Dentro 2/2014

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“DENTRO” la voce della Casa Circondariale di Trento 1 “Dentro” vuole essere la voce della Casa Circondariale di Trento, pertanto la voce di tutti quelli che ci vivono e vi operano. Della redazione fanno parte otto detenuti maschi e quattro femmine che si ritrovano due volte in settimana, il martedì e il venerdì, per dibattere e discutere di argomenti vari e con il proposito di scrivere su questo giornalino. Per scrivere su questo giornalino non è necessario far parte del gruppo di redazione. Se qualcuno è interessato a farci giungere la propria voce attraverso uno scritto, un disegno, un commento, una valutazione, è bene accetto. Naturalmente non possiamo promettere la pubblicazione di tutto a tutti, dato che lo spazio a disposizione è limitato, ma di tenere in considerazione ogni scritto che ci perviene, sì e nel limite del possibile anche dargli visibilità. Il progetto di questo giornalino è sostenuto da APAS (Associazione Provinciale di Aiuto Sociale) ed è coordinato da Annalisa Dolzan e Piergiorgio Bortolotti. Hanno partecipato alla realizzazione di questo numero: Aqmen, Bruna, Elem, Giordano, Ivan, Karolina, Kristo Massimo Narcisa, Solemia, Vittorio. Supplemento al n° 1 del 2014 di Oltre il muro VOGLIAMO VIVERE Di noi, del carcere, si parla, quando se ne parla, se accade qualche cosa di eccezionale (quindi straordinario, singolare, insolito) oppure di tragico, come accaduto recentemente con i due suicidi verificatisi dentro questo nostro carcere di Trento. Naturalmente è giusto e doveroso che se ne parli sui media come è accaduto; auspicabilmente anche in modo più approfondito e serio di quanto non sia stato fatto. Noi che in modi diversi abbiamo conosciuto le persone che si sono tolte la vita, ci siamo sentiti direttamente, e più di altri, anche emotivamente coinvolti. Crediamo di avere pertanto il diritto/dovere di parlarne. Non per tranciare giudizi e neanche per accusare. Vorremmo soltanto poter riflettere ad alta voce su un argomento che non ci lascia indifferenti. Sappiamo bene che le ragioni che inducono a porre fine alla propria vita possono avere motivazioni diverse; spesso non sono chiare nemmeno a chi compie quel gesto. Di certo è l’esito finale di un percorso di solitudine, di dolore e disperazione in cui la morte è vista come una liberazione. L’ambiente nel quale la persona vive può certamente avere un ruolo dirompente che si aggiunge come miscela esplosiva al disagio del singolo. Nei casi in questione riteniamo che in primis siano chiamati a interrogarsi, ciascuno per la propria parte e il proprio ruolo, quanti hanno funzioni di responsabilità in ordine alla gestione della struttura e al suo funzionamento, (amministrazione statale e provinciale) perché siano superate carenze e disservizi presenti. Franco Corleone, coordinatore dei garanti dei detenuti, arriva perfino a sostenere che “il vuoto di potere” rappresenta “una concausa dei suicidi in carcere...” (cfr. il Trentino 20 settembre 2014) Noi non arriviamo a tanto, ma dicerto la mancanza di un direttore, ad esempio, ha ripercussioni negative nella gestione della struttura. Parlando tra noi del gruppo di redazione di “Dentro”, siamo pervenuti a due conclusioni: da una parte sarebbe auspicabile e necessario che si potessero incrementare e ampliare tutta una seria di attività – talune neanche particolarmente costose – che potrebbero contribuire a rendere meno pesante la detenzione. E questo naturalmente è in capo e responsabilità della direzione. Dall’altra riteniamo che anche ciascuno di noi possa contribuire a rendere più umana e vivibile la condizione di tutti, attraverso l’adozione di comportamenti di maggior vicinanza, rispetto e attenzione nei confronti di chi sta peggio. Ne parliamo nelle pagine seguenti.

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“DENTRO” la voce della Casa Circondariale di Trento

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“Dentro” vuole essere la voce della Casa Circondariale di Trento, pertanto la voce di tutti quelli che ci vivono e vi operano. Della redazione fanno parte otto detenuti maschi e quattro femmine che si ritrovano due volte in settimana, il martedì e il venerdì, per dibattere e discutere di argomenti vari e con il proposito di scrivere su questo giornalino. Per scrivere su questo giornalino non è necessario far parte del gruppo di redazione. Se qualcuno è interessato a farci giungere la propria voce attraverso uno scritto, un disegno, un commento, una valutazione, è bene accetto. Naturalmente non possiamo promettere la pubblicazione di tutto a tutti, dato che lo spazio a disposizione è limitato, ma di tenere in considerazione ogni scritto che ci perviene, sì e nel limite del possibile anche dargli visibilità. Il progetto di questo giornalino è sostenuto da APAS (Associazione Provinciale di Aiuto Sociale) ed è coordinato da Annalisa Dolzan e Piergiorgio Bortolotti. Hanno partecipato alla realizzazione di questo numero: Aqmen, Bruna, Elem, Giordano, Ivan, Karolina, Kristo Massimo Narcisa, Solemia, Vittorio. Supplemento al n° 1 del 2014 di Oltre il muro

