dall’alto, Pier Ferdinando

Casini (Udc), Gianfranco Fini

(Fli) e Francesco Rutelli (Api)

Gli italiani si sono già espressisul bipolarismo. Il terzo poloconfigurerebbe un ritorno alpassato, alimentando unasostanziale ingovernabilità

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46 • DOSSIER • LAZIO 2011

Aveva sperato che Fli potesse rappresentare una sponda diliberalismo all’interno di un centro-destra che si erarivelato negli ultimi 2-3 anni un po’ opaco. Il deputato

Roberto Rosso (nella foto) ha, invece, trovato «una fabbrica delrancore contro Silvio Berlusconi, un movimento che si proponevadi abbattere in qualsiasi modo e a qualsiasi costo il premier». Piùdi un mese fa poi la svolta decisiva: il rifiuto a votare unprovvedimento giudiziario in aula contro Berlusconi, ilringraziamento del presidente del Consiglio e la successivadecisione di rientrare nelle fila del Pdl. «Tra sbagliare in casaaltrui e sbagliare in casa propria, penso sia preferibile la secondaopzione e così sono rientrato. Berlusconi è stato molto umano egeneroso nei miei confronti, mi ha cercato in plurime occasioni,mi ha proposto di rientrare ricordandomi passaggi della nostraesperienza comune».

Qual è lo sbaglio di Fini?«La mancanza di strategia. Fini ha fatto in modo che Futuro eLibertà si trovi nella condizione di essere un movimento dicentro-destra che, da un lato, non ha possibilità di allearsi epraticare un’effettiva via politica all’interno del centro-destra eche, dall’altro, ha come unica strada possibile quella di allearsicon la sinistra. Un altro elemento che mi ha colpito è la baselaicista e anti-clericale all’interno del pensiero di Fli, cometestimonia la scelta di Benedetto Della Vedova a capogruppo allaCamera, che implica una direzione contraria al mio percorsocattolico-liberale».

Quali sviluppi vede per il terzo polo e per la situazionepolitica italiana?«Mi sembra un’operazione destinata a ingrossare le filadell’Udc: con una gamba più concreta e solida, quelladell’Udc, e due gambe più fragili come quelle di Api e Fli, èevidente come la prospettiva sia quella di irrobustire lastruttura del partito di Casini, facendolo lievitare dal 5 all’8-9%. Sul fronte nazionale, Berlusconi ha dimostrato ancorauna volta di essere un gigante della politica perché,nonostante le gravi accuse e le contestazioni, ha saputoriemergere e riaggregare rispetto agli avversari che hannoperso pezzi. Il fascino attrattivo di Berlusconi è superiore allecolpe che, di volta in volta, gli vengono imputate».

Come si articolerà il suo impegno in Piemonte? «Una prima attività consiste nel far nascere una sorta di piccolodirettivo regionale che dovrebbe co-decidere laddove fino a oggiesisteva una diarchia composta da Ghigo e Ghiglia, sviluppandouna democrazia più decisoria nel Pdl piemontese. Un primomotivo di impegno è che il Pdl torni a raggiungere le soglie diconsenso che aveva quando ero coordinatore di Forza Italia inregione. Sono, inoltre, responsabile del coordinamentoprovinciale di Vercelli. Le elezioni provinciali saranno, in questosenso, un’evidente palestra».

«Rientro nel Pdl, Fli fabbrica dell’anti-berlusconismo»Dall’esperienza in Futuro e Libertà al ritorno a casa, nel Pdl. Roberto Rosso racconta i motivi dellasua scelta, illustrando i nuovi impegni

colate. Gli italiani, del resto, si sono già espressi sul bi-polarismo. Il terzo polo configurerebbe un ritorno alpassato, alimentando una sostanziale ingovernabilità».

Cosa pensa della nascita al Senato del gruppoCoesione Nazionale?«La nascita di Coesione Nazionale prende anch’esso lemosse da una crisi del gruppo Futuro e Libertà e inquesto elemento si può rilevare un’assonanza di fondocon la costituzione del movimento dei Responsabili.Tutti, del resto, sanno delle comuni battaglie condotte,all’interno di Fli, al fianco di Pasquale Viespoli per evi-tare che il partito prendesse un’altra rotta, e conosconola sensibilità che ci accomuna sui temi sociali».

Dove porterà questo movimento di rinnovamentodel centrodestra italiano?«Oggi il centrodestra ha bisogno di ritrovare la sua pro-pensione riformatrice che si è un po’ appannata, anchea causa della contingenza determinata dalla crisi eco-nomica e finanziaria globale. Il rinnovamento del cen-trodestra passa per una ri-articolazione attraverso unpatto federativo tra i vari soggetti che possono com-porlo. Si tratta di una prospettiva in grado di superareanche l’attuale difficoltà dello stesso Pdl, prefigurandola costruzione di quel partito popolare europeo demo-cratico, aperto, liberale e riformatore che ancora non èsorto nel nostro Paese».

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POLITICA

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48 • DOSSIER • LAZIO 2011

POLITICA

Le prospettive del governo, il futuro del terzo polo,

un centrosinistra che stenta a trovare la quadratura

del cerchio. La sfida diventa comprendere quali

traiettorie prenderà la politica italiana. A commentare

è l’editorialista Marcello Veneziani

Francesca Druidi

Salvaguardareil bipolarismo italiano

L’Italia vive oggi un delicatomomento sotto il profiloistituzionale e politico. Inun mese denso di appun-

tamenti per l’agenda del governo, unmese che tra l’altro comprende l’apicedei festeggiamenti per l’anniversariodell’Unità d’Italia, restano molti inodi da sciogliere e gli argomenti daesaminare: l’effettiva tenuta del Pdl difronte al caso giudiziario che coin-volge il premier Berlusconi, la so-pravvivenza del progetto politico diGianfranco Fini, il conflitto con lamaggioranza per il suo ruolo di pre-sidente della Camera, il futuro in-certo del terzo polo e un Pd che an-cora cerca di individuare un nomespendibile per la posizione di leaderdell’opposizione. Una situazione,quest’ultima, tutt’altro che sempliceda dipanare perché Bersani, pur le-gittimato dalle primarie, non puòignorare la presenza ingombrante delgovernatore della Puglia, Nichi Ven-dola, il quale ha già dimostrato dipoter esercitare la sua influenza incontesti importanti, come quello di

Milano, nelle vesti di guida di SinistraEcologia Libertà. In questo scenario,potrebbe esserci già una vittima: ilbipolarismo. E, d’altronde, come sot-tolinea il giornalista e scrittore Mar-cello Veneziani, non sarebbero po-che le conseguenze e le ripercussionisul sistema politico italiano legate al-l’archiviazione del disegno bipolarista.

Il titolo di un suo editoriale è

“Toglieteci tutto, non il bipolari-smo”. Tornare indietro ora cosacomporterebbe per il sistema po-litico italiano?«Significherebbe tornare all’Italia sta-tica ma non stabile dei governi chedurano nove mesi, alla partitocraziache domina, ai compromessi e allemediazioni al ribasso. Il bipolarismoin politica garantisce la scelta tra due

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LAZIO 2011 • DOSSIER • 49

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxMarcello Veneziani

ipotesi opposte e la governabilità, sechi vince è messo in condizioni di po-ter governare per un’intera legislatura».

La fuga dal Fli continua. Qual èil più grande errore politico diGianfranco Fini?«Ha compiuto una svolta fuoritempo. Troppo tardi rispetto allo scio-glimento di An e troppo presto ri-spetto alla fine della legislatura. Rom-pere il patto in corso d’opera e dopola sua elezione a presidente della Ca-mera con la maggioranza di centro-destra, non è corretto né efficace,serve a distruggere e non a costruire».

Quali prospettive vede per ilterzo polo?«Tutto dipende dalla tenuta del si-stema bipolare. Se dovesse saltare, edovessimo tornare alla prassi dellaprima Repubblica, avrebbe un ruolo

di ago della bilancia e di forza co-munque di governo, con gli uni ocon gli altri».

“La sinistra italiana ha bisognodi fornire un’alternativa al berlu-sconismo”, afferma Nichi Vendola.Possiede, allo stato attuale, gli stru-menti per farlo? È dunque Vendolal’uomo destinato a guidare la sini-stra italiana nel prossimo futuro?«Vendola è il leader che più trascina,che ha il gergo delle passioni politichee conosce l’alfabeto delle motivazioniideali, ma è leader di minoranza, comegovernatore è stato un flop e ha la-sciato prosperare la corruzione accantoa lui. Il resto è buio, notte fonda».

Lo spettro delle elezioni si al-lontana, ma quale scenario si deli-nea per la politica italiana?«Ora il rischio è un governo di lun-

godegenza, che sopravvive, ma non facose essenziali. La speranza è, invece,quella di un governo che sappia met-tere a frutto l’ultimo scorcio di legi-slatura per realizzare programmi e ri-forme per il Paese».

Il governo ha in agenda temicruciali quali federalismo e ri-forma della giustizia. Avrà i nu-meri per farle partire?«Penso di sì, ma mi auguro che non siesaurisca a quei due punti l’azione digoverno. Perché, pur essendo due ri-forme attese, se restano da sole, pos-sono dar l’idea che nascano da unoscambio tra gli interessi politici dellaLega e la battaglia giudiziaria del pre-mier. Troppe cose aspettano di essereaffrontate e riguardano la vita, la sa-lute, il lavoro e la tenuta del nostroPaese».

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Rompere il patto in corso d’opera e dopo la sua elezionea presidente della Camera con la maggioranza di centrodestra,non è corretto né efficace, serve a distruggere e non a costruire

Nella pagina a fianco, in basso,

lo scrittore e giornalista Marcello

Veneziani. Sotto, Gianfranco Fini

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gli Stati membri soggetti a flussisproporzionati di immigrati.Quanto all’Italia, le relazioni bilate-rali con i Paesi del Maghreb in ma-teria migratoria sono particolar-mente ampie e complesse. Esse sisviluppano secondo un approccioche prevede sia la collaborazione pergli aspetti connessi all’immigrazionelegale, in particolare per quanto ri-guarda iniziative volte a favorire l’in-serimento nel nostro mercato del la-voro, sia attività di prevenzione econtrasto dell’immigrazione clande-stina. Per quanto riguarda quest’ul-timo aspetto, l’Italia ha intrapresoazioni nei confronti dei Paesi del-l’area sulle tematiche dell’immigra-zione clandestina e del traffico di es-seri umani, evidenziandol’importanza di una più stretta col-laborazione nelle attività di preven-zione e contrasto».

Che strategie di dialogo sono inatto con i governi di quell’area perarginare gli sbarchi?«L’immigrazione clandestina, che at-traverso il Mediterraneo giunge sullenostre coste dai Paesi del Maghreb,presenta caratteristiche del tutto par-ticolari. Si tratta dunque di un feno-meno che ci ha indotto a considerarecome assolutamente prioritaria la col-laborazione dei Paesi interessati nelleattività di prevenzione e in quelle re-lative al rimpatrio di coloro che nonhanno titolo per rimanere nel nostroPaese. Del resto, proprio perché moltidei clandestini che giungono sullenostre coste provengono da Paesi delMaghreb, abbiamo ritenuto che lacollaborazione tra i nostri Paesi do-veva essere intensificata per contra-stare adeguatamente le immigrazioniirregolari via mare, salvaguardandoal contempo gli obblighi che deri-

vano dal diritto umanitario».Come si sta attrezzando l’Eu-

ropa per affrontare il problemadei clandestini?«L’Europa ha la colpa di aver tra-scurato in tutti questi anni l’areamediterranea. L’evoluzione del qua-dro comunitario in direzione di unavera politica comune dell’immigra-zione, continua a essere condizio-nata dai diversi orientamenti deiprincipali stati membri al riguardo.Io spero che i Paesi europei sappianoabbandonare i loro particolarismiche oggi li vede divisi in tre o quat-tro gruppi su un problema che sta difronte a tutte le nazioni sviluppate.Quando sul problema delle migra-zioni riusciremo a giocare le carte diuna politica dell’Europa unita, il fe-nomeno che oggi ci assilla diverrà lostrumento di un nuovo importantesviluppo».

L’Unione europeadeve creare unanuova partnership con i paesi della spondasud del Mediterraneo

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MEDIO ORIENTE

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MEDIO ORIENTE

«Le differenze tra i paesi del Medio Oriente sono sempre esistite» sostiene

l’ambasciatore italiano in Marocco, Piergiorgio Cherubini. «Quello che merita attenzione

è la nascita e lo sviluppo di un nuovo pensiero più vicino alla mentalità occidentale»

Elisa Fiocchi

Il Marocco guarda all’Occidente

Migliaia di personehanno manifestatoin venti città del Ma-rocco per chiedere ri-

forme politiche e limitare i poteri dire Mohammed VI che ha semprel’ultima parola sulle azioni del go-verno e proviene dalla dinastia ala-wita al potere da circa 350 anni. È il20 febbraio 2011, «Il giorno del-l’orgoglio» per tutto il paese. Gruppidi giovani e di cittadini scendononelle strade di Rabat incuranti dellapioggia mettendo in atto una prote-sta resa possibile anche grazie al po-tere di diffusione di Internet e di Fa-cebook che cattura l’attenzione digiornalisti e attivisti dei diritti umanie civili. Nella capitale la contesta-zione si svolge in maniera pacificamentre alcuni scontri con la poliziasono avvenuti a Al Hoceima, nelnord del Paese, dove sono morte cin-que persone. In tutto il Marocco sichiede a gran voce la riforma dellacostituzione, il ripristino della di-gnità e la fine della corruzione. Ri-spetto agli stati vicini, il Paese godedi maggiori libertà come il pluripar-titismo e la libera elezione del Parla-mento, tuttavia l’apparente benes-sere economico e la libertà politicanascondono una situazione preca-ria: il tasso di disoccupazione giova-nile è molto alto così come il tasso di

povertà e il dislivello tra le classi so-ciali. «I fenomeni sociali e umanisono sempre difficili da prevedere»commenta Piergiorgio Cherubini,ambasciatore d’Italia nella capitaleRabat. «Per quanto riguarda il Ma-rocco, da sempre ma soprattutto dal-l’avvento al trono di re MaomettoVI, l’attenzione degli osservatori, ein particolar modo dei diplomatici,è concentrata sulle specificità di que-sto paese che ne fanno un caso aparte nel panorama arabo, sia perquanto riguarda le riforme econo-miche e sociali sia per il quadro po-litico e istituzionale».

Dopo le manifestazioni e gliscontri, è cambiata la situazionepolitica nel paese?«È rimasta fondamentalmente sta-bile. La Costituzione in vigore pre-

vede gli strumenti dell’alternanza alpotere, del controllo democratico eparlamentare sull’attività di governo,del pluralismo politico. Le manife-stazioni si sono svolte con una signi-ficativa partecipazione popolare di al-cune decine di migliaia di persone indifferenti città del paese, ispirate cer-tamente da uno stimolo di solida-rietà con i popoli vicini ma al tempostesso attente a concentrare le riven-dicazioni - peraltro espresse in modoabbastanza variegato e poco omoge-neo - nell’ambito delle riforme co-munque attese nel paese. I partiti po-litici cominciano a farsi interpreti ditali istanze, anche in vista del con-fronto elettorale previsto per il 2012».

Come sono cambiate le condi-zioni di vita e quanto rimane altala soglia di attenzione per evitare il

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LAZIO 2011 • DOSSIER • 61

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxPiergiorgio Cherubini

rischio di nuovi scontri?«Le condizioni della vita quotidianasono rimaste nella totale normalitàmentre da parte degli apparati di si-curezza e delle forze dell’ordine restaalta l’attenzione, ma prudente e scevrada inutili e vistosi dispiegamenti».

Quali misure cautelari ha adot-tato l’Ambasciata in tutela dei cit-tadini italiani? E quanti concitta-dini hanno scelto di rientrare inItalia dopo lo scoppio delle rivoltein Medio Oriente?«La situazione generalmente calmache ha accompagnato in Maroccogli ultimi avvenimenti nel Maghrebnon ha giustificato finora l’adozionedi speciali misure cautelari, a partel’aggiornamento dei dati relativi aipiani di emergenza che si predi-spongono in vista di eventuali peg-gioramenti. Non abbiamo notizia diconcittadini che abbiano deciso di la-sciare il paese. Al contrario è au-mentato il numero di turisti italiani,specialmente verso destinazioni dimare alternative a quelle tunisine edegiziane divenute temporaneamentedifficili. Abbiamo dovuto, piuttosto,

rassicurare concittadini e delegazioniche si apprestavano a cancellareviaggi e visite precedentemente pro-grammati solo sulla base di notizieallarmistiche e infondate diffuse im-propriamente sul Marocco da alcunimedia italiani».

Quali indicazioni e sostegni haofferto il governo italiano alle am-basciate nel Medio Oriente?«Sono state rafforzate le consuete in-dicazioni di prevenzione e di atten-zione».

C’è stato un effettivo ritardonello scambio di informazioni trail resto del mondo e il MedioOriente? In tal caso, può aver ral-lentato eventuali azioni politiche ediplomatiche?«Non credo che gli eventi di questimesi ci abbiano colto di sorpresa perun difettoso scambio di informazioni.Piuttosto la valutazione di eventi pre-monitori o delle cause profonde dellerivolte è stata insufficiente. Ma questosi deve anche al fatto che gli stru-menti tradizionali per una tale valu-tazione si sono dimostrati insuffi-cienti. La stampa e i mezzi di

comunicazione per primi non sonostati capaci di uscire da alcuni stereo-tipi inveterati di analisi e di cogliere lanovità culturale e il potenziale opera-tivo introdotti dalle nuove forme dicomunicazione informatica. L’azionepolitica e diplomatica può da partesua registrare qualche ritardo nel-l’adeguarsi alla nuova realtà: si pensi,una per tutte, alla crisi scoppiata al-l’indomani del crollo della Jugosla-via. L’importante è che l’adeguamentosi operi su nuove e più solide basi».

Quali saranno i futuri assetti delMedio Oriente? Si andranno acreare differenze, anche di naturapolitica, tra i vari paesi?«Le differenze sono sempre esistite,anche se sono meno note al grandepubblico per una sorta di pigriziamentale che invita ad amalgamaretutto all’insegna delle grandi catego-rie di arabismo e Islam. Quello chemerita attenzione è la nascita e losviluppo di un nuovo pensiero, di unnuovo ordine di valori, figlio dei piùmoderni mezzi di comunicazione in-formatica e più vicino senza dubbioalla mentalità occidentale».

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Nessuna notizia di concittadini cheabbiano lasciato il paese. Al contrario èaumentato il numero di turisti italiani

In apertura, l’ambasciatore presenta le lettere credenziali

a S. M. Maometto VI, re del Marocco; a sinistra,

l’ambasciatore Piergiorgio Cherubini a Rabat

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«Il presidente della Repubblica Fouad Mebazaa si accinge a

rendere pubblico il percorso politico dei prossimi mesi: assemblea

costituente, elezioni presidenziali ed elezioni legislative» racconta

l’ambasciatore d’Italia in Tunisia Pietro Benassi

Elisa Fiocchi

Ai primi di gennaio èscoppiata la rivolta delpane. «In Tunisia si fainiziare la rivoluzione

precisamente il 17 dicembre,quando nella cittadina di SidiBouzid un giovane venditore am-bulante diplomato, MohamedBouzizi, si dà fuoco dopo essersivisto maltrattato dalla polizia delposto all’atto del sequestro dellapropria merce». E la testimonianzadiretta dell’ambasciatore italianoPietro Benassi impegnato nel ter-ritorio tunisino. «Il clamoroso edisperato gesto del giovane inne-sterà una catena di manifestazioniche si estenderanno al resto dellaTunisia, fino ad arrivare, attorno al6-7 gennaio, nell’area della capi-tale».Qual è stata la miccia che ha fattoscattare ed estendere la rivolta intutto il Paese?«Le origini vanno ricondotte a undisagio diffuso tra la popolazionepiù povera delle regioni interne delpaese, effettivamente aggravato inquelle settimane dall’aumento del

prezzo dei generi di primanecessità. Tuttavia il disa-gio faceva leva sull’alta di-soccupazione giovanile e sucondizioni socio-economi-che complessive di effettivodegrado. La durissima re-pressione delle forze del-l’ordine e il rapidissimo

passa parola tra i giovani, grazie so-prattutto al ruolo straordinario gio-cato dai social network, Twitter eFacebook su tutti, favorirono il ra-pido espandersi delle proteste. Manmano che tali rivendicazioni si al-largavano ad altre città, si aggiun-

Tunisia, meno di un meseper dire addio al passato

MEDIO ORIENTE

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Pietro Benassi

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gevano anche nuove motivazioni:dall’esigenza di una maggiore giu-stizia sociale a più ampie e motivateistanze in materia di tutela dei dirittiumani e libertà fondamentali. In-somma, la richiesta di vivere in uncontesto realmente democratico.Alla fine, il 14 gennaio il presidentein carica, Ben Ali, lascia il Paese:meno di un mese per dire addio alpassato. Il tutto per mezzo di de-cine di manifestazioni di protestaavvenute in modo pacifico. Un datoeccezionale». Oggi qual è la situazione nel terri-torio tunisino?«La fase di passaggio in vista delle li-bere elezioni che consacreranno l’av-vento della democrazia è assicuratada un governo provvisorio di unitànazionale. Tale governo si muove inun contesto difficile, che vede per-manere aspetti di fragilità comples-siva: da problematiche di ordine

pubblico a difficoltà legate a riven-dicazioni salariali diffuse accompa-gnate spesso da scioperi senza pre-avviso. La stabilità politicadipenderà largamente dalla capacitàdell’attuale leadership di rimetterein sicurezza l’intero territorio na-zionale e di far ripartire compiuta-mente il sistema produttivo nel suoinsieme. Il primo ministro Ghan-nouchi si è recentemente dimessoed è stato sostituito da Béji Caid Es-sebsi, figura di grande esperienza eprestigio. Il presidente della Re-pubblica Mebazaa si accinge a ren-dere pubblico il percorso politicodei prossimi mesi: assemblea costi-tuente, elezioni presidenziali ed ele-zioni legislative. Tutto questo do-vrebbe auspicabilmente contribuirea rimettere la Tunisia sulla stradadella normalità».Come ha reagito la comunità ita-liana in Tunisia davanti all’espan-

dersi della rivolta in MedioOriente? In quanti hanno prefe-rito rientrare in Italia?«Con grande senso di equilibrio,dimostrando di conoscere a fondoil Paese nel quale vive e, in molticasi, in cui è nata. Quella italianain Tunisia infatti è una comunitàoperosa, ben integrata. Ai tremilaconnazionali circa registrati pressola sezione consolare vanno aggiunticirca un migliaio che operano nelPaese per ragioni economico-com-merciali. Infine, non va dimenti-cato il notevole flusso turistico dal-l’Italia verso la Tunisia pari a circa450mila presenze annue, concen-trato in prevalenza nel periodo pri-mavera-estate. Ridottissimo è statoil numero di italiani che hanno de-ciso di lasciare, anche temporanea-mente, il Paese. In sostanza, tra co-loro che hanno preferito rientrarenei primi giorni della crisi, sonostati registrati alcuni familiari diconnazionali qui residenti per mo-tivi di lavoro - tecnici e quadri disocietà che si trovavano per alcunigiorni nel paese al momento delloscoppio della rivolta - e qualcheimprenditore che, chiusa per mo-tivi precauzionali l’attività, ha de-ciso di rientrare in Italia. Nel dia-logo politico immediatamenteattivato dal governo italiano conla nuova dirigenza tunisina, è statosempre sottolineato con parole diapprezzamento il comportamentotenuto dalla business communityitaliana e della collettività in gene-rale rimasta a lavorare anche neirari casi - una dozzina su oltre 700attività economico-commercialidiffuse - di danneggiamenti subitiagli impianti produttivi». � �

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Il passa parola tra i giovani è stato possibilegrazie al ruolo straordinario giocato dai socialnetwork, Twitter e Facebook in testa

Da sinistra, il premier tunisino Mohamed Ghannouchi

con il presidente della Repubblica ad interim Fouad Mebazaa

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Quali misure cautelari ha adot-tato l’ambasciata a tutela dei citta-dini italiani rimasti sul territoriotunisino?«Siamo riusciti ad attivare, a partiredal 12 gennaio, un nucleo opera-tivo di personale dipendente di que-sta ambasciata che ha assicurato lapresenza permanente per garantirel’assistenza (12 persone a rotazione24 ore su 24) a tutti i connazionalipresenti sul territorio e il necessarioflusso di informazioni da e versoRoma con l’Unità di crisi della Far-nesina. Attraverso un servizio sms,in collaborazione con la Farnesina, èstato possibile informare con capil-larità e tempestività i connazionalidegli sviluppi della situazione: sonostati inviati circa 75mila sms conun’informativa media ogni 12 ore.Deve poi aggiungersi il costante ag-giornamento della scheda-paese sulsito www.viaggiaresicuri.it che nei41 giorni intercorrenti tra il 7 gen-

naio e il 15 febbraio 2011 ha dira-mato 25 annunci. L’ambasciata è in-tervenuta anche in alcuni casi di as-sistenza consolare specificarecuperando alcuni turisti che si tro-vavano in aree pericolose e metten-doli poi in condizioni di raggiungerel’aeroporto».

Quanti italiani invece stanno la-sciando la Libia con destinazioneTunisia?«Si tratta di una cifra assai ridotta: ilcaso più complesso è stato rappre-sentato da qualche decina di lavora-tori di un’impresa italiana che hannopotuto raggiungere la Tunisia, giàrientrati tutti nel nostro Paese. Vacomunque ricordato che il nostroPaese è ora impegnato nel sostegnoumanitario in quell’area di confinecon la Libia a sud della Tunisia, af-follata dalla presenza di decine dimigliaia di cittadini tunisini e stra-nieri (questi ultimi per lo più egi-ziani) provenienti dalla Libia. La no-

stra azione, a sostegno dell’attivitàdell’Onu e di altri organismi, è fi-nalizzata a prestare assistenza sani-taria, logistica e poi a garantire leoperazioni di rimpatrio, per lo piùdalla Tunisia all’Egitto. È un’azioneimportante e complessa».

Quali rapporti di collaborazionee sostegno intercorrono tra le Am-basciate italiane nei paesi del Me-dio Oriente?«In questi casi si parla per lo più dicoordinamento garantito in primoluogo dal flusso delle informazioniche ci vede contestualmente incontatto su quanto sta avvenendonei singoli Paesi. Vi sono poi dellesituazioni specifiche di interventoper le quali, evidentemente, ci siattiva in azione congiunta quandoè necessario. Si mantengono co-stantemente i contatti tra colleghiper farvi fronte e tra di noi ci si co-nosce bene anche sul pianopersonale».

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MEDIO ORIENTE

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MEDIO ORIENTE

66 • DOSSIER • LAZIO 2011

Rivolta «imprevedibile»in Medio OrienteDalle proteste alla guerra

civile, fino all’esplo-sione della rivolta neipaesi del Nordafrica e

del Medio Oriente. Le prime avvi-saglie di ribellione nascono in Tuni-sia e Algeria quando studenti e di-soccupati invadono le strade insegno di protesta contro la povertà,la disoccupazione, la corruzione e larepressione. Chiedono un futuro dilibertà e democrazia e quel messag-gio di lotta e speranza si estende finoal Golfo Persico, innescando unavera e propria reazione a catena.Fugge il presidente tunsino Zine al-Abidine Ben Ali, si dimette l’egi-ziano Hosni Mubarak, annuncia ilritiro nel 2013 ASli Abdullah Saleh,al potere da più di trent’anni nelloYemen. Intanto nel territorio libicola popolazione insorge contro il re-gime del leader Gheddafi dinanziagli occhi di tutto il mondo che se-gue l’evoluzione degli scontri sul ca-nale “SaveLibia” creato su YouTubee attraverso il social network Face-book dove il gruppo “ShababLybia”,voce del Movimento dei giovani perla Libia, posta video delle rivolte intempo reale. Difficile stilare un bilancio definitivodelle vittime, prevedere i flussi mi-gratori e i futuri assetti politici che siandranno a creare dopo l’insurre-zione. Tra i paesi coinvolti, la Libiarappresenta quello più indecifrabileper via della violenta rivolta politicae per la sua posizione geografica chesin dal passato l’ha resa meta di im-migrazione dagli gli stati vicini non-ché transito per molti immigrati del-l’Africa sub sahariana. Il Carim,

centro di ricerca sulle migra-zioni nel Mediterraneo pressol’Istituto universitario europeodi Firenze, rende noto che gliimmigrati regolari in Libiasono circa 360mila a cui si ag-giunge quasi un milione di ir-regolari: il 46% dall’Egitto, il12% dal Sudan, il 6% dalChad e il 4% dalla Tunisia.Per fare chiarezza sulla com-plessa situazione nel MedioOriente interviene l’economi-sta e saggista statunitense Ed-ward Luttwak.

I contorni della rivolta inMedio Oriente si delineanodapprima in Algeria e in Tu-nisia con quella che ai primidi gennaio è stata ribattez-zata la rivolta del pane. Sa-rebbe stato possibile prevedere inanticipo un effetto domino di pro-porzioni tali da mettere in crisi iregimi del Medio Oriente?«Assolutamente no. Sono decenni cheaccadono queste rivolte senza nessunapossibilità di un controllo anticipato.In Medio Oriente è successo qualcosadi imprevedibile così come avvenne

nel 1848 quando tutta Europa si sve-gliò improvvisamente. Ogni paese delMedio Oriente ha una storia indipen-dente da tutti gli altri, è complicatoprevedere le reazioni dei popoli.L’Egitto ad esempio ha vissuto unacrescita economica con Mubarak el’Iran ha sempre goduto di una popo-lazione molto fedele al regime».

La storia si ripete da decenni, sostiene l’economista e saggista

statunitense Edward Luttwak, che non approva i metodi e le

sanzioni adottate dall’Ue contro la Libia: «Sono tutte azioni

teatrali, messe in scena. Iniziative simboliche»

Elisa Fiocchi

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Edward Luttwak

LAZIO 2011 • DOSSIER • 67

Nonostante l’interesse costantedei media sulla situazione nel Me-dio Oriente, non è facile quantifi-care con chiarezza i numeri delmassacro e le proporzioni della ri-volta. Il ritardo nello scambio diinformazioni tra il resto delmondo e il Medio Oriente puòaver rallentato eventuali azioni po-litiche e diplomatiche?«Non è esatto parlare di massacro. Inquesto caso si tratta di un centinaio dimorti: una cifra insignificante com-parata alle oltre settecentomila vit-time del conflitto tra Iraq e Iran, aiduecentomila curdi massacrati e aimilioni di turchi uccisi. Sono ancheconvinto che le decisioni politiche ole azioni diplomatiche non abbianosubito alcun rallentamento dovuto alritardo nello scambio delle informa-zioni con il Medio Oriente: se Ghed-dafi attacca, bisogna essere pronti a ri-spondere militarmente in manieraadeguata a seconda dei mezzi che di-spone ogni paese. Non servono chiac-chiere, conferenze o provvedimenti.Bisogna intervenire concretamente».

Attraverso l’uso dei social net-work Twitter e Facebook la rivolta

si è estesa rapidamente fino alGolfo Persico. Come ha cambiatoil linguaggio e le forme della pro-testa?«Il numero delle persone che hannoutilizzato Twitter o Facebook, e piùin generale Internet, è una mino-ranza insignificante che tuttavia èstata eccessivamente evidenziata daimedia. I veri protagonisti della ri-volta in Medio Oriente - e rappre-sentano la maggioranza - sono genteche non parla nemmeno la linguainglese e non sa utilizzare il compu-ter. Ritorno all’esempio del 1848:allora non esisteva l’elettricità, figu-riamoci il telefono. Eppure il lin-guaggio promotore del cambia-mento si è diffuso ugualmente».

Tra le iniziative prese in esame inEuropa c’è quella avanzata dalConsiglio dei Diritti Umani del-l’Onu, dove le potenze occidentalistanno cercando di estromettere laLibia. Che ne pensa?«Sono tutte azioni teatrali, dellemesse in scena. Iniziative simbolicheapprovate sulla carta ma che nellasostanza non hanno alcun risultatoefficace. Soluzioni formali, nient’al-

tro che lo specchio di istituzioni inu-tili. Il Consiglio dei Diritti Umanidell’Onu non si è mai speso su al-cune atrocità avvenute nel mondo,come ad esempio in Cina».

L’Unione europea ha adottatoun pacchetto di sanzioni contro laLibia, tra cui l’embargo sulla ven-dita di armi e il blocco dei beni diGheddafi. Crede siano metodi effi-caci per rispondere alle violenze inLibia?«Ormai è troppo tardi. Gheddafinon ha più bisogno di comprare learmi perchè gliele hanno già ven-dute molto tempo fa. Questi rimediparacadute, ripeto, sono nient’altroche azioni istituzionali».

Tra i provvedimenti, l’Europa di-scute di sanzioni e iniziative perprevenire e governare anche i flussimigratori. A quali rischi andrebbeincontro l’Occidente e in partico-lare l’Italia trovandosi dinanzi amigrazioni incontrollate? «I rischi sono sempre gli stessi dianni fa. Non è facile controllare iflussi migratori e non credo si ar-riverà mai a una distribuzioneomogenea».

In apertura Edward Luttwak;

a fianco una manifestazione in Libia

In Medio Oriente è successoqualcosa di imprevedibilecosì come avvennenel 1848 quando tutta Europasi svegliò improvvisamente

Page 38: Dossier Lazio 03 2011

BENI CULTURALI

Jas Gawronski, nuovo presidente della Quadriennale di Roma,

illustra i suoi progetti: «Sono appassionato d’arte, anche se

purtroppo oggi le principali sfide sono pratiche. L’edizione

2012? Orientata verso il domani»

Riccardo Casini

Nata nel 1927, la Qua-driennale di Roma haintrecciato la propriastoria con quella del-

l’arte italiana dello scorso secolo: laprima esposizione, risalente al 1931,presentava infatti una sala dedicataai futuristi, mentre l’ultima, la quin-dicesima, si è svolta nel 2008 ed eradedicata alle generazioni di artisti natinegli ultimi vent’anni. Ma nel corsodei decenni, oltre alla sede della Fon-dazione (spostatasi a Palazzo Carpe-gna nel 2004), i cambiamenti hannoriguardato anche le figure alla suaguida: dal primo “patron”, l’artista e

deputato del Regno d’Italia CiprianoEfisio Oppo, si è arrivati oggi a JasGawronski, già europarlamentare(prima del Pri e quindi di Forza Ita-lia) e a inizio febbraio nominato pre-sidente dal ministero per i Beni cul-turali.

Presidente Gawronski, qualisono i motivi che l’hanno portataad accettare questo incarico?«Non l’ho accettato, l’ho sollecitato.Penso che se se ne ha la possibilità, èbello cambiar mestiere. E per l’arte,come anche per la musica, ho sempreavuto passione. Sono felice di poter-mene occupare».

Ma quali sono oggi le sfide prin-cipali nell’affrontare un compito diquesto tipo?«Purtroppo le sfide non sono tutte“artistiche”, anzi molte, forse le prin-cipali, sono pratiche. Ho la fortuna dipoter contare su un consiglio di am-ministrazione non solo competente,ma anche animato da uno spiritocreativo di gruppo. Spero riusciremoa fare cose nuove e importanti».

Non si possono però dimenticarele difficoltà derivanti dai sempreminori fondi disponibili per glienti culturali.«I fondi devono essere sufficienti a co-prire almeno i costi di funziona-mento. Senza questo zoccolo duro dirisorse la macchina organizzativa diogni ente, che deve essere ovviamentesnella, razionale ed efficiente, si spe-gne e non è possibile fare nulla».

È possibile incentivare gli im-prenditori privati a investire in que-sto settore?«È una vera sfida. In parte perché iservizi culturali sono fisiologicamentein perdita e si rivolgono a un pub-blico numericamente meno interes-sante di altri comparti come ad esem-pio lo sport, e in parte perché imeccanismi di incentivi fiscali nonsono ancora ben rodati come in altripaesi. Si sta comunque affermando

Ottant’anni di storia e arte italiana

78 • DOSSIER • LAZIO 2011

Page 39: Dossier Lazio 03 2011

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LAZIO 2011 • DOSSIER • 79

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxJas Gawronski

sempre di più l’esigenza di passaredalle forme di sponsorizzazione clas-sica a formule di comune progettua-lità e coproduzione, che corrispon-dono di più alle esigenze dicomunicazione d’impresa».

Quali sono i suoi obiettivi per laFondazione nel primo anno di pre-sidenza?«Ritengo prioritario avviare un’attivitàcollaterale di valorizzazione delle no-stre dotazioni di beni e servizi: pensosoprattutto all’utilizzo della sede diVilla Carpegna, dimora storica dicharme immersa nel verde, per eventisociali e culturali. Un altro obiettivoimportante è la promozione del no-stro centro di documentazione sullearti visive contemporanee, soprat-tutto su piattaforma digitale».

In che modo?«Nelle mie prime perlustrazioni del-l’affascinante patrimonio di carte evolumi del nostro Archivio Biblio-teca, sono stato colpito dagli albumche raccolgono le rassegne stampadelle mostre, costituiti da ritagli

stampa originali collezionati inepoca coeva alle esposizioni, dal1931 fino agli anni più recenti. Èallo studio la pubblicazione online,con modalità di accesso progressive,dell’intera raccolta: si tratta di circa20mila articoli che consentono di ri-costruire i capitoli fondamentalidelle vicende artistiche del nostroNovecento attraverso le mostre pro-mosse dalla Quadriennale in ottan-t’anni di attività».

Quali novità dovremo aspettarciinvece dalla prossima edizione dellaQuadriennale?«Siamo fortemente determinati a ri-spettare la cadenza quadriennale,per cui la prossima edizione dellamostra è in cantiere per il secondo

semestre del 2012. Si profila unaQuadriennale d’arte innovativa, cheaffida lo sguardo sulle nuove gene-razioni a tre autorevoli artisti affer-mati anche a livello internazionale ea una riconosciuta personalità dellacultura per allargare ulteriormentelo spettro della visione sulla con-temporaneità. Sarà una Quadrien-nale incentrata sulle nuove energiedell’arte italiana, fortemente orien-tata verso il domani. E sono allostudio anche iniziative speciali, qualiil collegamento con istituzioni cul-turali straniere per il premio agli ar-tisti e un focus sull’arte visiva deibambini in partenariato con l’In-ternational Museum of Children’sArt a Oslo».

��

Ritengo prioritario avviare una valorizzazionedelle nostre dotazioni di beni, dall’utilizzo diVilla Carpegna alla promozione del nostrocentro di documentazione

In apertura, Jas Gawronski,

presidente della Fondazione La Quadriennale di Roma;

a sinistra, la sede di Villa Carpegna;

sotto, l’archivio della biblioteca

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ROMA CAPITALE

80 • DOSSIER • LAZIO 2011

Nuova spinta dagli Stati generali

Con 8mila persone accre-ditate e 412mila contattivia streaming video, gliStati generali della città

di Roma, svoltisi il 22 e 23 febbraioscorsi, hanno fatto registrare indub-biamente un grande interesse, nonsolo da parte della stampa e deglioperatori. Tra la presentazione delpiano strategico di sviluppo e la can-didatura alle Olimpiadi del 2020, lamanifestazione ha rappresentato in-dubbiamente per il sindaco GianniAlemanno, reduce da mesi difficiliculminati con il rimpasto della suagiunta, l’occasione per guardareavanti, oltre le polemiche dell’ul-timo periodo.

Quale bilancio può trarre dagliStati generali? Quali spunti sonoemersi dalla due giorni?«Gli Stati generali sono per me unasvolta esistenziale. In questi due annie mezzo ho studiato a fondo unamontagna di documenti per capire,pianificare e concretizzare progettiper la città. Nella due giorni all’Eursono state presentate centinaia diproposte (in calendario ne avevamo225, poi se ne sono aggiunte altre)che cambieranno il volto di Roma.Abbiamo lanciato idee che con pro-getti già in itinere, o immediata-mente cantierabili, ci permettono ditrasformare la nostra città. È unpiano strategico, il primo della Ca-pitale, davvero ambizioso che do-vrebbe trainare la candidatura olim-pica del 2020. Sono decisamentesoddisfatto: la città ha risposto e iprotagonisti della vita sociale ed eco-nomica hanno dimostrato unità e

desiderio di progettare il nuovo.Roma ha grande voglia di investiresul suo futuro».

Intanto con l’approvazione dellavariante urbanistica si è dato il viaalla riqualificazione di Tor BellaMonaca. Attraverso quali altri in-terventi dovrà passare la cosiddetta“rigenerazione urbana delle peri-ferie”? «È impensabile immaginare unacittà in crescita in cui non si vivebene. Ma se vogliamo intervenire emigliorare il benessere dei cittadinidobbiamo tener presente e coniu-gare tre esigenze diverse: competiti-vità, solidarietà, sostenibilità. Inconcreto, vogliamo far sorgere unacittà policentrica, dando a ciascunquartiere la propria vocazione, doveogni zona abbia tutti i servizi, comeun vero centro. Questi centri, poi,

devono essere messi in rete per evi-tare che diventino realtà isolate. Lademolizione e ricostruzione delle pe-riferie In Italia non è stata finora ap-plicata perché servono incentivi euna spinta imprenditoriale. Ma pro-prio nel recupero delle periferie ilsettore edilizio, che soffre una crisi e

La due giorni dell’Eur ha presentato al pubblico la Roma

che verrà, tra piano strategico di sviluppo e candidatura alle

Olimpiadi. Il sindaco Alemanno: «Una svolta esistenziale,

la città vuole investire sul futuro»

Riccardo Casini

Page 41: Dossier Lazio 03 2011

Gianni Alemanno

LAZIO 2011 • DOSSIER • 81

che registra solo nella Capitale uncalo del 45% degli appalti in dueanni e 6mila posti di lavoro persi,può trovare una chance di riscatto. Èchiaro, comunque, che dobbiamofare l’interesse dei cittadini del quar-tiere, che è quello di avere case e ser-vizi migliori».

Ma quali tempistiche sono ipo-tizzabili oggi?«Il Campidoglio ha già avviato l’iterper la ricostruzione e la demolizionedel quartiere di Tor Bella Monaca.Tra 24 mesi, in tempi assolutamenterecord, i primi cittadini potrannoentrare nelle nuove case: non piùbrutte torri che, tra l’altro, rischianodi crollare perché fatte male, ma si-stemazioni in abitazioni a dimen-sione umana. Lo stesso iter sarà ri-spettato per le altre periferiedegradate della Capitale. I nostriprogetti sono per il futuro della città,indipendentemente dalle Olimpiadi.

I grandi eventi servono semplice-mente a fare da acceleratore nellarealizzazione delle opere, attirandoforti investimenti privati. Sono pro-getti che proseguiranno, comunque,anche dopo il 2013».

Al recente incontro con ilPapa si è parlato anche del-l’innovativo quoziente fa-miliare approvato dal Co-mune. A che punto è la suasperimentazione?«L’applicazione del “quo-ziente Roma” alle famiglienumerose della città è stataapprovata col voto unanimedell’Assemblea capitolina nel-l’ottobre 2010. Consiste inuna rimodulazione delle ta-riffe che tiene conto dellacomposizione delle famiglie edel reddito Isee. L’obiettivo èottenere tariffe più basse perfamiglie numerose o in diffi-

coltà nei settori più onerosi: rifiuti,mense scolastiche e rette degli asilinido. Per ora, in fase sperimentale ri-guarda un solo servizio, poi, per ognibilancio, ne verrà inserito un altro,per un totale di tre entro la fine del-l'attuale amministrazione».

Perché è stato esteso a tutti i nu-clei “anagrafici” includendoquindi anche le coppie di fatto? «Del quoziente familiare potrannobeneficiare non solo le coppie spo-sate, ma anche i nuclei composti, adesempio, da madre e figlio, da fra-tello e sorella o da nonna e nipote,purché appartenenti, anagrafica-mente, allo stesso nucleo familiare.Roma in questo modo vuole real-mente dare l'esempio di una vera ri-forma fiscale di sostegno alle famiglieche fanno parte dello stesso nucleocome da stato anagrafico di fami-glia. La visibilità di una città dipendedallo stato di salute della famiglia,

che rappresenta anche uno stru-mento prezioso per l’educazione deifigli, l’assistenza agli anziani e di-verse forme di assistenza sociale.Roma è la prima grande metropoliad avere adottato il quoziente fami-liare e il mio auspicio è che altrecittà italiane abbiano presto il “co-raggio del bene”, impostando le pro-prie politiche fiscali su un effettivosostegno alle famiglie».

Gli Stati generali hanno costi-tuito anche l’occasione per presen-tare il Comitato promotore dellacandidatura di Roma per le Olim-piadi 2020. Quali saranno ora isuoi primi passi? «Le Olimpiadi di Roma 2020 fa-ranno da traino al programma di svi-luppo della città, e serviranno ap-punto ad attivare progetti, risorse ecompetenze per compiere la più va-sta operazione di riqualificazione ur-banistica e ambientale mai progettatain Italia. Un’operazione che riguar-derà, tra le altre cose, il parco fluvialedel Tevere come grande elemento diinterconnessione del nuovo Parcoolimpico, reso navigabile dalla digadi Castel Giubileo sino a Ponte Mil-vio, ma anche la realizzazione dellaCittà dello sport di Tor Vergata, losviluppo del grande sistema aeropor-tuale della città e nuove ed efficientiinfrastrutture di trasporto urbano,oltre all’ammodernamento e l’alle-stimento di molti impianti sportividestinati ai giovani e alle famiglie an-che nelle periferie. Le Olimpiadi co-stituiscono un messaggio impor-tante, perché sono il simbolo di paesie bandiere che competono senza an-tagonismo, per la voglia di cercare ilprimato: è il più grande messaggioche possiamo dare alla globalizza-zione perché le identità non venganocancellate. Roma può e deve dare unmessaggio universale».

Sotto, uno scorcio

del quartiere di Tor Bella

Monaca. Nella pagina

a fianco, il sindaco

Gianni Alemanno durante

i recenti Stati generali

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POLITICHE GIOVANILI

88 • DOSSIER • LAZIO 2011

Tra le priorità evidenziatesulla sua agenda c’è quelladi sostenere le candida-ture del maggior numero

possibile di giovani meritevoli alleprossime elezioni amministrative.Un obiettivo che Annagrazia Cala-bria intende perseguire con la mas-sima determinazione perché è con-vinta che puntare su volti nuovi siauna sfida avvincente da affrontarecon decisione e coraggio. «È arrivatal’ora – sostiene – di valorizzare i ra-gazzi e le ragazze capaci che ognigiorno si impegnano con responsa-bilità sul territorio e che con il loroentusiasmo e la loro passione rap-presentano un valore aggiunto su cuiinvestire». È continuo il suo impe-gno per un vero rilancio del movi-mento giovanile proseguendo neltour delle regioni d’Italia, già intra-preso «in un’ottica di partecipazionee inclusione».

Quanto è importante in politicail rinnovamento generazionale?«Se concepiamo la politica come vo-cazione al bene comune che poggiale sue radici sulla speranza in un fu-turo migliore realizzabile, non pos-siamo non riconoscere la necessità

che i giovani si pongano nei con-fronti della politica non come sem-plici spettatori, ma si assumano lagrande responsabilità di esserne at-tori protagonisti, per contribuire allescelte che condizioneranno il lorofuturo. Insomma, è da noi giovaniche deve partire il rinnovamento ge-nerazionale e non possiamo, da unlato, essere indifferenti nei confrontidi un mondo che percepiamo comechiuso al cambiamento e, da un al-tro, pretendere “quote” per i giovani:

L’impegno politicoviene dai più meritevoli Meritocrazia e pari opportunità è quello che chiedono oggi i giovani alla politica.

La conferma arriva ad Annagrazia Calabria, coordinatrice nazionale

della Giovane Italia, dai ragazzi che incontra nel suo tour per l’Italia

Renata Gualtieri

Sopra, Silvio Berlusconi e, nella foto a fianco,

Annagrazia Calabria, coordinatrice nazionale

della Giovane Italia

Page 45: Dossier Lazio 03 2011

Annagrazia Calabria

LAZIO 2011 • DOSSIER • 89

dobbiamo dimostrare sul campo chela presenza dei giovani può real-mente segnare l’avvento di un ra-pido rinnovamento sociale, politico,culturale e ideologico».

«Il mio sogno è tornare alla po-litica come servizio, il gesto piùalto di carità». Riesce a trasmettereai giovani questo suo pensiero?«Ho deciso di assumere l’incarico dicoordinatore nazionale del movi-mento giovanile del Pdl proprio per-ché ho intenzione di trasmettere allenuove generazioni gli ideali che, fi-nora, hanno animato il mio impe-gno politico. Si è percepita, negliultimi anni, una forte disaffezionedei giovani per la politica, causata da

un sentimento di delusione nei con-fronti di un mondo che non puntasulla meritocrazia e sull’impegno,ma si basa sull’astuzia e sull’utilita-rismo. È per questo che bisogna ri-lanciare il concetto della politicacome servizio, come vocazione per-sonale che deve indicare un modellopraticabile per tutti e in particolareper i giovani impegnati in politica.Bisogna rifuggire dall’illusione delsuccesso immediato, coltivando laresponsabilità dell’avvenire, proprioperché la realizzazione del bene co-mune non può avvenire nel pre-sente, bensì nella storia».

Serve più passione o formazioneper entrare in politica?

