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 UIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GEOVA Facoltà di Medicina e Chirurgia Facoltà di Scienze della Formazione Corso di Laurea in Educazione Professionale TESI DI LAUREA “DA SUD A ORD, MODELLI DI EDUCAZIOE POPOLARE PER UA SOCIETA’ APERTA, PLURALE E COSAPEVOLE” RELATORE: Prof. LUCA QUEIROLO PALMAS CADIDATO: ALESSADRO BOO GEOVA, AO ACCADEMICO 2007/2008

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UIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GEOVA

Facoltà di Medicina e Chirurgia

Facoltà di Scienze della Formazione

Corso di Laurea in Educazione Professionale

TESI DI LAUREA

“DA SUD A ORD, MODELLI DI EDUCAZIOE POPOLARE PER 

UA SOCIETA’ APERTA, PLURALE E COSAPEVOLE”

RELATORE: Prof. LUCA QUEIROLO PALMAS

CADIDATO: ALESSADRO BOO

GEOVA, AO ACCADEMICO 2007/2008

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IDICE

ITRODUZIOE 4

1. PAULO FREIRE, TRA SUD E ORD 11

1.1 ote biografiche 11

1.2 Il pensiero e la prassi in breve sintesi 14

2.ESPERIEZE DI EDUCAZIOE POPOLARE

EL SUD DEL MODO 20

2.1 Alfabetizzazione popolare ed educazione sanitaria

a Cuba, in icaragua, Venezuela e Bolivia 20

2.2 Educazione nelle Comunità Zapatiste in Messico 35

2.3 Brasile:l’esperienza diretta degli educatori del Cenap 40

2.4 Politiche culturali, educative, sanitarie

nel Burkina Faso di Thomas Sankara 48

2.5 Interventi con i bambini e ragazzi soldato

in Sierra Leone 53

3. SEGALI DI CAMBIAMETI POSSIBILI EL ORD DEL

MODO:RIFLESSIOI TEORICHE ED ESPERIEZE DI

BASE PER UA SOCIETA’ APERTA E PARTECIPATA 61

3.1 Alcuni contributi teorici per un pensiero educativo

alternativo 61

3.2 Esperienze di base ‘partecipate’ in Europa 71

3.3 Associazionismo, immigrazione, educazione interculturale:

due esperienze in Provincia di Imperia 77

COCLUSIOI 83

BIBLIOGRAFIA 89

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ITRODUZIOE

  Nel percepire comune delle persone che vivono nelle società

occidentali (od occidentalizzate), è acquisito il concetto che sia il nostro

modello culturale e socio economico quello in grado di contribuire allo

‘sviluppo’, alla ‘democratizzazione’ quando non alla ‘civilizzazione’ dei paesi

del sud del mondo. Tale convincimento è predominante anche a livello del

mondo intellettuale ed accademico. Oramai sempre più raramente viene

accettato un nesso di ‘causa’ ed ‘effetto’ tra il benessere e la ‘civiltà dei 

valori democratici’ presenti nel nord ricco e le condizioni di miseria della

maggior parte della popolazione mondiale.

Risulterebbe pertanto azzardata e poco compresa, nel nostro contesto

occidentale, l’asserzione che esistono elaborazioni teoriche (filosofiche,

sociologiche, pedagogiche) e prassi conseguenti, nate nel sud del pianeta,

che potrebbero dare un apporto fondamentale alle nostre società. Ci si

riferisce in particolare ad alcune teorie e metodi applicati nel campo

dell’educazione; educazione che ritornerebbe così ad essere uno ‘strumento’ 

di promozione dell’individuo e, come vedremo, anche di ‘liberazione’ .

L’applicazione di nuovi modelli educativi ‘popolari’ in un contesto

‘occidentale’ avrebbe una funzione positiva, propulsiva e ‘liberatoria’ non

solo per le persone appartenenti alle classi medie e basse, ma per tutto il

tessuto sociale.

La ‘costruzione’ di una società aperta, plurale (multiculturale) e

consapevole, logica conseguenza di un’opzione educativa ‘popolare e

 partecipata’, pare ormai una scelta ineluttabile anche abbandonando per un

attimo ogni motivazione etica, in quanto non basteranno tutte le

militarizzazioni dei confini che si possono attuare per impedire l’arrivo di chi

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abita territori depauperati. Sia i ‘nuovi arrivi’ che la questione delle seconde

generazioni, ci pongono di fronte ad un’indispensabile mutamento dell’idea

che abbiamo del ‘nostro mondo’ , dell’organizzazione societaria e delle

istituzioni stesse (prima tra tutte la scuola e l’istruzione).1 

L’ineguale distribuzione della ricchezza, la sottrazione continua di

risorse dai paesi del sud del pianeta, il nostro modello di produzione e

consumo antiecologico, sono le vere questioni sul tappeto. Di conseguenza,

anche per le classi più agiate, la scelta è tra la prospettiva di una società

sostenibile, più sobria, aperta, più egualitaria e la prospettiva di una

 possibile (e molto probabile) lenta ‘autodistruzione’ , che riguarderà tutti.2 

  Nel processo di progettazione di nuovi modelli sociali, il concetto di

‘integrazione’ va sostituito, o perlomeno affiancato, a quello di ‘interazione’.

