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Ricerche sui singoli temi:

La struttura socio economica

L’ambito extra urbano

Analisi della strumentazione urbanistica vigente

Stato di attuazione del PRG vigente

Le previsioni di popolazione

Le attrezzature pubbliche

Mobilità

Redazione grafica dei disegni

Consulenza sui temi di ricerca

Arch. Stefano Recalcati

Arch. Anna Grazia Caricato Arch. Giovanni Drago Arch. Stefano Recalcati Arch. Andrea Sampaoli

Arch. Anna Grazia Caricato

Arch. Anna Grazia Caricato Arch. Giovanni Drago

Arch. Stefano Recalcati

Arch. Anna Grazia Caricato

Arch. Piero Favino

Arch. Ottorino Meregalli

Prof.ssa Maria Margherita Baggio

Gruppo di lavoro:

Prof. Vincenzo Donato Arch. Umberto Bloise Dott. Urb. Luigi Longo

Arch. Anna Grazia Caricato Arch. Giovanni Drago Arch. Piero Favino Arch. Ottorino Meregalli Arch. Stefano Recalcati Arch. Andrea Sampaoli

Ing. Luigi Cascavilla Ing. Celestino Grifa

Responsabile della Ricerca Incaricato della stesura del PUG Responsabile dell’Ufficio di Piano

Consulente esterno Consulente esterno Tecnico laureato Tecnico laureato Titolare di assegno di ricerca Consulente esterno

Tecnico dell’Ufficio di Piano Tecnico dell’Ufficio di Piano

Documento strategico per la formazione del piano urbanistico generale di San Giovanni Rotondo

SOMMARIO

Il Documento strategico per la formazione del Piano urbanistico generale .......................... 3

Assunti problematici e criticità emergenti ................................................................................ 5

Paesaggio naturale e umanizzato ................................................................................. 5 Itinerari di ricognizione ambientale ............................................................................. 6 Pellegrinaggio e turismo .............................................................................................. 7 Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza ..................................................................... 8 “Città internazionale”.................................................................................................. 9 Assetto produttivo ....................................................................................................... 10 Accessibilità alla città e alle sue parti........................................................................ 10 Gestione e attuazione del Piano vigente..................................................................... 16 Perequazione delle opportunità.................................................................................. 17

Struttura socio economica ........................................................................................................ 19

Settore delle costruzioni.............................................................................................. 23 Settore del turismo ...................................................................................................... 24 Settore della sanità ..................................................................................................... 31

Ambito extraurbano, caratteri, salvaguardia e valorizzazione............................................. 35

Beni paesaggistici e il territorio agrario.................................................................... 35 Piano Urbanistico Territoriale Tematico del Paesaggio, contenuti, disposizioni e primi adempimenti Comunali.............................................. 38 Altre disposizioni e vincoli sovraordinati per la tutela dell’ambiente ....................... 44

Istituzione del Parco Nazionale del Gargano.......................................................... 45

Piano del Parco Nazionale del Gargano ................................................................. 45

Proposti Siti d'Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale................. 46

Piano di Bacino Stralcio per l'Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino della Puglia ....................................................................... 47

Aree sottoposte a vincolo idrogeologico ................................................................ 52

Progetto per la salvaguardia del paesaggio. Gli adeguamenti di seconda attuazione al PUTT/P .................................................. 53 Paesaggio agrario e usi agricoli ................................................................................ 55 Valorizzazione e primi orientamenti progettuali ........................................................ 61

Paesaggio e produzioni agricole ............................................................................. 62 Analisi della strumentazione urbanistica comunale passata e vigente................................. 65

Piano Regolatore Generale, (Ulivieri) ....................................................................... 65 Variante generale al PRG, (Dal Sasso)...................................................................... 66 Variante al PRG per comparti edificatori, 1995 ........................................................ 71 Risultanze.................................................................................................................... 74

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Stato di attuazione del PRG vigente ........................................................................................ 75

Carichi insediativi residenziali derivati e derivabile dall’attuazione dei piani attuativi approvati, sulla base delle volumetrie concesse............................75 Carichi insediativi residenziali derivati e derivabile dall’attuazione dei piani attuativi convenzionati, realizzati ed in via di realizzazione .......................75 Carichi insediativi residenziali derivabili dall’attuazione dei piani attuativi approvati e non convenzionati .......................................................75 Capacità insediativa “teorica residua” del Piano regolatore vigente .......................78

Previsioni di popolazione .......................................................................................................... 81

Previsione di popolazione secondo la D.R. 6320/1990 ..............................................81 Previsione di popolazione secondo lo slittamento delle classi di età .........................82 Comparazione e risultanze delle stime di popolazione...............................................83

Capacità edificatorie residue e dimensionamento Piano ....................................................... 87

Capacità edificatoria residua......................................................................................87 Criteri per il dimensionamento del PUG ....................................................................87

Attrezzature pubbliche ............................................................................................................. 91

Patrimonio esistente....................................................................................................92 Quadro previsionale....................................................................................................94

Progetto per l’ambito urbano................................................................................................... 99

Contenuti del Documento programmatico preliminare e individuazione del programma partecipativo e interistituzionale per la sua formazione .......................... 101

Contenuti del Documento programmatico preliminare per le due componenti di Piano.................................................................................101 Componente strutturale.............................................................................................102

Sistema delle conoscenze ......................................................................................102

Individuazione degli elementi di significatività territoriale e tendenze evolutive 104

Quadri interpretativi e propensioni progettuali .....................................................104

Componente programmatica.....................................................................................105 Programma partecipativo e interistituzionale per la costruzione del Documento programmatico preliminare.............................................................106

Attività partecipativa .............................................................................................106

Attività di concertazione interistituzionale ...........................................................107

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IL DOCUMENTO STRATEGICO PER LA FORMAZIONE DEL PIANO URBANISTICO GENERALE

La Legge regionale della Puglia n. 20 del 2001 "Norme generali di governo e uso del territorio", definisce quale primo documento ufficiale per la formazione del Piano il Documento programmatico preliminare (DPP), documento contenente gli obiettivi e i criteri di impostazione del PUG.

La convenzione di incarico per la stesura del PUG, sottoscritta tra il professionista e l’Amministrazione di San Giovanni Rotondo, prevede che il DPP sia prodotto sulla base della discussione e condivisione con l’Amministrazione delle risultanze di un preliminare rapporto di ricerca, denominato Documento strategico sugli scenari del cambiamento, a cura del Dipartimento di Progettazione dell’Architettura del Politecnico di Milano, che, poste in evidenza le tendenze insediative in atto, definisca gli orientamenti per lo sviluppo futuro.

Si è convenuto fra gli incaricati per la formazione del Piano e d’intesa con l’Amministrazione comunale di anticipare rispetto al DPP, con tale attività, i principi informatori e le scelte strategiche del Piano, in coerenza alle opportunità delineate dall’attuale quadro legislativo regionale di riferimento1.

Questo Documento strategico, costruito di fatto in condivisione tra il Responsabile delle ricerche affidate al Dipartimento ed il professionista incaricato che ne sottoscrive i contenuti, prefigura i caratteri strutturanti il progetto urbanistico per lo sviluppo futuro dell’insediamento di San Giovanni Rotondo, individuando i fondamentali livelli di salvaguardia territoriale del patrimonio naturale ed insediativo (in coerenza alle valenza e compromissioni delle componenti ambientali) e le necessarie dotazioni pubbliche finalizzate a corrispondere per quantità e qualità ai fabbisogni dell’insediamento attuale e previsto.

Le finalità del Documento strategico sono quelle di individuare le linee di sviluppo compatibili per la città, rispetto allo stato attualmente riscontrato nella sua crescita2 e di definire i contenuti ed il programma di formazione, partecipativo e interistituzionale, del Documento programmatico preliminare di Piano.

In tal senso il Documento strategico, in ragione dei suoi contenuti programmatori per la formazione del Documento Programmatico Preliminare e propositivi, di anticipazione degli obiettivi del Piano, si identifica quale Atto di indirizzo della Giunta Comunale sul processo di formazione del PUG.

1 Cfr.: Angela Barbanente

Assessorato all’Assetto del Territorio – Urbanistica ed Edilizia Residenziale Pubblica

Linee interpretative per l’attuazione delle LL.RR. n. 20/2001 e n. 24/2004 - Circolare 1/2005, del 18-10-2005 2 Attraverso la ricognizione sistematica dei caratteri e delle dinamiche insediative colte rispetto agli usi delle risorse dell’ambiente naturale e delle azioni di adeguamento al quadro vincolistico sovraordinato, pianificatorio e programmatorio di livello sovracomunale .

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ASSUNTI PROBLEMATICI E CRITICITÀ EMERGENTI

La città di San Giovanni Rotondo appartiene a quei luoghi, sul territorio nazionale, nei quali si uniscono culto e devozione ad un’originaria intensità naturalistica.

Recente la devozione e poi il culto - risalgono alla prima metà del secolo scorso - legati indissolubilmente alla crescita di carisma e all’aura di santità della figura di Padre Pio da Pietrelcina, la cui vita e le cui vicende destarono quei sentimenti così profondamente legati alle radici di un mondo contadino che proprio in quegli anni iniziava a declinare.

Antichi i suoi caratteri fisici e antropici, profondamente legati alle vicende storiche che hanno segnato il suo territorio, in cui la città – in origine aggrappata ai primi contrafforti del monte Calvo e del monte Castellano dove sfocia il vallone Portamisuso – occupa ora con le espansioni la conca alluvionale che separa il monte dal contrafforte calcareo che incombe e poi digrada con un ultimo salto sulla piana della Capitanata.

Le attività per la formazione del Piano Urbanistico Generale (PUG) offrono la possibilità di analizzare le complesse dinamiche della formazione della città e del territorio nell’orizzonte di relazioni vaste che si sono formate nel tempo, in particolare negli ultimi cinquant’anni, attraverso lo sviluppo del fenomeno pellegrinale, che trova il culmine nell’ultima decade del ‘900, determinando spinte di crescita di popolazione e – incontrollate e molto maggiori - di attività ricettive, esercizi pubblici, ristoranti, bar ecc., a quel fenomeno strettamente e variamente legate.

Paesaggio naturale e umanizzato

Luogo di insediamenti preistorici e protostorici le cui testimonianze importanti sono ancora rinvenibili sul monte Calvo, sulle balze della valle dell’Inferno e altrove, nel tardo medioevo fu punto di passaggio di quel ramo della via Francigena, cammino pellegrinale che dalla via Appia Traiana e dalla via Romea Adriatica, conduceva a Monte Sant’Angelo per poi raggiungere i porti della costa e da questi la Terrasanta. Da sempre il suo territorio fu punto di passaggio e di permanenza di uomini e greggi lungo i percorsi degli antichi tratturi che strutturarono la rete insediativa sparsa della campagna, costituita dalle testimonianze delle poste e delle masserie nei punti di tappa, molte ancora presenti altre riconoscibili nei toponimi. Il passaggio dall’area della bonifica e del vecchio torrente Candelaro al pedemonte garganico, all’area delle Mattine, salendo alla convalle di San Giovanni Rotondo e infine ai contrafforti del monte Calvo, rivelano natura e paesaggi di grande interesse naturalistico.

Con i suoi quasi 27mila ettari di estensione ed un orientamento nord-sud, trasversale rispetto al promontorio del Gargano, il territorio del comune di San Giovanni presenta tutti i tratti costitutivi del paesaggio garganico sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista della storia del popolamento. Partendo dalla porzione di pianura del Tavoliere (oggetto di importanti opere di bonifica a partire dalla seconda metà dell’800) il comune si sviluppa innalzandosi in successione su tre distinti terrazzi morfologici che si formarono in seguito a fenomeni tettonici e di subsidenza; il nucleo urbano trova localizzazione sul secondo di questi terrazzi, sul conoide di deiezione formatosi allo sbocco della valle Portamisuso.

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L’assenza, in San Giovanni Rotondo, di un vero e proprio reticolo idrografico superficiale (ad eccezione del Torrente Candelaro che scorre regimentato ai piedi del primo terrazzo) è dovuto alla natura della grande intrusione calcarea che ha come punto sommitale la cima del monte Calvo, modellato dagli agenti atmosferici e ai cui piedi si riconoscono gli elementi più evidenti (doline, grave, polje) del paesaggio carsico, caratteristico di gran parte della regione pugliese.

Con questo “difficile” paesaggio e con le sue risorse naturali limitate l’uomo si è dovuto confrontare fin dall’inizio, cercando di sfruttarne tutte le potenzialità, imparando a plasmarlo a proprio favore: ne sono testimonianza sia l’articolazione degli insediamenti est-ovest lungo il terrazzo mediano (via Sacra Langobardorum) sia il sistema dei percorsi e delle produzioni agrarie sviluppatesi in senso nord-sud (lungo il tratturo Regio dalla montagna alla pianura).

La possibilità, ancora oggi, di riconoscere queste persistenze (caratterizzanti una storia di lungo corso che trascende le recenti contraddizioni nell’uso del suolo) deve diventare il punto di partenza per una presa di coscienza sulla necessità di valorizzare, riqualificandoli, quei luoghi e quegli itinerari in grado di narrare le vicende di un paesaggio antropizzato in continua evoluzione.

Itinerari di ricognizione ambientale

L’arrivo a San Giovanni Rotondo, superati i cinque tornanti che rapidamente consentono la presa di quota dalle Mattine, avviene attraverso la via Foggia, lungo una strada che solo le nitide giornate di sole rendono piacevole. Il visitatore o il pellegrino che voglia rendersi, come avviene, ai luoghi di devozione, imbocca sulla sinistra il viale della circonvallazione: una strada effettivamente non molto trafficata, dall’aspetto nient’affatto urbano, poco curato e di scarsa accoglienza per la varietà a versi scostante dei manufatti che la costellano. L’orientamento nel cammino è costituito dalla mole austera ed imponente dell’Ospedale, sulla destra della visuale, stagliato contro le pendici boscose alle sue spalle.

L’accesso in città, imboccata l’incipiente salita della via Foggia all’incrocio con la via Roma, è indubbiamente più gradevole per l’animazione della via causata da botteghe e persone, ma soprattutto per il ben visibile fondale formato dalla bella statua di Padre Pio nell’omonima piazza con alle sue spalle la chiesa di San Leonardo. Alla destra di Piazza Padre Pio la sequenza della via Kennedy è nobilitata dal bell’edificio del Malchiondi, dalla verde piazza del Carmine con le austere chiese di Sant’Onofrio e di San Giovanni Battista, lungo la prospettiva alberata che conduce lo sguardo ai cipressi del Cimitero. Sulla sinistra, il corso Umberto (privato grossolanamente in anni recenti dei suoi pochi ma vitali alberi) segna il riconoscibile margine fra la città antica incastellata ed il reticolo rettilineo delle vie che scendono a valle aprendo visuali sulla piana sottostante e, in lontananza, sulla campagna della Capitanata.

Il giro delle antiche mura del vecchio centro, lungo la via Matteotti, ne fa riscoprire la dimensione chiusa e murata, che permane nonostante i rimaneggiamenti e le demolizioni. Il centro storico di San Giovanni, la parte edificata maggiormente riconoscibile insieme alle espansioni dei caratteristici lamioni sette-ottocenteschi, costituisce l’elemento urbano maggiormente intatto nell’impianto e nei caratteri che ancora conserva. Per il nucleo storico si interviene nell’intento di risolvere l’attuale monofunzionalità residenziale favorendo l’insediamento di nuove funzioni, ritrovando le relazioni con i percorsi nuovi e storici, infine identificando e riqualificando i luoghi dove il centro storico trova le sue connessioni e si può riconvertire funzionalmente.

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Incoraggianti negli ultimi anni in quest’area sono i segnali delle possibilità di rivitalizzazione e di recupero sociale ed edilizio, dati ad esempio dalla nascita di piccoli locali e ristoranti che denota la volontà di una valorizzazione del centro e soprattutto di un suo riconoscimento come valore spendibile, da parte di giovani e meno giovani promotori.

Al termine della via Matteotti, verso destra, si apre lo spazio di piazza Europa in cui il bello spazio verde che la percorre fino al culmine della leggera salita, quasi riesce a creare la dimensione della “Villa” (intento con cui sono nati l’alberatura ed il verde attuali). Al fondo, in direzione dell’Ospedale, il bivio fra via Aldo Morto e viale Cappuccini già mostra lo straniamento e la perdita di qualità che caratterizza tutte le zone di espansione recente e che non risparmia, anzi si accentua, in tutto il comparto – da monte a valle – della “zona internazionale”, teatro della maggior parte delle edificazioni recenti fra cui spiccano gli alberghi fra i quali è rara la qualità architettonica e funzionale.

La sequenza lungo il viale Cappuccini, connessione storica tra la città e l’area conventuale è resa sopportabile alla percorrenza e alla vista per la sola presenza dell’alberatura che l’accompagna. Il resto del paesaggio urbano, se si eccettua l’insieme rappresentato dal piazzale di Santa Maria delle Grazie, dalla Chiesa e dal Convento e dal complesso severo ed incombente di Casa Sollievo della Sofferenza, è senza storia.

Pellegrinaggio e turismo

Alla spinta abnorme della costruzione di nuove strutture ricettive, determinata dalle soprastimate attese giubilari e non governata quantitativamente attraverso il deleterio meccanismo delle realizzazioni in deroga consentite dalla Delibera di Consiglio 32 del 1998 (un sostanziale triplicamento dell’offerta dal 1998 nel giro di pochi anni), fa oggi riscontro un indebolimento strutturale degli afflussi pellegrinali e turistici, che seppure legato principalmente a fattori generazionali di invecchiamento, lo è altrettanto in ragione della scoraggiante qualità delle strutture di accoglienza e di offerta di servizi che la città nel suo complesso ha saputo attrezzare.

Più che la santificazione di Padre Pio – un santo può essere venerato dovunque, alcuni dicono – sono i fattori della contiguità fisica, del contatto visivo ed emozionale che alcune generazioni di fedeli hanno vissuto e soprattutto per qualche tempo tramandato ai più prossimi che è nel tempo venuto a mancare; ne può fare indirettamente fede il calo di visitatori (fra questi anche i Gruppi di preghiera) degli ultimi anni all’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza così come la percepibile anzianità dei pellegrini che soggiornano, temperata in parte da quelle iniziative organizzate che vedono ancora gruppi di giovani visitare in ritiro i luoghi.

L’organizzazione e le strutture per l’accoglienza non si sono giovate negli stessi anni di capacità e volontà di investimento analoghe. Il loro stato di insufficienza è anzi aumentato con l’aumentare della disponibilità di posti letto, degli arrivi, della congestione. Gli investimenti privati si sono indirizzati ai soli interessi d’azienda, mentre sono mancate politiche di indirizzo e investimenti pubblici che mirassero a migliorarne l’organizzazione e dotare di servizi necessari la domanda turistica; basterebbe considerare lo stato deprecabile delle strade cittadine, principalmente nelle zone di afflusso devozionale. La stessa capacità delle Amministrazioni precedenti di governare i mutamenti e di prevederne gli sviluppi è misurabile dal fatto che il Piano Regolatore vigente risale al 1986 (né il tentativo di rinnovarlo negli ultimi anni ’90 ha

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avuto esito, essendo esso, con l’Amministrazione precedente all’attuale, definitivamente rimasto allo stato di Delibera Programmatica, nell’anno 2000).

Il periodo di permanenza nelle strutture di soggiorno (1,7 giorni), molto ridotto rispetto a quello delle punte rilevabili nella fine degli anni ’90 (poco meno di due giorni), è l’indice di un turismo che diviene sempre più di passaggio, originato e destinato in punti di stanzialità maggiormente accoglienti, come ambiente se non economicamente, nelle strutture ricettive della costa garganica ad esempio, come avviene da qualche tempo.

I tempi per un mutamento di tendenza, del pellegrinaggio del turismo e delle nuove possibili articolazioni, non paiono né brevi, né di facile realizzazione anche supponendo di mettere in campo iniziative e risorse capaci di agire su un miglioramento delle condizioni ambientali e di accoglienza in città e su una diversificazione dell’offerta che valorizzi la molteplicità di risorse di cui pure il territorio è ricco. Particolarmente un’offerta turistica che punti sulla valorizzazione delle risorse paesaggistiche, storiche e archeologiche, dovrebbe contare sulla convergenza di interessi che, su questo terreno, accomuna i vari centri da San Marco in Lamis a Monte Sant’Angelo. Tuttavia le esperienze recenti di valorizzazione di patrimoni simili svolte in altre realtà, laddove hanno conseguito risultati, si sono sviluppate in alcuni anni di preparazione, in risorse utilizzate con intelligenza e rigore, in una politica della qualità indirizzata prima a segmenti turistici particolari che hanno fatto da traino e soprattutto sono state promosse a livelli allargati, come la Provincia, condivise e sospinte dai Comuni interessati.

Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza

In parallelo al pellegrinaggio e al turismo si è assistito alla crescita fisica e di attività della Casa Sollievo della Sofferenza, l’Ospedale voluto da Padre Pio, che rappresenta oggi il principale polo attrattore di spostamenti giornalieri e di soggiorni, non solo dalle province contermini, e che con i sui oltre duemila dipendenti costituisce la principale risorsa economica della città e di quelle vicine, avendo assunto al contempo i caratteri di istituto nel quale si praticano attività di formazione e di ricerca. Oltre all’attività clinica, le voci maggiormente significative delle funzioni svolte all’interno dell’Ospedale (per i possibili risvolti futuri) sono sicuramente quelle legate alla formazione e alla ricerca. Sede di corsi di laurea in Ostetricia e Infermieristica e di corsi di formazione legati al Pronto Soccorso e alla Genetica Medica, l’Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” detiene numerosi rapporti di collaborazione, stipulati attraverso accordi e convenzioni, con le università italiane e straniere. La ricerca scientifica e la ricerca applicata sono uno degli elementi più qualificanti dell’Istituto con importanti risultati riconosciuti a livello europeo di cui è testimonianza la consistente e costante produzione di lavori scientifici pubblicati sulle maggiori riviste internazionali del settore.

Le considerazioni qui accennate mostrano abbastanza chiaramente le potenzialità di sviluppo del settore sanitario di San Giovanni Rotondo; settore sul quale, a nostro avviso, si dovrebbero concentrare mirate politiche di intervento per rafforzarne la solidità. La strategia che, oltre a consentire un salto qualitativo nella spendibilità della ricerca clinica già oggi praticata, genererebbe un indotto prezioso per l’intera città sarebbe, da un lato quella di favorire l’attivazione di nuovi corsi di laurea, di specializzazione o di dottorati di ricerca (in grado di attrarre nuovi studenti), e dall’altro la necessità di implementare l’attività legata all’offerta spazi di cura per gli anziani. Entrambi questi indirizzi permetterebbero di assorbire, attraverso opportune modalità, una quota non marginale dell’attuale eccedenza di posti letto nelle strutture alberghiere.

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“Città internazionale”

Nell’ambito di queste dinamiche, particolare importanza assume l’assetto e il miglioramento dell’accessibilità alla città, richiedendo soluzioni che rispondano a obbiettivi di riequilibrio (anche attraverso attrezzature mancanti e funzioni congruenti), rispetto alla dicotomia fra la città storica e le sue espansioni ad ovest verso la parte della città gravata contemporaneamente dai luoghi di culto e dai luoghi di cura e dalla gran parte delle strutture ricettive (convenzionalmente nota come “città internazionale”).

Con la realizzazione dell’Aula liturgica si è determinato l’assetto del complesso devozionale e ospedaliero che della “città internazionale” costituisce il fulcro. A ciò non è seguita una razionalizzazione dei percorsi pedonali e viari dei diversi flussi generati per ragioni devozionali e di cura. Si impone perciò un progetto capace di restituire a questi luoghi la dignità che gli compete, il silenzio e il raccoglimento che la santità e la venerazione richiedono. Così diventa necessario da un lato modificare gli accessi automobilistici all’Ospedale, al Pronto soccorso e al Poliambulatorio (consentendo al primo di poter usare a parcheggio le aree ad est del complesso, che può facilmente attrezzare), dall’altro consentire ai pullman dei pellegrini e dei visitatori di non fare più capo ad un punto di scambio a valle della “zona internazionale” per utilizzare poi l’inadeguato servizio navetta, ma di arrivare direttamente al piazzale della rotonda per caricare e scaricare, sostando poi presso il chek point. Le linee generali del progetto così delineato comportano poi il prolungamento del viale pedonale di salita all’Aula liturgica oltre la via Aldo Moro fino alla circonvallazione, creando in quel punto un recinto edificato nel quale possano trovare sistemazioni le piccole attività commerciali oggi disordinatamente sparse e, al livello inferiore, un nuovo parcheggio pubblico per auto.

Da questo recinto, vero punto di interscambio, di arrivo e partenza, inizierebbero, protetti da consona alberatura, il Viale pedonale di ascesa all’Aula liturgica e il percorso meccanizzato per disabili e per l’Ospedale che, seguendo un percorso più discosto, consentirebbero di servire adeguatamente le diverse funzioni sul piazzale nevralgico di Santa Maria delle Grazie. Una siffatta riorganizzazione permetterebbe di liberare il piazzale dal traffico veicolare e di pedonalizzare interamente il viale Padre Pio.

Il sistema della sosta e del parcheggio, servizio primario per una consapevole politica dell’accoglienza, è stato fino ad oggi malamente gestito. Negli ultimi mesi, in maniera integrata all’ipotesi di ridisegno architettonico, paesistico e organizzativo della “città internazionale”, si è affermata la volontà di governarne diversamente la struttura: attraverso uno studio di prefattibilità economico e finanziario che ipotizza una gestione corretta di tale attività attraverso forme di tariffazione di sosta e parcheggio, si è dimostrato come questa sola attività possa dare luogo ad un ritorno economico per l’Amministrazione comunale in grado di finanziare tutte le opere necessarie alla riqualificazione dell’area, dal Viale pedonale, alla risalita meccanizzata gratuita per l’utenza, alla struttura di sbarco e partenza dei visitatori e dei pellegrini a valle della circonvallazione. Il sistema previsto costituirebbe il riconoscimento del valore economico, di risorsa del flusso pellegrinale e turistico, quel flusso che secondo le stime contribuisce per il 40% alla produzione di valore aggiunto dell’intera città.

In effetti i servizi per l’accoglienza ad oggi realizzati non hanno alcuna riconoscibilità dal punto di vista delle strutturazione e dell’organizzazione pubblica. Essi sono costituiti ad oggi dalla sola offerta privata e gestiti per mezzo degli alberghi delle altre strutture ricettive e commerciali che intorno a questi flussi di persone si sono sviluppati; ma anche così costituiti le organizzazioni private di categoria non hanno saputo

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sviluppare politiche di accoglienza capaci di assumere una valenza di promozione. Questa è rimasta perciò confinata entro i limiti delle convenienze strettamente aziendali.

Assetto produttivo

Nell’ultimo ventennio la città ha beneficiato di notevoli iniziative economiche ed imprenditoriali che traggono le mosse dal consolidarsi della cosiddetta “città santuario”: impulsi (pubblici e privati) avvenuti sull’onda della consistente crescita dei flussi di pellegrini devoti a Padre Pio da Pietrelcina, quel turismo religioso il cui indotto si è manifestato soprattutto nel settore delle costruzioni (gli alberghi, a titolo di esempio, sono quintuplicati in meno di venti anni; nuovi parcheggi sono sorti un po’ ovunque per rispondere alla nuova domanda generata dai luoghi di culto), nel settore del commercio (non solo nel settore dei bar e dei ristoranti ma anche in quello del commercio al dettaglio non specializzato) e nel settore della sanità (legato alla presenza dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, voluto e fondato negli anni ’50 da Padre Pio e al relativo indotto). Questa spinta, che per anni è stata la linfa vitale su cui si è fondata l’economia di San Giovanni Rotondo, oltre ad aver generato una pericolosa dicotomia urbanistica tra “città storica” e “città internazionale” rischia oggi, con il modificarsi di determinate situazioni (diminuzione dei flussi di turisti) ed in prospettiva, con il profilarsi di nuovi scenari (riorganizzazione del sistema sanitario provinciale), di ridursi provocando una lenta paralisi del sistema economico dell’intero comune. Infatti, le performance realizzate da San Giovanni Rotondo nel ventennio 1981-2001 sono in gran parte ascrivibili a tre sottosettori particolari e cioè: costruzioni, turismo, sanità i cui addetti rappresentano al 2001 oltre la metà di quelli totali (8.055), con la sanità che da sola rappresenta del totale circa il 37%. Questi dati mettono chiaramente in luce come la maggior parte dei posti di lavoro disponibili a San Giovanni Rotondo siano generati dalle tre tipologie di attività economiche segnalate, le quali (insieme all’indotto da queste generato) negli ultimi anni si sono fatte carico di garantire una consistente quota della crescita e dello sviluppo dell’intera città. Il progetto di Piano dovrà farsi carico, per quello che gli compete, di garantire possibilità di sviluppo alle attività produttive, ma soprattutto di individuare settori di possibile diversificazione, tra i quali si possono indicare quelli legati alle apparecchiature medicali, alle biotecnologie e, per quanto riguarda le fonti rinnovabili per la produzione di energia, la fattibilità di impianti per la produzione di energia eolica, lo sviluppo di cerealicoltura per la produzione di etanolo e la eventuale localizzazione nel territorio del Comune del relativo impianto. La fattibilità di quest’ultimo progetto, che trova oggi convenienze particolari per la “sovvenzione” che viene garantita attraverso i certificati verdi per la produzione di energia da fonti non petrolifere, va peraltro valutata almeno per l’intera Capitanata, le cui produzioni cerealicole, se fossero utilizzate per il 10% a tali fini, potrebbero garantire la generazione di qualcosa come 250 Mgw/ora l’anno.

