Design, Comunità, Territorio (24/10/2007 @ Politecnico di Milano)

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Diapositiva 1

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIOMassimo Menichinelli24 ottobre 2007

Paesaggi in CorsaCorsi di Laurea Magistrale in Disegno Industriale e Design degli Internia.a.2007|2008 LAB DI SINTESI FINALE SEZ. P1 e I1responsabili: Luciano Crespi e Giovanna Piccinno

http://openp2pdesign.org

riassunto

03. Come si progetta per/con una comunit, che complessa?Non con una progettazione tradizionale, lineare, riduttiva, top-down. Ma con una comunit del progetto che agisce bottom-up, con una intelligenza collettiva.

04. Come cambia la figura del progettista, con un progetto complesso?Il progettista non pi isolato ma entra quindi a far parte di una comunit del progetto. Ora non pi un fornitore (provider) della propria creativit, ma un facilitatore (enbler) della creativit distruibita.

01. Come siamo arrivati ad interessarci del territorio, come designer?A causa dei cambiamenti avvenuti nella societ ed economia, oggi si ritorna a riconsiderare quegli elementi di complessit che la Modernit e il Fordismo avevano eliminato, raggiungendo per i limiti di questo atteggiamento.

02. Come si progetta per un territorio?Valorizzando e migliorando le risorse le risorse e identit locali attraverso reti lunghe globali, ma senza sfruttarle ed impoverirle. La comunit diviene la dimensione del progetto (che diventa quindi complesso): come oggetto del progetto e come agente del progetto.

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIO01. Come siamo arrivati ad interessarci del territorio, come designer?

societ e design

Dato che l'interesse per questa relazione design-territorio recente, bisogna costruire un percorso storico dei cambiamenti che hanno portato alla sua nascita.

E cio: i cambiamenti economici, sociali ed ambientali che hanno portato cambiamenti progettuali.

Il design, in ogni periodo, deriva dalle concezioni socio-economiche presenti in quel periodo.

Comprendere le principali concezioni e pratiche socio-economiche per comprendere il ruolo attuale e futuro del design.

cambiamenti nelle concezioni e pratiche economiche

cambiamenti nelle concezioni e pratiche di uso del territorio

cambiamenti nelle concezioni e pratiche organizzative sociali

cambiamenti nelle concezioni e pratiche progettuali

societ e territorio

societpre-industriali

RivoluzioneIndustriale

fordismo

post-fordismo

globalizzazione

sviluppo locale

critiche allo sviluppo

modernit

pre-modernit

post-modernit

nessun legamecon il territorio

rinnovatolegame conil territorio

legame conil territorio

sistemi distribuiti

societ e complessit

societpre-industriali

RivoluzioneIndustriale

fordismo

post-fordismo

globalizzazione

sviluppo locale

critiche allo sviluppo

modernit

pre-modernit

post-modernit

riduzione della complessit

aumento econsapevolezzadella complessit

lentoadattamento \percezionelimitata

sistemi distribuiti

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIOsociet pre-industriali(pre-modernit)

il territorio pre-industriale

Per le citt (e quindi anche i territori) pre-industriali non vale il nesso causale tra sviluppo dell'economia urbana e crescita della citt (tipico delle citt contemporanee).

Il loro motore non risiedeva nell'economia ma nella politica (Vicari Haddock 2004).

In societ basate sull'agricoltura l'organizzazione politica che consente di espandere i territori sotto il controllo dell'lite cittadina, di accrescerne le risorse e di sostenere la crescita della popolazione urbana.

Il controllo del territorio assicurato dal potere politico rendeva inoltre possibili i commerci, i quali, a loro volta, alimentavano le manifatture cittadine.

la comunit locale

La dimensione sociale pre-industriale , quasi per definizione, la comunit locale. Dove i rapporti umani erano mediati dal rapporto con la terra, predominavano forme di natura comunitaria. In questa fase, le persone appartengono alla terra (e quindi al territorio), non viceversa.

La relazione sociale di tipo comunitario si basa non sulla contrapposizione dei fini e degli interessi individuali ma sulla loro condivisione. Non si tratta di una relazione volontariamente instaurata in vista di un fine specifico, ma di una relazione spontanea i cui fini sono di natura diffusa e spesso i membri non ne sono neppure consapevoli.

Quanto distingue la comunit del passato dalla societ moderna la reciproca comprensione di tutti i suoi membri. Non un consenso, il prodotto di snervanti negoziati e compromessi. La comprensione di stampo comunitario non ha bisogno di essere cercata, ma precede l'accordo.(Bauman 2001)

design (o meglio: artigianato)

Nelle societ pre-industriali il design non esiste: la progettazione e produzione degli artefatti avviene su base locale da parte degli artigiani (o, per i committenti pi ricchi, dagli artisti).

Sono quindi dei membri della comunit locale a progettare e produrre per la comunit locale.

Si ha cos l'evoluzione di tipologie tipiche e l'utilizzo di materiali locali. Si ha gi, comunque, il commercio di beni (e quindi anche artefatti) provenienti dalle regioni pi lontane del mondo allora conosciuto (la produzione locale pu arrivare ad alte dimensioni locali e pu ricevere materiali ed influenze da essi).

Legami tra reti brevi locali e reti lunghe globali esistono gi in parte.

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIOla Rivoluzione Industriale(modernit)

il territorio industriale

Con la Rivoluzione Industriale l'industria diventa il motore dello sviluppo territoriale e urbano: l'organizzazione della produzione struttura la citt e il territorio nei suoi rapporti politici, economici e sociali. La citt industriale il luogo che richiama ondate ripetute di popolazione che dalle campagne (il territorio circostante) si riversa in citt per trovare occupazione nelle fabbriche.

La citt industriale che si sviluppa nel XIX secolo figlia di un nuovo sistema economico basato sulla creazione di ricchezza attraverso l'uso di capitale. Non pi la terra, come nelle precedenti societ basate sull'agricoltura, ma il capitale investito in mezzi di produzione fonte di ricchezza.

Si ha quindi uno spostamento dell'importanza per l'economia dal territorio alla citt. Il territorio vede cos ridotta la propria importanza e trasformato per l'utilizzo da parte delle industrie.La dimensione politica del territorio si amplia negli Stati-nazione, creati per garantire un pi ampio mercato all'industria.

citt

popolazione:

dimensione localeo regionale

dimensione statale-nazionale

territorio:

territorio

la comunit non pi locale

Per Bauman (2001) la fine delle comunit locali preindustriali avviene con l'avvento dei mezzi di trasporto meccanici ed in seguito con i mass media. La rivoluzione nella velocit di spostamento di persone ed informazioni erode la distanza, un tempo la pi formidabile delle difese comunitarie. Il confine tra interno ed esterno non pi tracciabile, e tanto meno difendibile.

La citt offre ai nuovi imprenditori una concentrazione elevata di persone disponibili e motivate a lavorare nelle nuove fabbriche. Una volta abbandonata la campagna e le sue fonti di sussistenza, il contadino arrivato in citt dipende totalmente dalla vendita della sua forza lavoro al servizio dell'industria.

Si sono quindi cos persi i legami sociali che, nelle comunit locali, costituivano una rete di protezione del singolo individuo. Dalla comunit locale auto-sufficiente alla individualit urbana dipendente.

design industriale

In questo periodo appare la figura del designer, a tradurre per l'industria il ruolo dell'artigiano.Cos come l'artigiano progettava e producevaper comunit locali auto-sufficienti, il designer progetta per utenti (non pi comunit) non auto-sufficienti (la produzione, infatti sfugge sia agli utenti che ai designer).

