MODELLO DI VALUTAZIONE DELLA IDONEITÀ...

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MODELLO DI VALUTAZIONE DELLA IDONEITÀ AMBIENTALE PER LA coturnice appenninica (Alectoris graeca orlandoi) IN PROVINCIA DI RIETI

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MODELLO DI VALUTAZIONE DELLA IDONEITÀ AMBIENTALE PER LA

coturnice appenninica(Alectoris graeca orlandoi)

IN PROVINCIA DI RIETI

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FOTO DI F. SerraniGRAFICA DI V. Faggiani

SI RINGRAZIA PER LA PREZIOSA COLLABORAZIONE:

Riccardo PrimiRiserva Naturale dei Monti della DuchessaAFV Castello di RascinoUfficio Caccia della Provincia di RietiComune di Roccagiovine

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A CURA DI:

ANDREA AMICI (1), FIORAVANTE SERRANI (1), COSIMO MARCO CALÒ (2), LORENZO BOCCIA (3), RAFFAELE PELOROSSO (3), SETTIMIO ADRIANI (2), BRUNO RONCHI (1).

(1) Dipartimento di Produzioni AnimaliFACOLTÀ DI AGRARIA - UNIVERSITÀ DI VITERBO

(2) Tecnico faunista(3) Dipartimento di Tecnologie,

Ingegneria e Scienze dell'Ambiente e delle ForesteFACOLTÀ DI AGRARIA - UNIVERSITÀ DI VITERBO

MODELLO DI VALUTAZIONE DELLA IDONEITÀ AMBIENTALE PER LA

coturnice appenninica(Alectoris graeca orlandoi)

IN PROVINCIA DI RIETI

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INDICE

1.0 Introduzione

2.0 La coturnice

2.1 Sistematica, distribuzione e status

2.2 Morfologia e biometria

2.3 Habitat

2.4 Areale di Alectoris greca (fenologia complessiva).

2.5 Riproduzione

2.6 Comportamento

2.7 Alimentazione

2.8 Dinamica di popolazione

3.0 La conservazione della coturnice

4.0 Idoneità ambientale del territorio della Provincia di Rieti per la coturnice

4.1 Modelli di valutazione ambientale

4.2 Modello applicato

5.0 Conclusioni

Bibliografia

Bibliografia consultata

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1. INTRODUZIONE

La coturnice (Alectoris graecaMeisner, 1804) è un Galliformeappartenente alla Famiglia deiFasianidi (Phasanidae) ed al genereAlectoris, tale genere è diffuso nelleregioni a clima secco e continentaledel Medio Oriente, dell’Asia del BacinoMediterraneo (Cramp et al., 1980).

Specie tra le più robuste del suogenere, impropriamente considerata(solo) montana, la coturnice è tipicadelle zone rocciose ed aperte, appar-tenente alla fauna dei climi caldi (spe-cie a “geonemia mediterranea”).

La specie Alectoris graeca viveesclusivamente nella Penisola Italica, inSicilia, sulle Alpi e nei Balcani; propriogli ambienti aridi e soleggiati deiBalcani, sono il suo centro di diffusione.

Dal punto di vista climatico-ambientale, gli Appennini e la Siciliasono antichi e classici domìni di que-sto Fasianide, mentre le Alpi, postealla periferia del suo areale, risultanocolonizzate solo dopo l’ultima glacia-zione, quando il miglioramento clima-tico ha portato la coturnice nel “domi-nio freddo” dei Galli di montagna(Tetraonidae) (Lups, 1981).

Nell’Appennino, la coturnice hasubìto dalla fine del secolo scorso unadrastica rarefazione per cause diversee probabilmente concomitanti: trasfor-mazioni ambientali derivanti dall’ab-bandono di pascoli, penetrazioni (via-rie) e nuove presenze (aree) antropi-

che realizzate nei suoi habitat, eccessi-vo prelievo venatorio rispetto a ridottapresenza/produttività della specie.

Oggi, la conservazione e la ricosti-tuzione del popolamento di coturnicenell’Appennino, con l’obiettivo diavere nuclei di adeguata distribuzionee consistenza, si può realizzare attra-verso approfonditi studi che stabilisca-no gli interventi di gestione ambienta-le e gli eventuali progetti di ripopola-mento/reintroduzione della specie.

Ciò presuppone in ogni caso unaparticolare considerazione e cono-scenza della idoneità ambientale delterritorio rispetto alla specie.

I modelli di valutazione ambientale(MVA) sono infatti “strumento di sup-porto estremamente importante – eda volte indispensabile – nella pianifi-cazione faunistica, sia per individuaregli scopi ed effettuare le scelte gestio-nali più corrette (valutazioni delladistribuzione e delle consistenzepotenziali di una specie), che per la

5I N T R O D U Z I O N E1 Murolungo, sulfondo Monte Velino

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realizzazione di inventari, programmidi reintroduzione, valutazioni e mitiga-zioni di impatto ambientale” (Preatonie Pedrotti, 1997).

Nell’ambito della recente revisio-ne del Piano Faunistico-VenatorioProvinciale di Rieti, curata da ungruppo di lavoro coordinato dallaUniversità della Tuscia per contodella Amministrazione Provinciale diRieti, si è tra l’altro proceduto a valu-tazioni ambientali del territorio pro-vinciale, utilizzando appositi modelliper singole specie, tra le quali lacoturnice (Amici et al., 2004).

Scopo del presente lavoro è per-tanto quello di fornire un modello divalutazione ambientale per l’individua-zione delle aree adatte alla coturniceal fine di eseguire degli interventi dimiglioramento ambientale mirati,offrendo un quadro generale dellearee più idonee per gli interventi direcupero e ripristino di nuclei dellacoturnice, con relative indicazioni perla loro miglior conservazione e corret-ta gestione nella provincia di Rieti.

2. LA COTURNICE

2.1 Sistematica, distribuzione e statusIn Europa si distinguono sette specie

appartenenti al genere Alectoris:- la coturnice Alectoris graeca- la coturnice orientale o ciukar

Alectoris chukar

- la coturnice di Przewalski Alectorismagna

- la pernice di Philby Alectoris philbyi- la pernice di Arabia

Alectoris melanocephala- la pernice sarda Alectoris barbara- la pernice rossa Alectoris rufa

La sottospecie Alectoris graecagraeca è esclusiva dei Balcani mentrein Italia sono presenti tre sottospecie,distinguibili per colorazioni e dimen-sioni.- Alectoris graeca saxatilis, presente

sulle Alpi - Alectoris graeca orlandoi, presen-

te sugli Appennini- Alectoris graeca whitakeri presen-

te in Sicilia.Diverse per colorazione e dimensio-

ni, le tre sottospecie occupano zone traloro isolate, ad eccezione di una limita-

6 L A C O T U R N I C E 2 Coturnice appenninica

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ta area di contatto, tra Alectoris graecagraeca e Alectoris graeca saxatilis,all’estremo delle Alpi orientali.