«Nella prima fase è la passione,prima di ogni altra cosa, a doveranimare un giovane che intende im-pegnarsi in politica. Ma non basta:la passione deve essere accompa-gnata da umiltà e spirito di sacrifi-cio. Sono molto importanti gli annidella militanza politica, che consen-tono di aumentare il bagaglio diesperienze e di compiere una pienamaturazione politica. La formazionedeve accompagnare ogni momentodella vita di un giovane impegnatoin politica ed è per questo che da co-ordinatore nazionale del movimentogiovanile sento forte dentro di me laresponsabilità di formare le nuovegenerazioni, che saranno poi quelle

� �Esiste negli atenei una maggioranza silenziosa di studenti chevuole studiare, è favorevole alla riforma del ministro Gelmini

� �

Qui sopra, il ministro Mariastella Gelmini;

nella pagina seguente, alcune donne scese in piazza

nel corso della manifestazione del 13 febbraio scorso;

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90 • DOSSIER • LAZIO 2011

che andranno a formare le fila dellafutura classe dirigente del nostroPaese. La formazione è, sicuramente,un settore che va rilanciato e su cuiintendo puntare molto».

Il fermento politico appartieneancora alle Università?«Certamente. Lo dimostra il fatto chemolti dei nostri giovani dirigenti delmovimento giovanile provengono daesperienze di politica universitaria.Ciò che più mi entusiasma è l’aver ri-scontrato, nonostante le accese pro-teste inscenate negli ultimi mesi dasparuti gruppi di giovani strumenta-lizzati, che esiste negli atenei una mag-gioranza silenziosa di studenti chevuole studiare, è favorevole alla ri-forma del ministro Gelmini e si senterappresentata dalle liste centrodestra,che si stanno affermando con sempremaggior forza in tutte le competi-zioni elettorali universitarie».

Quali sono i modelli politiciper le nuove generazioni?«A mio parere, più che guardare ad unmodello politico, occorre ripartire daquelli che sono i nostri valori: la li-bertà, la democrazia, la dignità del-l’uomo, la parità tra uomo e donna, lasacralità della vita, la difesa della fa-miglia naturale. I nostri valori sono ilnostro punto di forza e solo grazie aessi possiamo finalmente riconoscerela centralità della persona umana chedeve esistere prima dello Stato. Noigiovani avremo il grande compito diraccogliere il testimone che il presi-dente Berlusconi ci lascerà e dovremocompletare, non solo per noi ma so-prattutto per i nostri figli, quellagrande rivoluzione liberale e merito-cratica inaugurata nel 1994 con la di-scesa in campo del nostro presidente».

Cosa chiede un giovane oggi allapolitica?

«Meritocrazia, innanzitutto, e pariopportunità. Incontrando le ragazzee i ragazzi del nostro movimento ingiro per l’Italia ho capito che i gio-vani, oggi, vogliono mettersi in giocoe chiedono semplicemente di avere lapossibilità di dimostrare quanto val-gono. Da parte mia, non posso cheassicurare un mio costante impegnoaffinché i giovani meritevoli sianovalorizzati e sia garantita loro l’op-portunità di misurarsi sul terrenodella meritocrazia, così da affermarsiper quello che sono e non per quelloche hanno».

Come pensa di rispondere alledonne scese in piazza il 13 feb-braio?«Credo che il 13 febbraio le moltepersone scese in piazza manifestas-sero differenti esigenze, rivendica-zioni e pensieri in parte strumenta-lizzati da certa politicadell’opposizione. Agli uomini, cosìcome alle donne, nessuno può rega-lare dignità, così come nessuno puònegarla o portarla via, a meno chenon si usi la forza bruta per smi-nuirla, come è accaduto purtropponei lager e come accade ancoraquando la violenza, in tutte le suemolteplici forme, irrompe nella sferaprivata delle persone. Io vorrei che ledonne scendessero in piazza per so-stenere progetti di solidarietà, perappoggiare programmi di pari di-gnità di genere, per manifestare sde-gno di fronte agli stupri, disgustoverso i pedofili, per reclamare il pro-prio diritto ad avere maggior tempoda dedicare ai propri figli, alla pro-pria famiglia. Ecco secondo me, ledonne che siano figlie, mogli, madri,nonne dovrebbero tutte insieme por-tare avanti con tenacia progetti realie concreti per una migliore qualità divita lavorativa e sociale».

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Credo che il 13 febbraio le molte personescese in piazza manifestassero differentiesigenze, rivendicazioni e pensieri in partestrumentalizzati da certa politicadell’opposizione

POLITICHE GIOVANILI

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Page 48: Dossier Lazio 03 2011

Lo Stato faccia il tifoper le imprese

SVILUPPO ECONOMICO

La commissione Attività produttivedella Camera dei Deputati, di cuiRaffaello Vignali è vicepresidente,ha appena terminato l’esame dello

schema di decreto legislativo sulle fonti ener-getiche rinnovabili. A breve dovrà approvarealtri due schemi proposti dal Governo, chetoccano da vicino le nostre imprese e chefanno parte del pacchetto della cosiddetta“frustata” all’economia: il riordino del sistemadegli incentivi, nel quale è prevista - per laprima volta - una riserva minima del 50%per le piccole e medie imprese, e il riordinodegli strumenti per l’internazionalizzazione. Indirittura d’arrivo è invece lo Statuto delle Im-prese, ideato dall’onorevole Vignali, elaboratodopo aver ascoltato le associazioni delle im-prese, delle Regioni, degli enti locali e del si-stema camerale.

In cosa consiste questo disegno di legge?«Lo Statuto mira innanzitutto a riconoscere ilvalore economico e sociale delle imprese e adare attuazione allo Small business act del-l’Unione europea. Come? Introducendo dirittiper le imprese nei confronti della Pubblica

amministrazione (semplificazione,certificazione privata sostitutiva deicontrolli pubblici, certezza deitempi e delle norme, termini neipagamenti), migliore accesso agli

appalti pubblici, una riserva del50% degli incentivi alle piccole im-

prese. E, ancora, attraverso l'isti-tuzione di una legge annuale

per le pmi e la diffusionedella cultura imprendito-riale nel sistema scola-stico e universitario. Losviluppo economico

dipende dall'impegno dei nostri imprendi-tori, che troppo spesso vedono nello Stato unostacolo e non un aiuto; lo Statuto intervieneperché lo Stato “faccia il tifo” per chi, ognigiorno, è un “attaccante” nella squadra chegioca nel “campionato” italiano e mondialeper “vincere” in termini di Pil e occupazione».

L’accesso al credito rimane una delle dif-ficoltà principali da affrontare per le im-prese italiane. Come lo Stato interviene inquesto senso?«Il Governo è intervenuto in molti modi perassicurare la continuità del credito alle im-prese, con la moratoria dei debiti, appena pro-rogata, e il finanziamento del fondo centraledi garanzia. Anche Sace e Cassa depositi eprestiti hanno avviato programmi per l'assi-curazione del credito. Il Governo sta poi mo-nitorando le procedure che porteranno al co-siddetto trattato di Basilea3, perché i nuovicriteri di patrimonializzazione delle banchenon provochino un restringimento del cre-dito alle imprese. Le condizioni della finanzapubblica non ci consentono, purtroppo, diaumentare le risorse pubbliche. Personal-mente, ritengo però che sul fondo di garanziasi potrebbero introdurre innovazioni, valoriz-zando di più - secondo il principio di sussi-diarietà - il ruolo dei consorzi fidi».

Raffaello Vignali,

vicepresidente della

commissione Attività

produttive, commercio

e turismo della Camera

dei Deputati

Uno Stato che rappresenti

per gli imprenditori non un ostacolo

ma un valido sostegno. Attorno

a questo principio è costruito lo Statuto

delle imprese, ideato da Raffaello Vignali,

ora in discussione a Montecitorio

Michela Evangelisti

92 • DOSSIER • LAZIO 2011

Page 49: Dossier Lazio 03 2011

LAZIO 2011 • DOSSIER • 93

pende dalla dimensione delle imprese. Poi dob-biamo sostenere con più decisione l'interna-zionalizzazione e premiare le reti d'impresa,che sono il nostro modo di crescere dal puntodi vista dimensionale. Su tutti questi fronti, ilGoverno Berlusconi è impegnato dalla primaora, ma bisogna continuare e improntare sem-pre più le politiche alla sussidiarietà».

Il governatore della Banca d’Italia ha sot-tolineato che servono riforme “più corag-giose” per sostenere le imprese e affrontareil grave problema del lavoro giovanile.«Per il lavoro giovanile dovremmo introdurremisure che possano incentivare l’assunzione.Giuliano Cazzola ha avanzato diverse propo-ste in merito, ad esempio una sorta di 2x1: seassumi due giovani, per alcuni anni paghi icontributi solo per uno. Per le imprese, oc-corre premiare chi investe e diversificare iltrattamento fiscale degli utili investiti e diquelli divisi. Credo che i costi sul bilanciopubblico sarebbero compensati da minori co-sti sociali e da nuove entrate: per avere equi-librio di bilancio occorre puntare sulla cre-scita. E, senza investimento, crescita edequilibrio di bilancio sono un’illusione».

Secondo l’ultima analisicongiunturale di Confindu-stria il 2011 si presentacome l’anno della riduzionedell’incertezza a livello glo-bale, ma l’Italia fatica a te-nere il passo. Qualipolitiche economiche sonopiù urgenti?«Non potendo aumentare laspesa pubblica, dobbiamoagire sui fattori di competitività. Può sem-brare strano, ma il primo fattore competitivoè l'assetto normativo: abbiamo bisogno di re-gole certe e chiare, tempi veloci nell'applica-zione e riduzione degli oneri burocratici. In se-condo luogo dobbiamo sostenerel'innovazione, che è il fattore decisivo per lacompetitività e la produttività, non dimenti-cando che l'innovazione è l'esito dell'investi-mento in capitale umano e, quindi, non di-

Raffaello Vignali

��Sul fondo di garanzia si potrebbero

introdurre innovazioni, valorizzandodi più il ruolo dei consorzi fidi

La riserva minima per le piccole

e medie impreseprevista dal riordino

del sistema degli incentivi

INCENTIVI50%

Page 50: Dossier Lazio 03 2011
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96 • DOSSIER • LAZIO 2011

Ènata il primo gennaio scorso e riuni-sce gli industriali e le imprese diRoma, Frosinone, Rieti e Viterbo.«Unindustria è frutto soprattutto del-

l’esigenza di avere una più forte rappresentati-vità a livello regionale nei confronti delle isti-tuzioni – spiega il vicepresidente, DomenicoMerlani –. Questo è uno dei punti chiave chehanno indotto tutti gli operatori e gli indu-striali nostri associati ad aderire all’unanimità aquesto importante progetto, che non nascecome un’incorporazione di Roma rispetto alleprovince più piccole, ma come un grande pro-getto di riorganizzazione e semplificazione as-sociativa». I risultati si concretizzeranno in unarazionalizzazione dell’operatività, in un abbat-timento dei costi e, quindi, nella liberazione dirisorse che potranno essere messe a disposizionedella struttura per migliorare la qualità dei ser-vizi. Per il futuro un aspetto essenziale e mo-derno dell’associazione sarà la condivisione deiprogetti sull’intero territorio del Lazio, un ter-ritorio vasto i cui attori, per mantenersi com-petitivi in un momento di crisi, devono obbli-gatoriamente lavorare tutti insieme per obiettivicomuni. «Il punto nodale di tutto il progetto èche le nostre province vogliono diventare par-tner di una Capitale che sta crescendo e che varipensata riferendosi a un territorio allargato.Roma ha quindi bisogno di territori che lavo-rino insieme per lo sviluppo dell’intera regione,abbandonando il concetto di localismo».

Sistema produttivo regionale: quali sonoattualmente le criticità e i punti di forza? Diquali interventi avrebbe urgentemente biso-gno per affrontare la partita dello sviluppo?

«Un punto di forza importante per dare uncolpo di reni rispetto a questa situazione di stalloche ormai da tre anni affligge l’economia italianapotrebbe essere una sinergia più stretta con leistituzioni, le quali, con forte senso di responsa-bilità, dovrebbero collaborare con il sistema pro-duttivo regionale per far sì che il territorio possarialzare la testa. Una criticità è rappresentata in-vece senza dubbio dalla debolezza delle infra-strutture, un capitolo sul quale è tornato ulti-mamente con insistenza il nostro presidente,Aurelio Regina. I collegamenti tra la Capitale ele province sono scarsi; per fare alcuni esempipratici, dobbiamo affrontare il problema di col-legare Roma con il sud del Lazio attraverso laPontina, il problema della parte nord della Cas-sia, quello della trasversale Orte-Civitavecchia.Roma ha la possibilità di raddoppiare nei pros-simi 20 anni il suo traffico aereo; abbiamoquindi la necessità di sviluppare il sistema aero-

Domenico Merlani,

vicepresidente

di Unindustria

SVILUPPO ECONOMICO

Lavorare per obiettivi comuniFare rete, ottimizzare la sinergia con le istituzioni, potenziare le infrastrutture per i trasporti e guardare

ai mercati emergenti. Secondo Domenico Merlani, vicepresidente di Unindustria, sono queste le piste

da seguire per il rilancio dell’economia del Lazio

Michela Evangelisti

Page 53: Dossier Lazio 03 2011

LAZIO 2011 • DOSSIER • 97

portuale, pensando al raddoppio di Fiumicinoe all’apertura del terzo scalo su Viterbo, per i volilow cost. Bisogna infine sviluppare anche i col-legamenti immateriali, quelle reti telematiche dicui i distretti industriali hanno bisogno per dia-logare con il resto del mondo».

Sono numerose le attività previste da Unin-dustria per questo 2011, a partire dal progetto

internazionalizzazione e Paesiemergenti. Quali proposteavete in mente?«La posizione geografica delLazio è strategica, se pensiamoalle opportunità di crescita esviluppo che possono sorgeredal dialogo con tutti i Paesi chesi affacciano sul Mediterraneo;non appena si sarà ristabilita lasituazione in Nord Africa saràquindi necessario rimettere in-sieme idee e progettualità perl’internazionalizzazione sututto il bacino del Mediterra-neo. Ma stiamo anche guar-dando oltre, verso i Paesi emer-genti, come Brasile, Cina eIndia. Il progetto internazio-nalizzazione vuole dare un con-

creto aiuto a tutte quelle aziende che finorahanno lavorato con il mercato nazionale ed eu-ropeo, che oggi hanno grosse difficoltà; si trattadi creare un’agenzia altamente qualificata chesupporti le nostre aziende che hanno interesse ainternazionalizzarsi, per far sì che possano dav-vero affacciarsi sui mercati emergenti riducendoal minimo i rischi e cogliendo le opportunitàmigliori. Un esempio concreto è quello del di-stretto ceramico di Civita Castellana, che rap-presenta la parte preponderante del manifattu-riero dell’alto Lazio; il nostro intento è quello disostenerlo affinché alcune aziende consolidino leproprie posizioni sui Paesi emergenti e altre,più piccole, si possano aprire a nuovi mercati».

Tra i progetti c’è anche un comitato tecnicoper l’attrazione degli investimenti.«Per prevedere uno sviluppo oggi un canale im-portante è quello di ricevere investimenti e ri-sorse anche dall’estero. Abbiamo all’interno diUnindustria grosse aziende multinazionali a ca-pitale estero, dalle quali possiamo cogliere op-portunità, cioè possiamo utilizzare queste nostrepartner per far sì che ulteriori investitori possanoessere presenti come lo sono loro attualmente.Dobbiamo cogliere le loro esigenze e cercare diandare loro incontro, diventando in questomodo più attrattivi».

Domenico Merlani

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hanno registrato un leggero tasso di crescita.Che segnali arrivano dalla Regione per darenuovo impulso alla ripresa? «Va premesso che il Lazio crea circa il 10 percento della ricchezza nazionale ed è al secondoposto per numero di aziende e per Pil. En-trando nel merito, annuncio che stiamo perpubblicare una serie di avvisi pubblici, apposi-tamente strutturati per dare ossigeno alle im-prese. Si tratta di interventi integrati tra con-tributi agevolati, contributi in conto capitale esostegno per l’accesso al credito. Tra i contributiagevolati è importante citare il nuovo bando delfondo rotativo per le pmi, che aggiunge alla giàcospicua dotazione finanziaria del precedente,ben 60 milioni di euro, un altrettanto ingentestanziamento per l’anno in corso, ulteriori 60milioni. Tra i contributi in conto capitale è de-gno di nota il nuovo bando destinato al soste-gno delle imprese cooperative, in fase di ap-provazione, con una dotazione finanziaria dicirca 5 milioni di euro per l’anno in corso».

Per quanto riguarda invece l’accesso al cre-

Rinnovo di bandi per contributi agevolati e una proposta

di legge a sostegno delle pmi. L’assessore Pietro

Di Paolantonio ripercorre le iniziative promosse

dalla Regione Lazio che, lungi dall’essere parte marginale,

vuole “pilotare” la ripresa al fianco delle imprese locali

Paola Maruzzi

SVILUPPO ECONOMICO

Positivi, seppure non eclatanti, i risul-tati del sistema imprenditoriale la-ziale per quel che riguarda il 2010. Arivelarlo sono i dati forniti da Mo-

vimprese di Unioncamere, che forniscono unapanoramica nazionale del bilancio anagraficotra le aziende nate e quelle che, invece, hannocessato l’attività. Con 12.477 neo aziende, ilLazio si colloca in seconda posizione, dietroalla Lombardia. Alla luce di questo risultato,l’assessore regionale alle Attività produttive co-glie l’occasione per fare il suo bilancio, met-tendo così l’accento sull’inevitabile peso poli-

tico che la ripresa si porta dietro. Se leimprese chiedono risposte concrete

per sostenere e facilitare le loro atti-vità, dalla regia dell’assessorato ar-rivano liquidità e iniziative distampo europeo per l’accesso al cre-dito. «Da subito ci siamo messi in

moto per imprimere un ra-pido cambiamento dirotta – puntualizza –.L’obiettivo è superarela coda della crisiche, purtroppo, an-cora si avverte».Secondo i dati diUnioncamere, leimprese laziali

Pietro Di Paolantonio,

assessore alle Attività

produttive e alle

Politiche dei rifiuti

del Lazio

100 • DOSSIER • LAZIO 2011

La regione non molla la presa dello sviluppo

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LAZIO 2011 • DOSSIER • 101

st’intervento? «La nostra proposta di legge sullo Sba stabilisceche i tutti testi normativi regionali, aventi riflessisulle Pmi, siano redatti con disposizioni chiare,semplici e comprensibili, tenendo ben presentel’ottica interpretativa degli imprenditori. Inol-tre si prevede che nella redazione dei testi ven-gano consultate le associazioni rappresentativedelle piccole e medie imprese. È una novità as-soluta, una positiva rivoluzione all’insegna dellasemplificazione da cui giungeranno vantaggiconcreti per il tessuto economico del Lazio».

A che punto è la fattibilità di questoprovvedimento?«La proposta di legge è attualmente al vagliodella commissione Attività produttive del con-siglio regionale, che dovrebbe pronunciarsi neiprossimi giorni. Il mio assessorato, nel frat-tempo, si sta muovendo per dare impulso al ter-ritorio attraverso il bando sui distretti indu-striali, cofinanziato dal ministero dello Sviluppoeconomico, che prevede, nelle modalità di par-tecipazione, l’obbligo di costituirsi “in rete” at-traverso l’apposito “contratto”. Prima dellapubblicazione del bando, metteremo a dispo-sizione delle Pmi un servizio di formazione einformazione sui “contratti di rete”, in modoche le aziende possano partecipare con la giu-sta preparazione».

Quali input arrivano dalle associazioni delmondo del commercio?«Le associazioni hanno fatto presente, sin dalnostro insediamento in Regione, l’istanza diuna revisione della legge regionale sul com-mercio, non più rispondente ai cambiamenti

dito, come vi state muovendo? «Abbiamo già messo a disposizione il fondo digaranzia attivato con il programma operativoregionale Fesr Lazio, attraverso i Confidi, conuna dotazione di 10 milioni complessivi. Sono,inoltre, in fase di approvazione i nuovi bandiper la patrimonializzazione dei Confidi e delleimprese».

Su cos’altro state rimodulando il tessuto in-dustriale in un ottica di sviluppo futuro?«Allargando l’orizzonte, non si può non parlaredell’internazionalizzazione, che rappresentaun’attività fondamentale per le attuali politicheregionali. Questo per due motivi principali.Primo: far conoscere all’estero la ricchezza e lavarietà delle produzioni del Lazio. Secondo: of-frire un forte impulso aggregativo, attraverso lereti di impresa, per rendere più competitive leaziende sui mercati esteri».

Il Lazio è la prima regione ad aver rece-pito la novità europea dello “Small businessact”, la proposta di legge che sostiene lepiccole imprese. Cosa va a migliorare que- ��

��

Il nuovo bando del Fondo rotativoper le pmi aggiunge alla giàcospicua dotazione finanziariaulteriori 60 milioni di euro

È il trend positivoregistrato

da Federlazio per il 2020. A frontedel crollo del -3,3%

conseguito nel 2009 è

certamente un datoincoraggiante.

PIL LAZIO+1,1%

12.477Nel 2010 il Lazio,

dopo la Lombardia, è la seconda regione

ad aver registratol’incremento maggiore

di nuove attivitàproduttive

NEO IMPRESE

Pietro Di Paolantonio

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102 • DOSSIER • LAZIO 2011

SVILUPPO ECONOMICO

e attrezzature».Il commercio, il turismo e i servizi a Roma

e nel Lazio rappresentano il motore trai-nante del tessuto economico. Come vi statepreparando in vista del progetto Roma2020? «Le Olimpiadi sono un evento di rilevanzamondiale che segna la storia, dà lustro e per-mette di avere i riflettori accesi per lungo temposulla città ospitante. I giochi del 2020 rappre-sentano una grande occasione, uno straordina-rio volano di crescita e di rinnovo infrastruttu-rale per la capitale e il territorio regionale. Lacandidatura coinvolge più livelli istituzionali, ilmondo delle imprese, il tessuto sociale ed eco-nomico. L’auspicio, e anche il progetto, è chevengano realizzate opere non funzionali al soloevento, ma che possano restare al servizio dellacittadinanza».

sempre più repentini del mondoproduttivo. Stiamo lavorandocon grande impegno in questadirezione, anche perché sitratta di un percorso già previ-sto nel nostro programma dirilancio del commercio. Sulladisciplina dei saldi, un temasempre caldo, abbiamo operato per raggiungereuna soluzione di sintesi fra le varie proposte dimodifica giunte da tutte le associazioni di ca-tegoria e dai consumatori, avviando una grandee positiva stagione di concertazione».

Quali supporti mette a disposizione la Re-gione per la formazioni di start up?«Le leggi regionali a favore delle nuove im-prese sono diverse. Posso citare la 29/96, che fi-nanzia le nuove aziende create da non oltre unanno e costituite da una serie di categorie disoci, tra cui giovani che non abbiano ancoracompiuto i trentasei anni, donne e lavoratorisvantaggiati. È importante, inoltre, evidenziarela legge 10/07, che offre incentivi in conto ca-pitale alle nuove imprese artigiane per effettuareinvestimenti materiali, quali l’acquisto, la co-struzione e la ristrutturazione di immobili adi-biti a uso aziendale, o l’acquisto di macchinari

� � �

La Regione dà impulso al territorioattraverso il bando sui distrettiindustriali, cofinanziato dal ministero dello Sviluppoeconomico

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104 • DOSSIER • LAZIO 2011

Le piccole e medie imprese del Lazio hanno bisogno di essere sostenute nell’accesso

al credito e aiutate a fare rete. Sfruttando anche la creatività al femminile. I suggerimenti

di Marcello Piacentini della Compagnia delle Opere

Michela Evangelisti

Al fianco delle pmi per favorire le reti di impresa

SVILUPPO ECONOMICO

La Compagnia delle Opere di Roma eLazio associa circa 1.500 imprese, si-tuate principalmente nelle provincedi Roma e Frosinone. Sono tutte di

piccole e medie dimensioni e si scontrano conle difficoltà di mercato che la loro strutturainevitabilmente comporta. «Passi decisivi per losviluppo dei nostri associati sono la creazionedella rete tra imprese, il sostegno all’innova-zione e all’internazionalizzazione, l’accompa-gnamento all’accesso al credito e alla forma-zione, non solo di figure professionali ma degliimprenditori stessi – spiega il presidente, Mar-cello Piacentini –. Il sostegno all’innovazione vainteso non solo in termini tecnologici, ma an-che come aiuto al cambiamento aziendale; perquanto riguarda invece l’internazionalizzazione,qui a Roma abbiamo lo sportello stabile diCdo network, una realtà che conta la presenzadi 25 Paesi con particolari eccellenze. Per la for-mazione, infine, è attiva la Scuola di impresa,un’iniziativa sviluppata a livello nazionale e poideclinata in diversi progetti nei vari territori an-che con il sostegno delle Camere di Commer-cio, che vedono in essa un’interessante oppor-tunità di crescita».

La vostra attività consiste principalmentenel favorire lo sviluppo della rete tra leaziende associate: come e in che misura que-sta rete risulta un fattore cruciale di soprav-vivenza e di successo per imprese?«Fare rete è strategico; le pmi hanno grandi po-

tenzialità, date anche dalla loroelasticità e capacità di ade-guarsi al mutare delle condi-zioni. Hanno però dei limitidimensionali che possono su-perare solo unendosi. Da noi siè creato ad esempio un gruppodi lavoro di aziende del settoreinformatico, con lo sviluppodi un dialogo anche tra sog-getti potenzialmente in con-correnza tra di loro; questa col-laborazione è sfociata nellacreazione di un consorzio cheha messo insieme sia soggettiin filiera, tra i quali si puòcreare un’integrazione di tipoverticale, sia soggetti che lavo-rano nello stesso campo. Unendo il loro patri-monio conoscitivo e commerciale questeaziende hanno dato vita a una realtà che oggi sipuò proporre verso l’esternocon una maggiore capa-cità di incontrare le esi-genze dei clienti, per-ché offre un ampioventaglio di servizi».

Quali sono le prin-cipali difficoltà incon-trate dalle pmi nel-l’accesso al credito equali agevolazioni e

Marcello Piacentini,

presidente della

Compagnia delle Opere

di Roma e Lazio

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LAZIO 2011 • DOSSIER • 105

sostegni offrite loro? «Molte aziende hanno difficoltà anche di pre-parazione, vanno cioè dati loro gli strumentiper affrontare il dialogo con gli enti finanzia-tori - istituti bancari ma non solo -, ovvero bi-lanci che siano effettivamente un elemento ditrasparenza e comunicazione della realtà azien-dale e conoscenza delle proprie effettive esi-genze; l’imprenditore, quando non è adegua-tamente strutturato, si rende solo conto che hadelle carenze di liquidità ma va aiutato a com-prendere le ragioni di questa mancanza. LaCdo di Roma e Lazio ha istituito un serviziodi tutoraggio per le pmi che affronta inizial-

mente insieme all’imprendi-tore le ragioni per le quali c’èuna necessità di accesso al cre-dito e poi lo aiuta a preparareil dossier che viene presentatoagli istituti bancari (con al-cuni dei quali abbiamo undialogo aperto e importanticonvenzioni)».

Progetto Linfa: in cosaconsiste? «È un’iniziativa della Cdo so-stenuta dal ministero dellaGioventù, con l’obiettivo di

creare luoghi e opportunità per lo sviluppo e lacrescita di nuove idee e progettualità da partedei giovani di età compresa tra i 15 e i 30anni. Il centro Linfa, laboratorio per lo svi-luppo della creatività, è attivo su Roma dal set-tembre 2010: qui i giovani possono incon-trare professionisti e imprenditori ed essereassistiti nello sviluppo di un’idea».

È stato da poco presentato il comitato perla promozione dell'imprenditoria femminiledella Cciaa di Roma. Quali sono le dimen-sioni del fenomeno in regione e quali gli osta-coli ancora da superare per agevolare l’entratadelle donne nel mondo dell’impresa?«La Regione ha un bisogno estremo di forzenuove e dinamiche capaci di guardare la realtàcon occhi diversi più coraggiosi e determi-nati; le imprenditrici stanno rivelando ungrande spirito di iniziativa e resistenza allacrisi. Nel 2010 nel Lazio si sono registrati isaldi maggiori d’Italia in termini di avvio dinuove imprese femminili soprattutto nei set-tori ristorazione, servizi di alloggio, commer-cio e costruzioni. Contiamo ben 140.225 im-prese femminili, circa il 23% delle impresetotali. Il principale ostacolo che incontrano ledonne è la scarsità di servizi, che non le faci-lita nel conciliare i tempi del lavoro con quellidella famiglia; le imprenditrici sono una ri-sorsa che ancora non riusciamo a valorizzarecome dovremmo».

Marcello Piacentini

Le aziende a conduzione

femminile attive nel Lazio

IMPRESEROSA

140.225

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108 • DOSSIER • LAZIO 2011

petizione globale. In questa direzione si muove ilsettore Sistemi formativi di Confindustria, chetenendo sotto stretta sorveglianza il territorio,mette in comunicazione le reciproche opportu-nità: di chi offre e di chi chiede lavoro.

Su quali urgenze state insistendo mag-giormente per formare e rinnovare l’indu-stria italiana?«Intanto proseguiamo nella nostra missione, cheè poi quella di presiedere alla formazione del si-stema associativo. È un impegno che portiamoavanti con convinzione e che sta trovando unadelle sue più riuscite espressioni in “Altascuola”,la prima offerta strutturata formativa per il si-stema. All’attivo ci sono corsi per i giovani e ipiccoli imprenditori, per neo presidenti delle sediterritoriali, progetti “su misura” e on demand. Leassociazioni territoriali investono per la forma-zione dei loro associati, e noi assicuriamo la ri-spondenza dei programmi e delle docenze allepolitiche di Confindustria, ai suoi valori e allesue priorità, nonché ne certifichiamo, per cosìdire, la qualità».

La domanda di aggiornamento continuo daparte dei dirigenti industriali sta crescendo: le

Per Luigi Serra, presidente di Sistemi formativi

di Confindustria, l’impresa competitiva è il luogo

dell’apprendimento continuo. Dai vertici alla base,

dagli over 50 agli operai specializzati, si va in cerca

di nuovi stimoli

Paola Maruzzi

«La ripresa parte dalla formazione»trasversale, quella che riesce a ca-nalizzare le risorse del neodiplo-mato, rinnovare la visione del

manager affermato e riqualificare l’operaio rima-sto senza lavoro. Il paradigma della presidenteMarcegaglia, rilanciato in diverse occasioni,segna una sorta di “work in progress” nell’indu-stria italiana. L’obiettivo è raggiungere un nuovostadio di consapevolezza, cioè portare su diversilivelli del sistema produttivo la cultura dell’inve-stimento sul capitale umano. Per il ministro Sac-coni va compiuta una rivoluzione copernicananel settore formazione, perché il lavoro c’è ma

sta cambiando “pelle”. Quindi è d’obbligonon stare fermi ma raffinare l’offerta, spe-cializzarla. Più che di un auspicio retorico sitratta di un cambio di passo inevitabile. Lestatistiche più recenti dell’Istat, risalenti al

2008, mostrano nero su bianco unritardo tutto italiano. In fatto di li-felong learning, nella classifica eu-ropea il Belpaese si colloca alterzultimo posto. Vale a direche, almeno fino a tre anni fa,solo il 32 per cento delle im-prese era impegnato in qual-che attività di formazione,contro il 60 per cento della

media. La lacuna va quindi col-mata, pena l’esclusione dalla com-

Verso il modello della formazione continua

FORMAZIONE

Luigi Serra, presidente

di Sistemi formativi

di Confindustria

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LAZIO 2011 • DOSSIER • 109

Secondo il Centroeuropeo per la

formazioneprofessionale

nel 2020 ci sarà un aumento di personale

specializzato di circail 34 per cento

SPECIALIZZATI

20mln

ore erogate sono passate dalle 60mila del 2007alle 220mila del 2009. Si può di dire che lacultura della formazione sia stata sdoganataanche grazie alla crisi?«Diciamo che questo sarebbe forse eccessivo,anche se in ogni crisi si nasconde, o almeno èquesto che speriamo, anche un’opportunità. Inrealtà la difficile congiuntura ha accelerato unprocesso già in atto, dovuto alla consapevolezzache investire sulla qualificazione e l’aggiorna-mento delle risorse umane, a ogni livello inclusiquelli manageriale e direzionali, è quanto di piùefficace possa pianificare l’imprenditore immersonel contesto del mercato globale».

Ci sono iniziative mirate che incoraggianole imprese a investire sulle giovani risorsequalificate?«Certo, c’è anche una produzione legislativa cheva in questa direzione. Inoltre, su scala locale simoltiplicano le iniziative da parte delle istituzioniterritoriali preposte. Ma occorre dire che, reali-sticamente, il vero incentivo sarebbe dato da unaripresa di fiducia complessiva e costante da partedel sistema Paese, quindi non solo a opera delleaziende».

Luigi Serra

In che senso bisogna ripensare il paradigmadella formazione continua in un mercato oc-cupazionale precario?«Voglio rispondere in modo sintetico: conside-randola non uno slogan, una mera dichiarazioned’intenti, ma rendendola una realtà condivisa esoprattutto, pazientemente e coerentemente, ap-plicata nella vita aziendale quotidiana».

Molti comparti industriali lamentano la ca-renza di manodopera specializzata. Qual è ilvostro impegno per colmare questo gap?«L’impegno di Confindustria, che esercita inquesto senso una crescente pressione, è quello difavorire gli Istituti tecnici superiori, consapevoleche un Paese manifatturiero evoluto come il no-stro non può prescinderne. C’è uno squilibriotra domanda e offerta di più di 100mila diplo-mati tecnici nell’industria, all’anno, e sono tuttiposti di lavoro da occupare, e dai quali dipendebuona parte del successo del made In Italy, veracolonna portante della nostra economia».

La percentuale di lavoratori

che in Italia è ancorasenza qualifica.

È una dellepercentuali più alte

d’Europa

LAVORATORI45%

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110 • DOSSIER • LAZIO 2011

Partnership estere, didattica del problem solving, corsi interamente in inglese.

E, in cantiere, un network europeo di business school. La competizione è di casa alla Luiss,

che pensa a una nuova tipologia di studente: poliglotta e capace di osare. Ne parla il rettore

Massimo Egidi

Paola Maruzzi

Cambiare l’imprinting formativo inun’ottica non più italianocentrica ecostruire un arcipelago europeo diatenei virtuosi. Queste alcune delle

questioni aperte da affrontare per MassimoEgidi, rettore dell’università Luiss Guido Carli diRoma. Prima di addentrarsi nelle possibili ri-sposte didattiche, è utile fare una riflessione piùgenerale: l’università è sì il luogo della conser-vazione dei saperi, ma soprattutto nasce comeistituzione progressiva, capace di mettersi in di-scussione. Di rimando, anche il modello dellaspecializzazione dei corsi di studio - puntual-mente richiamato dal mondo del lavoro - nondeve irrigidirsi troppo, ma funziona solo a pattoche gli studenti imparino a slittare con facilità daun orizzonte disciplinare a un altro. A parte col-mare alcuni gap tipici italiani, primi tra tutti laconoscenza dell’inglese e l’inevitabile esperienzaestera, la sfida della Luiss è aprirsi a un’ottica di-sciplinare critica. Insomma, nel mercato occu-pazionale globale gli studenti vanno riscoperticome reali competitor. Ecco allora che diventaun valore aggiunto insegnare loro a tenere testa,sia ai coetanei che agli stessi docenti. La compe-tizione non è più il punto d’arrivo, il prodottoalgebrico di voti brillanti, ma entra di diritto neiprocessi accademici. Questo soprattutto se ingioco c’è la futura business class, che di per sédeve essere elastica, agonistica. «È una rivolu-zione compresa molto bene dai ragazzi – spiega

La Luiss tiene testa all’alta formazione

Massimo Egidi, rettore

della Libera Università

Internazionale

degli Studi Sociali

Guido Carli di Roma

Egidi – la cui mentalità è cambiata moltissimo.Pian piano hanno colto che sui banchi si co-struisce la propria personalità lavorativa. Unpassaggio che l’università deve riconoscere e sti-molare, dando il giusto valore al merito».

Le università virtuose devono fare fund rai-sing per inseguire innovazione e qualità, dia-logando con un contesto economico allar-gato. In che senso tutto questo è strategico perla Luiss?«Il fund raising è una tappa obbligatoria:come università privata dobbiamo staresul mercato, dunque disporre di op-portunità di dilatazione maggiori ri-spetto a quello che avremmo se aves-simo, diciamo così, la “garanzia”pubblica. Il fund raising è impor-tante soprattutto per la nascita di pic-coli spin off, che devono prolificareanche nel settore economico enon solo in quello tecnolo-gico. Da qualche anno l’at-tività di reperimento fondiviene svolta a livello inter-nazionale. Il nostro fun-draiser è appena tornato da-gli Emirati, dove è andato a“caccia” di nuove opportu-nità, sia per quanto riguardal’insegnamento che per laformazione manageriale».

FORMAZIONE

Page 67: Dossier Lazio 03 2011

Massimo Egidi

LAZIO 2011 • DOSSIER • 111

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Per Federica Guidi, nu-mero uno dei giovani di Con-findustria, molti dei titoli dilaurea italiani sono “pezzi dicarta che non servono aniente”. «Io stessa ho fatto illiceo classico e Giurispru-denza, oggigiorno sarei fuorimercato» ha detto di recente.Quali allora dovrebbero es-sere gli skills necessari a ungiovane laureato per inserirsiefficacemente nel mondo dellavoro?«Quella della Guidi è appuntouna provocazione che permetteuna nuova riflessione. Più cheil percorso formativo in sensostretto, bisogna valutare altrecapacità di risposta. Io, peresempio, ho studiato fisica einsegno economia. Parecchievolte mi è capitato di cambiare ambito di riferi-mento, cosa che mi ha avvantaggiato, mi hareso più competitivo. Credo che questo valga an-che per i ragazzi di oggi, per i quali non contatanto l’estrema precisione della formazione pro-fessionale, ma piuttosto la capacità di spostarsi daun’expertise a un’altra. È questo che, molto

spesso, non viene insegnato. Gli skills necessaridiventano quindi la capacità di problem sol-ving, il saper lavorare e interagire con gli altri, ilriuscire ad apprendere e criticare quando ingruppo, cosa a cui è strettamente connessa la vo-glia di emergere. Ecco, questi sono i passaggi chevanno trasmessi».

Nel curriculum di un neolaureato italianoquale esperienza non può mancare affinchépossa gareggiare ad armi pari con i colleghidel resto del mondo?«Prima di tutto un inglese fluente. Questo è ilgrande svantaggio degli italiani. Insomma, per-diamo le migliori opportunità perché non rea-giamo nei tempi giusti. Seconda cosa, l’aver tra-

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C’è una fortissima competizioneglobale nella formazione di manager, è opportuno andare verso programmi congiunti

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FORMAZIONE

112 • DOSSIER • LAZIO 2011

scorso un periodo, più o menobreve, all’estero, a prescindereche l’esperienza sia universita-ria, svolta all’interno di unarealtà imprenditoriale o in unufficio pubblico. La riprovache si tratta di passaggi deter-minanti ce la danno gli ex stu-denti del nostro ateneo, chelavorano quasi tutti in contestiinternazionali».

Anche gli atenei devonoguardare all'internaziona-lizzazione. Come sta cambiando la didat-tica delle Luiss in un’ottica non più italia-nocentrica? «La didattica sta cambiando in modo comples-sivo e, per certi aspetti, radicale. Alcuni corsisono completamente in inglese. Certo, agli stu-denti è richiesto un sforzo maggiore, che a lungotermine premia. Sono stati rinnovati anche icontenuti, quindi il modo di fare e strutturare icorsi. Guardando a molte realtà estere virtuosesi scopre un approccio didattico improntatosulla relazione, mentre il nostro sistema univer-sitario è ancora legato a vecchi metodi. Bisognaaggiornarsi».

In concreto cosa significa?«Innanzitutto spingiamo gli alunni a tenere te-sta ai professori, li abituiamo a essere aperti aicambiamenti e, soprattutto, promuoviamo unmodo di lavorare autonomo. È un esercizio cheriesce bene per le materie economiche, le scienzepolitiche e la filosofia. Ma anche discipline comela matematica possono rinnovarsi».

Come “allenate” i ragazzi a essere com-petitivi?«Un buon modo è farli partecipare a gare inte-runiversitarie. Per esempio, alcuni dei nostristudenti sono appena tornati dal Canada, dovehanno preso parte a una competizione mondialesui mercati internazionali finanziari. In Italia sigiocherà, invece, una simulazione di politologia,che vuole ricalcare il sistema dell’Onu. A ciascun

ateneo è affidato il compito di “difendere”, da unpunto di vista diplomatico, un dato paese. Si ca-pisce come l’approccio didattico sia completa-mente diverso».

State facendo qualcosa per sviluppareun network di università europee o extra-europee?«Per ora stiamo sviluppando rapporti bilaterali,soprattutto con la Cina, l’Olanda, la Francia e laSpagna. Intanto tracciamo le linee guida diquello che sarà un vero e proprio network di bu-siness school. Ci vorranno anni per portare a ter-mine il progetto. Oggi c’è una fortissima com-petizione globale nella formazione di manager,è quindi opportuno andare verso programmicongiunti, correlati».

Come riuscite ad attrarre studenti stranieri?«Questo è una problematica molto seria. In ge-nerale, tutti gli atenei italiani riescono ad attrarrestudenti dell’Est Europa, perché più che l’offertaformativa in quanto tale entra in gioco il fattorepaese. Meno semplice è, invece, avere appeal peril Nord Europa e difficilissimo è portare in casagli statunitensi. In quest’ultimi casi, i ragazzi sispostano per un periodo limitato, ma è raro chescelgano di seguire un intero corso di studi danoi. Per il momento stiamo rafforzando i canalicon l’Europa, senza trascurare Usa, India e Cina.Gli ultimi due stanno crescendo a grandissimavelocità, dunque verosimilmente la loro offertaformativa sarà sempre più competitiva».

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Mariella Zezza,

assessore al Lavoro

e formazione

della Regione Lazio

FORMAZIONE

declinato in chiave territoriale. L’ambiziosoobiettivo, che si raggiunge agendo in modo in-telligente, sostenibile e inclusivo, è portare lasoglia dell’occupazione regionale al 68%. Se-condo il documento europeo, la soglia auspi-cabile è del 75». Il 13 dicembre è stato così discusso, alla pre-senza di tutti gli attori sociali interessati allosviluppo della regione, il cosiddetto libroverde. «Non si tratta di un libro dei sogni –sottolinea l’assessore – ma di una vera e pro-pria strategia per il futuro del mercato del la-voro. Sono già sotto gli occhi di tutti le primeazioni concrete, testimoniate da un “welfare towork” che mette a disposizione 6 milioni e500mila euro per l’inserimento lavorativo didisoccupati e cassaintegrati, cofinanziato al50 per cento dal ministero del Lavoro. Inoltre,a dimostrazione del circuito virtuoso che stanascendo intorno a Lazio 2020, va detto cheun fondo di formazione ha già deliberato lapropria adesione al progetto, per il quale haanche stanziato un finanziamento di 1 mi-lione di euro». La prossima tappa è il 23marzo, quando alla presenza del ministroSacconi, verrà discusso il libro bianco e siaprirà un convegno sul futuro del fondosociale europeo. Ma il domani dei giovani va coltosul nascere, dando un pi-glio concreto a quelle che

Nella cabina dell’assessorato al La-voro e alla formazione del Laziosono in fermento una serie dipuntuali iniziative per favorire

un reciproco scambio tra mondo accademicoe imprese locali. Se da una parte preoccupal’elevatissimo tasso di disoccupazione giova-nile, che sfiora il 30%, dall’altro la regionevanta un primato in positivo: il numero dilaureati alle prese con un primo impiego tieneegregiamente testa alla media nazionale. Cosafare, quindi, per colmare il gap tra domandae offerta? «Le opportunità non mancano, ba-sta cercarle». Inizia così Mariella Zezza chemette, inoltre, l’accento su un passaggio pre-liminare, cioè sul fatto «che la Giunta Polve-rini abbia finalmente riunito le deleghe perquanto riguarda lavoro e formazione». È unpo’ come riconoscere che le due macro areehanno una pari dignità e che devono esserecomplementari. In altre parole, «le attività e lerisorse impiegate per valorizzare le diverse fi-gure professionali devono necessariamentecreare occupazione. La nostra forza sta nel-l’aver messo in sequenza l’orientamento,l’istruzione, l’impiego e la formazione conti-nua». Dalle parole ai fatti, questo paradigma teoricotrova fiato in un interessante progetto distampo europeo. «Siamo la prima regione adavere utilizzato il suffisso 2020, che abbiamo

Per Mariella Zezza, assessore regionale al Lavoro e formazione,

il compito delle Regione è tenere monitorato il mercato

occupazionale, aprendo un ponte di dialogo con i luoghi

del sapere. «Le opportunità ci sono, basta renderle visibili»

Paola Maruzzi

114 • DOSSIER • LAZIO 2011

Politiche attive a sostegnodei giovani

Page 71: Dossier Lazio 03 2011

LAZIO 2011 • DOSSIER • 115

cui poggiano i piedi, in modoche sarà più naturale per loroproiettarsi verso la colloca-zione professionale. Tra le al-tre cose, assieme ai consulentidel lavoro, torneremo a con-durre le scolaresche delle su-periore dentro le fabbrichestoriche del nostro territorio».

Se comunemente la formazione è associata almondo giovanile, non vanno però trascurati icosiddetti soggetti deboli. La crisi sta dimo-strando quanto sia importante avere un occhiodi riguardo verso chi, già adulto, ha perso il la-voro. «Tramite politiche attive, abbiamo assi-curato la formazione e il reinserimento dicirca 10mila persone di ogni età». In tema di“soccorso” la Regione ha inoltre battezzatoun nuovo bando a sostegno principalmente didonne e disabili, chiamato “Formato fami-glia”. «Tra le priorità c’è quella di favorire l’in-serimento di chi, almeno per il momento, ri-sulta ai margini dei processi produttivi. Inpratica mettiamo a disposizione delle aziendelocali fino a 350mila euro per promuovere lanascita di asili aziendali, per stanziare voucherdi modo che, per esempio, le spese per la babysitter non gravino sulla lavoratrice, per sdo-ganare la figura del maggiordomo aziendale evia dicendo. Naturalmente le imprese stannorispondendo più che bene, a testimonianza delfatto che, quando vengono bandite cifre im-portanti, si genera un circuito virtuoso».

sono le loro aspirazioni. Anche in questo va ri-conosciuto l’intuito del Lazio, che «sarà laprima regione ad aprire centri di orientamentonelle scuole medie. Dobbiamo saper raccon-tare ai nostri ragazzi i contesti produttivi su

Mariella Zezza

��La nostra forza sta nell’aver messo

in contatto l’orientamento, l’istruzione, l’impiego e la formazionecontinua

Page 72: Dossier Lazio 03 2011

132 • DOSSIER • LAZIO 2011

Giovanni Castellaneta,

presidente di Sace

tunità ma sono spessopoco conosciuti e geo-graficamente e cultural-mente lontani. È perquesto motivo che ab-biamo ampliato il nostronetwork di uffici esteri esiamo spesso impegnatiin missioni in paesi adalto potenziale ma pocopresidiati dalle impreseitaliane».

In uno scenario ancora contraddistinto da-gli effetti della crisi economica quanto hannopuntato sull’internazionalizzazione le impreseitaliane? «Il made in Italy ha dimostrato una buona capa-cità di reazione alla crisi, ma non in modo gene-ralizzato: hanno subìto minori riduzioni di do-

Sono molte le imprese italiane che percontrastare la crisi economica hanno in-vestito sull’internazionalizzazione. «Ilnome di Sace – spiega il presidente Gio-

vanni Castellaneta – è spesso legato a grandi ope-razioni e progetti internazionali, in cui il nostrointervento può giocare un ruolo importante, masiamo anche molto attivi sul fronte delle pmi».

Come si muove Sace per accompagnare losviluppo delle imprese? «La nostra missione è sostenere la crescita e lacompetitività di tutte le imprese italiane, grandie piccole, non solo all’estero (dove operiamo in183 paesi) ma anche in Italia. Per questo abbiamosviluppato una gamma molto articolata di stru-menti assicurativo-finanziari che vanno dall’ex-port credit all’assicurazione del credito, dalla pro-tezione degli investimenti alle garanziefinanziarie, dalle cauzioni al factoring. Per soste-nere l’internazionalizzazione delle imprese, è im-portante affiancare le aziende direttamente sulcampo nella valutazione e nell’assunzione di ri-schi: i mercati emergenti sono ricchi di oppor-

Aiutare lo sviluppo delle imprese

sia nel contesto nazionale che nel mercato

globale. È questo il compito di Sace,

società controllata dal Tesoro e

specializzata nella copertura assicurativa

del credito sul commercio estero.

