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stagione, un provocatorio e brillante “Elogio del turismo vacanziero”. Il titolo quanto mai esplicito indicava e indica la headline “ideologica” che sottendeva l’illuminante saggio, in larga misura anticipatore dell’attuale che porta a segno colpi ben assestati alla pigra gora delle menti... M a il Consiglio di Amministra- zione della Rai avrebbe mai bocciato a stragrande maggioranza il piano editoriale di Carlo Verdelli se il Governo Renzi avesse vinto il referendum del 4 dicembre scorso e fosse rimasto in carica più forte che mai? La risposta è fin troppo scon- tata. A dispetto delle valutazioni cri- tiche sul progetto del giornalista scelto dal direttore generale Antonio Campo Dall’Orto per realizzare il progetto di innovazione dell’infor- mazione dell’azienda radiotelevisiva pubblica, i componenti del Consiglio di Amministrazione della Rai espressi dai partiti di governo non avrebbero mai compiuto la boccia- tura che ha portato alle dimissioni di Verdelli. Contro il piano si sarebbero espressi solo i consiglieri d’opposi- zione. E la partita si sarebbe con- clusa con il voto favorevole della maggioranza e quello contrario della minoranza. Né più né meno di come si è ripetuto più volte nel corso... Direttore ARTURO DIACONALE Giovedì 5 Gennaio 2017 Fondato nel 1847 - Anno XXII N. 3 - Euro 0,50 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale QuotiDiAno liberAle Per le gArAnzie, le riforme eD i Diritti umAni delle Libertà “L’élite progressista contro il popolo” L’ altro giorno il meritorio “Il Fo- glio” si chiedeva perché ci sono così pochi Angelo Panebianco, alla luce del suo lucido fondo del “Cor- sera” sul grande tema della guerra di religione scatenata dal cuore di tene- bra islamico, alle cui sanguinarie di- mostrazioni pressoché quotidiane, l’autore ci offre precise, specifiche e inoppugnabili motivazioni, in primis che tali macerie solo dall’Islam reli- gioso sono prodotte. Allo stesso modo ci poniamo oggi l’interroga- tivo dei perché così pochi Nicolò Costa, alla luce del suo fiammeg- giante libricino uscito in queste ore grazie a “Il Giornale” di Alessandro Sallusti, si interroghino sulla reale consistenza aggressiva della cosid- di PAolo Pillitteri di Arturo DiAconAle Continua a pagina 2 detta casta, in particolare, e del po- tere reale sviluppato in Italia dal “no- tabilato locale e/o decentrato”, compattatosi allora nelle prove ge- nerali dell’antiberlusconismo, poi sviluppatosi in forme più sofisticate ma non meno oppressive sulle so- cietà, anche tramite la casta, per l’ap- punto, ma non solo. Il fatto è che sviscerare tali pro- blemi significa anche, e soprattutto, mettere il dito sulle piaghe più bru- cianti a cominciare da quelle del pen- siero più o meno unico contro cui il pamphlet di “L’élite progressista con- tro il popolo” di Costa, docente uni- versitario all’Università di Tor Vergata a Roma e prima ancora alla milanese Bicocca, dove coordinava, come ora, il corso di laurea sul Turi- smo cui ha già dedicato, la scorsa Grillo rinnega la svolta garantista Il significato del caso-Rai Il leader del Movimento Cinque Stelle fa dietrofront sul codice etico negando di aver ceduto al garantismo e ribadendo che la linea dei grillini rimane sempre quella giustizialista Continua a pagina 2 SCHIAVONE A PAGINA 2 Marra parla, guai per la Raggi POLITICA GUIDI A PAGINA 5 Istanbul: guerra di religione o scontro di civiltà? ESTERI RAPONI A PAGINA 7 Il fascino del mostro, Mastandrea è “Migliore” a teatro CULTURA SOLA A PAGINA 3 Immigrati: adesso anche la rivolta PRIMO PIANO ROMITI A PAGINA 4 Manipolazioni democratiche a 5 Stelle POLITICA

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stagione, un provocatorio e brillante“Elogio del turismo vacanziero”. Iltitolo quanto mai esplicito indicavae indica la headline “ideologica” chesottendeva l’illuminante saggio, inlarga misura anticipatore dell’attualeche porta a segno colpi ben assestatialla pigra gora delle menti...

Ma il Consiglio di Amministra-zione della Rai avrebbe mai

bocciato a stragrande maggioranzail piano editoriale di Carlo Verdellise il Governo Renzi avesse vinto ilreferendum del 4 dicembre scorso efosse rimasto in carica più forte chemai? La risposta è fin troppo scon-tata. A dispetto delle valutazioni cri-tiche sul progetto del giornalistascelto dal direttore generale AntonioCampo Dall’Orto per realizzare ilprogetto di innovazione dell’infor-mazione dell’azienda radiotelevisivapubblica, i componenti del Consigliodi Amministrazione della Raiespressi dai partiti di governo nonavrebbero mai compiuto la boccia-tura che ha portato alle dimissioni di

Verdelli. Contro il piano si sarebberoespressi solo i consiglieri d’opposi-zione. E la partita si sarebbe con-clusa con il voto favorevole dellamaggioranza e quello contrario dellaminoranza. Né più né meno di comesi è ripetuto più volte nel corso...