Presente e nidificante nelle Alpi enell’Appennino, in passato la coturni-ce aveva una distribuzione più ampiacon delle densità superiori rispetto alpresente (Spanò et al., 1985; Orioloe Bocca, 1992; Brichetti e Massa,1998).

Nell’Appennino, nel corso degliscorsi decenni la diffusione e la pre-senza della coturnice si è rarefatta,divenendo discontinua e piuttostolocalizzata, con nuclei ridotti e spessotra loro disgiunti, come risulta dadiverse informazioni e indagini relati-ve alla Calabria (Siragusa e Carelli,1979), al pre-Appennino laziale(Bologna et al., 1983: Monti Lucretili;Angelici e Luiselli, 2001: MontiPrenestini), all’Appennino laziale eabruzzese (Petretti, 1985), alla catenaappenninica (Spanò et al., 1985),all’intero Lazio (Petretti, 1995), alParco Nazionale d’Abruzzo (Petretti,1999), al Parco Nazionale del Cilento(De Filippo et al., 1999) ed al ParcoNazionale dei Monti Sibillini (Renziniet al., 2001).

La coturnice è specie consideratavulnerabile in tutta l’Europa, minaccia-ta soprattutto dalla distruzione deglihabitat e dalla caccia (Tucker e Heath,1994), inclusa nell’Allegato I dellaDirettiva Uccelli 79/409/CEE, nell’al-legato III della Convenzione di Berna

e nella categoria SPEC 2 di BirdLifeInternational (Tucker e Heath, 1994);è considerata vulnerabile anche inItalia (Petretti, 1998; Calvario et al.,1999), comunque inclusa tra le spe-cie cacciabili dalla L 157/92 e dalla LR17/95 del Lazio.

2.2 Morfologia e biometria ADULTO: parti superiori del corpo

variabili, anche in dipendenza dellasituazione geografica, da grigio neutropiù o meno chiaro, nelle popolazionidegli Appennini, a bruno – olivastromolto più scuro, in quelle della Sicilia;il dorso è più scuro del groppone edè lavato di vinato. Le copritrici supe-riori della coda e le timoniere centralinelle popolazioni della Sicilia sonosempre vistosamente vermicolate,mentre in quelle delle Alpi e degliAppennini sono generalmente unifor-mi. Scapolari con i margini di ciascu-na penna castani di vario tono ed ilcentro grigio – azzurro; questo carat-tere non è costante e si trovano indi-vidui con scapolari dalla tinta unifor-

7L A C O T U R N I C E3 Coturnice

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me. Gola bianca più o meno lavata digrigio o grigio – brunastro, contornatada un collare nero che parte dallafronte e dalle redini, meno evidentesopra gli occhi, ed il cui disegno varianotevolmente, anche a seconda dellezone: nelle popolazioni delle Alpi,specialmente occidentali, si presentadi larghezza generalmente uniforme;in quelle degli Appennini è rastrema-to al centro; in quelle della Siciliatende ad essere ovunque più strettoe ad allungarsi ed interrompersi alcentro, ove appare spesso maculato.Sono pure nere tre piccole macchiesul mento ed alla base della mandi-bola. Una stria chiara contorna il colla-re a partire dalla fronte e si estendesuperiormente e posteriormenteall’occhio. Auricolari in parte nere edin parte brune più o meno scure, chegeneralmente si confondono con lacolorazione nera del collare. Petto gri-gio – azzurro, addome cannella più omeno pallido. Penne dei fianchi grigio– azzurre alla base, con apici castanipreceduti da due fasce nere infram-mezzate da una più larga fascia color

crema; alcune penne possono pre-sentare la banda nera prossimalemolto ridotta od addirittura assente.Remiganti primarie brune con rachidipaglierine, quelle esterne uniformi, lerimanenti caratterizzate sul vessilloesterno da una stria subapicale ocrapallido; timoniere rosso – castano,con la base dello stesso colore dellerimanenti parti superiori, e con tintacastana più estesa su quelle esterne edel tutto mancante su quelle centrali.Becco e circolo perioftalmico di colorrosso corallo, gambe e piedi rosso –brunastri più o meno intensi; iridebruno – rossastra. La lunghezza totaleè di 32 – 35 cm, l’apertura alare di 46– 53 cm, la lunghezza del becco di13 – 16 cm, il peso di 450 – 900 g.Il dimorfismo sessuale è limitato alfatto che il maschio adulto, oltre ledimensioni leggermente superioripossiede un corto sperone sul tarso(Brichetti et al, 1992).

GIOVANE: parti superiori bruno-oliva chiaro; ogni penna presenta unamacchia apicale fulvo chiara. Pennedei fianchi alla base grigiastre contonalità azzurrina appena percettibile;apice fulvo chiaro con due sottili fascetrasversali brune. Remiganti seconda-rie, terziarie e timoniere centrali bruno– oliva smorto, irregolarmente mac-chiate e barrate di fulvo chiaro; vessil-li esterni delle remiganti primariebruni con macchie e barrature irrego-lari fulvo chiaro; le due remigantiesterne simili, come colorito, a quelle

8 L A C O T U R N I C E 4 Coturnice

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degli adulti, ma se ne differenzianoper essere più appuntite; timoniereesterne cannella rossiccio chiaro conmacchie brune ed uno stretto margi-ne fulvo chiaro. Becco nerastro.

PULLUS: colorazione del piuminovariabile in dipendenza della posizio-ne geografica. Esemplari delle Alpi:piumino bruno – grigio chiaro constrie longitudinali di colore bruno –nocciola scuro e nerastro sulle regionidorsali, sulla parte posteriore delcollo, sul vertice e sulle auricolari.Esemplari della Sicilia: tinta di fondodelle parti superiori e tutte le partiinferiori bianco avorio, vertice e nucalavati di fulvo – cannella chiaro, sulleregioni dorsali chiazze e strie longitu-dinali bruno- nocciola picchiettate discuro contrastano vivacemente con latinta di fondo. Parti scure di colorbruno nocciola o rossastro sonosegnalate unicamente per due esem-plari della Dalmazia e per i pulli diAlectoris chukar. Becco e piedi carni-ci, sfumati di rossastro.

MUTA: quella post-riproduttiva, damaggio a ottobre, è completa; quellagiovanile è completa eccetto le dueremiganti primarie esterne ed inizia inagosto a circa due mesi di età e sicompleta in novembre. Il piumaggiogiovanile inizia a rimpiazzare il piumi-no della nascita sin dalla prima setti-mana di età. Nella popolazione dellaSicilia, a differenza di quanto si verifi-ca in quelle continentali, la muta post-

giovanile delle remiganti si completaprima di quella delle penne del capo.

