Dossier Friuli 05 12

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10 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

L’INTERVENTO.........................................13Renzo TondoFerruccio DardanelloPaolo Buzzetti

PRIMO PIANO

IN COPERTINA ..................................... 18Pompeo Tria

RETI D’IMPRESA................................. 24Giovanni da PozzoSalvatore Palermo

IL PUNTO ............................................... 30Alessandro Calligaris

RITRATTI................................................ 34Mario Monti

ECONOMIA E FINANZA

CREDITO & IMPRESE ..................... 39Francesco BellottiAdriano LuciGiuseppe Graffi Brunoro

INNOVAZIONE ..................................... 50Luigi NicolaisMarco Formentini

FOCUS UDINE ..................................... 55Furio HonsellIvo SalemmeGraziano Tilatti

MERCATO DEL LAVORO ................ 64Pietro IchinoMichele TiraboschiMaurizio SacconiAntonio Paoletti

MODELLI D’IMPRESA ...................... 74Alessandro e Cristina ChiandettiMassimo MorettiClaudia SangoiAngelo RovereCarlo Mazzon, Bruno De Pine Gianbattista Bit Mariarosa Feruglio DebellisGiorgio PintoIvo ContiEdoardo PaganiAndrea Lazzarini Elide MasuttiMarco BarbarinClaudia BredaLuca BalzanoNicola Varutti, Elvis Turcato e Stefano Sani

EXPORT ............................................... 108Luigi SalvadoriPatrizia TambossoPaolo Fantoni

INTERNAZIONALIZZAZIONE ........ 114Andrea Maselli e Carlo TonuttiEnrico e Marco ZanussiEnrico Quendolo Antonietta BisaroMichele Malaman

TECNOLOGIE ..................................... 128Giovanni GerettiNereo DiplottiAgostino FornasierSimone BosaFabio PettarinPaolo Bortolotti

OSSIERFRIULI VENEZIA GIULIA

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AUTOMOTIVE ...................................142Franco Barazzutti

PRODOTTI ALIMENTARI ...............144Stefano Fantinel

PACKAGING ALIMENTARE ..........146Alberto Tomasini

CONSULENZA ...................................148Giuseppe Dilena e Mauro Franz

RECUPERO CREDITI .......................150Domenico Zambano

EVASIONE FISCALE ........................152Claudio Siciliotti

TERRITORIO

EDILIZIA ..............................................156Il mercato immobiliareCorrado Sforza FoglianiValerio PontaroloAntonio De PaoloSergio HauserAlessandro DozziVincenzo ZanuttaRiccardo FrappaPietro Boldarino

INGEGNERIA ....................................174Marco Gaspari

BONIFICHE .........................................176Luca Lanzutti

MATERIALI .........................................178Giuseppe VescaMichele Tuzzi

LOGISTICA .........................................182Voskanian Anouch Iurikovna Luca Tosoni

AMBIENTE

POLITICHE ENERGETICHE .........186Michelangelo AgrustiMaria Teresa Bassa Poropat

Sommario

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di Ferruccio Dardanello,presidente di Unioncamere

Proposte perla crescita

Dopo quattro anni di crisi, il tessuto produt-tivo del Paese appare chiaramente provato.Queste difficoltà si riflettono in maniera di-retta sull’occupazione che, secondo i primi

dati del sistema informativo Excelsior di Unioncamere eMinistero del Lavoro, quest’anno potrebbe ridursi di altre130mila unità. Il quadro che emerge dalla lettura delRapporto Unioncamere, diffuso in occasione della 10°Giornata dell’economia alla presenza del ministro delloSviluppo economico Corrado Passera, mette in evidenzail fatto che le manovre di finanza pubblica, indispensabiliper riportare i conti sotto controllo e riguadagnare la fi-ducia dell’Europa e dei mercati internazionali, quest’annoavranno un costo, in termini di recessione, molto elevato:-1,5% il calo del Pil che prevediamo quest’anno, con pic-chi intorno al -2% per quasi tutte le regioni meridionali. È chiaro che oggi il rigore non basta. Bisogna tornare acrescere, con interventi cantierabili nell’immediato cherilancino i consumi e attivino di nuovo la propensioneall’investimento.L’aspetto che abbiamo ben presente, dopo questi annicosì difficili, riguarda il fatto che i grandi mutamenti delloscenario geopolitico e le ricorrenti crisi del sistema eco-nomico-finanziario mondiale ci hanno fatti entrare inun’era nuova. Dobbiamo prenderne atto e smettere dicomportarci come se tutto, tra poco, dovesse tornare co-m’era prima. Non succederà. Se l’impresa si riorganizza

nel segno dell’efficienza, della qualità e dell’innovazione,anche le istituzioni - e le Camere di Commercio perprime lo sanno - devono fare lo stesso. Per questa ragione, abbiamo identificato cinque temi sucui lavorare e su questi abbiamo sviluppato le nostre pro-poste. Gli interventi che abbiamo ideato sono diversi etutti privi di oneri sul bilancio dello Stato; riguardano lasemplificazione, l’internazionalizzazione, gli investimenti,il credito, la diffusione delle imprese e il supporto al la-voro. Tra questi, la possibilità di ammortizzare gli inve-stimenti aggiuntivi delle imprese in tre anni per rilanciarelo sviluppo; un patto tra governo e Camere di Commer-cio per portare sui mercati internazionali altre 10mila im-prese nel prossimo triennio; una disciplina speciale cheimpedisca il fallimento delle aziende causato dai ritardinei pagamenti della Pa, ma anche la proposta molto con-creta - già affidata al Parlamento - di attribuire alle Ca-mere di Commercio il compito di rilasciare unacertificazione formale del credito tra imprese, esigibile insede giudiziaria con tempi rapidissimi. Per sostenere ladiffusione delle imprese, inoltre, proponiamo un rinviodei pagamenti Iva e Irap per i primi due anni di attivitàdelle nuove realtà mentre, in materia di lavoro, chiediamodi sostenere concretamente la riforma dell’apprendistatoin chiave europea, realizzando un sistema stabile di certi-ficazione delle competenze che, come in Germania, fac-cia perno sulle Camere di Commercio.

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

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di Paolo Buzzetti, presidente di Ance

Guardare all’edilizia come motoredel rilancio

Il settore delle costruzioni sta pagando a caroprezzo gli effetti della crisi dei mercati finan-ziari. La restrizione del credito concesso dallebanche rischia ormai di paralizzare l’intera rete

imprenditoriale dell’edilizia. Ma oltre a ciò, leaziende devono affrontare anche il grave problemadei ritardati pagamenti da parte della pubblica am-ministrazione. Si è giunti, infatti, a un tempo mediod’attesa di otto mesi, con un incremento del 40%:dai 114 giorni del maggio 2011 agli attuali 159.Senza considerare quelle situazioni limite nelle qualisi sono superati i due anni. In questo modo si con-dannano le imprese a un inevitabile fallimento. È, in-vece, proprio al settore edile che bisognerebbeguardare per avviare concrete azioni anticicliche ca-paci di rilanciare l’economia, come avviene in altregrandi nazioni europee. L’Ance lo sostiene da tempo:la spesa pubblica produttiva, come quella delle in-frastrutture, va salvata. Ogni miliardo di euro inve-stito in edilizia genera ricadute positive per ben 3,4miliardi. Tuttavia, negli ultimi anni, si è puntato suuna politica di tagli agli investimenti piuttosto chealla spesa corrente, generando - dal 2005 a oggi - unacontrazione del 44,5% del mercato dei lavori pub-blici. Di certo, la decisione del Cipe dello scorso gen-naio, che ha confermato l’assegnazione di fondi perle opere contro il rischio idrogeologico e per la messain sicurezza degli edifici scolastici, va letta come unprimo segnale positivo. Al quale bisogna però far ve-locemente seguire un piano di spesa delle risorse che,dopo una prima boccata d’ossigeno, sia in grado di

creare una reale prospettiva di sviluppo.Prospettiva che deve naturalmente coinvolgere ancheil settore privato il quale, nonostante abbia evitatogli effetti nocivi di una bolla speculativa, non è ingrado di rispondere a un’esigenza abitativa decisa-mente alta, stando alle stime sulla crescita del nu-mero di famiglie. Sono tre gli obiettivi su cuibisognerebbe concentrare gli sforzi. In primo luogo,è necessario investire nell’edilizia sostenibile, inter-venendo sulla gran parte degli edifici esistenti se-condo i più moderni criteri di risparmio energetico ele attuali norme antisismiche. Importante, poi, è ren-dere accessibile la casa anche alle fasce medio-bassedella popolazione, attraverso mutui a condizioni age-volate e incentivi fiscali mirati. Ma, soprattutto, è ur-gente avviare un piano città capace di realizzare unaradicale riqualificazione del tessuto urbano per recu-perare le periferie, riorganizzare la mobilità e renderele nostre città motori di sviluppo economico, poli tu-ristici di grande interesse e luoghi di sempre più ele-vata qualità della vita. Quest’ultimo punto èfondamentale non soltanto per il settore, ma pertutta l’economia. La città, infatti, intesa come luogodi produzione della ricchezza materiale e culturale diun paese, è destinata a essere il principale terreno delconfronto futuro fra le economie mondiali.

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

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Pompeo Tria, presidente

della Step Impianti

di Trieste, al centro

tra i figli Paolo e Anna

www.stepimpianti.it

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L a congiuntura negativaci porta, sempre piùspesso, a osservare inmaniera sommaria

quella che è la reale situazione delmercato. Ma il limitarsi a genera-lizzare l’analisi economica asse-rendo che la crisi, come fosse pio-vuta dal cielo, è un cancro chemolte aziende subiscono passiva-mente, rischia di sfociare in unesercizio di pensiero pericoloso eatrofizzante. Chi opera nel tessutoproduttivo italiano sa bene chequegli imprenditori dimostratisilungimiranti, capaci di mettersi indiscussione, e perché no, un po’audaci, hanno resistito. Per poi tor-nare a crescere. È questo il caso diPompeo Tria, presidente delgruppo triestino Step Impianti. Unvolto rasserenante dell’imprendi-toria regionale che ben rappresentail riscatto di un modello aziendalemai banale, sempre disposto a evol-versi diversificando la propria atti-

vità e concedendosi il rischio di“uscire dagli schemi”. Lo dimostrail fatto che a oggi è difficile identi-ficare il core business della realtàguidata da Tria. Il gruppo è leadernei settori energetico e portuale, èvero, ma oggi è impegnato anchesu fronti quali il ferroviario, l’au-tomazione, la meccanica di preci-sione, l’edilizia, il petrolchimico eil siderurgico. «La diversificazioneha rappresentato la chiave di voltaper il gruppo – spiega il fondatorePompeo Tria, oggi affiancato daifigli Anna e Paolo -. Ci ha per-messo di tornare a crescere, espan-dendoci verso nuovi mercati e pro-ponendo ai nostri committenti unnumero via via crescente di inno-vazioni». Tornando a un fatturatodi circa 10 milioni di euro, dunqueai livelli pre-crisi, ora l’obiettivoper il prossimo triennio, come an-nuncia direttamente l’imprendi-tore, è quello di raddoppiare la ci-fra, toccando quota 20 milioni.

Un obiettivo ambizioso.«E certamente non facile da rag-giungere. Ma ritengo che il gruppoabbia intrapreso la giusta strada,intercettando settori e mercatidalle grandi potenzialità».

Nel 2007 lei si è reso promotoredi un significativo cambio di rottanelle strategie della Step Impianti.Cosa è accaduto?«Molto semplicemente ho com-preso, prima di tanti altri impren-ditori, che la crisi era alle porte.Dunque, o si cambiava o si soc-combeva. Abbiamo ritenuto op-portuno, all’inizio non senza al-cune resistenze, di dareun’inversione di rotta, puntandomoltissimo sulle nuove strategie esull’innovazione. Chiaramentetutto questo ha comportato un ri-pensamento delle nostre scelteaziendali e delle tipologie di inve-stimento conseguentemente pro-grammate, puntando in modo par-ticolare su una frammentazione

Nel 2007 comprese la necessità di invertire la rotta. Pompeo Tria, numero uno del Gruppo Step

Impianti, spiega perché le Pmi italiane possono espandersi a livello internazionale diversificando

e innovando. E lancia un appello per il rilancio della realtà portuale triestina

Andrea Moscariello

STRATEGIE DI SVILUPPO

Pompeo Tria

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IN COPERTINA

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delle attività svolte fino a oggi, di-versificando i relativi programmiindustriali. I risultati si sono pale-sati fin da subito, determinandoun significativo aumento di nuoviclienti e dello stesso fatturato delleaziende del gruppo. Creando inquesto modo anche condizioni dicrescita occupazionale».

La vostra strategia di diversifi-cazione avviene anche attraversol’acquisizione di imprese in fortedifficoltà.«È chiaro, ci siamo presi dei rischi.Ma acquisire un’azienda in crisi nonsignifica acquisire un’azienda privadi potenziale. Tante volte una realtàè in difficoltà soltanto perché malgestita o perché incapace di cogliereal volo i mutamenti del mercato.Negli ultimi anni, ma continueremoa farlo anche in futuro, abbiamo in-serito nel gruppo alcune aziende dal

grande potenziale economico e pro-fessionale. Con loro, ovviamente,abbiamo acquisito anche importantiportafogli clienti che ci permettonodi ampliare il nostro raggio d’azione.Prendiamo il caso di una delle nostreaziende più importanti, la DigitalImpianti. Quest’ultima è cresciuta eora, a sua volta, ha inglobato unanuova attività legata al settore del-l’oleodinamica, assumendo ventinuove persone. Ci tengo a sottoli-neare che tutte le nuove aziende en-trate a far parte della Step Impiantivengono dalla nostra regione. Ga-rantiamo un indotto di oltre ses-santa occupati soltanto sul territoriolocale. E in questo periodo non è undato da poco».

Su quali settori, in particolare, vistate concentrando?«Oltre ai nostri core business tra-dizionali, come quelli dell’energia,

del petrolchimico e della motori-stica, devo dire che stiamo get-tando delle ottime basi anche nel-l’ambito delle costruzioni civili, deisistemi di gestione e di movimen-tazione dei materiali, del ferrovia-rio e della nautica da diporto».

A proposito di portuale, la suaazienda è una delle protagonistesullo scenario triestino. Qualiaspettative ripone nei confronti diquesto settore?«Personalmente sono ottimista. Stoverificando importanti incrementinel traffico marittimo. E il porto diTrieste ha un grande potenziale. Maoccorre, anche qui, un maggiore im-pegno di tutte le Istituzioni».

Vale a dire?«Occorre fare sistema. Non sol-tanto con il Porto di Venezia, maanche con quelli di Fiume e di Ca-podistria. Se operative in maniera

Step Impianti si apre a nuove opportunità.Tra i settori che interessano il gruppo

guidato dalla famiglia Tria, anche quello dellecostruzioni civili, da sviluppare sia in Italiache all’estero. In questo campo l’azienda haprovveduto all’acquisto di una serie di immo-bili dismessi, ricostruendoli con materiali in-novativi frutto di un’intensa attività di ricercae sviluppo. Quella riguardante i sistemi di ge-stione e di movimentazione di materiali pergrandi complessi industriali è un’altra dellearee su cui Step e Digital Impianti stanno in-vestendo con forza. Si tratta di un settoreparticolarmente complesso, che richiedecompetenze diversificate che vanno dallaprogettazione e realizzazione di strutturemetalliche complesse, all’oleodinamica, al-

l’elettronica, all’informatica. Una nuova re-altà a cui da pochissimo tempo Tria sta dedi-cando una particolare attenzione riguarda ilsettore ferrotranviario. Step Impianti già inpassato aveva messo a disposizione di que-

sta realtà le sue esperienze. A distanza ditempo si ripropone con l’applicazione dinuove tecnologie e offrendo la possibilità diospitare materiali ad alto risparmio energe-tico. A crescere è anche il fronte della nau-tica da diporto, nel quale i sistemi domotici edi controllo rappresentano una delle aree dimaggiore sviluppo. Tutti tasselli che permet-tono all’impresa triestina di continuare aespandersi, oltre che in Europa, anche neicosiddetti Paesi Bric (Brasile, Russia, India,Cina), che continuano a crescere a ritmi par-ticolarmente sostenuti. È stato appena sotto-scritto un accordo di collaborazione con laCamera di Commercio dello Stato brasilianodi Pernambuco (nella foto) e una joint-ven-ture con un’importante società locale.

NUOVI SETTORIPER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE

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Pompeo Tria

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sinergica, queste infrastrutture po-tranno permetterci di controllarel’intero traffico adriatico. Ma a co-minciare dal Porto di Trieste, dob-biamo metterci in testa di doveroperare con una maggiore ricetti-vità. Bisogna osservare i mercati inmaniera scrupolosa, essere in gradodi captare le nuove opportunità dibusiness che derivano dall’interna-zionalizzazione dei mercati».

In tal senso non crede sarebbeutile anche alimentare un sistemabasato sulle reti di impresa?«È fondamentale. Non soltanto leistituzioni, ma in primis gli im-prenditori devono operare in con-certo, creare sinergie. Non pos-siamo più vivere come fossimodelle singole isole sul mare. Dob-biamo unirci per proporci in ma-niera più forte e credibile nei con-fronti del mercato internazionale».

A proposito di estero, quello del-l’internazionalizzazione è un altrodei tasselli fondamentali per ilpiano di sviluppo del gruppo da leipresieduto.«Non ci interessano soltanto i mer-cati tradizionali. Ora sono i Paesiin via di sviluppo a presentare lemaggiori opportunità. In partico-lare ripongo molte aspettative neiconfronti del Brasile».

Perché proprio questo Paese?«Abbiamo siglato importanti accordicon il presidente della Camera diCommercio di Pernambuco. Ho no-tato da subito che il mercato in Brasile

era saturo di grandissime aziende, dimultinazionali. Mancava, invece, tuttaquella rete indotta di piccole e medieimprese. E allora ho pensato: perchénon porci come pionieri, creandonuove opportunità di business in loco?Certo, ciò implica un grosso sforzo,non solo economico, per prepararenuove maestranze e per trasferire ilnostro know how. Ma questa scelta cista premiando e si sta rivelando fon-damentale al fine di raggiungere il fat-turato prefissato per il 2015».

Molte altre imprese, nonostantela spinta all’internazionalizza-zione, sono però fallite. Da im-� �

Il Porto di Trieste deve operare con unamaggiore ricettività. Bisogna osservare imercati, essere in grado di captare le nuoveopportunità di business che derivanodall’internazionalizzazione

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prenditore lei come se lo spiega?«Credo che la differenza la faccia l’in-novazione. Non solamente all’esteroma anche in Italia, senza investirecontinuamente in questo fondamen-tale elemento non si può andareavanti. È esemplificativo ciò che staaccadendo sul fronte dell’edilizia. Unsettore fortemente in crisi, è vero.Eppure nel nostro caso non riu-sciamo a stare dietro alla domanda.Creare il nuovo, utilizzando mate-riali e tecnologie innovative. Questa

è la formula. Non è vero che la gentenon acquista, soltanto lo fa se ne valela pena. Per quale motivo uno do-vrebbe acquistare un immobile scarsosotto il profilo tecnologico e dellaresa energetica?».

Anche il tema del risparmio ener-getico le è sempre stato a cuore.«Il settore delle energie rinnovabili ciinteressa molto. E al tempo stessocontinuiamo a investire in sistemi attia raggiungere un risparmio energeticosignificativo. Come società, non spre-

chiamo energia, anzi, la risparmiamoe la rivendiamo. Un meccanismo checi ha permesso di accumulare utili dareinvestire nella ricerca e nello svi-luppo di tutti i settori in cui ope-riamo. E anche qui il cuore del di-scorso resta l’innovazione, che da unsettore si espande a un altro».

Ad esempio?«Tutta l’esperienza acquisita negli anninel settore motoristico la stiamoesportando in quello ferroviario. L’in-novazione, quella vera, è virale, si

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espande. Se possiamo immaginareuna nave interamente illuminata aled, perché non immaginare ancheun treno? Ecco, questo esempio rac-chiude quella che è la mia filosofia disinergia e diversificazione d’impresa. Enon dimentichiamoci che questa no-stra attenzione, spasmodica, all’inno-vazione e al risparmio energetico, cipermette di operare riducendo sem-pre di più l’impatto sull’ambiente,abbassando le emissioni di CO2 e ri-spettando l’obiettivo imposto dal pro-

tocollo di Kyoto».Step Impianti cresce, ma lei resta

legato a un modello di gestione fa-migliare d’impresa.«Non è del tutto esatto. I miei due fi-gli rappresentano il futuro del-l’azienda, Paolo è direttore generale eAnna è la responsabile amministra-tiva. Ma la nostra è una realtà com-plessa che vede coinvolta, ovvia-mente, una managerialità collegiale.Si lavora in team, sono tante le pro-fessionalità coinvolte».

Da imprenditore, cosa si aspettanell’immediato futuro?«Sono ottimista. Ma non possiamonegare il fatto che la perdurante crisieconomica stia mettendo in evidenzatutte le problematiche mai affrontatedel sistema creditizio, al punto tale chenessuno può oggi negare una reces-sione simile a quella vissuta nel1929. IlSistema Italia si è compromesso, adanno soprattutto delle Piccole e me-die imprese, con delle conseguenzedrammatiche a cui tutti noi stiamo as-sistendo in questi ultimi tempi. Credoche sia arrivato il momento in cui tutti- e dico veramente tutti – intervenganosu quelli che possono essere gli aiutisignificativi alle realtà meritevoli, in-cluse quelle aziende che hanno dellesofferenze causate in gran parte daterzi, Stato compreso. E in secondoluogo, cosa fondamentale, noi im-prenditori, per primi, non possiamopiù restare fermi ad aspettare che ilmercato torni quello di una volta.Non ci troveremo più a operare inuno scenario come quello di diecianni fa. Dobbiamo metterci in testadi cambiare passo. In economia,come nella vita, sbagliare è umano,ma perseverare…».

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Il settore delle energie rinnovabili ci interessamolto. E al tempo stesso continuiamoa investire in sistemi atti a raggiungereun risparmio energetico significativo

Pompeo Tria

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Insieme per uscire dalla crisi

Lo scenario economicosembra non mostrare se-gnali decisi di ripresa. Se-condo le previsioni anche

il Friuli Venezia Giulia nel 2012sembra segnare il passo, assestan-dosi su dei valori prossimi a quellidegli indicatori nazionali, nono-stante nell’arco dei due anni prece-denti avesse mostrato una maggiorevitalità, con un indice di sviluppopari rispettivamente a +2,3% nel2010 e +0,6% nel 2011. Rispettoallo stesso mese del 2011, nelloscorso febbraio si è verificato un au-mento del ricorso alla cassa integra-zione straordinaria per i lavoratoridipendenti (+78%) e una contra-zione di vendite (-3,5%) per il com-parto industriale, a dimostrare chela regione ha qualche difficoltà auscire dalla crisi. È in questa situazione che le piccolee medie aziende del Friuli VeneziaGiulia cercano di rafforzare la lorostruttura unendosi in rete. Mentrenegli anni precedenti si elogiava ladimensione ridotta delle aziende

che costituivano il tessuto produt-tivo del Nordest, ora che la sfidanon è più soltanto nazionale o eu-ropea, ma addirittura globale, la ne-cessità diventa quella di poter ren-dere più solida la propria realtàaziendale, e una delle modalità mi-gliori è quella di creare relazioni traaziende, magari appartenenti allastessa filiera produttiva. È su questobinario che si inserisce il progetto“Creazione e gestione di reti d’im-presa per l’internazionalizzazione”della Camera di Commercio diUdine. Ne parla il suo presidente,Giovanni da Pozzo, che sottolinea:«Oggi più che mai, in un contestotradizionale dominato dall’incer-tezza e sempre più mutevole e ra-pido, il network è la risposta».

Qual è lo spirito del progetto“Creazione e gestione di reti d’im-presa per l’internazionalizza-zione”? Quali sono le previsioni diadesione?«La nostra Camera di Commercioha voluto lanciare un bando, ope-rativo dal 2 maggio, per sostenerele imprese che si aggregano perportare avanti congiuntamente deiprogetti di sviluppo all’estero econ l’estero. Non sempre è facilevincere un naturale desiderio diautonomia delle singole imprese eproprio per questo crediamo chela rete sia la risposta: mette in-sieme le forze senza però far per-dere alle imprese autonomia e in-dividualità. Crediamo che siaimportante sostenere questi per-

In un territorio costituito

per il 96% da piccole aziende,

per vincere la competizione

nello scacchiere internazionale

serve sviluppare un assioma

di qualche anno fa: piccolo

è bello, purché in rete

Teresa Bellemo

RETI D’IMPRESA

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corsi perché poi possa innescarsiun circolo virtuoso. Le nostre im-prese lo stanno capendo e perciò,pur se è prematuro fare prono-stici, auspichiamo che la nostrainiziativa, che mette in campo200mila euro di contributi, possaavere una buona risposta».

Il bando per l’internazionalizza-

zione delle reti d’impresa della Ca-mera di Commercio di Udine, l’ac-cordo “Obiettivo crescita” tra Pic-cola industria e Intesa Sanpaolo ei 48 miliardi di euro della manovra2010 per defiscalizzare le aziendeche si uniscono in rete costitui-scono alcuni segnali di fiducia daparte del sistema economico in

questa forma produttiva. Si po-trebbe fare di più?«La fiducia è data dalla necessità dirilancio di un sistema produttivomesso a dura prova dalla crisi edestremamente parcellizzato. Un si-stema che, così com’è, non è ade-guato, se non in rarissimi casi, avincere le sfide sempre più difficiliofferte dal mercato mondiale. Maproprio queste sono le sfide da co-gliere, tra le pochissime in grado dicreare sviluppo alle nostre imprese,ora che il mercato interno è fermoe i mercati tradizionali e più facil-mente accessibili come quello Ue odegli Stati Uniti non garantisconoadeguate prospettive di crescita. Sipuò sempre fare di più, ma l’atten-zione crescente sul tema da partedelle istituzioni, così come la sensi-bilizzazione sempre maggiore delleimprese, sono un buon segnale».

Quanto può essere importantela rete nei percorsi di innovazionee internazionalizzazione?«Tutti i rapporti economici più re-centi mettono in luce come lacreazione di network per le im-prese italiane - in Friuli VeneziaGiulia per oltre il 96% si parla dipiccole e micro realtà - sia il volanoper riuscire a innovare prodotti eprocessi e per permettere anchealle nostre piccolissime aziende diessere competitive in un mercatosempre più globale, veloce e ag-guerrito. Le stesse imprese chehanno fatto rete sono i testimo-nial più significativi di questa cam-pagna a favore dei network. Comeente camerale di Udine abbiamoaperto un bando che consente alle

Giovanni da Pozzo

Il presidente di Unioncamere e della Camera di Commercio di Udine, Giovanni da Pozzo � �

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imprese vitivinicole di fare promo-zione nei mercati extraeuropei: ilprogetto “Ocm vino”. Con la com-partecipazione del 50% di fondipubblici alla spesa sostenuta,siamo i primi in Italia ad aver in-trapreso la strada dell’aggrega-zione. Inoltre, da quattro annisiamo capofila di un’associazionetemporanea d’imprese arrivata a42 aziende e affrontiamo in formaaggregata la promozione all’estero.La crescita del numero di impreseche ogni anno aderiscono - eranouna ventina alla prima edizione -è sintomo di quanto siano essestesse a capire il successo del-l’operazione, che le rende più fortima non le vincola, lasciandole li-bere di scegliere le azioni più ade-guate ai propri obiettivi e alla pro-pria produzione».

Molte aziende lavorano in retiinformali. Cosa dovrebbe spin-gerle a regolarizzare la loro coo-perazione?

«Il fatto, per esempio, che per af-frontare l’estero, specie i mercati piùlontani e diversi dal nostro, bisognaessere davvero molto organizzati,con una programmazione solida econ attività. Una rete formale non li-mita la libertà, ma deve permettereal contrario di raggiungere con piùefficacia obiettivi che una piccolaimpresa, da sola o non adeguata-mente aggregata, non può raggiun-gere. Anche contributi come quelliche mette in campo il nostro entedovrebbero essere da stimolo allacreazione di un tipo di rete benstrutturata».

L’aggregazione può essere unostrumento in più per contrastare lastretta creditizia?«Certo, la creazione di reti è validaa più livelli e in un momento cosìcomplesso per l’accesso al creditouna rete può senz’altro essere si-nonimo di maggior solidità e strut-turazione del progetto su cui inve-stire. Tanto più che anche molti

istituti bancari mettono a disposi-zione finanziamenti che favori-scono le iniziative di network frapiù aziende».

Quanto il web e le nuove tecno-logie possono influire nella crea-zione di reti d’impresa?«Sono fondamentali, come ormai inogni attività aziendale. Le nuove tec-nologie polverizzano i tempi e glispazi, rappresentano il linguaggiodella comunicazione di oggi e lo sa-ranno sempre più domani. Chi farete non può prescindere dallenuove tecnologie, che mettono tuttoil mondo a portata di mano e checonsentono di mantenere i rapportianche con le realtà lontane con cuisempre più le nostre imprese, e lenostre reti, devono comunicare ecollaborare. Il web e i social net-work possono poi essere anche unsupporto pre-competitivo, perchépossono aiutare le istituzioni a sen-sibilizzare sull’importanza della crea-zione e della gestione di reti».

RETI D’IMPRESA

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Salvatore Palermo

Ènei periodi di crisi e didifficoltà che il rinnova-mento e l’evoluzione di-vengono necessari. È at-

traverso di essi, infatti, che spessosi può trovare la soluzione peruscire dall’immobilismo e dalla cri-ticità dati dall’attuale situazioneeconomica. In un mercato fermocome quello italiano le aziendefanno fatica non solo a crearenuovi ricavi ma a volte anche a so-pravvivere. Inoltre, è noto ormaiche il nostro sistema produttivosoffre per le dimensioni delle im-prese nazionali, in alcuni casimolto ridotte, che impedisce lorodi poter fare business in manieracompetitiva. Un impedimento par-ticolarmente ingombrante, soprat-tutto se i mercati di riferimentonon sono più soltanto nazionali,ma si stanno spostando necessaria-mente su un piano globale. È suquesti punti che si fonda la scom-messa delle reti d’impresa, uno de-gli strumenti a disposizione delle

imprese per potersi strutturare ediventare un soggetto economicoforte, in grado di potersi imporrenei mercati globali. Inoltre delleaziende più strutturate e aggregatepossono bypassare il drammaticoproblema dell’accesso al credito.Per incentivare questo meccanismoe aiutarle nel processo di interna-zionalizzazione, il comitato Piccolaindustria di Confindustria ha si-glato con il gruppo Intesa San-paolo un accordo, “Obiettivo cre-scita. Impresa, banca, territorio”,che fa seguito agli accordi del 2009e del 2010, per sostenere le im-prese nei loro percorsi di crescita edi rafforzamento. L’obiettivo è ri-spondere concretamente alle esi-genze di sviluppo e di riposiziona-mento delle imprese, aiutandolenei percorsi di internazionalizza-zione e nella realizzazione di pro-getti di ricerca e innovazione. Lospiega nei dettagli Salvatore Pa-lermo, presidente del comitato re-gionale di Piccola industria.

Quali sono gli obiettivi dell’ac-cordo?«L’accordo è stato ispirato dalla ne-cessità e dal desiderio delle nostreimprese di crescere a livello di-mensionale anche per avereun’apertura verso nuovi mercati,soprattutto esteri, dato che la do-manda in Italia è ferma su livellimolto bassi. Lavorando insieme algruppo Intesa Sanpaolo, è statamessa a punto la strategia di in-centivo proprio per la crescita di-mensionale delle nostre aziende ela creazione di reti d’impresa è unodei punti più importanti dell’ac-cordo. Il sistema bancario ora èmolto ingessato, mentre sul ver-sante reti e aggregazioni gli spazi dimanovra sono un po’ più ampi,perché è proprio la banca a vederecon occhi diversi queste formeaziendali, visto che sono essenzial-mente finalizzate alla crescita di-mensionale, tallone d’Achille delsistema nazionale. Volendo fare unparagone, una pmi italiana non ha

Aggregarsi per uscire dalla crisi, competere

sui mercati e ottenere credito

dal sistema bancario. È questo lo spirito

del progetto “Obiettivo crescita”.

Il punto di Salvatore Palermo

Teresa Bellemo

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Salvatore Palermo, presidente del comitato Piccola industria

di Confindustria Friuli Venezia Giulia

La rete fa la forza

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28 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

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comunque la dimensione di unapmi europea».

Perché puntare sull’internazio-nalizzazione? Quali devono esserei vettori su cui muoversi per leaziende regionali?«Innanzitutto il mercato internoin questo momento langue e nonci sono prospettive positive a brevetermine. Per questa ragione i mer-cati esteri vengono visti come unosbocco per poter incrementare ipropri ricavi, ma in certi casi sonoindispensabili anche solo per so-pravvivere, vista l’immobilità ita-liana. L’accompagnamento daparte di un istituto bancario forte,non solo a livello italiano ma ancheinternazionale, vuol dire muoversiquasi come un sistema piuttostoche come un soggetto isolato. Que-sta è l’arma vincente, che dà dellechance in più di penetrare con suc-cesso nei mercati esteri».

Per molti anni il leit motiv èstato “piccolo è bello”. Oggi che ipiccoli sono costretti ad associarsi,significa che quel modello ha esau-rito la sua spinta positiva?«Non credo che sia esaurita, piutto-sto credo che si stia evolvendo. Pur-troppo piccolo è bello non può essereuna regola generale valida per tutte leaziende e per tutti i settori. Per que-sto la crescita dimensionale, l’aggre-gazione in rete, sono diventate es-senziali per poter sviluppare businesso per poter sopravvivere. I costi fissidi struttura ormai sono insostenibilida tanti punti di vista, per questofare massa critica, porsi obiettivi co-muni, aggredire i mercati in manierasistemica e non in maniera spora-dica, poter creare economie di scalaper quanto riguarda i costi fissi, di-venta imprescindibile. Oggi una pic-cola azienda non avrebbe mai le forzeper poter creare da sola legami com-

merciali con l’estero in maniera or-ganica e soprattutto garantendosi deiritorni proporzionali agli investi-menti sostenuti in tempi consoni».

Nonostante i vantaggi di lavo-rare in rete, perché ancora oggimolti imprenditori faticano a coo-perare?«Ci sono delle caratteristiche perso-nali e imprenditoriali che fanno dafreno all’aggregazione, perché l’im-prenditore può vederla come unariduzione della propria autonomia.Io credo che la maturità, ma anchela necessità degli imprenditori dioggi, porti necessariamente ad an-dare oltre i personalismi e i campa-nilismi, nell’interesse delle aziende equindi, di conseguenza, della col-lettività e degli stakeholder. Credoche questi interessi debbano far su-perare certi egoismi che in tempimagari meno cupi sono riusciti a li-mitare questi processi aziendali».

Lavorare con unistituto bancarioforte vuol diremuoversi comeun sistema

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RETI D’IMPRESA

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IL PUNTO

30 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Incentivi e misuredi fiscalità di vantaggio

«La politica nazionalenon ci aiuta, ma noiper primi abbiamograndi responsabi-

lità in termini di gestione non sem-pre efficiente delle risorse e di di-spersione di energie». Con questeparole il presidente degli industrialidel Friuli Venezia Giulia, Alessan-dro Calligaris, analizza l’attualecontesto economico e i recentiprovvedimenti nazionali in materiadi rilancio del sistema produttivo eoccupazionale. «Se da un lato algoverno va riconosciuto l’indub-bio merito di aver riportato rigoree meticolosità nei conti, dall’altro ènecessario che l’esecutivo vari an-che riforme volte a liberare il Paesedai troppi vincoli che ne bloccanola ripresa». Sul piano delle politi-che regionali, invece, Calligaris in-dica una lista di priorità d’inter-vento che vanno dalpotenziamento delle infrastrutturee della portualità alla discussionedi un piano regionale in grado digarantire l’approvvigionamentoenergetico al territorio.