Il presidente Giovanni Castellaneta

spiega quali attenzioni vanno prestate

agli scenari attuali

Nicolò Mulas Marcello

VERSO I MERCATI ESTERI

La competivitàè legata alla qualità

Page 73: Dossier Lazio 03 2011

LAZIO 2011 • DOSSIER • 133

pertura delle aziende italiane che decidono diandare all'estero?«I paesi emergenti avanzati non domandano solobeni di consumo per soddisfare le esigenze delleclassi medie in crescita, ma chiedono anche beniintermedi e d'investimento. Stanno fortementeinvestendo nell'innovazione tecnologica dellaproduzione industriale, in un rapido processo dicatch-up dei competitor occidentali, insidiandoil loro storico primato. Insomma, è finito il luogocomune secondo cui la leva di competitività delleproduzioni dei paesi emergenti sia essenzialmentelegata al prezzo. Oggi è sempre più legata anchealla qualità. Per questo le nostre imprese devonoarmarsi di tutti gli strumenti finanziari, che Sacepuò offrire, idonei a massimizzare la competiti-vità della propria offerta, laddove i vantaggi mar-ginali derivanti dalla loro storica superiorità qua-litativa si stanno progressivamente erodendo».

manda e redditività le imprese che sono state ingrado di attuare processi virtuosi di ristruttura-zione prima del 2008, per poi far fronte alledifficoltà dei mercati tradizionali riposizionandole proprie azioni commerciali e investimenti versomercati a maggiore crescita. Dopo la contrazionedei mercati avanzati, anche i nostri mercati disbocco più vicini stanno mostrando crescentivulnerabilità. Il Rapporto Export di Sace prevedeuna crescita sostenuta delle nostre vendite al-l’estero verso i maggiori mercati emergenti, in pri-mis Brasile, Turchia e Cina, e una maggiore pro-pensione a orientarsi verso destinazioni menovicine, sia geograficamente che culturalmente,ai nostri imprenditori. L’incidenza dell’exportverso i paesi avanzati rispetto al totale, seppure ri-levante, continuerà infatti a diminuire, passandodal 68% del 2005 al 58% del 2014».

Come stanno cambiando le necessità di co-

��

I paesi emergenti avanzati stannofortemente investendonell’innovazione tecnologica della produzione industriale

Il numero delle nazioni

in cui Sace opera

PAESI 183

La percentualedell’export prevista

per il 2014 verso i paesi avanzatirispetto al totale

EXPORT 58%

Giovanni Castellaneta

Page 74: Dossier Lazio 03 2011

VERSO I MERCATI ESTERI

La consolidata crescitadelle esportazioniSono molti gli interventi che la direzione generale per le politiche

di internazionalizzazione e la promozione degli scambi presso il ministero

dello Sviluppo Economico ha posto in atto per aiutare le imprese

a incrementare la loro presenza all’estero. Pietro Celi ne illustra le principali

Nicolò Mulas Marcello

Ipaesi dell’area Bric rappresentano valideopportunità di sviluppo per le impreseitaliane. «Per il 2011 – sottolinea il diret-tore generale Pietro Celi – i mercati di

maggior interesse sono Russia, Cina, Brasile,Turchia, India, Emirati Arabi e Arabia Saudita»

Quali sono i principali progetti del Mi-nistero in atto per promuovere politichedi internazionalizzazione per le imprese?«Missioni, imprenditoriali e di sistema, chevuol dire portare le imprese italiane a conosceremercati nuovi e aiutarle a consolidare la loropresenza sui mercati maturi. Il ministero delloSviluppo economico le promuove e le finanziain collaborazione con il ministero degli Affariesteri, attraverso il coinvolgimento dei princi-pali attori preposti all’internazionalizzazione:Ice, Abi e la Confindustria. Nel solo 2010 ilMinistero ha accompagnato all’estero oltre 700aziende, che hanno incontrato 1200 imprese

estere, per un totale di 4200incontri. Per il 2011 le mis-sioni in programma conquesto profilo sono tre:

Brasile, India e Corea». Come vengono di-

stribuite le risorse disponi-bili da parte del Ministero

sul fronte interna-zionalizzazione?

«Nel rispetto del-

l’ordinamento comunitario vigente in tema diaiuti pubblici e per rispondere al meglio alleesigenze delle imprese nazionali impegnate afronteggiare la pressione competitiva sui mer-cati esteri, il ministero dello Sviluppo econo-mico mette a disposizione degli operatori, at-traverso Simest, una serie di strumentifinanziari. Senza entrare nei dettagli tecnici,voglio ricordare: il fondo 295/73 per l’age-volazione all’esportazione e agli investimentiall’estero nel 2010 ha accolto operazioni perun valore di 3.260 milioni di euro, mentre nel2009 erano state finanziate operazioni per4.720 milioni di euro; il fondo 394/81 per laconcessione di finanziamenti su programmidi inserimento sui mercati esteri e su studi difattibilità ha approvato nel 2010 operazioniper un valore di 100 milioni di euro, oltre a58 milioni per sostenere la patrimonializza-zione delle pmi esportatrici. Per lo stesso am-montare di 100 milioni di euro erano stateapprovate operazioni nel 2009, con l’esclu-sione della patrimonializzazione, strumentooperativo solo dall’aprile 2010; il fondo diventure capital per la partecipazione tempo-ranea e minoritaria al capitale di società co-stituite all’estero ha approvato nel 2010 par-tecipazioni per 24 milioni di euro, mentre nel2009 le partecipazioni approvate erano am-montate a 46 milioni di euro. La politicapromozionale è data dalle linee direttrici,che

A sinistra, Pietro Celi,

direttore generale

del dipartimento

per le politiche

diinternazionalizzazione

e la promozione degli

scambi del ministero

dello Sviluppo

economico

134 • DOSSIER • LAZIO 2011

Page 75: Dossier Lazio 03 2011

Pietro Celi

LAZIO 2011 • DOSSIER • 135

definiscono la strategia di azione sia in ambitogeografico, sia settoriale e sono rivolte in par-ticolare all’Ice. Per il 2011 i mercati di mag-gior interesse sono Russia, Cina, Brasile, Tur-chia, India, Emirati Arabi e Arabia Saudita. Inordine alla strategia settoriale, i settori di ec-cellenza sono quelli rappresentati dalle cosidette 4 A (automazione-meccanica, agroali-mentare, abbigliamento-moda, arredamento-casa). Oltre al programma promozionale or-dinario, attraverso un apposito fondo per ilmade in Italy, vengono finanziati progettivolti a sostenere e a rafforzare il Sistema Ita-lia inteso come sintesi economica e culturaledel Paese, che comprende la creatività, la pro-gettualità, le competenze e le specializzazionidelle imprese».

Quali sono gli scenari più interessantiper le imprese italiane?«Brasile, Russia, India e Cina, i cosiddettipaesi Bric. Sono paesi caratterizzati da unbuon sviluppo economico e da una classemedia con crescente capacità di spesa. Tuttepotenzialità da sfruttare come opportunitàdi business. Non dimentichiamo, inoltre, chel’Italia non è solo moda, agroalimentare e arre-damento, ma anche e soprattutto meccanica e

alta tecnologia, essendo in grado di offrire suimercati una vasta gamma di prodotti di eccel-lenza soprattutto in termini di innovazione tec-nologica. Questi paesi, per accrescere la loroproduzione e far fronte alla domanda internache si sviluppa hanno infatti hanno bisognodella tecnologia italiana».

Per quanto riguarda gli scambi internazio-nali quali risultati sono stati raggiunti nelcorso del 2010?«Secondo una tendenza ormai consolidata, l’Ita-lia cresce da anni solo sull’export. In particolare,negli ultimi dieci anni a variazioni delle espor-tazioni di beni e servizi hanno sempre corri-sposto variazioni del Pil nella stessa direzione.Anche per il 2011 e il 2012, così come perl’anno appena trascorso, si attende un miglio-ramento di entrambi i valori».

��

L’Italia non è solo moda, agroalimentaree arredamento, ma anche e soprattuttomeccanica e alta tecnologia

Il numero di aziendeche il ministero

ha accompagnato nel cammino di

internazionalizzazionenel corso del 2010

IMPRESE 700

Page 76: Dossier Lazio 03 2011

Grande soddisfazione per il presi-dente di Unioncamere Laziodopo aver appreso che la giuntaregionale metterà a disposizione

500 milioni di euro per i pagamenti nei con-fronti delle aziende creditrici. Ma, al di là diun gesto concreto e incoraggiante, si fa ilpunto su una serie di priorità che, se non af-frontate in sinergia con la Regione, rischianodi scoraggiare le tante pmi che animano, piùdi tutte, il tessuto economico del Lazio. Inagenda, dunque, la possibilità di consolidareun sistema puntuale di accesso al credito e,

parallelamente, l’auspi-cio che nasca una piat-taforma internazionaleche sappia guidare gliimprenditori stranieriinteressati a investire inItalia. In definitiva ilLazio deve riscoprire lasue potenzialità inter-nazionali, mettendo inmoto un circolo vir-tuoso ancora inedito:da una parte “costrin-gendo” le aziende lo-cali a guadare fuori dai

confini nazionali, dall’altra attirando le mul-tinazionali in casa. Un macro progetto che, adetta di Cremonesi, non può non guardarealle lacune infrastrutturali. Anche in tal senso,fondamentale sarà mantenere aperto il dia-logo con le istituzioni, incoraggiando quindicanali e risorse alternative: i progetti di fi-nanzia e l’interventi di capitali degli investi-tori internazionali.

Partiamo dall’iniezione di liquidità di 500milioni di euro assicurata dalla Polverini perl’accesso al credito di molte pmi. Alla luce

Giancarlo Cremonesi, presidente

di Unioncamere Lazio, fa il punto sulle urgenze

da affrontare per dare nuovo smalto all’appeal

internazionale della regione. Fondamentali

saranno l’accesso al credito

e l’ammodernamento delle infrastrutture

Paola Maruzzi

Giancarlo Cremonesi,

presidente di

Unioncamere Lazio

Strategie di rilanciodelle pmi laziali

136 • DOSSIER • LAZIO 2011

VERSO I MERCATI ESTERI

Page 77: Dossier Lazio 03 2011

LAZIO 2011 • DOSSIER • 137

suto economico italiano, e principalmentequello del Lazio, è fatto per un 98 per centodi piccole imprese. Se da una parte queste, invirtù della loro snellezza, sono avvantaggiatedall’economicità delle offerte, è vero pure chenon hanno la forza finanziaria per sostenereun pagamento che va molto ad di là degli im-pegni contrattuali».

Su questa criticità come si stanno muo-vendo le Camere di Commercio del Lazio?«Mettendo dei fondi a disposizione del si-stema dei confidi, che favoriscono non solol’accesso al credito ma anche le anticipazionidelle fatture emesse dalle imprese in conto pa-gamento. È chiaro che il sistema deve andarea “regime”. Se ci si limita una boccata di li-quidità, è prevedibile che fra qualche mese ciritroveremo nelle stesse condizioni di diffi-coltà. Bisogna spingere verso un’automaticaprassi virtuosa».

Come le riforme istituzionali in atto,prime fra tutte la nascita dell'ente territo-riale Roma Capitale, stanno cambiando lelinee guida da adottare a sostegno dell'at-tività imprenditoriale?«Per ora siamo nelle fase di grande aspettativa.Ci auguriamo che l’ente diventi presto opera-tivo, perché da questo le imprese avranno unanotevole semplificazione e uno snellimentodelle procedure, quindi un risparmio e unamaggiore competizione. In pratica è quello che,come sistema camerale, stiamo predicando datempo. Un passaggio inevitabile, consideratoche secondo la classifica della Banca Mondiale,l’Italia è all’ottantesimo posto in fatto di op-portunità per la creazione di nuove imprese. In-somma, dobbiamo recuperare la capacità di

del nuovo partenariato che stringe Regionee le Camere di Commercio, quali altri gesticoncreti chiedono gli imprenditori?«Sicuramente è positivo vedere saldate intempo, così come previste dai contratti, levarie forniture e i lavori. È vero, la Regione cista venendo incontro per quel che riguarda ipagamenti arretrati. Ma credo sia ancora ne-cessario fare qualche sforzo. La cosa che pre-occupa maggiormente le imprese è la possi-bilità di creare un sistema di pagamentoautomatico alla scadenza delle tempi. Il tes-

Rispetto al primosemestre del 2009,

il valore delleesportazioni

ha subito un leggeroaumento

EXPORT +16%

È la somma stanziatadalla giunta regionale

per l’accesso al credito di molte

pmi. Per Cremonesiquesto si tradurrà

in un nuovo fattorecompetitivo

EURO

� �

500mln

Giancarlo Cremonesi

��

Nel Lazio è difficile competere perchéc’è un gap infrastrutturale. Questo non è accettabile, dobbiamo recuperare

Page 78: Dossier Lazio 03 2011

138 • DOSSIER • LAZIO 2011

� � attrarre investimenti». In che modo l’investimento

dei fondi della Camera diCommercio di Roma sta ri-lanciando i capitali privatidelle multinazionali? «Insieme all’amministrazione diRoma Capitale e alla Regione, vogliamo met-tere in piedi un’agenzia per il marketing terri-toriale e per l’internazionalizza. Da una partevogliamo creare un struttura di riferimentoper le nostre imprese locali che si affacciano suimercati esteri, dall’altra promuoviamo la na-scita di un ente che assicuri tempi, certezzegiuridiche e amministrative per invogliare glistranieri a investire in Italia».

Per rilanciare la competitività del Lazio,che peso riveste l’ammodernamento delleinfrastrutture?«È evidente che gli investimenti si produconodove le condizioni sono favorevoli. E, in effetti,nel Lazio è difficile competere perché c’è ungap infrastrutturale. Questo non è accettabile,dobbiamo trovare il modo di recuperare. Se lerisorse a disposizione dal sistema paese nonsono sufficienti per ammodernare le infra-strutture, bisogna attivare altri canali. Peresempio i progetti di finanzia e l’interventi dicapitali degli investitori internazionali».

Lei ha più volte sottolineato l’esigenza di

riportare Roma al centro di eventi inter-nazionali, risvegliando varie forme di tu-rismo, tra cui quello congressuale. Comeincrementarle?«Penso, per esempio, a una nuova alleanza traFiera di Roma ed Eur, per far sì che il sistemafieristico e quello congressuale possano con-tribuire a formare un pacchetto di offertetrasversale a vari esigenze. Le potenzialità cisono e, in tal senso, la Nuvola all’Eur darà si-curamente una mano importante».

Altro tema chiave è l’internazionalizza-zione delle imprese locali. Quali le lineeguida dalla regia di Unioncamere Lazio?«Insieme alla Regione Lazio vogliamo creareuna struttura a immagine e somiglianza dellaPromos in Lombardia, che ha lavorato moltobene per il territorio. L’idea è poter contaresu uno strumento esperto, duttile e che fac-cia da coordinamento. Il problema è semprelo stesso: spingere le pmi a fare squadra.Questo è appunto il compito delle Cameredi Commercio».

Un’alleanza tra Fiera di Roma ed Eur,per far sì che il sistema fieristico e quello congressuale possanocontribuire a formare un pacchetto di offerte trasversale

VERSO I MERCATI ESTERI

Page 79: Dossier Lazio 03 2011
Page 80: Dossier Lazio 03 2011

ci compete, e con lungimiranza, siamo riusciti atrovare nuove soluzioni lavorative, in largo anti-cipo sulle varie crisi settoriali degli ultimi de-cenni, che ci hanno permesso di essere sempre inlinea con le mutevoli esigenze del mercato».

Come sta vivendo il vostro settore la fase dicrisi economica?«Alla luce delle trasformazioni che il nostro mer-cato di riferimento sta subendo, come direttaconseguenza della crisi globale, l’azienda vive unperiodo di forte preoccupazione a causa della di-minuzione delle richieste di lavoro, che crea unaconcorrenza sempre più agguerrita. La competi-zione si è intensificata ulteriormente da quando

le grandi aziende italianehanno esportato le produzioniverso paesi in via di sviluppo,per poter usufruire dei bassicosti ambientali e di manodo-pera. Per poter far fronte a talesituazione, l’azienda ha pun-tato l’attenzione su esigentisettori del mercato italiano,dove vengono richiesti altistandard qualitativi e di affi-

Le imprese del settore metalmeccanico, presenti sul ter-ritorio romano, nascono principalmente come conto-terziste per l’industria militare, avionica e spaziale. Na-turalmente, negli ultimi decenni, con l’introduzione

del disarmo, la conseguente contrazione degli investimenti mili-tari e a causa degli esigui investimenti destinati alla ricerca, il set-tore ha subito una flessione, ulteriormente acuita dalla crisi eco-nomica internazionale. «Credo che la risposta migliore a unquadro così complesso – afferma Emilio Flati, amministratore dellaFCE, Flati Costruzioni Elettromeccaniche, un’azienda elettro-meccanica di Roma produttrice di lavorazioni meccaniche – siacercare di essere il più possibile flessibili. Proprio la flessibilità hareso possibile la nostra affermazione nel segmento di mercato che

Nel metalmeccanicovince la flessibilitàEssere flessibili nell’offerta e nelle prestazioni è la

strategia adottata dalla FCE per resistere su un

mercato, quello metalmeccanico, sempre più in

difficoltà. L’esperienza di Emilio Flati

Carlo Gherardini

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Emilio Flati, primo

da sinistra, con i fratelli

Laura, responsabile

amministrativa,

e Carlo, responsabile

produzione. Nella

pagina accanto,

una fase di lavorazione

all’interno dell’azienda

FCE Srl

[email protected]

140 • DOSSIER • LAZIO 2011

Page 81: Dossier Lazio 03 2011

dabilità, investendo molto sulla preparazione delpersonale e sulla costante innovazione tecnologicadegli strumenti di produzione».

Dunque la vostra strategia contro la crisi èpuntare sulla flessibilità.«Nell’ultimo anno, a seguito della crisi mon-diale, che sta investendo i diversi settori dell’eco-nomia, la nostra azienda ha reagito, come sem-pre, con flessibilità, rivolgendo l’interesse ancheai mercati esteri, e razionalizzando i processi pro-duttivi al fine di ottimizzarli ulteriormente. Ab-biamo istituito, per esigenze di commessa, un re-parto predisposto per l’assemblaggio di partimeccaniche con componenti elettriche ed elet-troniche, il quale, avendo una sua gestione, è ingrado di avere degli ordini di lavorazione diversidal ciclo produttivo in corso. Oggi collaboriamo

FCE

con società che si occupano di trattamenti galvanici, di vernicia-tura e di cablaggi elettrici ed elettronici, ciò ci permette di realiz-zare dei prodotti che possano essere inseriti in un contesto pro-duttivo. Di fondamentale importanza, in questa fase di recessione,è stato il fatto di essere riusciti a evitare tagli all’organico: il nostropersonale, altamente specializzato, è stato reso partecipe delleprincipali scelte aziendali e sensibilizzato a un attento e oculato im-piego delle risorse».

Quali sono i vostri principali servizi?«Effettuiamo lavorazioni meccaniche, come la fresatura e la tor-nitura mediante l’uso di macchine a controllo numerico, la tor-nitura automatica, l’elettroerosione, la carpenteria e l’assemblag-gio parti meccaniche, lavorazioni eseguite con la collaborazione dipersonale molto qualificato e specializzato e con l’ausilio di mac-chinari tecnologicamente avanzati. La saldatura tig e mig su tuttii tipi di materiale viene eseguita da personale addestrato e munitodi patentino rilasciato dall’ente Rina Spa. La nostra società operaper committenti di grande importanza con una gran varietà di pro-dotti a elevato contenuto tecnologico».

❝❞

Abbiamo reagito alla crisi rivolgendol’interesse anche ai mercati esteri,e razionalizzando i processi produttivial fine di ottimizzarli ulteriormente

LAZIO 2011 • DOSSIER • 141

Page 82: Dossier Lazio 03 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

L’industria italianaregge la sfidaLa tecnologia apre nuovi scenari

di crescita alle aziende italiane

che devono essere pronte

a sfruttare al meglio tale opportunità

e proporsi ai mercati internazionali.

L’esempio della Colli Drill

raccontato da Elio Colli

Erika Facciolla

In un mercato dove la concorrenza straniera è sempre piùaggressiva e le aziende operanti in quasi tutti i settoriproduttivi sono chiamate a cavalcare il progresso tec-nologico incessante, alcune realtà italiane stanno of-

frendo risultati sorprendenti nonostante il momento di forteinstabilità economica. Trasformare l’evoluzione tecnologica inrisorsa, evitando che diventi un ostacolo alla concorrenzialitàdell’azienda stessa, è una prerogativa che, ora più che mai, puòdeterminare il successo o l’insuccesso di un’attività produttiva,soprattutto di medie o piccole dimensioni. Lo sa bene ElioColli, presidente della Colli Drill, azienda attiva dal 1988 nellafabbricazione e nella vendita di attrezzature per la perforazionedel sottosuolo. Grazie ai continui investimenti nella ricerca enella sperimentazione di nuove tecnologie produttive, la ColliDrill ha conquistato nel settore un ruolo di primissimo pianoa livello internazionale.

Come è collocata l’azienda nel mercato italiano e inter-nazionale? «Nei due siti produttivi, quello di Roma dove ha sede il quar-tier generale e quello di Bari, dove l’Idt facente parte delgruppo Colli Drill produce aste di perforazione di medio egrosso diametro, si concentra la più avanzatatecnologia di produzione oggi conosciuta inquesto settore con l’acquisizione della certifi-cazione API. Le diramazioni estere della ColliDrill arrivano fino a San Paolo del Brasile,dove ha sede l’ufficio commerciale che seguetutta l’America Latina».

Come è stato possibile mantenere questotrend nel corso degli anni?

142 • DOSSIER • LAZIO 2011

La Colli Drill di Capena

(RM) produce

e commercializza

attrezzature

per la perforazione

del sottosuolo

www.collidrill.it

Page 83: Dossier Lazio 03 2011

Elio Colli

LAZIO 2011 • DOSSIER • 143

gicamente unico nel suo genere: l’asta di per-forazione è ottenuta saldando ad attrito duemanicotti filettati di estremità ad uno spez-zone di tubo forgiato alle estremità primadella saldatura. Successivamente viene sotto-posto ad un trattamento termico di bonificaper migliorarne ulteriormente la resistenza e laresilienza. Parallelamente i manicotti, subi-scono un trattamento termo-chimico che per-mette di ottenere microdurezze della super-ficie dei filetti superiori aicinquecentocinquanta vickers».

Quali sono i progetti in cantiere? «Il Gruppo Colli Drill sarà tra i protagonistia Berlino di No Dig e Water Well, la fieramondiale sulle tecnologie senza scavo, ovverol’approccio più innovativo nell’installazione dicondotte sotterranee, poiché combina effi-cienza economica e protezione ambientale.In questo modo intendiamo dimostrare anchesu un palcoscenico dal prestigio internazio-nale, tutte le nostre performance d’avanguar-dia che ci collocano tra le aziende di punta delsettore in tutto il mondo».

«Attraverso l’investimento costante degli utilid’azienda in ricerca, innovazione e tecnologia.Una strada che il gruppo considera impre-scindibile per continuare ad essere competi-tivi, garantendo un equilibrato rapporto tracosto e qualità dei manufatti. È in questomodo che Colli Drill è riuscita a mantenere le sue posizionisul mercato nonostante la crisi del dollaro e l’aumento dellematerie prime».

Può descriverci brevemente i vostri prodotti di punta? «L’azienda produce una vasta gamma di aste di perforazionedestinate a svariati campi di utilizzo come la perforazione ver-ticale, water well ed il directional drilling. Perfettamente inlinea con la nostra filosofia, le aste di perforazione da noi pro-dotte sono realizzate partendo da materiali base di eccellentequalità e forgiate secondo i metodi innovativi e all’avanguar-dia. A queste tipologie standard, già dal 2001 si sono aggiuntele aste forgiate-frizionate che rappresentano il livello più ele-vato da un punto di vista tecnologico e delle prestazioni incampo».

Che applicazioni incontrano prodotti di questa tipo-logia? «Le aste di perforazione forgiate frizionate rappresentano iltop per le applicazioni di directional drilling e del water welldi grande profondità. Gli acciai speciali impiegati nella fab-bricazione di questo tipo di aste presentano caratteristichemeccaniche fuori dal comune, con un carico unitario di rot-tura che supera i mille mpa».

E come riuscite a ottenere simili prestazioni? «Attraverso un sistema di fabbricazione esclusivo e tecnolo-

❝Investimento costante degli utilid’azienda in ricerca, innovazione etecnologia: è questa la strada che ilgruppo considera imprescindibileper continuare a essere competitivo

Page 84: Dossier Lazio 03 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

144 • DOSSIER • LAZIO 2011

Èevidente che la società contempo-ranea non può fare a meno del pe-trolio. Ma quali sono i movimenti,il fatturato, la competitività richie-

sta ad un’azienda che opera nell’industria pe-trolchimica? E soprattutto quali saranno glisviluppi internazionali? Ne abbiamo parlatocon Marco Villa, amministratore delegato diTechnip Italy, azienda in grado di offrire lapiù ampia gamma di servizi tipici di un“Main Contractor”: dallo studio di fattibilitàalla realizzazione completa di impianti, dalproject management ai servizi integrati dimanutenzione e gestione.

Qual è il bilanciorelativo all’attività diTechnip Italy del2010?«Il 2010 ha registratouna ripresa degli in-vestimenti nel settoredell’Oil&Gas, i cuiprimi segnali si sonoavuti già a fine 2009 econfermati poi nelcorso dell’anno. Ciòè stato possibile grazieprincipalmente allastabilizzazione delprezzo del greggio,

che ha reso remunerativi gli investimenti nelsettore. Tale fattore, congiuntamente al mi-glioramento delle previsioni di crescita del-l’economia mondiale, ha influito positivamentesul mercato e ha dunque aumentato il livello dicrescita degli investimenti nella seconda metàdel 2010».

Come si presenta la situazione a livello in-ternazionale?«Prevalentemente in Medio Oriente gli opera-tori continuano a effettuare investimenti stra-tegici con prospettive significative sia nella pe-trolchimica che nella raffinazione; in NordAmerica si osservano segnali di lenta ripresa,come pure una ripresa si osserva in America La-tina. In particolare, nel 2010 la Technip Italy haregistrato un aumento sia del fatturato sia dellaredditività, grazie al positivo andamento del-l’attività industriale e al completamento di im-portanti impianti in Polonia, a Singapore e inArabia Saudita. A conferma della forte inter-nazionalizzazione della società, anche que-st’anno oltre il 90 per cento del fatturato èstato realizzato all’estero. Le attività del 2010confermano il posizionamento di mercato del-l’azienda con una presenza stabile nei quattrocontinenti attraverso i centri operativi e le so-cietà ad essa collegate».

La crisi come ha inciso sulla vostra realtà?«Nonostante la crisi la Technip Italy non ha re-

Verso una prospettiva globaleHa uno sguardo internazionale la Technip Italy,

impegnata nella realizzazione di impianti petrolchimici.

«Le sfide saranno legate all’incerta tempistica

degli investimenti in alcune aree del mondo e alla

crescente presenza sul mercato di competitor coreani».

Il punto dell’amministratore delegato, Marco Villa

Belinda Pagano

In alto, Neste oil,

impianto produzione

biodiesel di Singapore.

In basso Marco Villa,

amministratore

delegato di Technip Italy

www.technip.com

Page 85: Dossier Lazio 03 2011

Marco Villa

LAZIO 2011 • DOSSIER • 145

gistrato impatti negativi grazie ad attente po-litiche di “De-risking” attuate negli ultimianni. Tali politiche tendono a ottimizzare e abilanciare il portafoglio ordini dei lavori inesecuzione, sia per area geografica che per ti-pologia di contratto: “chiavi in mano”, disolo servizi e fornitura di materiali e di projectmanagement».

Quali sono i progetti e gli obiettivi prin-cipali per il 2011?«Le sfide che l’azienda si troverà a fronteggiarenel corso dell’anno saranno legate all’incertatempistica degli investimenti in alcune aree delmondo e all’attuale crisi geo-politica del NordAfrica e di alcuni paesi medio orientali. Ulte-riore fattore determinante è rappresentato dallacrescente presenza sul mercato di competitor

coreani e, nell’ultimo periodo,anche cinesi. Tra gli obiettiviprincipali che la società si è po-sta figurano il continuo mi-

glioramento della sicurezza con l’impegno e ilcoinvolgimento di tutto il personale, il mante-nimento dell’equilibrio del portafoglio ordinimediante un’attenta selettività delle iniziativecommerciali e l’efficacia e diligenza nella esecu-zione dei progetti. Il raggiungimento di taliobiettivi è strettamente connesso al rispetto del-l’etica, della responsabilità sociale, della qualitàe della continua attenzione alla sicurezza, cherappresentano i valori fondamentali della so-cietà. La creatività del management e la flessi-bilità della struttura organizzativa permettonoall’azienda di saper leggere, interpretare e gestirele richieste dei propri clienti, offrendo soluzionipersonalizzate ma anche di affrontare le sfidesottese ai cambiamenti del mercato, riuscendospesso ad anticiparli».

Dal 1969, anno della sua costituzione, Technip Italy si èattestata come player mondiale di primaria importanza

nel settore dell’Oil&Gas. La società, specializzata nellaprogettazione e costruzione di grandi impianti industriali, hauna forza lavoro di 2500 persone e ha raggiunto unfatturato medio di circa un miliardo di euro. Da semprepresente nel mercato mondiale, Technip Italy ha instauratoe rafforzato relazioni con alcuni partner internazionali che lehanno consentito di cogliere le opportunità di businessprovenienti da diversi paesi: dall’America Latina alla Cina, alSud Est asiatico. La presenza nel mondo le consente dicreare significative sinergie economico-finanziarie fra entitàe istituzioni aumentando la capacità di fornire ai clienti unsupporto globale per la realizzazione dei piani diinvestimento.

Crescere puntando all’estero

Page 86: Dossier Lazio 03 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

146 • DOSSIER • LAZIO 2011

Parte dal web la vera innovazione nella gestione

delle flotte aziendali e dei parchi mezzi

per gli autonoleggi. Un esperimento del gruppo

Tyre Team/Saol di Roma, guidato

da Lucio Bartiromo. Importanti i risultati raccolti

anche in termini di fatturato

Riccardo Ceredi

La flotta aziendalesi gestisce online

La manutenzione dei mezzi è unodei problemi principali per chi ge-stisce società di noleggio a lungotermine e flotte di auto aziendali. I

veicoli sono spesso molto numerosi, soggettia sollecitazioni di diversa natura e all’usura.Diventa quindi fondamentale poter contaresu un partner tecnico in grado di offrire unarisposta tarata sulle proprie esigenze, che ga-rantisca interventi rapidi in tutti gli ambiti le-gati alla manutenzione di un mezzo: dallameccanica alla carrozzeria, passando per ipneumatici. Il tutto senza sacrificare la qua-lità e l’efficienza del servizio. Esigenze checonferma anche Lucio Bartiromo, presidentedi Tyre Team e Saol, società che sono leaderin Italia sul mercato dei servizi alle flotteaziendali anche grazie a un innovativo servi-zio via web. Nel 2010 il gruppo ha fatturatocirca 46 milioni di euro, contro i 39 del-l’anno precedente. «Per il 2011 vogliamo ar-rivare a fatturare cinquanta milioni di euro.Per raggiungere questo obiettivo puntiamomolto sulla personalizzazione dei servizi –spiega Lucio Bartiromo -. Il nostro obiettivoè quello di aiutare le imprese a gestire il loro

parco mezzi, un’operazione che implica uncerto grado di complessità».

Perché la vostra offerta si distingue sulmercato?«Tyre Team segue da sempre un modello diassistenza pluri servizi, particolarmente ap-prezzato dalle società di noleggio a lungo ter-mine che operano nel nostro paese. In que-st’ottica è nata Saol, che è l’acronimo diServizi Auto On Line, prima società italianaonline in grado di offrire la gestione dell’in-tero servizio di riparazioni meccaniche e dicarrozzeria. Saol è una realtà che risponde al-l’esigenza di tenere sotto controllo i costi diassistenza, garantendo e, al contempo, mi-gliorando la qualità del servizio. Alla basedel progetto c’è l’idea di costituire un net-work di autoriparatori in grado di fornireuna gamma completa di prodotti e serviziall’avanguardia, senza perdere il rapporto e lacompetenza tipici dell’officina di fiducia. Perquesto puntiamo molto al contatto direttocon le aziende».

Soprattutto quali servizi vi richiedono? «Forniamo servizi per la manutenzione del-l’automobile, che includono interventi sulla

Lucio Bartiromo,

presidente

di Tyre Team e Saol

www.tt-point.comwww.serviziauto.it

Page 87: Dossier Lazio 03 2011

Lucio Bartiromo

LAZIO 2011 • DOSSIER • 147

meccanica e sulla carrozzeria.Si va dalle attività di manu-tenzione ordinaria, quali i ta-gliandi, alle operazioni stra-ordinarie come il ripristinodella carrozzeria a seguito diun sinistro, o la riparazionemeccanica a seguito di guasti.Offriamo inoltre servizi ac-cessori quali il lavaggio, il ri-tiro e la riconsegna, la preno-

tazione in officina e il soccorso stradale. Perle operazioni di assistenza ai pneumatici ci siappoggia al network Tyre Team, che può con-tare su una rete nazionale di oltre millecin-quecento centri affiliati (TT Point), integrataad altri milleseicento centri del network Saol,molti dei quali con competenze e struttureidonee al servizio gomme».

Come riuscite a coniugare le vostre lineeguida con la necessità, sempre più pres-sante, di ridurre le spese nella gestionedelle flotte aziendali?«Un elemento essenziale, in questo, è il ser-vizio di “authority” per gli interventi di assi-stenza, attraverso il quale le flotte proprieta-rie dei veicoli delegano alla nostra retel’autorizzazione agli interventi nelle officineconvenzionate. I nostri tecnici valutano cioèla richiesta proveniente dal centro di assi-stenza e autorizzano la sua esecuzione solo sequesta corrisponde ai requisiti richiesti. Gra-zie all’informatizzazione e alla gestione cen-tralizzata di queste richieste, le società di no-leggio possono risparmiare tempo e teneresotto controllo i costi, garantendo al con-tempo la qualità del servizio. In pratica, leflotte aziendali non sono più in balia di pro-cedure farraginose, fatte di moduli cartacei dacompilare e inviare, e di attese che si pro- › ›

Grazie all’informatizzazionee alla gestione centralizzata dellerichieste, le società di noleggiopossono risparmiare tempo e teneresotto controllo i costi

Page 88: Dossier Lazio 03 2011

fa sì che il singolo punto vendita non possavariare i parametri, per esempio di costo e ditempo, che vengono stabiliti a livello cen-trale. Anche in termini di fleet administra-tion, vale a dire la gestione di tutte le attivitàamministrative che tradizionalmente sonosvolte da un ufficio interno all’azienda cliente,le soluzioni poste in essere da Saol e TyreTeam sono particolarmente vantaggiose».

In quali termini?«Il sistema di gestione web progettato da Saolintegra sulla medesima piattaforma operativale tre funzioni di preventivazione, autorizza-zione e fatturazione del singolo intervento ma-nutentivo. Il ciclo di vita di ogni richiesta di in-tervento si esaurisce così nel momento in cuiil preventivo, una volta autorizzato, diventafattura digitale. In pratica, è il sistema stessoche garantisce l’effettiva corrispondenza traautorizzazione e relativa fattura, così le flottepossono evitare il controllo metodico di ognisingola fattura per effettuare controlli a cam-pione, con notevoli risparmi di tempo e ri-sorse, mantenendo la garanzia della totale con-gruità di ogni singola fattura».

traggono con tempi indefiniti».Un ruolo di fondamentale importanza in

questo processo è svolto dalla completa in-formatizzazione delle procedure. Qualisono i vantaggi che conseguono da questotipo di organizzazione?«Maggiore efficienza, sia in termini di abbatti-mento dei costi che di tracciabilità di tutti gli in-terventi eseguiti, entrambe caratteristiche che ri-spondono alle esigenze delle società di noleggioa lungo termine. Inoltre un’organizzazione diquesto tipo offre ampie possibilità di personaliz-zazione dei servizi in base alle esigenze del cliente,e tempi di risposta molto rapidi».

Ci può descrivere nello specifico il si-stema?«La nostra piattaforma informatica si fonda suun database con più di quindici milioni divoci di ricambi, originali ed equivalenti, esui tempari ufficiali adottati delle case auto-mobilistiche. Anche la fatturazione è centra-lizzata e digitalizzata, nonché lo storico degliinterventi per ogni singola targa e tutte lestatistiche, sia per auto che per modello. Ol-tre a ciò, il sistema di autorizzazione via web

› ›

Nelle immagini, alcuni

interni delle officine

Tyre Team

e Saol a Roma

Tyre Team e Saol operano da oltre undecennio nel mercato dei servizi alle flotteaziendali e agli autonoleggi, forti di unnetwork che comprende oltreduemilacinquecento autoriparatorispecializzati, diffusi capillarmente sulterritorio nazionale e in grado di interveniresulla carrozzeria, sulla meccanica e suipneumatici. Il forte impiego di tecnologieweb, sviluppate internamente, e l’offerta disoluzioni modulari, tarate sulle esigenzedella clientela, garantisce processialtamente flessibili ed efficienti. Tyre Teame Saol vantano inoltre partnerinternazionali quali Bridgestone nel settoredei pneumatici e Bosch Car Servicenell’ambito dei ricambi per auto.

Un networkdi servizi

148 • DOSSIER • LAZIO 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Page 89: Dossier Lazio 03 2011
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IMPIANTISTICA INDUSTRIALE

150 • DOSSIER • LAZIO 2011

Per giungere alla realizzazione dispeciali impianti industriali desti-nati al settore farmaceutico, elet-tronico e alimentare, «l’iter pro-

gettuale ha inizio con l’analisi delle “userrequirement”, fattori corrispondenti alla de-scrizione dello scopo per cui il progetto deveessere realizzato e delle prestazioni che adesso si richiedono per garantire il migliorraggiungimento di una prefissata attività».Tale preliminare descrizione tracciata e ap-plicata da Mark McDowell, Stefano Lucarinie Stefano Mastrodonato, è alla base di ogniprogetto affidato alla Classcon, azienda ope-rante nel settore dell’impiantistica indu-striale che richiede soluzioni, spesso inedite,tecnologicamente avanzate. «L’indagine pro-gettuale d’inizio viene successivamente am-pliata, analizzata e calata nella struttura del-l’edificio per controllarne la fattibilità.Quindi con l’elaborazione esecutiva, unavolta realizzato, il progetto dovrà essere con-frontato con le “user requirement” – spiegaMcDowell – per stabilirne la corrispon-denza, misurarne le prestazioni effettive ospiegare i cambiamenti che sono stati ap-portati alle specifiche di base». Ma per me-

glio intuire come alla Classcon viene intesoe applicato il concetto di “tecnologia avan-zata”, l’ingegnere Lucarini precisa che «i pro-getti realizzati sono normalmente destinatiad ambienti sterili, come quelli farmaceuticio alimentari, in cui perciò la tecnologia rea-lizzativa deve garantire degli standard elevatisia come costanza prestazionale sia comecontrollo del funzionamento. In particolare,l’utilizzo di software di gestione e controllo

Da sinistra,

Mark McDowell,

Stefano Lucarini e

Stefano Mastrodonato,

i soci della Classcon

di Pomezia (RM)

Tecnologie avanzateper le camere steriliAnche in macrosettori come quello

tecnologico è possibile ravvisare lo specifico

carattere avanguardistico di speciali

procedure progettuali. Come quelle sottese

alla realizzazione di impianti per camere sterili

messe in opera dal team della Classcon

Giulio Conti

Page 91: Dossier Lazio 03 2011

Mark McDowell, Stefano Lucarini e Stefano Mastrodonato

LAZIO 2011 • DOSSIER • 151

anche da remoto degli impianti di condizio-namento consente una stabilità delle presta-zioni e un effettivo risparmio energetico». Dai numerosi accorgimenti tecnologici ai ri-sultati conseguiti in oltre vent’anni d’atti-vità, la Classcon si è resa competitiva preva-lentemente a livello nazionale nel settorefarmaceutico-ospedaliero e alimentare, mo-tivo principale della localizzazione nella cittàlaziale di Pomezia considerata il secondo polochimico farmaceutico e sede operativa dellamaggior parte dei principali committentidella Classcon. «Il settore in cui operiamo èconsiderato per certi aspetti di nicchia – as-serisce l’ingegnere Mastrodonato –; i com-petitor, specialmente nel Lazio, non sonomoltissimi, anche se il ricorso da parte deiclienti a volte a imprese non propriamentequalificate amplia, a discapito della qualità,il loro numero». Il valore aggiunto insito nei progetti Classconrisiede infatti nell’esperienza del team spe-cializzato a disposizione del cliente, che col-labora sin dalla fase progettuale alla realizza-zione dell’impianto definitivo. La qualità deiservizi offerti è comunque regolamentatadalle più recenti norme FDA, GMP e

ISO9000 inerenti l’impiantistica industrialeche «impongono l’obbligo di costanti ag-giornamenti sia in termini di informazione eapplicazione, data la necessità di utilizzarestrumentazione calibrata e certificata, sia a li-vello tecnico che per la formazione del per-sonale operativo». Nella descrizione delle prerogative insite alleattività della Classcon, McDowell non mancapoi accennare alla procedura di indagine pre-esecutiva e di installazione di impianti spe-cifici fabbricati. «All’interno di un edificiomuseale, ad esempio, sono presenti proble-matiche legate sia al microclima che alle pol-verosità dell’aria che rendono difficoltosa lafase realizzativa degli impianti. Si rendequindi necessaria una stretta collaborazionee consultazione di esperti del settore, prove-nienti dal mondo accademico. Individuataun’ipotesi realizzativa, si controlla in labora-torio riprodocendo le condizioni microcli-matiche preesistenti e sperimentando le pos-sibili soluzioni prima della sua applicazionein scala». In ogni caso, la ricerca della Clas-scon verte a progetti alternativi capaci diconciliare al meglio il rapporto tra qualitàtecnica e budget predisposto.

❝❞

La tecnologia realizzativa devegarantire degli standard elevati siacome costanza prestazionale siacome controllo del funzionamento

Le immagini illustrano

alcuni ambienti sterili

realizzati dalla Classcon

www.classcon.it

Page 92: Dossier Lazio 03 2011

FARMACI VETERINARI

È uno dei principali gruppi nazionali

impegnati nella distribuzione dei

farmaci veterinari, con un trend

di crescita che raddoppia

le performance medie del settore.

Ma l'ambizione della Demas, oggi,

è anche divulgativa, come spiega

il suo Ad, Remo Foglietti

Andrea Moscariello

Un traino per il settoreveterinario Registra un incremento, rispetto al-

l'anno precedente, pari al 12%,contro una crescita media del mer-cato che si attesta sul 6%. Demas

si conferma, cifre alla mano, uno degli attoriprincipali del settore della veterinaria. Leadernazionale nella distribuzione dei farmaci peranimali, da affezione e da allevamento, Demasrappresenta oggi un punto di riferimento nonsoltanto distributivo o commerciale ma anche,per molti versi, culturale. Negli ultimi anni èemerso l'impatto, dato anche il suo ruolo pre-dominante sul comparto, che la società gestitadalla famiglia Foglietti ha avuto, e continua adavere, nello sviluppo di una cultura dell'at-tenzione e dello scrupolo nei confronti dell'universo animale.«A differenza di molti dei nostri competitor abbiamo sempretentato di conquistare il mercato non basandoci sulle logichedi prezzario dei prodotti o dei servizi, bensì osservando le in-novazioni e le metodologie messe in campo nel resto d'Europa,dove la veterinaria, mi spiace dirlo, ha compiuto molti passiin avanti rispetto all'Italia» afferma Remo Foglietti, fondatoredell'azienda al cui interno oggi operano anche i figli Fabrizio,Cristina e Francesco. Un distacco, rispetto agli altri paesi eu-ropei, che potrebbe far storcere il naso, in Italia, a molti vete-rinari e amanti degli animali ma, come spiega l’imprenditore,non è sinonimo di scarsa professionalità. «In Italia vantiamoottimi veterinari e allevatori. Gli italiani, poi, amano i loroamici animali e se ne prendono cura».Ma allora da dove nasce questo gap?

«Confondiamo i concetti di qualità e quantità. In questopaese esercita un numero decisamente più alto di veterinari ri-spetto alla media europea. Questo comporta, tra i vari pro-fessionisti, una guerra a suon di prezzi al ribasso, che inevita-bilmente incide sulla qualità dei servizi erogati. L’utenteitaliano ne esce disorientato».Come si è arrivati a questa situazione?

«In Italia mi pare ci siano circa 15 università che si occupanodi veterinaria, contro le 3 della Francia. All’estero, quindi, vigeuna selezione ben più scrupolosa. E questo, ripeto, non si-gnifica che in questo paese non vi siano eccellenti veterinari,anzi, molti ce li invidiano in tutto il mondo. In Francia, però,con lo stesso numero di animali il mercato vale tre volte tanto

La famiglia Foglietti, che gestiscela Demas Srl. In piedi, da sinistra,

Francesco, Cristina e Fabrizio Foglietti. Seduti, i fondatori Remo e Luigia Foglietti.

Nella pagina a fianco, sopra e sotto, alcuni interni dello stabilimento di Roma

www.demas.it www.petnet.it

152 • DOSSIER • LAZIO 2011

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Page 93: Dossier Lazio 03 2011

Remo Foglietti

quello italiano».Non è poco.

«In realtà chi tratta l’animale, in Italia, lo fa molto bene, benal di sopra della media europea. Il problema è che lo trattanoin pochi. Faccio un esempio. Gli italiani che trattano il canecon il prodotto antiparassitario lo fanno in media 2,6 volte al-l’anno, contro una media europea di 1,9 volte. Però, se ci pa-ragoniamo alla Francia, scopriamo che Oltralpe lo trattano il60% dei proprietari di cani, mentre in Italia solo il 20%. An-che per questo noi, rispetto ai nostri colleghi, siamo semprestati più attenti all’acquisizione dei dati di mercato. Il con-fronto con Europa e America è fondamentale».L’eccessiva attenzione al prezzo, più che alla qualità dei

servizi, lei sostiene sia anche una delle cri-ticità del comparto farmaceutico. Quantoincide?«Il problema è che siamo veramente in pochia stimolare la crescita del mercato nella sua in-terezza. Noi lo facciamo da sempre. E osser-vare il mercato non significa limitarsi a con-statare cosa vende il “vicino” per poi copiarloe rivenderlo a un prezzo più basso. Significamettersi in discussione andando ad analizzarecome lavorano in quei paesi in cui, sotto moltiaspetti, l’efficienza è maggiore». Dunque il fine è quello di far crescere

non solo la propria realtà d’impresa, matutto il settore?«Esatto. E pazienza se ci guadagna anche uncompetitor. La storia della nostra azienda ce loinsegna. Demas è nata negli anni Settanta.Inizialmente era specializzata in animali dareddito, ma negli ultimi vent’anni questo set-tore è praticamente sparito. Allora in aziendadecidemmo di fare quello che molti altri nonfanno: ricerca. Abbiamo cercato un mercatodiverso, stimolandolo, cercando di compren-derne le esigenze e i margini di sviluppo».Si riferisce a quello degli animali da affe-

zione?«Certamente. In questo campo siamo i primiin Italia, siamo divenuti un’azienda di riferi-mento. E questo ci pone anche in una posi-zione di maggiore responsabilità verso gli al-tri attori del mercato».Vale a dire?

«È nostro compito, ribadisco, stimolare la cre- › ›

LAZIO 2011 • DOSSIER • 153

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Page 94: Dossier Lazio 03 2011

154 • DOSSIER • LAZIO 2011

dustriale. Abbiamo, come “specialità”, un nu-mero importante di polli, ma sono tutti con-centrati in tre grossi gruppi. Di conseguenzatutti gli allevamenti piccoli o rurali sono spa-riti. Ne sono cambiate di cose dall’inizio dellanostra attività. Consideriamo che Demas ènata rivolgendosi all’allevamento avicolo. Maoggi, quel mercato che un tempo valeva piùdell’80% del nostro fatturato, adesso ne valesolo l’1,8%».

Il consumatore italiano è più consape-vole sulla qualità della carne proveniente daallevamenti industriali?«L’utente medio, per la sua cultura alimentare,quando va a comprare la carne non riesce agiudicarlo in maniera idonea. Quando ve-diamo un pollo bello grosso, crediamo subitoche sia buono. Il più delle volte, invece, sonodi qualità superiore le razze ruspanti di aspettopiù asciutto».

Su quest’ultimo punto, però, l’Italia hanorme molto restrittive.«L’Italia è il paese in cui si interpreta la norma-tiva europea nella maniera più severa e restrit-tiva possibile. Questo ovviamente è positivoper la qualità dei prodotti. Difficilmente ci ri-troveremo nelle stesse difficoltà che ha avuto ilRegno Unito a seguito della mucca pazza odella cosiddetta influenza dei polli. Possiamostare tranquilli anche perché il nostro ministerodella sanità lavora molto bene in tal senso. Ilproblema è che all’estero, al contrario che danoi, è legalizzato l’utilizzo di ormoni. E va a fi-nire che l’utente, per avere carne più tenera,non compra i nostri manzi, magari più magri,più spigolosi, ma sicuramente più sani ad esem-pio della carne danese o argentina».

scita e lo sviluppo costruttivo dell’intero com-parto. Noi, è vero, siamo grossisti, non ci ri-volgiamo direttamente all’acquirente singolo,ma non per questo non siamo tenuti a stu-diarne i bisogni e le richieste. Anche per que-sto abbiamo aperto un paio di punti venditadiretti, sotto il brand Giulius. Soprattuttosiamo in costante contatto con veterinari,aziende, allevatori e famiglie che posseggonoun animale».

In che modo?«Intanto attraverso Internet. Abbiamo un sitoweb dedicato al professionista e uno dedicatoall’utente. Pubblichiamo anche una rivista te-matica, Pet Net Magazine, creata in collabo-razione con il professor Ciorba dell’Universitàdi Perugia».