L’ ‘interazione’, a differenza dell’ ‘integrazione’ intesa in senso stretto, non

riguarda solo gli stranieri, ma anche i cittadini nativi. E’ perciò un processo

interattivo e dialettico che mette in gioco l’apporto di tutti per un cambiamento

comune ed in vista di obiettivi comuni.3 

Esiste nel processo di interazione, finalizzato a nuovi modelli sociali, la

  problematica del livello di (in)consapevolezza delle classi sociali medie e

basse; inconsapevolezza non solo in relazione alle grandi questioni 

  planetarie citate e alle conseguenti scelte necessarie, ma inconsapevolezza

anche riguardo la propria condizione.

1Queirolo Palmas L., Prove di seconde generazioni. Giovani di origine immigrata tra scuole e spazi

urbani, Franco Angeli, Milano 2006.

Ambrosini M., Queirolo Palmas L., I latinos alla scoperta dell’Europa. Nuove migrazioni e spazi

della cittadinanza, Franco Angeli, Milano 2005.2

Ruffolo G., Sviluppo sostenibile e distribuzione delle risorse, in “La Repubblica, 06/01/2008.3

Zoletto D., Stranieri a casa nostra? Ripartire dalle comuni difficoltà nel costruire il futuro delle

comunità locali, in Animazione Sociale, n° 11, 2007.

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  E’ proprio in questo contesto che si può ipotizzare un ruolo

importante dell’educazione popolare ed in particolare della teoria e prassi di 

 Paulo Freire.

In relazione alla mancanza di consapevolezza delle masse, il tema di

come si formi il consenso e l’adesione verso determinati stili di

comportamento e di vita, o verso leader e movimenti politici, è complesso e

‘stimolante’.

L’aspetto che spesso colpisce, è come il sostegno sia diretto verso idee

(‘ideologie’?) e prassi applicative (politiche agite) che sono in antitesi esplicita

con gli interessi basilari e vitali della medesima classe o gruppo sociale che lo

esprime. 

A fronte di tali situazioni paradossali è evidente il ruolo giocato dai 

media:

-  “i mass media si sono sviluppati a dismisura nelle società

occidentali”;

-  “sono strumento formidabile per influenzare e guidare scelte

 politiche e sociali”;

-  “la “cultura di massa” è figlia delle ‘comunicazioni di massa’ ”;

-  “gli individui divengono insiemi più o meno organici, privi di

forti caratteristiche di classe, passivi e dipendenti nei confronti

dell’informazione che assorbono”;

-  “la funzione dei media raramente è critica e consapevole, più

spesso condizionante e dominate”;

-  “la spettacolarizzazione della notizia, incide sulla normale

 percezione della realtà da parte del soggetto”;

-  “ciò che i media dicono diventa più vero di quanto i cinque sensi

umani avvertono”;

-  “esiste una ‘persuasione occulta’, gestita da ‘persuasori palesi’ ”;

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-  “l’industria dei media ha dei clienti ma anche dei proprietari, ed

è difficile credere che il potere vero non appartenga a chi

appunto detiene i mezzi economici che alimentano i media

stessi”;

-  “i media non svalutano i ‘valori’ o i ‘fini superiori’, ma li ‘ri-

creano’ attraverso una capillare ‘ri-educazione’ delle masse”;

-  “i media decidono ciò di cui si deve parlare”;

-  “i media esercitano un potere cognitivo, emotivo, sociale,

estetico ed etico”.4 

Facendo riferimento alle vicende politiche italiane degli ultimi 15 anni,

è evidente come sia netto ed esplicito il consenso delle fasce citate (medie e

 basse) verso forze politiche i cui referenti naturali sarebbero invece, per ovvi

motivi, i ceti e le classi sociali più alte.

E’ vero che i (presunti) rappresentanti politici delle classi popolari,

quando governano, attuano raramente politiche essenziali in favore delle

stesse, ma questo fattore da solo non spiega un adesione così convinta alla

fazione opposta: quale ‘ritorno’ hanno avuto i ceti medio bassi e marginali

dalle politiche di chi ha governato dal 2001 al 2006, in termini di abitazione,

 potere d’acquisto dei salari, sanità, scuola, trasporti pubblici, assistenza per gli

inabili, da giustificare un consenso così cospicuo come quello verificatosi

nelle ultime elezioni politiche 2008?

