Digestione anaerobica: opportunità per lagricoltura e per lambiente Anaerobic digestion:...

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Digestione anaerobica: opportunità per l’agricoltura e per l’ambiente Anaerobic digestion: opportunities for agriculture and environment 24 e 25 gennaio 2008 Grand Hotel Villa Torretta Via Milanese, 3 20099 Milano – Sesto San Giovanni (MI) Sessione 2 – UTILIZZO AGRONOMICO DEL DIGESTATO Session 2 – AGRONOMIC UTILIZATION OF DIGESTED MANURES “Sanità animale e digestione anaerobica degli effluenti di allevame Cesare Bonacina Direttore sanitario Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, Brescia

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Digestione anaerobica: opportunità per l’agricoltura e per l’ambiente

Anaerobic digestion: opportunities for agriculture and environment

24 e 25 gennaio 2008Grand Hotel Villa Torretta

Via Milanese, 320099 Milano – Sesto San Giovanni (MI)

Sessione 2 – UTILIZZO AGRONOMICO DEL DIGESTATOSession 2 – AGRONOMIC UTILIZATION OF DIGESTED MANURES

“Sanità animale e digestione anaerobica degli effluenti di allevamento”Cesare Bonacina Direttore sanitario Istituto Zooprofilattico Sperimentale

della Lombardia e dell’Emilia Romagna, Brescia

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La produzione di energia da fonti rinnovabili rende sempre più interessante il ricorso allo sfruttamento delle biomasse e dei reflui zootecnici

Tra le soluzioni proposte la produzione di biogas:da risposta alla esigenza di un trattamento ecologicamente compatibile può rappresentare una integrazione reddituale sempre più probabili con il costante aumento di costo delle fonti energetiche tradizionali

Gli aspetti di tutela della salute pubblica e della sanità animale rappresentano comunque uno dei vincoli per tali processi

La tutela dell’accreditamento degli allevamenti rispetto alle malattie della lista OIE costituisco una premessa alla libera circolazione dei prodotti

La difesa dalle malattie infettive diffusive è presupposto alla redditività delle pratiche di allevamento

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gli ultimi e più recenti episodi

di diffusione di gravi malattie infettive

nei sistemi zootecnici

del nostro Paese e della nostra Regione in particolare

vedono nella gestione dei reflui

una degli aspetti epidemiologici più rilevanti

influenza mvs

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Valutazione dei rischi

Parere del gruppo di esperti scientifici sui pericoli biologici dell’EFSA, in merito alla sicurezza rispetto al rischio biologico

del processo di fermentazione mesofilica per il trattamento dei sottoprodotti di origine animale (ABP)

per la produzione di biogas e compost” adottato l’8 marzo 2007.

Riferimenti normativi:

“Regolamento del Parlamento europeo e Consiglio Ue 1774/2002/Ce (Norme sanitarie relative ai sottoprodotti di origine animale non destinati al consumo umano

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Definizioni:

"stallatico": gli escrementi e/o l'urina di animali di allevamento, con o senza lettiera, o il guano non trattati oppure trattati conformemente al capitolo III dell'allegato VIII o altrimenti trasformati in un impianto di produzione di biogas o in un impianto di compostaggio

Nella fase di categorizzazione, dei materiali, all’ Articolo 5, il regolamento

inserisce lo stallatico e il contenuto del tubo digerente

nei materiali di categoria 2

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Destinazione:

i materiali di categoria 2 possono essere:

eliminati direttamente come rifiuti mediante incenerimento

trasformati in un impianto di trasformazione riconosciuto

se si tratta di stallatico, qualora l'autorità competente ritenga che non presentino rischi di diffusione di malattie trasmissibili gravi:

i) sono utilizzati senza trasformazione

come materie prime in un

impianto di produzione di biogas riconosciuti ai sensi art 15

ii) sono utilizzati sui terreni

iii) sono trasformati in un impianto di produzione di biogas

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il Riconoscimento degli impianti di produzione di biogas Prevede:

requisiti strutturali specifici (punto A)

requisiti d’igiene ( punto B),

norme di trasformazione (punto C)

conformità dei residui della digestione

alle norme microbiologiche (punto D).