Direttore ARTURO DIACONALE Giovedì 5 Gennaio 2017Fondato nel 1847 - Anno XXII N. 3 - Euro 0,50

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale QuotiDiAno liberAle Per le gArAnzie, le riforme eD i Diritti umAni

delle Libertà

“L’élite progressista contro il popolo”

L’altro giorno il meritorio “Il Fo-glio” si chiedeva perché ci sono

così pochi Angelo Panebianco, allaluce del suo lucido fondo del “Cor-sera” sul grande tema della guerra direligione scatenata dal cuore di tene-bra islamico, alle cui sanguinarie di-mostrazioni pressoché quotidiane,l’autore ci offre precise, specifiche einoppugnabili motivazioni, in primische tali macerie solo dall’Islam reli-gioso sono prodotte. Allo stessomodo ci poniamo oggi l’interroga-tivo dei perché così pochi NicolòCosta, alla luce del suo fiammeg-giante libricino uscito in queste oregrazie a “Il Giornale” di AlessandroSallusti, si interroghino sulla realeconsistenza aggressiva della cosid-

di PAolo Pillitteridi Arturo DiAconAle

Continua a pagina 2

detta casta, in particolare, e del po-tere reale sviluppato in Italia dal “no-tabilato locale e/o decentrato”,compattatosi allora nelle prove ge-nerali dell’antiberlusconismo, poisviluppatosi in forme più sofisticatema non meno oppressive sulle so-cietà, anche tramite la casta, per l’ap-punto, ma non solo.

Il fatto è che sviscerare tali pro-blemi significa anche, e soprattutto,mettere il dito sulle piaghe più bru-cianti a cominciare da quelle del pen-siero più o meno unico contro cui ilpamphlet di “L’élite progressista con-tro il popolo” di Costa, docente uni-versitario all’Università di TorVergata a Roma e prima ancora allamilanese Bicocca, dove coordinava,come ora, il corso di laurea sul Turi-smo cui ha già dedicato, la scorsa

Grillo rinnega la svolta garantista

Il significato del caso-Rai

Il leader del Movimento Cinque Stelle fa dietrofront sul codice etico negando di aver cedutoal garantismo e ribadendo che la linea dei grillini rimane sempre quella giustizialista

Continua a pagina 2

SCHIAVONE A PAGINA 2

Marra parla,

guai per la Raggi

POLITICA

GUIDI A PAGINA 5

Istanbul:

guerra di religione

o scontro di civiltà?

ESTERI

RAPONI A PAGINA 7

Il fascino del mostro,

Mastandrea

è “Migliore” a teatro

CULTURA

SOLA A PAGINA 3

Immigrati:

adesso anche la rivolta

PRIMO PIANO

ROMITI A PAGINA 4

Manipolazioni

democratiche a 5 Stelle

POLITICA

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“Evase nun fernesce”. Per Vir-ginia Raggi il noto adagio

delle commedie di Eduardo Scar-petta sembra inverarsi. Non soloperché cinicamente la CasaleggioAssociati sembra avere deciso diutilizzarla come presunta Giovannad’Arco nel caso dovesse cadere col-pita dalle inchieste della Procura diRoma. Ma anche perché, a quantodice “Il Messaggero”, il suo ex pro-tetto Raffaele Marra, poi derubri-cato a “uno dei 23mila dipendentidel Comune di Roma Capitale”, staparlando.

E ha anche chiesto di togliere gliomissis dalle chiacchierate viawhatsapp della chat “Quattro

amici al bar”, in cui proprio lei,Marra, Frongia e Salvatore Romeo,si divertivano a dirne di tutti i co-lori su tutto e tutti. E allora si po-trebbe aprire anche un fronteinterno oltre a quello giudiziario,come assicurano i bene informati.Perché in quelle chiacchiere che do-vevano rimanere segrete e che pre-sto mezza Italia leggerà sui giornalisarebbero contenuti anche giudizipoco lusinghieri su Beppe Grillo, ilsuo entourage e la Casaleggio e As-sociati. Quest’ultima, come scri-veva l’altro giorno “La Stampa”,

starebbe per varare l’operazione“Giovanna d’Arco”. Ossia il tenta-tivo di far passare la Raggi comeuna vittima dei media. Operazioneazzardata visto che nella memoriadifensiva della sindaca, contro chiaveva fatto ricorso contro di lei e ilcontratto con penale stipulato conla Casaleggio e Associati per paleseincostituzionalità dello stesso, sidice che quel contratto è “nullo”.Ossia la sindaca per difendersi dachi la vuole far decadere per averefirmato un contratto incostituzio-nale prima di accettare il mandato

a sindaco fa scrivere ai suoi legaliche quel contratto è nullo. L’ha fir-mato tanto per fare una cosa.

Ma non è tutto: i cittadini a Cin-que Stelle stanno da giorni sfi-dando le ire del sacro web. L’ultimagaffe è il plagio della campagnapubblicitaria sui monumenti cheparlano. Spiaccicata sul di dietro ditutti gli autobus di Roma. E co-piata di sana pianta, titolo com-preso, da un’idea di un blogger,Stefano Guerrera, che aveva giàcreato tre anni orsono la cosa contanto di pagina Facebook e intervi-

ste lusinghiere da parte di testatecome Rainews24.

