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Del Femminile Progetto a cura delle proff. Ivana Gruppi, Elena Zambelli, Rossella Zelioli Liceo Artistico «B. Munari»- sede di Cremona

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Del Femminile

Progetto a cura delle proff.Ivana Gruppi, Elena Zambelli, Rossella Zelioli

Liceo Artistico «B. Munari»- sede di Cremona

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Percorso in tre appuntamenti

1. La concezione del Femminile nella tradizione culturale, nella legge, nella società italiana del Novecento

3. Un particolare Femminile: le donne di Mafia tra rappresentazione e realtà

2. La rappresentazione del femminile. Arte e TV

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Del Femminile / Ia cura di Rossella Zelioli

La concezione della Donna nell’Italia dal Novecento a oggi.La concezione della Donna nell’Italia dal Novecento a oggi.Modelli culturali tra educazione e legislazioneModelli culturali tra educazione e legislazione

La Donna come MOGLIE e come MADRE è probabilmente la concezione più rappresentativa che l’Italia ha avuto e ha per molti aspetti anche ora.

Nella Legge e nella società, oltre che nella tradizione culturale del nostro Paese, i ruoli di MOGLIE e di MADRE hanno esaurito per moltissimo tempo e in moltissimi casi tutto

l’universo delle possibilità delle donne.

Con il fascismo, l’ideale di MOGLIE e di MADRE coincide con la chiara subordinazione della donna non solo a tali ruoli ma soprattutto al corrispettivo maschile di MARITO e di PADRE. Nella Legge e nell’educazione fasciste si trovano elementi decisivi per dare sistemazione compiuta a tale subordinazione, coerentemente con la complessiva tradizione cattolica sulla famiglia e sul ruolo delle donne come «angeli del focolare».

Ogni rivendicazione delle donne ad un rispetto per sé in quanto persone, al di là dei ruoli, è considerata, pertanto, sia legalmente che culturalmente,

un atto di chiara sovversione.

Donna significa obbedienza, subordinazione, aderenza ai ruoli di moglie e di madre.

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Tuttavia, con la Resistenza e la Costituzione le donne ottengono finalmente il rispetto del loro essere persone:

ART. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese

2 giugno 1946 IL VOTO ALLE DONNE

21 elette all’Assemblea Costituente su 556.

Ancora oggi, in Parlamento le donne sono soltanto il 17% del totale. La prima donna Ministro della Repubblica è stata l’on. Tina Anselmi nel 1976.

Di queste, soltanto 5 (Maria Federici, Angela Gotelli, Nilde Jotti, Tina Merlin e Teresa Noce) fanno parte del gruppo dei 75 incaricato di stendere il

dettato costituzionale.

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Il movimento delle Donne in ItaliaTradizione socialista e anarchica, fin dall’800;

partecipazione delle donne alla Resistenza in tutte le sue ispirazioni politiche e culturali

Fine anni ‘60 e primi anni ’70 radicalizzazione del movimento femminile e richieste di diritti «civili» riguardanti il lavoro, la libertà sessuale, la famiglia.

Rivendicazioni femministe vs Leggi che ostacolano i diritti delle donne

Modelli culturali e tradizioni educative Che spesso rallentano la piena applicazione delle leggi

ma

I movimenti di emancipazione femminile puntano proprio almeno inizialmente sulla liberazione DAI ruoli tradizionali assegnati alla donna,

per giungere ad una liberazione DEI ruoli considerati propriamente femminili.

Implicito è infatti nella cultura comune che non solo compiere certe cose, ma compierle in un certo modo è incarnare l’ideale di femminile corretto!

Maternità e sessualità…un costante governo del corpo…

Istruzione e Lavoro…un costante governo delle opportunità…

Famiglia e cura…un costante governo del tempo…

Tesi di fondo: FEMMINILE è il prodotto di una serie di educazioni, tradizioni, modelli diffusi e trasmessi, anche inconsapevolmente

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Spesso i due movimenti sono stati sovrapposti e hanno esaurito la loro carica liberatoria nella fase della negazione dei ruoli imposti o tradizionali; a mio avviso invece va consapevolmente considerata la doppia valenza del movimento femminista, anche in Italia.