Nell’immediato occorrerà col Piano attuare, per quanto riguarda soprattutto l’artigianato di servizio, l’insediamento delle attività in quanto resta di utilizzabile della zona PIP. Lo sviluppo di ulteriori attività renderà necessarie previsioni di zona da collocarsi più opportunamente nelle zone piane, a valle dell’abitato di San Giovanni Rotondo.

Accessibilità alla città e alle sue parti

Il progetto della mobilità è, fra gli altri, il fatto strutturante meglio in grado di riorganizzare le cesure nella città fra le sue due principali parti. Esso si fonda su previsioni di regimentazione della circolazione e soprattutto della sosta in grado di far compiere un salto di qualità alla razionalizzazione del sistema; i modi di gestione,

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inoltre, consentirebbero di ipotizzare operazioni a consistente ritorno economico per l’Amministrazione, attraverso lo studio di una progettazione gestionale, finanziaria ed economica accurata. Per inquadrare queste operazioni si è già dato l’avvio ad un piano di fattibilità che sondi i vantaggi che potrebbero conseguirsi e li quantifichi. Sul terreno dell’assetto macrourbanistico che investe l’intera provincia di Foggia appaiono importanti gli aspetti e gli interventi ipotizzabili già messi in luce in precedenza.

La riqualificazione che faciliti gli accessi alla città per le diverse provenienze troverebbe complemento e completamento dalle opere in atto per il raddoppio della tratta ferroviaria adriatica e dai progetti di ampliamento e rifunzionalizzazione dell’aeroporto di Foggia.

Del tutto esuberanti appaiono peraltro le infrastrutture ipotizzate dall’ANAS nel progetto di nuova strada di accesso a San Giovanni Rotondo e di relativa tangenziale a quattro corsie, realizzato nel 2000. Attraverso una simulazione di carico sulla rete effettuata nelle condizioni di maggiori flussi rilevati e modellati nell’ora di punta antimeridiana, si nota come le quote di traffico che interesserebbero la nuova strada proveniente dalla piana delle Mattine non supererebbero i 200 veicoli/ora equivalenti in entrambi i sensi di marcia; analogamente la nuova tangenziale proposta sarebbe interessata in entrambi i sensi di marcia da carichi di traffico pari a 300-450 veicoli/ora equivalenti nella tratta iniziale ad ovest, 150-300 veicoli/ora equivalenti nella tratta centrale, fra l’arrivo della nuova strada da valle e l’arrivo della vecchia sulla via Foggia, meno di 150 veicoli/ora equivalenti nella tratta da via Foggia alla strada per Monte Sant’Angelo. Il sovradimensionamento di questo progetto consiglierebbe il potenziamento della attuale strada di risalita con la realizzazione di corsie di arrampicamento per i mezzi pesanti e il potenziamento della risalita verso Borgo Celano che, opportunamente segnalato, potrebbe costituire una valida alternativa. In quanto alla progettata nuova tangenziale se ne è dimostrata l’inutilità. L’attuale circonvallazione, potenziata e protetta, è del tutto in grado di assorbire i carichi veicolari che attualmente e in un prevedibile futuro si manifesteranno. Del tutto invariata resterebbero poi i carichi sulla rete cittadina. Altre considerazioni fortemente negative andrebbero poi fatte rispetto agli effetti ambientali di tali progettate infrastrutture.

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Sempre dal punto di vista macrourbanistico si segnalano alcune infrastrutture di valenza territoriale che corrispondono alle diverse aree di provenienza di frequentazione alla città: - in primo luogo un potenziamento effettivo delle strade di adduzione dalla piana lungo i contrafforti montuosi: oltre all’adeguamento della attuale unica direttrice da sud si può ipotizzare la il potenziamento di un secondo itinerario di risalita verso ovest, utilizzando la strada che si immette sulla statale 272 poco prima di Borgo Celano; la rete stradale articolata della zona di piana consentirebbe agevoli adeguamenti della strada provinciale per Borgo Celano, consentendo facili scambi fra le diverse direttrici e razionalizzando efficacemente le provenienze da Foggia; - per le provenienze da Bari, l’adeguamento della strada costiera da Barletta per Margherita di Savoia verso Manfredonia, per connettersi con la Manfredonia-Le Mattine e/o la via che partendo dal casello autostradale di Cerignola percorre la statale 545 per Manfredonia, distaccandosi a sinistra poco prima di Sette Poste, riqualificando la strada provinciale 60 esistente verso Stazione di Candelaro, per poi connettersi ancora con la statale 273 all’altezza dello svincolo con la superstrada 89 Foggia Manfredonia.

La struttura della città viene concepita a partire dalla ridefinizione delle relazioni tra le due polarità urbane, la “Città internazionale” e la “città consolidata”, attraverso il potenziamento di alcuni assi viari e della loro gerarchia, nonchè dalla necessità di una sua nuova configurazione fondata sul riconoscimento dei suoi principi insediativi e sulla necessità di connettere anche le nuove previsioni, ad esempio gli azzonamenti produttivi.

Alla zona del Santuario e dell’Ospedale si darà una configurazione non solo interna ai tessuti, ma che attui la connessione al sistema infrastrutturale territoriale realizzando un caposaldo di scambio sulla circonvallazione, all’altezza del prolungamento del Viale pedonale verso l’Aula liturgica, come descritto nei paragrafi precedenti; dando quindi un approdo che consenta di raggiungere e visitare i luoghi sacri in modo chiaro e diretto. L’accessibilità ai luoghi della devozione viene riorganizzata lungo la direttrice Nord-Sud, disimpegnando la zona più prossima al Santuario dalla funzione di prima accoglienza dei pellegrini e di stazionamento veicolare.

Lungo la direttrice Est-Ovest si stabiliscono nuove relazioni tra la “città internazionale” e la città consolidata. In particolare, viale Cappuccini, riqualificato e reso pedonale, diviene l’asse principale della connessione tra le due polarità urbane. Il collegamento tra il vecchio complesso conventuale e il nucleo antico acquista una nuova valenza urbana, nella conferma della storica promiscuità funzionale rappresentata dalle attività commerciali, ricettive, sanitarie; nella ricerca, tesa alla valorizzazione del paesaggio, di nuove continuità dei percorsi e degli spazi pubblici.

Le simulazioni già effettuate per il Piano della mobilità consentono di apprezzare i vantaggi qualitativi e quantitativi dell’ipotesi di assetto che si è delineata nel paragrafo precedente per la riqualificazione della “città internazionale”. L’ipotesi di nuovo assetto della rete viaria si fondano sulla pedonalizzazione di via Padre Pio e di viale Cappuccini, il cui accesso è limitato ai residenti, ai mezzi di adduzione alle strutture ricettive, ai mezzi pubblici, ai mezzi di soccorso. Per ottenere tale risultato sono state messe in campo una razionalizzazione della maglia viaria fra lo stesso Viale Cappuccini e via Aldo Moro, l’introduzione di una nuova strada a monte che dalla via per il Convento delle Clarisse raggiunge dall’alto il perimetro dell’Ospedale. Nell’ipotesi si assume la realizzazione di un nuovo parcheggio con strutture di servizio a valle della circonvallazione, all'altezza di Pozzo Cavo, centrato prospetticamente sull'asse del Viale

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di accesso alla Nuova Aula liturgica e del suo prolungamento. Il ruolo di questa struttura è quello di costituire il punto di approdo privilegiato dei movimenti turistici, rispetto al quale gli arrivi con autopullman troverebbero un punto di sbarco dei turisti. Gli autopullman proseguirebbero a deposito, e fino a capienza, nell'attuale parcheggio Pozzo Cavo. Parimenti l’ipotesi assume la realizzazione di un parcheggio nell'ambito della risistemazione di Casa Sollievo della Sofferenza, prevalentemente destinato al soddisfacimento dei dipendenti e in parte dei visitatori.

Per quanto riguarda i movimenti Origine-Destinazione (OD) per lavoro e studio desunti dal Censimento ISTAT della popolazione 2001, riferibili al territorio del comune di San Giovanni Rotondo, essi riguardano principalmente l’ambito territoriale della provincia di Foggia e, in misura minore, quella di Bari (Bari e Andria); sporadici sono gli spostamenti al di fuori della regione Puglia. Dalla loro analisi si deduce un consistente ricorso al mezzo pubblico rispetto al mezzo privato per quanto riguarda gli spostamenti extraurbani; non altrettanto può essere detto per gli spostamenti interni, che avvengono con uno scarso uso dei mezzi pubblici.

Quest’ultimo fatto consiglia di rivedere l’attuale sistema di trasporto, e soprattutto di valutarne l’efficienza e la rispondenza alle necessità (l’uso di grandi mezzi appare, tra l’altro, fortemente anacronistico, mentre si potrebbero sperimentare soluzioni con piccoli mezzi a chiamata innovando tecnologicamente la struttura del servizio). In particolare i principali movimenti di Origine/Destinazione interessano i comuni contermini di San Marco in Lamis, Manfredonia e Foggia e, di seguito, si espandono coinvolgendo a corona, gli altri centri provinciali confinanti.

Complessivamente avvengono giornalmente circa 3500 spostamenti di cui 1302 (erano 1627 nel 1991) in origine e 2130 (1463 nel 1991) in destinazione con tutti i mezzi. Circa 2800 movimenti sono legati a motivi di lavoro con un valore percentuale quasi equivalente sia in origine (932, il 72%, erano 1046 nel 1991) che in destinazione (1665, il 78%, erano 896 nel 1991, con un aumento del 86% in dieci anni); di questi 435, il 26%, in destinazione a San Giovanni Rotondo, avvengono con il mezzo pubblico (codice Istat 04 ,05 e 06) e riguardano, rispettivamente in ordine decrescente, i centri di San Marco in Lamis (180), Manfredonia e Foggia.

Mentre in origine 304 (il 33%), utilizzano il mezzo pubblico, 230 sono diretti a Foggia, mentre gli altri in ordine decrescente, a San Marco e Manfredonia.

Gli spostamenti in origine per motivi di studio ( che comprendono asili nido, scuola materna e corsi di formazione professionale), al di fuori del centro urbano, sono 369 (206 a Foggia e 124 a San Marco in L.); di questi 290 avvengono su mezzo pubblico. Quelli in destinazione sono 465 di cui 384 (l’83%) avvengono con mezzo pubblico, principalmente dai comuni di San Marco in Lamis, 174 e Manfredonia 117, (al 1991 erano complessivamente, in origine 581 e in destinazione 567).

I movimenti interni aumentano del 13% e assommano a 10642 nel 2001,(erano 9389 nel 1991), di cui 5276 (3994 nel 1991) per studio e 5366 (5395 nel 1991) per lavoro.

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Gestione e attuazione del Piano vigente

La disordinata espansione edilizia, e la sua generale bassa qualità progettuale e costruttiva, si è indirizzata negli anni recenti verso la tipologia della “villetta” (come tesaurizzazione del lotto di proprietà, e espressione di vieti espedienti tipologici), vero campionario di soluzioni architettoniche eterogenee ed individualistiche, producendo un impasto paesistico del tutto privo di dimensioni urbane civili, in cui non sono riconoscibili gerarchie di vie, spazi pubblici, piazze. La cultura architettonica e costruttiva così espressa, appiattita su forme viete, modelli ed espedienti tipo-morfologici elementari della casa unifamiliare, aggravata dalla incapacità di controllo delle soluzioni inventate, determina un impoverimento ed una omologazione culturale dei committenti – dunque tendenzialmente della gente tutta - verso l’effetto “meraviglia” (colori, materiali, serramenti, recinzioni, ecc.) che il proprio manufatto deve destare, definitivamente compromesso poi dalle acrobazie della statica e dell’ingegneria della costruzione, risolte strutturalmente in modi elementari (scale pensili, aggetti, rampe, ecc.), e perciò sempre pesanti e sovradimensionate. Costante permane poi la ricerca, rispetto alle norme, dei metri cubi in più (premio condiviso per costi e benefici dal committente, dal progettista, dall’esecutore) dell’usufruibilità di sottotetti, interrati e seminterrati.

E’ proprio rispetto al Piano vigente che si sono riscontrate procedure e modalità di gestione non pienamente rispondenti alla razio e alle prescrizioni in esso contenute, desumibili tanto dalle Norme attuative quanto dalla cartografia che dalla relazione di Piano. In generale la gestione recente e meno recente del Piano, attuata sulla base di discutibili interpretazioni, investe oggi la frangia sud dell’abitato, quella compresa tra la via per Foggia ad est e la chiusura della circonvallazione ad ovest. I Piani Particolareggiati, correntemente denominati comparti di edificazione, in questo territorio previsti dal Piano vigente (spesso approvati parecchi anni fa, raramente adeguati alle esigenze dell’oggi, collocati prevalentemente nella parte più bassa della conca valliva di San Giovanni Rotondo- quell’ambito delicato e manifestamente problematico sottostante all’insediamento storico consolidato - soggetti ad esondazione e rischio di allagamento secondo la zonizzazione PAI – nonostante le consistenti riduzioni negoziate con l’Autorità di Bacino, le cui verifiche non hanno atteso le attività di ricognizione ed approfondimento delle conoscenze sugli aspetti idrogeologici legati alla formazione del PUG) stanno subendo per varie ragioni, non ultime quelle di formazione del PUG stesso, una fase di accelerazione verso il convenzionamento. In particolare i Comparti denominati Cm, destinati a zona mista residenziale ed altri usi nella misura del 50% (la destinazione d’uso mista si desume negli elaborati di Piano sulla base del disposto combinato delle norme e della relazione) sono stati approvati, ed uno in via di convenzionamento, con una previsione d’uso esclusivamente residenziale, sulla base di una interpretazione consuetudinaria – a nostro avviso non corretta - del Piano vigente. Questo fatto comporta un sostanziale aumento della capacità insediativa negli analoghi Comparti del tipo misto. Inoltre l’abbattimento delle quote di aree di cessione per la realizzazione di standard per attrezzature di uso pubblico, ridotte per questi comparti attraverso una delibera di Consiglio comunale alle quantità minime di legge rispetto alle più consistenti precedenti previsioni di piano, contraddice la natura stessa propria del progetto di piano, che specificamente dall’attuazione di questi interventi prevedeva di far derivare le aree per l’uso pubblico necessarie a compensare anche i fabbisogni pregressi. Le dotazioni attuali di attrezzature pubbliche di interesse comunale, considerando le aree realmente attrezzate, ad oggi sono stimabili in neanche 8 mq per abitante insediato, per un deficit complessivo, dal punto di vista unicamente

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dimensionale, superiore ai 285.000 mq; considerando attrezzabili le aree di proprietà pubblica non ancora attrezzate e di quelle derivanti dai piani particolareggiati in via di attuazione il deficit è dimensionabile a 115.000mq.

Il quadro nuovo rappresentato dal punto di vista normativo dalla recente Legge urbanistica regionale che ha rinnovato la precedente, consente lo studio e la sperimentazione di modalità innovate di intervento.

Su questo panorama di fatti, problemi, potenzialità, si applica l’attività di piano, fornendo contenuti di indagine e di diagnosi che concorrano alle scelte per la formazione del Piano Urbanistico Generale.

Perequazione delle opportunità

Il principio perequativo sarà applicato in forma generalizzata, come politica di equa distribuzione dei diritti e degli obblighi derivanti dalle opportunità di trasformazione degli insediamenti e avrà come obiettivi:

1) la parità di trattamento, per condizioni di fatto e di diritto, delle proprietà;

2) la facilitazione alla acquisizioni di aree al patrimonio pubblico per la realizzazione di servizi ed edilizia sociale ed il finanziamento per la realizzazione di attrezzature di interesse collettivo;

3) l’attendibile attuazione delle previsioni strategiche di Piano.

Verranno dapprima fissati, con la componente strutturale del PUG, i criteri di classificazione dei suoli in funzione alle loro caratteristiche urbanistiche e giuridiche e successivamente, con la componente programmatica, ad ognuno di essi verrà assegnato, in coerenza al dimensionamento di piano e sulla base delle caratteristiche omogenee attribuite per stato di fatto e di diritto, un equivalente indice edificatorio.

A questo punto, in considerazione delle differenti strutture proprietarie e della attendibile attuazione dei previsti progetti urbanistici, verranno definiti i comparti di perequazione, nei quali l’istituto della perequazione, fondato sulla trasferibilità o commercializzazione dei diritti edificatori tra proprietari all’interno di un unico comparto, nonché tra differenti comparti nelle medesime condizioni di fatto e di diritto, sarà attuata attraverso tre differenti meccanismi applicativi:

1) trasferimento di diritti edificatori fra le proprietà comprese in un comparto urbanistico in cui i suoli hanno caratteristiche omogenee;

2) trasferimento a distanza di diritti edificatori fra proprietà non comprese in un unico comparto urbanistico e fra loro anche non contigue, con origine e destinazioni prestabilite, finalizzato all’attuazione di specifici progetti urbanistici, per suoli precedentemente destinati ad attrezzature di interesse pubblico e gravati da vincoli di inedificabilità non reiterabili;

3) trasferimento a distanza di diritti edificatori fra proprietà non comprese in un unico comparto urbanistico e fra loro anche non contigue, con origine prestabilita e destinazione libera, finalizzato all’acquisizione pubblica di aree a valenza ambientale;

Risultano evidenti i vantaggi che l’utilizzo di tale istituto offre in termini di concreta attuazione di interventi di riqualificazione o ricomposizione paesaggistica dei tessuti urbani degradati e delle aree di frangia, di salvaguardia ambientale e valorizzazione di emergenze paesaggistiche, di coerente completamento del sistema del verde e degli

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spazi pubblici; ma soprattutto consente l’indifferenza localizzativa degli interventi e dei servizi e facilita l’acquisizione delle aree.

Il Piano infine definirà i criteri per l’applicazione dell’istituto dell’incentivazione consistente nel riconoscimento di “bonus” urbanistici, ossia di maggiori diritti edificatori, a fronte del conseguimento di benefici pubblici aggiuntivi rispetto a quelli previsti (ad esempio maggiori dotazioni quali-quantitative di attrezzature e spazi pubblici o significativi miglioramenti della qualità ambientale, interventi di riqualificazione paesaggistica e di rimozione di manufatti paesaggisticamente intrusivi od ostruttivi).

I criteri, da definirsi, preciseranno le modalità di articolazione del riconoscimento dell’incentivazione, aventi per finalità precipua la riqualificazione urbana, fissando un tetto massimo per le volumetrie incrementali, attribuibili anche in forma di premialità, in relazione ai differenti obiettivi conseguibili.

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STRUTTURA SOCIO ECONOMICA

La Giunta provinciale di Foggia, all’atto di formazione del documento programmatico preliminare (Dpp) del Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp), indica come obiettivo essenziale da perseguire il radicamento dell’identità della “pentapoli” (ovverosia il rafforzamento di quel sistema di armature urbane costituito dai cinque principali centri provinciali: Foggia, Lucera, San Severo, Manfredonia, Cerignola).

La Bozza di Ptcp, assumendo questa indicazione e sottolineando la necessità di integrarla con il riconoscimento delle identità degli altri centri minori, per dimensione, ma importanti della Capitanata ha messo in luce come (per dimensione, storia, attrattività culturale ed economica, presenza di servizi di valenza intercomunale, ecc.) a questi cinque poli si debba aggiungere anche San Giovanni Rotondo.

Per questo motivo all’interno del presente documento si è deciso di indagare la realtà di San Giovanni Rotondo radicando le prime elaborazioni sull’analisi delle dinamiche “strutturali” (popolazione ed fattori economici) del comune in confronto agli andamenti degli altri cinque centri di valenza provinciale per comprenderne, nel quadro provinciale, il ruolo, le potenzialità e gli attendibili scenari futuri.

Nell’ultimo ventennio la città ha beneficiato di notevoli iniziative economiche ed imprenditoriali che traggono le mosse dal consolidarsi della cosiddetta “città santuario”: impulsi (pubblici e privati) avvenuti sull’onda della consistente crescita dei flussi di pellegrini devoti a Padre Pio da Pietrelcina. Turismo religioso il cui indotto si è manifestato soprattutto nel settore delle costruzioni (gli alberghi, a titolo di esempio, sono quintuplicati in meno di venti anni; nuovi parcheggi sono sorti un po’ ovunque per rispondere alla nuova domanda generata dai luoghi di culto), nel settore del commercio (non solo nel settore dei bar e dei ristoranti ma anche in quello del commercio al dettaglio non specializzato) e nel settore della sanità (legato alla presenza dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, voluto e fondato negli anni ’50 da Padre Pio e al relativo indotto).

Questa spinta, che per anni è stata la linfa vitale su cui si è fondata l’economia di San Giovanni Rotondo, oltre ad aver generato una pericolosa dicotomia urbanistica tra “città storica” e “città internazionale” rischia oggi, con il modificarsi di determinate situazioni (diminuzione dei flussi di turisti) ed in prospettiva, con il profilarsi di nuovi scenari (riorganizzazione del sistema sanitario provinciale) di ridursi, provocando una lenta paralisi del sistema economico dell’intero comune.

Attraverso la ricostruzione in serie storica delle dinamiche economiche (che hanno portato nel corso degli anni San Giovanni Rotondo a raggiungere una rilevanza paragonabile, e in alcuni casi superiore, a quella degli altri cinque maggiori centri della provincia di Foggia) si riesce a comprendere l’incremento del peso insediativo complessivo del comune, generato sia da un saldo naturale positivo (differenza nati/morti) che da un saldo migratorio positivo (differenza immigrati/emigrati). Favorite dalla crescita degli andamenti turistici molte attività economiche già esistenti si sono consolidate e altre, completamente nuove, si sono radicate nel territorio di San Giovanni Rotondo aumentandone l’attrattività (crescente disponibilità di posti di lavoro) che, nel medio periodo, si è tramutata in un consistente incremento della popolazione residente.

Sulla base di queste schematiche chiavi di lettura delle trasformazioni che hanno interessato negli ultimi venti anni la città, è possibile approfondire determinate

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tematiche attraverso l’esame delle dinamiche storiche entrando maggiormente nel merito delle ragioni che le sottendono.

Tra queste, come importante fattore “strutturale” e parametro macrourbanistico di riferimento (con popolazione, mobilità e tendenza insediativa), vi è sicuramente lo studio della realtà economica della Provincia di Foggia, condotto con lo scopo di analizzare le logiche dell’evoluzione della struttura produttiva provinciale per arrivare, interrelandolo con gli altri parametri, a definire quali siano stati e quali possano in futuro essere i margini e i settori nei quali sia maggiormente auspicabile prevedere uno sviluppo.

Le analisi sono state effettuate in serie storica utilizzando i censimenti Istat della popolazione e dell’industria tra il 1981 e il 2001 per confrontare e comprendere con maggior chiarezza il modificarsi del peso insediativo del peso e del potenziale dei singoli settori produttivi suddivisi, in prima approssimazione, in industria, commercio e servizi.

Esaminando le variazioni della popolazione residente emerge come, a fronte di un contenuto incremento provinciale del 1,38%, ci sia un incremento complessivo dei comuni dell’esapoli del 4,92% così composto: Foggia -0,81%, Lucera +7,22%, San Severo 3,06%, San Giovanni Rotondo +19,25%, Manfredonia +8,81%, Cerignola +12,88%. Come si nota il comune con il maggior incremento di popolazione è San Giovanni che passa da 21.891 abitanti a 26.106.

Attraverso l’esame delle dinamiche relative agli addetti3 si nota come, rispetto al dato provinciale che segna un incremento complessivo del 10,4% (passando dai 124.900 addetti ai 137.923), i sei comuni oggetto della presente comparazione registrino contemporaneamente: Foggia +6,3%, Lucera +37,5%, San Severo +17,9%, San Giovanni Rotondo +125,6%, Manfredonia +21,5%, Cerignola +19,4%. Il comune di San Giovanni Rotondo mostra in assoluto la migliore performance passando dai 3.570 addetti nel 1981 agli 8.055 del 2001.

Se si approfondisce ulteriormente l’analisi cercando di comprendere quali siano stati i settori che più degli altri hanno contribuito all’incremento complessivo, ci si accorge che mentre mediamente è stato il settore dei servizi a segnare il maggior incremento, nel caso di San Giovanni Rotondo sia stato il settore del commercio (settore che comprende il commercio all’ingrosso, il commercio al dettaglio, gli alberghi, i bar e i ristoranti), che passa, nel ventennio, dai 718 addetti ai 1.829 (+154,7%). Significativo appare anche il dato relativo ai servizi (all’interno del quale è presente, tra gli altri, il settore della sanità) che vede passare i suoi addetti da 2.089 a 5.059 (+142,2%). Nella stessa soglia temporale gli addetti dell’industria (al cui interno, tra gli altri, è presente il settore delle costruzioni) passano da 763 a 1.167 addetti (+52,9%).

Le dinamiche ora esposte, pur fornendo un chiaro quadro delle trasformazioni del settore economico, da sole non bastano a delineare gli scenari complessivi dei mutamenti passati e in atto.

3 L’Istat definisce gli addetti “persone occupate come lavoratori in attività giuridico-economiche”; in pratica gli addetti sono tutti i lavoratori di un comune indipendentemente dal fatto che siano residenti o meno nel comune in cui svolgono la propria attività.

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Per questo motivo, contemporaneamente e nelle stesse serie storiche, si sono analizzati gli andamenti delle unità locali4 in modo da riuscire a delineare sia il tipo di struttura produttiva (grande industria o piccola e media impresa, attraverso l’associazione del numero di addetti alle singole unità locali), sia la natalità delle imprese (espansione di attività già esistenti o nascita di nuove unità locali) su cui si fonda la realtà economica della “esapoli”.

Rispetto al dato provinciale, che segna un incremento del 28,2% (passando dalle 31.939 u.l. alle 40.953), i sei comuni registrano tra il 1981 e il 2001 singolarmente: Foggia +46,8%, Lucera +71,9%, San Severo +29,3%, San Giovanni Rotondo +96,3%, Manfredonia +36,1%, Cerignola +37,8%. Nuovamente il comune di San Giovanni Rotondo è quello che ha avuto l’incremento più significativo passando, nel ventennio, dalle 835 unità locali alle 1.639.

Scomponendo il dato complessivo nelle voci industria, commercio e servizi notiamo come in questo caso l’incremento nel settore dell’industria sia in linea con gli andamenti degli altri cinque maggiori centri della provincia (si passa da 255 a 408 u.l. equivalente ad una variazione positiva del 60%), mentre sia il settore del commercio che quello dei servizi siano assolutamente in controtendenza rispetto ai valori degli altri comuni registrando rispettivamente una variazione positiva del 71,9% (da 402 a 691) e del 203,4% (da 178 a 540).

Interrelando i dati degli addetti con quelli delle unità locali emerge chiaramente come la struttura produttiva di San Giovanni Rotondo sia costituita principalmente da piccole e medie imprese, in una piccola parte (soprattutto quelle legate all’industria) consolidatesi negli anni attraverso l’incremento del numero di addetti, mentre per la maggior parte (soprattutto quelle legate al commercio e ai servizi) sorte sull’indotto generato dal turismo religioso.

Le rappresentazioni grafiche che seguono5 illustrano per comparazione i dati qui enucleati.

4 L’Istat definisce le unità locali “quei luoghi fisici nei quali una impresa o una istituzione esercita una o più attività economiche”; in pratica le unità locali sono le fabbriche, gli uffici, le istituzioni, ecc. nelle quali gli addetti svolgono il proprio lavoro. 5 Il territorio provinciale è stato perimetrato secondo le indicazioni della Bozza di Ptcp in ambiti intercomunali, di cui le città della “esapoli” rappresentano i comuni capofila.

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Variazione % degli addetti nei comuni dell’esapoli dal 1981 al 2001

Variazione % delle unità locali nei comuni dell’esapoli dal 1981 al 2001

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Procedendo per approfondimenti successivi attraverso la disgregazione dei dati in nostro possesso ci accorgiamo che le performance realizzate da San Giovanni Rotondo nel ventennio 1981-2001 siano in gran parte ascrivibili a tre sottosettori particolari e cioè: costruzioni6, turismo7, sanità8.