Subito sputtanati dalla Rete, igrillini come al solito si difendonogridando al “gomblotto”.

Ma per coloro che vorrebbero itribunali del popolo contro i gior-nali e la tivù e la libertà di diffon-dere notizie false come quelle suivaccini (con i risultati che stiamosperimentando in tema di menin-gite e dintorni) e calunnie contro ipropri nemici, l’ora del “redde ra-tionem” potrebbe essere più vicinadi quanto si pensi.

2 L’OPInIOnE delle Libertà giovedì 5 gennaio 2017Politica

Marra parla, guai per la Raggi

spiegazione dei segnali più presenti e gravidinel mondo così passivo della cultura e dellaspeculazione in questo tempo, segnato dalla di-gitalizzazione ma, soprattutto, dalla liquida-zione del ceto medio.

Da liberale e liberista, ma senza alcun pen-nacchio di riferimento nel panorama, inverodesolante, del deserto politico che, speriamo,dovrebbe nutrire, Costa entra subito in mediares nel suo nuovo fiammeggiante libricino, conla sanzione irreversibile rovesciata sulla ri-stretta élite della finanza e delle multinazionalidigitali che ha scatenato un conflitto contro ilceto medio di ieri e di oggi. E che si è ribellatoappena ha potuto come insegnano la Brexit inGran Bretagna, il trionfo di Donald Trumpnegli Usa e il “No” in Italia al referendum.Non deve affaticare, anzi, il neolinguaggio co-stiano, la cui impronta accademica si sciogliein fascinose cantiche neomoderne dove terminidi riferimento come ipermobili globali, confu-sionari apolidi, occupati sicuri, esclusi e pre-cari, vite immobili per necessità e rinviate, viteimmobili per libera scelta, vite mobili identita-rie, costituiscono la necessaria piramide espli-cativa di quello stato delle cose che da noi,specialmente da noi e non da ora, vede lo scon-tro fra conservazione dei privilegi e lotta con-traria conseguente, nella consapevolezza,ahimè, che il diffuso conformismo mediaticosi fa forte grazie anche alle protezioni, spessoingannatrici, sia della casta, sia, specialmente,da parte dei veri e unici poteri forti che, quasicooptandola, ne hanno - per dir così - devita-lizzato gli ormoni critici da un lato, mentredall’altro l’insistenza mediatica proprio sullacasta non solo mostra la sua debolezza con-cettuale per i legami instaurati con “facili mo-ralizzazioni escludendo il riformismo liberaleche propone l’eliminazione dei privilegi senzarabbia e con provvedimenti ispirati alla difesadei diritti e dei doveri dei cittadini in quantoelettori, consumatori, imprenditori, lavora-tori”.

Ed eccoci al nucleo centrale dell’elabora-

segue dalla prima

...di un anno e mezzo durante il Governo Renzi. Iconsiglieri di maggioranza non avrebbero compiutola rottura per non mettere in discussione una sceltaqualificante del direttore generale come quella rela-tiva al direttore editoriale. Il timore di poter essereaccusati di usare il caso Verdelli per mettere il diffi-coltà Campo Dall’Orto e, in ultima analisi, lo stessoGoverno, li avrebbe convinti della necessità di ac-cettare anche un piano considerato inaccettabile.

Da un punto di vista politico, quindi, il fatto chemaggioranza ed opposizione si siano trovate d’ac-cordo nel respingere il progetto preparato da Verdelliha un significato fin troppo evidente. Caduto il Go-verno Renzi è caduto anche quel vincolo di solida-rietà e di appartenenza che teneva uniti i consiglieridi maggioranza e che imponeva loro di difenderesempre e comunque l’operato e le scelte del governoe del suo massimo rappresentante in Rai, cioè il di-rettore generale-amministratore delegato.

Non sbagliano, allora , quanti interpretano la vi-cenda che ha portato alle dimissioni di Verdellicome un segnale di sostanziale indebolimento diCampo Dall’Orto. Che non ha più la garanzia ed ilsostegno del Governo Renzi e che non ha, almenoper il momento, una eguale garanzia ed un egualesostegno dal Governo Gentiloni.

Non è un caso che la tempesta si vada adden-sando sulla testa del capo-azienda della Rai. Che otrova una chiara e forte investitura da parte delnuovo Esecutivo o come unico fattore di forza ri-schia di avere l’esigenza da parte di Gentiloni di nonessere costretto ad occuparsi anche dell’emergenza-Rai oltre di tutte quelle lasciategli in eredità dal pre-decessore.