Il designer traduce (e riduce) l'esperienza dell'artigiano per l'industria: non si progetta pi per materiali locali, di cui si conoscono le variazioni (questo pezzo di legno), ma per materiali astratti, validi ovunque (il legno).

Il movimento Arts and Crafts (Morris, Ruskin), rappresenta una delle prime forme di design ma in realt un esempio di tentativo di resistenza all'industria attraverso la ri-valorizzazione del lavoro artigiano (craft).

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIOFordismo(modernit)

la modernit e il fordismo: riduzione della complessit

La razionalit deterministica del pensiero moderno attua una riduzione della complessit per rendere efficiente lo sfruttamento del gi noto. Per far ci bisognava prima di tutto neutralizzare la complessit del mondo, che minacciava la possibilit di calcolo e razionalizzazione (Rullani 2002).

Il fordismo, nel corso del Novecento, aveva poi reso pi drastica la spinta verso la razionalizzazione tecnica, inquadrando il lavoro nell'organizzazione scientifica varata da Taylor.

La programmazione della grande impresa fordista genera un ambiente artificiale a complessit ridotta, posto a disposizione del calcolo di convenienza degli attori. Nel progetto fordista di modernit, la complessit delle societ locali non era in alcun modo utilizzabile per produrre valore economico, ma era di ostacolo e di impaccio.

Ma un territorio senza complessit un territorio senza qualit.

standardizzazione

automatismo

operazioni

prodotti

mercato

riduzionecomplessit

produzione

un territorio funzionale

Con il fordismo le teorie tradizionali dello sviluppo, fondate sulla crescita economica illimitata, hanno considerato e impiegato il territorio in termini riduttivi: il produttore/consumatore ha preso il posto dell'abitante, il sito quello del luogo, la regione economica quella della regione storica e della bioregione.

Il territorio da cui ci si progressivamente liberati grazie anche allo sviluppo tecnologico, stato rappresentato e utilizzato come un puro supporto tecnico di attivit e funzioni economiche (un mero foglio bianco), che sono localizzate secondo razionalit sempre pi indipendenti da relazioni con il luogo e le sue qualit ambientali, culturali, identitarie.

La societ industriale nella sua fase matura non ha progettato pi citt, ma siti ai quali stata attribuita una funzione (Magnaghi 2000).

progetto e modernit

La riduzione della complessit del pensiero moderno pu essere rinvenuta anche nelle discipline progettuali (architettura, urbanistica, design).

Nello sviluppo di un progetto non vengono pi prese in considerazione le tradizioni locali (materiali, tipologie, tecniche), considerate obsolete, e nemmeno le condizioni locali (clima, cultura, disponibilit dei materiali, ecc.).

Anche la complessit della societ viene ridotta: ogni progetto viene indirizzato verso un uomo medio, astratto e standardizzato, indifferenziato.

Uno stesso progetto applicabile ovunque e per chiunque, indifferentemente.

La riduzione della complessit anche nel progetto per comunit (esempio: Brasilia). Una capitale per il Brasile progettata ex novo da Oscar Niemeyer: la costruzione dal nulla di una comunit locale.

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIOPost-fordismo e Globalizzazione(post-modernit)

riduzione della complessit e crisi del fordismo

La riduzione della complessit del fordismo si trovata di fronte ad un limite, e non a caso si parla ora di post-modernit e post-fordismo.

Ora il mercato non pi in continua crescita, ma pi stabile; la domanda sempre pi differenziata in prodotti poco standardizzati e dal ciclo di vita molto breve. L'organizzazione fordista e il modello economico e concettuale che proponeva diventano quindi obsoleti.

Le imprese quindi apprendono la flessibilit e la decentrazione, primi passaggi verso una lenta accettazione e comprensione della complessit della societ (e del territorio).

riduzione complessit

crisi economica

crisi ambientale

maggiore attenzionealla complessit

fordismo/modernit

post-fordismo/post-modernit

il territorio tra locale e globale

Processi di lungo corso portano alla stretta interconnessione mondiale che viene nominata globalizzazione: viaggi, comunicazioni e soprattutto commerci collegano le diverse dimensioni locali, ma su una scala globale.

L'economia appare cos sempre pi sradicata da singoli luoghi, sempre pi mobile nello spazio: si ricercano occasioni d'investimento di capitali, di produzione di beni e servizi, o di vendita di prodotti, in luoghi molto lontani. anche vero per che la maggior parte della produzione ha ancora origine e destinazione dentro i confini nazionali, e che il fenomeno sia volutamente enfatizzato.

Si assiste quindi alla nascita della concorrenza non solo tra imprese, ma tra territori, che si contendono gli investimenti delle imprese, specialmente delle multinazionali. Dal marketing di prodotti e servizi al marketing urbano e territoriale.

competizione tra imprese per assicurarsi quote dimercato

prima

ora

competizione tra citt e tra territori per assicurarsi gliinvestimentidelle imprese

marketing di prodotti e servizi

marketingurbano

marketingterritoriale

la comunit tra locale e globale

Le comunit chiuse (selettive), rappresentano una conseguenza della globalizzazione e della facilit di spostamento, con la perdita dalla dimensione locale e la conquista di una cultura omogenea, in cui si prima membri di una comunit globale (l'lite) che della comunit locale in cui si vive. una comunit globale selettiva (perch rende difficile l'accesso), distribuita in comunit locali chiuse.

Le comunit aperte (elettive), rappresentano una conseguenza dell'aumento di connettivit, con la perdita della dimensione locale (comunit virtuali), ma dove le relazioni, seppur fragili e cangianti, sono pi simili alle comunit tradizionali. Sono quindi delle comunit globali elettive, aperte, ma non stabili come le comunit locali.

Le comunit multilocali rappresentano quei casi di comunit locali in grado di connettere reti locali con reti globali con successo (Manzini 2004).

territorio e design: i distretti industriali

Con il post-fordismo ritorna un interesse verso la dimensione locale e la sua complessit, che lentamente stata presa in considerazione. Uno dei primi casi importanti a tal fine stato il fenomeno dei distretti industriali.

Un primo riconoscimento che il design pu avere una influenza sulla dimensione locale viene dal successo dei distretti industriali e dal loro legame con il design (soprattutto in Italia).

Ad un livello pi profondo il design infatti una espressione delle caratteristiche locali, i giacimenti di competenze (competenze, conoscenze e capacit sedimentate nel tempo sul territorio), ma di cui non si interessa e che influenza solo indirettamente.

L'unica dimensione locale qui quella del mercato di distribuzione o produzione: il design quindi un vantaggio competitivo da esportazione (ad esempio, si pensi alla fama del "design italiano", o del "Made in Italy").

design e corporate identitylocale

Considerazioni recenti riconoscono una importanza del disegno industriale come influenza dello sviluppo di determinate aree geografiche, in base alla sua capacit di fornire un vantaggio competitivo ad attivit economiche. Il design comincia ad essere utilizzato per influenzare la dimensione locale nei decenni '80 e '90, attraverso programmi di marketing urbano e di city corporate identity.

In questo senso il design riveste un ruolo per la la valorizzazione e comunicazione dell'identit urbana come veicolo per l'attrazione di capitali esterni. In questo caso l'identit diventa un bene da vendere: identity as a commodity. La dimensione locale viene quindi valorizzata attraverso la progettazione del suo brand.