Questo si vede molto bene soprattutto nella complessiva opera di “governo del corpo” messa in atto dalla nostra cultura nei confronti delle donne

(maternità, sessualità come verifica costante della moralità delle donne, della loro aderenza al sistema culturale complessivo; delitto d’onore; violente opposizioni all’aborto e alla contraccezione; tema della verginità; fedeltà solo femminile)

Tesi di fondo:FEMMINILE è il risultato di una cultura,

più o meno consapevole

L. Lipperini, Ancora dalla parte

delle bambine, 2010

S. De Beauvoir, Il secondo sesso,

1949

E. Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, 1973

L’idea è quella di liberare il femminile dal condizionamento

che ne determina l’inferiorità

Senza negare il femminile nella sua specificità, anzi

rendendo alla donna la possibilità di essere davvero se stessa

Affinché ogni donna sia una persona, che può scegliere cosa la rende ciò che è

…un femminismo dell’uguaglianza… …un femminismo della differenza…

V. Franco, Care Ragazze,

2010

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S. De Beauvoir, Il Secondo Sesso, 1949Mille pagine che suscitano scandalo.

Nel 1956 la Chiesa Cattolica mette il testo della Beauvoir all’Indice dei Libri Proibiti.

Aspre polemiche e poco sostegno, fino alla fine degli anni Sessanta.

Con il 1968 e la nascita del Movimento Femminista, il libro diventa invece un costante punto di riferimento.

La scienza ci può rivelare la realtà materiale della donna ma non ci dice cosa deve essere una donna né che cosa può essere una donna

Su base storica, la donna è stata una presenza reale assente alla storia che è storia scritta e fatta dagli uomini, dal sesso maschile. Tranne alcune importanti eccezioni, la donna è stata ciò che l'uomo ha voluto che fosse.

Necessità del RICONOSCIMENTO della DONNA COME SOGGETTO e corrispettiva analisi della donna come oggetto alienato

Dal punto di vista culturale, viene analizzata la figura della donna nei miti e nelle diverse immagini del sapere, a dimostrazione del suo mancato riconoscimento come soggetto.

Oggi (al tempo della Beauvoir!) le donne «possono» essere uguali agli uomini dal punto di vista legale, ma mancano le opportunità reali per tale eguaglianza. È necessario realizzare il riconoscimento concreto della donna come soggetto LIBERO

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(…) Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l'aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell'uomo: è l'insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna (…)

S. de Beauvoir, Il secondo sesso

In generale, la donna è il prodotto di una alienazione di sé. Si oggettiva in funzione dell’uomo, non si rende cosciente a sé come soggetto.

Affinchè diventi se stessa, deve entrare in una relazione paritaria con l’uomo. In una autentica dimensione dialettica nasce infatti la possibilità del vero riconoscimento.

La donna è solo l’ALTRO assoluto dell’uomo.

(…) Liberare la donna significa rifiutare di chiuderla nei rapporti che ha con l'uomo, ma non negare tali rapporti;

quando invece sarà abolita la schiavitù di una metà dell'umanità e tutto il sistema di ipocrisia implicatovi, allora la «sezione» dell'umanità rivelerà il suo autentico significato e la coppia umana troverà la sua vera forma (…)

se essa si pone per sè continuerà ugualmente ad esistere anche per lui: riconoscendosi reciprocamente come soggetto ognuno tuttavia rimarrà per l'altro un altro;

la reciprocità dei loro rapporti non sopprimerà i miracoli che genera la divisione degli esseri umani in due categorie distinte: il desiderio, il possesso, l'amore, il sogno, l'avventura;

e le parole che ci commuovono: dare, conquistarsi, unirsi, conserveranno il loro senso;

S. De Beauvoir, Il Secondo Sesso

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E. Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, 1973

Nel suo libro La soggezione delle donne pubblicato nel lontano 1869, J. S. Mill fu il primo a mettere in discussione il concetto di "natura femminile," con il quale venivano contrabbandati quei caratteri ritenuti peculiari della donna, per dimostrare invece come essi fossero il logico prodotto di un preciso contesto storico, culturale e sociale.

