D'Annunzio e Canova

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VENERE E ADONE – ANTONIO CANOVA di Ilaria Baratta L’ultimo intenso sguardo fra due innamorati, quasi consapevoli del loro triste e infelice destino. È proprio questo che il grande Canova rappresenta nel suo “Venere e Adone”: una donna preoccupata dal presentimento di ciò che potrebbe accadere al suo giovane amato; un senso di protezione che si manifesta in una dolcissima e delicata carezza della dea sul volto di Adone. Lui, con un’espressione dominata da un flebile sorriso, sembra la voglia rassicurare stringendola a sé con un tenero abbraccio. Una scena al di fuori del mito e del divismo, ma appartenente all’amore terreno, “una favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude”. La relazione amorosa è una bella favola che dà l’illusione di una piena felicità, ma il dardo tenuto nella mano destra di Adone sarà il simbolo della distruzione di questa illusoria situazione idilliaca. L’io del giovane non ascolta più le parole proferite da Venere, poiché è già proteso a udire le “nuove parole” del bosco circostante, che lo faranno sentire parte integrante della natura che lo accoglierà. Il grande amore che li accomuna li fa sentire entrambe spiriti silvestri, immedesimati nella natura e nella vegetazione: “Noi siam nello spirto silvestre, d’arborea vita viventi”. La nudità dei due personaggi, interrotta solo da un leggero drappo, che scivola sulle gambe di Venere, accresce ulteriormente la sintonia dei loro corpi con la natura. Venere, spogliata del suo essere divino e percepita come semplice creatura umana, subirà il grande dolore della morte che il giovane e amato Adone troverà tra le “nuove parole” sussurrate dal bosco.

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D'Annunzio e Canova. La pioggia nel pineto e Venere e Adone.

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VENERE E ADONE – ANTONIO CANOVA

di Ilaria Baratta

L’ultimo intenso sguardo fra due innamorati, quasi consapevoli del loro triste e infelice destino. È proprio questo che il grande Canova rappresenta nel suo “Venere e Adone”: una donna preoccupata

dal presentimento di ciò che potrebbe accadere al suo giovane amato; un senso di protezione che si manifesta in una dolcissima e delicata carezza della dea sul volto di Adone.

Lui, con un’espressione dominata da un flebile sorriso, sembra la voglia rassicurare stringendola a sé con un tenero abbraccio. Una scena al di fuori del mito e del divismo, ma appartenente all’amore terreno, “una favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude”.

La relazione amorosa è una bella favola che dà l’illusione di una piena felicità, ma il dardo tenuto nella mano destra di Adone sarà il simbolo della distruzione di questa illusoria situazione idilliaca. L’io del giovane non ascolta più le parole proferite da Venere, poiché è già proteso a udire le “nuove parole” del bosco circostante, che lo faranno sentire parte integrante della natura che lo accoglierà.

Il grande amore che li accomuna li fa sentire entrambe spiriti silvestri, immedesimati nella natura e nella vegetazione: “Noi siam nello spirto silvestre, d’arborea vita viventi”. La nudità dei due personaggi, interrotta solo da un leggero drappo, che scivola sulle gambe di Venere, accresce ulteriormente la sintonia dei loro corpi con la natura.

Venere, spogliata del suo essere divino e percepita come semplice creatura umana, subirà il grande dolore della morte che il giovane e amato Adone troverà tra le “nuove parole” sussurrate dal bosco.

D'ANNUNZIO, “La pioggia nel pineto”

Taci. Su le sogliedel bosco non odoparole che diciumane; ma odoparole più nuoveche parlano gocciole e foglielontane.Ascolta. Piovedalle nuvole sparse.Piove su le tamericisalmastre ed arse,piove sui piniscagliosi ed irti,piove su i mirtidivini,su le ginestre fulgentidi fiori accolti,su i ginepri foltidi coccole aulenti,piove su i nostri voltisilvani,piove su le nostre maniignude,su i nostri vestimentileggeri,su i freschi pensieriche l'anima schiudenovella,su la favola bellache ierit'illuse, che oggi m'illude,o Ermione.

Odi? La pioggia cadesu la solitariaverduracon un crepitio che durae varia nell'aria secondo le frondepiù rade, men rade.Ascolta. Risponde

al pianto il cantodelle cicale

che il pianto australenon impaura,né il ciel cinerino.E il pinoha un suono, e il mirtoaltro suono, e il gineproaltro ancora, stromentidiversisotto innumerevoli dita.E immensinoi siam nello spiritosilvestre,d'arborea vita viventi;e il tuo volto ebroè molle di pioggiacome una foglia,e le tue chiomeauliscono comele chiare ginestre,o creatura terrestreche hai nomeErmione.

Ascolta, Ascolta. L'accordodelle aeree cicalea poco a pocopiù sordosi fa sotto il piantoche cresce;ma un canto vi si mescepiù rocoche di laggiù sale,dall'umida ombra remota.Più sordo e più fiocos'allenta, si spegne.Sola una notaancor trema, si spegne,risorge, trema, si spegne.Non s'ode su tutta la frondacrosciarel'argentea pioggiache monda,il croscio che variasecondo la fronda

più folta, men folta.Ascolta.La figlia dell'ariaè muta: ma la figliadel limo lontana,la rana,canta nell'ombra più fonda,chi sa dove, chi sa dove!E piove su le tue ciglia,Ermione.

Piove su le tue ciglia neresì che par tu piangama di piacere; non biancama quasi fatta virente,par da scorza tu esca.E tutta la vita è in noi frescaaulente,il cuor nel petto è come pescaintatta,tra le palpebre gli occhison come polle tra l'erbe,i denti negli alveolison come mandorle acerbe.E andiam di fratta in fratta,or congiunti or disciolti( e il verde vigor rudeci allaccia i melleolic'intrica i ginocchi)chi sa dove, chi sa dove!E piove su i nostri voltisilvani,piove su le nostre mani

ignude,su i nostri vestimentileggeri,su i freschi pensieriche l'anima schiudenovella,su la favola bellache ierim'illuse, che oggi t'illude,o Ermione.

Un amore totale, assoluto.

Quello del poeta per Ermione, è un amore che diventa un tutt’uno con la Natura.

Il poeta invita la sua amata a tacere perché soltanto facendo silenzio intorno a noi e dentro di noi si può udire la voce della natura: Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che diciumane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane.Una volta creatasi l’atmosfera di silenzio intorno ai due amanti, il poeta invita la donna ad ascoltare: Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse…

A questo punto la loro anima è nella giusta predisposizione per arrivare a percepire il suono della Natura, primo fra tutti quello della pioggia, finché in un succedersi di eventi e trasformazioni la natura diventa parte di loro e loro diventano parte di essa, in una identificazione e metamorfosi che porta i due amanti a rifiutare la razionalità e ad abbandonarsi all'istinto e all'esperienza in cui a dominare è il mondo delle sensazioni, delle emozioni e dei sentimenti, ossia quell'ideale decadente del panismo, della completa fusione tra l'uomo e la natura.

E piove su la favola bella che ieri m’illuse, che oggi t’illude, o Ermione.

Una immersione totale di due esseri viventi nel creato, che rimane tuttavia una illusione e costituisce una favola bella, ma momentanea.

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