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OPERA ARMIDA BARELLI
ROVERETO
PROVINCIA AUTONOMA
DI TRENTO
CORSO PER OPERATORE SOCIO SANITARIO
SEDE DI LEVICO TERME
IGIENE AMBIENTALE
(Modulo Generale 4 – Unità Didattica n° 2)
A cura di: Ivano Zampedri
Data di pubblicazione: 17 novembre 2014
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INDICE
Igiene degli ambienti confinati Pag. 4
Il microclima Pag. 8
L’inquinamento Pag. 11
Smaltimento rifiuti Pag. 13
Guida allo studio Pag. 18
Lo sporco e la polvere Pag. 19
Pulizia Pag. 28
Pulizia in ospedale - strutture - domicilio Pag. 32
Strumenti per la pulizia Pag. 34
Disinfestazione Pag. 37
Guida allo studio Pag. 40
Rimozione dello sporco - i detergenti Pag. 41
Le cere Pag. 49
La disinfezione Pag. 51
Livelli di disinfezione Pag. 56
Principali classi di disinfettanti Pag. 57
La decontaminazione Pag. 61
Guida allo studio Pag. 64
La sterilizzazione Pag. 65
Classificazione del materiale e trattamento degli strumenti Pag. 73
Guida allo studio Pag. 75
L’ospedale e i percorsi Pag. 76
Trasporto dei materiali Pag. 78
Guida allo studio Pag. 81
Bibliografia Pag. 82
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Al termine degli incontri dovremo essere in grado di:
Individuare i principali requisiti di salubrità e di comfort degli ambienti di vita e di cura.
Descrivere l’igiene dell’ambiente fisico, le principali cause di inquinamento e i mezzi di
prevenzione.
Distinguere le differenti modalità di smaltimento dei rifiuti urbani e ospedalieri.
Descrivere modalità e procedure rispetto al rischio e alle esigenze di pulizia e sanificazione
ambientale.
Distinguere i rischi, l’intervento igienico e la procedura rispetto alla manipolazione e al
trattamento dei materiali sanitari e riutilizzabili
Distinguere le differenti caratteristiche e modalità di trasporto del materiale sanitario ed
economale.
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IGIENE DEGLI
AMBIENTI CONFINATI
È fondamentale per conservare lo stato di salute poter disporre di alloggi igienicamente sani in
quanto il tempo trascorso in casa soprattutto per una parte della famiglia come bambini, casalinghe
e vecchi è estremamente elevato.
Questo vuol dire:
avere un’abitazione dove il numero degli ambienti sia in relazione ai componenti della famiglia
e alle condizioni sociali e fisiche degli stessi;
avere un’abitazione che sia provvista di stanze sane ed arieggiate con serramenti in perfetto
stato di chiusura, di impianto elettrico, di riscaldamento e di distribuzione dell’acqua;
avere una casa che sia lontana da zone umide e sia assicurata da servizi pubblici (fognature,
condutture elettriche, ecc.);
avere un’abitazione dove siano ridotti al massimo gli inquinamenti microbici e chimici.
Ultimamente la salute in ambiente domestico è insediata da una serie di nuovi fattori quali:
le nuove povertà (italiani, immigrati) che si accompagnano a condizioni abitative inadeguate;
l’adozione di alta tecnologia (elettrodomestici) non sempre accompagnati da alta coscienza
igienica;
l’inesperienza anche delle più elementari norme igieniche;
la comparsa di nuovi patogeni e/o resistenze batteriche;
la presenza in casa di soggetti ammalati, deospedalizzati in modo precoce o con problemi di
immunodepressione;
la presenza in casa di animali d’affezione anche non tradizionali.
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L’ORIENTAMENTO
L’orientamento corrisponde all’esposizione da dare al fabbricato perché determinati locali abbiano
a fruire del massimo di soleggiamento e di illuminazione naturale.
Così i locali dove si sta più tempo durante il giorno (cucina, soggiorno, salotto), è bene che siano
rivolti a sud.
TIPOLOGIA DEGLI ALLOGGI
Il numero delle stanze deve essere proporzionato a quello dei componenti e questo si esprime con
l’indice di affollamento (I.A.).
L’I.A. è un buon indicatore della disponibilità delle abitazioni; oltre che un fattore rilevante di
rischio di malattia, considerando che, specie nei bambini le malattie infettive sono correlate ad un
elevato affollamento.
Laddove vi sono persone con problemi fisici tipo handicap, servono alloggi adatti con ascensori,
pochi gradini, pavimenti regolari e non sconnessi, ecc.
Particolare attenzione va posta nell’eliminazione dei fattori di rischio per la prevenzione degli
incidenti domestici.
CONTAMINANTI BIOLOGICI
La presenza di microrganismi vitali (batteri, virus, funghi), pollini, spore ed acari rende un ambiente
igienicamente non sicuro.
Parleremo di questo più dettagliatamente quando affronteremo il discorso della sanificazione
ambientale. Anche la presenza di animali domestici, se non viene curata la loro igiene, può
determinare problemi per la salute umana.
INQUINANTI CHIMICI
La questione dell’inquinamento degli ambienti interni ha visto un’accelerazione a seguito della
tendenza a ridurre la ventilazione mediante isolanti per far fronte alla crisi energetica degli anni
settanta.
Fra gli inquinanti domestici ricordiamo vari gas come il metano, il GPL e il monossido di carbonio.
Altre sostanze rilevabili sono il radon, il fumo di sigaretta che danneggia sia il fumatore attivo sia
passivo, vernici sintetiche, formaldeide, smacchiatori, deodoranti, solventi e disincrostanti usati per
le pulizie ambientali.
L’ossido di carbonio è forse il veleno più subdolo e pericoloso fra quelli che ci circondano in
quanto blocca l’emoglobina del sangue senza peraltro essere avvertibile dal nostro olfatto.
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Il radon è un gas radioattivo naturale, inodore, insapore e incolore che proviene dal terreno
sottostante la casa e vi entra attraverso crepe e fessure delle pareti e dei pavimenti. Viene così
aspirato dall’uomo ed accresce il rischio di contrarre un tumore dei polmoni.
La formaldeide presente nella fabbricazione di resine e colle sintetiche utilizzate per costruire
trucciolari, panforti, tappezzerie porta se inalata a irritazione delle vie respiratorie.
A parte la scelta di prodotti meno dannosi, la lotta agli inquinanti domestici si attua con un aumento
dell’areazione dei locali, a meno che non esista un ancora più forte inquinamento esterno o che
temperature rigide comportino, come conseguenza della maggiore ventilazione, un dispendio
energetico inaccettabilmente alto.
CAMPI MAGNETICI
Oggigiorno si parla molto di campi elettromagnetici capaci di nuocere alla salute (es. problemi di
sonno). Per questo sarebbe meglio evitare che il circuito elettrico (cavi e prese) della camera da
letto sia disposto lungo tutte le pareti, meglio creare un impianto elettrico con cavi schermati per
ogni punto luce o utilizzare un disgiuntore di corrente per togliere la tensione dall’impianto quando
non viene utilizzato. Per lo stesso motivo è meglio rinunciare a radiosveglie, tv e computer vicino al
letto.
La casa inoltre andrebbe costruita lontano da linee elettriche ad alta tensione.
Anche gli esperti dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) si sono espressi sui requisiti
che devono avere le abitazioni:
1. ciascuna famiglia deve disporre di un alloggio ben costruito, in buono stato ed indipendente;
bisogna prevedere per ogni alloggio:
un numero di stanze, una superficie utile ed un volume confinato sufficienti a soddisfare i
bisogni dell'igiene ed a permettere una vita familiare conforme agli usi ed alla cultura della
regione; i locali dovranno essere utilizzati in maniera che né le stanze di soggiorno, né le
stanze di riposo siano sovraffollate.
Il minimo di intimità auspicabile per permettere ai diversi membri della famiglia di isolarsi
gli uni dagli altri, di non essere disturbati da fattori esterni.
Separazione delle stanze in cui dormono adolescenti ed adulti di sesso differente, salvo ciò
che concerne gli sposi.
Una rete di approvvigionamento idrico sufficiente per tutti gli usi individuali necessari
all'igiene, al conforto ed alla pulizia.
Un buon sistema igienico di evacuazione delle acque usate, dei rifiuti solidi domestici ed
altri rifiuti.
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Installazioni appropriate nei bagni, in cucina e per la sistemazione degli alimenti, degli
utensili domestici e degli effetti personali.
Protezione sufficiente contro il caldo e il freddo, contro il rumore e l'umidità.
Aerazione adeguata ed atmosfera interna non contenente sostanze deleterie o tossiche.
Una illuminazione naturale ed artificiale sufficiente.
2. Il fabbricato deve essere situato in un aggregato edilizio razionalmente sistemato nel quadro
locale e regionale.
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MICROCLIMA
Per microclima degli ambienti confinati si intende l'insieme delle condizioni climatiche ambientali
(ventilazione - temperatura - umidità - illuminazione) che si ritrovano negli spazi chiusi destinati al
soggiorno dell'uomo, come case di abitazione, scuole, ospedali, case di cura, luoghi di lavoro, di
ristorazione e ricreazione collettiva, ecc.
Tanto la composizione chimica quanto le caratteristiche fisiche dell'aria sono estremamente
variabili; la loro conservazione in termini di salubrità è un impegno per tutti, con particolare
attenzione agli ambienti confinati. Con l'inspirazione, l'individuo introduce ossigeno ed espirando
elimina anidride carbonica; più persone in un ambiente chiuso fanno diminuire la percentuale di
ossigeno e aumentare quello di anidride carbonica (CO), determinando dell'aria viziata (la quantità
di CO non deve superare l'1 x 1000).
In presenza di aria viziata un individuo compie atti respiratori più frequenti e meno profondi,
avendo a disposizione un tipo di aria povera di ossigeno: alla lunga, si determina uno stato di
coscienza intorpidito, una sensazione di stanchezza, compare cefalea e uno stato di malessere
indefinito che genera ansia; i pazienti per esempio non hanno bisogno di questo ulteriore stress. Il
controllo del microclima è importante per tutte le persone soprattutto per quelle che soggiornano nei
luoghi di cura.
Per correggere l'aria viziata il semplice intervento richiesto è la ventilazione, ed otterremo il
ricambio dell'aria, ma anche la diminuzione della temperatura, ricordando che le alte/umide
temperature determinano un clima favorevole alla proliferazione dei germi.
In ambienti di area critica (sale operatorie, terapie intensive) l'aria circola in circuiti chiusi,
garantendo un ricambio sistemico, che può essere predeterminato, secondo i bisogni specifici; l'aria
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di questi ambienti è caratterizzata da pressione più elevata all'interno (pressione positiva), al fine di
contrastare l'ingresso di aria all'esterno, non filtrata, quindi potenzialmente inquinante.
Possono essere identificati alcuni momenti della giornata in cui è più opportuno procedere alla
ventilazione:
al mattino, dopo il rifacimento dei letti, durante gli interventi di pulizia;
nel primo pomeriggio, dopo il pasto e il giro di riassetto;
in ospedale ancora nel tardo pomeriggio, dopo le visite parenti e la cena, per la preparazione a
una buona notte.
Altro fattore da salvaguardare è il comfort termico dato da una temperatura ambientale dove
l'uomo possa mantenere uno stato di benessere psico-fisico rispetto all'ambiente in cui vive o in cui
svolge la propria attività lavorativa.
Si realizza uno stato di comfort creando una situazione di neutralità termica nella quale l'equilibrio
uomo/ambiente sia contenuto con un impegno minimo dei meccanismi di termoregolazione.
La temperatura ambientale dipenderà dalle attività svolte in quell'ambiente e quella più idonea è
compresa tra i 18 e i 20°C.
Il benessere termico è condizionato da un altro fattore che è l'umidità.
In condizione di temperatura normale (18 - 20°C) l'umidità può variare tra il 40 ed il 60% se essa
scende si avverte una sgradevole sensazione di secchezza delle vie aeree superiori. se essa aumenta
si avverte un senso di oppressione, mentre anche l'ambiente ne risente (efflorescenza dei sali
solubili nei materiali porosi, distacco di vernici, ammuffimenti, sgretolamenti degli intonaci,
corrosione dei metalli, condizioni generali di insalubrità dell'ambiente).
Se l'umidità è alta si devono risolvere eventuali problemi ambientali come l'eliminazione di
infiltrazioni, garantire un congruo funzionamento del riscaldamento e un adeguato ricambio d'aria,
ridurre il sovraffollamento nonché usare deumidificatori.
Se l'umidità è bassa si devono utilizzare evaporatori, umidificatori, panni bagnati sui termosifoni o
più semplicemente pentole di acqua sulle stufe.
Per i reparti di degenza sono consigliate temperature dell’aria comprese tra 20 e 24° C in inverno e
22 – 26° C in estate con valore di umidità relativa variabile entro limiti molto ampi tra 35 – 70 %.
Per quanto riguarda i cosiddetti reparti di cura (come le sale operatorie) sono proposti valori di
temperatura dell’aria e di umidità sensibilmente più elevati attorno a 50 – 60 %. Per i locali adibiti
ad uffici sono invece raccomandati valori di temperatura dell’aria compresi tra 20 e 24° C, di
umidità tra 40 e 70 %.
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Tutti i locali destinati ad accogliere persone devono infine essere forniti di una superficie finestrata
apribile di dimensioni adeguate ad assicurare una sufficiente illuminazione naturale diretta oltre
che, come abbiamo visto una adeguata aerazione.
Se l'illuminazione naturale è obbligatoria (il sole è considerato un mezzo di disinfezione naturale),
d'altra parte va ricordato che un eccesso di illuminazione diretta risulta fastidioso per fenomeni di
abbagliamento e quindi di affaticamento visivo che provoca alle persone che si trovano esposte
all'azione dei raggi solari; è quindi necessario che le superfici finestrate siano dotate di dispositivi
che consentono il loro oscuramento parziale o totale. L'illuminazione dipenderà dal tipo di attività
svolta e più le attività sono complesse, maggiore sarà l'intensità luminosa richiesta.
Per garantire l'illuminazione in determinati parti della giornata si utilizza l'illuminazione artificiale
che nel limite del possibile dovrebbe avere le caratteristiche di quella naturale (non abbagliare e non
affaticare).
LA DIFESA CONTRO I RUMORI
Il rumore si differenzia dal suono perché origina da vibrazioni irregolari ed è percepito dall'uomo
in maniera non piacevole, anzi fastidiosa e se prolungato addirittura dolorosa.
Negli ospedali e nelle strutture, il rumore può essere di provenienza esterna (traffico stradale,
attività edilizie che implicano, in particolare, l'uso del martello pneumatico). Ciò comporta
l'opportunità di una adatta ubicazione di queste strutture in un'area né urbana, né industriale e
sull'esigenza di impiego di barriere protettive come per esempio degli alberi o delle alte siepi che
renderebbero nello stesso tempo gradevole l'ambiente.
Il rumore può comunque originarsi anche all'interno della struttura.
Fonti interne di rumore sono le comunicazioni verbali (che dovrebbero essere mantenute entro toni
di voce tali da non arrecare disturbo), lo squillo del telefono, il movimento dei carrelli, la chiusura
troppo brusca di infissi, il funzionamento di apparecchiature e di impianti di ventilazione nonché
qualsiasi altro rumore originato dall'operatore durante le normali attività.
Molti di questi rumori potrebbero essere evitati con l'adozione di idonei comportamenti da parte del
personale e con lo svolgimento di un'opera educativa nei confronti di degenti e visitatori. Inoltre
l'uso di materiale fonoassorbente potrebbe sicuramente aiutare nella lotta contro i rumori e
contribuirebbe così a migliorare il comfort dei soggetti per i quali alle volte la necessità di quiete è
pari a quella di specifiche cure mediche.
