Decadentismo

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Decadentismo Oggi nell’ambito della storia della Letteratura, artistica e letteraria si ritiene la letteratura di un periodo storico compreso tra il 1880-18890 fino a poco prima della Seconda Guerra Mondiale. In origine il termine “decadente” con una valenza negativa, conteneva in se un giudizio molto negativo su una produzione artistica-letteraria vista come un prodotto artistico inferiore, rispetto al Romanticismo; definita così da Benedetto Croce. Il Decadentismo porta con se la crisi dei valori, delle idee sostenute da una corrente di pensiero filosofico, il Positivismo (1860-1870). Quest’ultima corrente si riallaccia all’Illuminismo, che prendeva in considerazione come strumento fondamentale per indagare sulla realtà e sulla verità assoluta, il valore della ragione e la scienza. *es. Religione differente, il Deismo, il quale si basava sulla presenza di spiriti o essenze. La scienza infatti, é l’unica da percorrere per raggiungere un progresso tecnico, industriale, sociale, senza liti che propone una visione della vita relativa, di certezze e sicurezze, una visione esistenziale. Alla fine dell’Ottocento la stessa Storia, mette in crisi il Positivismo. Tra i capitalisti e proletariati, la società del ceto medio viene “compressa”, e questo causa non solo la crisi economica ma una crisi esistenziale, con la reazione dello sviluppo di correnti letterarie irrazionali (1880-18890).*i casi irrazionali danno spazio all’inconscio, cioé lo studio dell’inconscio, S. Freud. I primi sono i letterati intellettuali che percepiscono il cambiamento della società. Correnti di pensiero Nietzche, il Superuomo; é l’individuo che si distacca dalla massa perché dotato di caratteristiche superiori. valori vitali: potenza, aggressività, istinto, riso, e il saper godere della vita in ogni senso. Predominante, ritiene i valori tradizionali, la famiglia, lo Stato e la fede, come mistificazioni( false verità), imposte dal gregge per ostacolare l’uomo, il Superuomo. Estetismo; colui che vive per la bellezza e si circonda di bellezze. Intuizionismo di Bergçon; si usa l’intuito per indagare sulla realtà. Intellettuale decadente: entra in crisi la fiducia nella scienza, l’uomo si smarrisce, perde la fiducia, si rifugia dalla realtà, perché é mediocre e noiosa; fugge dalla realtà in paradisi artificiali (oppio, droghe e alcool). Simboli del Decadentismo Baudelaire, poeta simbolista, ritornato dal suo viaggio in India, in Francia inizia a vivere una vita sregolata, fatta di droghe, alcool e fumo. Prova una crisi interiore, inizia a vedere la realtà come un regno della non autenticità, una realtà mediocre della società. Stufo della realtà, si rifugia in miti (valori), sogni, mistero, bellezza, amore e arte. Nasce il concetto “arte per arte”, l’arte é bella solo di per se, e serve a soddisfare i propri desideri estetici che gratificano il valore estetico. Si percepisce la vita da bohémien, dandy, una vita vita priva di regole, fuori dagli schemi. Dandy: uomo che vive per la bellezza esteriore, porta l’eleganza e l’esaltezza, vive per il culto della bellezza. es. Dorian Gray di Oscar Wilde. Il letterato punta lo sguardo sull’intenzionalità dell’individuo, sull’anima e sull’inconscio. Miti Mito del ribelle e del veggente; rifiuta le regole tradizionali, vede oltre la realtà per cogliere l’essenza delle cose, attraverso la vera verità, la liberazione dei sensi. es. Rimbaud. Mito del Fanciullino di Pascoli; quando nasciamo, abbiamo due anime, una cresce mentre l’altra “l’anima del fanciullino” un’anima facile e ingannevole, che durante l’età tende a non essere ascoltata la voce di quest’ultima, voce dell’ingenuità che svanisce. Mentre i poeti la mantengono viva e la ascoltano. Grazie a quest’anima ancora viva in loro, riescono a scrivere poesie, perché la poesia é lo strumento attraverso il quale si esprime questa superiorità.

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Decadentismo

Oggi nell’ambito della storia della Letteratura, artistica e letteraria si ritiene la letteratura di un periodo storico compreso tra il 1880-18890 fino a poco prima della Seconda Guerra Mondiale.In origine il termine “decadente” con una valenza negativa, conteneva in se un giudizio molto negativo su una produzione artistica-letteraria vista come un prodotto artistico inferiore, rispetto al Romanticismo; definita così da Benedetto Croce.Il Decadentismo porta con se la crisi dei valori, delle idee sostenute da una corrente di pensiero filosofico, il Positivismo (1860-1870). Quest’ultima corrente si riallaccia all’Illuminismo, che prendeva in considerazione come strumento fondamentale per indagare sulla realtà e sulla verità assoluta, il valore della ragione e la scienza. *es. Religione differente, il Deismo, il quale si basava sulla presenza di spiriti o essenze.La scienza infatti, é l’unica da percorrere per raggiungere un progresso tecnico, industriale, sociale, senza liti che propone una visione della vita relativa, di certezze e sicurezze, una visione esistenziale.Alla fine dell’Ottocento la stessa Storia, mette in crisi il Positivismo.Tra i capitalisti e proletariati, la società del ceto medio viene “compressa”, e questo causa non solo la crisi economica ma una crisi esistenziale, con la reazione dello sviluppo di correnti letterarie irrazionali (1880-18890).*i casi irrazionali danno spazio all’inconscio, cioé lo studio dell’inconscio, S. Freud.I primi sono i letterati intellettuali che percepiscono il cambiamento della società.

Correnti di pensieroNietzche, il Superuomo; é l’individuo che si distacca dalla massa perché dotato di caratteristiche superiori. valori vitali: potenza, aggressività, istinto, riso, e il saper godere della vita in ogni senso. Predominante, ritiene i valori tradizionali, la famiglia, lo Stato e la fede, come mistificazioni( false verità), imposte dal gregge per ostacolare l’uomo, il Superuomo.Estetismo; colui che vive per la bellezza e si circonda di bellezze.Intuizionismo di Bergçon; si usa l’intuito per indagare sulla realtà.Intellettuale decadente: entra in crisi la fiducia nella scienza, l’uomo si smarrisce, perde la fiducia, si rifugia dalla realtà, perché é mediocre e noiosa; fugge dalla realtà in paradisi artificiali (oppio, droghe e alcool).Simboli del DecadentismoBaudelaire, poeta simbolista, ritornato dal suo viaggio in India, in Francia inizia a vivere una vita sregolata, fatta di droghe, alcool e fumo. Prova una crisi interiore, inizia a vedere la realtà come un regno della non autenticità, una realtà mediocre della società. Stufo della realtà, si rifugia in miti (valori), sogni, mistero, bellezza, amore e arte. Nasce il concetto “arte per arte”, l’arte é bella solo di per se, e serve a soddisfare i propri desideri estetici che gratificano il valore estetico. Si percepisce la vita da bohémien, dandy, una vita vita priva di regole, fuori dagli schemi.Dandy: uomo che vive per la bellezza esteriore, porta l’eleganza e l’esaltezza, vive per il culto della bellezza. es. Dorian Gray di Oscar Wilde.Il letterato punta lo sguardo sull’intenzionalità dell’individuo, sull’anima e sull’inconscio.

MitiMito del ribelle e del veggente; rifiuta le regole tradizionali, vede oltre la realtà per cogliere l’essenza delle cose, attraverso la vera verità, la liberazione dei sensi. es. Rimbaud.Mito del Fanciullino di Pascoli; quando nasciamo, abbiamo due anime, una cresce mentre l’altra “l’anima del fanciullino” un’anima facile e ingannevole, che durante l’età tende a non essere ascoltata la voce di quest’ultima, voce dell’ingenuità che svanisce. Mentre i poeti la mantengono viva e la ascoltano. Grazie a quest’anima ancora viva in loro, riescono a scrivere poesie, perché la poesia é lo strumento attraverso il quale si esprime questa superiorità.