Parlando degli animali da allevamento,la crisi si è fatta sentire?«L’allevamento oggi sta vivendo una situa-zione drammatica. All’interno dell’area dimercato europea, l’Italia è il paese in cui si svi-luppano meno politiche per l’allevamento in-

› ›

❝All’interno dell’areadi mercato europea,l’Italia è il paese in cuisi sviluppano menopolitiche perl’allevamento industriale

FARMACI VETERINARI

Page 95: Dossier Lazio 03 2011
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stione nel settore immobiliare. «Grazie a questeiniziative le masse in gestione nel 2010 hannoraggiunto il miliardo di euro, circa, mentre i ri-cavi hanno recuperato i livelli pre-crisi».

Le Assed Backed Securities nel momentodella crisi hanno mostrato la loro fragilità.Perché, ora, sono invece i titoli più interes-santi? «Le ABS sono caratterizzate dall’assenza di stan-dardizzazione e dalla conseguente complessitàdell’analisi creditizia che precede la decisione diinvestimento. Questo ha reso le ABS gli stru-menti finanziari più dipendenti in assoluto dalgiudizio delle Agenzie di Rating. I limiti deigiudizi delle agenzie sono ormai tristemente notia tutti, ma nel periodo pre-crisi erano in molti gliinvestitori in ABS non specialisti che utilizzavanoil rating come unico, o quasi, strumento dianalisi. L’azione massiccia di revisione al ribassodei rating, spesso dipendente dalla revisione deimodelli e non da un deterioramento della qua-lità creditizia dei titoli, ha dato il via ad un pro-cesso gigantesco di liquidazione delle posizioni inABS e a un allargamento degli spread senza pre-cedenti».

Cosa è cambiato da allora?«Oggi la base di investitori in ABS è sicura-mente più specializzata che in passato. Il rally in-cessante a cui abbiamo assistito a partire dalla se-conda metà del 2009 è proprio la conseguenzadi un rinnovamento su basi più solide della pla-

FONDI DI INVESTIMENTO

158 • DOSSIER • LAZIO 2011

Secondo Fabiana Gambarota, Ad della società di investimenti P&G Sgr, occorre iniziare

a osservare il mercato finanziario con un’ottica differente, distante dai catastrofismi proclamati

sui giornali, ma più attenta a non ricadere in trappole pericolose

Andrea Moscariello

L’effetto “mediatico”sui fondi di investimento

Iniziano a farsi concrete le risposte alla crisi messe in campodagli attori strategici della finanza italiana. Almeno è quantosostengono gli esperti della P&G Sgr, la società di “alter-native investiment” con sede nella capitale. A confermarlo

è proprio la sua amministratrice delegata, Fabiana Gambarota,che osserva con ottimismo il quadro di inizio anno. «Il 2010 sicaratterizza per essere il primo anno in cui le azioni correttive,adottate come risposta alla crisi, hanno cominciato a dare i fruttisperati» dichiara la Gambarota. Soprattutto, sul fronte dei fondidi investimento, il gruppo ne ha lanciati due nuovi di zecca sul

mercato delle Assed Backed Securities, vale adire i titoli obbligazionari garantiti da mutui oda altro collaterale. P&G ha iniziato la sua at-

tività da poco, nel 2005, ma sin da subito siè posta in evidenza sullo scenario finan-

ziario nazionale per aver allargato e in-crementato costantemente la propriaattività, proponendo sempre nuoviprodotti e attivando nuove aree di

business. E proprio sulle AssetBacked Securities sta racco-

gliendo i risultati più signi-ficativi essendo questi,

come spiega la Gamba-rota, «titoli che hannopotuto cogliere il favo-revole contesto di mer-cato realizzando perfor-mance molto positive».La Sgr ha inoltre av-viato un'attività di ge-

Fabiana Gambarota,

Ad di P&G SGR

Page 97: Dossier Lazio 03 2011

Fabiana Gambarota

LAZIO 2011 • DOSSIER • 159

tea di investitori. Ai prezzi attuali le Asset Backed Securities of-frono un rendimento più consistente rispetto al periodo pre-crisie che sicuramente è molto ricco rispetto al rischio insito in que-sti strumenti. Nessuna altra asset class ha, al momento, un rap-porto rischio-rendimento così favorevole per gli investitori, ren-dendo probabile un proseguimento ulteriore del trend al rialzo deiprezzi».

Queste operazioni vengono percepite diversamente rispettoal passato, cioè al periodo pre-crisi?«C’è molto poco tecnicismo nel modo in cui le ABS sono staterappresentate dalla stampa nell’ultimo biennio. Spesso sono stateequiparate agli strumenti derivati o definiti tout court titoli spaz-zatura. Questo ha certamente contributo a far crescere una per-cezione negativa, quasi del tutto immeritata. Del resto è propriola disaffezione degli investitori non specializzati a fare da freno alladomanda e a far sì che le ABS siano oggi un’asset class ancoramolto “cheap”».

Soprattutto quali “falsi miti” circolano sui media relativa-mente ai rendimenti di queste tipologie di investimento? «La rappresentazione che è stata data dai media del mondo della

finanza strutturata è stata quella di un genera-lizzato disastro. Nella realtà dei fatti, questo im-menso mercato ha avuto comportamenti bendifferenti nelle sue varie componenti. Un primodistinguo fondamentale riguarda quello che èsuccesso in Europa rispetto agli Stati Uniti, epi-centro della crisi. Il mercato europeo ha infattimostrato una sostanziale tenuta. I fenomeni diperdite hanno riguardato solo alcune e limitatearee come, per esempio, alcuni segmenti delmercato spagnolo. La parte principale del mer-cato delle ABS ha mostrato performance deltutto in linea con le aspettative e ha continuatoa pagare le cedole e a rimborsare il capitale,come previsto. D'altra parte è esperienza co-mune a tutti noi constatare che il mercato ita-liano della casa, tanto per parlare di qualcosaprossimo alla nostra esperienza quotidiana, nonabbia subìto grandi contraccolpi dalla crisi del2008 e, anzi, si trovi oggi ad aver pienamente re-cuperato anche i marginali assestamenti subiti».

Parlando, nello specifico, del mercato deiFondi Hedge, come ne esce dalla recente crisifinanziaria? «La crisi ha colpito tutte le strategie finanziarie inmodo massiccio, ivi incluse quelle seguite daifondi hedge. Lungi dall’essere artefice della crisi,l’industria hedge ne ha semmai pagato le conse- › ›❞

❝La disaffezione verso il mondo hedge,amplificata dagli episodi Madoffe dalla risonanza negativa dellastampa, non può che avere breve vita

P&G è un gestore indipendente che ha maturatosignificative competenze in alcune aree caratterizzatedalla necessità di improntare uno stile di gestione “attivo”,dunque selezione di hedge fund, investimenti in ABS, fondiimmobiliari. «Ci rivolgiamo a una platea di investitori dialto profilo, italiani ma anche, e sopratutto, europei, checercano un partner per approcciare questi segmenti dimercato – dichiara Fabiana Gambarota, Ad di P&G -. Latrasparenza, la mancanza di conflitti di interesse e il totaleallineamento con gli interessi degli investitori sono i trattidistintivi della nostra proposizione di valore. Al fine diportare le nostre competenze a una platea selezionata mapiù ampia di investitori privati, abbiamo intenzione diavviare nel 2011 un'attività di gestioni individuali, ritagliatesulle esigenze dei singoli clienti».www.pgalternative.com

Chi si rivolge a P&G

Page 98: Dossier Lazio 03 2011

guenze. Travolti dalle ondate di vendite mas-sicce sul mercato di tutti gli asset finanziari, ol-tre che dalle richieste di riscatto dei propri inve-stitori, in pochi sono riusciti a mantenere saldoil timone della gestione e a superare il periodopost Lehman. I pochi sopravvissuti sono riuscitia cogliere le molte opportunità dei due anni suc-cessivi segnando risultati a doppie cifre. Vero èche l’industria hedge non aveva mai sperimentatonel suo complesso anni così negativi come il2008, sebbene i risultati degli hedge nel 2008siano di gran lunga migliori rispetto a quelli deifondi tradizionali, cogliendo di sorpresa molti in-vestitori. La disaffezione verso il mondo hedgeche ne è seguita, amplificata dagli episodi Madoffe dalla risonanza negativa della stampa, non puòperò che avere breve vita. L’intelligenza finanzia-ria e la libertà di mandato di questi gestori lirende ancora oggi la proposta di investimento piùinteressante sul mercato dei capitali».

Sì, ma gli investitori italiani sono pieni di ti-mori.«Gli investitori italiani hanno subìto meno di al-tri gli effetti di quest’ultima crisi. Banalizzando,la maggior conseguenza può essere individuatanel default delle obbligazioni Lehman, con ef-fetti anche sulle polizze assicurative che a tali ob-

bligazioni erano agganciate. Nel complesso undanno limitato. Tuttavia i risparmiatori italianisi trovano oggi in una situazione di stallo».

Vale a dire?«Da un lato abbiamo un'offerta ampia ma ina-deguata, dall'altro una domanda mal consigliata.Sul fronte dell'offerta, continuano a essere do-minanti le SGR generaliste di emanazione ban-caria. Queste, contando su una clientela "cap-tive". poco esposta alla concorrenza, si muovonopiù nell'ottica di budget della banca di cui sonoespressione, che non in quella di fornire alcliente i prodotti più adeguati e meno costosi.Anche il processo di consolidamento e venditain corso sposta poco da questo punto di vistaperché il vero asset che viene ceduto è l'accessoalla rete distributiva e non certo le competenzegestionali».

Qual è il riflesso di questa situazione?«La domanda di investimento è in generale malindirizzata e l'investitore lasciato solo a inter-pretare le evoluzioni in corso. Non stupisce per-tanto la disaffezione nei confronti del risparmiogestito e l'atteggiamento attendista che pur-troppo ha caratterizzato gli investitori proprionegli ultimi due anni di grande recupero deimercati».

› ›

160 • DOSSIER • LAZIO 2011

FONDI DI INVESTIMENTO

0

200

400

600

800

1000

ASSETS UNDER MANAGEMENT: OLTRE UN MILIARDO DI EUR0

Asse

ts U

nder

Man

agem

ent (

€M

) 1200

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Real Estate

HF

ABS

Page 99: Dossier Lazio 03 2011

bero mercato che ne conseguono».In particolare, sui Fondi Hedge quali effetti

avrà questa maggiore “regolamentazione”?«Ma se l'azione di regolamentazione andrà acolpire operatori come i fondi hedge allora il di-scorso sarà diverso e andrà a colpire proprioquel tessuto di investitori indipendenti che èalla base dell'offerta di servizi di investimento amaggior valore aggiunto. Peraltro giustificarequesto sviluppo regolamentare con gli insegna-menti della crisi sarebbe del tutto fuorviante vi-sto che i fondi hedge non sono una delle causedella crisi e, anzi, hanno contribuito a renderepiù veloce il recupero dei mercati».

La crisi ha decisamente rimesso sul tavolodella discussione internazionale l’esigenza diacuire i controlli e gli interventi pubblici sulmondo finanziario e bancario. Si tratta dipura demagogia o, effettivamente, qualcosa ècambiato? «Questa domanda ci porta a un punto crucialedell'attuale fase dei mercati finanziari: le scelteche stiamo facendo e faremo nei prossimi anniavranno conseguenze di lungo periodo. Inprimo luogo soffermiamoci sul sistema banca-rio. Le banche sono stati degli attori importantidella crisi. Anzi, la crisi ci ha fatto comprenderea fondo che elevati livelli di leva e di rischi si tro-vavano sui "libri" delle banche. In moltissimicasi i governi sono dovuti intervenire entrandodirettamente nel capitale delle banche più com-promesse od organizzando forme di accesso il-limitato alla liquidità. La risposta dei regolatori,governi e banche centrali, a questa situazione staandando nella direzione di aumentare i requisitidi capitale delle banche, si pensi solo a Basilea3. In altri termini, per fare attività bancaria sarànecessario avere più capitale mentre l'investi-mento in certe attività sarà scoraggiato attraversoun suo maggior "assorbimento"».

La ritiene una soluzione idonea?«Non c'è dubbio che questa soluzione aumentila "stabilità" del sistema ma ad un costo in ter-mini di efficienza. D'ora in avanti il denaro chele banche erogheranno sarà più caro perché cisarà meno denaro disponibile e a maggior costoper le banche stesse. Certe forme di finanzia-mento non saranno poi più disponibili, a pre-scindere dal prezzo che il debitore sarà dispostoa pagare. C'è anche da chiedersi quale sarà la viadi uscita del sistema bancario da questa fase diemergenza. In alcuni contesti, come quello in-glese, l'impressione è che lo Stato si ritirerà ri-portando sul mercato le banche nazionalizzate.In altri contesti, il sospetto che i governi vo-gliano mantenere una "presa" sul sistema ban-cario pare fondato. Con tutte le conseguenze diperdita di libertà economica e di storture al li-

❝Travolti dalle ondate di venditemassicce sul mercato di tuttigli asset finanziari, in pochi sonoriusciti a mantenere saldo il timonedella gestione e a superareil periodo post Lehman

LAZIO 2011 • DOSSIER • 161

Fabiana Gambarota

Page 100: Dossier Lazio 03 2011

PROCESSI DI BUSINESS

162 • DOSSIER • LAZIO 2011

stiene i processi di business?«La gestione esternalizzata può avvenire sia

attraverso un front office, quindi un callcenter, sia un back office, vale a dire il trat-tamento dei documenti. Ovviamente, inoutsourcing si può seguire tutto il processodi gestione documentale, stampa e postaliz-zazione. Questi ultimi servizi, in partico-lare, sono completamente modulari e com-prendono l’intero processo produttivo, dallastampa all’imbustamento, fino alla spedi-zione».

Quali benefici ne traggono le aziende?«Molti. A cominciare da una più marcataflessibilità e scalabilità. In secondo luogo siottiene una riduzione sensibile tanto dei co-sti quanto dei rischi. I documenti vengonogestiti in maniera più sicura e metodica. Diconseguenza le aziende possono garantire ailoro committenti e fornitori un livello diservizio sicuramente più alto, più preciso epuntuale. Non dimentichiamoci che nondovendo più occuparsi di moltissime sovra-strutture organizzative e burocratiche, gliimprenditori possono concentrarsi mag-giormente sul proprio core business. Oc-corre rendersi conto che se l’economia ita-liana è in difficoltà è anche per l’enorme

Maurizio di Sangro, a capo della Snem, illustra nel dettaglio

i vantaggi, strutturali ed economici, che le imprese ottengono

optando per una gestione in outsourcing dei processi di business.

Un dato di fatto che, se non tenuto in considerazione, rischia

di allontanarci dai parametri di efficienza europei

Carlo Sergi

Èquanto mai cruciale il tema dellagestione documentale internatanto alle imprese quanto alle pub-bliche amministrazioni. Un pro-

blema che, nella maggior parte dei casi, dif-ficilmente può essere gestito senza ricorrerea un sostegno esterno, o almeno non in ma-niera ottimale. Conseguenza diretta dellamala gestio documentale emerge anche darecenti analisi di benchmarking, come spiegaMaurizio di Sangro, presidente della Snem,una delle realtà più innovative sul territorioitaliano dedicate al Business Process. «Daidati di questa analisi, che coinvolge tra l’al-tro anche alcune delle economie più rappre-sentative dell’Unione Europea, oltre che de-gli Stati Uniti, emerge un ritardo strutturalenella competitività del nostro Paese – di-chiara il numero uno della società di consu-lenza -. Tra le motivazioni aziendali che spie-gano tale ritardo, prevalgono quelle legatealla scarsa esternalizzazione dei processi ge-stionali».

Insomma, le imprese italiane faticano acomprendere il valore strategico dell’out-sourcing?«Esatto. Anche se qualcosa sta cambiando».

La società cui lei fa capo in che modo so-

Se la finanza esternalizzai suoi processi gestionali

Maurizio di Sangro,

presidente della Snem

www.snem.it

Page 101: Dossier Lazio 03 2011

Maurizio di Sangro

LAZIO 2011 • DOSSIER • 163

spreco di tempo ed energie che tengono i ca-pitani d’impresa lontani dai loro obiettiviprimari. Per questo il sostegno in outsourcingsi rivela decisivo».

A quali settori vi rivolgete soprattutto?«Abbiamo fatto del mercato delle istituzionifinanziarie il nostro target principale. Tra inostri clienti vi sono realtà come Equitalia,Icbpi, Iccrea e Bnl, solo per citarne alcuni».

Nel vostro settore aumentano i supportidi carattere informatico. Quale peso rive-ste la tecnologia nella gestione del businessin esterno?«Dall’esperienza posso affermare che sistemiIT come Fault Tolerance e Disaster Reco-very hanno rappresentato i nostri punti diforza. Certo, in oltre venticinque anni di at-tività il nostro potenziale si è espresso prin-cipalmente nel gruppo di lavoro. Il knowhow degli operatori è cresciuto. Il nostroteam ha un bagaglio di esperienze invidiabileche, sempre di più, si rivela utile nel risolverei problemi che man mano ci pongono di-nanzi le aziende. I consulenti e i tecnici in-formatici Snem operano affinché si raggiun-gano gli obiettivi prefissati, ottimizzando lerisorse aziendali e abbattendo, di conse-guenza, i costi interni».

❝Non dovendo piùoccuparsidi moltissimesovrastruttureorganizzativee burocratiche,gli imprenditoripossonoconcentrarsimaggiormentesul proprio corebusiness

Snem nasce grazie all’iniziativa di un gruppo di imprenditoriche, nel 1984, decisero di aprire un’attività di servizi rivolta inparticolare al ramo bancario e finanziario nazionale. Le sueattività spaziano dall’acquisizione fisica e digitale delmateriale cartaceo allo sviluppo di software gestionali. Sonotre le sedi principali del gruppo, a Milano, Roma e Lecce, perun totale di 100 dipendenti altamente specializzati. Ognigiorno, dalla Snem vengono processati oltre 400miladocumenti. Nel portfolio clienti si contano circa 50 realtàstrategiche dell’economia italiana, tra banche, istitutifinanziari e società pubbliche e private, che vengono assistitecon un’operatività costante, 24 ore al giorno, durante le qualii tecnici Snem controllano i processi di lavorazione e letecnologie impiegate per i vari processi di business.

Oltre 400milaprocessi al giorno

Page 102: Dossier Lazio 03 2011

FACTORING E GESTIONE CONTO TERZI

166 • DOSSIER • LAZIO 2011

Una gestioneintegratadei creditiRecuperare il credito adottando

un’innovativa “gestione industriale”.

Su questo presupposto la società Locam si

è imposta sul mercato nazionale. A parlarne

è il suo fondatore, Alessandro Maione

Aldo Mosca

Q uello dei crediti a sofferenza èuno dei problemi più pressantiper migliaia di piccole e medieimprese italiane. Le società fi-nanziarie e di gestione del cre-dito, cresciute come funghi

anche a seguito della crisi, propongono solu-zioni differenti. È importante, però, che gli im-prenditori sappiano affidarsi a professionistiesperti, in grado di valutarne esigenze e criti-cità. Un punto, quest’ultimo, su cui insisteanche Alessandro Maione, a capo della societàfinanziaria Locam, riconosciuta a livello na-zionale per la capacità dimostrata nella ge-stione di crediti problematici di origine ban-caria e finanziaria. La società, nata alla fine del2002, nel corso degli anni si è specializzata nel-l’acquisizione e gestione di crediti chirografari,anche di natura commerciale, adottando,prima nel mercato italiano per questa tipolo-gia di prodotto, una gestione industriale ingrado di seguire, oltre ai grandi volumi, ognifase del processo di lavorazione sia esso di na-

tura amministrativa, stragiudiziale o giudi-ziale. «La selezione di un gestore, indipenden-temente dal scegliere la soluzione del Facto-ring, per la gestione e il recupero dei crediti,oltre a ottimizzare costi e risultati, rappresentaanche una necessità nel momento in cui si de-vono prendere decisioni circa il passaggio aperdita delle posizioni. Queste ultime, ricordo,possono essere svalutate, ai fini fiscali, solo inpresenza di alcuni requisiti che l’intervento disocietà terze e qualificate rende facilmenteidentificabili e documentabili» spiega Maione.

Qual è, secondo lei, la soluzione più ido-nea per liberarsi dai crediti a sofferenza?«Lo strumento più semplice per un’azienda èsenza dubbio la cessione pro-soluto del credito.Con la cessione dei crediti, infatti, si avrà unimmediato azzeramento di tutte le problema-tiche, siano esse di bilancio che gestionali,connesse ai crediti a sofferenza».

Voi, attraverso Locam, come operate?«Per il Factroring, cerchiamo di agire nellamaniera più veloce possibile, mediante una

L’avvocato Alessandro

Maione, a capo della

società Locam di Roma

www.locam.org

Page 103: Dossier Lazio 03 2011

Alessandro Maione

LAZIO 2011 • DOSSIER • 167

«Nella gestione conto terzi tutte le attività ven-gono svolte secondo le sue indicazioni, con unapproccio su misura. Il lavoro e le performancevengono poi dettagliate con una reportisticachiara ed esaustiva, reperibile online, mediantel’accesso delle aziende al nostro sistema e siamediante la predisposizione e l’invio di repor-tistica creata sulle specifiche esigenze delcliente».

Di recente avete creato la Locam Gestioni,con quale scopo?«Questa nuova società del gruppo nasce al finedi valorizzare l’esperienza maturata nel corsodegli anni. Locam Gestioni è, infatti, specia-lizzata nella gestione, anche conto terzi, dei cre-diti problematici. Si tratta, al momento, diuno dei pochi operatori nazionali che affrontail problema dei crediti problematici nella suaglobalità, partendo dal presupposto che peruna gestione efficace ed efficiente del recuperoè fondamentale integrare, monitorare e gestirecon processi industriali ogni fase della lavora-zione del credito».

due diligence e formulando un’offerta d’ac-quisto chiara e concreta che prevede, a se-conda delle aspettative riposte, l’acquisizionein un’unica soluzione di un pacchetto di cre-diti, oppure una dismissione programmata divolumi maggiori di crediti a sofferenza anchefuturi. Per gli imprenditori che, invece, prefe-riscono non cedere i crediti alla Locam, pro-poniamo soluzioni globali di gestione dei cre-diti problematici».

Perché, nel vostro settore, prende piede lasoluzione in outsourcing?«In quanto permette una gestione efficace, econtrollata, di moltissime operazioni. Pen-siamo solo alla gestione amministrativa delcredito mediante il continuo aggiornamentodei tassi di interesse o al monitoraggio delleprescrizioni, attività di screening e informazioni commerciali.È chiaro che le soluzioni possono avvenire in modalità diffe-renti. Se si opta per una gestione stragiudiziale, si punta al mi-glior recupero nel minor tempo possibile, in tal caso ci siamoattrezzati con un call center professionale e monitorato, ope-rante su tutto il territorio nazionale».

E se la gestione è giudiziale?«Qui, l’obiettivo è quello di incardinare solo le azioni con-siderate opportune in termini economici. Si utilizza unteam legale interno in grado di gestire ogni fase e grado del-l’attività, anche in questo caso siamo predisposti per operarein tutta Italia».

L’imprenditore quanto viene coinvolto nella scelta dellestrategie?

❝Attraverso la cessione pro-soluto del credito si avrà un immediatoazzeramento di tutte le problematiche,siano esse di bilancio che gestionali,connesse ai crediti a sofferenza

Page 104: Dossier Lazio 03 2011

STRUMENTI PER L’IMPRESA

L’Information technologysostiene l’impresaDagli studi di fattibilità a soluzioni su misura chiavi in mano. Pmi Technology fornisce

risposte innovative nell’ambito dell’Information and Communication Technology.

L’esperienza di Corrado Pierdominici

Lucrezia Gennari

Innovazione e Tecnologia sono le paroled’ordine per fare fronte alla crisi deimercati. Molte aziende restano saldegrazie agli investimenti effettuati pro-

prio su queste risorse. D’altra parte, innova-zioni informatiche e tecnologiche permet-tono di ottimizzare i processi, snellire ipassaggi, migliorare il rendimento e garantireun veloce ritorno dell’investimento. «Fonda-mentale è, ovviamente, affidarsi ai professio-nisti giusti – afferma Corrado Pierdominici,fondatore della Pmi Technology di Roma – ingrado di capire le esigenze del singolo com-mittente e di offrire le soluzioni più idonee.La Pmi Technology è nata nel gennaio del

2003, con il preciso scopo di unire e integrarel’esperienza e la competenza professionale ac-quisita nel settore dell’Information and Com-munication Technology, di una squadra diprofessionisti provenienti da aziende multi-nazionali leader sul mercato, per proporre“soluzioni e servizi” innovativi e tecnologi-camente avanzati.

Nel vostro settore la concorrenza è ele-vata. Quali tratti contraddistinguono lastrategia aziendale di Pmi Technology?«La “mission” dell’azienda è di proporre solu-zioni di elevata qualità; la soddisfazione delcliente è il nostro principale obiettivo, perché èl’unico vero strumento in grado di dare ampiavisibilità e risalto all’attività svolta».

Come si articola la vostra offerta?«In nostro motto è “All Over IP & MobilitySolutions”. Oggi tutto ciò che serve nell’am-bito dell’ICT a un’azienda moderna, pub-blica o privata, può viaggiare ed essere gestitoal meglio su protocollo IP. Tutte le soluzioniproposte da Pmi Technology sposano questoconcetto: dalle reti locali ai collegamenti geo-grafici, le reti wireless, dal trasporto dellavoce e delle immagini alla video sorveglianza,il controllo accessi e i sistemi anti intrusione,e ancora la localizzazione di uomini e mezzie il monitoraggio ambientale, indoor e out-door, sono tutte applicazioni che possonosfruttare un’unica infrastruttura di rete basatasu protocollo IP».

168 • DOSSIER • LAZIO 2011

Corrado Pierdominici

Presidente del CdA della

Pmi Technology di Roma

www.pmitechnology.it

Page 105: Dossier Lazio 03 2011

Corrado Pierdominici

LAZIO 2011 • DOSSIER • 169

mente integrate, cui possiamo affiancare unservizio di manutenzione, dalla fase iniziale didiagnostica fino all'intervento tecnico, rispet-tando modalità e tempistiche concordate conil cliente. Seguiamo il nostro cliente nella ge-stione di progetto (Project Management) e loaffianchiamo con servizi di consulenza per lagestione di progetti con metodologia di la-voro compliant allo standard internazionalePmbok del Project Management Istitute, per-mettendo la corretta gestione dei progetti nelrispetto dei principali vincoli. Nella logica difornitura di soluzioni complete la nostra pro-posta è ampia e copre tutte le necessità har-dware/software per l’infrastruttura di rete, la si-curezza dei sistemi informativi, lo storage e ildisaster recovery, il data center e la virtualiz-zazione delle risorse».

Quali le prospettive e gli obiettivi per il2011?«Stiamo investendo da più di un anno su al-cuni progetti di innovazione tecnologica inambito industriale molto importanti per lanostra crescita; nell’anno appena cominciatoci aspettiamo di iniziare a raccogliere i fruttie di consolidare la nostra posizione comeazienda dalle proposte innovative e dagli ele-vati standard qualitativi».

Quali servizi fornite nell’ambito dellaprogettazione?«Partiamo sempre dall’analisi approfonditadelle esigenze a livello funzionale, quindi laprogettazione dell’architettura, l’individua-zione delle tecnologie, dei prodotti e dei ser-vizi più appropriati. Inoltre possiamo proce-dere all’eventuale creazione di ambientipilota per far verificare l’efficienza della so-luzione proposta al cliente».

Offrite soluzioni chiavi in mano e atti-vità di commissioning. In cosa consistononello specifico?«Grazie ai consolidati rapporti di partnershipcon i principali produttori a livello mondiale,forniamo soluzioni multi-vendor perfetta-

❝Innovazioniinformatichee tecnologichepermettono diottimizzare i processi,snellire i passaggie migliorareil rendimentodi ogni impresa

Page 106: Dossier Lazio 03 2011

IL DISTRETTO INFORMATICO

170 • DOSSIER • LAZIO 2011

Il mercato ICT oggi non è più marginale. Rappresenta, difatto, il traino per migliaia di Pmi. Secondo gli ultimi daticongiunturali, l’informatica italiana continua a subire gli ef-fetti della crisi economica, ma soprattutto le scarse politiche

rivolte all’innovazione. Manca, secondo la maggior parte degli ope-ratori di settore, un sufficiente appeal tecnologico all’interno dellanostra cultura d’impresa. Una peculiarità che, secondo RobertoCao Pinna, presidente del Gruppo Mediacon, non è da sottova-lutare. Le eccellenze, comunque, hanno dimostrato di saper cre-scere anche in questa difficile stagione economica. «Molte impresecome la nostra hanno resistito e stanno tornando a essere soggettiproduttivi» dichiara Roberto Caopinna. Mediacon, leader sul di-stretto informatico grazie alla sua capacità di fornire soluzioni dialto profilo tecnologico, conferma un bilancio positivo, anche secon una leggera riduzione di fatturato rispetto al 2009. «Oggi lanostra preoccupazione non riguarda tanto le performance econo-miche, ma l’esigenza sempre più marcata, da parte delle aziende,di contenere i costi dei servizi informatici, riducendo di conse-guenza la qualità degli stessi – spiega l’Ad di Mediacon -. Questosta ingenerando, nel mercato, una rincorsa al prezzo più basso, al-terando le più elementari regole di competitività tra le aziende».

Quali, tra i vostri prodotti, hanno riscontrato il maggiore suc-cesso commerciale nel corso del 2010?«Dopo un lungo periodo, durato quasi un decennio, durante ilquale le aziende hanno implementato principalmente sistemi per“mettere ordine” nei processi gestionali e amministrativi, ora l’at-tenzione si è spostata ai sistemi dedicati al “core business”, al rap-porto con i clienti, dunque Portali e CRM, oltre che all’analisi deidati. Attraverso l’informatica le imprese vogliono produrre infor-mazioni analitiche e di sintesi. È in particolare su questi ultimi temiche l’azione di Mediacon ha marcato i principali successi, incre-mentando le sue competenze, creando centri di eccellenza su alcuniprodotti, come Cognos e BO, e implementando progetti di suc-cesso per garantire ai nostri acquirenti una più vasta e puntuale vi-sibilità».

Nonostante questa crescita di consapevolezza, l’impresa ita-liana fatica ancora a comprendere la strategicità delle soluzioniICT. «Sì, effettivamente il gap esiste e non è di facile riduzione date lecondizioni di oggettiva difficoltà del mercato. È necessario, a no-stro avviso, prendere fin da adesso iniziative affinché le grandi po-tenzialità dell'ICT, quarto settore industriale italiano, motore del-l'innovazione e di occupazione qualificata, possano essere colte dalpaese per avviare una fase di crescita competitiva nel 2011. Se vo-gliamo che l'informatizzazione, da parte delle imprese e della Pub-blica amministrazione, evolva verso un utilizzo diffuso della leva in-formatica, generando nuova occupazione qualificata, soprattutto

Ormai, con l’appellativo di Information

Technology, ci si riferisce al quarto

settore industriale nazionale. Roberto

Cao Pinna, numero uno di Mediacon,

fa il punto su un settore sempre

più presente nelle piccole e medie

imprese italiane

Aldo Mosca

Più attenzioneverso l’ICT

Roberto Cao Pinna, Amministratore delegato di Mediacon. Nella pagina a fianco,

il direttore generale Sandro Capocci. Il gruppo ha due sedi, a Roma e a Milano

Page 107: Dossier Lazio 03 2011

Roberto Cao Pinna

LAZIO 2011 • DOSSIER • 171

tra i giovani, sono necessarie azioni concrete daparte delle del Governo, della classe politica tutta.L’informatica non deve essere più vista dalleaziende come un “prezzo da pagare” ma come“leva strategica di cambiamento”, per migliorarela produttività e per creare quel differenziale com-petitivo tanto ricercato nell’odierno mercato dellaglobalizzazione».

Ma cosa occorre, secondo lei, per raggiungereconcretamente questo obiettivo?«Servono provvedimenti di politica industrialestabili, che agiscano sul fronte del credito fiscalee degli incentivi, misure che facilitino l'accesso afinanziamenti bancari e regole nuove per le garedi appalto. I servizi informatici non possono es-sere acquistati al massimo ribasso, ma per la loroqualità, nell'ambito di un giusto rapporto costi ebenefici. La finalità deve essere quella di sostenerela domanda IT, premiando le aziende italiane cheusano la leva tecnologica per migliorare la propriaproduttività».

Lei cosa si aspetta dai prossimi mesi?«I principali driver che caratterizzeranno l’azionedel gruppo nel corso del 2011 sono fortementecondizionati dalla volontà del management di di-ventare sempre di più un’azienda con una spic-cata connotazione di eccellenza. Intendiamo fa-vorire una cultura orientata al raggiungimento dialte performance operative, migliorare il rap-porto con i committenti, costruire partnershipstrategiche e migliorare il margine economico. Ilraggiungimento di questi obiettivi dipenderà dalpieno coinvolgimento di tutti gli stakeholder,dai dipendenti ai fornitori, nelle scelte strategiche.E passerà soprattutto attraverso l’inserimento digiovani che, grazie anche alla nostra strutturaMediacon Academy, ci permette di contribuire,nel nostro piccolo, a sostenere l’occupazione gio-vanile. Devo ringraziare, a a nome mio e di tuttoil management, le donne e gli uomini di Media-con, per l’impegno, la professionalità e la pa-zienza dimostrata in questo periodo così difficile.I nostri dipendenti, con la loro professionalità,hanno contribuito alla crescita dell’azienda. Ilruolo che Mediacon ha assunto sul mercato è laconferma del valore che abbiamo saputo espri-mere insieme».

La Mediacon Sistemi Informativi S.p.A. è un systemintegrator che si rivolge alle medie e grandi aziende. Il suoportafoglio clienti contiene aziende di varie dimensioni e daicore business differenti. Tra queste si annoverano ancheEnel, Poligrafico, Risorse per Roma, Enav, Coni e Toyota.Mediacon affianca nella pianificazione strategica enell’ingegnerizzazione dei processi. Nell’ambito prettamentetecnologico, offre servizi SAP e web oriented, fino alleapplicazioni di Business Intelligence. L’area application èinvece focalizzata all’offerta di progettazione e realizzazionedi soluzioni applicative e della loro conduzione in termini dimaintenance ed evolution. Relativamente alla comunicazione,è da segnalare l’importante esperienza maturata da Mediaconnell’ambito dei progetti legati alla tecnologia Wi-Max.www.mediacon.it

Al fianco delle imprese

Page 108: Dossier Lazio 03 2011

MERCATO ASSICURATIVO

174 • DOSSIER • LAZIO 2011

Sarà ancora un anno privo di performance brillanti per il mercato delle assicurazioni.

Ciò non toglie che le agenzie più innovative stiano continuando a incrementare i ricavi.

Ad analizzare il quadro è Sauro Cruccolini, che prevede una ripresa a partire dal 2012

Paolo Lucchi

L’assicurazione non può essere generalista

Gli italiani si rivolgono sempre più afigure professionali specializzate alfine di stipulare contratti assicura-tivi. Questo perché, quello delle as-

sicurazioni, è uno dei mercati più complessi.Un’evoluzione che Sauro Cruccolini ha ben os-servato in oltre 25 anni di attività nel ramo. «Leassicurazioni non rappresentano più un pro-dotto, per così dire, standard. Occorre, caso percaso, analizzare le necessità degli utenti al fine diproporre loro le soluzioni più indicate» spiegaCruccolini, la cui agenzia ha contatti diretti conoltre 10mila clienti. Privati cittadini, famiglie, as-sociazioni, artigiani, industrie, professionisti. Èindubbiamente variegato il panorama cui si ri-

volge la struttura. Anche in questo settore, èchiaro, la crisi si è fatta sentire. Cruccolini, però,spiega come «nonostante il contesto socioeco-nomico che stiamo attraversando, il bilancio del-l’agenzia è positivo». Il 2010, infatti, ha chiusocon una raccolta premi pari a 6,8 milioni dieuro, registrando un lieve calo nella raccolta autoe un leggero incremento negli altri rami.

È ancora presto per parlare di ripresa?«A mio parere il 2011 sarà ancora un anno diffi-cile, di transizione, mentre sono relativamente ot-timista per il 2012 che rappresenterà l'anno zerodal quale ripartire. Spero vivamente, come da piùparti sollecitato, che già nel corso di quest'annovengano corrette alcune anomalie introdottenella RCA dal decreto Bersani. Anomalie che, èormai accertato, danneggiano i clienti più vir-tuosi».

Nell’ultimo biennio in quale ambito si sonoriscontrati i problemi maggiori?«La crisi ha creato difficoltà quasi esclusivamentecon i clienti monopolizza, RCA, non piena-mente fidelizzati, con i quali è difficile dialogaretelefonicamente o al front office. Anche per que-sto, come agenzia, ci impegneremo a raggiungereuna maggiore fidelizzazione, tentando di tra-smettere alcuni messaggi fondamentali».

Vale a dire?«Che nell'assicurazione il rapporto garanzie/pre-mio è fondamentale e che l'unico consulente diriferimento non dovrebbe essere un call center,ma un agente professionista».

Sauro Cruccolini.

Nella pagina a fianco,

al centro

Alessandro Cruccolini

e, sedute da sinistra

Giuseppina Mozziconi

e Alessia Cruccolini

[email protected]

Page 109: Dossier Lazio 03 2011

Sauro Cruccolini

LAZIO 2011 • DOSSIER • 175

Molti suoi colleghi lamentano una confu-sione tra i ruoli dei diversi soggetti coinvoltinel mondo delle assicurazioni. Esagerano o an-che lei è d’accordo?«Il notevole calo delle rendite finanziarie ha evi-denziato che la gestione industriale basata su unapolitica di pura acquisizione non supportata dariscontri tecnici è estremamente penalizzante.Gli assicuratori tornino a fare gli assicuratori, e ibanchieri tornino a fare i banchieri».

Passando dalla parte degli utenti, la polizzaauto oggi viene spesso veicolata attraverso for-mule “low cost”, anche con le cosiddette assi-curazioni telefoniche. Lei cosa ne pensa?«Bisogna porre molta attenzione ai massimali ealle garanzie prestate. In molti casi pagare menonon significa risparmiare ma soltanto essere maleassicurati. L’assicurazione deve essere infatti mi-rata, rispondendo alle esigenze reali dell’utente,che deve semplificarsi la vita. Noi abbiamo indi-viduato nella formula “Presto & Bene” una dellesoluzioni migliori. In caso di sinistro attivo nonservono più pratiche, periti, fatture e liquida-tori, penserà a tutto l’agenzia».

In futuro sono previste nuove tipologie dipolizze?«Non vediamo all'orizzonte nuove coperture.Certo, può cambiare il nome di un prodotto, manon le garanzie di base. La nostra offerta copre già

Bisogna porre molta attenzioneai massimali e alle garanzie prestate.In molti casi pagare meno nonsignifica risparmiare ma soltantoessere male assicurati

a 360 gradi le esigenze assicurative della famiglia,del professionista, del commerciante, dell'arti-giano e della piccola, media e grande impresa. Eil nostro portafoglio clienti lo dimostra».

Un altro target sempre più rilevante è quellodei pensionati.«Molti studi dimostrano che ai pensionati delterzo millennio l’Inps sarà in grado di elargire solopensioni notevolmente ridimensionate. Per cui,va da sé che soltanto chi potrà godere di una pen-sione integrativa riuscirà, forse, a mantenere inal-terato il suo tenore di vita. È per questo che unpiccolo risparmio mensile gestito con professio-nalità, e soprattutto investito con intelligenza,consente di integrare la pensione pubblica conquel che basta per ricevere un vitalizio dignitoso.Questo è uno dei servizi più importanti e strate-gici che l’agenzia assicurativa deve offrire. Infondo, parliamo di previdenza e risparmio pen-sando anche ai nostri figli e nipoti».

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EVENT MANAGEMENT

Linguaggi e scenografiedi un grandeevento Un settore in pieno sviluppo, sinonimo

di comunicazione, interattività

e soluzioni tecnologiche all’avanguardia

in cui l’Italia eccelle in Europa.

Il “dietro le quinte” di un grande evento

raccontato da Erminio Fragassa

della Micromegas Comunicazione

Erika Facciolla

Il mondo dell’event management rappre-senta uno dei settori in rapida ascesa nelpanorama dell’economia mondiale. Uncomparto in continua evoluzione dove

ad emergere sono quasi sempre le società cheriescono a proporre un servizio flessibile e in-novativo. Le grandi possibilità in tema di co-municazione aperte dall’avvento dei nuovi si-stemi di comunicazione e di internet hannodato un ulteriore impulso alle aziende specia-lizzate che però devono riuscire a superare la di-mensione locale e proiettarsi sui mercati esteriper compiere il salto verso l’internazionalizzazione dell’impresa.Ciò è indispensabile per acquisire maggiore competitività edesportare il proprio know how oltre frontiera dove la concorrenzadei competitor europei si fa sempre più agguerrita. È la sintesidel percorso tracciato dalla Micromegas Comunicazione,azienda romana leader in Europa nella progettazione, organiz-zazione e gestione di grandi eventi di cui parla l’amministratoredelegato Erminio Fragassa.

L’organizzazione di un evento è basato su una strutturacomplessa: di quali figure professionali ha bisogno l’im-pianto espositivo?

«La strategia di fondo è impiegare risorse mirate:poter contare su progettisti che lavorano sullaparte scenotecnica, esperti audiovisivi che hannogià avuto esperienze nelle televisioni nazionalicome registi, un’equipe tecnica che segua i videoe la post produzione interna, account che curinoi contratti grazie a sistemi informatici evoluticome il Sap». Cosa suggerisce la scelta di una location nel-

l’organizzazione di un evento? «La scelta del luogo segue, in genere, le esigenzedi chi commissiona il progetto. Ben diversi sonogli eventi che prevedono un’attività itinerante oche presentano una logistica complessa: in que-sti casi siamo noi a suggerire la location». A cosa si ispira il team di Micromegas nella

fase di progettazione? «Un grande evento è concepito come un set te-levisivo. Linguaggi e scenografie provengonodal piccolo schermo. Noi aggiungiamo le tec-

Il dottor Erminio Fragassa è l’Ad di Micromegas Comunicazione,

società per azioni con sede a Roma www.micromegas.it

178 • DOSSIER • LAZIO 2011

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Erminio Fragassa

LAZIO 2011 • DOSSIER • 179

identità professionale». Quali sono i mercati di riferimento in cui

opera Micromegas? «Innanzitutto bisogna distinguere i mercati di de-stination, cioè di operazione, da quelli commer-ciali. Ci capita spesso di lavorare in Europa incittà come Londra e Madrid. Poi ci sono i paesidove risiedono le aziende: qui si apre un conte-sto più ampio. Questo mercato si allarga grazieai mezzi di comunicazione e seguiamo l’evolu-zione dei mercati che richiedono i nostri servizi».

Globalizzazione da una parte e made inItaly dall’altra. Come si conserva il giustoequilibrio? «È una domanda complicata. Il gusto del designitaliano è un po’ l’ingrediente segreto che fa golaai clienti internazionali. Una scenografia dise-gnata da un architetto italiano fa la differenza.D’altro canto, sono molti i paesi che sono riuscitia specializzarsi in altri ambiti e rendersi, dunque,molto competitivi: tra tutti, le società inglesi efrancesi».

Quali sono le criticità del panorama ita-liano? «L’Italia è in una fase economica di stagnazionein cui si avverte una mancanza di entusiasmopiuttosto diffusa. Sicuramente stiamo scontandoquesto momento ma bisogna considerare che

operiamo con grandi aziende e istituzioni: una domanda profes-sionale il cui trend non dovrebbe entrare in crisi sistemica. L’obiet-tivo – in larga parte raggiunto - è superare i localismi creando unarealtà di eccellenza italiana dal respiro internazionale e altamentecompetitiva su tutti i mercati».

Il contributo di tecnologie informatiche audiovisive inno-vative ha sicuramente alzato la soglia della complessità nel set-tore. Come rimanete al passo con i tempi? «Investendo risorse sullo studio delle tecnologie innovative e ap-plicandole agli eventi. Questo vuol dire prima di tutto conoscerea menadito l’universo dell’information and communication te-chnology, quindi acquisire competenze sulle novità del settore, te-starle prima di proporle al cliente e integrarle in maniera ragio-nevole e intelligente all’interno dell’evento. Giocare d’anticipo èla nostra priorità».

nologie, le apparecchiature, il materiale e tuttoil corollario di figure professionali cercando didare un’immagine molto accurata dell’azienda,a partire dalle risorse che lavorano sugli eventi,dai materiali che vengono impiegati e dallemodalità con cui ci rapportiamo ai nostri com-mittenti».

Quanto conta la sicurezza e l’applicazionedi standard qualitativi per un’azienda comeMicromegas? «La sicurezza è un nodo cruciale del nostro la-voro ed è per questo che da sempre teniamo arispettare e far rispettare degli standard di mas-simo livello. Analogo approccio per l’applica-zione di parametri qualitativi legati alla nostra

Micromegas basa la sua strategia su parole comeinnovazione, valore, fidelizzazione e sicurezza. Un vero eproprio laboratorio dove vengono scelti gli strumenti piùadatti per forgiare strategie di comunicazione innovative. Inuna società sempre più tecnologica e veloce che richiederisposte concrete e mai standardizzate, Micromegas si ponecome una compagine affiatata di professionisti capace direalizzare ogni evento nella completezza delle suecomponenti, proponendo soluzioni efficaci per un risultatoottimale e personalizzato. Micromegas è tra le primeaziende europee ad aver introdotto elevati livelli diinterattività sulla rete nella gestione di grandi eventi. Lostaff è in continua formazione per mantenere il propriogrado di professionalità sempre ai massimi livelli.

Parola d’ordine: innovazione

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LA CORTE DI ARENARO

Una location per tutti gli eventi

La flessibilità dei servizi

e la versatilità degli spazi permette

a La Corte di Arenaro di ospitare

ogni tipologia di evento,

dalla grande convention aziendale,

all’intima festa privata.

L’esperienza di Anna Scorsolini

Eugenia Campo di Costa

Una location versatile, moderna e nello stesso tempoclassica. Che fa da scenario a una vasta tipologia dieventi, dalla piccola festa familiare per poche decinedi persone alla grande convention aziendale con un

migliaio di partecipanti. Proprio nella versatilità sta il segreto deLa Corte di Arenaro, realtà del settore ricettivo – conviviale, af-fermata location di eventi aziendali e feste private, che è riuscitaa tenere il mercato nonostante il 2010 sia stato un anno non po-sitivo per il comparto turistico-ricettivo. «Certamente anchenoi abbiamo risentito della crisi, sia sotto il profilo degli eventiaziendali che di quelli privati – afferma Anna Scorsolini, titolaredell’impresa – ma il 2010 si è chiuso in maniera non del tuttonegativa». In generale, Anna Scorsolini nota come le imprese ab-biano ridotto molto i budget destinati agli eventi, realizzandolisolo se strettamente necessari e in ogni caso limando il più pos-sibile i servizi essenziali. Sotto il profilo dei ricevimenti privati,la crisi si è manifestata con la riduzione del numero degli ospitidei ricevimenti o la preferenza verso periodi di bassa stagione,

economicamente più vantaggiosi.Quale la vostra strategia anti crisi?

«Il punto di forza che ci ha permesso di ot-tenere comunque risultati positivi e che ci faben sperare anche per il 2011 è il rivolgerci

180 • DOSSIER • LAZIO 2011

Anna Scorsolini

e, in alto, alcune immagini

de La Corte di Arenaro

di Torre in Pietra (RM)

www.lacortediarenaro.it

Page 115: Dossier Lazio 03 2011

LAZIO 2011 • DOSSIER • 181

Luigi Nervi. La mia famiglia ha dunque in-trapreso un’opera di ristrutturazione del cen-tro, durata tre anni, ridestinando il posto auna funzione recettivo-conviviale».

E così è nata La Corte di Arenaro. Qualile caratteristiche principali della location?«Ospitiamo eventi dal 2004. Fiore all’occhiellodella location è la strepitosa Sala Nervi, pro-gettata dall’ingegner Pier Luigi Nervi. Con isuoi 600 mq si presta a manifestazioni digrandi dimensioni, dinamiche e supportateda servizi tecnologi all’avanguardia: conven-tion fino a 800 persone sedute a platea, lancidi prodotto, mostre ed esposizioni, cene digala aziendali, eventi politici e automobili-stici, attività di team building, ma anche ri-cevimenti e feste private. La Corte dispone an-che di un altro spazio, più intimo e raccolto,il Casale del Fagocchiaro, una dependanceautonoma arredata in stile rustico, sviluppatasu due piani. La Corte dispone anche di unapiccola recettività alberghiera: 5 mini appar-tamenti che affittiamo in formula residenceper gli ospiti dei nostri eventi che preferi-scono fermarsi anche qualche giorno in piùnella nostra location».

Quali progetti avete per il futuro?«Investiremo ancora per migliorare l’attivitàperché siamo convinti che l’innovazione deiservizi offerti e la loro diversificazione sia lachiave del successo, unitamente alla flessibi-lità, nell’andare incontro alle richieste delcliente».

al cliente utilizzando la massima flessibilità. Il nostro segretoè venire incontro a tutte le esigenze del committente, senza ab-bassare la qualità dei servizi offerti. La gestione familiare, equindi il contatto diretto con il cliente, ci ha permesso di te-nere contenute le spese e di ascoltare direttamente le richie-ste di un committente esigente ma contemporaneamente ir-rigidito dalle difficoltà economiche. Il segreto è stato riuscirea bilanciare queste varie esigenze e saper diversificare le tipo-logie di eventi da ospitare. Oggi siamo anche in grado di of-frire pacchetti all-inclusive, diversificati a seconda del mese odel giorno della settimana, premiando i clienti fidelizzati e in-centivando i nuovi con offerte aggiuntive».