Vale la pena di citare Paulo Freire5

quando scrive di come “….la

coscienza dell’oppresso si trovi ‘immersa’ nel mondo preparato

dall’oppressore e una parte della coscienza dell’oppresso aderisca

4Gennari M., Trattato di pedagogia generale, Bompiani, Milano 2006.

5Freire P., La Pedagogia degli oppressi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2002.

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all’oppressore ed ospiti al suo interno la coscienza del dominatore, i suoi 

valori, la sua ideologia, i suoi interessi” . 6 

La mancanza di consapevolezza colpisce come detto anche appartenenti

alla classe media, che si presume abbiano un discreto livello culturale.

Usiamo come esempio, uno tra tanti, il tema della ‘riforma del Welfare’

e delle risorse economiche ad esso destinate.

  Nella discussione accademica e ‘divulgativa’ su questo argomento,

riportata da riviste specializzate ma anche dai media ‘popolari’, è frequente

che studiosi acquisiscano e presentino come verità (‘dogmi’) insindacabili

quelle che sono invece teorie e prassi economiche e sociali ‘di parte’, applicate

in base a ben precise scelte politiche nazionali e mondiali.

Anche molti operatori del settore sociale, dotati di un buon livello

formativo, credono ciecamente al ‘dogma’ della scarsità di risorse

‘annunciato’ dai media. I dati elencati di seguito evidenziano come le notizie

sulla ‘scarsità di risorse’, da cui derivano i tagli al Welfare, siano una ‘favola’:

-  i 225 più grandi patrimoni del mondo rappresentano un totale di più di

1.000 miliardi di dollari, ossia l’equivalente del guadagno annuale del

47% degli individui più poveri della popolazione del pianeta;

-  le 3 persone più ricche al mondo hanno un patrimonio superiore ai Pil

totale dei 48 paesi più poveri;

-  il costo della realizzazione e del mantenimento di un accesso universale

all’educazione, alle cure sanitarie, ad un nutrimento adeguato, all’acqua potabile e alle infrastrutture sanitarie è stimato in 40 miliardi di dollari

6Vedi anche Pierre Bordieu ed il concetto di ‘violenza simbolica’, connessa con i processi educativi

(acquisizione di capitali culturali, politici e sociali). Sempre in Bordieu confronta anche il concetto di

‘habitus’ (le modalità attraverso le quali un essere sociale interiorizza la cultura dominante

riproducendola).

Wikipedia – Enciclopedia Libera On Line – 2008.

Bordieu P., Campo del potere e campo intellettuale, Manifestolibri, Roma 2002.

Bordieu P., Sulla televisione, Feltrinelli, Milano 1997.

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l’anno; le spese di pubblicità sono dieci volte superiori, 400 miliardi di

dollari l’anno, le spese per cosmetici negli Usa 8 mil., le spese per 

gelati in Europa 11 mil., le spese per profumi negli Usa ed in Europa 12

mil., il consumo di sigarette in Europa 50 mil., le spese per bevande

alcoliche in Europa 105 mil., le spese militari nel mondo 780 mil.

(Fonte: Rapporto Undp – Programma delle Nazioni Unite per lo

sviluppo – 1998).7  

E’ lampante come pur con buoni risorse personali a disposizione ed in

  presenza di dati oggettivi ben precisi   , si possa cadere nella trappola della

‘manipolazione’ da parte dei media (e di chi ne detiene la proprietà, o la

controlla a livello politico ed economico).8 

  L’educazione popolare allora, non solo come   processo di 

alfabetizzazione delle masse ma come   processo di ‘acquisizione’ di 

‘consapevolezza’  (a maggior ragione in un contesto di incontri tra culture

diverse derivanti dai  processi migratori ), può avere un ruolo decisivo nelle

società del nord del mondo, rivolta innanzi tutto ai cittadini nativi ma anche ai

cittadini immigrati, legata a ‘meccanismi’ di ‘interazione’ che hanno come

obiettivi minimi piccoli cambiamenti del tessuto sociale e come obiettivi ‘alti’

(forse solo ‘utopici’ ma che restano come ‘orizzonte di riferimento’9), nuovi

modelli di organizzazione socio-politici ed economici a livello mondiale.

 Nello svolgimento di questo lavoro partiremo pertanto da Paulo Freire e

dalla sua ‘Pedagogia degli oppressi’.

7Viveret P., Ripensare la ricchezza, Terre di Mezzo Editore, Milano 2005.

8Dal Fiume G., Un’altra storia è possibile, Bollati Boringhieri, Torino 2005.

Ravaioli C., Un mondo diverso è necessario, Editori Riuniti, Roma 2002.9

Ingrao P. Le cose impossibili, Editori Riuniti, Roma 1990.

Rossanda R., Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996.

Vattimo G., Ecce Comu. Come si ridiventa ciò che si era, Fazi Editore, Roma 2007.