Anomalie ed ibridazioni: la spe-cie è soggetta ad anomalie di colora-zione, specialmente albinismo ed isa-bellismo; in diverse località dellaSicilia in passato si formarono piccolepopolazioni di Coturnici interamente,o in gran parte bianche, stabilizzateper lungo tempo mediante selezioneartificiale. Sono conosciuti ibridi natu-rali con Alectoris rufa piuttosto varia-bili, con costante presenza di macula-ture nere esterne al collare (caratteretipo Pernice) e predominanza dipenne con due fasce trasversali neresui fianchi (carattere tipo Coturnice).

VOCE: il richiamo si può definirecome un cicaleccio metallico trisillabi-co ripetuto di continuo, emesso inqualsiasi momento del giorno e dellanotte. I maschi nella stagione ripro-duttiva emettono un suono simile alrichiamo ma con un finale acceleratoin crescendo, soprattutto nel primomattino e al tramonto. Al momentodell’involo, se spaventati, possonoemettere un forte verso bisillabico,spesso ripetuto più volte.

2.3 HabitatNelle zone alpine e appenniniche,

la Coturnice è padrona dei rilievi roc-ciosi, prevalentemente aridi e scosce-si (pendenza tra 18° e 50°), predili-gendo, in inverno, quelli esposti aSud, non tanto per il minore freddo,

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quanto per il più rapido scioglimentodella neve consentendole di alimen-tarsi. Preferisce, inoltre, sostare in vici-nanza di alpeggi, coltivi terrazzati ecostruzioni rurali per la maggiordisponibilità di cibo. In assenza dineve può svernare anche ad altitudinidi 2500 m; in estate frequenta anchei costoni dei quadranti a Nord.

Le strutture vegetali preferite sonole praterie xeriche con cotico erbosopiuttosto basso ed interrotto da affio-ramenti rocciosi, pietre e arbusti con-torti e nani quali il ginepro, il mirtillonero, il mirtillo rosso o il brugo, nondisdegnando, comunque, arboretiradi, margini dei boschi, castagneti dafrutto con alberi spaziati, purché pros-simi a conformazioni rocciose; le por-zioni fittamente alberate vengono uti-lizzate solo per la rimessa provvisoriain caso di pericolo.

In Sicilia frequenta anche i pascoli

rasati di ovini e caprini, terrazze dicerali, vigneti (sulle pendici dell’Etna),evitando zone abbandonate e ricchedi vegetazione. Necessita di disponi-bilità idrica vicino ai luoghi di pastura,utilizzando sia quelle artificiali (predi-sposte, ad esempio, dai pastori), siaquelle naturali presenti nel sottosuololavico che raggiunge attraverso strettianfratti, utilizzati, tra l’altro, in caso dipericolo per la rimessa.

La fascia altimetrica popolata èmolto ampia. Si va dai 450 ai 2500 msulle Alpi, a 1600 - 2300 m sugliAppennini, con minimi anche a 400m (Reggio Calabria, fino ad arrivare apoche decine di metri sul livello delmare a 2000 m in Sicilia.

2.4 Areale di Alectoris greca (fenologiacomplessiva).

Anche se la Coturnice è una speciesedentaria, compie delle “migrazioni”altitudinali per superare i rigori inver-nali, soprattutto nelle Alpi, Appenninie alcuni alti monti della Sicilia moltovariabili in funzione del microclima,del tipo di copertura, delle condizionimeteorologiche (innevamento), del-l’orografia, ecc. Uno studio condottocon tecniche radiotelemetriche suuna popolazione di ibridi (A. graeca xA. rufa) delle Alpi Marittime francesiha evidenziato la presenza di sposta-menti variabili fra poche centinaia dimetri e 6.3 km lineari (Bernard-Laurent, 1988).

In Italia questa specie è sedentaria

10 L A C O T U R N I C E 5 Sotto la cresta diMonte Elefante,gruppo del Terminillo

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e nidificante sulle Alpi, sul CarsoTriestino, sull’Appennino centro-meri-dionale ed in Sicilia.- Alpi: è presente in Liguria sino a

M. Toraggio, Collardente e Frontè,in Piemonte a partire dal Mongioiee dal Mondolè (CN) sino alle AlpiGiulie, con diffusione apparente-mente discontinua in TrentinoAlto-Adige dove si registra unamaggiore concentrazione nellezone xerotermiche a media ebassa quota. Estinzioni locali siregistrano in varie province lom-barde; sul Carso le mutate condi-zioni ambientali hanno favoritouna contrazione di areale, seppursi registrano presenze sia lungo lacosta sia nell’entroterra.

- Appennino: popolato a partire dalM. Nerone nell’Appennino Umbro-Marchigiano, fino all’Aspromontecon molti areali distinti e disconti-nui. Nel secolo scorso la specie siritrovava anche nell’AppenninoLigure-Piemontese e sulle collinedel Pavese, nonché sugli alti montidella campagna romana. Sull’isolad’Elba esisteva una piccola popola-zione forse non autoctona estintada quasi un secolo, così comequella esistente nelle Eolie e aPantelleria. L’Appennino Tosco-Emiliano non risulta popolato, pre-sumibilmente perché non compre-so come areale naturale di questaspecie e per l’ostacolo offerto dallapresenza consistenza di A. rufa.

11L A C O T U R N I C E6 Cresta del MonteMorrone

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2.5 RiproduzioneIl periodo riproduttivo varia in fun-

zione dell’altitudine; la deposizione sisvolge da aprile a giugno, collocando ilnido al riparo di un ciuffo di vegetazio-ne, un piccolo arbusto o sotto una roc-cia sporgente. Questo è profondo 7-8cm e largo 15-19 cm, scavato nel ter-reno e rivestito di penne e poca vege-tazione, atto ad accogliere 8-14 uova,di forma ovale, lisce e lucide, con tintadi fondo tra giallo crema e fulvo chiarocon macchiette sparse bruno-rossiccedi estensione variabile, di dimensionemedia 41.6 x 30.9 mm, deposte adintervalli di 24-36 ore e nascoste conmateriale del nido. In qualche caso si èregistrata la presenta di molte uova(fino a 39), presumibilmente deposteda più di una femmina.

L’incubazione è curata dalla solafemmina e dura 24-26 giorni con un

tasso di schiusa, in media, del 64%;se sono deposte due covate conse-cutive, una di esse può essere covatadal maschio. In caso di disturboabbandona la covata, e ricorre a unanuova deposizione. I pulli sono pre-coci e nidifughi, assistiti dalla solafemmina o da entrambi i genitori,autosufficienti nella scelta e nell’as-sunzione di cibo; nascono ricoperti dapiumino, ma già dopo una settimanale remiganti sono sviluppate e con-sentono i primi voli, per poi essere ingrado di volare bene già a 3-4 setti-mane.

