Alle origini del decadentismo Charles Baudelaire, il padre dei poeti maledetti.

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Alle origini del decadentismo Charles Baudelaire, il padre dei poeti maledetti

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Alle origini del decadentismo

Charles Baudelaire,

il padre dei poeti maledetti

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BIOGRAFIA

Nacque nel 1821 a Parigi dall'unione di un funzionario di stato sessantenne ex-sacerdote, Joseph-François Baudelaire, e la ventisettenne Caroline Dufays. All'età di sei anni restò orfano del padre. Caroline decise così di sposare Jacques Aupick, un tenente colonnello che, a causa della sua rigidità, si guadagnò ben presto l'odio del giovane Charles.

• Nel 1833 tentò l'iscrizione al liceo Louis-Le-Grand che però, a causa della frequentazione di cattivi ambienti e del suo stile di vita dissoluto, venne interrotta dal patrigno che lo mandò in India su una nave. Da questa esperienza nacque la passione per l'esotismo che si rifletterà in seguito nella sua opera di maggior successo: I fiori del male.

• Dieci mesi dopo la sua partenza per l'India Baudelaire fa rientro a Parigi dove, grazie al

patrimonio paterno, inizia una vita di grande libertà. I generosi dispendi economici

intaccarono rapidamente la metà del patrimonio paterno costringendo la madre, dietro

consiglio del patrigno, ad interdire il giovane ed affidare il suo patrimonio ad un notaio.

Fu l'anno successivo che Baudelaire tentò per la prima volta il suicidio.

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I FIORI DEL MALE

Nel 1857 l'editore Poulet-Malassis pubblica in 500 copie la

raccolta di cento poesie intitolata I fiori del male (Les fleurs

du mal) che verrà sequestrata qualche mese dopo, facendo

finire Baudelaire e l'editore in sede processuale con l'accusa

di pubblicazione oscena e oltraggiosa. L'esito del processo

porterà alla censura di sei poesie e ad una pena pecuniaria.

Nel 1860 viene colto da una prima crisi cerebrale.

Nel 1861 tenta per la seconda volta il suicidio.

Nel 1864 dopo essere stato rifiutato all'Acadèmie française

si reca a Bruxelles con la speranza di poter ricavare un po'

di denaro per mezzo di alcune conferenze.

Nel 1866 rimane paralizzato nel lato destro del corpo.

Ormai malato, cerca sollievo nelle droghe ma, nel 1867,

dopo una straziante agonia della paralisi muore a soli 46

anni. Viene sepolto a Parigi nel cimitero di Montparnasse

senza alcun particolare epitaffio nella tomba di famiglia,

insieme al patrigno e, in seguito, alla madre. Nel 1949 la

Corte di Cassazione francese decide di riabilitare opere e

memoria del poeta scomparso.

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SPLEEN

Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni, e versa, abbracciando l'intero giro dell'orizzonte, un giorno nero più triste della notte;

quando la terra è trasformata in umida prigione dove la Speranza, come un pipistrello, va sbattendo contro i muri la sua timida ala e picchiando la testa sui soffitti marci;

quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce, imita le sbarre d'un grande carcere, e un popolo muto d'infami ragni tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,

improvvisamente delle campane sbattono con furia e lanciano verso il cielo un urlo orrendo, simili a spiriti vaganti e senza patria, che si mettono a gemere ostinatamente.

E lunghi trasporti funebri, senza tamburi né bande, sfilano lentamente nella mia anima; vinta, la Speranza piange; e l'atroce Angoscia, dispotica, pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo.

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ANALISI

Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni, e versa, abbracciando l'intero giro dell'orizzonte, un giorno nero più triste della notte;

quando la terra è trasformata in umida prigione dove la Speranza, come un pipistrello, va sbattendo contro i muri la sua timida ala e picchiando la testa sui soffitti marci;

quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce, imita le sbarre d'un grande carcere, e un popolo muto d'infami ragni tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,

improvvisamente delle campane sbattono con furia e lanciano verso il cielo un urlo orrendo, simili a spiriti vaganti e senza patria, che si mettono a gemere ostinatamente.