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INQUINAMENTO
DEFINIZIONE
Per inquinamento si intende l’introduzione nell’ambiente di sostanze o fattori fisici in grado di
provocare disturbi o danni all’ambiente stesso.
TIPI DI INQUINAMENTO
Quando si parla di inquinamento si pensa principalmente all’inquinamento atmosferico e cioè alla
modificazione della normale composizione dell’aria atmosferica ad opera di fumi, gas, polveri,
odori, in quanto costituisce uno degli aspetti più pericolosi e preoccupanti, oppure
all’inquinamento idrico, provocato da scarichi industriali, agricoli e urbani, o ancora
all’inquinamento del suolo, per l’accumulo di rifiuti solidi e liquidi prodotti da attività industriali e
domestiche e dall’uso scorretto in agricoltura di fertilizzanti ed anticrittogamici.
Non dobbiamo però scordare altri tipi di inquinamento meno evidenti ma ancora più difficili da
arginare come l’inquinamento acustico, presente nelle vicinanze di insediamenti industriali e strade
trafficate, l’inquinamento elettromagnetico legato al proliferare di stazioni radiotelevisive,
l’inquinamento termico come avviene per esempio utilizzando le acque di un fiume per il
raffreddamento di una centrale, l’inquinamento luminoso provocato dall’uso indiscriminato di
illuminazioni stradali.
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PROBLEMI DATI DALL’ INQUINAMENTO
L’intelligenza dell’uomo ha rivoluzionato il modo di vivere la quotidianità creando comfort
attraverso invenzioni come le automobili le industrie, gli impianti di riscaldamento, gli
elettrodomestici. Purtroppo il comfort ha portato inevitabilmente ad una serie di effetti negativi
come appunto l’inquinamento. Fra le conseguenze dell’ inquinamento ricordiamo i danni naturali
come le desertificazioni, lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumento delle temperature, l’effetto serra,
le piogge acide, il buco nell’ozono, danni alla flora e alla fauna, il degrado ambientale in generale.
Studi scientifici hanno ormai dimostrato l’effettiva responsabilità dell’inquinamento
sull’incremento della morbilità (induzione delle malattie) e della mortalità nella popolazione. Ed
ecco allora comparire sempre nuove malattie respiratorie, allergie, tumori a carico di tutti gli
apparati corporei. Ed è appunto l’apparato respiratorio il sistema più esposto all’effetto dannoso
dell’inquinamento ambientale.
L’aria è un miscuglio di gas fra cui ricordiamo l’azoto per il 78%, l’ossigeno per il 21%, ed altri gas
minori come l’anidride carbonica, l’ozono, l’argon, l’idrogeno.
Nell’aria purtroppo possiamo trovare sostanze dannose come composti gassosi tipo l’ossido di zolfo
che deriva dai processi di combustione del petrolio o l’ossido di azoto proveniente dagli impianti
industriali e dai veicoli a motore o il monossido di carbonio proveniente per esempio dai gas di
scarico dei motori a benzina o contaminanti solidi come le temute polveri sottili.
COSA È POSSIBILE FARE
Molte azioni devono ovviamente essere condotte dallo Stato e fra queste ricordiamo l’emanazione
di leggi adeguate, il finanziamento della ricerca, la diffusione di una informazione corretta, la tutela
di zone di interesse paesaggistico, la creazione di spazi verdi nelle città.
Per combattere l’inquinamento, molto però, possono e devono fare anche tutti i cittadini come
seguire questi semplici consigli elaborati da un gruppo di studenti di una scuola media:
Rispettare l’ambiente
Utilizzare i mezzi pubblici
Utilizzare la bicicletta
Effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti
Preferire prodotti in confezioni riciclabili
Preferire prodotti che riducono al minimo l’imballaggio
Non acquistare prodotti usa e getta
Agire in modo di non recare direttamente danno
Preferire prodotti provenienti da coltivazioni biologiche
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SMALTIMENTO
RIFIUTI
RIFIUTI DOMESTICI
Per quanto riguarda i rifiuti assimilabili agli urbani, tutte le persone devono diventare consapevoli
del degrado ambientale che si produce con una raccolta ed uno smaltimento dei rifiuti inadeguato.
Per salvaguardare l’ambiente non dobbiamo però pensare unicamente ad un corretto smaltimento
dei rifiuti ma bisogna anche agire su altri livelli prima ancora di produrre gli stessi rifiuti.
Gli interventi da attuare si potrebbero riassumere nella “strategia delle cinque R”.
1R. Riduzione all’origine dei rifiuti.
Scegliendo i prodotti con meno imballaggi ed evitando gli sprechi (es. l’eccessivo utilizzo di carta
da ufficio o di buste di plastica per la spesa)
2R. Raccolta differenziata.
Impegnandosi a differenziare i rifiuti riciclabili e a conferirli negli appositi cassonetti.
3R. Riuso degli oggetti ancora utili.
Ad esempio i barattoli e le bottiglie di vetro o il lato bianco delle fotocopie per prendere appunti.
4R. Riciclo dei materiali utili.
Il vetro, la carta, l’alluminio, il ferro, la plastica, il compost possono essere utilizzati nell’industria,
nell’edilizia, in agricoltura.
5R. Recupero di energia
Molti rifiuti possono essere utilizzati come combustibili in nuovi e moderni impianti di
termovalorizzazione e minimo impatto ambientale
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RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI
Quasi tutti i materiali che ci circondano possono avere una nuova vita dopo il loro primo utilizzo.
Nella maggior parte dei casi, produrre oggetti con materiali riciclati ha costi minori e meno impatto
sull’ambiente rispetto all’uso di materie prime vergini con risultati identici dal punto di vista
qualitativo. Inoltre, alcuni rifiuti contengono sostanze inquinanti dannose per la salute e vanno
perciò raccolti a parte.
Quali sono dunque i vantaggi della raccolta differenziata?
È un grande risparmio di energia. Gettar via qualcosa significa infatti gettar via anche l’energia
consumata per produrla. Inoltre produrre oggetti con materiali di recupero richiede meno
energia che produrli utilizzando materie prime.
Si frena lo sfruttamento di preziose risorse, in molti casi già scarse in natura.
Si riduce la massa dei rifiuti da smaltire, che sono di per sé un problema
Si eliminano correttamente eventuali rifiuti dannosi ed inquinanti.
Quali sono le regole da osservare?
Fare la raccolta differenziata in casa è una pratica semplice che non comporta particolari sforzi. In
fondo la quantità di rifiuti da portare nel cassonetto rimarrà la stessa. L’unica differenza è che sarà
necessario raccoglierla in più pattumiere. Una regola base della raccolta differenziata è che i
materiali raccolti non devono contenere residui di cibo o di altre sostanze. Per fare ciò, basta
sciacquare o pulire l’interno dei contenitori prima di metterli nella pattumiera casalinga della
raccolta differenziata.
COMPOSTAGGIO
Circa il 25-30% dei rifiuti domestici è composto da rifiuti organici come gli scarti da cucina, il
fogliame gli sfalci e le erbacce. Questo insieme di rifiuti è detto frazione organica o frazione umida
ed ha la caratteristica di essere biodegradabile. Grazie all’intervento dei microrganismi, la frazione
organica, se sistemata adeguatamente, si trasforma in pochi mesi in compost, un concime naturale
simile all’humus, utilizzabile per arricchire i terreni e il terriccio dei vasi. In questo modo, oltre a
ridurre la quantità di rifiuti prodotti, si salvaguarda l’ambiente perché si evita di ricorrere a
fertilizzanti chimici o a terricci prodotti nelle torbiere ormai in esaurimento.
Creare il compost in casa è semplice, conveniente e non presenta particolari problemi. E’
indispensabile selezionare i rifiuti più adatti ed inserirli nella compostiera.
La compostiera è un contenitore capace di raccogliere ed arieggiare i rifiuti che vengono aggiunti
mano a mano che vengono prodotti.
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RIFIUTI SANITARI
Per rifiuto sanitario si intende quel rifiuto proveniente da ospedali, case di cura e affini, pubbliche
e private che svolgono attività medica e veterinaria di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione.
Rientrano in tale tipologia di rifiuti anche quelli prodotti a domicilio qualora provengano da attività
assistenziali rivolte alla cura di utenti e che come rischio risultino analoghi a rifiuti pericolosi a
rischio infettivo.
Anche se dal punto di vista dei rischi non esistono prove certe che documentino un maggior rischio
dei rifiuti sanitari rispetto agli urbani (derivanti dalle abitazioni, strade, aree pubbliche, ecc.), si
possono ipotizzare comunque dei rischi in quanto tali rifiuti potrebbero contenere sostanze
chimiche, radioattive o una notevole concentrazione microbica.
I rischi ipotizzabili possono essenzialmente essere ricondotti a tre tipi:
1. Rischio fisico: da eventuale contaminazione con sostanze radioattive.
2. Rischio chimico/irritativo: da contatto o inalazione di sostanze chimiche.
3. Rischio biologico-putrefattivo: diffusione di odori sgradevoli, perdita di percolati ad alto
contenuto organico e batterico, sviluppo di insetti e roditori, presenza e diffusione di
microrganismi.
I rifiuti sanitari secondo il D.P.R. 254/2003 sono raggruppati nelle seguenti categorie:
A RISCHIO INFETTIVO
PERICOLOSI
NON A RISCHIO INFETTIVO
NON PERICOLOSI
CHE RICHIEDONO PARTICOLARI SISTEMI DI GESTIONE
ASSIMILATI AGLI URBANI
Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo in questa categoria rientrano tutti i rifiuti che
provengono da ambienti di isolamento infettivo. Per gli altri reparti sono da considerarsi i rifiuti
che contengono sangue in quantità da renderlo visibile escluso gli assorbenti igienici. Per i
rifiuti contaminati da feci ed urine rientrano in questa categoria solo se il medico che ha in cura
il paziente ne ravvisi una patologia trasmissibile attraverso tali escreti. Rientrano invece tutti i
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seguenti liquidi: liquido seminale, cerebro-spinale, sinoviale, pleurico, peritoneale, pericardio,
amniotico e secrezioni vaginali. Infine rientrano anche i rifiuti provenienti da attività veterinaria
contaminati da agenti patogeni per l’uomo e l’animale. In definitiva possiamo considerare per
esempio come rifiuti pericolosi a rischio infettivo i taglienti, le garze e i presidi con sangue e
tutti i rifiuti compresa la spazzatura che proviene dai reparti per malattie infettive, nonché tutto
ciò che è contaminato da liquidi corporei interni con esclusione di feci ed urine dove è richiesta
una eventuale dichiarazione medica per malattie trasmissibili con tali modalità.
Rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo (liquidi di fissaggio, sostanze che
contengono mercurio, soluzioni con metalli pesanti, filtri esausti di cappe chimiche).
Rifiuti non pericolosi si trovano in questi rifiuti, tutti quei rifiuti che pur non essendo pericolosi
non sono, di norma, assimilati ai rifiuti urbani se non con apposite convenzioni. (es. siringhe e/o
presidi non usati ma scaduti)
Rifiuti sanitari che richiedono particolari sistemi di gestione (farmaci scaduti, stupefacenti,
medicinali citotossici, organi e parti anatomiche non riconoscibili).
Rifiuti sanitari non pericolosi assimilati agli urbani: quelli provenienti da cucine, imballaggi
in genere, dalla pulizia dei locali, da attività di giardinaggio, vetro, carta, cartone, materiale
ingombrante, plastica. Inoltre gessi ortopedici, sacche per le urine, guanti purché ovviamente
non contaminati da sangue e tutti gli assorbenti igienici.
MODALITÀ DI SMALTIMENTO
Ai fini della riduzione del quantitativo dei rifiuti sanitari da avviare allo smaltimento, deve essere
favorito il recupero di alcune categorie di rifiuti sanitari attraverso la raccolta differenziata quali i
contenitori in vetro dei farmaci escluso i farmaci antiblastici o se contaminati da materiale biologici,
imballaggi di carta, ecc.
I rifiuti sanitari assimilati agli urbani possono essere conferiti al servizio pubblico nei normali
cassonetti delle immondizie (rispettando la differenziazione come umido, plastica, vetro,
residuo secco, ecc,), quindi avviati alla raccolta differenziata, all’ inceneritore o alla discarica.
I rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo devono essere raccolti in contenitori appositi e
conferiti a ditte specializzate le quali prima dell’incenerimento possono provvedere al recupero
di materie prime.
I rifiuti che prevedono particolari modalità di gestione come le parti anatomiche non
riconoscibili, farmaci, gli stupefacenti e i prodotti citotossici devono essere avviati
separatamente all’inceneritore. Si ricorda la necessità di irrorare tutti i rifiuti che sono venuti a
contatto con medicinali citotossici e citostatici con una soluzione di ipoclorito di sodio prima
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della chiusura del contenitore; questa operazione non deve essere considerata quale disinfezione
ma neutralizzazione chimica di questi farmaci.
Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo devono seguire queste direttive:
- essere raccolti in contenitori che abbiano caratteristiche di sicurezza (resistenza agli urti,
chiusura a tenuta per i liquidi e cioè con sacco interno impermeabile); i rifiuti di emodialisi e
dei reparti di malattie infettive vanno raccolti in contenitori separati e il sacco interno non va
chiuso perché a differenza del contenitore proveniente dagli altri reparti che viene
sterilizzato e recuperato, questo va incenerito assieme al sacco e al suo contenuto. Si parla di
un contenitore primario (il sacco impermeabile o il contenitore rigido per taglienti) che deve
essere messo in un contenitore secondario (contenitore rigido di plastica dura con
coperchio);
- stoccare i rifiuti per un tempo limitato in un locale idoneo (5 giorni o 30 se quantitativi
piccoli). La decisione circa la possibilità di deposito di tali rifiuti a domicilio dell'utente è
attribuita all'operatore che verifica la ricorrenza di condizioni di sicurezza nell'ambito
famigliare (esempio presenza di bambini, supporto famigliare adeguato). In ospedale devono
esistere procedure di sicurezza atte a far fronte ad eventuali spandimenti di materiale nel
locale di stoccaggio. (presenza di DPI e materiale assorbente);
- tenere apposite registrazioni di carico e scarico e anche di controllo sul locale stoccaggio;
- trasportare i rifiuti nelle sedi di smaltimento/incenerimento, tale trasporto deve essere
effettuato da ditte autorizzate che devono attenersi a direttive molto severe;
- questi rifiuti possono essere anche sterilizzati e poi immessi nei rifiuti urbani necessitando
però di trasporto separato da questi e di apposita autorizzazione.
Per quanto riguarda gli aghi e i taglienti si ricordano le disposizioni contenute nel D. m. 28
settembre 1990 già viste nell’unità didattica “Prevenzione e sicurezza”.
Gli operatori se lo vogliono possono svolgere un ruolo determinante nel campo dei rifiuti. Infatti,
oltre ad attuare correttamente le disposizioni di differenziazione dei rifiuti esistenti nella realtà di
ognuno, hanno altre due funzioni importantissime per il fatto che agiscono all’origine, a livello di
produzione dei rifiuti e non solo di smaltimento. Ancora una volta si tratta di prevenzione, dato che
è possibile anzitutto evitare lo spreco di materiale, soprattutto se monouso, invitando chi lavora con
noi a fare lo stesso. Questi materiali hanno non solo un costo di acquisto, ma anche un costo di
smaltimento che senza dubbio è quello più caro, in quanto pagato sì in termini monetari, ma anche
ambientali e di conseguenza in termini di salute umana, che si può ricondurre nuovamente ad un
discorso economico.
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GUIDA ALLO STUDIO
Esponi il concetto di abitazione salubre.
Che cos’è il microclima e quali caratteristiche deve possedere?
Quali sono le principali fonti di inquinamento?
Nomina alcuni inquinanti chimici dell’aria confinata.
Perché in ospedale è importante la prevenzione dei rumori?
Quali attenzioni bisogna avere nello smaltimento dei rifiuti domestici?