VOGLIAMO VIVERE

Di noi, del carcere, si parla, quando se ne parla, se accade qualche

cosa di eccezionale (quindi straordinario, singolare, insolito) oppure

di tragico, come accaduto recentemente con i due suicidi verificatisi

dentro questo nostro carcere di Trento. Naturalmente è giusto e

doveroso che se ne parli sui media come è accaduto;

auspicabilmente anche in modo più approfondito e serio di quanto

non sia stato fatto. Noi che in modi diversi abbiamo conosciuto le

persone che si sono tolte la vita, ci siamo sentiti direttamente, e più

di altri, anche emotivamente coinvolti. Crediamo di avere pertanto il

diritto/dovere di parlarne. Non per tranciare giudizi e neanche per

accusare. Vorremmo soltanto poter riflettere ad alta voce su un

argomento che non ci lascia indifferenti. Sappiamo bene che le

ragioni che inducono a porre fine alla propria vita possono avere

motivazioni diverse; spesso non sono chiare nemmeno a chi compie

quel gesto. Di certo è l’esito finale di un percorso di solitudine, di

dolore e disperazione in cui la morte è vista come una liberazione.

L’ambiente nel quale la persona vive può certamente avere un ruolo

dirompente che si aggiunge come miscela esplosiva al disagio del

singolo. Nei casi in questione riteniamo che in primis siano chiamati

a interrogarsi, ciascuno per la propria parte e il proprio ruolo,

quanti hanno funzioni di responsabilità in ordine alla gestione della

struttura e al suo funzionamento, (amministrazione statale e

provinciale) perché siano superate carenze e disservizi presenti.

Franco Corleone, coordinatore dei garanti dei detenuti, arriva

perfino a sostenere che “il vuoto di potere” rappresenta “una

concausa dei suicidi in carcere...” (cfr. il Trentino 20 settembre

2014) Noi non arriviamo a tanto, ma dicerto la mancanza di un

direttore, ad esempio, ha ripercussioni negative nella gestione della

struttura.

Parlando tra noi del gruppo di redazione di “Dentro”, siamo

pervenuti a due conclusioni: da una parte sarebbe auspicabile e

necessario che si potessero incrementare e ampliare tutta una seria

di attività – talune neanche particolarmente costose – che

potrebbero contribuire a rendere meno pesante la detenzione. E

questo naturalmente è in capo e responsabilità della direzione.

Dall’altra riteniamo che anche ciascuno di noi possa contribuire a

rendere più umana e vivibile la condizione di tutti, attraverso

l’adozione di comportamenti di maggior vicinanza, rispetto e

attenzione nei confronti di chi sta peggio. Ne parliamo nelle pagine

seguenti.

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REGOLEREGOLEREGOLEREGOLE: OSTACOLI O OPPORTUNIT: OSTACOLI O OPPORTUNIT: OSTACOLI O OPPORTUNIT: OSTACOLI O OPPORTUNITÀÀÀÀ????

Siamo inglesi!

a prima osservazione è che di regole non ci sarebbe bisogno se ognuno si comportasse nel rispetto di un principio elementare, espresso in una sentenza da più parti attribuita a Talete, uno dei Sette Saggi dell’antichità greca. La massima è: “non fare agli

altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Allora, quali regole? In realtà le regole non sono che uno scheletro, una forma, un recipiente nel quale deve essere “versato”, inserito un contenuto. Per questo, mi pare più interessante e propositivo parlare di principi. La coscienza morale che porta a cercare i principi di convivenza si fonda sulla capacità di astrazione del nostro cervello. Il meccanismo funziona pressappoco in questo modo. L’uomo ha la capacità di uscire da sé stesso, di immedesimarsi in un altro

uomo, di farsi altro da sé, e una volta uscito dalla propria condizione personale, dimenticate passioni, desideri, paure, brame – quindi tutto ciò che riguarda la parte concupiscente dell’anima – è in grado di cogliere, al di là degli aspetti egoistici della sua personale esperienza, l’idea del giusto. Ecco un esempio che chiarirà alquanto la vicenda. Ho tanta voglia di parlare con il mio amico della cella in fondo alla sezione, per mille motivi fondamentali per me ma insignificanti per gli altri. Cosa faccio? Squarcio l’aria, apro il cielo in due bloccando il traffico aereo e urlo il suo nome ad alta voce in modo tale che mi sentano anche le famigliole felici oltre le mura e i tralicci dell’alta tensione (ahimè, brutti e pericolosi quei tralicci), oppure in modo più conveniente aspetto di mettere il mio faccione davanti al suo per potergli parlare con discrezione? E non è la stessa cosa, vi assicuro. Non lo è per chi sta dormendo, per chi legge, per chi pensa, per chi non vuole partecipare, per chi non urla, per chi non ne vuole sapere…per chi? non lo so per chi, fosse anche solo per te, semplicemente per te. In carcere questo processo di astrazione è possibile? Possibile che chi non ha mai fatto mente locale su questi argomenti apra gli occhi e inizi a occuparsi di tutto ciò? Presentatemi persone che abbiano l’attitudine, esercitata nel tempo, al pensiero critico, e la capacità di accettare la sofferenza, che in fondo è la conseguenza di quella attitudine, e mi dichiarerò il primo tra gli ottimisti. Tutto questo pistolotto per giungere, finalmente, alla domanda