Per quanto riguarda gli addetti, su di un totale di 8.055 (dati 2001), i tre sottosettori assommano a 4.679, corrispondente al 58% del valore complessivo, così suddivisi: costruzioni (616 addetti per un peso del 7,6% sul totale), turismo (1.030 addetti per un peso del 12,8% sul totale), sanità (3.033 addetti per un peso del 37,6% sul totale).

Leggermente diverso è il discorso che riguarda le unità locali, in cui su di un totale al 2001 di 1.639, i tre sottosettori assommano a 536, corrispondente al 32,7% del valore complessivo.

La ripartizione vede le costruzioni con 199 u.l. per un peso del 12,1% sul totale, il turismo con 235 u.l. per un peso del 14,3% sul totale, la sanità con 102 u.l. per un peso del 6,2% sul totale.

Questi dati (volutamente qui enumerati in forma didascalica)9 mettono chiaramente in luce come la maggior parte dei posti di lavoro disponibili a San Giovanni Rotondo siano generati dalle tre tipologie di attività economiche segnalate, le quali (insieme all’indotto da queste generato) negli ultimi anni si sono fatte carico di garantire una consistente quota della crescita e dello sviluppo dell’intera città.

Per queste ragioni i tre sottosettori meritano si essere approfonditi singolarmente per verificarne lo stato di salute e le possibilità di sviluppo futuro.

Settore delle costruzioni

Il settore delle costruzioni negli ultimi vent’anni ha subito un vero e proprio boom favorito principalmente10 dalle vicende legate alla crescita del fenomeno turistico di tipo religioso (tra gli altri la costruzione della nuova aula liturgica, il parcheggio multipiano, gli alberghi, le residenze turistiche, ecc.) e per questo localizzato quasi esclusivamente nella “zona internazionale” ad ovest del nucleo storico di San Giovanni Rotondo.

Esulando, per il momento, da considerazioni legate agli effetti più propriamente urbanistici di una così consistente compromissione fisica del territorio che ha generato un evidente sfrangiamento nella struttura della città, si vuole qui puntare l’attenzione sulle dinamiche di questo settore, per comprendere le possibili tendenza future.

6 Il settore denominato “costruzioni” comprende al suo interno le seguenti voci Istat: preparazione del cantiere edile, costruzione completa o parziale degli edifici, installazione dei servizi di un fabbricato, lavori di completamento degli edifici. 7 Il settore denominato “turismo” comprende al suo interno le seguenti voci Istat: alberghi, campeggi e alloggi per brevi soggiorni, ristoranti, bar. 8 Il settore denominato “sanità” comprende al suo interno le seguenti voci Istat: attività dei servizi sanitari, servizi veterinari, assistenza sociale. 9 Per gli opportuni approfondimenti si rimanda al capitolo “Analisi del sistema produttivo” allegato al presente fascicolo. 10 Naturalmente una parte consistente delle realizzazioni riguarda anche l’edilizia residenziale (di cui solo una minima parte di iniziativa pubblica) ma il dato risulta essere nella media per le città pugliesi delle dimensioni di San Giovanni Rotondo e quindi non degno di particolari approfondimenti.

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Tra il 1981 e il 2001 il settore delle costruzioni ha segnato un incremento nel numero degli addetti e delle unità locali rispettivamente del 126,5% e del 139,8%.

Scomponendo ulteriormente il dato (già di per sé strabiliante) siamo in grado di notare come, delle quattro voci di cui è composto il settore, una (quella della preparazione del cantiere edile) sia del tutto trascurabile, mentre le altre tre (costruzione degli edifici, installazione dei servizi di un fabbricato, lavori di completamento degli edifici) abbiano rispettivamente incrementato gli addetti del 52% (da 229 a 349), del 406% (da 34 a 172) e del 900% (da 9 a 90) mentre le unità locali rispettivamente del 65% (da 66 a 109), del 375% (da 12 a 57), del 500% (da 5 a 30).

Attualmente, stando alle prime indicazioni sulla capacità complessiva (al prossimo quindicennio) su cui verrà dimensionato il nuovo strumento urbanistico comunale (circa 28.800 abitanti contro gli attuali 26.500), non appare ragione per credere che il futuro del settore delle costruzioni possa continuare ad essere roseo come il più recente passato.

Ci sono dunque gli elementi per ipotizzare che negli anni a venire questo settore non solo non continui a crescere sui trend segnati nell’ultimo ventennio ma via via tenda a stazionarsi per effetto della progressiva contrazione dei fenomeni che lo hanno sostenuto fino ad oggi.

Settore del turismo

Le considerazioni preliminari fatte per il settore delle costruzioni valgono a maggior ragione per il settore legato al turismo, qui infatti le dinamiche degli addetti e delle unità locali esprimono con chiarezza il ruolo avuto dall’incremento dei flussi di pellegrini nella crescita del settore economico ad esso legato (in primis alberghi, bar e ristoranti). Tra il 1981 e il 2001 gli addetti e le unità locali passano, infatti, rispettivamente da 157 a 1.030 (+556%) e da 53 a 235 (+320%).

Attualmente la situazione è meno positiva di quello che possono mostrare i dati, perciò merita delle considerazioni aggiuntive e alcuni approfondimenti relativamente alle dinamiche dei flussi dei turisti analizzate nelle interrelazioni con il modificarsi del settore economico degli alberghi e dei ristoranti.

La lettura in serie storica, tra il 1986 e il 2005, dei dati relativi ai movimenti turistici mette in evidenza una serie di interessanti fenomeniche capaci di fornire chiavi interpretative volte ad orientare alcune primissime ipotesi di indirizzo progettuale.

I dati presi in considerazione11 riguardano gli arrivi, le presenze e i posti letto.

Per quanto concerne gli arrivi si registra, nel ventennio, un incremento del 725% passando dai 40.881 del 1986 ai 337.534 del 2005. Affinando l’analisi dei dati emerge come ad una fase di crescita pressoché costante tra il 1986 e il 1999 sia seguito, tra il 2000 e il 2003, un periodo con notevoli discontinuità dovuto, presumibilmente, agli avvenimenti religiosi che si sono susseguiti.

Al “picco” del 1999 (anno della beatificazione di Padre Pio) segue, nel 2000 (anno del Giubileo) una leggera diminuzione degli arrivi dovuto, probabilmente, alla maggiore attrattività esercitata in quell’anno da Roma; gli effetti della beatificazione di Padre Pio

11 I dati sono stati forniti dalla APT di San Giovanni Rotondo

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uniti alla realizzazione della nuova Aula Liturgica (allora in fase di ultimazione), realizzata su progetto di Renzo Piano, si manifestano tra il 2001 e il 2002 quando, a San Giovanni Rotondo, arrivano oltre 380.000 turisti. Il fenomeno si esaurisce l’anno successivo (2003) quando la città registra la peggiore performance degli ultimi trent’anni. Con il 2004 (santificazione di Padre Pio e inaugurazione dell’Aula Liturgica) gli arrivi di turisti tornano a segnare un trend positivo che viene confermato, con un leggero miglioramento anche l’anno successivo.

Per quanto riguarda le presenze (dato che quantifica la domanda) si registra, nel ventennio, un incremento del 559% passando dalle 88.376 del 1986 alle 582.774 del 2005. L’analisi più puntuale dei dati mostra un trend assimilabile a quello degli arrivi.

Rispetto al parametro dei posti letto (dato che quantifica l’offerta) presenti a San Giovanni Rotondo si nota come siano rimasti pressoché costati intorno alle 1.000 unità dal 1986 al 1996, mentre registrano tra il 1997 e il 2002 un incremento del 313%, passando da 1.548 a 6.395, quota sulla quale si sono attestati negli ultimi tre anni.

Attraverso i tre parametri sopra esaminati (arrivi, presenze, posti letto) è possibile ricavare, attraverso semplici operazioni matematiche, sia i giorni annui di utilizzo dei posti letto (indice della redditività delle strutture alberghiere), che la permanenza media dei turisti (indice dell’attrattività del luogo).

Per quanto riguarda i giorni annui di utilizzo dei PL si assiste dal 1986 al 1996 ad un incremento che porta il dato dai 95 ai 288 giorni di pieno utilizzo degli alberghi, seguito dal 1996 al 2000 ad un decremento che riporta il dato a 98 giorni. Negli ultimi cinque anni il dato si stabilizza sugli 88 giorni.

E’ interessante confrontare le serie storiche dei giorni annui di utilizzo dei posti letto con quelle dei posti letto: è possibile isolare due comportamenti opposti tra un “prima del 1996” e un “dopo il 1996”. In termini economici si assiste, prima del 1996, ad una crescita della domanda (aumento delle presenze) alla quale non corrisponde un aumento dell’offerta (i posti letto rimangono costanti), il risultato è ovviamente un aumento della redditività delle strutture alberghiere (i giorni annui di utilizzo dei posti letto arrivano a sfiorare la quota dei 300 giorni/anno di “tutto esaurito”). Dal 1996 in poi, probabilmente, sulle ali dell’entusiasmo della possibile rendita degli investimenti nelle strutture alberghiere favorito dalla Del. C.C. n. 32/98 che permetteva di costruire in deroga al PRG, si assiste ad un aumento spropositato dell’offerta (i posti letto triplicano in poco più di cinque anni) al quale non corrisponde un aumento proporzionale della domanda (le presenze nello stesso periodo non arrivano neppure a raddoppiare): il risultato è una crescita dell’”invenduto” (i giorni annui di utilizzo dei posti letto passano dai 288 giorni agli 88).

Per quanto riguarda la permanenza media dei turisti a San Giovanni Rotondo assistiamo tra il 1986 e il 2005 ad una decrescita costante che a partire dalle 2.16 notti a turista arriva alle attuali 1.73.

Sulla scorta di queste considerazioni si evince come il settore economico più legato al turismo (alberghi e ristoranti), pur essendo quello che negli ultimi venti anni ha segnato le migliori performance non verta, attualmente, in una situazione particolarmente florida e necessiti, rispetto ai più attendibili scenari futuri, di una presa di coscienza critica da parte degli operatori del settore e degli amministratori.

In questa fase, all’interno del documento strategico sui criteri di impostazione del nuovo PUG, ci sembra opportuno fornire (senza prefigurare soluzioni che non competono ad uno strumento di gestione del territorio ma ad altre e più qualificate sedi) alcuni

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elementi di stima sulle possibili tendenze del fenomeno turistico correlato alla redditività del settore alberghiero .

Fermo restando il fatto che non si tratta di valori certi ma di stime, e come tali affette da un grado di incertezza non prevedibile a priori, operando con il supporto di metodologie di lavoro di tipo statistico si è cercato di fornire alcune indicazioni quantitative riguardo la consistenza che il fenomeno del movimento turistico relativo a San Giovanni Rotondo potrà assumere in futuro.

Per fare questo ci si è basati, in prima istanza, sugli andamenti in serie storica degli arrivi e delle presenze relativi all’ultimo ventennio, calcolandone le rispettive rette di regressione lineare che, proiettate al futuro, ci forniscono gli andamenti tendenziali di tali parametri.

I dati di partenza, d’ora in poi chiamati dati reali, sono stati, in seconda istanza, “normalizzati”, ossia ripuliti delle anomalie (per avvenimenti eccezionali e non ripetibili nel tempo) relative al periodo 1999-2002 attraverso una media delle regressioni lineari calcolate separatamente nei periodi 1986-1998 e 2003-2005; i dati così ottenuti per gli anni 1999, 2000, 2001, 2002 sono stati sostituiti nelle serie storiche reali andando a definire quelle che da qui in avanti chiameremo serie storiche su dati rettificati.

Questa operazione, statisticamente ammissibile, permette una minore approssimazione nella definizione dei trend futuri. Le proiezioni, utilizzando i dati rettificati, sono state effettuate sia per il parametro degli arrivi che per quello delle presenze; si è ipotizzato, stante l’attuale saturazione del mercato, di mantenere costante nel prossimo quinquennio il numero dei posti letto.

Dall’analisi dei dati rilevati e elaborazioni effettuate si evince come il numero degli arrivi aumenterà passando dagli attuali 337.534 del 2005 ai 421.209 del 2010. Il numero delle presenze passerà dalle attuali 582.774 alle 726.569 del 2010. Come già detto si è ipotizzato di mantenere invariato il numero dei posti letto fino al 2010 sugli attuali 6.596. Correlati ai parametri arrivi, presenze e posti letto sono le stime dei giorni annui di utilizzo dei posti letto e la permanenza media dei turisti; nel primo caso il dato passa dagli 88,35 del 2005 ai 110,15 del 2010, nel secondo caso si passa dalle 1,73 notti del 2005 alle 1,72 notti del 2010.

Le ipotesi di indirizzo si fondano su alcune considerazioni relative alla redditività degli investimenti nel settore alberghiero che individuano il break even point12 nel pieno utilizzo della struttura alberghiera almeno 150 giorni all’anno.

Mantenendo costante il numero degli arrivi per come individuato nel trend su valori rettificati e ponendo come obiettivo al 2010 (breve termine) il raggiungimento di almeno 150 giorni annui di utilizzo dei posti letto si aprono due possibili scenari:

diminuzione dei posti letto (mantenendo invariata la permanenza media)

incremento della permanenza media (mantenendo invariato il numero dei posti letto)

Nel primo caso si è calcolato come la progressiva diminuzione dei posti letto da oggi al 2010 debba interessare circa 1.700 unità (-26%).

12 Soglia oltre la quale gli alberghi generano profitti utili per gestioni adeguate

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Nel secondo caso si è calcolato come il progressivo incremento della permanenza media debba passare dalle attuali 1.73 notti alle 2.35 del 2010 (+36%).

E’ ovviamente possibile pensare poi a soluzioni mediane tra le due precedentemente esposte, ma quello che si vuole mettere in evidenza è la criticità di una situazione, quella attuale, in cui tutto il settore alberghiero soffre di una crisi che si protrae ormai da diversi anni e, stando le cose, non mostra segni concreti di inversione di tendenza.

Le due possibili soluzioni ora esposte possono, all’interno dello strumento urbanistico, portare a due diverse scelte di indirizzo: da un lato (nel caso della diminuzione dei posti letto) si rende necessario pensare a particolari forme di ridestinazione d’uso delle strutture alberghiere che oggi soffrono più delle altre della contrazione del mercato, cercando di fornire anticipatamente risposte e soluzioni qualificate a esigenze insorgenti (attraverso la stipula di convenzioni con l’Ospedale per residenze studentesche; attraverso la ridestinazione a case di riposo per anziani), dall’altro (nel caso dell’aumento della permanenza media dei turisti) si tratta di ampliare l’offerta turistica di San Giovanni Rotondo (trovando una alternativa al turismo di tipo solamente religioso) facendo leva sulle potenzialità offerte dal territorio in cui il comune si trova (itinerari di fruizione del paesaggio agrario incardinati sulla riqualificazione dei tratturi ancora oggi esistenti; itinerari di fruizione del paesaggio del lavoro attraverso la riqualificazione delle cave dimesse; itinerari enogastronomici fondati sul sistema degli agriturismi esistenti, ecc.)

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Settore della sanità

Il settore della sanità è quello, tra i tre esaminati, che presenta, sia in funzione delle dinamiche in serie storica sia per le possibili tendenze future, i maggiori margini di sviluppo.

Sorretto quasi esclusivamente dall’Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” e dal suo indotto, nel ventennio 1981-2001, ha segnato dei risultati estremamente positivi sia per quanto riguarda gli andamenti degli addetti che per quanto riguarda le unità locali, passati rispettivamente da 1.115 a 3.030 (+172%) e da 23 a 102 (+343%).

Inaugurato da Padre Pio nel 1956 come clinica privata di 250 posti letto, ha avuto negli anni uno sviluppo direttamente proporzionale alla fama del suo fondatore, arrivando nel giro di pochi anni ad assumere prima la qualifica di Ospedale Provinciale (1971), poi Ospedale Generale Regionale (1980) ed infine, nel 1991, il prestigioso riconoscimento di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico che lo ha portato, oltre a svolgere attività cliniche ed assistenziali in stretto contatto con il Ministero della Salute e con i più importanti poli di ricerca italiani e stranieri, ad occuparsi di ricerca clinica, soprattutto nel settore della genetica e delle malattie eredo-familiari.

Rispetto al dimensionamento iniziale (per soddisfare il bisogno sanitario del solo Gargano) l’Ospedale è cresciuto negli anni fino ad arrivare ad assumere le dimensioni di una struttura (privata che eroga un servizio pubblico) a dimensione sopra regionale dotata di circa 1.200 posti letto suddivisi in 12 dipartimenti formati da circa 40 reparti ad elevata specializzazione e con un organico di oltre 2.000 dipendenti (personale medico, paramedico, amministrativo, ecc.).

Costituito da un complesso di edifici localizzati su di un’area di circa 10 ettari, è composto dal polo ospedaliero principale al quale, dal 2001, si è aggiunto il nuovo edificio del Poliambulatorio. Non direttamente annessi al polo sanitario di San Giovanni Rotondo ma facenti comunque capo al suo Ospedale troviamo sia i centri di dialisi di Manfredonia, Rodi Garganico e Vieste che l’Istituto Mendel di Roma (struttura annessa all’università La Sapienza che si occupata di ricerca scientifica).

Oltre all’attività clinica, le voci maggiormente significative delle attività svolte all’interno dell’Ospedale (per i possibili risvolti futuri) sono sicuramente quelle legate alla formazione e alla ricerca.

Sede di corsi di laurea in Ostetricia e Infermieristica e di corsi di formazione legati al Pronto Soccorso e alla Genetica Medica, l’Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” detiene numerosi rapporti di collaborazione (stipulati attraverso accordi e convenzioni) con le università italiane e straniere.

La ricerca scientifica e la ricerca applicata sono uno degli elementi più qualificanti dell’Istituto, con importanti risultati riconosciuti a livello europeo di cui è testimonianza la consistente e costante produzione di lavori scientifici pubblicati sulle maggiori riviste internazionali del settore. A titolo esemplificativo si ricorda, tra gli altri, la scoperta della terapia che consente di ridurre i tempi di cura dell’epatite C da sei mesi a tre mesi.

Le considerazioni qui accennate mostrano abbastanza chiaramente le potenzialità di sviluppo del settore sanitario di San Giovanni Rotondo; settore sul quale, a nostro avviso, si dovrebbero concentrare mirate politiche di intervento per rafforzarne la solidità.

La strategia che, oltre a consentire un salto qualitativo nella spendibilità della ricerca clinica già oggi praticata, genererebbe un indotto prezioso per l’intera città sarebbe, da un lato quella di favorire l’attivazione di nuovi corsi di laurea, di specializzazione o di dottorati di ricerca (in

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grado di attrarre nuovi studenti e generare nuovi posti di lavoro per il corpo docente), e dall’altro la necessità di implementare l’attività legata all’offerta spazi di cura per gli anziani.13

Entrambi questi indirizzi permetterebbero di assorbire, se attuati, una quota non marginale dell’attuale eccedenza (rispetto all’odierna e, presumibilmente, futura domanda) di posti letto nelle strutture alberghiere.

13 Si rimanda alla tavola relativa alla composizione della popolazione per classi di età al prossimo quindicennio

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AMBITO EXTRAURBANO, CARATTERI, SALVAGUARDIA E VALORIZZAZIONE

Beni paesaggistici e territorio agrario

Sono beni paesaggistici gli immobili e le aree (…) costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio.14

La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili.(…)

1. Le amministrazioni pubbliche cooperano per la definizione di indirizzi e criteri riguardanti le attività di tutela, pianificazione, recupero, riqualificazione e valorizzazione del paesaggio e di gestione dei relativi interventi.

2. Gli indirizzi e i criteri perseguono gli obiettivi della salvaguardia e della reintegrazione dei valori del paesaggio anche nella prospettiva dello sviluppo sostenibile.

3. Al fine di diffondere ed accrescere la conoscenza del paesaggio le amministrazioni pubbliche intraprendono attività di formazione e di educazione. 15

Il Codice dei beni culturali e del paesaggio identifica quali beni paesaggistici i seguenti immobili ed aree 16:

a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica; b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza; c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, ivi comprese le zone di interesse archeologico; d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze;

le ulteriori seguenti aree 17:

(…) c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; (…)

f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi; g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli

14 Art. 2 Patrimonio culturale, Decreto legislativo n. 156 del 2004, Codice dei beni culturali e del paesaggio, aggiornato dal Decreto legislativo n. 157 del 2006. 15 Codice dei beni culturali e del paesaggio, cit., Art. 131. 16 Codice dei beni culturali e del paesaggio, cit., Artt. 134 e 136. 17 Codice dei beni culturali e del paesaggio, cit., Artt. 134 e 142.

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sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227; h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici; i) le zone umide incluse nell'elenco previsto dal d.P.R. 13 marzo 1976, n. 448; (…) m) le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del presente codice.

Gli immobili e le aree tipizzati, individuati e sottoposti a tutela dai piani paesaggistici (…)18.

Ad una tutela dei beni paesaggistici delle aree agricole da parte delle p.a. inducono oltre che le disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio anche i contenuti del modificato Titolo V Cost.. Il primo – a differenza del precedente T.U. del 1999 e dell’accordo Stato-Regioni del 19.04.2001 – coinvolge maggiormente i Comuni, prevedendo che i compiti di tutela ad essi attribuiti si svolgano attraverso gli strumenti della pianificazione urbanistica e del controllo di compatibilità degli interventi di trasformazione del territorio. In particolare i comuni entro il termine stabilito nel piano paesaggistico e comunque non oltre due anni dalla sua approvazione, (…) conformano e adeguano gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica alle previsioni dei piani paesaggistici, introducendo, ove necessario, le ulteriori previsioni conformative che, alla luce delle caratteristiche specifiche del territorio, risultino utili ad assicurare l’ottimale salvaguardia dei valori paesaggistici individuati dai piani. I limiti alla proprietà derivanti da tali previsioni non sono oggetto di indennizzo.

Analogo spazio ai poteri sussidiari dei Comuni è concesso dal novellato art. 118 Cost.

Nell’ambito delle diverse legislazioni regionali, compresa quella della Regione Puglia19, questi indirizzi hanno trovato conferme attraverso la produzione degli strumenti di pianificazione sovraordinata per la salvaguardia e valorizzazione del paesaggio, i quali, purtroppo, sono invece ad oggi giunti nei diversi contesti territoriali a differenti stati di attuazione 20.

18 Codice dei beni culturali e del paesaggio, cit., Artt. 134 . 19 Cfr Piano urbanistico tematico territoriale del paesaggoi (PUUT/P), della Regione Puglia, approvato Con Delibera regionale 15 dicembre 2000 n. 1748, pubblicata sul B.U.R.P. n. 6 del 11 gennaio 2001. Il Piano, con riferimento agli elementi rappresentativi dei caratteri strutturanti la forma del territorio e dei suoi contenuti paesaggistici e storico-culturali, si articola nella determinazione di criteri, indirizzi, direttive, prescrizioni e criteri, ognuno con differente valore di efficacia rispetto ai differenti livelli di valore paesaggistico riscontrati per l’intero territorio e finalizzati allo svolgimento delle verifiche di compatibilità delle trasformazioni proposte. 20 L’art 5.05 delle norme tecniche di attuazione del (PUUT/P), dispone che entrato in vigore il Piano, entro 180 giorni, il Sindaco, provvede alla predisposizione dei Primi adempimenti per l’attuazione del Piano, attraverso: la perimetrazione degli Ambiti Territoriali Estesi, la perimetrazione degli Ambiti Territoriali Distinti, adeguati alle situazioni di fatto documentate dalla cartografia comunale in scala maggiore più aggiornata e l’individuazione sulla cartografia di Piano dei da parte del Consiglio comunale dei “territori costruiti

A maggio del 2006, a quasi sei anni dall’approvazione PUUT/P, 175 comuni pugliesi, di cui 50 compresi nella Provincia di Foggia, tra cui San Giovanni Rotondo, sono stati sollecitati dall’Assessore regionale all’Assetto del Territorio della Regione Puglia alla definizione dei primi adempimenti per l’attuazione del Piano, risultando tali comuni inadempienti, a questa data, alle disposizioni dello stesso PUUT/P.

Ad agosto del 2006 la Giunta Regionale con la Deliberazione n. 1189, assumendo la relazione dell’Assessore all’Assetto del Territorio la quale evidenzia che dei 175 comuni pugliesi riscontrati inadempienti nel maggio del 2006 ai primi adempimenti per l’attuazione del PUTT/P (intestatari della sopraccitata nota regionale di invito all’avvio delle procedure di adeguamento), soltanto 47 hanno espletato o quantomeno avviato le procedure di adeguamento, risultando ad oggi 128 di essi, tra cui San Giovanni Rotondo, ancora del tutto inadempienti.

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La giurisprudenza ha, peraltro, aggiunto che l’ente locale nell’esercizio della funzione di pianificazione urbanistica, è tenuto ad adeguarsi alle direttive contenute nei piani territoriali di coordinamento ed in quelli ad essi assimilati. Tali direttive indicano i parametri minimi a cui deve adeguarsi, per la protezione di alcuni specifici interessi urbanistici ovvero per la tutela di altri interessi pubblici incidenti sulla materia urbanistica (tutela paesaggistica, difesa del suolo, ecc.), la discrezionalità dell’ente locale21.

Altre forme di tutela più particolarmente rivolte alla salvaguardia dei territori agricoli, in relazione per esempio al rilascio di autorizzazioni edilizie per la realizzazione dei nuovi interventi edificatori, sono dettate da altre norme statali, rispetto alle quali ormai tutte le regionali hanno disposto i necessari adeguamenti, prevedendo l’impegno del concessionario a non mutare la destinazione d’uso delle opere.22

Sulla scia di tali principi, ad esempio, il T.A.R. Veneto23 ha affermato che: è legittimo il diniego di concessione edilizia opposto alla p.a. avverso un istanza finalizzata ad ottenere un atto di assenso edificatorio in zona agricola, nel caso in cui sia emerso che oggetto dell’istanza è la realizzazione di una casa di abitazione che presenti una struttura non adeguata alle esigenze, anche abitative, di chi deve coltivare il fondo. Ciò sul rilievo che, ai fini del rilascio di una concessione edilizia in tale zona è necessario che l’intervento edilizio progettato sia funzionale esclusivamente alla conduzione del fondo e alle esigenze abitative dell’imprenditore agricolo medesimo.

In merito alla salvaguardia delle architetture rurali la Legge 378/2003, Disposizioni per la tutela e valorizzazione dell’architettura rurale, indirizzava alla: “salvaguardare e valorizzare le tipologie di architettura rurale, quali insediamenti agricoli, edifici o fabbricati rurali, presenti sul territorio nazionale, realizzati tra il XIII e il XIX secolo e che costituiscono testimonianza dell’economia rurale tradizionale”, più recentemente il punto l) del comma 4 dell’art. 10 beni culturali, del Codice dei beni culturali e del paesaggio, comprende tra i beni culturali

- di attivare, l’esercizio dei poteri sostitutivi per la formazione dei primi adempimenti comunali per l’attuazione del PUUT/P;

- di riservarsi specifici e successivi provvedimenti per la nomina dei commissari “ad acta” da emanarsi ai sensi dell’Art. 55 co. 3° della L.R. n° 56/80;

- di demandare al competente Assessorato all’Assetto del Territorio gli ulteriori adempimenti di competenza. 21 Cons. St., sez IV, 26 maggio 2003, n. 2827. 22 In merito alla normativa della Regione Puglia Cfr. Art. 51 Limitazioni delle previsioni insediative Legge della Regione Puglia n. 56 del 1980, Tutela ed uso del territorio, (…) nelle zone omogenee di tipo E sono consentiti gli interventi finalizzati allo sviluppo ed al recupero del patrimonio produttivo, tutelando l' efficienza delle unità produttive e salvaguardando i suoli agricoli irrigui o ad alta e qualificata produttività . Per gli interventi di edificazione di nuove costruzioni destinate a residenze, comunque riferite all' intera azienda agricola, valgono le prescrizioni del 3º e 4º comma dell' art. 9 della legge regionale 12- 2- 1979 n. 6 e successive modificazioni; essi devono essere riferiti a superfici non inferiori alla minima unità colturale, di cui all' art. 846 del Codice Civile o diversamente definite in sede di PR. Gli interventi di edificazione di nuove costruzioni destinate ad attività produttive devono essere dimensionati in funzione delle necessità strettamente correlate con la conduzione dei fondi e la lavorazione dei prodotti agricoli. Per le aziende con terreni non confinanti è ammesso l' accorpamento delle aree, con asservimento delle stesse regolarmente trascritto e registrato a cura e spese del richiedente. 23 T.A.R. Veneto, sez. II, 30 aprile 2004, n. 1261.