Che cos’è un rifiuto sanitario e quali problemi potrebbe rappresentare?
Come vengono classificati i rifiuti sanitari?
Quali sono i compiti dell’Oss rispetto alla raccolta dei rifiuti pericolosi a rischio infettivo?
Come devono essere smaltiti i vari rifiuti sanitari?
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SPORCO
E POLVERE
Lo sporco si potrebbe definire come qualche cosa che provenendo dall'esterno o dall'interno procura
disturbo ad un certo ambiente.
Tale disturbo potrebbe essere di natura puramente estetica, ma potrebbe concretizzarsi anche in un
rischio infettivo.
Lo sporco è un ottimo terreno di coltura per i microrganismi
Ovviamente non tutti gli sporchi sono uguali e pertanto anche i rischi cambiano (nello sporco
organico ci sarà più concentrazione batterica che nello sporco magro).
Per riconoscere l'entità del rischio e per poterlo rimuovere con la pulizia è fondamentale
riconoscerlo il più a fondo possibile.
Lo sporco è un sistema e bisogna conoscerlo bene prima di
poterlo combattere
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LE FORME DI SPORCO
Polvere Sporco magro Sporco grasso
o polvere agglomerata o agglomerato
(polvere + acqua = fango) (polvere + grasso = unto) o
polvere secca La polvere oleosa assorbe umidità e diventa sporco
agglomerato
Depositi chimici Materiale biologico
Sporco che deriva da: (sangue, feci, urine,
acqua dura (sali di calcio e magnesio che espettorato, vomito, lacrime,
precipitano, specialmente in acqua calda) cellule epidermiche
sali delle urine desquamate, peli, capelli)
ossidi
salnitro
Grassi di origine animale Ragnatele Umidità:
muffe
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Sporco recente Sporco vecchio
(facilmente asportabile (difficile da rimuovere perché il legame tra
perché non ancorato) sporco e superficie è più saldo)
"Il nemico da sconfiggere numero uno è la polvere e pertanto il più
importante compito della pulizia è quello di rendere un ambiente il
più possibile esente da polvere"
Si definisce "polvere" il sistema di particelle di dimensione di qualche micron (1 micron = 1/1000
di mm) che si trova allo stato libero su una superficie oppure in sospensione nell'aria.
La polvere si distingue in:
polvere di origine minerale (esempio pietre, carbone, cemento)
polvere di origine vegetale (esempio foglie, legno, polline)
polvere di origine chimica (gomma, fumo, smog).
I principali componenti della polvere sono: fibre vegetali, pollini, minerali, idrocarburi incombusti,
spore fungine, frammenti di insetti e protozoi, peli e forfora, frammenti di epidermide, fumo di
sigaretta, muffe, lana, piume e microrganismi.
La polvere utilizza l'aria come mezzo di propulsione per e da un posto all'altro e può trasportare
microrganismi.
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La polvere secca difficilmente si vede in condizioni di luce normale; la superficie sembra
apparentemente pulita, ma con una forte luce se ne rileva la presenza.
La polvere si localizza principalmente sulle superfici orizzontali
depositandosi per gravità e pertanto su questa la contaminazione
batterica è superiore rispetto alle superfici verticali. La polvere
presente nell'aria deriva da più parti, ma è dal pavimento che viene
principalmente rimessa in circolo tramite lo strofinio dei piedi.
La polvere non è importante solo quale veicolo di trasmissione di alcune malattie infettive, (es.
diffusione Aspergillo) ma provoca altri danni:
può danneggiare gli organi della respirazione (esempio silicosi)
può causare un avvelenamento
può determinare problemi allergici (esempio polline)
può danneggiare apparecchiature come computers
può rigare i marmi o le superfici levigate (esempio silice)
può scalfire i film protettivi metallizzati (cere)
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IL PROBLEMA ACARI DELLA POLVERE
Gli acari presenti nella polvere di casa sono fonte di allergia.
Essi si annidano in varie parti fra cui il letto (materasso, guanciali, coperte), ma si rinvengono anche
su moquette, tappeti, divani, poltrone vestiario.
Alcuni giorni dopo l'accoppiamento la femmina dell’acaro della polvere depone le uova da cui poi
nascono le larve che si trasformano in adulti: il ciclo di vita dell’ acaro della polvere domestica è di
circa 70 giorni (è molto importante sapere questo se si vogliono utilizzare con efficacia gli acaricidi
non sempre efficaci sulle uova
Gli acari si fanno trasportare dalle correnti di aria all'interno dei locali, si attaccano ai vestiti o a
grossi insetti (mosche e scarafaggi). Si nutrono di tutto ciò che è organico: forfora, peli, pelle
desquamata (ognuno di noi ne perde sul letto 1 grammo al giorno). L'acaro è troppo grande per
essere inalato così in profondità nelle vie aeree e per poter causare l'asma; in realtà l'allergia è
provocata dalla inalazione delle sue particelle fecali grandi non più di pochi milionesimi di
millimetro. Gli acari vivono a casa o in ambienti confinati perché qui trovano le condizioni ideali
per potere crescere: cibo, umidità tra 60% e 80%, temperatura tra 15 e 30 gradi con oscillazioni
inferiori a 5 gradi, poco ricambio d'aria soprattutto d'inverno.
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Suggerimenti utili per le persone allergiche agli acari
1. Chi è allergico dovrebbe evitare di arredare la camera da letto
con tende, moquette, tappeti, mobili imbottiti, oggetti di stoffa,
libri o altre suppellettili che favoriscono l'accumulo di polvere.
2. Non si devono tenere in stanza gli indumenti che non si usano.
3. Piccoli oggetti che accumulano polvere come libri o giochi,
devono essere tenuti il più possibile in cassetti o armadi chiusi.
4. Non fumare negli ambienti poiché il fumo passivo aumenta il
rischio di sviluppare allergie.
5. Il bambino allergico deve evitare di saltare sui letti.
6. E' meglio usare un materasso in latice di gomma o poliuretano:
un materasso in materiale tradizionale viene colonizzato dagli
acari in meno di due anni, per cui sarebbe bene cambiarlo ogni
anno (anche i materassi in latice contengono comunque acari).
7. E' meglio usare un guanciale di poliestere lavabile.
8. Avvolgere il materasso in un involucro (tipo di gorotex) che
oltre ad alterare l'equilibrio fisico-chimico del materasso priva
gli acari del nutrimento (forfora).
9. Lavare la biancheria del letto in acqua almeno a 60°C ogni
settimana, e ogni 15 giorni le coperte.
10. Tutti gli indumenti od oggetti (animaletti di peluche) che non possono essere lavati a 60°C,
vanno posti nel freezer di casa per 12 - 24 ore e lasciati poi a temperatura ambiente per 30 - 60
minuti e quindi lavati.
11. Aspirare la polvere del materasso, dal guanciale e dalle coperte ogni settimana per eliminare la
forfora, oltre ad uova, feci e detriti degli acari, e gli acari stessi nei loro vari stadi di sviluppo.
Passare ogni settimana i copri materassi con un panno umido.
12. L'aspirapolvere è un buon alleato, meglio se munito di sacchetto interno con filtri elettrostatici
ad alta efficienza o ad acqua.
13. Durante le pulizie domestiche gli allergici dovrebbero indossare una mascherina protettiva e non
tornare nella stanza prima che siano trascorsi 30 minuti, necessari perché le particelle disperse
nell'aria si depositino.
14. Aerare frequentemente la camera da letto esponendo ogni giorno alla luce del sole lenzuola e
coperte.
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15. Durante la stagione fredda, non mettere gli acari in condizione di proliferare mantenendo la
temperatura domestica bassa (19 - 20°C) ed evitando fonti di umidità (vaschette per l'acqua dei
termosifoni o per le piante, vapore del bagno e della cucina).
16. Scegliere quale località di vacanza la montagna (sopra i 1500 metri) dove gli acari non si
trovano.
17. Non stendere la biancheria in casa.
18. Preferire la base del letto con doghe in legno per facilitare la pulizia.
19. non rifare il letto subito, ma lasciarlo sfatto fino al pomeriggio per garantire la ventilazione alle
lenzuola e al materasso.
20. E’ possibile lavare gli oggetti con acqua ed eucalipto (20 ml di olio di eucalipto in 10 litri di
acqua).
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OCCASIONI DOVE È POSSIBILE
SOLLEVARE LA POLVERE SISTEMI DI PREVENZIONE
Spolveratura e scopatura a secco con scope
tradizionali: la polvere viene spostata da una
parte all'altra anziché rimossa.
Utilizzare assolutamente sistemi ad umido in grado
di trattenere la polvere quali panni inumiditi o
meglio garze monouso preimpregnate con sostanze
antisettiche o panni in microfilm.
Vantaggi scopatura ad umido:
maggior igiene (meno microrganismi in
circolazione)
riduzione dei problemi legati alla polvere
(estetici, tossici/allergici, ecc.)
risparmio di tempo (non necessità di lavori
successivi per rimuovere la polvere ridepositata)
Rifacimento letto
Lavorare con sincronia evitando di alzare con
movimenti bruschi le coperte o di sprimacciare
cuscini e materassi. Attendere almeno 15 minuti
prima di iniziare la scopatura e la spolveratura.
Attraverso ventilatori, condizionatori d'aria,
porte, finestre.
Evitare l'uso o controllare e sostituire i filtri delle
prese d'aria esterne.
Pulire costantemente, vetri, infissi, telai, tapparelle.
Attività frenetiche: la povere segue i moti
ascensionali e discensionali delle correnti
d'aria e pertanto si sposta continuamente.
Ridurre al minimo il territorio in certi ecosistemi
affinché la polvere resti depositata e quindi più
facilmente asportabile.
Laddove è possibile ridurre la porosità dal
pavimento con applicazione di cere.
Aspirapolvere: usata normalmente per
Utilizzare aspirapolveri con filtri dell'aria in uscita
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rimuovere la polvere può diventare un mezzo
per trasmetterla in quanto può passare nel
filtro ed essere rimessa in circolo.
ad alta efficacia (Hepa avanzati - Gorotex - carboni
attivi - acqua).
Attività edilizie e di ristrutturazione o
costruzione intraospedaliera
Circoscrivere e sigillare l’area di intervento con
barriere che si estendono dal pavimento al soffitto
superando, se presente, il controsoffitto.
Creare una zona filtro.
Depositare le attrezzature di lavoro in zone precise.
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PULIZIA
Pulizia è la rimozione meccanica dello sporco da superfici, oggetti, cute,
ecc. E' eseguita di norma con l'impiego di acqua con o senza detergenti.
Rimuovendo lo sporco si rimuovono i microrganismi.
Sanificazione metodica che si avvale dell'uso di detergenti per ridurre il
numero dei batteri contaminanti, consentendo di mantenere i livelli di
sicurezza nei limiti fissati dalle normative. (= pulizia fatta con detergenti)
Sanitizzazione metodica che si avvale previa pulizia con l’acqua e
detergente dell'uso di disinfettanti per mantenere il livello di
contaminazione nei limiti di sicurezza fissati dalle normative. (=
disinfezione cioè uccisione di microrganismi patogeni che comportano il
rischio di contaminazione)
Sequenza degli interventi:
1. rimozione grossolana dei rifiuti
2. spolveratura e scopatura ad umido
3. detersione rimozione fino all’80% dei germi presenti
4. eventuale risciacquo
5. asciugatura
6. disinfezione solo se occorre rimozione del 90% di germi se eseguita
correttamente dopo le cinque fasi precedenti
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"Un'accurata pulizia talvolta può essere efficace quanto una disinfezione,
mentre non è assolutamente vero il contrario (la disinfezione sempre non
serve e il disinfettante non agisce sullo sporco".
Troppo spesso il concetto di pulizia viene valorizzato esclusivamente sotto l'aspetto estetico,
sicuramente molto importante dal punto dal punto di vista psicologico; ricordiamo però che la
pulizia concorre in maniera significativa alla lotta alle infezioni. Una sanificazione ben fatta con
l'asportazione razionale dello sporco diminuisce la carica microbica ambientale. Ecco perché,
bisogna abbandonare l’idea secondo la quale l’operatore addetto alla pulizia svolge un lavoro
umiliante e degradante.
Le pulizie devono essere programmate e non lasciate al caso o all'improvvisazione, infatti:
ELEMENTI DA CONSIDERARE NELLA
PROGRAMMAZIONE DELLE PULIZIE AMBIENTALI
operatori disponibili
tempo a disposizione
dimensione dei locali da pulire
materiali ed attrezzature in dotazione
dispositivi di protezione individuale presenti
tipo di sporco e livello di contaminazione presente anche in base alle attività precedentemente
fatte
livello di pulizia/disinfezione desiderato
densità del traffico ed attività assistenziali concomitanti
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qualità e caratteristiche delle superfici da pulire
indicazioni e raccomandazioni presenti sull'utilizzo dei prodotti e materiali
indicazioni rispetto alla presenza di persone allettate per decidere quanto e come si può
arieggiare
tipo di pulizia richiesto: ordinaria - periodica - finale
particolari problemi della struttura da pulire
considerare il tipo di pulizia richiesto.
COME SI MISURA IL PULITO
Tradizionalmente noi misuriamo il pulito attraverso i nostri sensi e cioè la vista, l’olfatto, il tatto.
Non esistono infatti, strumenti che misurino quante ragnatele pendono dal soffitto, quanto sporco
c’è su un vetro, la presenza di cartacce sul pavimento, un cestino non vuotato.
Però tutte queste percezioni sensoriali sono soggettive e spesso si scontrano con l’oggettività di cui
spesso abbiamo bisogno.
Ecco allora che soprattutto dove le pulizie sono in appalto servono degli strumenti per misurare il
pulito; esaminiamone alcuni di cui disponiamo:
o piastre con terreno di coltura per la misurazione della carica batterica: la piastra viene
fatta aderire alla superficie da esaminare, poi si mette in incubatrice e si contano le colonie
batteriche che si sono sviluppate sulla piastra;
o misuratore della carica batterica dell’aria: si tratta di un piccolo aspiratore che filtra
l’aria su una piastra che poi si mette in incubatrice e si contano le colonie batteriche che si
sono sviluppate;
o bassouometro per rilevare la polvere: si tratta di un carrellino con un tampone che si fa
strisciare sulla superficie da esaminare, quindi vengono contate le righe di polvere che
compaiono sul tampone;
o bioluminometro per rilevare la presenza di carica organica: lo strumento misura la
presenza di residui organici su superfici; si utilizzano provette sigillate con il reagente
necessario al rilevamento. Si strofina un apposito fac-simile di cotton fioc sulla superficie da
esaminare e si inserisce nella provetta dove senza bisogno di incubazione avverrà subito la
reazione;
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TIPI DI PULIZIA
- Pulizia ordinaria o giornaliera: viene eseguita quotidianamente, comprende la spolveratura
degli arredi ad altezza d'uomo, la detersione delle maniglie, delle porte, delle impronte nonché
la scopatura e il lavaggio del pavimento.
- Pulizia periodica o di fondo: è il completamento della pulizia ordinaria, eseguita a scadenze
programmate, richiede più tempo e riguarda la pulizia approfondita anche di quello non trattato
nella pulizia giornaliera (vetri, termosifoni, pareti).
- Pulizia finale: viene eseguita in caso di dimissione, allontanamento da casa, decesso,
contaminazione per malattia infettiva e comprende pertanto anche la disinfezione.
- Pulizia di emergenza: è una o pulizia non programmata (es. macchia sul pavimento di
materiale biologico o altro).