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Punto A Requisiti specifici

per il riconoscimento degli impianti di produzione di biogas e degli impianti di compostaggio

• Se l'impianto di produzione di biogas è situato in un'area in cui vengono tenuti animali di allevamento e non utilizza soltanto stallatico prodotto da tali animali, l'impianto deve essere situato a una distanza adeguata dalla zona in cui sono tenuti gli animali e, in ogni caso, vi deve essere una totale separazione fisica tra l'impianto, da un lato, e gli animali, il mangime e le lettiere, dall'altro, prevedendo se necessario recinzioni.

• controllo dell'andamento della temperatura nel tempo;

• attrezzature adeguate per la pulizia e la disinfezione dei veicoli e contenitori in uscita dall'impianto di produzione di biogas

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Punto BRequisiti di igiene

solo i materiali di categoria 2 che sono stati sottoposti a un metodo di trasformazione

e lo stallatico, il contenuto del tubo digerente separato da quest'ultimo,

il latte e il colostro possono essere trasformati in un impianto di produzione di biogas

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Punto CNorme di trasformazione

b) temperatura minima di tutto il materiale nell'unità: 70 °C;

c) durata minima di permanenza ininterrotta nell'unità: 60 minuti.

L'autorità competente può comunque autorizzare l'impiego di altri parametri di trasformazione standardizzati, purché il richiedente dimostri che tali parametri assicurano la riduzione al minimo dei rischi biologici.

a) individuazione e analisi dei rischi possibili

b) una valutazione di rischio

c) convalida del processo previsto mediante una misurazione della riduzione della vitalità/infettività

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Ove lo stallatico, il contenuto del tubo digerente separato da

quest'ultimo, il latte e il colostro

siano i soli materiali di origine animale trattati in un impianto di produzione di biogas

o in un impianto di compostaggio, l'autorità competente

può autorizzare l'applicazione di requisiti specifici diversi

da quelli stabiliti in questo capitolo se:a) non ritiene che detti materiali presentino rischi

di diffusione di malattie trasmissibili gravi e b) ritiene che i residui o il compost siano materiale

non trasformato.

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Punto D

Caratteristiche microbiologiche dei residui di digestione

campioni rappresentativi dei residui di digestione

Escherichia coli: n = 5, c = 1, m = 1.000, M = 5.000 in 1 g; oppure

Enterococcaceae: n = 5, c = 1, m = 1.000, M = 5.000 in 1 g; e

iSalmonella: assenza in 25 g: n = 5; c = 0; m = 0; M = 0

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Immissione sul mercato di stallatico trasformato e prodotti trasformati a base di stallatico

 a) devono provenire da un impianto tecnico o da un impianto di produzione di biogas

b) devono essere stati sottoposti a trattamento termico ad almeno 70 °C per almeno 60 minuti e a un trattamento di riduzione della sporulazione e della tossinogenesi;

c) Sia stati utilizzati parametri diversi autorizzati per cui è stata dimostrata la riduzione al minimo dei rischi biologici

d)campioni rappresentativi devono rispettare le norme seguenti: Escherichia coli: n = 5, c = 5, m= 0, M= 1.000 in 1 g; ovveroEnterococcaceae: n = 5, c = 5, m = 0, M = 1.000 in 1 g;

Salmonella: assenza in 25 g: n = 5; c = 0; m = 0; M = 0

e) devono essere conservati in modo tale da ridurre al minimo la contaminazione

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d) campioni rappresentativi devono rispettare le norme seguenti: Escherichia coli: n = 5, c = 5, m= 0, M= 1.000 in 1 g; ovveroEnterococcaceae: n = 5, c = 5, m = 0, M = 1.000 in 1 g;

Salmonella: assenza in 25 g: n = 5; c = 0; m = 0; M = 0

e) devono essere conservati in modo tale da ridurre al minimo la contaminazione

Lo stallatico trasformato e i prodotti trasformati a base di stallatico non conformi ai requisiti di cui sopra devono essere considerati comenon trasformati