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Di seguito presenteremo, anche attraverso testimonianze dirette

raccolte, alcune esperienze di educazione popolare nel sud del mondo, quali

esempi di traduzione pratica di quanto enunciato in teoria.

Lasceremo poi qualche traccia di ‘pensiero alternativo’ e realizzazioni

‘dal basso’ e ‘partecipate’ elaborate ed attuate a nord.

Resta una domanda, come guida nel cammino tra le pagine successive fino

alle conclusioni:

-  l’ ‘uomo inedito’ e ‘l’uomo planetario’, citando Ernesto Balducci,

  potranno diventare perlomeno dei possibili riferimenti comuni per 

l’uomo del nord e del sud ?10

 

10Balducci E., La terra del tramonto. Saggio sulla transizione, Giunti, Prato 2005.

Balducci E., L’uomo planetario, Edizioni Cultura della Pace, Firenze 1990.

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3) SEGALI DI CAMBIAMETI POSSIBILI EL ORD DEL

MODO: RIFLESSIOI TEORICHE ED ESPERIEZE DI BASE PER 

UA SOCIETA’ APERTA E PARTECIPATA

3.3) Associazionismo, immigrazione, educazione interculturale: due

esperienze in Provincia di Imperia

Le due esperienze associative locali descritte, ‘Mappamondo’  e

‘Popoli in Arte’ , sono state scelte in quanto hanno entrambe carattere

innovativo in un territorio che non ‘brilla’ certo nella progettazione e messa in

atto di attività sperimentali nel settore ‘sociale’ in generale e nel campo

interculturale nel particolare.

L’associazione ‘Mappamondo’ è nata e si è inizialmente sviluppata

quasi esclusivamente con l’apporto volontario, riuscendo poi a produrre

‘servizi di qualità’ nella mediazione culturale.

Entrambe le associazioni riescono a portare testimonianze dirette di 

altre culture11

in una zona tendenzialmente ‘chiusa’ ed intellettualmente non

molto vivace.12

 

L’appartenenza ad un territorio di questo tipo dà pertanto un valore

maggiore a quanto prodotto, sia qualitativamente che quantitativamente,

 proprio per la pochezza di supporti e la scarsa ‘consapevolezza’ culturale della

zona.

11Vedi paragrafo 2.3).

12AAVV, Senza Filtro – Racconti di vita di gente di strada, CE.S.P.IM, Caritas Intemelia,

Ventimiglia-Imperia 2005.

Bono A., Zona di frontiera, in “Animazione Sociale”, n° 3 Marzo 2001.

Bono A., Berrino I., Attuazione della Legge 328/2000, attraverso lo strumento del Piano di Zona,

nella Zona Sociale n° 1 Ventimiglese-Regione Liguria, con particolare riferimento alla

 programmazione e prassi congiunta tra Enti Pubblici e Privato Sociale, in “Liguria da ascoltare-

Dossier regionale 2004-2005 sulle povertà in Liguria”, Caritas Liguri, Genova 2006.

Daniele G., Da imbuto a niçoise. L’immigrazione nella zona 1 ‘Ventimigliese’, Ce.D.Ri.T.T.,

COEDIT, Genova 2005.

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‘Mappamondo’ 

La Prof.ssa Antonella Squillace è Presidente dell’Associzione:

“L’Associazione ‘Mappamondo’ nasce a Sanremo nel luglio 2002, anche

 sull’onda della Legge ‘Bossi-Fini’. Si propone subito di lavorare su tre livelli:

-  attivare, anche con Enti ed Istituzioni, specifici servizi di

‘sportellistica’ per supporto e consulenza legale a cittadini stranieri;

-  mettere in atto azioni di sensibilizzazione a livello culturale dirette ai 

cittadini italiani   , sulle tematiche dell’immigrazione e

dell’intercultura;

-  valorizzare e promuovere, attraverso momenti di festa e convivialità,

le culture, le tradizioni, le espressioni artistiche delle comunità

 straniere presenti sul territorio.

 In base a quanto previsto nello statuto, voglio sottolineare il nostro impegno per la

diffusione delle ‘culture del mondo’, in un rapporto dialettico e costruttivo con il 

territorio e la popolazione italiana. Assumiamo inoltre quali campi prioritari

d’intervento:

il problema riequilibrio del rapporto nord-sud come questionecentrale, obiettivo strategico delle politiche di sviluppo della

comunità a livello territoriale, regionale, nazionale ed internazionale;

-  la promozione di attività educative e formative;

-  l’impegno per il diritto dei cittadini ad un’informazione corretta ed 

efficace, reale strumento di servizio per la comunità;

-  l’azione per rinnovare le istituzioni pubbliche in una prospettiva di

decentramento che   favorisca la partecipazione ed il controllo dei 

cittadini .