La vostra è una location storica, possiamo ripercorrernebrevemente le tappe?«Il percorso della Corte di Arenaro inizia nel 2001 quandomio padre, Paolo Scorsolini, imprenditore agricolo di tradi-zione, decide di acquistare il centro di Arenaro, un com-plesso di casali, distribuiti su un’area di circa 2 ettari, fino aquel momento dedicati all’attività di imbottigliamento dellatte a marchio Torre in Pietra. Il centro veniva da anni di ab-bandono, ma godeva di un’importanza storica e una valenzaarchitettonica sicuramente da rilanciare: fu realizzato infattida importanti architetti, come Michele Busiri Vici e Pier

Anna Scorsolini

❞❝Fiore all’occhiello della location

è la strepitosa Sala Nervi, progettatadall’ingegner Pier Luigi Nervi

Page 116: Dossier Lazio 03 2011

L’OFFERTA TELEVISIVA

182 • DOSSIER • LAZIO 2011

Con il passaggio al segnale digitale, dopo una prima fase di difficoltà, T9 ha risposto

in maniera positiva e si riconferma una televisione apprezzata dal pubblico grazie all’ampia

varietà di contenuti offerti. Il punto di Rosabianca Caltagirone

Lucrezia Gennari

La varietà di programmiconquista il pubblico

Una tecnologia pensata per rivoluzio-nare il consumo televisivo e radio-fonico. Che ha comportato un’of-ferta di canali e programmi televisivi

superiore, immagini più nitide, un segnale basatosul principio all or nothing. È il digitale terrestre,che entro la fine del 2012 coprirà l’intero terri-torio nazionale. Oggi sono venti milioni le fa-miglie in possesso del decoder digitale terrestre,ormai quattro famiglie su cinque. E, a chi si dicesoddisfatto per la qualità del segnale e la più am-pia scelta di programmi, si contrappongono gliutenti che invece criticano la nuova tecnologia,soprattutto per gli inconvenienti tecnici causatidallo switch off. Il malcontento è piuttosto vivo,in particolare, nella regione Lazio. «Il passaggio

al digitale terreste hacreato e sta creandotuttora non pochiproblemi agli utentie ovviamente a noicome gestori di rete efornitori di conte-nuti» afferma Rosa-bianca Caltagirone,presidente della tele-visione locale T9,con canali attivi suRoma, Lazio e Um-bria, passata al se-gnale digitale perprima nella regione,

a maggio 2010.Come avete gestito il passaggio dal segnale

analogico a quello digitale? «Abbiamo voluto raccogliere la sfida da subitoe non è certo stata una decisione semplice daprendere. Abbiamo assistito nel passaggio al di-gitale ogni singolo utente, e i risultati, nei mesiche precedevano la scadenza ultima per il pas-saggio definitivo di tutte le televisioni alla nuovatecnologia, hanno dimostrato che la nostra èstata una scelta giusta, perché siamo riusciti aevitare il caos che si è manifestato dopo. Infatti,la maggioranza delle televisioni sono entratesulla nuova piattaforma nel tempo previsto e gliutenti si sono ritrovati all’improvviso in unagiungla, senza la possibilità di avere strumentiper orientarsi. Questo ha rappresentato undanno enorme per tutte le aziende del settore.Ogni giorno gli utenti hanno vissuto lo stressdella sintonizzazione, della risintonizzazione,dell’automatismo e così via. E non sembra an-cora finita».

Quale impatto sta riscuotendo ora T9 sui te-lespettatori del territorio?«Superato il primo smarrimento per il passaggioal digitale terrestre, oggi possiamo senz’altro ri-tenerci soddisfatti: abbiamo ricevuto compli-menti e la riprova dell'affezione del nostro pub-blico, tramite email, telefonate, lettere».

Come si dirama la vostra offerta televisiva ea quale target vi rivolgete principalmente?«Nei nostri canali tematici trovano soddisfazione

Rosabianca Caltagirone,

presidente di T9.

Nella pagina accanto,

parte della redazione

della tv locale

www.t9tv.it

Page 117: Dossier Lazio 03 2011

Rosabianca Caltagirone

LAZIO 2011 • DOSSIER • 183

tutte le fasce di telespettatori, dal momento cheoffriamo un’ampia varietà di programmi, dandoquindi la possibilità di scegliere T9 in base all’età,agli argomenti trattati e agli interessi di ogni ti-pologia di utente».

L’avvento del digitale terrestre, con il molti-plicarsi delle emittenti, ha comportato unaframmentazione dei contenuti televisivi. Que-sto secondo voi rappresenta un vantaggio ouno svantaggio dal punto di vista degli inve-stimenti pubblicitari?«Non ritengo che la moltiplicazione delle emit-tenti rappresenti necessariamente una frammen-

Nei nostri canali tematici trovanosoddisfazione tutte le fascedi telespettatori, dal momentoche offriamo un’ampia varietàdi programmi

tazione. Penso piuttosto che, dedicando a ognicanale una sua specificità, non si fa che ampliarel'offerta pubblicitaria in base ai contenuti e, diconseguenza, gli investitori avranno maggioriopportunità commerciali».

Qual è il bilancio del 2010 e quali prospet-tive intravedete per l’anno appena cominciato?«Nel 2010 anche il nostro settore, così come delresto tutti gli altri comparti dell’industria e del-l’economia italiana, ha incontrato qualche diffi-coltà, che è stata comunque ben assorbita. Daiprimi riscontri dell’anno 2011 si nota un mi-glioramento che lascia ben sperare. Per il futuro,l’obiettivo è impegnarsi costantemente al fine dimigliorare ancora di più l’offerta televisiva. Te-niamo molto alla soddisfazione del nostro pub-blico, che ci auguriamo possa diventare semprepiù numeroso. Il costante miglioramento del-l’offerta ci consentirà di essere più competitivi dalpunto di vista commerciale, ottenendo anchemaggiori riscontri di pubblico».

Page 118: Dossier Lazio 03 2011

LA MODA ITALIANA

Il made in Italy oltreconfineOgni anno la Stylia distribuisce un’ampia selezione delle migliori marche

della moda italiana in Europa, America, Asia. Michele Di Leva spiega

come il made in Italy sia sempre più conosciuto a livello internazionale

Carlo Gherardini

Nel calo generale dei mercati, idati Istat del 2010 hanno regi-strato l’andamento positivo del“made in Italy”, dall’abbiglia-

mento alla pelletteria, con un saldo di 11,7miliardi di euro. In particolare, il fatturato di48,4 miliardi di euro rende quello della modaun settore strategico per l’economia nazio-nale. L’obiettivo attuale del comparto è tor-nare ai livelli pre-crisi, quelli precedenti al2008, per far crescere ulteriormente le espor-tazioni e il numero dei lavoratori del settore.Gli operatori del mercato moda guardanocon ottimismo al nuovo anno, consideratoanche l’apprezzamento che, da sempre, i capi

made in Italy riscuotono anche all’estero, perl’alta qualità di materiali, fattura e dettagli. Inquesto panorama, la Stylia, azienda romanache opera da circa 30 anni nel settore della di-stribuzione delle eccedenze di abbigliamentofirmato, continua a concentrarsi sull’export.«Esportiamo le grandi firme dell’abbiglia-mento italiano - spiega Michele Di Leva, am-ministratore unico della società - per il 50%del nostro fatturato in Europa del Nord, peril 15% in America del Sud, per il 10% inAmerica del Nord, per il restante 25% neiPaesi dell’aerea asiatica».

Nella distribuzione di quali tipologie dicapi, in particolare, siete specializzati?«Trattiamo abbigliamento per uomo, donna,bambino e anche accessori. Vantiamo colla-borazioni pluriennali con le maggiori aziendedi produzione e distribuzione di abbiglia-mento di grandi firme. Attualmente muo-viamo circa 250.000 capi l’anno. Il nostrostock si compone attraverso l’acquisto, nelleaziende licenziatarie dei marchi, di ordininon ritirati, ritardi di produzione, eccedenzedi produzione. La nostra selezione com-prende sempre prodotti di prima scelta, dellastagione in corso o, al massimo, della sta-gione precedente».

A quale target vi rivolgete principal-mente?«La nostra clientela è distribuita in oltre 50

184 • DOSSIER • LAZIO 2011

Michele Di Leva,

seduto, insieme ai figli,

è amministratore unico

della Stylia di Roma

www.stylia.it

Page 119: Dossier Lazio 03 2011

❝La nostra selezione delle grandifirme della moda comprende sempreprodotti di prima scelta, dellastagione in corso o, al massimo,della stagione precedente

LAZIO 2011 • DOSSIER • 185

dotte in azienda negli ultimi anni?«Negli anni la nostra strategia imprenditorialeci ha premiato, per questo motivo abbiamocontinuato sempre sulla stessa linea. L’unicaimportante innovazione aziendale è stata in-trodotta due anni fa con l’apertura del nostrosito e-commerce, rivolto ai soli operatori delsettore. Un sito business to business, attra-verso il quale possiamo soddisfare anche leesigenze dei piccoli negozi sparsi per ilmondo. Internet abbatte le frontiere, quindiattraverso il sito possiamo avere un contattodiretto anche con clienti stranieri interessatiagli acquisti, che in questo modo non de-vono necessariamente affrontare il viaggio,con i costi connessi, per avere un po’ del“mondo fashionist italiano” nei propri puntivendita».

Quali prospettive avete per l’anno ap-pena cominciato?«L’azienda è in costante espansione e ancheper il nuovo anno siamo ottimisti. La pre-senza trentennale sul mercato è garanzia del-l’ottima qualità della nostra distribuzione. Lanostra forza rimane sicuramente l’eccellentequalificazione quale canale di smaltimentodelle eccedenze aziendali. Il trend di continuacrescita degli ultimi anni ci ha dimostratoche le scelte effettuate finora sono state pre-mianti, speriamo che nel futuro si riconfer-mino tali».

paesi, e il target di riferimento spazia dal pic-colo outlet alla grossa catena di distribu-zione, al grossista».

Dopo oltre trent’anni di attività,l’azienda continua ad essere saldamenteposizionata nel ventaglio delle miglioriimprese italiane del settore.«Fondai l’azienda insieme a mia moglie e at-tualmente ci affiancano nell’impresa anche inostri figli. In tutti questi anni, sono stati di-versi i momenti difficili per l’economia na-zionale, ma il vanto della Stylia è stato il sa-perli affrontare sempre con trasparenza eonestà. La nostra è una tradizione familiareche si perpetua nel tempo, persino i dipen-denti sono ormai parte della famiglia e lavo-rano in Stylia da sempre. Nello stesso modo,sono fidelizzati anche gli istituti di credito,che ci hanno accompagnato nei periodi flo-ridi e in quelli critici, lo studio legale e quellocommerciale».

Quali le principali innovazioni intro-

Michele Di Leva

Page 120: Dossier Lazio 03 2011

INFRASTRUTTURE

190 • DOSSIER • LAZIO 2011

Non c’è futurosenza infrastruttureUn Paese che non

investe nelle in-frastrutture è unPaese che non

ha avvenire”, è quanto scriveMaurizio Lupi nella prefa-zione del suo libro Infra-strutture Brianza. Infrastrut-ture, mobilità e sviluppo:spunti concreti per elaborareun nuovo modello d’intervento.Al libro del deputato azzurroha contribuito anche il presi-dente del Consiglio superioredel Lavori pubblici, France-sco Karrer, che ne condividetotalmente l’impostazioneculturale, anche se «qualcunosostiene che nelle società enell’economia odierna il“peso” delle infrastrutture siadivenuto secondario nelle po-litiche di sviluppo e nell’as-setto del territorio. Ciò perònon è vero sia per le infra-strutture tradizionali che perquelle innovative».

Oggi quanto si investe ingrandi opere pubbliche?«Non so quanto si spenda at-tualmente in infrastrutture,è un problema di contabilitàgenerale. Infatti non è sololo Stato che spende, lo fannoanche le altre stazioni appal-tanti che nel nostro Paesesono oltre 10.000. Certo che,data la situazione delle fi-nanze pubbliche, si spendenon adeguatamente rispettoalle esigenze dell’Italia, chenon riguardano solo lavori exnovo, ma anche la manuten-

zione dell’esistente. Meno siinveste in nuovo e più il vec-chio aumenta di valore. Pur-troppo non c’è consapevo-lezza adeguata di ciò».

Come si può uscire dallesindromi Nimby italiane?«Con migliori politiche pub-bliche e più certe risorse nellequantità, nelle modalità e neitempi di erogazione. Tutto ciòrichiede una complessiva re-sponsabilizzazione di tutti isoggetti decisionali coinvolti,anche dei rappresentanti degli

interessi diffusi. Adottare mi-gliori politiche pubbliche si-gnifica anche partecipazionealle decisioni e pianificazionicoerenti da parte di tutti i de-tentori di potere pianificato-rio, oltre a un più chiaro usodelle cosiddette compensa-zioni, che vanno meglio di-sciplinate nelle tipologie enell’entità economica».

Quale impatto ambien-tale hanno le infrastrutturedi trasporto?«Dipende dal tipo di infra-

«Mantenere il livello di dotazione infrastrutturale raggiunto,

se la produzione di risorse non crescerà, sarà un obiettivo

tutt’altro che secondario». Lo assicura Francesco Karrer guardando

a quale potrà essere il futuro del sistema infrastrutturale in Italia

Renata Gualtieri

Page 121: Dossier Lazio 03 2011

Francesco Karrer

LAZIO 2011 • DOSSIER • 191

struttura e dal contesto nelquale ricade ovviamente.Non si può dire quale sial’impatto senza una valuta-zione ponderata di tutti glielementi in gioco, tra i qualiil tempo di realizzazione,l’entità della copertura delladomanda sociale e così via.Poi bisogna ricordare che iltermine impatto non signi-fica solo negatività ma anche

positività, pure in campo am-bientale. Ma si dovrebbe con-cordare con il concetto diambiente: si intende anchequello sociale ed economicoo solo quello culturale e fi-sico-naturalistico?».

Cosa si deve fare per avereun appalto pubblico-pri-vato trasparente?«Nient’altro che applicarequanto leggi e regolamentiprevedono. Se ci si trova nellacondizione virtuosa implici-tamente descritta sopra, ov-viamente il processo è fisio-logicamente “trasparente”».

Si può puntare sullegrandi infrastrutture percolmare il ritardo di svi-luppo del Sud rispetto al re-sto del Paese?«Le infrastrutture, sia mate-riali che immateriali, hannoun grande rilievo nello“strutturare” i territori,quindi nel ridurre i gap esi-stenti e creare opportunitàdeterminando attrattività ecompetitività. Ma esse de-vono essere “a sistema”, valea dire concepite come inte-grate tra loro e con i territori.L’integrazione totale do-vrebbe essere l’obiettivo».

Quale importanza rivesteper le città un piano stra-tegico?«Piani e agende strategiche,stati generali, progetti di ter-ritorio, sono espressioni cheabbiamo usato e usiamo sem-pre più frequentemente an-

Nella pagina a fianco

Francesco Karrer,

presidente

del Consiglio superiore

dei Lavori pubblici;

a fianco Maurizio Lupi

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Manutenzione e gestione divengonofunzioni strategiche davvero e lo sono tanto più quando si fa fatica a produrre nuovo capitale fisso sociale

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Page 122: Dossier Lazio 03 2011

INFRASTRUTTURE

192 • DOSSIER • LAZIO 2011

che se non di univoco signi-ficato e copertura di legge: sitratta di strumenti volontaricon o senza valenza urbani-stico-territoriale. Possono es-sere di settore o integrati. Per-sonalmente preferisco isecondi, che spaziano dallequestioni culturali a quellesocio-economiche e, soprat-tutto, anche di organizza-zione. Sono utili per costruire“visioni”, meglio se condi-vise. Sono giusti soprattuttoper sopravanzare le “separa-tezze” con le quali di solitooperano le amministrazionipubbliche per via della logicadelle competenze e della con-tabilità pubblica. Attraversoquesti strumenti è possibilefar emergere la qualità dellasocietà civile e aprire ai par-tenariati tra pubblico e pri-

vato. Bisogna, però, stare at-tenti a non cadere nella reto-rica della pianificazione stra-tegica: quella buona si fermaalla fase prodromica del-l’azione. L’azione è dominiodi altre pianificazioni e pro-grammazioni, la pianifica-zione strategica è tutt’altroche operativa. Ma la confu-sione al riguardo è molta».

Che futuro avrà il sistemainfrastrutturale in Italia?«Secondo un vecchio sloganin auge tra gli studiosi di fu-turo, «il futuro si costruisce,non si prevede». E ancora: ilnostro sistema infrastruttu-rale «sarà quello che vor-

remmo che sarà». Ma do-vremo fare i conti con le ri-sorse, non solo quelle econo-mico-finanziarie, chepotremo utilizzare. Certa-mente mantenere il livello didotazione infrastrutturaleraggiunto, se la produzionedi risorse non crescerà, saràgia un obiettivo tutt’altro chesecondario. Manutenzione egestione divengono funzionistrategiche davvero. In realtàlo sono sempre, tanto piùquando si fa fatica a produrrenuovo capitale fisso sociale.Anche la capacità della ge-stione dell’esistente è da con-siderarsi risorsa strategica».

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Le infrastrutture devono essere «a sistema», concepite come integrate tra loro e con i territori, quelle prodotte ex novo con quelle esistenti

Page 123: Dossier Lazio 03 2011
Page 124: Dossier Lazio 03 2011

INFRASTRUTTURE

194 • DOSSIER • LAZIO 2011

Occorronomaggiori investimenti

Il sistema aeroportualeitaliano gode di buonasalute soprattutto perquanto riguarda la si-

curezza. A sostenerlo è VitoRiggio, presidente dell’Entenazionale dell’Aviazione ci-vile, che sottolinea però ilfatto che gli investimentihanno subìto un bruscofreno negli ultimi due anni acausa della crisi economica.Proprio per questo motivomolti dei lavori previsti su-biranno slittamenti neltempo. A fronte dello “Stu-dio del sistema aeroportualeitaliano, scenari e strategie disviluppo” in questi giorni sistanno effettuando le consul-tazioni sul piano nazionaledegli aeroporti che vede pro-tagonisti i ministeri, le re-gioni, le società aeroportualie i vettori. Al termine di que-sti incontri emergerà una gra-duatoria per determinare ladestinazione gli investimenti.

Per quanto riguarda i lavoriin corso, si stanno ultimandoquelli relativi a Malpensa,mentre Fiumicino ha subitouna battuta di arresto e nelMezzogiorno verranno com-pletati quest’anno gli inter-venti più consistenti.

È possibile stilare un bi-lancio del sistema aeropor-tuale nazionale per quantoriguarda il 2010? «Dal punto di vista della si-curezza siamo ai primi postiin Europa. Ci sono stati di-versi inconvenienti ma nes-sun incidente grave. Invecedal punto di vista degli inve-stimenti c’è un certo frenodovuto in parte alla crisi eco-nomica che ha determinatonel 2009 e nel 2010 minoriintroiti e in parte anche alfatto che non sono ancorastati definiti i contratti di pro-gramma che stabiliscono le ta-riffe per gli aeroporti. Questoè un problema grave perché

gli aeroporti italiani investonomolto meno della media eu-ropea e anche molto meno diquello che sarebbe necessarioper affrontare il traffico chedovremo avere nei prossimianni. Questo è il principaleproblema attualmente».

Parliamo di infrastrutture.Quali sono i principali pro-getti per il 2011? «Si sta completando il sistemadi Malpensa e per quanto ri-guarda Fiumicino invece c’èun blocco dei lavori. Alcunecose avrebbero dovuto esserecompletate nel 2012 mastanno slittando. Nel Mezzo-

PASSEGGERI

16mln

Il numero di viaggiatori registrati

da Alitalia nel corsodel 2010 nel solo

aeroporto di Fiumicino

INCREMENTO

La percentuale di aumento

di passeggeri sulletratte intercontinentali

registrata nel 2010nello scalo

di Fiumicino

18%

Nel corso del 2011 verranno ultimati molti lavori iniziati

negli anni scorsi nel sistema aeroportuale nazionale.

Vito Riggio, presidente di Enac, illustra lo scenario attuale

Nicolò Mulas Marcello

Page 125: Dossier Lazio 03 2011

Vito Riggio

LAZIO 2011 • DOSSIER • 195

pre alto. Come sta proce-dendo l’introduzione deibody scanner?«Abbiamo richiesto un nuovoalgoritmo perché quello uti-lizzato precedentemente nonsoddisfaceva le esigenze checongiuntamente noi e la poli-zia avevamo chiesto e cioè diavere il massimo di riserva-tezza sulle persone ma ancheil massimo di velocità nel-l’identificazione degli oggetti.Ora è arrivato questo nuovoalgoritmo, che io stesso ho vi-sto all’aeroporto Reagan ap-pena montato, e appena saràpronto faremo un supple-mento di sperimentazione cheavevamo richiesto per deci-dere quanti impiegarne ecome piazzarli».

giorno si stanno ultimando ilavori iniziati negli anni pas-sati. La parte più consistente èstata già fatta».

Nei giorni scorsi si è svoltoil primo incontro per ilpiano nazionale degli aero-porti con l’illustrazionedello “Studio del sistema ae-roportuale italiano, scenarie strategie di sviluppo”.Quali novità si prospettano? «C’è una pianificazione chenon è obbligatoria ma è de-scrittiva e orienta gli investi-menti sulla intermodalità,quindi serve a concentrare gliinvestimenti secondo una gra-

duatoria di rilevanza degli ae-roporti che è distinta in trefasi: quelli strategici, quelliprimari e quelli complemen-tari. La discussione sul nu-mero è parzialmente apertafintanto che non si arriveràda parte del Ministero al-l’adozione del piano nazio-nale. Sulla base dello studio sistanno facendo le consulta-zioni sia da parte dei mini-steri, sia delle regioni, sia dellesocietà aeroportuali e dei vet-tori aerei».

Per quanto riguarda la si-curezza negli aeroporti, il li-vello di allerta rimane sem-

Nella foto grande,

l’aeroporto

di FIumicino;

sopra, Vito Riggio,

presidente Enac

��

Sulla base dello studio si stanno facendo le consultazioni sia da parte dei ministeri, sia delle regioni, sia dellesocietà aeroportuali e dei vettori aerei

Page 126: Dossier Lazio 03 2011

196 • DOSSIER • LAZIO 2011

INFRASTRUTTURE

Èil paese più popo-loso dell’Africa e ne-cessita di importantirinnovi infrastruttu-

rali; ed è, in parte, anche “ita-liano” il merito delle trasfor-mazioni che stanno avvenendoin Nigeria, un paese che daanni sta pianificando la ri-strutturazione della sua reteferroviaria. Il progetto, infatti,vede impegnata in prima lineala TEAM Engineering diRoma. «L’intento è comunealla maggior parte dei paesidell’Africa Occidentale –spiega l’ingegner Marenzi -.Oggi queste regioni si trovanoa gestire reti di trasporto ferro-viario generalmente sviluppa-tesi durante il periodo colo-niale, inadatte adaccompagnare un adeguatosviluppo socio-economico nel-l’epoca contemporanea». Va

detto, inoltre, che negli ultimianni hanno preso piede pro-grammi che prevedono colle-gamenti tra le varie reti ferro-viarie dei singoli paesi, il tuttonell’ambito dell’organizzazioneinternazionale di sviluppo eco-nomico dell’area ECOWAS(Economic Community ofWest African States). In que-sto, il contributo del TEAMGroup si è rivelato fondamen-tale, avendo realizzato il pianoventicinquennale “25 YearsStrategic Vision for the Deve-lopment of the Nigerian Rail-ways”. «A seguito di tale studioil governo locale ha lanciato,nel 2006, un imponente pro-getto per la realizzazione dellanuova linea ferroviaria Lagos-Kano, lunga 1.315 km, che co-stituirà la nuova spina dorsaletra il Nord e il Sud del paese –racconta Marenzi -. Il progetto,con parziale finanziamento delGoverno Cinese, prevede l’affi-damento dell’intera operachiavi in mano a un impor-tante contractor cinese, mentrela verifica progettuale e la dire-zione lavori sono stati affidatidal governo nigeriano alTEAM Group che, per l’inge-gneria di progetto, significa laTEAM Engineering». Laprima fase del progetto co-struttivo è iniziata nel 2009,per la realizzazione della trattaAbuja (IDU) – Kaduna, checollega la capitale Abuja al cen-tro del paese, con la città in-dustriale di Kaduna, per poiproseguire verso Nord. «Amonte di questi successi vi è la

Protagonistisul continenteafricano

Nelle immagini, alcune opere relizzate dal TEAM Group. Sotto, ponte sul fiume

Ethiope (Nigeria). In basso, a destra, lo scalo ferroviario di Domodossola

L’Africa è al centro della visione

internazionale della TEAM Engineering

nell’ambito del TEAM Group.

La società, nata a Roma negli anni

Settanta, è oggi tra le principali realtà

di ingegneria. A parlarne è il suo

amministratore delegato, Luigi Marenzi

Filippo Belli

Page 127: Dossier Lazio 03 2011

LAZIO 2011 • DOSSIER • 197

› ›

Luigi Marenzi

Engineering ha preso parte allarealizzazione del programma AltaVelocità. A livello europeo, ha svoltoimportanti progetti per lariabilitazione e la modernizzazionedei principali corridoi ferroviari,contribuendo al ripristino delleprincipali vie dei comunicazionedell’Europa Centro Orientale.Attualmente, in Asia, sta lavorandoalla nuova Linea 2 dellaMetropolitana di Shiraz, in Iran.

www.teamengineering.it

VENTIMILA CHILOMETRI DI FERROVIE NEL MONDOAfrica, Europa, Asia. I progetti seguiti dalle società del Gruppo TEAM hannocontribuito a collegare buona parte del pianeta attraverso nodi e corridoi ferroviaristrategici. Quasi quarant’anni di grande ingegneria

Cinque diverse società diingegneria presenti in più paesi

del mondo. È prettamenteinternazionale l’anima del TEAMGroup, e della TEAM Engineeringquale suo braccio tecnico. Una realtàche offre una gamma completa diingegneria, architettura,pianificazione e consulenza. Letappe relativeall’internazionalizzazione del grupponato a Roma grazie anzitutto allaspinta dei fondatori del gruppo ed alsupporto dell’ingegner Luigi Marenzipartono nel 1983, in Nigeria, paesein cui, dato l’incremento della moledi lavoro, il gruppo ha creato laTEAM (Nigeria) Ltd, inizialmenteimpegnata in attività di projectmanagement e, a seguire, ancheall’esecuzione tecnica di progettiall’interno del paese. A seguire sononate le società “sorelle” in Guinea

(1988), Polonia (1995), GuineaEquatoriale (2006) e Ghana (2009).Il sistema attraverso cui operaquesto gruppo viene definito daglistessi vertici della società come“integrato”, estendendosi infatti dallaprogettazione alla direzione tecnicafino all’assistenza finanziaria egestionale. Come parte del TEAMGroup, la TEAM Engineering hamaturato significative esperienze siain Italia che all’estero dando prove dicompetenza e affidabilità in progettisvolti sia per clienti pubblici cheprivati. Indubbiamente, settore in cuiil TEAM Group si è affermato nelmondo, è quello delle infrastruttureferroviarie. Un ambito, quest’ultimo,nel quale la società è stata attiva,singolarmente o in associazione, innumerosi progetti internazionali perun totale di circa 20mila Km diferrovie. Anche in Italia, TEAM

presenza del gruppo come con-sulente del Governo Nige-riano» spiega l’amministratoredelegato della società di inge-gneria. Una collaborazione chesi è cementata in oltre 35 annidi attività in loco, anche tra-mite la società TEAM (Nige-ria) Ltd, fondata localmentenel 1983. Molti i progetti, avario livello, realizzati sino adoggi. Tra questi, anche l’unicaferrovia a scartamento stan-

dard progettata e costruita nelpaese a partire dagli anni Ses-santa, quando la rete nazionaleNigeriana, lunga circa 3.500km, era stata completata. Manon si limitano al ferroviariogli ambiti di intervento delgruppo. Tra le altre cose,TEAM Engineering ha parte-cipato al Master Plan di Abuja,la nuova capitale della Nige-ria, in sostituzione della tradi-zionale Lagos, e a numerose

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cità». Ben presto, però, si èaperto il fronte internazionale, acominciare dall’orizzonte euro-peo. «Partecipammo intensa-mente al Programma Phare diassistenza tecnica ai paesi del-l’Europa Centrale e Orientale –ricorda Marenzi -. Erano glianni Ottanta e lavorammo dallaLituania all’Albania con unostudio strategico sul trasportocombinato, passando per l’ Un-gheria e Romania e concen-trandoci sulla ristrutturazionedelle linee ferroviarie soprattuttoin Polonia e Croazia». L’inge-gner Marenzi ricorda anchecome in quella occasione, i pro-getti della società sponsorizza-vano particolarmente l’uso delPendolino, strumento principedei progetti di ammoderna-mento ferroviario e vanto dellaingegneria e tecnologia italiana,

ceduto purtroppo successiva-mente ad un importantegruppo estero.Ampio, infine, anche l’impegnorivolto alle linee metropolitane,a cominciare dalla Linea C delmetrò capitolino, le cui primetre tratte rappresentavano l’og-getto della gara internazionaleche TEAM Engineering vinsenel 1997 assieme a due societàspecialistiche, l’inglese Gibb el’austriaca Geoconsult. «Anchein questo campo, oltre all’am-bito nazionale (vedasi la par-tecipazione attualmente incorso alla estensione di MetroNapoli)guardiamo con grandeinteresse all’estero. E al mo-mento siamo stati nominaticome consulenti internazio-nali per la progettazione dellaLinea 2 della Metropolitanadi Shiraz in Iran».

altre infrastrutture. Il gruppo, e la TEAM Enginee-ring come il suo braccio tec-nico, opera anche in altri statiafricani come Ghana, GuineaConakry, Guinea Equatoriale,in cui ha eseguito numerosi pro-getti di varia natura infrastrut-turale, creando diverse societàlocali come TEAM Ghana,TEAM Guinée e TEAM Gui-nea Equatoriale. «Non trascuriamo certamenteanche il nostro mercato in-terno, quello italiano – ci tienea sottolineare l’ingegnere -. LaTEAM Engineering nasce inItalia, a Roma, nel 1977. E sulterritorio italiano ha parteci-pato a importanti progettazioniferroviarie, tra cui lo scalo diDomodossola, la Palermo –Punta Raisi e diverse tratte delProgramma per l’Alta Velo-

› ›

❝TEAM opera anche in altri statiafricani come Ghana, GuineaConakry, Guinea Equatoriale,in cui ha eseguito numerosi progettidi varia natura infrastrutturale

INFRASTRUTTURE

198 • DOSSIER • LAZIO 2011

Ponte ferroviario sul

fiume Niger (2250 m.)

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200 • DOSSIER • LAZIO 2011

Iniziati nel 2003 e con untermine previsto per il2014, i lavori di realizza-zione per il Mose di Ve-

nezia sono il frutto di una pro-gettazione scientifica cheprevede l’utilizzo di importantisupporti tecnologici. L’opera statrasformando il Veneto, con alcentro Venezia, in un vero eproprio fulcro internazionale direlazioni e di scambi tra le mag-giori università, centri di ricerca,società di ingegneria al mondoed imprese di costruzione. Traqueste, in prima linea, anchel’Impresa Pietro Cidonio, la so-cietà con sede a Roma e capita-nata dall’ingegner OsvaldoMazzola. In un tale contesto, oltre allasalvaguardia della laguna dalleacque alte, si è operato per lamessa in sicurezza dei canali in-

dustriali di Marghera, realiz-zando lavori di marginamento ebanchinamento delle spondeutilizzate per il carico e scaricodelle merci. Alla Bocca di Portodi Malamocco, poi, il team del-l’impresa è stato scelto per rea-lizzare buona parte degli inter-venti relativi alle opere in acqua.L'impresa, che si avvale anchedei più importanti progettistispecializzati sulle opere portuali,ha chiuso in positivo il 2010,seppur con una crescita piùbassa rispetto alle performan-ces degli anni precedenti. Lacongiuntura incide anche in unsettore che, seppure di nicchia,è legato inesorabilmente agli in-vestimenti pubblici. «Abbiamosentito anche noi la crisi – di-chiara Osvaldo Mazzola -, an-che se la società non ha ancoraarrestato il suo trend di crescita

Dal Mose di Venezia ai nuovi attracchi

del Porto Commerciale di Olbia fino

al nuovo Porto Turistico di Marina

d'Arechi a Salerno. L’Impresa

Pietro Cidonio ha lasciato “il segno”

nel rinnovo del landscape

marittimo italiano

Aldo Mosca

I porti italiani si trasformano

In questa pagina, immagini del progetto “Mose” a Venezia. Nella pagina a

fianco, dall’alto in senso orario, il Terminal Crocieristico di Civitavecchia, la

costruzione di un cassone di banchina, il Porto Turistico all’Isola de La

Maddalena e il Porto Commerciale di Olbia

Page 131: Dossier Lazio 03 2011

Osvaldo Mazzola

LAZIO 2011 • DOSSIER • 201

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che prosegue ormai ininterrot-tamente dal 2004». I porti sono in continua tra-sformazione, una peculiaritàche è emersa soprattutto nelcorso dell’ultimo decennio. Vi èstata una vera e propria rivolu-zione del settore crocieristico enavale. Sono mutate le esigenzedelle grandi compagnie marit-time e, di conseguenza, si è do-vuto intervenire sulle infra-strutture portuali. «Il problemaè che nell’ultimo biennio lePubbliche amministrazionihanno frenato bruscamente gliinvestimenti – spiega Mazzola -. L’Europa punta alle vie di co-municazione marittime per ri-durre l’impatto ambientale del

trasporto su gomma. I progettirelativi alle “autostrade delmare” sono iniziati ma la crisiha interrotto i lavori». La società opera su differenti li-velli. Dalla progettazione e co-struzione di porti commerciali,come quelli di Olbia e Civita-vecchia, a quelli prettamenteturistici, come Formia o RodiGarganico, dove, investendo ca-pitale privato, l'Impresa è ancheal centro di importanti opera-zioni di project financing. «At-traverso il project financing, au-tonomamente o in società conaltri soggetti privati, oltre a pro-gettare e realizzare opere por-tuali, ci assumiamo anche l’in-carico della loro gestione –

❝La realizzazione di operecosì rilevanti non sarebbepossibile senza ilsostegno del settorepubblico e in particolaredelle Autorità Portuali

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basati 30 cassoni cellulari adieci metri di profondità. Percompletare il tutto, poi, si è resonecessario il dragaggio in gra-nito dell’area antistante i moli edel canale di accesso. Attualmente, l'Impresa è con-centrata soprattutto sulla rea-lizzazione di importanti portituristici. A Salerno, per la co-struzione di “Marina D’Are-chi”, i progettisti hanno previ-sto la creazione di un molo disopraflutto curvilineo lungocirca 1.180 m. e con una man-tellata realizzata da massi pe-santi fino a sette tonnellate cia-scuno.A Civitavecchia, invece, Im-presa Pietro Cidonio sta ulti-

mando un piazzale di circa30mila mq ricavato dal mareall’esterno dell’Antemurale Cri-stoforo Colombo, a servizio delTerminal Crocieristico. «La realizzazione di opere cosìrilevanti non sarebbe possibilesenza il sostegno delle AutoritàPortuali – conclude Mazzola -.In Italia, grazie alla cultura delmantenimento ottimale del de-manio marittimo, le impreseprivate come la nostra possonocontare anche su una collabo-razione fattiva e costruttiva daparte delle Pubbliche ammini-strazioni, che si sono rivelate, inmolte occasioni, interlocutoridisponibili ed al passo con itempi».

interviene nuovamente Mazzola-. Questo prevede un impor-tante impegno in termini nonsolo economici, ma anche or-ganizzativi».Lungo l’elenco dei lavori realiz-zati. Come il porto turisticodella Maddalena, in occasionedei lavori avviati in previsionedel G8, realizzatosi poi aL’Aquila, e Olbia, dove l’Im-presa Pietro Cidonio ha creato inuovi attracchi 1 e 2 a nord delpontile “Isola Bianca” del portocommerciale. Per realizzare ledue banchine, di 275 metri cia-scuna, sono stati costruiti e im-

› ›

INFRASTRUTTURE MARITTIME

202 • DOSSIER • LAZIO 2011

Dall’alto, la Marina

D’Arechi a Salerno,

l’Isola di Capraia

e il Porto Turistico

di Formia

www.cidonio.it

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Page 134: Dossier Lazio 03 2011

MOBILITÀ URBANA

Dall’analisi effettuata dall’Isfort, l’Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti,

emerge il distacco tra l’Italia e il resto d’Europa nello sviluppo della mobilità urbana su rotaia.

A parlarne è il presidente di Isfort e della Fondazione BNC, Gaetano Arconti

Andrea Moscariello

Mobilità e sviluppo:troppi i ritardi strutturali

Riteniamo che allosviluppo del tra-sporto su rotaia sileghi un’opportu-

nità concreta di promozione diuna mobilità più sostenibile perle nostre città». Così GaetanoArconti, presidente della BancaNazionale delle Comunica-zioni, principale azionista del-l’Isfort, l’Istituto Superiore diFormazione e Ricerca per i Tra-sporti, ipotizzando una possi-bile chiave di sviluppo per lamobilità delle aree cittadine ita-liane. La riflessione avviene aseguito del convegno che l’Isti-tuto ha organizzato insieme a

Federmobilità tenutosi a Romalo scorso 26 gennaio. Un tema,quello sollevato da Arconti, chetiene “in scacco” centinaia diamministrazioni locali, maicome in questi anni chiamate adover sciogliere la matassa dellaviabilità, sempre più congestio-nata e inquinante, dei vari cen-tri abitati. «Partendo da questoassunto abbiamo portato avanticome Isfort un intenso filone dilavoro dedicato appunto allamobilità urbana su “ferro”»spiega Arconti.

Perché puntare su questasoluzione?«Le nostre analisi ci dicono chela situazione del settore va lettain chiaroscuro. Dal lato delladomanda, i binari stanno pro-gressivamente accrescendo ilproprio peso nelle città, almenoall’interno del sistema comples-sivo del trasporto collettivo. Inun quadro strutturale di evi-dente affanno e criticità per lamobilità pubblica, con unaquota di domanda soddisfattaattorno al 12% degli sposta-menti urbani motorizzati, lacomponente rappresentata dai

sistemi su rotaia o a guida vin-colata, dunque treno, metro-politana, tram, sistemi a fune, èin significativa espansione. Nel2009 le percorrenze su “ferro”hanno inciso per il 33,6% deglispostamenti collettivi, il 36,5%nelle sole grandi città, controvalori pari rispettivamente al27,6% e al 31,5% del 2005».

Ma allora perché tanti pro-blemi ogni volta che una cittàvuole puntare alle rotaie?«I problemi stanno nel cosid-detto “lato dell’offerta”, ovverodelle infrastrutture e dei servizidedicati al trasporto urbano surotaia, senza i quali le potenzia-lità di espansione della do-manda sono destinate a rima-nere sulla carta. Da questopunto di vista la situazione at-tuale delle nostre città è densa dipunti critici. Siamo dinanzi aun quadro incerto delle risorsedisponibili e a una conseguentemancanza di coperture finan-ziarie. Vi è poi un basso contri-buto dei soggetti privati, tempilunghissimi per i completa-menti e divari sempre più ampicon la gran parte dei sistemi ur-

Gaetano Arconti,

presidente di Isfort

e della Banca Nazionale

delle Comunicazioni

204 • DOSSIER • LAZIO 2011

Page 135: Dossier Lazio 03 2011

Gaetano Arconti

LAZIO 2011 • DOSSIER • 205

bani europei». Dunque è ampio il distacco

rispetto al resto d’Europa?«I ritardi riguardano soprat-tutto la rete delle metropolitanee quella delle ferrovie subur-bane. In Italia la dotazione di li-nee metropolitane in esercizioammonta ad appena 160 kmcomplessivi, un valore che èmeno della metà della sola Lon-dra, che ne ha 416 km, ed è in-feriore alla sola Parigi, che ne ha215, a Madrid, 233, o addirit-

tura della sola area metropoli-tana di Stoccarda con i suoi 192km. Quanto alle ferrovie su-burbane, i quasi 200 km dellarete di Roma o di Milano sonoveramente poca cosa a frontedei quasi 800 km della GrandeLondra, dei 440 km di Monacoo dei 570 km di Barcellona. Pernon parlare delle regioni di Pa-rigi-Ile de France e Berlino-Brandeburgo, dove la stretta in-tegrazione tra la rete ferroviariasuburbana e quella regionale as-

sicura un network di quasi1500 km nel primo caso e diquasi 3000 km nel secondo.Guardando a queste dotazionidi binari, non sorprende di con-seguenza che il peso degli spo-stamenti su “ferro” rispetto altotale degli spostamenti sul tra-sporto collettivo sia ampia-mente superiore al 50% in cittàcome Parigi (67%), Londra,Madrid, Berlino e Barcellona(62%) e Vienna, ove si tocca lapunta massima con l’84%». › ›

conoscenza nel settore». Tra le altrecose, l’Istituto ha promosso negli annisignificativi partenariati con primariistituti di ricerca nazionali come ilCNR, il CNEL, il Ministero delleInfrastrutture e dei Trasporti, laBanca d’Italia e l’Istat. Da sei edizioni,infine, collabora alla redazione delConto Nazionale delle Infrastrutture edei Trasporti, in particolaresviluppando i capitoli sulla domandadi mobilità degli individui,sull’accessibilità ai nodi infrastrutturalidelle aree di concentrazionemanifatturiera del paese e sulladomanda e offerta di servizi logistici.

TRE OSSERVATORI PER I TRASPORTI In oltre quindici anni di attività, l’Isfort ha contribuito in maniera significativaall’analisi delle esigenze strutturali della mobilità nazionale. Un impegno che èsfociato nella creazione di tre Osservatori e nell’istituzione di importanti partenariati

NNato nel 1994 su iniziativa dellaFondazione Banca Nazionale

delle Comunicazioni, attualeazionista di maggioranza, e delleFerrovie dello Stato l’Isfortrappresenta un polo di eccellenzanell’ambito della ricerca e dellaformazione nei trasporti percontribuire al necessariorinnovamento del settore. L’Istituto sipropone di favorire lo sviluppo delknow-how socio-economico egestionale della mobilità dellepersone e delle merci attraversoattività di ricerca, consulenza,assistenza tecnica e formazione. Inparticolare, l’Istituto osserva einterpreta i fenomeni e le tendenzepiù rilevanti, identificando i problemicritici e progettando strumentioperativi e modelli di comportamentoappropriati per affrontarli. L’Isfort siavvale di un nucleo di risorseprofessionali interne e di una rete dicollaborazioni esterne e di alleanze,

anche internazionali, particolarmentequalificate. Le sue risorse finanziarieprovengono in parte dalla FondazioneBNC, che sostiene in particolare leattività di ricerca con un carattere piùistituzionale, in parte da commesseacquisite dal mercato, sia pubblicoche privato. In particolare, laFondazione BNC sostiene i treOsservatori sulla mobilità e i trasportirealizzati da Isfort. Il primo,l’Osservatorio “Audimob”, siconcentra sui comportamenti dimobilità degli italiani, il secondo,invece, è l’Osservatorio nazionale sulTrasporto merci e la Logistica, infine,vi è l’Osservatorio sulle Politiche perla Mobilità Urbana Sostenibile.«Questi Osservatori – spiega GaetanoArconti, presidente della FondazioneBNC e di Isfort -. sono il fioreall’occhiello delle attività di ricerca diIsfort, perché assicurano unaproduzione scientifica di primo livelloe coprono evidenti vuoti di

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206 • DOSSIER • LAZIO 2011

Negli ultimi anni, però, an-che in Italia il quadro sta mu-tando.«Rispetto alla fotografia scattatanel 2005 in effetti c’è qualchedato positivo. Ad esempio guar-dando allo stato di realizzazionedelle infrastrutture urbane fi-nanziate dalla Legge 211/92 edalla Legge 443/01, cresce il nu-mero di opere che nel frattemposono state concluse, opere co-munque avviate molti anni fa.Inoltre, i progetti inseriti nelPiano Strategico delle Infra-strutture (PIS) del 2010, relativia metropolitane, tranvie e fer-rovie suburbane, generano in-vestimenti pari a circa 25 mi-liardi di euro, ben 15 miliardi inpiù rispetto al 2005».

Sembra un bel passo avanti.«Sì, ma attenzione: meno del50% di questi investimenti hauna reale copertura finanziaria.Vorrei poi ricordare che se con-sideriamo il valore complessivodelle opere inserite nel PIS, tuttigli investimenti relativi al “ferrourbano” pesano solo per l’11%del totale, ovvero circa unquarto di quanto assegnato allasola ANAS. Insomma, non mipare che siamo in presenza diquel cambio di priorità strate-gica nelle politiche dei trasportia favore della mobilità collet-tiva e a favore delle aree urbane,di cui i cittadini avrebbero ungran bisogno per migliorare lapropria qualità della vita».

È per questo che si tratta diuna questione di priorità stra-tegica?«Non lo diciamo solo noi diIsfort o il solito gruppetto di

› ›

❞❝La situazione delle nostre città è critica.

Siamo dinanzi a un quadro incerto dellerisorse disponibili e a una conseguentemancanza di coperture finanziarie

La sede dell’Isfort

a Roma

www.isfort.it

operatori e studiosi del settore.La relazione della Corte deiConti sullo “Stato di realizza-zione di sistemi di trasporto ra-pido di massa nelle aree ur-bane” dell’aprile dello scorsoanno è in proposito moltoesplicita. Da un lato si denun-cia che “Il ritardo dell’Italia ri-spetto agli altri paesi europei perestensione, qualità e numero dipasseggeri delle reti di trasportorapido di massa a guida vinco-lata e di tranvie nelle aree ur-bane è rilevantissimo”. Dall’altrolato si dà un’indicazione nettasulla strada da imboccare: “Ri-sulta, pertanto, necessaria unacornice di riferimento operativoper il sistema delle regole nonequivoca e stabile nel tempo. Lacertezza e la continuità di talecornice impongono serie e con-vinte politiche urbane per la mo-bilità sostenibile”. Ora, come

insegna anche l’esempio dellecittà europee, è proprio la man-canza di certezza e continuitànelle strategie, nelle regole e neifinanziamenti, dai livelli cen-trali a quelli locali, a contrad-distinguere in negativo l’espe-rienza del nostro Paese inquesto settore».

Che progetti ha Isfort per ilfuturo? Continuerà il suo la-voro di ricerca e approfondi-mento nella mobilità urbana?«Sì, senz’altro. Ma la nostrascommessa è anche quella direcuperare l’altra nostra voca-zione originaria, quella per laformazione ai quadri e ai diri-genti del settore dei trasporti.Siamo convinti che il patrimo-nio di conoscenze accumulatocon la ricerca costituisca ungrande valore aggiunto per leattività di formazione da pro-porre al mercato».

MOBILITÀ URBANA

Page 137: Dossier Lazio 03 2011
Page 138: Dossier Lazio 03 2011

INGEGNERIA

208 • DOSSIER • LAZIO 2011

Da società di servi-zio logistico per lariproduzione e di-stribuzione di do-

cumenti tecnici alle impreseoperanti nei cantieri dell’altavelocità ferroviaria a holding at-tiva nel settore della progetta-zione dei servizi di supporto al-l’ingegneria. Il GruppoInterservice conta oggi oltre150 dipendenti e opera sul ter-ritorio nazionale e internazio-nale, offrendo un’ampissima

gamma di servizi sia di proget-tazione che di ingegneria. Laqualità dell’attività svolta dalGruppo è testimoniata dalleimportanti commesse che hasaputo aggiudicarsi in questianni. «Abbiamo creato – spiegail Presidente e Amministratoredelegato, ingegnere MassimoRomanelli – una capillare retestrumentale a servizio, da sva-riati anni, di importanti aziendepubbliche di ingegneria a livellonazionale. Tramite tali databaseè possibile inserire file di qual-siasi formato, stampare e quindiconsegnare, in tempo reale, inqualsiasi zona del territorio na-zionale».

Quali tipologie di serviziooffrite?«I nostri servizi di ingegneriaincludono tutte quelle attivitàdi supporto alla realizzazione diopere con il ricorso alle più re-

centi tecnologie affiancando ilcliente sul campo e supportan-dolo per qualsiasi necessità. Trai nostri principali servizi: dire-zione lavori, contabilità lavori,programmazione lavori, topo-grafia, sicurezza,collaudi. A talproposito il Gruppo ha effet-tuato tutti i collaudi delle operecivili della linea ferroviaria adalta velocità Roma-Napoli eMilano-Bologna. Mettiamo adisposizione una squadra di in-gegneri e tecnici provenienti davarie esperienze e discipline,dall’architettura all’ingegneriacivile-strutturale e industrialedi provata e riconosciuta pro-fessionalità».