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Poeti maledettiDieci anni prima del Decadentismo, esisteva un circolo di poeti, detto il “circolo dei poeti maledetti” di cui facevano parte: Baudelaire, Rimbaud, Verlaine e Poe. Erano definiti “maledetti” perché sostenevano un ideale di vita alternativo, rifiutando la morale, i valori tradizionali, e provando disgusto della realtà nel mondo: pessimismo, per fuggire in un mondo alternativo di bellezza ignota.

Oscar Wilde (1854-1900), Dublino.Rappresentante del Decadentismo inglese, fu uno scrittore aristocratico, esteta ed eccentrico (dandy). Studiò ad Oxford. Si sposò e dal matrimonio ebbe due figli, ma ben presto il matrimonio fallì perché lo scrittore cambiò il suo orientamento sessuale. Frequentava salotti, ambienti d'élite. In Wilde nasce l’odio per il padre che lo odiava per la sua omosessualità. Poco dopo, si reca in Francia, dove pochi giorni dopo muore per infezioni dovute alle sua relazioni e all’alcool. Il ritratto di Dorian Gray (1819) é l’opera per cui diventa famoso.L’Inghilterra in quel periodo vive l’età Vittoriana, fase storica di estremo moralismo, di valori tradizionali; Wilde si ribella a questi valori e prova repulsione per gli intellettuali. Infatti l’opera Il ritratto di Dorian Gray é definito lo specchio dell’autore.

Il ritratto di Dorian GrayTramaRappresenta il massimo risultato raggiunto dall’Estetismo inglese.Protagonista é il bellissimo giovane Dorian Gray, che inizia a vivere la vita come e fosse un’opera d’arte, sul criterio del culto della bellezza per se stesso, insomma é un dandy, un uomo raffinato ed elegante che vuole una bellezza artificiale, costruita. Mentre nella sua vita non hanno valore le regole morali, ma il piacere e la soddisfazione di questo. Si fa fare il ritratto dal pittore Bazil Hallward, e esprime il desiderio di mantenere la propria bellezza nel tempo come nel ritratto, a costo di perdere l’anima; e che i passaggi del tempo e gli errori vengano espressi sulla tela.Diventa amico di Henry Watton, che lo guida verso un ideale di vita che ha come base la soddisfazione del piacere, vivendo uno stile di vita dissoluta, trasgressiva. Si innamora di un’attrice Sybille Vane mentre recita a teatro, sarebbe meglio dire che si innamora della parte che recita, la conquista e l’abbandona velocemente. Sybille si suicida per il suo abbandono. Dorian inizia a frequentare bordelli, consuma droghe, alcool, oppio, trasgredendo la vita.I nobili vittoriani lo considerano pericoloso e Bazil gli consiglia di cambiare lo stile di vita. Dorian uccide poiché stufo di ascoltarlo, uccide il pittore disfandosi del corpo nell’acido muriatico. Alla fine del romanzo, Dorian colpisce il suo stesso ritratto. Quest’ultimo gli ricade e squarciando il ritratto, lui stesso muore con la vecchiaia trasfigurata dal tempo, mentre il dipinto ritorna giovane.

AnalisiIl ritratto é la coscienza di Dorian Gray, tema del doppio (alter ego). Ossessionato dall’invecchiare e dall'imbruttirsi del quadro, lo squarcia. Il quadro rappresenta la scissione, il doppio di se stesso, ama solo se stesso, é un narcisista ossessionato dalla propria bellezza. Quando uccide il quadro, intende liberarsi dalla sua coscienza, dalle persecuzione dell’alter ego; ma involontariamente commette un suicidio indolore, indolore perché lui stesso non avrebbe mai voluto morire, ha paura di farsi male e teme la morte, perché con essa sfiorisce la sua bellezza. Inconsciamente si suicida, uccidendo il quadro e la sua anima.

Gabriele D’AnnunzioLa corrente del Decadentismo, arriva a fine Ottocento in Italia negli “anni caldi” della società italiana in forte fermento; in cui il ceto dei proletari inizia ad organizzare i primi scioperi per richiedere rispetto dei diritti lavorativi. Il Governo agisce nei loro confronti con estrema rigidità, tentando di opprimerla, e proprio in questo contesto sociale si pone l’Estetismo e il rappresentante di questa corrente letteraria in Italia é Gabriele D’Annunzio con Il piacere, pubblica due anni prima del Ritratto di Dorian Gray. Ritenuto da molti contemporanei il primo romanzo moderno, rivelatosi sicuramente il capolavoro di D'Annunzio, il

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piacere suscitò grande scandalo all'epoca della sua pubblicazione (1889). Per comporre Il piacere, D’Annunzio si riallacciò al romanzo francese A rebours di Huysmans (1884). La figura di Andrea Sperelli, incarnazione perfetta del dandy che ad ogni senso etico, ad ogni autentico valore antepone il solo gusto estetico, rappresenta l'uomo "senza centro" che ha perso la propria identità inseguendo un ideale di bellezza effimero e illusorio. Sullo sfondo della Roma umbertina, Sperelli si muove tra alcove e duelli, salotti e mondanità, diviso tra un amore sensuale e uno spirituale. E’ un romanzo autobiografico in prosa, poiché lui stesso vive per circa un decennio a Roma. * Il superuomo

Tale fase estetizzante però incombette in una crisi negli anni '90, che portò D'Annunzio alla formazione del nuovo mito del superuomo. Stravolgendo la filosofia di Nietzsche, D'annunzio crea la nuova figura del "superuomo" che per il momento non "vive", ma fa vivere nella sua letteratura. Nella vita reale egli tentava di farne della sua una "inimitabile", unica. Tutto ciò fu dato dal grande lusso in cui egli visse e dalle sue storie d'amore tormentate. In tal modo il poeta tentava di mettersi in primo piano nell'attenzione pubblica (come oggi tutti fanno in tv) per vendere meglio la sua immagine e le sue opere. Il culto della bellezza e il superomismo risultavano così finalizzati a ciò contro cui si poneva sia la vita che la produzione letteraria dannunziana. Proprio lo scrittore che più disprezzava la massa, era costretto a solleticarla e a lusingarla.D'annunzio fa all'oltreuomo di Nietzsche un'estremizzazione, caricandolo di un atteggiamento fortemente antiborghese, aristocratico, reazionario e imperialistico. Il motivo nietzscheano del superuomo é quindi interpretato da D'Annunzio nel senso del diritto di pochi esseri eccezionali ad affermare se stessi, sprezzando le leggi comuni del bene e del male. Il dominio di questi esseri privilegiati al di sopra della massa deve tendere ad una nuova politica aggressiva dello Stato italiano, che strappi la nazione alla sua mediocrità e la avvii verso destini imperiali, di dominio sul mondo, come l'antica Roma.

Il superuomo e l’estetaLa nuova figura del superuomo ingloba in se la figura dell'esteta, conferendole una diversa funzione. L'eroe dannunziano non si accontenta più di vagheggiare la bellezza in una dimensione appartata, rifuggendo dalla vita sociale, ma si adopera per imporre, attraverso di essa, il dominio di un'élite, violenta e raffinata insieme, su un mondo meschine e vile come quello borghese. Contrariamente all'esteta, il superuomo non si crogiola nella solitudine, ma mira ad avere il controllo delle masse, quindi assume in un certo senso una missione politica.