Tuttavia questo approccio pu essere altamente riduttivo per la dimensione locale, che molto pi complessa e stratificata rispetto ad un normale prodotto da vendere.

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIOLa dimensione locale al centro(prospettive attuali e future)

lo sviluppo locale

All'immagine di un'economia sradicata dai luoghi, (alimentata dalla globalizzazione), negli ultimi anni se ne affiancata un'altra che si muove in direzione opposta: lo sviluppo locale. Si ha qui attenzione per lo sviluppo di territori e citt che mostrano segni di particolare dinamismo.

Ci che caratterizza lo sviluppo locale la capacit dei soggetti istituzionali locali di cooperare per avviare e condurre percorsi di sviluppo condivisi che mobilitino risorse e competenze locali.

Il protagonismo dei soggetti locali favorisce lo sviluppo di un territorio quando riesce ad attrarre in modo intelligente risorse esterne, sia di tipo politico (investimenti pubblici qualificati) che economico e culturale (legate a decisioni di investimento o di localizzazione di soggetti privati); e quando riesce a cogliere le opportunit che l'allargamento dei mercati offre per nuove strategie di produzione di beni o servizi che valorizzino specifiche competenze e beni comuni.

capacit di usare le risorse esterne (globali) per valorizzare quelle interne (locali)

crisi fordismo

globalizzazione

sviluppo locale

legare la dimensione locale con reti globalia largo raggio, in modo di utilizzarle per migliorare le condizioni locali.

critiche allo sviluppo e soluzionilocali

La crisi della modernit e del fordismo, e dei modelli di crescita economica basati su uno sviluppo illimitato, ha portato anche alla nascita di movimenti e proposte individuali in aperta critica con il concetto di sviluppo (e con la sua influenza sulla globalizzazione).

L'importanza della conoscenza di queste critiche/proposte sta nel fatto che anche loro propongono la dimensione locale non solo come la dimensione pi adatta per l'azione ma anche come l'unica dove sia possibile ottenere dei risultati promettenti.

Che si voglia seguire le teorie economiche dominanti, sia quelle minoritarie ed in formazione, la dimensione locale rimane sempre l'unica dimensione d'azione per il futuro.

localizzazione(Vandana Shiva2006)

localismo e decrescita(Serge Latouche2005)

dimensionelocale

...

sistemi distribuiti: una strada possibile?

Nelle ultime decadi l'aggettivo distributed ('distribuito') stato utilizzato con una frequenza crescente in relazioni a differenti sistemi socio economici: information technologies e distributed computing (calcolo distribuito), sistema energetico e distributed generation (generazione distribuita), sistema produttivo e distributed manufacturing (produzione distribuita). Ma anche altri processi come distributed innovation, distributed creativity, distributed knowledge. Infine, anche un nuovo modello economico, la distributed economy.

Ci che il termine distributed aggiunge l'idea di una rete di elementi dispersi geograficamente ma interconnessi, capaci di operare autonomamente. Si ha l'esistenza di una architettura sistemica orizzontale in cui attivit complesse vengono svolte parallelamente da un numero elevato di elementi connessi, che possono essere sia artefatti (distributed generation) che esseri umani (distributed creativity).

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIO02. Come si progetta per un territorio?

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIOprogetto e territorio: ricerca

Spark! Design and localityhttp://www2.uiah.fi/virtu/spark/index.html

Il primo programma di ricerca, "SPARK! DESIGN AND LOCALITY", ideato nel settembre 2001 e terminato nel 2004 nel contesto dell'associazione Cumulus (European Associations of Universities and Colleges of Art, Design and Media), una iniziativa basata sulla progettazione per comunit.

In questo progetto sono stati organizzati cinque workshop in cinque differenti localit europee, al fine di promuovere un nuovo tipo di creativit nei designer enfatizzando il crescente ruolo della cultura nello sviluppo socio-economico di comunit e municipalit locali. Queste cinque localit -Forssa (Finlandia), Valdambra (Italia, AR), Narva-Jesuu (Estonia), Cray Valley (UK) e Nex (Danimarca)- sono state proposte da altrettante cinque universit europee: University of Art and Design (Helsinki); Estonian Academy of Arts (Tallin); Politecnico di Milano; Ravensbourne College of Design and Communication in Chislehurst (London); Aarhus School of Architecture.

ME.Design

ME.Design stata una ricerca (action-research) multidisciplinare durato due anni e che ha coinvolto pi di 90 ricercatori della rete SDI | Sistema Design Italia, centinaia tra cittadini, designer, amministrazioni locali, enti, associazioni ecc.

L'obiettivo principale della ricerca stato quello di analizzare le potenzialit del design (sia in termini di capacit e strumenti, sia in termini di attivit e specifiche) al servizio dello sviluppo locale.

Per la prima volta a livello nazionale, si voluto indagare il tema del design per lo sviluppo locale. La ricerca ha esplorato tale relazione a partire da contesti territoriali ben precisi, ovvero quelli che hanno una relazione sociale e culturale con il Mediterraneo; per fare ci sono stati avviati sette workshop realizzati in altrettanti contesti territoriali a livello nazionale: Valdambra (AR), San Remo (IM), Mantova, Morcone (BN), Ustica (PA), Reggio Calabria, Napoli.

DOTT-Designs of the timewww.dott07.com

L'interesse per una relazione pi stretta tra design e dimensione locale non si esaurita con i programmi di ricerca SPARK! e ME.Design. ora in fase di preparazione DOTT (Designs Of The Time), un programma di 10 anni per la promozione del design a livello regionale nel Regno Unito, organizzato dal Design Council. Il punto centrale di questo programma supportare ed incoraggiare il design come punto centrale del successo economico e sociale futuro del Regno Unito, attraverso processi partecipatori. Ogni due anni il Design Council collaborer con una regione o nazione differente all'interno del Regno Unito, con l'obiettivo di migliorare la vita della nazione attraverso il design. Il primo evento, nel 2007, riguarder la regione dell'Inghilterra del nord-est, e sar costituito da tre elementi:Commissioni Pubbliche di Design (per la votazione pubblica dei progetti), un programma educativo aperto a tutti e un un programma di eventi di promozione del design, come esposizioni e concorsi.

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIOprogetto e territorio: quali risorse?

sviluppo locale e capitale territoriale

Secondo la ricerca ME.Design, loggetto del progetto del design a scala locale il capitale territoriale, il complesso degli elementi (materiali e immateriali) a disposizione del territorio, che possono costituire punti di forza o veri e propri vincoli a seconda degli aspetti presi in considerazione.La crescita e lo sviluppo del capitale nella sua totalit si definisce nel complesso sistema di connessioni e interazioni che quel capitale in grado di attivare e sostenere con altri capitali territoriali, nodi di una rete articolata che mette in relazione i vari territori. In ME.Design si scelto di visualizzare il capitale territoriale attraverso la metafora di un insieme di layer sovrapposti. Non pu esserci sviluppo locale se non vi una integrazione tra le risorse, una sorta di avvicinamento progressivo tra i piani. A partire da una risorsa chiave per il territorio, identificata come porta di accesso, attraverso un progetto strategico possibile avviare un processo di integrazione progressiva di tutte le risorse disponibili.

uno sviluppo locale auto-sostenibile

Un'altra proposta progettuale molto interessante viene da Alberto Magnaghi (Il progetto locale, 2000), indirizzata verso la sostenibilit dei processi di sviluppo locale.