ARTURO DIAcOnALE

...comprese quelle addette all’interrogazione e

zione concettuale con cui l’autore infilza, comesolo lui sa fare, il neopotere esistente, ovveroquel nuovo notabilato che formatosi con loscopo di distruggere il berlusconismo sta oggioccupando il vero potere facendosi schermodella casta. Il loro è un potere di gran lunga piùforte e pernicioso, perché a differenza di quellocastale, non viene svolto in difesa dei privilegiesercitati per i propri vantaggi, ma è esplicita-mente esercitato contro il popolo. Ma, atten-zione, l’autore scava dentro questa fortezza,dentro il notabilato, ne va alle radici, anzi, aivertici, negando subito che su quella cima cistiano accomodati i castali, provvisoriamenteregnanti. Per carità, ci sono dominati e com-minanti giacché “al vertice del notabilato inItalia vi sono i Procuratori della Repubblica, ilvero ceto dominante del gruppo locale domi-nante mentre i mediatori politici, sindacali e lealtre figure di rappresentanza sono il ceto do-minato di quell’ensemble, che appare semprepiù interno a gruppi chiusi, allergici alla visibi-lità democratica e impegnati a moralizzare lasocietà secondo schemi di piazza pulita, perepurare senza controlli, anche e soprattuttonella pervicace convinzione di dover imporresacrifici agli altri facendosi belli e buoni con isoldi degli altri, come l’accoglienza di flussi mi-gratoti giganteschi locali o tasse eccessive sulleimprese nazionali, in nome della legalità, dellamoralità, della giustizia”.

E le élite, anche e soprattutto di sinistra,purtroppo per loro, vengono ora percepitecome esecutrici di simili disegni, se non addi-rittura come cupola del notabilato, benché, adirla tutta, il vero vertice che li sovrasta è in-carnato “dal magistrato nazionale moralizza-tore, anticorruzione che con una sempliceindagine abbatte i rappresentanti legittima-mente eletti”.

Notabilato, poteri forti, immigrazione in-controllata, minacce di scomparse identitarieoccidentali (Lasch), politica debole se non as-sente, mancanza di fondamenti critici e occa-sioni speculative e scarsa attenzione alla realtà;

Il significato del caso-Rai

“L’élite progressistacontro il popolo”

Direttore Responsabile: ARTURO [email protected]

condirettore: GIANPAOLO PILLITTERI

Presidente del comitato dei Garanti:GIOVANNI MAURO

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Registrazione al Tribunale di Roma n. 8/96 del 17/01/’96

CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 19,00

di ROccO SchIAvOnE

questi i punti centrali del ragionamento chel’autore mette in rilievo con una sofisticata, in-telligentemente provocatoria procedura termi-nologica, sempre tesa verso una strategiadell’attenzione all’attualità. In ispecie econo-mica e finanziaria, con le delocalizzazioni im-poste dal capitalismo finanziario con quelpretesto filosofico che falsifica e strumentalizzail senso più profondo e moderno della societàaperta. E con la mortificazione delle identitàlocali e nazionali, elogiando gli sradicati prividi lealtà preso le identità nazionali, sullosfondo delle colpevoli élite progressiste cheavevano, già negli anni novanta, tradito la de-mocrazia concentrando il potere nelle mani diquel notabilato finanziario mondiale il cui ob-biettivo altro non è stato che l’abbandono delceto medio e dei suoi valori. Meditate gente,meditate.

PAOLO PILLITTERI

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Le accuse vanno dall’omissione disoccorso all’omicidio colposo,

così partono dalle Procure di Venetoed Emilia le indagini su chi ha gestitoaccoglienza e sicurezza nel Centroaccoglienza di Conetta, dove s’è ve-rificato il decesso della venticin-quenne ivoriana Sandrine Bakayoko.Indagini che ora s’allargano a mac-chia d’olio sull’intera macchina del-l’accoglienza adriatica, dal Venetosino al Salento, e che promettono difermare entro i prossimi mesi l’indu-stria dell’accoglienza, il più dellevolte gestita da parenti di funzionaridi enti locali. Un affare senza prece-denti che, giocando sull’illusione diun futuro migliore, ha ingannatocentinaia di migliaia di migranti, sti-pati per far cassa nei cosiddetti cen-tri d’accoglienza: niente igiene, falsedichiarazioni su quantità e qualitàdel cibo somministrato, assente la si-curezza nelle strutture prefabbricatee nelle abitazioni adibite ad alloggi.La documentazione in mano alleprocure è tanta, e s’è accumulataperché in tutti questi anni nessunoha osato indagare sull’affare acco-glienza.

Intanto sono partiti dal centro ac-coglienza di Conetta (frazione diCona) pullman e furgoni con abordo i migranti da accompagnarenelle strutture dell’Emilia Romagna:

dove le prefetture hanno destinato imigranti per scongiurare tafferugli.Intanto indiscrezioni parlano dicomplicità tra pubblici funzionari egestori del centro di Cona, e le inda-gini riguarderanno anche le prefet-ture del Veneto.

Sul pullman che si è allontanatodal centro hanno preso posto so-prattutto coppie di migranti. “È unacontinua carovana di ragazzi africanicarichi di borse di nylon - dicono aConetta - entrano ed escono dal Cpadi Cona, nella campagna veneziana.Si è rischiata la rivolta dopo la mortedi una giovane migrante uccisa datrombosi polmonare”.

L'intervento della polizia diconosia stato tempestivo, ma è servitosolo a rimuovere lo sbarramento diun centinaio di immigrati che ave-vano sequestrato gli operatori della

cooperativa: la si-tuazione è tornatasotto controllo, manon spiega comemai siano mancatii soccorsi. Nell’exbase militare eranoarrivati 1500 pro-fughi, chiusi comepolli in batteria, eperché ogni mi-grante valevaquanto il contri-buto pubblico cor-risposto, e gestitodai vertici dellacooperativa.