Se le prospettive dell’industria

e dell’occupazione destano preoc-cupazioni sul territorio regionale,come il governo dovrà intensifi-care gli strumenti di intervento mi-rati allo sviluppo dell’economia?«Per diminuire il carico fiscale, an-drebbero ridotte le imposte direttesui redditi più bassi, con maggiorpropensione al consumo e ciò sti-molerebbe la domanda interna.Un’ulteriore riduzione dell’Irap fa-vorirebbe sensibilmente la compe-titività di costo delle imprese, an-che nel confronto con l’estero.Nella nostra regione sarebbe op-portuno introdurre anche alcunemisure di fiscalità di vantaggio, attea colmare il divario con i regimi fi-

scali di paesi come la Slovenia el’Austria, le cui normative più van-taggiose deprimono la competiti-vità regionale. Sarebbe auspicabileinoltre l’introduzione di incentivifiscali per favorire la patrimonia-lizzazione delle imprese, promuo-verne i processi aggregativi e soste-nerne gli investimenti in ricerca edinnovazione».

A tal proposito, quali passi sonostati fatti dal governo per intensi-ficare la ricerca e l’innovazione in-dustriale?«Il pacchetto di misure per la cre-scita delineato nei giorni scorsi dalministro dello Sviluppo economicoe delle infrastrutture, Corrado Pas-

«In questo momento la sfida principale per il rilancio dell’economia e dell’occupazione

è quella della riduzione del carico fiscale». Una piaga che, secondo Alessandro Calligaris,

sta letteralmente affossando imprese e mercato del lavoro

Elisa Fiocchi

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A causa della crisi la competitività aziendalesi è legata a fattori che dipendono dalsistema Paese e sui quali le aziendenon possono esercitare alcun controllo

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Alessandro Calligaris

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 31

sera, è un buon punto di partenza.Il governo punta innanzitutto alrafforzamento del fondo di garan-zia per le piccole e medie imprese,uno strumento fondamentale pergarantire l’accesso al credito. Sultavolo c’è anche la spinosa que-stione dei pagamenti arretrati dellapubblica amministrazione, legataal recepimento della direttiva Uesui tempi di pagamento alle im-prese. Il ministro Passera ha illu-strato un'ipotesi allo studio cheprevede il pagamento dei debiti ar-retrati accumulata dalla pubblicaamministrazione nei confronti deiprivati con titoli di Stato. Con lesemplificazioni e le liberalizzazioni,nonché con lo sblocco dei fondiper le infrastrutture - un provvedi-mento che interessa in particolarmodo la nostra regione, fortemente

penalizzata da quel punto di vista -si sta imboccando la strada giusta».

Dall’analisi dell’ultimo trimestredel 2011, si assiste a una frenatadell’economia del Friuli VeneziaGiulia e anche le previsioni perl’anno in corso non sono positive.Quali sono oggi le ferite profondeche paralizzano il tessuto impren-ditoriale regionale?«Il tessuto imprenditoriale delFriuli Venezia Giulia, se esclu-diamo alcune grosse aziende di ec-cellenza, si compone principal-mente di piccole e medie imprese.Le ferite che paralizzano l’econo-mia regionale sono in buona so-stanza le medesime che affliggonol’intero Paese: difficoltà di accessoal credito, difficoltà nella riscos-sione dei crediti, blocco degli in-vestimenti, burocrazia inefficiente,

infrastrutture inadeguate, scarsaflessibilità del mercato del lavoro.A livello regionale subiamo inoltrele conseguenze della lentezza deci-sionale le quali marginalizzano ilterritorio a dispetto del suo poten-ziale e della sua posizione strate-gica. Una strategia lungimiranteper il Friuli Venezia Giulia vor-rebbe il potenziamento delle dota-zioni logistiche, innanzitutto at-traverso il completamento dellearterie di collegamento interne allaregione e di raccordo con i paesi li-mitrofi, e in secondo luogo tramitela realizzazione di opere fonda-mentali quali il corridoio V».

Sul territorio cala la produzionee in termini di vendite sono cre-sciute quelle italiane ma diminuitequelle estere. Come intervenire perallargare il livello di internaziona-

Alessandro Calligaris, presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia

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32 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

lizzazione delle imprese, punto diforza dell'economia friulgiuliana?«I processi di internazionalizzazionesono stati il perno dello sviluppodel Friuli Venezia Giulia e sono con-vinto che saranno anche il centrodella sua ripresa: per il nostro si-stema si tratta di una grande sfida.Nel corso del 2011 la regione avevaregistrato una notevole tenuta sulfronte dell’export, il che conferma lasua naturale vocazione in tal senso.Purtroppo le esportazioni non ba-stano a risollevare un mercato in-terno statico, né si può contare solosu di esse in un contesto globale incui una competitività aggressiva e lacorsa al ribasso determinano vinci-tori e vinti. Al di là degli indispen-sabili strumenti di supporto alle im-prese, la soluzione va cercata nellacollaborazione tra aziende e in un’in-novazione che abbracci tutti i pro-cessi imprenditoriali: dall’ideazionedel prodotto alla strategia commer-ciale, passando per nuovi modelli diimpresa e nuove aggregazioni,sem-pre nella speranza che nel frattempoil Governo e le istituzioni finanzia-rie riescano a far ripartire la voglia ela capacità di fare».

Per rispondere alle mutate esi-genze delle imprese, in qualiaspetti sarà potenziato il ruolo dirappresentanza di Confindustria?«In un momento così critico ancheConfindustria deve misurarsi conle proprie priorità, i propri limiti ele possibili soluzioni. L’affermarsidella globalizzazione ha di fatto in-crementato l’importanza del movi-mento associativo nel contribuire a

creare le condizioni per la competi-tività. Con la crisi, la competitivitàaziendale si è progressivamente le-gata a fattori che dipendono infattidal sistema Paese e sui quali leaziende non possono esercitare al-cun controllo: in ciò le imprese di-pendono dunque dal sistema di rap-presentanza e dalla sua efficacia. Semolto dipende quindi dalle misureche vengono adottate a livello go-vernativo, è altrettanto vero chemolto dipende da noi: è dunque intal senso che il ruolo della Confin-dustria regionale verrà potenziato,con un confronto ed una collabo-razione sempre più serrati con l’am-ministrazione regionale e quella na-zionale, con un’attività di pressionetrasparente e una crescente atten-zione ai bisogni espressi dalle im-prese del territorio, anche grazie aduna rinnovata strategia di comuni-cazione e confronto».

E quali progetti saranno portatia termine nel 2012 in sostegnodelle imprese e della produttivitàindustriale?«In termini concreti è arrivato ilmomento di affrontare con deci-sione quelle problematiche dellequali si è discusso lungamentesenza mai giungere ad alcun risul-tato. Quest’anno deve essere valu-tato con chiarezza il discorso delleinfrastrutture e della portualità,partendo dagli investimenti strut-turali necessari al rilancio e pas-sando per la ripresa del progettoUnicredit per gli scali regionali. Ilsecondo punto all’ordine delgiorno è quello dell’energia, su cuiribadiamo l’urgenza di discutereseriamente un piano regionale chesia in grado di garantire l’approv-vigionamento energetico al terri-torio, ovviamente nel dovuto ri-spetto dell’ambiente».

IL PUNTO

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 39

CREDITO & IMPRESE

PIÙ DIFFICILE L’ACCESSO AL CREDITOA partire dal quarto trimestre 2011 eproseguendo nel 2012, sono in dimi-nuzione le imprese che riescono a ot-tenere credito e, in generale, a farfronte da sole - e senza alcuna diffi-coltà - al proprio fabbisogno finanzia-rio. Si tratta di una tendenza trasver-sale a livello nazionale, se è vero che ilquadro negativo è scattato sia dall’Os-servatorio sul credito per le impresedel commercio, del turismo e dei ser-vizi realizzato da Confcommercio-Im-prese per l’Italia che dall’analisi delcentro studi di Unioncamere sulle pmi

del sistema manifatturiero italiano.Anche in Friuli Venezia Giulia la si-tuazione si presenta delicata: le aziendesegnalano un calo della propensione ainvestire, evidenziando la necessità diaccelerare i tempi di erogazione delcredito e di intervenire - nonostantesia riconosciuto lo sforzo della Re-gione - sui sottofinanziamenti del si-stema dei Confidi. Dal canto suo, l’in-dustria bancaria della regione ammetteun rallentamento nella concessione delcredito, ma non un vero e proprio re-stringimento.

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CREDITO & IMPRESE

Il ruolo dei Confidi a sostegno delleimprese costituisce un volano decisivoper promuovere la ripresa e la crescita.Assoconfidi, l’associazione che riuni-

sce le Federazioni nazionali dei Confidi ditutti i comparti economici rappresentandocomplessivamente 300 strutture di garan-zia, ha assicureato, nel 2010, 48 miliardi difinanziamento con un incremento dell’atti-vità di garanzia del 28% a favore delle pmisocie rispetto al periodo pre-crisi. Anche leCamere di Commercio, che insieme alle Re-gioni identificano i principali sostenitori deiConfidi italiani, nell’ultimo biennio hannointensificato il loro contributo, erogandooltre 230 milioni di euro di risorse proprie.Il memorandum d’intesa siglato lo scorsoaprile da Assoconfidi e Unioncamere muovedalla volontà di qualificare l’azione cameralea sostegno dei Confidi. Come illustra Fran-cesco Bellotti, presidente di Assoconfidi, il

rafforzamento patrimoniale dei consorzi digaranzia, l’armonizzazione delle proceduredi sostegno delle Camere di Commercio e larazionalizzazione del sistema della mutuagaranzia, risultano i punti nevralgici del-l’accordo.

Quali azioni saranno adottate dai Con-fidi e dal sistema camerale per perseguirequeste finalità e sostenere le imprese nel-l’uscire dalla crisi?«Il sostegno pubblico è una condizione fon-damentale per tutto il sistema dei Confidi:Assoconfidi e Unioncamere hanno espressoil proprio interesse a individuare congiun-tamente le migliori modalità per concretiz-zare tale sostegno, nella convinzione che lasinergia dei due insiemi abbia, di fatto, uncontenuto di autoregolamentazione e dicontrollo dei rispettivi sistemi. In tema dirafforzamento patrimoniale, l’obiettivo cheAssoconfidi e Unioncamere si propongono è

ACCORDO CONTRO IL CREDIT CRUNCHUnioncamere e Assoconfidi firmano un importante accordo

che definisce priorità e strategie comuni per la sostenibilità economico-finanziaria

del sistema Confidi. Ne parla il presidente di Assoconfidi Francesco Bellotti

Francesca Druidi

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 41

quello di fornire linee guida per strutturaresul territorio nazionale un’offerta omogeneadi strumenti finanziari. Si considerano inprimis sia le forme già previste dalla leggequadro sui Confidi, in merito alla parteci-pazione al patrimonio delle strutture di ga-ranzia degli enti pubblici in qualità di socisovventori, che la previsione di una parteci-pazione diretta quali soci ordinari consentitadal decreto “salva Italia”».

Altri strumenti finanziari sui qualiinsistere?«Quegli strumenti in grado di intervenire sulpatrimonio in via indiretta, senza incideresull’assetto societario dell’intermediario,nelle modalità per cui tali risorse siano com-putate nel patrimonio di vigilanza senza vin-coli di destinazione, ma con la definizione dilinee di indirizzo utili a favorire il coordi-namento degli interventi di politica econo-mica per un’ottimale allocazione delle ri-sorse sul territorio di competenza».

In tema di razionalizzazione e di armo-nizzazione, invece, quali misure sono au-spicabili?«Si ritiene che non esista una regola uni-voca; il contesto definisce le forme più ade-guate che, in alcuni casi, sono rappresentate

da nuove fusioni e, in altri, dalla costitu-zione di reti di Confidi che consentono dinon perdere l’identità e il radicamento ter-ritoriale delle strutture coinvolte. Sul frontedell’armonizzazione, invece, si ritiene op-portuna l’individuazione di forme tecnichepredefinite e standardizzate di interventoper tutto il sistema camerale, al fine di dareuniformità a livello nazionale all’azione afavore dei Confidi: l’obiettivo è conseguiremaggiori livelli di efficienza nell’erogazionedei contributi, ottimizzare gli effetti e faci-litare la gestione delle risorse messe a dispo-sizione».

Dei 300 Confidi associati, 43 sono giàdivenuti intermediari vigilati da Bancad’Italia e ulteriori 13 sono in attesa diterminare il processo di trasformazione.Quali le principali sfide che affrontanooggi i Confidi, considerando i processiaggregativi che li stanno caratteriz-zando, insieme a quelli - già citati - ditrasformazione?«La perdurante crisi economico-finanziariaha cambiato molti fattori del mercato delcredito e della garanzia, determinando uninasprimento delle condizioni di accesso alcredito e, in particolare, una maggiore se-

Francesco Bellotti,

presidente di

Assoconfidi

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Risulta opportuno perseguirela stabilità del sistema dei Confidi in una

prospettiva di continuità nel tempo

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42 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

lettività nei confronti delle imprese. Di con-tro, l’operatività dei Confidi ha registrato uncostante incremento dovuto al fatto di es-sersi accreditati come veri e propri “ammor-tizzatori sociali”. Risulta però opportunoperseguire la stabilità del sistema dei Confidiin una prospettiva di continuità nel tempo:ciò dovrebbe realizzarsi attraverso un’atte-nuazione del carico eccessivo di oneri cheoggi gravano sul sistema stesso e attraversola definizione di interventi tesi ad assicu-rarne l’equilibrio economico, finanziario epatrimoniale».

Anche le aziende più dinamiche, in pre-valenza quelle che operano sui mercatiesteri, rilevano un peggioramento dellecondizioni di accesso al credito dall’iniziodel 2012. Qual è allo stato attuale il rap-porto dei confidi con le banche? Quali ul-teriori strategie possono essere messe incampo per scongiurare il credit crunch?«In Italia, l’accesso al credito bancario delleimprese minori manifesta ancora storicheinefficienze. In tale ambito, i Confidi rap-presentano un’importante risposta per il su-peramento della condizione di strutturaledebolezza e di inefficienza del mercato. Ilrapporto tra banche e Confidi, tradizional-mente fondato, da una parte, sull’impiegodelle banche della garanzia del Confidi comestrumento di mitigazione del rischio e, dal-l’altra, sul ruolo dei Confidi quali validi co-noscitori del territorio e mezzi di compen-sazione dei deficit informativi tra banca eimpresa, è però, in questi anni, scosso da

profondi mutamenti. Il mancato riconosci-mento della garanzia in termini di mitiga-zione del rischio e l’incremento delle soffe-renze a fronte di una sostanziale stabilitànel tempo della dotazione patrimoniale,hanno portato a una progressiva vulnerabi-lità del sistema, generando concreti rischiper la sopravvivenza dello stesso. Appare,dunque, fondamentale creare le condizioniper preservare la sostenibilità del sistema inuna prospettiva di medio-lungo termine.Per questo motivo, diventa necessario indi-viduare percorsi e strumenti di intervento ingrado di stimolarne la crescita, valorizzarneil potenziale, orientarne lo sviluppo».

In che modo?«Tra i possibili interventi è stata recente-mente portata, in forma di emendamentoalle disposizioni urgenti per la concorrenza,lo sviluppo delle infrastrutture e la competi-tività e la semplificazione, una misura cheprevede la facoltà di imputare al fondo con-sortile o al capitale sociale i fondi rischi e glialtri fondi o riserve patrimoniali costituiti dacontributi dello Stato, delle Regioni e di al-tri enti pubblici già presenti nei bilanci deiConfidi, facendo venir meno ope legis i vin-coli di destinazione esistenti. Tale intervento,senza comportare ulteriori oneri a carico delbilancio dello Stato, consentirebbe ai Confididi rafforzarsi dal punto di vista patrimonialeper poter continuare a svolgere il ruolo di so-stegno alle pmi e procedere nel processo dievoluzione in intermediari vigilati intrapresoda molti di essi».

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CREDITO & IMPRESE

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 43

Èuna delle regioni più colpite dal creditcrunch il Friuli Venezia Giulia, con undecremento nell’erogazione del creditodell’1,3 per cento nella seconda metà

del 2011, stando all’analisi effettuata dalla Cgiadi Mestre su dati della Banca d’Italia. Confindu-stria Udine, presieduta da Adriano Luci, ha sol-levato in maniera decisa il problema.

Come affrontare l’attuale stretta del credito?«La criticità riguarda, in particolare, le impreseche hanno prospettive ma che rischiano di noncoglierle per mancanza del credito necessario,con la conseguenza di non poter realizzare i pro-pri obiettivi di sviluppo. Conosciamo le difficoltàgenerali e sappiamo che tutti dobbiamo assu-merci le nostre responsabilità: banche, imprese,istituzioni, finanza. Ma è necessario un impegnodi sistema affinché non vengano meno le possi-bilità di sviluppo. Chiediamo uno sforzo mag-giore in quanto la crisi morde con più intensità

adesso rispetto a due-tre anni fa. La situazione ècambiata e anche i parametri di valutazione deb-bono tenerne conto».

Avete invocato un ulteriore sforzo da partedella Regione per il rafforzamento patrimo-niale dei Confidi. L’amministrazione ha ri-sposto di aver già fatto molto in tema di poli-tiche anti-crisi. Ci sono i margini per unaccordo?«Il sistema delle garanzie, Confidi, cogaranzieattraverso il Frie, controgaranzie regionali, vaorientato affinché dia le risposte che servono persostenere lo sforzo di investimento, guardando inprospettiva al futuro, affinché ci sia un futuro, edi crescita, per le imprese e per la collettività. Seci si trincera dietro la giustificazione che i Con-fidi sono efficaci solo in presenza della disponi-bilità degli istituti bancari, che viene riconosciutaestremamente difficile, a concedere il credito congli attuali indicatori di valutazione di merito,

UNO SFORZO CONDIVISOE COORDINATO Tutti gli attori politici, economici e finanziari sono chiamati a un impegno serrato

per cambiare e soprattutto migliorare le condizioni di accesso al credito

per le imprese. A invocarlo è Adriano Luci, alla guida degli industriali udinesi

Francesca Druidi

Adriano Luci,

presidente di

Confindustria Udine

Foto

Bul

drin

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44 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

non si fanno passi in avanti. Credo esistano i mar-gini di intervento. Non si chiede alla Regione disostituirsi alle banche, ma di impegnarsi per fa-vorire un sistema coordinato di supporto al cre-dito - banche, Confidi, cogaranzie e controga-ranzie - anche verificando l’aggiornamento deicriteri di valutazione alle nuove situazioni. Esiste,certo, il problema del rafforzamento patrimonialedei Confidi, che va affrontato senza chiusure,nella logica di promuovere le concentrazioni. Equesto va collegato a modalità di intervento ingrado di sostenere le imprese illiquide con pro-spettive di crescita».

Cosa serve per implementare un sistema co-ordinato di supporto al credito?«Significative sono le risorse messe a disposizionedalla Regione con le misure anticrisi e con la mo-bilitazione dei diversi strumenti di politica in-dustriale che, a diverso titolo, e in relazione aimolteplici canali di intervento, sono stati messia disposizione a sostegno del rafforzamento deltessuto produttivo. Noi imprenditori ricono-sciamo l’indubbio contributo offerto dalla Re-gione, senza dimenticare però le lungaggini at-tuative, la macchinosità delle procedure e i tempilunghi di risposta, non adeguati agli interventi ce-leri che qualificate misure anticrisi richiedereb-bero. Ma l’impegno quantitativo non può esor-cizzare il tema di fondo rappresentato dallecriticità di accesso al credito che tante piccole emedie imprese stanno soffrendo, alle prese conproblemi di liquidità e di tensione finanziaria. Perqueste aziende sta diventando sempre più diffi-cile ottenere nuovo credito o mantenere gli affi-damenti già concessi».

Cosa fare allora?«Non ci sono ricette taumaturgiche, ma è neces-saria un’attenta attività di valutazione che sappiaguardare ai progetti industriali e alle prospettive.Nelle crisi passate, aziende considerate fuori mer-cato sono state sostenute e oggi, pur in una si-tuazione di mercato difficile, reggono costituendoun punto di riferimento per l’industria friulana.Non ha senso evocare politiche di salvataggio, maritengo sia doveroso il richiamo a un’azione con-certata di supporto, a fronte di progetti validi disviluppo. Certo, le responsabilità devono assu-mersele tutti, anche gli imprenditori che inten-dono fare la loro parte».

Avete di recente stretto un accordo conDeutsche Bank per l’accesso al credito. Avetein programma altre iniziative?«L’accordo firmato con Deutsche Bank, ma anchequelli già sottoscritti o che si sottoscriveranno abreve con altri importanti istituti bancari, rappre-senta uno strumento importante a supporto delleaziende associate, nella convinzione che possano ri-trovare la giusta fiducia per puntare agli investi-menti. Se va in cortocircuito il “sangue” finanzia-rio che scorre nelle vene delle nostre imprese è lafine dell’economia. Per il supporto alle aziende nelcampo del credito e della finanza, abbiamo affidatoun’apposita delega alla vicepresidente Chiara Val-duga. Abbiamo, inoltre, attivato un servizio ad hocall’interno della nostra struttura. Molte altre ini-ziative sono state avviate, tra cui l’istituzione di unClub della Finanza, con gli imprenditori associatiche si ritrovano a cadenza fissa a discutere insiemedei problemi di accesso al credito per individuaresoluzioni e strategie di uscita».

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CREDITO & IMPRESE

L’odierno contesto recessivo è at-traversato da turbolenze sui mer-cati finanziari, legate in parte allasolvibilità del debito sovrano e

alla sfiducia dei mercati in una ripresa abreve dell’economia. Uno scenario, que-sto, che ha inciso pesantemente sull’ero-gazione del credito. Imprese e Confidi delFriuli Venezia Giulia lamentano un irrigi-dimento preoccupante sul fronte dell’ac-cesso al credito. Giuseppe Graffi Brunoro,presidente della Commissione Abi delFriuli Venezia Giulia, sottolinea come lebanche siano più prudenti nell’erogare pre-stiti a causa della crescita delle sofferenze edel rischio. In base a dati Abi, i finanzia-menti delle banche all’economia regionalesi attestano per il 2011 sui 34 miliardi, re-gistrando una sostanziale tenuta rispetto

all’anno precedente. Il credito alle impreserisulta inferiore dell’1% rispetto al 2010, afronte però di un fatturato in calo delleaziende pari al 5,8%. Dalla fine del 2007,inizio del deflagrare della crisi economica,a oggi, le imprese della regione hanno be-neficiato dello stesso volume di credito daparte delle banche, mentre il fatturato hasubìto un decremento di quasi il 17 percento. «Ciò conferma che le banche – hadichiarato Giuseppe Graffi Brunoro – inFriuli Venezia Giulia continuano a esserevicine alle aziende nonostante queste sianospesso sottocapitalizzate e in un contestorecessivo, con consumi stagnanti». Un se-gnale positivo dovrebbe arrivare dall’ac-cordo “Nuove misure per il credito allepmi”. Con la nuova moratoria, che ha ri-proposto quella varata nel 2009, sono pre-

CONTINUIAMO A SOSTENERELE IMPRESE E IL TERRITORIOGli istituti di credito sono oggi senza dubbio più ingessati nell’espletare le loro attività.

Giuseppe Graffi Brunoro, presidente di Abi Friuli Venezia Giulia, evidenzia come

anche il sistema bancario regionale sconti la difficile congiuntura economica attuale

Francesca Druidi

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 47

Giuseppe Graffi

Brunoro, presidente

della Commissione Abi

del Friuli Venezia Giulia

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visti interventi finanziari di tre tipi, com-prendenti operazioni di sospensione dei fi-nanziamenti, di allungamento dei prestitie operazioni per promuovere la ripresa e losviluppo delle attività. A fare il punto dellasituazione è proprio il presidente GiuseppeGraffi Brunoro.

Quale quadro complessivo si può tratteg-giare in Friuli Venezia Giulia per quanto ri-guarda il credito?«Nonostante un quadro sfavorevole e inun contesto di decelerazione dei volumierogati, l’industria bancaria operante inFriuli Venezia Giulia ha continuato a so-stenere il territorio, mantenendo sostan-zialmente stabili gli impieghi al settore pri-vato. Dopo un periodo di parziale recuperodei livelli pre-crisi, dagli ultimi mesi del2011 il progressivo indebolimento dell’at-

tività delle imprese ha, in particolare, in-fluito sull’andamento del credito. In que-sto scenario più complesso, la domanda dicredito per investimenti e nuove iniziativeè rimasta estremamente contenuta. La ri-chiesta si è, infatti, concentrata, in FriuliVenezia Giulia come nel resto del Paese,sulla necessità di copertura del capitale cir-colante e nel ricorso a operazioni di ri-strutturazione e consolidamento del de-bito. Al rallentamento della domandacreditizia si è associato anche un peggiora-mento della qualità del credito verso leimprese. Di conseguenza, le sofferenzedelle banche operanti in regione sono increscita costante, oltre il 7 per cento».

Da più parti viene invocata una revisionedel sistema di valutazione delle domande dicredito delle aziende e dei progetti di inve-

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48 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

stimento da parte delle banche. Come va-luta questa proposta?«Nell’attuale scenario di crisi di liquidità edi deterioramento della produttività senzaprecedenti, il sistema creditizio sta cer-cando di fare il massimo per sostenerel’economia nella certezza che banche, im-prese e famiglie condividano lo stesso de-stino. Chiedere di concedere credito senzal’adeguata valutazione del merito crediti-zio significa mettere in pericolo, di fatto, irisparmi degli italiani, oltre a creare undanno alle imprese e al mercato in gene-rale. Proprio per arginare gli effetti dellacongiuntura e sostenere il credito, è statorinnovato lo strumento della moratoriacrediti, migliorandolo rispetto a quellooperante dal 2009. Inoltre, continuiamo alavorare per favorire la comunicazione fi-nanziaria tra banche e imprese, per mi-gliorare le modalità di relazione reciprocae la costruzione di un linguaggio comune».

Alcune banche della regione hanno ade-rito alla moratoria concernente le nuove mi-sure per il credito alle pmi. Questo strumentopotrà generare gli effetti sperati?«Sono molte e non alcune le banche ope-ranti in regione che vi hanno aderito: delresto, a livello nazionale siamo oltre il 90%di adesioni. L’intesa con le imprese hal’obiettivo di assicurare la disponibilità diadeguate risorse finanziarie per quelle re-altà che, pur registrando tensioni, presen-tano comunque prospettive economichepositive. Si contengono in questo modogli effetti della crisi e le aziende potranno

così meglio far fronte ai problemi contin-genti sia programmare la competitività.Evidenti sono i risultati finora conseguiti.Con l’avviso comune per la sospensionedei mutui alle imprese, che Abi ha realiz-zato insieme al mondo imprenditoriale, lebanche hanno sospeso circa 260.000 mutuia livello nazionale, pari a 70 miliardi di de-bito residuo con una liquidità liberata su-periore a 15 miliardi di euro. Al Friuli Ve-nezia Giulia è riconducibile circa il 2,5per cento del totale delle operazioni so-spese e il 2,3 per cento dell’ammontarecomplessivo delle quote capitali sospese.Come ha ricordato il presidente dell’AbiGiuseppe Mussari, il sistema bancario ita-liano avrà un futuro positivo solo se loavranno le nostre imprese».

Come si delinea il rapporto tra le banchedel territorio e i Confidi? «I Confidi rappresentano uno strumentoimportante per il sostegno e lo sviluppodelle iniziative produttive e la Regione hasottolineato l’esigenza della loro migliore ef-ficacia, anche attraverso un processo di ra-zionalizzazione della loro presenza sul terri-torio. Per quanto riguarda il sistemabancario, risultano consolidate, e in qualchecaso in crescita, le relazioni tra banche eConfidi. Una maggiore sinergia tra banchee Confidi rappresenta uno strumento digrande importanza che può essere reso viavia sempre più concreto, attraverso la con-divisione di obiettivi e finalità che sianocoerenti con le esigenze espresse dal tessutoproduttivo del Friuli Venezia Giulia».

CREDITO & IMPRESE

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Il sistema creditizio sta cercando di fare ilmassimo per sostenere l’economia nellacertezza che banche, imprese e famiglie

condividano lo stesso destino

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INNOVAZIONE

52 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

In Friuli Venezia Giulia sono presenti di-verse start up innovative di successo,favorite dalla presenza sul territorio diparchi tecnologici e incubatori di im-

presa. Dall’indagine 2005-2010 sulla bre-vettazione delle pmi realizzata dal Polo tec-nologico di Pordenone si evince che laregione è terza in Italia, dietro a Emilia Ro-magna e Lombardia, per intensità di brevettidepositati, superando anche la media nazio-nale di Paesi come la Francia e il RegnoUnito. Molti fra i brevetti nati da imprendi-tori e ricercatori locali riguardano campi in-dustriali tradizionali per la regione, comequelli della sedia, della fabbricazione di mac-chine e di stampi, ma esiste una crescita co-stante anche di richieste di brevetto nell’am-bito delle nanotecnologie. «Tuttavia le realtàaziendali più interessanti – precisa MarcoFormentini, collaboratore nelle attività di ri-cerca e didattica all’Università di Udine al-

Ricerca e buone pratiche d’innovazione

Marco Formentini,

ricercatore presso

il Laboratorio

di ingegneria gestionale

dell’Università di Udine

l’interno del Laboratorio di ingegneria ge-stionale – sono rappresentate da quantihanno avuto la capacità di innovare non soloa livello di prodotto o servizio, ma anche sulpiano dei processi produttivi, logistici e re-lazionali all’interno della loro filiera».

Quanto è importante oggi saper inno-vare e come si può compensare alla scarsitàdi risorse?«L’innovazione gioca un ruolo fondamentaleper la capacità delle imprese di essere vincentinel dinamico scenario competitivo odierno.Se, da un lato, l’innovazione è legata alla ca-pacità delle aziende di sviluppare e intro-durre nel mercato nuovi prodotti e servizi ca-paci di anticipare e soddisfare le esigenze deiclienti, seguendo i trend tecnologici, dall’al-tro, saper innovare significa essere in grado dimigliorare il proprio processo produttivo. Inquesto senso l’innovazione di processo puòessere una strategia premiante per fare frontealla riduzione delle risorse disponibili attra-verso l’adozione di nuove tecnologie pro-duttive che facilitano lo snellimento e il rag-giungimento di maggiore efficienza».

Come è possibile creare una cultura del-l’innovazione?«È possibile ed è necessario creare la culturadell’innovazione, operando su più fronti: unprimo ambito è rappresentato dall’istruzione,a partire dai primi livelli scolastici fino agiungere all’università, luogo in cui si for-mano le figure dirigenziali del futuro, trasfe-rendo loro gli strumenti utili per lo sviluppodell’innovazione. Tale trasferimento della co-noscenza può avere un forte impatto sul tes-suto industriale, permettendo l’introduzione

«Le aziende che non innovano sono destinate a uscire dalla scena». Marco Formentini,

impegnato nelle attività di ricerca e didattica all’Università di Udine, parla di una regione

innovativa, tra start up e imprese esistenti

Renata Gualtieri

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Marco Formentini

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 53

in azienda di “buone pratiche” all’avanguar-dia per lo sviluppo di prodotti innovativi eper il miglioramento dei processi. Un se-condo fronte su cui operare per far germo-gliare la cultura dell’innovazione è rappre-sentato dalle attività di ricerca».

Quali interessanti progetti porta avantioggi l’Università?«L’Università è il luogo in cui si crea nuovaconoscenza e la si diffonde, non solo aglistudenti, ma anche nel tessuto aziendale conforti ricadute sul territorio. Sono attualmente

coinvolto, all’interno del Laboratorio di in-gegneria gestionale dell’Università di Udine,nell’interessante progetto di ricerca europeo“Collective”, finalizzato alla creazione di unapiattaforma web per l’innovazione collettiva asupporto delle pmi e seguo un progetto di ri-cerca incentrato sullo sviluppo di innovativepolitiche di pricing collaborativo all’internodelle filiere agro-alimentari».

Qual è il livello di collaborazione tra uni-versità, parco scientifico e imprese del ter-ritorio?«L’interazione è ormai consolidata e si con-cretizza in attività di supporto alla nascita diimprese innovative, come nel caso del pro-getto “Imprenderò” che vede il coinvolgi-mento dei principali attori accademici, di for-mazione e dei parchi per un virtuosotrasferimento della conoscenza a favore deineo-imprenditori. Esistono poi diversi esempipositivi di collaborazione, all’interno di pro-getti di ricerca, che rappresentano un impor-tante momento di confronto per allineare re-ciprocamente università e aziende. Unacriticità da affrontare rimane il livello di col-laborazione tra Università e piccole e medieimprese: in questo contesto il trasferimento diknow how sarebbe benefico per rilanciare ilcuore dell’impresa nazionale».

Come avviene il “trasferimento” di inno-vazione dall’università all’impresa?«Un importante meccanismo di sviluppo etrasferimento dell’innovazione è offerto daStart cup, la business plan competition a cuiho partecipato con il progetto imprendito-riale Ironscan, finalista del premio nazionaleinnovazione nel 2009. Start cup è un’oppor-tunità per idee innovative, per ottenere visibilità,valutare lo sviluppo di una start up oppure at-trarre l’interessamento di investitori. A livellopratico, un’idea innovativa sviluppata in uni-versità può tradursi in uno spin off, se i ricer-catori decidono di iniziare l’avventura impren-ditoriale, oppure trovare applicazione inazienda, ad esempio sviluppando un brevetto. Iltrasferimento di innovazione può essere operatoanche attraverso progetti di ricerca».