Affinch lo sviluppo sia veramente duraturo, questo deve essere autosostenibile ossia deve ricercare "regole insediative (ambientali, urbanistiche, produttive, economiche, ecc.) che risultino di per s produttive di omeostasi locali e di equilbri di lungo periodo fra insediamento umano e sistemi ambientali". Per Magnaghi la ricostruzione della comunit l'elemento essenziale dello sviluppo autosostenibile: la comunit che "sostiene se stessa" fa s che l'ambiente naturale possa sostenerla nella sua azione" (Magnaghi 2000).

sviluppo localeautosostenibile

omeostasilocali

ricostruzione comunit

lo sviluppo locale autosostenibilee il patrimonio territoriale

Magnaghi utilizza un concetto differente da quello di capitale territoriale, il patrimonio territoriale.

Ogni territorio ha un suo patrimonio di valori territoriali, eredit della sua storia sociale e naturale. Sono questi valori associati con le caratteristiche dell'ambiente fisico (ecosistemi modificati nel tempo dall'intervento umano), l'ambiente costruito (eredit storica, infrastruttura, sistemi produttivi e loro prodotti e reti di servizi) a l'ambiente antropico (ad esempio il tessuto sociale e le sue forme organizzative, visione condivise e know-how produttivi).

Ad ogni modo, questi valori territoriali non sono ancora risorse, nel senso che non sono ancora in grado di dare luogo a strategie di sviluppo.

Affinch ci accada questi beni devono essere riconosciuti come risorse.

ambiente fisico

ambiente costruito

ambienteantropico

patrimonio territoriale

patrimonio territoriale e risorse

La consapevolezza di un determinato bene territoriale come una risorsa potenzialmente utilizzabile deve crescere all'interno della comunit locale.

Ogni risorsa territoriale quindi una entit complessa basata su due componenti fondamentali: un patrimonio e la capability delle comunit locali, ossia il riconoscimento delle risorse potenziali e l'abilit di renderle tali. Per poter esistere nel tempo, una risorsa deve essere scoperta, valorizzata e appropriatamente coltivata in modo sostenibile.

Deve cio produrre nuovi beni senza consumare il capitale iniziale e senza causare la deteriorazione del bene territoriale su cui si basa.

patrimonioterritoriale

capability

risorse territoriali

patrimonio territoriale, risorsee comunit

La valorizzazione di una risorsa locale un processo di apprendimento collettivo attraverso cui una comunit pu divenire consapevole delle proprie possibilit ed imparare a riconoscere ed utilizzare le sue risorse in modo sostenibile.

Per Ezio Manzini (2004) questo processo di apprendimento un'ampia attivit di design i cui protagonisti sono gli attori sociali che operano nel territorio. Il suo obiettivo quello di costruire una strategia per la valorizzazione e la rigenerazione delle risorse locali. La scoperta, la valorizzazione e la coltivazione delle risorse rappresentano la fase fondamentale di un processo pi ampio che pu essere definito come costruzione sociale di un progetto di sviluppo locale. Ne consegue che il primo passo che una comunit deve effettuare per poter dare luogo ad un processo di sviluppo locale quello di riconoscersi come una risorsa, un potenziale agente di cambiamento. La comunit e il progetto co-evolvono condizionandosi a vicenda.

comunit

risorseterritoriali

progetto

dar forma alla comunit con innovazioni

L'azione del design a scala territoriale un'attivit progettuale che ha come fine quello di promuovere processi sistemici di innovazione (sociale, economica, tecnologica) attivati a partire dalla specificit delle risorse locali attraverso l'uso di livelli disciplinari differenti (il design strategico, design della comunicazione, design di prodotti) e con diversi focus d'azione (sociale, economico, culturale, ecc.).

Non solo il progettista chiamato a dar forma agli artefatti, ma contribuisce inoltre a dar forma alla comunit di soggetti e alle modalit con cui essa sperimenta il progetto, attraverso strumenti, linguaggi, competenze, forme organizzative innovative. In questo senso il designer in grado di abilitare i contesti e le comunit locali a comunicare, immaginare, progettare, sviluppare in maniera condivisa dei percorsi innovativi di sviluppo locale.

(Maffei, Villari 2004)

design

per lo sviluppo locale

nel territorio

specificitdella dimensionelocale

processi sistemici diinnovazione(sociale, economica,tecnologica)

dar forma alla comunit

comunit e progetto locale

La complessit della dimensione locale rende l'azione di design caratterizzata da una condizione partecipativa a livello locale: ovvero dalla necessit dall'esistenza di una comunit correlata al progetto stesso (design community) che necessita di differenti livelli di abilitazione al progetto, a partire da quelli che riguardano competenze e linguaggi (quindi il comunicare e agire all'interno del processo progettuale) fino agli strumenti operativi pi specifici.

Le premesse perch si possa concretizzare un cambiamento sul territorio si basano quindi su situazioni che hanno una forte componente relazionale e sociale: il progetto nasce e si sviluppa in contesti in cui la dimensione di cooperazione e negoziazione una parte fondamentale, proprio per il sistema complesso di interessi e di realt che compongono e identificano il sistema. (Maffei, Villari 2004)

comunit correlata al progetto

differenti livelli di abilitazioneal progetto

competenze elinguaggi

strumentioperativi

complessit delladimensione locale

partecipazione

design

condizioni per il progetto locale

la condizione di situativit (la dipendenza dal contesto specifico di un territorio dell'azione di design).

la condizione di path dependency (la dipendenza dall'azione di design dalla storia del progetto, dovuta alla complessit del territorio).

la condizione di multi-attore (la dimensione collettiva dell'azione di design.

la condizione di multi-livello (le differenti scale d'intervento dell'azione di design: urbana, provinciale, regionale, ecc.).

L'azione progettuale a scala territoriale attivit plurale condotta da un insieme di soggetti di natura differente (istituzionale, culturale, economica, sociale, professionale), ognuno dei quali svolge un ruolo preciso. Essa condotta dunque da una comunit (design community) all'interno della quale ognuno dei soggetti agisce con un bagaglio di competenze proprie e con un ruolo definito; allo stesso tempo, ognuno dei soggetti svolge anche un ruolo nel contesto territoriale rispetto ad una comunit pi ampia (comunit generale). L'azione di design sul territorio pu dunque essere paragonata ad un processo di interazione e scambio tra design community e comunit generale su obiettivi e modalit/strumenti per raggiungerli. Le condizioni perch si svolga il processo progettuale nascono perci da una condivisione di linguaggi, background e strumenti che si realizza attraverso il dialogo e il confronto tra le comunit in questione.

livelli del progetto locale (1)

il livello di costruzione del sistema (degli attori e delle competenze di progetto)

Il designer studia la organizzazione della design community (o comunit del progetto).

Il design deve mettere a sistema la rete di soggetti coinvolti nel processo di design a livello locale, costruire i loro sistemi di relazioni, e individuare competenze e ruoli.

Le attivit del designer sono quindi correlate alla costruzione di un linguaggio comune, di un sistema comunicativo e organizzativo che possa essere di supporto alla costruzione del consenso e della fiducia tra i soggetti coinvolti. necessario in questa fase, infatti, costruire e identificare gli obiettivi e gli strumenti specifici di supporto al loro ragionamento.

designer

design community

rete delle relazioni

linguaggiocomune

livelli del progetto locale (2)

il livello di definizione della strategia di progetto L'azione del design contribuisce a definire le linee guida relative ai campi di azione in cui possibile identificare soluzioni progettuali concrete.

