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DDAI: Deficit di Attenzione e dell’Iperattività Dr.ssa Barbara Arfé Dipartimento di Psicologia e Antropologia Culturale Facoltà di Scienze della Formazione

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DDAI: Deficit di Attenzione e dell’Iperattività

Dr.ssa Barbara Arfé

Dipartimento di Psicologia e Antropologia Culturale

Facoltà di Scienze della Formazione

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La diagnosi

DSM-IV TR: Disturbo da deficit di attenzione e iperattività

ICD 10: Disturbo dell'attività e dell'attenzione

Incidenza: 7%. Maggiore tra i maschi (4:1 9:1)

A seconda del manuale diagnosi diverse:

DSM-IV-TR: sottotipi

ICD-10: sintomatologia combinata, con prevalenza di sintomi da disattenzione

Diverse comorbidità

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A lungo domina incertezza e ambiguità sul piano

diagnostico.

Il disturbo non viene facilmente riconosciuto.

Si preferisce l'etichetta generica di “disturbo

della personalità”

La diagnosi

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Criteri diagnostici generali:

Pervasività: numero minimo di sintomi

Persistenza: i sintomi devono presentarsi per un minimo di due mesi

Precocità: devono presentarsi prima dei 7 anni (DSM-IV-TR), già dai 3 anni (ICD 10)

Esito: devono compromettere il funzionamento scolastico e sociale

Specificità: non devono essere associati a disturbi generalizzati dello sviluppo

La diagnosi

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Classificazione nosografia

La più recente del DSM-IV-TR suddivide il disturbo in

tre distinti sotto-tipi:

Disattento

Iperattivito - Impulsivo

Combinato

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Disattenzione

Difficoltà a prestare attenzione ai dettagli

Difficoltà a mantenere l'attenzione

Distraibilità

Iperattività

Difficoltà a organizzare le attività o un compito

Instabilità motoria

Verbosità

Impulsività

Parlare/agire in modo impetuoso

Caratteristiche

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Aspetti evolutivi

Prime manifestazioni cliniche rilevanti 3-4 anni (segni precoci

del disturbo in tratti temperamentali del bambino)

Casi con sintomatologia tardiva: 6-7 anni (età limite)

Manifestazione evolutiva: mediata da variabili cognitive globali,

relazionali, contestuali, comorbidità con altri disturbi.

Fattori critici: modificazioni rilevanti nelle richieste ambientali

(ingresso a scuola)

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Fasi evolutive PrecociPrecoci: irritabilità alla nascita, irrequietezza, irregolarità nei ritmi sonno-

veglia [valutazione prospettica del rischio/valutazione retrospettiva

anamnestica]

Primi tre anni di vitaPrimi tre anni di vita: imprevedibilità delle risposte comportamentali, difficoltà

educative, impulsività, scarsa resistenza alla frustrazione, etc.

Scuola maternaScuola materna: maggiore caratterizzazione del disturbo (maggiori difficoltà

di pianificazione, difficoltà a procastinare, etc.)

Scuola elementareScuola elementare: immaturità nel comportamento

AdolescenzaAdolescenza: attenuazione quadro sintomatologico e comparsa di alcuni

quadri psicopatologici da esito (depressione, ansia, condotta antisociale)

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All'osservazione Gioco libero: motorio/spostamento continuo

dell'attenzione/semplice (stereotipato?)

Situazioni strutturate: regole e regolarità

Incostanza/variabilità del comportamento e della prestazione

Con l'età: diminuzione dell'iperattività vs insofferenza,

impazienza

Complessi gli apprendimenti scolastici ma anche gli

apprendimenti sociali (bassa autostima, tendenza all'azione,

labilità dell'umore, aggressività)

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La comorbiditàPresente nel 70% dei casi

Quadro clinico eterogeneo e confuso: Caratteri nucleari e definiti Caratteri variabili Comorbidità (DOP, DC, DSA, RM, Disturbi della sfera

emotiva)

Diagnosi differenziale: Ritardo evolutivo della coordinazione motoria e/o linguistico Ritardo evolutivo generalizzato Insufficienza mentale lieve

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Fattori prognostici

Età a cui il bambino viene sottoposto alla valutazione clinica

Comorbidità

Fattori legati al contesto sociale e familiare (stili, concezioni,

credenze, etc.)

Tratti temperamentali del bambino

Endofenotipi (rischio): caratteristiche legate a fattori genetici,

tipiche del comportamento del bambino e altri familiari

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Le cause Ipotesi genetica? Vulnerabilità genetica

Funzionalità neuro-anatomica: regioni prefrontali, cervelletto (circuito neuro-biologico

la cui funzionalità è alimentata da neurotrasmettitori quali dopamina e noradrenalina)

Ipotesi neuropsicologiche:

Modello energetico-cognitivo (Sergeant et al., 1990): Deficit nel sistema sovra-

ordinato (Funzioni Esecutive), mentre è preservato il circuito arousal-decodifica

Modello ibrido (Berkely, 1997): Deficit dei processi di inibizione che genera una

serie di esiti visibili sul piano comportamentale

Modello dei tre network (Swanson & Hoskyn, 1998):

Esecuzione/controllo Mantenimento allerta Orientamento

Modello a due vie (Sonuga-Barke, 2003)

Defici del controllo inibitorio (comportamentale e cognitivo) Stile motivazionale (tolleranza all'attesa)

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Le difficoltà della diagnosi

Il setting: contesto eterocontrollato (sui generis)

Osservazione comportamentale in contesti di vita diversi

Valutazione e approfondimento:

Fonti multiple (genitore, insegnante, bambino)

Intervista al bambino (consapevolezza del disturbo, vissuti, credenze e

convinzioni)

Valutazione (neuro-psicologica e degli apprendimenti)

Osservazione clinica in contesti di vita (relazione tra comportamento,

antecedenti e conseguenze)

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Trattamento Rivolto al bambino:

Farmacologico (metilfenidato, atomoxetima) Comportamentale Combinato

Effetti a lungo termine? Disegnato in base all'età: comportamentale vs metacognitivo

(auto-regolazione) Multifocale Rivolto al contesto:

Parent training Informativo/Consulenza (insegnanti)

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Tecniche Comportamentali: modificazione del

comportamento (rinforzo: token economy). Necessità

di feedback immediato e contingente

Tecniche Cognitive: modellamento/autoistruzioni

verbali e problem solving/ aspetti attribuzionali e

motivazionali

Trattamento

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