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L’università è il luogo in cui si creaconoscenza e la si diffonde agli studenti e al tessuto aziendale conforti ricadute sul territorio

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I dati provvisori del 15° censimentoindicano un incremento di 3.460 abitanti nella sola città di Udine mentre in provincia la crescita è di 17.195 unitànell’ultimo decennio

FOCUSUDINE

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UDINE, BILANCIO2012 IN PAREGGIO160mlnIl budget con cui il Comune di Udinepareggerà il bilancio di previsione per il 2012

BILANCIO

FOCUS UDINE

Il Comune di Udine riceverà nel 2012sette milioni in meno di trasferimentodallo Stato e 1,5 in meno dalla Regione,a cui si aggiungono due milioni in meno

di introiti sulle partecipate, mentre sarà invecechiamato a versare 450 mila euro di Imu. Ilsindaco Furio Honsell ha però assicurato chenon ci saranno tagli sulla qualità dei servizi aicittadini, dalla pulizia delle palestre all’aperturadelle biblioteche fino al doposcuola: «In unanno fra i più difficili in assoluto – commentail sindaco – abbiamo deciso di lasciare invariatal’addizionale Irpef e per quanto riguarda l’Imunon chiederemo di più di quanto abbiamo in-cassato l’anno scorso, in particolare sulla primacasa non ci sarà nessun aumento». Nel bilan-cio di previsione 2012, il Comune pareggia aquota 160 milioni e prevede circa 136 milionidi parte corrente, uno in meno rispetto al-l’anno scorso, e 24 milioni di investimenti inopere pubbliche, dieci in meno rispetto al2011. La maggioranza delle spese è destinataalle prestazioni di servizi mentre un’altra voce

Nel quarto trimestre 2011 il credito è statoconcesso al 18% in meno di imprese del Nord Estrispetto al terzo trimestre del 2010

18%CREDITO

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 57

Furio Honsell

I soldi che il Comune dovrà versare allo Stato per l’Imu

Il sindaco Furio Honsell assicura che non ci saranno tagli sulla qualità dei servizi

ai cittadini mentre resta critico il quadro economico per le imprese del Nordest:

nel quarto trimestre 2011 il credito è stato concesso al 18% in meno di imprese

rispetto al terzo trimestre del 2010

Elisa Fiocchi

Furio Honsell, sindaco

di Udine

importante riguarda i trasferimenti, pari a 16milioni 820 mila euro. Inoltre, si valutanonuove politiche adeguate ai cambiamenti deltessuto sociale della città: «Il fenomeno più ri-levante è quello di costruire una città a misurad’anziano perchè a Udine un cittadino su dueha più di 50 anni, uno su quattro ha più di 65anni, uno su otto ha più di 75 anni, uno su 20ha più di 85 anni». Alle politiche in favore dei cittadini andrannopoi affiancate misure concrete in sostegno allepiccole e medie imprese della provincia diUdine che si trovano ad affrontare il problemadel credito, vero nodo da sciogliere per le mol-tissime realtà produttive di tutto il Nordest.«Sicuramente questo è il problema più graveche abbiamo affrontato in questi ultimi do-dici mesi – spiega Honsell – tanto più che an-cora non si vede un’inversione di tendenza».L’indagine congiunturale presentata dalla Ca-mera di Commercio di Udine per il quartotrimestre 2011 e le previsioni del primo tri-mestre del 2012 annuncia un quadro critico

per l’economia della provincia, in particolareper il comparto produttivo a cui il credito,nei casi in cui è concesso, si presenta con con-dizioni sempre più gravose e con un aumentodelle richieste di rientro. «Come Comune, lanostra politica è quella di mettere più atten-zione possibile nell’arricchire gli ammortizza-tori sociali attraverso strumenti quali iprogrammi per i lavoratori socialmente utiliche portiamo avanti sia in collaborazione conla Regione sia autonomamente». A soffrire diquesta situazione non sono solo le aziendeche chiedono liquidità, ma anche quelle in-teressate a disporre di capitali per fare inve-stimenti. Il credito è accordato nel 57% deicasi per il vitivinicolo, nel 52% del legno, nel59% della meccanica, nel 68% del commer-cio e nel 43% degli alberghi. Così come cre-sce il numero di imprenditori che dichiaranodi veder peggiorati i rapporti con gli istituti dicredito, dal 44,2% degli intervistati nel set-tore della meccanica al 33% in quello delcommercio.

450milaIMU

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58 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Il Friuli Venezia Giulia èstata la prima regione acomprendere la necessitàdi affrontare il tema della

riduzione del debito, che inquattro anni è passato da unmiliardo e 628 milioni a unmiliardo e 105 milioni, e a im-postare politiche mirate al-l’utilizzo degli ammortizzatorisociali, al sostegno alle aziendee all’innovazione. «Il Comunee la Provincia di Udine sonotra gli enti locali più virtuosinei pagamenti» sostiene Gra-ziano Tilatti, presidente diConfartigianato regionale e diUdine, che a completamentodi un circuito virtuoso chiedemaggiore sostegno da partedelle istituzioni nazionali coninterventi concreti tali da re-

stituire ossigeno al tessuto pro-duttivo, oltre a maggiori sem-plificazioni e servizi alle fami-glie che si trovano ad affrontarele medesime criticità delle im-prese. «Vogliamo lavorare inun Paese nel quale ci sia il ri-spetto delle regole e dove loStato sia il primo ad offrire ilbuon esempio».

La pubblica amministra-zione deve due miliardi e 200milioni alle imprese delFriuli Venezia Giulia. Comeriescono a sopravvivere inquesto momento le aziendesul territorio?«Lo fanno mettendo le maninelle proprie tasche, vendendoqualche proprietà, titoli op-pure chiedendo aiuto alle ban-che, sempre più prudenti a

Imprese e famiglie sul territoriovivono le stesse difficoltà e chiedonomaggiori certezze sui tempi di pagamento della Pa, servizi diwelfare e un sistema burocratico piùefficiente. Ne parla Graziano TilattiElisa Fiocchi

La cifra che il Comune di Udine ha stanziato nel 2012 per unaserie d’interventi di piccola manutenzione del suo patrimonio

1,5mldFINANZIAMENTO

LO STATO DEVE DARE IL BUON ESEMPIO

FOCUS UDINE

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 59

concedere crediti, e quando lofanno sempre più care, ad ec-cezione delle banche locali piùattente alle esigenze del terri-torio. È proprio il caso di dirlo:in questa fase si sopravvive».

Ha chiesto a gran voce unquadro di certezze per le im-prese, riferendosi in partico-lare al ritardo nei pagamentidella Pa e all’impennata deisuicidi di alcuni imprendi-tori: uno ogni tre giorni nelNordest. Quali sono le tutelee le garanzie di cui hanno as-soluto bisogno le imprese?«Se a livello Ue si prevedono30 o 60 giorni per pagare unafattura, perché l’Italia deve fareeccezione? E questo vale an-che, se non soprattutto, per loStato. Se poi qualcuno non

paga e ci si rivolge alla giusti-zia, cosa accade? Il più dellevolte non succede nulla se nonun’ulteriore spesa per l’im-prenditore, considerando chec’è un sistema che ormai pre-mia i furbetti, penalizzando in-vece gli imprenditori onesti.C’è poi il problema dello Statoche non paga le sue pendenze,ma pretende di essere pagato ese si ritarda scatena Equitalia.Se introducesse almeno dellecompensazioni, darebbe unpo’ di ossigeno alle imprese».

In questi ultimi anniquali opere e servizi sonostati commissionati dalle Panella città di Udine e qualidi questi lavori sono giàstati pagati?«Il Comune di Udine, come la

Provincia, sono due enti localifra i più virtuosi nei paga-menti. Hanno accorciato itempi di pagamento e il Co-mune, in accordo proprio conConfartigianato Udine, hadato il via l’anno scorso e an-che quest’anno a una seried’interventi di piccola manu-tenzione del suo patrimoniostanziando un milione di euronel 2011 e 1,5 nel 2012. Altricomuni si comportano bene,ma non è la regola soprattuttoper il comportamento del-l’amministrazione centrale».In quali passaggi andrebbemodificata la disciplina suicrediti?«La nostra Regione ha assuntoprovvedimenti importanti persostenere, in questi anni di

In apertura,

Graziano Tilatti,

presidente di

Confartigianato Friuli

Venezia Giulia e Udine

Graziano Tilatti

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Page 50: Dossier Friuli 05 12

60 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Gli scenari pubblicati da Unioncamere e Prometeia per il 2012presentano dati negativi per il Friuli Venezia Giulia che, in linea conla media nazionale, prospetta un calo del Pil attorno allo 0,5%. Per

scongiurare una paralisi del comparto produttivo, Giovanni Da Pozzo, allaguida dell’Unione delle Camere di Commercio della regione, pensa aprogetti di promozione che coinvolgano sinergicamente le forze dellacittà: «Un’idea più ampia è quella del sostegno al binomio cultura edeconomia che, di pari passo, possono dare risultati importanti perl’impresa-cultura in sé: dall’arte alla musica, dal cinema al teatro, maanche alle imprese del commercio, del turismo, dell’ospitalità». Poi c’è il

fronte delle esportazioni, sui cui le imprese del territorio registrano valoriinteressanti e a cui va però garantito il massimo supporto da parte delleistituzioni attraverso la promozione delle reti d’impresa e il rafforzamentodelle sinergie con i Confidi per agevolare l’accesso al credito. «ComeUnioncamere – spiega Da Pozzo – stiamo promuovendo missioni ematching tra le nostre aziende e realtà affini dei Paesi a crescitamaggiore, rinnovando i voucher per le nostre imprese che abbattono lespese per attività di internazionalizzazione e, novità di quest’anno, unnuovo bando premierà l’aggregazione fra imprese che vogliano portareavanti congiuntamente progetti con e per l’estero».

Cultura ed economia sono due tasselli fondamentali per la crescita delle imprese. E per quelle proiettate all’estero un nuovo bando premierà i processi di aggregazione

LA CRESCITA PARTE DALLA CITTÀ

crisi, le imprese e soprattutto ilavoratori, ma noi ci saremmoattesi una risposta più incisivasul fronte del sostegno ai Con-fidi, strumenti efficienti gestitidalle associazioni di categoriacon un tasso di insolvenza mo-destissimo, in grado di molti-plicare le risorse stanziate. LaRegione è però sempre intempo a farlo, anzi, sarebbeopportuno lo facesse».

In generale, parlando deltessuto imprenditoriale diUdine, come stanno cam-biano le esigenze degli im-prenditori anche in ambitosociale?«Le imprese artigiane hannogli stessi problemi delle fami-glie friulane. Hanno bisognodi welfare, di servizi alle fami-

glie per liberare le donne e gliuomini che hanno un’attività afare il loro lavoro di imprendi-tori. Hanno bisogno di menoburocrazia, di sportelli unici,di non inseguire le praticheogni volta che s’insabbiano inun ufficio di un ente pubblicosolo perché il funzionario hadeciso così. Hanno bisognoinsomma di servizi, e non dicoavanzati, si accontentereb-bero anche solo di un sistemaburocratico un po’ più effi-ciente».

Quali ulteriori provvedi-menti di investimento epartnership, Confartigia-nato intende attuare persostenere le attività del ter-ritorio e anche quelle im-prese giovani fortemente

innovative?«Oltre al credito che rappre-senta ora un vero problema ealla burocrazia, è oggi indi-spensabile puntare sull’inno-vazione. Occorre stimolare igiovani, i parchi scientifici, lescuole, le università e le im-prese a fare ricerca. Stiamolavorando per riproporre In-novaction, una fiera istituitadalla precedente giunta re-gionale e cancellata da questa.Siamo convinti ci debba es-sere un luogo, alcuni giornil’anno, in cui si presentanoprogetti, ricerche, idee e ci siconfronta. Non abbiamo al-tra strada che quella dell’in-novazione se vogliamo restaresul mercato. Innovare deveessere la parola d’ordine».

I soldi che la Pubblica Amministrazionedeve pagare alle imprese del FriuliVenezia Giulia

2,2mldPAGAMENTI

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Si escludono infiltrazioni mafiose sul territorio macontinua il monitoraggio delle forze dell’ordine: «È in fase di definizione un protocollo di legalità perla costruzione della terza corsia dell’autostrada A4».Il punto di Ivo SalemmeElisa Fiocchi

In dieci anni la popola-zione della provincia diUdine è aumentata di17.195 unità passando

da 518.840 a 536.035 resi-denti e, sfogliando i primi daticontenuti nel 15° censimento,anche nel centro città si con-tano 3.460 abitanti in più chealzano a 98.490 il numerocomplessivo, di cui le famiglie,composte mediamente da duepersone, sono 48.443. Perquanto, invece, concerne la di-stribuzione degli abitanti,Udine rispecchia l’andamentoregionale che evidenzia i calipiù elevati nei piccoli Comunidi montagna e incrementinella pedemontana, nella zonacollinare e anche nella BassaFriulana. Il numero dei resi-

denti stranieri, seppur provvi-sorio, si mantiene in aumentoun po’ ovunque in linea con iparametri nazionali dove que-sto dato incide per il 6,34 percento contro il 2,34 del 2001.«Sotto il profilo della sicurezza,tali primi risultati non com-portano un sostanziale ripen-samento dell’attività fin quiposta in essere», dichiara il pre-fetto di Udine, Ivo Salemme.«Continuerà, quindi, a esseregarantito il controllo del terri-torio attuato, nello specifico,nella zona montana con ser-vizi di retro valico e nel restodella provincia con mirati ser-vizi preventivi e repressivi, uni-tamente a specifica attività in-vestigativa».

Alla luce dei primi dati del

censimento, come stannocambiando le esigenze dellaprovincia di Udine e su qualiaspetti sarà rafforzata la sor-veglianza?«Il vasto territorio dalla pro-vincia, pari al 62% dell’interaarea geografica regionale, hasempre espresso l’esigenza diuna maggiore sicurezza. Persoddisfare tali esigenze, dal2009 a oggi, sono state stipu-late tre convenzioni con la Re-gione per il finanziamento diprogetti che incrementano ledotazioni strumentali delleforze di polizia nel contrastoal fenomeno dell’impiego dimanodopera irregolare e aquello dei furti nelle abitazioni.È stata migliorata l’attività dicoordinamento delle forze del-

SORVEGLIANZA SU CANTIERI E GRANDI OPERE

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Ivo Salemme,

prefetto di Udine

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 61

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62 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

� � l’ordine allo scopo di rassicu-rare la popolazione e di consi-gliare stili di vita più prudenti».

Anche in Friuli VeneziaGiulia sono avvenuti alcuniepisodi di sequestro di beni:come evitare le infiltrazionimafiose e quali altri fattoripossono rappresentare un ri-schio per la sicurezza dei cit-tadini?«Si esclude sul territorio pro-vinciale che vi siano radicatigruppi locali classificabili comedi tipo mafioso. I pochi epi-sodi di sequestro di beni di-mostrano la particolare atten-zione posta da tutti i soggettiistituzionali coinvolti nella pre-venzione e nella repressione ditale fenomeno. L’azione ammi-nistrativa posta in atto da que-

sta Prefettura vede il coinvolgi-mento del gruppo interforzeper le grandi opere che negli ul-timi due anni ha effettuato cin-que accessi ad altrettanti can-tieri di opere pubbliche al finedi controllare eventuali infil-trazioni mafiose. Tale attivitàdi controllo ha dato esito ne-gativo ma è stata molto effi-cace sul piano comunicativo.È, poi, in fase di definizioneun protocollo di legalità con ilcommissario delegato per la co-struzione della terza corsia del-l’autostrada A4».Durante l’incontro avvenutocon l'ambasciatore della Re-pubblica di Cuba in Italia,quale panoramica è emersadel territorio provincialesotto l'aspetto economico e

culturale?«È stata l’occasione per illu-strare le peculiarità del terri-torio provinciale che si pre-senta quale suggestivoscenario di pianure e colline,racchiuse tra i monti ed ilmare, tra le Alpi e l’Adria-tico; sono state evidenziatele potenzialità economichedella provincia, snodo natu-rale dei commerci provenientidall’est Europa, dal bacino me-dio orientale e dall’area balca-nica, un territorio di frontierache grazie alla sua collocazionegeografica ed alla capacità deisuoi abitanti di tessere rapportidi collaborazione con i Paesiconfinanti, è divenuto puntonevralgico all’interno delloscacchiere commerciale».

La percentuale di residenti stranieri sul territorionazionale: erano il 2,34% del 2001

6,34%STRANIERI

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L’Istat ha reso noto che il tasso di di-soccupazione a marzo è salito al 9,8%,in rialzo di 0,2 punti percentuali sufebbraio e di 1,7 punti su base annua.

Il presidente della Camera di Commercio diTrieste, Antonio Paoletti, analizzando la situa-zione regionale rispetto a quella nazionale, rivelacome sia stato difficile per l’occupazione il 2011anche per il Friuli Venezia Giulia, caratterizzatoda un forte ricorso alla cassa integrazione. Incalo gli addetti nell’industria (-2/3 per cento), nelcommercio (-0,3/-0,5 per cento), nelle costru-zioni (-0,8/-1,5 per cento), tiene l’occupazionenell’agricoltura e cresce nel turismo. Sono 21,8milioni le ore di Cig autorizzate (rispetto al 2008le ore sono quintuplicate). «Va detto però che idati registrano un sensibile decremento nel 2011della cassa integrazione dei settori dei rami com-mercio e artigianato (-41 per cento e -37 percento rispettivamente), e diminuzioni menonette in edilizia (-7,5 per cento) e industria (-15per cento)». Risultano più stabili, rispetto aquanto rilevato in Friuli Venezia Giulia nel com-plesso, i flussi sia in entrata che in uscita dal

mercato del lavoro nella provincia di Trieste, perla quale i dati del terzo trimestre 2011 sono piùfavorevoli (assunzioni stabili, a 10.000 unità a tri-mestre, cessazioni -3 per cento tendenziale).

Quali i comparti maggiormente in diffi-coltà?«Al calo strutturale delle imprese del primario(-8,7 per cento in due anni) si accompagna unariduzione di imprese attive nell’industria ma-nifatturiera (-4,7 per cento), nel commercio eospitalità (-2,3 per cento) e nell’edilizia (-1,8per cento). Crescono le imprese dei servizi, inparticolare i servizi alle imprese e alla popolazionee le attività professionali scientifiche e tecniche».

Qual è l’andamento tra le nuove imprese,prospettive e opportunità?«Le imprese che si iscrivono alle Camere di Com-mercio regionali sono per il 47,5 per cento nuoveimprese e per il restante 52,5 per cento impresederivanti da trasformazioni, scorpori, separazionio affiliazioni. Gli imprenditori delle nuove im-prese sono prevalentemente giovani: il 45 percento ha meno di 35 anni. Circa 1/3 sono donne.Un’opportunità è la green economy: in Friuli Ve-nezia Giulia sono state circa 8.100 le imprese del-l’industria e servizi che hanno investito in pro-dotti e tecnologie green tra il 2008 e il 2011.Sono quasi il 25 per cento del totale imprese econcentrano il 43 per cento delle assunzioni pro-grammate nel 2011. Per Trieste, in particolare,una grande opportunità è costituita dalla “blue

70 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Antonio Paoletti,

presidente della Camera di

Commercio di Trieste e

vicepresidente di

Unioncamere nazionale

MERCATO DEL LAVORO

Green economy e mare trainano l’occupazione Mercato del lavoro stabile nel 2011 ma

cresce la componente femminile e

grandi opportunità possono arrivare,

per il presidente della Camera di

Commercio di Trieste Antonio Paoletti,

da “blue economy” e

internazionalizzazione

Renata Gualtieri

Page 55: Dossier Friuli 05 12

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 71

economy”, intesa sia per quanto attiene le attivitàportuali e il relativo indotto, nonché tutte le re-altà economiche collegate all’elemento mare neisettori del diportismo nautico, della cantieristicanavale e del turismo. Fondamentale poi l’inter-nazionalizzazione, che per i nostri territori nonè una novità. Rispetto al dato medio nazionale,il Friuli Venezia Giulia presenta un alto tassod’internazionalizzazione dell’economia: il pesodell’export sul valore aggiunto raggiungerà unaquota pari al 42,9 per cento, in progressivo au-mento, contro il 39,7 per cento del Nord est e il28,6 per cento dell’Italia».

Qual è la dinamica demografica e le im-prese femminili?«Le imprese femminili sono 24.214, il 24,7per cento del totale. Prevalgono nel primario(5.800 imprese), nel commercio al dettaglio(4.500), nei servizi di ristorazione (2.800) ealla persona (2.600). Mentre i dati di flussoin entrata mostrano la crescita della compo-nente femminile del mercato del lavoro: le119mila assunzioni di lavoratrici superanoinfatti quelle dei lavoratori di sesso maschile

ferme a 110mila nel 2011».«La Giornata dell’economia è un appun-

tamento istituzionale di grande impatto po-litico e comunicativo durante il quale tuttele Camere di Commercio, contestualmente,fotografano e presentano lo stato di salutedell’economia italiana». Quali i dati che glienti del Friuli Venezia Giulia hanno presen-tato congiuntamente e le strategie?«Promozione delle reti d’impresa, per valoriz-zare la qualità della produzione made in Italye per la competitività su un mercato globalesempre più veloce, esigente e aggressivo. So-stegno all’internazionalizzazione e all’innova-zione tecnologica, alla “crescita verde”, alla va-lorizzazione dell’impresa creativa e alleprogettualità dei giovani, accompagnato da unprocesso di razionalizzazione e semplificazionee dalla promozione di strumenti di giustizia al-ternativa e di tutela della proprietà intellet-tuale e delle invenzioni. Tutto questo, agevo-lando l’accesso al credito, attraverso una piùmarcata sinergia con i Confidi, e ponendosicome interlocutore primario nell’azione di cre-scita infrastrutturale integrata a supporto del-l’economia del territorio. Sono queste gli im-pegni e le proposte del sistema camerale delFriuli Venezia Giulia, unito nell’Unioncamereregionale, che per la prima volta, nell’ottica diuna sempre maggior collaborazione, ha cele-brato congiuntamente la decima Giornata del-l’economia con un appuntamento in Cameradi Commercio a Trieste».

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Sono in calo gli addetti nell’industria,nel commercio e nelle costruzioni matiene l’occupazione nell’agricoltura e cresce nel turismo

Antonio Paoletti

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MODELLI D’IMPRESA

uando si parla di Direct Marke-ting ci si riferisce a una tecnicadi marketing efficace e innova-tiva, attraverso la quale aziendeed enti hanno la possibilità di

entrare in contatto diretto con potenziali clientie utenti finali, individuando e intercettando leparticolari esigenze di un target ben definito.Per raggiungere questi obiettivi è quindi fon-damentale mettere in campo azioni mirate, cheanche grazie al supporto di una serie di stru-menti interattivi possano permettere, a chi uti-lizza questo metodo, di ricevere riscontri e ri-

In queste immagini, fasi di lavoro all'interno dello stabilimento della Cartostampa Chiandetti Srl

di Reana del Rojale (UD) - www.chiandetti.it - [email protected]

Dall’editoria al Direct Marketing, l’attività

della Cartostampa Chiandetti si rinnova, ponendo

grande attenzione ai cambiamenti del mercato

e alle nuove tecnologie. Ne parliamo

con Alessandro e Cristina Chiandetti

Matteo Rossi

Nuove strategie per unacomunicazione diretta ed efficace

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Q

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Alessandro e Cristina Chiandetti

sposte misurabili. Da alcuni anni la Carto-stampa Chiandetti, storica tipografia friulanafondata nel 1960 da Luigi Chiandetti, consa-pevole delle potenzialità insite in questo stru-mento, ha affiancato ai classici prodotti tipo-grafici nuove tipologie di servizi, relativi proprioal Direct Marketing, per permettere ai suoiclienti di usufruire di una comunicazione effi-cace, diretta e personalizzata. «Per rimanere alpasso con i tempi è indispensabile innovarsi ecogliere le nuove opportunità che il mercatopresenta», afferma Alessandro Chiandetti, cheoggi insieme alla sorella Cristina è alla guida del-l’azienda di famiglia. «In questo senso, in unmomento in cui le aziende non possono per-mettersi di sprecare risorse ed energie nella dif-fusione di un messaggio generico, il DirectMarketing rappresenta la miglior soluzione perottenere massima visibilità a costi contenuti».

Quali sono le principali metodologie ope-rative alla base di una campagna di DirectMarketing?Alessandro Chiandetti: «In primo luogo è necessa-

rio individuare un target di clientela a cui ri-volgersi, sulla cui base elaborare un elenco dipersone che possono essere interessate a cono-scere un determinato prodotto o servizio. Perquel che ci riguarda ci occupiamo quindi di de-finire un’adeguata strategia di mailing postale,e di creare il messaggio che si vuole trasmettere.Garantiamo inoltre il rispetto delle normativesulla privacy applicate alle mailing list, la pre-parazione del flusso per la stampa e l’imbusta-mento del materiale, che provvediamo poi aspedire per corrispondenza a tariffe assoluta-mente convenienti, grazie a un consolidatorapporto di collaborazione con Poste Italiane».

Quali riscontri state avendo da questaattività?Cristina Chiandetti: «Direi buoni. Come detto inprecedenza il Direct Marketing sta conoscendouna fase di grande sviluppo, e per questo siamoconvinti che da questo particolare settore neiprossimi mesi potremo continuare a raccogliereimportanti soddisfazioni».

La vostra è però una realtà estremamente di- � �

In alto, Alessandro

e Cristina Chiandetti

insieme al padre Luigi,

fondatore dell'azienda

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namica, che spazia dalla tipogra-fia all’editoria.C.C.: «È vero. La nostra offertacomprende attività editoriali nelcampo dei libri d’arte e dellepubblicazioni professionali, ser-vizi di progettazione e realizza-zione pubblicitaria, servizi di stampa tradi-zionale e digitale per ogni specifica esigenza,dal biglietto da visita al catalogo».

Proprio il digitale rappresenta ormai il fu-turo anche nel mondo della tipografia. Comevi siete adeguati a questi mutamenti?A.C.: «Siamo dotati di stampanti all’avanguardiae dalle prestazioni eccellenti, come la XeroxiGen3, la Docucolor700 e i sistemi Docuteck,che ci consentono di imprimere dati digitali di-rettamente su carta. Questo sistema nobilita lastampa attraverso l’uso di dati variabili appli-cati, affinché ogni stampato possa essere diversol’uno dall’altro, tramite l’accesso a un databaseopportunamente dedicato. Il sistema viene uti-

lizzato, ad esempio, nelle campagne di comu-nicazione “one to one”, con immagini e testidifferenti tra loro, favorendo al contempo l’ab-battimento dei tempi di realizzazione deglistampati e il loro costo-copia, in particolarenelle medie-basse tirature».

Quali aspettative riponete, invece, nei con-fronti del Web?A.C.: «Per ampliare l’offerta e il proprio mercato,stando al passo con l’avanzamento tecnologico,la Chiandetti si prefigge di raggiungere nuovi po-tenziali clienti anche attraverso il Web. Utiliz-zando i Servizi Online, l’utente viene guidato, at-traverso semplici passaggi, a usufruire di utilityper la stampa online, la visione e l’ordine di libri,

la consultazione e l’abbona-mento alle riviste tecniche, di-sponibili in formato tradizio-nale o elettronico».L’azienda però, fin dalla sua

fondazione, si è distinta nellastampa editoriale di libri conil marchio Chiandetti Edi-tore. Cosa significa per voiquesta attività? C.C.: «Il marchio ChiandettiEditore è un contributo allacultura del Friuli a cui si leganotradizioni, storia e persone diquesta terra unica, definita daIppolito Nievo “un compendiodell’universo”. In questi annisono stati editi oltre 400 titoli,che hanno fornito un apporto

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MODELLI D’IMPRESA

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sostanziale al settore editoriale,ricevendo anche numerosipremi per il contributo dato allavalorizzazione delle tradizionipopolari, storiche e culturali delFriuli Venezia Giulia».

Quali strategie vi hannopermesso di fronteggiare ildifficile momento economico e quali sono lepeculiarità che vi consentono di mantenervicompetitivi sul mercato, anche alla luce dellacrisi economica in atto?A.C.: «In un settore caratterizzato da unagrande varietà di offerte, siamo riusciti a ot-tenere risultati molto positivi investendo in at-tività considerate “di nicchia”, dove profes-sionalità e valore aggiunto si trasformano inreddito. Pur all’interno di una situazione dioggettiva difficoltà, che ormai da diversotempo caratterizza anche il mondo dell’edi-toria e della comunicazione, abbiamo instau-rato partnership strategiche di primissimo li-vello, che ci hanno permesso di consolidare eampliare le nostre quote di mercato».

Quali sono invece i principali fattori di cri-ticità con cui siete costretti a confrontarvi?C.C.: «Sicuramente per il tipo di lavoro che

svolgiamo, l’aumento dei costi dell’energia, maanche dei trasporti e delle tariffe postali cihanno creato non poche difficoltà, che siamoperò riusciti a superare brillantemente. Questoè stato possibile anche grazie alla presenza, inazienda, di collaboratori altamente qualificati,che assicurano sempre la massima qualità epuntualità nella produzione».

In conclusione, quali sono gli obiettivi e lesfide che attendono Chiandetti nel prossimofuturo?A.C.: «L’innovazione continua rappresental’unica strada percorribile per riuscire a rima-nere sul mercato. Intendiamo puntare con de-cisione sul Direct Marketing e sulla comuni-cazione tecnologica, consapevoli comunque dipoter contare sulla passione e su un bagaglio diesperienza che affonda le sue radici in oltrecinquant’anni di storia».

Il Direct Marketingrappresenta lamiglior soluzioneper otteneremassima visibilitàa costi contenuti

Alessandro e Cristina Chiandetti

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MODELLI D’IMPRESA

«L a meccanica di precisione, ben-ché possa apparire un compartoapparentemente maturo nelquale si muovono pochi e

grandi attori di dimensione internazionale, stain realtà attraversando una fase di profondatrasformazione. Inoltre, la sua ampiezza lorende un ambito, per certi versi, di difficile in-quadramento, dato che si rivolge trasversal-mente a tutti i settori dell’industria. Questi fat-tori sono quelli che permettono a chi vi operacon competenza di ottenere risultati di fattu-rato assolutamente incredibili in un periodo digenerale recessione come quello attuale». Aparlare è Massimo Moretti, direttore generaledella Emmegi Zincatura, azienda specializzatanei trattamenti di zincatura elettrolitica a

freddo che nel 2011 ha registrato un incre-mento di fatturato di ben il 40 per cento –risultato che segue un quinquennio di co-stante crescita a due cifre percentuali – eche nel 2012, dopo un primo trimestre

caratterizzato da un più 20 per cento,prevede di chiudere l’anno con

un incremento del 35/40 percento. «Oltre a un mercatofavorevole, abbiamo rag-giunto questi risultati graziealla nostra duttilità e allacostante attenzione allosviluppo delle tecnolo-

gie, nonostante l’investimento sia stato fatto inun periodo in cui è iniziata la crisi di mercatogenerale. E ovviamente grazie a un’organizza-zione aziendale efficiente. Dopo avere quasiraddoppiato la manodopera nel 2011, neiprossimi anni prevediamo un’ulteriore espan-sione sul territorio».

Con quali mercati interagite?«Emmegi attualmente si rivolge prevalente-mente all’interno dei confini nazionali, ben-ché gli utilizzatori finali dei prodotti sianograndi gruppi internazionali dell’automotive– fra i quali Volkswagen –, dell’aereonauticae dell’ingegneria industriale ad alto conte-nuto tecnologico – come quella destinata alsettore tessile, fotografico, automotive, me-dicale ed elettrodomestico. Tuttavia la nostrapolitica è orientata a un progressivo conteni-mento di questo effetto, che intendiamo ot-tenere operando, da un lato, per conquistarela partecipazione diretta a bandi e gare di ap-palto indetti dalle grandi case automobilisti-che. Dall’altro, attraverso una forte fram-mentazione della clientela, evitando cosìun’eccessiva dipendenza da pochi grandi pro-duttori e garantendo la continuità del lavoroe la competitività, grazie al contenimento deicosti dell’intermediazione».

Com’è organizzata la vostra produzione?«Abbiamo sette impianti automatizzati,ognuno dei quali è destinato a lavorazioni

Massimo Moretti, direttore generale di Emmegi Zincatura, presenta i risultati dell’azienda

nell’ultimo anno, che nonostante la situazione di crisi generale è riuscita a ottenere fatturati

importanti. Che si spiegano con investimenti in innovazione e processi che rispettano l’ambiente

Valerio Germanico

Innovazioni e sostenibilitànel trattamento dei metalli

Massimo Moretti,

direttore generale della

Emmegi Zincatura Srl

di Fiume Veneto (PN)

www.emmegizinc.com

78 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 79

specifiche. Il nostro punto di forza, oltre allapossibilità di eseguire diversi tipi di lavora-zioni, è la flessibilità delle strutture opera-tive, che ci consentono la realizzazione sia diimportanti commesse sia di lotti di produ-zione di modeste dimensioni. La flessibilità èsupportata anche dall’ampio impiego di di-spositivi programmabili a gestione compute-rizzata, che assicurano il rispetto dei tempi diconsegna. Sotto il profilo della qualità, tuttele fasi sono costantemente controllate da so-fisticate apparecchiature basate su emissioni araggi X – come il Fischerscope X-Ray, utiliz-zato per pezzi di modeste dimensioni – e il ri-lievo di variazioni del campo magnetico –come il Dualscope, utilizzato per pezzi digrandi dimensioni. Queste tecnologie, colle-gate ai terminali, evidenziano e documentanogli spessori di riporto sui pezzi presi in esame».

In concreto, in che modo è possibile dareun valore aggiunto a un metallo trattandolocon un processo di zincatura galvanica?«Nel comparto delle galvanostegie noi realiz-

ziamo in particolare i trattamenti di zincaturaelettrolitica a freddo di parti metalliche sia dipiccole, medie che grandi dimensioni, i trat-tamenti di cataforesi nera, la cromatazionedell’alluminio e la fosfatazione. La galvano-stegia è un processo elettrochimico con ilqual è possibile ricoprire un oggetto metallicocon un metallo più prezioso che sia dotato dispecifiche qualità, come inossidabilità, bril-lantezza, resistenza. Gli scopi di un tratta-mento galvanico possono essere di varia na-tura. Può essere necessario migliorarel’aspetto degli oggetti, impedire la corrosionedel metallo di base o aumentarne la resistenzaagli agenti atmosferici o all’uso. È anche pos-sibile variare, per scopi meccanici, il coeffi-ciente di attrito del metallo base e alterarne leproprietà elettrochimiche superficiali».

La vostra azienda ha messo in atto dellemisure per limitare l’impatto ambientaledei processi produttivi?«In questi anni in cui abbiamo investito permigliorare lo standard qualitativo – anche � �

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Con sette impianti automatizzatidestinati a lavorazioni specifiche,il nostro punto di forzaè la flessibilità operativa

Massimo Moretti

Incremento registratodalla Emmegi

Zincatura Srl nel 2011.La previsione per il2012 è di chiuderecon un +35/40%

FATTURATO+40%

Numero dicommittenti della

Emmegi ZincaturaSrl, distribuiti fra

mercato nazionalee internazionale

PARTNER500

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grazie all’applicazione del sistema di qualitàcertificato Iso 9001:2000 – abbiamo ancheavviato una politica di investimento in im-pianti per la depurazione delle acque di pro-cesso e la riduzione dell’impatto ambientaledei reflui industriali. Inoltre, ci siamo dotatidi un impianto di cogenerazione che ci con-sente di risparmiare sul consumo di energiaelettrica e per lo sviluppo di energia ter-mica. Tutta l’energia autoprodotta daigruppi è utilizzata all’interno dello stabili-mento. A ciò si aggiunge che lavoriamo inlinea con quanto stabilito dalle normativeUni, Iso, Din e Astm, mentre tutti i tratta-menti rispettano le restrizioni indicate nelladirettiva Rohs per l’uso di determinate so-stanze pericolose».

Attraverso quali investimenti avete mi-gliorato la vostra qualità produttiva e qualisono i prossimi investimenti in innova-zione che avete in programma?«Nonostante la nostra focalizzazione su unanicchia di mercato specifica ci consenta dimantenere le posizioni di mercato acquisite,senza dover temere eccessivamente la con-correnza dei produttori provenienti da paesia basso costo della manodopera, intendiamoproseguire e potenziare una politica di ri-cerca e sviluppo finalizzata alla realizzazionedi produzioni particolari, che permettano dicontenere al minimo l’impatto ambientale eal contempo innalzino significativamente illivello qualitativo delle lavorazioni. Investiresul miglioramento della produzione sotto ilprofilo ambientale è infatti un fattore deci-sivo per operare con i maggiori gruppi inter-nazionali, che richiedono il rispetto di strin-genti standard antinquinamento. Anche perquesto, entro il 2013, intendiamo ottenere lacertificazione ambientale Iso 14000».

A settembre la Emmegi Zincatura di Fiume Veneto festeggerài cinquant’anni di attività. La società nacque nel 1962, col nomedi Emmegi Galvanoplastica, per iniziativa dei fratelli Lionelloe Giuseppe Moretti, che avevano già alle spalle un’esperienzadecennale nel campo dei trattamenti galvanici. Dopo un’inizialespecializzazione nei processi di pulitura e cromatura di piccolicomponenti in ferro, la Emmegi fu avviata verso un progressivaautomatizzazione, che consentì di mettere in produzione la zincaturaa statico, a rotobarile, la nichelatura e la cromatura. Nel 1993,a seguito della prematura scomparsa di uno dei fondatori, LionelloMoretti, la guida dell’azienda è passata nelle mani del figlio Massimo– che aveva già maturato una grande esperienza all’internodell’azienda e oggi ne è direttore generale – e della signora GianninaPaveglio, moglie del fondatore Lionello. L’ultimo nato della famigliaMoretti, il giovane Nicola, ha infine recentemente fattoil suo ingresso in azienda.