“C’è il giusto dolore per la perditadi una connazionale - spiega AngeloSanna (Questore di Venezia) - maadesso stiamo andando un po' oltre.Abbiamo il risultato dell'autopsia.C'è stato l'intervento degli agentiperché non si poteva consentire ilblocco del campo all'infinito”.

Cona, anzi, Conetta, è la minu-scola frazione di 190 abitanti cheospita l'ex base militare oggi hub peri migranti: è balzata d'improvvisoagli onori delle cronache, e ci diconoche di situazioni simili ve ne sareb-bero più d’un centinaio lungol’Adriatico. Con le camionette delleforze dell'ordine sono arrivate aCona anche le troupe televisive. Ipochi residenti hanno fatto capan-nello lungo la strada. Nessun odioverso i migranti, ma tanta è la rab-bia verso chi ha consentito questighetti, campi di prigionia non degnid’una nazione civile.

Giordano, un muratore di 54 anniche abita a due passi dal Cpa, os-serva che “anche di notte è un viavaicontinuo di gente, centinaia di mi-granti che trasportano di tutto, pac-chi, trolley, buttano le lattine vuoteper terra. Non possiamo più usciredi casa - continua Giordano - ne ave-vano portati solo un gruppo di 49.Siamo 190 in paese, erano già tanti,ma potevamo sopportare, si potevagestire. Ora sono 1500 e ci è scap-pato il morto. Chissà cosa potrà suc-cedere ancora”.

“A Cona nessuno viene trattatocome una bestia, tutti hanno una si-stemazione dignitosa - tenta di giu-stificarsi il presidente di Edeco(cooperativa d’accoglienza)”: lacoop risulta già indagata dalla Pro-cura di Venezia per precedenti irre-golarità. “Ovvio che non è unparadiso - aggiunge il presidente diEdeco - un albergo è più conforte-vole di un campo come quello diCona ma in questo momento la Pre-fettura ha individuato la nostrastruttura”. Ma il giallo rimane. E laprocura si chiede come mai le curesiano state prestate da un medico in-

terno al campo di Cona e in seguitosia stato chiamato il 118: da questapriorità partono indagini e accuse.

Perché la ragazza è stata trovatadagli operatori del 118 priva di sensidentro un bagno del campo, nelquale si era chiusa a chiave o (forse)era stata chiusa da qualcuno. “Lacausa della morte - ha chiarito il PmLucia D'Alessandro - è stata accer-tata: una trombo-embolia polmo-nare bilaterale”. Intanto il sindaco diCona, Roberto Panfilio, ha rivelatoche Sandrine avrebbe avuto circa unmese fa un aborto, per il quale erastata seguita da un medico del paese.Chi era il padre del bambino? So-prattutto, per-ché un medicodel paese s’eraoccupato diSandrine senzache gli opera-tori del campoavvertissero laAsl compe-tente? Intanto ilViminale ha di-sposto il trasfe-rimento di soli100 migrantinelle struttured’accoglienzaemiliane. Unospos tamento

che sa tanto di farsa, visto che ben1400 rimangono a Cona, ed il ri-schio rivolte si fa oggi concreto.

Intanto qualcuno già paragonaCona alla Calais d’Italia: un vero eproprio campo di prigionia, dovesecondo alcuni addetti ai lavori fi-nirebbe il viaggio dei migranti che,per ordini dell’Ue, andrebberosemplicemente trattenuti a vitanelle strutture italiane: molti mi-granti preferirebbero il rimpatrioad una vita negata, “ma l’Italiaoggi non ha risorse sufficienti pergarantire il viaggio di ritorno” af-ferma un viceprefetto di stanza alViminale.

3l’opinione delle libertàPrimo Piano

Furti, molestie e qualche stuprosono all’ordine del giorno da

quando il nostro Paese è ostaggiodegli immigrati clandestini. Adessoperò si esagera! Siamo al sequestrodi persona, all’incendio doloso e allatentata strage. È accaduto l’altranotte nel Centro-accoglienza di Co-netta, frazione del comune di Cona,nell’area metropolitana veneziana.Una massa inferocita di “ospiti” hainscenato una protesta violenta. Ilpretesto per l’esplosione della ferociacollettiva è stato il ritardo nei soc-corsi a una giovane immigrata,ospite della struttura, che per questaragione sarebbe giunta in ospedalepriva di vita. In realtà, la causa deldecesso della donna, provenientedalla Costa d’Avorio, sarebbe da at-tribuire agli effetti di una trombo-embolia bilaterale, almeno secondoil primo accertamento autoptico. Mai gentiluomini salvati dalle acque delMediterraneo non hanno voluto sen-tire ragioni, preferendo interloquirecon il personale presente nella strut-tura a colpi di bastoni e di spranghe.

Se la situazione non è sfociata inqualcosa di più drammatico, se nonc’è scappato il morto, è solo perché i25 operatori coinvolti sono riusciti abarricarsi in una stanza dalla qualesono stati tratti in salvo solo grazieall’intervento delle forze dell’ordine.Questo dunque è il quadro: Conettaè un borgo di 197 anime che si trovaad ospitare, in una base missilisticadismessa che potrebbe contenere nonpiù di 200 posti letto, oltre 1400 mi-

granti. Non è la prima volta che sulCpa di Conetta si accendono i riflet-tori dell’informazione. In passatoc’erano stati altri episodi di violenzadi cui si erano resi protagonisti i gen-tili ospiti. Oggi è solo l’ennesimocaso di ordinario disordine. Si puòcomprendere il dolore per la morteimprovvisa della giovane donna e cipuò stare lo sdegno per il sospetto diun comportamento negligente delpersonale addetto.