Il piacere (1889)

Trama (Rimembra la vita sentimentale di Alfieri).Il romanzo, il primo di D'Annunzio, fu pubblicato nel 1889. La vicenda e ambientata nei salotti mondani e tra le famiglie aristocratiche romane e il protagonista e Andrea Sperelli, esempio di una cultura raffinata, di adesione ai modelli del Decadentismo europeo. Sperelli (modello perfetto d’esteta) di nobili origini, un giovane estremamente ricco che ama godere nella vita, dichiara infatti che "bisogna fare la propria vita come si fa un'opera d'arte". L'estetismo di Sperelli é abbinato a una dichiarata provocazione dei modelli di comportamento borghesi, soprattutto del codice etico. Ha una relazione fisica con l’amante Elena Muti della quale si innamora e poco dopo viene lasciato da lei per problemi economici e si sposa all’Estero con un uomo inglese. Elena era vedova e aveva bisogno di sposarsi per problemi economici, e dato che Andrea voleva solo possederla e non sposarla e mantenerla,e per questo motivo lo lascia.L'amore per Elena Muti é la traccia che sorregge l'intera vicenda narrativa, un amore che esalta sia il carattere prezioso della sensibilità dei due amanti sia la condizione esclusiva, libera da regole e da vincoli morali, dell'uomo aristocratico. La vicenda é narrata al passato: infatti il romanzo inizia con il ricordo di Sperelli della passione d'amore e poi dell'abbandono da parte di Elena Muti avvenuto due anni fa. Dopo l’abbandono di Elena, Andrea inizia a frequentare altre donne ma sposate per il fatto che Elena passa il tempo con altri uomini, questo lo scuote, lo rende geloso della perdita del possesso. Si imbatte in Donna Ipollita una donna sposata con un amante, infatti avviene una sfida, un duello a scherma nel quale Andrea viene ferito. Andrea entra in uno stato convalescenza e si rifugia presso la villa di sua cugina Francesca a

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Schifonoja, dove incontra l’ospite della Marchesa D’Ataleta. Alla vicenda mondana dominata dall'amore-passione tra Andrea e Elena segue la seduzione di Andrea per una donna "angelica" di una bellezza nivea, Maria Ferres, una donna sposata con l’ambasciatore del Guatemala da cui ha una figlia Delfina. Questa parte del romanzo e dedicata all'analisi psicologica e alla descrizione di un rapporto spirituale. Arrivato a Roma incontra Elena e a sua volta scopre anche la presenza di Maria. Nella mente di Sperelli le immagini delle due donne si fondono creando una sola Elena con l’anima di Maria. La conclusione del romanzo nasce per lo più dalla rottura della relazione tra Maria Ferres e Andrea, perché la donna scopre durante il loro rapporto che, in realtà, Sperelli é ancora ossessionato dall'attrazione sensuale per Elena (perché questi pronuncia il nome di Elena). Sperelli é dunque senza morale, dopo la vendita dei mobili dell’appartamento dei Ferres (poiché il marito di Maria era stato scoperto per i giochi truffati d’azzardo, doveva risarcire i soldi vendendo l’appartamento, egli fugge e lascia la moglie la quale si recherà da sua madre a Siena); l’ultima immagine é quella di Andrea Sperelli che sale le scale ,sconfitto, del suo Palazzo Zuccari dopo aver comprato alcuni mobili.

AnalisiIl romanzo é come un calcolato progetto di presentazione al pubblico italiano dei principi più facilmente recepibili del Decadentismo europeo. Sperelli raccoglie su di sé alcune caratteristiche di un estetismo aristocratico e mondano; l'amore é spesso trasgressione, sempre sensibilità esasperata e sensualità. Andrea Sperelli é un uomo superficiale, debole moralmente, perché per lui l’amore é un gioco. Infatti come tutti i personaggi dei romanzi decadenti, il suo destino é triste perché rimane solo, un destino tipico assegnato all'intellettuale decadente la solitudine o la morte.Grande importanza assumono nel romanzo gli ambienti, gli oggetti che sono accuratamente descritti, spesso in lunghe digressioni con linguaggio prezioso e colto.

Approfondimento: Analisi del testo, Le due aste

Nel Piacere è presente una vicenda centrale, quella dell'amore-passione di Sperelli, rievocata all'inizio del romanzo dopo che il loro rapporto È stato troncato da Elena, e quella dell'amore-seduzione, con cui Sperelli seduce appunto una donna virtuosa, Maria Ferres. Le due vicende si intrecciano perché Sperelli non riesce a dimenticare la donna che lo ha conquistato, e cioé Elena, e perciò rivela il significato strumentale della sua adesione ai comportamenti spirituali e sentimentali propri dell'altra donna, Maria. Sperelli in questo caso È un seduttore senza principi morali.La struttura del romanzo, secondo i personaggi, ruota intorno a questo intreccio: la vicenda amorosa con Sperelli quale protagonista romanzesco e le due donne a simboleggiare due sensibilità e due mondi culturali opposti. Sperelli appare dunque l'esempio della figura di un decadentismo aristocratico in cui prevale il senso della fine di una civiltà e di una cultura antica È il rifiuto di valori borghesi e concreti, il denaro, il lavoro, la politica. L'unico valore accettato È quello estetico; un valore che non riguarda soltanto l'arte in senso proprio, ma anche i comportamenti, la sensibilità, la vita stessa degli individui.Accanto alla vicenda dei personaggi, che il romanziere svolge secondo moduli narrativi tradizionali, senza alcuna rilevante innovazione tecnica od originalità, assume un rilievo fondamentale la presenza degli oggetti. Si può parlare di una vera e propria "poetica" dell'oggetto prezioso e non solo dal punto di vista quantitativo. Numerosissime sono le descrizioni di ambienti, luoghi fisici, abitazioni e poi di oggetti singoli: mobili, pietre preziose e vestiti fino alle feste e agli incontri della Roma mondana che interrompono la vicenda narrativa e che spingono il lettore a indugiare sui particolari, sui dettagli. Questi particolari e questi dettagli preziosi, "belli" e aristocratici assumono perciò una funzione altamente significativa; sono essi che danno senso, che caricano di significato il romanzo stesso. D'Annunzio parla perciò al lettore con intensità attraverso questa formula descrittiva. L'esempio più significativo é dato dallo scambio tra il valore dell'oggetto e l'esperienza dei personaggi.Nei due episodi scelti assistiamo proprio al meccanismo messo in moto dallo scrittore: nel primo il reciproco riconoscimento di un'affinità elettiva, di aristocrazia di comportamenti e di sensibilità nasce tra

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Sperelli e Elena Muti a contatto con gli oggetti preziosi in un'asta pubblica. L'apprezzamento del valore spirituale, "colto", di quegli oggetti preziosi rivela la corrispondenza anche amorosa tra i due protagonisti. In questo caso l'oggetto prezioso non ha valore soltanto economico, anche se ci troviamo in un'asta, quindi in un luogo pubblico di compra-vendita degli oggetti; ha valore di simbolo perché rivela la natura intima delle persone che lo possiedono, che, fisicamente, lo prendono in mano. Dunque l'aristocrazia dei protagonisti è un valore che supera quello del mercato, quello economico; il denaro permette il possesso degli oggetti preziosi solo materialmente, mentre l'individuo aristocratico ne riconosce l'essenza nascosta, il vero valore spirituale.Nella conclusione del romanzo assistiamo a un'altra asta; questa volta però non siamo più nella cornice di un'esaltazione della superiorità del valore aristocratico, del simbolo prezioso. Al contrario, prevale il mercato e il valore economico; infatti i protagonisti sono i borghesi, i compratori, quelli che si appropriano degli oggetti preziosi solo col denaro distruggendo il valore autentico, antico e spirituale, dell'oggetto stesso. Sperelli si muove in questo contesto con ripugnanza, con orrore: questi sono i simboli del mondo contemporaneo, dominato dal denaro e dal borghese. Il valore della sensibilità, quindi il valore estetico nella società contemporanea non riconosciuto: Sperelli sconfitto si ritira e si allontana da questi luoghi.