Oltre ad analizzare le influenze educative, Mill indica la via piu semplice e sicura per giungere a una conoscenza della donna che non sia, come spesso è, il riflesso della visione che l'uomo ha di lei: cioè quella di chiederlo direttamente all'interessata. Ma acutamente osserva che condizione essenziale perché la donna accetti di parlare di sé, di descriversi, di esporsi, è che non si senta subordinata ma uguale (…)

Ogni donna che si propone di parlare di sé e della sua collocazione nella propria cultura può raccontare la sua storia di bambina, di adolescente, di ragazza e la storia di ciò che ritiene di aver subito a causa del suo sesso, ma per quanto indietro spinga il suo ricordo, scoprirà che c'è sempre una zona oscura, la primissima infanzia, sulla quale non sa dire niente e che è la matrice delle sue successive difficoltà.

La cultura alla quale apparteniamo, come ogni altra cultura, si serve di tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento piú adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere. (…) I luoghi dove questa ricerca è stata condotta sono la famiglia, i nidi, le scuole materne, elementari e medie.

Ammesso anche che ve ne siano, non è in potere di nessuno modificare le eventuali cause biologiche innate, ma può essere in nostro potere modificare le evidenti cause sociali e culturali delle differenze tra i sessi; prima di tentare di cambiarle, è però necessario conoscerle. Scopriremo la loro genesi in piccoli gesti quotidiani che ci sono tanto abituali da passare inosservati (…)

A tre, quattro anni, quanto lontano cioè può spingersi il ricordo di un individuo, tutto è già compiuto nel suo destino legato al sesso cui appartiene, perché in quel periodo non c'è lotta cosciente contro l'oppressione. Le radici della nostra individualità sono profonde e ci sfuggono perché non ci appartengono, altri le hanno coltivate per noi, a nostra insaputa. La bambina che a quattro anni contempla estatica la propria immagine allo specchio, è già condizionata a questa contemplazione dai quattro anni precedenti, piú nove mesi in cui è stata attesa e durante i quali si approntavano gli strumenti atti a fare di lei una femmina il piú possibile simile a tutte le altre.

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Spezzare la catena di condizionamenti che si trasmette pressoché immutata da una generazione all'altra non è semplice, ma ci sono momenti storici in cui simili operazioni possono risultare piu facili che in altri. Come oggi (…)La critica alle donne contenuta in quest'analisi non vuole essere un atto d'accusa, ma una spinta a prendere coscienza dei condizionamenti subiti e a non trasmetterli a loro volta, e contemporaneamente a rendersi conto che possono modificarli. L'operazione da compiere, che ci riguarda tutti ma soprattutto le donne perché ad esse è affidata l'educazione dei bambini, non è quella di tentare di formare le bambine a immagine e somiglianza dei maschi, ma di restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene.

La parità di diritti con l'uomo, la parità salariale, l'accesso a tutte le carriere sono obiettivi sacrosanti e, almeno sulla carta, sono già stati offerti alle donne nel momento in cui l'uomo l'ha giudicato conveniente. Resteranno però inaccessibili alla maggior parte di loro finché non saranno modificate le strutture psicologiche che impediscono alle donne di desiderare fortemente di farli propri. Sono queste strutture psicologiche che portano la persona di sesso femminile a vivere con senso di colpa ogni suo tentativo di inserirsi nel mondo produttivo, a sentirsi fallita come donna se vi aderisce e a sentirsi fallita come individuo se invece sceglie di realizzarsi come donna.

Liberazione DA…(ruoli, compiti, schemi sociali ecc) per la LIBERAZIONE DI (di sé come donna)

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…dagli anni Settanta…

1975 riforma del DIRITTO DI FAMIGLIA

1974 legge sul DIVORZIO

1978 legge sull’Interruzione volontaria di Gravidanza

1981 abolizione del Delitto d’onore e del Matrimonio riparatore

1996 Stupro: reato contro la persona e non più contro la morale

1979 Nilde Jotti prima donna Presidente della Camera dei Deputati

1971 legge sulla tutela della MATERNITA’ per le lavoratrici dipendenti

1977 legge sulla PARITA’ in materia di lavoro

Importantissimo prerequisito culturale di tutte le conquiste delle donne è

Pensare la donna come soggetto della collettività femminileIdentità di genere identità dell’individuo donna

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Da quelle conquiste…a oggi…

Di quale idea di sé le donne sono consapevoli?

quale idea della donna è diffusa?