fondamentale. Come ci si comporta in carcere? Torniamo al pistolotto iniziale. Uscendo da te stesso ti piacerebbe che qualcuno venisse tutti i giorni a domandarti con insistenza la stessa cosa (un consiglio, un peperone oppure se è uscito l’indulto?) Ti piacerebbe, sempre incidentalmente vagando fuori da te, sentire il frastuono incessante e fastidioso della televisione del vicino tenuta ad alto volume anche nelle ore notturne o vedere persone che gettano l’immondizia dalla finestra? A me non piace, ma se qualcuno avesse buone ragioni per farmi cambiare idea con argomenti razionali sarei felice di ascoltarlo e di convincermi. Potremmo continuare all’infinito ma è sera, l’ora di ritirarsi. Un'altra regola dice che quando non si può più far nulla, il destino bisogna accettarlo. In silenzio. Senza urlare. Siamo inglesi.

Le regole sono fondamentali

arlando di regole, uno dei molteplici pensieri potrebbe essere: perché le regole? Perché proprio queste regole e non altre? Le regole si possono infrangere? Le

regole sono fatte apposta per essere infrante? Personalmente direi che l'avere delle regole può tornare utile; addirittura essere fondamentale. La mia personale esperienza, circa le “regole”, risale alla mia infanzia. Nascendo in un quartiere formato da ben sei palazzine, con un totale di 96 famiglie, la parola ”REGOLA” era, ed è ancor oggi, giusta e fondata su solide basi. Pensate ai vari tipi di lavori esistenti. Per molti di essi, esistono anche i turni di notte. Molti dei nostri padri avevano proprio un lavoro con dei turni e le notti lavorative. In determinati giorni capitava che più di 12-20 genitori avevano la notte lavorativa, quindi in quei pomeriggi, dalle 13.30, alle 16.00, era obbligo il silenzio. D'estate quando le finestre si possono tenere aperte, ancora adesso quando sono le 23.00, si deve tenere un tono di voce basso, compreso il volume del televisore. Passano gli anni, e certe regole, o meglio le regole, vanno rispettate? Credo di sì. Queste due e altre regole di quel comprensorio di famiglie, ancor oggi ci sono e poco vengono rispettate. Sempre per esperienza personale, credo di poter affermare che in un penitenziario, con usi e costumi diversi dei detenuti e delle detenute, le regole siano fondamentali ma poco rispettate. Ci sarebbe da dire anche sull'igiene e sul rispetto della pulizia per tutti coloro che abitano sia nelle case che nelle carceri. Dal momento che in una cella con almeno tre o quattro persone c'è un unico bagno, a mio parere ognuno di noi lo deve mantenere pulito usando solo il materiale e i prodotti idonei. Si deve evitare di pulire il lavandino con la spugnetta usata per il water, e di sputare più del dovuto quando ci si lavano i denti. Evitare di asciugarsi le mani (qualche volta sporche) magari con l'asciugamano degli altri. Ci potrebbero essere persone della tua cella come in altre, che hanno voglia di riposare. Perché allora si canta, si parla a voce alta, si tiene il volume alto della televisione? Perché poi qualcuno che si è comportato così si lamenta quando lui o lei deve riposare? (Bruna)

L

P

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A parer mio

li agenti hanno bisogno di formazione? Perché ci sia dialogo tra agenti e detenuti, io penso che sarebbe utile

che agli agenti potessero frequentare corsi ad hoc di formazione in grado di aiutarli a controllare lo stress. Penso che il loro lavoro sia molto stressante perché hanno a che fare con persone (non solo numeri) di tutti i tipi. In questi due anni di carcere ho notato che gli agenti “meno buoni” che si comportano male con i detenuti hanno sempre dei problemi. E spesso vengono presi in giro dai detenuti stessi che si rivolgono loro con le parolacce. Invece quelli “buoni” che riescono ad avere un dialogo con dei detenuti, vengono sempre rispettati. Anche quando c’è qualche detenuto che fa i “capricci”. In questo caso viene subito bloccato dagli altri detenuti. Se gli agenti si comportano male con i detenuti, “male nel senso che non riescono a avere un dialogo con loro” causano a costoro una pressione psicologica, spingendoli a fare cose estreme (rompere tutto in cella, tagliarsi con le lamette, fare lo sciopero della fame ecc. ). Tutto questo avviene perché c’è mancanza di dialogo. Da entrambe le parti si vuole avere ragione. A pagarne le conseguenze sono sempre i più deboli. Nessuno risulta mai vincitore. Gli agenti sono un esempio per i detenuti e se si comportano male con loro, questo non porta mai niente di buono. Porta soltanto violenza. Il detenuto che ha subito violenza in carcere, “sia fisica sia morale”, quando uscirà sicuramente tornerà nuovamente in carcere, perché pensa soltanto a vendicarsi dei torti subiti, commettendo altri reati. Quindi la rieducazione dei detenuti passa anche attraverso la formazione degli agenti. Tra i detenuti spesso sento dire: quell’agente mi ha detto così, quell’altro mi ha detto cosà. Sono parole che rimangono impresse nella mente delle persone, quelle che ti dice un agente. Quindi per aver un dialogo detenuto-agente, bisogna che gli agenti siano adeguatamente formati. Sarebbe un bel passo in avanti per i carcerati. Questo vale per l’Italia ma anche per tutte le carceri del mondo. Alcuni agenti, magari senza volerlo, fanno del male ai detenuti. (Kristo)