Ma deve essere l’inchiesta giudi-ziaria a stabilire se vi siano state - edi chi - responsabilità penalmente ri-

levanti nella gestione del soccorsoalla giovane ivoriana. È così che fun-ziona in uno Stato di diritto. Nonpuò neanche lontanamente giustifi-carsi il ricorso a una giustizia som-maria, erogata da improvvisate cortitribali. Confidiamo perciò nel-l’azione della magistratura e delleforze dell’ordine perché vengano as-sicurati alle patrie galere i responsa-bili e gli esecutori delle violenze.Non facciamo che si risolva tuttocon una pacca sulle spalle perchésono migranti e... poverini, ne hannopassate tante. La gente è stufa di su-

bire oltre l’altrui prepotenza. Il neo-ministro dell’Interno an-

nuncia una stretta sul controllo deimigranti? Vogliamo credergli. MarcoMinniti propone di ampliare il nu-mero dei Cie, i vituperati Centrid’identificazione e di espulsione, sulterritorio nazionale: lo faccia subito.Almeno l’80 per cento di coloro cheoggi sciamano liberamente per le no-stre città neanche ci dovrebbe starein Italia. In attesa che gli organismipreposti si pronuncino sulle conces-sioni della protezione umanitaria, irichiedenti asilo, che siano buoni o

cattivi non importa, devono esseretrattenuti in strutture sorvegliate. Èil minimo da fare per restituire agliitaliani un po’ della tranquillità per-duta da quando i governi di sinistrasi sono dedicati al business dell’ac-coglienza illimitata. Questi giova-notti e giovanotte pieni d’energia ed’arroganza che se la stanno go-dendo a spese degli italiani vanno te-nuti in riga, con ogni mezzo. Dopo lacarezza materna della solidarietà oc-corre il pugno di ferro della disci-plina. L’Italia non è una caserma, maneanche un casino.

Immigrati: adesso anche la rivoltadi CRistofaRo sola

giovedì 5 gennaio 2017

di RuggieRo Capone

Indagate per varie omissioni le coop d’accoglienza a Cona

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Da che mondo è mondo il migliormodo di manipolare le masse è

quello di agire in nome di quest’ul-time, tenendole però ben lontane dailuoghi effettivi delle decisioni. I piùgrandi dittatori della storia hannosempre utilizzato questa tecnica perrendere legittime le proprie azioni.Ebbene, fatte le debite proporzioni, aquesta regola non scritta sembraaderire pienamente il comico BeppeGrillo, autonominatosi garante delMovimento 5 Stelle e vero dominus,insieme alla Casaleggio Associati, delmovimento medesimo.

In questi anni, sempre in nomedei supremi interessi del popolo so-vrano, abbiamo assistito ad innu-merevoli giravolte politiche eorganizzative dei grillini, semprepromosse dal suo garante maximo.L’ultima in ordine di serie è rappre-sentata dal varo della versione rive-duta e corretta del cosiddetto codiceetico. Una sorta di surreale vade-mecum dell’onesto amministra-tore pentastellato nel quale,

rispetto ai modellidel recente passato,viene espressa unavisione decisamentepiù elastica sul pianodel sempre proble-matico rapporto trapolitica e giustizia,con l’introduzionedi alcuni elementi dicultura garantistache secondo i mali-

gni sarebbero statielaborati ad hoc permettere una toppaal disastro dellagiunta capitolina aCinque Stelle gui-data da VirginiaRaggi. Ciò soprat-tutto in previsionedi probabili avvisidi garanzia in arrivoper l’attuale sindacodi Roma.

Ma al di là deiveri e presunti in-tenti che hannomosso il garanteGrillo e i suoi consi-glieri della Casaleg-gio Associati amodificare in sensocostituzionale un

codice etico di stampo giacobino,resta la grande discrezionalità – an-ch’essa ampiamente prevista nel ci-tato codice etico – con cui ifondatori, nonché proprietari delsimbolo elettorale, gestiscono la lorocreatura politica.

Soprattutto il particolare sensodella democrazia diretta interpretatoda costoro, chissà perché mi ri-chiama alla mente il celebre romanzo“Il giorno della civetta”, scritto dalgrande garantista che fu LeonardoSciascia, in cui l’antagonista donMariano, rivolgendosi al capitanodei carabinieri Bellodi, suddivide ilmondo in cinque categorie: “Gli uo-mini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i(con rispetto parlando) i pigliainculoe i quaquaraquà”. Ecco, non vorreiche per Grillo e soci fossimo tuttiquaquaraquà.

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4 l’oPiNioNE delle libertà Politica

di Claudio Romiti

giovedì 5 gennaio 2017

Manipolazioni democratiche a 5 Stelle

Page 5: DL353/2003 (0. L 27/02/04 . 46) .1 1 DCB - / ˛ ,&%% C I A ... · preso, da un’idea di un blogger, Stefano Guerrera, che aveva già creato tre anni orsono la cosa con tanto di pagina

Dopo l’ennesimo attentato di Istan-bul le analisi, non sempre originali,

si susseguono. Campeggia tra tutti iltormento se gli atti di feroce violenza,perpetrati ai danni di inermi, si deb-bano inquadrare nell’ambito della nondichiarata “guerra di religione” all’Oc-cidente.