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sottoposti a tutela le architetture rurali aventi interesse storico od etnoantropologico quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale.

Piano Urbanistico Territoriale Tematico del Paesaggio, contenuti, disposizioni e primi adempimenti Comunali

Con Delibera regionale 15 dicembre 2000 n. 1748, pubblicata sul B.U.R.P. n. 6 del 11 gennaio 2001 la Giunta Regionale pugliese ha approvato il P.U.T.T./P., strumento di pianificazione territoriale sovraordinato agli strumenti di pianificazione comunale.

Il P.U.T.T./P integra gli ordinamenti vincolistici già vigenti e introduce nuove disposizioni finalizzate a promuovere la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse territoriali e paesaggistiche.

Il Piano, con riferimento agli elementi rappresentativi dei caratteri strutturanti la forma del territorio e dei suoi contenuti paesaggistici e storico-culturali, si articola nella determinazione di criteri, indirizzi, direttive, prescrizioni e criteri, ognuno con differente valore di efficacia rispetto ai differenti livelli di valore paesaggistico riscontrati per l’intero territorio e finalizzati allo svolgimento delle verifiche di compatibilità delle trasformazioni proposte.

Le disposizioni del Piano relative ai caratteri strutturanti, individuati per l’intero territorio, interessano una serie di elementi, segnalati negli elaborati cartografici di Piano e definiti negli elenchi allegati alle norme tecniche di attuazione, che in base alle componenti geo-morfo-idrogeologiche, botanico-vegetazionali e storico-culturali, contraddistinguono gli Ambiti territoriali distinti (A.T.D.).

I differenti livelli di valore paesaggistico di valore eccezionale, rilevante, distinguibile, relativo e normale, che determinano i valori di efficacia delle norme di salvaguardia definite dal Piano, sono rispettivamente contraddistinti, sulla base di giudizi valoriali, dagli Ambiti territoriali estesi classificati del Piano di tipo “A” (punto 1.1 art. 2.01 delle N.T.A.), “B” (punto 1.2 art. 2.01 delle N.T.A.), “C” (punto 1.3 art. 2.01 delle N.T.A.), “D” (punto 1.4 art. 2.01 delle N.T.A.)ed “E” (punto 1.5 art. 2.01 delle N.T.A.) ed individuati negli elaborati grafici ad esso allegati.

Le prescrizioni di base del Piano, definite come direttamente ed immediatamente vincolanti e prevalenti rispetto agli strumenti di pianificazione vigente ed in corso di formazione, vanno osservate dagli operatori privati e pubblici come livello minimo di tutela paesaggistica.

Il punto 5 dell’art. 1.03 delle norme tecniche di attuazione del Piano definisce i casi in cui le norme di salvaguardia definite dal piano stesso non trovano applicazione, disponendo quanto di seguito testualmente riportato:

5. Le norme contenute nel Piano, di cui al titolo II “ambiti territoriali estesi” ed al titolo III “ambiti territoriali distinti”, non trovano applicazione all’interno dei “territori costruiti”che vengono anche in applicazione dell’art. 1 della legge 431/1985, così definiti:

5.1. aree tipizzate dagli strumenti urbanistici vigenti come zone omogenee “A” e “B”;

5.2. aree tipizzate dagli strumenti urbanistici vigenti come zone omogenee “C” oppure come zone “turistiche” “direzionali” “artigianali” “industriali” “miste” se, alla data del 6 giugno 1990, incluse in uno strumento urbanistico esecutivo (piano particolareggiato o piano di lottizzazione) regolarmente presentato e, inoltre, le aree incluse, anche se in percentuale, in Programmi Pluriennali di Attuazione approvati alla stessa data;

5.3. aree che, ancorché non tipizzate come zone omogenee “B” dagli strumenti urbanistici vigenti:

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• o ne abbiano di fatto le caratteristiche (ai sensi del DIM n. 1444/1968), vengano riconosciute come regolarmente edificate (o con edificato già “sanato” ai sensi della legge n. 47/1985), e vengano perimetrale su cartografia catastale con specifica deliberazione di Consiglio Comunale;

• o siano intercluse all’interno del perimetro definito dalla presenza di maglie regolarmente edificate, e vengano perimetrie su cartografia catastale con specifica deliberazione di Consiglio Comunale;

Tali delibere, che non costituiscono variante della strumentazione urbanistica vigente ed esplicano effetti soltanto in applicazione del Piano, vanno adottate entro 90 giorni dall’entrata in vigore del Piano e vanno inviate anche all’Assessorato regionale all’Urbanistica; in caso di inadempienza del Consiglio Comunale, si applicano i poteri sostitutivi già disciplinati dall’art. 55 della l.r. 56/80.

Il Comune ad oggi non ha corrisposto adeguatamente, al fine dell’ottenimento dell’attestato regionale di coerenza al PUTT/P, ai primi adempimenti per l’attuazione del Piano di cui all’Art. 5.05 delle stesse Norme Tecniche di Attuazione.

Risulta pertanto urgente avviare lo svolgimento delle seguenti azioni:

A) avviare le attività necessarie alla definizione dei territori costruiti ed in particolare:

evidenziazione chiara e puntuale sullo strumento urbanistico generale, riportato sulla cartografia aerofotogrammetria più aggiornata dei seguenti elementi:

zone omogenee tipizzate come di tipo “A” e “B” dallo strumento urbanistico vigente alla data del 6/6/1990;

zone interessate da strumenti urbanistici esecutivi, qualora presenti, (piani particolareggiati e lottizzazioni), regolarmente presentati alla data del 6/6/1990, con l’individuazione puntuale dei riferimenti temporali di presentazione delle richieste di intervento;

zone incluse, anche se in percentuale, in Programmi pluriennali di attuazione approvati alla data del 6/6/1990, con l’individuazione puntuale dei riferimenti temporali di approvazione dei P.P.A.;

aree, che pur non essendo tipizzate come tipo “B”, di fatto ne abbiano le caratteristiche e siano riconosciute come “regolarmente edificate”, per le quali deve essere puntualmente dimostrata la sussistenza delle condizioni urbanistiche per essere qualificate come assimilabili alle zone omogenee di tipo “B”, vale a dire il ricorrere dei presupposti giuridici di cui al D.M. 02-04-1968 n. 1444, relativamente ai parametri di superficie coperta e densità territoriale dell’edificato esistente24, (la dimostrazione deve essere effettuata con riferimento al reale stato dei luoghi ed estesa a tutte le aree del territorio comunale assimilabili per caratteristiche alle zone “B”; essa inoltre deve riportare per tutti gli edifici ricadenti nella perimetrazione, i

24 Art. 2. Zone territoriali omogenee, D.M. 02-04-1968 n. 1444:

(…) B) le parti del territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse dalle zone A): si considerano parzialmente edificate le zone in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5% (un ottavo) della superficie fondiaria della zona e nelle quali la densità territoriale sia superiore ad 1,5 mc/mq;(…).

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riferimenti specifici circa la legittimità dell’edificato esistente, ossia l’elenco delle concessioni edilizie già rilasciate e/o la relativa attestazione del dirigente dell’U.T.C);

aree, che pur non essendo tipizzate come tipo “B”, di fatto ne abbiano le caratteristiche e vengano riconosciute come “edificato sanato” ai sensi della L. 47/1985, per le quali deve essere puntualmente dimostrata la sussistenza delle condizioni urbanistiche per essere qualificate come assimilabili alle zone omogenee di tipo “B”, vale a dire il ricorrere dei presupposti giuridici di cui al D.M. 02-04-1968 n. 1444, relativamente ai parametri di superficie coperta e densità territoriale dell’edificato esistente, (la condizione di fabbricato sanato dovrà essere dimostrata, in relazione ai singoli provvedimenti sanzionatori e sanatori rilasciati, con elenco delle condizioni edilizie in sanatoria già rilasciate e/o attestazione attestazione del dirigente dell’U.T.C);

aree, che pur non essendo tipizzate come tipo “B”, risultino intercluse all’interno del perimetro definito dalla presenza di maglie regolarmente edificate, (la chiara identificazione grafica delle predette aree è finalizzata alla verifica, da parte dell’Ufficio regionale, dell’effettiva “interclusione” delle stesse)25 .

aree di Sviluppo Industriale eventualmente presenti;

individuazione chiara e puntuale sulla cartografia catastale degli elementi di tutte le tipologie di aree, qualora presenti, di cui al punto 5,3 dell’art. 1.03 delle NTA del P.U.T.T./P., corrispondenti alle aree di cui ai precedenti comma d., e., f., del punto 1), per le quali è necessaria la specifica deliberazione del Consiglio Comunale.

produzione di una relazione illustrativa che espliciti se l’eventuale omessa perimetrazione di alcune delle su elencate tipologie di aree classificabili quali “territori costruiti” sia dovuta all’inesistenza delle stesse all’interno del territorio comunale oppure a verifiche non effettuate.

produzione della certificazione di avvenuta pubblicazione degli atti scritti e grafici ai sensi del D.Lvo 267/2000 e di assenza di eventuali ricorsi pervenuti avverso la delibera di Consiglio Comunale nonché le eventuali relative controdeduzioni da parte dell’Amministrazione Comunale, per gli atti di cui al precedente punto 2).

Trasmissione alla Regione Puglia – Assessorato all’Urbanistica e Assetto del Territorio – Settore Urbanistico Regionale la perimetrazione dei territori costruiti, effettuata secondo le modalità di cui ai precedenti punti 1), 2), 3) e le certificazioni di cui ai precedente punto 4).

B) avviare le attività necessarie all’espletamento dei primi adempimenti per l’attuazione del Piano ed in particolare:

evidenziare sullo strumento urbanistico generale vigente riportato sulla cartografia aerofotogrammetrica aggiornata la perimetrazione delle aree dei “territori costruiti”, individuata e validata sulla base delle modalità del precedente paragrafo B);

25 A tal proposito si confrontino le indicazioni riportate nella nota circolare del 05-2006 a cura dell’Assessore Regionale all’Assetto del Territorio e indirizzata ai Comuni inadempienti ai “Primi Adempimenti” per l’attuazione del P.U.T.T./P, dalla quale si è stralciato il passo di seguito testualmente riportato:

“Per area interclusa è da intendersi un’area che abbia almeno i ¾ del proprio perimetro racchiusa entro maglie dello strumento urbanistico regolarmente edificate. E’ forse utile ricordare che per maglia, in urbanistica, comunemente si intende una parte della città o dello strumento urbanistico delimitata da viabilità esistente o di progetto, dotata di specifici caratteri fisici e/o funzionali.

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evidenziare sullo strumento urbanistico generale vigente riportato sulla cartografia aerofotogrammetrica comunale in scala maggiore e più aggiornata le perimetrazioni degli Ambiti Territoriali Distinti (A.T.D.) così come definiti nel Titolo III delle N.T.A. del PUTT/P ed individuati nelle relative tavole tematiche del Piano, ed in particolare:

Gli A.T.D. del “sistema assetto geologico, geomorfologico, idrogeologico” (serie N° 2 serie n° 6 degli atlanti della documentazione cartografica art. 3.07 - 3.08 – e 3.09 delle N.T.A. del P.U.T.T./P.);

gli A.T.D. del “sistema copertura botanico vegetazionale,colturale e della potenzialità faunistica” (serie N° 4 degli atlanti della documentazione cartografica art. 3.03 e Capo III artt. 3.11 - 3.12 - 3.13 - 3.14 delle N.T.A. del P.U.T.T./P.);

gli A.T.D. del “sistema stratificazione storica dell’organizzazione insediativa (serie N° 1 serie n° 4 bis,serie n°5 degli atlanti della documentazione cartografica art. 3.04 delle N.T.A. del P.U.T.T./P.).

In questa fase di primi adempimenti per l’attuazione del Piano le perimetrazioni degli A.T.D. possono essere rimodulate rispetto alla loro configurazione planimetrica originaria rappresentata nel P.U.T.T./P. in scala 1:25.000. Esse, quindi, possono essere diverse, sia per configurazione planimetrica sia per classificazione, dalle rispettive tavole tematiche del P.U.T.T./P.. E’ evidente che dette possibili variazioni della forma e della classificazione originarie dovranno:

- essere opportunamente documentate;

- messe in rilievo sulla cartografia;

- motivate in apposita relazione illustrativa.

evidenziare sullo strumento urbanistico generale vigente riportato sulla cartografia aerofotogrammetrica aggiornata le perimetrazioni degli Ambiti Territoriali Estesi (A.T.E.), così come definiti nel Titolo II delle N.T.A. del PUTT/P ed individuati nelle relative tavole tematiche del Piano, i quali:

non possono essere rimodulati rispetto alla loro configurazione planimetrica originaria, essi, quindi, devono essere coerenti, per configurazione planimetrica e classificazione, alle rispettive tavole tematiche originarie del P.U.T.T./P. (scala 1:25000)26;

l’unica eccezione rispetto alla regola su esposta è costituita da lievi modifiche dei perimetri degli A.T.E. che si rendano necessari per adeguare la conformazione planimetrica di tali Ambiti “alle situazioni di fatto documentate dalla cartografia comunale in scala maggiore più aggiornata”27.

26 Questo per non configurare una “variante” al predetto strumento di Pianificazione Territoriale Regionale (P.U.T.T./P.), che non risulta ammissibile nella fase di predisposizione dei “primi adempimenti” comunali, ed è possibile solo in sede di adeguamento dei Piani Regolatori Generali (o Piani Urbanistici Generali) al P.U.T.T./P. (artt. 2.10, 5.06, 507 delle N.T.A. del P.U.T.T./P.).

27 Per gli A.T.E. quindi, in sede di primi adempimenti, l’attuazione del P.U.T.T./P. implica il mero “riporto” degli ambiti sullo strumento urbanistico generale vigente e sulla cartografia aerofotogrammetrica comunale ed eventuali correzioni ai perimetri degli Ambiti resi necessari dal passaggio dalla cartografia IGM 1:25.000 del P.U.T.T/P. alla scala di maggior dettaglio e più aggiornata della cartografia comunale. Si tratta, in sintesi, di ricognizione e lettura quasi acritica che si limita, nel passaggio di scala, a correggere gli errori più significativi rivenienti dalla inadeguatezza della cartografia di base utilizzata in sede di redazione del P.U.T.T./P.

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Riepilogando, l’Assessore all’Assetto del Territorio, nella nota circolare di sollecito ai Comuni inadempienti per l’attuazione del P.U.T.T./P., così sintetizza le attività a cura degli stessi per i primi adempimenti per l’attuazione del Piano:

L’attuazione del P.U.T.T./P. prevede un approccio graduale all’attuazione del Piano. In sede di primi adempimenti, le Amministrazioni Comunali sono chiamate a adeguare A.T.D. e ATE “alle situazioni di fatto documentate dalla cartografia comunale in scala maggiore più aggiornata” per correggere errori e lacune rivenienti dalla inadeguatezza della base conoscitiva del P.U.T.T./P., soprattutto dovuta alla cartografia di base utilizzata, vecchia e a piccola scala. Detto “adeguamento” dovrà riguardare soprattutto perimetrazione e classificazione degli A.T.D., poiché questi rappresentano il “punto di partenza” del processo di conoscenza che conduce alla successiva fase pianificatoria comunale finalizzata alla tutela e valorizzazione paesaggistica del territorio.

In fase di primi adempimenti, utilizzando una cartografia comunale più aggiornata e dettagliata, è pertanto possibile:

- riconfigurare l’articolazione planimetrica degli A.T.D., e persino annullarne la stessa presenza, laddove lo evidenzino oggettive situazioni di fatto, opportunamente motivate e documentate;

- modificare classificazione degli A.T.D., ad esempio, per l’intervenuta trasformazione (successiva all’approvazione del P.U.T.T./P.) di un’area d’interesse archeologico (beni culturali archeologici segnalati) in area archeologica (beni culturali archeologici vincolati);

- identificare ulteriori A.T.D. in aggiunta a quelli già cartografati dal P.U.T.T./P. e/o identificati dagli elenchi allegati alle N.T.A.;

- ancora, localizzare in cartografia comunale i “beni” elencati e non cartografati dal P.U.T.T./P..

A parte le verifiche e gli accertamenti inerenti agli A.T.D., da effettuarsi in base all’effettivo stato dei luoghi, non è consentita in questa prima fase l’analisi critica di dettaglio e la correlazione tra le diverse e distinte peculiarità paesistico-ambientali del territorio comunale necessarie alla riconfigurazione degli A.T.E..

Queste attività sono previste nella seconda fase di attuazione del P.U.T.T./P., ossia in quella di natura pianificatoria, nella quale la tutela paesistico-ambientale è messa in relazione agli obiettivi di sviluppo socio-economico di una comunità locale mediante la predisposizione di “piani regolatori generali conformi al Piano “(di cui all’art.2.10 delle N.T.A. del P.U.T.T./P.); l’“adeguamento degli strumenti urbanistici al Piano” (di cui all’art.5.06 delle N.T.A. del P.U.T.T./P.); la redazione di “varianti al Piano” (di cui all’art. 5.07 delle N.T.A. del P.U.T.T./P.) e, attualmente, di Piani Urbanistici Generali conformi al Piano.

In particolare, l’art.2.10 delle N.T.A. del P.U.T.T./P. prescrive che i Piani Regolatori Generali comunali (o i Piani Urbanistici Generali) devono essere formati nel rispetto del Piano e, se vigenti, dei Sottopiani.

I contenuti paesistico-ambientali del P.R.G. (o del P.U.G.), da costruirsi attraverso processi cognitivi che coinvolgono competenze multidisciplinari tecnico-scientifiche e del sapere comune, secondo le prescrizioni del P.U.T.T./P. devono essere così articolati:

- analisi del territorio comunale, documentata con idonee elaborazioni scritto-grafiche-fotografiche, riportanti la perimetrazione degli A.T.E. e l’individuazione e perimetrazione degli A.T.D.;

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- specificazione delle trasformazioni e delle opere (insediative ed infrastrutturali) compatibili con la tutela e la valorizzazione delle componenti paesaggistiche (titolo III) individuate e perimetrate;

- specificazione operativa delle prescrizioni di base del Piano nelle norme tecniche di esecuzione del P.R.G. (o del P.U.G.), e possono avere, all’interno del P.R.G. (o del P.U.G.), una loro autonoma formalizzazione.

Solo questa seconda fase consente, in base ad approfondite analisi estese all’intero territorio comunale e la predisposizione di idonee cartografie tematiche, di apportare “eventuali modifiche alle perimetrazioni ed al valore degli A.T.E. (Titolo II), oltre che alle perimetrazioni ed alle prescrizioni di base degli A.T.D. (Titolo III capi I,II,III;IV) del Piano che, nel rispetto delle corrispondenti direttive di tutela (art.3.05) ed in coerenza con gli indirizzi di tutela (art.2.02) risultino necessarie per perseguire finalità di ottimizzazione tra tutela paesaggistico-ambientale e compatibile sviluppo socio-economico della popolazione residente ”.

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Altre disposizioni e vincoli sovraordinati per la tutela dell’ambiente

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Istituzione del Parco Nazionale del Gargano Istituzione del Parco Nazionale del Gargano, 6 dicembre 1991 Legge Quadro N. 394

Istituzione dell'Ente Parco Nazionale del Gargano, DPR 05.06.1995

ALLEGATO A, Misure di salvaguardia del Parco Nazionale del Gargano

- Zona 1 di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato o inesistente grado di antropizzazione (artt. 1, 4, 6)

- Zona 2 di valore naturalistico, paesaggistico e culturale con maggior grado di antropizzazione (artt. 1, 7)

Nuova perimetrazione del Parco nazionale del Gargano, DPR del 01.10.2001,

Piano del Parco Nazionale del Gargano In base alla legge L.n. 394/1991 il Parco avvia le procedure per la produzione del Piano del Parco, strumentale alla tutela dei valori naturali ed ambientali.

Contestualmente al Piano del Parco (PP) viene avviata la redazione del Piano Pluriennale Economico Sociale (PPES) e del Regolamento del Parco (RP), atti che prevedono iter di elaborazione e approvazione in parte differenziati ma complementari tra loro, in quanto insieme costituiscono gli strumenti per la conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale dell’area garganica.

Ad oggi il Piano non risulta ancora adottato dalla Regione Puglia.

Originali previsioni per lo svolgimento delle procedura di formazione del Piano del Parco:

- il piano del Parco, e contestualmente il piano pluriennale economico e sociale, è predisposto dall'Ente parco entro 18 mesi dalla sua istituzione;

- il piano approvato dal Consiglio Direttivo è adottato dalla Regione entro 90 gg dal suo inoltro da parte dell’Ente Parco;

- il piano rimane depositato presso i Comuni, la Comunità Montana e la Regione per 40 gg per prenderne visione e presentare Osservazioni scritte;

- entro 30 gg l’Ente Parco esprime il proprio parere;

- i pareri vengono esaminati dalla Regione che si pronuncia a riguardo emanando il provvedimento di approvazione con procedure d’intesa.

In coerenza al comma 7 dell’art. 12 della L.n. 394/1991 “Il piano ha effetto di dichiarazione di pubblico generale interesse e di urgenza e di indifferibilità per gli interventi in esso previsti e sostituisce ad ogni livello i piani paesistici, i piani territoriali o urbanistici e ogni altro strumento di pianificazione.”

Il Piano del Parco prevede:

A) norme di indirizzo, dirette ai soggetti istituzionali, in primo luogo ai Comuni, che le traducono in disposizioni operative con i propri strumenti di pianificazione

B) norme ad esecuzione concertata, per la cui attuazione promuove intese o conferenze di servizi con i Comuni o gli Enti locali interessati;

C) norme precettive, vincolano direttamente i soggetti pubblici e privati definite in un processo di confronto e discussione con gli attori locali.

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D) norme-proposta, pongono indirizzi, direttive od obiettivi di qualità ambientale relativamente alle aree esterne al perimetro del Parco.

Proposti Siti d'Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) Ad oggi sono state individuate da parte delle Regioni italiane 2.255 aree (di cui 311 coincidenti con ZPS designate) che, rispondendo ai requisiti della Direttiva "Habitat", sono state proposte dal nostro Paese alla Comunità Europea, come Siti di Importanza Comunitaria (pSIC).

Una vastissima porzione del territorio comunale di San Giovanni Rotondo è oggi interessata dalla presenza di Siti di Interesse Comunitario e Zona di Protezione Speciale.

Tali siti e zone originariamente così identificate:

- SIC/ZPS IT9110008 Valloni e Steppe Pedegarganiche;

- SIC IT9110026 Monte Calvo – Piana di Monte Nero;

- SIC IT9110030 Bosco Quarto – Monte Spigno;

sono di recente state modificate e ampliate, con l’inserimento di una nuova ZPS IT9110007 Promontorio Del Gargano che sostituisce ed amplia la precedente ZPS IT9110008 Valloni e steppe Pedegarganiche.28

Qualsiasi piano o progetto che possa avere influenze significative sugli habitat e sulle specie censite nei proposti Siti d?importanza Comunitaria (pSIC) e nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) è sottoposto al procedimento di carattere preventivo di Valutazione D'incidenza.

Tale procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, della direttiva "Habitat" con lo scopo di salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale.

Gli atti di pianificazione territoriale di rilevanza nazionale da sottoporre a valutazione di incidenza, devono essere presentati al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. Nel caso di piani di rilevanza regionale, interregionale, provinciale e comunale, lo studio per la valutazione di incidenza viene presentato alle regioni e alle province autonome competenti (DPR 120/2003, art. 6 comma 2)

Per i progetti già assoggettati alla procedura di Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA), la valutazione d'incidenza viene ricompresa nella procedura di VIA (DPR 120/2003, art. 6,

28Cfr. i Siti d'Importanza Comunitaria: D.M. 25.03.05, (G.U. n.157 08.07.05), Elenco dei Siti di importanza comunitaria (SIC) per la regione biogeografica continentale, ai sensi della direttiva 92/43/CEE, nell’allegato A elenca i siti di importanza comunitaria per la regione biogeografia mediterranea modificati ed ampliati rispetto a quanto riportato nell’allegato B del D.M. 03.04.2000. Cfr. per le Zone di Protezione Speciale: D.M. 21.07.05 (G.U. n.168 21.07.05) Elenco delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), classificate ai sensi della direttica 79/409/CEE; DGR n.1022 del 21.07.05 Classificazione di ulteriori Zone di Protezione Speciale in attuazione della direttiva 79/409/CEE ed in esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia della Comunità europea del 20/3/2003 – causa C-378/01, introduce la: - ZPS IT9110039 Promontorio Del Gargano che sostituisce ed amplia la precedente ZPS IT9110008 Valloni e steppe Pedegarganiche.

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comma 4). Di conseguenza, lo studio di impatto ambientale predisposto dal proponente dovrà contenere anche gli elementi sulla compatibilità fra progetto e finalità conservative del sito in base agli indirizzi dell'allegato G del DPR 357/97.

La Regione Puglia, ha inserito la valutazione di incidenza nelle procedure per la valutazione di impatto ambientale della L.R. 25.09.2000, n. 13 Procedure per l’attuazione del programma operativo della regione Puglia 2000-2006. Si prevede la valutazione di incidenza per tutti gli interventi e le opere ricadenti negli ambiti territoriali individuati come SIC o ZPS; se questi sono assoggettati a verifica e/o procedura di VIA, lo studio di impatto deve contenere anche la valutazione di incidenza. La successiva L.R. 12.04.2001, n. 11 Norme sulla valutazione dell’impatto ambientale, riprende il concetto di valutazione di incidenza nelle definizioni, basate su quelle della direttiva europea e del D.P.R. di recepimento, negli ambiti di applicazione (art. 2 e art. 4, comma 4) e, in funzione del livello territoriale e amministrativo di riferimento (art. 6), nella individuazione delle autorità competenti per le procedure di VIA e di Valutazione di Incidenza coinvolgendo anche gli enti parco.

Il D.G.R. n.304 14 marzo 2006, approva l’atto di indirizzo e coordinamento per l’espletamento della procedura di valutazione di incidenza rivolto all’Autorità competente in materia di procedure di VIA regionale e di Valutazione di Incidenza, e cioè il Settore Ecologia dell’Assessorato regionale all’Ecologia.

Piano di Bacino Stralcio per l'Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino della Puglia Il Piano di Bacino Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino della Puglia (PAI), finalizzato al miglioramento delle condizioni di regime idraulico e della stabilità geomorfologia, individua e norma per l’intero ambito di bacino le aree a pericolosità idraulica e le aree a pericolosità geomorfologia.

Le aree a pericolosità idraulica individuate dal PAI sono suddivise, in funzione dei differenti gradi di rischio in:

aree ad alta probabilità di inondazione – A.P. (cfr. art. 7 delle norme tecniche di attuazione del PAI);

aree a media probabilità di inondazione – M.P. (cfr. art. 8 delle norme tecniche di attuazione del PAI);

aree a bassa probabilità di inondazione – B.P. (cfr. art. 9 delle norme tecniche di attuazione del PAI).

Le aree a pericolosità geomorfologia individuate dal PAI sono suddivise, in funzione dei differenti gradi di rischio in:

aree a pericolosità geomorfologia molto elevata – P.G.3 (cfr. art. 13 delle norme tecniche di attuazione del PAI);

aree a pericolosità geomorfologia elevata – P.G.2 (cfr. art. 14 delle norme tecniche di attuazione del PAI);

aree a pericolosità geomorfologia media e moderata – P.G.1 (cfr. art. 15 delle norme tecniche di attuazione del PAI).

Il territorio comunale di San Giovanni Rotondo risulta interessato:

1) rispetto alla componenti di rischio idraulico da:

- aree ad alta probabilità di inondazione – A.P., nell’ambito del Pantano di Sant’Egidio;

- aree a media probabilità di inondazione – M.P., nell’ambito perturbano sud orientale;

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- aree a bassa probabilità di inondazione – B.P., lungo una fascia verticale con andamento nord-sud nell’ambito urbano orientale;

2) rispetto alle componenti di rischio geomorfologio da:

- aree a pericolosità geomorfologia media e moderata – P.G.1.

Il PAI per gli ambiti territoriali soggetti alle tipologie di rischio rilevate nel territorio comunale di San Giovanni Rotondo prevede e disciplina gli interventi, unicamente ammissibili, per come di seguito illustrato.

Indistintamente per tutte le aree:

- nessun intervento previsto … può essere approvato da parte della competente autorità di livello regionale, provinciale o comunale senza il preventivo o contestuale parere vincolante da parte dell’Autorità di Bacino (cfr. artt. 4 e 11 delle norme tecniche di attuazione);

- I Comuni ricadenti nel territorio di applicazione del PAI introducono nei certificati di destinazione urbanistica informazioni sulla perimetrazione delle aree a pericolosità idraulica e geomorfologica (cfr. artt. 4 e 11 delle norme tecniche di attuazione);

- Tutti gli interventi e le opere destinate alla prevenzione ed alla protezione del territorio dal rischio idraulico e geomorfologico devono essere sottoposti, dall’amministrazione territorialmente competente, ad un idoneo piano di azioni ordinarie di manutenzione tese a garantirne nel tempo la necessaria funzionalità (cfr. artt. 4 e 11 delle norme tecniche di attuazione).