G

Ora, dopo aver parlato di regole, per dare un risvolto concreto al dialogo che intendiamo aprire con il lettore proviamo ad interrogarci insieme, con intento propositivo, su quali potrebbero essere i miglioramenti attuabili. Ad esempio, quello che noi potremmo fare:

� Prenderci cura delle persone che vediamo più in difficoltà. L’idea sarebbe stata quella di proporre che ognuno di noi si impegnasse ad adottare due detenuti, preoccupandosi giornalmente di avere un contatto con loro e aiutandoli nel caso di difficoltà. L’aiuto inteso non solo e non tanto come aiuto materiale – ti do una sigaretta, ti presto un paio di scarpe – ma soprattutto come aiuto morale, come condivisione di problemi e sofferenze, e magari di gioie. Obbiettivo sconfiggere l’uccellaccio nero della solitudine. Probabilmente il nome adozione è sbagliato, ma volendo essere una semplice provocazione, e nei limiti in cui sia intesa come tale, pare comunque efficace per indicare l’atteggiamento virtuoso che ognuno di noi sarebbe sommamente bello tenesse. Avvertenza fondamentale: il compito sarà tanto più bello quanto più sarà in difficoltà la persona che riuscirete ad aiutare. Non è breve ma è costellata di difficoltà la via della bellezza… ma poi, che bellezza!

� Rispettiamo il silenzio. Questa regola va capita. Semplicemente, il ragionamento è questo: giusto che le persone si comportino liberamente, giusto però che lo facciano nei limiti consentiti. Quali sono questi limiti? Se parlo con educazione, senza urlare, permetto agli altri di parlare a loro volta, o magari di riposare in modo sereno, mentre se credo che la regola sia quella di chiamarsi da una finestra all’altra, di alzare la voce per farsi sentire da persone a decine di metri di distanza non sto rispettando chi vive nel mio stesso ambiente. Non credo si debba discutere molto sul punto per capirlo. Inoltre, non è necessario che la televisione in cella sia accesa tutto il giorno, che il volume sia alto, in particolare la sera e la mattina presto, che …

� Non si gettano le immondizie dalla finestra. In questo caso nessuna spiegazione. L’invito a deporre le immondizie nel sacchetto fornito dal carcere si spiega da solo.

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INCONTRI & CONFRONTI

SIAMO TUTTI UGUALI?

ecentemente si è tenuto un incontro culturale con lo scrittore Carmine Abate, vincitore del premio Campiello (riservato ad opere letterarie), il

quale ha voluto renderci partecipi delle sue esperienze personali descritte nei suoi libri. Durante l’incontro, al quale hanno partecipato alunni di vari corsi scolastici, si è parlato di un tema che ha caratterizzato il nostro secolo: il “razzismo”. Quando si parla di razzismo viene in mente subito il genocidio tedesco nella seconda guerra mondiale ai danni degli ebrei, ma possiamo ricordare il periodo dell’Apartheid in Sudafrica o se si desidera ripercorrere la storia, si potrebbe partire dalla prima forma di razzismo che i primi coloni usavano contro gli schiavi. Ci sarebbe molto da dire, ma soffermiamoci quest’oggi al razzismo dei giorni nostri. Nel caso specifico, l’incontro era basato sulla sua vita, a partire dal viaggio che lo ha portato fin da giovane nella Germania degli anni ’70 al seguito della famiglia che partiva verso una nazione in forte espansione economica che offriva possibilità di lavoro. Nel suo racconto si poteva percepire le difficoltà di quegli anni, dalla differenza di cultura alla lingua. Lo straniero veniva denigrato con offese e, in alcuni casi, addirittura punito fisicamente per la differenza culturale. Ecco perché, purtroppo, si viene a parlare di razzismo. Al giorno d’oggi esiste ancora una forma di razzismo, seppur minimizzato, che deriva dal diverso campanilismo. Per esempio in Italia c’è il continuo sfottò tra Nord e Sud, i terroni e i polentoni, o qualsivoglia aggettivo fatto per offendere una persona che, in fin dei conti, è un cittadino dello stesso paese. C’è sempre stata questa rivalità, ma per fortuna, non è mai sfociata in guerre o altro. Ci limitiamo al solito linguaggio fuori posto e luogo. Non si può tralasciare il razzismo che si viene a creare anche in ambito sportivo. Cosa succede nei nostri stadi tra le varie tifoserie? C’è sempre qualche motivo per distinguersi eppure siamo cittadini dello stesso paese. Purtroppo anche questo è razzismo, senza andare lontani. Siamo noi stessi a decidere come comportarci con un nostro simile, se essere persone con una dignità, una morale… avere umanità con le persone che a volte sono diverse agli occhi di chi le vuole emarginare. Era e sarà sempre una vergogna, ma confido che prima o poi saremo in grado di essere tutti uguali agli occhi degli altri. (Massimo)