Il designer pu in questo caso proporre scenari di progetto per la valorizzazione dei contesti locali, individuare e visualizzare nuove aree di opportunit, proporre strumenti per facilitare la costruzione di visioni di progetto comuni e condivise sia dai soggetti della design community, sia dai soggetti esterni (la comunit generale).

Il design in questo caso partecipa alle costruzioni delle linee guida rispetto alle quali orientare le soluzioni progettuali e comprende inoltre la definizione dell'insieme di strumenti e artefatti che fungono da supporto al processo stesso.

designer

linee guida del progetto

scenari

strumenti

livelli del progetto locale (3)

il livello di definizione del sistema-prodotto territoriale

Questo il livello che pu essere considerato pi vicino alle attivit usuali che l'azione di design propone.

Il designer svolge la propria attivit quando i ruoli dei soggetti coinvolti nel processo progettuale e la rete di relazioni stabile e strutturata, e le linee guida di riferimento del progetto sono sviluppate e visualizzate. L'azione del progettista riguarda quindi la definizione e la concretizzazione di artefatti, servizi e sistemi di comunicazione che aggiungano valore al sistema territoriale in un'ottica di sviluppo locale. Il designer in questo caso agisce come risorsa specifica all'interno della design community insieme alle altre competenze coinvolte di natura economica, sociale, amministrativa, legislativa, manageriale, ecc. proponendo soluzioni che supportino iniziative concrete a livello territoriale.

designer

linee guida del progetto

prodotti

comunicazione

servizi

design e identit locale

Un ruolo importante ha il design anche nel valorizzare l'identit della comunit. L'identit non un oggetto che si possiede, per chi vive in un certo contesto l'identit un connotato trasparente.

L'identit (culturale, in particolare) definita da un osservatore, in genere esterno, attraverso distinzioni linguistiche.

Non si pu parlare di individuazione o espressione dell'identit ma di costruzione dell'identit: l'identit culturale categoria di giudizio e attribuzione. Da questo punto di vista il design pu svolgere un ruolo importante perch, osservando con distacco e talvolta dall'esterno i contesti, in grado di operare delle distinzioni, di proporle e aiutare le istituzioni e la comunit locale a co-produrre la propria identit (Zurlo 2004). L'identit fornisce quindi un senso alla comunit, una cornice in cui questa pu agire di conseguenza.

design

comunit

identit

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIO03. Come si progetta per/con una comunit, che complessa?

complessit come metodo di lettura

Uno dei pi antichi sogni del genere umano ridurre la complessit alla semplicit. Il desiderio di semplicit ha a lungo guidato i vari sforzi di spiegare il mondo in termini di sistemi semplici, andamenti lineari, leggi riducibili a semplici equazioni. Ma la complessit una dimensione da cui impossibile prescindere.

Etimologicamente il termine complessit deriva dal participio passato del verbo latino complector, che significa intrecciare insieme, cingere, riunire, raccogliere (plexus, 'interecciato'). La complessit, dunque, fatta di intrecci, interconnessioni, del reciproco intersecarsi di parti ed elementi diversi fra loro.

Complesso non significa complicato (dalla comprensione impossibile). Capire la complessit significa comprendere le relazioni tra le parti, alle differenti scale in cui si trovano, riconoscendo i comportamenti ricorrenti.

riduzione

interdipendenza

complessit come necessit

La complessit ha sempre caratterizzato la natura e la societ, ma sono stati i recenti cambiamenti nelle scienze e comunicazioni che hanno portato ad una maggiore complessit e riconoscimento di essa.Oggi la considerazione e comprensione della complessit sono necessarie. La riduzione della complessit della modernit e del fordismo hanno portato alla post-modernit e al post-fordismo.

Le comunit sono dei sistemi complessi, e grazie a questa loro complessit intrinseca, se viene valorizzata, riescono ad affrontare problemi complessi.

Per un designer il pensiero della complessit porta due conseguenze: progettare nella complessit e progettare la complessit. La prima rimanda ad una presa di coscienza della complessit che diventa un'ineludibile esigenza ed esperienza collettiva, la seconda al problema di trasformare la scoperta della complessit in un metodo.

sistemi complessi

Un sistema complesso pu essere compreso come una rete di interazioni fra vari elementi (definizione questa che si ricollega a quelle definizioni sociologiche danno del termine comunit). La rete quindi l'architettura della complessit.

La complessit deriva non dal numero elevato di componenti e interazioni, ma dalla natura non-lineare di queste.

Il comportamento di un sistema complesso non prevedibile, se analizzato con tecniche matematiche di tipo statistico e probabilistico.

Nei sistemi complessi la non-linearit pu rinforzare una perturbazione locale fino a generare una cascata di effetti che interessano l'intero sistema globale.

sistemi complessi e retroazioni

Per von Bertalanffy un sistema si dice complesso quando le interazioni tra i suoi elementi costitutivi formano dei cicli di retroazione (feedback loop). Per retroazione si intende un processo circolare in cui una parte dell'uscita viene rinviata all'ingresso come informazione relativa alla forma preliminare della risposta.

La retroazione negativa quando di tipo frenante, cio tendente a garantire stabilit (es. omeostasi, termostato). La retroazione positiva, al contrario, di tipo rinforzante, autostimolante.

A causa di queste retroazioni le caratteristiche costitutive di un sistema complesso non sono spiegabili a partire dalle caratteristiche delle parti isolate. Non possibile cercare di studiare le propriet di un sistema complesso isolando l'uno dall'altro gli elementi componenti.

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sistemi complessi e auto-organizzazione

I sistemi complessi sono in grado di dotarsi di una struttura spaziale e temporale coerente, senza un controllore esterno, solo sulla base dello schema delle interazioni tra gli elementi, aumentando cos la propria complessit.Non viene da un progettista e un progetto, ma emerge spontaneamente (non intenzionalmente), il sistema stesso che la "sceglie", tra le molte possibili: una auto-organizzazione.

Le modalit con cui un sistema complesso si auto-organizza dipendono da come siano strutturate le interazioni tra i suoi elementi, che permettono loro di entrare in relazione reciproca e di scambiare informazioni, ossia di organizzarsi determinando il comportamento del sistema. Sono necessarie la non-linearit delle interazioni e l'apertura del sistema.

L'organizzazione riconoscibile solo su una scala spazio-temporale macroscopica, non a quella microscopica delle interazioni tra gli elementi. Pu quindi essere osservata solo dall'esterno.

sistemi complessi ed emergenza

L'emergenza la capacit di un sistema di avere propriet, comportamenti, strutture nascenti ed inattese al livello macroscopico (livello globale) che nascono dalle interazioni tra gli elementi al livello microscopico (livello locale).

Le caratteristiche che portano all'emergenza sono la presenza di molte interazioni, la decentralizzazione del controllo del sistema e la conseguente flessibilit degli elementi, una correlazione tra i livelli micro e macro (locale e globale): se anche una di queste condizioni vengono a mancare, non si ha l'emergenza.