Immissione sul mercato di stallatico trasformato e prodotti trasformati a base di stallatico

 

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Requisiti applicabili allo stallatico, allo stallatico non trasformato destinato agli scambi

provenire da una zona non soggetta a restrizioni a causa di una malattia trasmissibile grave

destinato ad essere trasformato in un impianto tecnico oin un impianto di produzione di biogas

destinato all'utilizzazione in un'azienda.

tener conto, in particolare, dell'origine dello stallatico, della sua

destinazione e di considerazioni inerenti alla salute e alla sicurezza degli animali

accompagnato da un certificato sanitario

Condizioni specifiche per lo stallatico proveniente da allevamenti di volatili da cortile :

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parametri di temperatura e di tempo diversi da quelli previsti sono

autorizzati purché il richiedente dimostri che tale parametri assicurano la riduzione al minimo dei rischi biologici. Attraverso una convalida di un processo che garantisce: i) l’individuazione e analisi dei rischi possibili,

e una valutazione del rischio;

ii) la convalida del processo previsto mediante una misurazione della riduzione della vitalità/infettività

degli organismi indicatori iii) in grado di dimostrare :

- nel caso dei processi termochimici una riduzione di almeno

5 log10 dell'Enterococcus faecalis

3 log10 del titolo infettante dei virus termoresistenti come il parvovirus

- nel caso del processi chimici anche una riduzione di almeno

il 99,9 % (3 log10) dei parassiti resistenti, quali le uova di ascaris sp., in fase vitale;

iv) elaborazione di un programma di controllo completo v) misure che garantiscano il controllo e la vigilanza

continui dei parametri di processo

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Su queste basi la Commissione ha richiesto il Su queste basi la Commissione ha richiesto il ” ” Parere Parere

del gruppo di esperti scientifici sui del gruppo di esperti scientifici sui pericoli biologici dell’EFSA,pericoli biologici dell’EFSA,

in merito alla sicurezza rispetto al in merito alla sicurezza rispetto al rischio biologico rischio biologico

del processo di fermentazione mesofilica del processo di fermentazione mesofilica per il trattamento per il trattamento

dei sottoprodotti di origine animale (ABP) dei sottoprodotti di origine animale (ABP) per la produzione di biogas e compost” per la produzione di biogas e compost”

adottato l’8 marzo 2007 adottato l’8 marzo 2007

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considerazione preliminare

•lo spandimento del letame non trattato sui terreni agricoli

ne migliora la fertilità

l’utilizzo aziendale consente di minimizzare il rischio di diffusione

di agenti patogeni a condizione che sia garantita: la corretta applicazione di una"buona pratica agricola“

la debita considerazione delle pertinenti informazioni epidemiologiche aziendale ed ambientale

una efficace gestione, di focolai delle malattie infettive

una corretta informazione sulla catena alimentare (es. la natura delle colture su cui è applicato il letame)

la definizione degli aspetti epidemiologici interessanti un’area geografica per lo scambio di letame tra Aziende agricole.

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categorizzazione dei pericoli

agenti zoonosici: comprendono batteri, parassiti, funghi virus.

agenti patogeni degli animali: patogeni specifici(virali, batterici e parassitari), che presenti nello

stallatico possono essere causa di malattie animali

Tossine microbiche e altri metaboliti potenzialmente tossici

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Batteri: resistenza Batteri: resistenza ambientaleambientale

Agente eziologicoAgente eziologico Resistenza nelle feciResistenza nelle feciSalmonella Salmonella > 77 giorni > 77 giorniE.ColiE.Coli >10 settimane >10 settimaneYersinia spp.Yersinia spp. > 12 settimane > 12 settimane (20-22°C (20-22°C replicazione)replicazione)

Streptococcus spp.Streptococcus spp. 104 gg. a 0°C 104 gg. a 0°C 10 gg. a 9°C 10 gg. a 9°C 8 gg. a 22-25°C 8 gg. a 22-25°C