R

Quello che ci piacerebbe si potesse fare:

� Più attività sportiva . I più vecchietti si rassegnano facilmente alla vita sedentaria, ma i giovani debbono per forza

trovare uno sfogo alla sovrabbondanza di energia. È la natura, siamo fatti così. Allora, calcetto anche nei mesi invernali, tempo permettendo, e palestra per più volte la settimana potrebbero essere le soluzioni per garantire un maggiore equilibrio psicofisico a tutti.

� Avere colloqui frequenti con educatori e personale di sostegno. Rieducare ha molto a che vedere con le parole e i toni, quindi con i discorsi.

� Avere nuove prospettive. Esempi: utilizzo delle aree verdi per camminare, correre, coltivare la terra, sentire il profumo dell’erba; progettazione di nuovi servizi interni (laboratorio di cucina, forno per le pizze da vendere dentro e fuori dal carcere); corsi di musica. (A questo riguardo, grazie Padre Fabrizio per tutto ciò che fai per noi).

Da dentro 4 muri sordi scrivo, svuoto fuori ciò che ho nel mio cuore

da dietro un maledetto cancello soffoco soffro

come un asmatico...

ho sete di libertà, sete di famiglia

ho anche fame di abbracciare la mia mamma e le persone care

non sono mai stato criminale

solo che prima non sapevo proteggermi

non conoscevo le regole ...anzi...

mi sono messo contro la gente malvagia

gente di bla... bla,

ma alla fine solo maledette parole

cado e mi rialzo

indietro non guardo...

È Colpa mia non voglio dare la colpa a nessuno

ma ci basta un sogno per andare avanti

commino lentamente 100 passi meglio di un salto (Aqmen)

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SGUARDI SUL MONDO il commento

UNA NUOVA GUERRA IN EUROPA?

a alcuni mesi, nell'Est Europeo è in corso un conflitto a bassa intensità che minaccia di esplodere in una guerra in piena regola simile a quella combattuta nella Ex Jugoslavia. Le ragioni della tensione sono da ricercare, da parte ucraina, nella

volontà d'integrarsi con sempre maggior convinzione nel sistema economico e finanziario dell'Unione Europea in modo da sviluppare una società più simile possibile alle democrazie occidentali. L'ex presidente ucraino Yanukovich, filorusso, deposto a seguito dei moti di piazza del 20 febbraio scorso, si era infatti opposto alla firma di un accordo con la Unione Europea che avrebbe avvicinato ulteriormente il paese all'Europa Occidentale. Sull'altro fronte, la Confederazione degli Stati Indipendenti, CSI, ovvero la Russia governata dal presidente Putin, che si pone quale paladino difensore della popolazione delle regioni orientali dell'Ucraina, all'80% russofona così come nella penisola di Crimea, già resasi di fatto indipendente a seguito di un referendum indetto unilateralmente. Enormi gli interessi economici e strategici che entrano in discussione in funzione del posizionamento dell'Ucraina nell'ambito del sistema economico e politico dell'Europa Occidentale o per contro, nella sfera d'influenza della Russia del presidente Putin il quale, nel presupposto di voler difendere i diritti legittimi dei cittadini ucraini di lingua russa, ha avviato una serie di iniziative paramilitari nella penisola di Crimea e nelle provincie orientali della Repubblica Ucraina più prossime ai confini russi. Il primo effetto di questa strategia è stata la dichiarazione di indipendenza della Crimea; con la stessa procedura anche nelle provincie orientali russofone si è tentato lo stesso obbiettivo ma il governo ucraino provvisorio, recentissimamente rinnovato con la cacciata e relativa fuga del Presidente filorusso, ha indetto nuove elezioni e reagito drasticamente avviando un'azione combinata, militare e poliziesca in forze, per riottenere il controllo delle città orientali del paese. La comunità internazionale rappresentata da Stati Uniti, EU ed ONU sta premendo sul governo russo in modo da allentare la tensione ai confini orientali ed evitare il coinvolgimento diretto delle forze armate russe sul territorio di uno stato confinante con la Russia stessa che equivarrebbe ad una vera e propria invasione in grande stile secondo uno schema che richiama alla memoria la tattica del regime hitleriano, spalleggiato da quello mussoliniano, nella contesa dei Monti Sudeti, con popolazione di lingua tedesca, nel territorio dell'allora Cecoslovacchia (1938). A quel tempo le democrazie occidentali, Gran Bretagna e Francia, cedettero e si arrivò così nell'arco di un anno all'inizio del Secondo Conflitto Mondiale. Il copione sembra ripetersi; oggi la Crimea, domani le città di Donets'k e Mariupol; ad Ovest, la città di Odessa con la confinante Repubblica di Transnistria, poi chissà? Quest'ultimo territorio, appartenente ad un'altra ex repubblica sovietica, la Moldavia, si è autoproclamato indipendente da essa ed è popolato dai militari della Ex Nona Armata Sovietica e loro discendenti, colà stanziata per decenni, sin dal 1944 rappresenta il baluardo sud occidentale in Ucraina della strategia del presidente Putin. Nel non lontano 1954, l'allora Presidente Sovietico Nikita Kruscev, di origine ucraina, donò la penisola alla Repubblica Sovietica dell'Ucraina che però oggi è uno stato sovrano indipendente riconosciuto dalla Russia stessa. Negli ultimi mesi, la situazione pare essersi un poco placata. Oggi, 23 settembre, ad oltre 8 mesi dalla deposizione del filorusso Yanukovich e con l'elezione del nuovo Presidente ucraino Poroshenko, ben determinato a recuperare la sovranità esclusiva anche sulla Crimea, i così definiti ribelli si ritrovano isolati dal contesto internazionale ancorché determinati a sostenere militarmente l'indipendenza delle provincie orientali disponendo ora di