REGOLE GENERALI DI SICUREZZA DA OSSERVARE
1 Osservare tutte le norme di autotutela per salvaguardare sé stessi:
Far uso di guanti personali (differenti a seconda delle aree da pulire: wc - cucine - altro) ed
evitare di toccare a mani nude sporco, rifiuti in genere, detergenti e/o disinfettanti
Tenere i capelli, se lunghi, raccolti per evitare che vengano a contatto con attrezzature o si
sporchino
Non avvicinare al camice scope, sacchi o materiale sporco
Proteggere la divisa con un camice di protezione
Lavarsi accuratamente le mani al termine delle pulizie
Preferire posture che salvaguardino la propria schiena
Salvaguardarsi dal rischio elettrico
Non improvvisare scale di fortuna per raggiungere le parti alte e non salire sulle scale con le
suole delle scarpe bagnate
Porre attenzione ai pavimenti bagnati e scivolosi
2 Utilizzare l'attrezzatura secondo procedura
3 Conoscere e utilizzare i prodotti chimici con attenzione
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PULIZIE IN OSPEDALE E NELLE STRUTTURE
In ospedale e nelle strutture, va considerata la macroscopicità dello sporco introdotto da persone e
materiali provenienti dall'esterno (generalmente a rischio infettivo contenuto) e la forse minor
vistosità (ma maggiore "pericolosità") di quello prodotto dalle attività assistenziali ed alberghiere.
Per quanto riguarda il livello di pulizia o disinfezione desiderato, è fondamentale ricordare che non
tutte le aree dell'ospedale e delle strutture rivestono lo stesso rischio infettivo.
Secondo l'ormai nota classificazione esso può essere suddiviso in tre classi di rischio infettivo:
a) alto rischio: aree in cui sono ospitati pazienti altamente suscettibili alle infezioni (ad esempio
isolamento, sale operatorie, terapie intensive);
b) medio rischio: aree in cui sono ospitati pazienti non soggetti a specifici rischi infettivi (ad
esempio camere di degenza, servizi igienici);
c) basso rischio: aree in cui i pazienti non soggiornano (ad esempio corridoi, sale di attesa,
soggiorni, uffici).
E' ovvio, però, che questa classificazione deve essere integrata da considerazioni di buon senso.
Non è ipotizzabile, infatti, che un'area definita "ad alto rischio" venga rigidamente vista come tale:
bisogna tener conto che anche lì sono presenti zone a "medio" o "basso rischio" che richiedono
diversificati interventi di pulizia/disinfezione (ad esempio lo stanzino degli infermieri, il deposito
del materiale pulito, ecc.).
PULIZIE A DOMICILIO
A domicilio se non ci sono persone malate con problemi di natura infettiva o con un sistema
immunitario depresso e pertanto a rischio di infezioni, abbiamo esigenze igieniche diverse da quelle
presenti in ospedale o nelle strutture. L’utilità di usare in maniera indiscriminata i disinfettanti
anche nell’igiene domestica è per esempio una prassi discutibile.
A domicilio poi, non sempre è possibile disporre dei materiali e degli strumenti che con facilità
troviamo nelle strutture, ciò che non cambia sono invece i principi che regolano le pulizie. Il
lamello con panno monouso per esempio probabilmente è impensabile trovarlo, useremo allora una
scopa di nylon o di saggina senza sollevare troppa polvere e avvolgendola se è il caso con uno
straccio umido. Per gli interstizi difficili da raggiungere ci si può aiutare con un pennello morbido.
Il sistema MOP sarà sostituito da uno strofinaccio e da uno spazzolane di radica o di plastica ma ciò
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non ci deve impedire di rispettare alcune regole basilari quali: piegarsi correttamente, evitare di
bagnare troppo il pavimento per cui lo strofinaccio va strizzato e si deve procedere all'asciugatura
del pavimento con lo strofinaccio strizzato molto bene prima che questo asciughi. Ancora, si eviterà
di contaminare la propria persona, munendosi di un grembiule e di guanti di gomma e proteggendo i
propri capelli con un foulard. I panni di cotone e i panni monouso saranno a domicilio sostituiti da
spugne, canovacci, stracci di lana, anche questi come nelle strutture vanno differenziati (esempio
bagno-cucina). Se non ci sono i panni, possono servire degli stracci di tela in cotone come vecchie
camice o vecchi grembiuli. Gli stracci vanno lavati con una certa frequenza; lo si può fare a mano o
in lavatrice ricordandosi di fare un bucato solo per loro e di pulire subito dopo il lavaggio il filtro
della lavatrice; infatti gli stracci perdono molti pelucchi.
Tutto il materiale per le pulizie va conservato asciutto e pulito, i detergenti devono essere tenuti
lontano dagli alimenti. I secchi e le catinelle vanno tenuti divisi a seconda dell'uso cui sono
destinati, pertanto saranno di diversi colori o contrassegnati con un colore indelebile come lo smalto
per le unghie.
Anche per le pulizie domestiche poi, è importante evitare fatiche superflue e spreco di tempo per
cui è necessario procedere con metodo come per esempio portare nella stanza in cui si vuole iniziare
la pulizia tutto quello che occorre per evitare un andirivieni. Bisogna sapere inoltre già fin
dall'inizio quanto tempo c'è a disposizione prima di intraprendere qualsiasi lavoro per poterlo
convenientemente ultimare.
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STRUMENTI PER
LA PULIZIA
LA PULIZIA, SECONDO L’OMS, NON DEVE ESSERE “CONTAMINANTE”.
RACCOMANDAZIONI PER GLI ATTREZZI
Tutti gli attrezzi vanno diversificati con un codice colore (esempio rosso wc, azzurro
stanze, bianco cucina).
Tutti gli attrezzi, laddove è possibile, dovrebbero poter disporre di sistemi monouso (usa e getta)
Tutti gli attrezzi devono essere usati secondo procedura.
Tutti gli attrezzi utilizzati, al termine, devono essere considerati contaminati e vanno pertanto
puliti con una soluzione di detergente ed asciugati; periodicamente devono essere anche
disinfettati.
Tutti gli attrezzi devono essere conservati asciutti (esempio secchi capovolti e scope appese).
Tutti gli attrezzi devono essere conservati in un locale apposito, in luogo asciutto, pulito e ben
illuminato.
Tutti gli attrezzi dovrebbero essere sistemati preferibilmente su un carrello il quale deve essere
ben pulito e completo di tutto l'occorrente.
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PRINCIPALI ATTREZZI PER LE PULIZIE
panni in microfibra divisi per codice colore
mop divisi per codice colore
panni antistatici per la velatura
scopa a lamello
scopa normale e paletta
attrezzo a “L” per la spolveratura delle superfici alte
spazzolone autoalimentato per disinfezione (ove sia prevista disinfezione di routine)
sacchetti per i rifiuti
guanti in nitrile o vinile
guanti in gomma
MICROFIBRA
La microfibra si ottiene dal frazionamento di fibre naturali (cotone, viscosa) o sintetiche (poliestere,
poliammide) attraverso differenti processi produttivi.
Le fibre sottilissime consentono di penetrare nelle più piccole porosità di ogni superficie e asportare
qualsiasi particella liquida o solida. Più la microfibra è sottile (si arriva fino a mille volte più sottile
di un capello) maggiori sono le sue proprietà.
PANNI A RILASCIO CONTROLLATO
Un altro problema è quello del rilascio di detergente: si stanno studiando materiali che siano in
grado di rilasciare la soluzione in modo sempre uniforme, onde evitare che il liquido venga
rilasciato per la maggior parte nei primi metri quadrati.
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MACCHINE ELETTRICHE PER LE PULIZIE
Un discorso a parte meritano le macchine elettriche usate per le pulizie le quali richiedono un buon
uso e un'accurata manutenzione affinché rendano meglio e perché presentino minori rischi per le
persone che le utilizzano.
Vediamo prima di tutto le caratteristiche che dovrebbero possedere:
- robustezza
- semplicità d'uso
- sicurezza ed affidabilità
- facilità di manutenzione
Particolare attenzione sarà rivolta soprattutto alla parte elettrica: il filo deve essere sempre integro
senza sfilacciature o riparazioni di fortuna, la spina deve essere perfetta in tutte le sue parti. Appena
c'è qualche cosa di strano (odore di bruciato, fumo) bisogna far subito controllare l'apparecchio.
Nell'adoperare le macchine elettriche per le pulizie bisogna ricordarsi di chiudere sempre
l'interruttore prima di staccare la spina e che questa va estratta delicatamente e mai tirando il filo.
Per evitare di cambiare continuamente presa bisogna usare una prolunga per raggiungere tutti i posti
da pulire facendo attenzione di srotolare completamente il filo e che i raccordi non vengano a
contatto con il bagnato.
Tutte le macchine elettriche vanno spostate delicatamente senza trascinarle con forza, vanno tenute
in un luogo riparato, come un ripostiglio, non sul balcone all'aria aperta dove si sporcano e si
rovinano.
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DISINFESTAZIONE
La disinfestazione è la realizzazione di tutte le misure indispensabili per
evitare l'annidamento di insetti e di animali pluricellulari pericolosi per la
salute o comunque per eliminare la loro temporanea presenza.
La pratica della disinfestazione deve essere considerata uno strumento complementare per la
prevenzione delle malattie da infezione ospedaliera.
Anche a domicilio tale pratica riveste un'importanza fondamentale.
La presenza di infestanti può arrecare:
malattie infettive quando gli infestanti diventano vettori di microrganismi;
alterazione di cibi o di materiali;
notevole danno estetico.
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I principali infestanti da considerare dal punto di vista delle malattie infettive sono: mosche, topi e
scarafaggi.
Mosche
Dal punto di vista igienico la lotta contro le mosche ha grandissima importanza perché questi insetti
possono veicolare agenti d molte malattie infettive (tifo, colera, tubercolosi, dissenteria, difterite,
ecc.).
Le immondizie favoriscono lo sviluppo delle mosche che vi depongono le uova (120 - 150 per
volta) e permettono alle larve di trarre dai rifiuti l'alimento necessario alla vita.
La mosca vive più di 8 - 10 settimane; si nutre indifferentemente di zucchero, latte, feci, escreati,
ecc.
Per combattere le mosche è di fondamentale importanza la pulizia: occorre allontanare i rifiuti sia
solidi che liquidi con coperchi a buona tenuta.
Topi
I topi e i ratti sono mammiferi appartenenti all'ordine dei roditori, la cui potenzialità è data dal fatto
che possono accoppiarsi in quasi tutti i periodi dell'anno e che gli individui giovani, a loro volta,
sono in grado di accoppiarsi e riprodursi dopo due mesi di vita.
Il pericolo che i ratti offrono è determinato dal genere di vita che essi conducono: passano dalle
fogne alle cucine, dai depositi di rifiuti a quelli alimentari, trasportando meccanicamente agenti
patogeni che rimangono attaccati al loro pelo, alle zampe e al muso.
Scarafaggi o blatte
Sono insetti onnivori (scarafaggio delle cucine) che prediligono cucine, dispense, montacarichi e
montavivande, dove trovano poca luce, umidità e tepore, caldo - umido e sporco.
Sono un veicolo di malattie parassitarie, oltre che a causare danni alle derrate alimentari, che
insudiciano con i loro secreti.
La lotta a questi insetti o animali molesti comprende misure di tipo preventivo e misure per la
distruzione vera e propria.
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MISURE PREVENTIVE ATTUABILI
Segnalare le strutture e gli impianti danneggiati e mettere in atto accorgimenti edilizi per
ostacolare l'ingresso (chiusura fessure - interstizi - reti di protezione).
Immagazzinare in modo ordinato le derrate alimentari e il materiale.
Conservare correttamente e rimuovere i rifiuti e le immondizie, in recipienti chiusi.
Pulire accuratamente i locali.
Creare un ambiente luminoso.
Comunque la presenza / assenza di roditori / insetti, sono un buon indice delle condizioni di
pulizia di un ambiente, oltre che del "comfort abitativo - igienico" per utenti e personale.
DISTRUZIONE DEGLI INFESTANTI PRESENTI
Utilizzo di disinfestanti chimici (esche, tavolette, polveri, nebbie, gas, liquidi) a cura di
operatori specializzati ed in possesso di patentini per l'utilizzo degli antiparassitari.
Utilizzi di mezzi meccanici: trappole attrattive che si basano sulla confusione sessuale, trappole
con vischio, trappole a scatto, elettricità, ecc.
Interventi di carattere ecologico solo per il domicilio con l'uso di aceto, limone, grani di pepe,
chiodi di garofano, ecc.
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GUIDA ALLO STUDIO
Elencare le principali forme di sporco riscontrabile.
Perché dobbiamo classificare lo sporco?
Qual è l’origine della polvere e quali i problemi che determina?
Elenca alcuni suggerimenti per le persone allergiche agli acari della polvere.
Quali sono le occasioni in cui possiamo sollevare polvere e cosa è possibile fare per ridurne la
presenza?
Definizioni di pulizia - sanificazione - sanitizzazione.
Qual è la sequenza degli interventi di sanificazione?
Cosa vuol dire programmare le pulizie e quali sono gli elementi da considerare nella
programmazione?
Come si misura il pulito?
Concetto di pulizia ordinaria - periodica - finale - di emergenza.
Quali sono le regole generali da osservare durante la sanificazione al fine di contenerne i rischi
per l’operatore?
La pulizia a domicilio e nelle strutture e all’interno delle stesse strutture deve seguire la stessa
metodologia?
Quali raccomandazioni bisogna avere a riguardo del materiali per le pulizie?
Elenca le principali attrezzature necessarie per le pulizie ambientali.
Vantaggi del panno in microfibra
Che cos’è la disinfestazione?
A che cosa può portare la presenza di insetti? Fare qualche esempio.
Cosa vuol dire per l’O.S.S. fare disinfestazione?
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RIMOZIONE
DELLO SPORCO
LA DETERGENZA
I quattro fattori determinanti per avere la detergenza ideale sono i seguenti:
Nel caso del bucato in lavatrice si fa uso del detersivo, dell'acqua calda, della rotazione del tamburo
e del tempo in cui tutto il processo avviene.
Anche quando ci laviamo le mani, senza saperlo applichiamo il cerchio fattoriale ideale della
detergenza: usiamo il sapone, apriamo preferibilmente il rubinetto dell'acqua calda o tiepida,
sfreghiamo le mani una contro l'altra (azione abrasiva) e attenderemo qualche istante (tempo
necessario al prodotto chimico per agire) prima di risciacquare.
Nel caso del lavaggio a fondo o della deceratura si raccomanda sempre l'uso dell'acqua calda, di
lasciar agire i prodotti e di usare delle macchine per l'applicazione del prodotto chimico.
Se manca però uno dei quattro fattori gli altri tre andranno rinforzati.
Azione Azione meccanica prodotto abrasia chimico
Tempera- Tempo tura di azione
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I DETERGENTI
Con il termine "detergente" si indica un qualunque prodotto capace di produrre un effetto di
detersione. L'azione di pulizia è determinata dal potere schiumante, bagnante, emulsionante e di
detergenza per cui lo sporco si distacca in conseguenza della modificazione di contatto tra substrato
sporco e acqua.
I detergenti si dividono in vari gruppi:
a) detergenti inorganici
b) detergenti organici naturali
c) detergenti sintetici
A noi interessano, in particolare, i detergenti sintetici per le peculiari proprietà tensioattive, capaci
cioè, di diminuire la tensione superficiale dell'acqua facilitando la rimozione dello sporco. Questi
ultimi, a seconda della molecola che li costituiscono si dividono in:
a) tensioattivi ionici di tipo anionico (dove la parte attiva della molecola è un ione negativo) e di
tipo cationico (dove la parte attiva è un ione positivo)
b) tensioattivi non ionici (dove è l'intera molecola ad avere l'attività sulla tensione superficiale)
c) tensioattivi anfolitici (dove la porzione tensioattiva della molecola può essere carica
positivamente o negativamente a seconda del pH della soluzione)
Questi tensioattivi si comportano in maniera diversa: esempio i cationici hanno anche una leggera
azione battericida, i non ionici facilitano meglio l'azione successiva del disinfettante aumentando la
permeabilità della parete cellulare dei microbi, e rimuovono meglio lo sporco grasso, gli anionici
penetrano meglio, ecc.