Cosa vi distingue dalla con-correnza?«Il valore aggiunto del GruppoInterservice risiede nell'ampiagamma di servizi che offriamoe che può essere combinata in

L’ingegnere Massimo

Romanelli, Presidente

e Amministratore

delegato del Gruppo

Interservice di Roma

www.interservice.it

Con i suoi servizi di progettazione,

ingegneria e controlli non distruttivi,

il Gruppo Interservice si conferma leader

nel suo settore. Con interventi a livello

nazionale e internazionale. Ne fa un

quadro il Presidente e Amministratore

delegato, ingegner Massimo Romanelli

Lucrezia Gennari

Nuovi sviluppinell’ingegneria

Page 139: Dossier Lazio 03 2011

Massimo Romanelli

LAZIO 2011 • DOSSIER • 209

base alle specifiche richieste edesigenze. Ai proprietari pub-blici e privati, ai gestori, alleimprese di costruzione e agliimprenditori che necessitanodi servizi per l’ingegneria perimmobili, opere civili, indu-striali e delle infrastrutture of-friamo professionalità, flessibi-lità e puntualità».

Quali realtà compongono ilgruppo?«La Mauro Costruzioni, cheopera nel settore delle costru-zioni e della manutenzione or-dinaria e straordinaria di im-mobili, opere civili, industriali edelle infrastrutture e che è at-tualmente impegnata nella rea-lizzazione della costruenda Li-nea B1 della metropolitana diRoma. La CND Controlli NonDistruttivi, specializzata nelladiagnostica, nella manutenzionee nella progettazione di inter-

venti di adeguamento e risana-mento delle opere con l’utilizzodi tecnologie avanzate di inda-gine. La SGS, specializzata nel-l’applicazione della disciplinageotecnica a infrastrutture stra-dali, ferroviarie, portuali e ae-roportuali. Esegue indagini pre-liminari, progettazione,consulenza e interventi specificidi carattere geologico/geotec-nico sui terreni interessati dainfrastrutture, fino alle opera-zioni finali di collaudo».

Interservice, quindi, è im-pegnata anche nel settoredella progettazione geotec-nica e dei controlli non di-struttivi. Quali le attività inquesto ambito?«Nel campo della progettazionegeotecnica, i nostri tecnici, sonoimpegnati in tutto il mondonell’elaborazione della proget-tazione esecutiva e di dettaglio

per la soluzione di qualsiasi pro-blema legato alla stabilità delterreno. Tra i lavori più signifi-cativi vanno certamente ricor-date le progettazioni di partedelle stazioni delle nuove lineemetropolitane di Roma (LineaB1 e Linea C). Nel campo deicontrolli non distruttivi sullestrutture sul territorio e sulleopere d’arte, vantiamo unastruttura di esperienza pluride-cennale dotata delle più sofisti-cate apparecchiature e capace,mediante un proprio laborato-rio di ricerca, di assolvere a qual-siasi esigenza. Tra i più impor-tanti interventi realizzati in talecampo vantiamo: il monitorag-gio della colonnata della Basi-lica di S. Pietro e quello del-l’acquedotto Felice di epocaromana e la verifica di stabilitàeseguita sulla Basilica dell’AraCoeli a Roma».

❝❞

I nostri servizi di ingegneria includonole attività necessarie alla realizzazione di opereattraverso le più recenti tecnologie

Page 140: Dossier Lazio 03 2011

INGEGNERIA

210 • DOSSIER • LAZIO 2011

Banche. Struttureospedaliere. Centripo l i funz iona l i .Sale cinematogra-

fiche. Strutture fieristiche.Complessi alberghieri. Gallerieautostradali. E molto altro. Iprogetti affidati al GruppoPSC, azienda fondata nel 1956da Emidio Pesce come impresaartigiana e divenuta con la se-conda generazione capofila delsettore impiantistico-tecnolo-

gico, toccano più versanti delvasto mondo dell’ingegneriameccanica ed elettrica. Ma ol-tre la multisettorialità dellaprofessione ingegneristica, «èpropedeutica e molto impor-tante la forte ingegnerizzazionedelle fasi iniziali delle lavora-zioni, così come la scelta di unottimo management di con-duzione». Sono queste le lineeoperative che, per UmbertoPesce, responsabile e socio in-sieme al fratello Angelo delGruppo PSC, «permettono disuperare in modo brillante lefrequenti difficoltà che, in unmercato molto compresso neitempi, si presentano sia nellostart-up che nelle fasi finalidella messa in opera di un datoprogetto».

Come si traduce per ilGruppo PSC il concetto ditecnologia?«Il settore di progettazione e diricerca è sempre chiamato a

prestare costante attenzionealle nuove proposte che la tec-nologia consente di applicareagli impianti. È infatti anchegrazie alle innovazioni tecno-logiche che il Gruppo giunge aconiugare competenze e di-spositivi necessari per realizza-zioni che spaziano dalle piùsvariate tipologie di impiantiper il trattamento dell’aria aquelli ospedalieri, dal feedbackelettrico e meccanico richiestoper la impiantistica generale diun centro commerciale, adesempio, fino alle strutture tec-nologiche delle stazioni urbanedell’Alta Velocità come quellarealizzata per la tratta Roma-Napoli».

Quali valori d’impresamettete in vista nel circuitodi mercato? «La competitività sugli acqui-sti dovuta a un’attenta analisidelle specifiche tecniche delleforniture, una puntigliosa ge-

Il dottor Umberto Pesce

è alla guida

del Gruppo PSC

con sedi a Maratea

(Pz), Roma e Milano.

Nelle altre immagini,

dettagli di progetti

affidati al Gruppo

www.gruppopsc.com

Per una progettazionepiù consapevoleCon l’attenta analisi delle forniture,

la buona gestione delle risorse umane

e dei flussi finanziari, il Gruppo PSC

esemplifica i punti di forza di una società

che si sta espandendo. L’esperienza

di Umberto Pesce

Giulio Conti

Page 141: Dossier Lazio 03 2011

Umberto Pesce

LAZIO 2011 • DOSSIER • 211

stione delle risorse umane e unaprecisa gestione dei flussi fi-nanziari ci permettono di af-frontare con regolarità i nostriimpegni».

Infrastrutture in Lazio.Nonostante siano stati fattigrandi passi avanti, c’è an-cora molto su cui bisogne-rebbe intervenire. «Dall’esperienza acquisita,posso solo notare che se itempi tra la progettazione e larealizzazione di tutte le infra-strutture fossero riportati atempi ragionevoli si costitui-rebbe un notevole migliora-mento dell’impatto dei lavorisul territorio, limitando il di-sagio che queste opere inva-sive comportano».

Partecipando a gare d’ap-palto pubbliche, quali im-pulsi vengono dalle ammini-strazioni?«In sincerità, nelle gare di ap-palto pubbliche, di spinte

concrete non riesco ad iden-tificarne. Di ostacoli invece,e purtroppo, ne potrei de-scrivere molti ma il più so-stanziale e significativo ri-tengo consti nel fatto che laPubblica amministrazioneabbia delegato la responsabi-lità del controllo dei vari ap-procci connessi agli appaltidirettamente alle impreseesecutrici, snaturando difatto la missione delle societàpartecipanti».

Qual è il fattore trainanteper l’imprenditoria italianaalla volta dell’internaziona-lizzazione?«Per distinguersi e mantenersiall’interno degli attuali mer-cati globalizzati credo sia sem-pre più importante l’aggrega-zione tra aziende omogeneeche consentano all’imprendi-torialità italiana di avere forzae visibilità all’estero. In ognisingolo contesto imprendito-riale poi, bisogna dimostrarsisensibili agli investimenti fo-calizzati alla ricerca e allo svi-luppo della qualità delle pro-duzioni e dei servizi. È su taliprerogative che spingiamosempre più forte per la cre-scita del Gruppo PSC».

Nell’impiantistica è moltoimportante l’ingegnerizzazionedelle fasi iniziali delle lavorazioni,così come la scelta di un ottimomanagement di conduzione

Page 142: Dossier Lazio 03 2011

Un volume di affaridi oltre 30 milionidi euro all’anno.Un parco attrezza-

ture valutato in oltre 8 milionidi euro costantemente mante-nuto in perfetta efficienza e in-crementato con nuovi mezzi.La Cipa vanta interventi in tuttele metropolitane in Italia, rea-lizzate o in costruzione e si ponesul mercato come punto di rife-rimento nella risoluzione pro-blematiche operative nel sotto-suolo. «Si può dire che non c’è

metropolitana in Italia nellaquale l’azienda non abbia o nonstia operando» afferma il diret-tore tecnico, architetto AldoBellone. Un’azienda dinamica,con sede legale e amministrativaa Sorrento e sede operativa aRoma su un’area di oltre undici11 mila metri quadrati con uf-fici, capannoni, deposito, ri-cambi e officina meccanica, overisiede una struttura tecnica de-putata alla gestione dei cantierie alla progettazione di qualsiasitipo di opere.

Avete alle spalle una storiaimportante. Ci sono statetappe particolarmente signi-ficative?«Allo scoccare dei 25 anni di at-tività abbiamo acquisito tutte lecertificazioni indispensabili peril nostro lavoro, oltre alla Qua-lità (sono in corso di acquisi-zione anche le certificazioni perla sicurezza e l’ambiente) l’in-dispensabile attestazione SOAper la categoria illimitata a gal-lerie. Infine, un anno fonda-mentale è stato il 2007, quando

In apertura un lavoro

in galleria (l’emozione

dell’ultimo diaframma),

sotto, parte dello staff.

Nella pagina accanto,

l’esecuzione di pozzi

e la luce “Passalux”®

www.cipaspa.it

Padroni del sottosuoloDai lavori sulle metropolitane alle gallerie stradali e ferroviarie, ai pozzi, alle sperimentazioni

per la sicurezza in galleria. La Cipa si conferma una realtà d’eccellenza nel settore delle opere

nel sottosuolo, in ambiente urbano ed extra urbano. Il punto di Aldo Bellone

Riccardo Ceredi

212 • DOSSIER • LAZIO 2011

Page 143: Dossier Lazio 03 2011

Aldo Bellone

LAZIO 2011 • DOSSIER • 213

è nata Italtunnel s.c.a.r.l., dal-l’iniziativa congiunta di Cipa,Fondazioni Speciali S.p.a. eStone S.p.a., dando vita ad unsoggetto unico in grado di co-prire tutti gli aspetti di sviluppodel progetto e della realizzazionedel tunnelling, offrendo di fattoal cliente il pacchetto "chiavi inmano", che va dalla progetta-zione, ai consolidamenti, al-l’esecuzione dello scavo e del ri-vestimento definitivo, almonitoraggio in corso d’opera.Nel 2010 il fatturato di Ital-tunnel ha superato quello diCipa, attestandosi ad oltre qua-ranta milioni di euro, con pro-spettive di continua crescita».

Nello specifico in cosa con-siste l’attività?«Alla data odierna sono attivi inItalia oltre quindici cantieri, al-cuni dei quali organizzati consocietà consortili, nella qualiCipa ha partecipazioni preva-

lentemente di maggioranza, esono in corso diverse trattativesu lavori all’estero. La società harecentemente acquisito un suoload uso industriale di oltre25mila metri quadrati nel co-mune di Giove, attiguo all’uscitaauto-stradale A1 di Attigliano,punto baricentrico in Italia, col-locato in posizione strategica perla sua raggiungibilità dai tra-sporti e la conseguente sfrutta-bilità operativa. Su questo polosi estenderà l’attività di depo-sito, ricambi e officina mecca-nica, nell'ottica di realizzare uncentro volto a prestare i suoi ser-vizi anche ad altre aziende».

Quali sono i punti di forzadell’azienda?«Cipa ha un portafoglio di or-dini acquisiti di oltre 70 milionidi euro. Il patrimonio più im-portante dell’azienda sono peròle competenze e le risorse in-terne; contiamo su una forza la-

voro di oltre 240 unità, che di-vengono oltre 600 conside-rando la consorziata Italtunnel».

Quali sono i progetti per ilfuturo?«Resta inteso che il nostro fu-turo è e sarà sempre la valoriz-zazione del nostro bagaglio cul-turale nel settore delle galleriedai piccoli diametri e i pozzi,con i quali l’azienda è nata, aigrandi diametri che oggi rap-presentano la maggiore attivitàin termini di fatturato. Recen-temente Cipa ha ampliato il suocampo di azione e, impegnandoattivamente strutture e perso-nale, ha collaborato a diversesperimentazioni in larga scalainerenti la sicurezza in galleria,con enti quali l'Anas, Fastigi eVigili del fuoco. Da queste espe-rienze sono nati i prodotti com-mercializzati dalla Cipa, noticon il marchio “Passalux®”».

Di cosa si tratta?«Passalux® è un elemento basemultifunzionale che, a secondadell'installazione, può fungereda corrimano luminoso, illumi-natore di percorso o segnalatoretipo “filo d’Arianna”. In pratica,Passalux® crea un fascio di luceuniforme, che fornisce un indi-spensabile ausilio in caso diemergenza nelle gallerie. Du-rante il normale esercizio se-gnala e delimita l'ambito di per-correnza dei mezzi, mentre incaso di disservizio dell'illumi-nazione principale illumina effi-cacemente in maniera dinamicaindicando il percorso di esododi chi si trovasse a dover per-correre a piedi la galleria».

Page 144: Dossier Lazio 03 2011

SICUREZZA STRADALE

Il Codice della Strada dàun’importanza fonda-mentale alla sicurezzadella circolazione e alla

tutela dell’ambiente, compor-tando altresì oneri e responsabi-lità di particolare rilievo. «La re-altà normativa - affermaGraziano Scheggi, presidente diSicurezza e Ambiente Spa, so-cietà romana leader a livello eu-ropeo nel settore del ripristinodelle condizioni di sicurezza eviabilità post incidente - è sicu-ramente gravosa da applicarepuntualmente per la Pubblicaamministrazione, in quantonon sempre dispone di perso-nale, strumenti tecnici e finan-ziari in grado di tenere in effi-cienza e sicurezza la rete stradaledi competenza».A mettere a repentaglio la sicu-rezza dei cittadini e configurareresponsabilità per l’Ente pro-prietario non è solo l’usura or-dinaria delle strade e il possibiledeterminarsi di anomalie.«Esempi tipici, purtroppo fre-quenti, sono gli incidenti e altrieventi che inducono alterazionialla piattaforma stradale, speciese accompagnati da sversamentodi liquidi inquinanti di dota-zione funzionale dei veicolicoinvolti o altro materiale tra-sportato, pericoloso, infettante otossico, con possibili riflessi ne-gativi per la salute dei cittadinie per la tutela dell’ambiente».

Come si risponde a tali pro-blematiche di sicurezza stra-dale e di tutela ambientale?

«Innanzi tutto con tecnologieall’avanguardia. Sicurezza e Am-biente Spa ha a disposizionebanche dati uniche, non solo alivello nazionale, che consen-tono di conoscere nell'imme-diatezza il materiale trasportatoe le cautele indispensabili per lasicurezza degli operatori e dellapopolazione, attraverso la deco-difica dei codici ONU e NIP,nonché il territorio e i fattori dirischio che esso presenta inmodo da poter trasformare talidifficoltà in risorse strategiche.Quest'ultima banca dati con-sente, infatti, di ottenere imme-diatamente l’indicazione del-l’ubicazione sul territorio del piùvicino stabilimento che trattaquel materiale pericoloso, infet-tante o tossico che dovrà essererecuperato, custodito o trattato.Questi e altri servizi presenti sulterritorio, preventivamente in-dividuati e coordinati, ci con-sentono di garantire che “incondizioni di emergenza sipossa contare su chi è disponi-bile a fare al meglio ciò che or-dinariamente sa fare bene”: èquesto il motto di Sicurezza eAmbiente».

Quali sono le principali ca-ratteristiche del vostro servi-zio?«Al di là dell’efficacia risolutivadegli interventi e dei tempi ve-loci, tre sono le specificità che cirendono particolarmente orgo-gliosi del servizio svolto. Laprima è la garanzia di operaresolo ed esclusivamente in per-

In seguito a sinistri, Sicurezza

e Ambiente Spa, mediante la pulitura

e la manutenzione straordinaria

della piattaforma stradale interessata

da sversamento di liquidi inquinanti

e dispersione di detriti solidi, ripristina

la sicurezza della circolazione e tutela

l'ambiente. Ma non solo. Il quadro

di Graziano Scheggi

Eugenia Campo di Costa

214 • DOSSIER • LAZIO 2011

Tutelare la circolazionestradale el’ambiente

Graziano Scheggi, presidente di Sicurezza e Ambiente Spa di Roma. Nella

pagina accanto un intervento operativo e l’ufficio amministrazione

di Sicurezza e Ambiente Spa www.sicurezzaeambientespa.com

Page 145: Dossier Lazio 03 2011

Graziano Scheggi

fetta aderenza alle normative vi-genti in tema di sicurezza stra-dale e di tutela ambientale. Tuttii materiali recuperati dal localeCentro Logistico Operativosono tracciati dal momento del-l’asportazione dal luogo dell’in-cidente o dell’evento, al “depo-sito temporaneo” presso la sededell’operatore e al successivoconferimento a imprese specia-lizzate e autorizzate, garantendocosì la tracciabilità e la rintrac-ciabilità dei rifiuti stessi, nelcontrollo dell’intera filiera. Latutela dell’ambiente, perciò, èuna caratteristica specifica del-l’azienda. Ne consegue l’altaprofessionalità degli interventidi ripristino delle condizioni disicurezza della viabilità, con co-

sti contenuti e risultati garantiti.La seconda peculiarità è chel’intervento di ripristino dellecondizioni di sicurezza della cir-colazione, con “pulitura” dellapiattaforma stradale, viene ese-guito, a seguito di sversamentodi liquidi inquinanti di dota-zione funzionale dei veicoli, an-che nel caso di mancata indivi-duazione del responsabile,quindi, con onere a esclusivo anostro carico. La terza caratteri-stica è che l’intervento è a costozero per l’Ente proprietario dellarete stradale e per i proprietaridei veicoli che hanno determi-nato l’evento».

Com’è possibile?«Può apparire inverosimile, main realtà è previsto dalla legisla-

LAZIO 2011 • DOSSIER • 215

Sicurezza e Ambiente S.p.A. è una società diservizi che opera con professionalità ed eticità, alfine di garantire il rispetto della legalità nellosvolgimento del core business aziendale, che ècostituito dall’esecuzione delle operazioni diripristino delle condizioni di sicurezza e viabilitàpost incidente, mediante “pulitura ed eventualemanutenzione straordinaria della piattaformastradale e sue pertinenze” interessate dasversamento di materiali inquinanti liquidi, solidi opulverulenti soggetti a normativa specifica. Inparticolare, è l’unica azienda che effettui leoperazioni di ripristino delle condizioni disicurezza e viabilità post incidente, o altro eventoaccidentale, applicando il seguente protocollooperativo: aspirazione dei liquidi inquinantisversati di dotazione funzionale dei veicolicoinvolti nell’evento; “lavaggio” e “trattamento”con soluzione di acqua e “disgregatoremolecolare biologico” della catena molecolaredegli idrocarburi. L’operazione ha lo scopo direndere più fluido l’olio o l’inquinante in genere,penetrato negli interstizi delle più modernepavimentazioni cosiddette “drenanti”, senza peròdanneggiare il legante degli inerti, facilitandonecosì l’asportazione tramite aspirazione. Vengonocosì rimosse anche le residue particelle d’olio,carburante, liquido di raffreddamento motore,portate in sospensione. Peraltro, attraverso ilcitato procedimento di “disgregazionemolecolare” la pavimentazione perdeimmediatamente la scivolosità; aspirazionedell’emulsione risultante; asportazione dei detritisolidi, non biodegradabili, relativiall’equipaggiamento dei veicoli stessi; “depositotemporaneo” presso la sede dell’operatore di tuttii rifiuti liquidi e solidi asportati; “conferimento” deirifiuti medesimi a impianti specializzati eautorizzati al recupero e smaltimento, garantendocosì la "filiera dei rifiuti".

Il protocollo

zione vigente: i costi per il ripri-stino della sicurezza della circo-lazione e per il recupero di ma-teriali sversati in un incidentestradale rientrano nei danni co-perti dalle compagnie che assi-curano l’ordinaria responsabi-lità civile. Sicurezza e Ambienteha concordato con i più impor- › ›

Page 146: Dossier Lazio 03 2011

tanti Gruppi assicurativi gli im-porti di risarcimento, in rela-zione alle tipologie di inter-vento, importi dagli stessiritenuti congrui in termini dirapporto costi/benefici. Comecorollario finale, la stessa So-cietà, a seguito di specifica de-lega dell’Ente proprietario dellarete stradale, si fa carico dell’at-tuazione delle procedure di ri-chiesta di risarcimento alleCompagnie di assicurazione de-gli interventi eseguiti, procedureche appesantirebbero la Pub-blica amministrazione, con im-pegno dei propri funzionari.L’intervento della nostra strut-tura operativa può essere richie-sto dal personale dell’Ente pro-prietario stesso o, su delega diquest’ultimo, dagli Organi dipolizia stradale».

Fornite anche altri servizi,sempre senza costi per la Pub-

blica amministrazione?«Forniamo servizi accessori,quali il ripristino delle infra-strutture stradali danneggiate aseguito di incidenti, con l’uti-lizzo delle imprese selezionatedall’Ente proprietario, la rimo-zione dei veicoli in evidentestato di abbandono e il monito-raggio della principale rete stra-dale. Tutti servizi forniti senzacosto alcuno per la PubblicaAmministrazione».

L’attività di Sicurezza eAmbiente è permeata daprincipi di “Economia So-ciale di Mercato”.«Abbiamo costruito il nostro“core business” sul principiodell’“Economia Sociale di Mer-cato”. L’attività si raccorda con ilmercato di riferimento, attra-verso un equo riequilibrio dellerisorse economiche, allo scopodi fornire ai cittadini i servizi

loro dovuti per legge e daglistessi pagati nel rispetto delprincipio della mutualità assi-curativa. Vale a dire che l’auto-mobilista paga la polizza di Re-sponsabilità Civile Auto(R.C.A.) e, in caso di incidente,la polizza RCA copre anchetutti i danni arrecati alle infra-strutture (piattaforma stradalee sue pertinenze, impianti e ma-nufatti, ecc.), nonché quelli re-lativi all’inquinamento ambien-tale; il personale dell’Enteproprietario della rete stradale oil delegato Organo di poliziastradale intervenuto attiva lastruttura operativa di Sicurezzae Ambiente Spa. per il ripri-stino, in emergenza, della situa-zione “quo ante”. Sono così ga-rantite le condizioni di sicurezzadella circolazione e di tutela del-l’ambiente. Tutti i costi dell’in-tervento sono addebitati allaCompagnia che copre la R.C.A.del responsabile del sinistro; incaso di insidia determinata daperdita di liquidi funzionali diveicolo rimasto sconosciuto, Si-curezza e Ambiente Spa inter-viene comunque a ripristinarela sicurezza stradale, con costi aproprio carico; qualora l’Enteproprietario deleghi l’esecu-zione del ripristino delle infra-strutture danneggiate, a se-guito di sinistro, alla strutturaoperativa di Sicurezza e Am-biente, quest’ultima realizzal’intervento con le imprese se-lezionate dall’Ente stesso, ap-prova il preventivo e salda lerelative fatture».

Centrale operativa

di Sicurezza

e Ambiente Spa

216 • DOSSIER • LAZIO 2011

❝❞

L’intervento è a costo zero per l’Enteproprietario della rete stradale e per i proprietaridei veicoli che hanno determinato l’evento

› ›

SICUREZZA STRADALE

Page 147: Dossier Lazio 03 2011
Page 148: Dossier Lazio 03 2011

SOCIAL HOUSING

218 • DOSSIER • LAZIO 2011

Sono oltre 12mila lepersone che risiedonoall’interno degli alloggicreati negli anni dalla

Ircos. La nota impresa romanadi costruzioni sociali affrontaoggi un importante rinnovotecnologico e progettuale. Siconferma quindi, sul territo-rio, l’impatto che questa so-cietà di architettura e ingegne-ria sta avendo nello sviluppourbanistico sull’area capitolinae non solo. Ed è proprio il suoamministratore unico, l’archi-tetto Riccardo Drisaldi, a riba-dire l’interesse, da parte di Ir-cos, di edificare complessi a

valenza sociale. Purtroppo, lasocietà, così come l’intero set-tore edile, deve uscire da unastagnazione che ha travolto,nell’ultimo biennio, l’interocomparto. «L’anno trascorso hasegnato una forte stasi relativa-mente allo sviluppo e alla pia-nificazione del territorio» di-chiara Drisaldi. Tra i problemi più rilevanti,

Sono i più diffusi sul territorio, eppure,

i progetti di social housing faticano

ad ammodernarsi in termini

di sostenibilità economica e ambientale.

A insistere sulla necessità di rinnovare

l’approccio è Riccardo Drisaldi,

amministratore della Ircos

Andrea Moscariello

L’edilizia sociale si apreall’ecosostenibilità

L’architetto Riccardo Drisaldi, amministratore unico di Ircos Spa.

Nelle altre immagini, alcuni progetti della società edile romana

Page 149: Dossier Lazio 03 2011

l’architetto pone l’accento sullenuove norme applicate al ter-ritorio della città di Roma. «Inuovi modelli normativihanno fatto si che l’attività in-dustriale edilizia risultasse pres-soché ferma – sostiene l’archi-tetto -. A eccezione di quegliinterventi già in itinere e dipiccole attività private assolu-tamente non sufficienti a ga-rantire i fatturati necessari almantenimento dei livelli oc-cupazionali delle aziende».

Dunque quali interventioccorrono per mutare il qua-

dro?«Dal nostro punto di vista ri-teniamo importante, anzi, in-dispensabile, attivare tuttequelle procedure già esistentinel campo normativo che pos-sono oggettivamente ridarenuova linfa al settore».

A proposito di “nuovalinfa”, la sua è una disciplinache finalmente trova nell’in-novazione uno dei suoi pernifondamentali. Non tutti nesono consapevoli. «In effetti l’innovazione nel-l’edilizia non è un fattore così

evidente come può essere perle televisioni ad alta risoluzioneo per i motori elettrico instal-lati sulle autovetture. Per in-novativo noi intendiamo l’uti-lizzo di materiali che rendonopiù confortevole un alloggio,anche senza la percezione dellaloro presenza. Siamo per l’uti-lizzo di una tecnologia nasco-sta, che aiuti l’isolamento dairumori e dal clima esterno, purgarantendo una qualità di vitanon artificiale. In questo l’evo-luzione della forma architetto-nica ha accompagnato, e avolte ha anche guidato, l’evo-luzione dei materiali e i nuoviapprocci relativi alla bioclima-tica».

Anche con Ircos si è verifi-cata questa evoluzione?«Nelle nostre realizzazionidiamo particolare importanza

Riccardo Drisaldi

LAZIO 2011 • DOSSIER • 219

› ›❞❝Le aziende produttrici di materiali biocompatibili

e quelle installatrici di sistemi a basso impattoenergetico devono uscire da quella che oggipotrebbe essere considerata una nicchia elitaria

Page 150: Dossier Lazio 03 2011

a quegli edifici che nascon-dono, sotto i loro pavimenti,chilometri di fibre ottiche e si-stemi di controllo computeriz-zati per gli impianti climatici.In tal modo riusciamo a ga-rantire a centinaia di persone ilgiusto microclima».

Mentre come è cambiatol’approccio relativamente al-l’inserimento degli edifici neimoderni contesti urbani?«Negli ultimi dieci anni si staverificando un’inversione ditendenza resa necessaria daltentativo, da parte dei Comunidi maggiore estensione, dicompletare zone già urbaniz-zate e servite dalla rete dei tra-sporti piuttosto che continuarenell’espansione territoriale de-gli agglomerati cittadini. Tuttoquesto sta generando un lavorodi ricerca per inserire elementicaratterizzanti all’interno diquartieri consolidati. Questi,anche grazie all’apporto eco-nomico che ne deriva, servi-ranno da generatori di serviziper la comunità circostante».

L’intento è chiaro, ma nellecittà italiane, e Roma ne è unesempio lampante, non sonopochi i problemi.«Le criticità con cui ci si con-

› ›

220 • DOSSIER • LAZIO 2011

Quasi 4mila alloggi, oltre 100mila metri quadrati disuperficie destinata ai servizi, una cittadina completa di

scuole, chiese, uffici e negozi. Sono importantissimi inumeri raggiunti dalla Ircos Spa dal 1968 a oggi. Alla finedegli anni Sessanta il settore edile era dominato daicosiddetti “palazzinari”. Ircos, in controtendenza, decise didedicarsi a una nuova tipologia di progetti, che di lì a pocoin Italia, specialmente a Roma, sarebbe esplosa. Si trattadell’edilizia economica e popolare, strumento urbanisticoche permetteva di acquistare una prima casa con particolariagevolazioni e protetta da un prezzo forzatamentecalmierato. Iniziarono così ad arrivare i primi appalti, in cuiun solo edificio doveva contenere anche più di 300abitazioni, con uno sforzo progettuale e realizzativo senzaprecedenti. Ma Ircos non crea solo abitazioni, nel suoportfolio si trovano anche centri commerciali, chiese, ufficidi prestigio, negozi e ristrutturazioni di edifici storici. Allaguida dell’azienda, oggi si trova la sua seconda generazionedi professionisti, guidati dall’architetto Riccardo Drisaldi,che non ha certo abbandonato i presupposti e la formamentis dei quattro fondatori.www.ircos.it

Un’intuizionein controtendenza

fronta, soprattutto nel Co-mune di Roma, sono relative aquella conformazione urbani-stica che le periferie e le ex bor-gate abusive hanno consolidatosino ad oggi. Pertanto, par-liamo di un sistema viario in-sufficiente, di mancanza dipiazze aggregative e, soprat-tutto, anche se in questo set-tore si sono fatti grandi passiavanti, di impianti fognari siastradali che civili non adeguati.

In questo caso gli interventisul territorio apporterannofondi spendibili per la riquali-ficazione necessaria».

Quanto incide la variabiletecnologica?«Il nostro settore, “statico pereccellenza”, vive oggi un mo-mento relativamente innova-tivo nell’accogliere le nuovetecnologie energetiche e cli-matiche che si sono sviluppatea livello globale. La mia preoc-

SOCIAL HOUSING

Page 151: Dossier Lazio 03 2011

LAZIO 2011 • DOSSIER • 221

cupazione sta nel fatto che unsimile rinnovamento rischia didivenire un “laccio sempre piùstretto” se non gestito con op-portune norme tecniche».

Ad esempio?«Pensiamo solo alla quantitàdi pannelli fotovoltaici neces-saria per un’abitazione civilesecondo i parametri odierni diecosostenibilità».

Parliamo di edilizia so-ciale, da sempre il vostrocore business. Cosa rappre-senta oggi?«La nostra azienda, che ri-cordo ha nel suo nome le pa-role “Costruzioni Sociali”, èsempre stata in prima lineanella realizzazione di case diedilizia convenzionata. Ciòche oggi viene definito con iltermine esterofilo “SocialHousing” è stato già da noiaffrontato e sviluppato».

Attualmente su cosa statelavorando?

«Su un intervento in corso disviluppo che vede tra l’altro larealizzazione di ottanta unitàimmobiliari da immettere sulmercato a un canone concor-dato di altissima accessibilità.Tutto questo si aggiungerà aglialtri piani che stiamo impron-tando sempre con la volontàdi riqualificare e migliorare leborgate e le periferie sponta-nee».

Su cosa occorre far leva persviluppare concretamente,su tutto il territorio, unaprogettualità moderna e so-stenibile?«Per investire nell’architetturasi deve anche preparareun’area formativa per chi pro-getterà e per chi utilizzerà lenuove tecnologie. Le aziendeproduttrici di materiali bio-compatibili e quelle installa-trici di sistemi a basso impattoenergetico debbono rappre-sentare la loro attività in ma-

niera più divulgativa. Devono,per intenderci, uscire da quellache oggi potrebbe essere con-siderata una nicchia elitaria,sia per la ancora rara applica-zione sia per i costi d’in-gresso».

Dunque è ancora un di-scorso eccessivamente “dinicchia”?«Sì, e ciò si riflette oggettiva-mente, come detto, su un’ap-plicazione ancora poco dif-fusa, soprattutto in quegliinterventi di cosiddetto hou-sing sociale, che sono però atutt’oggi uno sbocco futuroconcreto, sia per il recuperosia per l’emergenza abitativa. Ilfatto è che il loro valore divendita e di affitto non puòsostenere, se non con un fi-nanziamento, dei costi ag-giuntivi così onerosi. Ci au-guriamo che passata questaondata di crisi di liquidità an-che nelle nostre regioni si pos-sano attivare dei veri piani disviluppo energetico applicatia queste che sono le residenzepiù diffuse».

E quale sarà l’impegnodella vostra società in pro-posito?«La nostra attenzione è voltain questa direzione. Con-tiamo di avviare nei prossimidue anni l’edificazione di al-meno due interventi perquattrocento alloggi com-plessivi che conterranno, alloro interno, questi fattori disostenibilità economica e am-bientale».

Riccardo Drisaldi

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PROGETTAZIONE

222 • DOSSIER • LAZIO 2011

Da sempre terrenofertile per darevoce e forma allacultura e alle ca-

noniche espressioni della “te-chnè”, catalizzatore di nuoviconcetti architettonici e co-struttivi, l’attuale panoramadella progettazione, agli occhiesperti di Nedo Spini, nell’ul-timo ventennio non sembraaver vissuto progressi merite-voli di lode. Soprattutto perquel che concerne il “dietro lequinte” del percorso operativoche dal progetto giunge alla rea-

lizzazione di una data opera. Dal 1986, anno di avvio dellaNesco International, società diingegneria operante nel campodell’architettura e dell’ingegne-ria civile e industriale, «ritengoche le attività progettuali ab-biano registrato un’involuzione.Per questo, oggi più di prima, ènecessario che alla progetta-zione venga riconosciuto il suovalore originario e insostitui-bile, e cioè quello di consentireuna corretta valutazione eco-nomica e un’efficiente esecu-zione delle opere». Nedo Spiniillustra come la professionalitàrischi di cadere in un pesantesvilimento, soprattutto a causadi non poche inadeguatezze delsistema nel quale gravitano gliappalti pubblici.

Perché, secondo lei, le atti-vità connesse alla progetta-zione architettonica e inge-gneristica hanno subìtoun’involuzione?«Oggi, per molti operatori nelcampo dell’edilizia, la progetta-zione è considerata, purtroppo,

come un costo da abbattere ilpiù possibile. Per questo, molteiniziative edilizie, per le quali laprogettazione esecutiva vieneeffettuata addirittura in corsod’opera, non possono essererealizzate se non a prezzo dicontinui disguidi che si tramu-tano in modifiche e ritardi delprogramma lavori e incidononegativamente sulla qualità esul costo del prodotto finale».

Se potesse intervenire permodificare le normative cheregolano gli appalti, su qualiaspetti punterebbe per sem-plificare il sistema?«Ritengo che l’aspetto più ne-gativo delle gare d’appalto pub-bliche, e mi riferisco a quelle re-lative alla progettazione e, piùin generale, alla prestazione diservizi di ingegneria, sia quellodell’aggiudicazione del lavoroin base all’attribuzione di per-centuali che privilegiano il ri-basso d’asta offerto rispetto adaltri fattori più importanti qualil’esperienza, i titoli professio-nali, lo staff e così via. Va sot-

In apertura, Nedo Spini,

titolare della Nesco

International, società

di ingegneria con sede

a Roma. L’altra

immagine illustra

un progetto realizzato

di recente

www.nesco.it

Restituiamo valore al progettoOggi, nel campo dell’edilizia, per molti operatori

la progettazione è considerata, purtroppo, come

un costo da abbattere. Anche perché spesso nelle gare

d’appalto si privilegia il prezzo offerto rispetto ad altri

fattori più importanti. Il punto di Nedo Spini

Adriana Zuccaro

Page 153: Dossier Lazio 03 2011

Nedo Spini

LAZIO 2011 • DOSSIER • 223

❝❞

La progettazione, essendo consideratanegli appalti pubblici un onere accessorio,deve passare attraverso le maglie della logicadi mercato, cioè del minor costo possibile

tolineato che questo sistema,per la sua “antieconomicità”,ostacola la partecipazione dipiccoli e medi studi organizzatie responsabili che potrebberooffrire maggiori garanzie ai finidella qualità del prodotto ri-chiesto».

A cosa vanno incontro,oggi, le piccole e grandi realtàprofessionali?«Ci sono due realtà da esami-nare. Sono presenti nel mondodell’edilizia le grandi società diingegneria che, realizzando pro-getti “chiavi-in-mano”, hannonella loro organizzazione un set-tore dedicato alla progettazionee uno dedicato alla realizzazionedella commessa. In questo casole prestazioni di piccoli e medistudi professionali esterni sonomarginali essendo richieste sol-tanto per coprire temporaneenecessità. Sono presenti, e rap-presentano la maggioranza nelcampo, gli appaltatori “tradi-zionali”, cioè coloro i quali, aprescindere dalla grandezza,hanno soltanto un ufficio tec-nico interno dedicato a seguirele gare e la costruzione. In que-sto caso il progetto, se compreso

nell’appalto, viene commissio-nato a un progettista esterno. Inun caso o nell’altro le presta-zioni o la progettazione essendoconsiderate oneri accessori, de-vono passare attraverso le ma-glie della logica di mercato, cioèdel minor costo possibile».

Le collaborazioni offertedalla Nesco a imprese estereattive in Italia comportano at-tività multidisciplinari. Qualisono le dinamiche sottese atali sinergie? «La nostra collaborazione consocietà di progettazione, prin-cipalmente americane, attive inItalia, dura ormai ininterrotta-mente da 25 anni. La partico-larità principale di questa atti-vità sta nella fidelizzazione delrapporto con i clienti acquisitaattraverso una costante e posi-tiva risposta alle esigenze di ognicommessa in un campo parti-colare come quello delle infra-strutture militari, dove il ri-spetto dei tempi, delle

procedure e la puntuale rispostaalle più svariate richieste di ognicommessa sono essenziali. Ogniprogetto realizzato in Italia nelquale siamo coinvolti prevede lafornitura di una vasta gammadi servizi a integrazione dell’as-sistenza vera e propria al pro-getto e che comprende ricerchedi mercato, analisi normativecomparative, traduzioni, capi-tolati, stime, indagini topogra-fiche, geognostiche e ambien-tali, certificazioni, praticheamministrative, controllo dellaqualità, programmazione e as-sistenza alla direzione lavori.L’aspetto più importante con-seguente a questo tipo di atti-vità, oltre all’estrema correttezzadell’aspetto economico è rap-presentato dallo spirito di squa-dra che si stabilisce con ilcliente, caratterizzato da unacollaborazione costruttiva eleale raramente riscontrabile inaltre esperienze a livello stretta-mente nazionale».

Page 154: Dossier Lazio 03 2011

SAPIENZA ARTIGIANA

224 • DOSSIER • LAZIO 2011

Roma, fine deglianni Sessanta. ViaBocca di Leonenon era certo

quella di oggi, con negozi difirme di grande prestigio, masolo una modesta traversa divia dei Condotti quandomolto timidamente si è al-zata per la prima volta la ser-randa della Poignèe, nell’ot-tobre del 1967. «I passantiguardavano la bottega incu-riositi e ironici, chiedendosicosa succedesse al di là dellavetrina. Quale sviluppo com-merciale poteva avere un’atti-vità basata quasi esclusiva-mente sulle maniglie?Un’idea apparentemente bi-slacca. Invece era la conse-guenza di una lunga rifles-sione dettata dall’esperienza esfociata nella convinzioneche, con il tempo, sarebbestata sempre più necessaria la

specializzazione». RobertaBorra Cinque rac-conta perché.Cosa è successo da

quel del 1967 a

oggi? «I fatti ci hanno dato ragionee oggi, come allora, siamosempre all’avanguardia. Moltihanno cercato di imitarci, ilprimo dopo solo tre anni, inseguito a decine, ma noi ri-maniamo “l’originale”, pro-ponendo sempre nuove ideee applicando i prezzi giusticon la garanzia, oggi comeieri, di un’ottima qualità».

Qual è la prerogativa pereccellenza di Poignèe? «Una delle caratteristiche chedistingue Poignèe da aziendedello stesso settore è l’ottimaorganizzazione, anche nel si-stema delle consegne, che rie-sce a semplificare tutti i pro-blemi tecnici apparentementeinsormontabili per i non ad-detti ai lavori. La verità è cheper noi il “problema” per defi-nizione non esiste: tutto è ri-solvibile. La cura del partico-lare, che rende più personale econfortevole la casa, è il nostro“piacevole” dovere».

In cosa consiste, nellospecifico, l’attività del-l’azienda?«Essenzialmente nella lavora-zione e produzione di prodottiartigianali di qualità coordi-nati che assumono formed’arte nei complementi d’ar-redamento che produciamoavvalendoci delle più avanzatetecnologie e guidati dalla no-stra lunga tradizione artigia-

Roberta Borra Cinque

è titolare della Poignèe

di Roma

www.poignee.com

Il valore del dettaglioL’amore per i particolari, la raffinatezza

di un dettaglio, la capacità di restituire

l’originaria bellezza a un oggetto

del passato conferendo valore

a un ambiente. L’esperienza

di Poignèe, raccontata

da Roberta Borra Cinque

Erika Facciolla

Page 155: Dossier Lazio 03 2011

Roberta Borra Cinque

LAZIO 2011 • DOSSIER • 225

nale che ci ha permesso di de-dicare l’attività dell’aziendaalla produzione non solo dimaniglie ma anche di acces-sori per tende, bagni, illumi-nazione, targhe, eccetera».

Da quali materiali na-scono le vostre piccole“opere d’arte”? «Plasmiamo e modelliamo lamateria in oggetti unici nellamodernità dell’alluminio,nella severità del bronzo,nella trasparenza del plexi-glass, nella classicità dell’ot-tone, nella austerità del ferro,nella solidità dell’acciaio».

Qual è il target di riferi-mento? «La Poignèe è per tutti, sia

per i clienti che arredano lenuove case, sia per coloro cheamano la tradizione e vo-gliono conservare le “vecchiemaniglie della nonna”. Aiu-tiamo loro a conservarle. Ilnostro lavoro è paragonabile,in tal senso, a un vero e pro-prio istituto di bellezza, piùche di restauro».

Può farci un esempioconcreto? «Con un processo di puli-mentatura e di vetrificazionea fuoco, riportiamo al lorooriginario splendore gli ot-toni invecchiati e corrosi, acosti accessibili».

Come avete affrontato laglobalizzazione e la con-

correnza implacabile deimercati esteri e delle grandiaziende? «Il fenomeno della globalizza-zione palesatosi negli ultimianni è stato affrontato senza lapaura né del confronto nédella concorrenza, non la-sciando mai che i nostri pro-dotti scadessero di qualità esapendo che solo mantenendoun giusto rapporto qualità-prezzo, sia dei prodotti che deiservizi, avremmo superatoogni ostacolo».

Da cosa si riconosce unprodotto della Poignèe? «I nostri prodotti sono tuttimanufatti: per noi i mac-chinari aiutano solamentenella precisione della tec-nica e delle misure la-sciando all’estro e alle capa-cità del sapiente artigianola produzione vera e pro-pria. Sono tutti “figli unici”curati ad uno ad uno inogni dettaglio».

❝❞

I nostri prodotti sono manufattie rappresentano per noi ‘figli unici’,curati minuziosamente ad unoad uno in ogni più piccolo dettaglio

Presente sul mercato da oltre quarant’anni, da quandocioè la maniglia non era così in primo piano sulle riviste

specializzate per la casa come è oggi, Poignèe offre laraffinatezza dello stile artigiano nell'elaborare quegliaccessori che oggi sono divenuti preziosi dettagli checaratterizzano un arredamento semplice o sofisticato. Lerichieste più insolite, eleganti e personalizzate, prendonovita arricchendosi di particolari preziosi e decorando ogniambiente, elegante o informale, moderno o classico. Ilsegreto di un’attività di questo tipo è soprattutto nel volercontinuare a essere un punto di riferimento nellariproduzione artigiana di antichi modelli in cui chiunque puòtrovare la soluzione giusta, innovativa e non standardizzata.

Passione e originalitàper ogni ambiente

Page 156: Dossier Lazio 03 2011

SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

232 • DOSSIER • LAZIO 2011

Obiettivo differenziatae trattamento dei rifiutiDopo il nuovo

piano regionaledei rifiuti, la pro-roga per la disca-

rica di Malagrotta: ha fattomolto discutere la decisionedella giunta Polverini che rin-via la chiusura di 6 ulteriorimesi e riaccende il dibattito suun sito ancora attivo nono-stante una direttiva europeadatata 1999 che vincola l’in-gresso in discarica solo ai ri-fiuti pretrattati. Manlio Cer-roni, presidente del Consorziolaziale rifiuti e proprietario del-l’area su cui sorge l’impianto diMalagrotta, difende però aspada tratta la sua attività.«L’ordinanza della giunta Pol-verini – spiega – prevede nonsolo la proroga semestrale, maanche e soprattutto il tratta-mento di tutti i rifiuti solidi ur-bani prima dello smaltimentofinale. Questo può contribuirea prolungare, con una gestioneoculata, l’utilizzo di Malagrottaper un tempo ancora significa-tivo. Inutile fare previsioni algiorno o al mese: essenziale è esarà assicurare la continuità delservizio a Roma».

Nel frattempo però si con-tinuano a cercare soluzioni esiti alternativi. «Per essere validi devono esserevicini agli impianti di tratta-mento (Tmb), idonei dal puntodi vista ambientale e geologico,dotati di servizi logistici ade-guati e lontani da centri abitati,nonché funzionali ai luoghi di

produzione dei rifiuti. A questopunto è facile trarre le conse-guenze circa la localizzazionepossibile che dipende, comun-que, da una decisione regio-nale. In base alla nostra espe-rienza noi abbiamo propostocomunque per tempo siti chehanno questi requisiti».

Uno degli obiettivi delpiano della Regione è quellodi emanciparsi dal sistemadelle discariche. In che modoColari può contribuire alla

sua realizzazione?«Il piano regionale di gestionedei rifiuti è positivo, completo erealizzabile. Il Colari, così cometutte le altre società, deve rea-lizzare gli impianti autorizzati. Ilvero problema oggi è passaredalle parole ai fatti: il finanzia-mento dei nuovi impianti pro-grammati ha un costo, calcolatoda Federlazio Ambiente, di ol-tre 650 milioni di euro e di-pende in gran parte dalla di-sponibilità del sistema bancario.

Il piano approvato dalla Giunta Polverini vuole allineare la Regione

alle direttive europee. Nel frattempo la discarica di Malagrotta

incassa una proroga di altri sei mesi. Per il proprietario,

Manlio Cerroni, «l’essenziale è assicurare la continuità del servizio»

Riccardo Casini

Page 157: Dossier Lazio 03 2011

Manlio Cerroni

LAZIO 2011 • DOSSIER • 233

tivamente all’impatto ambien-tale, con emissioni di granlunga al di sotto del minimonormativo. Quanto al bilancioenergetico, è necessario aspet-tare l’installazione delle altredue linee, prevista per i pros-simi due anni, per avere undato credibile e definitivo.Oggi dalla linea dimostrativa, icui dati sulle emissioni sonoriportati in tempo reale sul sitoweb di Colari, le emissioni perfurani e diossine sono presso-ché pari a zero».

Recentemente la Commis-sione europea ha inviato al-l’Italia una lettera di costitu-zione in mora sostenendo che“a tre anni dalla sentenza dicondanna emessa dalla Cortedi giustizia dell’Ue, il pianoprogrammatico per la ge-stione dei rifiuti nel Lazionon è ancora conforme allalegislazione europea”. Inquali direzioni è necessarioprocedere per evitare possi-bili sanzioni?«Il piano regionale è in lineacon le attese della Commissione

A fianco, la fossa di stoccaggio

del Cdr di Malagrotta;

sotto, la linea di gassificazione attiva.

Nella pagina a fianco,

Manlio Cerroni davanti al gassificatore

europea e quindi la condannadella Regione Lazio dovrebbeessere ormai alle nostre spalle.Ora davanti a noi ci sono - evanno perseguiti in modo coe-rente e produttivo - gli obiettividel superamento delle discari-che e dello sviluppo sia dellaraccolta differenziata che degliimpianti necessari per trattarlain funzione del mercato dellematerie prime seconde».

A proposito di differen-ziata: nel Lazio è ancora aldi sotto degli obiettivi na-zionali, e nel 2010 solo 9Comuni hanno superato lasoglia del 50%. In chemodo è possibile incenti-vare questa pratica?«Sarà possibile incentivare laraccolta differenziata quando siinquadrerà in una seria politicaindustriale: soltanto allora si ca-pirà che la raccolta porta aporta è soltanto il primo step diuna lunga catena industriale ilcui esito virtuoso sarà dato dallariutilizzazione dei materiali edalla trasformazione in materieprime seconde utilizzabili dalleindustrie rispettose dei costi.Non dimentichiamo che Mi-lano la scorsa primavera ha so-speso la raccolta differenziatadella frazione organica per co-sti eccessivi. Tuttavia si deveavere fiducia: anche in questosettore deve valere la regola delbilanciamento fra costi e ricaviperché, vista la situazione ge-nerale, non è più tempo di sov-venzioni e sprechi».

Per questo la Regione Lazio deveesercitare fino in fondo il suoruolo istituzionale di stimolo edi pressione cosicché entro il2013 il piano sia completa-mente realizzato e operativo».

Ma quali risultati sta for-nendo la termogassificazionea Malagrotta? Vi sono rischi alivello ambientale legati alleemissioni in atmosfera?«I risultati sono eccellenti rela-

Page 158: Dossier Lazio 03 2011

In un panorama interna-zionale sempre più at-tento alla produzione di«energia verde», le aziende

italiane, produttori e consuma-tori, si muovono con dinami-smo sul lato dell’offerta mentresul lato della domanda l’energiarinnovabile acquista sempre piùun posto di rilievo nei bilanci disostenibilità delle aziende. D’al-tro canto, l’industria si scontraspesso con la scarsa lungimi-ranza della classe politica e coni limiti imposti dall’attuale li-vello tecnologico. Le famiglie,da parte loro, auspicano un’in-centivazione di tali tecnologie,al punto da essere disposti a pa-gare di più l’energia elettrica,quando questa proviene dafonti rinnovabili. Nonostantele difficoltà, il futuro prometteottime prospettive di crescita,anche a fronte di una sempremaggiore attenzione da partedella Comunità Europea.