In particolare per le aree ad alta pericolosità idraulica (probabilità di inondazione) – A.P il PAI prevede (cfr. art. 7 delle norme tecniche di attuazione) unicamente i seguenti interventi:

1. Nelle aree ad alta probabilità di inondazione (…) sono (…) consentiti:

a) interventi di sistemazione idraulica approvati dall’autorità idraulica competente, previo parere favorevole dell’Autorità di Bacino sulla compatibilità degli interventi stessi con il PAI;

b) interventi di adeguamento e ristrutturazione della viabilità e della rete dei servizi pubblici e privati esistenti, purché siano realizzati in condizioni di sicurezza idraulica in relazione alla natura dell’intervento e al contesto territoriale;

c) interventi necessari per la manutenzione di opere pubbliche o di interesse pubblico;

d) interventi di ampliamento e di ristrutturazione delle infrastrutture a rete pubbliche o di interesse pubblico esistenti, comprensive dei relativi manufatti di servizio, riferite a servizi essenziali e non delocalizzabili, nonché la realizzazione di nuove infrastrutture a rete pubbliche o di interesse pubblico, comprensive dei relativi manufatti di servizio, parimenti essenziali e non diversamente localizzabili, purché risultino coerenti con gli obiettivi del presente Piano e con la pianificazione degli interventi di mitigazione. Il progetto preliminare di nuovi interventi infrastrutturali, che deve contenere tutti gli elementi atti a dimostrare il possesso delle caratteristiche sopra indicate anche nelle diverse soluzioni presentate, è sottoposto al parere vincolante dell’Autorità di Bacino;

e) interventi sugli edifici esistenti, finalizzati a ridurne la vulnerabilità e a migliorare la tutela della pubblica incolumità;

f) interventi di demolizione senza ricostruzione, interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo, così come definiti alle lettere a), b) e c) dell’art. 3 del D.P.R. n.380/2001 e s.m.i., a condizione che non concorrano ad incrementare il carico urbanistico;

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g) adeguamenti necessari alla messa a norma delle strutture, degli edifici e degli impianti relativamente a quanto previsto in materia igienico - sanitaria, sismica, di sicurezza ed igiene sul lavoro, di superamento delle barriere architettoniche nonché gli interventi di riparazione di edifici danneggiati da eventi bellici e sismici;

h) ampliamenti volumetrici degli edifici esistenti esclusivamente finalizzati alla realizzazione di servizi igienici o ad adeguamenti igienico-sanitari, volumi tecnici, autorimesse pertinenziali, rialzamento del sottotetto al fine di renderlo abitabile o funzionale per gli edifici produttivi senza che si costituiscano nuove unità immobiliari, nonché manufatti che non siano qualificabili quali volumi edilizi, a condizione che non aumentino il livello di pericolosità nelle aree adiacenti;

i) realizzazione, a condizione che non aumentino il livello di pericolosità, di recinzioni, pertinenze, manufatti precari, interventi di sistemazione ambientale senza la creazione di volumetrie e/o superfici impermeabili, annessi agricoli purché indispensabili alla conduzione del fondo e con destinazione agricola vincolata.

2. Per tutti gli interventi di cui al comma 1 l’AdB richiede, in funzione della valutazione del rischio ad essi associato, la redazione di uno studio di compatibilità idrologica ed idraulica che ne analizzi compiutamente gli effetti sul regime idraulico a monte e a valle dell'area interessata. Detto studio è sempre richiesto per gli interventi di cui ai punti a), b), d), e), h ed i).

In particolare per le aree a media pericolosità idraulica (probabilità di inondazione) – M.P il PAI prevede (cfr. art. 8 delle norme tecniche di attuazione) unicamente i seguenti interventi:

1. Nelle aree a media probabilità di inondazione oltre agli interventi previsti per le aree ad alta pericolosità idraulica, di cui ai precedenti punti a), b), c), d), e), f), g), h) ed i), sono esclusivamente consentiti:

(…)

j) interventi di ristrutturazione edilizia, così come definiti alla lett. d) dell’art. 3 del D.P.R. n.380/2001 e s.m.i., a condizione che non aumentino il livello di pericolosità nelle aree adiacenti;

k) ulteriori tipologie di intervento a condizione che venga garantita la preventiva o contestuale realizzazione delle opere di messa in sicurezza idraulica per eventi con tempo di ritorno di 200 anni, previo parere favorevole dell’autorità idraulica competente e dell’Autorità di Bacino sulla coerenza degli interventi di messa in sicurezza anche per ciò che concerne le aree adiacenti e comunque secondo quanto previsto agli artt. 5, 24, 25 e 26 in materia di aggiornamento dal PAI. In caso di contestualità, nei provvedimenti autorizzativi ovvero in atti unilaterali d’obbligo, ovvero in appositi accordi laddove le Amministrazioni competenti lo ritengano necessario, dovranno essere indicate le prescrizioni necessarie (procedure di adempimento, tempi, modalità, ecc.) nonché le condizioni che possano pregiudicare l’abitabilità o l’agibilità. Nelle more del completamento delle opere di mitigazione, dovrà essere comunque garantito il non aggravio della pericolosità in altre aree.

2. Per tutti gli interventi di cui al comma 1 l’AdB richiede, in funzione della valutazione del rischio ad essi associato, la redazione di uno studio di compatibilità idrologica ed idraulica che ne analizzi compiutamente gli effetti sul regime idraulico a monte e a valle dell'area interessata. Detto studio è sempre richiesto per gli interventi di cui ai punti a), b), d), e), h), i), j) e k).

In particolare per le aree a pericolosità geomorfologia media e moderata – P.G.1 il PAI prevede (cfr. art. 15 delle norme tecniche di attuazione) i seguenti interventi:

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1. Nelle aree a pericolosità geomorfologica media e moderata (P.G.1) sono consentiti tutti gli interventi previsti dagli strumenti di governo del territorio purché l’intervento garantisca la sicurezza, non determini condizioni di instabilità e non modifichi negativamente le condizioni ed i processi geomorfologici nell’area e nella zona potenzialmente interessata dall’opera e dalle sue pertinenze.

2. Per tutti gli interventi di cui al comma 1 l’AdB richiede, in funzione della valutazione del rischio ad essi associato, la redazione di uno studio di compatibilità geologica e geotecnica che ne analizzi compiutamente gli effetti sulla stabilità dell'area interessata.

3. In tali aree, nel rispetto delle condizioni fissate dagli strumenti di governo del territorio, il PAI persegue l’obbiettivo di integrare il livello di sicurezza alle popolazioni mediante la predisposizione prioritaria da parte degli enti competenti, ai sensi della legge 225/92, di programmi di previsione e prevenzione.

Le opere di manutenzione e difesa del territorio, secondo quanto disposto dal PAI (cfr. art. 16 delle norme tecniche di attuazione, Finalità delle azioni) sono da perseguirsi, oltre che attraverso gli interventi di manutenzione,vigilanza e controllo, anche attraverso gli strumenti di governo del territorio, al fine di garantire l’attuazione delle strategie di risanamento e prevenzione, mirate a:

a) mantenere il reticolo idrografico in buono stato idraulico ed ambientale, ivi compreso il trattenimento idrico ai fini della ottimizzazione del deflusso superficiale e dell’andamento dei tempi di corrivazione;

b) garantire buone condizioni di assetto idrogeologico del territorio, ivi compresa la protezione del suolo da fenomeni di erosione accelerata e instabilità;

c) garantire la piena funzionalità delle opere di difesa finalizzate alla sicurezza idraulica e geomorfologica;

d) privilegiare condizioni di uso del suolo, che favoriscano il miglioramento della stabilità dei versanti e delle condizioni di assetto idrogeologico;

e) favorire il perseguimento della sicurezza idrogeologica anche attraverso l’incentivazione delle rilocalizzazioni ai sensi dell’art. 1, comma 5, del D.L. 180/1998;

f) favorire l’informazione e la comunicazione alla popolazione in modo da renderla consapevole sui contenuti del PAI con particolare riguardo alle condizioni d’uso delle aree a pericolosità molto elevata e alla gestione del rischio residuo.

Ogni azione individuata deve inoltre essere informata ai seguenti principi:

a) protezione e recupero dei biotopi locali e delle specie rare ed endemiche, attraverso le opportune valutazioni in sede progettuale e ponendo in opera adeguate precauzioni durante la fase di cantiere;

b) diversità morfologica atta a preservare una biocenosi il più possibile ricca e diversificata, nella valutazione complessiva che l’eterogeneità morfologica dell’habitat costituisce il valore essenziale ai fini della biodiversità;

c) conservazione e, ovunque possibile, miglioramento delle condizioni di naturalità dei corsi d’acqua, previa analisi dei rapporti funzionali tra l’ecosistema ripario e quello terrestre, interventi di riqualificazione ambientale e di conservazione e messa a dimora di specie compatibili con la buona officiosità, la sicurezza e la manutenzione dell’alveo;

d) conservazione e, ovunque possibile, miglioramento delle condizioni di naturalità dei versanti;

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e) protezione e conservazione del suolo mediante l’uso della buona pratica agricola e la limitazione dell’azione di spietramento inteso quale scarnificazione e macinazione del substrato calcareo;

f) conservazione e creazione di corridoi biologici atti a garantire il libero movimento degli organismi ed evitare l’isolamento e la conseguente estinzione di popolazioni animali;

g) naturalità e compatibilità ambientale delle strutture e delle opere, atta a mitigare l’impiego di elementi strutturali, anche non visibili, che perturbino sensibilmente la naturalità e il valore storico architettonico dei siti;

h) conservazione e sviluppo dei processi autodepurativi, attraverso la realizzazione di interventi di differenziazione degli alvei tali da incrementare la diversità idrobiologica, di “ecosistemi filtro” e sistemi di fitodepurazione nelle aree di golena e di fondovalle, conservazione e messa a dimora, ove opportuno e possibile, di adeguate piante con capacità fitodepurativa, specie lungo le fasce riparie.

Adeguamento degli strumenti di governo del territorio al PAI Art. 20 delle norme tecniche di attuazione del PAI:

1. Le amministrazioni e gli enti pubblici territorialmente interessati sono tenuti, ai sensi della normativa vigente, ad adeguare i propri strumenti di governo del territorio alle disposizioni contenute nel PAI.

2. A seguito dell’approvazione del PAI, le amministrazioni competenti procedono ad una verifica di coerenza tra il PAI e i propri strumenti di pianificazione urbanistica generali ed esecutivi. Le risultanze di tale verifica sono comunicate all’Autorità di Bacino entro 90 giorni decorrenti dall’entrata in vigore del PAI.

3. Nei casi in cui, a seguito della verifica di cui al comma 2, le amministrazioni competenti procedano all’adeguamento, questo consiste nell’introdurre nei propri strumenti di governo del territorio le condizioni d’uso contenute nel PAI.

4. Nei casi in cui le amministrazioni competenti procedano, ai fini dell’adeguamento, ad approfondire il quadro conoscitivo del PAI trova applicazione l’art. 24.

Procedure di integrazione e modifica del PAI Art. 24 delle norme tecniche di attuazione del PAI:

1. Il PAI ha valore a tempo indeterminato.

2. L’Autorità di Bacino provvede alla revisione periodica del PAI ogni 3 anni, e comunque qualora si verifichino:

a) modifiche significative del quadro conoscitivo;

omissis

Istruttoria e valutazione delle istanze di modifica della perimetrazione di aree a pericolosità idraulica e geomorfologia Art. 25 delle norme tecniche di attuazione del PAI:

1. Le amministrazioni e gli enti pubblici, nonché i soggetti privati interessati, possono presentare istanza di modifica alla perimetrazione delle aree a pericolosità idraulica e geomorfologica sulla scorta di conoscenze e/o di studi di dettaglio sulle condizioni effettive di pericolo delle aree di interesse.

2. L’istanza di modifica di perimetrazione deve essere inoltrata all’Autorità di Bacino. Copia della domanda deve essere inviata per conoscenza anche alle amministrazioni provinciale e

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comunale competenti che, entro 30 giorni dalla data di presentazione dell’istanza, possono inoltrare osservazioni all’Autorità di Bacino.

3. All’istanza deve essere allegata la documentazione tecnica essenziale, di seguito elencata, necessaria ad illustrare le motivazioni della richiesta di modifica e a fornire gli elementi utili per la valutazione preliminare sullo stato dell’area:

a) per le aree soggette a pericolosità idraulica, studio di compatibilità idrologica ed idraulica;

b) per le aree soggette a pericolosità da frana, studio di compatibilità geologica e geotecnica;

c) planimetrie dello stato dei luoghi in scala 1:10.000, stralcio del PAI in scala 1:10.000, particolare dell’area in scala 1:2.000 e per alvei incassati in scale di maggior dettaglio;

d) relazione tecnico-illustrativa della trasformazione che si intende realizzare sull’area, contenente informazioni circa le volumetrie, le superfici e le destinazioni d’uso.

4. Entro 60 giorni dalla data di presentazione dell’istanza, l’Autorità di Bacino esprime una valutazione preliminare sulla possibilità di modifica del vincolo apposto. La valutazione preliminare contiene, inoltre, indicazioni sulla documentazione tecnica da produrre al fine dell’ottenimento del parere definitivo.

5. Entro 90 giorni dalla data di presentazione da parte del richiedente della documentazione di cui al precedente comma 4, l’Autorità di Bacino esprime parere definitivo. Durante tale periodo l’Autorità di Bacino potrà richiedere eventuali integrazioni. In tal caso il parere sarà dato entro 90 giorni dalla data di presentazione delle integrazioni.

(…)

Direttive per l’assetto idrogeologico e per la redazione degli studi di compatibilità Art. 35 delle norme tecniche di attuazione del PAI:

L’Autorità di Bacino della Puglia redige specifiche Direttive entro 6 mesi dalla approvazione del PAI.

Aree sottoposte a vincolo idrogeologico Più di un terzo della superficie territoriale costituente l’intero territorio comunale di San Giovanni Rotondo è sottoposta a vincolo per scopi idro-geologici, in applicazione dell’art. 1 del Regio Decreto 30 dicembre 1923, n. 3267. Si tratta di aree accorpate in due grandi zone di vincolo, per complessivi 9.202 ettari, la prima di dette zone, per un estensione di 4.710 ettari, è definita di Monte Castellana, Coppa Maddaluna, Regione Bosco San Egidio, Regione Corniello, la seconda, per un estensione di 4.492 ettari, definita Valle Sant’Andrea, Regione la Foresta, Castellera.

All’atto di istituzione del vincolo le descrizioni delle caratteristiche idrografiche delle due zone evidenziano per la prima di esse la mancanza d veri e propri torrenti, per la seconda la presenza di numerose incisioni vallive che nei periodi invernali, alimentati dalle piogge, si trasformano in veri e propri corsi d’acqua a carattere torrentizio.

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Progetto per la salvaguardia del paesaggio. Gli adeguamenti di seconda attuazione al PUTT/P

Espletate le procedure per i primi adempimenti previsti dal P.U.T.T./P, la seconda fase di attuazione del piano, ossia quella di natura pianificatoria, nella quale la tutela paesistico-ambientale è messa in relazione agli obiettivi di sviluppo socio-economico di una comunità locale, avviene mediante la predisposizione dei Piani Urbanistici Generali (PUG).

I contenuti paesistico-ambientali del PUG, da costruirsi attraverso processi cognitivi che coinvolgono competenze multidisciplinari tecnico-scientifiche e del sapere comune, secondo le prescrizioni del P.U.T.T./P. devono essere così articolati:

- analisi del territorio comunale, documentata con idonee elaborazioni scritto-grafiche-fotografiche, riportanti la perimetrazione degli A.T.E. e l’individuazione e perimetrazione degli A.T.D.;

- specificazione delle trasformazioni e delle opere (insediative ed infrastrutturali) compatibili con la tutela e la valorizzazione delle componenti paesaggistiche (titolo III) individuate e perimetrate;

- specificazione operativa delle prescrizioni di base del Piano nelle norme tecniche di esecuzione del P.R.G. (o del P.U.G.), e possono avere, all’interno del P.R.G. (o del P.U.G.), una loro autonoma formalizzazione.

Solo questa seconda fase consente, in base ad approfondite analisi estese all’intero territorio comunale e la predisposizione di idonee cartografie tematiche, di apportare “eventuali modifiche alle perimetrazioni ed al valore degli A.T.E.29 (Titolo II), oltre che alle perimetrazioni ed alle prescrizioni di base degli A.T.D.30 (Titolo III capi I,II,III;IV) del Piano che, nel rispetto delle corrispondenti direttive di tutela (art.3.05) ed in coerenza con gli indirizzi di tutela (art.2.02) risultino necessarie per perseguire finalità di ottimizzazione tra tutela paesaggistico-ambientale e compatibile sviluppo socio-economico della popolazione residente ”.31

Viene di seguito illustrata la prima ipotesi di adeguamento degli Ambiti territoriali distinti previsti dal PUTT/P per l’intero territorio comunale, che ridefinisce, sulla base degli approfondimenti conoscitivi condotti ed in coerenza alle definizioni dello stesso piano paesaggistico, gli elementi strutturanti il territorio, per rilevanza di interesse, rispetto alle componenti geo-morfo-idrogeologiche e storico-culturali.

29 Gli A.T.E., Ambiti territoriali estesi definiti ed individuati dal PUUT/P, determinano i valori di efficacia delle norme di salvaguardia definite dal Piano sulla base dei differenti livelli di valore paesaggistico. 30 Gli A.T.D., Ambiti territoriali distinti definiti ed individuati dal PUUT/P, identificano i caratteri strutturanti il territorio sulla base delle componenti di rilievo geo-morfo-idrogeologiche, botanico-vegetazionali e storico-culturali 31 In nota circolare del 2006, di sollecito per primi adempimenti per l’attuazione del PUTT/P, inviata dall’Assessore regionale all’Assetto del Territorio ai comuni inadempienti.

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Paesaggio agrario e usi agricoli

Le analisi e gli approfondimenti relativi all’ambito extraurbano sono stati svolti al fine di riconoscere la matrice storica del paesaggio agrario di San Giovanni Rotondo (ripercorrendo le tappe principali delle sue trasformazioni) con l’obiettivo di predisporre un attendibile scenario di sviluppo futuro (coerentemente radicato sui suoi caratteri originari) fondato, da un lato sulla tutela e la valorizzazione dei luoghi di maggior pregio, e dall’altro sull’individuazione di possibili e diversificate forme di fruizione e visitabilità del territorio.

Con i suoi quasi 27mila ettari di estensione ed un orientamento nord-sud, trasversale rispetto al promontorio del Gargano, il territorio del comune di San Giovanni presenta tutti i tratti costitutivi del paesaggio garganico sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista della storia del popolamento.32

Partendo dalla porzione di pianura del Tavoliere (oggetto di importanti opere di bonifica a partire dalla seconda metà dell’800) il comune si sviluppa innalzandosi in successione su tre distinti terrazzi morfologici che si formarono in seguito a fenomeni tettonici e di subsidenza; il nucleo urbano trova localizzazione sul secondo di questi terrazzi, sul conoide di deiezione formatosi allo sbocco della valle Portamisuso.33

L’assenza, in San Giovanni Rotondo, di un vero e proprio reticolo idrografico superficiale (ad eccezione del Torrente Candelaro che scorre regimentato ai piedi del primo terrazzo) è dovuto alla natura della grande intrusione calcarea che ha come punto sommitale la cima del monte Calvo, modellato dagli agenti atmosferici e ai cui piedi si riconoscono gli elementi più evidenti (doline e grave) del paesaggio carsico, caratteristico di gran parte della regione pugliese.

Con questo “difficile” paesaggio e con le sue risorse naturali limitate l’uomo si è dovuto confrontare fin dall’inizio, cercando di sfruttarne tutte le potenzialità, imparando a plasmarlo a proprio favore: ne sono testimonianza sia l’articolazione degli insediamenti est-ovest lungo il terrazzo mediano (via Sacra Langobardorum) sia il sistema dei percorsi e delle produzioni agrarie sviluppatesi in senso nord-sud (lungo il tratturo Regio dalla montagna alla pianura).

La possibilità, ancora oggi, di riconoscere queste persistenze caratterizzanti una storia di lungo corso deve diventare il punto di partenza per una presa di coscienza sulla necessità di valorizzare, riqualificandoli, quei luoghi e quegli itinerari in grado di narrare le vicende di un paesaggio antropizzato in continua evoluzione.

All’agricoltura con le integrazioni già presenti del patrimonio zootecnico, potrebbero essere date grandi opportunità affinché non solo non diventi una economia marginale ma diventi il settore chiave su cui articolare possibili scenari di sviluppo.

Indispensabile per interpretare le trasformazioni future ed individuare una politica degli interventi mirati al raggiungimento di tale obbiettivo, fare riferimento agli orientamenti proposti dalla CEE per il territorio europeo.

32 Si rimanda agli studi del Morsilli e di molti altri geologi che si sono interessati a questo unicum di sintesi di aspetti geomorfologici e antropici. 33 Località incisa nella scarpata originata dal movimento localizzabile a livello della faglia di Mattinata che costituisce la spina dorsale del Gargano, sulla quale si fonderà in seguito il tracciato della Via Sacra Langobardorum.

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“[…] Per ogni priorità sono presentate azioni chiave illustrative. La decisione del Consiglio Europeo 2006/144/CE, del 20 febbraio 2006, relativa agli orientamenti strategici comunitari per lo sviluppo rurale mostra un chiaro sostegno alla creazione di un settore agroalimentare europeo forte e dinamico, incentrato sulle priorità del trasferimento delle conoscenze, della modernizzazione, dell’innovazione e della qualità nella catena alimentare e sui settori prioritari degli investimenti nel capitale umano e naturale. Si fa contemporaneamente riferimento allo sviluppo di nuovi sbocchi per i prodotti agricoli e silvicoli, nel campo della produzione per fini non alimentari, promuovendo lo sviluppo di materiali energetici rinnovabili, di biocarburanti e di capacità di trasformazione (asse 1 della programmazione 2007-2013).

Prioritario è migliorare le prestazioni ambientali dell’agricoltura e della silvicoltura “La sostenibilità a lungo termine dipenderà dalla capacità del settore di produrre nel rispetto di rigorose norme ambientali i prodotti che i consumatori vogliono comprare.”. Per tutelare e rafforzare le risorse naturali dell’UE e i paesaggi nelle zone rurali strategicamente si punta su tre aree di intervento: la biodiversità, la preservazione e lo sviluppo dell’attività agricola, dei sistemi forestali ad elevata valenza naturale e dei paesaggi agrari tradizionali; il regime delle acque; il cambiamento climatico.

Per concretizzare le priorità elencate sotto l’asse 2 gli Stati membri sono in particolare incoraggiati a sostenere azioni chiave, che potrebbero comprendere:

-- la promozione di servizi ambientali e pratiche agricole e zootecniche rispettose degli animali; -- la conservazione del paesaggio agricolo e forestale; -- la promozione di energie rinnovabili e di materie prime per la filiera bioenergetica, anche per contrastare i cambiamenti climatici; -- il consolidamento dell’agricoltura biologica; -- la promozione di iniziative ambientali/economiche che procurano benefici reciproci; -- la promozione di misure di gestione territoriale, che potrebbero dare un contributo positivo alla distribuzione nello spazio delle attività economiche e alla coesione territoriale; -- il sostegno allo sviluppo del turismo rurale.

Una terza priorità e il miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali e la promozione della diversificazione dell’economia rurale (Asse 3).

La Commissione Europea esprime un preciso orientamento a sfruttare i finanziamenti messi a disposizione “per promuovere lo sviluppo delle capacità, l’acquisizione di competenze e l’organizzazione mirata allo sviluppo di strategie locali oltre che alla conservazione dell’attrattiva delle zone rurali per le generazioni future. Nel promuovere la formazione, l’informazione e l’imprenditorialità occorre tener conto in particolare delle esigenze delle donne, dei giovani e dei lavoratori anziani”. Si fa in particolare riferimento alla possibilità di ridare slancio ai paesi, con iniziative integrate, che combinino diversificazione, creazione di imprese, investimenti nel patrimonio culturale, infrastrutture per i servizi locali e rinnovamento possono contribuire a migliorare sia le prospettive economiche che la qualità della vita.

Azioni da intraprendere con la consapevolezza che occorre comunque rafforzare le capacità dei partenariati locali, attraverso l’animazione, l’acquisizione di capacità di mobilitazione, così come promuovendo l’interazione pubblico-privato, la cooperazione il miglioramento della governance locale (Asse 4).

Le innovazioni introdotte di recente nella politica agricola nazionale e comunitaria possono rappresentare delle opportunità o delle minacce per il contesto locale di cui ci stiamo

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occupando. Valorizzando quali punti di forza e contenendo quali punti di debolezza, gli orientamenti della PAC possono essere colti come opportunità? Si deve tener presente che i paesi e i territori che per primi sono in grado di coglierli come opportunità possono acquisire “vantaggi competitivi” rispetto agli altri, non solo in termini di finanziamenti ma anche di posizionamento sui mercati.

C’è purtroppo il rischio che si colgano le opportunità in modo tattico e non strategico, che prevalgano le motivazioni di adesione a misure e politiche per far convergere verso i territori maggiori fondi di finanziamento; ma non basta, se li si vuole far diventare motore di sviluppo, è necessario che il territorio reagisca come sistema e all’interno di un progetto, di una strategia.

La competizione fra aree e regioni si gioca proprio su questo punto, sulla capacità di utilizzare i fondi pubblici non solo per la realizzazione di opere tangibili, ma anche per la crescita del capitale sociale, del capitale istituzionale, della capacità delle istituzioni pubbliche e private di progettare e governare le trasformazioni, di definire comuni strategie di sviluppo.

L’efficacia delle politiche si basa dunque molto su una consapevolezza estesa e non individuale della singola istituzione o impresa.

Si devono peraltro tener presenti alcuni fattori comunque interni al mondo agricolo: la risposta dei contesti locali agli orientamenti comunitari in materia di sviluppo rurale sarà infatti strettamente connessa con gli atteggiamenti che gli agricoltori assumeranno rispetto alla riforma del “primo pilastro della PAC”, dopo l’avvio stabilito da ciascuno Stato membro e per quel che riguarda l’adozione del disaccoppiamento.

In Italia, come è noto si è scelta la soluzione più radicale prevedendo un immediato avvio della riforma e un aiuto totalmente disaccoppiato su tutte le colture e gli allevamenti. Questa scelta potrebbe riorientare rapidamente gli agricoltori verso nuovi, più diversificati schemi colturali, poiché appunto l’aiuto non è più vincolato a determinate colture. In una visione pessimistica, però, potrebbe anche prevalere il disorientamento, l’incapacità di costruire nuove filiere se non si è lavorato abbastanza a livello locale, in questa direzione, negli anni che ci stanno alle spalle.

Si deve inoltre considerare che abbiamo di fronte uno scenario complessivo di ridimensionamento dei finanziamenti che potranno essere dirottati verso le regioni del Mezzogiorno italiano. Il processo di allargamento della UE verso est, segna infatti l’ingresso di Paesi che presentano situazioni di svantaggio di sviluppo nettamente superiori a quelli italiani e questo non potrà che avere delle ripercussioni dell’assegnazione delle risorse finanziarie […]”. (Dallo studio di Matelda Reho –Multifunzionalità, territorio, ambiente: le parole chiave dello sviluppo rurale).

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Valorizzazione e primi orientamenti progettuali

Dall’analisi comparata tra le informazioni reperibili sulla cartografia più aggiornata e quelle reperite in sede di sopralluoghi specifici, e per confronto con le soglie cartografiche storiche, emerge un quadro dell’agricoltura che si modifica lentamente e senza sostanziali mutamenti nell’organizzazione fondiaria, delle produzioni e del ruolo giocato nell’economia locale.

La dinamica della proprietà fondiaria vede effettivamente un ulteriore frazionamento delle aziende con superficie agricola minore di due ettari, ma quasi stabile o comunque in riassestamento verso la media e grande proprietà con superficie oltre i venti ettari che potrebbe divenire l’elemento su cui costruire un quadro di sviluppo competitivo.

Come era prevedibile dopo l’abolizione degli usi comuni foraggere e prati pascoli diminuiscono mentre aumenta la superficie coltivata a cereali (frumento in primis) diventando la prima coltivazione per numero di aziende e per superficie agricola.

La vite sembra ricoprire scarsa importanza (con soli 96 ha. ed in diminuzione rispetto agli anni ottanta), l’ulivo al contrario è la seconda produzione più importante sia per superficie occupata sia per il numero di aziende (in aumento sempre rispetto al censimento del 1980).