 In questi anni abbiamo messo in atto alcune convenzioni con Enti, frutto di un lungo

lavoro di contatti, sollecitazione attiva, progettazione comune:

-  2003/2004: convenzione con la ‘Caritas Intemelia’ di Ventimiglia per 

‘Sportello di orientamento cittadini non comunitari’ e ‘Sportello di

accoglienza alla frontiera’, con mediazione culturale e supporto

legale; convenzione con la Provincia di Imperia per interventi di

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mediazione culturale presso i Centri per l’Impiego di Sanremo,

 Imperia e Ventimiglia;

-  dal 2005 a tutt’oggi, convenzione con il ‘Ministero della Giustizia’ 

(‘UEPE:Ufficio Esecuzione Penale Esterna’) per l’apertura di uno

  sportello informativo rivolto a persone uscite dal carcere e loro

 familiari;

-  dal 2006 a tutt’oggi, convenzione con l’Assessorato alla Solidarietà

ed Assistenza Sociale del ‘Comune di Sanremo’ per mediazione

linguistica e culturale nelle scuole primarie e secondarie di primo

  grado; nell’ambito di questo lavoro è stato promosso il concorso‘Migrare ieri e oggi. Il viaggio della mia famiglia’, al fine di

recuperare la memoria storica degli italiani come popolo di migranti,

affiancando le storie delle famiglie italiane con quelle delle famiglie

degli alunni stranieri presenti nelle classi;

-  dal 2007 a tutt’oggi, convenzione con l’Asl n. 1 Imperiese per un

  progetto di mediazione linguistica e culturale nei Consultori di

Ventimiglia ed Imperia, rispettivamente per la lingua spagnola e

turca.

 Abbiamo curato attentamente la formazione dei mediatori, riuscendo ora a garantire

il servizio per le seguenti lingue straniere: albanese, arabo, cinese, portoghese,

rumeno, russo-ucraino, spagnolo, turco.

 Il lavoro di sensibilizzazione culturale ha prodotto, anche in collaborazione con il 

Comune di Sanremo ed il Ce.S.P.IM, corsi di formazione per insegnanti ed operatori

  sociali, conferenze per la cittadinanza tutta, rassegne cinematografiche,

rappresentazioni teatrali, la creazione di uno ‘scaffale interculturale’ presso la

 Biblioteca Civica di Sanremo. Sono anche stati organizzati corsi in lingua araba per 

bambini di origine maghrebina, ma nati in Italia e per operatori socio sanitari,

dietro richiesta dell’Asl. ello scorso hanno è terminata la ricerca (promossa in

un’ottica di rete con ‘Aifo’, ‘Caritas’ e ‘Granello di Senape’) confluita nel libro

‘Sguardi di donne che arrivano da lontano’: sono state intervistate più di sessanta

donne provenienti da diversi paesi del mondo e residenti in varie parti della

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  Provincia, che hanno raccontato le loro storie, i loro percorsi migratori, le loro

 speranze, le difficoltà di integrazione. L’ascolto di queste storie ci ha permesso di

entrare ‘in punta di piedi’ in un mondo che solo intuivamo e ci ha arricchite

moltissimo; ha viste coinvolte volontarie, italiane e straniere, è stato un momento

aggregativo e di impegno ‘molto forte’ ....

 Dal 2003 manteniamo la tradizione di una ‘Festa dei Popoli’, dedicata alle diverse

comunità straniere ed organizzata con il ‘Centro Virgen de Guadalupe’ della

‘Caritas’ ed il ‘Centro di Solidarietà l’Ancora’. I cittadini stranieri partecipano con

 produzioni musicali e culinarie.

  Attualmente abbiamo 130 soci e facciamo parte della ‘Consulta Regionale per l’Immigrazione’. Siamo riusciti ad attivare un sito internet, quale supporto utile per 

la comunicazione.13 

Col passare degli anni ci siamo resi conto che è necessaria una considerevole dose

di umiltà per lavorare in favore dell’ ‘integrazione’ e che è necessario innanzitutto

chiarirsi reciprocamente sul significato di tale parola. A volte, quelli che pensavamo

  fossero i bisogni dei cittadini stranieri, di fatto non lo erano ed intanto ne

trascuravamo altri effettivi e rilevanti. Ci siamo resi conto che spesso si confonde un

interesse per gli usi e costumi degli altri, anche positivo ma che non va oltre la

curiosità, con un reale rispetto ed accettazione per tutte le culture. Abbiamo dovuto

capire che le modalità di rapportarsi con le varie comunità straniere dovevano

essere necessariamente diverse, perché diverse sono le sensibilità, i percorsi, le

aspettative per una vita in Italia,... i sogni di un ritorno.

Siamo certo consapevoli che la società multietnica e multiculturale che si sta

delineando ci interpella sempre di più, come cittadini, volontari, operatori. La strada

è lunga e la crescita e la gestione di un’associazione, che voglia essere da stimolo

  sociale e culturale, comporta molto lavoro ‘sul campo’, capacità di ‘mediazione’,

  sapersi rapportare con Enti, Istituzioni, cittadini, etc. Questo ci fa sentire

maggiormente responsabili, depositari di aspettative alle quali cercheremo di

rispondere ‘nel concreto’ ”.