E lunghi trasporti funebri, senza tamburi né bande, sfilano lentamente nella mia anima; vinta, la Speranza piange; e l'atroce Angoscia, dispotica, pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo.

SPLEEN ENNUI MALE DI VIVERE

RITMO ASCENDENTEQUANDO

LESSICO REALISTICO

CONTAMINAZIONE

CONCRETEZZA NELLA RAPPRESENTAZIONE DI UN CONFLITTO INTERIORE

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CAMPI SEMANTICI

Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni, e versa, abbracciando l'intero giro dell'orizzonte, un giorno nero più triste della notte;

quando la terra è trasformata in umida prigione dove la Speranza, come un pipistrello, va sbattendo contro i muri la sua timida ala e picchiando la testa sui soffitti marci;

quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce, imita le sbarre d'un grande carcere, e un popolo muto d'infami ragni tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,

improvvisamente delle campane sbattono con furia e lanciano verso il cielo un urlo orrendo, simili a spiriti vaganti e senza patria, che si mettono a gemere ostinatamente.

E lunghi trasporti funebri, senza tamburi né bande, sfilano lentamente nella mia anima; vinta, la Speranza piange; e l'atroce Angoscia, dispotica, pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo.

• La claustrofobia: il cielo basso che pesa come un coperchio (strofa 1); l'immagine di una prigione umida ed altrettanto bassa (il pipistrello vi vola sbattendo le ali sulle pareti e picchiando la testa sul soffitto) (str. 2); di nuovo l'immagine di una prigione attraverso le strisce di pioggia (str. 3).

• L'umidità: la prigione umida e il soffitto marcio (str. 2) ; la pioggia (str. 3) ; ma anche il pianto (str. 5).

• Il suono, il rumore: le campane, le urla, i gemiti (str. 4) ; ma anche l'assenza di rumore, il silenzio funebre della strofa 5 (senza tamburi né bande).

• I colori: la luce nera del giorno (str. 1) e il vessillo altrettanto nero dell'Angoscia.

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ANTITESI

Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni, e versa, abbracciando l'intero giro dell'orizzonte, un giorno nero più triste della notte;

quando la terra è trasformata in umida prigione dove la Speranza, come un pipistrello, va sbattendo contro i muri la sua timida ala e picchiando la testa sui soffitti marci;

quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce, imita le sbarre d'un grande carcere, e un popolo muto d'infami ragni tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,

improvvisamente delle campane sbattono con furia e lanciano verso il cielo un urlo orrendo, simili a spiriti vaganti e senza patria, che si mettono a gemere ostinatamente.

E lunghi trasporti funebri, senza tamburi né bande, sfilano lentamente nella mia anima; vinta, la Speranza piange; e l'atroce Angoscia, dispotica, pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo.

• Il "cielo basso e greve" (v. 1) mette in contrasto il nome cielo, normalmente associato ad una idea di immensità, di infinito, di ascensione, con due aggettivi che, al contrario, indicano finitudine, decadimento, pesantezza, incapacità di muoversi (e qui, ovviamente, si rimanda al campo semantico della claustrofobia).

• Lo "spirito che geme" (v. 2) mette in contrasto lo spirito, cioè quella parte dell'uomo che è considerata la più elevata, la più "divina", con il gemere, atto che sottolinea invece una miserevole condizione da reietto. Difatti, più avanti, nella strofa 4, di nuovo l'idea del lamento viene assimilato a degli " spiriti vaganti e senza patria".

• Il "giorno nero" (v. 4) è una chiara antitesi, nel senso che a "giorno" si potrebbe sostituire "luce" senza alterare il senso della poesia, mettendo in rilievo il contrasto assoluto di un'espressione come "luce nera".

• La "timida ala" (v. 7) è pure, in un certo senso, un'antitesi, nel senso che mentre l'ala è solitamente associata ad una idea di libertà, l'aggettivo timida immediatamente riporta all'idea dell'impossibilità di fuggire, di liberarsi.