Il SimbolismoIn ambito poetico é la corrente letteraria del Decadentismo. Si esprime attraverso una tendenza che passa sotto il nome di Simbolismo, il quale afferma che la poesia debba basarsi sulla forza evocativa della parola e sulla forza della sua sonorità musicale. Il linguaggio poetico deve essere puro, libero da qualunque funzione formativa, razionale, descrittiva ma solo un insieme di simboli, immagini polisemiche( contenenti più significati) che non hanno alcun riferimento alla realtà esterna, ma sono in relazione con l’interiorità del poeta.Poeta del Simbolismo: MallarméAnticipatore del Simbolismo: Baudelaire.La normale sintassi poetica é rifiutata insieme alle regole logiche tradizionali.Parola del Simbolismo: Suggestione.

Analisi del testo: Corrispondenze di C.Baudelaire, rappresenta il manifesto letterario del Simbolismo.Il poeta veggente é convinto che oltre alla realtà aleggia tutto un mondo di presenze nascoste, percepibili solo attraverso l’irrazionalità. E’ un mondo di richiami, sfumature che possono essere colte solo in modo intuitivo, attraverso la liberazione dei sensi; e attraverso questo si può scoprire l’esistenza di una fitta rete di corrispondenze, legami molto profondi che rendono il tutto una totalità unica e indivisibile. Le sensazioni si richiamano l’una con l’altra e non hanno un significato chiaro.

Analisi del testo: Vocali di A.RimbaudArthur Rimbaud si rifà nel comporre la poesia a Corrispondenze di Charles Baudelaire. E’ di un epoca successiva, e rappresenta in pieno il Simbolismo. Con Rimbaud si ha la poetica della veggenza, vale a dire che il poeta é un veggente: é colui che risvegliando delle facoltà interiori poste nell’uomo comune, riesce ad entrare in contatto con le verità più nascoste: che vanno oltre la realtà e riesce a notare l’inesprimibile, a penetrare l’ignoto.La poesia é una sequenza di visioni, allucinazioni. Per la prima volta si è di fronte ad una poesia inspiegabile, irrazionale piena di sinestesie e analagie, per cui ognuno potrà interpretarla a proprio modo.

Il valore della parolaLe parole sono scelte per la loro valenza evocativa, suggestiva. La sintassi é rivoluzionata con nuove figure retoriche, immagini sinestetiche (con più significati).

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Morte a Venezia di Thomas Mann (1912)Il contesto storico é uno dei primi del Novecento. Mann é originario della città di Lubecca (Germania) 1875.La società prosegue nella sua evoluzione, i primi anni del Novecento , anni di grandi scoperte scientifiche e tecnologiche, Teoria della Relatività di Einstein e la scoperta dell’inconscio di Freud.Lo sviluppo industriale cresce e questo comporta la crescita canonica di una fascia di società, e le vittime sono della classe operaia e questo crea profondi conflitti.Da un punto di visto culturale, l’intellettuale continua a vivere un momento di profondo disagio, che esprime nella sua produzione letteraria; continua il rifiuto da parte degli intellettuali positivisti, mentre si inizia a parlare di malattia interiore, il prezzo che l’intellettuale paga per essere diverso dalla massa.Con Morte a Venezia si é in pieno Decadentismo: il contesto tra bellezza e morte. La tematica dell’opera, é il ruolo dell'intellettuale nella società borghese.TramaIl protagonista del romanzo é Gustav Aschenbach, uno scrittore famoso, conosciuto a livello internazionale, molto apprezzato: viene presentato come un uomo conformista, sempre attento ai giudizi altrui.

E’ un uomo sano, perché sa come si deve vivere.Durante una passeggiata dal cimitero, incontra uno straniero, un viaggiatore. A Gustav dopo la vista di questi, viene il desiderio di viaggiare; trascorre un breve periodo sull’isola di Pola e dopo ritorna nella città di Venezia. Viene traghettato fino al lido in gondola, da un gondoliere, personaggio sgradevole, e poco dopo incontra un uomo damerino.Malattia: disagio, malessere interiore che si trasforma in nevrosi anche se in realtà il malato é il vero sano.Morte: gondola-> baraPersonaggi sgradevoli con denti bianchi e gengive alte, sembrano quasi dei vampiri, creature infernali.Intellettuale decadente: focalizza la sua attenzione dentro se.Finito il viaggio, arriva a Venezia, e nell’albergo di lusso incontra Tadzio, un bellissimo giovane ragazzo biondo. Questo incontro sconvolge Aschenbach perché viene preso dalla passione per il giovane polacco (venuto in vacanza con la madre e le sue sorelle) appartenente ad una famiglia aristocratica. Gustav perde il controllo di se stesso, e insegue per un giorno tutta la sua famiglia per vederlo. Nella città, nel frattempo si sta diffondendo il colera. La notizia viene tenuta in silenzio. Aschenbach viene a saperlo e subito vuole abbandonare Venezia, ma per un disguido del bagaglio che l’impedisce di partire, resta senza agire per risolverlo. Aschenbach non rivela la notizia del colera alla famiglia del giovane, per paura di non rivedere più Tadzio. Il loro rapporto é solo fisico a distanza. Gustav more nel giorno della partenza, sulla sdraio. L’ultima immagine dello scrittore prima della morte, é la visione di Tadzio che gli indica il mare, l’infinito.Tadzio: Ermete Psicagogo, colui che invoca le anime dei morti, Tadzio ha la funzione di annunciare la morte.

AnalisiIl tema centrale del romanzo é il cambiamento del personaggio che si lascia andare dal suo istinto (amore per Tadzio) e diventa “malato”: segno di superiorità, il prezzo da pagare é la solitudine.Aschenbach prima di morire fa un sogno incentrato sulla bellezza.Il viaggio di Gustav é un viaggio verso la morte segnato dai simboli:Il viaggiatore nel cimiteroIl traghettatore (Caronte)il lugubre uomo damerinoVenezia, splendida città tipicamente decadente con segreti e il colera.Il prezzo della libertà: Solitudine, superiorità dell’arteMorte a Venezia->Decadentismo-> Viaggio verso la morte.

Gente di Dublino (Dubliners) di J. Joyce

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Sono una raccolta di racconti scritti nel 1914. Tutti i racconti sono accomunati dal fatto che i personaggi sono tutti dublinesi, e di questi vengono raccontati momenti quotidiani, nei quali si nascono tematiche simboliche.ParalisiFugaTema dell’EpifaniaLa paralisi é morale: i personaggi sono bloccati psicologicamente nella loro situazione, e da questa non riescono mai ad uscire. Sono talmente condizionati che poi nella sostanza non riescono ad uscire.Fattori responsabili della paralisi dell’individuo:Religione cattolica (poiché Joyce é stato fortemente educato alla religione cattolica la odia)PoliticaIl loro modo di essereLa fuga é un tentativo di uscire dalla loro situazione, sempre destinata a fallire.Il tema dell’Epifania dal Greco “épifare”, ribellare significa rivelazione. Si ha quando un personaggio prende consapevolezza della propria condizione, e stimola a reagire. I racconti sono raccolti in quattro sezioni che corrispondono ognuna alle quattro fasi della vita:Araby (infanzia), Eveline (adolescenza), Polvere (maturità), e Il giorno dell’edera (approccio alla vita pubblica).I morti, invece raccoglie tutte le tematiche fondamentali, é una sorta di epilogo della raccolta di racconti ossia: la conclusione finale di tutta la raccolta.

La scelta di DublinoScrisse l’autore: “La mia intenzione era di scrivere un capitolo della storia morale del mio paese, e scelsi Dublino per la scena, perché la città mi sembrò il centro della paralisi.” Infatti il quadro che Joyce ci dà di Dublino é squallido: gente povera, misera, volgare, dalla vita senza prospettive, in una città quasi morta, <<il centro della paralisi>>; il linguaggio é volutamente meschino, confacente allo squallore morale di questo paesaggio senza orizzonte.