Lawsonia intracellularisLawsonia intracellularis 2 settimane tra 5 e 15°C 2 settimane tra 5 e 15°CClostridium spp.Clostridium spp. Spore (anni) Spore (anni)Erhisipelotryx rushiopathiaeErhisipelotryx rushiopathiae 1-6 mesi per T < a 12°C 1-6 mesi per T < a 12°CListeriaListeria monocytogenes monocytogenes 1-18 mesi 1-18 mesiBrachyspira spp.Brachyspira spp. 10 giorni nel terreno a 10°C 10 giorni nel terreno a 10°C

78 giorni in presenza di 78 giorni in presenza di un un

10% di feci, 112 giorni nelle feci10% di feci, 112 giorni nelle feci

Batteri: resistenza ambientale

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FMDVFMDVFattori che condizionano la resistenzaFattori che condizionano la resistenza

Ceppo viraleCeppo viraleTemperaturaTemperaturaUmiditàUmiditàpHpHProtezione (essicamento)Protezione (essicamento)

Alcuni esempiAlcuni esempi

Paglia o fieno a 18-20°CPaglia o fieno a 18-20°C 20 settimane20 settimane

Lana e setole a 18-20°CLana e setole a 18-20°C 4 settimane4 settimane

UrineUrine 39 giorni39 giorni

Letame in invernoLetame in inverno 6 mesi6 mesi

Suolo estate, autunno, invernoSuolo estate, autunno, inverno 3 gg., 28 gg., 21 settimane3 gg., 28 gg., 21 settimane

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Virus di Virus di AujeszkyAujeszky: tempi di inattivazione : tempi di inattivazione in liquami suini a diverse temperaturein liquami suini a diverse temperature

Temperatura (°C) Tempo di inattivazione

5 15 settimane

20 2 settimane

35 5 ore

40 2 ore

45 45 minuti

50 20 minuti

55 10 minuti

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Materiale (25°C) Tempo (gg) Controllo 58

Acqua di pozzo 7 Acqua clorata 2

Mangime pellettato 3 Metallo 18

Urina di suino 14 Feci 2

Muscolo suino (4°C) 19

Virus di Virus di AujeszkyAujeszky: tempi di inattivazione in : tempi di inattivazione in diversi materialidiversi materiali

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VIRUS PESTE SUINA CLASSICA

La stabilità del virus della PSC nell’ ambiente riveste grande importanza pratica

E’ stato dimostrato che molti focolai di PSC sono stati causati dalla trasmissione INDIRETTA del virus

RESISTENZA DEL VIRUS

Gli enzimi proteolitici hanno solo un moderato effetto inattivante (envelope)

I detergenti ed i solventi dei lipidi ne distruggono facilmente l’infettività

Radiazioni U.V. efficaci

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RESISTENZA AL CALORE

Sangue defibrinato 30 min. a 68°C45 min.a 67°C60 min. a 63°C

Siero in toto 16-24 h. a 60°C18 gg. a 37°C

Insaccati grosse dimensioni 45 min. a 80-85°C

Insaccati piccole dimensioni 5 min. a 75-82°C

VIRUS PESTE SUINA CLASSICA

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RESISTENZA AL FREDDO

Siero 3-6 mesi a 4°C (dipende dal titolo)

Sangue 9 mesi a -20°C 14 mesi a -40°C molti anni a -80°C

VIRUS PESTE SUINA CLASSICA

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•Picornaviridae - Enterovirus•RNA 1, 28-30 nm•sprovvisto di envelope•molto resistente

MVS

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Temperatura

Preservato dalla refrigerazione e dal congelamento, inattivato a 56°C/1 ora.

PH

Stabile a grandi variazioni di pH (2 – 12).

Disinfettanti inattivato dall’idrossido di sodio (2%), idrossido di potassio (2%), glutaraldeide. Per la disinfezione del personale possono essere utilizzati agenti ossidanti, iodofori acidi, in combinazione con i detergenti.