L'essenza dell'emergenza quella della nascita un comportamento globale radicalmente nuovo causato dai singoli comportamenti individuali a livello locale, ma differente da questi. L'essenza della auto-organizzazione, invece, quella di un comportamento adattativo globale che autonomamente acquisisce e mantiene un ordine crescente.

evoluzione dell'auto-organizzazione

I sistemi complessi, quando modificano la loro organizzazione, non si limitano a reagire passivamente ai cambiamenti dell'ambiente, ma cercano sempre di volgere a proprio vantaggio questi cambiamenti, adattandosi ad essi. L'auto-organizzazione come forma di evoluzione finalizzata a mantenere un buon adattamento tra il sistema ed il suo ambiente.

Vi inoltre un analogia tra auto-organizzazione ed apprendimento. Tramite l'interazione con l'ambiente, il sistema acquisisce informazione sul mondo esterno e ne scopre le caratteristiche ed impara a comportarsi di conseguenza.

Auto-organizzazione, evoluzione ed apprendimento sono tre metafore per descrivere l'attivit di un sistema complesso. La prima sottolinea l'autonomia del sistema; la seconda mette in evidenza l'aspetto processuale; la terza riflette il rapporto che il sistema ha con il suo ambiente.

conservazione dell'auto-organizzazione

Mentre la teoria dei sistemi complessi adattativi concentra la sua attenzione sui processi di formazione e di consolidamento delle diverse forme organizzative di un sistema, la teoria autopoietica punta a valutare le condizioni che definiscono il vivente, come forma auto-organizzata e separata dall'ambiente esterno. Tale teoria interessata non tanto ai processi di trasformazione dell'organizzazione di un sistema, quanto alle modalit secondo cui un sistema riesce a mantenere la sua identit e unicit, pur in presenza dei detti processi di trasformazione.

La metafora dell'apprendimento viene usata per descrivere il comportamento di un sistema capace di auto-organizzarsi. La principale differenza, rispetto ai sistemi complessi adattativi, riguarda un altro aspetto: i sistemi autopoietici sono in grado non solo di assumere autonomamente una struttura ordinata, ma anche di produrre da soli i propri elementi. Autopoiesi vuol dire "produzione di s".

la comunit come sistema complesso

Una rete sociale (una comunit) uno schema di organizzazione non lineare (quindi un sistema complesso) caratterizzato da cicli autopoietici riguardanti reti di comunicazioni, che vengono continuamente prodotte e riprodotte, e che non possono esistere se non all'interno di tale rete sociale.

Attraverso una serie di cicli di retroazione, le comunicazioni producono la cultura condivisa all'interno della rete sociale, grazie alla quale i partecipanti acquistano una propria identit condivisa di comunit.

Inoltre, le comunit sono anche dei sistemi complessi adattativi, nel senso che apprendono dall'ambiente e si adattano ad esso, attraverso l'auto-organizzazione. Questa, e molte altre caratteristiche, sono propriet emergenti dalle interazioni che avvengono all'interno della rete collaborativa comunitaria.

progetto e auto-organizzazione

Al fine di assicurare alle comunit la capacit di auto-organizzazione, un intervento progettuale non deve arrivare dall'esterno. Il designer deve entrare a far parte della comunit (design community).

Non possibile progettare direttamente l'auto-organizzazione, ma possibile organizzare il "progetto della comunit" in modo che questa possa avere un ruolo attivo nel suo sviluppo e modifica nel corso del tempo, cio cambiando la propria organizzazione attraverso il progetto. Possono essere progettate le condizioni migliori: cicli di retroazione (sia positivi che negativi) e l'apertura della comunit a flussi di partecipanti, informazioni, risorse.

I cicli di retroazione possono essere organizzati mettendo in relazione diretta fra loro eventi, azioni, ruoli, ma non relazioni. Oltre ai cicli di retroazione, si dovr anche tenere conto dei cicli di autopoiesi, predisposti alla ricostruzione degli elementi della comunit che sono stati "persi".

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIOcomplessit, comunit, progetto

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIOprogetto e comunit: partecipazione

progetto e comunit

Quando ci si rivolge ad un territorio, bisogna prendere in considerazione la sua complessit.Se si prende il rapporto uomo-territorio, si pu capire come questo sia sempre un rapporto nontra un singolo individuo e il territorio ma tra una comunit ed un territorio.

Ovvero tra un territorio e le reti sociali in esso presenti.

Un progetto per un territorio quindi soprattutto un progetto per una comunit.

E come per il territorio, anche per le comunit il design non ha tradizionalmente sviluppato strumenti progettuali adeguati. Per capire come si possa affrontare un progetto destinato ad una comunit, si possono prendere in considerazione quelle discipline progettuali che ad essa si sono indirizzate: architettura e urbanistica per comunit locali, web design per comunit virtuali.

singolo individuo:utente

comunit di individui:abitanti

design

architettura

urbanistica

web design

progetto, luogo e comunit

Architettura e urbanistica intervengono da sempre su una comunit locale, cio una comunit insediata in una specifica area geografica. Un intervento progettuale riguarda la organizzazione spaziale delle attivit e delle relazioni, sia sociali che economiche, nel senso che lo spazio viene predisposto in modo da facilitare la loro formazione e svolgimento.Architettura ed urbanistica non intervengono direttamente su attivit e relazioni, ma indirettamente, e quando lasciano loro un campo di autonomia ridotto, i progetti si rivelano un completo o quasi fallimento.

Corviale, Zen, ed altri progetti falliti sono un esempio di come una progettazione di tipo top-down e centralizzata non sia in grado di affrontare la complessit di una comunit e di come questa risponda modificando il progetto in modo bottom-up e decentralizzato.Solo gli abitanti possono costruire il senso di luogo di uno spazio (De Carlo 2004, Mean, Tims 2005).

progetto e piattaforma della comunit

Le discipline progettuali che si sono interessate alla progettazione per comunit non si orientano direttamente verso le relazioni sociali, ossia non cercano di progettare le relazioni sociali. Data la natura di comunit, ci si aspetta infatti che un buon numero di relazioni sociali (e di buona qualit) siano indice di successo di un intervento progettuale indirizzato verso comunit.

Non agiscono direttamente sulle relazioni sociali, ma indirettamente, agendo sulla infrastruttura su cui queste, in seguito, prendono forma: artefatti, sia materiali (prodotti, architetture, infrastrutture urbane e comunicative) che immateriali (informazioni, procedure, regole).

Si interessano quindi alla piattaforma (l'insieme di artefatti materiali e immateriali, regole e ruoli) grazie alla quale la comunit si forma e si sviluppa svolgendo specifiche attivit.

attivit

progettista

partecipanti

comunit

piattaforma

Il progettista agente esterno in quanto non riuscir mai a comprendere pienamente la comunit e le sue esigenze, ma pu aiutarla come facilitatore concordando la relazione fra i loro ruoli..

progetto, comunit e partecipazione

In architettura ed urbanistica una progettazione rivolta verso una comunit non progetta le sue relazioni, ma il suo substrato fisico, l'infrastruttura o la piattaforma per l'emergenza delle interazioni e relazioni reciproche tra le persone.