Una storia lungacinquant’anni

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MODELLI D’IMPRESA

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MODELLI D’IMPRESA

82 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

T ra gli aspetti che le aziende indi-cano come fattore determinanteci sono, accanto all’ampiezza dellagamma prodotti, i tempi e i costi

dei servizi di consegna. «Di fronte alle incer-tezze dell’attuale congiuntura economica,nella quale le aziende che lavoravano conportafoglio ordini di 4-5 settimane oggi astento arrivano a 2 settimane, noi abbiamo ri-lanciato il nostro ruolo di supporto per iclienti, permettendo loro di avere sempre unasicura fonte di approvvigionamento senza do-ver sostenere maggiori costi derivanti da ec-cessivi stoccaggi di materie prime presso imagazzini». A fare un quadro della situazioneè Claudia Sangoi, portavoce della Cms diUdine, una delle più grandi realtà europee per

la distribuzione di tubi in rame.Quali sono le caratteristiche di un settore

come quello della distribuzione di prodottisemilavorati di rame?«La nostra realtà è un indispensabile punto

di raccordo fra produttore e utilizzatore fi-nale. Fondata nel 2000, la Cms Metalli oggisi conferma leader in Italia in un settore va-sto e articolato come quello dell’air condi-tioning refrigeration».

A chi vi rivolgete maggiormente? «Siamo specializzati nella commercializza-zione di tubi di rame per l’industria delfreddo e proponiamo materiali indispensabiliper il settore del condizionamento e della re-frigerazione, in particolare i tubi industrialiche rientrano nelle specifiche delle normative

Il 50 per cento dell’industria europea Acr, air conditioning refrigeration, è dislocata

nel Nord Italia. Per questo avere un headquarter ad Udine rappresenta un valore aggiunto.

Ne parliamo con Claudia Sangoi, portavoce della Cms

Nicoletta Bucciarelli

Il mercato del rame

Claudia Sangoi, titolare

della CMS Metalli

di Udine, insieme

all’ingegnere

Maurizio Pagnotti e al

signor Emilio Sangoi

www.cmsmetalli.it

e la diversificazione dell’offerta

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 83

Claudia Sangoi

EN12735/1 EN12735/2, EN1057. Tutto ilcatalogo da noi commercializzato arriva daprimari produttori europei, assicurando pro-dotti di assoluta qualità. Acquistare da pro-duttori europei, garantendo il rispetto dellenormative, ci consente, in caso di necessitàtecniche, di avvalerci dell’assistenza delle caseproduttrici anche presso i clienti finali».

Una delle vostre caratteristiche è sicura-mente la velocità di consegna. In che modoriuscite a garantirla?«Il servizio è sicuramente il nostro punto diforza: in magazzino ci sono sempre oltre 300diverse misure di tubi di rame. Accanto aquesto la precisione e la velocità della conse-gna: la dotazione di mezzi propri permette digarantire la consegna delle commesse entro le24/72 ore sul territorio nazionale. Questoanche grazie alla posizione strategica del-l’azienda friulana: oltre il 50 per cento del-l’industria Acr europea è, infatti, dislocata nel

nord Italia, cosa che favorisce la velocità dellaconsegna. Inoltre Cms riesce a soddisfarequalsiasi necessità: dalle piccole richieste de-gli installatori di poche centinaia di chili allediverse tonnellate per le aziende industriali.Fra i nostri partner più conosciuti vantiamola Kme spa, multinazionale con headquartera Firenze e la tedesca Wieland, noti per l'ec-cellente qualità del prodotto».

Qual è il vostro mercato di riferimento?«Il nostro mercato è rappresentato per il 90per cento dall’industria e per il 10 per centoda impiantisti e magazzini. Negli ultimi anniabbiamo sviluppato un fatturato crescente,fino ad arrivare ad oltre 20 milioni di euronel 2011, movimentando 2.200 tonnellate ditubo di rame, con una contrazione di 300tonnellate rispetto all’anno precedente do-vuta alla sfavorevole congiuntura del mer-cato venutasi a creare nell'ultima parte del-l'anno».

Quali progetti state portando avanti inquesto periodo?«Nonostante gli evidenti segnali di difficoltàprovenienti dal mercato stesso, crediamo inuno sviluppo futuro delle nostre attività, con-centrandoci in due direzioni in particolare: lacostruzione del nuovo magazzino da 5000metri quadri che andrà a sostituire quellooggi in uso, aumentando così la dotazionecostante di 600 tonnellate di materiale. Dal-l’altra la differenziazione del prodotto: ac-canto al tradizionale tubo di rame Cms staprogettando di tenere in magazzino altri pro-dotti per dare un’offerta completa».

Siamo specializzatinella commercializzazione di tubidi rame per l’industria del freddoe proponiamo materiali indispensabiliper il settore del condizionamentoe della refrigerazione

Fatturato del 2011.Nello scorso annola Cms è riuscita a

movimentare 2200tonnellate

di tubo di rame

EURO

20mln

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MODELLI D’IMPRESA

84 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

L’ investimento costante nell’innova-zione, la formazione e le nuove tec-nologie è ciò che ha permesso allaCarniaflex di Paluzza di diversifi-

care l’offerta e assumere una prospettiva da mer-cato globale, pur mantenendo una produzionesaldamente legata al proprio territorio. Comespiega il responsabile commerciale e rappresen-tante della proprietà Angelo Rovere: «Negli ul-timi dodici anni abbiamo sempre investito nonmeno del 10 per cento del fatturato per accrescerela nostra azienda dal punto di vista infrastruttu-rale, tecnologico ed umano. Questo nonostanteun crollo del fatturato del 30 per cento nel 2009,dal quale ci siamo però risollevati di anno inanno a un ritmo del quasi 10 per cento. Oggisiamo ormai prossimi ai livelli pre-crisi».

La vostra azienda ha puntato sulla diversi-ficazione. In che modo e per quali ragioni?«La scelta di abbandonare il monoprodotto èstata dettata dalla volontà di dare maggiore sicu-rezza al futuro dell’azienda. La nostra vocazioneè da sempre “la produzione” con la lavorazionedel metallo a freddo. Ci è venuta naturale lascelta di ampliare e diversificare le linee di pro-duzione indirizzate alla subfornitura industrialee oggi abbiamo infatti tre linee di prodotto: Flex& Stay, Hi-Mec e Carniamed. Il nostro pro-dotto storico e di core business dal 1965 fino al2005, della linea Flex & Stay, è il tubo metallicoflessibile destinato a illuminotecnica e microfo-nia. In parallelo a questo successo, nel 2000, ab-biamo avviato Hi-Mec, introducendo lavora-zioni di asportazione truciolo sul titanio, un

Dal tubo metallico flessibile ai dispositivi medicali. Angelo Rovere ripercorre l’evoluzione

produttiva di Carniaflex. Un percorso di innovazione, ricerca e formazione improntato

al miglioramento continuo secondo i principi della “lean production”

Valerio Germanico

Diversificazionetitanio e lean production

Angelo Rovere

della Carniaflex Srl

di Paluzza (UD)

www.carniaflex.it

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 85

metallo con caratteristiche uniche che consenti-vano di rivolgersi a un settore molto più avanzato,come quello dei particolari per implantologia echirurgia dentale, spinale, ortopedico-traumato-logica e oftalmica. Abbiamo introdotto quindi deiservizi di qualità, progettazione e ricerca che cihanno consentito di fidelizzare i clienti dalla na-scita del prodotto all’immissione sul mercato.Siamo giunti poi, con Carniamed, a proporre deiprodotti finiti per l’endoscopia digestiva mini-in-vasiva, quali pinze da biopsia ecc.».

Quali criticità avete dovuto superare perportare a compimento questo processo?«Sicuramente l’altissimo livello di specializza-zione del settore medicale è stato un elemento cri-tico che ha costretto ad assunzioni mirate di per-sonale con un’elevata preparazione di base(diplomati o con laurea superiore) e a una conti-nua formazione rivolta ai processi produttivi e or-ganizzativi. Un’altra differenza importante fra idue settori è la clientela a cui si rivolgono: i clientidel “tubo metallico flessibile” sono diverse centi-naia, dal piccolo artigiano alla grande multina-zionale su un territorio che va dall’Italia allaNuova Zelanda; mentre nel medicale i clientisono alcune decine di aziende medie o grandi, suun territorio circoscritto all’Italia e all’Europa».

Su cosa sta lavorando il reparto ricerca

e sviluppo?«Più che sulla creazione di prodotti nuovi,stiamo intervenendo sull’innovazione dei pro-dotti esistenti e sulle modifiche del processo diproduzione, mettendo a supporto dei clienti inostri tecnici, le nostre abilità e i plus produt-tivi, a partire già dalla prima fase progettualefino all’ingegnerizzazione del prodotto. Il pro-cesso produttivo è sempre “sotto la lente” perottenere una riduzione dei tempi di produ-zione e l’incremento della precisione - lavo-riamo con tolleranze di 5 micron. Inoltre, a li-vello complessivo di impresa, da anniapplichiamo la logica Kaizen».

Può spiegare in cosa consiste?«È un percorso di formazione e di migliora-mento continuo di qualsiasi attività azien-dale: dalla produzione ai servizi, dagli ufficialla manutenzione. Applichiamo dal 2007 le“5S” del Toyota Production System (TPS),nota anche come lean production. Si tratta dieliminare gli sprechi, lavorare in un ambientesempre organizzato e avere degli obiettivi con-creti misurabili e visualizzabili da tutto il per-sonale. Implementata con lo SMED (SingleMinute Exchange of Die) dal 2009, è un’at-tività che migliora le capacità organizzative efunzionali interne».

��

Più che sulla creazione di prodotti nuovi, stiamointervenendo sull’innovazione di quelli esistentie sulle modifiche del processo di produzione

Quota di esportazionieuropee della

Carniaflex. Il restante50% è destinato almercato interno – di

cui a sua volta la metàva all’estero

EXPORT50%

Risultato 2011ottenuto dalla

Carniaflex. Il fatturatoè diviso in parti ugualifra produzione di tubi

metallici flessibili ecomponenti medicali

FATTURATO

4mln

Carniaflex

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MODELLI D’IMPRESA

86 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

T utte le attività che appartengono algrande indotto dell’edilizia sono oggicostrette a rinnovarsi, a migliorarel’offerta e ad abbattere i costi per au-

mentare la competitività e rimanere a galla in unsettore in grande difficoltà. L’anima di molti ma-nufatti edili è metallica e dunque in questa com-plessa situazione è coinvolto anche il compartodella carpenteria pesante. Carlo Mazzon, BrunoDe Pin e Gianbattista Bit provengono da espe-rienze ultraventennali in questo settore e, unendole loro competenze, hanno saputo traghettare almeglio l’azienda che hanno fondato insieme nel1986, la C.m.t., ai vertici del mercato nazionale:«Per anni – spiegano i tre titolari della società friu-lana – siamo stati partner di grandi aziende nel-l’esecuzione di commesse complesse. Negli ultimitempi abbiamo avvertito la necessità di specializ-zarci ulteriormente per rimanere al passo con ilritmo imposto dal mercato e ci siamo concentratisull’esecuzione di strutture metalliche non stan-dard, dando ampio risalto all’apporto tecnico e

alla progettazione. Al tempo stesso, abbiamo raf-forzato l’attività di controllo qualità e test deimateriali, che devono garantire affidabilità to-tale». «Siamo all’avanguardia nella realizzazione ditralicci per l’alta tensione – spiega Mazzon –, distrutture metalliche per impianti eolici e di strut-ture per gli impianti di risalita come funivie e ca-binovie. In quest’ultimo ambito, le ultime opererealizzate sono la Corvatsch - St.Moritz e l’im-pianto di risalita Sella Nevea. In ambito civile, ab-biamo partecipato ai lavori di ricostruzione del-l’Aquila e alla realizzazione della Torre Aquileia aJesolo». Fondamentale è la fase di test dei manu-fatti realizzati, che si compone di diverse prove:trazione – snervamento, rottura e allungamentoper tutti i profilati e laminati –, rottura a cuneo ein piano, taglio, durezza e carichi su dadi e bulloni,durezza – secondo il metodo Rockwell B e C, Bri-nell e Vickers –, controllo magnetoscopico e vi-sivo con personale qualificato e procedure certi-ficate, controlli sullo spessore della zincatura edella verniciatura, test di Prece e aderenza sullazincatura. «Per quanto riguarda l’ambito territo-riale – prosegue De Pin –, ci stiamo confrontandosempre più con il mercato estero, dato che laquota di export ha raggiunto il 65 per cento dellaproduzione complessiva». Naturalmente non sipuò prescindere da un elevato livello qualitativodei materiali, che viene garantito da un’accurataselezione a monte dei fornitori. «Inoltre – ag-

Nuove strategie nella carpenteriapesante

Nella pagina accanto,

da sinistra, Carlo Mazzon,

Bruno De Pin

e Gianbattista Bit,

titolari della C.m.t. Srl

di Aviano (PN)

www.cmtaviano.it

Un ferreo controllo sulla qualità dei materiali,

attraverso una serie completa di prove e test,

è fondamentale per conferire la necessaria affidabilità

a grandi strutture metalliche destinate al comparto

edile. Ne parlano Carlo Mazzon, Bruno De Pin

e Gianbattista Bit

Amedeo Longhi

Page 71: Dossier Friuli 05 12

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 87

Carlo Mazzon, Bruno De Pin e Gianbattista Bit

giunge Bit –, uno scrupoloso monitoraggio, intempo reale, dello stato della commessa, dagli ac-quisti alle fasi progettuali ai diversi iter produttivie relativi all’aspetto logistico, hanno reso possibileil rispetto della tempistica e delle specifiche con-trattuali. Un altro accorgimento che permette diottimizzare i costi e le procedure è rappresentatodalla parcellizzazione della struttura in pezzi ele-mento pronti da montare». Particolare cura èstata rivolta anche allo svolgimento delle mansionilegate all’operatività di cantiere, nell’ambito dellaquale è sempre stata posta in primo piano la si-curezza. Per sentirci tranquilli su questo fronte ciserviamo della collaborazione di squadre espertee fidelizzate da un rapporto ormai decennale,con le quali i meccanismi e le sinergie sono ormaiconsolidati, a tutto vantaggio dell’affidabilità. Lostesso discorso vale per l’attività di studio e pro-gettazione, per la quale ci appoggiamo a studi tec-nici ai quali siamo legati da un rapporto di grandefiducia reciproca». I tre imprenditori concludonocon una disamina degli obiettivi futuri: «Per ilprossimo futuro ci proponiamo di incrementare

la nostra rete commerciale nell’ambito delle in-frastrutture viarie, con particolare attenzione aimercati emergenti, che offrono attualmente in-teressanti opportunità. Per quanto concernel’aspetto innovativo, contiamo di investire in stru-menti produttivi sempre più efficaci e potenti,tecnologicamente all’avanguardia. In particolare,gli sforzi sono finalizzati a garantire la qualità deimateriali – laminati e bulloni – e dei trattamenti– zincatura, verniciatura, saldatura –, verificati dalnostro laboratorio interno, oltre che dai terzistie dalle ditte che si occupano del montaggio. Iltutto è certificato dai diversi attestati che ab-biamo conseguito: i nostri saldatori sono quali-ficati dall’Iis in accordo alla norma En 287/1 e leprocedure di saldatura sono conformi alle Uni En288/3. Il nostro personale è qualificato anche perprove non distruttive sulle saldature secondo laEn 473. Per la partecipazione agli appalti pub-blici, ci siamo dotati della Soa (OS18 IV cat.;OS6 II cat.), della Din 18800-7 per la progetta-zione di strutture metalliche e della Iso9001:2008 relativa alla sicurezza».

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La parcellizzazione della strutturain pezzi elemento prontida montare permette di ottimizzarecosti e procedure

Page 72: Dossier Friuli 05 12

MODELLI D’IMPRESA

I l segretario nazionale della Uilm –Unione Italiana Lavoratori Metalmec-canici - Mario Ghini, responsabile delsiderurgico, ha recentemente sottoli-

neato l’importanza che questo settore rivesteper l’Italia. «È necessario che il Governo con-sideri la siderurgia un bene strategico per il si-stema paese; non può l'Italia, che è la secondarealtà industriale europea, permettersi di per-dere un comparto così importante». Un settorequindi fondamentale, antico, ma che ha sa-puto evolversi, anche grazie al tessuto di sub-fornitura di qualità capace di fornire compo-

nentistica di precisione ingrado di supportare l’innova-zione delle tecnologie di pro-cesso. «Siamo specializzati nelsiderurgico ma il nostro ven-taglio di offerta, per quantoriguarda le lavorazioni mecca-niche, abbraccia ogni settoreove sia richiesta la componen-tistica meccanica di precisione,sia in Italia che all’estero».Spiega Mariarosa Feruglio De-bellis, dal 2010 a capo dellaDierre di Tarcento. «Ultima-mente stiamo anche lavorandoa un progetto di rete che rag-gruppi le sinergie di alcuni im-prenditori per proporci conmaggiore competitività e fles-sibilità sui mercati esteri».

Esiste un modo per recuperare gli scarti diacciaio o rame e riciclarli, entrando così inun’ottica di sostenibilità?«Nell’ottica di una green economy ci siamoaffidati ad aziende specialistiche che provve-dono allo smaltimento secondo le normative vi-genti per quanto riguarda il recupero e riciclag-gio degli scarti. La vera sostenibilità ambientalela si ottiene comunque dalla cura con cui il no-stro personale assicura un’adeguata suddivisionedei diversi materiali, praticamente tutti ricicla-bili se correttamente smaltiti. La green eco-nomy è il risultato di una cultura di rispettoprima che un processo tecnico, e noi l’abbiamofatta diventare parte di tutte le persone che vi-vono la nostra azienda».

Come vi siete evoluti dagli inizi dellavostra attività?«L’azienda è nata come impresa artigianale che aitempi utilizzava solo macchine e strumenti di mi-sura tradizionali. In virtù di una lungimirantestrategia di sviluppo aziendale basata sull’inno-vazione tecnologica l’azienda ora ha un parcomacchine a controllo numerico composto dacentri di lavoro, torni bimandrini con asse di fre-satura, oltre che da apparecchiature di misura tri-dimensionali. Questo ci permette di eseguire la-vorazioni di particolari meccanici sempre piùcomplessi che, oltre a un’accurata esecuzione, ri-chiedono un ampio corredo di certificati».

Quali sono i maggiori investimenti chestate mettendo in campo in questo 2012? «Da aprile è operativa la nuova sala collaudo

Il settore siderurgico negli anni ha saputo evolversi. «Questo grazie soprattutto

al tessuto di subfornitura capace di fornire componentistica di precisione».

Approfondiamo l’argomento con Mariarosa Feruglio Debellis

Nicoletta Bucciarelli

Mariarosa Feruglio

Debellis è titolare della

Dierre srl di Tarcento (UD)

www.dierre-srl.com

Innovazionemeccanica nel siderurgico

88 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Page 73: Dossier Friuli 05 12

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 89

Mariarosa Feruglio Debellis

con macchine di misura Zeiss; inoltre ab-biamo già avviato un progetto di amplia-mento del reparto produttivo che ci permet-terà una maggiore efficienza e una miglioredistribuzione logistica. Stiamo anche inve-stendo a livello organizzativo attraverso l’ag-giornamento del sistema informatico di ge-stione di tutto il processo produttivo. È uninvestimento sia economico che di risorseumane, ma fondamentale».

Quanto conta l’innovazione e l’adegua-mento tecnologico all’interno della vostraattività?«L’innovazione di processo è in costante evolu-zione e per un’azienda di lavorazioni come la no-stra la capacità sta proprio nella conoscenza delletecnologie applicabili e nel saper scegliere il mi-glior rapporto tra innovazione e costi. In que-st’ottica i nuovi centri di lavoro a 4 e 5 assi, lanuova sala metrologica climatizzata, l’informa-tizzazione del processo produttivo, nonché l’ag-giornamento costante del know-how ci fannoben sperare sul futuro della nostra realtà».

Che cosa avete presentato recentemente adHannover?«Hannover, come le altre fiere della mecca-nica a cui partecipiamo dal 1996, ci per-mette di farci conoscere sul mercato esteronell’ottica di una politica di internazionaliz-zazione portata avanti nel tempo dalla nostraazienda. Abbiamo presentato la nostra

azienda, con il suo passato, il presente e le po-tenzialità future. Possiamo documentare unsistema di gestione per la qualità certificatoIso 9001:08 e un rilevante supporto infor-matico che ci consente di dialogare in retecon gli uffici tecnici dei nostri clienti abbat-tendo le distanze che ci separano».

Che cosa può testimoniare della sua espe-rienza alla guida dell’azienda?«Dal 2010 sono a capo dell’azienda di famigliae in questo periodo ho potuto fruire delle com-petenze di collaboratori tecnici capaci e dispo-nibili che mi sono impegnata a guidare versoobiettivi aziendali definiti e condivisi. Siamosempre alla ricerca di strumenti che ci apranonuovi orizzonti lavorativi. La sfida è costante emolto impegnativa ma i risultati stanno confer-mando che la crisi può essere superata se c’èl’impegno a non fermarsi mai».

Abbiamo avviato unprogetto di ampliamentodel reparto produttivoche ci permetteràuna maggiore efficienzae una miglioredistribuzione logistica

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MODELLI D’IMPRESA

U n 2011 chiuso con un significa-tivo aumento del fatturato e conun portafoglio ordini in sensi-bile crescita. È questo il biglietto

da visita con cui si presenta Ralc Italia, storicae affermata realtà dell’industria metalmecca-nica friulana che, nonostante una crisi eco-nomica che continua ad attanagliare il sistemaproduttivo nazionale, forte dei risultati con-seguiti nell’ultimo periodo può guardare alfuturo con rinnovato ottimismo. Nel giugnoscorso, in un’ottica di ulteriore rafforzamentodella posizione sul mercato, l’azienda di SanGiorgio di Nogaro, leader nella progettazionee costruzione di automazioni industriali per lalavorazione del tubo e nella progettazione erealizzazione di macchine speciali, è suben-trata nel management di un altro importan-tissimo marchio della metalmeccanica italiana,

acquisendo la gestione dellaCts Conni di Piacenza. «Ilmarchio Conni può vantareun’esperienza di oltre 50 annie una diffusione capillare nelsettore delle macchine sega-trici per tubo e barra pienaper materiali ferrosi e non fer-rosi», sottolinea il fondatoredi Ralc, Andrea Lazzarini, chegrazie a una profonda cono-scenza delle dinamiche delmercato e a una consolidatacompetenza derivante dallaspecifica formazione tecnica,ha saputo cogliere in anticipoi possibili vantaggi derivantidall’unione delle due società.

«Attraverso questa operazioneabbiamo così costituito un in-

sieme organico di abilità progettuali all’in-terno di settori distinti ma tra loro comple-mentari, che vanno reciprocamente ad am-pliare la nostra proposta commerciale».

A quasi un anno di distanza, quale bilancioè possibile trarre da questa collaborazione?«Non possiamo che essere soddisfatti diquanto fatto finora. Ralc Italia e Cts Conni sipresentano oggi in una veste nuova e ancorapiù completa, caratterizzata da un’ampia si-nergia tra know-how tecnico, commerciale eprogettuale. Grazie a questa impostazione ciponiamo nei confronti dei clienti non comeun semplice fornitore, bensì come un vero eproprio partner strategico, garantendo loroprodotti di assoluta qualità e affidabilità. Latestimonianza più evidente a dimostrazionedella validità della partnership instauratasitra Ralc e Cts Conni è senza dubbio rappre-sentata da Kronos: una macchina segatrice ri-voluzionaria che, grazie alla presenza di unapinza di scarico completamente integrata al-l’interno della macchina stessa, permette diportare il pezzo tagliato nella posizione desi-derata, favorendo in tal modo qualsiasi lavo-razione successiva (sbavatura, smussatura)».

Come è stata accolta questa novità dalmercato?

Riunire due eccellenze dell’industria

metalmeccanica italiana,

per costruire macchine speciali,

con elevati standard tecnologici

e qualitativi. L’intuizione vincente

di Andrea Lazzarini

Diego Bandini

La metalmeccanica versonuove sinergie

Andrea Lazzarini, fondatore e titolare

della Ralc Italia Srl di San Giorgio di Nogaro (UD)

www.ralcitalia.com

96 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Page 75: Dossier Friuli 05 12

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 97

Andrea Lazzarini

«Kronos è stata presentata in anteprima allafiera “Tube”, la più importante manifesta-zione europea riservata alle aziende del settoretubo, svoltasi a Dusseldorf nello scorso mesedi marzo. Posso dire con orgoglio che i primiriscontri sono andati anche oltre le nostrepiù rosee aspettative, visto che Kronos haimmediatamente riscosso il favore di tutti gliaddetti ai lavori».

In linea generale, quali sono i tratti distin-tivi che hanno permesso a Ralc Italia e a CtsConni di imporsi all’interno di un mercatocosì complesso e in continua evoluzione?«Disponiamo di strumentazioni tecnologiche diprimissimo livello, che unitamente a una strut-tura aziendale snella e flessibile ci permettono direalizzare macchine “ad hoc”, il più possibilecorrispondenti ai particolari bisogni di ogni sin-golo committente. Questo è reso possibile anchedal fatto che tutto il processo produttivo, dal-l’ideazione e progettazione fino all’assemblaggiofinale, avviene all’interno degli stabilimenti azien-dali. Credo però che uno dei fattori alla base delnostro successo debba essere ricercato nell’altaqualificazione e professionalità di tutto il perso-nale: tecnici, progettisti e montatori specializzatie di grandissima esperienza, che rappresentano ilvero valore aggiunto della nostra società».

In quali ambiti, prevalentemente, vengonoimpiegati i vostri prodotti?«Ci rivolgiamo a settori tra loro molto di-versificati: da quello dei componenti per autoa quello della refrigerazione, da quello delmobilio in metallo a quello delle lavorazionimeccaniche di precisione».

E da un punto di vista geografico qualisono i mercati più interessanti per il vostrobusiness?«Negli ultimi anni abbiamo fatto registrareuna crescita costante, tanto che siamo ormaiuna realtà di respiro internazionale, presentenon soltanto in Europa. Abbiamo infatti am-pliato il nostro raggio d’azione in direzionedei cosiddetti Paesi emergenti, Brasile e Russiain primis, senza dimenticare la Thailandia e,più in generale, il continente asiatico. I segnalipositivi, dunque, non mancano: lavoreremoper rafforzare ulteriormente la sinergia tra Ralce Cts Conni, e consolidare così questa ten-denza anche nel prossimo futuro».

�Ralc Italia e Cts Conni sipresentano oggi in una vestenuova e ancora più completa,caratterizzata da un’ampiasinergia tra know-how tecnico,commerciale e progettuale

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102 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

MODELLI D’IMPRESA

I l prodotto è all’apparenza semplice: unpallet composto solo da legno e chiodi,utilizzato da tutte le aziende manifattu-riere e commerciali, ma che, al tempo

stesso, deve rispettare numerose norme produt-tive relative alla sicurezza e alla salvaguardia delleforeste. «Da anni ormai, la maggior parte deipaesi extra-europei richiede pallet e imballaggi inlegno per prodotti da esportazione che abbianosubito un trattamento fitosanitario a normaISPM-15 FAO, “a caldo” in forni di essiccazionea elevate temperature, per l’eliminazione di va-rietà sempre più resistenti di parassiti responsabilidi tante infestazioni e conseguenti distruzioniforestali in quest’ultimo trentennio». A parlare èClaudia Breda, amministratrice della GierretiBreda, nata nel 1980 dalla fusione di due aziendestoriche nel settore dell’imballaggio in legno.

«Il legno resinoso di abete o pino – prosegueBreda –, utilizzato nella produzione del pallet inItalia, viene prevalentemente importato dall’Est-Europa ed è in tale direzione che già nel 1995abbiamo deciso di muoverci, cercando una col-laborazione in loco per la produzione dei palletstandardizzati». L’incontro con un giovane e in-traprendente ingegnere polacco nel 1995 ha se-gnato un punto di svolta, sancito dall’esordiodell’azienda nel mercato del pallet standard, il co-siddetto pallet Eur, poi diventato Eur/Epal, de-stinato alla circuitazione europea e utilizzatodalla grande distribuzione e da molti altri com-parti industriali interessati a scambi comuni e si-curi. «È stato un salto sia in termini di fatturatiche di qualità, senza perdere di vista il mercatolocale, anzi, ampliando la produzione interna “sumisura” proposta anche ai consumatori dell’im-ballaggio standard». Collaborazione tra dueaziende europee che non significa delocalizza-zione, bensì crescita di due realtà produttive inpaesi molto diversi tra loro, ma sempre più vi-cini. «Un percorso non privo di ostacoli – spiegaBreda – che negli anni ha dovuto trovare i giu-sti equilibri tra diverse mentalità imprenditorialied esigenze qualitative. A distanza di oltre quin-dici anni la collaborazione è ancora viva ed effi-cace, grazie anche alla globalizzazione dei mer-cati che ha avuto il merito di trascinare i paesidell’Est-Europa verso gli standard qualitativi oc-cidentali. Vincenti per noi le scelte di produrrei modelli standard dove è reperibile la materia

La produzione di pallet è un’attività trasversale e costituisce il “termometro” dell’andamento

economico complessivo. Claudia Breda racconta come può divenire anche occasione

di crescita sinergica insieme a partner est-europei

Amedeo Longhi

Claudia Breda,

amministratrice

della Gierreti Breda Srl

di Vigonovo

di Fontanafredda (PN)

www.gierreti.com

Una partnership consolidata con l’Est europeo

Page 77: Dossier Friuli 05 12

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 103

prima e di effettuare cicli di essiccazione com-pleta, anche a meno di 15° di umidità per i pal-let destinati all’industria farmaceutica e alimen-tare utilizzando forni di essiccazione alimentaticon i residui di lavorazione del legno».Oggi la Gierreti Breda continua la sua produ-zione artigianale destinata alle aziende di tutti isettori industriali e commerciali, ampliando levendite in tutto il Nord Italia, anche in abbina-mento al prodotto standard del partner polacco,che nel frattempo è diventato una delle piùgrandi aziende di produzione di pallet in Europa,con un florido mercato interno ed esportazioninelle vicine Austria, Germania e Danimarca.«Nell’ottica della sostenibilità e del contenimentodei costi energetici, abbiamo anche investito insistemi di produzione di energia da fonti rinno-vabili: un impianto fotovoltaico installato suitetti dei capannoni e uno a biomasse che ren-dono l’azienda completamente autosufficienteper quanto concerne sia l’energia elettrica chel’energia termica destinata al riscaldamento e alprocesso industriale di essiccazione del legno».

Come tutti, anche la Gierreti Breda sta su-bendo le conseguenze di una crisi continuata:«Tra i nostri clienti troviamo purtroppo aziendeche riducono gli ordini, incontrano difficoltànei pagamenti o addirittura falliscono e chiu-dono i battenti. Situazioni, queste, che ci co-stringono ad approfondite analisi ogni finemese, tenendo presente che rischiamo di subirele conseguenze indirette dei “credit crunch” dialcuni clienti. Grazie a una politica accorta fon-data su acquisti appropriati e a un marketing se-lezionato siamo riusciti a limitare le contra-zioni, che perseguitano da tre anni il nostromercato, entro una media del 30 per cento, at-testando il fatturato intorno ai 10 milioni dieuro. Si tratta di un traguardo invidiabile per ar-ticoli elementari e ad alta concorrenza».La produzione di pallet è un’attività che possiedeuna caratteristica unica: fornisce tutti i settoriproduttivi e commerciali e costituisce un ottimotermometro per l’andamento dell’economia ingenerale. Purtroppo il termometro oggi non in-dica ancora segnali di ripresa.

Collaborazione tra due aziendeeuropee che non significadelocalizzazione, bensì crescitadi due realtà produttive in paesimolto diversi tra loro

Page 78: Dossier Friuli 05 12

MODELLI D’IMPRESA

106 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

N on solo tecnologie all’avanguar-dia, ma anche una flessibilitàtale da consentire allo stessocommittente di effettuare test

bakery e produzioni di vasta scala, fino a90mila pezzi all’ora. «In virtù di queste esi-genze, forniamo macchine destinate alle in-dustrie internazionali e oltre al supporto tec-nico, offriamo un prezioso supportotecnologico, in termini di know-how, per l’av-viamento sul mercato delle grandi produ-zioni». A parlare è Nicola Varutti, che in-sieme a Elvis Turcato e a Stefano Sani, chesegue l’attività commerciale, dirige la TT,azienda friulana che produce macchine e lineedestinate alla realizzazione di prodotti dolciariquali merendine con base di pan di spagna epasticceria industriale.

Come sono stati portati avanti lo studioe la realizzazione della nuova macchinache vi apprestate a proporre e quali obiet-tivi vi aspettate che raggiunga dal punto divista commerciale? Elvis Turcato: «Attualmente i nostri clienti sitrovano nella necessità di lanciare sul mercatodelle novità per invogliare il consumatore al-l’acquisto. Naturalmente il lancio sul mercatodi un nuovo prodotto ha un elevato costoeconomico e non fornisce alcuna garanziache le vendite vadano come auspicato. A talescopo, la nostra azienda ha realizzato mac-chine per poter realizzare dei test bakery a li-mitata produzione, ma con le medesime ca-ratteristiche di un impianto industriale.Grazie all’ausilio del nostro tecnologo ali-mentare di esperienza internazionale, siamostati in grado di rendere queste macchine no-tevolmente flessibili e rispondenti anche alle

esigenze dei grossi laboratori di pasticceria».Come viene portata avanti l’attività di ri-

cerca e sviluppo? È prevista anche la colla-borazione con la committenza in questa fase? Nicola Varutti: «Viste le necessità dei nostriclienti, acquisiti e potenziali, la nostra aziendasviluppa nuove macchine per raggiungere leperformance richiesteci o per risolvere le pro-blematiche tecnologiche presentate dal pro-dotto in essere, intervenendo sul progetto deisistemi dei processi produttivi delle macchineche realizziamo».

Dal punto di vista commerciale, qualisono i vostri obiettivi di espansione e at-traverso quali iniziative vi proponete diraggiungerli? Stefano Sani: «Negli ultimi anni la TT si è

Tecnologie per il compartodolciario

In alto, Elvis Turcato (a

sinistra) e Nicola Varutti,

manager della TT Srl

di Codroipo (UD).

Nella pagina successiva,

Stefano Sani,

responsabile commerciale

www.ttitaly.com

Per mettere a punto e realizzare i loro prodotti,

le grandi aziende di pasticceria necessitano

di avanzate tecnologie. Le loro richieste però spesso

sono molto particolari, come spiegano Nicola Varutti,

Elvis Turcato e Stefano Sani

Amedeo Longhi

Page 79: Dossier Friuli 05 12

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 107

Nicola Varutti, Elvis Turcato e Stefano Sani

concentrata particolarmente sullo svilupponei Paesi emergenti, grazie anche alla co-stante presenza alle maggiori fiere del settorein Germania, Emirati Arabi, Indonesia eBrasile. Questo ha permesso di allargare a li-vello mondiale il giro d’affari e di accrescereanno dopo anno la lista delle nostre refe-renze. Il continuo aggiornamento dei cata-loghi, rinnovati annualmente, testimonial’attenzione che dedichiamo anche ai mi-nimi particolari; questo ci ha permesso difarci benvolere dagli operatori presenti sulmercato, alcuni dei quali, se all’inizio sierano dimostrati recalcitranti ad accettareun’azienda nuova, grazie alla costante pre-senza e al costante apporto fornito dalla retecommerciale in continua espansione, oggihanno imparato a conoscerci e apprezzarci».