Lettura corretta di un'etichetta
PERCENTUALE DI DILUIZIONE (es. 2%)
COME DEVE ESSERE UTILIZZATO
COSA FARE - PREVENIRE o CURARE
(es. conservazione, centro antiveleni)
COMPONENTI (es. tipo e percentuale
tensioattivi, quantità di acqua, polifosfati)
PERICOLO (NOCIVO - TOSSICO - CORROSIVO)
Dosaggio consigliato Modalità d'uso Contatto - Avvertenze _______ _______ sostanze _______
X
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Come agisce il detergente
L'azione di un detergente è piuttosto complessa ed è influenzata da diversi fattori come la durezza
dell'acqua, il pH, il tipo di tensioattivi, il tipo di sporco, il tipo di substrato, ecc.
Esiste tuttavia un meccanismo di base che è legato al tensioattivo e che può spiegare in che modo lo
sporco viene rimosso da una superficie.
La molecola di un tensioattivo può essere raffigurata come un cerino con la testa e il gambo.
Idrofila “ama” l’acqua
Lipofila "ama il grasso e lo sporco
Il gambo ha una struttura affine al grasso mentre la testa è solubile in acqua.
A seconda della formulazione, la parte testa si "rivolgerà" sempre verso l'acqua mentre la coda si
attaccherà sempre al grasso o allo sporco.
IL GRASSO E LO SPORCO SONO ADESI ALLE SUPERFICI CON FORZE
SUPERFICIALI
IL TENSIOATTIVO è capace di diminuire la tensione superficiale tra lo
sporco e la superficie e favorisce l'asportazione dello sporco stesso.
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COME?
1.
Immaginiamo un substrato con una macchia. Il
substrato può essere un pavimento, una
scrivania, un lenzuolo, ecc.
4.
Le molecole si incuneano anche tra il substrato e
la macchia, fino a staccarla. Il detergente è più o
meno efficace in funzione della facilità con cui
ha agito.
2.
Sul substrato, e quindi sulla macchia di sporco,
versiamo una soluzione di detergente, oppure
immergiamo il substrato dentro la soluzione
detergente come nel caso delle lenzuola.
5.
La macchia di sporco si frammenta e resta in
sospensione nel liquido. Si viene a creare una
repulsione elettrica per cui lo sporco si respinge
e non può più aderire alla superficie.
3.
Le molecole del tensioattivo si attaccano con
forza e tutto attorno alla macchia di sporco.
6.
Con il risciacquo asportiamo detergente e sporco.
INOLTRE
7.
Vengono continuamente liberati nuovi
tensioattivi che si erano costituiti in serbatoi
(micelle) man mano che la soluzione si
impoverisce di tensioattivi.
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Nell'uso dei detergenti seguire attentamente le istruzioni.
Non miscelare tra loro i detergenti:
le molecole di detergente si legano tra loro con la
parte che dovrebbe attaccare lo sporco e lo
sporco rimane dov'è, anzi aumenta
Qualora il detergente non venga usato puro,
non diluirlo eccessivamente:
perché altrimenti solamente una parte di sporco è
attaccata dal detergente e una parte di sporco
rimane dov'è.
Così come non concentrare eccessivamente il
detergente:
perché altrimenti c'è un attacco inefficace di
detergente sullo sporco in quanto il prodotto si
dispone a pacchetto.
Ma diluire correttamente il detergente:
in questo modo c'è un attacco efficace di detergente sullo sporco.
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Mai unire due prodotti diversi perché ne può derivare:
1 inattivazione del preparato, se un prodotto a pH acido agisce a pH alcalino (es. saponi + sali
di ammonio quaternario)
2 formazione di sostanze tossiche, con grosso rischio per l'operatore (es. ipoclorito di sodio +
acido muriatico o ammoniaca).
DILUIZIONI
1% =1 ml/cc di detergente in 100 ml/cc di acqua
=
10 ml/cc di detergente in 1000 ml/cc di acqua cioè in 1 litro
0,5 % = 0,5 ml/cc di detergente in 100 ml/cc di acqua
=
5ml/cc di detergente in 1000 ml/cc di acqua cioè in 1 litro
Esempio:
Detergente/
disinfettante Materiale Acqua Calcoli da fare
Quantità di
prodotto
Detergon 5%
Sanix 1%
pavimenti
superfici
10 litri
5 litri
10 litri = 10.000ml
5:100 = x:10.000
5 litri = 5.000ml
1:100 = x:5.000
500 ml = 5 bicchieri
piccoli
50 ml = 1 tazzina
piccola del caffè
NB: quando si parla di ml/l si intende la quantità di prodotto sul totale di un litro, esempio 100ml/l
= 100 millilitro di prodotto + 900 millilitri di acqua.
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MISURE ALTERNATIVE (capacità approssimativa di alcune comuni misure di liquidi)
1 cucchiaino da caffè = 2,5 ml
1 cucchiaino da tè = 5 ml
1 cucchiaio da tavola per minestra = 10 ml
1 tazza piccola da caffè piena = 100 ml
1 bicchiere da vino = 150 ml
1 bicchiere da acqua = 200 ml
IMPORTANZA DEL pH NEI DETERGENTI
pH = è la misurazione del grado di acidità o alcalinità di una sostanza, cioè è un'unità di misura che
serve per indicare se tale sostanza "brucia" o no.
"Bruciare" può significare: irritare la pelle, corrodere (i pavimenti, fare buchi nei tessuti, rovinare le
rubinetterie, intaccare le porcellane, ecc.)
Non solo gli acidi (come l'acido muriatico) ma anche le basi (come la soda caustica) "bruciano".
Per la pulizia quotidiana si devono impiegare prodotti rigorosamente neutri, che hanno cioè un'unità
di pH che va da 6 a 8.
Pur riconoscendo che certi tipi di sporco richiedono pH diversi: esempio i depositi calcarei devono
essere rimossi con detergenti acidi mentre lo sporco grasso nelle cucine viene rimosso meglio dai
detergenti alcalini.
Valore neutro
Zona acida
Zona basica
1 2 3 4 5 6 8 9 10 11 12 13 14
Anticalcarei Sgrassanti
N.B.: più si va verso i limiti 1 o 14, più aumenta l’aggressività del prodotto.
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CARATTERISTICHE DI UN BUON DETERGENTE
deve tener conto del tipo di sporco da pulire;
non deve intaccare le superfici da pulire;
deve essere di facile maneggevolezza e applicazione;
deve essere compatibile con gli eventuali disinfettanti applicati in un secondo tempo
deve avere un certo grado di biodegradabilità;
deve possedere una buona convenienza di costo.
PRINCIPALI CATEGORIE DI DETERGENTI
Detergenti universali per superfici dure = svolgono la loro funzione su tutte le superfici, oltre
a contenere tensioattivi vari, contengono molta acqua e presentano un pH alcalino;
detersolventi = contengono tensioattivi vari con l'aggiunta di solventi per sfruttarne l'azione
sgrassante;
detergenti disinfettanti = contengono tensioattivi vari con l'aggiunta di un disinfettante il quale
ovviamente non potrà eliminare completamente i germi data la concentrazione d'uso
probabilmente insufficiente;
detergenti abrasivi e semiabrasivi = contengono tensioattivi vari con l'aggiunta di particelle
di quarzo, silice pomice o carbonato di calcio che servono per eliminare lo sporco
particolarmente tenace;
detergenti per pavimenti manutentori = simili ai detergenti universali, non sono aggressivi;
detergenti per vetri = contengono tensioattivi vari con l'aggiunta di solventi alcolici o
petroliferi; possono contenere anche ammoniaca o derivati siliconici per dare brillantezza;
detergenti per sanitari = contengono tensioattivi vari con l'aggiunta di acidi per avere una
funzione disincrostante;
detergenti proteolitici = contengono tensioattivi vari con l'aggiunta di specifici enzimi che
dissolvono rapidamente sangue, pus, saliva ed altri residui organici. Vengono usati per facilitare
il distacco di queste sostanze dalle superfici dei materiali e dagli strumenti sanitari;
detergenti deceranti = contengono tensioattivi e sono detergenti generalmente fortemente
alcalini specifici per l’asportazione della cera metallizzata.
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SISTEMI CASALINGHI DI PULIZIA
Anche a domicilio bisognerebbe avere come nelle strutture prodotti diversificati perché le superfici
da trattare sono estremamente diverse (superfici dure come plastica o formica, ceramica, o tenere
come tessuti, legno, pelli). Capita però di doversi arrangiare con prodotti naturali, ma non per
questo meno efficaci.
Vediamone solamente alcuni:
acqua calda o caldissima con un po' di alcool oppure qualche cucchiaio di aceto e sale come
detergente per pavimenti;
miscela di acqua e bicarbonato come detergente per superfici;
un bicchiere di aceto in 1 litro di acqua come disincrostante per wc;
mezzo bicchiere di alcool denaturato più 2 gocce di detergente per piatti in 1 litro di acqua come
detergente per vetri;
soda in cristalli al posto di un detergente sgrassante per pavimenti;
1 litro di acqua più mezzo bicchiere di alcool denaturato più 2 cucchiai di detersivo per piatti
più 1 cucchiaio di bicarbonato e al momento dell'uso una tazza da caffè in ogni litro d'acqua
anziché un detergente per pavimenti;
acqua molto calda con sapone sciolto per superfici metalliche e plastificate;
acqua tiepida e sapone neutro per la pulizia del linoleum;
alcool o aceto più un foglio di giornale bagnato nell'acqua e strizzato e un nuovo foglio di
giornale asciutto per la pulizia dei vetri;
tampone di cotone idrofilo imbevuto di aceto rosso caldo per togliere i segni di ruggine sul
fondo della vasca;
sapone di marsiglia disciolto in acqua è un versatile detergente.
PROTEZIONE DEI PAVIMENTI
Dopo un lavaggio a fondo si può effettuare la protezione del pavimento per prevenire la
penetrazione di sporco, abbellire esteticamente il pavimento stesso e facilitarne le operazioni di
manutenzione ordinaria.
La protezione del pavimento si ottiene con le cere.
Le cere possono essere emulsionate in acqua o in solvente.
Le cere possono essere autolucidanti e lucidabili.
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MECCANISMO D'AZIONE DELLE CERE AUTOLUCIDANTI
1. Emulsione della cera sul pavimento
2. Evaporazione dell’acqua, le particelle
dell’emulsione tendono ad avvicinarsi fino a
toccarsi
3. Fusione delle particelle di cera
4. Evaporazione completa dell'acqua e di altre
sostanze e formazione di un film continuo
Le cere lucidabili invece, raggiunta la fase
numero 2 non fondono assieme, ma rimangono
come in figura e devono essere levigate
manualmente o con macchine per ottenere un
film continuo e provocare la fusione delle
particelle
.
CARATTERISTICHE DELLE CERE
Essere resistenti al traffico e al segno dei tacchi neri e ai graffi
essere resistenti alla penetrazione dello sporco
essere resistenti alle mani successive
essere resistenti alle gocce di acqua e al detergente
essere resistenti all'azione abrasiva
essere resistenti allo scivolo
non ingiallire alla luce
presentarsi sempre lucide
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DISINFEZIONE
La disinfezione è quel processo che si propone di eliminare uccidendo la maggior quantità possibile
di microrganismi patogeni presenti su un substrato.
Una diminuzione della carica batterica si può ottenere con mezzi naturali.
DISINFEZIONE CON MEZZI NATURALI Si ottiene solo la diminuzione della carica batterica.
Luce: UV azione battericida
Essiccamento: sottrazione di acqua morte dei germi
Temperatura: variazioni brusche e basse temperature morte dei germi o blocco dello sviluppo
Concorrenza vitale: certi microrganismi consumano e sottraggono sostanze nutritive ad altri
germi (lotta per la sopravvivenza)
Diluizione: in determinati veicoli (acqua) si riduce la carica batterica
Batteriofagia: esistono virus ad azione antibatterica che distruggono i batteri
Una diminuzione della carica batterica si può ottenere con mezzi fisici:
tramite immersione in acqua ed ebollizione per 20 - 25 minuti
tramite esposizione a vapore fluente per 20 - 30 minuti
tramite esposizione alla fiamma diretta (flambaggio)
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Una diminuzione della carica batterica si può ottenere anche con mezzi meccanici:
spazzolamento
aspirazione della polvere
rimozione dello sporco
La distruzione e l'arresto di crescita dei microrganismi si ottiene soprattutto con mezzi chimici:
disinfettanti e antisettici.
Disinfettante: è un farmaco antinfettivo locale normalmente usato su oggetti.
Antisettico: è un farmaco antinfettivo che si usa per avere un'azione locale su tessuti e
organi viventi.
Gli antisettici destinati al trattamento di mucose e cute lesa sono registrati come specialità
medicinali.
Gli antisettici destinati alla cute integra e i disinfettanti sono registrati come dispositivi medici
presso il Ministero della Sanità.
FATTORI PRINCIPALI CHE INFLUENZANO
L'AZIONE DEI DISINFETTANTI CHIMICI
caratteristiche dei microrganismi: che possono essere più o meno sensibili all'azione di un
determinato disinfettante
carica batterica iniziale: riducibile con una efficace pulizia; una carica batterica iniziale
elevata diminuisce la probabilità di successo della disinfezione
pulizia del materiale da disinfettare: nessun disinfettante esplica completamente ed
efficacemente la sua azione se viene impiegato su materiali non puliti
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temperatura di impiego: a parità di altre condizioni, l'azione di molti disinfettanti aumenta con
l'aumentare della temperatura alla quale vengono utilizzati; altri disinfettanti, come ipoclorito e
iodofori, per contro, vengono rapidamente inattivati dall'aumento della temperatura
tempo di contatto: ogni disinfettante richiede un determinato tempo di contatto per agire,
tempo che dipende da vari fattori (tra cui, ad esempio, tipo e numero di batteri presenti);
particolarmente importante, quindi il rispetto dei tempi di azione indicati
concentrazione di impiego: ad una concentrazione inferiore a quella indicata come l'ottimale,
l'efficacia del disinfettante risulta ridotta se non addirittura assente
IL DISINFETTANTE IDEALE
A) Requisiti indispensabili
essere efficace nei confronti di un vasto numero di microrganismi patogeni (batteri, virus,
funghi, protozoi)
avere prontezza d'azione e mantenere la sua attività per lungo tempo
essere facile da usare
essere compatibile con i substrati su cui viene impiegato
non danneggiare gli oggetti su cui viene impiegato
essere innocuo per chi lo impiega
essere capace di agire anche in presenza di sostanza organica (urine, sangue, feci, pus)
avere un costo contenuto
B) Requisiti complementari
possedere un elevato potere di penetrazione
non ostacolare il processo di cicatrizzazione
essere miscibile con tutti i liquidi: acqua potabile, acqua distillata, alcoli, acetone
"Il disinfettante ideale non esiste, in quanto un prodotto non può
possedere tutte le caratteristiche richieste"
"Nessun disinfettante può essere efficace se usato su oggetti NON
puliti"
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L’effetto del disinfettante è di breve durata, inoltre i microbi sono nello sporco per cui è più
probabile ottenere una significativa riduzione del loro numero tramite aspirazione della polvere e
rimozione dello sporco con detergente.
Attraverso un'accurata pulizia si abbatte o comunque si riduce la carica batterica presente. Si
allontana lo sporco che protegge i microbi con l'involucro proteico e lipidico, consentendo al
disinfettante il necessario ed indispensabile contatto con la superficie della cellula batterica per
poter così espletare la sua azione.
SEGNALI DI PERICOLOSITÀ
Ogni prodotto chimico come abbiamo già visto nell’unità didattica “Prevenzione e sicurezza”, deve
riportare la relativa etichettatura comprendente i segnali di pericolosità e le frasi di rischio (Frase R)
nonché i consigli di prudenza (Frase S).