Su che fonti oggi si puntadi più?

«Oggi c’è molto interesse sul fo-tovoltaico, ma credo verrà ridi-mensionato nei prossimi dueanni. Tanto è vero che l’obiet-tivo di 8.000 MW, previsto dalpiano di azione italiano nel-l’ambito della direttiva europea2009/28, è praticamente rag-giunto. La prossima frontierasaranno le biomasse che, al con-trario del fotovoltaico, permet-tono margini di miglioramentotecnologico gestibile in Italia.Infatti, sotto questo profilo, c’èda rilevare che l’Italia nel settoredelle rinnovabili dipende an-cora in gran parte dall’acquistodi tecnologia estera».

Quali sono i vantaggi deri-vanti dalle biomasse? «Anzitutto, un impatto occu-pazionale più elevato: la ge-stione di un impianto a bio-masse da un megawatt impiegauna decina di persone, mentreper un impianto fotovoltaico dipari potenza è più che suffi-ciente una persona. Inoltre, lebiomasse sono combustibili e

ICQ è un Gruppo che oggi

comprende sessanta società,

in grado di gestire l’intera filiera della

produzione di energia rinnovabile.

L’Amministratore delegato,

Luigi De Simone, fa il punto

sulle prospettive del settore

Riccardo Ceredi

Il futuro della green energyè nelle biomasse

234 • DOSSIER • LAZIO 2011

L’Ad del Gruppo ICQ, Luigi De Simone

Page 159: Dossier Lazio 03 2011

per il settore e per Icq?«Nel 2010 abbiamo stretto unaccordo con Unicredit, che ciaccompagnerà nel corso delprossimo piano triennale, finoalla fine del 2013. Entro taledata vogliamo arrivare a pro-durre mezzo TWh, il doppio diquanto produciamo oggi. Perquanto riguarda il settore, pre-vedo un’aggregazione tra gli ope-ratori più piccoli. Oggi, accantoai colossi mondiali del rinnova-bile, c’è un vuoto che potrebbeessere coperto da soggetti di “ta-glia intermedia”, derivanti dal-l’integrazione di piccole realtà.Ci attendiamo anche più atten-zione da parte dei governi. Lea-der quali Barack Obama e An-gela Merkel si sono mostrati piùlungimiranti di altri. La Germa-nia in particolare è una nazioneche fa da traino, soprattutto sullatecnologia. Anche la Cina è datenere in considerazione: è il piùgrosso produttore mondiale egode di uno sviluppo tecnolo-gico in crescita».

possono essere utilizzati per ot-tenere sia energia termica, utileal condizionamento degli am-bienti, che elettrica. Questo, diriflesso, rende più facile rag-giungere gli obbiettivi previstidalla Comunità Europea».

Quali sono gli aspetti piùcritici del settore?«Operiamo nelle energie rin-novabili da quasi vent’anni eabbiamo notato in Italia uncomportamento confuso daparte del sistema politico. Peresempio, è avvenuto che regionicome Puglia, e Molise, Cala-bria etc. adottassero leggi regio-nali che sono state puntual-mente abrogate dalla CorteCostituzionale. I ritardi sonotestimoniati dalla promulga-zione delle linee guida che re-golamentano il settore: previ-ste nel 2003 e approvate solonel 2010».

Anche il sistema dell’incen-tivazione ha vissuto sconvol-gimenti. «Per esempio, l’articolo 45,

parte del decreto legge sullacompetitività del maggio 2010,stabiliva tagli eccessivi al sistemadegli incentivi e l’eliminazionedell’obbligo del ritiro dei Certi-ficati Verdi dal GSE, misure cheavrebbero messo in crisi il set-tore. L’articolo è stato poi rivi-sto in fase di conversione deldecreto in legge, ma questo hacausato ritardi di mesi nelle ero-gazioni da parte delle banche epanico nelle aziende. Ultima-mente però si sta cercando, so-prattutto in ambito europeo, ditrovare un equilibrio tra svi-luppo e sostenibilità economicanel sistema degli incentivi. D’al-tra parte, il progresso tecnolo-gico degli ultimi anni confortacirca una sostenibilità econo-mica dello sviluppo delle rin-novabili. L’obiettivo del 20%delle fonti rinnovabili, che perl’Italia è pari al 17%, potrà es-sere raggiunto con le altre fontied in particolare con le bio-masse».

Quali sono le prospettive

LAZIO 2011 • DOSSIER • 235

Gruppo ICQ

Page 160: Dossier Lazio 03 2011

RIFORME

Sotto,

Carolina Lussana,

vicepresidente

della commissione

Giustizia alla Camera

zione: non dimentichiamo che il nostro Paese ècondannato a pagare ogni anno vari miliardi dieuro all’Unione europea per l’eccessiva lungag-gine dei nostri procedimenti. Certo, bisogneràvalutare attentamente in che modo procedere,ma la direzione è quella giusta».

E le intercettazioni?«Costituiscono indubbiamente un utile me-todo di ricerca delle prove, ma è innegabile chenegli ultimi anni si sia verificato un abuso, inparticolare per quanto riguarda la loro divulga-zione, che spesso avviene in palese violazione delsegreto istruttorio. È questo aspetto che nonpuò più essere tollerato».

Ma quali tra questi lavori sono consideratiprioritari dalla Lega Nord?«La nostra priorità è la riforma costituzionaledella giustizia, che non va in direzione di una pu-nizione nei confronti dell’organismo giudiziariocome sostiene chi lega questo provvedimentoalle vicende del premier Berlusconi. La nostra ot-

Tra le minacce di sciopero dei magi-strati e la forte contrarietà delle op-posizioni, la riforma costituzionaledella giustizia voluta dal Governo

procede verso l’ultimazione. Una riforma che, se-condo il ministro Alfano, si baserà su «tre prin-cipi cardine: accusa e difesa devono essere allapari e quindi giudicati da un giudice impar-ziale; se un magistrato sbaglia deve esserne re-sponsabile; infine, la riforma del Csm». Unavolta approvata in Consiglio dei ministri, la pro-posta arriverà in Parlamento: con Carolina Lus-sana, che alla Camera è vice capogruppo della

Lega Nord ma anche vicepresi-dente della Commissione giu-stizia, facciamo il punto suiprossimi lavori in agenda.«Se da una parte – spiega – siprofila una grande riforma co-stituzionale, dall’altra si sonogià discussi alcuni provvedi-menti come processo breve eintercettazioni. Sul primo, aldi là delle polemiche strumen-tali, riteniamo che la ragione-vole durata del processo sia unaquestione da porre assoluta-mente sul tavolo, essendo an-che garantita dalla Costitu-

Nell’interessedei cittadiniCarolina Lussana, vicepresidente della commissione

Giustizia alla Camera, illustra la posizione della Lega:

«Nessun baratto col federalismo. Vogliamo

un sistema che metta sullo stesso piano difesa

e accusa, con un giudice terzo»

Riccardo Casini

244 • DOSSIER • LAZIO 2011

Page 161: Dossier Lazio 03 2011

Carolina Lussana

LAZIO 2011 • DOSSIER • 245

principi nella Costituzione, ma occorreranno leggicomplementari, mirate, che vadano nel concretoa migliorare il sistema giustizia».

Ad esempio?«Penso alla responsabilità civile dei magistrati: ègiusto rafforzare il principio scrivendolo nellaCostituzione, ma la Lega nord ha già pronte al-cune proposte di legge per renderlo applica-bile. D’altra parte i cittadini si erano già espressia favore con un referendum, che di fatto non hatrovato attuazione. Riteniamo invece si tratti diun principio sacrosanto».

Non teme che provvedimenti come questo,ma anche quelli relativi alle intercettazioni,possano limitare l’azione degli organi inqui-renti allargando quindi le maglie in termini disicurezza?«Sulle intercettazioni il ddl approvato dal Se-nato lasciava intatto il sistema attuale perquanto riguarda i reati più gravi, come mafia oterrorismo. E noi non vogliamo impedirle, solorenderle utili esclusivamente come mezzi di ri-cerca della prova: d’altra parte si tratta di unostrumento nato per accertare la notitia criminis,non per trovarla. Insomma, vogliamo regola-mentare, più che l’utilizzo, la divulgazione delleintercettazioni: è vero, è necessario tutelare il di-ritto di cronaca, ma allo stesso tempo vanno ri-spettati quelli dell’indagato».

Negli ultimi tempi la nascita di nuove forzepolitiche presenti in Parlamento ha prodottoun riequilibrio degli assetti anche in commis-sione Giustizia. Come ha influito questo nel-l’andamento dei lavori?«La commissione è attiva e su certi temi si sono

tica è invece quella di riformare la giustizia nel-l’interesse dei cittadini, i quali vogliono un pro-cesso veloce con un giudice effettivamente terzoe imparziale. In questo senso appare condivisibilela proposta di separazione delle carriere tra giu-dici e pubblici ministeri, così come il coinvolgi-mento dei cittadini nella scelta del personale ope-rante all’interno della magistratura».

Come giudicate invece le altre linee princi-pali della riforma Alfano?«Per il momento la valutazione della Lega è posi-tiva, ma attendiamo di vedere la stesura definitivadel testo. Di certo avanzeremo anche diverse pro-poste: vogliamo porre correttivi all’autoreferen-zialità della magistratura, evitando però di sotto-porla al potere politico. Ma non è comunquequesto l’intento della riforma Alfano, che puntainvece a mettere sullo stesso piano difesa e accusa,con l’istituzione di un giudice veramente terzo. Aogni modo, una riforma di questo tipo è sola-mente una cornice: non sono sufficienti nuovi

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La nostra ottica è quella di riformare la giustizia nell’interesse dei cittadini, i quali vogliono un processo veloce con un giudice effettivamente imparziale

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Page 162: Dossier Lazio 03 2011

RIFORME

246 • DOSSIER • LAZIO 2011

riforma in merito, quella dell’ordinamento giu-diziario, venne avviata dal ministro Castelli».

Dal “cappio” sventolato in Parlamento du-rante Mani Pulite a oggi, come si è modificatanegli anni la vostra idea di giustizia?«Siamo sempre stati garantisti, con una parti-colare attenzione per i temi della giustizia che silegano alla sicurezza dei cittadini, ma anche aicosti sostenuti in materia dai piccoli imprendi-tori. E su certi temi ci siamo sempre distinti dalPdl: principi come la certezza della pena per noisono indiscutibili, basti vedere il nostro votosempre contrario in caso di indulti o amnistie.A nostro avviso, infatti, non è questo il modoper risolvere il problema del sovraffollamentocarcerario, per il quale è necessario puntare in-vece sulla costruzione di nuove strutture e sul-l’applicazione rigorosa delle norme nei con-fronti dei condannati stranieri».

create anche maggioranze tra-sversali: penso all’abolizionedella possibilità di accedere alrito abbreviato per gli imputatidi reati punibili con l’ergastolo,un provvedimento approvatocon il voto, oltre che di Pdl e Lega, anche dell’Idv.Da tempo auspichiamo che si esca dalla politi-cizzazione delle questioni e dalla polemica se-condo cui tutto viene approvato nell’interesse diqualcuno, in modo da poter finalmente porremano insieme a una riforma che sia invece nel-l’interesse del cittadino».

Si parla spesso di un presunto “baratto” traLega e Pdl per l’approvazione di federalismoe riforma giudiziaria. In che modo è legato illoro destino?«L’idea di baratto non corrisponde assoluta-mente alla realtà, anzi la trovo assurda: si trattainfatti di contenuti già previsti nel nostro pro-gramma elettorale. Ovviamente per la LegaNord resta prioritaria la realizzazione del fede-ralismo, ma siamo altresì convinti della neces-sità di intervenire sul sistema giustizia. Non di-mentichiamo che dopo tanti anni la prima vera

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La Lega Nord è sempre statagarantista, basti vedere i nostri voticontrari su indulti o amnistie: nonsono queste le soluzioni al problemadel sovraffollamento carcerario

Page 163: Dossier Lazio 03 2011
Page 164: Dossier Lazio 03 2011

LEGALITÀ

Ammonta a circa 3 miliardi di euro ilsequestro di beni riconducibili alleorganizzazioni criminali ottenuto, nelcorso dell’ultimo anno, dalla Guardia

di Finanza anche con il supporto dello Scico,acronimo di Servizio centrale di investigazionesulla criminalità organizzata. Il trend dell’azionedi contrasto si presenta, inoltre, crescente anchein questo scorcio del 2011. Sono numeri che,come evidenzia il tenente colonnello Luca Al-bertario, capo ufficio raccordo informativo delloScico, conferiscono peso e sostanza all’attività diquesto reparto speciale della Guardia di Finanza,impegnato nel contrasto a ogni forma di crimi-nalità organizzata, in particolare sotto il profilo

dell’aggressione dei patrimoni illeciti da que-st’ultima accumulati.

Su quali tipologie di dati opera lo Scico? «Per esercitare al meglio la sua funzione, lo Scicoriceve dai 26 servizi interprovinciali sul territo-rio, i cosiddetti Ggico, Gruppi di investigazionesulla criminalità organizzata, con il concordeparere delle magistrature inquirenti, tutta una se-rie di informazioni sulle indagini in corso, ri-guardanti i reati di criminalità organizzata. Taliinformazioni, rielaborate e messe a sistema, con-sentono al Servizio centrale di individuare pos-sibili convergenze o sovrapposizioni tra le inve-stigazioni sul territorio, trovando le più idoneeforme di raccordo e coordinamento. Questa no-tevole quantità di dati viene utilizzata anche perfinalità di analisi operativa, tesa a identificare lediverse dinamiche degli illeciti perpetrati sul ter-ritorio e a prevedere, attraverso una serie di in-dicatori di rischio, i maggiori flussi criminali e illoro evolversi nel tempo».

Se e come sta cambiando in questi ultimianni l’attività dello Scico a livello operativo e

Viene considerato il polo tecnologico della Guardia

di Finanza. Il Servizio centrale di Investigazione

sulla criminalità organizzata svolge un ruolo strategico

nella lotta alle mafie. Ne delinea i contorni Luca Albertario

Francesca Druidi

Colpire i capitalidelle cosche

Luca Albertario,

capo ufficio raccordo

informativo dello Scico

260 • DOSSIER • LAZIO 2011

Page 165: Dossier Lazio 03 2011

Luca Albertario

LAZIO 2011 • DOSSIER • 261

nologico della Guardia di Finanza, nello spe-cifico settore della lotta alla criminalità orga-nizzata? «Sì, fornisce adeguato e tempestivo supporto tec-nico alle investigazioni più complesse e che ne-cessitano di una iniezione di tecnologia, volta ascardinare le spesso difficili ragnatele e “scher-mature” che la criminalità organizzata pone sem-pre di più in campo per accumulare illecitamenteingenti patrimoni».

Come si verifica il coordinamento con laDia, i Ggico e gli altri soggetti coinvolti nellalotta alla criminalità organizzata? E come si de-clina l’attività del Servizio Centrale a livelloterritoriale? «Lo Scico riscontra le richieste provenienti dallaProcura nazionale antimafia e intrattiene, sottol’egida del Comando generale, relazioni operativecon la Dia e la Dcsa (Direzione centrale dei ser-vizi antidroga), oltre che con Ros e Sco, con iquali, peraltro, si svolgono periodici incontri. A li-vello territoriale, come già accennato, lo Scicofornisce supporto info-operativo e tecnico aiGgico. Negli ultimi anni, abbiamo creduto mol-tissimo all’utilizzo di applicativi informatici chepotessero innalzare il livello delle investigazioni pa-trimoniali, fungendo da ausilio per i reparti im-pegnati quotidianamente nel contrasto a semprepiù pericolose e sofisticate forme di criminalità.Tra questi applicativi, ve n’è uno chiamato “Mo-lecola” che, mettendo a sistema una serie di datie informazioni provenienti da numerose banchedati nazionali, permette di individuare facilmentele sproporzioni tra i redditi, i patrimoni ufficial-mente dichiarati dai soggetti monitorati e i patri-moni effettivamente posseduti, costituendo una

sotto il profilo degli strumenti tecnologici im-piegati? «Negli ultimi anni, l’azione di contrasto alla cri-minalità organizzata, sul versante economico-patrimoniale, svolta dallo Scico e da tutte le unitàoperative della Guardia di Finanza, sulla basedelle direttive strategiche del nostro comandogenerale, si è notevolmente rafforzata, sia sotto ilprofilo strettamente investigativo, con il rag-giungimento di brillanti successi in termini di ar-resti di criminali e di sequestri di patrimoni, siaquanto a quello più propriamente tecnologicocon l’utilizzo, oramai consolidato, di avanzatis-simi sistemi, per esempio, di intercettazione te-lefonica e di monitoraggio satellitare. Il Serviziocentrale, in particolare, fornisce attraverso le sueautonome risorse di uomini e mezzi, supporto in-formativo e operativo ai Ggico e agli altri repartidel Corpo, nel caso in cui le indagini assumanoconnotati di multidistrettualità, cioè interessinopiù aree del Paese, o di transnazionalità, nel casosiano proiettate al di fuori dei confini nazionali».

È corretto definire lo Scico come il polo tec-

Se si recidono i canali di approvvigionamento delle risorse, allora le speranze di rendere esangue questadimensione criminale aumentano esponenzialmente

Il Pil siciliano pro capite;

il Pil degli abitantidel settentrione

sfiora invece i 30.000 euro

BENI

3mld

Numero dei gruppi di investigazioneinterprovinciali

che operano in Italia

GRUPPI26

� �

Page 166: Dossier Lazio 03 2011

LEGALITÀ

262 • DOSSIER • LAZIO 2011

sul fronte economico-patrimoniale». Cosa fare allora per potenziare ulterior-

mente l’azione di contrasto? «Determinante è continuare sulla strada già in-trapresa, colpendo, cioè, i capitali mafiosi. Più chedi mafie oggi si deve parlare di imprese mafiosee, quindi, l’atteggiamento degli organi preposti alcontrasto si deve collocare in questa lunghezzad’onda, ossia incidere sulle organizzazioni cri-minali tenendo conto della loro struttura, delleloro capacità di infiltrazione nel tessuto dell’eco-nomia legale e del loro, pur sempre presente,bagaglio di violenza e di intimidazione che vieneesercitato sempre più “a ragion veduta”. E per col-pire l’impresa mafiosa, distruggendola alla ra-dice, bisogna indirizzarsi verso i capitali. Se si re-cidono i flussi di finanziamento e i canali diapprovvigionamento delle risorse, allora le spe-ranze di rendere esangue questa dimensione cri-minale aumentano esponenzialmente».

formidabile “arma” investigativaa disposizione dei reparti».

Ritiene sufficientemente ef-ficaci gli strumenti legislativi eoperativi oggi a vostra dispo-sizione nella lotta alle organizzazioni mafiose?«Gli attuali strumenti legislativi a disposizionedelle Forze di polizia sono da considerarsi ade-guati ed efficaci, anche nel panorama interna-zionale. Infatti, il nostro paese è dotato di una ro-busta e organica legislazione antimafia che sipoggia, in estrema sintesi, nella possibilità di ag-gredire i capitali e i patrimoni accumulati dallacriminalità che risultino sproporzionati ai redditie alle manifestazioni economiche dichiarate, percosì dire “ufficiali”, anche se riconducibili ai co-siddetti prestanome dei mafiosi, i quali, con tec-niche sempre più sofisticate -diciamo manage-riali- cercano di interporre, tra loro e i beniillecitamente raccolti, filtri e diaframmi, alloscopo di disperdere il più possibile le tracce deireati commessi. Accanto a questi strumenti legi-slativi, si collocano poi l’impegno e le elevatepotenzialità operative di tutte le Forze di poliziae, in primis, della Guardia di Finanza, soprattutto

� �

Lo Scico fornisce adeguatosupporto tecnico alleinvestigazioni più complesse e che necessitano di una iniezionedi tecnologia volta a scardinare le schermature della mafia

Sopra, uomini

del reparto Scico

durante un’operazione

Page 167: Dossier Lazio 03 2011
Page 168: Dossier Lazio 03 2011

264 • DOSSIER • LAZIO 2011

«La sensibilità generale verso iltema della sicurezza sul lavoro èsicuramente aumentata». Nonha dubbi Oreste Tofani, presi-

dente della commissione parlamentare d’in-chiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoroe sulle morti bianche. Sul problema sono stati ac-cesi potenti riflettori e sono state date anche ri-sposte significative. «Credo che la più importantedal punto di vista legislativo sia il testo unico, de-creto 81 del 2008, che ha dato un corpus allenormative affinché le stesse possano essere me-glio colte sia dai datori di lavoro che dai lavora-tori stessi. Altre successive disposizioni di legge

Un’emergenza che mette tutti d’accordoL’attenzione per la sicurezza sul lavoro è alta e gli ultimi dati parlano

di un trend positivo. Ma Oreste Tofani invita a non abbassare la guardia:

«perché anche se dovesse morire una sola persona sarebbe un dramma»

Michela Evangelisti

hanno poi creato collegamenti con il mondodella scuola, per promuovere una cultura della di-fesa dei luoghi di lavoro dagli incidenti e in ge-nerale della salute».

Quale bilancio può tracciare dopo più didue anni di attività della commissione? «Parlerei piuttosto degli ultimi 5 anni. Ero presi-dente della commissione già durante la legislatura2005/2006 e nel 2008, nonostante l’area politicaalla quale appartengo fosse all’opposizione, ebbi lagratificazione di essere confermato. Questo a te-stimonianza che tutte le componenti politicheche fanno parte di questa commissione ritengonoche questa non debba essere luogo dello scontro

SICUREZZA SUL LAVORO

Page 169: Dossier Lazio 03 2011

LAZIO 2011 • DOSSIER • 265

politico ma del ragionamento che tende a unasintesi, perché affrontiamo un tema che sta acuore a tutti. In questi anni la commissione hasvolto un lavoro pressante d’inchiesta, attraversomissioni e audizioni, per comprendere a fondo ilproblema; abbiamo così fornito importanti ele-menti per la definizione del decreto 81 del 2008».

Quali sono oggi le vostre priorità?«Al momento stiamo affrontando il tema del-l’agricoltura. Dalla nostra analisi emergono aspettisconcertanti: la maggior parte delle macchineagricole, soprattutto trattori, sono fuori dallenorme di sicurezza, non hanno protezioni: néeventuali cinture, né un tetto rigido che eviti loschiacciamento in caso di ribaltamento. Stiamoelaborando questi elementi per formulare delleproposte ai ministeri competenti, con l’obiettivodi colmare le lacune ancora presenti. Questo èuno dei nostri modi di operare. Oppure, quandoarrivano norme di carattere generale che pos-sono riguardare anche il settore della sicurezza sullavoro, apriamo un confronto con i ministri di ri-ferimento per individuare elementi che possonodare adito a interpretazioni non chiare».

Testo unico sulla sicurezza sul lavoro: qualisono stati finora gli effetti concreti e quali sonoinvece i problemi applicativi ancora presenti?«Il Testo unico ha rappresentato un momentodi sintesi per poter dare ai soggetti coinvolti deiriferimenti e dei chiarimenti sui comporta-menti da tenere. Il testo per alcuni aspetti nonè stato ancora completamente definito, perchévi sono alcuni atti amministrativi di secondo li-vello che devono essere ancora licenziati. Lamotivazione di questo ritardo è che molti ar-gomenti fanno riferimento a tavoli complessi,che coinvolgono Stato e Regioni, forze sindacalie altri soggetti. Sono comunque ottimista:credo che nel giro di pochi mesi la gran partedelle deleghe potrà essere definita».

Uno dei settori più critici per il rispetto delle

norme in materia di salute e sicurezza sui luoghidi lavoro è quello degli appalti dove si riscon-trano talora ribassi eccessivi nelle offerte, con ilrischio di comprimere i costi della sicurezza. «È un punto sul quale stiamo battendo molto:dobbiamo contrastare con determinazione il mas-simo ribasso, tenendo conto di un limite: nonpossiamo comprimere il principio della concor-renza, che è garantito anche a livello comunitario.Per far fronte a questo problema molto dipendeanche dalle amministrazioni e dalle stazioni ap-paltanti, che potrebbero evitare lo strumento delmassimo ribasso: anche in questo caso è fonda-mentale il collegamento tra il potere legislativo equello che viene gestito sul territorio».

��Dalla nostra analisi emergono aspettisconcertanti: la maggior parte dellemacchine agricole, soprattutto trattori,non rispettano le norme di sicurezza

Oreste Tofani

Le vittime di eventifatali denunciateall’Inail nel 2010secondo le stime

preliminari

MORTIBIANCHE

980

Le vittime nel 2009nel settore agricoltura;

nel 2008 erano 128

AGRICOLTURA115

Oreste Tofani,

senatore del Popolo

della Libertà

e presidente

della commissione

parlamentare

d’inchiesta sul

fenomeno degli

infortuni sul lavoro e

sulle morti bianche

Page 170: Dossier Lazio 03 2011

SICUREZZA SUL LAVORO

L’avvocato

Francesco Compagna

Sviluppare una più diffusa cultura della si-curezza sul lavoro è il primo passo perevitare fatali incidenti che ogni annosiamo costretti a leggere. Molto si sta fa-

cendo per sensibilizzare le coscienze su questofronte ma «tutelare la sicurezza e la salute dei la-voratori – sostiene Francesco Compagna – vuoldire anche consentire che vengano svolte ricercheautorevoli su temi collegati ai rischi che possonocorrere i lavoratori».

Negli ultimi anni il problema della sicu-rezza negli ambienti di lavoro è stato uno de-gli argomenti di maggiore impegno per le im-prese. Si è sviluppata secondo lei una maggioreconsapevolezza su questo tema? «Sicuramente c’è stata maggiore attenzione suquesto tema negli ultimi anni non solo a livellogiuridico ma anche sul piano politico grazie ad al-cuni messaggi del presidente Napolitano e agli in-

terventi normativi del governo.È un tema di cui si è parlatomolto e penso che come semprela sensibilità politica per uncerto tema abbia delle conse-guenze positive anche perquanto riguarda aziende che inqualche modo hanno recepitoquesta sensibilità. Dal punto divista penalistico c’è un difettostorico, un atteggiamento forsecriticabile che si riscontra spessonel nostro paese e che è quello diintervenire e di criminalizzare

La prevenzione in ambito di sicurezza sul lavoro dovrebbe

essere il primo obiettivo delle imprese per limitare i rischi.

L’avvocato Francesco Compagna spiega quali sono

le innovazioni legislative che sono intervenute negli ultimi anni

Nicolò Mulas Marcello

Tutelare sicurezza e salute

266 • DOSSIER • LAZIO 2011

soltanto dopo che un danno si è verificato. Il pro-blema dei controlli preventivi che sono legati auna efficace azione amministrativa, invece spessofa emergere delle carenze».

La normativa del decreto legislativo 626/94è stata meglio definita e continuano le inno-vazioni legislative in materia anche, se a volte,permangono aree di incertezza sul comporta-mento da tenere. Cosa è cambiato dal punto divista legislativo negli ultimi anni? «Ci sono ulteriori specificazioni. Non sono peròconvinto che una normativa molto specificache interviene nel dettaglio dei singoli com-portamenti da tenere sia di per sé utile sul temadella sicurezza sul lavoro perché l’impresa è unmondo in divenire. Talvolta un’eccessiva speci-ficità delle disposizioni finisce per suscitare unatteggiamento di tipo burocratico a cui si cercadi adempiere sul piano formale invece che porrecostantemente il problema della sicurezza. Èovvio che un sistema di controlli presupponeche ci siano adempimenti formali ma a mio av-viso non si può neanche pensare che un’aziendasi impegni in maniera così costosa e così faticosasull’ adempimento di una serie di incombenzeformali in quanto l’effetto diventa quello diuna deresponsabilizzazione. Con la riforma del

Page 171: Dossier Lazio 03 2011

Francesco Compagna

LAZIO 2011 • DOSSIER • 267

esistono alcune imprese che sopravvivono perchérisparmiano sulla sicurezza. In ambito edile infattii costi di chi rispetta le regole sono diversi da chinon lo fa. Si tratta di un problema di legalità ge-nerale delle imprese che va al di là dello specificodella sicurezza sul lavoro».

L’articolo 28 del decreto legislativo 81/08prevede che l’oggetto della valutazione dei ri-schi debba riguardare tutti i rischi compresiquelli connessi allo stress lavoro-correlato. Ciòcomprende la categoria di rischi psicosocialiossia all’organizzazione, alla progettazione dellavoro e alle condizioni socio-ambientali chepossono influire in modo preponderante sulbenessere del lavoratore. Vengono applicate leleggi in questo contesto?«Sono fenomeni di cui si parla molto ma di cuiè particolarmente difficile l’accertamento. Credoche sia il caso di intervenire sulla prevenzione,qualche volta anche attraverso attività di ricerca,poiché molti fenomeni sono a noi sconosciuti.Oggi parliamo dei danni dell’amianto come unacosa certa ma fino a qualche anno fa non se neconosceva la reale pericolosità. Oggi ci sono tantialtri fenomeni che noi non conosciamo. Tutelarela sicurezza e la salute dei lavoratori vuol dire an-che consentire lo svolgimento di ricerche auto-revoli su temi di questo tipo. Non è tanto lo stressdel singolo lavoratore, che può anche essere diffi-cile da percepire, ma ci sono intere categorie di la-voratori che sono sottoposte a pericolo in quantosvolgono lavori particolarmente usuranti. Su que-sto noi paghiamo la mancanza di indagini stati-stiche e sociologiche sufficientemente attendi-bili e alla fine di ogni anno andiamo a valutarequanti sono stati i morti sul lavoro. Molto spessole cause dei problemi connessi a malattie profes-sionali si manifestano molto prima del verifi-carsi dell’evento. Maggiore attenzione alla pre-venzione è quindi d’obbligo».

2008 si è specificato nel testo normativo l’isti-tuto della delega di funzione che già era stato re-cepito in ambito giurisprudenziale e nel quale èscritto che il datore di lavoro non può esseresempre tenuto responsabile in quanto può ca-pitare che egli abbia delegato alcune funzioni inparticolare quella sulla sicurezza sul lavoro a unaltro soggetto. Il legislatore ha ritenuto specifi-care i requisiti della delega per evitare che ci siaun passaggio di responsabilità legato semplice-mente a un dato formale. Occorre pertanto di-mostrare che la delega è stata scritta, che la per-sona scelta abbia le competenze necessarie e checi sia un’autonomia di spesa per poter indivi-duare i problemi da trattare».

Ci sono ancora lacune legislative? Come an-drebbe migliorato il sistema normativo dellasicurezza sul lavoro? «Nella mia esperienza di penalista ho riscontratoche non sempre al momento dell’accertamentodelle responsabilità in ambito giudiziario si riescedavvero a separare con attenzione quelli che sonoi casi di negligenza e grave noncuranza da quelliin cui l’infortunio si verifica per una serie di con-comitanze. Osservare tutto con il senno di poiporta ad appiattire i giudizi e renderli tutti ugualimentre il problema è rappresentato dal fatto che

Page 172: Dossier Lazio 03 2011

SICUREZZA SUL LAVORO

Il colonnello

Luciano Annicchiarico,

comandante

dei Carabinieri

per la tutela del lavoro hanno effettuato 3.432 attività ispettive, dallequali sono scaturite 5.924 prescrizioni e 32.398ammende, per un importo di circa 11 milionidi euro. Sono stati inoltre sequestrati 97 cantierie sospese 882 attività imprenditoriali per mo-tivi di sicurezza. Le principali violazioni al Te-sto unico sulla sicurezza sono state relative allaprevenzione infortuni nelle costruzioni in quota(2.104): si tratta di violazioni attinenti la rego-larità del montaggio e dell’utilizzo di impalca-ture e ponteggi, ovvero della mancanza del-l’utilizzo di dispositivi di protezione individualeper i lavori in quota (cintura di sicurezza e ca-sco). Altrettanto frequente è l’omessa informa-zione, formazione e addestramento dei dipen-denti (1091), nonché il rispetto delle normelegate all’igiene sul lavoro (757)».

Avete ultimamente condotto qualche ope-razione particolarmente rilevante?

Nel campo dellasicurezza sul la-voro giocano unruolo fonda-

mentale e il Testo unico del2008 ne ha confermato e raf-forzato le competenze in ma-teria di vigilanza e controllo.Grazie alla loro qualifica i 460uomini del comando Carabi-nieri per la tutela del lavorooperanti sul territorio nazio-nale hanno libero accesso, senza alcun limite

orario e senza la necessità diprovvedimenti dell’attività giu-diziaria, a tutti i luoghi di la-voro. Possono sentire diretta-mente sia il datore di lavoro siai singoli lavoratori, senza la ne-cessità della presenza di un le-gale, e hanno la facoltà diadottare ogni provvedimento,compresi la sospensione del-l’attività e il sequestro del-l’unità produttiva, qualora lopreveda la normativa vigente.

Che bilancio potete stilaredegli ultimi mesi di attività?«Nel corso del 2010 nel settoreedilizia e costruzioni i Carabi-nieri per la tutela del lavoro

268 • DOSSIER • LAZIO 2011

Controlli e provvedimentiche salvano la vitaIrregolarità nel montaggio dei ponteggi e mancato utilizzo di dispositivi

di protezione. Sono queste, spiega il colonnello Luciano Annicchiarico,

le principali violazioni rilevate dai Carabinieri per la tutela del lavoro

Michela Evangelisti

Page 173: Dossier Lazio 03 2011

Luciano Annichiarico

LAZIO 2011 • DOSSIER • 269

golari; sono state sospese in tutto 823 attivitàimprenditoriali».

Quali sono nel Lazio le dimensioni del fe-nomeno del lavoro nero e delle irregolaritànelle assunzioni?«Nel Lazio nell’anno 2010 su 2.950 lavoratoricontrollati, 413 sono risultati in nero. I minoriirregolari sono stati 13, mentre gli extracomu-nitari irregolari 40, di cui 15 clandestini. Per la-voro nero sono state comminate sanzioni perun totale di oltre 3 milioni di euro. Poiché lalegge permette di sospendere l’attività lavorativaqualora risulti non registrato più del 20% delpersonale dipendente, sono state sospese 119attività per lavoro nero».

Qual è la tendenza relativamente alla pre-venzione degli infortuni e delle morti bianche?«Il Testo unico sulla sicurezza del 2008 hacreato nuovi presupposti per una miglior qua-lità e gestione della materia: il legislatore havoluto reimpostare il carattere della sicurezzae dei controlli, coinvolgendo tutte le partiinteressate, affinché la loro interazione creasseil giusto stimolo e i giusti presupposti per farsì che le situazioni di pericolo fossero elimi-nate nel segno della loro prevedibilità, in rap-porto all’evoluzione scientifica raggiunta nelcontesto storico-sociale».

«Quotidianamente le direzioni provinciali dellavoro operano insieme ai colleghi dell’Armaterritoriale con una fondamentale osmosiinfo-operativa che rende più efficace l’attivitàdi vigilanza. Grazie a questa collaborazione, aseguito degli episodi di Rosarno enfatizzatidai mass media all’inizio del 2010, il mini-stero del Lavoro ha predisposto una campa-gna di vigilanza straordinaria in Campania,Calabria e Puglia per la lotta al lavoro som-merso nei settori dell’agricoltura e dell’edili-zia. La campagna ha permesso di ispezionare3.770 aziende nel settore agricolo, delle quali1.693 sono risultate irregolari. Sono state so-spese per lavoro nero 94 attività imprendito-riali e individuate 11.106 posizioni lavorativefittizie, ovvero prestazioni previdenziali in-debite. Nel settore edile, invece, su 6.647aziende ispezionate 4.049 sono risultate irre-

I lavoratori risultati in nero ai controlli

svolti nel Lazio nel 2010

IRREGOLARI413

Le attivitàimprenditoriali

sospese in regione nel 2010

per lavoro nero

AZIENDE119

Page 174: Dossier Lazio 03 2011

SICUREZZA SUL LAVORO

270 • DOSSIER • LAZIO 2011

Gli ultimi dati mostrano comel’andamento del fenomeno in-fortunistico sia sensibilmente mi-gliorato nel nostro Paese; se nel

2001 le vittime di eventi fatali denunciate al-l’Inail erano 1.546 nel 2010, secondo lestime preliminari, il bilancio è sceso a 980casi. «Questo risultato, se di certo non deveessere motivo di rallegramento, perché ancheuna sola vittima è inaccettabile – osserva ildirettore generale dell’Inail, Giuseppe Luci-bello –, ci fa capire che la strada intrapresa èquella giusta». Nel Lazio nel 2009 sono statidenunciati 55.585 infortuni che, comparaticon il 2008, evidenziano una contrazionedel fenomeno pari al 4%. I dati non sonougualmente incoraggianti per quanto ri-guarda invece gli infortuni mortali: nel 2009sono stati 99, a fronte degli 85 del 2008, conun aumento dei casi pari quindi a 14 unità.

Uno dei settori più colpiti è quello agri-colo. Quali interventi di prevenzione sa-rebbero necessari?«L’agricoltura è uno dei settori più delicatisotto il profilo infortunistico, sebbene anchein questo caso le statistiche dell’Inail regi-strino un sensibile miglioramento in atto. Nel2009 gli infortuni nel comparto erano scesidell’1,4% e l’andamento è ulteriormente pro-gredito l’anno scorso, con una contrazionedel 4,9%. La situazione, poi, è stata ancora piùpositiva per quanto riguarda i casi mortali, chedal 2008 al 2009 sono scesi da 128 a 115. Al

«Zero infortuni». È questo per Giuseppe Lucibello,

direttore dell’Inail, l’obiettivo finale.

«Credo che oggi sia in atto un impegno autentico

da parte di tutti: associazioni datoriali, sindacati,

mondo del welfare, parlamento e Governo»

Michela Evangelisti

A destra,

Giuseppe Lucibello,

direttore generale

dell’Inail

Missione prevenzione

Page 175: Dossier Lazio 03 2011

Giuseppe Lucibello

LAZIO 2011 • DOSSIER • 271

punto di riferimento. Inail, proprio in questigiorni, sta poi ultimando uno specifico mo-dello “a misura” di pmi, la tipologia d’impresache, da sola, rappresenta circa il 98% del tes-suto economico nazionale».

Come giudica l’insieme delle politiche at-tuate a tutela della sicurezza dei lavoratori? «Negli ultimi anni sono stati realizzati alcuniinterventi d’importanza strategica non soloper quanto riguarda la sicurezza in generalema, nello specifico, a favore di un potenzia-mento delle funzioni dell’Inail. Mi riferisco,in particolare, all’opera di sintesi legislativarealizzata attraverso il Testo unico per la si-curezza, al successivo decreto legislativo106/2009 e, infine, alla recente manovraestiva, che hanno posto quelle basi giuridicheche oggi vedono il nostro Istituto non piùcome il semplice titolare della funzione assi-curativa “classica”, ma di competenze a tuttocampo in materia».

Le statistiche dicono che il 54,1% dellemorti sul lavoro è causata da incidenti stradali.Nella comune ottica della prevenzione è statofirmato un protocollo di collaborazione tra ilcapo della Polizia e il presidente dell’Inail.Quali progetti s’intendono avviare?«La legislazione italiana classifica come in-

di là di queste percentuali, però, non si può ne-gare quanto la prevenzione giochi un ruolo de-terminante; l’Inail sta facendo molto, soprat-tutto attraverso la promozione di una politicadi incentivi a sostegno delle imprese che vo-gliono investire in sicurezza».

È stato appena presentato un documento,realizzato con il coordinamento di Inail eConsorzio Elis, frutto della collaborazione di14 grandi imprese italiane, che definisce unmodello comune di sistema di gestione dellasicurezza sul lavoro. Quale valore assume?«Si tratta di un vero e proprio paradigmaaziendale, il cui valore è decisamente supe-riore a quello di una semplice operazione dibenchmark. Fare prevenzione, infatti, signi-fica anche fare progettualità: una progettua-lità reale, al passo con i tempi. Da questopunto di vista il sistema di gestione della sa-lute e della sicurezza sul lavoro messo a puntodalle 14 grandi imprese coordinate da Inail eConsorzio Elis ha tutti i requisiti per essereesportato e potrà diventare un vero e proprio

I numeri relativi agli incidenti “in itinere” sono altissimi; bisogna accrescere la cultura dellasicurezza stradale, con progettiche coinvolgano anche gli studenti

Gli incidenti “in itinere”

in occasione di lavoro che si sono

verificati nel corso del 2009 in Italia.

Il dato esatto è 50.745

DENUNCE

50mila

Gli episodi denunciatinel Lazio nel 2009, a fronte degli 8.335

casi del 2008.Il dato esatto

è 8.371

INFORTUNI

8mila

� �

Page 176: Dossier Lazio 03 2011

SICUREZZA SUL LAVORO

272 • DOSSIER • LAZIO 2011

sulla difficoltà delle aziende di mettersi insicurezza?«Preferirei interpretare il fenomeno al con-trario: malgrado la difficile congiuntura unaparte significativa delle aziende ha comunqueconsiderato la sicurezza un intervento priori-tario, come dimostra l’andamento infortuni-stico in continuo miglioramento di questiultimi anni. Poter disporre di denaro da in-vestire è comunque per le imprese un pro-blema autentico. Basti pensare che nell’am-bito del primo “click day” dello scorsogennaio, a fronte di 60 milioni di euro di in-centivi stanziati dall’Inail, i progetti pervenutie ritenuti ammissibili sono stati 19.410, perun budget complessivo richiesto di circa 778milioni. Questa massiccia partecipazione ci faanche comprendere che se nel passato l’im-prenditore tendeva a interpretare la sicurezzacome un “costo” e una voce passiva di bilan-cio, adesso la considera un reale investimento.Perché un incidente - al di là del drammaumano di chi lo subisce - significa anche do-ver sostenere perdite ingenti di denaro, diimmagine e di clientela».

fortuni sul lavoro anche gli incidenti stradali“in itinere”, quelli che si verificano nel corsodel tragitto tra la casa e il luogo della propriaoccupazione e viceversa. Secondo gli ultimidati ufficiali (2009) l’Inail ha registrato75.048 denunce, 262 delle quali per eventimortali. A tutto ciò dobbiamo aggiungereanche gli incidenti stradali in occasione di la-voro, cioè che si verificano nello svolgimentodi professioni in cui il viaggio rappresentaun aspetto importante dell'attività o dove lastrada stessa costituisce la sede di lavoro. Nel2009 in questa specifica categoria le denuncepervenute all’Istituto sono state 50.745, di cui308 per eventi fatali. Sono numeri altissimi,che ci fanno capire l’importanza del proto-collo di collaborazione tra la Polizia e l’Inail,grazie al quale potrà essere avviata una serie diprogetti finalizzati alla crescita della culturadella sicurezza stradale, che coinvolgerannoanche gli studenti».

Le imprese hanno mostrato enorme in-teresse nei confronti degli incentivi messi adisposizione dall'Inail per gli investimentiin sicurezza. Quanto la crisi ha influito

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L’agricoltura è uno dei settori più delicati sotto il profilo infortunistico, sebbene anche in questo caso le statistiche registrino un sensibile miglioramento in atto

Il calo di episodid’infortunioverificatesi

nel settore agricololo scorso anno

in Italia

AGRICOLTURA 5%

Il numero di mortibianche verificatesi

nel Lazio durante il 2009, a fronte

degli 85 del 2008,con un aumento

dei casi pari a 14 unità

DECESSI99

Page 177: Dossier Lazio 03 2011
Page 178: Dossier Lazio 03 2011

GIUSTIZIA TRIBUTARIA

282 • DOSSIER • LAZIO 2011

Tra gli obiettivi prioritari dell’Istitutonazionale dei tributaristi c’è l’inseri-mento dell’associazione nell’elencodei soggetti autorizzati a partecipare

alle piattaforme professionali europee. L’Int hagià superato tutti gli esami previsti dalla norma-tiva di riferimento (D.Lgs. 206/2007), il testo deldecreto è pronto, manca solo la firma del mini-stro della Giustizia Angelino Alfano. L’Associa-zione è inoltre impegnata al tavolo della riformafiscale voluto dal ministro dell’Economia GiulioTremonti, «partecipiamo a tutti i gruppi di la-voro – spiega il presidente Riccardo Alemanno– e forniremo il nostro contributo derivantedalla profonda conoscenza delle problematicheapplicative delle norme tributarie». Senza peròdimenticare l’impegno sull’aggiornamento pro-fessionale obbligatorio degli iscritti, che im-pone un forte investimento in termini di ri-sorse, nonché l’impegno concreto nel sociale.

Che tipo di rapporto lega il tributarista del-l’Int alle istituzioni e ai contribuenti?«Essendo tutti i tributaristi iscritti alla sezioneintermediari fiscali abilitati dell’Int, è evidenteche il loro rapporto con le istituzioni, in par-ticolar modo la pubblica amministrazione, e i

Un interlocutore credibile per le istituzioni

cittadini è molto stretto e soprattutto conti-nuativo; si tratta di veri e propri “mediatori” trala norma tributaria, la sua corretta applica-zione e l’utenza. Il rapporto con le istituzioniè anche al centro della mission dell’Int: essereinterlocutore credibile, oltre a dare un contri-buto al Paese, fornisce un innegabile valoreaggiunto per ciascun singolo iscritto».

Quali aspetti dovrà affrontare la riformafiscale?«Abbiamo l’onere e l’onere di essere stati chia-mati al tavolo di confronto con molta serietà af-frontiamo questo impegno. Riteniamo la ri-forma fiscale importante e necessaria per il Paese.Prima di riformare il fisco, bisognerà concreta-mente trovare le risorse economiche perché sel’aspettativa principale, da parte dei contribuenti,è la riduzione della pressione fiscale - auspicataanche da parte nostra - bisognerà compensareuna riduzione delle entrate con altre risorse. Inquesto senso operano i gruppi di lavoro nominatida Tremonti su bilancio e patrimonio pubblico,

Riccardo Alemanno,

presidente

dell’Istituto nazionale

dei tributaristi

Il rapporto con le istituzioni è al centro

della mission dell’Istituto nazionale

dei tributaristi. Un dialogo, ricorda

il suo presidente Riccardo Alemanno,

che dà un contributo al Paese

e un valore aggiunto per ciascun

iscritto all’associazione

Renata Gualtieri

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Riccardo Alemanno

LAZIO 2011 • DOSSIER • 283

contenzioso tributario».In che modo sono stati

armonizzati gli ordinamenti fiscaliitaliani con quelli dell’Ue?«L’armonizzazione è purtroppo limitataall’Iva pur nella differenziazione dellealiquote tra i diversi Stati Ue. Non è perora prevedibile un’armonizzazionedelle imposte dirette».

È NECESSARIO RIFORMARE IL CONTENZIOSO TRIBUTARIO«Una migliore funzionalità del processo, una adeguata professionalità dei giudicitributari, una parità nel rapporto tra le parti ed una celerità nei gradi di giudizio». È la proposta dell’Anti, che emerge dalle parole del presidente Mario Boidi

«L’Associazione nazionaletributaristi italiani ha

presentato di recente un testolegislativo fatto proprio dallacommissione Finanze del Senato perla regolamentazione dell’abuso deldiritto e ha predisposto un testo diriforma del processo tributario inpresentazione». Mario Boidi,presidente dell’AssociazioneNazionale Tributaristi Italiani spiegaquale contributo dà l’Anti ai processiriformatori del diritto tributario.

È possibile cercare diraggiungere una fiscalità equa ecollaborare lealmente conl’Amministrazione finanziaria?«È senz’altro possibile ove si seguanoda parte dell’amministrazionefinanziaria i principi di reciprocità edi rispetto regolamentati nellostatuto del contribuente (Legge27/7/2000 n. 212)».

Come si può modernizzare ilprocesso tributario e ridare

Mario Boidi,

presidente

dell’Associazione

nazionale

tributaristi italiani

garanzie alle imprese di esseresottoposte a un giusto processo?«È necessario riformare ilcontenzioso tributario, così comel’Anti ha proposto, attraverso unamigliore funzionalità del processo,una adeguata professionalità deigiudici tributari, una parità nelrapporto tra le parti ed una celeritànei gradi di giudizio».

È giusto richiedere alcontribuente o all’impresa ilrimborso di presunte tasse nonpagate, nonostante il contenziososia ancora aperto?«Dipende purtroppo dalla normativa invigore che deve invece essereadeguata alle esigenze di incasso delloStato ma anche al rispetto delledisponibilità finanziarie delcontribuente».

Come snellire i tempi dellagiustizia tributaria?«Occorre innanzitutto realizzarerapidamente un testo di riforma del

economia sommersa, erosione fiscale e sulla so-vrapposizione tra stato fiscale e sociale. Nel frat-tempo si potrebbe agire sulla semplificazione de-gli adempimenti, ma oggi in ambito tributario,e non solo, incontriamo quotidianamente unincremento della burocrazia; una semplificazionereale troverebbe il favore dei contribuenti e l’ef-fetto di ridurre anche i costi per imprese e personefisiche».