La comunit stessa ha un ruolo attivo nella co-progettazione (o co-produzione o co-creazione), e la sua partecipazione rappresenta una maggiore probabilit che il progetto elaborato sia pi adatto alle sue esigenze. Nellambito delle politiche urbane e dei processi di trasformazione il concetto di partecipazione fa riferimento alle possibilit concesse al cittadino, alla comunit locale di influire sui processi stessi e sulla loro gestione. Lassunzione di un approccio partecipativo rappresenta un vantaggio in termini defficacia, efficienza e sostenibilit degli interventi. La scala della partecipazione di Arnstein del 1969 classifica gli approcci possibili alla partecipazione partendo dalla totale esclusione del cittadino per arrivare alla totale gestione.

livelli di partecipazione

Hamdi e Goethert (1997) propongono un metodo per classificare e scegliere strumenti e strategie in base alla fase progettuale e al tipo di partecipazione desiderato. Una matrice, dove sull'asse verticale vengono posti i gradi di partecipazione e su quello orizzontale le fasi progettuali. In questo modo il progettista pu analizzare, per ogni fase progettuale, quale livello di partecipazione auspicabile e quale siano gli strumenti e le strategie comunicative pi adatti.

Questa matrice si basa su un concetto fondamentale: la partecipazione della comunit non un obiettivo in s, ma uno strumento orientato ai migliori risultati per la comunit stessa. Grazie a questa matrice possibile comprendere quando la partecipazione auspicabile o necessaria. In questo modo la matrice uno strumento di gestione del processo progettuale (a process design tool).

Risalendo la scala i cittadini acquistano potere reale dinfluire sulle decisioni e i cambiamenti che li riguardano. La scala mette in luce anche che poca partecipazione (gli ultimi due gradini) pu significare falsa partecipazione: soltanto i primi tre scalini rappresentano un vero potere dei cittadini. Questa scala ha quindi il pregio di mostrare chiaramente l'importanza e l'efficacia delle varie forme di partecipazione.

livelli di partecipazione

nessun coinvolgimento: l'agente esterno l'unico responsabile degli aspetti della progettazione, a causa delle conoscenze sofisticate richieste. Rischio di un progetto non adatto alla comunit, ma dalla notevole rapidit di sviluppo;coinvolgimento indiretto: l'agente esterno raccoglie informazioni sulla comunit da fonti indirette. Rischio minore, ma non conveniente in situazioni in rapido cambiamento;coinvolgimento consultativo: l'agente esterno raccoglie informazioni direttamente dalla comunit ed effettua poi proposte e sollecita commenti e reazioni da parte della comunit;coinvolgimento con controllo condiviso: la comunit e l'agente esterno interagiscono ad un livello paritario, con le proprie risorse e capacit;coinvolgimento con pieno controllo: la comunit controlla il processo progettuale e l'agente esterno diventa una risorsa, osservando la comunit e fornendo un supporto professionale quando necessario.

livelli di partecipazione

Il progettista agente esterno in quanto non riuscir mai a comprendere pienamente la comunit e le sue esigenze, ma pu aiutarla come facilitatore concordando la relazione fra i loro ruoli.

Per vedere alcuni esempi, si considerino le fasi di progetto proposte da Hamdi e Goethert:initiate (inizio): analisi della situazione e prima elaborazione degli obiettivi;plan (pianificazione): decisione dei dettagli del progetto attraverso la definizione di attivit precise, risorse ben definite e budget stabiliti;design (progettazione): sviluppo dei dettagli;implement (esecuzione): il progetto viene eseguito;mantain (manutenzione): fase di lungo termine in cui il progetto eseguito viene controllato e modificato (cio, riparato) se necessario.

Il progettista agente esterno in quanto non riuscir mai a comprendere pienamente la comunit e le sue esigenze, ma pu aiutarla come facilitatore concordando la relazione fra i loro ruoli..

partecipazione in un progetto convenzionale

Ad esempio, la partecipazione in progetto architettonico o urbanistico tradizionale presenta questa matrice. La pianificazione avviene a differenti livelli, come reazione ad una pressione proveniente dalla comunit. La partecipazione della comunit diminuisce lungo le fase, fino a ritornare attiva nella manutenzione del progetto eseguito.

Il progettista agente esterno in quanto non riuscir mai a comprendere pienamente la comunit e le sue esigenze, ma pu aiutarla come facilitatore concordando la relazione fra i loro ruoli..

partecipazione e lavoro a basso costo

Un esempio di partecipazione basato su un lavoro a basso costo fornito dalla comunit espresso con questa matrice, dove il controllo viene mantenuto dall'agente esterno, mentre il lavoro necessario per eseguire il progetto deriva dalla comunit. Non sempre questa modalit di partecipazione ha successo, in quanto le attivit che deve svolgere derivano dagli agenti esterni in maniera top-down, e la comunit diventa pi un service contractor che un partner in development.

Il progettista agente esterno in quanto non riuscir mai a comprendere pienamente la comunit e le sue esigenze, ma pu aiutarla come facilitatore concordando la relazione fra i loro ruoli..

partecipazione formale: rapidit

Una partecipazione solamente formale quella rappresentata da questa matrice, dove la comunit viene coinvolta solo nella fase di pianificazione e solamente a titolo consultativo. In questo caso la partecipazione della comunit serve solamente ha dare l'assenso ad un progetto predefinito in altra sede e a poi svolgere la manutenzione una volta eseguito.

Questa matrice normalmente adottata a causa della rapidit che imprime alle fasi progettuali.

Il progettista agente esterno in quanto non riuscir mai a comprendere pienamente la comunit e le sue esigenze, ma pu aiutarla come facilitatore concordando la relazione fra i loro ruoli..

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIOun nuovo modello di partecipazione e di progettazione:Open Peer-to-Peer

evoluzione delle dinamichenella rete

ARPANET (1969)

'70-'80

'90-'00

'80-'90

imprese

connettivit diffusa

dinamiche chiuse egerarchiche

dinamiche aperte e paritarie

dinamiche aperte e paritarie

Free Software (1983)

Linux (1991-94)

apertura internet aiprivati (met '90)

Web 2.0

Napster (1999)

Microsoft ('80-...)

universit

dinamiche chiuse egerarchiche

Open Peer-to-Peer

Open Source

Peer-to-Peer

Free Software, Open Source: naturaaperta della rete

Free Software e Open Source rappresentano una continuazione ed una evoluzione della iniziale natura aperta della rete e della progettazione informatica, basata su reti orizzontali e sulla condivisione della conoscenza.

L'etica hacker, infatti, deriva dall'etica accademica (Himanen 2001). L'avvento del software proprietario ha quasi cancellato questa etica all'inizio degli anni '80, che invece riemersa e, propria grazie all'apertura ai privati di Internet (avvenuta a met anni '90), ha ottenuto una diffusione ancora maggiore.

Stiamo assistendo quindi ad un ritorno (anche se evoluto) delle forme di progettazione aperte e condivise che stanno alla base dell'informatica, di Internet e del loro sviluppo.

Peer-to-Peer: natura paritaria della rete

Internet, cos come era stato concepito sul finire degli anni '60, era un sistema Peer-to-Peer:l'obiettivo di ARPANET era quello di condividererisorse in tutti gli Stati Uniti.

Nel corso del tempo, si spostata verso unaarchitettura client-server, quindi gerarchica, o per meglio dire asimmetrica, dove un nodo riceve le informazioni (client) che un altro nodo invia(server). Si arrivati cos ad una situazione in cuimilioni di utenti comunicano con relativamentepochi e privilegiati server.

I software Peer-to-Peer utilizzano Internet per come era stata progettata: come un medium per la comunicazione tra dispositivi informatici checondividono le risorse su base egualitaria.