I mandorleti sono la terza produzione per numero di aziende ed ettari coltivati in aumento rispetto al censimento sopra citato.

Il bosco con i suoi 1.524 ha diminuisce costantemente lasciando il sopravvento al bosco spontaneo.

Molto interessante la crescita del patrimonio zootecnico per quanto riguarda i bovini che indicano un’integrazione agricoltura-allevamento, e per i bufalini un’iniziale sperimentazione di due aziende che potrebbe avere un possibile futuro sotto forma di filiera agroalimentare. Gli equini crescono non di molto ma in modo indicativo rispetto ai possibili sviluppi, mentre diminuiscono gli ovini anche se mantengono un numero elevato di capi.

Questo aumento è forse il dato più importante che permette di ricondurre il tema agricoltura e zootecnia nelle possibili integrazioni e diversificazioni produttive ed agroalimentari; l’orientabilità economica di tale operazione potrebbe avere una ricaduta sul mantenimento di una qualità del paesaggio agrario e delle sue matrici storico ambientali sino a diventare elemento attrattore di investimenti e di nuovo uso dello spazio agricolo.

La “qualità ambientale” sembra essere l’elemento ormai fondamentale per la competitività urbana e territoriale, l’elemento fondamentale di input per trasformazioni produttive, turistiche ed elemento attrattore di nuovi investimenti esterni nell’industria e nei servizi.

Ecco dunque la necessità del mantenimento di un ambiente “antropico-naturale” come investimento sul futuro economico.

Le caratteristiche geomorfologiche permettono all’interno del perimetro amministrativo di San Giovanni Rotondo di individuare quattro differenti zonalità agrarie fortemente caratterizzate:

Zona 1

Comprende la porzione pianeggiante localizzata a sud del comune, all’interno dell’area geografica del “tavoliere”. E’ caratterizzata principalmente dalla presenza di vigneti disposti “a raggera” intorno alla Posta della Via (impiantati a partire dalle opere di bonifica idraulica e di regimentazione delle acque del Candelaro agli inizi del Novecento) e dalla coltivazione intensiva del frumento.

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Zona 2

Compresa tra i primi due terrazzi morfologici che dal Tavoliere si distendono verso il promontorio del Gargano rappresenta quello che rimane del latifondo feudale in cui si svilupparono gli insediamenti delle Costarelle e delle Mattine, in cui nel XX secolo trovò localizzazione la miniera di bauxite della Montecatini. Nella parte meridionale della zona sono presenti estese aree “a seminativo” (in particolare frumento) mentre nella parte centro-settentrionale si è consolidata negli anni una sorta di monocultura dell’ulivo intervallata per brevi tratte, ai lati della strada pedegarganica e specialmente ad ovest della masseria Signoritti, dalle coltivazioni di mandorleti.

Zona 3

Compresa nello spalto tra i 500 e i 600 metri in cui trova localizzazione il nucleo abitato di San Giovanni Rotondo è caratterizzata da una notevole quantità di terreni incolti e da una modesta persistenza di mandorleti disposti “a ventaglio” nel lato sud-est della città. Nella zona del Pantano di Sant’Egidio, storicamente (in seguito alla prosciugamento del lago) sede di vigneti, trovano oggi dimora terreni “a seminativo” e alcuni pioppeti.

Zona 4

Localizzata in ambito montano vede al suo interno il progressivo abbandono dei terreni tradizionalmente coltivati (le doline e le “piane”: un tempo sede sia delle pratiche agricole sugli usi civici, sia delle attività silvo-pastorali) e una discreta permanenza del bosco e della macchia.

Dal riconoscimento delle particolari prerogative “strutturali” e delle differenti vocazioni del territorio discendono le linee guida del progetto per l’ambito extraurbano, la cui politica degli interventi è caratterizzata da un forte radicamento ai suoi caratteri originari.

L’idea di fondo si articola sulla base dei due livelli di proposta di seguito illustrati.

Paesaggio e produzioni agricole La spina dorsale di un itinerario turistico-ricreativo alla scoperta del paesaggio agrario e storico insediativo sarebbe costituita dalla riqualificazione del tracciato storico del Regio Tratturo (che attraversando longitudinalmente il perimetro amministrativo del comune “racconta”, per tappe e per salti di quota, tutta la storia dell’antropizzazione di un paesaggio estremamente variegato) da cui, attraverso diramazioni diverse (tratturi minori, tracciato della via sacra langobardorum, tracciato della via guidonis, ecc.), si renderebbero visitabili tutte le testimonianze archeologiche, architettoniche e paesaggistiche presenti nel territorio.

Nella Zona 1 le stazioni di questo percorso permetterebbero di riconoscere oltre ai segni della bonifica di fine Ottocento (che trasformarono profondamente il paesaggio del tavoliere mutando la forma dei campi), quei manufatti della storia agraria di elevato valore storico e architettonico (poste e case della bonifica).

Nella Zona 2 il percorso garantirebbe la visitabilità da un lato degli insediamenti storici delle Mattine e delle Costarelle (con la presenza degli uliveti), e dall’altro della miniera di bauxite e delle masserie.

Il percorso che si riuscirebbe a costituire nella Zona 3 risulterebbe il più denso di significato storico-archeologico, in quanto radicato sulle tracce dei percorsi storici della Via Sacra Langobardorum e della Via Guidonis, il cui incrocio, in corrispondenza del nucleo storico originario dell’insediamento di San Giovanni Rotondo, renderebbero fruibile i maggiori luoghi archeologici presenti nel comune (resti degli insediamenti neolitici della Valle dell’Inferno e di Monte Castellana).

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L’idea di costituire una sorta di parco archeologico in questi luoghi garantirebbe una nuova possibilità di fruizione di tipo escursionistico con origine dal nucleo di prima formazione del centro abitato.

Infine, nella Zona 4, si ipotizza la riqualificazione della viabilità minore (strade vicinali, strade poderali, mulattiere) che permetterebbe la visitabilità e la fruizione, oltre che dei maggiori punti di vista panoramici, delle principali presenze del paesaggio naturale (doline, le grotte, le grave).

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ANALISI DELLA STRUMENTAZIONE URBANISTICA COMUNALE PASSATA E VIGENTE

Piano Regolatore Generale, (Ulivieri)

adottato il 14/06/1969, approvato il 26/08/1969

All’atto della formazione del Piano Regolatore di San Giovanni Rotondo, approvato nel 1969, il polo d’attrazione costituito dalle varie associazioni religiose presenti nell’ambito occidentale della città viene ritenuto così determinante da giustificare, ed esserne per buona parte alla base, il notevole incremento demografico previsto per il Comune. Un’altra importante componente di sviluppo, individuata dal Piano, è la prevista crescita per la zona industriale, alla quale viene riservato l’ambito a sud del centro abitato.

Nel 1961 il Comune ha una popolazione residente di 20.226 abitanti e una disponibilità 15.627 vani, all’atto della stesura del Piano la popolazione è di 20.747 abitanti e i vani disponibili sono17.491.

Il Piano, attraverso una proiezione demografica effettuata al trentennio, si dimensiona su una previsione di popolazione al 2000 di 35.000 abitanti e, prevedendo al fine di un corretto indice di affollamento residenziale la disponibilità di 100 Mc di volume per ogni abitante insediato, fissa quale obiettivo per corrispondere ai fabbisogni prevista, ad avvenuta attuazione del Piano, una disponibilità complessiva di 3.500.000 Mc di edilizia residenziale.

Essendo stata rilevata alla data di stesura del Piano una disponibilità residenziale, esistente e in via di realizzazione, corrispondente ad una volumetria 2.800.000 Mc si individua in 700.000 Mc la quota di volumetria residenziale da corrispondere attraverso gli interventi di nuova previsione, così ripartita fra le diverse tipologie di intervento:

140.000 Mc da reperirsi attraverso interventi di completamento;

560.000 Mc da reperirsi attraverso interventi in ambiti di espansione.

Dall’attuazione di tali previsioni sarebbe corrisposta, secondo il redattore del Piano, ad espletamento di tutti gli interventi la seguente distribuzione di popolazione per ambiti cittadini:

Centro storico abitanti insediati 4.500

Zone di completamento abitanti insediati 20.000

Agro abitanti insediati 400

Zone di espansione abitanti insediati 9.000

Altre zone abitanti insediati 1.100

Complessivamente abitanti insediati 35.000

Al 1977 la popolazione del Comune sarà di 20.000 abitanti. La prima Variante al Piano Regolatore Generale, dello stesso anno, ridimensiona fortemente le previsioni di Piano, prevedendo al decennio un incremento di popolazione di 2.500 abitanti e un insediamento complessivo, al 1987, di 22.500 abitanti.

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Variante generale al PRG, (Dal Sasso)

adottata il 26/03/1984, approvata il 22/03/1988

La Variante generale al PRG è prodotta, fondamentalmente, per la necessità di adeguare lo strumento urbanistico vigente, approvato nel 1977 e dimensionato su una previsione insediativa effettuata al decennio, alle sopraggiunte disposizioni della L.r. n. 56 del 1980, Tutela ed uso del territorio, la quale prevede che i piani urbanistici comunali debbano commisurare gli interventi edificatori ad una previsione insediativa effettuate al quindicennio.

In funzione di tale nuova disposizione la Variante generale di PRG, ad integrazione delle volumetrie residenziali previste dal vigente Piano per il suo decennio di attuazione, individua e dimensiona i nuovi interventi edificatori, a destinazione residenziale, necessari a corrispondere i fabbisogni derivanti dalla ulteriore proiezione insediativa effettuate per il successivo quinquennio.

All’atto della stesura della variante la popolazione del Comune è di 23.149 abitanti, la nuova proiezione insediativa, estesa al 1992, prevede un incremento insediativo di 1.351 unità, fissando la popolazione al 1992 a 24.500 abitanti.

La distribuzione della popolazione complessivamente prevista, tra le diverse zone, ad attuazione delle nuove previsioni è la seguente:

21.000 abitanti nel centro urbano;

3.500 abitanti nelle zone di nuova espansione.

L’incremento complessivo, si afferma nella relazione, induce ad un utilizzo delle zone a sud dell’abitato, verso la circonvallazione e in quantità minore verso il cimitero.

“Un ulteriore previsione insediativa, soprattutto di carattere ricettivo. (alberghi, alloggi temporanei per pellegrini, ecc.) e quindi slegata dal conteggio delle volumetrie strettamente residenziali, è stata effettuata nelle vicinanze del Santuario di Padre Pio stante la necessità di prevenire una forte richiesta di posti letto nella previsione della santificazione di quest’ultimo; tale circostanza è stata evidenziata ed ha assunto importanza dalla recente beatificazione del frate cappuccino: in occasione della ricorrenza le attrezzature ricettive hanno dimostrato la carenza rispetto alla richiesta.

Del resto andava organizzata l’area nelle vicinanze del Santuario per evitare l’insorgere di fenomeni edilizi spontanei e di salvaguardare la chiesa con ampi spazi verdi, pur consentendone l'uso.

Nelle tre maglie di PRG (CA), che vanno disciplinate da appositi PP, sono indicati i baricentri delle aree di parcheggio pubblico che dovranno essere ceduti al Comune e che serviranno soprattutto a disciplinare il traffico nelle ricorrenze connesse con la santificazione di Padre Pio.

Si è anche individuato un percorso pedonale che consenta, appunto, un accesso pedonale al Santuario.

Per quanto concerne la zona a Sud dell’abitato si sono previste aree attestate su strade per lo più esistenti che si innestano a pettine sulla strada prevista che servirà l’attuale centro abitato, parallela alla circonvallazione; nelle fasce intermedie (tra dente e dente del pettine) sono state incluse le aree per attrezzature pubbliche, il tutto riunito in comparti.

Per tenere anche conto dell’art. 51 punto 5 della L.R. n.56/80 le predette aree (CM) sono state destinate ad insediamenti misti (residenziali, commerciali, artigianali).

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Del resto il ricorso alla soluzione a pettine era necessario per rispettare la forma allungata che la città va assumendo con direttrice verso San Marco in Lamis, senza venir meno alle richieste del Consiglio Comunale.

Il completamento fino all’incrocio su via San Marco della zona C2 a Sud della stessa e la “chiusura”, verso Est, fino ai confini dell’area di rispetto cimiteriale e lungo via Foggia, fino alla zona industriale, completano le previsioni insediative.

(…) A Nord dell’abitato, a seguito della previsione del Consiglio Comunale di realizzare un vasto parcheggio pubblico a servizio dell’ospedale viene prevista una strada che “consenta di bypassare il viale dei Cappuccini dal centro storico fino alla strada per l’Auxologico favorendo, quindi uno snellimento del traffico che a volte raggiunge la crisi in quanto comprende attualmente sia quello diretto all’ospedale, sia quello diretto al Santuario, dalla quale sia verso Sud che verso Ovest ci si può allontanare attraverso strade anguste di cui, tra l’altro, è improbabile l’allargamento a causa delle costruzioni che le fiancheggiano.

Tra la nuova strada e la zona C2 su via Cappuccini è stata inserita una modesta fascia edificabile per piccole residenze e una vasta area a verde pubblico di cui si prevede un utilizzazione a parco urbano una volta rimboschito adeguatamente.

(…) Per tali zone CM si è considerata l’incidenza della residenza per un massimo del 50% sulle volumetrie complessive.”34

A fronte di una popolazione stimata al 1992 di 24.500 abitanti e quindi di una previsione di incremento insediativi, rispetto alla popolazione rilevata alla data di adozione della variante, di circa 1.351 abitanti, la capacità insediativa teorica dichiarata nei documenti di Variante è pari a 2.380 abitanti insediabili, (di cui 1.220 in zone di espansione e 1.260 in zone di espansione di tipo misto).

A fronte della capacità insediativa teorica dichiarata, la Variante conferma e individua zone di futura espansione per carichi insediativi, ottenuti dagli indici volumetrici fissati, di gran lunga superiori a quelli necessari a corrispondere le quantità generate dai fabbisogni insorgenti derivanti dalle previsioni.

La reale capacità insediativa della Variante, quantificata attraverso l’individuazione della volumetria residenziale edificabile in tutte le aree oggetto di interventi subordinati alla redazione di piani attuativi, in base all’applicazione dei differenti indici volumetrici definiti dal Piano ed alle reali superfici35 utili delle diverse zone, sulla base della corrispondenza di 1 abitante teoricamente insediabile per ogni 100 Mc di volumetria residenziale disponibile, risulta corrispondere a 10.536 abitanti teoricamente insediabili36, per 1.053.633 Mc di edilizia

34 In: Le previsioni, cap. 6 della Relazione alla Variante generale del PRG, tav. n. 13 dei documenti di Piano, pagg. 10-12. 35 Le quantificazioni della capacità volumetrica residenziale e insediativi teorica di piano, il cui svolgimento è di seguito riportato, si sono ottenute attraverso l’applicazione degli indici di Piano alla sole superfici libere delle differenti zone soggette a pianificazione attuativa, non si è pertanto tenuto conto, all’atto della verifica svolta, delle aree già occupate da insediamenti esistenti alla data di approvazione del Piano. 36 Secondo le previsioni di Piano (punto 6, Le previsioni, dell’elaborato 13, Relazione, della Variante generale di PRG, pag.12) nelle zone CM l’uso residenziale è previsto per un incidenza massima del 50% sulla volumetria complessivamente realizzabile all’interno di ogni zona mista, pertanto le quantificazioni della capacità insediativi teorica per queste zone si sono svolte su una quota di volumetria residenziale edificabile pari ad un mezzo della capacità volumetrica complessiva delle singole zone.

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residenziale realizzabili, per un utilizzo di 1.364.639 Mq di superficie territoriale, distribuiti nelle diverse zone secondo quanto illustrato nella successiva tabella.

Superficie territoriale Volumetria realizzabile Capacità insediativa teorica

190.613 285.919 2.859

599.452 599.452 5.995

47.427 23.713 237

10.209 15.314 153

516.938 129.235 1.292

1.364.639 1.053.633 10.536

Volumetrie, ad uso residenziale, complessivamente realizzbili attraverso interventi soggetti a piani attuativi e capacità insediativa teorica di Piano

Tutti

Zone

C1

C2

C3

B2CM

Sommando tale capacità insediativa alla popolazione residente all’atto di costituzione della Variante, la capacità insediativi complessiva teorica di Piano ammonta a 33.685 abitanti.

Considerando l’ulteriore capacità insediativi, derivante dagli interventi attuabili in zone di completamento e supposti dalla Variante per circa 2.000 vani, ne deriva che la capacità complessiva teorica della Variante generale al PRG è di 35.685 abitanti, a sostanziale conferma delle sovradimensionate previsioni del PRG del 1969, il quale prevedeva l’insediamento di 9.000 abitanti nelle sole zone di espansione di tipo C, contro i 9.091 confermati dalla Variante.

In aggiunta a tali quantità edificatorie, previste per fini residenziali, la Variante prevede i seguenti ulteriori possibili interventi:

113.307 Mc di volumetrie realizzabili in zone classificate Ca (alberghiere), non costituenti capacità insediativa in quanto destinate ad attività ricettive;

129.235 Mc di volumetrie per lo svolgimento di attività artigianali e commerciali realizzabili nelle Zone classificate CM Miste.

172.414 Mc di volumetrie realizzabili in Zone classificate D1 per insediamenti finalizzati allo svolgimento di attività industriali;

495.298 Mc di volumetrie realizzabili in Zone classificate D2 per insediamenti finalizzati allo svolgimento di attività artigianali.

La variante generale al PRG, al fine di corrispondere alle quantità minime di spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico o a parcheggio, con esclusione degli spazi destinati alle sedi viarie definite dal DM 1444 del 1968 nella misura minima di 18,00 Mq per abitante insediato ed insediabile, svolge le seguenti verifiche:

spazi per uso pubblico di tipo F2 esistenti alla data di formazione della Variante 106.000 Mq;

spazi per uso pubblico di tipo F2 previsti dalla Variante e derivabili per la maggior porzione dagli interventi nei comparti edificatori 485.000 Mq37;

disponibilità complessiva futura, ad avvenuta attuazione di tutti gli interventi, 591.000 Mq;

37 Risultanti, dalle verifiche da noi condotte, così ripartiti: 354.000 mq derivabili dagli interventi nei comparti edificatori; 131.000 derivabili da tutti gli altri interventi soggetti a pianificazione attuativa.

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disponibilità pro-capite futura dichiarata per abitante insediato, ad avvenuta attuazione di tutti gli interventi, quantificata sulla base della capacità insediativi di Piano, dichiarata di 24.500 abitanti, 24,1 Mq;

disponibilità pro-capite futura reale per abitante insediato, ad avvenuta attuazione di tutti gli interventi, da noi quantificata sulla reale capacità insediativi di Piano, 16,11 Mq;

quantità di spazi per uso pubblico di tipo F2 finalizzata a corrispondere i fabbisogni pregressi, completamente derivabili dagli interventi nei comparti edificatori, 310.682 Mq.

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Variante al PRG per comparti edificatori, 1995

Delibera n. 80 del 03/08/1995

La Variante generale al PRG del 1988, per come sopraesposto, suddivide gli ambiti a ridosso del nucleo consolidato della città, nella parte sud-orientale ed orientale, in 14 comparti edificatori a prevalente destinazione mista, per insediamenti di tipo residenziale, commerciale e artigianale, contraddistinti, alla tavola n. 8 degli elaborati di Piano, Zonizzazione centro abitato, con le lettere A-B-C-D-E-F-G-H-I-L-M-N-O-P. Di questi comparti sono destinati a funzioni esclusivamente residenziali i comparti D-I-N-O-P e a funzioni miste i restanti 9, A-B-C-E-F-G-H-L-M. Per i comparti misti è previsto un indice volumetrico territoriale di 0,5 Mc/Mq, utilizzabile a fini residenziali per una quota massima del 50% delle volumetrie complessivamente realizzabili; per i comparti D-I-N-O, azzonati come espansioni di tipo semiestensive, è previsto un indice volumetrico territoriale di 1,0 Mc/Mq; per il comparto P, azzonato come completamento di tipo B2, è previsto un indice volumetrico fondiario di 3,0 Mc/Mq.

Per la realizzazione di tutti e 14 i comparti, è prevista la cessione gratuita al Comune, in sede di attuazione dei Piani particolareggiati, di aree per la realizzazione di attrezzature ed impianti a livello di quartiere, nella misura del 50% della superficie complessiva di comparto, da cedersi all’Amministrazione in un unico appezzamento.

Dall’attuazione di tale previsione sarebbe derivata, a completamento delle previsioni di Piano, una cessione complessiva di aree a favore del Comune, da destinarsi alla realizzazione di attrezzature pubbliche, per una superficie complessiva di 354.693 Mq.

Nella predisposizione della Variante del 1995 al PRG, relativa ai comparti edificatori, l’Amministrazione Comunale avanza le considerazioni di seguito riportate:

A circa 11 anni di distanza dall’adozione del PRG, ed a 8 dalla sua approvazione, si è dovuto, amaramente, constatare la impossibile o, quanto meno, difficile attuazione dei Comparti, così come disciplinati, per i seguenti motivi:

1 - Disparità di normativa tra le zone di Comparto e tutte le altre;

(standard fissati per quantità pari al 50% della superficie dell’intero comparto, a differenza delle altre zone nelle quali gli stessi vengono invece calcolati in funzione della volumetria realizzabile e rispettivi abitanti insediabili);

2 - Alta densità fondiaria ed elevata altezza delle tipologie edilizie, a cui induce il vincolo di concentrare la volumetria realizzabile sul 50% dell’area, la qual cosa non trova riscontro né nell’edilizia preesistente né nella cultura e modo di vivere cittadino;

3- Alta incidenza del costo di acquisto dell’area sul costo di vendita degli alloggi.

Da ciò si conclude ravvisando la necessità di modificare parzialmente le norme tecniche di attuazione dei Comparti in modo tale da:

1 - ridimensionare la quantità di area da cedere per i servizi di tipo F2 (a livello di quartiere);

2 - rendere libera, all’interno del perimetro del comparto, la localizzazione delle volumetrie realizzabili senza tenere quindi conto della delimitazione delle zone “F” come da indicazioni di piano.

A seguito della modifica di normativa apportate dalla Variante ai comparti edificatori si prevede un fortissimo ridimensionamento delle aree di cessione, commisurate ora alle quantità minime previste dalla legge, pari a 18,00 Mq per abitante insediabile.

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Dall’attuazione della variante deriverebbe una cessione complessiva di aree a favore del Comune da destinarsi alla realizzazione di attrezzature pubbliche per una superficie complessiva di 86.150 Mq (tenendo conto dei comparti D e O già attuati), contro la precedente prevista estensione di 354.693 Mq, per un corrispondete abbattimento di attrezzature pubbliche di 268.543 Mq .

Viene in questo modo eliminata la possibilità di far derivare dall’attuazione di tali espansioni l’86% della quota di attrezzature pubbliche necessaria a corrispondere i fabbisogni pregressi della popolazione già insediata, generati dall’attuale stato di sottodotazione, quantificato dal Piano per corrispondenti 310.682 Mq.

Inoltre la capacità insediativa di piano viene incrementata di 150 ulteriori abitanti insediabili, per via dell’estensione della superficie fondiaria del Comparto P, azzonato come B2.

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Risultanze

Nel 1969 data di approvazione del Piano Regolatore Generale (Ulivieri) il Comune di San Giovanni Rotondo ha una popolazione residente di 20.747 abitanti. Il Piano prospetta un incremento insediativo al 2000 di 14.253 abitanti, fissando a questa soglia la popolazione residente a 35.000 abitanti, secondo la seguente ripartizione, prevista fra i differenti ambiti territoriali: 4.500 nel centro storico; 20.000 in zone di completamento, 9.000 in zone di espansione, 1.100 in altre zone e 400 in ambito agricolo.

Nel 1977 la prima Variante allo strumento urbanistico (quando ad un decennio dalla stesura del PRG la popolazione residente del Comune è di 20.000 abitanti) ridimensiona le previsioni di Piano, prevedendo al decennio successivo una popolazione di 22.500 abitanti.

Nel 1984 viene adottata una Variante, approvata nel 1988, stilata per la necessità di adeguamento alla Legge Regionale n. 5 del 1980, in modo particolare per elevare da dieci anni (1977-1987) a quindici (1977-1992) il periodo di proiezione delle previsioni. Quest’ultima Varian-te fissa al 1992 la popolazione a 24.500 abitanti, stima previsionale che risulterà esatta rispetto ai reali incrementi insediativi del Comune che al 1992 segnerà 24.721 abitanti residenti.

A fronte del fabbisogno complessivo previsto, da soddisfare attraverso nuovi insediamenti, per complessivi 1.350 abitanti (ottenuti per differenza tra la popolazione prevista al decennio successivo, di 24.500 abitanti e la popolazione residente nel comune nell’anno di formazione della Variante) la reale capacità insediativa di Piano, quantificata attraverso l’applicazione dei parametri urbanistici dallo stesso definiti per le diverse destinazioni previste, risulta la seguente:

9.091 abitanti insediabili in zone C di espansione;

1.292 abitanti insediabili in zone CM miste;

153 abitanti insediabili in zona B2 subordinata a piano attuativo;

2.000 abitanti insediabili in zone di completamento;

per un ammontare complessivo di 12.536abitanti insediabili, per una previsione di popolazione complessiva alla sua definitiva attuazione, di 35.685 abitanti.

Capacità insediativa confermata dalla Variante al PRG per Comparti edificatori del 1995, che nel contempo riduce di 268.543 mq la quantità di aree di cessione per attrezzature di uso pubblico, precedentemente previste e necessarie a soddisfare i fabbisogni pregressi ed insorgenti, commisurati alle reali previsioni insediative di Piano.

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Private ERP Totale

mq mc mc mc

11.542 34.626 0 34.626 231

163.010 193.426 42.891 236.318 1.575

670.462 491.283 103.056 594.340 3.962

54.540 20.114 0 20.114 134

503.833 252.247 60 252.307 1.682

1.403.387 991.696 146.007 1.137.704 7.585

C2 espansione semintensiva

C3 espansione estensivaCM miste

Tutte

Volumetrie residenziali e capacità insediativa teorica derivante da tutti gli interventi, oggetto di pianificazione attuativa, realizzati, in via di realizzazione e convenzionati

C1 espansione intensivaB2 di completamento

Superficie Capacità insediativa

teoricaZona

Volumetrie concesse

Private ERP Totale

mq mc mc mc

0 0 0 0 0

163.010 193.426 42.891 236.318 1.575

634.268 466.819 91.326 558.146 3.721

54.540 20.114 0 20.114 134

58.498 29.249 0 29.249 195

910.316 709.608 134.217 843.826 5.626

Volumetrie residenziali e capacità insediativa teorica derivante da tutti gli interventi, oggetto di pianificazione attuativa, realizzati, in via di realizzazione e convenzionati

ZonaSuperficie

Volumetrie concesse Capacità insediativa

teorica

CM miste

Tutte

B2 di completamentoC1 espansione intensiva

C2 espansione semintensiva

C3 espansione estensiva

Private ERP Totale

mq mc mc mc

11.542 34.626 0 34.626 231

0 0 0 0 0

36.194 24.464 11.730 36.194 241

0 0 0 0 0

445.335 222.998 60 223.058 1.487

493.071 282.088 11.790 293.878 1.959

CM miste

Tutte

B2 di completamentoC1 espansione intensiva

C2 espansione semintensiva

C3 espansione estensiva

oggetto di pianificazione attuativa, approvati e non convenzionati

ZonaSuperficie

Volumetrie concesse Capacità insediativa

teorica

Volumetrie residenziali e capacità insediativa teorica residua derivabile da tutti gli interventi,

STATO DI ATTUAZIONE DEL PRG VIGENTE

Carichi insediativi residenziali derivati e derivabile dall’attuazione dei piani attuativi approvati, sulla base delle volumetrie concesse

Carichi insediativi residenziali derivati e derivabile dall’attuazione dei piani attuativi convenzionati, realizzati ed in via di realizzazione

Carichi insediativi residenziali derivabili dall’attuazione dei piani attuativi approvati e non convenzionati

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Capacità insediativa “teorica residua” del Piano regolatore vigente

Concesse Residue

mq mc mc abitanti insediabili

163.010 236.318 68.865 459

634.268 558.146 138.917 926

54.540 20.144 621 4

58.498 29.249 14.625 97

910.316 843.857 223.028 1.487

11.542 34.626 34.626 231

0 0 0 0

36.194 36.194 36.194 241

0 0 0 0

445.335 223.058 223.058 1.487

493.071 293.878 293.878 1.959

1.403.387 1.137.735 516.906 3.446

Interventi approvati e non convenzionati

Interventi convenzionati e non ancora realizzati

Tutti gli interventi

Volumetrie Capacità insediativa teorica

C2 espansione semintensiva

C3 espansione estensivaCM miste

Totale

Volumetrie residenziali e capacità insediativa teorica residua derivante da tutti gli interventi, oggetto di pianificazione attuativa,

approvati o convenzionati e non ancora realizzati

CM miste

Totale

B2 di completamentoC1 espansione intensiva

C2 espansione semintensiva

C3 espansione estensiva

ZonaSuperficie

C1 espansione intensiva

La capacità insediativi teorica residua, derivabile dal completamento delle previsioni insediative del vigente Piano regolatore, assunta la corrispondenza di 150 mc per abitante insediabile, risulta:

1) considerando i diritti giuridicamente acquisiti, cioè quelli derivanti dai piani attuativi già approvati e convenzionati:

- in derivazione dei soli interventi non ancora realizzati, di 1.487 abitanti

2) considerando i diritti giuridicamente non acquisiti, cioè quelli derivanti dai piani attuativi non convenzionati:

- in derivazione degli interventi approvati e non convenzionati,di 1.959 abitanti

di complessivi 3.446 abitanti teoricamente insediabili.