Sopravvivenza: Resistente alla fermentazione e all’affumicamento. Può rimanere nel prosciutto per 180 gg, insaccati per >1 anno, e negli involucri intestinali trattati per > 2 anni.

MVS - RESISTENZA MVS

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Fattori di rischio per la diffusione e la Fattori di rischio per la diffusione e la persistenza del SVDV:persistenza del SVDV:

Movimenti di suini fra aziende/ stalle di Movimenti di suini fra aziende/ stalle di sostasosta

Trasporto di suini in mezzi di trasporto Trasporto di suini in mezzi di trasporto contaminati ed impropriamente contaminati ed impropriamente disinfettatidisinfettati

Fattori di rischio per la MVS:

SVDV è estremamente resistente ai normali disinfettanti, è nota anche la sua resistenza nell’ambiente (4 mesi nei liquami; fino a 6 mesi nelle porcilaie)

MVS

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Disinfettanti efficaciDisinfettanti efficaci

Idrossido di sodio al 2%Idrossido di sodio al 2%Idrossido di potassio al 2% Idrossido di potassio al 2% (consigliato per i liquami)(consigliato per i liquami)

Glutaraldeide al 2%Glutaraldeide al 2%Formalina Formalina (automezzi e materiali metallici)(automezzi e materiali metallici)

Virkon s alla diluizione 1/200Virkon s alla diluizione 1/200

I disinfettanti vanno utilizzati solo dopo avere I disinfettanti vanno utilizzati solo dopo avere eseguito una pulizia profoda degli ambienti e eseguito una pulizia profoda degli ambienti e una prima disinfezione tramite calore (es: una prima disinfezione tramite calore (es: pulivapor)pulivapor)

MVS

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Il virus, in quanto provvisto di envelope, è poco resistente e viene rapidamente inattivato da alcool, calore (> 37°C), solventi organici e comuni disinfettanti

Virus influenzaliVirus influenzaliVirus influenzaliVirus influenzali

Il virus può conservare la sua infettività per alcuni giorni, se mantenuto a 4°C in particolari condizioni (umidità e presenza di sostanze stabilizzanti) o per lungo tempo a -80°C

Nell’organismo animale infetto il ritmo di replicazione virale elevato bilancia la velocità di termoinattivazione

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DIFFUSIONE E RESISTENZA VIRALE: IL RUOLO DELLE ACQUE E DELLA STAGIONE

• Feci = 7 gg a 28°C 35 gg a 4°C• Feci liquide = 105 gg in inverno

•Materiale organico = 11 gg a T° ambiente

•Acqua dolce = 4 gg a 22°C 30 gg a 0°C

Rapidamente inattivati da UV

• Resistenti a pH 7, labili a pH basso a 56°C da 15 min. a 6 h,

ma meno di 15 min. a 60°C Resistenti anni al congelamento

• Envelope lipidico = galleggiamento

Virus influenzaliVirus influenzaliVirus influenzaliVirus influenzali

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AltroAltro

RotavirusRotavirus: persiste nelle feci per diversi : persiste nelle feci per diversi mesi a temperatura tra 4 e 20°Cmesi a temperatura tra 4 e 20°C

Virus Epatite AVirus Epatite A: 6 mesi nel liquame: 6 mesi nel liquame

ParvoviruParvoviruss: mantengono la loro infettività : mantengono la loro infettività per mesiper mesi

Virus epatite EVirus epatite E: a temperatura di 60°C per : a temperatura di 60°C per 60’ può mantenere un’infettività di circa il 60’ può mantenere un’infettività di circa il 20%, mentre a 56°C per 60’ persiste 20%, mentre a 56°C per 60’ persiste un’infettività del 50%. un’infettività del 50%.

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Fattori rilevanti :

la concentrazione iniziale di agenti causa di pericolo: alcuni agenti, ad esempio, i Virus in caso di infezioni, possono essere presenti anche a concentrazioni molto elevate negli escrementi o nei secreti anche in mancanza di manifestazioni cliniche. le deiezioni di animali senza segni clinici possono contenere elevate concentrazioni di patogeni per l’uomo: Es.