Ci sono dei punti di criticità?E.T.: «La difficoltà maggiore riscontrata nel no-stro settore consiste nel vincere l’iniziale titu-banza che molte aziende riservano all’ultimoarrivato; passo dopo passo, anno dopo anno,questa lacuna è stata pazientemente colmata el’acquisizione di nuove commesse viene vis-suta ogni volta come un trionfo del lavoro disquadra. Ogni membro della TT è stato ed èl’artefice primario della crescita e dell’espan-sione dell’azienda. Con questo spirito credo chesi possa crescere e puntare sempre verso nuovie più ambiziosi traguardi».

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Abbiamo realizzato delle macchineper test bakery a limitata produzione,ma con le medesime caratteristichedi un impianto industriale

Page 80: Dossier Friuli 05 12

108 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

La realtà imprenditoriale nei Balcani èestremamente fluida ed è quindi dif-ficile fare una stima precisa di quantesono le imprese italiane presenti. Se-

condo i calcoli di Confindustria Balcani, ri-cavati dall’aggregazione dei dati rilevati dalleassociazioni che aderiscono alla federazione,si tratta di una realtà che coinvolge pocomeno di ventimila aziende, anche se in formamolto varia e geograficamente disomogeneacon Romania, Bulgaria e Serbia in testa pernumero di aziende. «A partire dalla secondametà degli anni novanta – spiega Luigi Sal-vadori, presidente di Confindustria Balcani –abbiamo assistito a una vera e propria replicadel sistema economico italiano in questi con-

testi: sono molte dunque lepmi che hanno allargato ipropri orizzonti aziendaliinsieme alla grande indu-stria. Tra i settori più rile-vanti si segnalano sicura-mente il manifatturiero (chespazia dal tessile alla metal-meccanica), la cantieristica el’impiantistica e l’energia,con un peso rilevante dellerinnovabili. Queste inizia-tive imprenditoriali sonostate accompagnate dal ter-ziario, servizi assicurativi ebancari in primis. Si evi-

denzia anche il commercioche si rafforza con il crescerein questi Paesi di una middleclass fortemente attratta dallaqualità del made in Italy. Oggile comunità italiane su questiterritori non sono solamentenumericamente significativema anche integrate e coinvoltenel tessuto sociale, culturale ed economico».

Il sud-est europeo offre reali opportu-nità per le imprese italiane in questo mo-mento?«I Balcani sono storicamente una realtà eu-ropea in cui l’Italia ha avuto un ruolo econo-mico di primissimo piano. Per capire il pesodella nostra presenza in questo scenario bastipensare che rappresentiamo praticamente perla totalità dei Paesi uno dei primi tre partnercommerciali generando significativi volumi diinterscambio. Per dare un’idea di quantosiano strategici tali mercati vorrei dare qual-che cifra. Secondo l’Istat nel 2010 l’Italia haesportato nel sud-est europeo merci per il va-lore di 11,6 miliardi. Nello stesso periodo lenostre esportazioni in Cina valevano 8,6 mi-liardi, quelle in Brasile 3,8 miliardi, quelle inIndia 3,2 miliardi. Questo non vuol dire chei mercati emergenti extraeuropei non sianofondamentali, ma non dobbiamo mai di-menticare il nostro ruolo di leader commer-ciale in mercati più vicini come i Balcani,

L’area balcanica rappresenta per l’Italia uno dei più vicini mercati su cui puntare

per cogliere opportunità di business. Luigi Salvadori spiega quali risultati hanno

ottenuto le imprese italiane in questi territori

Nicolò Mulas Marcello

Mercati strategicivicini all’Italia

EXPORT

Luigi Salvadori,

presidente di

Confindustria Balcani

Page 81: Dossier Friuli 05 12

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 109

Pochi mesi fa è stato firmato un accordotra Confindustria Balcani e Finest. Di cosasi tratta? «L’accordo firmato a Belgrado permetterà atutti gli imprenditori che fanno parte di Con-findustria Balcani - in questo momento oltremille, ma il numero è destinato a crescere inmodo esponenziale - di conoscere le oppor-tunità offerte dall’utilizzo della strumenta-zione offerta da Finest per finanziare nuoviprogetti di investimento. Alla base dell’ac-cordo c’è la nostra convinzione, condivisa daFinest, che ci sia un crescente bisogno di col-laborazione tra le realtà italiane coinvolte neiprocessi di internazionalizzazione. “Fare si-stema” è una locuzione considerata da moltiabusata. Eppure si tratta di una vera e proprianecessità per rimanere all’altezza dei nostripartner europei che sui mercati internazionalisi muovono da più tempo e con grande com-petenza. Le associazioni di imprese sonopronte a giocare il proprio ruolo al pari deglienti finanziari come Finest e del mondo delle

dove peraltro godiamo di un forte vantaggioin termini di apprezzamento dei nostri pro-dotti.

E per quanto riguarda le aziende italianeche si sono insediate nei Balcani?«Sono numerosi i casi in cui le nostre aziendehanno collocato in questi Paesi unità pro-duttive. Una scelta, questa, dettata da preciseragioni: una posizione logisticamente vicinaall’Italia e allo stesso tempo geograficamentee culturalmente prossima a grandi mercaticome Turchia e Russia; una stabilità politicaormai assodata essenziale per effettuare in si-curezza i propri investimenti (il nord Africa ciha dato, in questo senso, una lezione impor-tante); culture simili alle nostre che permet-tono una diffusione rapida dei valori di im-presa italiani. In un momento in cui la crisirende drammaticamente complessa l’attivitàimprenditoriale la ricerca di nuovi mercatiin cui penetrare rappresenta un’esigenza irri-nunciabile. Trascurare i Balcani sarebbe unascelta davvero miope». � �

Luigi Salvadori

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Secondo l’Istat nel 2010l’Italia ha esportato nel sud-est europeo merci per ilvalore di 11,6 miliardi

Page 82: Dossier Friuli 05 12

istituzioni».Quali iniziative avete in programma nei

prossimi mesi? «Confindustria Balcani, in partnership conUnicredit, che nel sud-est europeo è capil-larmente presente, sta realizzando in questimesi il ciclo di eventi “Obiettivo Balcani”. Sitratta di incontri ospitati presso le associa-zioni territoriali del sistema confindustriale incui alcuni imprenditori già attivi nei Paesi incui operiamo si confrontano con i propricolleghi, raccontando loro opportunità e cri-ticità incontrate nel corso della propria espe-rienza nei Balcani. Negli scorsi mesi abbiamotoccato centri di assoluta rilevanza come Mi-lano, Treviso, Bologna, Bari e Ancona. Laprossima tappa sarà il 25 giugno pressol’Unione industriale di Torino. Le iniziative

sono aperte a tutti gli imprenditori interes-sati».

Altri progetti?«Stiamo lavorando alla creazione di seminarispecifici che affrontino temi particolarmenteinteressanti per le aziende italiane e aiutino acomprendere quali prospettive esistono per isingoli settori. Inoltre, tutte le singole asso-ciazioni che fanno parte di ConfindustriaBalcani - Confindustria Bosnia Erzegovina,Confindustria Bulgaria, Confindustria Mol-dova, Confindustria Romania, ConfindustriaSerbia e l’Associazione dell’imprenditoriaitalo-macedone e presto speriamo anche inAlbania e Croazia - sono costantemente attivenell’organizzazione di eventi in loco rivoltialle imprese italiane già presenti in questimercati o interessate a penetrarvi».

110 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

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In un momento in cui la crisi rende complessa l’attività imprenditoriale,la ricerca di nuovi mercati in cui penetrare rappresenta un’esigenzairrinunciabile

EXPORT

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Page 83: Dossier Friuli 05 12

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 111

Per avvicinarsi al mercato cinese l’imprenditore deve tenere presente vari fattori, ma

le occasioni di investimento non mancano neanche per le pmi. Patrizia Tambosso

illustra le strategie per muoversi su questo fronte

Nicolò Mulas Marcello

Investire in Cina limitando i rischi

Il mercato cinese rappresenta, ormai daanni, un’interessante opportunità di espor-tazione per le imprese italiane. Al di làdel segmento dei prodotti di lusso, si è no-

tato un interesse da parte della classe media ci-nese anche verso i prodotti di qualità non dimarchi famosissimi. Le occasioni pertanto di-ventano tangibili sempre di più anche per le no-stre pmi. «L’approccio che permette a una pic-cola e micro impresa di iniziare un percorso diinternazionalizzazione in Cina – spiega PatriziaTambosso, consulente marketing con specializ-zazione per il mercato cinese – è quello checerca di sfruttare occasioni di incontro con ope-ratori cinesi del settore senza sostenere tutto ilpeso dei costi di incontri singoli».

Quali sono attualmente le opportunitàconcrete che offre il mercato cinese alle im-prese italiane? «Il mercato cinese può essere osservato dal puntodi vista dei potenziali clienti e consumatori edelle aree di sviluppo più intenso. Negli ultimidieci anni i consumatori cinesi sono molto cam-biati e si può affermare che per livelli di spesa èemersa una classe media che è disposta a spen-dere il proprio reddito per beni anche importati.Una classe di consumatori particolarmente be-nestanti esiste in Cina già da tempo ed è il seg-mento che acquista i prodotti di lusso come Fer-rari, Ermenegildo Zegna, Ferragamo o Armani.Il segmento di consumatori che punta l’atten-zione su prodotti di qualità e con marchi co-munque italiani, deve ancora essere individuatoe non è facile calcolarlo. Questi elementi mo-strano come le opportunità per i prodotti ita-liani non potranno che aumentare nei prossimianni, ma non dicono nulla su singoli prodotti e � �

Patrizia Tambosso

sulla possibilità di portare nel mercato cinese deimarchi non conosciuti coniugati con una qua-lità riconoscibile come italiana».

Quali sono i settori che hanno evidenziatoi maggiori risultati?«Per le imprese italiane si può sicuramente par-lare di opportunità positive per il vino (+100%),l’olio di oliva (+100%), la cioccolata (+33%), lapasta (+24%). Fra i prodotti non alimentariemergono il marmo (+30%), i prodotti chimici,i prodotti medicali (+27%), i deodoranti e pro-fumi, le materie plastiche, i prodotti ingomma, cuoio e pelli, carta e cartone da rici-clare, tessuti di lana (+27%), maglioni, abiti,calzature (+57%), gioielleria (+40%), pro-dotti della meccanica».

Qual è la propensione degli imprenditoriitaliani a investire in Cina? «Devo precisare che per investimento non si in-tende necessariamente e solo un investimento di-retto estero (Ide), ma tutti gli investimenti sia ideche promozionali, distributivi, pubblicitari ef-fettuati dalle imprese in un mercato estero e inquesto caso nel mercato cinese. La propensionea investire, con questo significato più ampio,

Patrizia Tambosso,

consulente marketing

con specializzazione

per il mercato cinese

Page 84: Dossier Friuli 05 12

delle imprese italiane non è inferiore a quelladelle imprese europee. Naturalmente l’investi-mento è proporzionale ai valori dell’export chevengono sviluppati tra Italia e Cina. Sono so-prattutto le grandi e le medie imprese che inve-stono in Cina e questo per capacità esportativamaggiore e per organizzazione e dimensioniaziendali».

Questo tipo di operazione comporta ancherischi. Di quali aspetti occorre avere atten-zione? «Costituire in Cina delle entità regolarmente re-gistrate secondo la normativa locale comporta,oltre al rischio impresa, il rischio paese. Per ri-schio paese si deve intendere un calcolo in ter-mini di costi di alcuni fattori che in Cina sonoidentificabili in lingua cinese, normativa localecomplessa e di non facile individuazione e tra-sparenza, localizzazione dell’investimento, che favariare di molto il livello dell’investimento, il co-sto del lavoro, la facilità di reperimento di risorseumane, la cinesizzazione dell’approccio mentaleal business per consentire dei rapporti sosteni-

bili con fornitori e clienti. Occorre tener pre-sente che la normativa locale, identificabile almomento della localizzazione dell’investimentoanche come l’autorità cinese di riferimento, in-cide in modo sostanziale sui costi amministra-tivo-contabili e sulla tassazione applicabile al-l’investimento e alle persone che vi lavoreranno,sia italiane che cinesi».

Esistono percorsi di internazionalizzazionepiù semplici, adatti anche alle pmi?«Stando alla definizione europea di pmi, oc-corre distinguere le micro, le piccole e le medieimprese. Mentre le medie imprese si sono sem-pre mosse in Cina a tutto campo, utilizzandotutte le possibili strategie consentite dalle libe-ralizzazioni applicate dal governo cinese, per lemicro e piccole imprese l’adozione di qualsiasistrategia è dipesa dalla dimensione aziendale.Anche una strategia di export o di import puòpresentare difficoltà di applicazione se l’impresanon riesce a trovare al suo interno le cono-scenze, ad esempio linguistiche, tecniche, com-merciali, e il tempo per implementarla. Se nonesiste il giusto cocktail per portare avanti anchela strategia più semplice, non si può parlare distrategie di internazionalizzazione preferibili daparte delle pmi».

Qual è il principale ostacolo che le impresedevono affrontare in Cina?«Tutte le imprese si trovano a dover risolvere ilproblema linguistico. Tutti gli imprenditori chesi recano in Cina devono utilizzare interpreti peri loro incontri e per recarsi sul luogo dell’in-contro di lavoro. Parlerei piuttosto di approcciopiù o meno semplice al mercato cinese e traquelli semplici annovero la partecipazione aeventi fieristici sia in Cina che in Italia. La par-tecipazione a fiere settoriali italiane di parti-colare rilevanza internazionale, come adesempio Vinitaly o il Salone del Mobile, puòessere il momento opportuno per iniziaredei contatti con operatori cinesi, che semprepiù spesso visitano queste fiere, a seminari, aworkshop».

112 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

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EXPORT

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 113

Paolo Fantoni

Il bacino mediterraneo offre varie opportunità di internazionalizzazione. Occorre prestare attenzione

alle necessità dei paesi intorno a noi per conquistarne i mercati, come spiega Paolo Fantoni

Nicolò Mulas Marcello

Alla conquista dei mercati del Mediterraneo

In questo periodo di crisi economica cheha visto una riduzione dei consumi si-gnificativa nel nostro Paese, per leaziende si è reso indispensabile trovare

mercati più ricettivi. Un esempio vincente diinternazionalizzazione, per quanto riguardail Friuli Venezia Giulia, è sicuramente Fan-toni Group: «Il mercato nazionale – spiegal’amministratore delegato Paolo Fantoni – ri-sente senz’altro di una riduzione dei volumiattorno al 25% rispetto ai picchi del 2007-2008. Conseguentemente abbiamo cercatodi recuperare i volumi in altre aree».

Su quali paesi avete puntato?«Nella divisione di maggior interesse del no-stro gruppo industriale, ovvero la produ-

zione di pannelli di legnotruciolari, abbiamo unastrategia molto ben defi-nita di espansione nelmercato mediterraneo,per cui tutti i paesi del ba-cino rappresentano i no-stri mercati di sbocco na-turale, essendo questimolto spesso privi di unalocale produzione bo-schiva e legnosa, per cui losviluppo sociale e del-l’edilizia di questi decenniin quei paesi necessita diuna fornitura esogena dimateria prima. Il nostroexport coinvolge in ma-niera particolare i paesi

del nord Africa, Siria, Israele e Turchia».Che tipo di concorrenza sul piano inter-

nazionale esiste nel vostro particolare set-tore? «Nel nostro settore la concorrenza è sicura-mente quella rappresentata dall’estremoOriente, come Indonesia e Malesia. In minoremisura c’è anche l’influenza della concorrenzaspagnola e portoghese».

In questo periodo come reagiscono i mer-cati nel vostro settore? «Il mercato nazionale risente senz’altro di unariduzione dei volumi attorno, di conseguenzaabbiamo cercato di recuperare i volumi nellearee che le ho menzionato precedentemente.Questo pur in presenza di tutte le turbolenzedelle primavere arabe che hanno in qualchemodo cadenzato gli ultimi 18 mesi, ma dovesostanzialmente la ripresa è stata altrettantoveloce nel momento in cui i mercati si tran-quillizzavano».

Quali progetti avete per il futuro e qualisono previsioni per l’anno in corso?«Le previsioni sono mirate a mantenere i vo-lumi produttivi dell’anno passato, ulterior-mente in presenza di una riduzione dei con-sumi nazionali e conseguentemente unanecessità di ricorrere maggiormente alle espor-tazioni. Per quanto riguarda i progetti, ci sonoquelli di implementare ulteriormente la nostrapartecipazione a tutte le fiere di settore inquesti mercati, perché dobbiamo consolidarela presenza dell’Italia come fornitrice dellamateria prima per l’industria nascente del mo-bile di questi paesi».

Paolo Fantoni,

amministratore

delegato di Fantoni

Group

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INTERNAZIONALIZZAZIONE

Dai mercati esteri l’impulsoallo sviluppoInternazionalizzazione e innovazione tecnologica,

per trasformare la crisi in un’opportunità di crescita.

L’esempio del Gruppo Tonutti, che da oltre

un secolo costruisce macchine agricole

per la fienagione, nelle parole

di Andrea Maselli e Carlo Tonutti

Guido Puopolo

L a congiuntura negativa che a partiredal 2008 si è abbattuta come unotsunami sul sistema economico efinanziario internazionale, ha cam-

biato in maniera sostanziale il modo di fareimpresa e di competere sui mercati globalidelle aziende italiane. Molte, infatti, sonostate le realtà che, impreparate ad affrontareuna situazione di inaspettata difficoltà, sonostate costrette a chiudere i battenti. Chi inveceha avuto la capacità di mettersi in discus-sione, promuovendo nuovi modelli organiz-zativi e gestionali, basati soprattutto sull’in-novazione tecnologica e la ricerca di nuovimercati da conquistare, non soltanto è riu-scito a sopravvivere a quella che è ormai uni-versalmente considerata come la più gravecrisi dai tempi della Grande Depressione, maha addirittura aumentato i propri volumi diaffari, proponendosi come esempio vincentedi un made in Italy che continua a raccogliereconsensi su scala globale. Tra queste aziendefigura senza dubbio il Gruppo Tonutti Wola-gri, leader mondiale nella produzione e com-mercializzazione di macchine agricole per lafienagione, che nell’ultimo biennio ha fattoregistrare una crescita a due cifre. «Il settoreagricolo è stato fortemente colpito dalla crisi,e questo ha avuto inevitabili ripercussioni an-che sulla nostra attività», afferma l’ammini-

Nella pagina a fianco, Carlo Tonutti, presidente, e Andrea Maselli,

amministratore delegato del Gruppo Tonutti Wolagri di Remanzacco (UD) - www.tonutti.it

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 115

Andrea Maselli e Carlo Tonutti

stratore delegato e direttore generale del-l’azienda di Remanzacco (UD), Andrea Ma-selli. «Tra il 2010 e il 2011 abbiamo così av-viato un percorso di rinnovamento che hacoinvolto tutti gli ambiti aziendali, e di cui orainiziamo a raccogliere i frutti», sottolinea ilpresidente, Carlo Tonutti.

Quali sono state le linee guida che avete se-guito in questo processo?Andrea Maselli: «Investimenti in ricerca e sviluppotecnologico, efficienza produttiva, razionaliz-zazione delle politiche di acquisto ed una sem-pre maggior attenzione alle necessità del cliente,da una parte; consolidamento dei rapporti congli istituti di credito e diversificazione dei mer-cati internazionali dall’altra. I numeri eviden-ziano in maniera lampante la bontà delle nuovestrategie: i ricavi consolidati del 2011 si sono at-testati a un + 40 per cento sul 2010, in conco-mitanza con un sensibile miglioramento dellaredditività. Allo stesso tempo è cresciuta note-volmente la quota di fatturato derivante dalleesportazioni, che oggi assorbono circa il 90 percento della nostra produzione. L’azienda, sto-ricamente caratterizzata da una forte propen-sione all’export, ha infatti intrapreso in questoperiodo un’aggressiva strategia di internazio-nalizzazione, volta a limitare la dipendenza daimercati storici e ad assicurare un’adeguata re-distribuzione del fatturato».

Quali sono, a questo proposito, i vostriprincipali mercati di riferimento?A.M.: «Abbiamo una presenza radicata negliStati Uniti fin dal 1984, anno di fondazionedella Tonutti Wolagri USA a Memphis, no-stra sede commerciale e stabilimento per as-semblaggi. Sempre per quel che riguarda ilmercato statunitense, nel corso del 2011 ab-biamo stretto accordi commerciali e produt-tivi con importanti attori locali, come laKinze, leader a livello mondiale nella produ-zione di seminatrici, e consolidato la nostrapartnership con il maggior produttore almondo di trattori, John Deere. Altrettantoimportante è il mercato russo, che serviamoattraverso la Tonutti Wolagri Russia, con unostabilimento produttivo con circa 200 di-pendenti e una filiale commerciale situatanell’area di Perm».

Da quali Paesi, invece, pensate chepotranno derivare le performance miglioriin futuro?A.M.: «Ci muoviamo a 360 gradi e per questo, ol-tre all’Europa comunitaria, guardiamo congrande interesse alle opportunità offerte daimercati asiatici, ma anche dal Sud America edell’Africa. Chiaramente per poter sostenere � �

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Abbiamo intrapreso un’aggressivastrategia di internazionalizzazione,volta a limitare la dipendenzadai mercati storici

Page 88: Dossier Friuli 05 12

un piano d’espansione così ambizioso ci vuoleun’adeguata organizzazione alle spalle. Abbiamocosì inserito all’interno dell’organico aziendaleprofessionisti con comprovate esperienze ge-stionali, tecniche, commerciali e di marketing,principalmente provenienti dal settore agricolo,e quindi capaci di garantire risultati importantinel breve-medio periodo. Stiamo inoltre lavo-rando ad altri importanti accordi industriali ecommerciali con diversi gruppi stranieri, leadermondiali nel segmento di riferimento, che cipermetteranno di compiere un ulteriore passoin avanti sia in termini di fatturato che d’inno-vazione, visto che lo sviluppo di nuovi prodottiavverrà in maniera sinergica».

La Tonutti Wolagri, nata nel 1864, è una

delle aziende storiche del nostro Paese. Qualisono i valori del vostro modello imprendito-riale che, più di tutti, non vanno traditi ne-anche in un momento come quello attuale?Carlo Tonutti: «Abbiamo sempre posto la mas-sima attenzione a quelle che sono le esigenzedei nostri clienti, condividendo con loro leproblematiche e mettendo a loro disposizionela nostra esperienza, grazie anche alla collabo-razione con importanti università e centri di ri-cerca, italiani ed esteri. Altrettanto importanteè però il servizio post vendita offerto, attra-verso cui supportiamo gli agricoltori nellosvolgimento del loro lavoro nei campi, for-nendo un supporto costante e puntuale».

Quali nuove esigenze, da parte del settore

Lavoriamo per offriremacchine semprepiù performanti, conparticolare attenzioneai bassi costi di esercizioe alla tutela ambientale

116 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

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INTERNAZIONALIZZAZIONE

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agricolo, dovrete intercettare e assecondareal fine di consolidare la vostra posizionesul mercato?C.T.: «Lavoriamo per offrire macchine semprepiù performanti, con particolare attenzione aibassi costi di esercizio e alla tutela ambientale,ma dimensionate alle esigenze dei mercati neiquali si vuole entrare o si va a operare. La con-correnza dei nostri competitor è sempre più ag-guerrita, e per rimanere al passo coi cambia-menti del mercato è fondamentale continuarea investire in attività di ricerca e sviluppo, cherappresentano la nostra linfa vitale».

Certo, però, le difficoltà non mancano.Quali sono state le principali criticità concui siete stati costretti a fare i conti in que-sto periodo?A.M.: «La crescita deve essere sempre sostenibile,anche da un punto di vista finanziario, altri-menti può diventare un pericolo per la so-pravvivenza stessa dell’azienda. Nel corso 2011abbiamo avuto qualche problema proprio nel-l’ambito del credito, a causa delle politiche re-strittive delle banche nel concedere affidamentialle aziende, ovvero quello che in terminologiaanglosassone si definisce credit crunch. No-nostante tutto, però, devo dire che alcune dellebanche di riferimento per il nostro gruppo, cihanno comunque dimostrato grande fiducia,sostenendoci e supportandoci nelle operazionipiù sensibili, a dimostrazione che le aziende chesi propongo con visione strategica, dinamica einnovativa, possono ancora trovare nel mondobancario un valido supporto».

Quali sono, infine, i principali obiettivi ele sfide che attendono il gruppo nel pros-simo futuro? A.M.: «Le sfide che ci apprestiamo ad affrontaresono sicuramente molteplici. Abbiamo infattistilato un piano industriale triennale, pianifi-cando una crescita che nelle nostre intenzioni sidovrà consolidare attraverso due direttive prin-cipali. La prima prevede una seria politica diespansione commerciale, che verrà sostenuta da

importanti investimenti in nuovi prodotti dal-l’elevato contenuto tecnologico, dall’apertura dinuove filiali estere per un sempre maggior con-trollo diretto dei mercati di riferimento e dal-l’assunzione di personale altamente qualificato,che possa ben rappresentare il nostro Made inItaly nel mondo. In secondo luogo intendiamorafforzare la nostra posizione attraverso l’acqui-sizione di aziende straniere con alle spalle una so-lida esperienza nel settore, che integrandosi nelnostro gruppo, ci potranno garantire quelle si-nergie vincenti in termini di tecnologia e reti di-stributive indispensabili per affermarsi e con-quistare nuovi spazi all’interno di mercatisempre più competitivi».

Il Gruppo Tonutti Wolagri nasce nel 1864 a Remanzacco,in provincia di Udine. Leader internazionale nella produzionee commercializzazione di macchine agricole per la fienagione,è l’azienda più antica operante nel settore della meccanizzazionedella regione Friuli Venezia Giulia. Pur mantenendo la sua sedecentrale e produttiva a Remanzacco, il Gruppo detiene un secondostabilimento produttivo in Italia a Suzzara (MN) oltre alle sedi esterein Russia e negli Usa. Dal 1972 la società è guidata da Carlo Tonutti,oggi affiancato dall’amministratore delegato Andrea Maselli, il qualene ha assunto la direzione strategica. Tonutti, è attualmentedesignato al vertice dell’associazione italiana costruttori di macchineagricole Assomao. «Dopo quasi 9 anni di vicepresidenza in Unacoma,l’Associazione Nazionale Costruttori Macchine Agricole e MovimentoTerra, con deleghe alle agro energie e all’ambiente, ritengo di averacquisito l’esperienza necessaria per dare una spinta importantea questo settore», afferma Tonutti. «Sono convinto, infatti, chele opportunità di sviluppo non mancano: dobbiamo solo rimboccarcile maniche ed essere in grado di coglierle. L’innovazione tecnologica,accompagnata da una politica di aggregazione di imprese per favorirel’accesso ai mercati internazionali, sarà la chiave del rilanciodel mondo agricolo e, mi auguro, anche del nostro Paese».

Una vision lungimirante

Andrea Maselli e Carlo Tonutti

Page 90: Dossier Friuli 05 12

INTERNAZIONALIZZAZIONE

È una commessa da record quella ot-tenuta dalla Scm Zanussi.L’azienda di Pordenone, specializ-zata nella progettazione, nello svi-

luppo e nella produzione di stampi per lapressofusione di leghe leggere destinati alsettore automotive, è stata infatti scelta dallamultinazionale tedesca Martin Rea-Honsel,una delle più importanti fonderie a livellomondiale, per la costruzione dello stampopiù grande del mondo nell’ambito della tec-nologia a pressofusione. «Questo stampo ser-virà per realizzare la scatola del cambio e delsistema di trasmissione per i grandi autobusarticolati, utilizzati per i servizi navetta al-l’interno degli aeroporti», spiega Marco Za-nussi, che oggi insieme al cugino Enrico èalla guida dell’azienda fondata nel 1964 daifratelli Rolando e Giuseppe Zanussi. «Il fattoche un grande gruppo tedesco si sia rivolto aun fornitore italiano è per noi un motivo digrande orgoglio. Questo dimostra che, no-nostante le enormi difficoltà che attanaglianoil nostro sistema economico e produttivo,esistono ancora realtà che, puntando sullaqualità e sull’innovazione tecnologica, sonocapaci di competere e farsi strada anche suimercati internazionali», ribadisce Enrico. E ineffetti Scm Zanussi rappresenta, nel suo settoredi riferimento, una delle migliori espressionidel made in Italy, tanto che oggi opera al fiancodi numerose case automobilistiche e fonderie,con un fatturato annuo di quasi 14 milionieuro: «Attualmente circa il 90 per cento dellanostra produzione è destinata all’estero, e forseanche per questo non abbiamo risentito parti-colarmente della crisi. Tra i principali com-mittenti annoveriamo nomi del calibro diDaimler-Mercedes, BMW, Renault, GruppoAudi-VW, Volvo e General Motors. A questi sipossono aggiungere diverse fonderie, tra cui

Un esempio di come, investendo sulla qualità

e sull’innovazione tecnologica, l’industria italiana sia

ancora in grado di affermarsi su scala internazionale,

vincendo anche la concorrenza dei colossi tedeschi.

L’esperienza di Enrico e Marco Zanussi

Matteo Rossi

Gli stampi italiani conquistanoil mercato tedesco

In queste immagini, fasi di lavorazione all’interno dello stabilimento della Scm Zanussi di Cordenons (PN)

www.scm-zanussi.com - [email protected]

118 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Page 91: Dossier Friuli 05 12

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 119

Enrico e Marco Zanussi

vale la pena citare il gruppo Georg Fischer inGermania, la Magal a San Paolo in Brasile, el’indiana Tvs, senza dimenticare alcuni dei pri-mari fornitori di componenti in lega leggera delmercato Nord Americano». Punto di forza del-l’azienda friulana, oltre all’ufficio tecnico Cad,all’interno del quale lavorano nove progettistispecializzati, è senza dubbio il reparto di cam-pionatura degli stampi, attrezzato con duemacchine per pressofusione da 2000 e da 4000tonnellate di forza di chiusura, come sottolineaMarco: «Il reparto consente di testare glistampi, procedendo di seguito al rapporto di

collaudo dimensionale dei campioni. Inoltre èpossibile effettuare direttamente in sede provenon distruttive – PND su appositi campioni,per mezzo di un impianto di radioscopia in-dustriale». Tutto il processo produttivo, ag-giunge Enrico Zanussi, viene seguito diretta-mente all’interno dello stabilimento aziendale,comprese eventuali fasi di co-design e co-en-gineering portate avanti in accordo con il com-mittente. «Al fine di offrire la massima flessi-bilità utilizziamo diverse piattaforme Cad esoftware per l’ottimizzazione e la simulazione,con l’obiettivo di diminuire sia i tempi di svi-luppo che i costi di progettazione, oltre che perridurre al minimo i margini di errore. Oltrealla progettazione completa dello stampo –prosegue il titolare – siamo in grado, laddoverichiesto, di fornire un servizio di modella-zione del prodotto, sulla base delle specifichenecessità di chi si rivolge a noi».L’azienda, grazie agli sforzi e agli investimenti so-stenuti nel corso degli anni, oggi dispone di unasezione di ricerca e sviluppo interna assolutamenteall’avanguardia, che ha come attività principale losviluppo di soluzioni e applicativi software, pre-valentemente dedicati al miglioramento dell’effi-cienza dei processi. «Lavoriamo quotidianamenteper massimizzare le prestazioni dei nostri pro-dotti e per crearne di nuovi - conclude Marco Za-nussi -, perché siamo convinti che per competereall’interno di un mercato globale e sempre piùcompetitivo, non si possa prescindere dallo studiodi innovazioni tecniche e tecnologiche».

A tanto ammontail fatturato

della Scm Zanussiper l’anno 2011

EURO

14mln

�L’azienda disponedi una sezione di ricercaper lo sviluppo di soluzionie applicativi software,prevalentemente dedicatial miglioramentodell’efficienza dei processi

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INTERNAZIONALIZZAZIONE

La vetroresina,il materiale del futuro

L a versatilità della vetroresina e lacapacità di progettare e realizzaresoluzioni personalizzate nell’anti-corrosione, per il settore energe-

tico, nel convogliamento delle acque e nellaproduzione di strutture, anche di grandi dia-metri, sono gli elementi che hanno determi-nato la crescita internazionale del gruppo Ve-troresina. Azienda che ha sede centrale aPovoletto, in provincia di Udine, ma che hai propri stabilimenti produttivi, oltre che inItalia, anche in Bulgaria, Macedonia e Ger-mania. Come spiega Enrico Quendolo, pre-sidente di Vetroresina Group: «La forza diquesta realtà imprenditoriale risiede nella suaintrinseca internazionalizzazione, ovvero inuna naturale propensione all’export. For-niamo tubazioni e strutture in ogni parte delmondo – dall’Europa al Medio e all’EstremoOriente, all’Africa e spingendoci anche inOceania –, che realizziamo sia nei nostri sta-bilimenti sia, grazie alle nostre capacità orga-nizzative, in loco se le esigenze progettuali lorichiedono. La costruzione di strutture per laproduzione di energia elettrica, convoglia-

mento e depurazione acque rimane certa-mente il nostro punto di forza».

Quale bilancio può trarre dell’attività delgruppo nel corso dell’ultimo biennio?«Anche il nostro gruppo, come molte altreaziende italiane, nel corso dell’ultimo biennioha dovuto affrontare una crisi internazionaleconsistente. Questo ha determinato, alla so-glia dei cinquant’anni di storia aziendale, unasvolta incisiva. Così abbiamo dato l’avvio aun processo di cambiamento forte, iniziatocon un’operazione di management buyout, incui il sottoscritto ha acquisito la maggioranzadel gruppo, ridefinito la strategia di mercatoe di prodotto. Ho chiamato a unirsi al gruppoun manager con il quale stiamo trasformandol’azienda da padronale a manageriale. Questoprocesso è stato possibile grazie alla forza delnostro marchio e alle capacità che risiedononelle persone che compongono il gruppo».

Quali risultati vi ha permesso di ottenere

120 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

I dettagli dell’operazione

di management buyout realizzata

da Enrico Quendolo che ha portato

il Gruppo Vetroresina a consolidare

una già forte competitività internazionale

Valerio Germanico

Page 93: Dossier Friuli 05 12

questa riorganizzazione?«È stato un vero e proprio processo di evo-luzione che ci ha fatto raggiungere una mi-gliore competitività, ottenuta con una ge-stione più attuale delle commesse e unariduzione dei costi che non ha intaccato af-fatto la qualità delle nostre produzioni. Di-verse delle nostre funzioni di Gruppo sonostate centralizzate nella sede di Povoletto,come la direzione delle vendite, il repartotecnico, l’amministrazione, l’ufficio acquistie il controllo qualità. Ciò ha permesso unmaggiore controllo e di individuare i punticritici da migliorare».

Quali sono le prospettive di sviluppo per ilmateriale?«La vetroresina rappresenta il materiale del fu-turo grazie all’incremento degli ambiti di ap-plicazione, andando a sostituire in manieravantaggiosa materiali tradizionali come ac-ciaio, ferro, ghisa e cemento in molte appli-cazioni sia civili sia industriali. Fra i vantaggiprincipali offerti dalla vetroresina rispetto aimateriali tradizionali vi sono la sua maggioredurata nel tempo, l’assenza di interventi dimanutenzione e, non da ultimo, un prezzocompetitivo proporzionato al livello qualita-tivo offerto. Inoltre, il materiale non ha an-cora esaurito le sue potenzialità. E noi ab-biamo l’obiettivo di destinarlo ad applicazionisempre più impegnative. Per questo stiamoinvestendo nei nostri reparti di ricerca e svi-luppo per proporre prossimamente al mercatonuove soluzioni applicative».