Nel periodo riproduttivo le Coturnicivivono in coppie, manifestando unanotevole territorialità, per poi ritornaregregarie per il resto dell’anno. Nelperiodo dell’incubazione i maschiaccoppiati, le femmine non accoppiatee i giovani del primo anno si riunisco-no in gruppi. Le covate dell’anno ten-dono a rimanere unite in brigata pertutto l’inverno. Generalmente questa èuna specie monogama.

2.6 ComportamentoCome già accennato in preceden-

za la Coturnice è una specie gregariae tende a formare brigate di 35 – 40capi, le quali, da ottobre, possono riu-nirsi per svernare, per poi scomporsi,a seconda dell’andamento stagionale,da febbraio ad aprile. Molte volte èstato osservato che i gruppi si com-pongono e si scompongo più voltenel periodo compreso tra la nidifica-

12 L A C O T U R N I C E 7 Nido di coturnice

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zione e l’arrivo delle nevi persistenti.La notte si accoccola sul terreno, in

luoghi preferibilmente al riparo dairigori del clima e dalle precipitazioni(in inverno), sotto rocce sporgenti,muretti a secco, costruzioni ruraliabbandonate, anfratti naturali, facil-mente riconoscibili per il grande volu-me di escrementi accumulati, che sipresentano con una forma avvitata eun colore verdastro con una parte cul-minale più ampia e di color bianco.Difficilmente si appollaia sui ramibassi degli alberi: è stata comunqueosservata su Ceratonia siliqua(Carrubo), Quercus spp. (querce),Olea europea (Olivo) in Sicilia, anchenelle ore calde del giorno.

Quando viene scoperta si appiatti-sce sulle rocce cercando di mimetiz-zarsi, corre celermente sul terreno o sialza in volo (generalmente moltoscomposto fragoroso e rapido con fre-quenti battute d'ala e lunghe planate)solo se si sente minacciata da vicino,precipitandosi in gole e crepacci neltentativo di sfuggire ai predatori (rapa-ci o cacciatori) e rimettendosi in albe-ri presenti su rocce inaccessibili.

2.7 AlimentazioneSi ciba essenzialmente di foglie,

germogli, semi, frutti, Invertebrati(Insetti e Molluschi), con forti varia-zioni stagionali, misurabili analizzandole variazioni di sostanze con clorofillapresenti nell’ingluvie in epoche diver-

se (tendenzialmente presenti conpercentuali minori in autunno).

In Sicilia, nel mese di ottobre, l’in-gluvie di un esemplare contenevasemi e infiorescenze di Parietaria offi-cinalis, semi di Avena, foglie di legu-minose del genere Lotus e 10Coleotteri, tra cui 7 Chrysomelidae eCurculionidae. In un altro caso, semprein Sicilia nel mese di gennaio, sono statirinvenuti 17 semi di olive, residui fibro-si di graminacee ed infiorescenze diTaraxacum officinalis. In Valle d’Aostasono stati ritrovati foglie e steli di erbevarie tra cui Galium sp., Saxifraga sp.,Hieracium pilosella, Ranunculus mon-tanus, Oxytropis sp., Trifolium sp.,Silene acaulis, Scabiosa sp., diversegraminacee spontanee, Secale cereale,muschi del genere Polytrichum, non-ché Artropodi quali Ortotteri, Celiferi edEnsiferi. Si nutre inoltre di bacche diginepro, mirtilli e uva.

2.8 Dinamica di popolazioneIn quasi tutto l’areale di distribuzio-

ne questa specie ha subito, negli ulti-

13L A C O T U R N I C E8 Indici di presenza:deiezioni

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mi decenni (dal 1950), una contra-zione piuttosto regolare. Nelle Alpi siè avuta una involuzione che è partitadalle Alpi orientali ed ha raggiuntoprogressivamente negli anni le AlpiMarittime, arrivando ad una popola-zione del 10-15% di quella originaria.Negli Appennini i fatti non cambianoe nel 1985 era stimata una popola-zione di 40.000-130.000 capi su570.000 ettari, distribuiti molto irre-golarmente. In Sicilia, dove nel 1800era abbondantissima sui monti enelle pianure, si è avuto un drasticocalo del 24.2%, con una quota moltoimportante negli ultimi anni.

I pochi dati noti sulla densità inItalia risalgono al 1985, quando veni-vano stimati 1.7-5.3 maschi/100 ha inSicilia, 7.5-7.8/100 ha nell’Appenninocentrale, 0.5-3.7 maschi/100 hasulle Alpi Marittime francesi, 1.3-4nel Canton Ticino, 0.9-6 nell’AltaEngandina e 1 nel Vallese, con valoriestremamente elevati in piccole areemolto favorevoli. La dimensionemedia delle nidiate osservate nellatarda estate o all’inizio autunno èrisultata di 6.1-9.5 individui in variearee campione della Sicilia, 5.5 inValle d’Aosta, 10 nell’Appennino cen-trale, 5-7 nelle Alpi Cozie.

La specie appare in forte regressio-ne in tutta la catena alpina italiana edè scomparsa nel corso del XX secoloda molte parti delle Prealpi Lombarde(provincia di Varese) dove si incontra-

va fino al 1960 (ad es. Val Cuvia, ValTravaglia, Val Marchirolo, Val Ganna,Val Ceresio) e dal Carso, nella zona diconfine fra la provincia di Trieste e laSlovenia.

La stima della popolazione alpina èdi 6.000-9.000 coppie, quella appen-ninica è probabilmente compresa fra5.000 e 10.000 coppie, quella sicilia-na è fra le 100 e le 1.000 coppie.

Oltre alla scomparsa da alcuneparti dell’areale, c’è da segnalare unadiminuzione consistente della popo-lazione che si riflette non solo nelladiminuzione dei valori di densità dellapopolazione riproduttiva ma anchenella diminuzione della dimensionemedia delle brigate (gruppi post-riproduttivi). Un accurato monitorag-gio di una popolazione nelle AlpiCarniche, regolarmente censita dal1955 al 1990, ha permesso di accer-tare che dall’inizio del periodo di stu-dio la popolazione ha subito undecremento costante fino ad attestar-si su valori pari al 15% della popola-zione iniziale.

Uno dei metodi di censimentoadottati che meglio si plasma all’ha-bitat e al comportamento dellaCoturnice è quello adottato inPiemonte per la stima della popola-zione alpina. Ciascuna area campio-ne viene suddivisa in settori, perlu-strabili completamente (contempo-raneamente da più operatori oppurein giornate successive) nell’arco della

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mattinata. Lungo tale percorso sieffettuano emissioni, con magnetofo-no (playback), del canto territorialedei maschi preregistrato. I punti diemissione-ascolto sono spaziati dialcune centinaia di metri, secondo l’o-rografia dei versanti perlustrati, esituati in postazioni sopraelevate alfine di favorire la portata del cantoregistrato e l’ascolto di eventualirisposte. In condizioni meteorologichefavorevoli e in posizioni ben espostela portata del canto è di circa 500 m.Tuttavia, essa diminuisce notevolmen-te in presenza di vento, su versantiparticolarmente impervi o in presenzadi corsi d’acqua. Durante il percorsol’operatore deve rimanere in silenzioe il più possibile nascosto alla vista.