Si ricorda che la legislazione in materia impone che questi simboli siano stampati in nero su sfondo
giallo – arancione.
Ogni operatore deve essere formato ed informato sul livello di tossicità di ogni sostanza ricavabile
oltre che dall’etichetta anche dalle schede tecniche di sicurezza e deve adottare gli adeguati
dispositivi di protezione collettiva ed individuale previsti.
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RACCOMANDAZIONI GENERALI NELL'USO E NELLA
CONSERVAZIONE DEI DISINFETTANTI CHIMICI
Il disinfettante non pulisce: per la pulizia occorre un detergente;
nessun disinfettante può essere efficace se viene impiegato su materiali od oggetti non puliti;
non si deve utilizzare un disinfettante se l'obiettivo finale è la sterilizzazione;
non esiste un disinfettante valido per tutti gli usi;
anche i disinfettanti possono contaminarsi: attenzione a mantenerli nelle loro confezioni
originali ben chiuse, con il tappo originale e a non contaminare la bocca del contenitore;
ogni confezione deve avere la propria etichetta: mantenerla pulita;
diluire i prodotti secondo le indicazioni date;
utilizzare i disinfettanti sempre su superfici asciutte;
proteggersi le mani con guanti e fare in modo di non contaminarsi la cute o la divisa;
ventilare sempre l'ambiente dove si maneggiano i prodotti e non inspirare sopra le confezioni
aperte o sopra le soluzioni preparate;
non fumare, mangiare, portare le mani alla bocca mentre si manipolano i prodotti;
rispettare i tempi di scadenza: previsti dalle schede tecniche e di sicurezza, l’ipoclorito di sodio
deve essere preparato al momento perché instabile;
utilizzare acqua sterile o di rubinetto a seconda dell'uso richiesto (cute o ambiente) ed evitare di
fare rabbocchi;
rispettare i tempi di contatto previsti;
non miscelare prodotti diversi tra di loro;
conservare i prodotti in luogo idoneo: lontano da fonti di calore, al riparo dalla luce, in spazi
separati da alimenti e farmaci;
in presenza di bambini o persone confuse non lasciare le confezioni o le soluzioni preparate
incustodite;
risciacquare correttamente quando richiesto (esempio strumentario con acqua sterile);
mettere nel recipiente prima l'acqua e poi il prodotto per evitare schizzi;
non utilizzare per le soluzioni acqua calda: iniziare la diluizione con acqua fredda e poi
correggere se richiesto la temperatura con acqua calda per non generare vapori;
consultare sempre prima dell'uso l'etichetta nonché le schede tecniche e di sicurezza.
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LIVELLI DI DISINFEZIONE
I CDC e altre fonti accreditate classificano i sistemi di disinfezione in tre livelli.
1. Disinfezione di basso livello può uccidere la maggior parte delle forme vegetative batteriche,
alcuni virus e funghi, ma non è efficace verso microrganismi più resistenti come il bacillo
tubercolare e le spore batteriche.
Rispettare i tempi previsti
Esempio:
Clorexidina
Clorodonatori da 100 a 500 ppm cloro attivo
Sali di ammonio quaternario
2. Disinfezione di livello intermedio prevede la distruzione dei batteri vegetativi, incluso il
Mycobatterium tubercolosis, e della maggior parte dei virus e dei funghi ma non è prevista
necessariamente un'azione sulle spore batteriche.
Rispettare i tempi previsti
Esempio:
Clorodonatori da 500 a 1.000 ppm cloro attivo
Alcol etilico 70%
Derivati fenolici
3. Disinfezione di alto livello si intende un processo che ha come risultato la distruzione di tutti i
microrganismi presenti, con l'eccezione della maggior parte delle spore batteriche.
Rispettare i tempi previsti
Esempio:
Clorodonatori da 1.000 a 5.000 ppm cloro attivo
Aldeide glutarica 2%
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LIVELLI DELL’AZIONE GERMICIDA
LIVELLO DI
ATTIVITA’ Forme
vegetative-
Virus-Miceti
Bacillo
Tubercolare
Forme
sporigene
ALTO + + +/--
INTERMEDIO + + --
BASSO + -- --
PRINCIPALI CLASSI DI DISINFETTANTI
CLORO E DERIVATI
Attività antibatterica: medio-alta
Esistono cloroderivati disinfettanti e cloroderivati antisettici.
Abbiamo diverse formulazioni come IPOCLORITO DI SODIO (candeggina, Milton),
CLORAMINE ORGANICHE (Euclorina), CLORO ELETTROLITICO (Antisapril, Amuchina),
DICLOROISOCIANURATO (Presept) sia in forma liquida che in forma solida. La loro azione
disinfettante è da considerarsi buona e se a questa qualità si aggiunge quella di costare poco e di
permetterne un uso con l’acqua di rubinetto diventano i disinfettanti di prima scelta. Per contro però
presentano alcuni svantaggi come essere inibiti da parte di sostanze organiche (pus, sangue, ecc.),
l’instabilità delle soluzioni per cui devono essere preparate al momento, il fatto di dare irritazioni
locali, l’essere inattivati da luce e calore per cui le soluzioni necessitano di acqua fredda, il
corrodere i metalli se usati ad alte concentrazioni e con contatti frequenti per lungo tempo, lo
scolorare i tessuti, liberare sostanze tossiche se associati agli acidi.
Per tutti i prodotti a base di cloro la concentrazione si esprime in ppm o % di cloro disponibile,
valore che indica la quantità di cloro che in 100 ml di soluzione sono in grado di rivelare. Le
concentrazioni consigliate per questi prodotti sono le seguenti:
- 5.000 - 10.000 ppm se è presente materiale organico o per avere attività disinfettante alta;
- 1.000 ppm per avere attività disinfettante media (tempo 20 minuti);
- 500 ppm per avere attività disinfettante medio/bassa (tempo 10 minuti);
- 100 ppm per avere bassa attività disinfettante.
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Fra questo gruppo di disinfettanti quello più conosciuto è la candeggina o varechina che è un
ipoclorito di sodio.
Le candeggine normalmente reperibili in commercio hanno la concentrazione media di cloro attivo
del 5%, però esistono in commercio prodotti con concentrazioni dichiaratamente inferiori al 5% per
le quali non è ovviamente possibile stabilirne l'esatta concentrazione.
Dato che la varechina domestica contiene normalmente il 4 - 6% di cloro attivo, equivalente a
50.000 ppm circa di cloro disponibile abbiamo che:
- diluirlo 1:10.000 vuol dire avere 50 ppm di cloro disponibile = 1 ml su un litro d'acqua
- diluirlo 1:50 vuol dir avere 1.000 ppm di cloro disponibile = 20 ml su un litro d'acqua
- diluirlo 1:10 vuol dire avere 5.000 ppm di cloro disponibile = 100 ml su un litro di acqua
Le diluizioni raccomandate dall'OMS per l'ipoclorito di sodio che contiene il 5% di cloro
disponibile sono le seguenti:
- superfici pulite = 1.000 ppm di cloro disponibile cioè 20 ml su un litro di acqua;
- superfici sporche o schizzi di sangue = 5.000 ppm di cloro disponibile cioè 100 ml + 900 ml di
acqua.
IODOFORI
Attività antibatterica: media
Le soluzioni a base di iodio sono adatte soprattutto per essere usate come antisettici anche se
troviamo in commercio prodotti disinfettanti per superfici. Fra gli antisettici, abbiamo così diverse
formulazioni come l’IODIOPOVIDONE in soluzione alcolica per la preparazione della cute nel
campo operatorio dove la colorazione brunastra permette di delimitare la zona, quello in soluzione
acquosa per le medicazioni delle ferite, mentre quello in soluzione saponosa serve per il lavaggio
antisettico delle mani.
Gli iodofori hanno bassa tossicità, e come svantaggi oltre ad alterare nelle persone predisposte la
funzionalità tiroidea, possono essere inattivati da luce e calore.
ALCOLI
Attività antibatterica: media
Esistono due tipi alcol: l’ALCOOL ETILICO e l’ALCOOL ISOPROPILICO. Pur riuscendo
rapidamente a distruggere varie forma batteriche, non si possono considerare disinfettanti di alto
livello. Sono solitamente usati per potenziare l’azione di altri principi attivi, quali per esempio la
clorexidina o lo iodiopovidone. Fra gli svantaggi ricordiamo l’ estrema volatilità, l’ irritazione su
cute lesa, il danno che possono provocare sugli strumenti ottici e sugli oggetti in plastica e in
gomma, l’alta infiammabilità che richiede una conservazione in luogo fresco e ventilato. La
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caratteristica di rapida evaporazione può essere un vantaggio in quanto asciuga rapidamente ma
anche uno svantaggio poiché si riduce il tempo di contatto con le superfici.
L’azione degli alcoli si esplicita con preparati al 70%, pertanto l’ ALCOOL DENATURATO serve
per sgrassare (in quanto al 90% e dunque privo di azione disinfettante).
ALDEIDI
Attività antibatterica: alta
A questa categoria appartengono i disinfettanti di alto livello come la GLUTERALDEIDE o l’
ORTOFTALALDEIDE. Le aldeidi sono prodotti molto efficaci capaci di uccidere anche le spore
senza rovinare né gomma né plastica o corrodere metalli o lenti per cui vengono solitamente
utilizzate per trattare gli endoscopi, le attrezzature per la terapia inalatoria le apparecchiature della
dialisi e dell’anestesia. L’utilizzo di queste sostanze richiede però un certo numero di precauzioni
che il personale deve adottare al fine di proteggersi dagli effetti altamente nocivi che dalla sua
inalazione possono derivare (uso dei DPI, ambienti abbondantemente areati, cappe aspiranti e
contenitori chiusi per effettuare il trattamento in immersione). Inoltre la stessa tossicità può
causare gravi danni anche ai pazienti, per cui l’utilizzo degli strumenti trattati richiede un
abbondante risciacquo.
FENOLI
Attività antibatterica: media
Troviamo in commercio dei composti spesso associati a detergenti per cui vengono per lo più
utilizzati per l’igiene ambientale e per la decontaminazione dello strumentario metallico prima
della sterilizzazione.
Fra tutti i disinfettanti i fenoli sono quelle che meno degli altri vengono inattivate dal materiale
organico. Fra gli svantaggi ricordiamo l’assorbimento su materiali porosi (es. gomma) e la non
possibilità di utilizzo per la disinfezione delle incubatrici o culle termostatiche (iperbilirubinemia
lattanti).
SALI QUATERNARI D'AMMONIO
Attività antibatterica: bassa
Questi prodotti un tempo largamente usati come il BENZALCONIO CLORURO o il
BENZOXONIO quali antisettici, in seguito a numerosi studi vengono ora sconsigliati data la loro
scarsa attività e la facilità con cui si possono contaminare. Considerata la loro capacità di riduzione
della tensione superficiale come i tensioattivi, vengono utilizzati nella sanificazione ordinaria degli
ambienti su superfici non critiche quali pavimenti, arredi e pareti.
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CLOREXIDINA
Attività antibatterica :medio-bassa
La clorexidina viene utilizzata quasi esclusivamente come antisettico nell’antisepsi della cute
(mani) e delle mucose, nella doccia preoperatoria e prima di terapie iniettive presentando un buon
effetto residuo sulla cute.
Fra gi effetti indesiderati, ricordiamo l’ inattivazione da parte di diverse sostanze (tensioattivi,
materiale organico, sughero, ecc.) e la sua neurotossicità per cui non va usata su occhi e orecchio.
La biancheria con macchie di clorexidina non va lavata con ipoclorito di sodio ma con perborato di
sodio per evitare la formazione di macchie indelebili.
PEROSSIDO D’IDROGENO
Attività antibatterica: bassa
Il perossidi d’idrogeno meglio conosciuto coma ACQUA OSSIGENATA 12 VOLUMI, è un
antisettico ad azione piuttosto blanda pur riconoscendo una azione efficace sui batteri anaerobi
come per esempio il clostridium tetani. Grazie alla sua capacità di sviluppare ossigeno gassoso in
bollicine (effervescenza) e determinare così un lavaggio, viene usato per la detersione di ferite,
ascessi, piaghe. Presenta una azione istolesiva per cui dopo l’uso va risciacquato. Controindicato
l'uso in cavità chiuse ad alta pressione (emboli), il perossido d’idrogeno poi, viene inattivato dalla
luce e dal calore. Lo scuotimento dei flaconi determina perdita di attività.
ACIDO PERACETICO
Attività antibatterica: alta
Il suo principio attivo ha un elevato potere ossidante capace di uccidere anche le spore ed è per
questo motivo che viene considerato un disinfettante di alto livello per il trattamento di quel
materiale che prevedeva l’uso della gluteraldeide della quale però è meno tossico e più facile da
gestire.
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DECONTAMINAZIONE
"Una superficie o degli oggetti contaminati, anche se apparentemente puliti, sono un
pericoloso veicolo di infezione per chi, soprattutto, non sa o non ricorda cos'è
successo".
"Riferire sempre gli episodi di contaminazione accidentali con materiali biologici
potenzialmente infetti".
"In caso di versamenti accidentali di materiali biologici, si intervenga subito per
impedire che qualcuno possa contaminarsi e si provveda quindi a rimuovere con le
opportune cautele il materiale pericoloso ed a bonificare mediante disinfezione e
lavaggio la zona contaminata. In pratica si deve fare una decontaminazione".
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Cos'è la decontaminazione: è l'impiego di agenti disinfettanti su oggetti o superfici non deterse
(D.M. 28/9/90).
Scopo: abbassare la carica microbica per rendere l'oggetto più sicuro per l'operatore addetto alla
detersione ed evitare la contaminazione ambientale.
Criticità: la presenza di materiale organico e di un'alta carica microbica, ostacolano l'azione del
disinfettante in modo più o meno rilevante a seconda di :
quantità e tipo di materiale organico
caratteristiche del prodotto antimicrobico.
Risultato: l'azione non è sicuramente prevedibile.
Se si usano disinfettanti, scegliere prodotti che sono meno inattivati da materiale organico e ad
ampio spettro.
IMPORTANTE: autoproteggersi con doppio paio di guanti ed evitare schizzi sulle superfici pulite.
PROCEDURE RACCOMANDATE PER LA DECONTAMINAZIONE DEGLI SCHIZZI DI
SANGUE E DI FLUIDI CORPOREI
Non manipolare in alcun caso a mani nude vetri rotti o altri taglienti.
Usare guanti e camice; si raccomanda l'uso di guanti da lavoro, pesanti e resistenti ad eventuali
punture da indossare sopra ai guanti monouso.
In caso di rottura, se il materiale fuoriuscito è frammisto a frammenti di vetro, questi devono
essere rimossi ed eliminati: un foglio di cartone rigido può costituire un importante ausilio per la
rimozione di tali frammenti evitandone il contatto con le mani.
Versare sul materiale un disinfettante a media o alta efficacia (esempio cloro attivo a 5000 ppm
come ipoclorito di sodio al 5% diluito 1 : 10, o meglio ancora granuli di Sodio
dicloroisocianurato coprendo tuta la contaminazione. (se si utilizzano i granuli, aspettare che il
materiale solidifichi). Su una piccola macchia di sangue versare varecchina pura.
Assorbire il liquido versato o i granuli con materiale a perdere (carta, garze, ecc.)e ripetere se
necessario l’operazione più volte.
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Inserire i frammenti di vetro o altri taglienti negli appostiti contenitori. Il materiale utilizzato per
l'assorbimento deve essere eliminato nei contenitori a rischio biologico.
Pulire il luogo ove è schizzato il materiale infetto usando una soluzione detergente acquosa.
Quindi disinfettare usando nuovamente la soluzione disinfettante precedentemente preparata.
Eliminare nei contenitori per i rifiuti a rischio biologico tutto il materiale utilizzato per la
disinfezione.
Trattare tali rifiuti allo stesso modo degli altri rifiuti infetti.