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La vetroresina sta incrementandoi suoi ambiti di applicazione, sostituendoi materiali ferrosi e il cemento

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 121

Enrico Quendolo

In apertura, Enrico

Quendolo, presidente

di Vetroresina Group,

che ha sede centrale

a Povoletto (UD)

www.vetroresina.it

Page 94: Dossier Friuli 05 12

INTERNAZIONALIZZAZIONE

A ttraverso la consolidata esperienzatradotta in un know how per un set-tore specifico, l’impresa di Spilim-bergo, Rubinetterie del Friuli, è riu-

scita a collocarsi in una “nicchia” di mercatodalle dimensioni globali. Ovvero quella degli ar-ticoli progettati e realizzati esclusivamente per ilmercato della ristorazione collettiva. «La nostraspecializzazione in un singolo settore della rubi-netteria – spiega la titolare, Antonietta Bisaro –è stata possibile grazie a un percorso evolutivo diprogressivo potenziamento della struttura pro-duttiva. Abbiamo investito in nuove tecnologie,adottato metodi di lavoro efficaci ed efficienti.L’innovazione di strumenti e idee ci ha permessodi diversificare e produrre più linee di prodottoprofessionali – come gruppi doccia per il prela-vaggio delle stoviglie, rubinetti di scarico, valvoledi sicurezza e cerniere per i cuoci-pasta – e inter-cettare così le richieste del mercato».

Quali sono stati i risultati più significativiconseguiti nell’ultimo anno?«Siamo riusciti a chiudere il 2011 consolidandole nostre quote di mercato, infatti la crisi che hainiziato a colpire dal secondo semestre non ha in-taccato il bilancio dell’anno scorso. Questo ci hapermesso di portare a termine un investimentoconsistente per il rinnovamento della sede azien-dale e del parco macchine, con l’introduzione didue nuovi torni a controllo numerico che hannopotenziato la nostra capacità produttiva. Oltre aquesti, altri risultati importanti sono stati quelliottenuti – anche in termini di visibilità – in oc-

casione dell’Host 2011 di Rho, la più importantefiera globale per il nostro settore».

Con quali prospettive si è aperto il 2012 equali obiettivi vi siete posti per quest’anno?«Quest’anno è iniziato accompagnato da nume-rose ansie e con i primi sintomi della crisi. Perquesto motivo gli obiettivi che ci attendono sa-ranno purtroppo non tanto legati allo sviluppodel core business dell’azienda, quanto a conser-vare i mercati e l’equilibrio economico-finanzia-rio, che è costantemente minato dalla crisi di li-quidità che si sta diffondendo rapidamente atutti i settori produttivi. La nostra sfida però èquella di non farci distrarre e proseguire sulla li-nea della ricerca e su una politica di marketingche finora ci hanno garantito un ruolo di primopiano come fornitori di accessori destinati alla ri-storazione collettiva».

Avete in previsione di ampliare ulterior-

Il design e la funzionalità delle rubinetterie friulane esportati nel mondo attraverso

il mercato settorializzato della ristorazione collettiva. Antonietta Bisaro spiega

gli ingredienti di un successo made in Italy

Manlio Teodoro

Si espande all’esterola settorialità friulana

122 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Antonietta Bisaro,

titolare delle

Rubinetterie del Friuli

Srl, Spilimbergo (PN)

www.rubfriuli.com

Page 95: Dossier Friuli 05 12

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 123

Antonietta Bisaro

mente il vostro target di riferimento neiprossimi anni?«In realtà noi intendiamo restare ancorati al no-stro settore di nicchia perché riteniamo, noncerto per cause contingenti, che la nostra realtàabbia avuto e abbia successo proprio perché èsempre stata rivolta e fedele al suo settore speci-fico. E quindi è nostra intenzione rafforzare il le-game con questo settore che finora ci ha dato lapossibilità di crescere a livello internazionale. In-fatti, la nostra azienda realizza il 70 per cento delfatturato sui mercati esteri, lavorando pratica-mente in tutto il pianeta. Attualmente le rispo-ste migliori arrivano da Francia, Spagna e datutto l’Est europeo. Abbiamo in progetto di al-largarci anche a nuovi mercati, i più promettenti

sono quelli di Russia e paesi arabi, ai quali cistiamo già avvicinando con le fiere di settore».

Com’è organizzato il vostro processo pro-duttivo?«Il nostro è un prodotto molto tecnico e sog-getto a un ciclo produttivo complesso e spessolungo e articolato. Usiamo prevalentementel’ottone per la realizzazione dei nostri articoli,poi, per completarli ci serviamo di compo-nenti in plastica e acciaio che acquistiamo al-l’esterno – anche il trattamento superficiale dipulitura e cromatura è esternalizzato. Alla finedel processo, ogni prodotto viene assemblato etestato in azienda e poi imballato e spedito. An-che la progettazione è fatta tutta internamentecon le nostre risorse e si fonda sull’esperienza dioltre sessant’anni di attività».

A questo proposito, quanta attenzione vieneriposta, e quanto si investe, in progettazione,ricerca e sviluppo?«Il nostro ufficio tecnico è costantemente spro-nato a migliorare i prodotti esistenti sia nel de-sign sia, soprattutto, nel funzionamento. Oltre aquesto, diamo grande attenzione allo studio deimateriali da impiegare e al tipo di macchinari dautilizzare e per questo negli ultimi anni abbiamoinvestito moltissime risorse per riuscire ad avereun’officina dotate delle strumentazioni più tec-nologicamente avanzate».

Quota del fatturatodella Rdf Srl derivante

per lo più dalleesportazioni

in Francia, Spagna edEst-Europeo. I mercatiobiettivo dei prossimi

anni sono quelli diRussia e paesi arabi

EXPORT70%

Nonostante la crisidi liquidità, la sfidaè proseguire sulla ricercae su una politicadi marketing checi hanno favorito

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124 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

N uove opportunità per le piccole emedie imprese italiane possonoarrivare dai paesi stranieri. In unmomento storico in cui la crisi

non sembra allentare la morsa, aumentano tasse,costi e insolvenze, e il mercato europeo riservaprospettive sempre più incerte, l’intraprendenzadelle nostre aziende può aprire nuovi scenarinei paesi in via di sviluppo. La pensa così Mi-chele Malaman della I.I.F. Packaging, realtà diButtrio specializzata nella produzione di imbal-laggi in legno, in particolare pallets, con un’of-ferta che spazia da casse, gabbie a bancali diogni dimensione e struttura, destinate a spedi-zioni via terra, via mare e via aerea. «Attraversola collaborazione con la Camera di Commerciodi Udine abbiamo intrapreso un percorso di in-ternazionalizzazione con il fine di aprire unanuova sede in Mozambico» afferma Malaman.L’obiettivo non è solo quello di aprire nuovepossibilità commerciali e di sviluppo aziendale,ma anche quello di esportare, in un territorio incui c’è ancora tanto da fare, il know how acqui-sito in decenni di esperienza - la I.I.F. Packagingè stata fondata nel 1983 dall’attuale titolare di-scendente da una famiglia attiva nel settore finda 1922 - al fine di contribuire attivamente allacrescita di nuovi, futuri mercati.

A che punto è il vostro progetto di inter-nazionalizzazione in Mozambico?«Il know how di un lavoro come il nostro è ab-bastanza semplice e credo possa funzionare pro-prio laddove ci sono dei mercati in crescita. Dueanni fa, tramite la Camera di Commercio diUdine, abbiamo avuto l’occasione di visitare ilSud Africa dove abbiamo avuto incontri impor-tanti con realtà locali e ci siamo resi conto che, ol-tre i confini nazionali, ci possono essere grandi

Michele Malaman, titolare della I.I.F. Packaging di Buttrio (UD)

[email protected]

Le piccole imprese italiane guardano

all’estero. E alcuni mercati in via

di sviluppo possono offrire grandi

opportunità a settori come quello

degli imballaggi in legno. Michele

Malaman illustra il suo progetto di

internazionalizzazione in Mozambico

Eugenia Campo di Costa

Prospettive internazionaliper il settore imballaggi

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Page 97: Dossier Friuli 05 12

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 125

opportunità di lavoro. Il passo successivo è statoquello di visitare il Mozambico. Se il Sud Africaè paragonabile, come grado di sviluppo, ai paesieuropei, il Mozambico è invece un paese in for-tissima crescita, dove nel nostro settore tutto è an-cora da introdurre: i produttori di imballaggiufficialmente riconosciuti sono solo un paio, e larichiesta di imballi, dal momento che moltemultinazionali stanno aprendo sedi in quel ter-ritorio, è molto interessante. Nel mese di giugnoabbiamo in previsione di intraprendere una ri-cerca di mercato più approfondita e avviare con-tratti di collaborazione con alcune realtà locali. Sele cose vanno come pensiamo, per agosto po-tremmo cominciare a lavorare in Mozambico».

Quale valore aggiunto può portare, a suoparere, l’apertura di una sede della I.I.F. Pac-kaging in Mozambico?«Al di là di un discorso commerciale, credo chei piccoli imprenditori italiani abbiano tanto dadare e da insegnare. Il know how ma anche l’ela-sticità mentale, il saper trovare soluzioni, otti-mizzare tempi e costi, trattare con le personesono gli aspetti più importanti che in questomomento le nostre aziende possono esportare. Se

con il costo del lavoro che c’è in Italia, probabil-mente il più alto del mondo, le piccole impreseriescono ancora a produrre, vuole dire che hannoveramente una marcia in più. Il mio desiderio èquello di crescere, di creare qualcosa anche lad-dove oggi non c’è mercato, ma dove magari cisarà tra vent’anni, e noi potremmo essere traquelli che avranno contribuito a crearlo. In que-st’ottica siamo molto appoggiati dagli enti e dalleistituzioni, in primis la Camera di Commercio».

In che misura la crisi economica ha in-fluito sulla vostra realtà e con quale bilancioavete chiuso l’ultimo esercizio?«Nell’ultimo anno abbiamo intrapreso una fasedi ripresa, chiudendo il 2011 con un + 13, 5 percento della produzione. Anche in questo mo-mento stiamo crescendo e prevedo di chiuderel’anno con un + 3-4 per cento. Certo, rispetto aqualche anno fa, quando viaggiavamo su crescitedel 20 - 25 per cento annuali, abbiamo vissutoun momento di arresto ma ho fiducia nel futuroe nelle nostre capacità. Il problema, per le pic-cole imprese, è che i prezzi del prodotto sono de-finiti dal mercato e ci si deve adattare con mar-gini bassissimi. D’altra parte però, lavorando

�Sugli imballi destinati all’exportfacciamo un trattamento specificoche mira a disinfestare la materiaprima di esportarla al di fuoridella comunità europea

� �

Michele Malaman

Page 98: Dossier Friuli 05 12

con grandi aziende, si corronomeno rischi e si può contaresu pagamenti costanti anche secon scadenze molto lunghe cheincidono molto in termini diinteressi bancari».

In che misura l’aumentodel costo della benzina in-fluisce sul vostro lavoro?«Sui prodotti abbiamo un mar-gine di guadagno indicativo del5 - 6 per cento lordo. L’incidenza del trasportoin alcuni casi può arrivare al 20 per cento e siparla di percorsi di 200 km, per cui l’incidenzaè altissima, aggravata dagli aumenti che ci sonostati. Di qui si evince come il nostro sia un mer-cato zonale, e anche per i grossi clienti, rifor-niamo solo quegli stabilimenti situati a distanzeragionevoli, in modo che il costo del trasportonon vada a incidere esageratamente».

Quali sono le caratteristiche peculiari dellavostra produzione?«Realizziamo pallet, casse, gabbie, imballaggi ingenere, su misura e su richiesta del cliente. Ab-biamo un archivio di circa 600 disegni, per offrireprodotti mai standard ma sempre su specificheesigenze. Il legno utilizzato per la realizzazione de-gli imballi viene scelto in modo da assicurare laqualità del prodotto garantendo un ottimo rap-porto qualità prezzo, preferendo, ove possibile,come fornitori le aziende che producono nel ri-

spetto dell’ambiente».I vostri imballi sono anche certificati Fitok.

«Fitok è un consorzio per gli imballi destinati al-l’export, sui quali viene effettuato un trattamentospecifico che mira a disinfestare la materia primadi esportarla al di fuori della comunità europea.Il materiale, dopo il trattamento, viene mar-chiato e certificato. Solo con questo trattamentosi ha l’autorizzazione del consorzio a far viaggiarel’imballaggio oltre i confini europei. Questa cer-tificazione è oggi obbligatoria, per chi lavora perl’esportazione. Il consorzio è nato per una que-stione di sicurezza, infatti a causa di materialecontaminato da parassiti del legno europei sonostate infestate intere foreste negli altri continenti;negli Stati Uniti, per esempio, alcuni anni fasono stati abbattuti molti milioni di metri cubidi alberi contaminati».

L’attenzione all’ambiente è importante perla vostra realtà, lo si evince anche da alcuniinvestimenti fatti in questo senso.«Gli investimenti principali, in questa fase in cuiè difficile fare programmi a lungo termine, sonodestinati all’azienda, al miglioramento qualita-tivo della nostra realtà, alla sicurezza e all’otti-mizzazione dei costi. Ci siamo dotati quindi di unimpianto fotovoltaico, abbiamo fatto interventilegati alla sicurezza in azienda e il prossimo passosarà la realizzazione di una caldaia a legna, che cipermetterà, lavorando la nostra legna di scarto, diprodurre il calore necessario all’esecuzione deitrattamenti termici».

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Nelle immagini,

momenti di produzione

dei pallets della I.I.F.

Packaging

126 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Page 99: Dossier Friuli 05 12
Page 100: Dossier Friuli 05 12

TECNOLOGIE

128 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

S econdo uno studio dell’università diUdine, realizzato in collaborazionecon Gtn, società specializzata nel-l’integrazione di sistemi per la mec-

canizzazione del punto vendita, entro cinqueanni, per il pagamento di qualsiasi acquisto sipotrà utilizzare il telefono cellulare. Questa ri-voluzione nel modo di fruire di beni e servizisarà possibile grazie allo sfruttamento di unatecnologia già integrata in numerosi smar-tphone, conosciuta in ambito tecnico conl’acronimo Nfc (Near Field Communica-tion). Come spiega Giovanni Geretti, titolaredella Gtn: «La tecnologia Nfc è un sistema dicomunicazione wireless ad alta frequenza chepermette di scambiare dati fra dispositivi po-sti a un massimo di venti centimetri di di-stanza. Fra le possibili applicazioni è già unarealtà la sua integrazione con i sistemi dicassa dei negozi. Naturalmente, in Italia que-sta tecnologia ha ancora una copertura limi-tata e si trova a livello di sperimentazione,però esistono già in commercio degli smar-tphone che la supportano». Dallo studio sono emerse anche le prospettiveper lo sviluppo di altri sistemi di pagamento,come il Social Payment, che permetterebbe disfruttare la messaggistica dei social network.«Le possibilità di sviluppo di questi stru-menti, a livello tecnico, sono certamente ele-

vatissime. Tuttavia bisogna fare anche i conticon le resistenze che certamente esistono daparte di consumatori e commercianti cheavranno bisogno di un certo tempo per fa-miliarizzare con questi nuovi mezzi». Al di là delle possibilità che si aprono per ilfuturo, abbiamo chiesto quindi a GiovanniGeretti di fare un quadro di quali siano le at-tuali richieste del mercato, quale la sua seg-mentazione e, prima di tutto, quale bilancioè stato registrato dal settore e da Gtn nell’ul-timo biennio. «Nonostante il settore stia af-frontando un momento difficile, influenzatodall’andamento generale dell’economia, lanostra società è riuscita a crescere del 10 percento nel 2010 e del 14,5 nel 2011 – anche

I punti vendita del medio retail e della grande distribuzione verso un controllo

sempre più centralizzato. Giovanni Geretti analizza il presente delle tecnologie

per la meccanizzazione del punto vendita e delinea quali saranno gli sviluppi

dei prossimi anni. Con un nuovo ruolo per lo smartphone

Valerio Germanico

Il futuro dei sistemidi pagamento è mobile

La Gtn Spa ha sede

a Tavagnacco (UD)

www.gtngroup.it

Page 101: Dossier Friuli 05 12

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 129

se a questi incrementi di fatturato non hafatto seguito una crescita degli utili. La nostraofferta e le richieste che riceviamo dal mer-cato sono differenti in base alle fasce di ope-ratori commerciali che si rivolgono a noi perl’integrazione di sistemi. Le fasce di mercatoalle quali ci rivolgiamo sono suddivisibili intre livelli: retail, composto da piccoli e medinegozi; medio retail, piccole catene di super-mercati; e, infine, grande distribuzione emultinazionali. Ognuno di questi tre tipi diinterlocutore ha esigenze diverse e quindi ri-ceve da noi una proposta di strumenti diversi.Al retail proponiamo soluzioni di livello base,cioè front end, una cassa con soluzioni di va-rio tipo per suddivisione merceologica, dotatadi firmware o software. Al medio retail pro-poniamo una soluzione completa che com-prende dal gestionale al back office, com-preso il front end – e quindi una soluzione

che include tutti i livelli di cassa. Per lagrande distribuzione, invece, normalmenteforniamo soltanto servizi e in qualche casosvolgiamo il ruolo di integratori, lavorandosui sistemi che loro hanno già a disposizione». La fascia di mercato che ha garantito la mag-giore crescita al business di Gtn è quella rap-presentata dal medio retail. «I nostri risultati,negli ultimi anni, sono venuti principal-mente dalle partnership con gli operatoridella media distribuzione, che sono moltopresenti nel nostro territorio di riferimento– Friuli Venezia Giulia e Veneto. Si tratta diimprenditori che posseggono e devono ge-stire un numero di supermercati che puòandare da un minimo di quattro a un mas-simo di otto, distribuiti su una dimensioneessenzialmente locale. E alle loro necessitànoi diamo un supporto. La richiesta mag-giore oggi è quella della centralizzazione. � �

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Alla fascia di mercato del medio retail proponiamo unasoluzione completa che comprende dal gestionale al backoffice, compreso il front end

Giovanni Geretti

Crescita registratanel 2011 dalla Gtn Spa.

Dato che miglioral’incremento 2010,attestatosi a +10%

FATTURATO

+14,5%

Page 102: Dossier Friuli 05 12

130 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

I supermercati fino a qualche tempo fa ave-vano una vita quasi autonoma, come pure gliipermercati. In pratica, l’imprenditore cheaveva pochi supermercati faceva interagire ilsupermercato con l’ambiente, cioè basava leproprie strategie soltanto sulla clientela localedi ogni punto vendita. Allo stato attuale, in-vece, la tendenza – adottata anche dallagrande distribuzione – è quella di centraliz-zare le decisioni. Questo permette di pro-porre tutta una serie di possibilità che sonole offerte, ma soprattutto le raccolte punti ela scontistisca che hanno come obiettivo lafidelizzazione del consumatore. Per poterfunzionare, queste iniziative vanno necessa-riamente centralizzate e noi stiamo cercandodi dare ai nostri partner delle fasce media ealta gli strumenti per avviarsi o proseguire inquesta direzione».Nonostante Gtn non sviluppi proprie tec-nologie, bensì proponga soluzioni che inte-grano le migliori tecnologie software e har-dware per la gestione del punto vendita,permettendo anche un’elevata personalizza-zione professionale, l’azienda è impegnatanella ricerca e nell’analisi degli scenari futuridella distribuzione, come dimostra la già ri-cordata collaborazione con l’università diUdine. «Nella nostra regione esistono deicontributi concreti per favorire le sinergie framondo della ricerca e tessuto produttivodelle imprese. In parole povere, un impren-ditore che decide di avviare un’attività distudio insieme a dei ricercatori universitaririceve un contributo economico in percen-tuale ai risultati di crescita che lo studio hapermesso di ottenere all’impresa. La nostracollaborazione con l’università di Udineaveva come obiettivi la verifica sul campo ela misurazione oggettiva di alcune nostreidee sui possibili sviluppi dei sistemi di pa-gamento elettronico. Il riscontro che ab-biamo avuto, con una presentazione di pro-

spettive a livello globale, ci ha permesso dauna parte di confermare le nostre previsioni,dall’altra di orientarci e prepararci a quelloche avverrà nei prossimi anni, proponendoper tempo le soluzioni che domani saranno lostandard. Pensiamo, infatti, che la ricerca fac-cia parte della capacità di sapersi adattare allediverse esigenze del mercato per riuscire adanticipare le richieste di una clientela semprepiù attenta alla qualità del servizio. Questanostra strategia si è tradotta in una crescitacostante negli anni, a prova di una scelta vin-cente e di un team di professionisti in gradodi porsi non come meri fornitori di un servi-zio, bensì come partner affidabili».

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Nella nostra regioneesistono contributiconcreti per favorire lesinergie fra mondo dellaricerca e tessutoproduttivo delle imprese

TECNOLOGIE

Page 103: Dossier Friuli 05 12
Page 104: Dossier Friuli 05 12

TECNOLOGIE

L o scorso marzo ad Augusta, in Ger-mania, si è tenuta la GrindTec, unadelle più importanti fiere mondialiper il settore della rettifica e affila-

tura. È in quell’occasione che la Nordutensili hapresentato la sua ultima creazione, l’affilatrice au-tomatica Nu5A Compact Scan, la prima affila-trice compatta al mondo totalmente automatica.«Frutto di tre anni di ricerca – spiega Nereo Di-plotti, uno dei soci dell’azienda friulana, descri-vendo il nuovo prodotto –, la macchina presentaquattro caratteristiche fondamentali e innova-tive: è estremamente compatta, è molto funzio-nale e intuitiva da utilizzare, è all’avanguardia dalpunto di vista tecnologico e consente di realiz-zare ottimi risultati in termini di tempi di lavo-

razione ed energia utilizzata». Quali sono le caratteristiche tecnologiche

di questa macchina?«L’elemento più interessante è rappresentatodal particolare sistema che le permette di ana-lizzare in maniera completamente automatical’utensile che deve affilare. L’analisi avviene tra-mite un laser: un software apposito studia, sem-pre senza necessità d’intervento da parte del-l’operatore, il set up ideale ed effettua unaprevisione con una precisione angolare miglioredi 0,03°. In fase di lavorazione, questo avanzatosistema ottimizza l’intero processo produttivoconsentendo due importanti miglioramenti: ilprimo è il considerevole risparmio di energia e,conseguentemente, di denaro, grazie a un ab-battimento dei consumi nell’ordine del sessantaper cento; il secondo è un notevole accorcia-mento dei tempi di lavorazione».

Per quanto riguarda il suo impiego da partedell’operatore, quali sono le novità?«Utilizzare la Nu5a Compact Scan è un’opera-zione semplice e intuitiva, che non necessital’intervento di personale specializzato. L’ele-mentare accessibilità al sistema meccanico edelettronico è un aspetto molto importante, checonsente non solo di minimizzare i danni cau-sati da eventuali errori durante l’utilizzo, ma an-che di ridurre al minimo l’eventualità che tali er-rori si verifichino. A questo, va aggiunto unaltro pregio: le dimensioni contenute permet-tono di inserire questa macchina in qualsiasi li-

Le punte e i macchinari per affilarle sono alla base di buona parte delle lavorazioni artigianali

e industriali. Un nuovo prodotto, presentato recentemente, fa presagire una piccola rivoluzione

tecnologica in questo campo. Lo descrive Nereo Diplotti

Amedeo Longhi

Importanti novità nel comparto affilatura

132 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Nereo Diplotti, il primo

da destra, durante una

riunione con gli altri soci

della Nordutensili Srl di

Povoletto (UD)

www.nordutensili.it www.nuevolution.it

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 133

nea di lavorazione o di montaggio, integrandolasenza alcun problema».

Qual è la struttura aziendale che vi ha per-messo di studiare e realizzare questa e altreinteressanti novità?«Il fulcro dell’attività aziendale è rappresentato dallavoro del reparto di ricerca e sviluppo, costituitouna decina di anni fa, contemporaneamente alconseguimento della certificazione Iso 9001. Pa-rallelamente vengono portati avanti due filoni: dauna parte si prosegue nella realizzazione di uten-sileria, soggetta a un continuo upgrade. Dall’al-tra, abbiamo compreso l’importanza della diver-sificazione, finalizzata al miglioramento dei nostristandard; questo si sostanzia nell’attività di pro-gettazione e sviluppo di macchine complementariche siano capaci di ottimizzare a loro volta il la-voro dei nostri clienti. A questo proposito, il ser-vizio offerto è completato da un magazzino effi-ciente e completamente automatizzato edall’elevata flessibilità, indispensabile per affron-tare mercati diversi che chiedono non solo la di-

sponibilità di una vasta gamma di utensili, ma an-che forniture in tempi molto ridotti, ottenibiligrazie a una produzione che tiene nel dovutoconto le necessita del magazzino».

Com’è supportata dal reparto commercialel’attività produttiva?«Da qualche anno ci dedichiamo intensamentealla ricerca di nuove opportunità: nel 2008 ab-biamo approcciato il mercato cinese, conforme-mente con una strategia resa ormai necessaria daimutamenti imposti dall’economia globale. Que-sto ha richiesto l’incremento delle nostre capacitae l’acquisizione di tecnologie e competenze sem-pre nuove, che permettessero di realizzare utensilicontraddistinti da una qualità sempre maggiore,in grado di sopportare velocita di rotazione ele-vatissime, con una significativa riduzione deitempi di lavorazione. Oggi quasi il novanta percento del fatturato, che si attesta sui 2,3 milioni dieuro, è generato dall’esportazione. Ogni annodalla fabbrica di Povoletto, in provincia di Udine,escono circa 240mila fra punte e frese».

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Utilizzare la Nu5a Compact Scanè un’operazione semplice e intuitiva,che non necessita l’interventodi personale specializzato

Page 106: Dossier Friuli 05 12

TECNOLOGIE

134 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

L’ ottimizzazione nell’uso di risorse ematerie prime, quando si tratta dilegno, ha come primo risultatouna gestione più razionale del pa-

trimonio boschivo. Potendo sfruttare al centoper cento gli alberi abbattuti, infatti, si limitanoal minimo gli sprechi di materia prima e sifrena la deforestazione incontrollata, processoche inevitabilmente, oltre a danneggiare l’am-biente, danneggia per prima l’industria del le-gno. Come spiega Agostino Fornasier, titolaredella Termolegno: «Uno dei sistemi per utiliz-zare nella sua totalità la materia prima ottenutada ogni pianta inizia con il processo di essicca-zione artificiale del legno, effettuata all'internodi impianti progettati appositamente e che, afronte di un investimento contenuto in tecno-logia, garantiscono un prodotto finale di mi-gliore qualità e durabilità, grazie a un processodi stabilizzazione del legno». La società direttada Fornasier si è specializzata nella progetta-zione e costruzione di essiccatoi, che, lavo-rando a livello globale, ha realizzato in luoghimolto vari fra loro, acquisendo un know howspecifico per l’implementazione di questa tec-nologia in contesti ambientali diversi.

Quali sono i vostri mercati più importantiall’estero e qual è la situazione nel mercatonazionale?«I nostri mercati più importanti si trovano tuttioltre i confini italiani, dato che il mercato interno

rappresenta appena il 5 per cento della nostraproduzione annuale. Le aree geografiche per noipiù importanti sono quelle dei paesi in via di svi-luppo dell’Africa e dell’America Meridionale eCentrale, dell’Europa Occidentale e Orientale.Benché l’obiettivo, in questa fase, sia quello diconsolidare la nostra presenza in questi mercati,con un’attività sempre più localizzata, stiamoportando avanti dei progetti anche nei paesi asia-tici. In questi ultimi, dopo alcune difficoltà ini-ziali, stiamo ottenendo i primi risultati».

Quali sono state le principali criticità pro-gettuali nella realizzazione di impianti incontesti molto diversi?«Non è possibile installare una medesima tec-nologia in Siberia, ai Caraibi o in un paese afri-cano senza uno studio di localizzazione ap-propriato. Scenari diversi ci hanno imposto laricerca di soluzioni diverse e a volte l’emergeredi problematiche impreviste. Questo però, piùche criticità, ha rappresentato stimoli e moti-vazioni che crediamo risultino determinantiper poterci affermare nel nostro lavoro. Undiscorso diverso riguarda invece l’incontro conle diverse culture locali, dato che non è sempre

L’essiccazione del legno permette di

sfruttare al massimo la materia prima.

E di ridurre la deforestazione.

Agostino Fornasier presenta

le caratteristiche di una tecnologia

per il mercato globale

Manlio Teodoro

Più efficienza nell’industria del legno

Agostino Fornasier, titolare della Termolegno Srl di Rauscedo (PN) - www.termolegno.com

Incrementoregistrato dallaTermolegno Srl

nell’ultimo bienniodi attività

FATTURATO+50%

Page 107: Dossier Friuli 05 12

Agostino Fornasier

semplice, soprattutto al primo impatto, con-frontarsi con abitudini e sensibilità molto di-stanti dalla nostra e fra loro».

Quali sono stati i più recenti investimentiin innovazione e tecnologia?«Gli ultimi investimenti di tecnologia hanno ri-guardato l’introduzione di macchinari di ultimagenerazione per la lavorazione dell’alluminio –materiale che utilizziamo presso la nostra areadi produzione per la realizzazione degli essic-catoi – e per l’automazione degli impianti.Inoltre siamo in grado di fornire ai nostri par-tner nuovi software di gestione dei cicli di es-siccazione, innovativi e completamente auto-matici, che offrono la possibilità di seguire emonitorare i cicli in remoto».

A quali categorie e settori industriali si ri-volgono i vostri impianti di essiccazione?«Le principali categorie alle quali offriamo innostri prodotti sono rappresentate dagli ope-ratori dell’industria del mobile in legno mas-siccio, dalle segherie, dalle imprese edili che co-

struiscono con il legno, dalle falegnamerie, daiserramentisti, dai produttori di parquet sia peresterno che per interno, e dai produttori di im-ballaggi in legno, in particolare quelli che pro-ducono pallet trattato termicamente Ispm 15».

Nell’ultimo biennio, qual è stato l’anda-mento del vostro business?«Nell’ultimo biennio siamo cresciuti in modoimportante. Nel 2011 abbiamo registrato unincremento di fatturato del 50 per cento ri-spetto agli ultimi due anni. Questo risultato èstato raggiunto portando a termine numerosiprogetti significativi – quasi esclusivamentenel mercato estero – che ci hanno anche per-messo di ampliare la nostra rete di vendita suscala mondiale».

Come si è aperto invece il 2012?«Quest’anno si è aperto positivamente, soprat-tutto perché in questi primi mesi abbiamomesso a frutto molti dei nuovi contatti acquisitil’anno scorso e questo ha generato diverse com-messe. L’andamento annuale risulta essere sta-

bile, ma nonostante ci sianogià diversi lavori in program-mazione anche per i prossimimesi, si ha il sentore che il mer-cato possa avere una flessione».Quali sono gli obiettivi di

mercato per il medio e lungoperiodo?«Intendiamo ampliare i nostrimercati e le reti di venditaconsolidate nei cinquantapaesi nei quali già operiamo.Ma prima di tutto l’obiettivo èquello di affermarci grazie allaproposta di un prodotto fun-zionale e di alta qualità, effi-ciente e tecnologicamenteavanzato. Noi crediamo che lastrada da privilegiare sia quelladella qualità, del servizio e del-l’innovazione, per questo ciproponiamo per essere pre-senti e a disposizione delcliente con servizi innovativi ecapaci di rispondere alle esi-genze dei partner».

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 135

Page 108: Dossier Friuli 05 12

144 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Migliorie nel processo a monte della lavorazione, cioè nell’allevamento dei suini,

permettono di coniugare grandi quantità con l’elevata qualità di uno dei prodotti

di punta della gastronomia italiana. Stefano Fantinel spiega come

Francesco Bevilacqua

La filiera del San Daniele si perfeziona

uantità e qualità sono due aspettiche difficilmente riescono a con-vivere. Eppure, in alcuni casi que-sto è necessario: «Un mercato ag-gressivo ed estremamente

competitivo ci ha costretto, nel corso degli anniOttanta, a incrementare la produzione. Questoperò non ha potuto prescindere dal manteni-mento degli standard qualitativi di una grande ec-cellenza qual è il San Daniele, la cui lavorazioneè fra l’altro normata dai rigidi disciplinari stabi-liti dal Consorzio». Così Stefano Fantinel spiegala svolta produttiva di cui è stata protagonista laTesta e Molinaro, storico prosciuttificio sanda-nielese rilevato dalla famiglia Fantinel nel 1992. «In brevissimo siamo riusciti a riconquistare unaposizione di preminenza sul mercato – spiegaFantinel –, arrivando a produrre nel 2002 circa66mila pezzi all’anno. Nel 2003 abbiamo con-statato la necessità di elevare contestualmente

quantità e qualità della produzione; per fare ciò,l’unica via percorribile consisteva nell’acquisizionedella gestione diretta della materia prima. Perquesto abbiamo rilevato due scrofaie, dove na-scono i suinetti, e avviato la collaborazione con se-dici siti di svezzamento e ingrasso; tutte questestrutture operano oggi curando con la massima at-tenzione il benessere degli animali e utilizzandounicamente alimentazione Ogm-Free certificata».

Quali sono i vantaggi del ricorso agli accuratistudi genetici che avete sviluppato?«Tali studi sono finalizzati a elevare la qualità deisuini e a uniformarla. Questo ci permette di otti-mizzare le successive fasi di lavorazione, che pos-sono concentrarsi sul perfezionamento del pro-dotto finale anziché sull’adattamento di materieprime troppo diversificate fra loro, magari prove-nienti da più macelli».

Può descrivere il risultato di questo im-portante miglioramento, il San Daniele

PRODOTTI ALIMENTARI

Q

Page 109: Dossier Friuli 05 12

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 145

Stefano Fantinel

Trentalune? «Unendo una materia prima di categoria superiorea una particolare lavorazione e a una lunga sta-gionatura, realizziamo questo rinomato prosciutto.Il nome è dovuto alle dieci lune, corrispondenti acirca dieci mesi, di vita del suino e alle venti lunedi stagionatura delle cosce. Attualmente i cin-quantamila suinetti, nati da due scrofaie ubicate aSan Daniele del Friuli (UD) e Valvasone (PN),vengono cresciuti in sedici strutture del territorio– presenti quindi solo nelle province di Udine ePordenone –, con ritmi notevolmente ridotti ri-spetto agli standard consueti. Questo consente diottenere, alla fine del processo, una carne più com-patta, con minore tenore di umidità e con le ga-ranzie portate dall’alimentazione No-Ogm e to-talmente di origine vegetale fornita da unmangimificio del gruppo Progeo, presente in zonae dedicato unicamente alla produzione di man-gime con queste peculiarità».

Quali sono i dettami imposti dal disciplinare?«I primi quattro mesi vengono affidati all’espe-rienza di abili tecnici del San Daniele, che con curacertosina compiono operazioni tradizionali qualila salatura e i diversi cicli di asciugatura ventilata.In saloni arieggiati avvengono poi la maturazionee la pre-stagionatura, accompagnate dalla fonda-

mentale fase della stuccatura che, mediante un im-pasto dalla ricetta antica quanto la cultura stessa delprosciutto di San Daniele, a base di sugna, sale,pepe e farina, ha il compito di proteggere e am-morbidire la superficie esterna del prosciutto. Con-tinue verifiche, come le famose puntature, eseguitecome vuole la tradizione con un ago d’osso di ca-vallo, costituiscono la severa e rigorosa fase dei con-trolli. Infine, la stagionatura di un prodotto di fattounico, viene affidata all’insostituibile microclimadi San Daniele e alla sua sottile e indispensabile in-fluenza nella esaltazione dei profumi».

Questo ciclo di lavorazione fa quindirientrare il vostro prosciutto nei canonidel Consorzio?«Assolutamente sì, il Consorzio del Prosciuttodi San Daniele ha stabilito che l’intero pro-cesso non deve essere inferiore ai tredici mesi;per questo prodotto, viene esteso fino a unminimo di diciotto-venti mesi. La qualità deinostri prosciutti è certificata dell’apposizione,da parte degli ispettori del Consorzio, di unmarchio che già di per sé costituisce una sicuragaranzia. Oltre a questo, la conferma dellavalidità del processo di lavorazione e del pro-dotto finale è testimoniata dall’ottimo ri-scontro proveniente dal mercato».