Le operazioni devono essere svol-te nel periodo di massima territorialitàdei maschi (aprile-maggio), nell’arcodi circa un mese. Essi cantano spessospontaneamente fino alle 12.00, male ore più redditizie sono compresetra il levare del sole e le 10.00. Se il

risultato del primo censimento nonfosse soddisfacente, esso può essereripetuto nell’arco dei periodi indicatiper la specie. Il rilevatore sarà munitodi una scheda di osservazione, unita-mente ad una carta in scala 1:25.000(o di maggior dettaglio) dell’area,dove egli avrà cura di segnare orariodi ogni osservazione di maschi e fem-mine, numero di uccelli, tipo di osser-vazione, precisa localizzazione delcontatto sulla carta.

Il tipo di osservazione deve essereassegnato ad una delle categorie illu-strate nella tabella 1.

Appartengono alle categorie 1 e 2anche le osservazioni/ascolti di due opiù maschi il cui canto proviene dapunti diversi (segnate come due opiù osservazioni contemporanee ditipo 1 o 2). Il confronto delle localiz-zazioni riportate sulle carte nel corsodelle ripetizioni consente di individua-re gli eventuali doppi conteggi. Il cen-simento fornisce il numero minimocerto di maschi territoriali.

15L A C O T U R N I C E

DescrizioneTipo di osservazione

1 Maschio in canto non visto

2 Maschio da solo in canto

3 Maschio accoppiato

4 Individuo indeterminato

Si sente un individuo in canto territoriale

Si sente e/o si osserva un individuo isolato

Si osservano due individui vicini tra i quali uno solo canta con regolarità e/o due individui si involanoinsieme e rimangono uniti successivamente

Uccello osservato da solo e non in canto

TABELLA 1 CATEGORIE DI OSSERVAZIONE

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Recenti studi sull’eventuale presen-za di cicli e sincronie di questi tra popo-lazioni a vari ordini di grandezza edistanza (Cattadori et al. 1999), riferitiagli esemplari della sottospecie saxatilispresenti nelle Dolomiti, cacciati tra il1965 e il 1994, hanno evidenziatoche questa specie subisce delle flut-tuazioni in circa il 40% delle serietemporali con un periodo di 4-7 anni.La sincronia tra le popolazioni si incre-menta proporzionalmente passandoda una scala piccola (popolazioni pre-senti in singole aree di caccia) a unapiù grande (metapopolazione, insie-me di popolazioni presenti in gruppi dimontagne isolate), senza dipenderedalla distanza ma variando molto trapopolazioni viventi in diversi habitat.

3. LA CONSERVAZIONE DELLA COTURNICE

L’impegno per la conservazione ela corretta gestione della coturnice ècertamente necessario ed urgente.

Il vigente Piano Faunistico VenatorioRegionale del Lazio (1998) suggeri-sce necessari per la coturnice “pro-grammi di recupero da attuarsi attra-verso riqualificazione ambientale,piani di reintroduzione e provvedi-menti di gestione e tutela, su indica-zioni di istituti e tecnici specializzati”(Regione Lazio, 1998).

La Pianificazione Faunistico VenatoriaProvinciale di Rieti recentemente adot-tata dalla Amministrazione Provinciale(Amici et al. 2004) prevede innanzi-

16 LA CONSERVAZIONE DELLA COTURNICE 9 Pendici Nord-est del Monte Terminillo

9

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tutto rilevamenti sulla presenza e con-sistenza numerica della coturnice,mentre non sono da trascurare leintenzioni già espresse a favore dellaspecie dall’Ambito Territoriale diCaccia “Rieti 2” (Calò e Adriani,2003).

Per la coturnice nel territorio pro-vinciale di Rieti è soprattutto neces-saria la definizione dello status reale(e potenziale), la programmazione(anche sinergia) di interventi conser-vativi sul territorio (in aree e zoneprioritarie) e sulla stessa specie (alle-vamento/reintroduzione o restocking),in un quadro di impegno congiuntotra più soggetti (competenti e diver-samente) interessati al suo futuro(Amici et al. 2004).

Considerato lo scarso livello diconoscenza e la complessità degliinterventi di gestione per la coturnicequeste attività devono essere inqua-drati in uno specifico piano d’azioneprovinciale basato sulla collaborazio-ne tra i diversi soggetti competenti(Amministrazione Provinciale di Rieti,Aree Naturali Protette ed AmbitiTerritoriali di Caccia, coordinati da spe-cifici enti di ricerca) e supportato dastudi scientifici finalizzati alla: – Creazione di una carta della ido-

neità ambientale per la coturnice– Acquisizione periodica dei para-

metri di popolazione (distribuzio-ne, consistenza, densità)

– Studio sulla frammentazione degliareali della specie

17LA CONSERVAZIONE DELLA COTURNICE10 tipico ambiente diquota: Monti dellaLaga

10

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– Pianificazione degli interventi dimiglioramento ambientale

– Pianificazione degli interventi direintroduzione

– Monitoraggio periodico dei risultati

Particolare importanza riveste unacorretta effettuazione dei censimentinelle aree di presenza accertata e sta-bile della coturnice. Essi devono averecarattere continuativo nel tempo e diverifica (validazione) delle analisi(modelli) di idoneità ambientale perla specie, anche per ricavare indica-zioni utili sugli interventi ambientali egestionali più efficaci ed opportuni(Amici et al. 2004).

I piani di intervento nelle aree sor-genti rappresentano la primaria azio-ne strategica per la conservazione el’incremento della specie (nuclei vita-li) nel territorio provinciale, anche infunzione delle necessità (disponibi-lità di coturnici) per eventuali inter-venti di allevamento/reintroduzioneo restocking locale.

Il monitoraggio delle aree di poten-ziale o probabile ricolonizzazione, è ilpresupposto per valutare la loro ido-neità e funzionalità e la efficacia dimisure ed interventi gestionali da rea-lizzare e realizzati per la specie.

Il piano di intervento nelle aree dipresenza instabile, può essere decisi-vo nel caso di aree “topiche” per laspecie, ad esempio in quelle ancoraidonee ed essenziali per lo sverna-mento, spesso disgiunte da aree prin-cipali di sua presenza/sopravvivenza.