ArabyE’ un racconto narrato in prima persona con focalizzazione interna. Narra di un ragazzo e una ragazza che vivono in una scuola di frati e vorrebbero andare ad una fiera “Araby”. *simbolo religioso: la ragazza per il ragazzo é quasi un calice, é qualcosa di prezioso. La ragazza non ci può andare a causa di un rito spirituale-> paralisi, così ci va il ragazzo con la speranza di trovarlo aperto e di comprarle un regalo. -> tentativo di fuga. Quando il ragazzo arriva al bazar lo trova chiuso, deserto-> Epifania. * simbolo religioso: il bazar ricorda una chiesa dopo la funzione o dopo un funerale.

EvelineE’ un racconto narrato in terza persona con focalizzazione interna. Eveline vive un’esistenza infelice, piatta e vuole fuggire per vivere. Quando sta per partire col ragazzo sulla nave, avviene un blocco psicologico-> paralisi.Lei é molto condizionata psicologicamente, ma ha dei ripensamenti nonostante non siano assenti elementi del male esterno che la blocchino, forse la promessa fatta alla madre (prima di morire) di prendersi cura della famiglia.Polvere nella casa della ragazza-> tristezza, paralisi, staticità, oppressione. Epifania-> conoscenza del ragazzo.

Il giorno dell’ederaE’ un racconto dedicato alla descrizione del funerale di un personaggio politico irlandese Parnell. Durante il passaggio del carro funebre, vengono lasciate delle foglie d’edera (simbolo dell’Irlanda). Tra le persone presenti, quasi tutte fingono di piangere di provare dispiacere nonostante il giorno prima l’abbiano disprezzato (tema dell’ipocrisia). Tutti i personaggi giunti al funerale sono “morti”, parlatici perché palano di politica superficialmente senza concludere niente. Parnell, il politico morto, é l’unico ad essere “vivo”

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per la sua esperienza politica, perché ha agito attivamente per il popolo. -> Shakespeare, Julius Caesar funeral.

I morti (sintesi dei racconti precedenti)Racchiude tutte le tematiche affrontate precedentemente, spiegate meglio. In questo racconto, il personaggio ha un comportamento maturo e la sua fuga sembra evolversi positivamente. Personaggi significativi del banchetto:Gabriel Conroy, marito di Gretta, professore di letteratura, un uomo ancora giovane sicuro e soddisfatto di sé (colui che fa il discorso e taglia l’anatra, ricorda le funzioni religiose)GrettaFreddy MolinsIvors (nazionalista)Mary Jane, colei che suona il pezzo al pianoforte che non viene ascoltato da nessuno tranne da Gretta, che si commuove e si ricorda il suo ragazzo morto di malattia Michael.

Dopo il banchetto di Natale compiutosi nella casa delle due zie di Gabriel, Julia e Kate Morgan zitelle (che vivono suonando e dando lezioni di pianoforte). Gabriel e Gretta ritornano in albergo. Arrivati in albergo Gretta inizia a piangere e raccontando di Michael, un ragazzo di cui si era innamorata da giovane, che le cantava la canzone The Lass of Aughrim, ma pochi giorni dopo la partenza in convento di Gretta, muore. Il marito Gabriel la fraintende e inizia a riflettere se veramente siano stati felici; così scopre il distacco che separa la moglie da lui e la propria mediocrità..La neve(variante della polvere) copre ogni cosa, é qualcosa di statico, freddo ma allo stesso tempo rappacifica, rilassa, da un senso di tranquillità.Gabriel é un personaggio maturo:Commette l’errore di aver frainteso;Raggiunge una pace interiore;E’ legato in parte al passato e in parte al presente.Il nome Gabriel:Arcangelo che richiama i morti alla vita.Colui che rivela la gravidanza a Maria.Il nome Michele:Colui che ha il compito di cacciare il calcio al DiavoloColui che discende negli Inferi per il gesto.*Epifania: rivelazione della moglie

Pirandello

La poetica dell’autore, (il suo pensiero e i suoi punti fondamentali) si articola in:Contrasto tra flusso e forma;Contrasto tra volto e maschera(oppressione interiore)Contrasto tra tempo e durata;Contrasto fra comicità e umorismo.

Flusso e FormaSecondo Pirandello la vita é un’incessante flusso continuo di venire , che é contemporaneamente costante e uguale a sé stesso: l’uomo rientra in questo meccanismo vitale però per poter vivere ha bisogno di trovare in questo flusso vitale degli appigli, di punti fermi a cui aggrapparsi per riuscire ad affrontare la vita. Questi punti di riferimento sono le forme, che sono i principi, i valori, gli schemi mentali che ogni individuo ha , e servono per tentare di bloccare il flusso vitale ma sono artificiali, sono forme destinate al fallimento; poiché non esistono principi certi per tutti, la visione della realtà é pessimista.

Volto e Maschera

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Gli uomini non sono mai in grado di rapportarsi con gli altri in maniera autentica, ma col bisogno dell’utilizzo di maschere. Non esiste un unico “Io” una vera identità, ma esiste la frantumazione dell’io: divisione delle maschere con tante identità diverse, che escono fuori nelle diverse situazioni e a volte non si nemmeno più un’unica identità con sé stessi; altre volte invece non si riesce più a riconoscere sé stessi.Esistono tanti esseri quante le realtà con cui l’uomo entra in rapporto: le maschere. L’uomo sfrutta tante maschere per ogni situazione adatte per vivere nella società e per rapportarsi con il mondo, e se si toglie la sua, si accorge di essere nessuno, pertanto l’uomo non può vivere senza maschera, gli é impossibile. Se prova a scoprire la propria identità, si accorge di non averla proprio perché indossare maschere é un’abitudine che lo porta a non farne a meno: sono tutti i suoi schemi, e modelli di comportamento. L’uomo ha infinite identità. -> Uno, nessuno centomila.

Tempo e durataL’uomo é convinto di vivere in un tempo oggettivo, mentre in realtà vive in un tempo soggettivo di durata. L’individuo vive in relazione al suo stato d’animo, per cui il tempo si dilata o si restringe: la vera dimensione del tempo é la durata.Comicità e UmorismoComicità é presente quando si ha l’avvenimento del contrario e Umorismo é presente quando si ha il sentimento del contrario. La comicità é istintiva, automatica e invece l’umorismo é un concetto più profondo, il seguito di una riflessione, che tocca lo stato d’animo. Un esempio é la differenza tra l’essere e l’apparire: provare pietà per ciò che non appare ma che realmente esiste. Un esempio nella Letteratura é il Don Abbondio di Manzoni, noto agli scrittori e molto criticato nella Letteratura Italiana, personaggio perfetto che incarna l’umorismo.

Tutto questo comporta ad una visione relativista , vale a dire che nella vita non esistono certezze uguali per tutti, non esiste una verità assoluta, ma ognuno ha la sua.