Open Peer-to-Peer: diffusionead altri ambiti

Queste forme organizzative, aperte e paritarie, e basate su comunit, si stanno dimostrando di notevole successo, tale da diffondersi ad altri ambiti, notevolmente distanti da quello del software.La loro applicazione non strettamente legata a Internet, e stanno facendo scoprire alcuni tipi di organizzazione comunitarie precedenti e low tech di successo (microcredito, dabbawalla, amul).

Viene data loro una notevole importanza pe rch si pensa (e si spera) che un coinvolgimento attivo di utenti/clienti/cittadini riesca a superare la saturazione dei mercati occidentali, la mancanza di risorse pubbliche, la ricostruzione di tessuto sociale.

peer-production

open content

open design

open source biotechnology

open source religion

open drink

open research

telefonia p2p

beneficenza p2p

servizi pubblici 2.0

wikinomics

crowdsourcing

user-generated content

diffusione ad altri ambiti: Open Design

Thinkcyclehttp://www.thinkcycle.org

diffusione ad altri ambiti: Open Design

Open Healthhttp://www.designcouncil.info/mt/RED/

OScarhttp://www.theoscarproject.org/

da cattedrale a bazaar

Quello che dietro alle dinamiche del progetto di Linux, l'evoluzione, un sistema ecologico dove agenti indipendenti cercano di massimizzare gli utili personali producendo un ordine spontaneo e in grado di auto-correggersi, pi elaborato ed efficiente di un sistema centralizzato.

Per Kuwabara (2000), questa capacit di gestire la complessit una conseguenza del modello a bazaar adottato (Raymond 1998). Linux pu essere visto come un sistema adattivo complesso il cui sviluppo basato sull'evoluzione e non sulla progettazione.

Linux un sistema complesso sia dal lato del progetto (il codice sorgente) che da quello della design community. La complessit di Linux una funzione della comunit che si evolve e delle sue necessit. La complessit di Linux cresciuta di pari passo con la crescita della comunit: l'emergenza del progetto e l'auto-organizzazione della comunit sono strettamente collegate.

progettopreesistente

progettazionea cattedrale

pochipartecipanti

gerarchiaverticale

fasi di progettazionee verifica distinte

progettazionea bazaar

progettoin evoluzione

moltipartecipanti

reteorizzontale

fasi di progettazionee verifica parallele

...ad un processo progettuale Open Peer-to-Peer

Queste forme organizzative comunitarie sono quindi promettenti per la risoluzione di problemi complessi, grazie alla propria complessit intrinseca.

Sono forme organizzative che possono essere diffuse nella societ ma anche nel design, adottandole all'interno di un processo progettuale Open Peer-to-Peer.

In questo senso, possibile progettare per/con una comunit, co-creando la sua attivit e quei prodotti/artefatti comunicativi/servizi che le sono necessari.

Ci avviene tramite alcune fasi progettuali caratterizzate da differenti livelli di partecipazione, in base alle competenze richieste. Si tratta comunque un processo aperto e paritario, basato sulla condivisione del progetto e su un coinvolgimento attivo dei partecipanti.

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIO04. Come cambia la figura del progettista per un progetto complesso?

da local governement a governance

Un oggetto talmente complesso come il territorio richiede un approccio progettuale in grado di affrontare questa complessit. Il designer che si interessa di un territorio, deve passare attraverso lo stesso cambiamento avvenuto nelle istituzioni locali. Queste, per affrontare la complessit attuale, sono passate dal local government alla governance, ossia da un ruolo di provider (fornitore) ad un ruolo di enabler (facilitatore).

Da un modello che vedeva al centro l'istituzione locale come principale, se non esclusivo, attore dell'attivit di governo, a un modello che comprende diversi attori, gruppi e sistemi di relazioni, e la cui capacit di governo deriva da meccanismi di negoziazione e di coordinamento tra diverse organizzazioni, pubbliche e private.

Dalla fornitura di una soluzione completa top-down alla facilitazione di una partecipazione bottom-up che possa trovare soluzioni.

local government

affrontare una societ semprepi complessae frammentata

governance

soddisfarecrescenti richieste dipartecipazione

consapevolezzadella scarsa efficacia delle politiche top-down

provider

enabler

top-down

bottom-up

da provider ad enabler

Un designer si trova in grado di agire da facilitatore, dato che ha sviluppato capacit di mediazione tra differenti stakeholder. Grazie alle sue capacit di visualizzazione e di anticipazione, pu gestire la compresenza di interessi multipli e discordanti, ricordando allo stesso tempo i vantaggi che derivano dalla collaborazione collettiva.

Il designer pu fornire le condizioni ottimali affinch la comunit abbia un ruolo attivo, e fornirgli strumenti di auto-organizzazione, ricoprendo pi un ruolo di enabler che di provider. Non pi la semplice progettazione di prodotti o soluzioni finite, ma il supporto a comunit in grado di sviluppare soluzioni adatte alle proprie caratteristiche.

Il compito del facilitatore quello di aiutare i partecipanti a breve termine evitando di renderli dipendenti nel lungo termine.

Non solo il progettista chiamato a dar forma agli artefatti, ma contribuisce inoltre a dar forma alla comunit di soggetti e alle modalit con cui essa sperimenta il progetto, attraverso strumenti, linguaggi, competenze, forme organizzative innovative. In questo senso il designer in grado di abilitare i contesti e le comunit locali a comunicare, immaginare, progettare, sviluppare in maniera condivisa dei percorsi innovativi di sviluppo locale.

(Maffei, Villari 2004)

caratteristiche del facilitatore

il facilitatore uno dei partecipanti;

il facilitatore non sa con precisione che cosa sta cercando (qual il problema?), non ha ipotesi prestabilite da dimostrare perch auspica che un soluzione originale emerga dall'analisi collettiva del problema;

il facilitatore sente la necessit morale di arrivare ad una soluzione, anche modificando le proprie concezioni ed opinioni;

non conoscendo il risultato, il facilitatore rischia di incorrere nella confusione e nel conflitto. La garanzia sta nel rimanere in stretto contatto con la situazione concreta (cio il contesto), nell'essere obiettivo e preciso nell'osservazione e nell'ascolto nonch rigoroso nell'analisi;

un facilitatore non un allenatore in quanto non guida la comunit verso uno specifico obiettivo o direzione.

"Dai un pesce ad un uomo e lo sfamerai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo sfamerai per la vita intera"(Laozi, IV sec. a.C.)

caratteristiche del processoprogettuale facilitato

Un approccio progettuale dove il designer un facilitatore si basa sulle seguenti caratteristiche:

la condivisione, fin dall'inizio, della natura e dello scopo del processo da parte di tutti i soggetti coinvolti;

l'adattabilit di tempi, modi e strumenti alle caratteristiche personali e professionali dei soggetti coinvolti e del contesto in cui si svolge il processo; per cui, anche se guidato da una metodologia precisa, ogni progetto possiede un proprio profilo e produce risultati distinti;

la valorizzazione delle capacit e delle risorse disponibili localmente;

il sistematico coinvolgimento di tutti gli attori attivati nell'analisi e nella valutazione del processo e dei risultati raggiunti.

"Dai un pesce ad un uomo e lo sfamerai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo sfamerai per la vita intera"(Laozi, IV sec. a.C.)

DESIGN, COMUNIT, TERRITORIOBibliografia

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grazie

Se siete interessati alla mia tesi e alla ricerca successiva,

Reti collaborative. Il design per una auto-organizzazione Open Peer-to-Peer

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