N.B.: non usare prodotti a base di cloro su versamenti di urina perché si
potrebbero formare vapori irritanti.
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GUIDA ALLO STUDIO
Quali sono i fattori che condizionano la detergenza?
Definisci con le tue parole che cosa sono i detergenti e come funzionano
Quali avvertenze bisogna osservare durante l’uso dei detergenti e perché?
Che cos’è il pH di una sostanza e come deve essere il pH dei detergenti?
Quali caratteristiche deve avere un buon detergente?
Nomina alcune categorie di detergenti e le loro indicazioni pratiche.
A cosa servono le cere?
Concetto di cera autolucidante - lucidabile - metallizzata.
Che cos’è la disinfezione e in quali casi si rende necessaria?
Come si può attuare la disinfezione con mezzi naturali?
Qual è la differenza tra disinfettante e antisettico?
Quali sono i fattori principali che influenzano l’azione dei disinfettanti?
Quali caratteristiche dovrebbe possedere un buon disinfettante?
Quali sono le regole da rispettare nell’uso dei disinfettanti chimici?
Spiega che cosa si intende per livelli di disinfezione?
Rispetto ai disinfettanti appartenenti alla famiglia del cloro - iodio - alcoli - aldeidi - fenoli - sali
quaternari d’ammonio - clorexidina - perossido d’idrogeno, spiegane le indicazioni pratiche
evidenziandone qualche pregio e qualche difetto.
Che cos’è la decontaminazione e quali sono gli scopi?
Spiega la procedura per una decontaminazione di una macchia di sangue su una superficie
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STERILIZZAZIONE
Sterilizzazione è quel processo fisico o chimico in grado di distruggere
tutte le forme viventi comprese le spore.
Situazione iniziale Pulizia Disinfezione Sterilizzazione
Agenti patogeni
Agenti saprofiti
Dobbiamo però considerare che dal punto di vista statistico non si può affermare che vi sia certezza
di sterilità, per cui alla luce delle nuove conoscenze sarebbe meglio riformulare la definizione di
sterilizzazione.
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La sterilizzazione può essere definita come il risultato finale di un processo che ricorre alla
tecnologia avanzata e che tende a garantire la condizione in cui la sopravvivenza dei microrganismi
è altamente improbabile.
Secondo le normative internazionali si considera che una popolazione di oggetti è sterile quando vi
è la probabilità di trovare un oggetto non sterile (con uno o più microrganismi ancora vivi su di
esso) su un milione di oggetti.
La scelta del processo di sterilizzazione deve essere effettuata in funzione del tipo di materiale da
trattare, in base alle sue caratteristiche e al criterio costo - efficacia.
PRINCIPALI MEZZI FISICI UTILIZZATI
IN CAMPO SANITARIO
LA STERILIZZAZIONE A VAPORE
Questo sistema utilizza vapore di acqua saturo, sotto pressione. Per effettuare questo tipo di
sterilizzazione sono necessarie particolari apparecchiature chiamate autoclavi. Il vapore è il mezzo
sterilizzante più sicuro, economico, rapido ed innocuo. Per ottenere un efficace processo di
sterilizzazione il vapore deve essere saturo. Le autoclavi sono dotate di dispositivi in grado di
eliminare l’aria presente nella camera di sterilizzazione che impedirebbe una corretta sterilizzazione
a vapore. Tempo e temperatura della fase di sterilizzazione sono parametri inversamente correlati
tra loro: all’aumentare della temperatura aumenta la velocità di distruzione dei microrganismi,
quindi diminuisce il tempo di esposizione. Analogamente, aumentando il tempo, è possibile
abbassare la temperatura.
Esempi:
MATERIALE TEMPI (min.) TEMPERATURA (C°) PRESSIONE (bar)
Ferri chirurgici
Teleria
3 134 2,1
Gomma e
plastica
15 121 1,1
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LA STERILIZZAZIONE CON GAS PLASMA
Questo sistema rappresenta una delle più recenti metodiche di sterilizzazione a freddo dei presidi
sanitari. Il gas plasma rappresenta il quarto stato della materia: solido, liquido, gassoso e appunto
gas-plasma. Questa nuova tecnica di sterilizzazione agisce diffondendo perossido di idrogeno nella
camera e successivamente portandolo allo stato plasma attraverso la creazione di un campo
elettromagnetico. Tale sistema non lascia tracce di residui tossici e permette la sterilizzazione anche
di quel materiale medico-chirurgico che non sopporterebbe le alte temperature
LA STERILIZZAZIONE CON OSSIDO DI ETILENE
Questo sistema utilizza come agente sterilizzante l’ossido di etilene, un gas che agisce con
denaturazione delle proteine e della membrana cellulare dei microrganismi. Se da un lato ci
permette di sterilizzare strumenti sanitari delicati che non possono essere trattati con il calore come
le fibre ottiche, ( sterilizza a 50 60°C), dall’altro lato è un sistema molto pericoloso in quanto
produce tossicità sia per i materiale trattati sia per l’inquinamento ambientale. Il materiale trattato
infatti, richiede lunghi tempi di degassamento in appositi armadi.
LA STERILIZZAZIONE CON CALORE SECCO
Questo sistema deve essere abbandonato in quanto di dubbia efficacia
"L'attività di sterilizzazione nel suo complesso, non si limita e non si
esaurisce con la fase della sterilizzazione vera e propria, ma comincia
dalla fase di decontaminazione del materiale dopo l'uso, fino al suo
successivo riutilizzo.
Ogni operatore che entra in questo circuito ha precise responsabilità
sulla qualità del prodotto finale e quindi sulla sicurezza dell'utente.
Qualità come valore etico della professione, qualità come obiettivo
istituzionale, qualità della sterilizzazione come elemento di misura del
servizio erogato al cittadino".
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IL PROCESSO DI STERILIZZAZIONE COMPRENDE
DIVERSE FASI
1. Decontaminazione e pulizia del materiale
2. Asciugatura
3. Confezionamento
4. Sterilizzazione
5. Controllo
6. Conservazione
L'O.S.S. partecipa autonomamente alle fasi 1 - 2 - 3 - 6 mentre le fasi 4 e 5 richiedono la
supervisione dell’infermiere professionale, un addestramento, procedure e protocolli ben definiti.
Oggi sempre più si parla di RINTRACCIABILITA’ DEL MATERIALE cioè di quella modalità
attraverso la quale si recuperano, a posteriori, i dati che descrivono le procedure eseguite su un
determinato materiale.
Garantire la rintracciabilità della sterilizzazione rappresenta un dovere dei professionisti che si
occupano della sterilizzazione. La rintracciabilità deve permettere di saper dire, a distanza di tempo,
come è stato trattato il materiale e chi ha lavorato per ottenere il risultato di sterilità. Questo implica
che tutti i passaggi, dalla decontaminazione all’uso finale, devono essere eseguiti secondo
procedure predefinite e riportati per iscritto.
DECONTAMINAZIONE E PULIZIA DEL MATERIALE
Il materiale, immediatamente dopo l'uso, deve essere correttamente lavato in tutte le sue parti,
risciacquato con acqua corrente ed asciugato.
La decontaminazione ha un duplice scopo: da un lato tutela l'operatore durante la preparazione dello
strumentario dal contatto con possibili patogeni, dall'altro abbatte la carica microbica presente sulla
superficie del dispositivo utilizzato, allontanando sangue e materiale organico, favorendo così le
successive fasi del processo.
La pulizia viene normalmente effettuata con acqua tiepida e il risciacquo con acqua calda, lo sporco
viene rimosso con azione meccanica ed uso di detergenti o prodotti enzimatici.
L'insufficiente eliminazione del materiale estraneo da un oggetto prima del processo di disinfezione
o di sterilizzazione è causa di inefficienza del processo stesso.
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Al contrario, studi hanno dimostrato che una pulizia meticolosa ottiene una riduzione della carica
batterica (fino all'80 - 90%).
Gli oggetti devono essere lavati utilizzando un detergente a pH neutro.
E' necessario porre attenzione alle istruzioni del produttore al momento della preparazione della
soluzione detergente: concentrazioni e/o tempi di immersione diversi da quanto indicato, possono
perdere di efficacia e danneggiare gli strumenti.
Per il lavaggio manuale è necessario:
1. Indossare guanti di protezione;
2. Separare gli strumenti taglienti;
3. Aprire lo strumento se articolato;
4. Immergere gli strumenti (taglienti e non) nei contenitori con il prodotto disinfettante, lasciandoli
in immersione solo per il tempo indicato (es. disinfettante fenolico per ferri e dispositivi
metallici e clorodonatori per dispositivi non metallici);
5. Indossare guanti protettivi (1 paio monouso e 1 in gomma ), evitando che si verifichino contatti
con ferite o lesioni cutanee;
6. Indossare una mascherina con visiera;
7. Indossare un grembiule protettivo in plastica e/o un camice idrorepellente non sterile;
8. Togliere lo strumento ed eseguire un grossolano risciacquo;
9. Lavare lo strumento tagliente e non separatamente, previo ammollo se necessario in una
soluzione di detergenti enzimatici e acqua tiepida (l’acqua calda distrugge gli enzimi) con
apposite spugne, spazzole o scovolini nei suoi vari componenti (non usare prodotti abrasivi o
spazzole di metallo);
10. Risciacquare con acqua corrente calda.
11. Asciugare con cura servendosi di panni morbidi o di compresse di garza.
12. Controllare l'efficienza degli strumenti e, se necessario, lubrificarli con un lubrificante solubile
in acqua (non usare olio al silicone), disponendo i ferri aperti su un piano orizzontale e
spruzzando il lubrificante spray (tale procedura previene il "bloccaggio" delle parti articolate e
preserva l'affilatura dei taglienti). Non devono essere sottoposti a sterilizzazione i dispositivi che
evidenziano:
rotture
macchie
ruggine
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Se possibile utilizzare apposite macchine lavatrici o apparecchi ad ultrasuoni in quanto possono
garantire un'adeguata pulizia del materiale e in questo caso:
utilizzare cicli di lavaggio comprensivi con temperature di almeno 80°C per 15 minuti;
inserire negli appositi cestelli o griglia gli strumenti preventivamente aperti.
Tutto il materiale usato per il lavaggio manuale va giornalmente disinfettato / sterilizzato per evitare
che funga esso stesso da veicolo di infezioni.
ASCIUGATURA
Il materiale deve essere introdotto in autoclave perfettamente asciutto.
L'asciugatura è di fondamentale importanza al fine di consentire la corretta esposizione del
materiale all'agente sterilizzante.
Per garantire l'asciugatura interna di oggetti cavi o tubi si può ricorrere all'insufflazione con
aria compressa o passaggio forzato di aria.
CONFEZIONAMENTO
Il confezionamento ha lo scopo di:
1) conservare il prodotto sterile fino al momento del suo utilizzo;
2) permettere una corretta rimozione dell'aria e quindi facilitare la penetrazione ed il contatto
dell'agente sterilizzante con tutta la superficie dell'oggetto;
3) impedire la ricontaminazione al momento dell'apertura della confezione;
4) garantire praticità, economicità, sicurezza, impermeabilità ai batteri e resistenza all'umidità;
5) permettere agli oggetti da sterilizzare di essere in confezione singola o per singola necessità /
singolo paziente (set per medicazione, per interventi, per piccola chirurgia, ecc.).
I materiali comunemente usati per il confezionamento sono:
- fogli di carta crespata medical grade, fogli di TNT: non permettono la visione del materiale
contenuto e richiedono particolari attenzioni nel trasporto per possibili lacerazioni
- accoppiata carta / polietilene (buste, rotoli), termosaldati: permettono di identificare il contenuto
della busta ma non permettono il confezionamento di presidi voluminosi
- cestelli metallici (container in acciaio o alluminio) con guarnizione sul coperchio e filtri tessili o
di carta (i filtri di carta vanno sostituiti ad ogni ciclo, mentre quelli tessili vanno cambiati ogni
50 sterilizzazioni): offrono minor garanzie di mantenimento della sterilità
- accoppiato tyvek / poliestere (buste/rotoli): per le sue caratteristiche di sicurezza ed affidabilità
viene utilizzato per confezionare e mantenere sterili a lungo (1-2 anni) il materiale è
particolarmente costoso e delicato
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Metodiche di confezionamento in disuso: cestelli con cerniera, teleria.
I primi non sono più contemplati nelle attuali procedure di sterilizzazione e devono - laddove
ancora in uso - essere progressivamente sostituiti coi materiali sopracitati.
Per quanto riguarda la teleria, la mancata possibilità di verificare oggettivamente la tramatura, la
rende non sicura rispetto agli altri metodi di confezionamento.
Inoltre, essendo assorbente a contatto con liquidi od umidità, perde il suo effetto barriera nei
confronti dei batteri.
Le confezioni devono essere di piccole dimensioni ed una volta aperte devono essere utilizzate o
risterilizzate.
Si deve procedere all'applicazione di un'etichetta su ogni confezione, che consente di risalire al
processo di sterilizzazione eseguito.
L'etichetta può contenere una serie di numeri: il n. del lotto, la temperatura, l'autoclave, i codici
dell'addetto al confezionamento e dell'infermiere responsabile della conduzione delle sterilizzatrici.
CONTROLLI DI STERILIZZAZIONE
Funzionamento dell’apparecchio
All’inizio della giornata lavorativa sull’autoclave per esempio, viene eseguito il Test di Bowie Dick
o prova del vapore con metodo indiretto. Serve per verificare l’efficacia della penetrazione del
vapore e per dimostrare l’assenza di bolle di aria che sarebbero indice di non raggiungimento del
vapore e della temperatura in tutte le zone. In pratica si utilizza un foglio di carta inserito in un
pacco di telini di cotone sul quale è predisposto un grafico ad inchiostro in grado di virare di colore
una volta raggiunti i parametri.
Altro test la prova di tenuta della camera.
Fisici: si attuano con strumenti quali termometri, manometri, avvisatori acustici – visivi e si
registrano per esempio i parametri temperatura e pressione. Vanno eseguiti tutti i giorni.
Chimici: si attuano con nastri viratori.
- Indicatori di processo: formulazione di inchiostro o etichette da applicare all’esterno della
confezione e che ci dicono che è stata raggiunta una determinata temperatura;
- Indicatori di sterilizzazione: stessi inchiostri messi però all’interno del pacco e che ci dicono se
sono state raggiunte tutte le condizioni necessarie alla sterilizzazione e cioè tempo, temperatura,
pressione.
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Gli indicatori chimici cambiano colore come conseguenza di una reazione chimica indotta dal
processo sterilizzante. Vanno eseguiti ad ogni ciclo.
Biologici: si attuano con spore altamente resistenti e lo scopo di questo controllo è di verificare
l’effettiva capacità di uccidere i microrganismi.
La mancata sopravvivenza delle spore alle condizioni presenti all'interno della sterilizzatrice, è
indice che il processo di sterilizzazione è compiuto.
Le norme prevedono che questi controlli siano eseguiti a cadenza periodica (almeno settimanale) ed
inoltre la prova biologica diventa obbligatoria dopo ogni manutenzione sugli apparecchi.
CONSERVAZIONE
Il tempo di mantenimento della sterilità è in relazione al tipo di imballaggio, alle modalità di
trasporto, al numero di manipolazioni ed alle modalità di stoccaggio.
E' indispensabile pertanto garantire idonee condizioni di stoccaggio del materiale, conservandolo
preferibilmente in ambienti chiusi e puliti, a temperatura e umidità relativa controllate
(rispettivamente 18 - 22°C e 35 - 50%), evitando l'esposizione diretta alla luce solare o a fonti di
calore, preferibilmente in appositi armadi (possibilmente chiusi), con accesso limitato alle persone
che se ne servono. Se conservato su scaffalatura, queste devono essere disposte a 20/25 cm. da terra,
40/50 cm. dal soffitto e 15/20 cm. dal muro.