Soluzioni del meccanismo:MorteFollia

Il fu Mattia Pascal (1904)Il protagonista é Mattia Pascal, un personaggio modesto che vive nei pressi della Liguria, alla morte del padre, questi gli lascia una discreta fortuna che presto perde a causa del tutore. Nell’adolescenza s’innamora di una ragazza Romilda, la quale mette incinta ed é costretto a sposarla, il loro é un matrimonio riparatore. Mattia conosce la suocera che si dimostra un’arpia, tiranna e oppressiva nei suoi confronti. Perde l’unica figlia che ha ed é costretto a subire il disprezzo e le persecuzioni della suocera dispotica. Nel frattempo lui lavora nella biblioteca, un modesto impiego dopotutto,ma tutto gli appare squallido, e dopo l’ultima lite famigliare, Mattia decide di fuggire dalla sua situazione in Francia a Monaco, anche per vincere il denaro perso. Lì, vince un’ingente somma di denaro al casinò, e preso da un impeto di rabbia nei confronti della moglie e della suocera decide di ritornare e di rifarsi una vita. Proprio al ritorno in treno, un giovane si suicida e viene riconosciuto dalla moglie e dalla suocera come Mattia Pascal. Prima si arrabbia e poi considera veramente valida l’idea di rifarsi una vita, di crearsi una nuova identità come Adriano Meis. Giunge a Roma, dove decide di fermarsi , e trova ospitalità nella famiglia di Anselmo, padre di Adriana della quale Adriano s’innamora che vive con il genero vedovo che la vuole sposare per saldare i propri debiti.Adriano e Adriana si frequentano, e Adriano vuole sposarla, e nel frattempo il genero inizia derubarlo. Adriano non può denunciarlo così come non può sposare Adriana perché un possiede una vera identità, un documento perché lui ufficialmente non esiste. Così, travolto dall’esistenza (flusso e forma), uccide questa identità facendo finta di esser morto sostituendo il suo corpo con quello di un pastore. Infine ritorna nel suo paese ligure, dove viene riconosciuto solo dal fratello e continua a lavorare scrivendo la sua storia, finché non avviene terza e ultima morte definitiva.

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Teatro pirandellianoIl teatro pirandelliano viene suddiviso in quattro fasi:Fase del teatro verista: in cui le commedie portano in scena trame realistiche , verosimili, scene quotidianeesempi opere: Pensaci Giacomino (ambientato in Sicilia).Fase del teatro grottesco (tragicomico): umoristico, in cui le commedie portano scene apparentemente comiche , che in seguito si rivelano umoristiche. esempi opere: Così é se vi pare.Fase del metateatro (teatro nel teatro) : Pirandello utilizza il teatro per spiegare il teatro stesso, i meccanismi e le finzioni. esempi opere: Sei personaggi in cerca d’autore, Enrico IV, Questa sera si recita a soggetto, e Ciascuno a modo suo.Fase del teatro simbolista: fase in cui Pirandello si avvicina al Decadentismo, ricco di immagini simboliche.esempi opere: I giganti della montagna.

Fase del metateatroRappresentare e mettere in scena i meccanismi teatrali per spiegare la finzione che é alla base di questi. Questo meccanismo é ben visibile in sei personaggi in cerca d’autore, il quale é strutturato in modo tale da coinvolgere da subito gli spettatori. All’inizio gli spettatori seduti in platea vedono entrare dal fondo il macchinista, il direttore di scena, il capocomico, e i vari attori che si accingono a provare la commedia “Il gioco delle parti”. La prima volta che il pubblico assiste a questa rappresentazione di teatro rimane sconcertato con tutta questa messa in scena. Si ottiene“La caduta della quarta parete” (il sipario) , cioè il palcoscenico (finzione) e la platea (realtà) si fondono fino ad essere un’unica entità: non esiste più distinzione tra finzione e realtà. Tutto ciò serve a Pirandello a far comprendere che il teatro nel momento in cui mette a nudo la sua finzione diventa più vero della realtà nella quale si indossa una maschera, quindi si finge senza accorgersene.

Sei personaggi in cerca d’autore (1921)Considerato un capolavoro, non piacque immediatamente. E’ una commedia é suddivisa in atti.Il luogo della commedia é il teatro in cui si vede arrivare dal basso della platea i sei personaggi creati dalla fantasia di un autore che non ha voluto scrivere la loro storia, e tuttavia sono vivi e smaniosi di rappresentare il dramma di cui sono protagonisti. Salgono sul palcoscenico interrompendo le prove degli attori in Il gioco delle parti (commedia di Pirandello). Gli attori si fermano e i sei personaggi iniziano ad affermare di essere i sei personaggi che devono recitare, e intanto presentano i loro ruoli: il Padre, la Madre, la Figliastra, il Figlio, il Giovinetto e la Bambina.Si rivolgono al capocomico, dicendo di essere incompiuti proprio perché la loro storia non é stata messa in scena; e chiedendo infine di mettere in atto i loro ruoli. Iniziano a raccontare il dramma: il Padre dopo aver avuto un figlio, ha costretta sua moglie cioè la Madre a unirsi con un suo segretario, perché convinto di un loro rapporto e di una vita felice fra i due. Così avviene, e dal rapporto nascono la Figliastra, il Giovinetto, e la Bambina. Alla morte del segretario, la Madre per guadagnarsi da vivere si dedica ai lavori di cucito presso una signora, la quale in realtà gestisce una casa da appuntamenti, dove lavora la Figliastra. Durante un appuntamento si ritrova ignara il Padre, con il quale grazie all’aiuto della Madre evita per fortuna l’incesto , così i due non hanno un rapporto (il caso). Il Padre, essendo morto il rivale decide di accogliere in casa sua tutta la famiglia. Il capocomico gli interrompe dicendo di volergli mettere in scena, allora gli attori iniziano a tentare di fare rivivere la scena dell’incontro del Padre con la Figliastra, ma viene interrotta la prima volta dal Padre e la seconda dalla Madre. Così i sei personaggi continuano la recita della loro storia dopo l’ultima scena; ma la situazione precipita: il Figlio non accetta quelli che considera degli intrusi, la Bambina annega nella vasca da bagno, e il Giovinetto per il rimorso di non aver evitato la morte della sorella si spara.Tutto si ferma, gli attori affermano che sia solo finzione ma il Padre afferma cha sia la realtà; gli attori e il capocomico se ne vanno, e restano solo quattro personaggi al buio. Il finale é molto ambiguo per cui ognuno interpreta il finale a modo suo.

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AnalisiCon questo tipo di rappresentazione si vuole indicare che a teatro non é possibile rappresentare una tragedia perché la vita stessa é una tragedia. Non dare una vita vera ai sei personaggi, significa evitare di fargli morire di dargli delle forme. L’autore decide di lasciargli incompiuti perché dargli vita significherebbe ingabbiargli in una forma, e quindi uccidergli. Rimanendo incompiuti i sei personaggi restano vivi; ma loro vogliono vivere,-> recitare la loro commedia, darsi una vita per diventare persone ed essere concreti.

Enrico IV (1922)Antefatto: Un giovane ragazzo che impersona Enrico IV imperatore tedesco che implorò a Matilde di Canossa il perdono di Gregorio VII. Durante la festa in maschera il giovane cade dal cavallo (caduta organizzata da Belcredi) e impazzisce. Per circa vent’anni vive nella convinzione di essere Enrico IV, e viene anche assecondata la follia dai famigliari, che riproducono nella sua villa l’ambiente di un castello e stipendiando delle persone che si prestano a recitare per lui il ruolo di servitori (i consiglieri segreti). Guarisce dopo dodici anni , continua ancora per molto tempo a fingersi Enrico IV recitando l’unica parte che gli é consentita di fare a coloro che un tempo lo tradirono: Matilde di Canossa, nella realtà Matilde di Toscana di cui era innamorato, ma lei sposo il suo rivale Belcredi.Un giorno riceve la visita del medico, Matilde, con sua figlia Frida, il suo fidanzato, e Belcredi: con l’intento di far guarire Enrico IV sottoponendolo allo shock di vedere Frida travestita da Matilde di Toscana. Poco prima dell’incontro con Frida e dopo aver visto Matilde (la quale inizia a dubitare della sua finzione) con Belcredi, rivela ai suoi servitori di esser guarito da alcuni anni. Quando Enrico IV incontra Frida e cerca di abbracciarla Belcredi tenta di impedirglielo, Enrico IV lo uccide svelando la verità. Il finale é ambiguo.