La individuazione di eventuali areepotenzialmente idonee alla reintrodu-zione della coturnice, deve basarsi suuna attenta progettazione dell’inter-vento di immissione (Spagnesi et al.,1997) e deve tenere conto delleesperienze (Calovi F., 1985, 1992;Cioni et al., 1997; Paganin e DellaVecchia, 1997), considerando chepotrebbe anche e piuttosto configu-rarsi come un (allevamento/ripopola-mento) restocking della specie.

Il mantenimento della sospensio-ne dell’attività venatoria, a livello pro-vinciale è allo stato la misura minimaprudenziale e conservativa.

4. IDONEITA’ AMBIENTALE DEL TERRITORIO PROVINCIALEDI RIETI PER LA COTURNICE

In passato nel Lazio, la coturnice haavuto più ampia distribuzione rispettoad oggi, comunque è ancora rinvenibi-le (nidificante) sui Monti Reatini, suiMonti della Laga, sulla catena Velino-Duchessa, sui Monti Simbruini, suiMonti Ernici e sui Monti Lepini, con unastima di consistenza complessiva attor-no a 50-200 coppie (Petretti, 1995).

Nel territorio provinciale di Rieti lacoturnice era largamente presentenella seconda metà del secolo scorso,oggi ridotta, sui Monti della Duchessa(Rossi, 1947; Calò, 1983; Sarrocco eCalò, 1993), sul Monte Terminillo (DiCarlo, 1958; Sarrocco, 2002), sui

18 IDONEITA’ AMBIENTALE DEL TERRITORIO PROVINCIALE DI RIETI PER LA COTURNICE

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Monti della Laga (Rossi e Di Carlo,1948; Petretti, 1985) e sui MontiNuria e Nurietta (AA.VV., 1982;Adriani, 2004).

Secondo una recente indaginepromossa dalla Provincia di Rieti, nelterritorio provinciale la coturnice èoggi ancora presente con nuclei diuna certa sedentarietà e consistenza(Sarrocco et al., 2003). Soprattuttoall’interno di comprensori montanipreclusi alla attività venatoria (MontiReatini, Monti della Laga), risultanoalcune localizzazioni come sul monteMorrone nella Riserva Naturale delleMontagne della Duchessa (Serrani,2004) e l’esistenza di nuclei probabil-mente più esigui in comprensori doveè consentita l’attività venatoria(Monte Nuria – Nurietta - Altopiano di

Rascino - Monte Serra, Monte Pozzoni– Monte Utero) (Serrani, 2004).

4.1 Modelli di valutazione ambientaleCon i cosiddetti modelli di valutazio-

ne ambientale (MVA) si può stimare laidoneità e la capacità faunistica di unterritorio, attraverso la valutazione com-parata di fattori ambientali importantiper la biologia di diverse specie consi-derate di interesse e/o significative.

I modelli di valutazione ambientale(MVA), che nascono proprio con scopiapplicativi di classificazione del territorioin funzione della sua idoneità specie-specifica ovvero di mantenimento dipopolazioni (a livelli di densità) vitali diuna specie, possono essere “qualitativi”(specie specifici), “quasi-quantitativi”

19IDONEITA’ AMBIENTALE DEL TERRITORIO PROVINCIALE DI RIETI PER LA COTURNICE

11 Prateria sommitale:M. Morrone

11

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(indicatori di qualità ambientale d’area),“quasi-qualitativi” (optimun ecologicispecie specifici), “quantitativi” (analisimultivariata per unità ambientali: vd:GIS) (Preatoni e Pedrotti, 1997).

Modelli di idoneità ambientale sonogià stati applicati anche su larga scala,per una valutazione del ruolo delleAree Protette nella conservazione deiVertebrati italiani nel quadro dellacosiddetta Rete Ecologica Nazionale(Boitani et al., 2002).

Un buon modello deve soddisfaredeterminati requisiti di semplicità ebasso costo, soprattutto per quantoriguarda la sua applicazione; inoltre,deve essere opportunamente validatoed in tal senso reso attendibile edapplicabile per quel contesto territoria-le (Preatoni e Pedrotti, 1997).

Per quanto riguarda la coturnice, sihanno già riferimenti sui parametri diqualità ambientale per la specienell’Appennino (Petretti, 1985), esem-pi di valutazioni sommarie di congruitàterritoriale di zone alpine (Calò, 1988)e di areale potenziale nell’Appenninosettentrionale (Cioni et al., 1997),applicazioni di “Population ViabilityAnalysis” (PVA) su parte delle Alpi(Borgo e Meriggi, 1999), nonché unesempio di apposito modello di valu-tazione di ambientale (MVA) (Pompilioe Meriggi, 1999).

4.2. Modello applicato La scelta di utilizzare il software

GIS più diffuso, Arcview, e il formato

shape dei file è sembrata la più con-sona in quanto tali strumenti sono trai più diffusi ed utilizzati. Ciò ha indiriz-zato anche la scelta di strati informati-vi aventi dettaglio e caratteristichereperibili a livello nazionale.

La vocazionalità di un territorio adospitare una data specie animale è ilrisultato di complesse interazioni tradiversi fattori biotici e abiotici che neinfluenzano la conservazione e lariproduzione; la valutazione di talevocazione richiede quindi di gestireuna notevole mole di informazioni edun adeguato livello di dettaglio ma,allo stesso tempo, trattandosi spessodi territori piuttosto vasti, diviene indi-spensabile un approccio sintetico checonduca a risultati che possano esse-re agevolmente resi applicativi.

Tra i fattori biotici e abiotici chepossono influenzare la presenza diuna specie, sono stati consideratiquelli la cui fonte è ufficialmente rico-nosciuta dalla Regione Lazio e rilevatisull’intero territorio provinciale. Comesi può vedere in tabella 2, i fattori presiin esame nella metodologia sono le

20 IDONEITA’ AMBIENTALE DEL TERRITORIO PROVINCIALE DI RIETI PER LA COTURNICE

12 Segni di presenzarilevati: deiezioni

12

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altitudini, le pendenze, le esposizioni,le principali vie di comunicazione, icentri abitati e l’uso del suolo; questifattori hanno tutti le caratteristiche diufficialità e la fonte di provenienza èriportata in tabella.

Alcuni fattori ambientali o antropiciche potrebbero influenzare la presenzadel selvatico, non sono stati consideratisia perché aventi caratteristiche di pun-tualità, zonalità o di ufficiosità, sia per-ché dal loro difficoltoso e dispendiosorilievo non ne risulta un vantaggio rile-vante agli scopi precipui della ricerca.

La validità della metodologiamessa a punto è stata confermatamediante confronto con le verità a

terra. L’applicazione di fattori con undettaglio maggiore potrà essere con-siderata in un’ottica di approfondi-mento con riferimento ad ambiti piùristretti di quello provinciale.