Stefano Fantinel,

presidente del

prosciuttificio Testa e

Molinaro di San Daniele

del Friuli (UD)

www.testaemolinaro.it

��

Per elevare contestualmente quantitàe qualità della produzione, l’unica viapercorribile consisteva nella gestionediretta della materia prima

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CONSULENZA

148 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

P er i cittadini, districarsi nel com-plesso mondo delle assicurazioni ètutt’altro che semplice. Non sem-pre, infatti, le persone che si appre-

stano a sottoscrivere una polizza sono in gradodi comprendere le diverse dinamiche attra-verso cui la stessa viene strutturata. «Questovale anche per quella che, a torto, si ritiene lapiù semplice, vale a dire la polizza Rc Auto»,afferma Giuseppe Dilena, che insieme a MauroFranz rappresenta l’Agenzia di Udine dellaReale Mutua Assicurazioni, presente nella cittàfriulana fin dal 1889 e oggi diventata una dellepiù importanti realtà nella regione, per di-mensioni e struttura organizzativa. «Compitodi noi consulenti assicurativi è proprio chiarirequesti aspetti, e condurre il cliente verso unascelta condivisa e soprattutto consapevole, in-formandolo ad esempio sulla presenza di li-mitazioni, di rivalse attivate e di franchigie».

Potete farci qualche esempio?Giuseppe Dilena: «Credo sia emblematico il fattoche molti clienti non siano ancora a conoscenzadell’entrata in vigore, avvenuta nel Luglio del2009, della norma relativa alla cosiddetta “po-liennalità”. Attraverso questo provvedimento,infatti, per quanto riguarda le polizze “nonauto”, è stata reintrodotta la possibilità di stipuladi contratti di assicurazione a durata poliennale,che privano così l’assicurato della libertà di re-cedere dal contratto stesso per i cinque anni suc-cessivi alla firma della polizza stessa».

Qual è stata la linea adottata dalla vostraagenzia a questo proposito?Mauro Franz: «La nostra condotta è sempre stataimprontata alla trasparenza e alla massima chia-rezza. Per questo, a eccezione di alcuni casi par-ticolari, consigliamo sempre il contratto an-nuale, che permette al cliente di sceglierci annodopo anno, senza alcun tipo di “blindatura”.

Si evolve il mercato assicurativo e, con esso, il ruolo del consulente, che oggi più che mai

deve essere in grado di offrire soluzioni calibrate sulla base di specifiche necessità.

Ne parliamo con Giuseppe Dilena e Mauro Franz

Diego Bandini

Più trasparenza nelle assicurazioni

Nella foto Giuseppe Dilena (a sinistra) e Mauro Franz (a destra), insieme a Giampaolo Pozzo, patron dell’Udinese Calcio e da diversi anni cliente

dell’Agenzia Reale Mutua di Udine. Nella pagina a fianco la sede dell’Agenzia - www.realemutuaudine.it - [email protected]

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 149

Purtroppo però spiace constatare che non tuttigli operatori agiscono così».

Quali sono gli aspetti principali su cui sibasa il vostro lavoro?M.F.: «Crediamo che il rapporto personale con gliassicurati continui a rappresentare uno dei puntifondamentali per la nostra professione, pur rico-noscendo l’importanza dei canali telematici e deisistemi di comunicazione più “moderni”, come Fa-cebook e Twitter. Solo attraverso un continuo con-fronto e scambio di opinioni possiamo infatticomprendere e individuare le esigenze di chi si ri-volge a noi, siano essi aziende o privati cittadini: unpassaggio indispensabile per poter poi proporre so-luzioni assicurative personalizzate, studiate ed ela-borate sulla base di ogni specifica necessità».G.D.: «Un altro aspetto al quale dedichiamomoltissima attenzione è poi la gestione dei si-nistri. In campo assicurativo, infatti, il sinistropuò essere visto come il “momento della verità”,durante il quale il cliente può realmente verifi-care la validità della nostra consulenza. Unafase molto delicata, dove il nostro supporto ri-sulta quindi importantissimo».

A livello geografico, su quali territori sietemaggiormente presenti?G.D.: «Oltre che nella nostra sede storica, situatanella splendida cornice di Piazza Libertà a Udine,

disponiamo anche di altri uffici periferici a Civi-dale del Friuli, Gorizia, Majano, Manzano, Mar-tignacco, Mereto di Capitolo e Tarcento, conuna struttura che ci permette di gestire in manieracapillare un portafoglio di oltre 10.000 clienti. Inquesti ultimi dieci anni abbiamo incrementatonotevolmente la nostra presenza sul mercato, conl’obiettivo di essere ancora più a vicini a tutti gliassicurati, che nel caso di Reale Mutua sono socidella stessa Compagnia. Un risultato importante,raggiunto anche e soprattutto grazie alla grandeprofessionalità e competenza di uno staff di pri-missimo livello, che proprio per questo mi sentoin dovere di ringraziare per quanto fatto finora».

Quali sono, infine, le ultime novità relativeall’attività della vostra agenzia?M.F.: «Recentemente abbiamo attivato una colla-borazione con alcuni sindacati dei Lloyd’s diLondra, massimi rappresentanti del mercato as-sicurativo più evoluto al mondo, qual è quello in-glese. Come accennato in precedenza, infatti, inostri clienti sono sempre più alla ricerca di so-luzioni cucite “su misura”. Sta a noi, quindi,creare la polizza più adatta, rielaborando le mi-gliori offerte ricevute dal mercato e adeguando itesti delle polizze alle particolari attività degli as-sicurati, per risolvere nel migliore dei modi ogniloro problematica».

��

Recentemente abbiamo attivato una collaborazione con alcunisindacati dei Lloyd’s di Londra, massimi rappresentanti del mercatoassicurativo più evoluto al mondo

Giuseppe Dilena e Mauro Franz

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RECUPERO CREDITI

150 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

L a grande attualità del tema dell’in-solvenza di imprese ed enti pubblicirende l’attività di recupero creditisempre più importante per la vita –

e spesso per la sopravvivenza – di un numerocrescente di realtà imprenditoriali. L’attivitàdi recupero è però troppo spesso inquadrata inun’immagine limitante, che è quella del serviceesterno che si occupa di effettuare i solleciti dipagamento, attraverso comunicazioni telefo-niche o in forma scritta con carattere massivo.Come spiega Domenico Zambano, ammini-stratore della Alpicom, società di recupero cre-diti e informazioni commerciali che ha unitoal classico approccio puramente economicoun approccio legale e giuridico: «Applicandoun approccio puramente di tesoreria, che pre-veda esclusivamente ripetuti contatti sperso-

nalizzati che invitano il debitore a pagare,spesso si rischia di ridursi a un “recuperificio”.Se questa strategia può dare i suoi risultati suigrandi numeri – quando si gestiscono migliaiadi pratiche –, più difficile è che funzioni su unnumero esiguo di soggetti, una decina, e percrediti che vanno dai mille ai 20mila euro. Inquesta seconda fattispecie, per ottenere un ri-sultato con il massimo possibile di rendimento,bisogna intraprendere un’attività complessa,che è tipica del recupero crediti, sebbene spessonon venga adeguatamente considerata. Non cisi può limitare, infatti, a contattare il debitore,bisogna anche capirne le obiezioni e il signifi-cato di queste, la loro fondatezza – per questonoi collaboriamo con avvocati e professionistidel diritto. Al contempo si devono dare al de-bitore gli stimoli per pagare, spiegando che lenostre osservazioni hanno come scopo anche lasua tutela, indicandogli i rischi che corre. Perquesto il nostro non è un approccio anonimo,la nostra telefonata ha un carattere narrativo,cerchiamo di capire come si è creata una si-tuazione di insolvenza e come risolverla nel mi-nore tempo possibile». Insomma, secondo Zambano, il compito di unasocietà di recupero crediti dovrebbe essere quellodi ricomporre la situazione iniziale, in manieratale che il creditore abbia il massimo del rendi-mento, con il minimo default per il debitore.Se questo è l’approccio migliore per le rela-zioni fra società private, come si possono fare

Settanta miliardi. Questo l’ammontare dei crediti che la pubblica amministrazione

deve alle imprese italiane. Domenico Zambano presenta la strategia per il recupero

dagli enti statali e territoriali. E un approccio alternativo per il business to business

Valerio Germanico

Alpicom Srl ha sede nel

comune di Tolmezzo (UD)

www.alpicomsrl.com

Enti pubblici e insolvenze, una strada percorribile

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 151

Domenico Zambano

valere i propri diritti di fronte agli enti pubblici?«È ancora poco frequente che le aziende si ri-volgano a una società di recupero creditiquando il credito che si esige deve essere erogatoda una regione, una Asl o un’altra azienda pub-blica. Tuttavia questo capita. Poiché spessis-simo accade che la pubblica amministrazione ri-manga latente per poi alla fine sollevarequestioni che giustificano il ritardo del paga-mento o l’insolvenza con contestazioni sullaqualità del lavoro o del servizio, la nostra mossafondamentale, all’inizio di ogni processo di re-cupero verso un ente pubblico, è quella che de-finiamo “ancoraggio” al credito. In pratica sitratta di ottenere dalla pubblica amministra-zione un atto formale che certifichi il buonesito del lavoro condotto – questo evita la pos-sibilità di future contestazioni. In questo modoviene salvaguardato il credito nella sua completaentità e pertinenza in relazione alla prestazionesvolta. E inoltre si ha la sicurezza che l’ente pa-gherà». Oltre che di recupero, Alpicom offreanche un servizio di consulenza per l’adegua-

mento a quanto previsto dalla legge sulla re-sponsabilità di impresa, introdotta con il de-creto 231 del 2011. «Questa norma, alla suaintroduzione, sembrava destinata ad accodarsialle molte leggi italiane approvate e mai appli-cate nella prassi. In seguito però la sua appli-cazione è stata portata avanti con particolaredeterminazione – il che si spiega fondamen-talmente con l’esigenza di fare cassa da partedello Stato. È emersa così l’urgenza di assi-stere le imprese, fattore che ha determinatoun’offerta di consulenza altamente qualificata,tuttavia non sempre proporzionata, nei costi,alle nuove esigenze del mercato. E soprattuttomolte società di consulenza hanno portato leaziende a costruire al loro interno una para-burocrazia che di fatto ostacola la stessa attivitàimprenditoriale. La nostra società, al contrario,cerca di spiegare che la regolamentazione in-terna prevista dal Modello 231 non deve di-ventare una limitazione, bensì una guida per ri-solvere momenti critici nei quali non èsemplice individuare la soluzione migliore».

��Per ottenere il massimo rendimento non basta contattareil debitore. Bisogna capire le cause dell’insolvenza per risolverla

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152 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

EVASIONE FISCALE

Non basta la battaglia contro l’evasione fiscale se non si eliminano parallelamente gli

sperperi e le inefficienze della pubblica amministrazione. Lo afferma Claudio Siciliotti,

presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti

Leonardo Testi

Agire contro gli sprechisemplificando il sistema

Di fronte ai 120 miliardi di eva-sione fiscale stimata all’anno inItalia, si registra per il 2011 unrecupero di 12,3 miliardi, un

dato non ancora definitivo. Per rafforzare ilcontrasto al fenomeno, ma non compro-mettere la coesione sociale, occorre aprire unaltro fronte di intervento, come spiega Clau-dio Siciliotti, presidente del Consiglio na-zionale dei dottori commercialisti e degliesperti contabili.

I blitz anti-evasione degli ultimi mesiservono solo dal punto di vista mediatico oritiene possano contribuire a intensificarela lotta all’evasione? «La valenza mediatica di questi blitz è stata ri-vendicata dagli stessi vertici dell’Agenzia delle

entrate, anche se - acaldo - proprio questafinalità era stata sde-gnosamente negata. Ilpresidio del territorioe i controlli di cassacostituiscono, a ognimodo, tecniche di ve-rifica che, al netto del-l’elemento di spetta-colarizzazione, citrovano d’accordo.Uno dei grandi pro-blemi oggi della lottaall’evasione consisteproprio nell’elevata

componente meramente impiegatizia dell’at-tività di amministrazione finanziaria. Troppiaccertamenti vengono fatti a tavolino sullabase di presunzioni e interpretazioni giuridi-che, spesso finalizzate più a disconoscere ciòche i contribuenti dichiarano piuttosto che faremergere ciò che non dichiarano. Ben ven-gano, quindi, le operazioni con le quali si vain concreto a verificare il giro di affari degliesercenti. Dopodichè, è chiaro che il con-trollo sul singolo giorno non può fare stati-stica, servono più accessi. Altrimenti tutto siriduce per davvero solo e soltanto a un’ope-razione mediatica».

La lotta all’evasione passa anche per lasemplificazione del sistema fiscale. Qualimisure a suo avviso sarebbero necessarie inquesto senso?«Va benissimo la strada della riduzione deitroppi regimi speciali, agevolati o sostitutivi,che rendono oggi il nostro sistema fiscale ec-cessivamente intricato. La politica fiscale bi-sogna farla con le aliquote su basi imponibilichiare e trattamenti fiscali omogenei. Recen-temente devo dire, però, che abbiamo conti-nuato ad andare nella direzione opposta. Ba-sti pensare alla miriade di micro impostepatrimoniali diversificate, introdotte sulle at-tività finanziarie e sugli immobili possedutisia in Italia che all’estero. Tutto per non in-serire un’unica imposta patrimoniale troppoevidente. Sono furberie normative che, allafine, creano complicazioni davvero inutili».

Claudio Siciliotti,

presidente del Consiglio

nazionale dei dottori

commercialisti e degli

esperti contabili

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 153

Claudio Siciliotti

Accanto all’azione contro l’evasione, hasottolineato l’importanza di arginare lacorruzione nella pubblica amministra-zione. Come si potrebbe intervenire in que-sto settore?«È recente l’ennesimo richiamo del presidentedella Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, suuna corruzione nel settore pubblico che sa-rebbe ormai dilagante. Sul fronte della lottaall’evasione si è giustamente fatto moltissimo,attribuendo all’Agenzia delle entrate poteri estrumenti particolarmente incisivi. Sul ver-sante del contrasto alla corruzione, alle rube-rie e agli sprechi nel settore pubblico siamoancora fermi a una Corte dei Conti che si av-vale dell’azione investigativa della Guardia diFinanza, corpo al contempo impegnato anchecontro l’evasione fiscale e molti altri reati,ma privo di uno specifico braccio operativo

come l’Agenzia delle entrate. Esistesseun’Agenzia delle uscite, si potrebbe attribuirleil potere di svolgere di propria iniziativa ac-certamenti e di emettere atti di contestazionedi danno erariale esecutivi, tali per cui - an-che in caso di ricorso e in pendenza di giudi-zio - risulterebbe comunque dovuta dal pre-sunto dissipatore una somma pari al 30% diquanto contestato, con affidamento della ri-scossione a Equitalia, negli stessi termini e allestesse condizioni previste per i casi di atti diaccertamento di presunta evasione fiscale».

Befera ha annunciato che il nuovo reddi-tometro, basato sull’analisi di oltre 100voci di spesa, sarà operativo entro il primosemestre del 2012. Cosa ne pensa? Ritienesarà un provvedimento efficace?«Sull’efficacia non ho dubbi. L’importante èche dall’efficacia non si sconfini nella ferocia.Se le risultanze del redditometro fossero uti-lizzate come una presunzione legale automa-tica “a tappeto” si rischierebbe davvero untilt nel rapporto fisco-contribuente, non fossealtro per la poca disponibilità operativa degliuffici, a fronte di un utilizzo così massivo, perascoltare le controdeduzioni dei contribuentiprima di spiccare l’accertamento. Va dettoche, nonostante il quadro normativo rendaquesto scenario teoricamente possibile,l’Agenzia delle entrate ha ripetutamente af-fermato che non lo utilizzerà in tal modo. Percui mettiamoci tranquilli e vediamo un po’cosa succede».

Troppi accertamenti vengono fatti a tavolino sulla base di presunzioni e interpretazioni giuridiche spessofinalizzate a disconoscere ciò che i contribuenti dichiarano

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EDILIZIA

156 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Tra la minaccia diuna nuova bollaspeculativa e i ti-midi vaticini di un

orizzonte immobiliare piùterso, ci sono di mezzo glistudi. Analisi, rapporti ten-denziali, indagini e borsiniche, nel tentativo di restituireciascuno una fotografia at-tendibile della congiunturadel mattone, ordiscono difatto la trama di un pat-chwork dalla gamma croma-tica molto ampia. A comin-ciare dal nero che tinteggia leprevisioni per il 2012 diffuserecentemente da Censis:prezzi degli immobili media-mente a picco del 20%, conpossibili “inabissamenti” finoal 50%, con l’introduzionedell’Imu per la prima casa adassestare il definitivo colpo digrazia a un settore da troppotempo sofferente. Previsioni

negative che, va detto, largaparte di osservatori e addettiai lavori hanno schivato infretta, un po’ per scongiurareil dilagare del virus catastro-fista, un po’ perché i dati pro-dotti dagli istituti più accre-ditati, convergono in effettiverso diagnosi meno tran-chant. Scorrendo, ad esempio, lanota trimestrale sull’anda-mento del mercato immobi-liare italiano nel quarto tri-mestre del 2011 pubblicatadall’Agenzia del territorio, il“paziente” che ne esce nonscoppia certo di salute, manon è neppure così cronico.In calo dell’1,9% rispetto al2010, il dato immobiliarecomplessivo del 2011 conse-gna tassi tendenziali che daottobre a dicembre hannopersino visto ricomparire se-gni positivi nel settore resi-

denziale (+0,6%) e delle per-tinenze (+2,1%). Meno rin-cuoranti le variazioni nelmercato non residenziale, conil settore terziario nei pannidi fanalino di coda con un -16,5% di transazioni con-cluse nell’autunno scorso. Aproposito di immobili com-merciali, che in termini digiacenze rappresentano la za-vorra più imponente di unmercato tenuto al palo dallastretta creditizia, una chiavedi lettura nel segno del cautoottimismo è offerta da No-misma, secondo cui «l’allen-tamento della pressione in-ternazionale legato al debitosovrano potrebbe favorire, apartire dal secondo semestredel 2012, una timida ripresasul versante corporate».Sprazzi di fiducia che, inqualche misura, il centrostudi bolognese riflette anche

Prezzi più bassie tempi più lunghi Andare incontro alla ristretta capacità di spesa degliacquirenti e orientare le trattative verso il segmento dellelocazioni. Così si può contenere la perdita di quota di unmercato immobiliare nazionale condizionatonegativamente dall’ImuGiacomo Govoni

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Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 157

nelle proiezioni per il 2012sulle compravendite abita-tive, attestate su una perditadi sole 4mila transazioni ri-spetto alle 598.224 registratea consuntivo nel 2011. Di«insospettabile tenuta» parlaNomisma, a condizione peròche coincida con un «gra-duale adattamento delleaspettative dei venditori allafase di mercato». In altre pa-role: o gli operatori dell’of-ferta faranno un passo decisoverso la ridimensionata capa-cità di spesa dei potenzialicompratori o la ripresa ri-marrà un miraggio ancoraper molto. Una ricetta contro la stagna-zione pressoché obbligata eperaltro già messa in atto nel

2011, come dimostrano i ri-sultati del sondaggio con-giunturale di Banca d’Italiasul mercato delle abitazioniin Italia. Tra gli oltre 1.500agenti intervistati lo scorsogennaio, si allarga al 66,5% lafetta di coloro che dichiaranouna diminuzione dei prezzi,rispetto al 51,2% del periodoprecedente. Spie di debolezzache ritornano anche nelle ri-sposte fornite dagli operatoririguardo al margine di scontoe ai tempi di completamentodelle trattative, saliti rispetti-vamente al 13,7 (dal 12,5 delprecedente trimestre) e a 7,6mesi (contro i 7,1 dello scorsoottobre). Un quadro di pro-gressiva tendenza al ribasso incui, al di là del declino senza

scampo prospettato da Cen-sis, qualche scappatoia perammortizzare gli effetti dellacrisi s’intravede ancora. Asuggerirne una è l’ufficiostudi Tecnocasa, che consigliadi puntare di più sull’affitto,ritenuto «un mercato attivoper la domanda di coloro chenon riescono ad acquistare eper la tanta offerta sul terri-torio alimentata dagli immo-bili acquistati per investi-mento». Una soluzione rifugio, sperando che nel frat-tempo la crescente propen-sione degli italiani all’acquistodi immobili, dal 45% al 49% rilevata nel primo trimestre del 2012 dal por-tale Immobiliare.it, si traducain fatti.

Il mercato immobiliare

��

Tra i 1500 agenti intervistati lo scorso gennaio da Banca d’Italia,salgono al 66,5% coloro che dichiarano una diminuzione deiprezzi immobiliari, contro il 51,2% di ottobre 2011

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EDILIZIA

158 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Destano preoccu-pazione i primiriscontri, fornitinelle scorse setti-

mane da Confedilizia, relativiagli aumenti determinati dal-l’introduzione dell’Imu spe-rimentale. Calcolati sugli im-mobili concessi in locazionenei comuni che hanno già ap-provato le relative aliquote,tali dati prefigurano scenarifoschi sia per i proprietari diseconde case che per gli affit-tuari. Raddoppiati i valorid’imposta degli immobili acontratto libero, schizzanoletteralmente alle stelle quellirelativi ai contratti “concor-

dati”: triplicati, quadruplicatie in alcuni casi, persino se-stuplicati. «Il combinato di-sposto del +60% della baseimponibile per quasi tutti gliimmobili, dell’innalzamentodell’aliquota massima appli-cabile nonché dell’accresciutocarico tributario imposto agliimmobili locati – spiega Cor-rado Sforza Fogliani, presi-dente di Confedilizia – ha de-terminato un effettodepressivo sul settore che nonsarà facile assorbire».

In materia d’imposizionefiscale, lei ha sostenuto chel’unica ricetta per rianimare ilmercato immobiliare è tor-

nare indietro: una bocciaturasenza appello della nuovaImu?«L’introduzione dell’Imu spe-rimentale ha inferto un colpodurissimo all’intero mercatoimmobiliare, sia della com-pravendita sia della locazione.Con conseguenze, peraltro,sull’intera economia italiana.Non bisogna infatti dimenti-care che un settore immobi-liare in salute tiene in movi-mento tutta una serie diattività collaterali - dagli in-terventi di manutenzione aquelli di ristrutturazione deifabbricati - che, oltre a deter-minare entrate non indiffe-

Rispettare il principiodella capacità contributivaTempi duri per i proprietari d’immobili, con pesanti ricadute sul

settore delle locazioni. Nel mirino di Corrado Sforza Fogliani ci sono

l’Imu e la riforma catastale, che «produrranno effetti drammatici se

non si correrà ai ripari»

Giacomo Govoni

Nella pagina

successiva,

Corrado Sforza

Fogliani,

presidente nazionale

di Confedilizia

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 159

renti nelle casse dello Statosia in termini di Iva che diimposte sui redditi, contri-buiscono in misura notevolealla crescita del Pil del Paese ealla creazione o manteni-mento di posti di lavoro».

La rateizzazione dell’Imumitiga il suo giudizio sulleazioni di fiscalità immobi-liare messe in campo dal go-verno?«Presentata come un granderisultato, la rateizzazione del-l’Imu è in realtà una meramodalità di versamento del-l’imposta che, peraltro, èbene che sia stata previstacome facoltativa. Se è vero,infatti, che per alcuni pro-prietari il pagamento in tre

rate può rappresentare unaiuto, per molti può risultarepiù conveniente evitare diversare entro settembre lamaggior parte del tributo emantenersi le relative dispo-nibilità sino alla fine del-l’anno. La verità è che le forzeparlamentari avrebbero do-vuto contrastare con maggiorconvinzione quella vera e pro-pria azione sistematica di ag-gressione all’investimento im-mobiliare, che ormai haassunto i connotati di un’ope-razione statalista di redistri-buzione dei patrimoni. Que-sto contrasto non vi è stato ei risultati sono sotto gli occhidi tutti».

La nuova normativa sugli

immobili colpirà, per l’ap-punto, soprattutto gli affitti.Con quale impatto sull’an-damento delle locazioni?«Sul settore delle locazionil’impatto dell’Imu è stato ilpiù devastante e produrrà ef-fetti drammatici se non sicorrerà ai ripari. In Parla-mento tutti i gruppi di mag-gioranza hanno presentatoemendamenti finalizzati a farsì che la riduzione al 4 permille dell’aliquota base del7,6 per mille, non costituiscauna mera facoltà concessa aiComuni, ma sia trasformatain una previsione di legge, perlo meno in caso di contratti acanone calmierato. Il Go-verno ha detto no a questa � �

Il disegno di legge del governo vaverso un catasto essenzialmentepatrimoniale, pur in unasituazione di mercato in cui nonvi è coerenza tra reddito e valoredelle singole case

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160 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

proposta nonostante, a dettadei tecnici, costi solo 40 mi-lioni di euro. Cifra cheavrebbe potuto essere facil-mente recuperata intaccandoin minima parte le numeroseagevolazioni fiscali previsteper altre forme d’investi-mento immobiliare».

Su quali criteri di valuta-zione dovrebbe fondarsi uncatasto che ambisca a un realeammodernamento nel segnodell’equità?«L’unico criterio che possa ga-rantire una revisione equa delcatasto è quello di rispettare iprincipi ispiratori dell’attualelegge catastale, che prevede

un catasto reddituale in fun-zione di una tassazione ri-spettosa del principio costi-tuzionale della capacitàcontributiva. Il disegno dilegge del governo è invece in-dirizzato sulla strada di un ca-tasto che finirà per essere es-senzialmente patrimoniale, divalori, pur in una situazionedi mercato in cui non vi ècoerenza tra reddito e valoredelle singole case».

Anche le disposizioni sullarevisione catastale contenutenel ddl non la convincono?«Il rischio è che questa ri-forma ponga surrettiziamentele basi per una “patrimonialepermanente delle famiglie”,col risultato di avallare l’inci-vile principio che un immo-bile possa essere colpito anchea prescindere dal reddito cheproduce e dalla capacità con-tributiva del suo proprietario.È ciò che la Corte costituzio-

nale tedesca, per evitare anchel’espropriazione progressivadei beni, ha invece impeditoin Germania».

Il report immobiliare ur-bano Fiaip 2011 evidenziauna forbice tra richiesta e of-ferta nelle compravendite an-cora troppo ampia. Sul frontedell’accesso al credito, comeintervenire per ridurla?«Le banche, come tutte le im-prese, operano secondo cri-teri di economicità. E le ga-ranzie di solvibilità nonpossono essere sostituite daaltri parametri. Ciò che biso-gnerebbe fare è diminuirel’eccessiva pressione che sog-getti incapaci di sostenerne icosti, esercitano sul mercatodella compravendita, attra-verso misure di rilancio del-l’affitto, specie a canone cal-mierato. Ma la tendenzarecente è purtroppo di segnoopposto».

� �

Page 123: Dossier Friuli 05 12

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxSergio Marchionne

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 161

Risale al 2007 il pe-riodo di massimaespansione delle ero-gazione dei mutui in

Friuli Venezia Giulia. Trascorsicinque anni, gli esiti delle inda-gini effettuate dal centro studidell’Ance regionale vedono com-primersi del 25% le richieste pergli investimenti in edilizia abita-tiva, fino a scivolare al 30,4%registrato dal non residenziale.«Aggiungo – sottolinea il presi-dente Valerio Pontarolo – chedal 2008 a oggi il settore edile re-gionale ha perso quasi 700 im-prese e oltre 3.500 operai. C’èquindi bisogno di agire subito,ma soprattutto di farlo insieme».Una dichiarazione d’intenti chesi sostanzierà il prossimo 28maggio presso la fiera di Porde-none, dove avranno luogo glistati generali delle costruzionipromossi dall’intera filiera del-l’edilizia territoriale «per con-frontarsi su un percorso di co-

mune impegno assieme a coloroche hanno responsabilità di go-verno e di amministrazione. Eper proporre, in ultima analisi,un patto per costruire insieme ilfuturo della regione».

Una chiamata per unire glisforzi a tutela di un settorechiave della vostra economia«In Friuli Venezia Giulia il com-parto delle costruzioni contacirca 38mila unità, il 10% degliaddetti, il 16% delle imprese,con quasi 16mila aziende attivenel 2011. Bastano queste pochecifre per capire quanto sia prio-ritario che, in una congiunturadel settore così difficile, indu-striali, sindacati, artigiani, pro-fessionisti, politici, amministra-tori e agenti immobiliari siuniscano, per individuare nuoveopportunità di crescita e definiregli strumenti a disposizione delleamministrazioni e delle imprese».

A livello nazionale il seg-

mento più in sofferenza risultaquello della nuova edilizia abi-tativa, che ha visto la produ-zione dell’ultimo quinquenniocrollare del 40,4%. Un trendconfermato anche in regione:quale intervento, su tutti, po-trebbe contribuire a invertirlo?«La tendenza negativa in atto èmolto complessa. Considerando,però, che nel 2011 le banchehanno erogato il 12,7% in menodi mutui alle famiglie e le eroga-zioni per investimenti in ediliziaresidenziale sono calati del16,8%, l’Ance è impegnata inquesto momento soprattutto sul

Rigenerazione urbanaa basso consumoDisegnare nuove geometrie per consentire ai privati di individuare occasionialternative di investimento. Valerio Pontarolo illustra la sua ricetta alla filieraedilizia regionale per frenare l’onda recessiva che sta investendo il settoreGiacomo Govoni

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Valerio Pontarolo

Valerio Pontarolo,

presidente di Ance

Friuli Venezia Giulia

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EDILIZIA

162 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

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Come evidenziato di recente dal presidente nazionale Paolo Buzzetti,la manutenzione delle nostre città rappresenta sicuramente laprincipale “infrastruttura” del Paese

fronte finanziario-creditizio.Stiamo pertanto valutandonuove formule che prevedano,ad esempio, l’opzione del riscattodell’appartamento dopo un pe-riodo in locazione. In altri ter-mini una sorta di affitto ponteverso l’acquisto, che potrebbeperfezionarsi dopo 6/8 anni».

Un vostro recente studiomette in luce come il 40% delpatrimonio edilizio regionaleabbia più di 50 anni. Rigene-razione urbana, riqualifica-zione e manutenzione di edi-fici vecchi: sono queste le“assicurazioni sul lavoro” che icostruttori friulani devono sot-toscrivere in futuro?«La manutenzione delle nostrecittà rappresenta sicuramente laprincipale “infrastruttura” nazio-nale come evidenziato, peraltro,dal presidente nazionale PaoloBuzzetti intervenuto recente-mente a Trieste in occasione delconvegno “Dal piano casa alpiano città”. Un evento che haposto l’accento in particolare sul-l’interconnessione esistente fra il

patrimonio edilizio, le reti di mo-bilità urbana e lo spazio collet-tivo. Una visione che richiede,però, la definizione delle prio-rità di intervento e la contestualeelaborazione delle strategie cheriguardino l’organismo urbanonel suo complesso. A tale propo-sito, abbiamo avviato con l’Ancie la sezione regionale dell’Istitutonazionale di urbanistica un pro-ficuo confronto che, nel guar-dare al patrimonio esistentecome una risorsa che richiede unrecupero di funzionalità e di qua-lità, mette al centro delle pro-blematiche la città».

In termini di tenuta e au-mento della competitività delleimprese costruttrici, quantosarà decisiva nei prossimi mesil’attenzione alla qualità ener-getica e ambientale degli edifici?«La questione ambientale e delrisparmio energetico ha assuntonegli ultimi anni una rilevanzacrescente, sottolinearlo è quasipleonastico. Si tratta però di unambito nel quale si aprono molte

opportunità concrete, sia per ilnostro settore sia per le ammini-strazioni. In questa direzione,leggiamo la proposta dell’ammi-nistrazione regionale che ha re-centemente anticipato il rifinan-ziamento della legge regionalen.17/2008, che prevede la con-cessione di contributi a favore diinterventi di manutenzione stra-ordinaria finalizzati alla messa anorma di impianti tecnologici oal conseguimento del risparmioenergetico della prima casa.

Fondi a parte, cos’altro oc-corre per sensibilizzare all’eco-sostenibilità?Anche su questo tema, per certiaspetti collegato al precedente,c’è bisogno di un approcciostrutturato che definisca inmodo puntuale le opportunità egli strumenti a disposizione delleamministrazioni e delle imprese.In altri termini, l’obiettivo èquello di individuare con i Co-muni e la Regione le modalitàmigliori con cui incentivare il ri-corso al recupero edilizio e al ri-sparmio energetico».

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxAntonio De Paolo

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 163

Transazioni immobi-liari in calo dell’8,9%rispetto al primo se-mestre 2010, con

l’area giuliana a trascinare verso ilbasso la regione che, nel com-plesso, mostra una migliore resi-stenza al momento critico chesta investendo il mercato immo-biliare. È quanto emerge dalleultime rilevazioni ufficiali ag-giornate al primo semestre 2011,svolte dagli uffici provinciali del-l’Agenzia del territorio e pubbli-cate nel borsino immobiliareFiaip 2012. Segnali di staticitàche, stando alle anticipazioni suinuovi dati regionali in via di ela-borazione in queste settimane,si sarebbero protratti anche nelsecondo trimestre. «Fra mancataerogazione da parte del sistemadel credito, l’avvento dell’Imu ela situazione economica generale– rileva Antonio De Paolo, pre-sidente regionale di Fiaip – si fa-ticano a cogliere elementi che in-ducano all’ottimismo».

Tra le previsioni negative delCensis e gli afflati di ottimi-smo sulla futura propensioneall’acquisto ventilati da altriistituti, dove si colloca la realtà

regionale?«Le previsioni del Censis misembrano eccessive e addiritturapericolose perché potrebbero in-nescare un’ondata di ribassi che,nella migliore delle ipotesi, spin-gerà i proprietari di abitazioni acongelare le vendite e a ritirarsiancor di più dal mercato. A vi-vere la situazione peggiore, anchenella nostra regione, sono tutta-via le imprese edili che, dovendofare i conti con stock immobiliarilegati a costruzioni di 2-3 anni fa,rimasti invenduti e magari nonin linea con le direttive sull’effi-cienza energetica e sul conteni-mento dei consumi, rischianooggi di avere per le mani immo-bili vetusti e superati. Per mone-tizzare le imprese dovranno per-tanto considerare di applicaresconti abbastanza forti, il checomporterà un sensibile ridi-mensionamento del mercato».

Un ritardo del mercato degli immobili commercialiche si riflette anche nel con-fronto diretto con quello residenziale?«In effetti è così. Mentre il mer-cato residenziale, seppur ridi-mensionato, in qualche modo

tiene, il settore industriale, com-merciale e dei capannoni è infortissima contrazione. Vuoi perla delocalizzazione, vuoi per ildifficile dialogo con le banchegià evidenziato in precedenza, almomento le aziende regionali in-vece di pensare a nuove diret-trici di sviluppo si vedono co-strette a ridimensionare, quandonon a chiudere».

Quali province offrono segnali più incoraggianti infatto di compravendita degliimmobili?«Più che di province parlerei dilocalità. Tengono ancora bene,seppur con volumi e valori ridi-mensionati, località di marecome Grado e Lignano Sabbia-doro che, potendo beneficiare diun mercato internazionale, sonomeno vincolate al solo acqui-rente italiano di seconda casa.Stesso discorso vale per la fasciadel Collio goriziano, la zona deigrandi vini bianchi italiani. Infine c’è Trieste che, in virtùdella grande metamorfosi inchiave ricettiva avuta negli ul-timi 10-15 anni, ha sviluppatouna maggior attrattività per chiviene da fuori».