armamenti più moderni ed efficaci da impiegare contro i velivoli governativi. I nuovi sistemi d'arma provengono ovviamente da arsenali delle caserme delle forze armate ucraine già catturati oltreché, per quanto riguarda i missili anti aerei/elicotteri da spalla e per alta quota, sistema BUK, palesemente dal vicino confine russo. Con uno di questi pare sia stato abbattuto un aereo di linea malesiano con a bordo oltre 290 passeggeri, nessuno dei quali sopravvissuto; l'evento ha rifocalizzato l'attenzione mediatica internazionale sul conflitto europeo rivolta negli ultimi mesi all'ennesimo conflitto nel Medio Oriente mentre l'azione diplomatica dei Paesi Occidentali e della Russia si concretizza nel rimpallo reciproco delle responsabilità. Parrebbe chiaro e provato, da video e testimonianze, che il missile sia stato lanciato da un gruppo di ribelli russofoni contro un aereo ucraino da trasporto truppe e che per errore abbiano colpito l'aereo civile in volo nelle vicinanze. Negli ultimi tempi si

è assistito ad una recrudescenza dell'azione militare delle forze ucraine assistite da consulenti stranieri, alle quali corrisponde una reazione di pari intensità; addirittura, si denuncia che dalla zona a ridosso del confine, l'artiglieria russa faccia fuoco a copertura delle truppe ribelli e ciò fa presupporre che la forza della loro capacità di resistenza sia alquanto aumentata dato l'appoggio di

D

RAFFRONTO ECONOMICO (dati 2013): Russia: ab. 142.900.000, PIL. $ 1.850 mil, $ 13.000 / ab., ISU 66, Italia : ab. 59.500.000, PIL. $ 2.200 mil, $ 36.300 / ab., ISU 24, Ucraina: ab. 45.600.000, PIL. $ 165 mil, $ 3.650 / ab., ISU 76, U.S.A.: ab. 311.600.000, PIL. $ 15.094 mil, $ 48.380 / ab., ISU 4.

PIL = Prodotto interno lordo. L'insieme del valori espressi in dollari di tutti i beni e servizi prodotti nell'anno in un determinato Paese, compresi salari e stipendi, rimesse dall'estero, interessi finanziari, contributi da Enti Internazionali (ad es: UE, ONU etc.).

ISU = Indice di sviluppo umano. Media ponderata dei fattori di sviluppo quali durata media della vita, ricchezza disponibile totale e pro capite, livello d'istruzione scolastica, spesa sanitaria, investimenti nelle infrastrutture.

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ufficiali russi. Occorre rilevare inoltre che l'attenzione della diplomazia internazionale è stata necessariamente attratta dall'aggravarsi della situazione in altri settori del Vicino Oriente ed Africa; la guerra civile in Siria ed in Iraq degenerata in ulteriori conflitti fra fazioni rivali, lo scontro diretto fra Palestinesi ed Israeliani a Gaza e negli ultimi giorni il rinfocolarsi della guerra civile in Libia con il completo crollo dell'autorità governativa succeduta al regime quarantennale del colonnello Gheddafi. In questo quadro si è inserita anche la nomina del nuovo commissario europeo agli affari esteri la cui carica è stata affidata al ministro degli esteri italiano, Sig.a Mogherini, considerata più sensibile agli interessi dei maggiori paesi europei, Francia, Germania, Italia e più propensa a difendere ad oltranza il principio d'intangibilità delle frontiere degli stati europei ed all'adesione dell'Ucraina alla