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L’elaborato cartografico mostra il consistente grado di compromissione di alcuni ambiti territoriali interessati, dalle previsioni del vigente PRG, da previsioni espansive da attuarsi con interventi sottoposti a pianificazione attuativa non ancora giunta a convenzionamento.

Si tratta di comparti edificatori costituenti, nelle intenzioni del PRG e per definizione urbanistica, un aggregazione di più unità catastali da trasformare secondo un indirizzo unitario unicamente attraverso l’attuazione di un piano particolareggiato.

L’unitarietà di attuazione di tali interventi costituirebbe, secondo le intenzioni del legislatore, l’atto di garanzia per un coerente sviluppo insediativo che, nel rispetto dell’iniziativa privata, esprima, per interventi previsti, un’accettabili livelli di qualità di valenza pubblica.

E’ evidente che in alcuni di questi comparti interessati da previsioni urbanistiche di tipo attuativo, data la consistente edificazione in essi avvenuta, in difformità o in deroga alle originarie previsioni urbanistiche del PRG, non sussistano più le condizioni minime per poter corrispondere agli originari intenti della previsione pianificatoria, data l’impossibilità di poter dare attuazione ad interventi i cui caratteri siano riconducibili a principi di unitarietà.38

Per questi ambiti si dovranno pertanto prevedere in linea prioritaria, per le parti maggiormente compromesse, interventi di esclusivo assetto e riqualificazione urbanistica, per le parti meno interessate dall’edificazione invece, ogni carico insediativo dovrà essere verificato a garanzia della riqualificazione e del consolidamento del patrimonio complessivo delle attrezzature di uso pubblico, attualmente fortemente deficitario e scarsamente qualificato per conformazione e capacità prestazionali.

La necessità di potenziare e qualificare l’attuale patrimonio di uso pubblico, commisurandolo ai fabbisogni della popolazione locale ed alle necessità e attese dei visitatori ai luoghi di culto religioso e dei fruitori e addetti alle attrezzature sanitarie, prevalenti fonti di reddito della città, attraverso la produzione di un piano dei servizi e delle infrastrutture, in cui l’attuazione degli interventi previsti sia verificate in modo attendibile, sulla base delle opportunità derivanti dal recente quadro legislativo regionale di riferimento, si configura come l’atto più strutturante e “strutturale” dell’interno progetto urbanistico generale.

38 In tal senso all’atto di formazione del nuovo PUG la riclassificazione urbanistica omogenea delle zone territoriali si dovrà effettuare in conformità alle vigenti disposizioni legislative, che prevedono quanto di seguito riportato.

Cfr. Art. 2. Zone territoriali omogenee, D.M. 02-04-1968 n. 1444:

(…) B) le parti del territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse dalle zone A): si considerano parzialmente edificate le zone in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5% (un ottavo) della superficie fondiaria della zona e nelle quali la densità territoriale sia superiore ad 1,5 mc/mq;(…).

C) le parti del territorio destinate a nuovi complessi insediativi, che risultino inedificate o nelle quali l'edificazione preesistente non raggiunga i limiti di superficie e densità di cui alla precedente lettera B); (…)

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PREVISIONI DI POPOLAZIONE

L’articolo 51 della L.r. n. 56 del 1980 “Tutela ed uso del territorio”, non modificato dalle disposizioni della più recente L.r. n. 20 del 2001 “Norme generali di governo e uso del territorio”, definisce il periodo di riferimento per le previsioni insediative rispetto alle quali rapportare la dimensione degli interventi nella pianificazione di livello comunale, fissandolo in 15 anni dalla data di formazione dei piani.

La proiezione di popolazione per classi di età al 2020 è stata inizialmente estrapolata secondo due differenti modalità:

a) secondo le indicazioni della D.R. 6320/1990;

b) secondo il metodo dello slittamento delle classi di età,

con l’intenzione di ottenere dal confronto delle due stime una verifica a conferma dell’attendibilità del dato finale.

I risultati, pur non presentando evidenti discrasie rispetto al dato assoluto, mostrano notevoli differenze rispetto alla composizione della popolazione per classi di età. Per questo motivo si è deciso di esplicitare entrambe le stime ai fini di determinare con maggior consapevolezza il dimensionamento del Piano Urbanistico Generale.

Previsione di popolazione secondo la D.R. 6320/1990

La popolazione al quindicennio (2020) viene stimata attraverso la formula dell’interesse composto:

Yn+h = Yn (1 + X) 15

Dove:

Yn+h = Popolazione al 2020

Yn = Popolazione al 2005

X = Tasso medio annuo di crescita della popolazione

15 = Periodo temporale sul quale si effettua la stima

ottenuta utilizzando come variabile indipendente la media aritmetica della variazione media annua tra i censimenti 1991 e 2001, tra il 1991 e il 2005 e tra il 2001 e il 2005.

Questo metodo si basa sul principio che la quantificazione degli sviluppi futuri di popolazione abbia come termine di riferimento una media dei trend verificatisi nel passato.

La composizione per classi di età della popolazione al 2020 viene ipotizzata applicando alla popolazione complessiva le stesse percentuali presenti nel dato al 2005.

Con questo metodo di previsione, nel 2020, la città di San Giovanni Rotondo avrà 28.876 abitanti.

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VARIAZIONE MEDIA ANNUA

PERIODO 1991-2001

PERIODO 1990-2005

PERIODO 2001-2005

MEDIA DELLE MEDIE

% 0,71 0,68 0,35 0,58

PREVISIONE DI POPOLAZIONE

AL 2020 pop. 2020 = pop.2005*(1+(0,58/100))15 = 26.472*(1+0,0058)15 = 28.876

2001 2005 2020 POPOLAZIONE RESIDENTE

n° % n° .+/- 2001 n° .+/- 2005 .+/- 2001

Totale 26.106 100,00 26.472 366 28.876 2.404 2.770

< 5 1.575 6,03 1.488 -87 1.623 135 48

5 -9 1.708 6,54 1.579 -129 1.722 143 14

10 - 14 1.832 7,02 1.841 9 2.008 167 176

15 - 19 1.860 7,12 1.780 -80 1.942 162 82

20 - 24 1.989 7,62 1.938 -51 2.114 176 125

25 - 59 12.244 46,90 12.822 578 13.986 1.164 1.742

60 - 64 1.198 4,59 1.053 -145 1.149 96 -49

65 - 74 2.036 7,80 2.082 46 2.271 189 235

> 74 1.664 6,37 1.889 225 2.061 172 397

Previsione di popolazione secondo lo slittamento delle classi di età

La popolazione al quindicennio (2020) viene stimata proiettando separatamente ciascuna classe di età e applicando a ciascuna di esse la probabilità di sopravvivenza.

Le prime tre classi vengono costruite ipotizzando che rimanga costante il tasso di natalità39 del 2005.

Il dato così ottenuto viene successivamente corretto applicando a ciascuna classe (attraverso una media della composizione per età degli immigrati e degli emigrati dell’ultimo decennio) un saldo migratorio che si ipotizza rimanere uguale al dato del 2005.

Questo metodo, pur permettendo di aggiornare la composizione della popolazione su fenomeniche reali porta ad un incremento maggiore delle ultime classi in quanto classi di accumulo della popolazione proveniente dagli slittamenti.

Con questo metodo di previsione, nel 2020, la città di San Giovanni Rotondo avrà 28.731 abitanti.

39 Il tasso di natalità al 2005 (5.04%) è stato calcolato non sul totale della popolazione residente ma sulle sole femmine in età fertile (15-44 anni) in modo da poterlo utilizzare nell’estrapolazione al futuro sull’effettiva consistenza degli individui presenti in quella classi di età.

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PREVISIONE DI POPOLAZIONE

AL 2020 28.731

2001 2005 2020 POPOLAZIONE RESIDENTE

n° % n° .+/- 2001 n° .+/- 2005 .+/- 2001

Totale 26.106 100,00 26.472 366 28.731 2.259 2.625

< 5 1.575 6,03 1.488 -87 1.166 -322 -409

5 -9 1.708 6,54 1.579 -129 1.237 -342 -471

10 - 14 1.832 7,02 1.841 9 1.195 -646 -637

15 - 19 1.860 7,12 1.780 -80 1.589 -191 -271

20 - 24 1.989 7,62 1.938 -51 1.316 -622 -673

25 - 59 12.244 46,90 12.822 578 14.290 1.468 2.046

60 - 64 1.198 4,59 1.053 -145 1.378 325 180

65 - 74 2.036 7,80 2.082 46 3.002 920 966

> 74 1.664 6,37 1.889 225 3.557 1.668 1.893

Comparazione e risultanze delle stime di popolazione

Valutando in 2 anni dal conferimento dell’incarico i tempi tecnici per la formazione del Piano Urbanistico Generale (fino all’approvazione) si ritiene di assumere il dato complessivo ottenuto secondo le indicazioni della D.R. 6320/1990 estendendo al diciassettennio la previsione di popolazione secondo la formula:

Yn+h = Yn (1 + X) 17

Il piano sarà quindi dimensionato su di una popolazione residente (al 2022) di 29.212 abitanti.

La composizione futura della popolazione per classi di età è di fondamentale importanza per la determinazione dei fabbisogni dei servizi e per il loro dimensionamento.

Stante l’attuale trend, dove si assiste da una parte al progressivo aumento dell’età di vita media e dall’altro alla contrazione delle nascite, non si ritiene affidabile la futura composizione della popolazione per classi di età per come indicato dalla D.R. 6320/199040, mentre risulta maggiormente attendibile il risultato ottenuto con lo slittamento delle coorti.

Volutamente il criterio utilizzato ed i risultati conseguiti partono da alcuni presupposti (tasso di natalità, tasso di mortalità e tasso migratorio costante) capaci di delineare un possibile scenario futuro ottenuto per inerzia rispetto alla situazione attuale.

Sarà compito del nuovo strumento urbanistico comunale introdurre quelle questioni strutturali in grado di modificare, attraverso scelte consapevoli e mirate, l’attuale trend.

40 Secondo la Del. 6320/1990 la composizione della popolazione per classi di età al quindicennio avrà le stesse caratteristiche attuali.

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Si è ipotizzato di mantenere invariato rispetto al dato del 2005 sia il tasso di natalità e di mortalità41 sia il tasso di immigrazione e di emigrazione42, essendo questa una operazione accettabile a fini statistici.

Questi fattori provocheranno nella struttura per classi di età della popolazione forti cambiamenti, andando a modificare notevolmente il peso delle classi anziane rispetto a quelle giovanili e di conseguenza andando ad aggravare il costo sociale del mantenimento delle stesse per la comunità.

Rispetto al 2005 le classi di età comprese tra 0 e 14 anni (popolazione in età scolare) subiranno un decremento del 27%; le classi tra i 15 e i 64 anni (popolazione in età lavorativa) segneranno un incremento del 5.6%; le classi tra i 65 e + anni (popolazione in età pensionabile) segneranno un incremento del 65.2%.

Interessante diventa in questo senso la rappresentazione grafica della struttura per classi di età della popolazione di San Giovanni Rotondo dal 1990 al 2020, in cui si può facilmente notare come la classica struttura “a piramide” sarà sostituita via via da una struttura “a rombo”.

VARIAZIONE MEDIA ANNUA

PERIODO 1991-2001

PERIODO 1990-2005

PERIODO 2001-2005

MEDIA DELLE MEDIE

% 0,71 0,68 0,35 0,58

PREVISIONE DI POPOLAZIONE

AL 2022 pop. 2022 = pop.2005*(1+(0,58/100))17 = 26.472*(1+0,0058)17 = 29.212

41 Tasso di natalità (per come definito alla nota 1) 5.04%, tasso di mortalità 0.65% sulla popolazione residente. 42 Tasso di immigrazione 1.19% sulla popolazione residente, tasso di emigrazione 1.54% sulla popolazione residente.

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CAPACITÀ EDIFICATORIE RESIDUE E DIMENSIONAMENTO PIANO

Capacità edificatoria residua

Considerando:

- i diritti giuridicamente acquisiti, cioè quelli derivanti dai piani attuativi già approvati e convenzionati, in derivazione dei soli interventi residenziali non ancora realizzati, per una volumetria corrispondente a 1.487 abitanti teoricamente insediabili;

- la capacità edificatorie derivabile, dagli interventi di recupero riqualificazione urbanistica per le aree già edificate negli ambiti attualmente interessati da piani attuativi approvati e non convenzionati e di nuovo assetto per le aree meno compromesse, per una volumetria corrispondente a circa 980 abitanti teoricamente insediabili43;

- le capacità edificatorie maturabili da quelle aree interne alla città attualmente destinate ad attrezzature pubbliche, il cui vincolo non è più reiterabile44 e la cui conferma d’uso dovrà essere verificata nella coerenza con il progetto complessivo di piano attraverso l’applicazione di principi perequativi, commisurate ad una capacità insediativa di 200 abitanti teoricamente insediabili45 La capacità edificatoria derivante dagli interventi i cui diritti sono acquisiti e da quelli da assumersi al fine di favorire con il nuovo piano le azioni di riqualificazione prima che di nuova espansione, produce, per eredità della gestione urbanistica del passato, una capacità insediativi, indicativa, complessiva teorica di 2.687 abitanti insediabili.

Criteri per il dimensionamento del PUG

Il calcolo del fabbisogno e il conseguente dimensionamento del piano, sebbene ancora discendente dalle norme nazionali (DM 1444/68) e regionali (l.r. 56/80), non dovrebbero costituire più di fatto le operazioni tecniche fondative del piano, in quanto sono mutati sostanzialmente gli obiettivi assunti dai piani, orientati non più unicamente alla espansione urbana, ma alla riqualificazione dell’esistente, al risparmio di suolo, alla tutela e valorizzazione dell’ambiente, del paesaggio, dei beni culturali, allo sviluppo sostenibile. Inoltre, volendo applicare i metodi tradizionali di calcolo del fabbisogno, si arriverebbe più spesso a valori molto modesti, o addirittura negativi, in termini di fabbisogno abitativo aggiunto, non riuscendo però a registrare e a dare risposta alle nuove e vecchie domande espresse dalla comunità, in termini di qualità, efficienza e differenziazione delle prestazioni della città.

43 Quantificata considerando che l’avvenuta compromissione dei comparti edificatori non convenzionati, prevalentemente interessanti le zone di espansione definite dal vigente PRG di tipo misto CM, riduce di circa il 50% la disponibilità di aree comprese negli stessi ambiti. 44 Si tratta di alcune aree, per complessivi 49.000 mq di superficie, classificate dal vigente Piano regolatore quali zone F2 e destinate ad Attrezzature e impianti a livello di quartiere, con interventi da attuarsi attraverso la procedura di esproprio. 45 Quantificata considerando un indice di utilizzazione territoriale, solo indicativo e da verificarsi, di 0,20 mq/mq.

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E’ dimostrato, infatti, che sovradimensionare l’offerta di alloggi non è di per sé utile a rispondere al diritto all'abitare di giovani, anziani, immigrati, e più in generale, di cittadini/e a reddito medio/basso. Peraltro, sovradimensionare l’offerta di alloggi in aree di espansione è all’origine di quegli stessi problemi di degrado e tendenze all’abbandono di parti di città che il PUG dovrebbe mirare a risolvere. Ancora maggiori sono poi i problemi che possono derivare dalla riduzione delle densità insediative, magari finalizzata, in fase di verifica di compatibilità, a ridimensionare esuberanti dimensionamenti dei piani. Si tratta, in particolare, di problemi d’insostenibilità ambientale, sociale ed economica delle previsioni insediative:

- ambientale, perché densità insediative troppo basse comportano spreco di suolo e rendono difficoltosa la programmazione di sistemi di trasporto pubblico competitivi con il trasporto privato, come già dal 1990 sostenuto nel Libro Verde sull’ambiente urbano dell’Unione Europea;

- sociale, per la lievitazione dei prezzi degli immobili associata all’elevata incidenza del costo dei suoli e la realizzazione di tipi edilizi non accessibili alle fasce di utenza di reddito più basso;

- economica, per gli elevati costi di urbanizzazione sopportati dai promotori delle iniziative e gli ancor più elevati costi di manutenzione e gestione delle infrastrutture e dei servizi posti a carico della collettività.

Il dimensionamento del piano dovrebbe essere il frutto di valutazione attenta e integrata da un lato dei diversi bisogni espressi dalla comunità locale, dall’altro della capacità di carico dell’ ecosistema, ossia la capacità del sistema territoriale locale di sostenere dal punto di vista ecologico insediamenti e funzioni.

Pertanto, la ricognizione della realtà socioeconomica, andrebbe finalizzata alla individuazione dello spettro variegato delle domande di residenza, esplicite o latenti, in termini di dimensione e composizione dei nuclei familiari, età e capacità di spesa della popolazione che accede (o vorrebbe accedere) al mercato abitativo. Contemporaneamente, andrebbe valutata la capacità del patrimonio edilizio esistente di dare risposte alle domande abitative, sia prendendo in considerazione il patrimonio inutilizzato (dagli alloggi vuoti ai complessi immobiliari dismessi), sia prevedendo piccole densificazioni e completamenti nella città consolidata (ampliamenti, sopraelevazioni, edificazione di lotti liberi in aree dotate di urbanizzazioni ecc.), sia orientando a tal fine le politiche abitative che il Comune ha in atto o intende mettere in campo (programmi integrati, politiche finalizzate al recupero dei centri storici ecc).

Analoga attenzione dovrebbe essere riposta nella individuazione delle varie tipologie di domande di spazi per le attività produttive, delle relative esigenze localizzative e dei fenomeni di delocalizzazione già in atto, nelle loro vaste articolazioni tipologiche (artigianali, industriali, commerciali, turistiche ecc.) espresse localmente o nell’area vasta, e al contempo registrando le capacità residue delle aree produttive esistenti, il patrimonio industriale dismesso da riutilizzare nonché le politiche in atto finalizzate al sostegno di tali attività.

I tumultuosi cambiamenti dell’economia nella società contemporanea e la difficoltà di prevedere con sufficiente accuratezza le domande espresse dai settori economici, da un lato sconsigliano di definire rigide previsioni fisiche e funzionali per le aree destinate ad attività produttive, fatta eccezione per quelle dettate da ragioni di incompatibilità ambientale, dall’altro suggeriscono di prestare maggiore attenzione alla qualità degli insediamenti produttivi, quanto ad accessibilità, dotazione di verde e parcheggi, attrezzature e servizi materiali e immateriali, in quanto fattori di potenziale attrazione di investimenti.

In linea generale, la “capacità insediativa” complessiva del piano, più che come un “dato” di partenza per il suo dimensionamento e la sua progettazione, dovrebbe configurarsi come

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un “risultato”, cioè come l’esito della ricognizione dello stato delle risorse (ambientali, paesaggistiche, insediative, infrastrutturali) e delle pressioni insediative cui possono essere sottoposte senza comprometterne la qualità e la funzionalità, incrociata con la individuazione degli interventi che possono risolvere le ricorrenti situazioni di incompiutezza e inadeguatezza spaziale e/o funzionale. Le capacità insediative dovrebbero derivare quindi dalla sommatoria dei singoli possibili interventi di completamento, sostituzione, ristrutturazione e di riqualificazione nell’ambito dei contesti urbani consolidati e di quelli da consolidare e riqualificare, nonché dalle previsioni insediative per i contesti suscettibili di nuovo insediamento. La individuazione e perimetrazione di tali aree suscettibili di nuovi usi insediativi deve essere effettuata a partire dal principio del contenimento dell’espansione e della conservazione dei territori rurali, utilizzando prioritariamente i contesti periurbani già compromessi. Così individuate, le previsioni insediative potrebbero risultare persino sufficienti a rispondere al fabbisogno, senza la necessità di utilizzare a fini insediativi territori rurali nei quali sia tuttora presente l’attività agricola.46

Pertanto le preliminari verifiche di dimensionamento del Piano, svolte a partire dalle previsioni di popolazione al quindicennio e di seguito esposte hanno esclusivo valore indicativo; queste saranno successivamente prodotte in coerenza agli indirizzi regionali.

Le previsioni di popolazione al diciassettennio futuro, periodo di riferimento per le previsioni insediative rispetto alle quali rapportare la dimensione degli interventi nella pianificazione di livello comunale, ottenute secondo le indicazioni della D.R. 6320/1990, individuano una popolazione residente nel Comune al 2022 di 29.212 abitanti, con un incremento, rispetto all’attuale popolazione, di 2.740 abitanti;

la capacità edificatoria residua, acquisita e da confermare, per una corrispondenza insediativa di 2.667 abitanti (1.487+980+200) dovrà in parte, da quantificarsi in modo puntuale47, corrispondere a soddisfare i fabbisogni pregressi, generati dalle attuali situazioni di sovraffollamento, necessità di sostituzione delle abitazioni occupate ritenute non idonee e dalle attese generate dalla nuove tipologie familiari e per l’eventuale parte residua corrispondere ai fabbisogni insorgenti.

Assumendo, in prima istanza ed in modo cautelativo, le quantità degli interventi già autorizzati ed in corso di realizzazione e quelli per i quali si è in attesa di convenzionamento quali necessari a soddisfare i fabbisogni pregressi per corrispondenti 1.947 abitanti teoricamente insediabili48, gli interventi necessari a far fronte ai rimanenti fabbisogni

46 In: Regione Puglia, Assessorato all’Assetto del Territorio, Urbanistica, Edilizia Residenziale Pubblica, Il PUG – Parte strutturale, Documento Regionale di Assetto generale (DRAG). Indirizzi, criteri e orientamenti per la formazione dei piani urbanistici generali (PUG), Bozza per la Conferenza programmatica Regionale, 9 novembre 2006. 47 Sulla base della domanda di residenza, verificata sui fabbisogni reali e non solo attraverso le domande ufficiali, attraverso una verifica puntuale delle condizioni abitative derivata dal rapporto tra tipologie familiari per componenti ed alloggi occupati per caratteristiche e dimensione, valutata la dimensione di recupero del patrimonio edilizio esistente, anche non utilizzato, attraverso interventi di riqualificazione e le politiche di intervento per i nuclei storici. 48 Quantificati considerando gli interventi già autorizzati ed in via di realizzazione per corrispondenti 1.487 abitanti teoricamente insediabili e gli interventi derivanti dall’attuazione dei Comparti Misti in via di convenzionamento per una capacità insediativi corrispondente a 500 abitanti teoricamente insediabili

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insorgenti dovrebbero essere dimensionati per una capacità insediativi teorica di (2.404-(2.667-1.947)) 1.684 abitanti.

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ATTREZZATURE PUBBLICHE

La qualità dotazionale degli spazi ed attrezzature di uso pubblico si valuta sulla loro effettiva capacità di corrispondere alle necessità generate dai cittadini e dagli utenti della città.

La verifica di tali condizioni va pertanto compiuta oltre che attraverso l’individuazione quantitativa delle attrezzature esistenti, per le differenti tipologie d’uso, finalizzata a svolgere le verifiche parametriche di legge, attraverso anche e soprattutto una verifica qualitativa, definita dalla reale capacità di ogni attrezzatura di corrispondere a determinati bisogni, in funzione delle sue caratteristiche dotazionali, stato di conservazione ed efficienza e grado di accessibilità rispetto all’insediamento asservito.

Le dotazioni minime inderogabili di attrezzature pubbliche di interesse comunale, per gli insediamenti residenziali, indipendentemente dalle loro caratteristiche dotazionali, sono definite a livello nazionale dal Decreto interministeriale 2 aprile 1968, n. 1444 secondo le seguenti quantità e tipologie di servizi:

a) mq 4,50 di aree per l'istruzione: asili nido, scuole materne e scuole dell'obbligo;

b) mq 2,00 di aree per attrezzature di interesse comune: religiose, culturali, sociali, assistenziali, sanitarie, amministrative, per pubblici servizi (uffici P.T., protezione civile, ecc.) ed altre;

c) mq 9,00 di aree per spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport, effettivamente utilizzabili per tali impianti con esclusione di fasce verdi lungo le strade;

d) mq 2,50 di aree per parcheggi (in aggiunta alle superfici a parcheggio previste dall'art. 18 della legge n. 765. 18 della legge n. 765): tali aree - in casi speciali - potranno essere distribuite su diversi livelli.

Le vigenti disposizioni regionali, D.G.R. Puglia, n. 6320, del 13 novembre 1989, Criteri per la formazione degli strumenti urbanistici e per il calcolo del fabbisogno residenziale e produttivo per gli insediamenti residenziali, confermano in termini quantitativi le dotazioni minime di attrezzature pubbliche previsti a livello nazionale, specificandone a titolo di indirizzo la disaggregazione per sotto tipologie di impiego secondo le seguenti quantità:

D.G.R. n. 6320 D.I. n. 1444/68

Aree per l'istruzione 4,5 4,51 Asilo nido 0,32 Scuola materna 0,83 Scuola elementare 2,24 Scuola media 1,2

Aree per attrezzature di interesse collettivo 2,0 2,0

1 Culturali 0,32 Religiose 0,93 Ricreative 0,44 Civiche 0,4

Verde attrezzato 9,0 9,01 Parco di quartiere 4,02 Gioco libero 1,63 Gioco 0-11 anni 0,94 Sport oltre 11 anni 2,5

Parcheggio 2,5 2,518,0 18,0TUTTE

c.

d.

Dotazione minima per abitante in mq

4,5

2,0

9,0

Attrezzature per tipologie

a.

b.

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Patrimonio esistente

La seguente tabella mostra la dotazione di attrezzature pubbliche, attualmente esistenti, per le 4 classi di tipologia d’uso (istruzione obbligatoria, attrezzature di interesse comune, spazi pubblici attrezzati a parco per il gioco e lo sport, parcheggi):

Complessiva DisaggregataSecondo il

D.I. n. 1444/68

Secondo la D.G.R. n.

6320

Secondo il D.I. n.

1444/68

Secondo la D.G.R. n.

6320

Dotazione per

abitante insediato

Secondo il D.I. n.

1444/68

Secondo la D.G.R. n.

6320

mq/ab. Ins.Istruzione 40.091 4,5 119.124 1,51 -79.033

1 Asilo nido 1.583 0,3 7.942 0,06 -6.3592 Scuola materna 13.145 0,8 21.178 0,50 -8.0333 cuola elementare 14.308 2,2 58.238 0,54 -43.9304 Scuola media 11.055 1,2 31.766 0,42 -20.711

Interesse comune 18.449 2,0 52.944 0,70 -34.4951 Culturali 1.211 0,3 7.942 0,05 -6.7312 Religiose 5.335 0,9 23.825 0,20 -18.4903 Ricreative 0 0,4 10.589 0,00 -10.5894 Civiche 11.903 0,4 10.589 0,45 1.314

Verde attrezzato 125.477 9,0 238.248 4,74 -112.7711 Parco di quartiere 47.424 4,0 105.888 1,79 -58.4642 Gioco libero 29.600 1,6 42.355 1,12 -12.7553 Gioco 0-11 anni 0 0,9 23.825 0,00 -23.8254 Sport oltre 11 anni 48.453 2,5 66.180 1,83 -17.727

Parcheggio 23.823 23.823 2,5 2,5 66.180 66.180 0,90 -42.357 -42.357207.840 207.840 18,0 2,5 26.472 476.496 476.496 7,85 -268.656 -268.656

ttrezzature r tipologie

a.

Dotazioni minime per abitante insediato

26.472

d.TUTTE

ATTREZZATURE PUBBLICHE DI INTERESSE COMUNALE ESISTENTI DOTAZIONI COMPLESSIVE PER TIPOLOGIE D'USO, QUANTITA' MEDIE PROCAPITE PER ABITANTE INSEDIATO

E QUOTE DEFICITARIE RISPETTO ALLE DOTAZIONI MINIME PREVISTE DALLA LEGGE

Dotazioni attuali

mq

b.

c.