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L. Lipperini, Ancora dalla parte delle bambine, 2010

Ad esempio, libri, film e cartoni propongono, certo, più personaggi femminili di un tempo: ma confinandoli nell'antico stereotipo della fata e della strega. Sembra legittimo chiedersi cosa sia accaduto negli ultimi trent'anni, e come mai coloro che volevano tutto (il sapere, la maternità, l'uguaglianza, la gratificazione) si siano accontentate delle briciole apparentemente più appetitose.

Negli anni settanta, Elena Gianini Belotti raccontò come l'educazione sociale e culturale all'inferiorità femminile si compisse nel giro di pochi anni, dalla nascita all'ingresso nella vita scolastica. Le cose non sono cambiate, anche se le apparenze sembrano andare nella direzione contraria.

Quali sono i modelli delle “nuove” bambine? Che cosa sognano di essere? Madri? Ballerine? Estetiste? Mogli di calciatori? Le eroine dei fumetti le invitano a essere belle. Le loro riviste propongono test sentimentali e consigli su come truccarsi. Nei loro libri scolastici, le mamme continuano ad accudire la casa per padri e fratelli. La pubblicità le dipinge come piccole cuoche. La moda le vuole in minigonna e tanga. Le loro bambole sono sexy e rispecchiano (o inducono) i loro sogni: diventare madri, ballerine, estetiste, infermiere, mogli di calciatori, appunto.

è necessario tornare lì dove le bambine compiono ancora oggi il loro apprendistato al secondo sesso: la famiglia, la scuola, il mondo dei media, l’immaginario dei libri e dei cartoni.

come è possibile che le ragazze che volevano diventare presidenti degli Stati

Uniti abbiano partorito figlie che sognano di sculettare seminude al fianco di un rapper?

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Nel febbraio 2007, il magazine americano Newsweek dedica l’articolo di copertina, Girls Gone Bad, al dilagante entusiasmo delle bambine (dai sei anni in su) nei confronti di pop star seminude e svaporate come Paris Hilton, Britney Spears . (…) Cosa stiamo facendo, si chiedono le autrici (…) ? Stiamo forse allevando una generazione di baby- prostitute chevestono come lolite e vivono per le borse di Dolce e Gabbana ? ” (…) Timori rientrano alla fine dell’articolo: niente paura, le ragazze hanno fatto strada (…) eppure, la storditezza generale delle divette di Mtv veicola una messaggio determinante. Lo stesso che suggeriscono le fatine dei cartoni. Lo stesso che ossessiona le piccole seguaci di Ana.

Bisogna puntare sul corpo, questa è la carta vincente delle donne.Analisi dei cartoni animati

e dei giocattoliAnalisi dei ruoli femminili in

TV e nei media

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(…) Una donna che sia consapevole di essere seduta sulla propria fortuna e ne faccia - diciamo così - partecipe chi può concretarla non è automaticamente una prostituta (…)

P. Ostellino, Corriere della Sera, 19 / 01 /2011

…dal Femminismo a oggi…che cosa è cambiato? Che cosa NON ha funzionato????

A mio avviso c’è un passo della Lipperini che spiega bene quanto è accaduto, o meglio quanto abbiamo da tenere presente, per poter agire di conseguenza.

A monte del reggiseno a vista e delle labbra gonfie che anche la più intelligente delle ospiti si sente, a differenza dei colleghi maschi, obbligata a esibire, c'è il malinteso concetto per cui un essere umano che ha raggiunto la presunta liberazione dagli stereotipi possa usare i medesimi per divertirsi. Sarebbe bellissimo, se fosse davvero così [...] Ma giocare con i simboli, e con gli stereotipi, presuppone una consapevolezza così potente e così granitica del gioco medesimo che è molto difficile non restarne scottati.