In che modo i tavoli europei sul fiscopossono migliorare le condizioni della giu-stizia tributaria in Italia?«Partecipare ai tavoli europei darà modo all’Int dipotere evidenziare le problematiche della profes-

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284 • DOSSIER • LAZIO 2011

GIUSTIZIA TRIBUTARIA

professionali, ne abbiano frainteso le peculiarità.I nostri tributaristi hanno partecipato e parteci-peranno ai corsi per diventare mediatori sotto ilcoordinamento del delegato alla conciliazione, ilsegretario nazionale dell’Int Edoardo Boccalini,ma il fatto che diventi uno strumento di civiltànon dipende solo dalla norme ma anche dall’usoche se ne farà».

A proposito di evasione ed elusione fiscale,a che punto siamo?«L’evasione e l’elusione sono due aspetti dellastessa problematica derivante da una eccessivapressione tributaria e da un eccesso di complica-zione e quindi di confusione normativa. Negli ul-timi anni si sono fatti passi in avanti soprattuttoin termini di lotta all’evasione, con nuovi stru-menti e metodologie di controllo, ma è necessa-rio creare già dalle scuole un rinnovato senso ci-vico. Certamente ciò dovrà andare di pari passoalla già citata riforma fiscale. Non è possibile cheil prelievo fiscale e quello contributivo superino il60% del reddito. Inoltre, è importante che sianoben individuati i soggetti che non hanno com-portamenti regolari, siamo contrari ai controlli percategorie che pongono sullo stesso piano evasorie non, per questo salutiamo con favore l’utilizzodi un rinnovato “redditometro” che colpisca inmodo preciso chi opera in modo scorretto».

sione di tributarista e questa è direttamente con-nessa alla giustizia tributaria nel nostro Paese;ma più che i tavoli europei, riteniamo importanteper lo snellimento della giustizia tributaria il ta-volo della riforma fiscale. Un corretto rapportotra fisco e contribuente non può non essere in-fluenzato dalla giustizia tributaria, che a sua voltaè influenzata da norme spesso troppo complessee di difficile interpretazione».

La conciliazione entra in vigore il 21 marzoprossimo. Come ci si prepara?«Da quando si è iniziato anni fa a parlare di con-ciliazione l’Int ha subito individuato questo am-bito come una opportunità sia per i cittadini, siaper i professionisti che si sarebbero dedicati a que-sta nuova funzione professionale. Abbiamo or-ganizzato corsi e partecipato a progetti con entie istituzioni, inoltre siamo tra i soci fondatori del-l’Associazione per la diffusione della concilia-zione. Oggi con l’obbligatorietà certamente siapriranno nuovi scenari, ma aspettiamo a gioireperché la conciliazione, o meglio la mediazione,con l’obbligatorietà rischia di diventare un ulte-riore costo per gli utenti. Ma è presto per capirnegli effetti, l’importante che non si confonda lamedia-conciliazione con l’arbitrato o altre formedi accordo; invece la sensazione è proprio quellache molti soggetti, compresi alcune categorie

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Sopra, i partecipanti

alla tavola rotonda

sul federalismo,

da sinistra Alemanno,

Ricci, Coco, Cazzola,

Bechis, Morando,

Chiusoli, Del Ghingaro

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GIUSTIZIA TRIBUTARIA

286 • DOSSIER • LAZIO 2011

«Assicurare l’efficienza della giustizia tributaria, sollecitare il ministero a provvedimenti

amministrativi per migliorare il servizio giustizia e tutelare le ragioni di carattere materiale

dei giudici tributari». È l’impegno dell’Associazione magistrati tributari, illustrato

dal presidente Ennio Sepe

Renata Gualtieri

Crescono le controversiema tiene il sistema

L’organico iniziale dei magistrati tri-butaristi, risale alla tabella legata aldecreto legislativo 545 del 1992che prevedeva 8.424 magistrati

tributari distribuiti nei vari uffici. Nell’aprile2008 l’organico Visco ha ridotto drasticamenteil numero di magistrati fino a scendere a 4.593,numero che andrebbe distribuito in manieradifferente perché «ci sono uffici nei quali que-sto organico è insufficiente, e non si riesce a farfronte ai tempi celeri della giustizia tributaria,e altri in cui questo organico è sovrabbondanterispetto alle esigenze, specie in Italia meridio-nale». Attualmente, considerato che da moltotempo che non si bandiscono concorsi, l’or-ganico si è ridotto a 3.484 giudici tributari equesto è per il presidente En-nio Sepe un numero assoluta-mente insufficiente.

Le controversie tributariepurtroppo sono in crescita:quali ritiene siano le cause di questo progres-sivo aumento?«La crescita delle controversie tributarie, di cuiha parlato nell’audizione di metà dicembre il di-rettore generale del Dipartimento finanze, esi-ste ma non è tale da giustificare interventi spe-ciali. Quando nel 1996 entrarono in funzionele attuali commissioni tributarie, c’era una pen-denza di 4,5 milioni di cause tributarie. Questapendenza si è poi progressivamente ridotta fino

Ennio Sepe,

presidente

dell’Associazione

dei magistrati

tributari

Page 183: Dossier Lazio 03 2011

Ennio Sepe

LAZIO 2011 • DOSSIER • 287

ad arrivare a meno di 600.000 cause nel 2007.Nel 2009 è vero che sono cresciute le cause madi poco e non c’è un problema di collasso comequello della giustizia ordinaria. Si vorrebbe giu-stificare un eventuale intervento sulla giustiziatributaria con l’aumento delle cause, ma non ècosì perché ancora oggi abbiamo tempi medi didefinizione in due anni delle cause tributarie neidue gradi di merito. Non c’è quindi bisogno diun intervento straordinario ma va distribuitosolo meglio l’organico, coprendo i posti chesono vacanti e dotando le commissioni tributa-rie di personale amministrativo che è necessariosia per gli adempimenti che devono precedere latenuta dell’udienza sia per quelli successivi alladecisione della causa».

L’introduzione del federalismo fiscale po-trebbe contribuire a questa crescita?«Assolutamente sì, perché il federalismo fiscaleprevede un atteggiamento impositivo da partedegli enti locali e questo potrebbe comportareistituzione di nuovi tributi e quindi anche di unnuovo contenzioso. Bisognerà anche verificarequale grado di competenza esprimeranno gli or-gani locali, e soprattutto i Comuni e le Regioni,

che dovranno istituire nuovi tributi avvalendosidi organismi qualificati quanto a competenze econoscenze dei meccanismi tributari».

Anche l’area dell’evasione è assolutamentein crescita, è stata calcolata nel 2010 una cifradi ben 130 miliardi di euro. Quale sarà l’im-pegno dell’Associazione magistrati tributariper frenare questo fenomeno?«I dati dell’Agenzia delle Entrate dicono que-sto e nel sistema occidentale infatti siamo ilPaese che registra un’evasione molto più vistosadegli altri. L’impegno dell’Associazione saràquello di assicurare l’efficienza della giustiziatributaria, sollecitare il Ministero ai provvedi-menti amministrativi, necessari per renderemigliore il servizio giustizia, tutelare le ragionidi carattere materiale dei giudici tributari, cheoggi ad esempio, come compenso prendonodelle cifre che sono assolutamente irrisorie.Un giudice tributario che può amministrarecause nell’ordine di milioni di euro, quindi diun’estrema complessità, percepisce se è relatoredella causa 30 euro a sentenza. Questo puòportare ad una sorta di distacco nell’impegnodell’esercizio della funzione. Oggi la giustizia � �

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GIUSTIZIA TRIBUTARIA

288 • DOSSIER • LAZIO 2011

tributaria va avanti soprattuttoa titolo di volontariato, cosache però non può assoluta-mente andare avanti».

Quali le critiche che oggiandrebbero mosse all’at-tuale assetto della giustiziatributaria?«Tra le critiche da avanzare c’è la mancanza daparte del Ministero di una sufficiente consa-pevolezza di trovarsi in rapporto con organi dinatura giurisdizionale, perché le commissionitributarie scontano nel lontano passato unanatura amministrativa degli organi stessi chepoi si è giurisdizionalizzata gradualmente neltempo. Il ministero ora considera in qualchemisura gli uffici delle commissioni tributariecome proprie appendici, alla stregua di ufficiamministrativi interni. Questo non va benenel caso di direttive che riguardano l’inter-pretazione di norme giuridiche, che non puòche essere affidata al magistrato, perché l’in-dipendenza è proprio la caratteristica checontraddistingue un organo di natura giuri-sdizionale. Lo stesso discorso vale considerarele segreterie non in funzione del rapporto dicollaborazione e assistenza che devono assi-

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I dati parlano di 130 miliardi di euro di evasione nel 2010 e infatti nel sistema occidentale siamo il Paese che registra un’evasione molto più vistosa degli altri

curare ai giudici, ma come emanazione delMinistero per attività che non hanno nulla ache vedere con l’attività giudiziaria.

Ha stigmatizzato proprio qualche mese fauna richiesta che veniva dalla Direzione gene-rale della giustizia tributaria fatta ai direttoriamministrativi delle commissioni regionali.«Si chiedeva di stipulare con la direzione ge-nerale dell’Agenzia delle Entrate una con-venzione attraverso la quale le commissioni,attraverso i segretari, dovevano trasmetterecopia di tutte le sentenze, indipendentementeda una richiesta specifica, nelle quali era partel’Agenzia delle Entrate. È una cosa assurdaperché è evidente non è prevista questa atti-vità da nessuna norma che disciplina la com-petenza del ministero nei confronti dellecommissioni e disattende il potere di dire-zione degli uffici che compete al presidentedella commissione».

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298 • DOSSIER • LAZIO 2011

POLITICHE SANITARIE

Nuovi modelli di assistenza sanitaria

chiamato a rispondere a que-sti mutamenti nell’assetto de-mografico della popolazione.Quali interventi prevede inquesto senso il nuovo pianosanitario nazionale? «Il positivo aumento della lon-gevità è la principale sfida per la sostenibilità deiservizi sanitari di tutto il mondo, che si trovanoa dover gestire le malattie cronico-degenerativecorrelate all’età. Oggi gli italiani che hanno piùdi 65 anni sono il 20% della popolazione, nel2050 saranno il 35%. E il 50% degli anziani haun’elevata probabilità di essere affetto da almenodue malattie croniche. É dunque fondamentalesviluppare l’integrazione sociosanitaria per assi-curare percorsi assistenziali programmati e lapresa in carico globale della persona, dal medicodi medicina generale all’ospedale fino ai servizi diassistenza domiciliare e alle strutture per lungo-degenti o cronici. Abbiamo stanziato 350 milioniper sostenere le Regioni nella realizzazione dellereti territoriali di assistenza e stiamo anche po-tenziando il ruolo delle 18 mila farmacie chepotranno realizzare analisi, prenotare visite spe-cialistiche e fornire fisioterapisti e infermieri».

Tra i settori sui quali il piano investe c’è inprimo luogo quello della prevenzione. Qual èla sua importanza strategica?

«Icambiamenti del nostro tempo ri-chiedono nuovi modelli di assi-stenza sanitaria». Così il ministrodella Salute commenta l’attuale sfida

della sanità italiana, alla ricerca di un compro-messo tra fabbisogni crescenti e risorse semprepiù limitate. «Per aumentare la qualità e assicu-rare la sostenibilità economica del sistema occorrecontemperare sempre meglio i requisiti di effica-cia e di efficienza dei trattamenti – spiega Fer-ruccio Fazio –, promuovere l’appropriatezza cli-nica, erogando le prestazioni sanitarie adeguatealla condizione clinica di ogni paziente, e l’ap-propriatezza organizzativa, rivedendo l’assistenzain un apporto organico tra l’ospedale e il territo-rio». Il passo da compiere è quello di trasformarela sanità italiana da “ospedalocentrica” a rete,così da poter integrare l’ospedale con i servizi ter-ritoriali di medicina generale, riabilitazione, as-sistenza domiciliare, strutture per lungodegenti,day hospital e ospedali di comunità. «La sanità “arete” migliorerà la qualità della vita dei pazienti,perché a casa si sta meglio che in ospedale, e po-trà anche ridurre i costi, perché diminuiranno leonerose degenze ospedaliere. La buona sanità,non mi stancherò mai di ripeterlo, costa menodella cattiva sanità».

L’Italia è fra i Paesi con la più alta percen-tuale di anziani; il sistema sociosanitario viene

Gli italiani invecchiano e le risorse disponibili vanno spese

con occhio attento alla qualità. Il ministro Ferruccio Fazio illustra

il nuovo piano sanitario nazionale 2011-2013, che segna

il passaggio dalla sanità “ospedalocentrica” a quella “a rete”

Michela Evangelisti

Gli italiani che hannopiù di 65 anni

ANZIANI20%

La somma stanziatadal ministero per sostenere

le Regioni nella realizzazionedelle reti territoriali

di assistenza

EURO

350mln

Page 187: Dossier Lazio 03 2011

LAZIO 2011 • DOSSIER • 299

Ferruccio Fazio

Regioni, il terzo settore e le as-sociazioni imprenditoriali. Ilpiano nazionale della preven-zione valorizza la medicina pre-dittiva, che grazie ai progressidella genetica fornisce indica-zioni sulla possibilità di svilup-pare determinate patologie;l’obiettivo è quello di ridurre la

morbosità e la mortalità correlata alle principalipatologie e migliorare la presa in carico dei ma-lati da parte dei servizi sanitari».

Una delle novità riguarda l’apertura 24ore su 24 degli ambulatori gestiti dai me-dici di famiglia. Cosa si aspetta da questaforma di assistenza?«L’apertura degli ambulatori associati dei medicidi famiglia 24 ore su 24 è uno dei tasselli fonda-mentali della medicina territoriale, che ha loscopo di ridurre le degenze ospedaliere solo peril tempo necessario alle cure dei casi acuti e fa-vorire l’assistenza domiciliare integrata. La dia-gnosi, per esempio, non dovrà più essere fatta in

«Con l’aumento dell’invecchiamento dobbiamopuntare decisamente sulla prevenzione, per pro-lungare la qualità della vita e il benessere anchenella terza e quarta età: prevenzione primaria, perabituarsi a corretti stili di vita sin dalla giovinezza;prevenzione secondaria, basata sui controlli pe-riodici, soprattutto per le persone a rischio; pre-venzione terziaria, destinata a chi ha già con-tratto una malattia cronica per evitare ricadutenegli stati acuti. Proprio il 16 febbraio scorsoabbiamo insediato al ministero la Piattaformasull’alimentazione, l’attività fisica e il tabagismo,per promuovere sin dalla scuola corretti stili divita, in collaborazione con gli altri ministeri, le

Sopra,

Ferruccio Fazio,

ministro della Salute

Con l’aumento dell’invecchiamentodobbiamo puntare decisamentesulla prevenzione, per prolungare la qualità della vita e il benessereanche nella terza e quarta età

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300 • DOSSIER • LAZIO 2011

POLITICHE SANITARIE

ospedale pubblico italiano, che consente la pre-senza costante dei familiari accanto ai malati. El’esempio che una Regione come il Lazio, proprioperché sta rientrando dal deficit con una miglioreorganizzazione sanitaria, è in grado di investire instrutture assistenziali d’avanguardia. Noi incenti-viamo questo processo perché le Regioni che ri-spetteranno gli accordi in materia di riequilibrioeconomico-finanziario, monitoraggio della spesa,erogazione dei Lea, contenimento dei posti lettoe potenziamento della deospedalizzazione, po-tranno accedere a quote premiali di maggior fi-nanziamento».

Nell’era dei social network sono sempre dipiù le persone che, prima ancora di andare daun medico, consultano il web per scopriredettagli sul proprio stato di salute, ma non esi-ste ancora un codice di condotta dei siti a ca-rattere sanitario. «I molti cittadini che cercano notizie sanitarie suinternet devono poter ottenere sui siti istituzionalidel servizio sanitario nazionale informazioni cer-tificate sull’appropriatezza delle cure e sugli esitidei principali interventi e devono poter ancheesprimere il proprio grado di soddisfazione sui ser-vizi. In collaborazione con l’Università di Romala Sapienza abbiamo redatto delle linee guida perla comunicazione on line in tema di tutela e pro-mozione della salute, che saranno seguite nellariorganizzazione del portale del ministero e diffusealle strutture del servizio sanitario. C’è poi un pro-blema specifico che riguarda l’acquisto di medi-cinali via internet, dove si concentra la quasi to-talità della contraffazione in campo farmaceutico:per questo insieme alla commissione europeastiamo lavorando a una regolamentazione dellevendite di farmaci on line».

ospedale, se non in casi eccezionali, ma dovrà es-sere fatta dai medici di medicina generale, che sa-ranno il perno della sanità territoriale».

Tra le criticità del sistema sanitario nazionalec’è una profonda disomogeneità tra le varie re-gioni per quanto concerne l’erogazione deiLea. Quali strategie intraprendere?«Le Regioni che hanno difficoltà a garantire l’ef-fettiva erogazione dei livelli essenziali di assistenzasono quelle che presentano anche i più elevati di-savanzi finanziari, a conferma che la buona sanitàcosta meno di quella cattiva. Stiamo affrontandoquesta situazione seguendo nei tavoli di monito-raggio i piani di rientro delle Regioni in deficit,che non devono solo mettere a posto i conti madestinare maggiori risorse al miglioramento qua-litativo dell’assistenza sanitaria. Ne abbiamo avutouna concreta testimonianza il 2 marzo scorso aRoma con l’inaugurazione del nuovo reparto perla cura dei malati in stato vegetativo, alla presenzadel Presidente Napolitano. Si tratta di una strut-tura avanzatissima, la prima di questo genere in un

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I molti cittadini che cercanonotizie sanitarie su internetdevono poter ottenere sui sitiistituzionali del servizio sanitarionazionale informazioni certificate

Page 189: Dossier Lazio 03 2011

Enrico Garaci

Creare reti sinergiche su cui far viaggiare la ricerca scientifica significa

generare salute ma anche aprire le porte allo sviluppo economico.

Il punto del presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Enrico Garaci

Michela Evangelisti

Del piano sanitario nazionale2011-2013 è importante sotto-lineare, secondo Enrico Garaci,l’attenzione alla valorizzazione

delle eccellenze esistenti all’interno del servi-zio sanitario nazionale. «Ciò significa pro-muovere la misurazione delle prestazioni equindi la valutazione delle performance –spiega il presidente dell’Istituto superiore diSanità –. Si tratta di una visione moderna, le-gata al concetto di ottimizzazione delle ri-sorse, che sta diventando sempre più centralenel permetterci di affrontare meglio gli attualiquadri epidemiologici collegati alla crescitademografica». Altro punto qualificante e in-novativo è, secondo Garaci, l’attenzione allaricerca sanitaria intesa anche come patto traStato, Regioni, università e imprese, visticome elementi di una scacchiera «in cui gio-care una partita che, nel rispetto delle regole,deve generare prima di tutto salute, senzaperdere di vista lo sviluppo economico delPaese, che sempre si accompagna alla crescitadella ricerca scientifica».

A proposito di ricerca, da pochi giorni si ètenuto all’Iss il workshop “Infrastrutture diricerca quali acceleratori di competitivitànello sviluppo socio-economico del Paese”. Ache punto siamo in Italia? «Le cosiddette “infrastrutture di ricerca” inbiomedicina in Italia sono tre e costituisconoun vero e proprio ponte nel settore della bio-

Reti sinergiche per far crescere la ricerca

medicina tra la ricerca di base e quella cli-nico–terapeutica. Sono state create per met-tere in sinergia tutti i centri e le figure com-petenti, nel settore pubblico e privato, e perpotenziare la ricerca traslazionale, ossia quelladiretta ad avere ricadute cliniche sui pazienti.L’importanza della creazione di reti sinergichee organizzate su cui far viaggiare la ricerca èconfermata dai dati pubblicati di recente sullarivista “The New England Journal of Medi-cine”, che hanno evidenziato come le istitu-zioni pubbliche, se ben organizzate nei lorosistemi nazionali di ricerca, hanno una grandee inaspettata capacità di portare sul mercatoi nuovi farmaci».

In un recente convegno è stato illustrato illavoro del registro nazionale italiano dellaprocreazione medicalmente assi-stita, attivo presso l’Iss. Quali ri-sultati può vantare il registro a cin-que anni dalla sua creazione e qualiulteriori obiettivi si pone?«In poco tempo questo re-gistro ha raggiunto ungrande traguardo,quello di creare unarete informatica disorveglianza a livellonazionale, alla qualeaderiscono tuttele Regioni e tuttii centri che ap-

Enrico Garaci,

presidente dell’istituto

superiore di Sanità

LAZIO 2011 • DOSSIER • 301

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302 • DOSSIER • LAZIO 2011

POLITICHE SANITARIE

mentazione clinica di fase II, dimostrandoche il vaccino migliora significativamente lerisposte immunitarie nei soggetti Hiv positiviin terapia antiretrovirale. In altre parole, laproteina Tat si è rivelata sicura e in gradonon solo di generare risposte immunitariespecifiche anticorpali e cellulari, ma anche diridurre significativamente le alterazioni del si-stema immune indotte dall’infezione da Hiv,in genere presenti anche in corso di terapiaHaart efficace. Lo studio, attualmente incorso in Italia in 11 centri clinici, sta prose-guendo con un ampliamento del numero dipazienti da arruolare e un allargamento deicriteri di inclusione nel trial. Andiamo avanticon fiducia, nella speranza di poter raggiun-gere l’obiettivo massimo: mostrare che il vac-cino Tat, oltre che sicuro e immunogenico, èanche efficace».

plicano le tecniche di pro-creazione medicalmente assi-stita, con ottimi risultati. Ilsistema di flusso informativodel registro Iss include un accesso diretto viaweb a tutte le regioni italiane, che possonomonitorare costantemente l’attività svolta daicentri che operano sul loro territorio. Un ac-cesso libero è dato inoltre a tutti i cittadini,per poter capire quali sono in ogni regione icentri operanti, le tipologie di servizi offerti,le tecniche utilizzate, le caratteristiche deicentri. L’obiettivo futuro è quello di renderele informazioni raccolte sempre più fruibiliper tutti i cittadini, garantendo loro un’ana-lisi dei dati e un’informazione ancora più det-tagliata e completa».

Come procede, invece, il lavoro del gruppodi ricerca dell’immunologa Barbara Ensoliper la realizzazione del vaccino contro l’Hiv? «L’ultima pubblicazione sul vaccino Tat hamostrato che gli studi dell’equipe coordinatadalla dott.ssa Ensoli sono giunti alla speri-

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Le istituzioni pubbliche, se ben organizzate nei loro sisteminazionali di ricerca, hanno una grande e inaspettatacapacità di portare sul mercato lo sviluppo di nuovi farmaci

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304 • DOSSIER • LAZIO 2011

TOSSICODIPENDENZE

Nella pagina a fianco,

Giovanni Serpelloni,

Capo Dipartimento

delle politiche antidroga

si applica su coloro che fin da piccoli hannomaggiori probabilità di nutrire disturbi diquesto tipo. Altri aspetti importanti riguar-dano la cura farmacologica con sistemi di trat-tamento precoce e residenziale, attuata all’in-terno di comunità terapeutiche; laprevenzione di patologie correlate per evitarela trasmissione delle malattie; la riabilitazionee il reinserimento del soggetto in ambito so-ciale e professionale; la valutazione del feno-meno per analizzare i risultati ottenuti. Infine,l’azione di contrasto per la repressione dellospaccio e del traffico di droghe».

Uno dei progetti coordinato dal diparti-mento delle Politiche antidroga è Dad.Netcon la realizzazione di microeventi che ri-guarderanno l’ambito della prevenzione ri-volti al genere femminile. È emerso che ledonne necessitino di maggiore assistenza me-dica generale, psichiatrica e di sostegno ri-spetto agli uomini.«È un dato molto importante su cui lavorare. La

Oggi i programmi di trattamento eprevenzione delle tossicodipen-denze tengono adeguatamenteconto delle differenze di genere

tra uomo e donna che si traducono in diversitàbiologiche, sociali ed ambientali. «Quello delledonne è un dato allarmante» sottolinea Gio-vanni Serpelloni, capo del dipartimento Politi-che antidroga della presidenza del Consiglio.«Così come la diffusione e la distribuzione dinuove droghe all’interno degli smart shop».

A tal proposito, quali sono le iniziativeprincipali del 2011 inserite nel Piano diazione nazionale sulle droghe?«Sono in programma tanti progetti che vannoa inserirsi in una serie di macroaree di inter-vento. Uno di questi riguarda la prevenzione,che comprende il supporto alle famiglie e ladiagnosi precoce: se un genitore nutre qualchedubbio sul figlio, meglio che lo scopra subitoper non intaccare il rapporto di fiducia all’in-terno della famiglia. La prevenzione selettiva

Donne, cresce l’allarme drogaMentre in Italia calano i consumi di stupefacenti,

la percentuale di donne tossicodipendenti aumenta

rispetto al passato. «Servono tutele specifiche

per il genere femminile» dichiara il capo

del dipartimento per le Politiche antidroga

della presidenza del Consiglio, Giovanni Serpelloni

Elisa Fiocchi

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LAZIO 2011 • DOSSIER • 305

Giovanni Serpelloni

mente tutte le nuove sostanze sul territorio cheandranno poi identificate e certificate all’in-terno di una tabella. Finora ne abbiamo accer-tate 250. Si procede poi con i sequestri del ma-teriale venduto negli smart shop (che vengonotutti censiti) e sui portali online, e all’attivazionesu tutto il territorio nazionale delle prefetture edelle forze dell’ordine. Ciò ha reso possibile losmantellamento di una rete di spacciatori e laperquisizione di magazzini nelle città di Milano,Roma e Napoli. Il mercato della distribuzionenecessita di costanti controlli, pressioni anche daparte dei Nas e verifiche della rete internet dovegli spacciatori utilizzano un linguaggio criptatoattraverso coordinate Gps».

Come si posiziona l’Italia nel campo dellaricerca per la prevenzione? E quali rapporti dicollaborazione sono stati intrecciati con leistituzioni estere?

percentuale di donne inte-ressata alla droga e all’alcol èandata aumentando rispettoal passato, quando i dati parlavano di un 10-15%. Anche per questo motivo la maggior partedei servizi si indirizzava sul genere maschile.Oggi ci troviamo dinanzi al 25% circa di donneche fa uso di eroina e un 40% di cocaina, pernon parlare del consumo di cannabis e anfeta-mine che può sfiorare il 50%. È uno scenario al-larmante che impone particolare tutela nei ri-guardi delle donne esposte a un abuso alcolicomolte forte, all’uso eccessivo di anfetamine peril controllo del peso e vittime di violenze sesottoposte alla droga Ghb. Senza dimenticare lagravidanza in fase di tossicodipendenza».

Si parla sempre più spesso di nuove droghee smart shop. Come è possibile impedire ladiffusione di nuove sostanze e la creazione direti di distribuzione e vendita delle stesse?«Per prima cosa bisogna attivare un sistema diallerta rapida in modo da analizzare veloce-

Il calo accertato nei consumi

di droga e stupefacenti

in Italia

DROGHE-25 %

La percentuale di coloro

che consumanococaina in Italia

DONNE40%

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La percentuale di donne interessata alla droga e all’alcol è andata aumentando: circa un 25%fa uso di eroina, un 40% di cocaina e il consumo di cannabis può sfiorare il 50%

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306 • DOSSIER • LAZIO 2011

TOSSICODIPENDENZE

prevenzione nelle scuole, 13 quest’anno, checompleteranno il messaggio della campagnapubblicitaria in onda sulle reti pubbliche, pri-vate, enti locali, cinema e metropolitane».

Un altro problema dei tossicodipendentiè quello del reinserimento nel mondo dellavoro. «È l’aspetto che mi sta più a cuore e su cui la-voriamo per offrire sempre maggiori oppor-tunità di formazione per il soggetto. Non ba-sta solo prevenire e curare: bisogna rieducaree riabilitare favorendo un nuovo inserimentoprofessionale in cui andranno gettate le basiper garantire al soggetto completa autonomia.A tal proposito abbiamo attivato il più alto fi-nanziamento europeo che si traduce in 8 mi-lioni e mezzo di euro destinati al reinseri-mento con l’attivazione di 130 progetticorrelati in tutt’Italia».

«L’Italia fa parte del Ghd, ilGruppo orizzontale droga delConsiglio Ue, e collabora inmaniera serrata con l’ufficiodelle Nazioni Unite contro ladroga e il crimine che ha sedea Vienna. Abbiamo strettocollaborazioni con l’Europaattraverso l’Osservatorio europeo delle droghee delle tossicodipendenze, ma anche oltreo-ceano con il National institute on drug abuse(Nida) negli Stati Uniti».

Quali novità emergono dagli studi e dairapporti internazionali sempre in tema didroga e tossicodipendenza?«C’è un dato molto interessante: il calo del25% nei consumi di sostanze stupefacenti inItalia, dopo ben vent’anni di trend al rialzo.A Milano ad esempio, il consumo di cocainaè sceso del 50%».

La campagna pubblicitaria antidroga del2011 lancia il messaggio «Non ti fare, fatti latua vita» a significare che tutte le cose belledella vita si collocano sul fronte opposto aquello della droga. Oltre allo spot, sono pre-visti incontri di informazione nelle scuole?«Come ogni anno sono stati attivati progetti di

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Finora abbiamo accertato 250 nuove droghe. Il sequestro delle sostanze è avvenuto ancheall’interno degli smart shop che sono stati perquisiti e infine censiti

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TOSSICODIPENDENZE

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Quindici milioni di euro per combattere le dipendenzeÈ la cifra stanziata dalla Regione per il biennio 2010-12: «Stiamo cercando

di costruire una vera e propria filiera di servizi integrati che ci permetta

di garantire continuità assistenziale con un approccio personalizzato».

Le iniziative dell’assessorato alle politiche sociali nel punto di Aldo Forte

Elisa Fiocchi

Aldo Forte, assessore

alle Politiche Sociali

e Famiglia

della Regione Lazio

In occasione del lancio del “progettoDad.Net: donne, alcol e droghe” è inter-venuto a Roma l’assessore alle Politiche so-ciali Aldo Forte, illustrando le misure che

la regione Lazio sta adottando in ambito di pre-venzione e di cura. «È significativo – ha espressol’assessore – che questo evento si tenga in prossi-mità della festa della donna, il cui valore è accre-sciuto dai recenti fatti di cronaca che hanno vistoa Roma tre stupri in dieci giorni». Parlare di vec-chie e nuove dipendenze in chiave femminile èl’obiettivo di Dad.Net, il progetto affidato al co-ordinamento della presidenza del Consiglio deiministri, al dipartimento Politiche Antidroga ealla dottoressa Elisabetta Simeoni, direttore del-l’ufficio tecnico-scientifico. L’iniziativa si artico-lerà in una serie di microinterventi nell’ambitodella prevenzione, del supporto assistenziale e delreinserimento. I programmi di prevenzione at-tuali tendono infatti a ignorare le differenze digenere e sembrano rivolgersi idealmente più aimaschi che alle donne, fatta eccezione nell’inter-vento specifico su madri tossicodipendenti configli minori. «I recenti fatti di cronaca hannoriacceso i riflettori sul problema, spesso taciuto,delle violenze e degli abusi di natura sessuale epsicologica sulle donne. Violenze che, pur-troppo, possono a loro volta determinare o ac-compagnarsi ad altre forme di disagio, tra cui ladipendenza da alcol o droga» ha affermato l’as-

sessore. Studi sui trattamenti orientati al generehanno evidenziato che esistono non solo diffe-renze biologiche, ma anche psicologiche, socialied ambientali, che possono influenzare i motiviper ricercare aiuto terapeutico, il tipo di tratta-mento e servizio, l’efficacia degli interventi, leconseguenze del non ricevere trattamento. «LaRegione – ha continuato Aldo Forte – con il

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LAZIO 2011 • DOSSIER • 309

Aldo Forte

bando per la lotta alla droga2010-2012 ha investito più di15 milioni di euro per combat-tere le dipendenze, non solo dasostanze stupefacenti e da alcolma anche per quelle dovute alle nuove tecno-logie e al gioco d’azzardo». Per rendere veramente efficaci i servizi, Dad.Netprevede modelli di intervento secondo approcci“evidence-based” e l’organizzazione di un net-work nazionale al fine di reindirizzare le unitàoperative del pubblico e del privato sociale perpredisporre una gamma di offerte multi servizispecifici orientati adeguatamente al genere fem-minile. Anche le regioni sono chiamate a fare lapropria parte: «Ciò che stiamo cercando di co-struire è una vera e propria filiera di servizi inte-grati sanitari e sociali, che ci permetta di garantirela continuità assistenziale. Un esempio, è fornitodalla risposta rivolta agli alcolisti, per i quali oltrea “strutture per la cura della fase acuta” stiamoprevedendo la realizzazione di “Strutture inter-medie residenziali” nelle quali l’intervento sani-

tario lasci il posto a interventi di tipo psicologicoe assistenziale che garantiscano un approccio per-sonalizzato. Un intervento, cioè, in grado di te-nere nella giusta considerazione anche ledifferenze di genere e quindi le diverse ragioniche spingono le donne al consumo di sostanze».Il tutto sarà alimentato dal sostegno e la collabo-razione di associazioni e cooperative sociali. Nelcalendario della regione Lazio 2011 scatterà abreve una campagna di comunicazione che toc-cherà tutte le province. «Un programma di pre-venzione – conclude l’assessore – che si articoleràsu cinque progetti rivolti a cinque diverse fasce dietà: dagli studenti delle scuole medie-superiori edelle università, fino agli adulti e agli anziani.Perché oggi quello delle dipendenze è un feno-meno che si diffonde in maniera trasversale eche necessità di interventi mirati».

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All’interno di strutture specifiche per glialcolisti, l’intervento sanitario lascerà il postoa interventi di tipo psicologico e assistenzialeche tengano conto delle differenze di genere

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MEDICINA MATERNO-FETALE

Genetica e prevenzione nella cura del fetoLa medicina materno-fetale rappresenta un’area scientifica autonoma rispetto

alla disciplina ostetrico-ginecologica. In medicina ha raggiunto uno statuto specifico

grazie ai successi della tecnologia diagnostica ecografica e allo studio del Dna fetale.

L’esperienza dei centri Artemisia, dalla voce dell’architetto Maria Stella Giorlandino

Simona Langone

I recenti progressi tecnologici e scientifici inmateria neo-natale consentono di cono-scere in anticipo problematiche in utero al-trimenti sconosciute. Ciò rende possibile il

monitoraggio della gravidanza e una più attentagestione del feto. «Oggi la diagnosi di malforma-zioni un tempo letali in epoca neonatale, o la dia-gnosi su liquido amniotico di malattie metaboli-che, può rendere il trattamento post-natale piùefficace, diminuendo la mortalità e la morbilitàneonatale». Ad affermarlo, il dottore architettoMaria Stella Giorlandino, amministratore unicodel Gruppo Artemisia che, dove la sezione dibiologia molecolare, rappresenta una solida realtàsanitaria di analisi e ricerca rivolta ai vari momenti

della genitorialità e non solo. Per-ché «la qualità della sanità di-

pende dalla partecipazione dimolteplici fattori».

Quali sono le prin-cipali problematiche per le

quali i pazienti si rivol-gono agli specialisti che

operano presso Arte-misia?«I centri clinico dia-

gnostici Artemisia rap-presentano da anni il

punto di riferi-mento in Italia

della ricerca e dell’innovazione nella medicinamaterno fetale. Riconoscimenti di carattere in-ternazionale derivano dalle numerose attività di ri-cerca compiute in settori d’avanguardia quali ladiagnostica prenatale invasiva - amniocentesi e vil-locentesi - e la diagnostica ecografica di patologiefetali complesse. Il punto di forza dell’approccioscientifico Artemisia si fonda su una gestionemultidisciplinare delle problematiche che coin-volgono con significative sinergie molte figurespecialistiche come genetisti, neonatologi, chi-rurghi al fine di conseguire una gestione efficaceanche dei casi più complessi».

Anche la diagnosi di paternità rappresentauna delle tantissime possibilità diagnostichedella diagnosi prenatale. «L’accesso a questo test prevede una consulenzagenetica per valutare tutte le possibili implicazionitecniche e diagnostiche. L’impatto emotivo, chenaturalmente si traduce in alcune circostanze an-che d’imbarazzo e di disorientamento, viene ade-guatamente supportato e gestito da un nostrostaff di psicologi che vantano una comprovataesperienza nelle problematiche legate all’infanzia,così da offrire un servizio di grande utilità a favoredella coppia».

La sezione di biologia molecolare ha inau-gurato lo studio delle singole cellule e dei mar-kers tumorali rendendo possibile un’analisi a360 gradi. Quali i punti di forza del connubio

L’architetto

Maria Stella Giorlandino

è amministratore unico

dei centri clinico

diagnostici del Gruppo

Artemisia. Nella pagina

a fianco, alcuni

ambienti delle sedi

Artemisia di Roma

e Milano

www.artemisia.it

312 • DOSSIER • LAZIO 2011

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Maria Stella Giorlandino

LAZIO 2011 • DOSSIER • 313

«Ai pazienti viene garantita una partecipazione alla prestazione at-traverso un’informazione trasparente, corretta e completa. Inoltresi ha la possibilità di esprimere la propria valutazione della qualitàdelle prestazioni erogate e di inoltrare reclami o suggerimenti peril miglioramento dei servizi. La possibilità, poi di gestire e otti-mizzare l’uso delle risorse economiche insieme alla minimizza-zione di sprechi e inefficienze fa si che le più moderne tecnologiediagnostiche e terapeutiche siano sempre velocemente a disposi-zione del nostro personale. Questo si traduce in un servizio sem-pre all’avanguardia. E infine, vi è la possibilità di consultare i pro-pri referti on line in uno stato di assoluta calma e anonimato».

Attraverso quali dinamiche operative e di promozione svi-luppate le collaborazioni con le università e centri di ricerca?«I nostri centri rappresentano ormai un punto di riferimento perla formazione di specialisti in ostetricia e ginecologia. Quindi, ol-tre alle convenzioni stipulate con aziende private per rendere ac-cessibili i nostri servizi, vengono stilate delle convenzioni dedicatealla formazione con tutte le università italiane. È di recente attiva-zione la collaborazione con il progetto iUniversity Roma , con ilquale diamo supporto agli studenti delle Università di Roma cheprovengono anche da altre regioni italiane. Offriamo percorsi de-dicati di assistenza clinico-diagnostica, applicando sconti e benefitagli iscritti e ai loro familiari. La qualità della sanità dipende dallapartecipazione di molteplici fattori».

tecnologia-ricerca?«L’obiettivo della moderna oncologia è la perso-nalizzazione del trattamento farmacologico e chi-rurgico. Per questo è necessario conoscere gliaspetti peculiari della malattia tumorale in esame.La maggioranza dei casi di tumore evidenzianouna patogenesi multifattoriale in cui la geneticasembra avere un ruolo determinante. Proprioper questo la possibilità di indagare in anticipo lapredisposizione genetica all’insorgenza, per esem-pio, del tumore della mammella, dell’ovaio, piut-tosto che della prostata, può mettere in atto unaserie di contromisure preventive per la diagnosiprecoce del tumore stesso».

Quale percorso burocratico sono tenuti a ri-spettare i pazienti che si sottopongono ad ana-lisi specialistiche e quale valore aggiunto, intermini di assistenza e diagnosi, ricevonopresso Artemisia?

❝Numerose sono le attività di ricercacompiute in settori d’avanguardiaquali la diagnostica prenatale,la diagnostica ecografica,la citogenetica e la biologia molecolare

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FRATTURE VERTEBRALI TRAUMATICHE

Il doloreda frattura vertebraleTraumi contusivi di notevole entità,

piccoli traumi od osteoporosi sono

tra le possibili cause delle fratture

vertebrali. Ma con i trattamenti ci sono

buone percentuali di guarigione.

Ne parliamo con il professor

Attilio Di Donato

Nicoletta Bucciarelli

Le fratture vertebrali traumatiche costituiscono il 4%delle lesioni fratturative dell’apparato scheletrico. Ilsegmento più interessato è il tratto dorso-lombare,seguito dal tratto cervicale, lombare e toracico. I

campanelli d’allarme possono essere il manifestarsi di doloreacuto nella zona interessata dopo uno sforzo ordinario comeuno starnuto, il sollevamento di un peso, lo spostamento di unvaso. Oppure il dolore vertebrale persistente, che non miglioracon i comuni farmaci analgesici o la riacutizzazione del dolorealla percussione della sospetta vertebra fratturata. Il professorAttilio Di Donato spiega le cause connesse a tale problema, glisviluppi e le modalità d’intervento curativo.

Quali sono le cause più frequenti delle fratture vertebralitraumatiche?«Sicuramente l’osteoporosi, una condizione clinica caratte-rizzata dalla riduzione della massa ossea che comporta l'au-mento della fragilità dell'osso e conseguente incremento delrischio di fratture. Le fratture possono verificarsi anche pertraumi di modesta entità mentre quando si produce sponta-neamente viene anche chiamata cedimento vertebrale. Adifferenza delle fratture osteoporotiche in altre sedi, quellevertebrali possono non essere riconosciute in fase acuta, siaperché il dolore inizialmente può essere transitorio o scam-biato con il dolore da fenomeni artrosici, sia per la possibiledifficoltà interpretativa dell'esame radiografico della co-lonna. La diagnosi e il trattamento delle fratture vertebralihanno importanza rilevante considerando l'alto rischio di in-validità a lungo termine. Altre possibili cause sono i traumicontusivi di notevole entità e che possono verificarsi mag-giormente nei soggetti più giovani e possono avere risvoltidrammatici con compressioni midollari».

Quali sono gli esami clinici più competenti per indivi-duarle?«In caso di sospetta frattura il primo esame da eseguire è la ra-diografia della colonna vertebrale. Quando la frattura com-porta una modificazione della conformazione della vertebraessa è evidenziabile sulla radiografia sotto forma di una de-

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Il professor Attilio Di Donato esercita a Roma

[email protected]@concordiahospital.it

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Attilio Di Donato

LAZIO 2011 • DOSSIER • 315

la deformità si aggravi nel tempo causandoinvalidità».

Esistono dei trattamenti chirurgici mini-invasivi? «Il trattamento chirurgico si basa essenzial-mente su due metodiche mini-invasive per-cutanee che sono la vertebroplastica e la ci-foplastica. Trattasi di due procedurechirurgiche, che prevedono la stabilizzazionedella frattura mediante cementazione, prece-duta nella cifoplastica dal tentativo di corre-zione dello schiacciamento del corpo verte-brale. La cifoplastica rappresentaun’evoluzione della vertebroplastica. La tec-nica prevede il tentativo di correzione delladeformità mediante un palloncino sinteticoche viene gonfiato all'interno del corpo ver-tebrale; dopo questo rimodellamento il pal-loncino viene estratto e si procede alla ce-mentazione come nella vertebroplastica. Lacifoplastica e la vertebroplastica vengono sem-pre eseguite in anestesia locale coadiuvata dauna blanda sedazione».

Qual è la percentuale di guarigione dallafrattura vertebrale?«Nella maggioranza dei pazienti sottoposti avertebroplastica e cifoplastica la risoluzionedella sintomatologia dolorosa si realizza entropoche ore e risulta significativa, così come laqualità di vita dopo l’intervento».

formità, di tipo variabile a seconda del seg-mento vertebrale interessato, dell'entità dellostress esercitato sulla colonna e dal grado diosteoporosi. Talvolta però la radiografia puòpresentare delle difficoltà nel riconoscere lafrattura acuta. In questi casi è utile eseguireuna risonanza magnetica che permette la dia-gnosi con alta sensibilità».

Quali trattamenti vengono utilizzati inquesti casi?«Il trattamento delle fratture su base osteo-porotica può essere di tipo medico-conserva-tivo o chirurgico. Il trattamento conserva-tivo è il trattamento convenzionale e consistenell’allettamento e nell’utilizzo del corsettoortopedico e dei farmaci analgesici. Nel casodi frattura recente è indispensabile prescrivereal paziente il riposo a letto e il divieto di sta-zione eretta per almeno 20-30 giorni.Quando al paziente sarà stato concesso di al-zarsi per le cure personali e i pasti, e nel pe-riodo successivo, sarà indispensabile l’utilizzodi un corsetto ortopedico che andrà indos-sato, in stazione eretta, fino al terzo mesedalla data della frattura. Il trattamento con-venzionale delle fratture vertebrali, permettela “cicatrizzazione dell’osso” mediante la for-mazione del callo di riparazione, ma non pre-vede la correzione della deformità causatadalla frattura, e non esclude la possibilità che

❝In caso di sospettafrattura il primoesame da eseguire èla radiografia dellacolonna vertebrale

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CHIRURGIA E DIAGNOSTICA OCULARE

318 • DOSSIER • LAZIO 2011

Ricerca e sviluppo nell’oftalmologiaL’oftalmologia si apre alle nuove opportunità offerte dall’evoluzione

tecnologica, vero motore dell’economia mondiale nonostante la crisi.

Ricerca, competitività e sviluppo: sono questi gli imperativi del settore.

Lo sa bene Enrico Orefice della Optikon 2000

Erika Facciolla

Mantenere alto il livello di compe-titività attraverso la ricerca, l’ag-giornamento continuo dellerisorse e lo sviluppo di

nuove soluzioni produttive: prero-gative imprescindibili per leaziende che operano in settori incui è essenziale essere al passo conil progresso tecnologico e le evolu-zioni di un mercato globale semprepiù competitivo. È il caso dellaOptikon 2000, società operantenel settore della ricerca e produ-zione di strumentazione e accessoriper la chirurgia e la diagnostica ocu-lare. Flessibilità, autonomia nei pro-cessi produttivi, diversificazionedell’attività grazie a investimenticontinui nella ricerca: per l’ammi-nistratore delegato e direttore ge-nerale della Optikon, Enrico Ore-fice, sono questi i presupposti che,dal 1966 ad oggi, hanno fatto dellaOptikon un’azienda leader nellaproduzione di macchinari per l’of-talmologia anche in campo in-ternazionale.

Quali evoluzioni hanno ca-ratterizzato il percorso del-l’azienda?

«Le continue sfide che il mercato ha proposto permigliorare progressivamente la qualità della vita dei

pazienti e la capacità di effettuare accertamentidiagnostici ed interventi sempre più affidabili

e meno invasivi, costituiscono i traguardi chel’azienda ha sempre perseguito. Ricerca e svi-

luppo negli ultimi vent’anni hannocostituito la condizione indispensabile per ga-

rantire continuità in un mercato sempre piùcompetitivo».

Attraverso quali dinamiche curatela ricerca? «Abbiamo collaborato spesso con uni-versità e centri ricerca che, oltre adaverci supportato nella validazione ditecnologie, sono state la fucina da cui

abbiamo potuto attingere i validi inge-gneri e progettisti che attualmente com-

pongono il nostro team». Genio progettuale, abilità e preci-

sione costruttiva. Come amalgamate talielementi? «Il nostro strumento di punta, il facoe-mulsificatore, consiste in un intero sistema,composto da macchinario più accessori,

necessario per effettuare la sostituzionedel cristallino negli inter-

venti di cataratta.Alcune fasi dellaproduzione sono

Sopra,

Enrico Orefice, Ad

della Optikon 2000.

Sotto, Pulsar 2,

strumento

di chirurgia prodotto

dall'azienda

www.optikon.it

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in un settore di nicchia comequello dell’oftalmologia. Svi-luppare in completa autonomiai nostri prodotti ci ha permessodi essere scelti per progettare si-stemi di chirurgia e diagnosticada grandi multinazionali. Tut-tavia persiste ancora una ten-denza un po’ esterofila sulla va-lutazione delle apparecchiaturehigh-tech quando invece esi-stono realtà italiane che nonhanno nulla da invidiare aquelle estere».

Verso quali nuove rotte diinternazionalizzazione mira oggi la Optikon? «In ambito internazionale, la Optikon sta concentrando i suoisforzi sui mercati denominati BRIC ovvero Brasile, Russia, Indiae Cina, oltre che consolidare le ottime performance in altre nazionicome la Turchia e il Messico. Il nostro valore aggiunto è rappre-sentato dalla flessibilità, nonché dalla pluridecennale esperienza ac-quisita nel settore».

Su quali aspetti occorre perseverare? «Combattere le continue sfide che il mercato impone, soprattuttoda parte di concorrenti di rilevanti dimensioni, con strumenti piùconsoni a una piccola – medio azienda. Vale a dire essere il piùpossibile flessibili, innovare i processi e i prodotti, ma soprattuttopuntare molto sul capitale umano attraverso processi di forma-zione continua».

Enrico Orefice

LAZIO 2011 • DOSSIER • 319

curate dai nostri sub fornitori, mantenendo al-l’interno la fase di progettazione, sviluppo, do-cumentazione e collaudo di tutto il sistema».

Come riuscite a stare al passo con i tempisenza che il progresso diventi un ostacolo pergli utilizzatori degli strumenti Optikon? «Il progresso ci ha consentito di utilizzare tec-nologie sempre più evolute e di adattarle al no-stro settore. Combinazione di algoritmi e soft-ware sempre più sofisticati, utilizzo di tecnologiea volte derivate da altri settori quale quello del-l’astronomia, consentono di fornire diagnosisempre più affidabili e precoci per far fronte allenumerose patologie che possono intervenire nel-l’occhio».

A dispetto della crisi, la Optikon non soloha dimostrato di poter affrontare la difficilecongiuntura economica, ma ha addiritturaperseverato con nuovi investimenti e sviluppi. «Abbiamo avuto la capacità di diversificare l’at-tività in termini di mercati e prodotti, ancorché

❞❝Il nostro strumento di punta,

il facoemulsificatore effettuala sostituzione del cristallinonegli interventi di cataratta

In alto, il team Optikon; qui sopra,

Keratron Onda, strumento di diagnostica

per la topo-aberrometria corneale