NATO. Inoltre il governo russo ha lanciato una serie di ritorsioni economiche nei settori finanziario e commerciale che danneggiano pesantemente gli interscambi fra paesi europei orientali e Russia; ciò in risposta alle misure del medesimo tenore subite nei mesi scorsi da Mosca. A seguito del vertice NATO, tenutosi in Galles, GB, molte delle divergenze fra le diplomazie europee si sono appianate poiché l'azione militare diretta russa in territorio ucraino appare ormai come una invasione militare alla quale si sta rispondendo in modo unitario con manovre NATO alle quali parteciperanno tutti i paesi dell'alleanza, con la fornitura di materiali militari non offensivi e con l'inasprimento delle sanzioni economiche a carico della Russia la quale a sua volta minaccia la chiusura dello spazio aereo ai voli internazionali con grave danno al traffico aereo globale. A tutt'oggi sembrerebbe ormai raggiunto un accordo di massima che prevede una larga autonomia dei distretti orientali dell'Ucraina ma non appare ancora chiara la collocazione futura del territorio della penisola di Crimea la cui sovranità è all'origine delle controversie fra Ucraina e Russia mentre è stato concluso l'accordo di associazione fra la Repubblica d'Ucraina e l'Unione Europea a conferma della irreversibilità del processo di piena adesione. (Ivan)

INTERMEZZO Sudoku 1 Sudoku 2

Gioco N° 2 Scopri il numero che…moltiplicato, o sommato per se stesso, dà sempre lo stesso risultato.

4 8 9 1 5 2 1 3 8 5 8 2 2 4 9 3 8 1 1 5 6 4 5 6 1 7 2 8 5 7 1 8 4

2 3 4 1 6 6 2 4 5 2 7 8 3 6 5 1 4 8 3 6 8 4 4 7 6 5 6 2 3

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CAFFÈLETTERARIO

SI PUO’ VIVERE COSI’?

n un mondo che comprendo di rado, tra difficoltà e insicurezze, noto che tante persone hanno dimenticato le

emozioni…i desideri…i sentimenti che caratterizzano la nostra vita nella quotidianità di ogni giorno, proprio come si dimentica in fondo ad un cassetto qualcosa di veramente importante. Viene spontaneo chiedersi: Si può vivere (veramente) così? Ci si può dimenticare dei veri valori della vita? Lasciare che, il mondo in cui viviamo, ci tolga il bello delle cose semplici? Lasciare che ci venga negata la gioia di qualcosa di unico… di puro…quel qualcosa che potrei definire primordiale, visto che siamo nati e cresciuti con dei valori importanti per la vita di ogni essere vivente? Penso proprio di no…non possiamo rinunciare a queste sensazioni che fanno muovere la vita. Non possiamo fare finta che nel nostro animo non ci sia più lo spazio per esse…sensazioni forti ed intense che colmano la vita di ogni persona. Bisogna ritrovare il senso “vero” dei valori importanti che arricchiscono l’essere umano, donandogli quella pienezza interiore, atta a soddisfare il benessere in ognuno di “NOI”. Bisogna cominciare a seguire i venti del destino perché soffiano quando meno ce lo aspettiamo. A volte hanno la furia di un uragano, a volte sono lievi come brezze…ma non si possono negare, perché portano verso un futuro impossibile da ignorare. E’ vero anche dire che il destino può ferire una persona con la stessa forza con cui può benedirla…ma sempre con la convinzione che ad ogni caduta ci si rialzi più forti di prima. Questa è la vita con tutte le sue difficoltà…veniamo messi alla prova ad ogni piccolo intoppo e solo noi possiamo decidere se lasciarci andare ad un destino che non ci aspettavamo, oppure ci rialziamo e cominciamo a lottare con tutte le nostre forze. Quest’oggi ho voluto soffermarmi a riflettere…pensare al nostro presente fatto ormai di monotonia…di momenti divenuti per convenienza tutti uguali per cercare di sopravvivere in questo mondo divenuto padrone di noi stessi, senza lasciarci il tempo di fermarci a pensare come eravamo un tempo…cosa pensavamo veramente. Ecco il perché della domanda iniziale: “Si può vivere così?”. Perché limitarsi a sopravvivere alla vita mondana quando invece si può vivere semplicemente con poco? “Vivere”…una semplice parola che racchiude un senso unico come l’Amore, la felicità, la speranza. Vorrei dare per ognuno di essi un pensiero di riguardo, però mi limito alla parola Amore perché racchiude dentro di sé la felicità, la speranza, le emozioni. Nell’antichità, il poeta Ovidio, descrive nella sua opera “Amores” il significato vero della parola. Costui ci dona una perla, una traccia indelebile, da ricercare dentro di noi, nella nostra vita e nelle vite delle persone che ci passano accanto. Ecco perché mi viene da