Uso del corpo come chiave di affermazione di sé, in quanto donna

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Il problema è quindi la CONSAPEVOLEZZA di ciò che si fa, e del perché lo si fa. Oltre che del come si fa qualcosa…

…Oggi un nuovo Femminismo deve partire dalla necessità di esplorare questa consapevolezza, nei modi e nei contesti

propri di un mondo molto, molto diverso dagli anni Settanta…

V. Franco, Care Ragazze, Donzelli 2010

Care ragazze (…) voi siete davvero una generazione nuova (…)perché vivete in un mondo che è cambiato rispetto al nostro, e molto. Noi (…)abbiamo costruito qualcosa di nuovo e di importante, ma non era tutto quello che era necessario. Non avevamo messo in conto che le forme della discriminazione mutano, diventano più occulte, si mimetizzano. Nuove forme di schiavitù possono presentarsi come libera espressione (…).

Ma questa è solo una parte della storia. C’è anche una dimensione che io trovo bella e importante e che nessuno può disconoscere: voi avete nuove opportunità. Per voi la libertà è una realtà o almeno una possibilità reale. (…) potete avere stima di voi stesse, considerarvi pari. (…)

Però (…) è necessario creare qualche antidoto a un rischio che vedo reale: la confusione fra libertà e mercificazione del corpo, dimenticanza di essere innanzitutto soggetti titolari di diritti, che esigono rispetto e riconoscimento. Alla regressione rispetto a questa conquista nessuno può assistere indifferente. (…)

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…Il «ciarpame senza pudore» nelle candidature femminile alle elezioni, Noemi e ora Ruby, veline, meteorine, letterine varie…

Ecco cosa rischiano di rappresentare le donne nell’immaginario collettivo: esseri fragili, persi in una cultura narcisistica del corpo, che appare espressione di libertà, ma che può divenire una nuova forma di assoggettamento (…)

Sono segnali inquietanti (…) ma (…)non è un modello di comportamento generalizzato o generalizzabile. (…) per come vi conosco, voi volete realizzare la vostra strada verso l’autorealizzazione, l’affermazione nel lavoro e nella famiglia, verso la libertà. In fondo, che cos’è la libertà se non la possibilità di realizzare i propri progetti di vita? (…)

E’ vero anche che vi sentite «cittadine del mondo» e tendete a dare per scontai i diritti di cui godete. (…) Non ci sono –almeno così sembra- limiti alla libertà e ai diritti di uguaglianza.

La realtà dura, fatta di ostacoli non previsti, difficili da metter nel conto, arriva più tardi, al momento delle scelte lavorative, di maternità, di vita di coppia. Quando desideri legittimi – avere un figlio, un lavoro gratificante e una carriera- si presentano in contrasto tra loro o di difficile conciliazione.

Allora, ognuna è costretta a confrontarsi con la sua personale condizione,

a fare i conti con se stessa, e a farlo da sola.

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La ricerca solitaria della libertà mi appare come uno dei tratti particolari della condizione di voi giovani donne. Molta della forza personale, culturale e politica delle vostre madri e delle vostre nonne era dovuta alla condivisione dei problemi nel movimento, nei gruppi di autocoscienza e di elaborazione collettiva nei quali si costruivano consapevolezza, coscienza, destini comuni, e si tesseva il filo dell’appartenenza al genere.

Una nuova consapevolezza di sé come donne può arrivare a costruirsi riscoprendo la necessaria dimensione COLLETTIVA di tale acquisizione

Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia

Scuola Di Barbiana, Lettera a una professoressa, 1967

La scuola è sicuramente uno dei luoghi più importanti per la costruzione di tale consapevolezza comune.

Non a caso, la scuola viene attaccata costantemente proprio per la sua dimensione collettiva di elaborazione, di proposta, di azione.

Proprio per questo, la scuola è invece il luogo principale in cui si costruisce una vera e consapevole cittadinanza sovrana.

Sovrana di se stessa, sovrana del suo compito.

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Bibliografia

• S. De Beauvoir, Il Secondo Sesso, (1949) Il Saggiatore, 2008

• E. Gianini Belotti, Dalla parte delle Bambine, (1973) Feltrinelli 2010

• L. Lipperini, Ancora dalla parte delle Bambine, Feltrinelli 2010

• V. Franco, Care Ragazze, Donzelli 2010

• L. Zanardo, Il corpo delle donne, Feltrinelli 2010; www.ilcorpodelledonne.net

• M. Marzano, Sii bella e stai zitta, Mondadori 2011