Non sfuggono le implicazioni poli-tiche sulla vendetta di Daesh contro Er-dogan, per il tradimento perpetrato neiconfronti dei ribelli siriani. Tuttavia, glieccidi di Istanbul, come del resto quellidi Parigi, Bruxelles, Nizza, Berlino, nonsono spiegabili senza il ricorso alle ra-gioni “ideologico-religiose”, più omeno remote, che li ispirano.

Non si tratta di una guerra di re-ligione. È molto, molto di più, diuna guerra di religione. Per il fattoche l’Occidente, ormai secolarizzato,più che dominato dall’identità cri-stiana, s’identifica con un modello disocietà liberista e liberale dai con-torni “totalizzanti”, incompatibile epericoloso per la stessa sopravvi-

venza dell’Islam “totalizzato”.Leone Caetani, duca di Sermoneta,

già in un saggio del 1912, La funzionedell’Islam nell’evoluzione della civiltà,

scriveva: “Mao-metto, il Corano,l’Islam, furono unanuova variazione[...] del perpetuoscambio di religionie di arti, di spedi-zioni militari e diconquiste morali tral’Asia e l’Europa, trai due massimi centridella umana ci-viltà”.

Dopo di lui unasterminata marea distorici, sociologi,antropologi, ha svi-

scerato l’assunto del conflitto tra i dueuniversalismi. È noto che, per Huntin-gton, il maggiore contrasto non è datotanto dal conflitto tra religioni, quantodal conflitto tra civiltà, da cui, fin dalleorigini, il movimento islamico ha ma-nifestato la tendenza a volersi emanci-pare. Ne è conferma, di recente, lostesso Memorandum del Governo del-l’Arabia Saudita del 1970, che, senzamezze frasi, ricorda: “Dapprima l’in-tervento babilonese, poi quello per-siano, poi quello greco con AlessandroMagno e, infine, quello romano. Tuttigli interventi successivi in questa im-portante regione del globo sono statieffettuati ogni volta per conto di unanuova potenza imperialista e grazie al-l’indebolimento della popolazionearaba”.

C’è un momento in cui i valori della

laicità sono penetratinelle terre dell’Islam, incoincidenza con il pe-riodo del colonialismo.Ma, con l’abbandonodelle colonie, la fortunadel laicismo declina e sidiffonde, a partire daglianni Trenta e Cin-quanta, l’idea del ri-torno all’Islam dei padrifondatori, con la predi-cazione soprattutto deiFratelli Musulmani. Delresto, l’affermazionedelle idee laiche e razio-naliste dell’Occidenteaveva fatto correre il ri-schio oggettivo della de-cretazione della mortemorale dell’Oriente.

Ecco perché rinascel’Islam radicale, quellodelle origini, perché la

radicalità è la condizione per la sua vi-sibilità, capace di rivaleggiare con lacultura occidentale. “I musulmani te-mono e odiano il potere dell’Occidentee la minaccia cheesso rappresentaper la loro societàe la loro fede.Giudicano la cul-tura occidentalematerialista, cor-rotta, decadente,immorale. In piùla consideranoseducente e que-sto accresce l’ur-genza di opporsial suo influsso”(Samuel Huntin-gton).

Nel mondo

globalizzato (dominato dall’economiadi mercato, l’individualismo, l’edoni-smo, la democrazia politica, il consu-mismo, la società dell’informazione) lariscoperta della religione (del sacro) èla risposta islamica, contro l’idea che ilmondo possa diventare una sola casa.Del resto l’Islam impone doveri politiciai credenti. “A differenza del cristiane-simo, rende la fede un valore di ordinepolitico, di fatto, il solo valore che con-ferisce alla città terrena la sua ragioned’essere” (P.J. Vatikiotis).

Molto diversa è ovviamente la con-dizione dei musulmani immigrati dalungo tempo, e parzialmente integratinell’Occidente. Per loro l’Islam èormai prevalentemente la religionepersonale: una serie di riti e di com-portamenti dettati da regole etiche.Tuttavia, anche la condizione dei mu-sulmani immigrati non può prescin-dere da sorprendenti costanti, inragione dell’inseparabile “totalità”della dottrina. È imperdonabile per gliuomini liberi dell’Occidente ignorare,per lo meno sotto il profilo intellet-tuale, questa verità indiscutibile.

5L’oPiNioNE delle Libertà

Istanbul: guerra di religione o scontro di civiltà?di Guido Guidi

giovedì 5 gennaio 2017

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Esteri

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Una delle interpretazioni più riu-scite di Valerio Mastandrea,

unico attore in scena: lo spettacolo“Migliore” torna a Roma al TeatroAmbra Jovinelli dal 5 al 22 gennaio.L’autore, Mattia Torre (una dellefirme della nota serie televisiva“Boris”), sta portando sullo stessopalco una rassegna composta da tresuoi lavori, uno di seguito all’altro.In proposito, gli rivolgiamo alcunedomande.

Ci presenta la trilogia, e “Mi-gliore”?