Per quanto riguarda la durata della sterilità i tempi restano sempre indicativi e variabili in base alle
indicazioni fornite dalle ditte produttrici, alle condizioni di stoccaggio e al numero di manipolazioni
eseguite sulla confezione sterile. Le confezioni di carta se conservata bene arrivano fino a 30 giorni
così come le buste doppie termosaldate, mentre le confezioni in Tyvek arrivano fino a 1-2 anni.
I cestelli con fori laterali garantiscono la sterilità solo per poche ore e non dovrebbero essere
utilizzati; se invece sono dotati di filtro e valvola arrivano fino a 30 giorni.
Il materiale sterile stoccato deve essere maneggiato il meno possibile, le confezioni devono essere
conservate in ordine cronologico di scadenza, le scorte devono essere proporzionate all'effettivo
bisogno e le confezioni scadute e/o aperte o danneggiate, oppure bagnate, devono essere
riconfezionate prima di essere risterilizzate.
L'utilizzatore del materiale sterilizzato diventa responsabile del corretto utilizzo dei prodotti e
pertanto deve controllare la confezione prima di aprirla ed in particolare che:
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1. il materiale non sia scaduto (sull'etichetta viene riportata soltanto la data di sterilizzazione:
conseguentemente l'utilizzatore è responsabile del controllo della scadenza, secondo i tempi
riportati nella tabella precedente;
2. la confezione sia integra, perfettamente chiusa, asciutta, priva di polvere sulla sua superficie
esterna;
3. l'indicatore chimico prestampato sulla confezione o posto all'esterno (nastro indicatore) sia
virato uniformemente su tutta la superficie così come l'eventuale indicatore posto all'interno.
LINEE GUIDA PER LA PULIZIA DISINFEZIONE
STERILIZZAZIONE DI STRUMENTI E ATTREZZATURE
Il rischio di trasferimento dell’infezione da strumenti e da materiali dipende dai seguenti fattori:
1. la presenza di microrganismi, il numero e al virulenza di questi
organismi;
2. il tipo di procedura che si sta per effettuare (invasiva - non invasiva);
3. il sito corporeo in cui lo strumento e/o il dispositivo sarà utilizzato.
La classificazione del rischio di trasmissione di infezione con strumenti e dispositivi è stata
denominata “Classificazione di Spaulding”. Il rischio di trasmissione è classificato in base al sito in
cui lo strumento viene usato.
I siti di contatto per gli strumenti possono essere classificati come critici, semicritici, non critici. La
tabella mostra questa classificazione.
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Tutti gli strumenti o le attrezzature che
vengono a contatto con organi, tessuti
normalmente sterili e cute lesa devono essere
sterilizzati = articoli di prima categoria o
critici (esempio strumenti chirurgici, aghi,
bisturi, teli per campo operatorio).
Tutti gli strumenti e le attrezzature che
vengono a contatto con mucose integre devono
essere sottoposte a sterilizzazione o
disinfezione di alto livello = articoli di
seconda categoria o semicritici (esempio
cistoscopi, endoscopi, attrezzature per
l'assistenza respiratoria).
Tutti gli strumenti che vengono a contatto
con cute integra devono essere detersi e / o
disinfettati = articoli di terza categoria o non
critici (carrozzine, fonendoscopi, letti, padelle,
superfici ambientali).
La disinfezione non va considerata sostitutiva alla sterilizzazione per gli oggetti e i materiali che
devono essere sterili.
Gli oggetti devono essere sempre lavati ed asciugati con cura prima della disinfezione o
sterilizzazione. La pulizia va effettuata indossando guanti pesanti.
Gli oggetti venuti a contatto con sangue, secrezioni vaginali, liquidi tipo sinoviali, pleurici e
peritoneali vanno decontaminati prima del lavaggio manuale.
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Deve essere evitata la permanenza in ammollo degli oggetti in soluzione detergenti o
disinfettanti e l'asciugatura è molto importante perché un ambiente secco ostacola la
moltiplicazione batterica.
Attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal produttore dei materiali, nonché alle
indicazioni sull'uso dei prodotti detergenti e disinfettanti.
L'introduzione di nuovo strumentario anche se avente le stesse funzioni di quello precedente,
impone sempre una rivalutazione dei prodotti da utilizzare.
GUIDA ALLO STUDIO
Che cos’è la sterilizzazione?
Quali sono i principali sistemi di sterilizzazione in ambiente sanitario?
Quali sono le fasi del processo di sterilizzazione?
In che modo si differenzia il trattamento del materiale contaminato da quello non contaminato?
Come deve avvenire la decontaminazione e la pulizia del materiale da sterilizzare?
Quali sono i controlli di sterilizzazione?
Come deve essere conservato e manipolato il materiale sterile?
Come si classifica il materiale sanitario e quale intervento richiede?
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OSPEDALE
ELEMENTI FUNZIONALI DEGLI OSPEDALI
Gli elementi funzionali degli ospedali sono rappresentati da diversi ambienti e servizi a funzioni
specifiche che si completano a vicenda e che possono essere raggruppati nelle seguenti aree:
AREA DEI SERVIZI DI AMMINISTRAZIONE E DI DIREZIONE DI PRESIDIO
OSPEDALIERO
Tali aree devono essere, per la loro funzione, ubicate in modo da rendere facile il collegamento con
le altre aree ed agevolare anche l’accesso con l’esterno, con il quale hanno continui rapporti.
Trovano posto in questa area gli uffici del personale, l’economato ,le direzioni amministrative e
sanitarie.
AREA DEI SERVIZI GENERALI
Tale area comprende una serie di servizi per il pubblico e per i ricoverati (informazioni, bar), il
servizio di farmacia interna, i magazzini generali, la cucina, il servizio di lavanderia e guardaroba, il
servizio di sterilizzazione, i servizi tecnologici e le officine, il servizio religioso, gli spogliatoi e la
mensa per il personale.
Alcuni di questi servizi come la cucina e la lavanderia, devono poter garantire la massima sicurezza
dal punto di vista igienico. Così la cucina deve essere strutturata ed attrezzata in modo da tenere
separata la preparazione dei cibi crudi dalla lavorazione dei cibi cotti. Anche la lavanderia deve
essere distinta in due zone: la zona sporca dove arriva la biancheria dai reparti e la zona pulita dove
parte la biancheria per i reparti.
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AREA DELLE DEGENZE
La struttura può variare a seconda delle funzioni che l’area deve espletare. Così in una degenza per
cure intensive troveremo speciali attrezzature ed una impiantistica che limita le dimensioni
funzionali ottimali dell’unità di cura ad un numero di letti piuttosto basso. In una degenza per
lungodegenti in riabilitazione troveremo caratteristiche abitative specifiche come ampi spazi di
soggiorno che non riscontreremo nei normali reparti medici e chirurgici.
Tutte le aree di degenza per rispondere a specifiche esigenze possiedono locali diversi quali le
camere di degenza, i servizi igienici per i ricoverati e per il personale, gli studi medici , gli
ambulatori per le visite, i locali per il materiale pulito e per quello sporco,i depositi per lo
strumentario, la cucinetta di reparto, i corridoi di collegamento.
AREA DI TRATTAMENTO E DIAGNOSI
In questa area trovano posto per esempio il Pronto Soccorso e il Servizio di accettazione, il
laboratorio, la radiologia, le sale endoscopiche, le sale operatorie, il centro trasfusionale, il servizio
di anatomia patologica.
La dislocazione di questi settori di diagnosi e cura deve essere studiata in rapporto all’intensità del
traffico di persone e materiali e deve tener conto delle relazioni esistenti tra i servizi e le aree di
degenza.(es. sala operatoria e anatomia patologica, sala operatoria e reparto di chirurgia, radiologia
e pronto soccorso).
I percorsi tra l’una e l’altra area o parte o zone dell’ospedale, costituiscono un serio problema
strutturale e rivestono un aspetto funzionale alquanto importante.
PERCORSI
I percorsi si dividono in:
percorsi per persone (pazienti, visitatori, personale, ecc.);
percorsi per cose (materiale di consumo, alimenti, farmaci, ecc.).
A loro volta i percorsi per persone possono essere autonomi (quelli del personale o dei visitatori) o
accompagnati (es.: per pazienti barellati), mentre quelli delle cose sono autonomi (luce, gas, ecc.,
posta pneumatica) o accompagnati (es. per carrelli).
È fondamentale tenere sempre separati gli interventi sporchi da quelli puliti in quanto nel primo
caso vi è un pericolo di diffusione di germi, mentre nel secondo è possibile contaminare materiali o
superfici e quindi farli diventare un veicolo d'infezione.
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Di conseguenza dal punto di vista igienico i percorsi devono essere differenziati a seconda
dell'attività svolta in percorsi puliti e percorsi sporchi.
Esempi di percorsi puliti sono quelli della biancheria pulita, del cibo dei farmaci, della posta, degli
utenti autonomi, della visite.
Esempi di percorsi sporchi sono quelli della biancheria sporca, dei rifiuti, del materiale organico,
ecc.
È prerogativa di tutti i percorsi essere:
Chiari: per evitare intralci o sovrapposizioni (esempio la biancheria sporca deve arrivare in
lavanderia solo attraverso l’ascensore prescelto).
Semplici: non devono essere dei labirinti (esempio la biancheria sporca deve arrivare in
lavanderia nel modo più semplice evitando complicazioni).
Brevi: evitare lunghi percorsi (esempio la biancheria sporca deve arrivare in lavanderia nel
tempo minore possibile).
TRASPORTO DEI MATERIALI
La movimentazione dei materiali è strettamente collegata ai percorsi e assume modalità diverse a
seconda di diversi fattori quali:
Tipo di ospedale ( a padiglione o monoblocco)
Tipo di percorso (orizzontale con carrelli a mano o mezzi motorizzati o verticale con ascensori o
montacarichi)
Tipo di attrezzatura ( casse chiuse, aperte, carrelli, ceste)
Tipo di trasporto (routinario su fasce orarie ben definite o urgente)
Tipo di materiale trasportato (sostanze pericolose, delicate, sterili, con valore legale)
Priorità del trasporto (per il materiale che si altera necessità di ritirarlo alla fine del giro o
consegnarlo all’inizio del giro).
TRASPORTO DEI CAMPIONI DIAGNOSTICI AL LABORATORIO
Tutti i campioni devono essere trattati e trasportati come se fossero infetti e capaci di
trasmettere delle gravi infezioni (pertanto anche quelli che provengono da una persona senza
diagnosi di malattia infettiva).
Una volta eseguiti i prelievi tutti i campioni devono essere collocati in un contenitore a tenuta
stagna con chiusura sicura. Se si tratta di provette, devono essere collocate in rastrelliere che le
mantengono in posizione verticale.
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Devono essere evitate le chiusure che possono provocare aerosol o schizzi di materiale
contaminato.
L'operatore addetto ai prelievi deve avere la massima cura nel non contaminare l'esterno del
contenitore.
Il contenitore può essere trasportato senza guanti.
Qualsiasi contenitore effettivamente o potenzialmente contaminato all'esterno deve essere
collocato in un secondo contenitore sigillato.
I moduli di richiesta per il laboratorio devono essere separati dal contenitore. Nel caso tali fogli
fossero stati contaminati, essi vanno eliminati e sostituiti.
L'accettazione dei campioni in laboratorio deve essere effettuata in un'area apposita,
possibilmente in un locale distinto, da personale dedicato.
Tutti i contenitori per l'escreato, o broncoaspirato o lavaggio broncopolmonare devono essere
trattati come se fossero contaminati all'esterno.
Se una provetta si rompe se deve procedere subito alla decontaminazione.
Se si usano veicoli, servono tre contenitori e la scatola esterna deve essere sistemata in modo
fermo e sicuro nel veicolo stesso e a bordo deve essere presente un kit fornito di materiale
assorbente, disinfettante a base di cloro, contenitore per rifiuti, guanti di lavoro resistenti.
Durante il trasporto, oltre naturalmente ad evitare la fuoriuscita di materiale dalle provette è
anche indispensabile non provocare alle stesse colpi o scosse per non falsare l’esito dell’esame
(es. emolisi globuli rossi e aumento del potassio, impilamento piastrine con successiva conta
non corretta, ecc.)
TRASPORTO DI SANGUE ED EMODERIVATI
Il sangue e gli emoderivati devono essere trasportati nel minor tempo possibile all’interno di
contenitori appositi. Durante il trasporto, non si deve esporre tale materiale a temperature inferiori a
0°C o superiori a 30°C. (temp. ideale 4-6°C).
Se il trasporto si prolunga oltre le due ore servono contenitori refrigerati. È importante tenere
presente che durante il trasporto di sangue, le sacche o i flaconi non devono subire scosse o
traumatismi che causerebbero la rottura dei globuli rossi come già visto con le provette di sangue.
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TRASPORTO DI MATERIALE ECONOMALE E TECNICO SANITARIO
Spesso si tratta di materiale di notevole dimensioni (detergenti, materiale per le pulizie, materiale di
cancelleria, piccole attrezzature) per cui è opportuno scegliere per il trasporto un carrello
proporzionato alla quantità ed al volume di materiale da trasportare.
Prima di trasportare il materiale, controllare l’integrità delle confezioni e dei presidi e la tenuta dei
tappi delle confezioni dei liquidi.
Durante il trasporto il materiale non deve essere abbandonato lungo il percorso per cui non ci si
deve assentare nemmeno momentaneamente.
TRASPORTO DI LASTRE, CARTELLE CLINICHE, REFERTI, RICHIESTE
In questo caso si tratta di materiale cartaceo di estrema importanza da un punto di vista legale e di
conservazione. E’ importante proteggere tale materiale in buste di plastica per evitare che si sporchi
o si bagni.
La documentazione deve essere consegnata direttamente al destinatario senza depositarla in luoghi
incustoditi. Le informazioni contenute in questi documenti sono soggette al segreto professionale.
TRASPORTO DI FARMACI
Per il trasporto de i farmaci si devono utilizzare apposite cassette e il trasporto deve avvenire in
tempi rapidi soprattutto per certi farmaci che non devono subire sbalzi di temperatura.
Tra i farmaci, ci sono gli stupefacenti per il ritiro dei quali bisogna rifarsi ai protocolli interni che
spesso vedono coinvolto solo il caposala o l’infermiere.
TRASPORTO DI PRESIDI MEDICO CHIRURGICI
Per il trasporto di questo materiale, bisogna prestare particolare attenzione perché spesso si tratta di
oggetti sterili che non devono essere contaminati o che si potrebbero facilmente rompere per cui
vanno trasportati con estrema attenzione.
TRASPORTO DI SOSTANZE PERICOLOSE
Fanno parte di questo materiale per esempio le sostanze corrosive e caustiche che devono essere
trasportate assolutamente nelle loro confezioni originali.
Prima del trasporto assicurarsi della integrità delle confezioni e della tenuta del tappo. Se esiste il
rischio di rottura devono essere usati i guanti protettivi. I prodotti infiammabili devono essere tenuti
lontano da fonti di calore quali sigarette o da accendini e fiammiferi.
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TRASPORTO DI GAS TERAPEUTICI
Per il trasporto delle bombole ci si deve rifare a quanto appreso nelle lezioni relative al bisogno di
respirazione affrontato in assistenza di base. Si ricorda solo che le bombole devono essere
trasportate sistemate in modo da evitare cadute ed urti sia tra di loro che contro altre superfici per
cui vanno fissate con cinghie e catenelle.
CICLO DELLA BIANCHERIA
letto paziente
guardaroba reparto sacchi biancheria sporca
montacarichi biancheria
pulita
montacarichi biancheria
sporca
guardaroba lavanderia
NB!: i sacchi non vanno trascinati sul pavimento
GUIDA ALLO STUDIO
Quali sono gli elementi funzionali dell’ospedale?
Come devono essere i percorsi per evitare le infezioni?
Con quali attenzioni devono essere trasportati i vari materiali in ospedale?
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BIBLIOGRAFIA
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