E. coli O157, Salmonella, L. monocyotogenes, Campylobacter e parassiti

• possibilita di moltiplicazione e /o di produzionedi tossine: Virus solitamente non sono in grado di moltiplicarsi Batteri e funghi sono in grado di sopravvivere e, a volte, si moltiplicano durante lo stoccaggio prime e dopo il trattamento o durante il processo

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Presupposti per la riduzione durante lo stoccaggio o la trasformazione dei rischi

Virus: •inattivazione mediante trattamento termico con range

di temperatura tra 50-100 ° Per alcuni virus termostabili, sono necessarie temperature superiori a 70 ° C

•tutti i virus sono inattivati da un elevato pH (pH> 11), mentre sono note resistenze a valori bassi di pH anche a livelli da 2 a 3.

Batteri non sporigeni •inattivati dal riscaldamento con temperature di 50-100 ° C. •efficaci sono le variazioni del ph

Batteri sporigeni•Inattivazione a temperature superiori a 100 ° C

Il rapporto Temperatura / tempo necessario dipende dal tipo di Organismi, il substrato in cui sono incorporati e il contenuto di umidità. Il calore a secco esige tempi più lunghi.

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parassiti: •le uova di elminti sono generalmente sensibili al calore con notevoli variazione tra le specie

(Cryptosporidium parvum 2 min a 64,2 ° C, Giardia lamblia 10 minuti a 70 ° C)

•Diffuse son le resistenze al trattamentp con calce (ad esempio, uova ascaris)

Tossine: •Chiedono trattamenti specifici termici o chimici basati sull’analisi del rischio

Presupposti per la riduzione durante lo stoccaggio o la trasformazione dei rischi

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Presupposti per la riduzione durante lo stoccaggio o la trasformazione dei rischi

Per il letame conservato a temperatura ambiente esistono daticontradditori che a fronte di una generale riduzione dei batteri patogeni riportano anche dati di sopravivenze molto lunghe

nel liquame suino è stato segnalato un declino per la Salmonella typhimurium 2 log10 in 5 giorni, e 4 log10 Oltre 26 giorni) (Placha et al., 2001).

nel letame e compost di bovini tra i 30 ei 40 ° C, E. Coli O157: H7 è sopravvissuto senza alcun calo a più di 8 giorni di trattamento (Hess et al., 2004) con una diminuzione di circa il 2 log10 a oltre 36 giorni (Jiang et al., 2003).

in laboratorio il compostaggio di letame bovino a 25 ° C non ha permesso unariduzione di Salmonella Enteritidis e di E. coli O157: H7, durante i 4 giorni di trattamento.

probabilmente sono necessarie diverse settimane per ridurre i batteri patogeni nel letame e coi dati oggi disponibili non è possibile valutare se trattamenti mesofilici del letame sono in grado di raggiungere la necessaria riduzione del rischio.

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Condizioni di processo nella produzione mesofilica di biogas

condizioni strettamente anaerobiche intervalli di temperatura tra 30-40 ° Cvalori di pH in generale tra il 7 e il 8,5, la discesa del pH di 6,8, ostacola il

metabolismo dei batteri methanogenici e la capacità di generare il metano.

generalmente sono in funzione sistemi che lavorano in ciclo semi-continuo in cui il di gestore viene alimentato una o più volte al giorno con uno scaricocontinuo quasi automatico

è molto difficile un controllo dell’avanzamento del substrato nel digestore e può succedere che una frazione del substrato lasci il digestore in

modo molto rapido a volte dopo poche oreUna recente pubblicazione (Ade-Kappelmann et al., 2004) conferma che alcuni microrganismi (Bacillus globigiia) immessi in un digestore sia in condizioni pratiche che di laboratorio hanno raggiunto il punto di uscita da un minimo di 30 minuti, fino a tre giorni

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Poiché la norma prevede una validazione dei processi laddove parametri di tempo e temperatura si discostino da quelli indicati dal Reg, l'EFSA è stata invitata ad emettere un parere sulla sicurezza del processo mesophilico in generale.