Acquirenti di frontiera,risorsa contro lo stalloIn pesante affanno le compravendite di uffici e capannoni,soprattutto nell’area interna giuliana, mentre le località turistiche di confine sollevano le sorti di un mercato regionale che perdevelocità. La parola ad Antonio De PaoloGiacomo Govoni

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EDILIZIA

P rocedono i lavori perla realizzazione delgrande progetto re-sidenziale Parcomare

a Trieste. L’idea è nata nel1994, fortemente voluta dal-l’ingegner Sergio Hauser, pre-sidente del consiglio di ammi-nistrazione, nonché azionistadi riferimento della CampoMarzio Costruzioni Spa. «Al-l’epoca l’area ospitava una fi-liale di vendita della Fiat, chesarebbe stata alienata entro

breve - spiega Sergio Hauser -.Si rendevano disponibili così20 mila metri quadrati di ter-reno industriale da restituirealla città. Abbiamo pensato diriqualificare tutta l’area per rea-lizzare un’iniziativa di ediliziaprivata unica nel suo genere.Parcomare offre infatti alla cittàun nuovo modello di vivibilitàper la residenza, per il lavoro eper il tempo libero, rigenera erestituisce a Trieste una por-zione di territorio urbano of-frendo uno sguardo inedito eprivilegiato sulla città, con unintervento attento e rispettosodell'ambiente».

Il progetto sorge in unazona storica della città.«Sì, in quest’area di Trieste,nell’Ottocento, c’erano le resi-denze di lusso, come la famosaVilla Murat, abitata nel XIXsecolo da Carolina Buona-parte, sorella di Napoleone an-data in sposa appunto a Mu-rat, famoso generalenapoleonico. Oggi la zona rap-presenta una posizione strate-gica nel contesto cittadinocontemporaneo: abitare qui si-

gnifica scegliere di vivere incittà e al contempo goderedella natura. Ci si trova infattidavanti il mare, ma a pochipassi la Piazza dell’Unità d’Ita-lia, il cuore di Trieste».

In che senso Parcomarerappresenta un nuovo mo-dello di vivibilità per la resi-denza e quali servizi offre?«Parcomare realizza il sogno dichiunque sia innamorato diTrieste: abitare tra il mare e unpolmone verde, ma contempo-raneamente essere in centrodella città senza per forza doverprendere la macchina. Triesteha una morfologia tutta parti-colare, è composta da tanti colliche implicano un continuo salie scendi per i rioni. Così chisceglie di godere della vista delmare, deve necessariamente op-tare per un’abitazione che ob-bliga all’uso dell’automobile.Parcomare invece coniuga tuttele esigenze, racchiudendo in sévista, mare, verde e la vicinanzaal centro della città. Attirandonon solo i triestini, ma anche imilanesi e gli stranieri in gradodi apprezzare la Trieste mitte-

Il progetto Parcomare, a Trieste, riesce a coniugare vista mare,

verde e la vicinanza al centro della città. Offrendo un nuovo modello

di vivibilità residenziale. Sergio Hauser fa il punto sul progetto

Eugenia Campo di Costa

L’ingegner Sergio Hauser, presidente del consiglio di amministrazione, nonché

azionista di riferimento della CMC (Campo Marzio Costruzioni) Spa di Trieste.

Nella pagina accanto, un rendering del progetto Parcomare - www.parcomare.it

Parcomare, una nuovavivibilità per Trieste

164 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 165

leuropea che l’Austria con Ma-ria Teresa aveva trasformatonel più importante Porto del-l’Impero austro-ungarico».

Quante residenze com-prenderà il progetto e qualialtre eventuali strutture nefaranno parte?«Il progetto prevede due pa-lazzine che sorgono in unparco privato ad uso dei resi-denti di Parcomare e una re-altà commerciale. Tutti gli ap-partamenti, dal monolocale aquelli di grandi dimensioni,dispongono di ampi terrazzi odi giardini privati con vistadifferenziata verso il mare, lacittà o il verde interno. Inol-tre, abbiamo pensato anche aigià residenti nelle zone limi-trofe predisponendo par-cheggi, box e posti auto, de-stinati a loro, poiché il rioneoffre poca disponibilità al ri-covero delle autovetture».

In che modo il progetto ri-spetta le esigenze, sempre piùsentite, di risparmio energe-tico e ridotto impatto am-bientale?«Ogni scelta progettuale è statafinalizzata all’ottenimento delmassimo rendimento energe-tico, coordinando sapiente-mente progettazione architet-tonica e impiantistica. Laclimatizzazione invernale cen-tralizzata garantisce un elevatocomfort a costi contenuti gra-zie ai pannelli radianti posti apavimento su tutta la superfi-cie degli appartamenti. Questetecnologie impiantistiche, in-sieme al sistema solare termicoper l’acqua calda sanitaria eagli involucri ad alte presta-zioni permettono di collocarel’intervento in Classe Energe-tica A. Ogni spazio, ogni det-taglio fanno di Parcomare lascelta più sicura per chi desi-

dera vivere il meglio e fare uninvestimento vantaggioso peril futuro».

Attualmente la vostra atti-vità è concentrata in toto sulParcomare. A che punto sietecon il progetto e quali obiet-tivi e sfide attendono laCMC Spa quest’anno?«La nostra società è tutta con-centrata nella realizzazione diParcomare. Oggi la costru-zione sta sorgendo dal fuoriterra, sta elevando i primi so-lai delle residenze e si prevededi festeggiare la copertura peril prossimo mese di ottobre.Purtroppo il momento sto-rico-economico non aiuta ilnostro mercato. Ma la“piazza” di Trieste è semprestata un po’ anomala. Le cosebelle si vendono sempre eParcomare offre qualcosa diunico. Perciò affrontiamo ilfuturo con fiducia».

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Tutti gli appartamenti, dal monolocale a quelli di grandi dimensioni,dispongono di ampi terrazzi o di giardini privati con vistaverso il mare, la città o il verde interno

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EDILIZIA

166 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

I vantaggi del prefabbricatoUtilizzando i pannelli di acciaio e cemento si ottengono soluzioni abitative di alta qualità,

con un risparmio economico rispetto a una costruzione tradizionale, a parità di risultato.

Ne parla Alessandro Dozzi

Manlio Teodoro

S econdo i dati Istat ele stime dell’Associa-zione Nazionale Co-struttori Edili

(Ance) nel quadriennio 2007-2011 gli investimenti in co-struzioni sono calati del 21,1per cento. Le previsioni per il2012, se confermassero iltrend negativo, porterebbero aun calo del 24,1 per cento ri-spetto al 2007, ultimo anno asegno positivo (più 0,7 percento). Questi dati sintetiz-zano efficacemente la situa-zione del settore edile italiano,che non a caso è stato uno deisettori che ha maggiormenterisentito della crisi economica.Tuttavia, all’interno di questidati, focalizzando l’attenzionesull’andamento del mercatodella prefabbricazione, euscendo quindi da quellodella costruzione tradizionale,si riscontrano risultati com-pletamente diversi. È il casodella Ibc Casa, impresa edilecon sede a Bagnaria Arsa, inprovincia di Udine, ma attivasull’intero Triveneto. «Il no-stro bilancio 2011 è assoluta-mente positivo – spiega il ti-

tolare, Alessandro Dozzi –.Siamo cresciuti del 20 percento rispetto all’anno prece-dente, rappresentando unesempio in assoluta contro-tendenza rispetto al settore».La formula che ha permesso aIbc di centrare questo obiet-tivo si può riassumere nei con-cetti base della loro offertaedilizia: «Il valore aggiunto of-ferto dalle nostre abitazioniprefabbricate in cemento e ac-ciaio è dato dai costi e tempidi realizzazione certi, dallapossibilità di realizzare pro-getti su misura e dalla qualitàdei materiali, che permettono

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 167

Alessandro Dozzi

di avere case con certificazioneenergetica di classe A e strut-ture antisismiche. A ciò si ag-giunge un servizio chiavi inmano che comprende ancheil disbrigo di tutte le praticheburocratiche che riguardanola nuova costruzione».L’impresa, dopo una lungaesperienza nelle costruzionitradizionali, analizzando ilmercato ha individuato la pos-sibilità di sviluppare soluzioniedilizie alternative che andas-sero incontro alle richieste diun mercato residenziale sem-pre più attento ai costi e al ri-sparmio energetico. «Sulla basedi una solida competenza de-cennale, abbiamo scelto diadottare un sistema costrut-tivo di tipo misto, che sposassele migliori soluzioni costrut-tive tradizionali e quelle pro-prie della prefabbricazione edi-lizia. Questa è stata la veraintuizione e oggi moltissimepersone si stanno orientandoverso questo tipo di case. An-che perché consentono di ot-tenere gli stessi risultati esteticie funzionali con tempi di rea-lizzazione più brevi quindi unnotevole risparmio econo-mico». I materiali fondamen-tali sono l’acciaio e il cemento,utilizzati per la costruzione deipannelli, confezionati in basealle esigenze del progetto. «Aquesti due materiali si aggiun-gono la lana di roccia per gliisolamenti e altri. Come, inparticolare, il Bipanel Isoter-mico Ibc, che garantisce unisolamento termo-acustico eun’abitabilità di gran lunga su-periori a quelli delle costru-zioni tradizionali. E ovvia-

mente il conseguente rispar-mio energetico, grazie ad am-bienti asciutti e salubri realiz-zati secondo i principi dellabioedilizia – quindi conl’esclusione di tutti i materialie componenti inquinanti otossici». Dopo gli ottimi risul-tati ottenuti nel 2011 da Ibc,Dozzi tratteggia i principaliobiettivi e le previsioni perl’anno in corso e quelli se-guenti: «Sulla base del nostropacchetto ordini, possiamoconfermare che nel 2012 pro-seguiremo sullo stesso trend dicrescita dell’anno precedente.Fatto salvo questo risultato,pensiamo di avere le potenzia-lità di poterlo migliorare an-cora. Per questo intendiamoprovare ad allargare il nostroraggio di azione territoriale an-che oltre il Triveneto – purchéciò avvenga per progetti di di-mensioni adeguate, dato che icosti di trasporto hanno unpeso importante sul nostro bi-lancio. A questo si sommanole possibilità che si sono apertedi avviare delle collaborazionicon alcuni architetti che sisono mostrati interessati allanostra tecnica di costruzione –in questo momento stiamo giàlavorando a un progetto am-bizioso, disegnato da un ar-chitetto che ha voluto utiliz-zare le potenzialità costruttivedei nostri pannelli. Infine,una sfida importante è rap-presentata dalla scelta dinuovi materiali che ci per-mettano di garantire unaqualità di costruzione, termo-isolamento e vivibilità sem-pre maggiori a fronte di costipiù contenuti».

L’impresa di costruzioni

Ibc Casa Srl ha sede

a Bagnaria Arsa (UD)

www.ibc-casa.it

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EDILIZIA

168 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

A ffidare a singolemaestranze ognunodegli elementi checoncorrono alla

realizzazione di un progetto,dentro e fuori un cantiere diedilizia abitativa, segna il diffe-renziale qualitativo e tempisticodell’intero sistema di costru-zione. In tal senso, la formula“chiavi in mano” offerta damolte imprese del settore, puòdivenire strategica solo se messaa punto come servizio com-

pleto e integrato in ogni fase diedificazione. Lo sanno bene allaZanutta, società avviata nel1952 per la rivendita di pro-dotti agricoli e nel tempo am-pliatasi con la fornitura di arti-coli rivolti non solo aicostruttori edili ma anche allaclientela finale (arredo bagno,ceramiche, ferramenta, porte)fino all’apertura di ben 5 seditra Udine e Trieste. «L’obiettivoè costruire edifici che rispec-chino la tradizione italiana, cheabbiano quindi la massima lon-gevità e che siano immuni dalconcetto di costruzione ameri-cano che prevede interventi dimanutenzione in tempi brevi».Per Vincenzo Zanutta, rappre-sentante, insieme al fratelloGianluca, della terza genera-zione al volano dell’azienda difamiglia, «la casa è l’investi-mento più duraturo perché ilmattone si considera ancorauna garanzia di stabilità al ri-paro da speculazioni».

Attraverso quali strategieoperative diffondete il valoredel mattone?«Partendo dal presuppostoche non possiamo porci inconcorrenza con i protagoni-sti del settore edile perché no-stri clienti, abbiamo creato

una società parallela, la Za-nutta Service che compra ma-teriale dalla Zanutta Srl e in-gaggia manodoperaspecializzata come il carton-gessista, il pittore, il carpen-tiere, il falegname, sfruttandosempre la massima qualitàprofessionale disponibile nelsettore, poiché lo specialistaha una competenza limitatama molto alta. In tal modosiamo riusciti a fidelizzare siai professionisti o artigiani no-stri clienti, sia l’acquirente fi-nale che può contare su unservizio completo e integrato,compresa la fase burocratica».

Siete dunque riusciti a ge-nerare sul territorio una fi-liera delle costruzioni?«Poter contare su maestranzespecializzate esterne ci con-sente di poter ottimizzaretempi e costi ma soprattuttodi ottenere manufatti edilizirealizzati ad hoc in ogni suoelemento. E ciò significa con-quistare la soddisfazione delcommittente, obiettivo finaledella nostra attività. Unavolta il cliente che compravai materiali alla Zanutta si af-fidava poi a professionisti disua fiducia per la realizza-zione delle diverse fasi del

Tradurre il valore del mattone in abitazioni realizzate da maestranze specializzate.

È l’impegno del Gruppo Zanutta che, affidandosi alla collaborazione di professionisti

e artigiani locali, è giunta a generare una filiera delle costruzioni

Giulio Conti

Da sinistra, Gianluca e Vincenzo Zanutta del Gruppo Zanutta. Nella pagina

a fianco, panoramica della sede centrale di Muzzana del Turgnano (UD)

e un momento di lavoro nella filiale di Pocenia (UD) - www.zanuttasrl.it

Una filiera sul territorio

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 169

Vincenzo Zanutta

progetto, con intuibili disagiin termini di tempo e impre-visti; ora invece deve solo sce-gliere gli accessori della casa eal resto pensiamo noi».

Una scelta vincente che viha permesso di fidelizzare siagli operatori cui vi affidate,sia gli acquirenti. «Non solo. Il reale, completo eintegrato servizio “chiavi inmano” offerto rappresenta unadelle ragioni che hanno deter-minato la crescita del gruppoZanutta. Parimenti una co-stante politica di investimentiha avuto effetti positivi sullesorti dell’azienda, in un set-tore in attuale collasso che pe-nalizza le società statiche e las-siste. Riteniamo fondamentaledare costantemente slancio al-l’attività sia commerciale cheproduttiva con nuove acquisi-

zioni come ad esempio, quellarelativa a un ulteriore magaz-zino edile a Feletto Umbertodove è stata allestita un’im-portante area show room conarticoli di arredo bagno, pavi-mentazioni in legno e cera-mica, porte e finiture».

Qual è il target cui si ri-volge il gruppo Zanutta?«Le nostre attività interessanopiù fasce di operatori edili e

committenti privati o immo-biliaristi. Riusciamo ad esem-pio a ridurre al minimo i co-sti di quei cantieri in cui nonoccorre fissare in alto livelli diqualità, ma siamo perfetta-mente in grado di eseguire la-vorazioni con finiture di pre-gio per abitazioni importanti.Non avvalendoci di manodo-pera diretta ma, per ogniposa, di diversi artigiani spe-cializzati, possiamo sceglierechi è più adatto per le pose dipiù alta qualità e costi, e chiper quelle qualitativamenteinferiore. Quindi al tempostesso siamo in grado di of-frire un servizio di elevataqualità ma in maniera estre-mamente elastica, per altrosenza grandi spese fisse chesono quelle che oggi affos-sano le aziende».

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Non avvalendoci di manodopera direttama, per ogni posa, di diversi artigianispecializzati, fidelizziamo la filieradei costruttori e insieme il cliente finale

Page 132: Dossier Friuli 05 12

EDILIZIA

170 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

C’ è uno stru-mento che nelmondo del-l’edilizia sta di-

ventando indispensabile: il gps.Grazie all’utilizzo di questa tec-nologia, che solo da alcuni anniè approdata nel comparto dellecostruzioni, è infatti possibileottenere elevatissimi livelli diprecisione nella realizzazionedelle opere e quindi garantireuna qualità di molto superiorea quella raggiunta fino a oggi. Aspiegarci meglio i vantaggi delgps è Riccardo Frappa, titolare

insieme al fratello Renato dellasocietà Frappa Edilizia di Ca-mino al Tagliamento, in pro-vincia di Udine. «La nostraazienda – spiega RiccardoFrappa – è stata una delle primea disporre della tecnologia gps.Gli investimenti a cui abbiamodovuto far fronte per dotarci ditale strumento sono stati note-voli, ma hanno soddisfatto inpieno le aspettative. I dispositivisatellitari per il rilievo e il trac-ciamento, infatti, non solo per-mettono di impiegare una tec-nica di georeferenziazione permettere in opera “al millime-tro” il progetto su cui si sta la-vorando, ma consentono an-che di coordinare le variemacchine di movimentazione,così che gli scavi siano realizzatinel modo ottimale».

La Frappa Edilizia ha usu-fruito della strumentazionegps durante una grande com-messa, la realizzazione dellaVetreria Sangalli. Come si èsviluppato l’intervento?

«La progettazione e la realizza-zione dello stabilimento dellaVetreria Sangalli di San Giorgiodi Nogaro ha coinvolto diverseimprese edili e, nello specifico,la nostra società si è occupatadella costruzione della compli-cata area di produzione del-l’impianto, delle parti struttu-rali e della viabilità, gestendoinoltre il cantiere e coordi-nando il lavoro di tutti i varipartner. Il nostro cantiere è du-rato 470 giorni e ha visto larealizzazione dei seguenti lo-cali: il forno, il bagno, l’arearicottura, il parco rottami, il si-los sabbia, l’impianto acque,l’area imballaggi, l’impiantofumi, l’edificio composizione ela cabina elettrica. Le apparec-

L’edilizia gioca il suo nuovo asso

nella manica e sfodera la tecnologia

gps, offrendo al mercato un livello

di qualità mai raggiunto prima.

Ne parliamo con Riccardo Frappa Emanuela Caruso

Più precisione con il sistema gps

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 171

Riccardo Frappa

chiature tecnologiche utilizzatesono state tante e tra le più im-portanti, oltre al gps, possiamocitare il sistema a laser per ge-stire gli scavi del terreno».

Come si è evoluta neglianni l’attività della FrappaEdilizia?«L’azienda è nata come una pic-cola impresa artigianale di co-struzioni residenziali, passionequesta che tuttora viene colti-vata e portata avanti. Negli anni,grazie alle continue esperienzematurate, abbiamo ampliato ilnostro raggio d’azione, interes-sandoci prima all’edilizia pub-blica e a quella commerciale eindustriale, e poi alla realizza-zione di impianti sportivi, dicentri commerciali e di ristrut-

turazioni degli antichi patrimoniedilizi. Oggi, siamo inoltre oc-cupati nel comparto delle operestradali e dell’urbanizzazione, esiamo anche in grado di co-struire opere chiavi in mano, ov-vero seguendo la progettazione,l’esecuzione di ogni particolaretecnico, la rispondenza alle nor-mative di legge e tutto l’iter bu-rocratico. Infine, commercializ-ziamo le opere che edifichiamograzie a due società immobiliaridi nostra proprietà».

Come si traduce il con-cetto di qualità?«Qualità per noi significa at-tenzione estrema alle esigenze enecessità dei committenti, pre-cisione e sicurezza nelle fasi diprogettazione e realizzazione, e

responsabilità e cura durantele consegne. Per ottenere talirisultati, investiamo in stru-menti di lavoro efficaci e al-l’avanguardia e garantiamo unaforza lavoro qualificata, prepa-rata e collaborativa. È così chenel 2010 ci siamo guadagnatila Medaglia d’Oro e il Diplomadi Benemerenza da parte dellaCamera di Commercio diUdine per l’imprenditorialitànel settore industriale».

Fra le principali novità ri-guardanti la vostra impresa,la più rilevante è sicuramentel’apertura verso il mercatodelle energie rinnovabili.«Da alcuni anni siamo diventatipunto di riferimento in FriuliVenezia Giulia per la realizza-zione di centrali a biomasse.Siamo stati i primi a intrave-dere le possibilità di successodegli impianti per la produzionedi energia elettrica derivantedalla fermentazione di bio-masse, e oggi il Nord Italia vantaben dodici impianti biogas».

In apertura, Riccardo Frappa della Frappa Edilizia con sede

a Camino al Tagliamento (UD). Nelle altre immagini, momenti di lavoro in cantiere

www.frappaedilizia.com

Page 134: Dossier Friuli 05 12

MATERIALI

178 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

N ella realizza-zione di operein linea con iparametri della

bioedilizia e rispondenti alleesigenze di risparmio ener-getico, i serramenti rivestonoun ruolo fondamentale. Difatto, i costanti cambiamentidel settore edile e le evolu-zioni registrate dalle tecni-che e materiali da costru-zione, non potevano nonincludere anche i serramenti,la carpenteria metallica, igrigliati tecnici, le facciatecontinue e ventilate o i por-toni industriali. Assistendo all’introduzionedi progressive innovazionidel settore fin dal 1962, eprendendone parte anchecon la creazione dei marchiCarpser, Wgst, Serrametal,Vesca Group e Vesca Energy,Bruno Vesca, fondatore dellaSerrametal, ha passato il te-stimone ai figli Giuseppe eStefania, rispettivamente am-ministratore e responsabilequalità che oggi puntano aun ulteriore sviluppo del mer-cato di riferimento.«Rispetto a qualche anno fa,l’attenzione alla performancedel serramento è molto piùalta. È migliorata in manieraesponenziale soprattutto la ti-pologia di vetro da utilizzarein serramentistica. Non a caso

– afferma Giuseppe Vesca –l’adozione di nuove metodo-logie di produzione e l’im-piego di materiali di ultimagenerazione consente la crea-zione di lastre di vetro conparametri sempre migliori». Non è però solo la “teorica”innovazione tecnologica a se-gnare la differenza del mer-cato odierno. L’amministra-tore della Serrametal tieneinfatti a precisare che «anchenel mondo dei serramenti ilprogresso è possibile sola-mente tramite attenti studi

tecnici, l’esperienza e l’uti-lizzo di strumentazioni al-l’avanguardia. Grazie poi allacollaborazione e al confrontocon le aziende più importantidel settore si coglie nel tempola possibilità di crescere e mi-gliorare con continuità».Tra le tappe evolutive dellaSerrametal sono degne dinota – perché hanno segnatole dinamiche produttive e icrescenti bilanci aziendali –l’informatizzazione della ge-stione amministrativa e dellaprogettazione tecnica, oltre al

Sistemi e materiali per serramenti

In queste pagine,

realizzazioni

della Serrametal, azienda

con sedi a Mortegliano,

Udine, Lignano

Sabbiadoro e Rovigo,

e una fase di produzione

www.serrametal.com

Cresce l’attenzione verso le performance dei serramenti, l’adozione

di nuove metodologie di produzione e l’impiego di lastre di vetro

create ad hoc per migliorare le prestazioni degli infissi.

Giuseppe Vesca racconta l’evoluzione del settore

Giulio Conti

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 179

cambiamento metodologicodella costruzione di serra-menti. «L’impiego di ferra-menta progettata con sistemaa contrasto, ha permesso diabbattere notevolmente itempi e i costi relativi allaproduzione degli infissi». Dediti a un lavoro di altomargine di precisione, glioperatori specializzati ed ag-giornati della Serrametal in-dagano a fondo tutti gliaspetti connessi ad un pro-blema, analizzando, stu-diando e progettando la so-luzione prima di metterla inopera. «Dal 2003, con l’ado-zione del sistema di qualità econseguente qualificazione

dei dipendenti attraverso corsidi formazione in particolarmodo per i processi di salda-tura e progettazione e grazieall’innovativo sistema di pro-gettazione Tekla che consentedi modellare in 3D ogni tipodi struttura, anche di grandidimensioni, facilitando il la-voro del disegnatore e ren-dendo i disegni di officina piùchiari e privi di errori, il“salto” in avanti compiuto dal-l’azienda è stato importante –

precisa Vesca –. Infine l’otte-nimento delle certificazioniSOA OS6 e OS18, l’attesta-zione di Centro Trasforma-zione Acciaio, il riconosci-mento CCIAA per le capacitànel campo impianti elettricicon conseguente creazione delnucleo di produzione VescaEnergy, testimoniano quellaforza imprenditoriale che ne-anche la crisi è riuscita a inde-bolire, semmai al contrario,ha potenziato».

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È migliorata in manieraesponenziale la tipologiadi vetro da utilizzarein serramentistica

Giuseppe Vesca

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POLITICHE ENERGETICHE

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Il Friuli Venezia Giulia èfortemente caratterizzatoda una realtà produttivaampiamente sviluppata su

tutto il suo territorio, il checomporta un alto consumo dienergia pro-capite. Le previsionisul consumo di energia, deli-neate anche nel piano energe-tico regionale del 2007, indi-cano una crescita lenta macostante, nonostante la con-giuntura economica negativa. Idati riferiti al 2009 mostranouna flessione, ma si deve tenereconto che la crisi economica haovviamente ridotto i consumidel comparto, già nel 2010, co-munque, c’è stata una netta ri-presa. A ciò si deve aggiungereche dal 1983 a oggi non è statarealizzata alcuna linea ad altis-sima tensione, mentre i con-sumi elettrici degli abitanti, inquesti trent’anni, sono più cheraddoppiati. È questo lo scena-rio della regione, una regioneche deve fare ogni giorno i conti

non solo con il proprio fabbiso-gno di energia, ma anche con lasua posizione geografica, chespinge facilmente le imprese,ma anche le famiglie, a guar-darsi intorno e magari a deloca-lizzare o anche soltanto a fare ilpieno all’estero. A tutto questoservirebbe un nuovo pianoenergetico regionale, che mo-dernizzasse le infrastrutture delterritorio e che tenesse ancheconto dell’impatto che ogni“fabbrica di energia” ha sul-l’ambiente.

Dal punto di vista indu-striale quali nuovi obiettivideve porsi la politica regio-nale per formulare un pianoefficace e lungimirante?«L’Italia ha bisogno di una svoltasul fronte energetico e il FriuliVenezia Giulia deve fare la suaparte. Ma ciò non sarà possi-bile se il nuovo piano non saràcondiviso da tutti i protagonistisociali, politici e istituzionalicon un patto impegnativo. In-

frastrutture, risparmio, passag-gio alle rinnovabili sono que-stioni complicate di cui non siarriva a capo senza un impegnolargamente condiviso. La primaazione energetica è il risparmio.Però attenzione, questo nonvuol dire lesinare l’offerta in unalogica di recessione energeticama riduzione del consumo a pa-rità di servizio garantendo tuttii servizi chiesti. Risparmio vuoldire più efficienza».

Il costo dell’energia e deicarburanti è uno dei punti do-lenti per la nostra economia, amaggior ragione per un terri-torio di confine come il FriuliVenezia Giulia. Quali corret-tivi e iniziative si sente di sug-gerire?«Il problema non è soltanto ilcosto, ma c’è nemmeno la qua-lità necessaria. Per fare in mododi ridurre i costi le infrastrutturesi rivelano decisive. Penso allemerchant lines elettriche conAustria, Slovenia a Croazia, poi

L’energia passaper le infrastruttureSe si deve parlare di un nuovo piano energeticoregionale, si deve parlare di risparmio. Ma risparmio vuol dire efficienza, non riduzione dell’offerta. È quello che pensa Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria PordenoneTeresa Bellemo

Sopra,

Michelangelo Agrusti,

presidente di

Confindustria

Pordenone

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxMichelangelo Agrusti

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penso anche al rigassificatoretriestino di Zaule, che auspiconasca sulla base di un positivorapporto con la Regione e leimprese consumatrici di gas delFriuli Venezia Giulia. Si devetenere in considerazione ancheil costo dei carburanti allapompa di benzina per famigliee imprese. In Friuli VeneziaGiulia il carburante per le autocosta leggermente meno per-ché c’è il cosiddetto sconto re-gionale. In realtà è uno scontoche a volte avviene su un prezzoalla pompa più alto di quelloche le medesime compagniepraticano nel vicino Veneto,con una condotta che in questicasi annulla l’effetto dellosconto regionale. Sarebbe beneaprire un faro dell’Autorità ga-rante della concorrenza e delmercato».

Entro il 2020 la regionedeve arrivare a produrre il14% dell’energia attraversofonti rinnovabili. Quanto ilburden sharing può diventareanche una risorsa per il tes-suto produttivo del Friuli Ve-nezia Giulia?

«La crescita della produzioneenergetica grazie a fonti rinno-vabili è indubbia e positiva: bi-sogna continuare in questa di-rezione, cogliendo leopportunità che questo mer-cato può offrire. Dobbiamoperò pretendere sempre mag-giore efficienza nella produ-zione di energia anche dalle al-tre fonti non rinnovabili,affinché si riducano i costi perle imprese e contemporanea-mente si limiti l’impatto ambientale».

È presidente uscente delPolo tecnologico di Porde-none. Quanto può essere im-portante adeguare aziende ededilizia ai nuovi parametriecocompatibili? «Facendo un primo consuntivoin corso d’opera, posso dire chele imprese, ma anche l’edilizia ele famiglie, sono già moltoavanti verso la convergenza su-gli obiettivi europei. Famigliee imprese hanno investito dav-vero molto in risparmio e fontialternative. Chi è più indietro èla pubblica amministrazione,basti pensare all’illuminazione

pubblica che, salvo eccezioni, èancora quella di trenta anni fa oal trasporto pubblico locale.Naturalmente anche famiglie eimprese possono fare ancora dipiù e, seppure in assenza di verie propri salti scientifici e tecno-logici in grado di reimpostare lebasi dello sviluppo, siamo allapresenza di molte innovazioniche stanno modificando l’eco-nomia e il Polo tecnologico diPordenone portando il suo con-tributo è dentro questo grandefiume».

È possibile riuscire a coniu-gare in maniera armonica ilbisogno di energia con le pre-occupazioni dei cittadini perla propria salute? «Rispondo sì senza esitazioni.In primo luogo perché scienzae tecnica ci aiutano e poi perchél’Europa e ancor più l’Italia di-spongono di regole particolar-mente garantiste. Constatosemmai che la questione dellasalute viene a volte impropria-mente invocata da gruppi dipressione per giustificare com-portamenti egoistici che dan-neggiano tutti».

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POLITICHE ENERGETICHE

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L’amministrazioneregionale del FriuliVenezia Giulia stapianificando la ste-

sura di un nuovo piano ener-getico, dato che il precedente,datato 2007, è oramai obso-leto. Lavoro non facile se siconsidera che sono molte levariabili in campo: la ridu-zione dell’energia ottenuta dacombustibile fossile, la neces-sità di dialogare con le realtà diconfine, Austria e Slovenia,mete di un pellegrinaggioverso le loro pompe di ben-zina, il nuovo piano energe-tico sloveno che prevede l’am-pliamento della centralenucleare di Krsko; infine, l’ob-bligo per il Friuli Venezia Giu-lia di recepire le direttive eu-ropee che hanno fissato al14% la quantità di energia daprodurre con fonti rinnovabilientro il 2020. È chiaro che lecomponenti sono molteplici ecomplesse, soprattutto se si

considera che attualmentenella regione la quantità dienergia pulita non supera il5% e che il progetto del rigas-sificatore di Zaule è da tempooggetto di un contenzioso.Dunque è necessario agire e,come ricorda la presidentedella Provincia di Trieste, Ma-ria Teresa Bassa Poropat, è ne-cessario farlo ascoltando ecoinvolgendo tutti gli enti digoverno del territorio. Sol-tanto in questo modo si potràmettere a punto un pianoenergetico organico e com-pleto, in grado di raggiungeregli obiettivi che il governodella regione e l’Unione euro-pea si pongono. «Il nuovo

piano dovrebbe concentrarsisul finanziamento alla ricercadi fonti rinnovabili, anche nel-l’ideazione di nuovi materiali enuove tecnologie, recupe-rando così sia le competenzepresenti nel territorio, sia coinvolgendo i soggetti privati».

La Regione sta pensandoa un nuovo piano energe-tico. Quali dovrebbero esseregli obiettivi principali?«La Provincia apprende dallastampa dell’intenzione dellaRegione, anche per questo ri-tengo necessario che si con-fronti con gli enti di governodel territorio. Il piano energe-tico prevederà inevitabilmente

Il nuovo piano regionale dovrà incentivare la ricerca sulle fonti rinnovabili

e la partecipazione dei privati. Intanto, l’attenzione è puntata sulla centrale

nucleare di Krsko e sul rigassificatore di Zaule

Teresa Bellemo

La nuova energiapunta alla cooperazione

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxMaria Teresa Bassa Poropat

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delle infrastrutture, inoltrenon si deve dimenticare chela nostra regione ha tuttora unsurplus di energia provenienteda fonti fossili. Per questi mo-tivi, la Regione dovrebbe porsil’obiettivo di rivedere il vi-gente piano energetico, ormaidatato 2007, proponendo unaserie di incentivi per gli im-pianti di produzione energe-tica da fonti rinnovabili. Nondimentichiamoci che su que-sto territorio ci sono anche de-gli istituti di eccellenza nellaricerca che credo saranno di-sponibili a mettere in giocoprogetti innovativi per inizia-tive volte a uno sviluppo so-stenibile. Credo che sia questala linea forte su cui la Regionedovrebbe investire, magari fi-nanziando anche la ricercasulla messa a punto di energierinnovabili. Infine sarebbeutile il coinvolgimento di pri-vati in modo che possano in-vestire in questo tipo di ener-gia assieme agli enti pubblici».

Gli italiani hanno recente-mente bocciato il ritorno alnucleare. Quali sono le diffi-coltà per un territorio diconfine come il vostro suquesto fronte? Come vede ilpiano energetico sloveno che

intende ampliare la centralenucleare di Krsko?«Come Provincia abbiamoespresso parere negativo sulPiano energetico sloveno. Dalpunto di vista tecnico è statoanalizzato puntualmente da-gli uffici competenti e lo si èritenuto carente per quanto ri-guarda le informazioni, so-prattutto quelle relative alleprocedure di valutazione am-bientale. Non c’è omogeneità,infatti, tra le procedure di va-lutazione ambientale adottatedalla Slovenia e quelle da met-tere in atto a livello transfron-taliero. Abbiamo anche evi-denziato la necessità di unavalutazione adeguata dalpunto di vista della sicurezza.Per questo abbiamo chiestouna serie di integrazioni chedovrebbero essere fornite al-l’ente Provincia in modo chepossa esprimere un parereeventualmente favorevole, mafinora non ci sono ancora statefornite».

Qual è la sua posizione ri-guardo il rigassificatore diZaule?«Personalmente non sonocontraria a un ragionamentosul rigassificatore. Comegiunta e come consiglio pro-

vinciale abbiamo espresso unparere negativo perché è statoanalizzato il progetto e ab-biamo puntato l’attenzione sualcuni aspetti, a partire dalleprocedure abbiamo sottoli-neato come il progetto cheoggi è in esame in realtà è di-verso da quello che inizial-mente aveva ottenuto il parerefavorevole. Ciò significa chestiamo ragionando su due pro-getti diversi. Abbiamo espressoparere negativo per quanto ri-guarda gli scarichi e la gestionedei rifiuti, mentre sul terzoaspetto, le emissioni in atmo-sfera, abbiamo chiesto delleintegrazioni. Indipendente-mente dai pareri ambientali dinostra competenza, abbiamodelle perplessità per quanto ri-guarda la sicurezza e le diffi-coltà per l’attività portuale,necessaria per quel territorio.La presenza delle navi gasierecomporterebbe vincoli alla navigazione, perché non po-trebbero essere compresenti al-tre navi con destinazione di-versa. In questo modo ilrigassificatore bloccherebbeciò che noi riteniamo essere losviluppo più naturale del ter-ritorio di Trieste-Muggia: iltransito navale».

In apertura,

la presidente della

Provincia di Trieste,

Maria Teresa Bassa

Poropat