13 www.mappamonsosanremo.it 

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 Popoli in Arte

La Prof.ssa Maria Paola Rottino è Presidente dell’Associazione ‘Popoli in

Arte’ di Sanremo:

“L’Associazione è giovanissima, nata nell’aprile del 2007…. E’ però frutto di anni

di riflessione di un piccolo gruppo di persone che hanno svolto esperienze di

volontariato internazionale e che continuano, nel territorio, ad impegnarsi nel 

  sociale attraverso il proprio lavoro ed al di fuori di esso. Attualmente abbiamo

dodici soci. L’Associazione ha preso corpo intorno a due osservazioni di fondo:

-  la cooperazione internazionale è per lo più un trasferimento di risorse

economiche ed umane da un ‘qui’ (Italia ed Europa in genere) ad un

‘là’ (Sud America, Africa ed ora anche Asia);

-  nella cooperazione internazionale si lavora generalmente

improntando una serie di ‘progetti’ che procedono al ritmo dei

 finanziamenti piuttosto che ai reali tempi del cambiamento umano e

sociale.

  E’ nostro desiderio avviare un’esperienza che  promuova scambi biunivoci e

  processi di partecipazione tra i ord e i Sud del mondo. Non solo negli scopiassociativi, ma anche nel nostro metodo di lavoro preferiamo sostituire la parola

‘processo’ a ‘progetto’.

‘Popoli in Arte’ si propone di:

-    promuovere processi democratici dal basso nella società italiana e

 fuori dall’Italia;

-    promuovere e gestire, in proprio o con altri soggetti, azioni di

cooperazione internazionale che inneschino come detto  processi 

 partecipativi locali ed internazionali;

-    promuovere e gestire, in proprio e con altri soggetti, azioni di

 sensibilizzazione a livello locale e nazionale per facilitare i processi

espressi nei due punti precedenti. 

 ei suoi ambiti di intervento l’Associazione è attenta che ad ogni azione compiuta in

un paese del cosiddetto ‘Sud del mondo’ faccia riscontro un’azione compiuta nel 

cosiddetto ‘ord del mondo’, in un processo di effettivo scambio di risorse e saperi.

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Siamo aperti a forme di cooperazione in qualunque parte del mondo.

  Il primo ‘processo di scambio’ è in corso con il Brasile e nel suo realizzarsi, in

questi primi mesi, si sono svolte:

-  azioni di sensibilizzazione e preparazione allo scambio tra formatori

brasiliani e formatori italiani;

-  azioni di scambio internazionale (prima parte) con l’attivazione di

dieci eventi tra corsi di aggiornamento, serate e seminari

 sull’ educazione popolare tenuti da due formatori brasiliani nella

nostra Provincia ed in altre città d’Italia (persone coinvolte, 207);14 

azioni di sensibilizzazione internazionale, con gemellaggi che prevedono scambi di conoscenze e saperi (non di risorse materiali o

economiche) tra scuole ed insegnanti italiani e scuole ed insegnanti o

associazioni in Honduras e Turchia (persone coinvolte 200). 

Sono in programmazione:

-  attività di preparazione per sostenere il prosieguo dello scambio tra

  formatori italiani e brasiliani (seconda parte), attraverso la

costruzione collettiva della mostra fotografica ‘Mirando las

  Anericas’, raccolta di foto scattate da italiani che hanno visitato a

vario titolo l’America Latina e da Sudamericani sui loro stessi paesi.

 La mostra si terrà a Roma ed a Sanremo;

-    scambio internazionale sul tema della ‘partecipazione democratica’ 

tra associazioni italiane e del Madagascar.

  In fede ai principi che stanno alla base del nostro agire, le decisioni vengono

assunte con il  metodo del consenso e i fondi dell’Associazione verranno utilizzati

con una scelta esclusivamente etica”.

14Vedi paragrafo 2.3).