Dotazioni necessarie a corispondere le

quantità minime di legge

Verifica degli standard

mq/ab. Ins. mq mq

Abitanti residenti

al 31-12-2005

A pe

S

Dall’individuazione, per ora, esclusivamente quantitativa delle attrezzature pubbliche esistenti emerge un deficit di 268.656 mq di attrezzature pubbliche di interesse comunale.

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Quadro previsionale

La seguente tabella mostra, in aggiunta alle attrezzature pubbliche di interesse comunale esistenti, le aree di proprietà comunale, non ancora attrezzate all’uso pubblico.

Dotazioni minime

per abitante

insediato

Dotazioni minime di

legge

aree attrezzate esistenti

aree di proprietà

comunale da attrezzarsi

dotazioni complessive di previsione

Secondo il D.I. n.

1444/68 e la D.G.R. n. 6320

Secondo il D.I. n.

1444/68 e la D.G.R. n. 6320

Dotazione per

abitante insediato

Secondo il D.I. n.

1444/68 e la D.G.R. n. 6320

mq/ab. Ins. mq mq/ab. Ins. mqIstruzione 40.091 0 40.091 4,5 119.124 1,51 -79.033

1 Asilo nido 1.583 0 1.583 0,3 7.942 0,06 -6.3592 Scuola materna 13.145 0 13.145 0,8 21.178 0,50 -8.0333 Scuola elementare 14.308 0 14.308 2,2 58.238 0,54 -43.9304 Scuola media 11.055 0 11.055 1,2 31.766 0,42 -20.711

Interesse comune 18.449 0 18.449 2,0 52.944 0,70 -34.4951 Culturali 1.211 0 1.211 0,3 7.942 0,05 -6.7312 Religiose 5.335 0 5.335 0,9 23.825 0,20 -18.4903 Ricreative 0 0 0 0,4 10.589 0,00 -10.5894 Civiche 11.903 0 11.903 0,4 10.589 0,45 1.314

Verde attrezzato 125.477 21.892 147.369 9,0 238.248 5,57 -90.8791 Parco di quartiere 47.424 21.892 69.316 4,0 105.888 2,62 -36.5722 Gioco libero 29.600 0 29.600 1,6 42.355 1,12 -12.7553 Gioco 0-11 anni 0 0 0 0,9 23.825 0,00 -23.8254 Sport oltre 11 anni 48.453 0 48.453 2,5 66.180 1,83 -17.727

Parcheggio 23.823 0 23.823 2,5 66.180 0,90 -42.357207.840 21.892 229.732 18,0 26.472 476.496 8,68 -246.764

ATTREZZATURE PUBBLICHE DI INTERESSE COMUNALE ESISTENTI E PREVISTE DOTAZIONI COMPLESSIVE PER TIPOLOGIE D'USO, QUANTITA' MEDIE PROCAPITE PER ABITANTE INSEDIATO

E QUOTE DEFICITARIE RISPETTO ALLE DOTAZIONI MINIME PREVISTE DALLA LEGGE

Attrezzature per tipologie

Abitanti residenti

al 31-12-2005

Verifica degli standard

26.472

b.

c.

d.TUTTE

Dotazioni attuali e previste derivanti dall'attrezzamento di aree già di

proprietà dell'Amministrazione

mq

a.

Le attrezzature di previsione derivanti dalla sistemazione e dall’attrezzamento delle aree già di proprietà dell’Amministrazione, per una superficie complessiva di 21.892 mq, ridurrebbe l’attuale deficit deficit di attrezzature pubbliche di interesse comunale si ridurrebbe a complessivi 246.764mq.

Considerando anche le aree per attrezzature pubbliche derivanti dall’attuazione degli interventi oggetto di pianificazione attuativa in itinere, più specificamente in relazione a:

le aree ancora da attrezzarsi, cedute all’Amministrazione, relative all’attuazione di piani attuativi in via di realizzazione;

le aree, di futura cessione all’Amministrazione, relative all’attuazione di piani attuativi già convenzionati e per i quali non si è dato avvio ai lavori;

si avrebbe la seguente disponibilità complessiva futura:

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Dotazioni minime

per abitante

insediato

Dotazioni minime di

legge

aree attrezzate esistenti

aree da attrezzarsi cedute da

P.A. completati

aree derivabili da P.A. in

realizzazione e convenzionati

dotazioni complessive di

previsione

Secondo il D.I. n.

1444/68 e la D.G.R. n. 6320

Secondo il D.I. n.

1444/68 e la D.G.R. n. 6320

Dotazione per

abitante insediato

Secondo il D.I. n.

1444/68 e la D.G.R. n. 6320

mq/ab. Ins. mq mq/ab. Ins. mqIstruzione 40.091 0 3.469 43.560 4,5 119.124 1,65 -75.564Asilo nido 1.583 0 0 1.583 0,3 7.942 0,06 -6.359

Scuola materna 13.145 0 0 13.145 0,8 21.178 0,50 -8.0333 Scuola elementare 14.308 0 0 14.308 2,2 58.238 0,54 -43.930

Scuola media 11.055 0 0 11.055 1,2 31.766 0,42 -20.711Interesse comune 18.449 0 7.526 25.975 2,0 52.944 0,98 -26.969

ulturali 1.211 0 0 1.211 0,3 7.942 0,05 -6.731Religiose 5.335 0 0 5.335 0,9 23.825 0,20 -18.490

3 Ricreative 0 0 0 0 0,4 10.589 0,00 -10.589Civiche 11.903 0 0 11.903 0,4 10.589 0,45 1.314

Verde attrezzato 125.477 21.892 125.056 272.425 9,0 238.248 10,29 34.177Parco di quartiere 47.424 21.892 0 69.316 4,0 105.888 2,62 -36.572

Gioco libero 29.600 0 0 29.600 1,6 42.355 1,12 -12.7553 Gioco 0-11 anni 0 0 0 0 0,9 23.825 0,00 -23.825

Sport oltre 11 anni 48.453 0 0 48.453 2,5 66.180 1,83 -17.727Parcheggio 23.823 0 21.616 45.439 2,50 66.180 1,72 -20.741

207.840 21.892 157.667 387.399 18,0 26.472 476.496 14,63 -89.097

ATTREZZATURE PUBBLICHE DI INTERESSE COMUNALE ESISTENTI E PREVISTE DOTAZIONI COMPLESSIVE PER TIPOLOGIE D'USO, QUANTITA' MEDIE PROCAPITE PER ABITANTE INSEDIATO

E QUOTE DEFICITARIE RISPETTO ALLE DOTAZIONI MINIME PREVISTE DALLA LEGGE

mq

a.

26.472

b.

c.

d.

Attrezzature per tipologie

Dotazioni attuali e previste derivabili dall'attrezzamento di aree già di proprietà

dell'Amministrazione e derivabili dalle cessioni dei piani attuativi in fase di realizzazione e convenzionati Abitanti

residenti al

31-12-2005

TUTTE

Verifica degli standard

1 2 4

1 C 2 4

1 2

4

Rispetto a tale previsione si avrebbe una disponibilità complessiva di attrezzature pubbliche di interesse comunale di 387.399mq e un deficit di circa 90.000 mq.

Bisogna però tener conto del fatto che dei 157.667 mq di attrezzature pubbliche derivanti dall’attuazione dei piani in via di realizzazione e convenzionati una quota di queste pari al 10% del totale, per circa 15.000 mq ricade in fascia di rispetto stradale.

Pertanto il reale deficit di aree per attrezzature pubbliche si eleva a circa105.000 mq.

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PROGETTO PER L’AMBITO URBANO

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CONTENUTI DEL DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE E INDIVIDUAZIONE DEL PROGRAMMA PARTECIPATIVO E INTERISTITUZIONALE PER LA SUA FORMAZIONE

Contenuti del Documento programmatico preliminare per le due componenti di Piano

A partire dagli approfondimenti del sistema delle conoscenze e dalla formulazione delle tendenze evolutive e dei quadri interpretativi dei caratteri identitari e strutturanti del contesto il Documento programmatico preliminare indicherà (nel rispetto degli indirizzi del Documento strategico) gli obiettivi di salvaguardia, riqualificazione e valorizzazione del paesaggio urbano ed agrario e le prime azioni finalizzate al loro raggiungimento.

In particolare il Documento programmatico preliminare definirà:

1) per la componente strutturale di Piano:

a) attraverso la più ampia forma partecipativa e di concertazione interistituzionale, il cui programma di attività è di seguito descritto, gli obiettivi di salvaguardia, riqualificazione e valorizzazione delle componenti territoriali di eccezionale significatività, dell’ambiente naturale e d’uso e le azioni, a valenza di medio-lungo termine, finalizzate al raggiungimento degli obiettivi prefissati;

b) gli indirizzi e i criteri per la realizzazione delle previsioni della componente programmatica, compresi i principi di equa distribuzione delle opportunità derivanti dalle previste trasformazioni;

2) per la componente programmatica di Piano, in coerenza alla componente strutturale:

a) dal punto di vista dimensionale i fabbisogni insediativi, attuali e insorgenti, per il settore residenziale e produttivo;

b) dal punto di vista dimensionale e qualitativo-dotazionale i fabbisogni insediativi, attuali e insorgenti, per il settore infrastrutturale, finalizzati, attraverso le verifiche delle capacità operative locali di breve-medio periodo, alla definizione del piano dei servizi;

c) i criteri di salvaguardia, riqualificazione e valorizzazione del patrimonio insediativo esistente, in coerenza agli indirizzi della componente strutturale;

d) l’individuazione delle direttrici di futuro sviluppo insediativo, da attuarsi attraverso interventi soggetti a pianificazione attuativa e i criteri per l’attuazione degli interventi, in coerenza al dimensionamento dei fabbisogni insediativi e le regole di equa distribuzione delle opportunità derivanti dalle previste trasformazioni.

3) per la costruzione dei successivi atti di formazione del PUG il programma partecipativo, il programma interistituzionale e il cronoprogramma delle attività:

a) individuazione delle azioni di cooperazione interistituzionale previste come contributo alla costruzione degli approfondimenti conoscitivi, per la

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condivisione dei quadri interpretativi e per la condivisione degli indirizzi e scelte di Piano;

b) individuazione delle forme partecipative ritenute più idonee al coinvolgimento della comunità locale per la condivisione degli indirizzi di Piano attraverso incontri pubblici, tematici e forum da svolgersi attraverso l’ausilio dell’Ufficio di Piano con: le categorie socioeconomiche, professionali e l’associazionismo;

c) il cronoprogramma delle attività per l’adozione del PUG.

Componente strutturale

I contenuti della componente strutturale del PUG nel Documento programmatico preliminare, più dettagliatamente, si configureranno attraverso: la costruzione del sistema delle conoscenze; l’individuazione degli elementi di significatività territoriale e delle loro tendenze evolutive; la formulazione dei quadri interpretativi e delle propensioni progettuali; la formulazione degli indirizzi e dei i criteri per la realizzazione della componente programmatica.

Sistema delle conoscenze La costruzione del sistema delle conoscenze sarà articolata sulla base dei seguenti temi di

ricerca:

1. Ricognizione del sistema territoriale di area vasta Comporta la descrizione della collocazione di San Giovanni Rotondo rispetto al territorio

di area vasta e l’individuazione delle risorse territoriali rilevanti nel sistema delle relazioni sovra comunali, fra le componenti ambientali naturali, d’uso e economiche.

Il territorio comunale sarà descritto nel quadro delle relazioni esterne al suo perimetro amministrativo e sarà individuata la presenza in esso di aree ed elementi significativi e influenti per il contesto non solo locale (reperti archeologici, tracciati storici di interesse religioso, santuario, ospedale, aeroporto militare), per la definizione del contributo della pianificazione comunale alle politiche di sviluppo territoriali.

Elaborazioni tematiche previste:

1.1 Carta delle Componenti naturali;

1.2 Carta delle Componenti storiche;

1.3 Carta delle Componenti insediative;

1.4 Carta delle Componenti infrastrutturali;

1.5 Rapporto sulle Componenti umane;

1.6 Rapporto sulle Componenti economiche. 2. Ricognizione del quadro programmatico di area vasta e del sistema dei vincoli sovraordinati

Comporta l’individuazione del sistema dei vincoli sovraordinati e la ricognizione, con la messa in evidenza delle problematiche affrontate, di tutti gli strumenti di Pianificazione territoriale e programmazione strategica di livello sovra comunale in vigore e in itinere, quali:

- Piano urbanistico territoriale tematico del Paesaggio; Piano territoriale di coordinamento provinciale; Piano di assetto idrogeologico; Proposti siti di interesse comunitario e Zone di protezione speciale; Piano del Parco Nazionale del Gargano; Atti di programmazione della

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Comunità Montana del Gargano, per il Sottosistema B; Piano Regionale dei Trasporti; Piano di Bacino del Trasporto Pubblico Locale; Piano di Sviluppo Locale “Gal Gargano”; Piano Strategico “Alto Tavoliere”; Proposta di Piano Strategico.

- Previsioni degli strumenti di pianificazione e programmazione urbanistica locale, vigenti ed in fase di formazione, dei Comuni contermini.

Elaborazioni tematiche previste:

2.1 Schede informative degli strumenti di pianificazione e programmazione sovralocali;

2.2 Carta dei vincoli sovraordinati (Psic, Zps, Vincoli idrogeologici, Pai, Putt/p, Parco).

3. Ricognizione del sistema territoriale locale Comporta la descrizione del territorio in relazione alle componenti storiche ed alla

puntuale identificazione dei diversi caratteri ambientali naturali e d’uso.

Per il sistema ambientale naturale saranno indagati, alla scala territoriale, i caratteri geopedologici, orografici, ideologici, geomorfologici e faunistico vegetazionali.

Per il sistema ambientale d’uso saranno individuati e indagati, alla scala territoriale: gli usi infrastrutturali attuali e storico insediativi; gli usi agricoli, boschivi e insediativi; gli Usi civici e il patrimonio pubblico comunale e demaniale. Alla scala urbana saranno individuati e indagati gli usi insediativi, per il settore residenziale, produttivo e infrastrutturale.

Elaborazioni tematiche previste:

3.1 Rapporto sulla Storia dell’insediamento; 3.2 Caratteri ambientali del sistema naturale:

3.2.1 Relazione Geopedologica;

3.2.2 Carta Orografica;

3.2.3 Carta Idrologica;

3.2.4 Carta Geomorfologia;

3.2.5 Carta Faunistico vegetazionale;

3.2.6 Carta di sintesi dei caratteri ambientali del sistema naturale.

3.3 Caratteri ambientali del sistema d’uso:

3.3.1 Rapporto sulla componente umana e sociale

3.3.2 Rapporto sui caratteri ambientali d’uso per l’ambito territoriale

3.3.2.1 Carta degli usi agricolo, boschivo e insediativo per l’ambito territoriale

(relativa all’individuazione delle: aree boscate (bosco, macchia, parco); aree ad uso agricolo (estensivo, intensivo irriguo e a vigneto); aree ed insediamenti destinati al prevalente uso agricolo, ad attività connesse all’agricoltura, ad attività compatibili ma non connesse all’agricoltura, ad attività non compatibili con l’agricoltura)

3.3.2.2 Carta degli usi infrastrutturali attuali e storico insediativi per l’ambito territoriale

(relativa all’individuazione del sistema delle reti viarie (aeroporti, ferrovie, strade regionali, provinciali, comunali e vicinali), infrastrutture del paesaggio agrario (tratturi, canali, muri a secco, pozzi, punti di presa, sistemi di irrigazione),

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infrastrutture a rete e elettrificazione rurale, tipologia delle strutture fondiarie e insediamenti storici del paesaggio rurale (masserie, poste, casini)

3.3.2.3 Carta degli usi civici e dell’assetto proprietario pubblico per l’ambito territoriale

(relativa all’individuazione degli Usi civici e patrimonio pubblico comunale, demaniale statale ramo bonifica, ramo Difesa Aeronautica e ramo Difesa Esercito, ministeriale e regionale)

3.3.3 Rapporto sui caratteri ambientali d’uso per l’ambito urbano

3.3.3.1 Carta degli usi insediativi per il settore residenziale e produttivo

3.3.3.2 Carta degli usi insediativi per il settore infrastrutturale

3.4 Rapporto sullo stato di attuazione della strumentazione urbanistica vigente.

Individuazione degli elementi di significatività territoriale e tendenze evolutive In questa fase verranno individuate le risorse umane e paesaggistiche49, quali elementi di

significatività patrimoniale territoriale, sotto il profilo storico-culturale, paesistico-ambientale e le loro tendenze evolutive. L’individuazione degli elementi di significatività sarà accompagnata da rapporti descrittivi i caratteri delle singole componenti individuate e le eventuali loro relazioni.

4. Individuazione degli elementi di significatività territoriale 4.1 Rapporto descrittivo sui caratteri delle componenti umane e di significatività per l’ambito

territoriale e urbano;

4.2 Carta delle componenti di significatività per l’ambito territoriale;

4.3 Carta delle componenti di significatività per l’ambito urbano.

5. Tendenze evolutive degli elementi di significatività territoriale 5.1 Rapporto descrittivo sulle tendenze evolutive dei caratteri delle componenti umane e di

significatività per l’ambito territoriale e urbano;

5.2 Carta sull’evoluzione storica delle componenti di significatività per l’ambito territoriale;

5.3 Carta sull’evoluzione storica delle componenti di significatività per l’ambito urbano;

5.4 Rapporto sulle capacità residue della pianificazione vigente e scenari di possibile trasformazione.

5.4.1 Carta sullo stato previsionale degli insediamenti derivanti dall’attuazione dei piani attuativi approvati e convenzionati;

5.4.2 Carta sullo stato previsionale delle attrezzature pubbliche derivanti dall’attuazione dei piani attuativi approvati e convenzionati

49 L’analisi delle risorse paesaggistiche sarà ispirata al riconoscimento del paesaggio quale componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità, Cfr. art. 5 della Convenzione europea del Paesaggio, Firenze 20 Ottobre 2000; concetto ripreso nella definizione di paesaggio dall’ all’art. 131 del D.lgs. 156/2004, Codice dei beni culturali e del paesaggio, così modifico dal D.lgs 157/2006: per paesaggio si intendono parti di territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni.

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Quadri interpretativi e propensioni progettuali Sulla base delle tendenze evolutive rilevate verranno formulati, per le componenti umane

e paesaggistiche di significatività, dapprima i quadri interpretativi, evidenziando stati di rischio e potenzialità future e successivamente formulate le propensioni progettuali.

6. Quadri interpretativi e previsioni progettuali 6.1 Rapporto sulle problematiche emergenti per le componenti umane e di significatività

territoriale;

6.1.1 Degrado sociale;

6.1.2 Criticità e potenzialità dei settori economici portanti

6.1.3 Settore delle costruzioni

6.1.3.1 Settore turistico

6.1.3.2 Settore sanitario

6.1.4 Criticità e potenzialità delle componenti di significatività per l’ambito territoriale; 6.1.5 Criticità e potenzialità delle componenti di significatività per l’ambito urbano; 6.1.6 Criticità derivanti dall’attuazione delle capacità edificatorie residue del PRG vigente; 6.1.7 Rapporto sui principi di riconoscimento dei diritti edificatori acquisiti. 6.2 Rapporto sulle propensioni progettuali per le componenti di significatività territoriale

6.2.1 Carta delle propensioni progettuali per la salvaguardia e valorizzazione degli elementi di significatività ambientali del sistema naturale

6.2.2 Carta delle propensioni progettuali per la salvaguardia e valorizzazione degli elementi di significatività ambientali del sistema d’uso

7. Indirizzi e criteri per la realizzazione della componente programmatica 7.1 Criteri di individuazione dei fabbisogni insediativi per il settore residenziale e produttivo;

7.2 Criteri di individuazione del patrimonio delle attrezzature pubbliche e modalità per la redazione del Piano dei servizi per il soddisfacimento dei fabbisogni insediativi pregressi e insorgenti;

7.3 Criteri di individuazione delle direttrici di sviluppo insediativo in relazione ai fabbisogni rilevati e stimati;

7.4 Criteri di equa distribuzione delle opportunità derivanti dalle previste trasformazioni.

Componente programmatica

I contenuti della componente programmatica del PUG, in coerenza agli indirizzi della componente strutturale, nel Documento programmatico preliminare, più dettagliatamente, si configureranno attraverso l’individuazione: delle previsioni di popolazione e dei fabbisogni insediativi, pregressi e insorgenti, per il settore residenziale e produttivo; dello stato qualitativa-dotazionale del patrimonio di attrezzature pubbliche e previsionale (Piano dei servizi), finalizzato a corrispondere i fabbisogni pregressi e insorgenti, in coerenza al dimensionamento di piano; delle direttrici di futuro sviluppo insediativo, da attuarsi attraverso interventi soggetti a pianificazione attuativa, in coerenza al dimensionamento dei fabbisogni individuati, al Piano dei servizi; dei diritti acquisiti e delle capacità insediative residue del PRG vigente; delle caratteristiche omogenee dei suoli per l’individuazione dei comparti di perequazione urbanistica e modalità di equa distribuzione delle opportunità derivanti dalle

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previste trasformazioni; dei criteri di salvaguardia, riqualificazione e valorizzazione del patrimonio insediativo esistente.

Programma partecipativo e interistituzionale per la costruzione del Documento programmatico preliminare

In parallelo allo svolgimento delle indagini di approfondimento del quadro conoscitivo e interpretativo finalizzate alla produzione del DPP, da subito, si dovranno promuovere le attività di partecipazione civica e concertazione interistituzionale.

Attività partecipativa Il coinvolgimento della cittadinanza, finalizzato alla condivisione del sapere ed alla

trasparenza delle scelte nel processo di formazione del Piano, avverrà attraverso lo svolgimento delle seguenti azioni:

Informazione Informazione sullo svolgimento delle attività attraverso la costruzione e l’aggiornamento

di uno spazio informativo, sulla rete civica informatica comunale, sul tema PUG in-formazione. Il sito, a cura dell’Ufficio di Piano, presenterà le attività in corso per la formazione del PUG, pubblicizzando le iniziative di partecipazione e argomenterà, attraverso trattazioni tematiche, i caratteri informatori del Piano e gli orientamenti per la salvaguardia e lo sviluppo delle risorse territoriali.

Informazioni dirette saranno invece fornite alla cittadinanza presso lo sportello informativo del PUG, da istituirsi nell’Ufficio di Piano, presso il quale il pubblico potrà recarsi, nei giorni da stabilire con l’Amministrazione e prendere visione diretta dei materiali prodotti per la formazione del Piano.

Consultazione Ulteriori consultazioni dirette in forma di incontri tematici, interviste o attraverso la

predisposizione di questionari saranno condotte con le associazioni delle categorie: socioeconomiche (artigiani, commercianti, operatori del settore ricettivo, agricoltori); professionali (architetti, ingegneri, geometri, geologi, agronomi, naturalisti, biologi, ecc.); dell’associazionismo (culturale, sociale, ambientale)

Ascolto Realizzazione e gestione di un forum, a cura dell’Ufficio di Piano sulla rete civica

informatica comunale, sul tema Partecipazione al PUG per lo scambio di informazioni, richieste di chiarimenti, opinioni e proposte; tutte le richieste e proposte pervenute, organizzate per tematiche dall’Ufficio di Piano, saranno vagliate e argomentate dagli estensori del PUG e le risultanze delle trattazioni allegate agli atti costituenti il DPP.

Incontri pubblici Si prevede un incontro pubblico per l’illustrazione del DPP, da programmarsi con

l’Amministrazione comunale, contestualmente alla sua adozione, a favore del successivo processo di partecipazione attraverso l’istituto delle osservazioni.

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Attività di concertazione interistituzionale Riavvio delle attività di concertazione con l’ Assessorato provinciale ai Lavori Pubblici e

Programmazione Territoriale e Trasporti, Piano territoriale di coordinamento50 per la predisposizione di un protocollo di intesa51, fra la Provincia e il Comune, finalizzato a:

1) favorire il coordinamento orizzontale delle attività di pianificazione e programmazione territoriale fra i comuni, quantomeno contermini52, che hanno dato avvio ai processi di formazione dei PUG;

2) favorire il coordinamento fra le a le attività di pianificazione e programmazione territoriale di livello comunale e le attività di pianificazione territoriale e programmazione strategica di livello sovraccomunale53.

50 Rispetto alle attività già svolte, ed agli incontri avvenuti presso la sede dell’Assessorato provinciale in data 24-10-06 e 23-11-06, per la definizione di un Protocollo di Intesa, finalizzato al coordinamento della pianificazione territoriale per le diverse scale territoriali, in coerenza agli indirizzi della convenzione tra Regione Puglia e Provincia di Foggia del 11/07/2006 per il decentramento e la semplificazione in materia di pianificazione territoriale e urbanistica, che, ancora ad oggi, non ha trovato opportunità di perfezionarsi. 51 Quale quello stipulato in data 13 dicembre 2006 fra la Provincia di Foggia e il Comune di Manfredonia, in cui sulla base sulle seguenti premesse:

- che la Provincia ha preso atto (…) della presentazione della prima Bozza del piano Territoriale di Coordinamento Provinciale; - che la Bozza di piano si articola in sei capitoli fondamentali denominate “Visioni”, una delle quali denominata “Oltre la Pentacoli” – ovverosia il rafforzamento del sistema costituito dai cinque centri principali della Provincia, a cui dovrebbe comunque aggiungere in centro di S. Giovanni Rotondo; (…) - che la “Esapoli” può definirsi unità di copianificazione, quale ambito dove le relazioni e le tematiche tra i vari comuni sono talmente forti (esempio emblematico il tema della mobilità) da richiedere una predisposizione comune e condivisa del livello strutturale dei PUG; - che è auspicabile adottare iniziative per favorire processi di pianificazione coordinata dei PUG sia a livello orizzontale ( tra i sei comuni), sia a livello verticale (con la Provincia), cogliendo ove possibile la favorevole circostanza dell’allineamento temporale di formazione dei vari strumenti urbanistici; - che la provincia ha predisposto un consistente apparato di studi e di ricerche, utile all’elaborazione del Piano territoriale di Coordinamento Provinciale e alla definizione di quadri di riferimento generali per la redazione degli strumenti urbanistici locali; - vista la convenzione tra Regione Puglia e provincia di Foggia sottoscritta in data 11/07/2006 per il decentramento e la semplificazione in materia di pianificazione territoriale ed urbanistica;

gli Enti hanno rispettivamente assunto gli impegni di:

- svolgere ogni azione ed iniziativa per favorire processi di pianificazione coordinata dei PUG sia a livello orizzontale (tra i sei comuni dell’Esapoli), sia a livello verticale con il PTC della Provincia, - costituire una comune base di conoscenza che possa anticipare ed accompagnare le future attività di copianificazione (…) condividendo elementi di analisi territoriale presenti nella dotazione documentale di ciascuno degli Enti sottoscrittori. 52 Tra i Comuni contermini al territorio di San Giovanni Rotondo, ad oggi, Monte Sant’Angelo e Manfredonia hanno avviato le procedure per la formazione dei Piani urbanistici generali. 53 In data 22/01/2007, si è svolta la riunione del comitato istituzionale per la redazione del piano strategico della Capitanata alla quale hanno partecipato i comuni di Foggia, Manfredonia, Cerignola, San Severo, il Parco del Gargano e la Provincia di Foggia; il Presidente della Provincia di Foggia in apertura della riunione ha dichiarato: “il Piano territoriale strategico della Capitanata rappresenta lo snodo essenziale per dare, insieme all’Accordo di programma quadro e al Piano territoriale di coordinamento provinciale, una veste compatta e omogenea ai processi di sviluppo del territorio e per contribuire in maniera proficua alla discussione sulla nuova programmazione strategica regionale”.

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Documento strategico per la formazione del piano urbanistico generale di San Giovanni Rotondo

Dato il riconoscimento provinciale dell’importante ruolo di San Giovanni Rotondo nei processi di pianificazione e programmazione territoriale di area vasta e nel rilancio identitario complessivo della Capitanata, sancito dalla Bozza del PTCP e più recentemente dal protocollo di intesa sottoscritto fra la Provincia di Foggia e Comune di Manfredonia, è necessario che la sottoscrizione di tale accordo con la Provincia si possa perfezionare entro il mese di febbraio al fine di facilitare e rendere più proficue le altre azioni di coordinamento interistituzionale:

-

-

-

coordinamento orizzontale delle attività di pianificazione e programmazione con i Comuni di Monte Sant’Angelo e Manfredonia, attraverso l’organizzazione e lo svolgimento di incontri, entro il mese di febbraio, inizi di marzo, con le Amministrazioni e i professionisti incaricati dell’estensione dei Piani;

incontri con Enti pubblici: Autorità di Bacino della Puglia; Parco Nazionale del Gargano; Comunità Montana del Gargano;

incontri con Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, Frati Cappuccini.

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