La metodologia di valutazionedella vocazione faunistica del territo-rio provinciale di Rieti per la coturniceè basata su una procedura di tipoparametrico e consiste nell’assegnaread ogni fattore preso in esame unpunteggio di idoneità sulla base delleconoscenze faunistiche; le carte deidiversi punteggi ottenute vengono poisommate per ottenere una carta delpunteggio finale avente valori tantopiù elevati quanto più elevata è lavocazione faunistica.

Lo studio in questione può esseresuddiviso in 3 fasi:

1° fase di acquisizione delle infor-mazioni e dei dati (inventario)

2° fase di elaborazione delle infor-mazioni (diagnosi)

3° fase di preparazione degli ela-borati per la prognostica

21IDONEITA’ AMBIENTALE DEL TERRITORIO PROVINCIALE DI RIETI PER LA COTURNICE

13 Segni di presenzarilevati: penne

13

Fonte di provenienzaFattore consideratoN°

1

2

3

4

5

6

TABELLA 2 FATTORI PRESI IN ESAME NELLA METODOLOGIA E LA FONTE DI PROVENIENZA DEGLI STESSI

Altitudine (CARTA C1 PAG. 26)

Pendenza (CARTA C2 PAG. 26)

Esposizione (CARTA C3 PAG. 27)

Viabilità (CARTA C5 PAG. 27)

Centri abitati (CARTA C5 PAG. 28)

Uso del suolo (CARTA C5 PAG. 28)

Modello digitale del terreno raster 40 m del Lazio

Modello digitale del terreno raster 40 m del Lazio

Modello digitale del terreno raster 40 m del Lazio

Regione Lazio S.I.R.A.

Regione Lazio S.I.R.A.

CORINE Land-cover 3º livello

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Nella PRIMA FASE sono statiacquisiti i dati individuati secondo il cri-terio sopra descritto; in particolare, èstato individuato nel Modello Digitaledel Terreno (MDT) con risoluzione di40 m lo strumento più adeguato inquanto avente le caratteristiche di pre-cisione, di dettaglio e di costo più con-sone allo studio in questione. Infatti,risoluzioni maggiori possono compli-care la lettura dei risultati. Inoltre, ilgrado di dettaglio dell’uso del suoloCORINE pari a 10000 mq [..] rendevana l’eventuale maggior informazio-ne del MDT. In definitiva l’applicazionedi MDT a maggior risoluzione puòrisultare non necessaria per studi ditipo faunistico su superfici vaste comequello provinciale.

Dal MDT sono stati poi ricavati, tra-mite Arcview, le pendenze e le esposi-zioni, mentre le altre informazionihanno necessitato solamente il filtrag-gio per l’individuazione delle entità rica-denti all’interno della Provincia di Rieti.

La SECONDA FASE di elaborazio-ne delle informazioni si è resa neces-

saria per rendere tutti i fattori inesame compatibili tra loro e quindicon identiche caratteristiche spaziali,(risoluzione, n° righe e n° colonne).

In tabella 3 sono state riportate leclassi di quota, esposizione e pen-denza prese in considerazione e ipunteggi ad esse assegnati.

Le informazioni riguardanti la viabi-lità della Provincia di Rieti fornite dallaRegione Lazio riguardano le Autostrade,le Strade Statali e le Provinciali; l’in-fluenza che la viabilità ha sul selvatico èstata considerata attraverso la costruzio-ne di un buffer, o fascia di rispetto,avente uno sviluppo diametrale dall’a-sta viaria pari a 150 m. A questa super-ficie così ricavata, è stato assegnato unpunteggio negativo di valore -10.

La stessa procedura di creazione diun buffer e assegnazione del punteg-gio è stata applicata allo strato infor-mativo relativo alle aree urbanizzate. Inquesto caso, l’informazione fornitadalla Regione Lazio si riferiva agli edifi-cati più rappresentativi individuati dalla

22 IDONEITA’ AMBIENTALE DEL TERRITORIO PROVINCIALE DI RIETI PER LA COTURNICE

TABELLA 3 FASCIE ALTIMETRICHE, ESPOSIZIONE E PENDENZA E PUNTEGGI ASSEGNATI

Fasce altimetriche < 800 m800-1000 m1000-1500 m> 1500 m

Esposizione EST, SUD-EST, SUD, SUD-OVESTOVEST, NORD-OVESTNORD, NORD-EST

Acclività o Pendenza Pianeggiante o poco accidentata (<15 gradi)Media, non molto accidentata (15-30 gradi)Forte, molto accidentata (>50 gradi)

Punteggio0142

100

- 10

653

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Carta Tecnica Regionale digitale. Lanotevole precisione con cui questainformazione è stata fornita e l’influenzache questo fattore ha sulle specie ani-mali selvatiche, sono state considerateimportanti e il punteggio assegnato allafascia di rispetto e all’edificato è statoancor più negativo, e cioè pari a -100.

In CARTA 6 (pag. 28) è rappresentatoin dettaglio il buffer delle vie di comu-nicazione e dei centri abitati nellazona circostante la città di Rieti.

È da specificare, che ogni qual voltasi è rasterizzato un tema vettoriale èstata assegnata alla superficie provin-ciale, ancorché non influenzata dal fat-tore, il valore di 0 (zero); lo scopo diquesta procedura ha permesso dideterminare, quindi, la vocazione fau-

nistica di tutta la superficie provinciale.Nel caso in esame fattori negativi allafauna selvatica, come la viabilità o l’e-dificato, hanno generato un minorpunteggio nei soli territori dove ricade-vano, mentre le superfici da essi noninteressate hanno mantenuto un pun-teggio invariato.

L’uso del suolo preso in esame èstato quello del CORINE Land-cover al3° livello; la varietà degli usi del suolopresenti in questo tematismo, ha per-messo di distinguere nella superficieprovinciali molteplici ambienti più omeno idonei alla conservazione eriproduzione della coturnice.

In tabella 4 sono riportati gli usi delsuolo e il punteggio ad essi assegnatoper la valutazione della vocazione fau-

23IDONEITA’ AMBIENTALE DEL TERRITORIO PROVINCIALE DI RIETI PER LA COTURNICE

Classe di uso del suolo PunteggioAree agricole a srtuttura 0

complessa

Aree con vegetazione sparsa 10Aree di transizione 5

cespugliato-boscoso

Aree estrattive 0Aree in costruzione 0Aree incendiate 0Aree interne palustri 0Boschi di latifoglie 0Boschi misti 0Brughiere 5Corpi d'acqua 0Corsi d'acqua 0Discariche 0Edificato urbano continuo 0Edificato urbano discontinuo 0Foreste di conifere 0

Classe di uso del suolo PunteggioFrutteti e suffrutici 0Oliveti 0Praterie 20Prati e pascoli naturali 20Reti stradali e territoriali 0

con zone di pertinenza

Roccia nuda 10Seminativi e culture arboree 5

(annuali e perm.ti)

Spiagge e dune 0Strutture di sport e tempo libero 0Superficie princ. agricola, 5

con aree vegetali

Terre arabili senza perimetro 0di irrigazione

Unità industriali e commerciali 0Vegetazione a sclerofille 0Vigneti 0

TAB. 4 USO DEL SUOLO CORINE LAND-COVER E PUNTEGGI ASSEGNATI.