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COCLUSIOI

  Nel corso di questo lavoro abbiamo incontrato esempi di educazione

  popolare ed esperienze partecipate nel sud del pianeta. Vogliamo ancora

sottolineare, a rischio di apparire ripetitivi, il  profondo legame che esiste tra

l’approccio educativo popolare ed i progetti di un diverso modello di società,

alternativo, più sobrio, equo e solidale, accogliente. Il legame è implicito in

quanto la prospettiva di coinvolgere le masse in un processo pedagogico e

renderle protagoniste, ha come logica conseguenza il fine di liberarle da

vincoli di sfruttamento e manipolazioni e renderle non più alienate. Secondo

chi scrive, come già anticipato nell’introduzione, il progettare una società

‘alternativa’ dovrebbe essere anche nell’interesse della parte più ricca e

minoritaria della popolazione mondiale, per almeno due motivi:

- le problematiche ecologiche del pianeta, legate al modello di produzione e

consumo attuale, investiranno tutti;

- gli individui in condizioni di miseria cercheranno in ogni modo di fuggire dal

loro stato ed insidieranno in maniera esponenziale le ricchezze dei pochi,

rendendo loro impossibile la vita serena e piacevole cui anelano.15

 

Il rilievo dato alla pedagogia popolare del sud del mondo non è dovuto

ad ‘ideologismo’ o facile ‘terzomondismo’, ma ai seguenti elementi:

- la   passione ideale, la fiducia e la speranza che è presente in queste

esperienze (contrapposte al freddo disinganno che spesso coglie noi cittadini

del nord…);

- il contesto economicamente deprivato in cui tale pedagogia viene applicata,

con poche risorse a disposizione e che ne mette perciò ancor più in risalto il 

valore;

15Si veda in proposito la situazione di parecchie metropoli dove gli abbienti vivono blindati.

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- la tensione verso un spirito comunitario e di  solidarietà tra persone della

stessa classe/fascia sociale, aspetto da noi impensabile;

- l’orizzonte di una società differente, per far fronte a grosse disuguaglianze e

distribuire equamente le poche risorse (in esaurimento), anelito quasi

scomparso nel Nord (se non a parole ed in proclami….).

  Nella stesura di questo testo ci siamo poi posti il problema della

residualità di questo tipo di esperienze16 

nel nostro contesto ‘occidentale’ e

sulla presenza al contrario di :

- acceso individualismo;

- edonismo e profitto come ambìto punto d’arrivo anche delle classi popolari;

- mancanza di solidarietà tra appartenenti alla stessa condizione sociale;17

 

- strumentalizzazione da parte dei poteri forti (economico politici) dei concetti

di ‘società civile’, ‘terzo settore’, ‘volontariato’, finalizzata a demolire il 

‘Welfare’ pubblico per destinare altrove le risorse li impiegate.

In relazione a quanto sopra rilevato, tentiamo alcune ipotesi esplicative

sulle cause:

- il benessere ‘in salita’ dal dopoguerra in poi, ha contribuito a far affermare

l’idea che lo stesso possa essere ‘in crescita’ infinita (non esiste, se non a

livello superficiale e finché non intacca la nostra quotidianità, una coscienza

ecologica del limite); l’idea ancora che tutti possiamo diventare miliardari

(‘veline e calciatori’) è ampiamente fomentata dai media e da chi li

controlla….; non esiste inoltre la coscienza, per ignoranza della propria

storia, che parte di questo benessere (Welfare) è dovuto a lotte popolari 

decennali di un ‘mondo’ che non esiste più e della cui scomparsa ha

16Descritte nei paragrafi 3.1), 3.2), 3.3).

17Prestipino G., Gramsci vivo e il nostro tempo, Edizioni Punto Rosso, Milano 2008.

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approfittato molto bene chi decide le politiche economiche per ‘eccedere’ 

senza più remore;

- il disagio, la povertà e l’indigenza economica estrema, le nuove baraccopoli

(anche di cittadini nativi e con figli minori…), vengono ‘strategicamente’ 

occultate dai media per dare un’idea di benessere diffuso e di bontà del nostro

sistema;

- le   forze politiche che rappresentano gli interessi delle classi più agiate

hanno una grande capacità di usare i media per confondere/distrarre gli 

elettori dai loro reali interessi : perché altrimenti dovrebbe essere

‘impopolare’ proporre di tassare le rendite elevate ed i patrimoni estesi,

tassazioni che riguarderebbero numericamente un’esigua minoranza dei

cittadini, per garantire servizi pubblici decorosi rivolti a tutti?18

;

- le forze politiche che dovrebbero rappresentare gli strati medi e bassi della

  popolazione hanno un’incapacità (non volontà?) congenita di ‘parlare

chiaro’, di proporre ed attuare, quando sono al governo, innovazioni piccole

ma concrete per i ceti meno abbienti ;19

spesso si fa ‘la rivoluzione’ a parole,

con molto ‘folclore’ ma scarsi fatti;

- esiste una diffusa ‘deresponsabilizzazione’, figlia dell’individualismo e

dell’edonismo, verso ciò che è collettivo e richiede impegno e perseveranza.