L’EFSA ha confermato il proprio parere del 2005 ritenendo necessaria al fine della validazione almeno una riduzione del numero di batteri patogeni di almeno 5 log10 e di virus termo-resistente di almeno 3 log10 per il titolo di capacità infettiva e di almeno 3 log10 del numero di fasi vitali per i parassiti.

Prove sperimentali hanno dimostrato che è possibile ottenere la riduzione della presenza di agenti patogeno durante il processo di digestione anaerobica.

Le tabelle 1 e 2 forniscono alcuni esempi dei tempi necessari per una riduzione decimale di alcuni batteri e virus durante una fase di digestione anerobica mesofilica

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tempo di processo incerto, a volte molto breve e non sufficiente , sia per reattori che operano in modalità continua che semi continua

una prolungata esposizione ad un Processo di digestione anaerobica a temperature

mesofile riduce la sopravvivenza di agenti patogeni pur non garantendo di produrre costantemente fanghi liberi da detti agenti (Carrington, 2001).

Se i virus e i parassiti non si moltiplicano fuori dal loro ospite e pertanto il loro numero non aumenta durante lo stoccaggio o il trattamento ciò potrebbe non valere per molti batteri patogeni che in teoria potrebbero trovare durante un trattamento mesofilico condizioni di temperatura, di PH e substrati in grado di consentire la loro crescita numerica

Tuttavia, nel caso di trattamento di solo stallatico molti lavori recenti hanno

dimostrato una diminuzione del numero di batteri patogeni presenti nelle materie prime Strauch, 1991; Guan et al., 2003), per Salmonella nel letame suino (Placha et al., 2001), tossina Shiga-E.coli nel letame di bovini e Ovini (Kudva et al., 1998; Fukushima et al., 1999), E. coli O157 e Salmonella nel letame Bovino (Lung et al., 2001).

OSSERVAZIONI

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il rischio di diffusione di agenti zoonosici o in grado trasmettere malattie infettive animali attraverso lo stallatico trattato può efficacemente essere controllato applicando i parametri di temperature e i tempi previsti dal Regolamento o da un processo validato

In termini generali, non è possibile valutare la sicurezza di qualsiasi processo senza l'esatta definizione di parametri e la validazione dei dati.

Secondo le pubblicazioni scientifiche i processi mesofili di produzione di biogasnon possono diminuire sufficientemente il rischio biologico e non possono soddisfare i requisiti dell’attuale regolamento , a meno che essi non siano cumulabili con altri trattamenti validati.

Secondo le pubblicazioni scientifiche, batteri patogeni non aumentano di numero durante il trattamento mesofilico del letame,. Pertanto, lo spandimento per la fertilizzazione dei residui di impianti mesofilici di produzione di biogas in cui è utilizzato dello stallatico non aumenta i rischi biologici tipici dell’uso del letame non trattato

CONCLUSIONI GRUPPO ESPERTI EFSA

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Concludendo possiamo affermare che laddove

il trattamento avvenga in impianti aziendali, l’utilizzo dei reflui come

fertilizzanti diminuisce il rischio biologico

di diffusione di patologie infettive rispetto all’utilizzo agronomico

del letame tal quale.

conclusioni

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Laddove il trattamento avvenga in impianti cui

confluiscono i liquami di più aziende

è necessario prevede una gestione del rischio biologico

di diffusione di agenti patogeni sia batterici che virali

in linea con quanto previsto dal regolamento per lo stallatico non

trasformato

conclusioni

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Garantire la sicurezza dei liquami in entrata e dei fanghi in uscita:

•sorveglianza epidemiologica delle zone

• certificazione degli allevamenti fornitori

•bonifica dei reflui in uscita con l’applicazione di trattamenti fisici

(temperature) o chimiche compatibili con l’uso agronomico (variazioni del PH) di

provata efficacia.

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GRAZIEGRAZIEPERPER

L’ATTENZIONEL’ATTENZIONEE LAE LA

PAZIENZAPAZIENZA