I

SOGNI Sognare, parola formata da sette lettere. Si dice che un sogno dura qualche secondo, ma ti lascia un ricordo, bello o brutto. In carcere è l’unico momento che mi fa sentire libera. “Rivedi” persone che non vedi da tanto tempo, parenti o amici, figli o genitori, fratelli o sorelle e persino persone che non ci sono più. Potrà sembrare ridicolo ma i sogni mi fanno provare anche emozioni, a volte piacevoli a volte meno. Quante volte mi sveglio e dico alla mia “concellina”: “che bel sogno ho fatto!” Per me è come un rifugio, lo chiamo il mio mondo a parte, dove non ci sono sbarre, nessuno che ti dà ordini, una volta sei da una parte un’altra volta dall’altra, una volta sei su un tavolo a mangiare con i tuoi figli, un’ altra volta sei a divertirti con gli amici. Insomma… ritorni alla tua vita normale, quella che avevi prima di entrare in carcere. Ma come inizia, un sogno, così finisce; riapri gli occhi e ti ritrovi a essere quello che sei, nella realtà… Ma è lo stesso, l’importante è che dopo un’altra lunga giornata da far passare, sai che il tuo mondo è lì… ti aspetta, basta chiudere gli occhi, e tutto il resto viene da solo…

SOLEMIA

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“DENTRO” la voce della Casa Circondariale di Trento

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domandare: Quante volte abbiamo usato dire “Amore”? In quale occasione ci siamo ritrovati ad usarlo? A chi lo abbiamo rivolto? Penso che ognuno di noi abbia una diversa risposta a questa domanda, però credo che al giorno d’oggi la parola amore sia divenuta una banalità usata giusto per dire qualcosa… per ricevere un sorriso… un abbraccio… per ricevere in cambio qualcosa. Non può essere solo questo! Amore è molto di più. Amore è donarsi completamente ad un sentimento vero, fatto di piccole emozioni che fanno importante la vita. Tra mille difficoltà si può andare oltre e tornare a VIVERE! Ricordandosi che c’è ancora molto da dare a questa vita senza rinunciare a nulla. Questa è la storia di come a volte la vita ci concede una seconda possibilità…la possibilità di ritrovare il bello della vita e questo è il momento in cui bisogna far crescere dentro di noi la speranza di un segno significativo... L’Amore e…la voglia di VIVERE! (Massimo)

Vita Buongiorno vita che ogni mattina entri dentro le case portando amore, gioia e dolore tutte le speranze tornano a volare. Vita che mi hai portato in questo giorno! nel mio destino che hai tu, per me tu sei come l'ultima befana che ogni mattina mi accarezza gli occhi e mi regali la voce di mamma mia che mi dice "Forza! è un altro giorno, figlio mio". Vita io ti appartengo da quando sono nato da quando i miei occhi hanno visto la luce tu sei passata come una giornata e non ti sei fermata ad aspettarmi. Vita, ma quante cose belle mi hai dato una casa bella e ricca di sole una nonna che mi accompagnava a scuola un papà che io volevo assomiglià. Vita, quante cose mi hai insegnato l'onestà che mi ha cresciuto ma nessuno mi ha mai creduto. Vita, quante volte mi hai lasciato solo per strada lasciandomi nella paura della notte quel brutto momento che non voleva finire. Vita, ricominciamo questo giorno nuovo sai cosa vorrei stamattina vorrei tornare indietro vorrei tornare in quelle strade, dove credevo ai sogni, dove tu mi vestivi di fantasia là dove hai cambiato la vita mia.

Luigi Maisto

[Quando il cuore si innamora, vedendo la bellezza del tuo cuore attraverso lo specchio dei tuoi occhi, anche se sono lontani, ma vicini nel mio cuore, e continui a dirci che mi vuoi bene, con la nostalgia, che può far male tu mi parli anche senza parole e questo è vero, puro, sincero amore! Nostro Signore ci ha insegnato tre cose:

1) ama se vuoi essere amato!. 2) Rispetta se vuoi essere rispettato! 3) Perdona se vuoi essere perdonato!

e l’amore non finirà Mai !!!. La vita non è facile ! Amare neanche, rispettare le persone neppure. Ho conosciuto la pura sincerità, in me stessa, che significa la parola male o bene. Se lasci la persona che ti voleva bene, già hai fatto male, senza renderti conto. Se qualcuno ti ha chiesto aiuto, e tu non l’hai dato, ecco il male! E se vuoi fare un male, subito troverai una soluzione. Ma prova a fare il bene, vedrai che non è facile

Narcisa

L’estate era per me la stagione più bella, più scuola con buoni voti dunque poter pretendere (!) Andare al mare, da nonno, ritrovare la mia comitiva, e le serate con un bel fuoco…

Un secondo prima mentre scrivevo ero convinta di uscire fra 3 giorni, ma ironia della sorte…Mi viene comunicato che sto dentro per un altro po’ !!!! Se devo seguire il mio istinto mi sento tranquilla, magari la forza che ho acquisito in questa esperienza, ha cambiato completamente il mio modo di reagire alle brutte notizie, sembrerebbe folle, ma sono lo stesso ottimista! Io non mi arrendo perché sono convinta che basta sapere aspettare e continuare a credere modestamente che me lo merito e che valgo come persona a livello umano. (Grazie al carcere!) Nel senso che ho avuto tutto e tanto tempo di pensare, di lavorare su me stessa strappando all’inizio la galera che ho sempre avuto dentro e che custodivo per proteggere gli altri, e aprire una ad una le celle che avevo dentro e che visto che sono leale mi sa che solo qui potevo partorire… questo bambino prodigio