E’ lampante come   forti ‘sacche’ di individui ‘inconsapevoli’  

(analfabeti, semianalfabeti, analfabeti ‘di ritorno’, non acculturati, privi di

18Altre abili manipolazioni sono state le privatizzazioni di servizi essenziali quali poste

telecomunicazioni e trasporti o la delegittimazione mediatica del Servizio Sanitario Nazionale, forse

 per condurci ad accettare le ‘disastrose’ assicurazioni private modello USA, nascondendo il fatto che

il problema non è il ‘pubblico’ ma l’ ‘interesse privato’ nel ‘pubblico’. Cosa dire ancora del fatto che

‘sociale’, ‘istruzione’, ‘sanità’ e ‘pensioni’ sono sempre presentati come costi insostenibili da

abbattere, mentre i generosi e poco ‘liberisti’ contributi statali a grandi industrie ed imprese non

vengono praticamente mai additati alla pubblica indignazione?19

Vedi invece in proposito, in un contesto di paesi poveri del sud del mondo con i pochi mezzi a

disposizione, le significative politiche sociali di alcuni governi sudamericani ed africani, paragrafi

2.1), 2.4).

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ideali, ‘vuoti’) in Italia ed in altri paesi del nord, convengano a chi gestisce il 

 potere politico ed economico. 

Vogliamo in proposito ‘recuperare’, senza alcuna finalità

‘ideologica’, alcuni concetti ‘Gramsciani’ che ci aiutino nell’individuare vie

 per superare l’ ‘incoscienza’ delle persone, dei cittadini :20

 

- l’intellettuale, come figura di ‘pensatore’ in rapporto stretto con gli 

individui delle classi medie e basse, che sia attivatore di processi di

apprendimento culturale e cambiamento;

- una nuova cultura ‘nazional popolare’ , che incontri le masse senza finalità

strumentali ma anzi di ‘evoluzione’ progressiva nel senso di acquisizione di

consapevolezza;

- il ‘blocco sociale’, tra cittadini che appartengono a fasce sociali contigue e

sono portatori di interessi comuni e maggioritari;

- l’ ‘egemonia’ , quale esercizio e prassi attuativa dei propri interessi basilari e

vitali, essendo gli stessi, come detto sopra, interessi della stragrande

maggioranza della popolazione;

- la ‘riforma intellettuale e morale’ , legata e connessa alla ‘riforma

economica’, al fine di “….creare il terreno per un ulteriore sviluppo della

volontà collettiva nazionale popolare verso il compimento di una forma

superiore e totale di civiltà moderna…..21

 

L’avvento di un potere politico che promuova istanze partecipative e

attui riforme nell’interesse dei più, non appare ora nell’orizzonte delle

 possibilità.

La vera chiave di svolta è perciò costituita da costanti attività educative

nel ‘micro’, nel senso di una progressiva coscientizzazione e

20Gramsci A., op. cit. 2007

Prestipino G., op. cit. 2008.21

Idem.

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responsabilizzazione: non “cercare la presa del potere, ma il cambiamento

nella società”.22

 

  Intellettuali, associazioni, gruppi di cittadini , che sappiano disegnare

un progetto umano e sociale di mutazioni profonde,23  progetto che metta

subito in atto, oltre all’elaborazione teorica, esperienze piccole ma visibili e

concrete, come quelle descritte nel nostro lavoro.

 Il pensiero, l’azione e la piccola realizzazione ‘pratica’ devono sempre

viaggiare congiuntamente, per evitare da un lato le ‘inconsistenze’ solo

‘filosofeggianti’ già descritte, dall’altro una simil ‘beneficienza’ paternalista e

calata dall’alto.

Questo processo richiama tutti ad una  grande responsabilità: “I destini

di un’epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi di

 piccoli gruppi attivi, e la massa dei cittadini ignora…. Pochi si domandano: se

avessi fatto anch’io il mio dovere di uomo, se avessi cercato di far valere la

mia voce, il mio parere, la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Bisogna che quanto succede sia intelligente opera degli uomini. Occorre

domandare conto ad ognuno come ha svolto il compito che la vita gli ha posto

e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e di ciò che non ha fatto”.24

 

Un cammino di ‘responsabilizzazione colletiva’ richiede ad ognuno un

‘cambiamento nel profondo’, già realtà anche se per pochi individui, che

costituisce senza dubbio la base per quella “svolta antropologica” e appunto

“planetaria” che è una   possibilità concreta (forse l’unica?) di sopravvivenza

22Mani Tese Lucca, Conclusioni, in AAVV, Aqui manda el pueblo! Chiapas:resistenza e autonomia

dai caracoles zapatisti, Edizioni Punto Rosso, Milano 2006.23

Balducci E., op. cit., 2005.

Freire P., op. cit., 2002.24

Gramsci A., Lettere dal carcere, Einaudi, Torino 1975, citato in Mani Tese Lucca, Conclusioni, in

AAVV, Aqui manda el pueblo! Chiapas:resistenza e autonomia dai caracoles zapatisti, Edizioni Punto

Rosso, Milano 2006.

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ed evoluzione ‘qualitativa’ per questo pianeta e le persone che lo abitano, da

 Sud a ord e da ord a Sud .25

 

25Balducci E., op. cit., 2005.