AnalisiIn questa commedia sono molti i temi trattati dall’ipocrisia alla follia. Il personaggio di Enrico IV si rifugia in questa identità e costume, perché l’esistenza di questo personaggio nella storia é un elemento certo e concreto, e in più Enrico IV é consapevole del suo costume e della sua recita ma preferisce non affrontare la realtà(non provare dolore), solo guardarla dall’esterno, la realtà ipocrita della società fatta solo di pregiudizi e forme oppressive che tutti devono seguire. Perché secondo la poetica di Pirandello é più grave recitare senza esserne consapevole, infatti quando gli ospiti lo incontrano lui li dà l’ordine di fargli vestire, e si diverte a guardargli con il loro costume addosso, disorientati su come recitare e cosa dire, perché in questo modo dimostra la loro falsità nel mondo reale.

Simboli:La follia, unico modo per fuggire dall’oppressione della realtà, il pazzo infatti é il vero sano che ha imparato a difendersi dall’oppressione della società. E’ colui che viene schiacciato dalle regole, dai meccanismo dell’uomo stesso. La follia é il prezzo più alto da pagare che comporta sempre alla solitudine o alla morte, tipico prezzo dell’intellettuale decadente.Rapporto tra vita e teatro: il teatro é più vivo e vero della realtà stessa, perché nel teatro si é consapevoli di recitare, mentre nella vita si recita, si finge senza saperlo.Follia di Amleto.

ApprofondimentoDopo otto anni di finzione, l’anonimo protagonista del dramma decide di svelare la verità e di confessare la sua assurda e paradossale scelta: egli, infatti, guarito dalla malattia mentale causatagli da una caduta da cavallo, ha volontariamente continuato a interpretare la parte di Enrico IV, rinunciando a rientrare in possesso della sua autentica identità. La confessione avviene nel modo più inaspettato e stravagante. Congedati gli ospiti, che erano stati costretti, per assecondarlo, a indossare i panni di personaggi medievali, si rivela ai suoi servitori sbigottiti e impauriti con un lungo e delirante discorso, in cui si condensano alcuni dei nodi più significativi del pensiero e dell’arte pirandelliana. Il testo si presenta come

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un lungo monologo, solo a tratti interrotto dalle brevi e timide battute dei servi, sbigottiti e stupefatti dalla rivelazione del protagonista. Se è attraverso le didascalie che rileviamo gli atteggiamenti e la gestualità dei personaggi, è soprattutto grazie alla originalissima forma della scrittura teatrale di Pirandello che cogliamo la forte drammaticità della scena. Le continue interruzioni, le frasi sospese, le ridondanze, gli sforzi di chiarificazione e le improvvise reticenze di Enrico IV conferiscono al discorso un valore aggiunto di significato e lo rendono vivo e presente, come recitato direttamente su un palcoscenico. La finzione del protagonista è solo apparentemente più folle di quella degli altri, che nella vita reale credono di essere sinceri e invece sono costretti a recitare una parte che è tanto più gravosa in quanto spesso inconsapevole. Egli, costringendo i suoi interlocutori a partecipare a un’assurda mascherata, non fa che mimare, con ironica e crudele consapevolezza, quello che normalmente accade in tutti i rapporti umani, in cui sono gli altri a stabilire e a imporre agli individui i loro comportamenti. Tutti gli uomini, infatti, secondo un tipico ragionamento pirandelliano, sono oppressi dai pregiudizi e dalle opinioni correnti. La morale comune impone di assumere un’identità falsa e limitativa che, come un marchio permanente, è capace di condizionare sotto ogni aspetto l’esistenza, specie quando è un’etichetta infamante come quella di pazzo. Gli uomini credono di essere liberi, di poter indirizzare con le proprie decisioni la loro vita, ma sono in realtà schiavi delle tradizioni del passato, né più né meno di come accade in quel castello, dove tutti sono costretti a sottomettersi alle pretese di un fantasma della storia come Enrico IV. I morti fanno sentire la loro pesante oppressione attraverso il patrimonio di usanze, morali, convenzioni che impongono ai vivi. Tutte le emozioni, tutti gli impulsi vitali dell’individuo devono conformarsi alle regole comuni e devono rivestirsi di parole insignificanti, che, come gusci vuoti, fatalmente tradiscono il desiderio profondo di comunicazione dell’uomo e lo costringono a una solitudine dolorosa e irreversibile. Se la vita reale è dunque totalmente inautentica, la scelta di assumere volontariamente una maschera, sembra suggerire Enrico IV con il suo discorso, è allora una scelta dettata più dalla saggezza che dalla follia, perché rappresenta la definitiva rinuncia a ogni compromesso e il rifugio in una dimensione atemporale sottratta al dolore e al dubbio. In questo brano, come in tanti altri testi di Pirandello, il confine tra follia e ragione è labilissimo, anzi l’abilità dello scrittore siciliano sta nel rovesciare continuamente i due termini, creando nello spettatore un senso di totale disorientamento.Per Enrico IV pazzi sono coloro che continuano, senza porsi domande e interrogativi, la loro piatta e insignificante esistenza sotto il peso di un giogo di cui neanche si accorgono. Gli uomini riconosciuti e dichiarati folli sono invece, a loro modo, più liberi, in quanto non sono costretti a rispettare le regole e le forme comuni. Questa loro condizione di anarchia morale li rende però sospetti; sono soggetti pericolosi che vanno rinchiusi ed emarginati, perché le loro parole hanno la forza di creare terrore e di scrollare dalla fondamenta tutto il sistema di costruzioni e di false regole che la società s’è costruita con la logica razionale.Il tema della pazzia è frequentemente presente nell’opera di Pirandello che lo eredita dalla cultura decadente, attenta a ogni forma di devianza al dominio della ragione. Più che un’attenzione psicologica ai meccanismi anomali della mente malata, Pirandello riflette sulla pazzia come fenomeno sociale; essa, infatti, rappresenta per lui nient’altro che un’invenzione della società per autodifendersi dagli individui che con i loro comportamenti e i loro ragionamenti fuori dal coro rischiano di sgretolare i principi del vivere comune. Quello che interessa dimostrare allo scrittore agrigentino, attraverso l’analisi di questa problematica, è inoltre la fragile sicurezza degli uomini sani, costantemente a rischio di uscire di senno per l’improvvisa rottura dei legami che li tengono avvinti ai meccanismi carcerari dell’esistenza. Pazzia e ragione convivono costantemente nell’animo di ciascun individuo, come il corpo e la sua ombra, pronti a scambiarsi i ruoli in ogni momento e in ogni stagione della vita. La pazzia, in quest’ottica, può dunque divenire anche una deliberata scelta, effettuata e interpretata dall’individuo come una condizione di privilegio intellettuale con cui poter osservare la vita da un punto di vista originale e poter rivelare, senza freni inibitori, quelle dolorose e crudeli verità che il quieto vivere preferisce tenere nascoste. Ma è una scelta che, come dimostra il caso di Enrico IV, costa un prezzo altissimo e dolorosissimo: la rottura di ogni legame con l’esistenza, la rinuncia a una vita che, per quanto meschina, fa sentire comunque la forza del suo richiamo. La drammaticità e complessità di questo straordinario personaggio pirandelliano sta proprio in questo fluttuante movimento psicologico, che lo fa oscillare tra il disprezzo per le ipocrisie

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degli uomini e la nostalgia insopprimibile della vita. Dovrà, nell’ultima scena della commedia, giungere a un gesto estremo, l’uccisione del rivale Belcredi, per tagliare completamente i fili con il passato e rinunciare per sempre a ritornare se stesso.