All’Ambra Jovinelli riprendiamotre spettacoli: il primo è stato “Qui eora” (con Paolo Calabresi e ValerioAprea, ndr), questo è il secondo e ilterzo sarà “456” (con Massimo DeLorenzo, Cristina Pellegrino, CarloDe Ruggieri, ndr) a febbraio. “Mi-gliore” l’abbiamo fatto nel 2005, hagirato qualche anno in tournée esiamo molto felici di riportalo inscena. Racconta la crisi di un uomobuono che per una serie di motivi di-venta cattivo, e allora la società gliapre tutte le porte. Un lavoro co-mico, ma con una metafora stra-ziante: ci chiedevamo se fosse datato,e invece - purtroppo - continua tri-stemente a dire qualcosa del nostroPaese.

Com’era nato?Osservando questo mondo, dove

paradossalmente la prevaricazione el’arroganza spesso vengono pre-

miate. Era molto stimolante vedereValerio Mastandrea in scena da solo,immaginare che potesse raccontareuna storia - e tutto un mondo - sem-plicemente con l’uso della parola,delle luci e delle musiche.

In una società basata sulla preva-ricazione, un personaggio che ne in-carna lo spirito esercitaun’irresistibile fascinazione su quantilo circondano. È questo il nucleo cherende lo spettacolo così durevole nel

tempo?Da una parte

sì, poi mi piacequella strana am-biguità per cui ilpubblico si ri-trova a tifare perlui: il sentimentodel riscatto è con-tagioso e affasci-nante, salvo poirendersi conto chesi tratta di un per-corso molto ango-sciante, appuntoperché raccontaun mondo chepremia quel tipodi violenza. Il ca-risma di Valerio è

tale per cui riesce a coinvolgere glispettatori in una parabola infernale,e poi tornando a casa ci si chiede:“Ma che mi rido?”. Questo è un po’il suo senso.

Il testo è stato pensato da subitoper Mastandrea?

Sì, perché avevo quest’idea e an-cora non lo conoscevo. Alla fine del2004 gliel’ho proposta, a lui è pia-ciuta. L’Ambra Jovinelli cercava unospettacolo, per cui c’è stato un pic-colo “big bang” che l’ha fatto na-scere.

Nel corso degli anni ci avetemesso mano per mantenerlo al pre-sente?

Lo spettacolo è rimasto invariato,ci sono solo piccoli aggiustamenti emodifiche. Mi ha stupito vederequanto continuasse in qualche modoad essere attuale e potente.

Che riscontro ha avuto in giro perl’Italia?

È andato sempre bene. Tornare aRoma è una festa, sia per l’amore cheil pubblico ha per Valerio, sia perché- per me - lo spettacolo è una “vec-chia gloria”, quindi non vedo l’oradi rivederlo. Mi ha sempre stupito lagrande presa che quest’attore ha sututto il Paese, dove va lui riempie i

teatri, è commovente. Qui sono tran-quillo, è una ripresa e quindi non hol’ansia da debutto.

Quale tipo di approccio ha allacommedia, che è la sua dimensioneartistica, e come la intende?

Per me è un mezzo per raccontareanche storie terribili. Cerco sempredi scrivere in primo luogo di qual-cosa che vorrei vedere da spettatore,e poi di pezzi di questo quotidiano,piuttosto complesso, e di questoPaese, a suo modo così violento.

Cinema, televi-sione e teatro:come si muove neidiversi ambiti?

Più o meno conla stessa postura,cambiano i mezzie la destinazione fi-nale ma provo co-stantemente aparlare di qualcosache ci riguardi e inqualche modo stu-pisca. Ma il mio èanche un tentativodi guardare adaspetti di ciò checonosciamo, ma-gari trattati con

una chiave differente. È lo stesso ap-proccio che abbiamo avuto con“Boris”, per certi versi un documen-tario che raccontava pezzi di realtàche uno non è abituato a vedere, ocomunque non in maniera così pro-fonda. E poi, la commedia è unmodo anche per coinvolgere il pub-blico su temi che non sono necessa-riamente comici. Questo è ilprincipio che continua ad esaltarmi,nella scrittura e nella messa in scena.

Tre lavori, altrettanti cast diffe-renti: qual è il suo rapporto con gliattori?

Molto forte. Intanto sono sempreorgoglioso dei bravissimi attori concui ho il privilegio di lavorare, masoprattutto di condividere un in-tento: nella nostra piccola comunitàdi amici partiamo sempre da un’idea,dal perché si fa qualcosa, dal sensoche ha. L’aspetto che mi piace di que-sto lavoro è il fatto di non usare l’at-tore come semplice esecutore, per cui- chiaramente - il suo apporto di-venta ancora più forte.

Ci dice qualcosa anche di “456”?È forse lo spettacolo più impor-

tante che ho fatto, anche se in una si-tuazione produttiva più piccola,diciamo da campionato minore, peròci sono molto legato.

Sta lavorando a qualcos’altro?Ad una serie televisiva che ho

scritto e diretto. Spero andrà in ondaa marzo, purtroppo non posso anti-cipare altro, io poi odio quelli che lodicono, però purtroppo - per obbli-ghi contrattuali - è così.

7L’opinione delle Libertàgiovedì 5 gennaio 2017

Il fascino del mostro, Mastandrea è “Migliore” a teatrodi Federico raponi

Cultura

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