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nistica del territorio per la coturnice.La metodologia elaborata utilizza

nel caso dell’uso del suolo un infor-mazione che, anche se la migliorepossibile al momento attuale, non hacaratteristiche di precisione tali dadefinire un risultato puntualmentedeterminato; eventuali incongruenzenell’interpretazione e analisi dellacarta della vocazione finale ricadran-no nel range di confidenza determi-nato dal CORINE Land-cover.

In questo caso, è stato aggiunto unfield “punteggio” nella tabella delloshape, e associato a ciascuna tipologiadi uso del suolo un valore numerico;successivamente, questo dato è statorasterizzato con le medesime caratte-ristiche dei precedenti tematismi.

Al termine di questa prima elabo-razione si sono quindi prodotti seitematismi in formato raster aventi tuttile stesse caratteristiche spaziali eduna risoluzione di 40 m.

Dalla somma di tutti i temi elabo-rati è stata determinata un carta delpunteggio finale; sulla base dei valoricosì ottenuti sono state individuatecinque classi di idoneità: nulla, scarsa,media, buona e molto buona.

Da questa ulteriore riclassificazionesi è ottenuta una prima carta dellavocazione faunistica provinciale per lacoturnice.

Le esigenze e gli habitat dellacoturnice trattati in precedenza sonoinfluenzati in maniera molto impor-tante dall’altitudine; per questo moti-vo è alquanto improbabile ritrovare

esemplari di coturnice a quote infe-riori ai mille metri ed ad una distanzasuperiore ai 2 km dai luoghi di sver-namento.

Come da studi riportati in biblio-grafia e da rilievi in campo, si è con-fermata la presenza della coturnicenel periodo invernale a quote supe-riori ai 1600 m. Lo strumento GIS hapermesso di evidenziare tutte le super-fici aventi vocazione buona o moltobuona e situati nelle fasce altimetri-che superiori ai 1600 m.

Creata questa nuova informazionedi tipo vettoriale, si è creato un bufferdi 2000 m attorno a queste aree ingrado di comprendere tutti quei terri-tori nei quali è probabile la presenzadella coturnice.

Il buffer così creato e le zone disvernamento sono state unite in ununico tema e, effettuando una modi-fica alla tabella collegata, è stato asse-gnato ad esso il valore di zero perottenere uno strato informativo da uti-lizzare per il filtraggio delle aree piùvocate.

Successivamente si è procedutoalla rasterizzazione del tematismo ealla sua somma con la carta dellavocazione faunistica precedentemen-te ricavata; attraverso questo passag-gio si è, quindi, potuto eliminare dallostudio la porzione di territorio provin-ciale non idonea alla specie in que-stione, mantenendo comunque inal-terati per i territori vocati i punteggi e,quindi, le classi di idoneità preceden-temente ricavate.

24 IDONEITA’ AMBIENTALE DEL TERRITORIO PROVINCIALE DI RIETI PER LA COTURNICE

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Con quest’ultimo passaggio di fil-trazione si è quindi conclusa la fase dielaborazione delle informazioni e si èquindi passati alla fase di elaborazio-ne della carta vocazionale definitiva(prognosi); quest’operazione si è resanecessaria in quanto le informazioniricavate, essendo influenzate da piùfattori, presentavano una distribuzio-ne poco omogenea e la loro interpre-tazione e lettura risultava difficoltosa.

Dopo attenta verifica si è scelto diapplicare alla carta raster della voca-zione faunistica, una media dei valoriattraverso la funzione “neighborhoodstatistics” di Arcview; il campo diapplicazione prescelto per questafunzione è stato quello circolare aven-te un raggio di 150 m che è risultatoil più soddisfacente sia dal punto divista della conservazione del dettagliodell’informazione sia dal punto divista della leggibilità della carta.

Il risultato di questa operazione èrappresentato nella carta della voca-zione finale della Provincia di Rieti perla coturnice in CARTA 7 (pag. 29).

5.0 CONCLUSIONI

I risultati del modello sono stativalidati attraverso una serie di sopral-luoghi durante i quali è stata verifica-ta la positività delle previsioni rilevan-do la presenza degli animali.

Alla osservazione diretta degli indi-vidui e degli indici di presenza (deie-

zioni, penne, etc.) è corrisposta unarilevazione della posizione attraversoGPS e la successiva implementazionedei dati su Arcview.

Il modello ha risposto positiva-mente per l’86% dei casi ai rileva-menti effettuati nel periodo marzo-giugno 2004 nell’ambito delle attivitàpreviste per la stesura del piano fau-nistico venatorio della Provincia diRieti.

La redazione della carta della ido-neità ambientale per la coturnice rap-presenta la fase prodromica per l’indi-viduazione delle aree di interventonelle quali, con criteri scientifici, saràposssibile effettuare i rilevamenti. Essisaranno volti a censire le popolazionipresenti sul territorio provinciale defi-nendo i parametri di distribuzione,consistenza, densità di ciascunametapopolazione al fine di program-mare gli interventi di conservazione ereintroduzione della specie.

25C O N C L U S I O N I14 Versante Sud del Terminillo

14

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26 C O N C L U S I O N I C1 Carta delle altitudini

C2 Carta delle pendenze

C1

C2

SCALA 1:900.000

SCALA 1:900.000

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27C O N C L U S I O N IC3 Carta delle esposizioni

C4 Carta della viabilità e dei centri abitati

C3

C4

SCALA 1:900.000

SCALA 1:900.000

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28 C O N C L U S I O N I C5 Carta dell’uso del suolo CORINE Land-cover

C6 Carta del buffer delfattore antropico(particolare)

C6

C5

SCALA 1:900.000

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29C O N C L U S I O N IC7 Carta provinciale di Rieti della idoneità ambientaleper la coturnice(Alectoris graecaorlandoi )

C7SCAL

A1:

500.

000

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VOLUME REALIZZATO NELL’AMBITO DEL CORSO I.F.T.S.“GESTIONE DEL PATRIMONIO FAUNISTICO REGIONALE” -IPSAA C. PARISANI STRAMPELLI-RIETI. 2003-2004

PER LA CITAZIONE SI RACCOMANDA LA SEGUENTE DIZIONE:

Amici A., Serrani F., Calò C.M., Boccia L.,Pelorosso R., Adriani A., Ronchi B., 2004.Modello di valutazione della idoneità ambien-tale per la coturnice (Alectoris graeca orlandoi)in Provincia di Rieti. DIPAN - Un. della Tuscia -IPSAA Rieti C. Parisani Strampelli.