Giovanni Pascoli (1855-1912)

Vive una vita segnata dai lutti famigliari, la morte del padre al quale dedica la poesie “X agosto” , la morte della madre, della sorella, e dei due fratelli: da cui viene influenzata anche la sua produzione letteraria. Di formazione Positivista, é un poeta vate decadente e scrive le raccolte Myricae, i Poemetti, i Canti di Castelvecchio, e i Poemi conviviali. Myricae, <<tamerici>> Pascoli paragona la poesia contenuta in questa raccolta ad umili piante che si elevano poco dalla terra. La sua poetica é incentrata sul tema decadente, simbolista in cui il protagonista é il semplice mondo nel quale scopre significati profondi e corrispondenze segrete.Una tematica molto presente in tutte le poesie, é il <<nido>> famigliare nel quale vive insieme alle due sorelle Ida e Maria, finché una non si sposa. *la natura é lo specchio delle angosce del poeta.

Simbologia pascoliana:il nido: da un senso di protezione, di calore e affetto, di cui fanno parte solo le persone con legami di sangue, poiché per Pascoli gli ambienti protettivi sono quelli chiusi, al sicuro dalla realtà, il microcosmo del male.

la culla dei bambini: sinonimo del nido, é qualcosa di protettivo, perché indica il rapporto tra madre e figlio, simbolo di regressione, paura di crescere e di affrontare la vita.siepe, cancello, o muro: variante del nido, protegge l’ambiente chiuso.

i morti: che collegano il mondo delle presenze vive e i ricordi di chi non c’è più, ma i morti in Pascoli hanno sempre una presenza viva, ritornano, parlano, sono quasi in un limbo (collegamento vita-morte).

il buio: simbolo negativo, ignoto,che suscita paura dell’oscurità, incertezza.

la nebbia: ha un duplice significato, ha valore protettivo, protegge l’uomo da ciò che non vuole vedere, e a volte impedisce impedisce di vedere all’uomo ciò che lo circonda.

le campane: hanno duplice significato, sono simbolo di sogno, ritorno all’infanzia, e a volte di morte, dolore e angoscia.

gli uccelli: hanno un duplice significato, sono simbolo di leggerezza, di sogno di distacco dal dolore e a volte anche simbolo di morte. es.Nella poesie l’ Assiuolo.

il fiore: contiene molti significati, simbolo di bellezza, fascino, seduzione o violenza, solitudine, incapacità di comunicare, simbolo di sesso morboso, sopraffazione. es. Nella poesia, Il gelsomino notturno, quando la sorella Maria si sposa, e si allontana dal <<nido>> famigliare. Pascoli non ha mai rapporti con le donne, osserva solo dall’esterno i rapporti altrui.

Caratteristiche della tecnica pascoliana:Impressionismo: rappresenta la realtà naturale per immagini staccate, simili a pennellate di vari colori che descrivono le diverse impressioni suscitate dal poetaEspressionismo: rappresenta la realtà deformata in base allo stato d’animo del poeta che cerca di gettare le inquietudini e le sofferenze. La realtà é sempre soggettiva in Pascoli.

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L’ardito sperimentalismo linguistico (uso del linguaggio scientifico, e del gioco di figure musicali e retoriche) e la visione simbolica del reale sono il segno dell’inquietudine esistenziale del poeta, della sua incapacità di orientarsi in un mondo misterioso e oscuro che sfugge ad ogni controllo razionale.

La pioggia nel pineto di Gabriele D’AnnunzioD’Annunzio fu un autore vario nelle sue tematiche affrontate e vide più fasi letterarie.In poesia si adegua all’Estetismo e Panismo, a quest’ultimo appartiene la raccolta poetica che passa sotto il nome di Alcyone, di cui fanno parte alcuni testi poetici più famosi di D’Annunzio, come “La pioggia nel pineto” e “La sera fiesolana”. Il termine Panismo, deriva dalla divinità greca Pan, che significa “dio della natura” e al tempo stesso significa anche “tutto”. Questo termine indica la completa fusione dell’individuo con la natura.

*Alcyone: nome poetico dei gabbiani, delle procellarie che volano sul mare e lanciano i loro rauchi stridi fra il rombo dei morosi. “Passa la nave mia, sola, tra il pianto degli alcion, per l’acqua procellosa..”Mito greco: Alcyone figlia di Eolo, moglie di Ceica, figlio di Espero che parte in mare. Quando Alcyone vede Ceica morto sulla spiaggia dopo un naufragio, ella inizia a correre, e per sua volontà vola verso di lui, stridendo ed emettendo un suono lamentoso (metamorfosi del gabbiano per il dolore): per grazia degli dei anche Ceica viene trasformato in un gabbiano, e insieme vivono condividendo il loro amore anche da gabbiani. Metamorfosi di Ovidio.Metamorfosi ed elevazione sopra il mare e la terra, radendo le onde in mare di tempesta..

D’Annunzio ritiene che la natura sia una realtà viva in persona, che diviene una natura animata da una principio divino; a questo rituale vitale partecipa il poeta, che vuole immergersi completamente nella natura fino a fondersi con essa. Si tratta di un processo di metamorfosi , per cui l’uomo perde la sua singola identità e assume uno stato o fattezze di tipo vegetale o animale. La natura a sua volta assume forme, caratteristiche umane (elemento: personificazione in poesia). La raccolta Alcyone narra l’estate trascorsa dal poeta in Versilia (Toscana), raccolta che viene divisa in quattro momenti dell’estate.Alcyone, seconda sezione: La pioggia nel pineto 1902Applicazione completa del Panismo , idea di una progressiva trasformazione dell’elemento non umano in umano, metamorfosi.

Protagonisti: il poeta e la sua donna Ermione.I due stanno passeggiando in una pineta , e improvvisamente inizia a piovere, scoppia il classico temporale estivo. Il poeta chiede di tacere, di fare silenzio, invita ad ascoltare richiamando la partecipazione di tutti <<Taci. Odi? Ascolta>>. Questa pioggia produce una serie di suoni <<crepitio>> colpendo gli elementi naturali, sembra un pianto dal cielo, simbolo di purificazione, é il principale strumento che favorisce la metamorfosi. Il ritmo della pioggia aumenta dal verso 25 mentre già la metamorfosi inizia dal verso 20 <<piove sui nostri volti silvani>>. Secondo passo della metamorfosi nel verso 55, dove si susseguono le due similitudini <<d’arborea vita viventi; e i tuo volto é molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre>>. Il rumore della pioggia si intensifica dal verso 65, nel quale la pioggia ricopre i suoni delle cicale e delle rane , versi 89-91 << La figlia dell’aria é muta; ma la figlia del limo lontana>>. Dal verso 97-99 si avverte una sensazione panica, serena <<Piove sulle tue ciglia nere sì par tu pianga ma di piacere; non bianca, ma quasi fatta virente (verde) par da scorza (corteccia) tu esca>>. In questo contesto l’uomo e la donna assumono fattezze vegetali, verso 104 <<il cuor nel petto é come la pèsca intatta, tra le pàlpebre gli occhi sono come le polle tra l’erbe, i denti negli alvèoli sono come mandorle acerbe>> si immergono nella Natura, nella quale la loro identità si dissolve. La Natura a sua volta assume caratteristiche umane, i protagonisti dentro a questa pineta sono lontani dal mondo esterno. La fine della poesia si chiude con la completa metamorfosi.

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La bravura del poeta in un testo come questo non é stata solo di aver realizzato la metamorfosi a livello tematico ma anche a livello stilistico; le parole si smaterializzano progressivamente diventando dei suoni.Componimento-> musica, Natura musicale.Vocaboli:*fulgenti: brillanti da fulgens.*auliscono: profumano da aulens, aulentis (profumato).*mirto: sacro a Venere.*illuedere: divertire.*favola bella: la favola dell’amore.Figure retoriche e di posizione:Verso 65: <<Ascolta, ascolta>>, geminatio.Verso 75-76: << Più sordo, più fioco s’allenta si spegne>>, climax discendente.Verso78-79: <<ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne>>, accumulazione.Verso 89-91:<< La figlia dell’aria é muta; ma la figlia del limo lontana>>, perifrasi.